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> anno_i:[1970 TO 2000}
La chiave del secolo ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Ho visto recentemente in televisione un documentario sull ' invasione tedesca dell ' Unione Sovietica e sulla tragedia del corpo di spedizione italiano sul Don . Belle testimonianze di sopravvissuti , immagini epiche e dolorose . Penso che bisognerebbe raccogliere e proiettare tutto il materiale relativo alla guerra sul fronte orientale , compresi i film di propaganda : lì è andato in scena il più grande spettacolo del mondo e lì sta la chiave della storia del nostro secolo . Ho pensato , guardando le immagini sconnesse di quel documentario e ascoltando il commento parlato , che soltanto chi ha più di settant ' anni conserva una memoria diretta di quel tempo . È un ' avventura ma un grande privilegio . Tutto quello che io so , per poco che sia , l ' ho imparato in quei due o tre anni . E la menzogna in cui oggi siamo immersi e in cui vivono le giovani generazioni suona alle mie orecchie come un insulto a cui è vano opporre la memoria individuale . Tutto era perduto in quei giorni e anni , le democrazie europee erano crollate sul campo come cartapesta , le armate corazzate del Terzo Reich e le croci uncinate dilagavano sul continente e oltre senza colpo ferire , il fascismo e il terrore non conoscevano più ostacoli . Meno uno , il solo al di qua dell ' Atlantico e dei mari del Nord e del Sud : uno strano paese , che aveva fatto una sua rivoluzione solitaria , che oggi è piombato nella corruzione e nella decadenza , ed è in guerra con se stesso , ma allora si alzò in piedi come un gigante che spezza ogni catena . Dirà qualche anno più tardi nell ' aula del parlamento italiano un esponente del governo di allora : di certo Stalin è stato un uomo su cui Dio ha impresso la sua impronta . Metafisica a parte , come saranno uscite dalle acciaierie oltre gli Urali quei cannoni e quei carri pesanti capaci di respingere e di frantumare la macchina di guerra tedesca ? Come avranno fatto quei contadini ucraini , quegli operai leningradesi , quegli uomini di marmo di ogni provincia , quei giovani tartari , uzbeki , mongoli , ceceni , a formare un solo grande esercito per salvare la propria terra e la nostra ? Come ha potuto quella guerra patriottica , senza i Kutuzov e i Tucha ? evskij , saldarsi con l ' antifascismo mondiale e l ' ideale di libertà di ogni popolo ? Come fu possibile trarre questa forza da molte privazioni e sofferenze sotto un regime rozzo e sprezzato dai posteri ? C ' era qualcuno , forse , che aveva visto più lontano degli altri . Il comunismo ci ha rimesso ma noi no , e forse dovremmo ringraziare . Prima ringraziare e poi revisionare e anche ribaltare la storia : tanto è lontana mille anni e nessuno può eccepire . Vicino a Mosca commemorano ogni tanto una battaglia dell ' età napoleonica mimandola sul terreno , e c ' è anche un museo scenografico che la fa rivivere agli spettatori come ne fossero i protagonisti . Ma sulle sponde del placido Don non c ' è , che io sappia , nessuna Disneyland che onori la più grande vittoria militare del XX secolo .
Lo stracotto ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non credo che Massimo D ' Alema , qualche giorno fa , sia salito al Quirinale per dimettersi e sia stato dissuaso da Ciampi perché bisogna prima approvare la legge finanziaria . Avrebbe potuto comunque rassegnare le dimissioni e farsi rinviare alle Camere , lasciando alla sua squinternata maggioranza l ' onere e l ' onore di restituirgli la fiducia o negargliela , e rigettando sull ' intero parlamento , come si conviene , la responsabilità di approvare o meno la legge finanziaria . Non credo che Massimo D ' Alema abbia questo stile , uno che rientra da Helsinki per andare a Fiuggi a farsi fischiare dal partito inesistente di Boselli Enrico non ha questo stile . E non credo neppure che Massimo D ' Alema sia stanco di farsi cuocere a fuoco lento e preferisca assumere un altro ruolo . Ha fatto cose turche per entrare a palazzo Chigi e dipingerne a nuovo la facciata e farà cose turche per restarci . Non corre alcun rischio di farsi cuocere a fuoco lento perché l ' operazione è già avvenuta nel breve giro di un anno , e la lepre di Gallipoli è già uno stracotto servito in tavola . Secondo le logiche della politica corrente , come le abbiamo imparate a suo tempo , è giunta l ' ora di Walter Veltroni . È lui la carta su cui puntano le frattaglie della maggioranza ( Cossiga Francesco , Mastella non so , Boselli Enrico ecc . ) per far fuori i bolscevichi dal palazzo d ' inverno di piazza Colonna . E non c ' è in giro nell ' area del centro - sinistra , e forse neppure del centro - destra , un anticomunista più dichiarato dell ' attuale segretario dei Ds . Non faccia velo il particolare che i due leader in questione fanno parte dello stesso partito : nelle conversazioni private i due si chiamano reciprocamente « quello là » , e il modo come Occhetto fece fuori Natta e D ' Alema fece fuori Occhetto è diventata una scuola di pensiero che troverà conferma nella successione prossima ventura . L ' armata brancaleone del centro - sinistra governativo può permettersi di far fuori il suo incauto comandante e inventore , cioè Brancaleone in persona , ma non può ancora aspirare a cancellare la primazia diessina . La mortadella prodiana è inacidita , una controfigura istituzionale vorrebbe dire la resa incondizionata della residua sinistra governativa . Perciò o D ' Alema resta a penzolare ancora per qualche settimana o mese , o è l ' ora dell ' altro quello là . Confesso che tutto questo non presenta per me , e penso per la pubblica opinione in generale , nessun interesse . Potrebbe essere interessante e promettente se una crisi si aprisse , non si risolvesse inutilmente e malamente , e si andasse alle elezioni generali ( e regionali ) in primavera . Con una legge elettorale democratica , cioè proporzionalista , con tutti gli sbarramenti che volete alla tedesca . Forse allora una formazione o coalizione di sinistra potrebbe trovare uno spazio dignitoso e una parte dei cittadini che non ne possono più potrebbero tornare a votare , fuori dal polo nord dal polo sud .
StampaPeriodica ,
La Commissione bicamerale per le riforme costituzionali ha chiuso i battenti . Felicemente o infelicemente ? Per il Palazzo felicemente , visto che ne è uscito un accordo . Ma per il paese infelicemente , se è vero - come sostengo - che l ' accordo è stato pessimo . E un cattivo accordo che peggiora le cose non dà , o non dovrebbe dare , felicità . Si capisce che non ci sono quasi mai accordi assolutamente cattivi , così come non ci sono quasi mai accordi perfetti . Un cattivo accordo è dunque un ' intesa nella quale le malefatte nettamente prevalgono sulle cose ben fatte . I difensori d ' ufficio dell ' operato della Bicamerale si arroccano su due argomenti . Il primo è che qualsiasi accordo è meglio di nessun accordo . Il secondo è che , come dicevo , nell ' operato dei 70 bene e male si mescolano . Ma con questo argomento , il secondo , si redime tutto : si redime la guerra ( che Hegel equipara al vento che disperde i miasmi che aleggiano sulle paludi ) , si redime la tortura ( che consente di ottenere la confessione dei torturati ) , si redime magari anche Pol Pot ( che riduce l ' esplosione demografica ) . Quali sarebbero , allora , le acquisizioni positive della Bicamerale ? Che gli italiani , mai sazi di elezioni , potranno finalmente votare per il capo dello Stato ? Il loro tripudio sarà breve quando si accorgeranno di aver votato per un sotto - capo di Stato . Il federalismo ? Poveri noi , che caos . La riforma della magistratura ? Di questa ancora non si sa , ma tutto lascia prevedere che la nostra giustizia resterà in crisi . Accetto , dunque , che nelle pieghe del male si possa nascondere anche del bene ; ma spiegatemi , per favore , qual è . Quanto al primo punto , e cioè che qualsiasi accordo è meglio di niente , questa è una vera stortura . Chi ragiona così fa dell ' accordo un valore assoluto , un valore in sé . Invece l ' accordo è uno strumento per conseguire un fine . Accordo a quale scopo ? Per che cosa ? Stranamente ( ma non tanto , a ripensarci ) la Bicamerale non se l ' è quasi mai chiesto . L ' importante , per i 70 , è stato soltanto mettersi d ' accordo fra di loro , ai loro fini . Non hanno cercato di scrivere una buona Costituzione ma , assai più , di evitare riforme che li danneggiassero . E ci sono magnificamente riusciti . Ci sono riusciti mettendo la Costituzione all ' asta : tanto a me , tanto a te ; io chiedo cento , concludiamo per cinquanta . Il risultato è sotto gli occhi di tutti : il trionfo dei partitini , che si sono assicurati l ' eternità e un rinforzato potere di interdizione e di ricatto ; un contentino presidenzialista per la pubblicità di Gianfranco Fini ; un contentino parlamentarista per gli antipresidenzialisti : un misto di cane e di gatto , un can - gatto . Torniamo alla domanda che i bicameralisti hanno disatteso : perché una Seconda Repubblica ? Perché una nuova Costituzione ? Ovviamente perché abbiamo problemi di disfunzionalità sistemica che dobbiamo risolvere : primo , ridurre la frammentazione partitica ; secondo , rinforzare la governabilità . Due obiettivi che sono strettamente collegati . I partiti sono le gambe sulle quali la governabilità dovrebbe camminare ; e se le gambe sono zoppe e troppe , allora la governabilità va all ' aria e non c ' è barba di marchingegno costituzionale che possa rimediare . Orbene , questi due obiettivi e gli strumenti per perseguirli sono stati non soltanto mancati , ma addirittura capovolti . Il progetto magnifico e progressivo siglato dalla quadriglia D ' Alema - Marini - Berlusconi - Fini , in breve Damabefi , ci garantisce una decina di partiti , e governi di cinque anni di veti incrociati . Se non sarà una dieta polacca , poco ci manca . Meglio l ' accordo Damabefi che nessun accordo ? Confesso di essere interdetto . Perché non è che nessun accordo ci lascia con nulla , librati nel vuoto . Se non siamo capaci di creare una nuova Costituzione sensata , l ' alternativa è restare con il sistema parlamentare che abbiamo , e tornare a lavorare sul suo miglioramento . Se il nuovo è peggio dell ' esistente , allora meglio l ' esistente . Davanti alla Costituzione Damabefi l ' alternativa non è , ripeto , il niente o il caos . E riconoscere che la Bicamerale ha fatto autogol . E se l ' autogol delegittima la classe politica che l ' ha fatto , chi è causa del suo mal pianga se stesso . A questi argomenti si risponde in coro , dal Palazzo e dintorni , che in politica gli accordi si fanno sempre come sono stati fatti in Bicamerale , che io di politica proprio non mastico , e che la mia opposizione è professionale , astratta , addirittura egolatrica . Per esempio , di me Silvio Berlusconi scrive ( « Corriere della Sera » , 28 giugno ) che « per un Professore l ' importante è il modello , il teorema . Il modello è perfetto , l ' ha fatto il Professore , è bello , gli piace » . Spiegando che chi « è innamorato per professione delle astrazioni accademiche poco si cura della realtà , e rifiuta perciò di sottoporre i suoi modelli alla verifica dei fatti » . Troppo onore , deputato Berlusconi : lei mi accredita un merito che non mi spetta . Il modello « fatto dal Professore » è stato fatto una quarantina d ' anni fa da un certo Debré , si chiama Quinta Repubblica , e funziona da altrettanto tempo in una capitale che si chiama Parigi . Aggiungo che siccome la Francia degli anni Cinquanta era molto simile , politicamente , all ' Italia degli anni Novanta , l ' argomento che il prototipo francese non si presta a trapianti è pretestuoso . Ma veniamo al punto : chi è che , in politica , è bravo . Io racconterò la vicenda della Bicamerale così come la conosco in prima persona . Dal che potrà risultare quant ' è bello il primato della politica , dove stanno gli sbagli e chi li ha fatti . La vicenda dura , per l ' esattezza , da quando cadde il governo Berlusconi ( dicembre 1994 ) . Dopo un anno di governo Dini , nel febbraio 1996 venne tentato il governo di Antonio Maccanico . In quel momento mi parve , e sostenni , che nessuna riforma costituzionale sarebbe stata possibile senza un ' intesa preventiva fra i tre maggiori partiti , e cioè di larga maggioranza trasversale . Siccome al Pds premeva ( giustamente ) un sistema elettorale a doppio turno , mentre il Polo reclamava un generico presidenzialismo , mi venne l ' idea , elementare e banale , di uno scambio fra doppio turno e semipresidenzialismo . E siccome non tutti gli scambi lo sono , tengo a sottolineare che il mio era « alto e nobile » , visto che proponeva un sistema esistente e ben funzionante , e che non era per nulla ( come appare alla logica aggrovigliata dell ' onorevole Ciriaco De Mita ) uno spezzatino : non spezzava nulla , era il modello francese mantenuto integro , stessa testa con gli stessi piedi . Il tentativo Maccanico fallì per un soffio . Scrissi allora che avevamo perduto , per colpa congiunta di D ' Alema e di Fini , un treno che non sarebbe ripassato . Difatti non stava ripassando quando mi incontrai con Massimo D ' Alema , a metà marzo del 1997 . E poiché a me non era venuta nel frattempo nessuna idea nuova , in quell ' occasione riproposi a D ' Alema lo scambio dell ' anno prima . Io ho sempre ritenuto scorretto riferire di un incontro privato . Ma dato che su quell ' incontro ci sono state numerose fughe di notizie , in larga parte fantasiose , forse a questo punto occorre darne la versione autentica . Dunque , a quel mio suggerimento D ' Alema rispose , prendendomi in contropiede , così : vede , professore , oggi chi non vuole nessun presidenzialismo è Berlusconi . Pur raggelato , gli chiesi : mi autorizza ad andare da Berlusconi a dirgli che è lui che blocca l ' intesa ? Senz ' altro , fu la risposta di D ' Alema . Il che non mi rendeva ( come è stato scioccamente scritto ) suo ambasciatore . Ma sottintendeva che un sì di Berlusconi avrebbe sbloccato la trattativa . Adelante Pedro , feci il giro delle sette chiese , vidi un po ' tutti , incluso Berlusconi , e il 4 aprile tornai a Botteghe Oscure . Per riferire che Fini accettava il doppio turno , nella formulazione che avevo proposto ; e che Berlusconi mi aveva autorizzato a confermare che la formula del semipresidenzialismo a lui stava bene . Immaginavo che D ' Alema sarebbe stato contento . Immaginavo male . D ' Alema mi ascoltò accigliato ; mi disse in quel momento ( non quando mi aveva mandato allo sbaraglio ) che lui aveva cambiato disegno ; e mi congedò esortandomi a tornare agli studi , e a lasciare la politica a lui . Difatti mi sono rimesso alla finestra , imparando quel che dirò tra poco . Racconto tutto ciò perché mi sento dire da ogni parte che l ' accordo , stavolta basso e ignobile , raggiunto in extremis a fine giugno da Damabefi è stato « il migliore possibile » . No . La storia di cui ho riferito dimostra di no . La verità è che la sera del 5 aprile 1997 D ' Alema , Berlusconi e Fini avrebbero potuto benissimo incontrarsi in casa di Gianni Letta e accordarsi in un lampo su una buona Seconda Repubblica . Non è accaduto , ma era possibile . Possibilissimo . Anzi , era quasi fatta . Il successo della Bicamerale , un successo vero , era a portata di mano . Invece è stato regalato alle ortiche . Perché ? E importante , in cose importanti , capire come è andata . Guardando dalla mia finestra , quel che sono riuscito a vedere è che D ' Alema ha sbagliato tutto . Lo dico con dispiacere , perché in D ' Alema ho creduto . Dubitavo da tempo , fin dal tempo della vicenda Maccanico , del suo coraggio ; ma ritenevo che avesse una visione , che non fosse un tatticista come gli altri . Così ritenevo . Ma temo di essermi sbagliato . Succede anche a me . Intanto , e per cominciare , D ' Alema ha ingannato tutti coloro che lo hanno insediato alla presidenza della Bicamerale . Soltanto a maggio D ' Alema ci ha detto che la sua linea di azione era ispirata da amore di Ulivo , e che la sua priorità era salvare il governo Prodi . No , onorevole D ' Alema . In tal caso lei non doveva né cercare né accettare la presidenza della Bicamerale . Perché come presidente della Bicamerale la sua priorità doveva essere la Costituzione , la ricerca di un buon accordo costituzionale . Nel gestire la Bicamerale per salvare il governo Prodi , pertanto , lei si è messo in una posizione falsa che ha falsato tutto il gioco . Fra l ' altro , non c ' è bisogno di essere professori per capire che una traballantissima e risicatissima maggioranza di centro - sinistra non poteva essere in alcun modo una maggioranza di riforma . La quadratura del cerchio in partenza non c ' era ; se l ' è creata lei giocando contemporaneamente su due tavoli . Ed è per questo che lei è approdato a un cerchio quadrato , oppure a un quadrato circolare ; insomma , al pasticciaccio al quale è approdato . Ciò premesso , resta da spiegare perché D ' Alema il 4 aprile abbia buttato via un ragionevolissimo accordo che aveva già in tasca e imboccato l ' impervia e assai dubbia via del cosiddetto premierato forte , di un premier quasi - israeliano , quasi - eletto ( e , in sostanza , come - se - eletto ) . Non è che con questa trovata D ' Alema accontentasse Franco Marini e i popolari , avversi a ogni « direttismo » . E nemmeno accontentava , così , Fausto Bertinotti . Accontentava almeno il suo partito , il Pds ? Per quel che mi consta , no . Le resistenze che D ' Alema incontra nel Pds sono di coloro che restano ancorati alla tradizione parlamentarista del partito . Allora , perché D ' Alema si è buttato davvero a corpo morto sul premierato all ' israeliana ? Visto che mi si rimproverava di non capire la realtà della politica , sarò realista : tanto realista quanto lo sono i politici che osservo . Che cosa è successo a D ' Alema ? E successo , dice il mio realismo , che D ' Alema si è promosso al rango del più furbo di tutti . Può darsi , per esempio , che D ' Alema abbia ritenuto che le sue chance di essere eletto presidente della Repubblica erano modeste , mentre il premierato forte era un vestito fatto su misura per lui . Inoltre D ' Alema può aver pensato che sul premier di elezione diretta avrebbe potuto imbrogliare facilmente Berlusconi , e poi ottenere l ' assenso di Fini . Berlusconi , si sa , non ha mai percepito che tra presidenzialismo e premierato ci fosse differenza ; dunque Berlusconi non era un problema . Quanto a Fini , anche lui stava facendo il furbo . Diceva presidenzialismo , ma poi , si sapeva , era pronto a salvare l ' onore anche con l ' elezione diretta del capo del governo . Forse , mentre io ingenuamente giravo le sette chiese , l ' intesa era già , nell ' aria , questa . Non lo so . Ma quel mattacchione di Umberto Bossi è riuscito all ' ultimo minuto a farla saltare . Nel gioco dei furbi , è andata a finire che il più furbo è stato lui . Congetture a parte , quel che è certo è che D ' Alema , pur di ottenere il premierato forte , ha venduto tutto . Soprattutto ha rinunciato a quel doppio turno che per il Pds era vitale . Perché D ' Alema il doppio turno lo ha ritirato fuori soltanto all ' ultimo , per il semipresidenzialismo alla francese . Ma , vedi caso , per il premierato forte non era necessario . E , vedi caso , l ' abbandono del doppio turno andava bene al Berlusconi ispirato da Gianni Pilo , e gli guadagnava il plauso dei cespugli . Non contento , D ' Alema ha anche disperatamente cercato di comprare Bossi , regalandogli tutto il federalismo che in poche notti Francesco D ' Onofrio è riuscito a mettere assieme . Dunque , pur facendo in finale buon viso a cattivo gioco , D ' Alema esce sconfittissimo dalla sua gestione della Bicamerale . Purtroppo ne esce anche sconfittissima la stessa ragion d ' essere di una riforma costituzionale . I davvero contenti dovrebbero essere gli ex democristiani che salvano tutte le loro poltrone , e Bertinotti che potrà continuare a rafforzarsi . Ma gli italiani contenti non dovrebbero essere . La televisione di Stato ( aggiunta , s ' intende , a quella di Berlusconi ) ci ha annunziato il 30 giugno sera che « per la prima volta una commissione bicamerale ha fatto centro » . Cornuti , mazziati e anche soddisfatti . Grazie a questi media , finiremo proprio così .
In morte di Pasolini ( Rossanda Rossana , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Con commossa unanimità di accenti , da destra e da sinistra , la stampa italiana piange Pier Paolo Pasolini , l ' intellettuale più scomodo che abbiamo avuto in questi anni . Diventato , anzi , scomodissimo . Non piaceva a nessuno , quel che negli ultimi tempi andava scrivendo . Non a noi , la sinistra , perché battagliava contro il 1968 , le femministe , l ' aborto e la disobbedienza . Non piaceva alla destra perché queste sue sortite si accompagnavano a un ' argomentazione sconcertante , per la destra inutilizzabile , sospetta . Non piaceva soprattutto agli intellettuali ; perché erano il contrario di quel che in genere essi sono , cauti distillatori di parole e di posizioni , pacifici fruitori della separazione fra " letteratura " e " vita " , anche quelli cui il 1968 aveva dato cattiva coscienza . Solo di essi , Sanguineti ha avuto , ieri , il coraggio di scrivere " finalmente ce lo siamo tolto dai piedi , questo confusionario , residuo degli anni cinquanta ". Gli anni cioè della lacerazione , apocalittici , tragici . Finalmente , per l ' intellettuale di sinistra , superati . Questa pressoché totale unanimità è certo la seconda pesante macchina che passa sul corpo di Pasolini . Come della prima , chi ha la coscienza a posto può dire : " se l ' è cercata " . Per chi non ha queste certezze è invece l ' ultimo segno di contraddizione , di questa contraddittoria creatura : una contraddizione vera , non ricomponibile in qualche artificio dialettico . Giacché se una cosa è certa è che questo improvviso riconoscersi tutti nelle sue ragioni , ora che è morto e in questo modo , è davvero l ' ultimo sbeffeggiamento che gli restituisce questo nostro mondo non amato . Non è , infatti , il tradizionale omaggio al defunto illustre , e neppure la consueta assoluzione per il defunto in vita detestato . Se tutti scrivono sullo stesso registro ( l ' Unità , in un corsivo commosso , abbozza perfino un ' autocritica , mentre il partito radicale lo iscrive post mortem ) è perché ognuno , dalle ragioni di Pasolini , pensa oggi di poter trarre il profitto suo . Non diceva che i giovani sono , ormai , come una schiuma lasciata da una mareggiata che ha distrutto i vecchi valori ? che una collettività deve darsi un ordine , un sistema di convivenza , un modello ? Su questo sono d ' accordo tutti , salvo dare ciascuno , a questo ordine e a questa denuncia , il segno che più gli conviene . Pasolini , l ' intellettuale più outsider della nostra società culturale , fornisce con la sua indecorosa morte la prova ferrea che così non si può andare avanti . Così comoda , che tutto il resto è perdonato . Penso che su questo fervore e i suoi corollari , Pasolini avrebbe - se è lecito immaginare questo gesto in un uomo così dimessamente gentile - sputato sopra . Che , se ne fosse uscito vivo , oggi sarebbe dalla parte del diciassettenne che lo ha ammazzato di botte . Maledicendole , ma con lui . E così fino all ' inevitabile , forse prevista e temuta , altra occasione di morte . Ma con lui perché era il mondo , queste le creature della sua vita più vera ( " io li conosco questi giovani , davvero , sono parte di me , della mia vita diretta , privata " ) in cui cercava , ostinatamente , una luce . In loro , non nel mondo d ' ordine , che non sono solo i commissariati di polizia . Qui tornava perché nella sua visione del mondo altre strade non c ' erano . La sua denuncia dello " sviluppo " , dei valori del consumismo , del profitto , dell ' appiattimento da essi indotto in una società preindustriale dove ancora potevano prevalere i rapporti personali , non alienati , non passivamente accolti era - come in genere è in questo filone , che ha esponenti illustri , cattolici e laici - unidimensionale come la società che criticava ; era vissuta come fine della storia , imbarbarimento , di fronte al quale soltanto cercar di arretrare . Arretrare , finché un rifiuto opposto a questo tipo di " sviluppo " - e chi può opporvisi se non il margine , o un terzo mondo non ancora arrivato a questa soglia ? - non avrebbe offerto un ' ancora di salvezza . Altrove , salvezze non vedeva , per questo Pasolini tornava , ostinatamente , in borgata e più gli sfuggiva , più vi tornava tormentosamente . Tanto più che in tutti i sensi doveva presentarglisi come una frustrazione , una contraddizione . Cercava un rapporto autentico , e non tesseva , invece , un rapporto mercificato ? cercava un rapporto libero e non ripeteva lui stesso - l ' intellettuale ricco che arriva con l ' Alfa e paga il ragazzo davanti a lui , socialmente e personalmente tanto più fragile - un rapporto fra oppressore e oppresso ? né l ' umiliazione che ne doveva ricevere in cambio ( quante prove , meno tragicamente finite , di questa sua morte deve aver vissuto ; l ' irrisione del compagno occasionale , il rifiuto , la resistenza di chi si fa usare ma si sente usato , e quindi si ribella ) poteva assolverlo dal fatto che entrava egli stesso in questo meccanismo alienante . Nel quale l ' interlocutore diventava sempre più sfuggente , più " oggetto " . Diverso da un tempo , quando il ragazzo veniva con lui ma mantenendo una sua figura , una sua dimensione non integrata , non asservibile , come il Tommaso di Una vita violenta . Oggi non era più così : il ragazzo che lo ha ucciso ha poco in comune col borgataro d ' un tempo . Dovrebbe esser rilasciato domani , ai sensi dei valori che reggono questa società ( oltre che di un ' umanità elementare ) perché non è da dubitare della testimonianza della sua borgata , e cioè che non aveva gran voglia di lavorare - e chi ce l ' ha - ma era pronto e prossimo a rientrare nell ' ordine della famiglia , solo provvisoriamente e venalmente violato . Nulla , in questa storia , è davvero uguale a quel che sembra . Non il ricco vizioso che cerca amori nascosti fra gli emarginati , giacché nessuno come Pasolini viveva più semplicemente la sua inclinazione omosessuale e avrebbe potuto soddisfarla , in una società ormai più permissiva , senza rischi di sorta . Non il giovane vizioso , che non c ' è : né come vizioso , né come delinquente , e neppure come volontariamente deviante , ribelle alla norma . Morte accidentale nell ' inseguimento di un fantasma , si potrebbe dire . Con soddisfazione per i più , con amarezza per chi di Pasolini aveva stima e rispetto . E funerali , adesso , con assunzione in gloria da parte di chi , quel fantasma , ha prima costruito e poi esorcizzato . Se Pasolini è oggi così lodato , se probabilmente in buona fede tanti si riconoscono in metà del discorso che lui faceva , è perché l ' altra metà per lui essenziale , quella in cui riponeva la sua speranza , non aveva fondamento . Quante discussioni , le poche volte che lo incontravo , e sempre le stesse ; le stesse che ripeteva puntualmente con Moravia . È vero che il capitale ci ha disumanizzato . È vero . È vero che la conformizzazione al suo modello è mostruosa . È vero che essa è così potente , da riflettersi persino in chi la nega ; nel 1968 , quando scrisse la famosa poesia sugli scontri di Valle Giulia , Pasolini vedeva nello studente il prodotto d ' un ceto che può perfino " provare " la rivoluzione , cosa che al poliziotto , figlio di bracciante meridionale , non è permessa ; e coglieva una parte di verità . È vero che oggi , e non ieri , si può parlare di aborto , e non solo perché è maturato il movimento femminista , ma la società maschile pensa a " economizzarsi " . È vero che scuola dell ' obbligo e Tv sono organismi del consenso . È vero che il fascista non è così diverso dal democratico , nei suoi modelli culturali , come era nel 1922 . Vero tutto , e tutto parziale : perché ogni volta che Pasolini toccava con mano queste scomode verità , l ' ambiguità del presente , faceva seguire un salto indietro , verso l ' umanità non ambigua di " prima " , invece che cogliere nello studente , nel femminismo , nella scolarizzazione , nella stessa conformizzazione , il principio d ' una sicuramente spuria , ma vitale via d ' uscita in avanti . L ' idea che questo itinerario si dovesse compiere fino in fondo e di qui ritrovare il filo d ' un mondo restituito all ' umanità , era in lui sempre più lontana . Avrebbe potuto essere uno scettico , diventava , in senso classico , un " reazionario " . E questo oggi viene sfruttato , questa è la seconda macchina che passa sul suo corpo . Giacché del valore dirompente , violento , di questa sua " reazione " nulla resta , nella elegia delle prime , seconde e terze pagine che gli sono dedicate . Avrà un funerale borghese , e fra qualche tempo il comune di Roma gli dedicherà una strada . Lo ammazzeranno meglio , i suoi veri nemici , che non il ragazzo dell ' altra sera . Nel quale , prima di perire , deve aver visto soltanto la via senza uscite in cui s ' era cacciato , la dimensione del suo errore . E pensare che cercava l ' angelo della passione secondo Matteo .
L'album di famiglia ( Rossanda Rossana , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Stampa e radio si sono piegate febbrilmente , il giorno di Pasqua , sul secondo messaggio delle Brigate Rosse come su un palinsesto da decifrare . Siccome sulle cose che contano - se Moro sia vivo , se lo libereranno e a quali condizioni - non dice niente , i commentatori ne hanno dedotto che è invece interessantissimo politicamente . Lo hanno trovato a ) ricco di novità , b ) tale da accattivarsi le simpatie della nuova sinistra ( i più gentili ) , o da esserne senz ' altro il frutto ( i più maliziosi ) . Perché ? perché sviluppa un vasto attacco alla Democrazia cristiana , cosa che nella vecchia sinistra non è più di moda . Ma quando mai è stata di moda nella sinistra nuova ? Nel 1968 essa nacque accusando , a torto o a ragione , i partiti operai di essersi dati come solo nemico la DC , mentre era il sistema nel suo complesso che bisognava disvelare e demolire . Nel 1977 , il movimento ha avuto per nemico tutto « lo Stato » , e in particolare i riformisti perché vi ingabbiavano le masse . Per una sola breve fase la nuova sinistra ( meglio i gruppi ) scoprirono la DC , e fu nel 1972 con Fanfani . In verità , chiunque sia stato comunista negli anni Cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle BR . Sembra di sfogliare l ' album di famiglia : ci sono tutti gli ingredienti che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria . Il mondo - imparavamo allora - è diviso in due . Da una parte sta l ' imperialismo , dall ' altra il socialismo . L ' imperialismo agisce come centrale unica del capitale monopolistico internazionale ( allora non si diceva « multinazionali » ) . Gli stati erano « il comitato d ' affari » locale dell ' imperialismo internazionale . In Italia il partito di fiducia - l ' espressione è di Togliatti - ne era la DC . In questo quadro , appena meno rozzo , e fortunatamente riequilibrato dalla « doppiezza » , cioè dall ' intuizione del partito nuovo , la lettura di Gramsci , una pratica di massa diversa , crebbe il militantismo comunista fino agli anni Cinquanta . Vecchio o giovane che sia il tizio che maneggia la famosa Ibm , il suo schema è veterocomunismo puro . Cui innesta una conclusione che invece veterocomunista non è , e cioè la guerriglia . In quel contesto infatti essa non funziona . Se le masse sono manipolate dagli apparati , con quale esercito si fa la rivoluzione ? Se il nemico è un potentissimo partito - stato , protetto dall ' estero e padrone di tutte le istituzioni , difficile pensare di abbatterlo col cecchinaggio . E infatti quella posizione aveva , per logica conseguenza , o l ' abbassamento del tiro o « Ha da venì Baffone » , cioè il rinvio dell ' ora X all ' esplodere d ' una crisi europea , d ' una nuova guerra che rovesciasse il rapporto impari di forze . Tanto è vero che , quando il problema della rivoluzione italiana tornò all ' ordine del giorno nella sinistra , nei primi anni Sessanta , comportò un ' analisi diversa anche della Democrazia cristiana , più complessa e insieme più aggredibile ; si vide nell ' interclassismo cattolico un terreno di disgregazione del vecchio e di riaggregazione , nella lotta di massa , del nuovo blocco storico . Tutta la spinta a sinistra ne fu alimentata , e ne risentì la stessa Democrazia cristiana , specie nelle fasi in cui si trovò sotto sterzo , cioè nell ' estate del 1963 e poi dal 1975 al 1976 . Interessi imperialisti , capitale privato e di stato , stato , partiti , confessionalismo , « luoghi » della dominazione borghese apparvero in continuità , ma non appiattiti ; e nel relativo scollamento si rifletté la forza d ' urto dell ' avanzata a sinistra . Se oggi qualcuno scopre nel testo delle BR una efficace critica della DC , vuol dire che l ' arretramento delle idee politiche s ' è fatto precipitoso . Le BR odierne , se pure di loro si tratta , ci hanno contato . E il Partito comunista farebbe bene a misurare lo spazio che ha lasciato scoperto e l ' ampiezza di manovra che esso offre . Consente infatti ai brigatisti di fare degli ammazzamenti , sequestri e ora relativa ideologia , i cardini d ' una doppia operazione : far saltare la Democrazia cristiana o parte di essa fuori dal « compromesso democratico » e indebolire la credibilità della sinistra , nel momento in cui si attua una destabilizzazione a destra . Questa manovra sconta il silenzio delle sinistre sulla DC e se ne fa una forza . Può infatti opporre il PCI , allo schematismo d ' una denuncia che mira a impressionare una certa base inquieta o delusa , l ' articolato giudizio formulato negli anni Sessanta ? Quello - l ' analisi della DC come d ' uno specifico interclassismo , specifico problema strutturale , storico e di coscienza della nostra società - comportava comunque una strategia di attacco , di avanzata , di egemonia , di conquista . Quali che ne fossero i limiti che la strategia che le sinistre ne derivavano , ed erano molti , nella loro coscienza e in quella delle masse che le seguivano restò al centro il « come » della divisione della DC e della sua sconfitta . Lo restò fino al 20 giugno . Da allora non lo è più . Al suo posto sono subentrate , con la filosofia dell ' emergenza , la priorità data all ' accordo con tutta la Democrazia cristiana , e quindi la necessità di stare alle sue compatibilità . PCI e PSI vanno fin dove la DC può arrivare . La rovinosa condotta dell ' ultima crisi di governo ne è stata la prova . E un caso che sia culminata nella seconda grande provocazione del decennio , reciproca alla strage di piazza Fontana ? È straordinario che dal Cile , che pure lo spaventò , il PCI non abbia tratto le due lezioni più evidenti . Prima , che non può inoltrarsi in campo avversario senza fortemente coprirsi a sinistra con un tenace legame di masse ( masse più coese e non meno , più capaci di egemonia e non meno ) . Secondo , che deve essere garantito da modifiche immediate e sostanziali negli apparati del potere di stato . Berlinguer invece sembra essersi mosso al buio . E ora a sinistra gli si aprono falle , nella forma peggiore . No , non il crescere del partito armato nelle fabbriche : queste sono storie che piacciono a Carli . Ma prime sacche di rassegnazione e delusione e sconcerto ; domani smobilitazione . A destra , nel giro di poche settimane e sotto l ' iniziativa degli attentati , un avversario incattivito e uno stato che domanda leggi eccezionali . PCI e PSI , privi di iniziative e capaci solo di esecrazione , le avalleranno . Dove sono le casematte che il movimento popolare italiano , nel momento del suo originario avvento al governo , si sarebbe dato per garantire gli embrioni di un nuovo stato ? Si è fatto di tutto per asfissiarle . Resta una grande classe operaia all ' erta , e attorno ad essa una coscienza democratica che comincia a confondersi e incrinarsi . Nessuno le chiama a organizzarsi , a farsi presidio . La salvezza della democrazia è affidata ai questori . Come stupirsi se ogni avventura è tentata ?
Tribunale speciale ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Quando nacque il governo D ' Alema , con una misera maggioranza parlamentare da Cossutta a Cossiga , noi scrivemmo che resuscitava il peggior trasformismo di fine Ottocento e che la sinistra andava al disastro . Facemmo una copertina col titolo Balla coi lupi . E ora accade che i lupi , latrando come si addice a questo genere di animali , stanno scuoiando vivi i ragazzi di palazzo Chigi : i quali si sono , da un anno in qua , volontariamente offerti in pasto . Il comunicato del sen. Cossiga , diffuso come pubblicità a pagamento , scritto in uno stile che bisognerebbe analizzare come i bollettini delle Br , esige una commissione parlamentare d ' inchiesta sulla storia d ' Italia e sull ' esistenza stessa del Pci per settant ' anni . Un tribunale speciale di lupi e gladiatori che le pecore subiscono belando . Gladio veste i panni solenni di una magistratura giudicante per indagare sul Kgb , Cossiga indagherà su Cossutta che indagherà su se stesso . I giornali invocano la dissacrazione di Berlinguer , che non solo morì comunista senza rinnegamenti ma anche prigioniero dell ' Urss . L ' editorialista del « Corriere » Panebianco , con quel cognome abusivo rispetto a se stesso , scrive che il comunismo è « il male assoluto » e chiede ai ragazzi di Berlinguer di condannare il proprio padre , di compiere un ' abiura anch ' essa assoluta . C ' è del metodo in questa follia , che non intende solo sbranare ma dissolvere nell ' acido solforico i resti della sinistra italiana . Questa follia non si fermerà , non si accontenterà del rapporto Mitrokhin e dei finanziamenti del Kgb , farà della caccia alle streghe una bandiera politica ed elettorale , fino a farci rimpiangere l ' anticomunismo del passato . Non c ' è alcun segnale di reazione a questo assalto . D ' Alema e Veltroni hanno infilato tutte e quattro le mani in questo ingranaggio che li stritola e non sanno come sottrarsi , forse non hanno neppure capito con chi si sono messi ( Berlinguer lo aveva finalmente capito quando accusò se stesso di « ingenuità » nei confronti della Dc e di Cossiga come individuo ) . Non diranno al picconatore , come farebbero due uomini adulti , di andarsene fuori dai piedi , né glielo dirà il congelato Cossutta . Ma una maggioranza così indecente non può durare né esprimere un governo credibile e una politica rispettabile . Se il governo resterà in piedi perché il potere o una sua parvenza contano più di tutto sarà un cadavere ambulante . Non lo dico come paleocomunista che ha a cuore le sorti e anche l ' onore della sinistra , del suo passato e del suo futuro , ma come un povero cittadino umiliato e offeso .
LA SPERANZA ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
La firma dei trattati europei al « palais d ' Egmont » di Bruxelles coincide con uno dei momenti di maggiore disorientamento e turbamento della nostra democrazia . L ' Italia che con De Gasperi dette un contributo decisivo all ' avvio dell ' unificazione continentale , in anni di difficoltà economiche e di depressione sociale infinitamente peggiori degli attuali , era presente nella capitale belga attraverso un presidente del consiglio dimissionario , e reincaricato poche ore prima in vista di una difficilissima coalizione quadripartita , e attraverso un ministro degli esteri di cui neppure è certa la presenza nel futuro governo , ammesso che si riesca a costituirlo al termine di un periplo lungo e tormentato . Incertezza nella pubblica opinione ; distacco fra classe politica e paese reale ; riaffiorare di fermenti di eversione e di violenza , minacciosi per la stessa stabilità delle libere istituzioni . Il miracolo economico degli anni Sessanta compromesso dagli errori di una demagogia intollerante , troppo spesso accarezzata da partiti di governo ; taluni modelli della vita italiana sospesi fra l ' Argentina di Perón e la Jugoslavia di Tito . I dati fondamentali della solidarietà democratica in discussione ; talvolta riaffioranti le tentazioni di una dispettosa autarchia . L ' Europa rimane , più che mai , la sola speranza per l ' Italia . Perfino di fronte alla ventata della contestazione , la religione dell ' Europa unita è riuscita a sopravvivere . Nella gioventù , che non crede più in niente , è pour cause dopo la dilapidazione dei padri , la prospettiva di un ' Europa unificata accende ancora speranze , suscita propositi o impegni di lotta . La Russia obbedisce alle leggi di sempre , alla sua gravitazione di grande impero euro - asiatico , fondato su un istinto di conservazione di cui l ' ecumenismo comunista rappresenta solo uno strumento ; gli Stati Uniti rientrano con Nixon nel solco della tradizione repubblicana , tendenzialmente isolazionista e svincolata dai raccordi con le democrazie europee che alimentarono , pure attraverso illusioni ed errori , il partito di Roosevelt e di Kennedy . Gli equilibri mondiali tornano ad imporsi secondo le regole di Metternich , contraddicendo le speranze di fratellanza e di giustizia scaturite dalla seconda guerra mondiale , dalla carta di San Francisco . Solo in una dimensione europea l ' Italia può sperare di risolvere i suoi problemi : problemi di crescita civile , di espansione economica , di autentica promozione sociale , al di fuori delle illusioni di un « giustizialismo » appena adatto per i paesi del terzo mondo . Nonostante infiniti errori , particolarmente gravi negli ultimi quattro anni , la democrazia italiana ha salvato le condizioni della convivenza , i presupposti di un libero dialogo democratico nel nostro paese . Occorre fermarsi sul ciglio del precipizio , ritrovare la fede nella libertà , smarrita per troppi calcoli di potere . La firma di Bruxelles serva almeno ad illuminare i partiti italiani : prima che la spaccatura del paese in due fronti contrapposti , destra estrema contro sinistra estrema , sia consumata . In quel caso saremmo già fuori dall ' Europa : vittime di quella « vocazione africana » di cui parlava Gobetti .
La faccia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Bill Clinton continuerà a bombardare alla cieca e a tempo indeterminato . È un fuorilegge internazionale ma nessuno lo chiama così . Se fermerà la guerra , se cioè dovrà scendere in qualche modo a patti , perderà anche la faccia . Per salvarla , non per salvare i profughi kosovari abbandonati a se stessi , andrà fino in fondo . Credo che solo l ' opinione pubblica del suo paese ( e sperabilmente dei paesi alleati ) potrà trattenerlo . Russia e Cina hanno un ruolo decisivo ma passivo . I dirigenti europei che tentennano e cercano piccole mediazioni incontrano diniego . Non credo di averli convinti - dice D ' Alema dopo aver illustrato a tal Solana la timida posizione italiana - ma mi hanno ascoltato con rispetto . A pesci in faccia . Lo scopo umanitario , anzi altruista , anzi francescano , di questa guerra si è demistificato da sé . Nessuno ci crede più , alla luce dei fatti , anche se pochi osano dire che questo scopo non è esistito fin dall ' inizio ; se non come pretesto e menzogna . Restano sulla scena solo gli eccidi collaterali e l ' abbandono dei profughi . L ' idea che questo sanguinoso stillicidio continua « normalmente » ai nostri confini e con la nostra attiva partecipazione è insopportabile . Il sospetto che la trattativa diplomatica che si trascina sia un paravento , per lasciare alla gente la speranza di uno sbocco politico che viene in realtà sabotato ed escluso , è umiliante . Noi abbiamo preso sul serio l ' uovo di colomba uscito dal nostro parlamento . Ma non è che possiamo lasciarlo marcire , ricevere soltanto rifiuti e fingere di avere la coscienza a posto . Se una mozione timida non è bastata fatene una seconda , una terza e una quarta più risoluta : una per ogni ospedale o carcere o scuola o ambasciata bombardata . O che cos ' è la Nato , un carcere di massima sicurezza al comando di un secondino americano , dove i reclusi possono solo lamentarsi del rancio ? E guardatevi , guardiamoci , dai diversivi e dagli sciacallaggi . L ' assassinio di D ' Antona è un vilissimo episodio ed è prima di tutto un affare di polizia . Non depistate , per favore . Lungi dall ' avere un retroterra politico o sociale credibile , questo delitto e le sue motivazioni scarabocchiate sono solo una cosa losca che arriva puntuale con le elezioni . E il clima di guerra , col vuoto conseguente di politiche sociali , è il miglior brodo di coltura di qualsiasi scelleratezza o provocazione .
La festa della Repubblica ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Che cosa contano venti malati in un ospedale che muoiono sotto le bombe ? Nulla . Forse sarebbero morti lo stesso , consideriamola un ' eutanasia . Che cos ' è poi un ospedale ? Dipende dalla spesa sanitaria , che è notoriamente troppo alta . Meno ospedali ci sono e meglio è . Sono un ' anticamera del cimitero . All ' inizio dei bombardamenti , pensavamo che l ' uccisione di civili avrebbe commosso l ' animo pubblico e suggerito qualche ripensamento . Non c ' è nessuna commozione né ripensamento . Dopodomani ci sarà un altro incontro diplomatico . Venerdì una riunione di ministri . La data di un incontro dei G8 sarà fissata in settimana . Tra un foglio di calendario e l ' altro molti moriranno tranquillamente . Massimo D ' Alema è uno statista che sta in alto e guarda lontano . Di giorno fa le sue rimostranze , di pomeriggio bombarda , la notte dorme . È uno statista . L ' intellettualità commenta . Assiste a un grande spettacolo , a un film americano mai visto né a Venezia né a Cannes . I film americani sono i migliori del mondo . Il ministro degli Esteri racconta a un settimanale i segreti della sceneggiatura , spiega come il film sia stato accuratamente preparato e come sono state predisposte le riprese più macabre . Ma è solo un pettegolezzo . Verdi e comunisti restano nel governo per incidere . Non incidono . In America si coniano le medaglie al valore per gli eventuali caduti nella guerra terrestre . Noi siamo sempre in ritardo . La signora Clinton scrive cartoline augurali ai profughi mentre i missili inceneriscono le loro case . I nostri giornali le pubblicano in prima pagina . Suo marito taglia i fondi all ' Onu . Che cosa conteranno domani venti bambini bombardati in un asilo ? Nulla . Sarà un atto umanitario , meglio che non crescano in questo brutto mondo . Milosevi ? è un macellaio slavo . Clinton e Blair sono cavalieri ariani senza macchia e senza paura . E noi siamo un paese normale che oggi festeggia . Il Papa è stanco . Se no dovrebbe andare pellegrino in Kosovo . Sarebbe un evento epocale , una seconda crocefissione ( simbolica ) che illuminerebbe il terzo millennio . Cambierebbe il calendario : anno 2000 dopo Cristo , anno 1° dopo Giovanni Paolo .
Senza gloria ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
C ' è qualcosa che non quadra , in questa conclusione della guerra balcanica . Non è convincente , neppure per i vincitori , forse perché la pace che si annuncia è fragile e piena di incognite . La resa di Milosevi ? era attesa nei primi 15 giorni , invece è arrivata dopo una lunga resistenza . Il dittatore ci ha provato ma non ha retto e non ha rischiato l ' invasione . Che cosa ci ha guadagnato ? Un po ' di salsa russa e Onu sull ' occupazione americana e atlantica del Kosovo e la conservazione ( forse ) del potere personale . Molto poco , al prezzo della devastazione del paese . Gli angloamericani , cionondimeno , storcono la bocca . Hitlerovi ? come Saddamhitler ? Non era questo il loro scopo , era di azzerare la Serbia e di far tutto da soli , senza altre bandiere , con la Nato pienamente identificata con la comunità internazionale . E il ritorno dei profughi non sarà ora meno drammatico dell ' esodo , il protettorato del Kosovo somiglierà a un vulcano . Sembrano più contenti gli europei , con i quali si congratula vivamente Gianni Riotta , perché hanno fatto finalmente una guerra senza perderla e senza rimetterci niente e fingendo anche un protagonismo diplomatico che si venderanno elettoralmente . Ci hanno preso gusto e ora , dopo l ' Europa monetaria , parlano di una Europa militare con un proprio Solana e un proprio esercito che non entrerà , a differenza delle pensioni , nei parametri di Maastricht . Il principio dell ' ingerenza militare , aggettivata a seconda delle circostanze , prevale e cambia gli equilibri del mondo , identificando la forza con la ragione , col giusto il buono e il bello . È un principio che reintroduce la superguerra , al di fuori di ogni convenzione internazionale , come strumento regolatore dei rapporti tra forti e deboli . Si è visto che è un principio molto costoso e pericoloso , e questa guerra , con i suoi orrori , lo ha forse incrinato . Ma non lo ha sconfitto . La pace che abbiamo invocato per 70 giorni è benvenuta ma arriva senza allegria , insincera , minata al proprio interno , carica di premesse sbagliate , di false promesse , di volontà di dominio . A parte le sofferenze , l ' eredità forse peggiore di questa guerra è che la coscienza pubblica - con l ' eccezione di minoranze sensibili e ancora dotate di memoria - è rimasta inerte . Ragione di più per insistere . È una lotta , come si diceva una volta , di lunga durata . In compenso , l ' immagine dei vincitori è illividita e trista .