StampaQuotidiana ,
L
'
uomo
alienato
,
anzi
reificato
come
si
dice
oggi
,
ridotto
a
cosa
e
non
più
individuo
,
è
veramente
infelice
per
la
condizione
in
cui
è
venuto
a
trovarsi
?
Il
problema
è
certamente
mal
posto
perché
dell
'
uomo
libero
,
non
condizionato
che
da
se
stesso
,
la
storia
non
offre
esempi
;
ma
se
vogliamo
ammettere
ch
'
esso
esista
e
sia
anzi
il
problema
d
'
oggi
si
deve
escludere
che
psicologi
sociologi
e
ah
nettali
specialisti
dell
'
uomo
-
uomo
e
dell
'
uomo
-
formica
siano
i
più
idonei
a
risolverlo
.
Gli
artisti
invece
hanno
qualcosa
da
dire
in
proposito
perché
la
loro
vocazione
-
e
più
nell
'
ultimo
secolo
,
da
quando
sono
sorti
verismo
,
naturalismo
e
altre
scuole
affini
-
sembra
essere
quella
di
denunciare
l
'
universale
infelicità
umana
.
Non
sono
però
concordi
nella
prognosi
e
tanto
meno
nella
diagnosi
.
L
'
infelicità
dell
'
uomo
è
costitutiva
,
originaria
oppure
è
l
'
effetto
dei
«
sistemi
»
sociali
sinora
sperimentati
?
Gli
artisti
così
detti
engagés
propendono
per
questa
seconda
ipotesi
ma
sanno
benissimo
che
l
'
utopia
della
città
Felice
non
fu
e
mai
sarà
attuabile
.
Altri
invece
accettano
l
'
infelicità
come
la
sola
possibile
fonte
di
ispirazione
.
L
'
arte
sarebbe
la
vita
di
chi
non
vive
.
E
difficile
immaginare
che
un
uomo
felice
,
un
uomo
«
riuscito
»
,
rinunci
alla
sua
presente
felicità
per
crearsi
una
soddisfazione
post
mortem
scrivendo
opere
letterarie
di
non
probabile
sopravvivenza
.
Non
mancano
,
sono
anzi
numerosi
,
gli
scrittori
che
pur
non
essendo
impegnati
nella
contestazione
socio
-
politica
sentono
il
bisogno
di
giustificare
il
no
da
essi
opposto
alla
vita
dell
'
uomo
d
'
oggi
.
Tra
questi
,
e
tra
i
più
giovani
,
particolarmente
interessante
è
Goffredo
Parise
.
Il
suo
no
non
è
a
senso
unico
:
nel
suo
ultimo
libro
Il
crematorio
di
Vienna
(
Feltrinelli
)
l
'
accusa
non
è
rivolta
alla
vita
intesa
come
istituzione
,
bensì
alla
civiltà
consumistica
,
che
è
la
sua
bestia
nera
,
non
certo
l
'
unica
.
Lo
sguardo
di
Parise
è
stato
sempre
quello
di
un
antropologo
che
abbia
il
capolavoro
di
Darwin
come
livre
de
chevet
.
Non
tanto
lo
interessa
l
'
uomo
come
animale
privilegiato
(
che
pensa
e
modifica
a
piacer
suo
o
distrugge
la
sua
vita
)
quanto
l
'
uomo
animalesco
tout
court
che
continua
a
mostrarsi
nell
'
attuale
uomo
civile
ed
economico
.
Non
so
se
Parise
si
faccia
illusioni
su
ciò
che
potrebbe
essere
l
'
uomo
allo
stato
di
natura
,
il
buon
selvaggio
.
In
ogni
modo
è
la
vita
primordiale
quella
che
attrae
la
sua
attenzione
;
ed
è
per
questo
che
in
un
libro
di
tinte
uniformi
,
volutamente
composto
sullo
schema
di
«
tema
e
variazioni
»
(
una
trentina
di
pezzi
numerati
senza
titoli
)
si
può
trovare
ad
apertura
di
pagina
una
frase
come
questa
:
O
pesci
!
,
in
amore
muto
e
natante
,
in
seminagione
stagionale
,
la
vostra
tecnocrazia
o
sistematica
riproduttiva
non
conosce
le
belle
regole
della
dialettica
:
fate
e
basta
.
Non
conoscete
,
beati
voi
,
la
didattica
delle
convenzioni
ideologiche
(...)
o
pesci
,
fate
,
guizzate
con
l
'
occhio
non
cosciente
,
privo
di
quel
miraggio
,
verso
non
tecnici
miraggi
:
il
vermetto
,
magari
traditore
,
la
libellula
,
il
pesce
femmina
,
gli
infiniti
e
gioiosi
misteri
di
quel
grande
Luna
Park
subacqueo
che
è
la
vita
ittica
,
ottusi
ai
ragionamenti
,
alla
presenza
,
alla
bella
presenza
con
cappello
grigio
,
guanti
grigi
,
soprabito
grigio
dei
marciatori
dall
'
universale
bella
presenza
,
delle
confezioni
,
dei
prodotti
di
bellezza
per
uomo
,
o
pesci
!
Non
dico
che
questo
sia
un
bellissimo
squarcio
di
prosa
;
ma
a
chi
non
conoscesse
Parise
potrebbe
servire
per
comprendere
tanti
altri
motivi
di
lui
.
Il
tema
che
prevale
nel
Crematorio
trovava
già
nel
Padrone
(
il
più
fortunato
romanzo
di
Parise
)
due
personaggi
ancora
individuabili
da
un
punto
di
vista
che
diremmo
vagamente
naturalistico
:
il
padrone
Max
,
pianta
carnivora
che
risucchia
un
suo
dipendente
:
il
quale
,
a
conti
fatti
,
accetta
una
situazione
a
lui
non
del
tutto
sfavorevole
.
Il
motivo
del
consumo
,
della
quasi
perfetta
simbiosi
tra
il
consumante
e
il
consumatore
e
il
consumato
,
dava
luogo
a
un
grottesco
di
forte
interesse
narrativo
.
Qui
invece
,
nel
Crematorio
,
i
personaggi
pure
restando
anonimi
(
portano
soltanto
un
nome
che
è
una
lettera
dell
'
alfabeto
)
vivono
in
ambienti
ben
definiti
,
hanno
caratteri
fisici
e
psicologici
accettabili
ma
perdono
alquanto
in
credibilità
.
Altro
è
trovarsi
nella
condizione
di
robot
,
altro
sapere
di
esserlo
.
Le
figure
di
questo
défilé
pensano
e
riflettono
sulla
loro
condizione
con
una
straordinaria
consapevolezza
,
ciò
che
nella
vita
quasi
mai
accade
.
Nella
vita
l
'
infelicità
non
è
di
entrare
nel
circolo
produttore
-
prodotto
ma
nell
'
uscirne
.
Non
è
psicologicamente
vero
che
l
'
uomo
desideri
la
libertà
:
è
vero
però
ch
'
egli
deve
illudersi
di
desiderarla
.
Solo
in
rari
esempi
la
paranoia
si
affaccia
nei
personaggi
monologanti
di
Parise
.
Tale
è
il
caso
dell
'
uomo
che
uccide
molte
persone
senza
alcun
proposito
criminale
,
ma
per
darsi
prova
della
propria
abilità
nel
tiro
a
segno
.
Ma
in
casi
analoghi
,
e
assai
meno
cruenti
,
il
tema
del
rapporto
tra
divoratore
e
divorato
è
quasi
nascosto
e
si
crea
allora
una
situazione
veramente
poetica
restando
nascosta
la
nuda
e
cruda
motivazione
.
Tale
la
storia
dell
'
innominato
signore
che
vede
in
bianco
e
nero
la
sua
casa
,
la
sua
famiglia
e
se
stesso
,
mentre
ogni
altro
«
esterno
»
conserva
vividi
colori
.
Si
ha
qui
il
tema
dell
'
usura
,
ben
diverso
da
quello
dell
'
uomo
strumentalizzato
.
Là
dove
,
invece
,
prevale
un
implacabile
j
'
accuse
,
una
requisitoria
contro
la
robottizzazione
dell
'
individuo
,
l
'
ossessiva
iterazione
del
motivo
perde
in
efficacia
e
lascia
alquanto
incredulo
il
lettore
-
consumatore
.
Perché
alla
fin
dei
conti
il
paradosso
di
Parise
e
di
tutti
gli
anticonsumisti
(
anch
'
io
ho
peccato
in
questo
senso
in
miei
vecchi
scritti
non
narrativi
)
è
ch
'
essi
stessi
sono
professionali
produttori
e
avidi
consumatori
di
merce
culturale
.
Si
tratta
di
una
contraddizione
di
fondo
presente
in
tutta
la
letteratura
d
'
oggi
.
Contraddizione
più
apparente
che
reale
perché
non
si
può
uccidere
,
artisticamente
,
la
vita
senza
una
forte
carica
di
amor
vitae
.
Questa
volontà
di
vivere
è
sempre
stata
presente
in
tutti
i
libri
di
Parise
e
nei
suoi
reportages
giornalistici
.
Nel
suo
ultimo
libro
essa
sembra
quasi
espunta
come
una
imperdonabile
debolezza
.
Ciò
non
toglie
che
quand
'
essa
trapela
Parise
riacquisti
tutta
la
sua
forza
.
StampaQuotidiana ,
Mi
verrebbe
da
dire
:
giù
le
mani
da
Enrico
Berlinguer
.
Ma
che
lo
dico
a
fare
se
i
suoi
amici
e
discepoli
lo
denigrano
perché
fu
un
buon
comunista
dalla
giovinezza
alla
tomba
?
L
'
uccisione
del
padre
,
secondo
Freud
,
è
un
passaggio
obbligato
per
i
giovani
che
vogliono
sentirsi
qualcuno
.
Quella
in
corso
non
è
una
disputa
storico
-
politica
ma
una
campagna
elettorale
anticomunista
che
a
me
ricorda
il
18
aprile
1948
,
con
alcune
differenze
.
Questa
fa
perno
sul
Kgb
,
quella
sulle
preforche
di
Praga
(
una
cosa
più
seria
)
.
Quella
ebbe
un
piglio
clerico
-
maccartista
,
questa
ha
una
furia
che
definirei
«
islamica
»
se
non
fosse
offensivo
per
i
maomettani
.
Quella
era
diretta
contro
il
pericolo
bolscevico
,
questa
vuole
azzerare
una
sinistra
moderata
e
socialmente
innocua
.
Quella
era
guidata
da
De
Gasperi
e
Scelba
,
questa
da
Berlusconi
,
Fini
e
Giannino
Riotta
.
Ma
la
novità
più
grande
,
il
paradosso
che
supera
la
fantasia
di
Kafka
e
Pirandello
,
è
che
allora
il
fronte
del
popolo
e
l
'
antifascismo
contrattaccavano
e
ressero
alla
sconfitta
,
mentre
D
'
Alema
e
Veltroni
,
gran
parte
del
loro
partito
e
dei
loro
alleati
concorrono
attivamente
alla
propria
umiliazione
.
Oggi
è
un
tranquillo
martedì
di
mezzo
ottobre
,
manca
tempo
alle
elezioni
suppletive
di
novembre
,
alle
elezioni
regionali
di
marzo
,
alle
elezioni
politiche
del
2001
(
a
cui
non
arriveremo
)
.
Senza
sfera
di
cristallo
,
ma
secondo
una
logica
elementare
,
si
può
già
dare
per
certa
un
'
umiliante
sconfitta
della
sinistra
e
della
sua
impresentabile
coalizione
.
Lo
scrivo
in
anticipo
senza
né
timore
né
speranza
di
una
smentita
dei
fatti
.
A
chi
si
rivolgono
,
quali
voti
pensano
di
conquistare
D
'
Alema
e
Veltroni
,
quando
rifiutano
l
'
eredità
del
Pci
come
parte
fondante
della
democrazia
italiana
e
si
presentano
come
figli
di
nessuno
?
Non
certo
quelli
dei
popolani
e
dei
democratici
che
hanno
un
'
altra
memoria
e
che
gli
hanno
già
voltato
le
spalle
nelle
elezioni
di
giugno
.
Vanteranno
forse
i
frutti
dell
'
azione
di
governo
?
Da
un
anno
in
qua
non
ce
ne
sono
,
l
'
unico
vistoso
è
stata
la
guerra
.
Tireranno
fuori
all
'
ultimo
minuto
un
programma
riformatore
di
cui
non
c
'
è
traccia
,
concordato
col
dott.
Fossa
e
col
sen.
Cossiga
?
O
con
l
'
impresentabile
Cossutta
?
O
con
un
certo
Castagnetti
,
che
giustamente
inneggia
al
cinquantennio
democristiano
,
come
esemplare
baluardo
anticomunista
e
modello
di
buon
governo
?
Chiederanno
il
soccorso
dei
poteri
forti
tradizionali
contro
il
liberismo
cialtrone
di
Berlusconi
e
la
destra
estrema
di
Fini
?
A
giudicare
dal
tono
dei
giornali
della
Fiat
,
i
poteri
forti
ritengono
di
aver
sfiancato
a
sufficienza
il
ronzino
del
centro
-
sinistra
e
cambiano
cavallo
.
Forse
la
Fiat
sarà
venduta
e
l
'
impero
di
Berlusconi
non
avrà
più
concorrenti
.
Oppure
credono
davvero
,
D
'
Alema
e
Veltroni
,
che
proclamando
il
comunismo
incompatibile
con
la
libertà
avranno
il
voto
encomiastico
dei
ceti
medioabbienti
?
Ma
questi
ceti
insaziabili
lo
sapevano
già
,
intendendo
per
comunismo
qualunque
limite
al
privilegio
.
E
sentirselo
dire
da
sinistra
gli
alleggerisce
la
coscienza
e
li
induce
a
votare
con
slancio
per
la
destra
che
glielo
ha
sempre
detto
.
Una
destra
ultralegittimata
:
se
l
'
ultimo
cinquantennio
è
ignominioso
,
unico
retroterra
storico
rimane
il
liberalismo
sabaudo
e
il
ventennio
fascista
.
Ben
scavato
,
giovani
talpe
.
StampaQuotidiana ,
Il
cardinal
Martini
ha
chiesto
alla
rivista
dei
gesuiti
di
aiutare
il
mondo
cattolico
e
i
cittadini
in
generale
a
decifrare
la
politica
italiana
.
Se
non
ci
riescono
loro
,
grandi
interpreti
di
codici
medievali
e
tessitori
di
intrighi
celebri
nella
storia
,
nessun
altro
può
riuscirci
.
Io
ci
ho
rinunciato
da
tempo
.
Tanto
più
in
quanto
i
geroglifici
della
politica
italiana
non
sono
egizi
per
cui
servirebbe
un
archeologo
,
ma
specificamente
democristiani
.
I
governi
a
termine
,
balneari
o
natalizi
,
i
governi
bis
,
i
rimpasti
,
i
prontuari
per
la
ripartizione
dei
dicasteri
,
le
fluttuazioni
e
i
ricambi
delle
maggioranze
,
sono
una
tradizione
cinquantennale
,
un
abito
mentale
,
un
costume
,
una
particolarità
nazionale
che
la
giovane
sinistra
ha
ereditato
e
fatto
propria
senza
neanche
rendersene
conto
.
Prima
il
nuovo
Ulivo
o
prima
un
D
'
Alema
bis
?
Meno
Quercia
e
più
Asinello
?
Più
Pipì
o
meno
?
Mastella
o
Parisi
,
chi
tra
queste
due
eminenti
personalità
avrà
più
spicco
?
Scognamiglio
tornerà
al
Polo
?
Livia
Turco
e
Rosi
Bindi
si
dedicheranno
alla
famiglia
in
senso
stretto
?
Di
Pietro
farà
arrivare
i
treni
in
orario
?
Il
centro
-
sinistra
conserverà
il
trattino
di
congiunzione
o
farà
lo
strappo
?
Una
crisi
limpida
ed
entusiasmante
,
la
prima
volta
del
presidente
Ciampi
,
il
cui
esito
è
atteso
dalle
grandi
masse
con
la
stessa
apprensione
dell
'
estrazione
dell
'
Enalotto
.
Il
programma
è
top
secret
,
come
le
bombe
H
su
cui
resteremo
seduti
,
i
giornali
vanno
in
cerca
di
indiscrezioni
ma
l
'
unica
che
trovano
è
la
parità
scolastica
:
che
non
ha
bisogno
di
essere
decifrata
dai
gesuiti
.
Il
resto
lo
sta
redigendo
il
dott.
Fossa
.
Il
D
'
Alema
primo
è
durato
un
anno
,
il
D
'
Alema
secondo
sarebbe
meglio
che
non
nascesse
se
non
altro
per
ragioni
di
stile
.
Non
si
sa
neppure
chi
sia
il
padre
naturale
,
se
Massimo
o
Walter
(
oggi
gli
statisti
si
chiamano
per
nome
,
con
un
'
intimità
che
annuncia
micidiali
colpi
bassi
)
.
Se
è
così
che
vi
preparate
alle
elezioni
regionali
,
cari
amici
,
proclamando
per
inciso
che
non
c
'
è
trattino
tra
comunismo
e
libertà
,
Dio
non
ve
la
manderà
buona
.
Sarebbe
meglio
se
foste
voi
a
rompere
i
piatti
prima
di
farveli
rompere
sulla
testa
.
Ma
non
ne
siete
capaci
anche
perché
Boselletti
non
sarebbe
d
'
accordo
.
StampaQuotidiana ,
Speriamo
che
il
senatore
Andreotti
continui
a
scrivere
novelle
,
come
ha
detto
in
un
'
intervista
,
e
che
non
riprenda
a
tessere
le
sue
trame
oscure
.
Speriamo
ma
non
ci
crediamo
.
Assolto
due
volte
,
da
una
dubbia
accusa
di
omicidio
e
da
un
'
imputazione
di
complicità
mafiosa
politicamente
certa
,
questo
spiritoso
vecchio
può
ora
aspirare
alla
beatificazione
.
Come
un
padre
spirituale
della
patria
o
come
un
Belzebù
finalmente
riabilitato
dalla
giustizia
terrena
e
redento
da
quella
celeste
.
Le
sentenze
,
per
quanto
emesse
da
uomini
per
natura
fallaci
,
fanno
storia
.
I
procedimenti
giudiziari
contro
questo
eccellente
democristiano
sono
durati
sette
anni
,
anni
tormentosi
che
equivalgono
a
una
condanna
anche
per
un
imputato
con
sistema
nervoso
d
'
eccezione
.
Ottocentomila
pagine
processuali
(
800
000
)
che
non
significano
un
processo
accurato
ma
un
inestricabile
pasticcio
.
Processi
postumi
,
lontani
dai
reati
commessi
o
non
commessi
,
esposti
a
ogni
fluttuazione
del
clima
politico
.
Tale
è
il
nostro
sistema
politico
-
giudiziario
,
di
cui
non
è
male
(
biblicamente
)
che
anche
un
uomo
di
potere
abbia
fatto
esperienza
come
tanti
suoi
sudditi
.
Ma
ora
questo
esito
rimbalzerà
nel
peggior
modo
,
non
in
direzione
del
«
giusto
processo
»
ma
di
una
diffusa
impunità
per
qualsiasi
imputato
eminente
.
E
in
una
direzione
politica
ancora
peggiore
,
quella
di
una
glorificazione
del
cinquantennio
democristiano
che
non
solo
ha
difeso
la
libertà
dai
cosacchi
ma
è
immacolato
.
Una
strana
coppia
di
senatori
a
vita
,
Giulio
e
Francesco
,
ne
custodiscono
l
'
eredità
e
la
trasferiscono
nella
politica
corrente
.
Molti
ringraziano
Dio
e
ne
hanno
di
che
.
Dio
ha
anche
predisposto
l
'
assoluzione
in
contemporanea
del
divo
Giulio
e
della
diva
Ferrari
,
due
protagonisti
di
formula
uno
.
Sabato
23
ottobre
è
davvero
una
data
,
un
giorno
di
esultanza
nazionale
.
La
memoria
mi
riporta
inguaribilmente
all
'
Italia
del
dopoguerra
,
il
18
aprile
e
Bartali
.
Ma
io
parteggiavo
per
Coppi
ed
ero
fin
da
allora
colpevole
di
associazione
comunista
mafiosa
con
Girolamo
Li
Causi
,
noto
comandante
della
strage
di
Portella
della
Ginestra
.
StampaQuotidiana ,
Tutti
salvi
i
passeggeri
e
l
'
equipaggio
del
modernissimo
traghetto
greco
dov
'
è
scoppiato
un
incendio
mentre
navigava
verso
Ancona
.
Vero
.
Ma
nel
garage
del
traghetto
,
rintanati
dentro
i
camion
c
'
erano
I
2
(
o
13
,
o
18
)
clandestini
kurdo
-
iracheni
che
sono
morti
come
topi
,
perché
le
saracinesche
ad
alta
tecnologia
del
garage
si
sono
chiuse
automaticamente
per
circoscrivere
l
'
incendio
.
In
altri
tempi
erano
i
topi
in
senso
proprio
che
morivano
affogati
nelle
stive
se
non
facevano
in
tempo
ad
abbandonare
la
nave
.
Ora
sono
gli
emigranti
che
muoiono
asfissiati
anche
se
viaggiano
su
un
traghetto
d
'
avanguardia
invece
che
su
un
gommone
,
dove
muoiono
affogati
.
Meglio
gli
scafisti
,
in
fin
dei
conti
,
delle
compagnie
di
bandiera
.
Uomini
e
topi
era
un
romanzo
di
Steinbeck
,
adesso
è
una
tradizione
mediterranea
.
È
pittoresco
,
fantasioso
,
il
modo
di
morire
di
questi
emigranti
che
cercano
di
raggiungere
le
nostre
coste
per
sfuggire
alla
loro
condizione
miserabile
,
sperando
di
trovare
un
lavoro
nero
chissà
dove
,
di
pulire
i
nostri
cessi
o
di
spacciare
qualcosa
.
L
'
asfissia
o
l
'
annegamento
sono
solo
due
modi
,
ci
sono
quelli
che
muoiono
assiderati
nella
carlinga
di
un
aereo
o
attaccati
al
carrello
,
o
quelli
che
arrivano
dall
'
Est
per
via
terra
e
vengono
ritrovati
cadaveri
ai
bordi
delle
autostrade
.
Se
poi
arrivano
vivi
non
sono
benvenuti
,
mettono
paura
anche
quando
puliscono
i
parabrezza
.
Noi
non
abbiamo
scritto
«
tutti
salvi
»
,
sul
giornale
di
ieri
,
ma
«
moriranno
domani
»
.
Non
era
una
profezia
né
un
malaugurio
,
ma
un
triste
riferimento
alla
cadenza
quotidiana
di
questi
eventi
,
alla
tragedia
permanente
dell
'
immigrazione
in
questo
mondo
moderno
e
progredito
.
E
del
resto
ci
siamo
sbagliati
,
questi
ultimi
sono
morti
ieri
,
mentre
stampavamo
il
giornale
.
Una
coincidenza
.
Fino
al
1850
,
mi
pare
,
lo
schiavismo
era
legale
ed
era
parte
integrante
dell
'
economia
occidentale
,
soprattutto
del
capitalismo
americano
nascente
.
Allora
l
'
immigrazione
non
era
rifiutata
ma
imposta
,
i
negri
africani
venivano
strappati
a
forza
dalle
loro
terre
e
portati
in
catene
a
coltivare
il
cotone
e
a
tagliare
la
canna
da
zucchero
.
Ho
letto
che
tra
il
1800
e
il
185o
furono
importati
120
00o
schiavi
all
'
anno
,
e
i
morti
nella
traversata
sono
calcolati
in
due
milioni
.
Volete
mettere
con
12
(
o
13
)
kurdi
o
iracheni
e
qualche
altro
migliaio
in
ordine
sparso
?
È
proprio
cattivo
e
irriconoscente
,
questo
capitalismo
.
Non
i
capitalisti
e
neppure
i
negrieri
che
erano
gentiluomini
(
gli
olandesi
e
i
danesi
avevano
le
docce
nelle
stive
)
ma
il
meccanismo
.
Ha
trasferito
popolazioni
e
distrutto
etnie
alimentando
se
stesso
oltre
l
'
opulenza
,
oggi
non
vuole
più
gli
schiavi
tra
i
piedi
:
è
diventato
liberale
.
StampaQuotidiana ,
C
'
erano
tutti
,
nella
trasmissione
televisiva
che
celebrava
la
giornata
della
lotta
al
cancro
.
Per
tutti
intendo
le
autorità
a
cui
deleghiamo
la
nostra
vita
,
il
presidente
della
Repubblica
,
il
presidente
del
Consiglio
,
il
ministro
della
Sanità
,
le
autorità
scientifiche
più
qualificate
in
questo
campo
.
Mi
hanno
dato
un
'
informazione
che
non
avevo
e
nessuno
ha
,
per
ignoranza
.
È
colpita
da
questa
malattia
multiforme
,
prima
o
poi
,
una
persona
su
tre
,
cioè
tutti
noi
direttamente
o
indirettamente
(
congiunti
,
figli
e
genitori
,
amici
)
.
All
'
inizio
del
secolo
erano
uno
su
trenta
.
C
'
è
dunque
una
regressione
,
una
pestilenza
,
al
confronto
della
quale
le
epidemie
del
passato
impallidiscono
.
Dedicare
una
giornata
speciale
a
un
fenomeno
di
queste
proporzioni
è
una
cosa
ridicola
,
un
'
aberrazione
.
Ma
io
mi
domando
,
senza
trovare
risposta
,
che
cosa
hanno
nella
mente
e
nel
cuore
le
autorità
che
hanno
celebrato
questa
squallida
giornata
.
Dove
vivono
,
cosa
pensano
,
di
che
pasta
son
fatti
?
Il
prof.
Veronesi
,
che
ho
conosciuto
occasionalmente
per
ragioni
personali
,
sa
tutto
di
questo
universo
di
sofferenza
e
ha
lamentato
che
due
calciatori
valgono
più
di
quanto
lo
Stato
stanzi
contro
il
cancro
.
L
'
obiezione
è
stata
che
no
,
la
spesa
equivale
a
quattro
calciatori
.
Il
ministro
Bindi
ha
detto
che
solo
i
ricchi
possono
curarsi
.
Il
presidente
D
'
Alema
ha
detto
che
provvederà
.
Erano
tutti
contenti
e
preoccupati
di
lanciare
un
messaggio
ottimista
.
La
ricerca
,
finanziata
con
i
salvadanai
nei
bar
,
fa
passi
da
gigante
.
Conosciamo
quasi
tutto
di
questa
malattia
multiforme
,
delle
sue
cause
organiche
,
sociali
e
ambientali
.
Siamo
in
grado
di
prevenirla
,
di
diagnosticarla
,
di
curarla
e
di
guarirla
in
molti
casi
.
Ma
perché
,
almeno
voi
scienziati
,
non
dite
la
verità
?
Perché
non
dite
,
socraticamente
,
che
più
sapete
e
più
sapete
di
non
sapere
?
Si
può
ancora
confondere
un
mesotelioma
mortale
con
un
reumatismo
e
per
farsi
una
tac
bisogna
trasferirsi
dal
Forlanini
al
S
.
Camillo
.
Vi
lamentate
ma
non
gridate
allo
scandalo
,
perché
a
voi
non
capita
.
Tu
D
'
Alema
,
a
cui
auguro
una
vita
personale
e
familiare
felice
,
perché
non
fai
di
questo
paese
che
governi
un
modello
mondiale
nella
lotta
alla
sofferenza
e
nella
tutela
della
vita
?
Non
sei
calciatori
invece
di
quattro
,
ma
trentamila
miliardi
,
oppure
quindici
e
altrettanti
al
sistema
idrico
e
fognario
meridionale
.
Non
posso
impedirmi
di
dire
quello
che
penso
:
guardando
quella
trasmissione
ho
provato
repulsione
.
E
anche
invidia
:
queste
autorità
,
questa
classe
dirigente
è
felice
.
Ho
pensato
a
quanto
è
costata
la
guerra
del
Kosovo
e
che
la
signora
Clinton
non
ha
il
cancro
.
Ma
mi
sbaglio
.
Anche
il
principe
ereditario
della
Fiat
è
morto
giovane
di
questo
male
ma
non
per
questo
la
filosofia
e
la
gerarchia
di
valori
di
questo
mondo
è
cambiata
.
Se
potete
,
mettete
5000
lire
(
2,5
euro
)
invece
di
mille
nei
salvadanai
dei
bar
:
questa
è
la
sinistra
etica
.
StampaQuotidiana ,
Bettino
Craxi
dimostrerebbe
di
credere
alla
propria
innocenza
e
di
avere
stile
personale
e
politico
se
rifiutasse
,
senza
oscillazioni
,
di
tornare
in
Italia
per
favoritismo
e
sotterfugio
,
e
si
facesse
operare
in
terra
di
Francia
,
tradizionalmente
ospitale
verso
gli
esuli
o
i
latitanti
.
La
malattia
non
dovrebbe
impedirgli
questo
comportamento
,
anzi
dovrebbe
suggerirglielo
,
perché
qui
da
noi
non
sarà
un
malato
da
rispettare
al
di
là
dei
reati
che
ha
commesso
e
del
potere
di
cui
ha
abusato
,
ma
un
uomo
strumentalizzato
da
amici
e
avversari
,
un
oggetto
(
o
un
soggetto
)
di
speculazione
politica
.
Possiamo
permetterci
(
magari
ingenuamente
)
di
dare
all
'
ex
leader
socialista
questo
consiglio
,
perché
,
pur
se
siamo
stati
e
restiamo
assolutamente
anticraxiani
,
in
qualche
occasione
gli
abbiamo
dato
più
credito
di
quanto
meritasse
.
Specialmente
agli
inizi
della
sua
carriera
,
quando
non
era
nessuno
ma
sembrava
potesse
contribuire
a
rompere
il
monopolio
democristiano
del
potere
.
Ma
non
era
un
garibaldino
e
neanche
un
Ghino
di
Tacco
,
cosicché
il
suo
anticomunismo
viscerale
,
il
suo
rodomontismo
(
i
fischi
a
Berlinguer
,
la
volpe
andreottiana
in
pellicceria
)
,
le
sue
inclinazioni
plebiscitarie
e
presidenzialiste
,
ne
hanno
fatto
una
stampella
del
potere
democristiano
e
il
pioniere
di
una
seconda
Repubblica
che
aggiunge
nuovi
mali
ai
vecchi
.
Si
ha
la
fastidiosa
impressione
che
i
suoi
amici
o
epigoni
nella
maggioranza
e
fuori
,
e
i
suoi
ex
avversari
o
neodiscepoli
al
governo
non
attendano
Bettino
Craxi
ma
le
sue
spoglie
:
c
'
è
del
cinismo
in
questo
paese
,
soprattutto
nelle
alte
sfere
.
Commissione
di
inchiesta
o
no
,
questo
balletto
avverrà
attorno
a
un
letto
d
'
ospedale
.
Dopo
l
'
assoluzione
e
la
riabilitazione
di
Andreotti
,
dopo
la
messa
in
mora
dei
processi
,
dopo
l
'
archivio
anglo
-
russo
,
dopo
molte
altre
cose
,
l
'
indulgenza
compassionevole
per
l
'
ex
leader
socialista
si
iscrive
in
una
meticolosa
restaurazione
del
vecchio
regime
,
anzi
in
una
saldatura
del
vecchio
col
nuovo
:
oggi
il
regime
ulivista
,
domani
quello
berlusconiano
.
Se
fosse
un
atto
di
clemenza
,
potrebbe
piacerci
.
Ma
le
carceri
italiane
(
come
ogni
carcere
)
sono
ricolme
di
sofferenza
e
malattia
,
e
la
clemenza
non
le
ha
mai
frequentate
,
non
si
è
mai
seduta
alla
tavola
degli
uomini
comuni
che
le
abitano
.
I
muri
delle
città
italiane
sono
tappezzati
di
manifesti
che
proclamano
la
tolleranza
zero
e
invocano
per
i
piccoli
scippatori
pene
certe
e
severe
.
Non
lo
ricordo
per
provocazione
o
demagogia
,
ma
perché
una
volta
la
giustizia
era
raffigurata
con
la
bilancia
,
e
perché
la
bilancia
truccata
in
favore
del
potere
e
dei
potenti
è
per
ogni
onesto
cittadino
un
'
istigazione
a
delinquere
.
StampaQuotidiana ,
Mi
allontano
oggi
dal
«
Corriere
»
,
in
un
momento
affannoso
e
drammatico
della
vita
italiana
,
momento
che
vede
in
discussione
equilibri
e
convinzioni
radicate
.
Il
giornale
cui
ho
dedicato
ogni
mia
forza
per
oltre
quattro
anni
difficili
,
il
giornale
costruito
con
lo
slancio
solidale
e
l
'
impegno
appassionato
di
tutta
la
redazione
,
è
affidato
al
giudizio
dei
lettori
aumentati
,
dal
1968
,
e
in
misura
sensibile
,
nonostante
tre
scatti
di
prezzo
susseguitisi
nel
giro
di
poco
più
di
un
anno
.
È
stata
una
esperienza
fondata
su
quattro
direttrici
fondamentali
.
Le
riaffermo
oggi
,
nel
momento
del
congedo
,
non
tanto
come
mete
raggiunte
quanto
come
obiettivi
tenacemente
perseguiti
,
in
mezzo
a
difficoltà
inimmaginabili
,
ad
amarezze
infinite
.
*
*
*
Un
giornale
libero
,
sempre
:
nell
'
informazione
e
nel
commento
.
Geloso
della
sua
indipendenza
,
immune
da
influenze
o
comunque
da
suggestioni
esterne
.
Non
legato
a
centri
di
potere
,
franco
nella
critica
e
nel
dissenso
.
Amico
personale
del
presidente
Saragat
da
ventiquattro
anni
,
non
ho
esitato
ad
attaccare
il
disimpegno
del
'68
e
a
non
condividere
la
scissione
socialista
del
'69
,
attribuiti
l
'
uno
e
l
'
altra
,
a
ragione
o
a
torto
,
all
'
ex
capo
dello
Stato
.
Fautore
tenace
e
convinto
della
collaborazione
fra
laici
e
cattolici
come
sola
alternativa
al
disfacimento
della
democrazia
italiana
,
non
ho
lesinato
critiche
anche
durissime
agli
infelici
e
zoppi
governi
quadripartiti
che
hanno
caratterizzato
questa
infeconda
e
tormentata
legislatura
.
Durante
le
recenti
elezioni
per
la
presidenza
della
Repubblica
,
ho
tenuto
il
«
Corriere
»
al
di
fuori
di
ogni
preferenza
smaccata
e
sospetta
,
non
meno
che
di
ogni
ostracismo
pregiudiziale
e
infondato
.
Questo
giornale
è
qualcosa
più
di
un
grande
quotidiano
d
'
informazione
,
è
il
simbolo
stesso
della
civiltà
laica
e
democratica
del
nostro
paese
,
fondata
sulla
ragione
e
sulla
tolleranza
.
Ecco
perché
il
«
Corriere
»
si
è
coerentemente
battuto
in
questi
anni
,
nella
linea
di
separazione
fra
Chiesa
e
Stato
,
per
l
'
autonomia
del
potere
civile
in
ogni
occasione
,
dal
divorzio
al
referendum
,
pur
sforzandosi
di
non
offendere
mai
la
coscienza
dei
credenti
nei
punti
di
fede
,
che
valgono
più
di
tutti
i
compromessi
o
gli
armistizi
fra
i
potenti
.
Ed
ecco
perché
ha
patrocinato
una
linea
di
ferma
tutela
della
legalità
repubblicana
e
dello
Stato
di
diritto
sempre
minacciato
dalla
violenza
di
parte
,
ma
nell
'
ambito
della
Costituzione
e
al
di
fuori
di
ogni
seduzione
autoritaria
o
reazionaria
anche
mascherata
coi
comodi
schermi
dei
«
blocchi
d
'
ordine
»
o
delle
«
maggioranze
silenziose
»
.
Non
meno
che
con
le
fughe
nell
'
integralismo
,
magari
ammantato
con
l
'
efficienza
,
o
con
le
pseudo
-
riforme
costituzionali
.
*
*
*
Un
giornale
aperto
,
in
secondo
luogo
.
Non
più
dogmatico
,
non
più
categorico
,
non
più
chiuso
nella
fortezza
delle
sue
convinzioni
;
ma
disponibile
al
dialogo
,
pronto
alla
registrazione
di
tutte
le
voci
,
anche
molteplici
e
contraddittorie
,
della
società
civile
non
meno
che
delle
diverse
ideologie
.
Non
a
caso
la
formula
dei
dibattiti
e
delle
tavole
rotonde
,
che
tanti
consensi
ha
raccolto
,
è
entrata
in
questi
anni
al
giornale
:
senza
preclusioni
,
senza
discriminazioni
settarie
e
su
tutti
i
temi
,
dalla
contestazione
ai
diritti
civili
.
E
non
a
caso
ai
dibattiti
si
sono
alternate
le
grosse
inchieste
in
equide
,
basate
sul
lavoro
dei
più
illustri
e
dei
più
oscuri
,
senza
greche
né
gradi
:
come
l
'
indagine
sulle
regioni
consegnata
nei
volumi
di
Italia
settanta
.
*
*
*
Un
giornale
fondato
sulla
cooperazione
di
tutti
coloro
che
concorrono
alla
sua
costruzione
,
in
terzo
e
fondamentale
luogo
.
Non
era
una
impresa
facile
.
Il
mio
primo
obiettivo
fu
di
colmare
il
distacco
fra
le
figure
di
primo
piano
,
legate
alla
giusta
celebrità
della
firma
,
e
la
redazione
,
l
'
anonima
e
silenziosa
redazione
riunita
nella
stanza
leggendaria
descritta
da
Corrado
Alvaro
:
quella
che
è
la
forza
vera
,
e
irrinunciabile
,
di
un
giornale
.
Mi
sono
sforzato
,
come
ho
potuto
,
di
elevare
il
rango
della
redazione
,
di
aumentarne
il
prestigio
,
di
allargarne
la
funzione
operativa
nella
vita
quotidiana
del
«
Corriere
»
.
Senza
schemi
preconcetti
e
da
manuale
,
che
finiscono
spesso
in
paurose
smentite
.
Ma
col
desiderio
costante
e
mai
ammainato
di
un
rapporto
umano
,
di
una
comprensione
dei
problemi
e
di
una
conseguente
,
paziente
,
risoluzione
,
giorno
per
giorno
,
degli
infiniti
casi
che
a
un
direttore
si
pongono
.
Il
mio
più
caro
ricordo
,
in
quest
'
ora
di
distacco
dal
«
Corriere
»
è
nella
stanza
di
redazione
del
giornale
,
là
fra
i
colleghi
impegnati
al
controllo
dei
titoli
e
alla
valutazione
dei
testi
.
In
questo
spirito
si
colloca
l
'
epilogo
positivo
delle
trattative
condotte
dal
comitato
di
redazione
con
l
'
editore
per
la
fissazione
dei
«
diritti
»
dei
giornalisti
nella
vita
dell
'
impresa
e
nelle
future
nomine
dei
direttori
.
Una
trattativa
contro
la
procedura
che
ha
finito
per
toccare
questioni
di
sostanza
:
una
vera
e
propria
svolta
nel
giornalismo
italiano
.
Al
di
là
di
ogni
pur
legittima
rivendicazione
personale
che
è
stata
da
me
stesso
preventivamente
scartata
dopo
l
'
affettuosa
solidarietà
del
primo
giorno
,
le
conclusioni
di
via
Solferino
si
riallacciano
al
clima
di
autentica
collaborazione
con
l
'
intero
corpo
redazionale
,
traducono
nella
carta
di
un
accordo
,
che
i
lettori
vedranno
nella
colonna
affiancata
,
lo
spirito
di
oltre
quattro
anni
di
lavoro
collegiale
e
comune
.
*
*
*
Un
giornale
teso
all
'
innesto
fra
cultura
e
giornalismo
,
in
quarto
e
ultimo
luogo
.
E
non
solo
nella
terza
pagina
.
Sì
:
io
appartengo
ai
direttori
che
credono
nella
cultura
,
e
anche
nella
sua
forza
traente
ai
fini
delle
tirature
.
In
un
mondo
dominato
dalle
immagini
,
spesso
deformanti
,
della
televisione
,
la
parola
scritta
conserva
un
valore
solo
in
quanto
sia
commento
e
approfondimento
dei
fatti
,
serva
ad
inquadrarli
in
qualcosa
di
più
valido
della
gelida
ricostruzione
di
cronaca
,
risalendo
alle
radici
lontane
.
È
la
lotta
contro
il
monopolio
televisivo
e
per
la
sopravvivenza
della
libertà
di
stampa
,
sempre
tanto
minacciata
e
insidiata
,
partiva
,
e
continuerà
a
partire
,
dalla
convinzione
che
senza
una
elevazione
di
qualità
il
quotidiano
indipendente
è
già
morto
,
nella
gara
con
gli
altri
,
e
prevalenti
«
mass
media
»
.
*
*
*
Lasciando
la
direzione
del
«
Corriere
»
con
tranquilla
coscienza
,
riaffermo
i
principi
che
hanno
animato
i
diciotto
anni
delle
mie
direzioni
.
Credo
in
un
giornale
che
sia
portatore
di
idee
e
non
mero
prodotto
industriale
,
da
sottoporre
alle
astratte
leggi
di
mercati
immaginari
.
Credo
in
un
giornale
come
strumento
di
informazione
,
e
non
come
veicolo
di
materiali
prefabbricati
in
serie
.
Credo
in
un
giornale
come
scelta
dell
'
uomo
,
e
non
del
computer
.
E
soprattutto
credo
nell
'
autonomia
e
nella
dignità
della
professione
giornalistica
che
non
può
essere
sottoposta
a
imposizioni
o
a
sollecitazioni
esterne
,
da
qualsiasi
parte
provengano
.
Nel
momento
del
congedo
,
un
congedo
che
equivale
ad
un
impegno
per
il
futuro
,
rivolgo
un
particolare
affettuoso
ringraziamento
non
solo
ai
colleghi
e
collaboratori
tutti
ma
anche
alle
molteplici
componenti
,
in
particolare
ai
tipografi
,
di
questa
grande
azienda
che
occupa
ancora
il
primo
posto
,
nelle
statistiche
del
«
Times
»
,
fra
i
giornali
europei
di
«
qualità
»
,
un
primato
che
risale
a
Luigi
Albertini
.
La
«
qualità
»
è
un
obiettivo
che
si
raggiunge
con
decenni
di
sacrifici
e
di
lotte
;
nel
«
Corriere
»
è
il
frutto
di
una
tradizione
che
deve
rinnovarsi
giorno
per
giorno
,
ma
senza
strappi
violenti
,
senza
traumi
.
È
l
'
augurio
che
rivolgiamo
di
cuore
al
nostro
successore
,
a
Piero
Ottone
.
E
soprattutto
il
mio
pensiero
riconoscente
va
a
tutti
i
lettori
che
hanno
seguito
e
confortato
il
giornale
nel
tentativo
,
certo
non
sempre
riuscito
ma
fedelmente
perseguito
,
di
salvaguardare
una
zona
di
equilibrio
e
di
distaccata
indipendenza
in
un
mare
di
estremismi
e
di
fanatismi
cozzanti
,
associando
il
rispetto
del
passato
alla
ricerca
del
futuro
.
Un
futuro
che
noi
riusciamo
a
vedere
solo
nella
misura
di
una
società
libera
e
aperta
,
senza
illusioni
tecnocratiche
o
autocratiche
.
Una
società
,
insomma
,
dal
volto
umano
.
StampaQuotidiana ,
Amintore
Fanfani
è
stato
una
figura
centrale
del
cinquantennio
democristiano
,
un
personaggio
che
ha
ricoperto
ogni
carica
possibile
meno
la
presidenza
della
Repubblica
e
lo
ha
fatto
con
gran
lena
.
Di
lui
si
usava
dire
:
rieccolo
,
perché
cadeva
nella
polvere
e
rispuntava
sugli
altari
con
invidiabile
tenacia
.
E
tuttavia
,
nonostante
questa
sua
centralità
nella
politica
italiana
,
è
stato
un
democristiano
anomalo
per
origine
e
per
temperamento
.
Lo
dico
come
apprezzamento
,
non
per
il
rispetto
che
si
deve
ai
defunti
(
c
'
è
un
accenno
in
un
articolo
scritto
una
settimana
fa
per
il
prossimo
numero
della
nostra
rivista
mensile
)
.
Anomalo
non
solo
per
una
sua
rettitudine
ma
perché
,
per
quanto
amasse
il
potere
,
era
uno
intimamente
minoritario
.
Lo
abbiamo
combattuto
con
cattiveria
e
anche
con
successo
,
lui
e
il
suo
fanfascismo
,
contribuendo
a
impedire
la
sua
elezione
al
Quirinale
.
In
quella
circostanza
mi
convocò
al
Senato
,
si
informò
sullo
stato
di
salute
del
«
manifesto
»
e
dei
suoi
cinque
deputati
,
mi
disse
che
secondo
lui
avremmo
dovuto
aspettare
di
avere
un
seguito
prima
di
uscire
dal
Pci
.
Gli
risposi
che
non
eravamo
usciti
ma
ci
avevano
cacciato
,
e
il
nostro
stato
di
salute
era
pessimo
ma
che
non
contasse
sui
nostri
cinque
voti
.
Ma
Amintore
Fanfani
è
stato
vittima
del
suo
partito
assai
più
che
dei
suoi
avversari
.
La
congiura
nel
convento
delle
suore
dorotee
lo
mise
in
angolo
(
insieme
al
suo
pessimo
amico
Tambroni
)
.
Il
ruolo
di
erede
di
De
Gasperi
non
gli
fu
mai
riconosciuto
né
da
Moro
né
da
Andreotti
(
che
lo
disistimava
)
né
dai
grandi
notabili
.
La
sconfitta
elettorale
sul
divorzio
fu
definitiva
come
Waterloo
.
Era
anomalo
,
Amintore
Fanfani
,
anche
rispetto
a
Dossetti
e
La
Pira
a
cui
fu
associato
in
gioventù
come
professorino
.
Non
era
un
teocratico
ma
uno
statalista
un
po
'
affetto
da
«
lorianesimo
»
:
come
quando
scopriva
nei
pozzi
neri
del
Sud
una
possibile
fonte
di
energia
alternativa
al
petrolio
.
Era
un
combattente
presuntuoso
ma
,
forse
,
anche
ingenuo
.
Chissà
se
,
in
questi
anni
di
vecchiaia
,
ha
invidiato
i
Craxi
e
i
Berlusconi
.
Forse
no
,
e
forse
preferirebbe
essere
ricordato
come
pittore
più
che
come
statista
.
Ci
prende
la
nostalgia
e
ora
ci
appare
,
salutando
la
sua
scomparsa
,
meno
antipatico
dei
suoi
successori
.
StampaQuotidiana ,
In
fondo
è
bene
che
un
gruppetto
di
neonazisti
(
o
un
gruppo
?
o
pochi
teppisti
?
o
un
'
organizzazione
?
)
abbia
messo
una
bomba
al
museo
della
Liberazione
in
via
Tasso
.
Così
qualcuno
si
ricorderà
che
c
'
è
stata
la
Resistenza
antifascista
in
Italia
e
a
Roma
,
che
in
via
Tasso
c
'
era
una
feroce
prigione
tedesca
dove
molte
persone
sono
state
rinchiuse
,
torturate
e
uccise
.
Se
no
,
per
ricordarsene
,
bisogna
andare
in
una
cineteca
a
rivedere
Roma
città
aperta
.
I
gruppi
di
azione
patriottica
romani
(
Gap
)
avevano
un
piano
per
attaccare
il
covo
di
via
Tasso
e
liberare
i
prigionieri
ma
non
fu
possibile
realizzarlo
.
Mi
vien
da
pensare
che
,
se
lo
avessero
fatto
,
ci
sarebbe
stata
una
terribile
rappresaglia
e
qualche
giudice
tenterebbe
oggi
di
incriminare
i
combattenti
della
libertà
,
come
per
via
Rasella
.
Peccato
,
sarebbe
stata
una
bella
e
onorevole
impresa
.
Avevo
diciotto
anni
,
allora
,
e
mi
ricordo
di
via
Tasso
come
di
un
incubo
.
Per
mia
fortuna
non
sono
capitato
in
quella
prigione
,
ma
nel
suo
omologo
italiano
in
via
Romagna
,
nella
pensione
Jaccarino
governata
dal
tenente
Koch
(
tedesco
di
nome
ma
italiano
di
stirpe
)
e
dalla
sua
banda
paramilitare
.
Anche
qui
c
'
erano
forme
di
tortura
elementare
,
calci
,
pugni
e
bastoni
,
e
come
celle
una
carbonaia
e
un
cesso
.
Ma
eravamo
fortunati
al
confronto
,
e
la
nostra
più
grande
paura
non
era
la
fucilazione
annunciata
ma
di
essere
trasferiti
in
via
Tasso
.
Chi
sono
oggi
questi
dissennati
che
celebrano
simbolicamente
,
con
una
bomba
,
le
gesta
degli
aguzzini
nazisti
?
Si
dirà
che
sono
solo
teppisti
,
cani
sciolti
come
quelli
degli
stadi
,
come
i
profanatori
di
lapidi
e
cimiteri
.
Ma
attenzione
,
le
svastiche
sono
tornate
di
moda
e
sporcano
i
muri
di
molte
città
e
tornano
senza
infingimenti
anche
in
qualche
parlamento
europeo
.
Il
fascismo
,
non
come
regime
politico
ma
come
modo
di
essere
,
come
pulsione
antropologica
,
come
volontà
di
dominio
e
sopraffazione
,
è
una
brutta
bestia
che
si
riproduce
alimentata
dalla
violenza
del
mondo
moderno
.
Sarebbe
bene
non
dimenticare
mai
la
metafora
di
Jaurès
:
il
capitalismo
porta
in
sé
il
fascismo
e
la
guerra
come
la
nube
la
tempesta
.
È
sproporzionato
,
lo
so
.
Ma
preferisco
peccare
per
eccesso
che
per
difetto
.
Così
non
ho
dimenticato
l
'
omaggio
di
Reagan
ai
cimiteri
delle
SS
.
Non
ho
dimenticato
la
rivalutazione
del
nazismo
operata
da
dotti
e
rispettati
storici
tedeschi
.
Non
dimentico
l
'
ultimo
voto
in
Austria
.
Non
dimentico
neppure
l
'
equazione
,
la
bestemmia
,
nazismo
-
comunismo
,
l
'
antitesi
comunismo
-
libertà
gettata
sul
tavolo
verde
delle
politiche
di
palazzo
.
Scherzando
col
fuoco
ci
si
brucia
.
Mentre
il
male
trionfava
in
via
Tasso
,
una
strada
che
stava
in
tutta
Europa
,
la
libertà
vinceva
a
Stalingrado
.
Ma
perché
un
giovane
non
dovrebbe
confondersi
e
invertire
la
verità
,
se
i
primi
a
farlo
sono
degli
ex
giovani
smemorati
,
investiti
di
autorità
,
immeritata
?