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> anno_i:[1970 TO 2000}
Ha capito tutto ( Fortebraccio , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Gentile Fortebraccio ( mi accorgo che la definizione « gentile » forse le è poco confacente , e allora coraggio : Simpatico Fortebraccio ) , seguo saltuariamente i suoi corsivi ( ? ) ... corrosivi e pur non condividendo le sue posizioni ideologiche mi ci diverto perché lei è spiritoso e spesso coglie nel segno . Ultimamente mi è capitato di passare alcuni giorni a Civitavecchia dove sono stata trascinata a una conferenza al Circolo della Scuola di Guerra . Oratore , una delle sue preferite ... vittime : Indro Montanelli , il quale - mi perdoni - gode della mia simpatia non meno di lei , se pure per altri motivi . Durante il dibattito che ha seguito la conferenza animatissima sul tema : « La stampa italiana » , gli è stato chiesto un parere su Fortebraccio che non gli lesina attacchi quasi quotidiani . Ha risposto : « Preferisco tacere . Fortebraccio era un mio caro amico trent ' anni fa . Io non riesco a dimenticarlo . Lui sì » . Bene , simpatico Fortebraccio , non le sembra che il suo amico - nemico abbia segnato almeno in questa circostanza un punto a proprio favore ? Sua XY - Milano . Gentile Signora ( credo che a lei si addica proprio l ' aggettivo « gentile » e glielo dedico volentieri . Aggiungo , visto che ho aperto questa parentesi , che ho tolto dalla sua lettera due o tre riferimenti che potevano farla riconoscere , per il caso che lei tenga all ' anonimato . Ho poi saltato le ultime righe che possono non interessare i lettori : mi limiterò a dire che ricambio la sua cortesia e che spero si avveri il suo proposito ) . E ora veniamo a Indro Montanelli . Io , che lo conosco bene , lo so capace di gesti , come questo , generosi e subitanei . Ne ha compiuto un altro nei miei confronti , molti anni fa , a riparazione di una sua indiscrezione che avrebbe potuto nuocermi . È questa una delle ragioni ( non la sola né la più grave ) per cui lo detesto di più . ( Non ho detto lo odio e perché non lo odio e perché , del resto , io non odio nessuno . ) Lo detesto perché è un epilettico della morale . Gli vengono degli attacchi di perbenismo e vi soccombe , ma non ha una passione salda , ferma , sicura e costante , alla quale , come mi sforzo di fare io , a un certo punto decida di sacrificare tutto il resto , comprese le simpatie e le amicizie . È di una fragilità psichica morbosa , se fosse un umore ne sarebbe sempre sudaticcio . Ed è da questa fragilità che gli viene una attitudine non rara in certi cinici sfiniti : quella di subire le influenze più degradanti e di restare loro fedeli con ostinato accanimento , reso sempre più rabbioso , quanto più gli appare evidente che sono abiette e quanto più s ' accresce la disistima che nutrono verso chi li ha contagiati . Veda , cara Signora , l ' anticomunismo di Montanelli , e noti come esso si appiglia di preferenza ai fatti minuti , agli episodi marginali , rifuggendo quasi sempre dal peso delle questioni ideologiche , sulle quali ogni opinione è ammissibile , anche se non condivisa . E sì che il nostro uomo è dotato di ingegno e di bravura indiscutibili . Come accade dunque che Montanelli senta sempre il bisogno di presentare i comunisti piuttosto come spregevoli che come erranti e preferisca suscitare nei loro confronti di preferenza il disprezzo invece che il dissenso ? Accade per effetto delle persone che si ritrova intorno e che lo influenzano : le persone più ottuse che si possano immaginare , intese unicamente alla difesa cieca del loro benessere e alla conservazione dei loro privilegi . Io sono persuaso che Indro Montanelli , personalmente , non è venale e non è « affittabile » . Ma lo impressiona il lusso , lo convince la continuità , lo abbagliano i luccichii . Circondato da gente per la quale nutre un profondo risentimento intellettuale e morale , se ne fa portavoce con una specie di voluttà distruggitrice , pago di sentirsi loro indispensabile e legato a loro da una sola gratitudine : quella che gli viene dall ' occasione che essi gli offrono di vendicarsi . Perché Indro Montanelli , che nella sua professione è sicuramente un vittorioso , nella sua vita è un vinto . A un certo momento nessuno ha più avuto bisogno di lui . In fondo io , che lo attacco così spesso , sono quello che gli vuole più bene . Ma i comunisti , tutti gli altri comunisti , tranne me che gli resto affezionato , non se ne curano . Al « Corriere » i giovani lo hanno schiacciato . In politica gli sono rimasti De Carolis e Vittorino Colombo : frittura . Ha con sé la conservazione , dalla quale deve farsi capire . Ma lei , Signora , la conosce la conservazione milanese e ha una idea di ciò che voglia dire renderlesi intelligibili ? Significa avere a che fare con un mondo popolato di cretine e cretini supremi ai quali bisogna parlare semplice ed elementare come a dei deficienti . Nessun ragionamento li colpisce ma solo delle immagini . Essi preferirebbero , se fosse il caso , delle cartoline o degli ideogrammi . Così bisogna dire loro che i comunisti sono brutti , cattivi , malfidi , traditori , feroci , e che odiano la libertà . Ma non la libertà quella vera , quella per la quale si sono battuti i partigiani e al cui ripristino lo stesso Montanelli ha dato mano , quando non era ancora sfatto , ma la libertà di fare un bridge , di andare a Saint Moritz , di portare con sé i soldi che gli pare . La libertà di seguitare a essere ricchi e di continuare a godere . La vecchia e squisita signora Conti , quando io ero ancora democristiano , mi domandò una volta dolcemente : « Ma perché non fate una legge che sopprima le Camere del Lavoro ? » . E una sua amica , ancora più squisita di lei , disse : « Ah sì . Che barba » . Questa è la gente che Montanelli seguita a vedere , avendo , dentro di sé , capito tutto . Perché questo , cara Signora , è il punto : che Indro Montanelli ha capito tutto e vive in uno stato di dispettosa e furiosa malafede . Egli sa benissimo che quanto vi è di pulito in Italia va ricercato tra coloro che ancora non contano , o non contano abbastanza : lavoratori , impiegati , insegnanti , gente dei ceti minori , ma fa un giornale in cui lor signori si ritrovano come nei loro vestiti tagliati su misura . Quando era al « Corriere » , al « suo " Corriere " » , Montanelli , sentendosi bene installato nella cittadella della conservazione , si permetteva dei lussi che ora scrupolosamente si vieta : scriveva persino male dei ricchi , dei padroni , dei potenti ( a sfuriate , naturalmente , e mai conseguentemente ) , ma i bersagliati occasionali lo amavano ugualmente perché i signori sentono gli amici a naso , come i cani quando annusano i pantaloni dei nuovi venuti , e non hanno mai smesso , neppure per un istante , di considerare Montanelli legato alla loro causa infame . Lui lo sa e ne è infelice ( io ne sono convinto ) , ma è uno di quelli che più si convincono dell ' errore in cui versano , più vi si immergono . Questo famoso « bastian contrario » è in realtà il più inguaribile conformista che io conosca : egli sa benissimo che i comunisti sono i soli che saprebbero lavorare sul serio e pulitamente all ' edificazione di un mondo nuovo , non privo di pecche , naturalmente , ma nuovo , e questo lo fa inorridire e gli fa paura , perché Montanelli , magro com ' è , in realtà è una pianta grassa : fiorisce nell ' aria viziata . Concludo , gentile Signora . Io attacco ogni volta che mi capita Indro Montanelli con una asprezza che credo di poter definire insolita , perché sono convinto che egli sappia meglio di tutti noi come con e dietro le sinistre ( comunisti in testa ) ci sia la gente migliore , più chiara , più seria , più onesta , più degna d ' Italia , ed egli non vuole perdonarglielo . Nevrastenia e malanimo gli impediscono di riconoscere una verità , da cui si sente ferito come da un ininterrotto rimprovero . Lo aggredisco per la sua consapevolezza , insomma ; e sospetto che vi sia , sotto il mio accanimento , più amicizia da parte mia verso di lui , di quanta egli non ne conservi verso di me .
Ricordo sonnolento di un amico ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Quando molti anni fa , essendo democristiani , dirigevamo l ' edizione milanese de " Il Popolo " , contavamo tra i più autorevoli collaboratori il prof. Giordano Dell ' Amore , che fino da allora era si può dire già tutto : professore universitario ( docente di tecnica bancaria , che è una materia leggiadrissima , il cui più arduo impegno scientifico consiste nell ' insegnare come si fanno in fretta quei vispi uccellini che i ragionieri usano apporre accanto alle cifre per indicare che le hanno " spuntate " ) , Dell ' Amore era anche presidente della Cassa di Risparmio , consigliere presso gli ospedali civici , membro del Comitato provinciale DC e simpatizzante dell ' Arma dei Bersaglieri . In quei tempi , se non ricordiamo male , insisteva per essere assunto come primo ballerino della Scala . ( Onestamente , non possiamo dire se abbia poi ottenuto il posto , ma siamo certi che anche lì si sarebbe fatto onore ) . Usava allora un tranquillante - sonnifero di nome Sedobrol e in redazione tutti chiamavano Dell ' Amore " Giordanobrol " . Quando arrivava un suo pezzo e ce lo portavano , l ' usciere del giornale veniva a chiudere la finestra , posava sul nostro tavolo un thermos con l ' acqua per la notte e ci domandava cordiale e premuroso a che ora desideravamo essere svegliati . Tutti gli articoli di questo nostro illustre amico cominciavano così : " Parleremo oggi della bilancia dei pagamenti ... " e la ragione di questa insistenza era che l ' ottimo " Giordanobrol " sapeva che a questo punto non c ' era nessuno che non si assopisse , donde la necessità di riprendere ogni volta l ' argomento . Una volta provammo a resistere e tentammo di proseguire nella lettura , ma vedemmo con stupore che il resto del foglio , fino alla fine , era bianco . Dell ' Amore si era addormentato anche lui . Ci sia consentito di rievocare affettuosamente " Giordanobrol " oggi che si è recato presso il giudice per dichiarare che lui nella distribuzione dei fondi neri da parte dell ' Italcasse non c ' entra per nulla . Ne siamo sicuri : dormiva . E l ' eminente professore degli uccellini ha anche affermato che i bilanci della Italcasse erano tutti ineccepibili , controllati rigorosamente dai sindaci e dal personale specializzato della Banca d ' Italia . Dallo studio del magistrato , finita la sua deposizione , si è notato che il prof. Dell ' Amore è uscito in punta di piedi , tenendo l ' indice sulla bocca a raccomandare il silenzio . Filtrava dalla stanza del giudice un lievissimo russare e tutti sanno che in casi come questi è d ' obbligo il segreto dormitorio .
PORTA PIA, LA CHIESA E L'ITALIA ( Spadolini Giovanni , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Un articolo dell ' « Osservatore Romano » , firmato da un galantuomo e da un democratico come Federico Alessandrini , anticipa la linea della Santa Sede per le imminenti celebrazioni del 20 settembre 1870 , la storica data legata alla fine del potere temporale dei Papi e alla nascita di Roma italiana , « il più grande giorno del secolo XIX » come disse uno storico che non era romano e neppure italiano . È una linea prudente e circospetta , è una linea che , pur di giustificare la posizione del Vaticano cent ' anni fa , tende a giustificare tutto e tutti a posteriori , Pio IX non meno del generale Cadorna , proponendo una soluzione « senza vincitori né vinti » . Ci dispiace di non essere d ' accordo con l ' eminente collega . Sul piano della storia , cioè delle forze vive che nella storia contano , il vincitore ci fu : e fu la causa dell ' unità d ' Italia , fu la causa dello Stato italiano nazionale e indipendente , sempre contraddetta , contrastata o ritardata dall ' esistenza del potere temporale dei pontefici ( non ripetiamo Machiavelli ) . È impossibile rendere lo stesso omaggio , tranne che sul piano della cristiana pietà , al generale Kanzler , che comandava quella specie di Legione straniera al servizio del pontificato civile crollante , e al generale Cadorna , che con infinite esitazioni d ' animo , e turbamenti , e lacerazioni ordinò contro voglia , da cattolico praticante quale era ma da servitore fedele del nuovo Stato , l ' apertura della breccia di Porta Pia . Non c ' è dubbio , sarebbe stato infinitamente meglio entrare in Roma senza sangue . Era il sogno perseguito da Cavour fino alla morte . Fu il sogno coerente e tenace di tutta la classe dirigente liberale , dal 1861 al 1870 . Se quell ' obiettivo non fu raggiunto , ciò avvenne essenzialmente per la resistenza dell ' intransigentismo vaticano , sommata alla linea ferrea del non possumus teologico verso il liberalismo moderno , e verso le civili libertà , che si riassunse nella condanna del Sillabo non meno che in quella del Concilio Vaticano I , il Concilio dell ' infallibilità per intenderci . Il generale Kanzler , sul terreno storico , non è diverso dal Re di Napoli o dal Granduca di Toscana , i vinti del Risorgimento . Il temporalismo armato morì per sempre in quell ' alba del 20 settembre 1870 , come era morto undici anni prima , e per sempre , il potere dei Lorena in Toscana o nove anni prima quello dei Borbone a Napoli . Nessun equivoco , quindi , è possibile , sul piano dei rapporti fissati dalla storia . Ma sul piano delle idee ? Lì c ' è un altro vincitore , sul quale non sono egualmente consentiti né doppi sensi né qui pro quo : e quel vincitore è la libertà , la libertà politica e religiosa , la libertà figlia del mondo moderno che , affrancando la Santa Sede dalle infinite umiliazioni e compromissioni del potere temporale , avrebbe permesso nel giro di pochi decenni una nuova primavera di energie religiose e di fermenti spirituali destinata a culminare nel Concilio giovanneo . L ' « Osservatore » non accetta la tesi che il 20 Settembre abbia rappresentato una « data provvidenziale » , per i cattolici non meno che per i laici : quasi un ponte fra le due rive del Tevere . Era una tesi di origine laica , ma che poteva benissimo incontrarsi con le vie della Chiesa attuale , della Chiesa post - conciliare : primo passo verso quella grande « concelebrazione » fra i due mondi divisi cento anni fa che un socialista anticlericale come Pietro Nenni aveva auspicato per il centenario di Mentana . È , diciamolo pure , una occasione perduta . Il centenario del 20 Settembre è una ricorrenza troppo rara per non approfittarne . Gli ultimi venticinque anni della vita italiana , gli anni di questa tormentata Repubblica , hanno già visto troppe lacerazioni , anche recentissime , fra coscienza religiosa e coscienza civile per giustificare nuovi errori di prospettiva , il risorgere di steccati superati dalla storia e respinti dalla coscienza . Ci mancherebbe altro , a questi lumi di luna e con i problemi aperti anche fra Chiesa e Stato , che una polemica sul potere temporale !
Tesini e Bozzi come ci interessano ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Noi siamo tra coloro che non finiranno mai di rimpiangere il tempo , neppure tanto lontano , in cui a Jader Jacobelli , direttore delle " Tribune " televisive , politiche , elettorali , sindacali e via trasmettendo , erano lasciati più ampi poteri per organizzare questo genere di manifestazioni . Adesso , se non abbiamo capito male quanto lo stesso Jacobelli ha comunicato più volte , chi decide temi , strutture , limiti e orari delle " Tribune " è la Commissione parlamentare di vigilanza , organismo notoriamente privo di gente ( salvo rarissime eccezioni ) che si intenda di politica , sicché queste trasmissioni sono diventate un disastro . Ripetitive , futili e noiose . Vengono trasmesse a tarda ora , cominciano in ritardo e in ritardo finiscono . Se si escludono i partecipanti comunisti , che ormai dicono con assoluta chiarezza come la pensano e ciò che vogliono , tutti gli altri si aggirano in cerca di parole come se tentassero invano di trovare l ' interruttore della luce in una stanza buia , e le " Tribune " sembrano diventate il ritrovo degli stanchi di vivere . Alla fine c ' è sempre un ascoltatore sveglio che avverte : " È finita " . Se mancasse lui , intere famiglie dormirebbero tutta la notte in salotto . La " Tribuna " dell ' altro ieri sera ( guidata da Giorgio Cingoli , interroganti i giornalisti Fischer della " Frankfurter Zeitung " , Alfonso Madeo , direttore de " L ' Ora " e Gaetano Scardocchia del " Corriere della Sera " ) è stata secondo noi caratterizzata dalla partecipazione , per la DC , dell ' on. Giancarlo Tesini , membro ( pensate come sono ridotti ) della Direzione scudocrociata , del quale nessuno al mondo saprà mai che cosa abbia detto . Questo segreto , fra moltissimi anni , scenderà nella tomba con lui . L ' on. Tesini possiede un requisito raro : ha le parole , per così dire , mattiniere e il pensiero pigro . Succede così che i detti gli escono dalla bocca assai prima che li abbia pensati , e una volta emessi la prima cosa della quale si persuadono è che il raziocinio è del tutto inutile . Tesini , a giudicare da quanto gli serve , deve avere ancora il cervello nuovo , e la sua esistenza dimostra che siamo tutti prefabbricati , perché se Iddio ci facesse uno alla volta con quest ' uomo l ' encefalo se lo poteva risparmiare . Tolto l ' on. Tesini , la nostra attenzione è stata attratta dall ' on. Bozzi , che rappresenta i liberali , e sembra sempre seduto su un " tilbury " . Egli è l ' ultimo esemplare di un tipo umano , il viveur , che i giovani non conoscono più . Siamo sicuri che , in segreto , l ' on. Bozzi rimpiange il " tabarin " e ha una barba " Black and Decker " , buona per molti usi : per spazzolare gli abiti , per dare la polvere ai mobili , per lucidarsi le scarpe . Se ingigantisse , potrebbe servire anche il lavaggio rapido delle macchine . Il presidente del PLI come idee non ci interessa , ma come barba confessiamo che ci piacerebbe averlo in casa .
Sensibile desiderio dei frati ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
I religiosi dell ' Ordine dei trappisti , che osservano , se non siamo male informati , una strettissima clausura , consumano una frugalissima cena alle sei del pomeriggio ( ore 18 ) , poi si recano in muta processione alla cappella del convento dove recitano in coro le preghiere della sera , dopo di che si ritirano nelle loro celle e , spenta ogni luce , taciuta ogni voce , cessato ogni gesto , quei santi uomini cadono in un profondo sonno , dal quale saranno svegliati alle tre per le preghiere della notte volute dalla regola . È a quest ' ora che la Curia generalizia dei trappisti vorrebbe che fossero trasmesse le " Tribune politiche " televisive e la commissione parlamentare di vigilanza , che ne esercita , come tutti desolatamente sanno , la suprema regia , pare propensa ad accogliere la richiesta , ma , desiderando saggiamente procedere per gradi , ha iniziato l ' altro ieri una prima felicissima prova . La " Tribuna " di mercoledì sera ( guidata da Giorgio Cingoli , che impersonava il simbolo delle zone depresse , interroganti i colleghi Walser della " Tages Anzeiger " e Granchi del " Geniale " , partecipanti i delegati di sei partiti : radicale , demoproletario , sud - tiroler V.P. , MSI , indipendenti di sinistra e socialista ) è cominciata con mezz ' ora di ritardo dopo non uno ma due spettacoli cinematografici ( per la verità il secondo , una sorta di antologia dedicata ai film di Francesco Rosi , è stato interessantissimo ) e si è svolta sotto il segno della stanchezza e dello scoramento . Domande fiacche e vaghe , risposte elusive e generiche da parte di tutti , se si fa eccezione per l ' indipendente di sinistra on. Spinelli , che ha concretamente affrontato il tema del giorno : quello della data delle elezioni . Spinelli ha detto con chiarezza che celebrare lo stesso giorno le due prove elettorali , quella nazionale e quella europea , sarebbe un errore . Sono state , queste sue , le sole parole dirette , comprensibili e chiare di tutta la serata . Tutti gli altri hanno vagato come i nautili dell ' abate Zanella , compreso il socialista Signorile , il quale era talmente sfinito che , avendo Cingoli fatto segno di concludere , ha interrotto di botto il suo dire e non ha neanche finito la parola che stava pronunciando : " Noi socialisti pen ... " e lì si è fermato . Forse voleva dire " pensiamo " ma francamente stentiamo a crederlo . Pare che prima o poi la " Tribuna " avrà unsolo ascoltatore : un tale di Enna che da quattro anni , per quante cure ubbia seguito , non riesce più a dormire . I medici si sono mostrati concordi nel consigliargli quest ' ultimo tentativo .
Paolina, io e la salubre Pisa ( Sofri Adriano , 1999 )
StampaPeriodica ,
La notizia di un convegno sull ' inquinamento atmosferico fa tornare alla mente le lettere della sorella nubile di Leopardi , reclusa dalla madre a Recanati . Che sognava l ' aria sana della cittá sull ' Arno . Come i detenuti di oggi . Pisano già da oltre due anni , leggo ogni giorno le cose locali sul Tirreno . Ora ho letto un annuncio del servizio ambiente della Provincia : " 29-30 gennaio 1999 . Prima Conferenza sulla qualità dell ' aria nella provincia di Pisa " . Sapete che fra gli effetti della galera c ' è di tramutare le cose più elementari in concessioni regolamentate , sicché l ' aria che si respira diventa " l ' ora d ' aria " : una specie di apnea a intervalli ossigenati . Così ritagliata , l ' aria viene convocata con un grido dell ' agente : " Aria " , e i detenuti si infilano nel loro sfiatatoio . Dunque , chi di noi più interessato alla qualità dell ' aria di Pisa ? Ma tutto questo è solo un pretesto per parlarvi di Paolina , la sorella nubile di Giacomo Leopardi , e dell ' aria di Pisa . ( Mi piace , " nubile " , altri la chiamarono zitella : destino più amaro , avendole Giacomo dedicato la precoce canzone Nelle nozze della sorella Paolina . Nubile vuol dire sposabile , e lei lo fu a lungo e invano , in trattative penose sulla dote , la quale bisognava che fosse appetitosa per quella giovane intelligente e bruttina , doppio difetto . E nubile fa pensare a qualcosa di lievemente annuvolato , una turbolenza in aria chiara , in quella creatura che scriveva : " Unico godimento mio in tutta la vita - quello di mirare il cielo sereno - sicché quando vedi nuvole di ' pure che la tua amica è più triste del solito " ) . Giacomo visse in una prigionia stretta in quella casa maniacale , e invano tentò di fuggirne con una vera evasione , di notte e con carte false . Figurarsi una figlia femmina , che solo il matrimonio avrebbe fatto uscire . " Quello che io posso vedere dalla finestra è sempre sorvegliato da mia madre , la quale gira per tutta la casa , si trova per tutto , e a tutte le ore " . Paolina restò ai suoi arresti domestici fino a un ' età anziana , e perfino il suo carteggio con poche amiche dovette essere clandestino , per scampare al rigore pazzesco della madre . Le lettere arrivavano a un bravo prete alla casa di fronte , lui esponeva una pianta alla finestra , e lei furtivamente andava a ritirarle . Una lettera le arrivò un giorno da Pisa , dove Giacomo era venuto a svernare , e restò memorabile , per quella sorella appassionata , e per tutti gli scolari a venire , e per Pisa . Era datata al 12 novembre 1827 : " Questo lung ' Arno è uno spettacolo così bello , così ampio , così magnifico , così gaio , così ridente , che innamora : non ho veduto niente di simile ... Vi si passeggia poi nell ' inverno con gran piacere , perché v ' è quasi sempre un ' aria di primavera ... " . Così l ' aria " balsamica " di Pisa soffiò fino alla galera domiciliare di Paolina , al suo " orrido e aborrito " Recanati , alla sua " infame aria , vera rovina per la salute , per i denti , per tutto " , " aria essiccatrice di polmoni " . Paolina si compiangeva , come quella che non aveva " per sollievo né un viaggio di Parigi e di Londra , e né pure quello di Sinigaglia ( Senigallia ) " ! Aveva i furori smaniosi e impossibili di ogni carcerato . " Non puoi credere quanto mi abbia tormentata sempre il pensiero che vi sia qualche cosa a questo mondo ch ' io non vi vedrò mai ! e se queste cose poi sono belle , belle assai , come le ghiacciaie della Svizzera , il cielo di Napoli , un ' aurora boreale e Pietroburgo ... " . Soffocò le illusioni d ' amore , e leggeva racconti di viaggi altrui : " Solo amerei che la mia catena fosse un tantino più lenta " . Studiava il Journal des Modes , leggeva il " suo " Stendhal , e traduceva una Vita di Mozart , che l ' avrà fatta pensare all ' affetto fra sorella e fratello , e incitata alla sua parolaccia più temeraria e cara : " Diavolo ! " . Tradusse anche , e questo è particolarmente commovente se si pensa alla sua clausura , il Viaggio notturno intorno alla mia camera di Joseph de Maistre . " Io non sono lieta e non posso esserla che in sogno " . La lettera dell ' adorato Giacomo dovette restarle fissa in mente . Quando una sua amica va ad abitare a Pisa , le invidia la sua fortuna : quella " deliziosa Città ... che in ogni stagione deve essere un soggiorno incantatore " ( 1829 ) . Là , " se io fossi indipendente , vorrei abitare perpetuamente " ( 1830 ) . E " godere di quel caro cielo , e di quell ' aria che io t ' invidio tanto " ( 1833 ) . A un ' altra amica , di passaggio a Pisa , aveva scritto : " Hai fatto bene a scegliere il tuo albergo lungo l ' Arno , del quale Giacomo mi ha fatto una descrizione incantevole " . Paolina uscì da Recanati solo dopo che tutti i suoi furono morti . Anzi , fece passare altri anni . " Io già lo so che mi sono ricalcati i miei ferri da me stessa " . E dopo che la casa - carcere fu prodigalmente rinnovata . " In questo momento alla porta del mio giardino si sta compiendo un bel lavoro - si fa una camera di cristallo per levarmi l ' aria cattiva che mi veniva da quella striscia di mare che si vedeva in quel punto " . Successe nel 1864 , quell ' ergastolo graziato : era una donna libera di 64 anni . Rinnovò il suo guardaroba e lo rese civettuolo . Andò in Emilia , in Umbria , nelle Puglie . Pensava a Napoli : " Spero alle prime benefiche aure di primavera di muovermi di qui e respirare l ' aria di Napoli " ; e finalmente ci andò , nel 1867 , a pregare sulla tomba di Giacomo . L ' anno dopo decise che avrebbe passato l ' inverno a Pisa . Scese all ' albergo sul lungarno , il Victoria , che è ancora lì , il più bello di Pisa . Non riuscì a svernare , ma per poco : morì a Pisa il 13 marzo del 1869 , " dei postumi di un ' infreddatura " presa in gita a Firenze , quando alla primavera mancavano otto giorni . " Ma io ... io non ho vissuto mai " . Ho un libro - antologia di Alessandro Agostinelli e Daniele Luti , Sotto il cielo di Pisa . Ci sono molte notizie sull ' aria di Pisa al tempo che fu . Carlo Goldoni : " L ' aria della città è considerata la migliore d ' Italia " . E Gabriele D ' Annunzio : " Pisa ... primaverile e tutta d ' argento " . Mi ha colpito soprattutto una riga di Charles Dickens : " Non c ' è altro che si muova in Pisa , eccetto l ' aria tiepida " . Noi abbiamo alcune ore d ' aria . A giorni alterni , in un cortile più piccolo e uno meno piccolo . Tre giorni quelli in attesa di giudizio , tre giorni quelli in attesa di niente . La domenica a turno . Ci diamo delle arie . Li chiamiamo l ' aria grande e l ' aria piccola .
Saluto alle 'tribune' della crisi ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Questa nota è , in un certo senso , obbligata , perché avendo dedicato il corsivo di ieri alla " Tribuna " televisiva di mercoledì , non crediamo di poter passare sotto silenzio quella dell ' altro ieri sera che ne ha rappresentato , per così dire , la conclusione . La quale è stata diretta da Luca Di Schiena , interroganti i giornalisti Navarro Valls dell ' ABC di Madrid e Vittorio Bruno del Secolo XIX e partecipanti i delegati dei partiti liberale , repubblicano , socialdemocratico , demonazionale , comunista e democristiano . Ci dispiace di non ricordare il nome del regista di queste " Tribune " , ma siamo sicuri che è bravo ed è un burlone perché ha avuto l ' idea , questa volta , di aprire i primi piani dei politici intervenuti mostrandoci la faccia dell ' on. Malagodi , come al solito , anzi più del solito , ilare , giulivo , cordiale . Per un difetto dell ' audio , evidentemente , non si è sentita in quel momento la sua voce , ma tutti hanno visto che gridava : " Allegria , allegria " . L ' esistenza del presidente onorario del PLI serve a dimostrarci , non fosse altro , che anche i funerali sono una cosa gioconda . Tra tutti gli intervenuti , quegli che più ci è piaciuto è stato il rappresentante del PSDI , che , se non abbiamo capito male , si chiama Puletti . Non è deputato , non è senatore ( a quanto ci risulta ) e non ha un nome proprio perché non gli occorre . Di Puletti deve esserci soltanto lui : quando Dio lo ha visto nato deve essersi detto : " Di questi non ne faccio più " e ha rotto lo stampo . Ricercato dagli antropologi , che sono i più temuti concorrenti dei filatelici , Puletti è il Paganini del PSDI : parla con la testa inclinata a sinistra come se appoggiasse la guancia a un violino ed è l ' ultimo italiano che porta il gilè , Nessuno ha capito ciò che Puletti abbia detto , ma non importa : l ' uso della parola gli è stato concesso perché , avendo deciso di metterlo al mondo , t aut t o valeva costruirlo completo , allora Puletti , temerario , ne approfitta . Con quella dell ' altro ieri sera sono finite - come ha annunciato il collega Di Schiena - le " Tribune " dedicate alla crisi . Non si sa quando ricominceranno , ma se in avvenire la Commissione parlamentare di vigilanza le mettesse in programma per le quattro del pomeriggio , avremmo qualche speranza che verso le 21 accennino a cominciare . Se no , ci avvertano lealmente : seguiteremo a fare i nottambuli , tanto più che le occhiaie ci donano .
L'inarrestabile ascesa di Nicolazzi ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Quando ( sono ormai passati molti anni ) la direttrice constatò che nella biblioteca della scuola di Gattico , un operoso centro del Novarese , mancava un libro giudicato importante non per il suo valore venale ma per i suoi pregi culturali , tale , insomma , da far gola a chi volesse compiere grandi passi sulla strada della ricerca e del sapere , gli scolari vennero inquisiti a uno a uno per accertare chi tra essi si fosse reso colpevole della indebita appropriazione , ma il solo Franco Nicolazzi fu escluso da ogni interrogatorio o perquisizione , essendo radicata in tutti la convinzione che un libro , nella esistenza di quest ' uomo minerale , non avrebbe mai suscitato interesse alcuno . Eppure il cammino del socialdemocratico on. Nicolazzi , la cui ignoranza è fermamente rimasta superiore ad ogni cultura , doveva conoscere prestigiosi traguardi , fino all ' ultimo , di ieri , rappresentato dal ministero dell ' Industria . Non pensate però che Nicolazzi , nel frattempo , non abbia lavorato . Divenutone giovanissimo campione in quel di Gattico , insegnò boccette presso varie accademie di biliardo del Novarese , finché , mandato a Roma dai suoi compaesani al grido : " Liberiamoci di Nicolazzi " , prese a frequentare il PSDI , l ' ultimo partito in Italia dove fa ancora impressione l ' arrivo di un telegramma . Chiamato ben presto in direzione , unicamente per non farlo aspettare in anticamera , Nicolazzi ebbe l ' incarico di aprire i dispacci e di passarli poi all ' on. Cariglia , che ne doveva dare lettura , ciò che quest ' ultimo faceva non senza qualche esitazione , premuto dall ' on. Averardi il quale , avendo già persuaso tutti che non sa scrivere , è sempre più ansioso di dimostrare , per doverosa coerenza , che non sa neanche leggere . Invano i suoi colleghi gli assicurano che nessuno ritiene necessaria questa prova e che tutti gli credono sulla parola . Adesso l ' on. Nicolazzi è ministro dell ' Industria e già se ne sono visti gli effetti . Molte compagnie turistiche hanno già organizzato viaggi in pullman bisettimanali per far vedere Nicolazzi che fa il governante e intanto l ' industria italiana si è rivelata la più forte del mondo non avendo subito la benché minima scossa alla notizia della nuova nomina . Il neo ministro ha già disposto l ' installazione di un biliardo nella sala delle riunioni e ha già avvertito i suoi collaboratori che le partite verranno spesso interrotte da pause di riposo , intendendo egli rimanere fedele alla regola della stia vita , che si può riassumere in queste poche , rassicuranti parole : Nicolazzi - non si strapazzi .
Le sospensioni canoniche ( Fortebraccio , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Mentre i sacerdoti che stanno dichiaratamente con i comunisti e notoriamente votano Pc vengono il più delle volte sospesi " a divinis " , vale a dire che è loro proibito celebrare gli uffici del culto e la Messa , l ' arcivescovo Marcinkus ( ne dava ampio conto ieri anche questo nostro giornale , che ha pubblicato , in più , una gustosissima vignetta di Chiappori ) per avere , a dir poco , trafficato con i miliardi , lui prete che dovrebbe ( ma non è sicuro ) avere letto i Vangeli , è stato finalmente sospeso " a viaggibus " . Veramente in latino i viaggi all ' estero si chiamano " peregrinationes " ma noi preferiamo dirlo così , alla macheronica , anche per aiutare quelli del PSDI a capire senza fatica . Andiamo piano prima di gioire per il provvedimento preso nei confronti del prelato americano presidente dello IOR ( Istituto opere di religione , cioè , fuori di ogni ipocrisia , Banca del Vaticano ) perché prima egli si recava spesso all ' estero e ora invece starà sempre qui a combinare i suoi supposti pasticci finanziari . È vero che con la scusa di andare a organizzare i viaggi del Papa avrebbe potuto ( se hanno un fondamento i sospetti da lui suscitati ) trasferire facilmente capitali oltre frontiera . Certo è che una volta ci è capitato di vedere l ' arcivescovo Marcinkus alla stazione . Aveva con sé una valigia che ci è sembrata a doppio fondo , munita di rotelle . Prima di prendere posto nel suo scompartimento si è fermato un attimo per prenotare la colazione , i signori si possono accomodare . Allora non essendo stato ancora colpito da sanzioni canoniche non era certamente sospeso " a ristorantibus " . Adesso dovrebbe accontentarsi di un cestino , ma il Codice Canonico , che papa Wojtyla conosce con qualche approssimazione , non prevede la sospensione " a Coca - Colibus " , specialmente , com ' è giusto , per il clero americano . Pare che al Pontefice sia molto dispiaciuto di dover lasciare a casa questo suo prezioso ( è il caso di dirlo ) organizzatore di viaggi . Ma la conferenza episcopale spagnola è stata irremovibile e tutti i vescovi iberici , dopo essersi assicurati che nessuno gli aveva ancora " scippato " il portafoglio , si sono opposti all ' ingresso di Marcinkus nel loro Paese . Hanno avuto partita vinta , infine , sebbene la piccola ma vivace battaglia abbia contato qualche vittima : il vescovo che era venuto a Roma per prendere gli ultimi accordi sul viaggio papale e il cardinale di Barcellona che avrebbe voluto che Sua Santità dormisse nella capitale catalana , e non a Madrid . Problemi grossi . Invece Giovanni Paolo ripartirà immediatamente da Barcellona senza neanche un piccolo riposino . Si è auto sospeso " a pisolinibus " .
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Roma . Poiché è finita male , della storia di Alfredo nel pozzo restano angoscia e rabbia . Passi per le immagini della più terribile trasmissione televisiva . Passi per la tensione che in certi momenti ha stremato gli italiani . Quello che è difficile perdonare ( forse in nome soltanto delle emozioni e non della ragione ) è la voce del bambino che tutti abbiamo troppo bene udito e chiuso nella memoria . Molti di noi fuggivano udendo quel pianto amplificato , quelle invocazioni : il bambino Alfredo , struggente e cardiopatico di sei anni , aveva fiducia in Nando , il vigile del fuoco che era tutti noi al quale chiedeva uno yogurt col cucchiaino di ferro . Si dirà e scriverà molto su questa tragedia . E sulla trasmissione . E su Pertini , caparbio e stupendo vecchio che rappresentava tutti gli italiani . E sugli italiani bravissima gente che hanno fatto le cinque , le sei , le sette del mattino davanti alla televisione , piangendo , menando pugni , urlando di speranza , abbattendosi nella disillusione . Grande pasto per i tecnici e gli studiosi delle comunicazioni di massa , gli psico - psicologi e i socio - sociologi scatenati . È stato anche il festival della proiezione : tutti eravamo Alfredo nel pozzo , tutti eravamo la sua forte madre ( donna pratica e incredula ) , tutti eravamo Pertini che abbandona la crisi del governo , ma , più d ' ogni altro personaggio , tutti eravamo i vigili del fuoco , quei meravigliosi , generosi , audaci , pacifici , buoni vigili che scavavano , parlavano , agivano come forti giganti . Erano gli stessi vigili del fuoco , come razza , del Friuli e dell ' Irpinia : facce senza retorica , braccia dure . Quel povero Pastorelli , loro comandante , forse era poco « proiettivo » : chi voleva essere lui , nel cuor della notte , a non sapere che fare , quale decisione prendere , quale santo chiamare in soccorso ? Ma , meno di tutti , gli italiani si sono identificati nel ministro degli Interni , Virginio Rognoni , il quale stava lì immobile davanti alle telecamere , elegante e compunto , invece di stare al Viminale a fare il suo mestiere . E crediamo che il suo mestiere sarebbe stato , durante la terribile notte fra venerdì e sabato , quello di far squillare tutti i telefoni e le radio di ogni gruppo speciale , di ogni scuola ginnastica di polizia , di sommozzatori , alpini , uomini ragno ; di far squillare i telefoni di tutt ' Europa alla ricerca di una dozzina di esseri umani piccoli , resistenti e abili da mandare giù nel foro . Rognoni , se tutti noi fossimo stati lui , avrebbe fatto partire elicotteri e jet per portare sul posto speleologhi americani , russi , tedeschi , di ogni patria . Molti hanno detto e pensano : quanto chiasso per una triste singola tragedia infantile , mentre tante sciagure si consumano . A cominciare da quella siciliana in cui due bambini sono affogati proprio in un pozzo . Storia finita in una breve notizia sulle colonne dei giornali . È vero , e ragione vorrebbe che si mantenesse il senso delle proporzioni . Ma l ' emotività ( che è una cosa seria non meno della ragione ) altera la razionalità . È un dato di fatto . Sicché a dispetto apparente della ragione , la triste storia di Alfredo nel pozzo ha sconvolto la nostra vita : volevamo salvarlo tutti e tutti avremmo dato una parte di noi stessi per averlo vivo , perché eravamo lui e non lo sapevamo . Per questo ci sono sembrate enormità , forse bestialità , certe « sfortunate coincidenze » ( come le ha benevolmente qualificate la cronaca televisiva ) che hanno ucciso sia il vero Alfredo Rampi , sia il bambino che ognuno porta in sé . La tavoletta gettata in modo idiota nel pozzo , così da ostruirlo per sempre senza poter più utilizzare la sua apertura . La galleria laterale che si è fermata moltissimi metri più in alto del luogo in cui si supponeva che Alfredo fosse ( ed a prescindere dal fatto che il povero bambino nel frattempo fosse precipitato molto più in basso ) . E poi quella storia del pertugio da trenta centimetri che ha costretto alla caccia al nano ci è sembrata poco credibile : non siamo tecnici , ma roccia o no , in tante ore una banale raspa , una lima avrebbe potuto far guadagnare i centimetri bastanti per consentire il passaggio , se non di un granatiere almeno di un normale ragioniere . Invece nessuno ha allargato quel buco e nessuno ha provveduto a chiedere personale adatto in Italia e all ' estero . Quando un megafono ha gridato : « Si cerca una persona veramente magra per scendere giù » ( era passata mezzanotte da poco ) abbiamo capito che Alfredo sarebbe morto . E lo abbiamo capito ancora di più , ma con quanta rabbiosa disperazione , quando è stato annunciato il turno del « tappezziere di Acilia » . In quel momento il dramma , già aperto alla tragedia , è diventato un grottesco , un incubo . Piangi , piangi bambino Alfredo negli amplificatori gentilmente prestati dalla RAI : non avrai né il tuo yogurt col cucchiaino di ferro , né la coperta calda e neppure Mazinga che il buon Nando ( Nando che ha la faccia dei papà che vogliono bene a tutti i bambini ) ti ha promesso . Alfredo è morto e il magistrato di turno dirà se è omicidio colposo ; i tecnici diranno se si poteva fare di più e di meglio . Ma quel bambino è morto annegato nelle bugie perché nessuno era in grado di salvarlo . Adesso sappiamo che un sistema semplicissimo per salvare Alfredo sarebbe stato quello usato dai petrolieri quando vogliono chiudere un pozzo . Fanno così : mandano giù nel profondo un cannello collegato a una bombola . La bombola contiene polistirolo liquido e il pozzo si riempie di polistirolo espanso , che sarebbe quella morbida e leggera plastica bianca degli imballaggi . Bastava mandare il cannello sotto Alfredo ( nelle prime ore ) e non sarebbe mai più caduto di sotto . Oppure il pallone : bastava mandare un pallone speciale sgonfio e legato a un tubo sotto Alfredo e poi gonfiarlo . Il bambino sarebbe stato protetto . Forse così avrebbero fatto nell ' Oregon o nell ' Ohio . O a Stoccolma o a Bonn . Non sappiamo . Forse invece Alfredo sarebbe morto egualmente , ma ci piace pensare che quel bambino poteva essere salvato : ce lo dice l ' istinto e l ' istinto non è sempre da buttar via . Alle 22.30 Alfredo piangeva . Che insopportabile pianto quel pianto . Anche Pertini ( che nel pomeriggio lo aveva udito in cuffia ) ha avuto un sobbalzo : « Fate silenzio lì » ha gridato . Ed è stato l ' unico moto del presidente . È rimasto in piedi , immobile , monumento alla partecipazione per ore e ore . E tuttavia non si può tacere sul fatto che l ' arrivo non tanto di Pertini quanto del suo seguito è stato , nel pomeriggio , invadente : una marcia inattesa sul teatro delle operazioni che ha frantumato la tensione , ha fatto sbandare la folla che da silenziosa e composta si è fatta vociante ( « viva Pertini , viva il Presidente » ) e capricciosa : ha solleticato la vanità di chi ha preferito deconcentrarsi e andare a riverire il seguito presidenziale . La piana di Vermicino in cui la tragedia di Alfredo si è consumata , ha conosciuto nelle ore una lenta e orribile metamorfosi : si è trasformata in un circo equestre e in un sepolcro . La richiesta di « un nano » ( e subito comparve , per fallire se ricordate , il nano Claudio ) ha solleticato le fantasie . Ieri mattina intorno al sepolcro in cui Alfredo si era spento era radunata una corte dei miracoli : giovani di colore , nani gibbosi , relitti umani spiritati e vocianti , ciascuno accompagnato dal suo manager , si sono messi in fila per fare l ' esperimento . Ognuno si aspettava di poter vincere ; e brandivano strumenti artigiani fabbricati nella notte , cappiole e laccioli , cinghie e bracciali a cremagliera . A tutti , e brutalmente , è stato detto di no . Per la verità abbiamo avuto la sensazione che alle sette di ieri mattina fosse stata decretata la morte di Alfredo , grazie alla testimonianza dell ' ultimo soccorritore che alle 6.36 aveva potuto toccare il braccio della vittima trovandolo irrigidito e freddo . A quel punto , tornato lo speleologo alla superficie , il grande gioco per salvare Alfredo è finito : la madre ha potuto finalmente crollare e seguitare a morire nelle lacrime ; tutti noi abbiamo potuto spegnere il televisore , portatore di lutti e di rovinate speranze . La RAI ha trasmesso la più lunga diretta della sua storia : 18 ore consecutive . Indice d ' ascolto prossimo alla totalità . Si dava la morte in diretta che ( come il sesso e il denaro ) ottiene gradimenti altissimi . Ma non c ' era soltanto la RAI o le private : la catena americana ABC ha capito subito l ' importanza della storia e si è piazzata per prima . Le altre sono arrivate di carriera . Reporter americani e italiani si sono insultati mentre Alfredo agonizzava . Nella notte , la prima , si sono avute grandi cazzottature . Nella notte , la seconda , gruppi di ubriachi hanno sciamato fra le poche case di Vermicino arrecando tormento alla famiglia della vittima . Ma la grande Italia generosa e strappacore , sicuramente un po ' kitsch , quella che vede Portobello e si entusiasma , l ' Italia che ha le semplici e solide tradizioni della piccola borghesia era ( ed ancora è , in queste ore ) solidale con Alfredo , parla di Alfredo , non discute d ' altro . Ognuno , se andate nei bar e nei ristoranti , ha la sua formula sicura per assicurare la corda al braccino infangato del bambino che non grida più . Tutti si proclamano certi che fu commessa una grandissima ingiustizia , un sopruso tremendo . Un volontario con la testa poco a posto ieri gridava che « questo è lo schifo della società dei nostri giorni » . Gli ha risposto qualche cenno di assenso . Tutti si sono commossi quando si è presentato , erano le 3.10 di ieri mattina , il ragazzo Pietro Molino , napoletano di 16 anni che essendo emaciato e gracile ne dimostra nove . Caro ragazzo napoletano , Pertini ti aveva già abbracciato quando un giudice guastafeste ha bloccato tutto per mancanza del consenso paterno . Il giudice ha certamente commesso l ' errore di far conoscere il suo divieto ( mentre si doveva volare contro le ore , i minuti e i secondi ) dopo un ' ora di inutili imbragamenti e istruzioni . Commozione per l ' intrepido adolescente napoletano , indignazione popolare contro il magistrato . Commozione e risa e vergogna , quando si annuncia al microfono , come se fosse un teatro in piazza , il tentativo di « Er microbo der Tufello » , tal Luciano accompagnato dal padre . Fallisce il primo , fallisce il secondo : l ' impressione è che i soccorsi siano allo sbando ; che i dirigenti manchino di fantasia ( stremati come sono ) , che gli uomini alla macchina , alle funi e nella terra siano sfiniti . Alfredo , anche se non lo sappiamo con certezza , muore con lo spuntare dell ' aurora . Ha avuto sempre più freddo , ha pianto sempre più sommessamente , si è rannicchiato in una sacca del cunicolo e lì si è spento . Lo raggiunge l ' ultimo volontario che non riesce ad ammanettarlo ( ormai il sole sfolgora ) e che rinuncia . Siamo morti tutti ieri mattina alle 6.36 mentre gli speakers dei canali televisivi si rimandavano banalità di circostanza e si gratificavano reciprocamente dicendosi « esatto » , fino a trenta volte in un quarto d ' ora . Sono passati su questa scena il contorsionista francese , il sardo Angelo Cossu e un nano di una TV privata . Passeggia , inosservato , Agostino Greggi , missino ex democristiano . Il terreno è cosparso di lerciume : c ' è aria di stadio , di Lourdes , di festa campestre . I curiosi hanno calpestato tutto , si sono sparsi ovunque , hanno tenuto sotto pressione con il loro alito i vigili del fuoco . Al mattino , quando tutto è finito , le forze dell ' ordine diventano di colpo severe e superciliose : di qui non si passa , favorisca i documenti . C ' è un tubo dal diametro di trenta centimetri ; al primo sole del mattino i saltimbanchi che aspirano cimentarsi nel cunicolo in cui giace Alfredo , tentano di entrare nel tubo : è un test , come la scarpa di Cenerentola . Ma è inutile . Vola una polvere rossastra che acceca e la canicola è temperata dal vento . Sta per arrivare la nuova trivella .