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> anno_i:[1970 TO 2000}
Il crematorio di Vienna ( Montale Eugenio , 1970 )
StampaQuotidiana ,
L ' uomo alienato , anzi reificato come si dice oggi , ridotto a cosa e non più individuo , è veramente infelice per la condizione in cui è venuto a trovarsi ? Il problema è certamente mal posto perché dell ' uomo libero , non condizionato che da se stesso , la storia non offre esempi ; ma se vogliamo ammettere ch ' esso esista e sia anzi il problema d ' oggi si deve escludere che psicologi sociologi e ah nettali specialisti dell ' uomo - uomo e dell ' uomo - formica siano i più idonei a risolverlo . Gli artisti invece hanno qualcosa da dire in proposito perché la loro vocazione - e più nell ' ultimo secolo , da quando sono sorti verismo , naturalismo e altre scuole affini - sembra essere quella di denunciare l ' universale infelicità umana . Non sono però concordi nella prognosi e tanto meno nella diagnosi . L ' infelicità dell ' uomo è costitutiva , originaria oppure è l ' effetto dei « sistemi » sociali sinora sperimentati ? Gli artisti così detti engagés propendono per questa seconda ipotesi ma sanno benissimo che l ' utopia della città Felice non fu e mai sarà attuabile . Altri invece accettano l ' infelicità come la sola possibile fonte di ispirazione . L ' arte sarebbe la vita di chi non vive . E difficile immaginare che un uomo felice , un uomo « riuscito » , rinunci alla sua presente felicità per crearsi una soddisfazione post mortem scrivendo opere letterarie di non probabile sopravvivenza . Non mancano , sono anzi numerosi , gli scrittori che pur non essendo impegnati nella contestazione socio - politica sentono il bisogno di giustificare il no da essi opposto alla vita dell ' uomo d ' oggi . Tra questi , e tra i più giovani , particolarmente interessante è Goffredo Parise . Il suo no non è a senso unico : nel suo ultimo libro Il crematorio di Vienna ( Feltrinelli ) l ' accusa non è rivolta alla vita intesa come istituzione , bensì alla civiltà consumistica , che è la sua bestia nera , non certo l ' unica . Lo sguardo di Parise è stato sempre quello di un antropologo che abbia il capolavoro di Darwin come livre de chevet . Non tanto lo interessa l ' uomo come animale privilegiato ( che pensa e modifica a piacer suo o distrugge la sua vita ) quanto l ' uomo animalesco tout court che continua a mostrarsi nell ' attuale uomo civile ed economico . Non so se Parise si faccia illusioni su ciò che potrebbe essere l ' uomo allo stato di natura , il buon selvaggio . In ogni modo è la vita primordiale quella che attrae la sua attenzione ; ed è per questo che in un libro di tinte uniformi , volutamente composto sullo schema di « tema e variazioni » ( una trentina di pezzi numerati senza titoli ) si può trovare ad apertura di pagina una frase come questa : O pesci ! , in amore muto e natante , in seminagione stagionale , la vostra tecnocrazia o sistematica riproduttiva non conosce le belle regole della dialettica : fate e basta . Non conoscete , beati voi , la didattica delle convenzioni ideologiche (...) o pesci , fate , guizzate con l ' occhio non cosciente , privo di quel miraggio , verso non tecnici miraggi : il vermetto , magari traditore , la libellula , il pesce femmina , gli infiniti e gioiosi misteri di quel grande Luna Park subacqueo che è la vita ittica , ottusi ai ragionamenti , alla presenza , alla bella presenza con cappello grigio , guanti grigi , soprabito grigio dei marciatori dall ' universale bella presenza , delle confezioni , dei prodotti di bellezza per uomo , o pesci ! Non dico che questo sia un bellissimo squarcio di prosa ; ma a chi non conoscesse Parise potrebbe servire per comprendere tanti altri motivi di lui . Il tema che prevale nel Crematorio trovava già nel Padrone ( il più fortunato romanzo di Parise ) due personaggi ancora individuabili da un punto di vista che diremmo vagamente naturalistico : il padrone Max , pianta carnivora che risucchia un suo dipendente : il quale , a conti fatti , accetta una situazione a lui non del tutto sfavorevole . Il motivo del consumo , della quasi perfetta simbiosi tra il consumante e il consumatore e il consumato , dava luogo a un grottesco di forte interesse narrativo . Qui invece , nel Crematorio , i personaggi pure restando anonimi ( portano soltanto un nome che è una lettera dell ' alfabeto ) vivono in ambienti ben definiti , hanno caratteri fisici e psicologici accettabili ma perdono alquanto in credibilità . Altro è trovarsi nella condizione di robot , altro sapere di esserlo . Le figure di questo défilé pensano e riflettono sulla loro condizione con una straordinaria consapevolezza , ciò che nella vita quasi mai accade . Nella vita l ' infelicità non è di entrare nel circolo produttore - prodotto ma nell ' uscirne . Non è psicologicamente vero che l ' uomo desideri la libertà : è vero però ch ' egli deve illudersi di desiderarla . Solo in rari esempi la paranoia si affaccia nei personaggi monologanti di Parise . Tale è il caso dell ' uomo che uccide molte persone senza alcun proposito criminale , ma per darsi prova della propria abilità nel tiro a segno . Ma in casi analoghi , e assai meno cruenti , il tema del rapporto tra divoratore e divorato è quasi nascosto e si crea allora una situazione veramente poetica restando nascosta la nuda e cruda motivazione . Tale la storia dell ' innominato signore che vede in bianco e nero la sua casa , la sua famiglia e se stesso , mentre ogni altro « esterno » conserva vividi colori . Si ha qui il tema dell ' usura , ben diverso da quello dell ' uomo strumentalizzato . Là dove , invece , prevale un implacabile j ' accuse , una requisitoria contro la robottizzazione dell ' individuo , l ' ossessiva iterazione del motivo perde in efficacia e lascia alquanto incredulo il lettore - consumatore . Perché alla fin dei conti il paradosso di Parise e di tutti gli anticonsumisti ( anch ' io ho peccato in questo senso in miei vecchi scritti non narrativi ) è ch ' essi stessi sono professionali produttori e avidi consumatori di merce culturale . Si tratta di una contraddizione di fondo presente in tutta la letteratura d ' oggi . Contraddizione più apparente che reale perché non si può uccidere , artisticamente , la vita senza una forte carica di amor vitae . Questa volontà di vivere è sempre stata presente in tutti i libri di Parise e nei suoi reportages giornalistici . Nel suo ultimo libro essa sembra quasi espunta come una imperdonabile debolezza . Ciò non toglie che quand ' essa trapela Parise riacquisti tutta la sua forza .
Giovani talpe ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Mi verrebbe da dire : giù le mani da Enrico Berlinguer . Ma che lo dico a fare se i suoi amici e discepoli lo denigrano perché fu un buon comunista dalla giovinezza alla tomba ? L ' uccisione del padre , secondo Freud , è un passaggio obbligato per i giovani che vogliono sentirsi qualcuno . Quella in corso non è una disputa storico - politica ma una campagna elettorale anticomunista che a me ricorda il 18 aprile 1948 , con alcune differenze . Questa fa perno sul Kgb , quella sulle preforche di Praga ( una cosa più seria ) . Quella ebbe un piglio clerico - maccartista , questa ha una furia che definirei « islamica » se non fosse offensivo per i maomettani . Quella era diretta contro il pericolo bolscevico , questa vuole azzerare una sinistra moderata e socialmente innocua . Quella era guidata da De Gasperi e Scelba , questa da Berlusconi , Fini e Giannino Riotta . Ma la novità più grande , il paradosso che supera la fantasia di Kafka e Pirandello , è che allora il fronte del popolo e l ' antifascismo contrattaccavano e ressero alla sconfitta , mentre D ' Alema e Veltroni , gran parte del loro partito e dei loro alleati concorrono attivamente alla propria umiliazione . Oggi è un tranquillo martedì di mezzo ottobre , manca tempo alle elezioni suppletive di novembre , alle elezioni regionali di marzo , alle elezioni politiche del 2001 ( a cui non arriveremo ) . Senza sfera di cristallo , ma secondo una logica elementare , si può già dare per certa un ' umiliante sconfitta della sinistra e della sua impresentabile coalizione . Lo scrivo in anticipo senza né timore né speranza di una smentita dei fatti . A chi si rivolgono , quali voti pensano di conquistare D ' Alema e Veltroni , quando rifiutano l ' eredità del Pci come parte fondante della democrazia italiana e si presentano come figli di nessuno ? Non certo quelli dei popolani e dei democratici che hanno un ' altra memoria e che gli hanno già voltato le spalle nelle elezioni di giugno . Vanteranno forse i frutti dell ' azione di governo ? Da un anno in qua non ce ne sono , l ' unico vistoso è stata la guerra . Tireranno fuori all ' ultimo minuto un programma riformatore di cui non c ' è traccia , concordato col dott. Fossa e col sen. Cossiga ? O con l ' impresentabile Cossutta ? O con un certo Castagnetti , che giustamente inneggia al cinquantennio democristiano , come esemplare baluardo anticomunista e modello di buon governo ? Chiederanno il soccorso dei poteri forti tradizionali contro il liberismo cialtrone di Berlusconi e la destra estrema di Fini ? A giudicare dal tono dei giornali della Fiat , i poteri forti ritengono di aver sfiancato a sufficienza il ronzino del centro - sinistra e cambiano cavallo . Forse la Fiat sarà venduta e l ' impero di Berlusconi non avrà più concorrenti . Oppure credono davvero , D ' Alema e Veltroni , che proclamando il comunismo incompatibile con la libertà avranno il voto encomiastico dei ceti medioabbienti ? Ma questi ceti insaziabili lo sapevano già , intendendo per comunismo qualunque limite al privilegio . E sentirselo dire da sinistra gli alleggerisce la coscienza e li induce a votare con slancio per la destra che glielo ha sempre detto . Una destra ultralegittimata : se l ' ultimo cinquantennio è ignominioso , unico retroterra storico rimane il liberalismo sabaudo e il ventennio fascista . Ben scavato , giovani talpe .
La crisi dei gesuiti ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Il cardinal Martini ha chiesto alla rivista dei gesuiti di aiutare il mondo cattolico e i cittadini in generale a decifrare la politica italiana . Se non ci riescono loro , grandi interpreti di codici medievali e tessitori di intrighi celebri nella storia , nessun altro può riuscirci . Io ci ho rinunciato da tempo . Tanto più in quanto i geroglifici della politica italiana non sono egizi per cui servirebbe un archeologo , ma specificamente democristiani . I governi a termine , balneari o natalizi , i governi bis , i rimpasti , i prontuari per la ripartizione dei dicasteri , le fluttuazioni e i ricambi delle maggioranze , sono una tradizione cinquantennale , un abito mentale , un costume , una particolarità nazionale che la giovane sinistra ha ereditato e fatto propria senza neanche rendersene conto . Prima il nuovo Ulivo o prima un D ' Alema bis ? Meno Quercia e più Asinello ? Più Pipì o meno ? Mastella o Parisi , chi tra queste due eminenti personalità avrà più spicco ? Scognamiglio tornerà al Polo ? Livia Turco e Rosi Bindi si dedicheranno alla famiglia in senso stretto ? Di Pietro farà arrivare i treni in orario ? Il centro - sinistra conserverà il trattino di congiunzione o farà lo strappo ? Una crisi limpida ed entusiasmante , la prima volta del presidente Ciampi , il cui esito è atteso dalle grandi masse con la stessa apprensione dell ' estrazione dell ' Enalotto . Il programma è top secret , come le bombe H su cui resteremo seduti , i giornali vanno in cerca di indiscrezioni ma l ' unica che trovano è la parità scolastica : che non ha bisogno di essere decifrata dai gesuiti . Il resto lo sta redigendo il dott. Fossa . Il D ' Alema primo è durato un anno , il D ' Alema secondo sarebbe meglio che non nascesse se non altro per ragioni di stile . Non si sa neppure chi sia il padre naturale , se Massimo o Walter ( oggi gli statisti si chiamano per nome , con un ' intimità che annuncia micidiali colpi bassi ) . Se è così che vi preparate alle elezioni regionali , cari amici , proclamando per inciso che non c ' è trattino tra comunismo e libertà , Dio non ve la manderà buona . Sarebbe meglio se foste voi a rompere i piatti prima di farveli rompere sulla testa . Ma non ne siete capaci anche perché Boselletti non sarebbe d ' accordo .
Addio Belzebù ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Speriamo che il senatore Andreotti continui a scrivere novelle , come ha detto in un ' intervista , e che non riprenda a tessere le sue trame oscure . Speriamo ma non ci crediamo . Assolto due volte , da una dubbia accusa di omicidio e da un ' imputazione di complicità mafiosa politicamente certa , questo spiritoso vecchio può ora aspirare alla beatificazione . Come un padre spirituale della patria o come un Belzebù finalmente riabilitato dalla giustizia terrena e redento da quella celeste . Le sentenze , per quanto emesse da uomini per natura fallaci , fanno storia . I procedimenti giudiziari contro questo eccellente democristiano sono durati sette anni , anni tormentosi che equivalgono a una condanna anche per un imputato con sistema nervoso d ' eccezione . Ottocentomila pagine processuali ( 800 000 ) che non significano un processo accurato ma un inestricabile pasticcio . Processi postumi , lontani dai reati commessi o non commessi , esposti a ogni fluttuazione del clima politico . Tale è il nostro sistema politico - giudiziario , di cui non è male ( biblicamente ) che anche un uomo di potere abbia fatto esperienza come tanti suoi sudditi . Ma ora questo esito rimbalzerà nel peggior modo , non in direzione del « giusto processo » ma di una diffusa impunità per qualsiasi imputato eminente . E in una direzione politica ancora peggiore , quella di una glorificazione del cinquantennio democristiano che non solo ha difeso la libertà dai cosacchi ma è immacolato . Una strana coppia di senatori a vita , Giulio e Francesco , ne custodiscono l ' eredità e la trasferiscono nella politica corrente . Molti ringraziano Dio e ne hanno di che . Dio ha anche predisposto l ' assoluzione in contemporanea del divo Giulio e della diva Ferrari , due protagonisti di formula uno . Sabato 23 ottobre è davvero una data , un giorno di esultanza nazionale . La memoria mi riporta inguaribilmente all ' Italia del dopoguerra , il 18 aprile e Bartali . Ma io parteggiavo per Coppi ed ero fin da allora colpevole di associazione comunista mafiosa con Girolamo Li Causi , noto comandante della strage di Portella della Ginestra .
Moriranno domani ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Tutti salvi i passeggeri e l ' equipaggio del modernissimo traghetto greco dov ' è scoppiato un incendio mentre navigava verso Ancona . Vero . Ma nel garage del traghetto , rintanati dentro i camion c ' erano I 2 ( o 13 , o 18 ) clandestini kurdo - iracheni che sono morti come topi , perché le saracinesche ad alta tecnologia del garage si sono chiuse automaticamente per circoscrivere l ' incendio . In altri tempi erano i topi in senso proprio che morivano affogati nelle stive se non facevano in tempo ad abbandonare la nave . Ora sono gli emigranti che muoiono asfissiati anche se viaggiano su un traghetto d ' avanguardia invece che su un gommone , dove muoiono affogati . Meglio gli scafisti , in fin dei conti , delle compagnie di bandiera . Uomini e topi era un romanzo di Steinbeck , adesso è una tradizione mediterranea . È pittoresco , fantasioso , il modo di morire di questi emigranti che cercano di raggiungere le nostre coste per sfuggire alla loro condizione miserabile , sperando di trovare un lavoro nero chissà dove , di pulire i nostri cessi o di spacciare qualcosa . L ' asfissia o l ' annegamento sono solo due modi , ci sono quelli che muoiono assiderati nella carlinga di un aereo o attaccati al carrello , o quelli che arrivano dall ' Est per via terra e vengono ritrovati cadaveri ai bordi delle autostrade . Se poi arrivano vivi non sono benvenuti , mettono paura anche quando puliscono i parabrezza . Noi non abbiamo scritto « tutti salvi » , sul giornale di ieri , ma « moriranno domani » . Non era una profezia né un malaugurio , ma un triste riferimento alla cadenza quotidiana di questi eventi , alla tragedia permanente dell ' immigrazione in questo mondo moderno e progredito . E del resto ci siamo sbagliati , questi ultimi sono morti ieri , mentre stampavamo il giornale . Una coincidenza . Fino al 1850 , mi pare , lo schiavismo era legale ed era parte integrante dell ' economia occidentale , soprattutto del capitalismo americano nascente . Allora l ' immigrazione non era rifiutata ma imposta , i negri africani venivano strappati a forza dalle loro terre e portati in catene a coltivare il cotone e a tagliare la canna da zucchero . Ho letto che tra il 1800 e il 185o furono importati 120 00o schiavi all ' anno , e i morti nella traversata sono calcolati in due milioni . Volete mettere con 12 ( o 13 ) kurdi o iracheni e qualche altro migliaio in ordine sparso ? È proprio cattivo e irriconoscente , questo capitalismo . Non i capitalisti e neppure i negrieri che erano gentiluomini ( gli olandesi e i danesi avevano le docce nelle stive ) ma il meccanismo . Ha trasferito popolazioni e distrutto etnie alimentando se stesso oltre l ' opulenza , oggi non vuole più gli schiavi tra i piedi : è diventato liberale .
Due calciatori ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
C ' erano tutti , nella trasmissione televisiva che celebrava la giornata della lotta al cancro . Per tutti intendo le autorità a cui deleghiamo la nostra vita , il presidente della Repubblica , il presidente del Consiglio , il ministro della Sanità , le autorità scientifiche più qualificate in questo campo . Mi hanno dato un ' informazione che non avevo e nessuno ha , per ignoranza . È colpita da questa malattia multiforme , prima o poi , una persona su tre , cioè tutti noi direttamente o indirettamente ( congiunti , figli e genitori , amici ) . All ' inizio del secolo erano uno su trenta . C ' è dunque una regressione , una pestilenza , al confronto della quale le epidemie del passato impallidiscono . Dedicare una giornata speciale a un fenomeno di queste proporzioni è una cosa ridicola , un ' aberrazione . Ma io mi domando , senza trovare risposta , che cosa hanno nella mente e nel cuore le autorità che hanno celebrato questa squallida giornata . Dove vivono , cosa pensano , di che pasta son fatti ? Il prof. Veronesi , che ho conosciuto occasionalmente per ragioni personali , sa tutto di questo universo di sofferenza e ha lamentato che due calciatori valgono più di quanto lo Stato stanzi contro il cancro . L ' obiezione è stata che no , la spesa equivale a quattro calciatori . Il ministro Bindi ha detto che solo i ricchi possono curarsi . Il presidente D ' Alema ha detto che provvederà . Erano tutti contenti e preoccupati di lanciare un messaggio ottimista . La ricerca , finanziata con i salvadanai nei bar , fa passi da gigante . Conosciamo quasi tutto di questa malattia multiforme , delle sue cause organiche , sociali e ambientali . Siamo in grado di prevenirla , di diagnosticarla , di curarla e di guarirla in molti casi . Ma perché , almeno voi scienziati , non dite la verità ? Perché non dite , socraticamente , che più sapete e più sapete di non sapere ? Si può ancora confondere un mesotelioma mortale con un reumatismo e per farsi una tac bisogna trasferirsi dal Forlanini al S . Camillo . Vi lamentate ma non gridate allo scandalo , perché a voi non capita . Tu D ' Alema , a cui auguro una vita personale e familiare felice , perché non fai di questo paese che governi un modello mondiale nella lotta alla sofferenza e nella tutela della vita ? Non sei calciatori invece di quattro , ma trentamila miliardi , oppure quindici e altrettanti al sistema idrico e fognario meridionale . Non posso impedirmi di dire quello che penso : guardando quella trasmissione ho provato repulsione . E anche invidia : queste autorità , questa classe dirigente è felice . Ho pensato a quanto è costata la guerra del Kosovo e che la signora Clinton non ha il cancro . Ma mi sbaglio . Anche il principe ereditario della Fiat è morto giovane di questo male ma non per questo la filosofia e la gerarchia di valori di questo mondo è cambiata . Se potete , mettete 5000 lire ( 2,5 euro ) invece di mille nei salvadanai dei bar : questa è la sinistra etica .
La bilancia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Bettino Craxi dimostrerebbe di credere alla propria innocenza e di avere stile personale e politico se rifiutasse , senza oscillazioni , di tornare in Italia per favoritismo e sotterfugio , e si facesse operare in terra di Francia , tradizionalmente ospitale verso gli esuli o i latitanti . La malattia non dovrebbe impedirgli questo comportamento , anzi dovrebbe suggerirglielo , perché qui da noi non sarà un malato da rispettare al di là dei reati che ha commesso e del potere di cui ha abusato , ma un uomo strumentalizzato da amici e avversari , un oggetto ( o un soggetto ) di speculazione politica . Possiamo permetterci ( magari ingenuamente ) di dare all ' ex leader socialista questo consiglio , perché , pur se siamo stati e restiamo assolutamente anticraxiani , in qualche occasione gli abbiamo dato più credito di quanto meritasse . Specialmente agli inizi della sua carriera , quando non era nessuno ma sembrava potesse contribuire a rompere il monopolio democristiano del potere . Ma non era un garibaldino e neanche un Ghino di Tacco , cosicché il suo anticomunismo viscerale , il suo rodomontismo ( i fischi a Berlinguer , la volpe andreottiana in pellicceria ) , le sue inclinazioni plebiscitarie e presidenzialiste , ne hanno fatto una stampella del potere democristiano e il pioniere di una seconda Repubblica che aggiunge nuovi mali ai vecchi . Si ha la fastidiosa impressione che i suoi amici o epigoni nella maggioranza e fuori , e i suoi ex avversari o neodiscepoli al governo non attendano Bettino Craxi ma le sue spoglie : c ' è del cinismo in questo paese , soprattutto nelle alte sfere . Commissione di inchiesta o no , questo balletto avverrà attorno a un letto d ' ospedale . Dopo l ' assoluzione e la riabilitazione di Andreotti , dopo la messa in mora dei processi , dopo l ' archivio anglo - russo , dopo molte altre cose , l ' indulgenza compassionevole per l ' ex leader socialista si iscrive in una meticolosa restaurazione del vecchio regime , anzi in una saldatura del vecchio col nuovo : oggi il regime ulivista , domani quello berlusconiano . Se fosse un atto di clemenza , potrebbe piacerci . Ma le carceri italiane ( come ogni carcere ) sono ricolme di sofferenza e malattia , e la clemenza non le ha mai frequentate , non si è mai seduta alla tavola degli uomini comuni che le abitano . I muri delle città italiane sono tappezzati di manifesti che proclamano la tolleranza zero e invocano per i piccoli scippatori pene certe e severe . Non lo ricordo per provocazione o demagogia , ma perché una volta la giustizia era raffigurata con la bilancia , e perché la bilancia truccata in favore del potere e dei potenti è per ogni onesto cittadino un ' istigazione a delinquere .
UN CONGEDO E UN IMPEGNO ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Mi allontano oggi dal « Corriere » , in un momento affannoso e drammatico della vita italiana , momento che vede in discussione equilibri e convinzioni radicate . Il giornale cui ho dedicato ogni mia forza per oltre quattro anni difficili , il giornale costruito con lo slancio solidale e l ' impegno appassionato di tutta la redazione , è affidato al giudizio dei lettori aumentati , dal 1968 , e in misura sensibile , nonostante tre scatti di prezzo susseguitisi nel giro di poco più di un anno . È stata una esperienza fondata su quattro direttrici fondamentali . Le riaffermo oggi , nel momento del congedo , non tanto come mete raggiunte quanto come obiettivi tenacemente perseguiti , in mezzo a difficoltà inimmaginabili , ad amarezze infinite . * * * Un giornale libero , sempre : nell ' informazione e nel commento . Geloso della sua indipendenza , immune da influenze o comunque da suggestioni esterne . Non legato a centri di potere , franco nella critica e nel dissenso . Amico personale del presidente Saragat da ventiquattro anni , non ho esitato ad attaccare il disimpegno del '68 e a non condividere la scissione socialista del '69 , attribuiti l ' uno e l ' altra , a ragione o a torto , all ' ex capo dello Stato . Fautore tenace e convinto della collaborazione fra laici e cattolici come sola alternativa al disfacimento della democrazia italiana , non ho lesinato critiche anche durissime agli infelici e zoppi governi quadripartiti che hanno caratterizzato questa infeconda e tormentata legislatura . Durante le recenti elezioni per la presidenza della Repubblica , ho tenuto il « Corriere » al di fuori di ogni preferenza smaccata e sospetta , non meno che di ogni ostracismo pregiudiziale e infondato . Questo giornale è qualcosa più di un grande quotidiano d ' informazione , è il simbolo stesso della civiltà laica e democratica del nostro paese , fondata sulla ragione e sulla tolleranza . Ecco perché il « Corriere » si è coerentemente battuto in questi anni , nella linea di separazione fra Chiesa e Stato , per l ' autonomia del potere civile in ogni occasione , dal divorzio al referendum , pur sforzandosi di non offendere mai la coscienza dei credenti nei punti di fede , che valgono più di tutti i compromessi o gli armistizi fra i potenti . Ed ecco perché ha patrocinato una linea di ferma tutela della legalità repubblicana e dello Stato di diritto sempre minacciato dalla violenza di parte , ma nell ' ambito della Costituzione e al di fuori di ogni seduzione autoritaria o reazionaria anche mascherata coi comodi schermi dei « blocchi d ' ordine » o delle « maggioranze silenziose » . Non meno che con le fughe nell ' integralismo , magari ammantato con l ' efficienza , o con le pseudo - riforme costituzionali . * * * Un giornale aperto , in secondo luogo . Non più dogmatico , non più categorico , non più chiuso nella fortezza delle sue convinzioni ; ma disponibile al dialogo , pronto alla registrazione di tutte le voci , anche molteplici e contraddittorie , della società civile non meno che delle diverse ideologie . Non a caso la formula dei dibattiti e delle tavole rotonde , che tanti consensi ha raccolto , è entrata in questi anni al giornale : senza preclusioni , senza discriminazioni settarie e su tutti i temi , dalla contestazione ai diritti civili . E non a caso ai dibattiti si sono alternate le grosse inchieste in equide , basate sul lavoro dei più illustri e dei più oscuri , senza greche né gradi : come l ' indagine sulle regioni consegnata nei volumi di Italia settanta . * * * Un giornale fondato sulla cooperazione di tutti coloro che concorrono alla sua costruzione , in terzo e fondamentale luogo . Non era una impresa facile . Il mio primo obiettivo fu di colmare il distacco fra le figure di primo piano , legate alla giusta celebrità della firma , e la redazione , l ' anonima e silenziosa redazione riunita nella stanza leggendaria descritta da Corrado Alvaro : quella che è la forza vera , e irrinunciabile , di un giornale . Mi sono sforzato , come ho potuto , di elevare il rango della redazione , di aumentarne il prestigio , di allargarne la funzione operativa nella vita quotidiana del « Corriere » . Senza schemi preconcetti e da manuale , che finiscono spesso in paurose smentite . Ma col desiderio costante e mai ammainato di un rapporto umano , di una comprensione dei problemi e di una conseguente , paziente , risoluzione , giorno per giorno , degli infiniti casi che a un direttore si pongono . Il mio più caro ricordo , in quest ' ora di distacco dal « Corriere » è nella stanza di redazione del giornale , là fra i colleghi impegnati al controllo dei titoli e alla valutazione dei testi . In questo spirito si colloca l ' epilogo positivo delle trattative condotte dal comitato di redazione con l ' editore per la fissazione dei « diritti » dei giornalisti nella vita dell ' impresa e nelle future nomine dei direttori . Una trattativa contro la procedura che ha finito per toccare questioni di sostanza : una vera e propria svolta nel giornalismo italiano . Al di là di ogni pur legittima rivendicazione personale che è stata da me stesso preventivamente scartata dopo l ' affettuosa solidarietà del primo giorno , le conclusioni di via Solferino si riallacciano al clima di autentica collaborazione con l ' intero corpo redazionale , traducono nella carta di un accordo , che i lettori vedranno nella colonna affiancata , lo spirito di oltre quattro anni di lavoro collegiale e comune . * * * Un giornale teso all ' innesto fra cultura e giornalismo , in quarto e ultimo luogo . E non solo nella terza pagina . Sì : io appartengo ai direttori che credono nella cultura , e anche nella sua forza traente ai fini delle tirature . In un mondo dominato dalle immagini , spesso deformanti , della televisione , la parola scritta conserva un valore solo in quanto sia commento e approfondimento dei fatti , serva ad inquadrarli in qualcosa di più valido della gelida ricostruzione di cronaca , risalendo alle radici lontane . È la lotta contro il monopolio televisivo e per la sopravvivenza della libertà di stampa , sempre tanto minacciata e insidiata , partiva , e continuerà a partire , dalla convinzione che senza una elevazione di qualità il quotidiano indipendente è già morto , nella gara con gli altri , e prevalenti « mass media » . * * * Lasciando la direzione del « Corriere » con tranquilla coscienza , riaffermo i principi che hanno animato i diciotto anni delle mie direzioni . Credo in un giornale che sia portatore di idee e non mero prodotto industriale , da sottoporre alle astratte leggi di mercati immaginari . Credo in un giornale come strumento di informazione , e non come veicolo di materiali prefabbricati in serie . Credo in un giornale come scelta dell ' uomo , e non del computer . E soprattutto credo nell ' autonomia e nella dignità della professione giornalistica che non può essere sottoposta a imposizioni o a sollecitazioni esterne , da qualsiasi parte provengano . Nel momento del congedo , un congedo che equivale ad un impegno per il futuro , rivolgo un particolare affettuoso ringraziamento non solo ai colleghi e collaboratori tutti ma anche alle molteplici componenti , in particolare ai tipografi , di questa grande azienda che occupa ancora il primo posto , nelle statistiche del « Times » , fra i giornali europei di « qualità » , un primato che risale a Luigi Albertini . La « qualità » è un obiettivo che si raggiunge con decenni di sacrifici e di lotte ; nel « Corriere » è il frutto di una tradizione che deve rinnovarsi giorno per giorno , ma senza strappi violenti , senza traumi . È l ' augurio che rivolgiamo di cuore al nostro successore , a Piero Ottone . E soprattutto il mio pensiero riconoscente va a tutti i lettori che hanno seguito e confortato il giornale nel tentativo , certo non sempre riuscito ma fedelmente perseguito , di salvaguardare una zona di equilibrio e di distaccata indipendenza in un mare di estremismi e di fanatismi cozzanti , associando il rispetto del passato alla ricerca del futuro . Un futuro che noi riusciamo a vedere solo nella misura di una società libera e aperta , senza illusioni tecnocratiche o autocratiche . Una società , insomma , dal volto umano .
Nostalgia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Amintore Fanfani è stato una figura centrale del cinquantennio democristiano , un personaggio che ha ricoperto ogni carica possibile meno la presidenza della Repubblica e lo ha fatto con gran lena . Di lui si usava dire : rieccolo , perché cadeva nella polvere e rispuntava sugli altari con invidiabile tenacia . E tuttavia , nonostante questa sua centralità nella politica italiana , è stato un democristiano anomalo per origine e per temperamento . Lo dico come apprezzamento , non per il rispetto che si deve ai defunti ( c ' è un accenno in un articolo scritto una settimana fa per il prossimo numero della nostra rivista mensile ) . Anomalo non solo per una sua rettitudine ma perché , per quanto amasse il potere , era uno intimamente minoritario . Lo abbiamo combattuto con cattiveria e anche con successo , lui e il suo fanfascismo , contribuendo a impedire la sua elezione al Quirinale . In quella circostanza mi convocò al Senato , si informò sullo stato di salute del « manifesto » e dei suoi cinque deputati , mi disse che secondo lui avremmo dovuto aspettare di avere un seguito prima di uscire dal Pci . Gli risposi che non eravamo usciti ma ci avevano cacciato , e il nostro stato di salute era pessimo ma che non contasse sui nostri cinque voti . Ma Amintore Fanfani è stato vittima del suo partito assai più che dei suoi avversari . La congiura nel convento delle suore dorotee lo mise in angolo ( insieme al suo pessimo amico Tambroni ) . Il ruolo di erede di De Gasperi non gli fu mai riconosciuto né da Moro né da Andreotti ( che lo disistimava ) né dai grandi notabili . La sconfitta elettorale sul divorzio fu definitiva come Waterloo . Era anomalo , Amintore Fanfani , anche rispetto a Dossetti e La Pira a cui fu associato in gioventù come professorino . Non era un teocratico ma uno statalista un po ' affetto da « lorianesimo » : come quando scopriva nei pozzi neri del Sud una possibile fonte di energia alternativa al petrolio . Era un combattente presuntuoso ma , forse , anche ingenuo . Chissà se , in questi anni di vecchiaia , ha invidiato i Craxi e i Berlusconi . Forse no , e forse preferirebbe essere ricordato come pittore più che come statista . Ci prende la nostalgia e ora ci appare , salutando la sua scomparsa , meno antipatico dei suoi successori .
Una strada in Europa ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
In fondo è bene che un gruppetto di neonazisti ( o un gruppo ? o pochi teppisti ? o un ' organizzazione ? ) abbia messo una bomba al museo della Liberazione in via Tasso . Così qualcuno si ricorderà che c ' è stata la Resistenza antifascista in Italia e a Roma , che in via Tasso c ' era una feroce prigione tedesca dove molte persone sono state rinchiuse , torturate e uccise . Se no , per ricordarsene , bisogna andare in una cineteca a rivedere Roma città aperta . I gruppi di azione patriottica romani ( Gap ) avevano un piano per attaccare il covo di via Tasso e liberare i prigionieri ma non fu possibile realizzarlo . Mi vien da pensare che , se lo avessero fatto , ci sarebbe stata una terribile rappresaglia e qualche giudice tenterebbe oggi di incriminare i combattenti della libertà , come per via Rasella . Peccato , sarebbe stata una bella e onorevole impresa . Avevo diciotto anni , allora , e mi ricordo di via Tasso come di un incubo . Per mia fortuna non sono capitato in quella prigione , ma nel suo omologo italiano in via Romagna , nella pensione Jaccarino governata dal tenente Koch ( tedesco di nome ma italiano di stirpe ) e dalla sua banda paramilitare . Anche qui c ' erano forme di tortura elementare , calci , pugni e bastoni , e come celle una carbonaia e un cesso . Ma eravamo fortunati al confronto , e la nostra più grande paura non era la fucilazione annunciata ma di essere trasferiti in via Tasso . Chi sono oggi questi dissennati che celebrano simbolicamente , con una bomba , le gesta degli aguzzini nazisti ? Si dirà che sono solo teppisti , cani sciolti come quelli degli stadi , come i profanatori di lapidi e cimiteri . Ma attenzione , le svastiche sono tornate di moda e sporcano i muri di molte città e tornano senza infingimenti anche in qualche parlamento europeo . Il fascismo , non come regime politico ma come modo di essere , come pulsione antropologica , come volontà di dominio e sopraffazione , è una brutta bestia che si riproduce alimentata dalla violenza del mondo moderno . Sarebbe bene non dimenticare mai la metafora di Jaurès : il capitalismo porta in sé il fascismo e la guerra come la nube la tempesta . È sproporzionato , lo so . Ma preferisco peccare per eccesso che per difetto . Così non ho dimenticato l ' omaggio di Reagan ai cimiteri delle SS . Non ho dimenticato la rivalutazione del nazismo operata da dotti e rispettati storici tedeschi . Non dimentico l ' ultimo voto in Austria . Non dimentico neppure l ' equazione , la bestemmia , nazismo - comunismo , l ' antitesi comunismo - libertà gettata sul tavolo verde delle politiche di palazzo . Scherzando col fuoco ci si brucia . Mentre il male trionfava in via Tasso , una strada che stava in tutta Europa , la libertà vinceva a Stalingrado . Ma perché un giovane non dovrebbe confondersi e invertire la verità , se i primi a farlo sono degli ex giovani smemorati , investiti di autorità , immeritata ?