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> anno_i:[1970 TO 2000}
StampaQuotidiana ,
Londra , 29 . « Tieni duro » ha sussurrato Carlo principe di Galles alla sua principessa velata che aveva appena invertito i nomi dello sposo nella formula matrimoniale , dicendo Filippo Carlo anziché Carlo Filippo Arturo Giorgio . Nessuno dei duemilaseicento presenti alla cerimonia ha sentito questa sua non ufficiale tenerezza , una minoranza dei settecento - cinquanta milioni di spettatori televisivi è riuscita ad afferrarla . All ' interno della più fastosa , solenne , enfatizzata , costosa ( due miliardi e mezzo di lire ) , pubblica , cerimonia nuziale , lo sposo reale è riuscito ad avere per sé e per la sua sposa un attimo privato e quasi segreto . E la sposa , appena uscita dalla chiesa , gli ha dato un ' impercettibile gomitata , ridendo di cuore , come del resto durante la cerimonia i due sono apparsi seri e sorridenti , abbastanza tranquilli da scambiarsi occhiate di conforto , più felici che commossi . Insomma , e riesce difficile pronunciare il banale aggettivo , fastidioso se riferito ai membri di una monarchia , innamorati . Carlo , principe di Galles , era « stupendo , divino , fantastico » almeno secondo le grida di centinaia di migliaia di donne frenetiche schiacciate lungo il percorso del corteo : in alta uniforme della Marina , per speciale concessione della regina , la lunga giacca blu coperta di decorazioni d ' oro e di medaglie , attraversata dalla fascia azzurra . Del resto , come resistere ad un uomo che regalmente saluta con la mano guantata di bianco , dentro un cocchio scoperto dipinto d ' oro su fondo rubino , foderato di raso rosso , tirato da quattro cavalli , con valletti e cocchieri vestiti di rosso e oro , che erano poi poliziotti armati , devotamente travestiti ? Queste precauzioni , tenute segrete , erano state decise per tutte le carrozze della famiglia reale , dopo che , dieci giorni fa , due uomini al servizio della Casa reale erano stati arrestati perché in possesso di esplosivo . Così al cocchio delle fate che ha portato Lady Diana alla Cattedrale , l ' unica carrozza chiusa di tutto il corteo , erano stati applicati nuovi vetri anti - bomba . Dentro si vedeva solo una grande nuvola di tulle perché la sposa aveva avuto il colpo di genio di velare , contrariamente alla tradizione della famiglia reale , il bellissimo viso . Poi , quando Lady Diana è scesa dal cocchio , mentre qualcuno sosteneva suo padre , Conte Spencer , grosso e sofferente di cuore , finalmente si è vista la monumentale e finora segreta opera dei due coniugi Emanuel : certo romantica , e adatta a far singhiozzare qualsiasi giovinetta che vede come culmine della sua vita il giorno del matrimonio , ma troppo ingombrante e persino goffa , sulla figura solitamente molto delicata della ragazza . Eccone gli indimenticabili particolari : di taffettà di seta inglese , con la gonna crinolina sopra una decina di gonne di tulle ; con scollatura profonda circondata da volants di pizzo antico , maniche eccessivamente gonfie , chiuse al gomito da volants di pizzo . Il tutto cosparso di scaglie di madreperla come il lungo velo . Mentre lo strascico , che qualunque bambina immaginerebbe disegnando una sua regina , era di taffettà bordato di pizzo e lungo otto metri . Gli orecchini di diamanti erano un regalo della ricca madre , il diadema di brillanti un prestito della regina . Nelle mani la sposa teneva un bouquet a cascata di rose gialle , gardenie bianche e mirto . D ' altra parte questo era il costume più adatto per il personaggio della principessa giovane e bella , della degna futura regina composta e dignitosa , che Lady Diana aveva il compito di interpretare in questo spettacolo straordinario , che forse non si ripeterà mai più e che doveva contemporaneamente confermare una storia d ' amore seguita da tutto il mondo , esaltare un matrimonio reale , ingigantire il prestigio della monarchia attraverso l ' autentica , immensa , partecipazione popolare , dimostrare al mondo che l ' Inghilterra è grande e unita perché ha questa regina , questo principe e adesso questa principessa , la quale promette a un popolo , come mille anni fa , di assicurare la continuità della monarchia e la sua stabilità indistruttibile e rassicurante , di erede in erede , in un mondo instabile , distruttibile , insicuro . E quindi la pompa , lo sfarzo , il cerimoniale , l ' etichetta , la tradizione : i cavalli , i cavalieri , le carrozze ; i valletti , gli scudieri , i palafrenieri ; le divise rosse e le corazze d ' argento , gli elmi d ' oro e le spade luccicanti , i tricorni di velluto e le polpe di seta ; le nappe , i ricami , le piume , gli alamari , i colbacchi , le decorazioni , i nastri e le alte cinture di seta ; i pizzi , gli stemmi , le insegne , il tutto , più entusiasmante soprattutto per i bambini , e anche più sontuoso e in qualche modo concreto , delle più attente ricostruzioni storiche o feste o palii in costume . E all ' interno della chiesa dorata , regnanti e re spodestati , capi di Stato potenti e insignificanti , la vasta famiglia reale inglese e poi tutte le persone che l ' erede al trono ha voluto al suo matrimonio perché in qualche modo hanno contato nella sua vita . Maestri di scuola e di sci , guardiani di tenute e custodi di case , compagni di classe degli anni tristi della sua giovinezza e qualche ex fiamma , come l ' attrice Susan George . Le signore della famiglia reale tutte vestite in corto color pastello : la regina esultante per avere accasato come si deve l ' erede al trono in turchese pallido , la regina madre in verde pallido , la principessa Margaret molto dimagrita in salmone pallido , la principessa Anna in bianco e giallo pallido . Tutte le signore invitate avevano prediletto il blu smalto , il rosa e il crema : sia l ' ex signora Spencer , madre di Lady Diana , che la signora Spencer , attuale moglie del padre di Diana , avevano scelto lo stesso colore , l ' azzurro madonna . Spettacolo ridicolo , noiosa perdita di tempo , volgare esibizionismo , insultante spreco , cerimonia inconsulta , pompa sorda all ' inquieta e drammatica situazione del paese ? Può darsi : ma d ' altra parte in quale altro modo può sposarsi un erede al trono , il cui compito , come dice il suo motto , è « servire » , cioè farsi vedere , fotografare , inseguire , pubblicizzare , e poi incontrare gente , stringere mani e dire battute scherzose , come i suoi sudditi vogliono e soprattutto come vogliono gli uomini politici ( e la signora Thatcher ) perché esibisca il prestigio formale di un paese in crisi ? E poi , dicono gli inglesi , meglio vedere una bella coppia principesca e senza potere politico dentro un cocchio dorato tirato da cavalli e circondato da cavalieri in alta uniforme , che un pesante e vecchio ministro accanto alla sua eccitata signora , carico di potere , dentro una macchina blindata e circondata da guardie del corpo con mitra e motociclisti vestiti da guerre stellari . E non è forse allarmante pensare a Nancy Reagan come ad una autoeletta regina ? Questa mattina la moglie del presidente americano come sempre molto benedicente , assisteva alla cerimonia vestita di rosa . Il quotidiano « The Guardian » sostiene che Reagan vuole cambiare la Costituzione americana per creare per sé e per la sua scatenata signora un degno futuro : creare cioè al di sopra della figura del presidente politico , un ruolo rappresentativo , e a vita , che toccherebbe ovviamente a lui . La signora Reagan che è accompagnata a Londra dal capo del cerimoniale della Casa Bianca , sarebbe venuta qui soprattutto per imparare le regole dell ' etichetta reale e per prepararsi , come sogna , a un ruolo di regina , sia pure senza corona . Meno fiabesco , ma forse ancora più sorprendente del matrimonio principesco , è stato lo spettacolo che ha offerto Londra in questi giorni : per nessun avvenimento , in nessuna parte del mondo , si era mai vista tanta folla entusiasta , un milione di persone che ha acclamato il principe e la principessa di Galles , che ha cantato commosso Dio salvi la regina e che l ' ha ostinatamente chiamata perché si affacciasse per la terza volta al balcone del palazzo . Verso le quattro del pomeriggio i due principi , visibilmente felici , hanno lasciato Buckingham Palace nel landò reale circondato da guardie a cavallo ; sul retro , qualcuno aveva attaccato il tradizionale cartello « just married » con cuori trafitti , e una selva di palloncini d ' argento con i loro ritratti . Carlo era vestito di grigio , Diana portava un abito rosa salmone con il bolero a maniche corte e il colletto di organza bianco , un cappellino piumato da paggio sulla bella testa e al collo un ' alta collana , certamente antica , con cinque file di perle e gocce di brillanti . Alla stazione di Waterloo i principi di Galles sono saliti su un treno non reale ma del governo che li ha portati dove trascorreranno i primi tre giorni della loro luna di miele : a Broadland , nello Hampshire , nella casa dove sino a due anni fa ha vissuto Lord Mountbatten , morto assassinato in Irlanda , prozio molto amato di Carlo . Anche Elisabetta , col marito Filippo , trascorse in quella casa nel 1947 i primi giorni del suo matrimonio . Il primo agosto sarà lo stesso Carlo a portare la moglie con un jet dell ' Air Force a Gibilterra , dove si imbarcheranno sullo yacht reale Britannia per una luna di miele di quindici giorni nel Mediterraneo : finalmente soli con un equipaggio di trecento persone .
StampaQuotidiana ,
Tel Aviv , 9 . Menacem Begin sta progettando una risistemazione della carta geografica ( e degli equilibri politici ) del Medio Oriente ? È questo l ' interrogativo suscitato stasera dalle notizie che giungono dai fronti libanesi . L ' operazione « pace in Galilea » , che stando alle dichiarazioni del governo israeliano avrebbe dovuto limitarsi a ricacciare i palestinesi verso le zone centrali del Libano , sta infatti diventando una guerra con più protagonisti , né più né meno che il quinto conflitto arabo - israeliano . Un comunicato del ministro della Difesa Ariel Sharon ha reso noto , nella tarda serata , che le forze israeliane hanno attaccato il corpo di spedizione siriano in Libano . Non più gli scambi di artiglieria degli ultimi due giorni ma un colpo tremendo - e forse decisivo - al potenziale bellico e al prestigio politico del regime di Damasco . Tutte le batterie di missili terra - aria Sam 6 che i siriani avevano disposto nella valle della Bekaa , sono state distrutte . E negli scontri aerei che hanno preceduto e seguito il « raid » contro le postazioni missilistiche , gli israeliani hanno abbattuto 20 Mig siriani . Ma la spinta contro le forze di Damasco non si è fermata a questo . Calate lunedì , con una spettacolare azione aviotrasportata , sui bordi della strada Beirut - Damasco , le truppe di Israele hanno stasera preso il controllo di questa arteria da cui passano la gran parte dei rifornimenti per il corpo di spedizione siriano e per le milizie dell ' OLP . Il controllo della Beirut - Damasco significa per il capo di stato maggiore israeliano , generale Eytan , il raggiungimento di due fondamentali risultati . Non solo i siriani si trovano ora preclusa la loro maggiore via di ritirata , ma essi sono da stasera divisi in due monconi . La parte più grossa del contingente nella valle della Bekaa , e una parte più ridotta - dunque alla totale mercé delle avanguardie di Israele - dislocata attorno a Beirut . Ma ci sono altri e concreti segni che dimostrano come l ' invasione del Libano avesse obiettivi assai più estesi e ambiziosi di quanto il governo di Gerusalemme non avesse detto . Come si ricorderà , l ' operazione « pace in Galilea » era stata presentata come un tentativo di « bonificare » il sud del Libano dalla presenza delle milizie dell ' OLP . Per realizzare un tale obiettivo , il governo israeliano aveva detto che le sue truppe sarebbero avanzate di circa quaranta chilometri dalla frontiera tra Israele e il Libano . Ma tra ieri pomeriggio e stasera , è divenuto chiaro che le intenzioni di Begin non erano così limitate . Gli israeliani sono infatti nelle immediate vicinanze di Beirut . Stasera è caduta , dopo un ' accanita resistenza opposta dai palestinesi , la città di Damur , a quindici chilometri dalla capitale . Damur era il maggiore caposaldo dell ' OLP sulla strada per Beirut , ed il più vasto deposito di armi e materiali della struttura militare palestinese . Intanto la periferia di Beirut viene bombardata dal mare , e continuano le incursioni aeree israeliane . Così , un ' impressione che ancora ieri sera si affacciava vaga alla mente degli osservatori , s ' è fatta in queste ore assai più nitida . Begin e il suo esercito stanno puntando ad annientare il comando politico - militare dell ' OLP , e per riuscirvi potrebbero anche decidere un attacco finale contro Beirut . Secondo una delle radio libanesi , Yasser Arafat è stato ferito gravemente , oggi pomeriggio , da una bomba caduta sull ' edificio dello stato maggiore dell ' OLP . La notizia è incerta , probabilmente non vera . Ma è sicuro che a questo punto il leader palestinese starà studiando - e non è facile - come mettersi in salvo . Se infatti gli israeliani continuano la loro avanzata , e si congiungono con le milizie falangiste cristiane di Bechir Gemayel , le loro azioni successive saranno queste : 1 ) neutralizzare le truppe siriane attorno a Beirut ; 2 ) iniziare la caccia ai capi palestinesi . E poiché l ' aeroporto di Beirut è chiuso , gli israeliani non esiteranno a sparare contro qualsiasi aereo si levasse in volo , pensando che a bordo potrebbe esserci Arafat . Ora , quali sono le intenzioni di Eytan e del ministro della difesa Sharon ? L ' « Haaretz » , il quotidiano laburista , s ' era posto stamane questa ed altre domande . Se , cioè , i piani dello stato maggiore e del governo di Israele fossero cambiati negli ultimi due giorni , e se davvero la tesi di Sharon avesse trionfato sulle esitazioni di Begin . La tesi del ministro della Difesa è nota . Sharon pensa da tempo ad un Libano « libero » , controllato dai cristiani falangisti , svuotato dei palestinesi e protetto da Israele . Ebbene , stasera ( anche se l ' incalzare degli eventi impedisce analisi sufficientemente precise ) molti segni inducono a pensare che il piano del Governo israeliano sia proprio questo . Annientare fisicamente l ' OLP , ribaltare i rapporti di forza in Libano , rifare la faccia politica della regione . In ogni caso , è ormai chiaro che l ' operazione « pace in Galilea » non si concluderà in pochi giorni . Durerà molte settimane , se non molti mesi . E se nel Governo di Gerusalemme prevarranno davvero le tendenze più radicali ( appunto la visione di Ariel Sharon ) , allora questa guerra del Libano che era iniziata come una delle crisi « minori » del Medio Oriente ( minore rispetto alle guerre del passato ) , si rivelerà come una delle più esplosive e più cariche di rischi per la pace mondiale . Quel che sta avvenendo in Libano può sembrare allettante per i dirigenti di Israele . Ma quanto lo è per gli altri : per l ' Europa , per l ' Egitto post - sadattiano , per l ' Unione Sovietica ? Il sommovimento di questa regione si presenta stasera , insomma , più profondo e grave di quel che era sembrato appena tre giorni fa . Tra l ' altro , esso è stato scatenato sulla spinta d ' un ragionamento politico assurdo . Begin e i suoi hanno creduto infatti , ancora una volta , di poter eliminare l ' OLP come avversario ed interlocutore . Ma essi hanno dimostrato di avere la memoria corta , di non ricordare che tentativi del genere , dal Settembre nero di dodici anni fa sino all ' ultima operazione in Libano dell ' anno scorso , ne erano già stati fatti . È che ogni volta l ' organizzazione palestinese è riaffiorata dal buio delle sconfitte più solida e combattiva di prima . D ' altra parte basta scorrere i giornali di Israele , che cominciano a riempirsi degli annunci mortuari dei soldati caduti nella guerra del Libano , per capire che gli anni passano e che le cose non sono più identiche a prima . « Partecipiamo al dolore della famiglia R . per la morte del figlio M . » . « Le nostre condoglianze per la morte del capitano G . , caduto nell ' adempimento del suo dovere » . Gli annunci di questo tipo sono già numerosi , e intanto ai cimiteri di Tel Aviv e Gerusalemme è un seguito di commosse cerimonie funebri . Israele s ' accorge che l ' operazione « pace in Galilea » è già molto costosa . Sino a stasera , le cifre delle perdite subite ( aggiornate a martedì sera ) sono di trentasei morti e centocinquanta feriti . E dunque assai più alte ( tre o quattro volte più alte ) che in quell ' altra guerra del Libano che fu 1'«operazione Litani » nel '78 : infatti i morti furono allora , in un ' intera settimana , soltanto diciotto . L ' esercito israeliano ha avanzato come sempre , fulmineo e terribile , e ormai tiene sotto controllo oltre la metà del territorio libanese . Ma questa volta ha incontrato da parte dei palestinesi una resistenza molto più dura e coraggiosa delle altre volte . I portavoce militari lasciano capire chiaramente che è questa « la vera sorpresa » dei tre giorni di operazioni in Libano . E la radio ha trasmesso varie interviste con soldati sul fronte , in cui i giovani israeliani hanno parlato dei fedayn dell ' OLP come di « validi e coraggiosi » combattenti . Ancora stasera , la situazione sul terreno dimostra che sgominare l ' avversario non è più facile come un tempo . Circondata da quarantott ' ore , colpita dal mare e dall ' aria , Sidone non è ancora caduta . Certo , portando le vittime civili da centinaia e centinaia a migliaia e migliaia , gli israeliani potrebbero occuparla in mezza giornata ; ma questo è un prezzo che Begin vorrebbe non pagare , ed ecco che Sidone resiste . Roma . « La Santa Sede continuerà ad operare , per quanto possibile , affinché questa dura prova sia abbreviata e le armi cedano il posto alla tregua e al negoziato » ha dichiarato ieri papa Wojtyla a proposito del conflitto in atto nel Libano in un vibrato appello per la cessazione del fuoco . Dopo avere espresso « profonda pena » per le « centinaia di vittime » e per quanti « innocentemente soffrono la violenza e sono costretti , in preda al terrore , ad abbandonare le loro case » , Wojtyla ha denunciato i rischi di un allargamento del conflitto all ' intera area mediorientale : « La stessa pace mondiale » ha aggiunto « potrebbe esserne minacciata » . Ha auspicato infine che l ' appello dell ' ONU per un cessate il fuoco venga accolto .
La verità nelle mani del coroner ( Coen Leonardo , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Londra , 21 . Il cadavere di Roberto Calvi è da tre giorni là dentro , nella « city mortuary » di Moor Lane Street , sotto lo squallido edificio a tre piani , tutto cemento grezzo della Milton Court , una lugubre serranda nera abbassata che viene sollevata soltanto per far passare le auto con le bare , un guardiano dai capelli rossi che protegge la privacy dell ' obitorio e tiene lontano i curiosi . Sul corpo del finanziere milanese non ci sono tracce né di ferite , né di lesioni o di violenza . Al secondo piano di questa corte , l ' ufficio del coroner Paul , il magistrato che deve stabilire se il finanziere italiano si è ucciso , impiccandosi sotto un ponte sul Tamigi , o se è stato « suicidato » , è sbarrato . Inutile suonare . Ma in Moor Lane finora non si è fatto vivo nessuno : non la moglie di Calvi , signora Clara , che da qualche tempo se ne stava a Washington , dove probabilmente avrebbe dovuto raggiungerla il marito , non il figlio Carlo , che pure Londra la conosce bene per averci trascorso qualche mese quando frequentava uno stage dell ' Hambros Bank , non la figlia Anna che l ' anno scorso i vicini di casa a Milano in via Frua , vedevano spesso piangere straziata dalle vicende giudiziarie e dagli scandali del padre . Persino gli avvocati di famiglia ritardano il viaggio e con loro il perito di parte civile prof. Giusti . L ' appuntamento con le autorità inglesi è rinviato a domani , infatti per il primo pomeriggio è previsto l ' arrivo dei legali e dei familiari . I conoscenti della City si sono volatilizzati : « Calvi ? Quasi uno sconosciuto » , eppure era socio del riservato St . James Club . « Il signor Calvi ? È parecchio che non lo vediamo » . La polizia brancola nel buio , è costretta a lanciare appelli per scovare possibili testimoni , il « Times » insiste sul mistero . Lo stesso Hugh Moore , comandante della stazione di polizia della City , oggi si è limitato a dire che « non ci sono ancora prove dalle quali risulti che la morte è stata provocata da cause diverse dal suicidio . Il caso è ancora oggetto di indagini e così pure le circostanze : restiamo aperti ad ogni ipotesi fino a quando il nostro lavoro non sarà completato » . La stazione di Polizia è a Snow Hill , dietro il mercato all ' ingrosso delle carni da macello e poco lontano c ' è 1'Old Bailey , il tribunale più famoso di tutta l ' Inghilterra . Il ponte del mistero dista cinque minuti a piedi : Black Friars Bridge , il ponte dei domenicani . Dipinto di celeste , con la statua della regina Vittoria , protetto dal motto « Domine dirige nos » un ponte della rivoluzione industriale che collega il South Wark alla City , alla Cattedrale di San Paolo . Ecco la prima arcata , sulla sinistra , guardando la forte corrente limacciosa che trascina alla foce detriti , rifiuti . C ' è una stradina per i pedoni , un lungo Tamigi che costeggia l ' argine , protetto da un robusto parapetto , qui le maree sono di sei metri . I lampioni , il fracasso assordante della strada che costeggia il fiume , la sera la luce fioca dei lampioni moderni e brutti ... Come si può pensare di impiccarsi proprio qui sotto ? L ' arcata è irraggiungibile , anche se invitante , con tutte le nervature d ' acciaio . Tuttavia , sotto questa struttura , il parapetto ospita una scaletta di metallo larga non più di una trentina di centimetri . Tre gradini dalla parte dei pedoni , una ventina sul fiume . Una scaletta simile a quella che í piroscafi hanno sulle ciminiere . Il mattino di venerdì 18 giugno , piovigginava , alle 7.50 un passante - così affermano gli investigatori londinesi - chiama il 999 . « Pronto polizia ? C ' è un morto nel Tamigi ! È un impiccato , correte ! » Quel passante si era sporto casualmente dal parapetto proprio all ' altezza di quella scaletta , incuriosito da alcuni pali arrugginiti , vecchi tubi Innocenti piantati nel fiume alla distanza di un metro dalla riva , un ' impalcatura abbandonata da chissà quanto tempo . A metà , vede spuntare dall ' acqua la testa e parte del busto di un uomo , il volto tumefatto , cianotico . Ha una giacca chiara , grigia . La camicia bianca con righine blu è aperta sul collo . Al posto della cravatta , una cordicella rossa , sembra di canapa , spessa un dito . La City Police , per tirar su il cadavere , fatica non poco : perché l ' impalcatura metallica non ha tavole . Perché la scaletta è adatta agli acrobati . E poi , ci vuole un coltellaccio per tranciare la corda . Il morto , sulla sessantina , è piccolo , dal cranio forte . È vestito molto elegantemente , « un abito da almeno 500 sterline » osservano con britannico stile i poliziotti , ha mocassini neri e calze in tinta , la camicia porta le iniziali , «R.C.», gli frugano in tasca . Uno strano suicidio : perché nelle tasche dell ' uomo ci trovano foglietti di carta per gli appunti , ma nessuna lettera di addio alla vita , pezzi di calcestruzzo grandi come mattoni , pesanti quasi dieci chili , e poi un mare di quattrini : 54 mila lire , 10 mila franchi svizzeri , 20 scellini austriaci , 10.700 dollari e soltanto 47 sterline . Tradotto in lire , quasi 23 milioni . Coi soldi anche una penna stilografica . Gli agenti ora vogliono scoprire chi è questo milionario che hanno trovato strangolato , appeso all ' impalcatura sul fiume , sotto il Black Friars Bridge : è un italiano , il passaporto è verde , porta il numero G 116847 , è intestato a un certo Gian Roberto Calvini , nato il 13 aprile 1920 . Rilasciato a Roma il 12 marzo 1981 , con un visto per il Brasile di poco successivo . Scatta il meccanismo di controllo internazionale : i telex di Londra avvisano l ' Interpol e questa la polizia italiana . Ci vuol poco per verificare che il passaporto è stato contraffatto abilmente e che con quel numero è stato rilasciato a Napoli . Mette in sospetto quel nome , Calvini , da Londra fanno sapere che le ultime sillabe sembrano aggiunte , Gian Roberto Calvini si trasformerebbe allora in Gian Roberto Calvi , il banchiere scomparso a Roma la sera di giovedì 10 giugno dalla sua abitazione romana di piazza Capranica , scappato si diceva in America , chi nelle Bahamas , chi in Austria . La data di nascita corrisponde , è la stessa del finanziere . Da Roma partono immediatamente con un volo speciale il giudice Domenico Sica accompagnato da quattro agenti dell ' Interpol e da un funzionario del ministero degli Interni . Tre ore dopo , grazie alla tattiloscopia , il confronto cioè delle impronte digitali , l ' uomo del Tamigi ha una precisa identità : è proprio lui , il banchiere milanese Roberto Calvi . « Un suicidio » pensano i poliziotti inglesi , non l ' aveva già tentato undici mesi prima in prigione , a Lodi ? Non aveva dichiarato lui stesso , nella sua ultima intervista , che quella notte tra 1'8 ed il 9 luglio 1981 aveva cercato d ' uccidersi « per una specie di lucida disperazione » ? Allora , sosteneva Calvi , i motivi c ' erano : « Perché non vi era traccia di giustizia in tutto quel che si stava facendo contro di me » . Anche oggi , sostengono i policemen , Calvi era incappato in una giornata nera : un crack , un giovedì 17 giugno così disgraziato da potergli aver distrutto l ' equilibrio psichico . Alle ore 17 l ' esclusione dalla presidenza del Banco Ambrosiano ; due ore dopo il volo dal quarto piano della sua segretaria Graziella Teresa Corrocher . Al mattino , l ' epurazione dal consiglio di amministrazione della Banca del Gottardo . In più , la sindrome del fuggiasco , del fallito , il « buco » di quasi 2000 miliardi ... Per la City Police tutto quadra . O , almeno , si fa credere che sia così . Perché ? I dubbi ci sono , eccome . Da quanti giorni Calvi si era rifugiato a Londra ? Chi aveva offerto appoggio e rifugio ? « Io non sono piduista » dichiarava orgoglioso , « io appartengo alla massoneria seria , quella del Duca di Kent . » Solidarietà massonica ? Perché allora nessuno parla ? La polizia non è riuscita a trovare ancora gli effetti di Calvi , i bagagli che si presume si fosse portato via dall ' Italia , non è riuscita a sapere dove abbia trascorso questi ultimi giorni di vita . Qualcuno pensa : cercava aiuto , ma quale tipo di aiuto ? I banchieri della City sono scettici , « se aveva bisogno di aiuto e di quattrini , non sarebbe stato impossibile trovarli ... » . Davvero , strano suicidio quello di un uomo che decide di uccidersi , presumibilmente a tarda notte ( l ' ora del decesso non ci è stata ancora comunicata , ndr ) con in tasca un mucchio di denaro , e magari perché « travolto » dal rimorso : ma tutti sanno che Calvi era un uomo gelido , un uomo , come disse il suo avvocato Valerio Mazzola , dai due cervelli , e poi , anche ammesso che qualcuno lo avesse informato da Milano della morte della sua segretaria , tutti sanno che lui della Corrocher non parlava granché bene : « è in menopausa ... » diceva . E poi , l ' operazione suicidio , quell ' issarsi sulla scaletta , preparare il cappio , portarsi con un balzo sulla impalcatura un metro più in là sul Tamigi , lasciarsi cadere , e tutto questo a sessantadue anni , con un fisico appesantito dal lavoro d ' ufficio ma anche da dieci chili di calcestruzzo . Più semplice che qualcuno , con una barca dal fiume , l ' abbia portato li - cloroformizzato - e lasciato in balia della marea ? La marea qui è mostruosa , un metro ogni ora , basta lasciare un corpo inanimato legato al collo e tenuto fermo a un paletto e il peso del corpo completa l ' opera , strangolando la persona via via che la bassa marea si fa più forte . L ' acqua stessa , così pare , fa sparire le tracce del cloroformio . Delitto perfetto , ma perché allora tutta questa messinscena ? La chiave di tutto sta nel ricostruire gli ultimi giorni di vita del finanziere , i suoi incontri , í suoi progetti . A chi poteva far paura un Calvi in libertà e magari desideroso di vendere cara la sua caduta dal trono di via Clerici ?
StampaQuotidiana ,
Barcellona , 5 . È vero : ho chiesto a tutti , non credendo ai miei occhi e nemmeno al mio taccuino , che pure è pieno zeppo di note : l ' Italia ha battuto il Brasile ed ha acquisito il diritto a giocarsi giovedì la prima semifinale con la Polonia ! Io dunque metterò il saio dei flagellanti e seguirò la processione di san Bartolomeo il mese d ' agosto al mio paese . Ha vinto l ' Italia , sì , e il magno Brasile è andato insieme - come si dice in lombardo - ed ora torna a casa scornato . Un uruguagio che non dico mi ha rivelato di averli battuti nel '50 , quando erano infinitamente più forti di oggi , buttandosi su ogni palla e gridando con sleale insolenza : « Dejame la pelota , negro ! » ( « lasciami la palla , negro ! » ) . I poveri brasiliani diventavano matti e gemevano rabbia e impotenza , e gli uruguagi , perfidi razzisti per l ' occasione , li hanno sistemati quando loro avevano già pronto il disco con l ' inno per i campeaos do mundo . Io non credo che gli italiani abbiano usato le stesse armi degli uruguagi nel '50 ( e magari anche l ' anno scorso , al Mundialito ) : so tuttavia che hanno seguito la stessa tattica : li hanno lasciati giocare e illusi di essere i più forti in terra . Loro ci hanno creduto e sono stati presi d ' infilata . Per due volte sono riusciti a pareggiare i gol di Rossi , e il pareggio bastava loro a passare il turno per differenza reti , ma alla terza prodezza di Rossi non sono più riusciti a raccattarsi . Ciascuno di loro ha preteso di sbrigarsela per suo conto : e quali che fossero le sue prodezze doveva arrendersi alla fine , perché gli azzurri facevano squadra e loro , i brasiliani , non la facevano . E s ' incaponivano fino a perdere il color cioccolato o liquirizia e farsi lividi com ' erano lividi i loro compagni bianchi , Oscar in retrovia , Zico e Falcao e Socrates in centrocampo e in attacco . Onestamente , io avevo parlato di un pellegrinaggio al Tibidabo . Costretto a tradurre in cifre il mio pronostico , temevo che dovessimo perdere di goleada , dico per quattro o cinque gol a pochi : e quasi tutti che ho sentito parlare dell ' incontro , domandavano scherzosamente quando sarebbe partito l ' autobus per l ' allenamento del magno Brasile . Invece è vero che l ' Italia ha vinto e che il magno Brasile torna a casa . La spiegazione si rifà al sempiterno mistero agonistico che è stato , rimane e sarà il gioco del calcio . Ha incornato Rossi e i brasiliani si sono guardati sgrullando come mule assediate dai tafani . Hanno quasi subito pareggiato e si sono illusi . Rossi gli ha rubato una palla avvelenata ed ha riportato l ' Italia sul 2 a 1 con un tiro dal limite che ha fatto secco Valdir Peres . Poi sono stati arrembaggi roventi . I brasiliani soffocavano se stessi intasando a frotte la nostra area : non riuscivano letteralmente a controllare la palla , non dico a tirare . Un rimpallo fortuito ha messo Serginho in condizione di pareggiare prima di Socrates ( al 10' ) : ha dovuto affrettarsi tanto da mettere ignobilmente fuori . Dalla panchina l ' ha maledetto Telê Santana e fin da allora dev ' essere andato granendo in lui il proposito di metterlo fuori alla prima occasione . L ' ha lasciato alle prese con Collovati e poi con Bergomi , che si è conquistato brillantemente i galloni di azzurro . Bergomi è un jolly , cioè uno dei pochi , pochissimi che possono servire in tutti i quattro ruoli della difesa . Serginho si è arreso . E con lui si sono via via arresi i suoi compagni . Andare insieme , in lombardo , è un modo di dire che si rifà al gergo dei tecnici caseari : il latte si coagula e guasta : il siero si confonde con la panna e rende acido tutto . Per farlo quaglíare bene il latte va trattato con un caglio speciale . Così il calcio , e se io mi tiro fuori da queste metafore ( elle prometto di abbandonare in fretta il canone dei formaggiatti per tornare al calcio , che è mattissimo sport e rispetta l ' agonismo quando così vogliono gli astri ed Eupalla , rispetta la tecnica , ma soprattutto la tattica , senza la quale non è pensabile che si possa giocare un incontro degno . Gli italiani parevano discesi da Marte anche dopo che uno li aveva visti arrabbattarsi e lottare allo stremo con gli argentini . Proprio allora ho pensato agli uruguagi e all ' inferiority complex che afferra alla gola i negri quando non si chiamano Pelé ( ma anche del Rey ho saputo che nell ' intervallo della finale 1970 piangeva in aramaico : ed eravamo sull'1 a 1 , non certo in vantaggio sul Brasile ) . Sicuro . Gli azzurri parevano marziani . Se avessero giocato su uno standard possibile anche Antognoni e Conti e Graziani , forse la scoppola inferta ai brasiliani sarebbe stata più perentoria . Anche nell ' intervallo , quando si era in vantaggio per 2 a 1 , io riflettevo che ben tre uomini di primo piano non avevano giocato fra gli azzurri e quindi era impensabile che i brasiliani si lasciassero toreare come avevano fatto fino al 45' , ciascuno incornando per conto suo : Zico mostrando invano all ' arbitro la maglia strappatagli da Sala ed Din Gentile , Socrates corricchiando sornione con un distacco da calci nel sedere , Falcao picchiando anche mica male nei recuperi difensivi , Serginho sbattendo le palpebre da allocco al veder Collovati andarsene con le lacrime agli occhi , i difensori concedersi al centrocampo e all ' attacco con la degnazione di chi si ritiene troppo forte per dimostrarsi minimamente preoccupato . Rileggo il taccuino : trovo ancora dei « siamo cotti » da uomo di poca fede . E si badi la cottura era evidente , i raccordi fra i nostri saltavano spesso . Le difese erano sempre più ansiose . Muraglie umane si ergevano innanzi a Dino Zoff in un pirlare continuo di gente con gli occhi fissi e sbarrati . I miei timori non nascevano dallo scetticismo , bensì da constatazioni perfino troppo ovvie . Uscivamo da un incubo per rientrarvi subito dopo . Nessuno riusciva a tenere palla in centrocampo . Rossi aveva perduto smalto nel lottare quasi sempre da solo contro giganti che lo sovrastavano . Se tentava il dribbling di scatto lo spingevano con astuzia sleale . Una volta l ' hanno anche abbattuto di spinta in area . Klein non ha voluto mollare su nulla . È stato splendido anche nella pervicacia del sadico . Ma quando una palla era buona , Rossi tornava a impettire come certi cavalli da guerra al suonare della tromba : ha fallito il possibile 3 a 1 perché forse l ' occasione era troppo agevole , e nonché impuntarsi su quella vi si è rilassato anzitempo . Il recupero di Rossi è un merito del quale va senz ' altro lodato Bearzot . Mi sono stupito invece che non abbia pensato di toglier fuori Graziani , che non ne azzeccava una e troppo dimenticato dai compagni si andava disanimando a vista d ' occhio . Bearzot aveva preannunciato una marcatura mista , a uomo e a zona : non si è smentito per banale gusto di far pretattica . In effetti non si è mai visto un avversario che non avesse di fronte o alle costole un azzurro . E quando i brasiliani facevano muro a ridosso di Zoff , anche i nostri facevano muro , timorosi di nulla , sicuri , perfino spavaldi in certi atteggiamenti agonistici . Quando è stato picchiato duro Tardelli , è entrato il mio caro Marini con l ' esperienza del vecchio drago che ha fiutato il colpo e non se ne voleva lasciar scappare a nessun costo . Marini ha perseguito Cerezo fino a fargli perdere la sinteresi . Socrates , lui girava a largo . Il sostituto di Serginho , nero come un blocco di antracite , ha tentato invano di filtrare dalla destra . Qui tiravano gli ultimi fiati Cabrini e Gentile , accanto a loro si battevano Bergomi e Scirea , e Zoff con giovanile prontezza saltava su ogni palla . In una sola occasione è uscito da l ' area fallendo di ciccata una respinta con il destro : negli ultimi istanti è sceso in picchiata come un falco sulla palla che stava entrando : la TV ha dimostrato che aveva soltanto sfiorato la linea ; e perché fosse gol avrebbe dovuto superarla . Con quali stranguglioni io abbia seguito l ' incontro nella sua parte finale non sto a dire per comune pudore . Sul piano tecnico ho detto quanto ho potuto , vibrando fin troppo frettolosi polpastrelli sulla tastiera . L ' incontro ha una sua spiegazione che risulterà sempre più logica via via che potremo riflettere sulle sue fasi salienti . La vittoria è legittima e acquista sicuro valore storico . Come ai tempi del 4 a 3 con la Germania , il dubbioso e incerto prestigio del nostro calcio è stato risollevato d ' un colpo . Il merito è di tutti , dei dirigenti , dei tecnici e ovviamente dei giocatori . Sento dire , mentre chiudo , che parecchi dei nostri prodi sono stati duramente segnati nel corso di un combattimento che non ha mai concesso pause . Chi possa giocare contro la Polonia non è dato sapere . Per il momento è solo da deplorare che una formula largamente astrusa riproponga incontri già delibati e sofferti nel primo turno come la Polonia e l ' Italia . Pensare a domani è troppo presto . Io sono stremato per l ' emozione e per l ' ennesima conferma dell ' imprevedibilità del calcio a certi livelli . Per la prossima mi propongo uno studio accurato dei particolari , che almeno venga onorata la storia di questo sport così protervamente legato ai capricci del caso e alla indole precaria di chi lo fa . Se non pigio troppo sui pistoni della tromba , mi perdoni il lettore . Di calcio preferisco sempre parlare a freddo . Quando il cuore salta in gola , ovviamente per l ' emozione e la gioia , il cervello stenta ad argomentare . E poi debbo farmi tagliare addosso i panni del flagellante . Al Tibidabo li farò benedire . Parola di Gianni Brera .
StampaQuotidiana ,
Beirut Ovest . La bambina ( tre o quattro anni ) è come accartocciata sopra una pietra , la testa nella terra , uno squarcio nel braccio sinistro da cui esce una materia nera , strisce di sangue non ancora seccato sulle gambe nude e sui piedini . Accanto alla testa c ' è un piede di donna , con le unghie smaltate di rosso ( la madre ? ) , il resto del corpo è nascosto dietro uno spezzone di parete . Poco più in là , nella casa semidistrutta , ancora due bambini morti , stretti nell ' ultimo abbraccio : del più grandicello , vedo la faccia livida e la bocca incatramata di sangue ; del piccolino , che mi gira le spalle , vedo solo la testolina nera con un buco vicino all ' orecchio . Poi altri cadaveri ; a neanche un metro , un uomo e due donne , irrigiditi in strane posizioni : forse sono caduti mentre cercavano di sfuggire agli assalitori . Il luogo è Chatila , uno dei « campi » dei palestinesi a sud di Beirut , una di quelle casbe di periferia su cui hanno maggiormente infierito le truppe di occupazione israeliane nella loro avanzata verso la capitale , sgretolandola e polverizzandola con l ' artiglieria pesante . I cadaveri che ieri ho visto tra le macerie sono le ultime vittime - forse un centinaio , forse di più - dell ' ultimo atto dell ' operazione « pace di Galilea » , cominciato all ' alba di mercoledì quando i carri armati e la fanteria di Sharon hanno marciato su Beirut Ovest . Ciò che è avvenuto a Chatila è spaventoso . È stato un massacro gratuito contro dei civili inermi , donne e bambini , che nessun obbiettivo strategico potrà mai giustificare . La strage è avvenuta nella notte fra venerdì e ieri , dopo cioè che le autorità militari israeliane avevano annunciato di aver ottenuto il « controllo completo » sulla Beirut musulmana : gli autori dell ' eccidio non sarebbero , secondo le prime testimonianze , i soldati israeliani , ma gli uomini del maggiore Haddad , cioè quei libanesi del Sud che si sono schierati con Israele per combattere l ' OLP e i palestinesi e cacciarli dalla loro terra . Ma se anche non direttamente responsabili - è l ' amaro commento che corre oggi a Beirut - sulle coscienze dei militari israeliani pesa il fatto di non essere intervenuti per impedire l ' esecuzione di una così folle manovra . La prima voce sulla strage di Chatila che parla di 200 morti - era una prima valutazione - ha cominciato a circolare nella mattinata di ieri , e un fotografo francese , Jacques - Marie Bourget , che ha raggiunto il luogo verso le 9 ha potuto contare 63 cadaveri : « C ' erano delle donne con i bambini in braccio » racconta « ammazzati con un colpo al cuore e alla testa . Ho visto degli uomini che erano stati freddati contro le pareti , insomma delle esecuzioni in piena regola . » Un altro giornalista , americano , ha detto di aver fotografato una donna con in braccio due bambini piccolissimi . La donna era stata colpita al cuore , i due bambini avevano un buco nella schiena . Per chi arriva più tardi in questo cimitero di Chatila , le proporzioni dell ' eccidio sembrano minori , perché , nel frattempo , gli israeliani hanno fatto venire una scavatrice che ha aperto una voragine dentro cui sono stati buttati gran parte dei morti . E quando noi arriviamo , in un punto remoto del quartiere , possiamo facilmente notare dove è avvenuta la frettolosa sepoltura , perché c ' è uno strato di terra fresca e rossa segnata dalle ruote del bulldozer che ha compiuto l ' operazione . Altri sono stati caricati su camion militari e portati e interrati chissà dove . Però una ventina di cadaveri sono ancora sparsi qui e là nel raggio di cinquecento metri , esposti a un sole atroce e l ' aria comincia ad essere impregnata dal fetore della morte . Sarà difficile dimostrare che i soldati dell ' esercito israeliano o i libanesi del maggiore Haddad hanno compiuto questa barbara incursione a Chatila per snidare dei guerriglieri superstiti : sembra assai più evidente che si sia trattato di una « vendetta » maturata da tempo e nutrita dall ' odio che quegli uomini del Sud hanno sempre covato nel sangue verso i palestinesi , responsabili - a loro giudizio - di tutti i mali che hanno afflitto e affliggono tuttora il Libano . Ne ho conferma visitando Sabra , un altro enorme quartiere abitato da palestinesi e adesso ridotto a cumulo di macerie , uno scenario impagabile per misurare l ' assurdità della guerra . Quei pochi che erano rimasti se ne stanno andando , caricano figli e masserizie su macchinoni ansimanti e decrepiti . Non se ne vanno soltanto perché , dopo l ' « operazione pulizia » del generale Sharon , non c ' è più la casa : se ne vanno perché - dice uno , avviando una vecchia Ford - « abbiamo paura che tornino gli uomini di Haddad » . Anche a Sabra li ritengono responsabili degli attacchi degli ultimi tre giorni . Anche qui cadaveri per le strade , in fondo ai vicoletti , dentro ciò che è rimasto delle case . Sono morti di ieri e dell ' altro ieri e non hanno avuto ancora il tempo di seppellirli . C ' era ancora resistenza qui ? Faccio il mio macabro sopralluogo in un dedalo di viuzze e trovo , dietro ad un angolo , i cadaveri di due giovani : uno , in una tuta azzurra , appoggiato al muro , quasi sereno ; l ' altro steso bocconi con i riccioli neri impastati di sangue e polvere : tra i due c ' è un fucile . Erano palestinesi dell ' OLP , rimasti a combattere fino in fondo la loro battaglia contro il sionismo ? O appartenevano ai Morabitun filo - nasseriani o ad altri gruppi di sinistra ? Non mi riesce di saperlo . Una donna , che è la madre di uno dei due , improvvisa una specie di danza , agita le braccia e canta e io sono colto da una angoscia insopportabile e me ne vado lasciandola sola nel suo strazio e nella sua follia . L ' « operazione pulizia » decisa da Gerusalemme ha certamente fatto piazza pulita nell ' esistenza di Karema Jasir , 29 anni , cui do un passaggio , nel taxi , da Sabra verso il centro . Una palestinese bionda e con gli occhi celesti , molto graziosa . È salita in macchina con la vecchia madre e piange . La cannonata che le è arrivata giovedì scorso nella finestra di casa le ha portato via , d ' un colpo , il padre , il marito e quattro figli : che avevano 13 , 12 , 9 e 4 anni . Piange e dice che è la volontà di Dio . Noi , che non abbiamo il dono della fede , siamo portati a individuare le responsabilità in zone meno eccelse e vorremmo suggerire a Karema di depositare i suoi quattro bambini , suo padre e suo marito , sulla scrivania di Begin , premio Nobel per la pace . Ora che ha completamente in pugno Beirut Ovest , l ' esercito israeliano ha dato il via alla seconda fase della sua operazione : le perquisizioni o i setacci , di via in via , di casa in casa . Hanno tutto in mano : mappe dettagliate , indirizzi , numeri di telefono . Vanno a colpo sicuro . Un migliaio di persone sono state arrestate e una grande quantità di armi e munizioni confiscate . Sharon ha fatto sapere che le sue truppe resteranno qualche settimana a Beirut Ovest in modo che la « ripulitura » sia completa e che l ' esercito libanese possa svolgere senza difficoltà i suoi compiti di gendarmeria quotidiana , che ora non è in grado di assolvere . Molti a Beirut si chiedono , con legittima perplessità , se fosse veramente necessario questo ultimo , cruento giro di vite che Israele ha dato al Libano . Evacuati i palestinesi , il movimento dei nasseriani indipendenti , Morabitun , restava probabilmente il solo gruppo di resistenza a poter essere preso in seria considerazione : e in effetti sono stati i soli che hanno cercato di arrestare in qualche modo l ' avanzata israeliana nella Beirut occidentale . Ma il loro ruolo e la loro consistenza numerica sono modesti ed è difficile giustificare la massiccia operazione militare decisa da Gerusalemme . In realtà si dice da questa parte della linea verde che divide le due Beirut , dopo l ' elezione a presidente di Bechir Gemayel , c ' è stato anche nel settore occidentale e musulmano della capitale un periodo di « vita idilliaca » . Forse , dopo tante lotte , era stato gettato il seme di una unione tra la comunità cristiano - maronita e la comunità musulmana sciita , e anche Beirut Ovest aveva preso il lutto per la morte di Bechir , dimenticando i tenebrosi trascorsi del passato . Ma Israele decide che l ' assassinio di Gemayel getterà il Paese in un mare di sangue e allora interviene : e così comincia il nuovo martirio di Chatila , il martirio di Sabra , il martirio di questa capitale del lutto infinito .
Il Capo e la Nuova Frontiera ( Scalfari Eugenio , 1983 )
StampaQuotidiana ,
Roma . Lo staff è al lavoro . Al completo . Il fantasioso Formica , che sogna a occhi aperti l ' avvento dell ' Era Nuova , Giuliano Amato , il dottor sottile , futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio , esperto di diritto , di Costituzione , di trabocchetti giuridici e di scappatoie politiche . Giuliano Vassalli , ex principe del Foro , laureato in utroque , grigio di vestito , grigio di capelli , grigio di pelle , autorevole fin dalla nascita . Luigi Covatta , il socialista cattolico , il craxiano di sinistra e quindi il più devoto tra i fidi del leader . Martelli il giovane , che tiene ambo le chiavi ... Gianni De Michelis , un corpo imponente , una testa da imperatore romano dell ' età argentea , che te lo vedi perfettamente a suo agio nelle stanze palatine di Adriano o al banchetto d ' un Trimalcione in quarantottesimo . Lelio Logorio , il « superman della Difesa » . Francesco Forte , faccia di volpe di giorno e di faina di notte , girandola di idee , fuoco d ' artificio di soluzioni , croce e delizia dei direttori generali delle Finanze . Questo è lo staff , con in più qualche complemento dell ' ultim ' ora . Poi c ' è la banda , e quella è un ' altra cosa . La banda bada al sodo , non si occupa di fumisterie . Si occupa di organigrammi , di posti , di rapporti di forza , di servizi alti e bassi , di recapito di messaggi di pace , di intimidazioni di guerra , di pubblici ministeri riottosi , di industriali amici da aiutare e di industriali nemici da ricondurre alla ragione , di giornalisti dimezzati ai quali spianare la carriera e di giornalisti restii ai quali fare la vita dura . La banda è anch ' essa all ' opera in tutte le direzioni . Il « Corriere della Sera » e la cordata Berlusconi è una delle piste più seguite , ma ce ne sono altre , non meno pingui e promettenti , a cominciare dalla RAI e dalla Procura della Repubblica di Roma , da dove se ne sta ormai per andare il « fido » Gallucci , che dovrà dunque essere opportunamente sostituito . Lui , il Capo , il « Big Boss » , sta al sommo della piramide , riflette , prende appunti , parla pochissimo e di solito per parabole . Ai molti interlocutori ufficiali di questi giorni , concede ampia condiscendenza . Raccontano i segretari di partito , che si avvicendano al suo cospetto , che fa quasi sempre di sì con la testa alle proposte di chi gli sta di fronte . « Ci vuole molta prudenza in economia » gli suggerisce il collega della DC o del PRI . E lui annuisce . « Bisogna avere il coraggio delle riforme » lo provoca Pannella . E lui fa sì tre volte col capo e dà un ' occhiata che sembra dire « aspetta e vedrai » . « Stringere con la moneta » dice un altro . E lui ancora è d ' accordo . « Allentare il rigore della Banca d ' Italia che strozzerà l ' industria » ( e sempre è d ' accordo ) . Il Capo non si lascia andare . Stringe nelle mani molti foglietti d ' appunti , ma ci butta sopra un occhio distratto e ne cava pochi spunti : corsia preferenziale per i disegni di legge giudicati urgenti dal governo , abolizione del voto segreto , abolizione del doppio voto sui singoli articoli d ' una legge e sulla legge nel suo complesso , modifica del sistema elettorale che consenta l ' apparentamento tra diversi partiti e quindi una migliore utilizzazione dei resti . Programma economico ? Se ne parlerà in seguito . Abolizione dell ' Inquirente ? Certo , ma bisogna pensarci e comunque non con effetti retroattivi : chi ha avuto ha avuto , chi ha dato ha dato . Sopprimere il Senato ? Neppure parlarne . Semmai , elezione diretta del Capo dello Stato da parte del popolo sovrano . Dunque una Repubblica presidenziale ? Non esageriamo . Una Repubblica mista , metà uomo e metà cavallo , col presidente eletto dal popolo ma senza poteri esecutivi . Poi si vedrà . Col tempo e con la paglia ... Il Capo non sa della banda . Ci mancherebbe altro . Teardo , Biffi Gentili , Pittella , chi li conosce ? Gangi , sì , quello è un fedele , ma con la banda non c ' entra . La Ganga , un altro fedele . Compagni che andavano bene fino a ieri , quando bisognava guadagnarsi lo spazio a colpi di grinta . Ma adesso bisogna alzare il tiro . Certe impazienze , certi « squadrismi » ( si fa per dire ) , certe facce vanno tolte dalla circolazione . Da uomini di mano bisogna diventare uomini politici e da politici - possibilmente - statisti . Chi riesce a fare il salto sarà bene accolto , e chi non ce la fa resterà in cantina e non verrà fatto neppure entrare nel salotto buono , dove si ricevono finalmente gli ospiti di riguardo . Il Capo , quel salto l ' ha fatto da un pezzo . Uomo politico c ' è nato , fin da quando faceva le sue primissime prove come delfino di Pietro Nenni , condividendone la fiducia assieme a Pietro Longo . Statista è diventato fin dal 1978 , quando riuscì a portare un socialista al Quirinale . In realtà , lui non voleva Pertini , ma insomma fu lui a portarcelo , una volta che il nome fu lanciato sul tavolo . Non so se il nostro presidente sappia a chi deve veramente la carica che così degnamente ricopre da cinque anni . Per esser stato testimone diretto di alcune di quelle vicende , voglio qui render pubblica testimonianza : il nome di Sandro Pertini , per le qualità morali e la biografia politica dell ' uomo , fu fatto a Berlinguer da Franco Rodano e fu indicato dal PCI a Craxi nell ' ambito della rosa dei candidati socialisti come il solo che il PCI avrebbe votato . Così andarono le cose , e mi piace dirlo oggi , nel giorno in cui Franco Rodano viene seppellito nel cimitero di Monterado . Dunque , un uomo politico e uno statista insieme . Ce n ' è pochi in circolazione . Morto Moro , morto La Malfa , sono rimasti Spadolini , Andreotti , De Mita . E Lui . Il nostro Giampaolo Pansa lo chiama affettuosamente « re Bettino » . E forse ha ragione . Lo statista ha capito una cosa , ha colto un punto : da questa crisi non si esce - o meglio non ne esce Lui - se si resta agganciati ai problemi quotidiani . Se si vuole a ogni costo la concretezza . Se si pretende di far quadrare le proposte degli uni con le proposte degli altri . Se si deve coniugare il rigore con lo sviluppo , il monetarismo con il keynesismo , l ' inflazione con la recessione , la scala mobile con la politica dei redditi . Lo statista ha capito che da questa crisi si esce - e uscirà Lui con le bandiere al vento - solo se si potrà creare un clima da Nuova Frontiera , un entusiasmo autentico , una speranza collettiva . Insomma , se il Capo sarà capace di provocare un transfert che concili gli opposti e metta insieme i distinti . Anche lo staff l ' ha capito . Perciò , più che consultazione alla vecchia maniera , gli ha organizzato qualche cosa che somiglia alla convocazione degli Stati Generali . Da domani in poi , dopo aver incontrato nei giorni scorsi tutti i partiti rappresentati in Parlamento , varcheranno la soglia della stanza dove l ' Incaricato riceve i rappresentanti di tutte le grandi e piccole corporazioni : non solo la Trimurti sindacale e la Confidustria , ma gli agricoltori , i coltivatori diretti , gli assicuratori , i membri delle Cooperative rosse e di quelle bianche , gli artigiani , i commercianti , gli inquilini , i proprietari di case . Ma questo è ancora nulla , sarebbe solo un ' estensione della prassi già adottata da Spadolini . L ' Incaricato va molto più in là . Riceverà il presidente del Consiglio dell ' Economia e del Lavoro , il presidente del Consiglio di Stato , il presidente della Corte dei Conti , il Ragioniere generale dello Stato , il Governatore della Banca d ' Italia . E , forse , il capo di Stato maggiore della Difesa , il comandante generale dei Carabinieri , il Capo della Polizia , il Capo dei Servizi segreti dell ' Interno e il Capo dei Servizi segreti militari . Tireranno fuori toghe polverose , parrucche incanutite , sciabole rugginose , alte uniformi , e via per la prima volta a dir la loro a qualcuno che finalmente li ascolterà . Si può chieder di più ? Perché quest ' apparato ? È solo un polverone per confondere le idee ? Per sfuggire alla stretta dei problemi concreti ? Per colpire l ' immaginazione delle masse ? O c ' è un ' altra ragione più seria , più riposta , più di sostanza che non la semplice facciata ? Un ' altra ragione c ' è , o almeno così viene spiegato a chi , per dovere professionale , cerca di informarsi e di capire : non si tratta d ' un semplice cambio di governo ma d ' un cambio di regime . Chi non se ne fosse accorto , farà bene a riflettere . Siamo a una svolta storica . O la svolta viene superata felicemente , e allora un nuovo patto sociale sarà stipulato e tutte le forze politiche dovranno tenerne conto . Oppure sarà il caos . Semplice : l ' insuccesso eventuale dell ' Incaricato coinciderebbe con íl caos . Chi non fosse d ' accordo è avvertito , ma chi lo fosse si faccia avanti perché per un ' impresa di queste dimensioni c ' è spazio per tutti . Spadolini ancora recalcitra , forse perché il dispetto e l ' ambizione personale lo accecano , ma finirà per cambiare idea . Berlinguer , che resta tetragono , è una mela rinsecchita ; comunque il Partito comunista , volente o nolente , sarà coinvolto nell ' operazione , se non altro come portatore d ' acqua « costituzionale » . Pannella , lui sì , ha capito al volo : se non altro sarà un Grande Spettacolo , con una quantità d ' entrate in scena e di chiamate , con Primi Attori e Comprimari , Prestigiatori e Funamboli , ci sarà il Tragico e il Comico . Potrebbe mancare Marco Pannella ? Perciò , sorprendendo tutti , Marco ha letto una dichiarazione ( fatto per lui del tutto inconsueto ) dove promette un « responsabile sostegno politico » al nuovo governo dell ' Incaricato . Grand jeu , Pannella nella stessa maggioranza di De Mita e di Spadolini : questa nessuno se la sarebbe aspettata . Ma , ce n ' est que le début . Ai sindacati - ai quali bisognerà pur comunicare che il salario reale per almeno un paio d ' anni dovrà essere bloccato - si prometterà nientemeno che di diventare soci dell ' IRI . Lo staff sta infatti congetturando di fare affluire in un Fondo di solidarietà nazionale , alimentato da contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro , tutte le partecipazioni azionarie che lo Stato possiede al di sopra del pacco di controllo del 51 per cento . Quindi : un pezzo di Alitalia , un pezzo di Finsider , un pezzo di Italsider , un pezzo di Finmeccanica , un pezzo di Ansaldo , un pezzetto di Banca Commerciale e di Credito Italiano e di Banco di Roma , un pezzo di Alfa Romeo , e via numerando . Cogestione , ma con tanto di azioni nelle mani . Non fanno così anche in Germania ? Non c ' è una banca dei sindacati ? E dunque facciamolo anche da noi . E ai padroni si darà qualche cosa che è assai più interessante di una riduzione pura e semplice del tasso di interesse ( che si poteva reclamare quando a capo del governo c ' era Spadolini , ma che oggi è chiaro che non si può ) . Ai padroni si concederà una vera e propria moratoria bancaria : chi ha debiti a breve otterrà il consolidamento a lungo . Invece di rimborsare domani , rimborserà tra dieci o vent ' anni . Certo , le banche resteranno alquanto immobilizzate : ma che vogliono le banche ? Con tutti i soldi che guadagnano , tirino un po ' la cinghia anche loro . Ecco perché gli Stati Generali . Ecco la Nuova Frontiera . Il compito storico dell ' Incaricato è quello di riconciliare le masse con lo Stato . Pertini vedrà coronato finalmente il suo sogno . L ' unico cruccio sta nella polemica che ancora divide il movimento operaio , ma l ' Incaricato gli assicura che non durerà a lungo . E De Mita ? Forse è un po ' frastornato , De Mita , da tutto questo clangore di progetti e di iniziative . La DC era abituata a procedure più ovattate , più casalinghe . Andreotti poi detesta i rumori . Lui è abituato a lavorare in silenzio . Insomma si vedrà . Quelli della banda non hanno ancora capito se possono farsi vedere o se per loro è chiusa per sempre . « Squilli di tromba salutano il vol dal Campidoglio al Quirinal ... » .
Protesta e sberleffo ( Rodotà Stefano , 1987 )
StampaPeriodica ,
Il voto di protesta s ' insinua dappertutto , dissolve schieramenti tradizionali , amplifica le voci più diverse . E mai come questa volta i primi commenti hanno sottolineato questo carattere del voto . Protestano gli operai di Marghera e i piemontesi delle valli , cacciatori di Reggio Calabria e giovani al primo voto , ecologisti e adoratori di Cicciolina . Ma è tutta vera protesta ? Quale denominatore comune si può offrire a interessi e a gruppi tanto diversi ? Ci si può fermare al confronto tra le varie liste o si deve guardare al modo nel quale sono state indirizzate le preferenze ? Una novità comunque c ' è . Quello che nelle ultime occasioni era stato il comportamento di protesta per eccellenza , l ' astensionismo elettorale e il voto bianco o nullo , non riceve più il favore dei cittadini . Cresce il numero già altissimo dei votanti , le schede bianche e nulle sembrano in diminuzione . Questo vuol dire che l ' offerta elettorale , rappresentata dalle liste in competizione , è apparsa questa volta più allettante che in passato , capace di interpretare meglio le spinte dell ' elettorato . Ma che tipo di spinte ? Attenzione , dice più d ' uno : sono spinte localistiche , corporative , razziste addirittura . Nel programma delle liste locali piemontesi non c ' erano forse le proposte di non pagare la quota delle imposte che va a favore del Mezzogiorno e il rifiuto di avere insegnanti o impiegati meridionali ? Voti del genere esprimono certamente una protesta , che si dirige verso l ' intero sistema dei partiti ed esaspera interessi particolaristici . E sulla stessa linea si trovano quelli che , a Reggio Calabria , formano e votano una lista per dare la caccia al falco pecchiaiolo . Questa protesta , però , non ha nulla a che vedere con il voto dato alle liste verdi . Qui si ritrova il rifiuto di un ambiente pesantemente degradato . Ma la motivazione fondamentale è l ' affermazione positiva di nuovi valori , in grado di fornire alla politica la capacità di interpretare meglio le esigenze del mondo di oggi e di domani . E il voto ai radicali e al loro ultimo emblema elettorale , Cicciolina ? Qui di protesta non c ' è nulla . C ' è un puro sberleffo alle istituzioni , che in altri casi si è espresso scrivendo sulla scheda frasi variamente oltraggiose . Su questa base mi sembra che sia stata costruita una operazione consapevole e mirata di discredito del Parlamento . Già durante la campagna elettorale si è irriso a una possibile maggioranza di alternativa " da Natta a Cicciolina " . Domani sarà facile ridicolizzare la richiesta di portare il governo in Parlamento per discutere qualche serio problema . Immagino già la battuta : " Vogliamo discutere di queste cose con Cicciolina ? " . Un ' altra pietruzza sarà così stata portata alla costruzione di chi vuol liberarsi dell ' ingombro del Parlamento per adottare modi di governo sempre più sbrigativi e autoritari . Una prima analisi del voto ci dice pure che , per esempio , i verdi hanno trovato consensi nei quartieri operai dove è stata secca la perdita comunista . Una protesta contro il degrado ambientale di zone come Marghera ? Certamente . Ma anche un modo di sottolineare il distacco da un partito non più ritenuto il difensore di fasce sociali deboli . Ecco , allora , un paradosso di queste elezioni . Il sistema politico si articola , dà ingresso in Parlamento a interessi nuovi , ma non riesce a offrire rappresentanza adeguata a interessi " vecchi " , se così si possono definire quelli di una parte della tradizionale classe operaia . Il voto per il Pci si segnala anche per il largo consenso ricevuto dagli indipendenti . Questo vuol dire adesione alla scelta di apertura alla società fatta dal Pci . Ma non c ' è pure protesta contro uomini e apparati di partito , giudicati dallo stesso elettorato comunista non adeguati a quel rinnovamento che le candidature indipendenti vorrebbero simboleggiare ? Come rispondere al diffuso malessere espresso da questi diversi voti ? Con una legge elettorale che impedisca ai gruppi minori di entrare in Parlamento ? Attenzione , però . Se il sistema politico è malato , la cura non può consistere soltanto nel rompere il termometro .
StampaQuotidiana ,
Signor Presidente della Repubblica , non le sottopongo il caso di un mio collega , ma quello di un cittadino . Non auspico un suo intervento , ma non saprei perdonarmi il silenzio . Vicende come quella che ha portato in carcere Enzo Tortora possono accadere a chiunque . E questo mi fa paura . Lei è il massimo esponente dell ' organo supremo dei Magistrati : e deve sapere . Ho un sincero e profondo rispetto per i giudici che , come i giornalisti , hanno pagato , e pagano , un duro conto con il crimine . Conoscevo Alessandrini , e voglio bene ai figli del dott. Galli . Credo nell ' onestà e nel sacrificio di quelli che lottano , a Napoli e ovunque , contro la camorra e la mafia . Ma ci sono aspetti del « blitz » contro i cutoliani che lasciano perplessi : dalla data , una settimana o poco più prima delle elezioni , agli sviluppi . Dalle conferenze stampa trionfalistiche , alla caccia all ' uomo con cineprese al seguito , dal segreto istruttorio largamente violato , al numero degli arrestati e dei dimessi . Su 350 , se le cronache sono esatte , 200 sono tornati fuori : ma , hanno detto gli Inquirenti , e mi scuso per l ' odioso e usatissimo termine che suscita il ricordo di antiche procedure , molti rientreranno in cella , Come dire , che si può sbagliare fino a tre volte : arresto , scarcerazione , altra cattura . Ma qual è la buona ? Tortora è denunciato da un tale Pandico , che fa il suo nome dopo tre interrogatori : guarda caso , un personaggio così popolare non gli viene in mente subito . Le conferme vengono da un certo Barra , conosciuto nell ' ambiente come « O ' animale » : è lui che parla dello « sgarro » , e che fa andar dentro il sindaco D ' Antuono , rilasciato poi al trentanovesimo giorno di detenzione per mancanza di indizi . È sempre lui che riferisce della visita a Cutolo dei Gava e dei servizi segreti , per tirare fuori dagli impicci l ' amico Cirillo , ma di questa impresa non si discute . Gli avvocati che difendono il presentatore non hanno potuto leggere neppure i verbali degli interrogatori del loro assistito ; ci sono periodici che hanno pubblicato i testi delle deposizioni dei due camorristi accusatori . Chi glieli ha dati ? Ogni mattina , la stampa ha ricevuto la sua dose di indiscrezioni : Tortora fu iniziato col taglio di una vena , Tortora ha spacciato droga per 80 milioni e non ha consegnato l ' incasso , Tortora ha riciclato denaro sporco , Tortora era amico di Turatello : smentisce la madre del bandito , smentisce , ed è a disposizione , il suo braccio destro . Nessun segno sui polsi . Ma ci sarebbe la conferma di una « contessa » : che non può testimoniare , perché , guarda caso , è morta . C ' è la prova che dovrebbe mettere in difficoltà Tortora : una lettera di Barbaro Domenico per dei centrini andati perduti alla RAI . Esiste un carteggio tenuto dall ' ufficio legale della TV di Stato , ma non significa nulla . Conta , invece , la parola di due assassini . Poi ci sarebbe l ' altro seguace di Cutolo , che messo in libertà avrebbe dovuto far fuori il compare Tortora che ha tradito , tanto è vero che ha scritto il nome dell ' autore di Portobello nella sua agenda che è come se Oswald avesse segnato sul calendario : « Mercoledì : sparare a Kennedy » . È pensabile che i misteriosi tipi che stanno sconvolgendo la nostra vita , per far fuori uno , o per far saltare una automobile , abbiano bisogno di aspettare che un detenuto torni in circolazione ? Si ha l ' impressione che , dopo aver messo le manette a Tortora , stiano cercando le ragioni del provvedimento . Ma ecco che arriva il colpo sensazionale : col caldo che imperversa , il dottor Di Persia corre a Milano , perché ha trovato finalmente chi può schiacciare quel finto galantuomo di Tortora . C ' è uno che lo ha visto , nientemeno , consegnare della polvere bianca in cambio di una mazzetta di banconote , a un terzetto di farabutti , ed ha assistito alla scena in compagnia della sua gentile signora . Il dottor Di Persia non si informa sui precedenti del « noto pittore » , che si chiama Giuseppe Margutti , ed è tanto riservato , odia tanto la pubblicità , e dà dello stesso fatto versioni differenti : una ad un redattore di « Stop » , l ' altra al Sostituto Procuratore . Bene , l ' artista , che si è fatto denunciare dal Louvre per una mostra delle sue opere non richiesta , che inventa , per andare con una donna , un rapimento , che mette in circolazione francobolli con la sua faccia , che dichiara guerra agli USA che lo hanno buttato fuori , che immagina un sequestro che non c ' è mai stato , che denuncia i critici che non lo capiscono , che si fa incatenare nella Galleria di Milano , che chiama i fotografi per farsi ammirare mentre imbianca i muri sudici dell ' asilo di sua figlia è il teste chiave . I giudici di Napoli spiegano poi agli avvocati Dall ' Ora , Della Valle e Coppola , tutori di Tortora , che le chiacchiere di Margutti costituiscono « un importante risultato sul piano probatorio » . Signor Presidente , chi risarcirà Tortora di queste calunnie ? Col pappagallo , dovrà forse andare a distribuire i pianeti della fortuna ? Del resto , visto come va la giustizia , a chi si dovrebbe affidare ?
A Grenada con gli americani ( Malatesta Stefano , 1983 )
StampaQuotidiana ,
Grenada , 31 . Si parte in aereo per Grenada , con la US Air Force , spintonando illustri giornalisti venuti da tutto il mondo , dopo aver bivaccato durante la notte in un capannone del vecchio aeroporto di Barbados . Ormai da anni il vecchio circo Barnum che accompagna e segue guerre e colpi di Stato si è gonfiato a proporzioni ipertrofiche , ed è diventato sempre più rissoso e ansioso : scene invereconde di anziani professionisti che pietiscono informazioni al passaggio degli ufficiali , altrimenti saranno licenziati ; maledizioni lanciate contro le onnipotenti catene televisive americane , che riescono con protervia ad essere sempre le prime . L ' altro ieri mattina qualche decina di ragazzi vestiti da « avventurieri » , come il baffone rosso della pubblicità delle Marlboro , si strappavano di mano i moduli che le forze armate USA distribuivano per la richiesta del volo a Grenada , sottoscrivendo che viaggiavano a loro rischio e pericolo eccetera . L ' isola appare dall ' alto assai verde e montuosa , con magnifiche spiagge intorno . L ' ufficiale che ci accompagna ne indica il nord , dicendo solo « cubani » : la resistenza , anche se sporadica , continua tra le macchie e nelle colline . Si parla anche di un contingente di cubani e di grenadesi scoperto a Carrincou , un isolotto subito a nord di Grenada . Si atterra quasi sul mare , senza difficoltà , tra gli Hercules che continuano a rollare , camion , jeep che attraversano la pista in tutte le direzioni , casse di materiali diversi e di viveri . Poi , dopo alcune istruzioni , avvertimenti sull ' ora del ritorno , proibizioni di comprare o vendere alcunché , inizia il giro guidato . « Tra un paio di giorni sarete liberi di andare dove volete , anche nel centro di St . George » dice l ' ufficiale al seguito . L ' air terminal dell ' aeroporto di Point Salines è ancora in costruzione : ci sono le impalcature di legno , le gru e le impastatrici di cemento abbandonate . Un altro ufficiale dell ' aviazione spiega che la pista lunga più di tremila metri avrebbe permesso ai Mig-23 da combattimento , ai trasporti sovietici di atterrare senza difficoltà : « come a dire : il Venezuela sotto la minaccia dei Mig » . Un giornalista inglese chiede , con aria sorniona , di vedere gli hangar blindati , i magazzini sotterranei , come ci sono in tutti gli aeroporti militari . C ' è un momento di imbarazzo , l ' ufficiale si scusa , non sa : « Probabilmente » dice « li avrebbero costruiti più tardi » . Si passeggia nei dintorni dell ' aeroporto . Dietro mucchi di terra scavata , sormontati dalla bandiera americana , è sdraiata una pattuglia di paracadutisti . La metà sono di colore , ragazzoni immensi , dall ' aria parecchio dura , che non si staccano mai un momento dai fucili mitragliatori . Non hanno l ' autorizzazione a parlare . Le poche frasi ripetono concetti già sentiti : i cubani hanno combattuto magnificamente , non ci aspettavamo una simile resistenza . Naturalmente gli americani hanno vinto : ma sono dovuti sbarcare in cinquemila appoggiati dai cacciabombardieri , dagli elicotteri , dalle navi , contro qualche centinaio di cubani e pochi soldati grenadesi ( come ha ammesso lo stesso comando americano ) . I marines , i rangers e i paracadutisti sono truppe scelte , battaglioni - crack , ma l ' invasione di Grenada non sembra essere stata un test sufficiente per le loro capacità . Secondo il « Miami Herald » , alcuni di loro non sapevano bene contro chi andavano a combattere : un comandante di pattuglia , incontrato da un reporter sbarcato avventurosamente nell ' isola durante le prime ore dell ' invasione , gli ha chiesto se sapesse cosa stava succedendo : « L ' esercito dei Caraibi è con noi o contro di noi ? » . Sembra che le carte in dotazione fossero fotocopie di mappe turistiche . I prigionieri cubani sono sempre sotto il sole , circondati da filo spinato . Dormono nelle baracche vicino : dovrebbero essere trasportati al più presto a Cuba in nave . Alcuni fumano ostentatamente , con piacere , con calma , grossi sigari , come ci avevano detto , il cappello di paglia . Un poliziotto di Barbados , di guardia insieme con un marine , racconta con un sorriso che non è che i cubani abbiano una riserva infinita di sigari . Fumano solo quando arrivano i giornalisti . Sembra che ci si sia messi quasi d ' accordo sul numero degli uomini di Fidel Castro presenti nell ' isola . Non sono 1100 , come aveva dichiarato due giorni fa con sicurezza l ' ammiraglio a tre stelle Joseph Metcalf III , comandante delle forze americane a Grenada . La cifra approssimativa , tra i sette e gli ottocento , è molto vicina a quella fatta dall ' ambasciatore cubano a Barbados . Prima di partire per Grenada , era arrivata la notizia della cattura di Hudson Austin , il capo del consiglio militare rivoluzionario , ritenuto il mandante dell ' assassinio di Maurice Bishop . Sembra che abbia continuato a combattere per alcuni giorni dopo l ' invasione , spalleggiato da cubani e dalla sua guardia grenadese . Il vice primo ministro Bernard Coard , il marxista inflessibile , molto legato a Castro , la mente del complotto , era stato preso sabato insieme con la moglie . Lo hanno trovato nascosto in una casa su una collina vicino alla residenza del governatore generale : secondo informazioni ricevute da fonti locali , un battaglione USA ha circondato il gruppo di Coard in un edificio governativo ad est della capitale e ne ha accettato la resa . Il gruppo non ha fatto alcuna resistenza . Grenadesi locali hanno inoltre indicato alle forze USA enormi depositi clandestini di armi e munizioni di piccolo calibro , immagazzinate in case private e depositi presso la capitale . Ci mostrano i magazzini traboccanti di armi : decine di casse di proiettili , armi anticarro , mortai cinesi , lanciarazzi . L ' ambasciatore di Grenada alle Nazioni Unite prima del colpo di Stato ha dichiarato di sospettare che le munizioni e le armi siano state piazzate là dagli invasori . Ma com ' è possibile che gli USA abbiano sempre a disposizione un arsenale militare straniero da rimorchiarsi dietro ad ogni invasione e da sistemare alla bisogna ? Quasi tutte le armi e munizioni sono infatti cubane , cecoslovacche , russe , cinesi . Sui documenti top - secret ritrovati si hanno notizie più a Washington che a Grenada : si assicura molto genericamente , ma con enfasi , di un accordo tra Grenada e l ' URSS per il rifornimento di armi attraverso Cuba . Non c ' è molta gente in giro , e pochi sono quindi disposti a parlare . Una donna racconta tra i singhiozzi gli attacchi degli aerei , i bombardamenti . Un inglese residente a Grenada spiega che c ' erano già fratture , nei giorni immediatamente prima l ' invasione , tra l ' esercito rivoluzionario del popolo , controllato da Hudson Austin , e la milizia , circa diecimila lavoratori con addestramento sommario , che adoravano Bishop . Sembra che molti soldati dell ' esercito rivoluzionario abbiano gettato nei campi le uniformi al primo sbarco dei marines , sistemandosi in abiti civili . I più volenterosi tra gli intervistati , che circolano nella zona dell ' aeroporto senza fare nulla , sono tutti pro americani . « Vi è stata una felicità alla notizia dello sbarco » dice uno , « sapevamo quello che era successo a Bishop , sapevamo dove stavamo andando . » Un altro racconta che le prime pattuglie dei marines , sbarcati nel nord di Grenada , sono stati accolti con frutta , acqua , vino e manifestazioni di giubilo : « Un ufficiale americano mi ha detto che sono stati gli abitanti di Grenada ad informarli sulle postazioni dei cubani e dell ' esercito . Una donna lo ha portato sul posto dove c ' era un cannone anticarro » . Dichiarazioni che contrastano con quelle fatte ad altri giornalisti e molto difficili , per ora , da verificare : è tardi e l ' aereo che torna a Barbados ci aspetta .
Così ho pagato i politici ( Pansa Giampaolo , 1983 )
StampaQuotidiana ,
Torino . « Tangenti ? Be ' , io le chiamerei provvigioni , nei miei interrogatori ho sempre usato questo termine . Comunque » concede Zampini , assaporando il sigaretto « diciamo pure tangenti . Certo che ne ho pagate , per qualche miliardo . Vuole una cifra meno vaga ? Più di uno , meno di cinque . Se non le avessi pagate , le mie possibilità di lavoro si sarebbero ridotte quasi a zero . La tangente , del resto , è un investimento che frutta il cento per cento l ' anno . Ed è naturale che sia così : i politici sono gente attivissima , il loro mestiere è fare affari , la politica è appena un corollario ... » . Adriano Zampini , 34 anni , geometra , martella le parole con calma . È l ' « Alpino » dello scandalo torinese , l ' uomo nero che ha fatto crollare la giunta rossa , l ' imputato - chiave di un processo che fra pochi mesi scoperchierà molte pentole subalpine . Con lui in aula ci saranno i presunti corrotti : un mazzo di politici socialisti , democristiani , comunisti : « Se provo astio per loro ? Ma no ! Sono tutti degli amici . Li stimo come li stimavo prima . Oggi fanno il possibile per salvarsi . E per salvarsi dicono che sono un millantatore ... » . E sorride . Già , ma come sorride Zampini ? Ha un sorriso da giovane lupo , in un viso forte , con due occhi azzurro freddo , e una barba da vero alpino . È un tipo alto , ben squadrato , l ' aria terribilmente sicura di uno che s ' è conquistato tutto da solo , cominciando dal niente . Un « niente » molto lontano dal belmondo dei rampanti di Torino . La scena iniziale è la Valpolicella , provincia di Verona . Ambiente popolare , famiglia operaia - contadina . Papà Zampini fa il caporeparto in una fabbrica di casseforti . Un uomo che lavora duro e morirà a 56 anni di cancro al polmone , contratto nel verniciar forzieri per i soldi degli altri . Preso il diploma , anche l ' Adriano entra in ditta . È sveglio , ha grande iniziativa e una memoria da computer . Dopo un po ' è responsabile del servizio assistenza per gli impianti di sicurezza : « Che bella squadra eravamo ! Siamo stati i primi ad usare la lancia termica . In dieci secondi sapevamo aprire una cassaforte corazzata . Adesso però » mi avverte sornione « non so più farlo , lo scriva ... » . Un giorno arriva l ' amore . No , non è un dettaglio privato . L ' amore , infatti , è una maestrina piemontese di Villareggia , e sarà questo incontro a portar Zampini verso la fatal Torino . Una Torino che da lontano già conosce , per via del servizio di leva alla Scuola militare alpina di Aosta , dove ha preso il grado di tenente . Così , quando viene il tempo delle nozze , la scelta è fatta : via da Verona , si va ad ovest , verso la città del capitale e del lavoro . È il gennaio 1973 . A Torino , il giovane Zampini fa il rappresentante di mobili per ufficio e impara subito una verità : « Sì , imparo che vendere è molto difficile . Prima , quando aprivo le casseforti , erano i clienti ad implorarmi : venga , s ' è bloccato l ' impianto , dentro ci sono duecento milioni ! Vendere , invece , era tutt ' altra cosa . Poi , un po ' alla volta , ho capito come dovevo fare ... » . Mentre l ' Adriano comincia ad annusare il giro dei politici torinesi , la sua ditta vince ( « regolarmente ! » ) la gara per una grossa fornitura alla Regione Piemonte . Incoraggiato , Zampini decide di mettersi in proprio . Con dieci milioni in contanti , nell ' ottobre 1974 , a 25 anni , fonda la società Juppiter , mobili per ufficio e attrezzature scientifiche . Cinque anni dopo verrà la Concord , informatica e centri di calcolo . Quindi la Programma Immobiliare . Chiedo : e la Biolight di cui s ' è tanto parlato ? « Quella non l ' ho fondata io . Esisteva già quando ne son diventato l ' amministratore unico . Importava e vendeva lampade della Duro - Test Corporation , del New Jersey . Sì , fra i soci dichiarati c ' erano i fratelli Biffi - Gentili . Ma questi due io li conoscevo da molto tempo ... » . Li conosceva per comune militanza socialista ? « Macché . Io non ho mai fatto vita politica , a parte qualcosina da studente a Verona , nello PSIUP . Sì , lo scriva : PSIUP ! Altro che fascista di Ordine Nuovo ! È stato 1' " Avanti ! " a stampare questa bugia , e non ha nemmeno pubblicato la mia rettifica . Così Martelli e Intini si son meritati una querela . Ma non me la prendo . Erano i giorni degli arresti , un grande marasma , e poi il PSI è un partito che macina anche i sassi , un partito di movimento ... » . « Dopo il PSIUP niente più politica » garantisce Zampini . « Da allora ho avuto un motto solo : amico di ciascuno , fratello di nessuno . L ' uomo d ' affari dev ' essere così . Deve andare bene a tutti . Deve fare come il medico , che conforta e aiuta . Del resto , a noi piccoli imprenditori non ci serve essere impegnati politicamente . Se hai bisogno di un intervento politico , basta avere cinque milioni sull ' unghia e li hai tutti con te , pronti a farsi comprare , anche i parlamentari » . « Lavorando in proprio » continua 1'«Alpino» « ho scoperto sulla mia pelle che la strada giusta era quella di pagare . E allora son partito subito . Prima con personaggi di minimo cabotaggio , per poi , a poco a poco , salire di calibro . E così mi sono trovato in un meccanismo ben conosciuto da quelli che devono lavorare con le tangenti : una giostra dal moto perpetuo , che non ti consente né di scendere né di tornare indietro . Devo spiegarmi meglio ? Bene , da una parte c ' è l ' imprenditore che ha la giusta bramosia di buoni affari . Dall ' altra ci sono i politici con un appetito tremendo , che chiedono e chiedono , e domandano anche anticipi sugli affari futuri . Tu paghi , una volta , due , tre . Poi , a forza di pagare , ti trovi impegnato al di là del ragionevole , corri dei rischi , ti sveni , e così cerchi sempre nuovi affari con l ' aiuto di quei politici che hai pagato la prima volta » . Davvero una brutta giostra , Zampini ... L ' « Alpino » sospira : « Sì , ci si trova agganciati senza scampo . Il politico è come un drogato in crisi d ' astinenza , ha bisogno sempre di soldi , e non si disintossica se non quando l ' arrestano . Tu imprenditore devi dargli la dose , e non puoi abbandonarlo . Perché , se l ' abbandoni , perdi una montagna di soldi e poi ti fai un brutto nome sulla piazza dei partiti , una piazza importante ! » . È grazie a questo girone infernale che l ' attività di Zampini cresce . « All ' inizio , però , facevo solo operazioncine . Ero giovane , immigrato veneto , avevo una piccola azienda . Quindi ho impiegato qualche anno ad arrivare nelle vere anticamere delle stanze dei bottoni . Poi , mentre campavo con i miei lavori normali , finalmente ho incontrato gli amici giusti . E mi son reso conto anch ' io , come tanti in Italia , di un ' altra verità : i grossi affari stanno là dove c ' è il denaro pubblico e dove ci sono politici che lo gestiscono senza responsabilità . Gli amici che avevo scoperto fra il 1979 e l'80 erano così . Avevano in mano Torino . Rispetto a loro , io ero soltanto un satellite . E allora ho provato a diventare una stella . Non ci sono riuscito . Ho cominciato a volare alto , ma ho fatto la fine di Icaro » dice Zampini , con un sorriso mesto , « sì io sono un piccolo Icaro le cui ali di cera sono state bruciate da un sole : il procuratore Caccia . » Finalmente un nome pulito : Bruno Caccia , magistrato , capo della Procura di Torino , poi assassinato da mano ignota . L ' « Alpino » ne parla con ammirazione : « Come dice quel personaggio di Sciascia ? Ci sono gli uomini , i mezzi uomini , i quaraquaquà . Be ' , cari miei , Caccia quello sì che era un uomo ! Ha assistito a due miei interrogatori , alle undici di sera . Mi ha fatto pochissime domande , ma tutte centrate , centratissime ! Torniamo al mio volo . Grazie agli amici , le mie operazioni si sono fatte più grosse . E io pagavo , pagavo . Ma non era ancora niente rispetto a quello che avrebbe dovuto svolgersi nel 1983 : affari da decine di miliardi . E invece , zac ! , è caduta la mannaia dei magistrati . Hanno avuto fortuna , e così sono intervenuti al momento giusto . Ma avevano anche messo in campo la squadra vincente … » . Che vuol dire , Zampini ? « Vede , io ho fatto l ' arbitro di calcio . Prima della partita , vedendo entrare le squadre , tu capisci già da tante cose chi delle due ha la mentalità vincente . La squadra della Procura era quella giusta : giovani , preparati , con la mentalità di chi vuoi stroncare un certo giro . Pensi che quando son venuti in casa a perquisirmi , alle cinque di mattina , non ho nemmeno capito che quello che li comandava era un magistrato . Pensavo all ' Intendenza di Finanza ! Ho persino detto : guardate che il condono l ' ho fatto ! Poi ho chiesto : posso telefonare al vicesindaco Biffi per disdire un appuntamento ? E quel giudice : ma prego , faccia pure ! » . È il 2 marzo 1983 . Finita la perquisizione , l ' « Alpino » , ancora libero , va alla caserma dei carabinieri di Venaria sulla sua Alfetta con radiotelefono . Solo alle cinque del pomeriggio s ' accorge d ' avere le ali bruciate . Lo capisce leggendo l ' ordine di cattura : « Sette pagine tremende , firmate dal dottor Marzachì , con tutti i nomi . Allora ho deciso di parlare . Qualche giornale ha poi scritto che sono un pentito . Balle ! Io non mi son pentito di niente . Ho pagato le tangenti perché questo è il sistema e io dovevo lavorare ! » . Come mai ha detto tutto ? « Io ho una mentalità economica . A Venaria ho capito che mi erano sfumati affari per dieci miliardi . Dunque , perso per perso , tanto valeva difendermi raccontando quel che sapevo . Era l ' unico comportamento intelligente , me l ' ha consigliato anche il mio difensore , Graziano Masselli . E poi c ' era un ' altra ragione . Se fossi stato un uomo di partito , qualche grosso calibro pronto a soccorrermi l ' avrei trovato . Ma ero l ' uomo di nessuno , e quindi nessuno mi avrebbe difeso . Così , in quaranta giorni d ' interrogatori , ho scoperto tutti i sepolcri » . Avendoli scoperti , oggi Zampini è l ' uomo giusto per qualche domandina sulle tecniche e i misteri dell ' Italia tangentizia . Lui sorride : « Quali misteri ? È un sistema vecchio come il cucco , solo che adesso si ha il coraggio di parlarne . Ed è un sistema diffuso anche nell ' ambiente privato . Su cento lavori che prendi , per novanta devi dare la stecca . I politici la vogliono quasi tutti . Ma li capisco . Se uno spende duecento milioni per diventar deputato , si deve poi accontentare d ' andar su e giù da casa a Roma per fare il peone ? Certo , per qualcuno l ' ideologia è ancora importante . Ma gli altri stanno a Roma per far rendere i milioni spesi o , come minimo , per recuperarli ! » . Chi lavora con gli enti pubblici può fare a meno di pagar tangenti ? « Secondo me , no . Una gara la puoi anche vincere in modo pulito . Però poi scopri che l ' aggiornamento prezzi non viene , che gli stati d ' avanzamento lavori ti son pagati a uno o due anni , che delle tue forniture poche vanno bene . E allora ti devi decidere : o non partecipi più a nessun appalto , o cominci anche tu a pagare i funzionari e soprattutto i politici che li coprono » . Ma gli imprenditori che vogliono vendere beni o servizi allo Stato e agli enti locali , la pagano davvero tutti la tangente ? Zampini non ha dubbi : « Tutti quelli che conosco io sì » . E che cosa succede a chi non vuol pagare ? « Deve cambiar settore d ' attività , se no distrugge la propria azienda » . Ed è vero che le tangenti oggi vengono richieste anche sugli atti dovuti , e non più soltanto su quelli discrezionali ? L ' « Alpino » sorride ironico : « Ma in che mondo vive lei ? È soprattutto sugli atti dovuti che pretendono la tangente , perché è più facile nasconderla . L ' amministratore pubblico potrà sempre difendersi dicendo : io quella decisione l ' ho presa perché era obbligatoria ... » . Come viene pagata la tangente ? « In cash , in contanti . Questo sì che è un guaio ! Lei sa che negli istituti di credito , se uno ritira banconote per più di venti milioni , c ' è un controllo . E allora diventa una via crucis fare il giro di tante banche . Quelli che incassano hanno il problema rovesciato : suddividere i soldi neri in piccole somme , affidarle a portaborse che girino anche loro le banche a trasformare il denaro in tanti assegni circolari » . E i più affamati chi sono ? Zampini mette le mani avanti : « Sigle di partito io non ne faccio ! Le risponderò così : i più voraci sono i politici giovani . I meno affamati ? Quelli che fanno politica in sede strettamente locale , gente più anziana , che ha cominciato la militanza subito dopo la guerra , quando l ' Italia scopriva la democrazia . Per esempio , il capostazione socialista che è stato nella Resistenza . O il politico che era operaio quando ti licenziavano se avevi la tessera del sindacato . Questa gente di stecche non ne chiede . Però sono persone che operano a livelli amministrativi molto bassi » . « Appena più in su » giura Zampini « non c ' è scampo . L ' entità della tangente varia a seconda dell ' importanza dell ' incarico e del rischio che il politico corre . Ma a parte queste differenze , la prendono tutti . E sa perché ? Perché a quelli della politica gli frega poco o niente , e meno ancora degli elettori . Hanno una sola idea : arrivare ad una certa carica per farla fruttare » . Ma sono proprio tutti così ? I comunisti , per esempio , non sono diversi ? « Non sono assolutamente diversi . Però sono molto più precisi . Se lei sgarra sui tempi o sulla quantità del versamento , li perde e non li ritrova più . Ma se prendono un impegno , non ti bidonano , vanno fino in fondo . Insomma , sono più professionali . E sanno anche scegliersi gli affari . Loro non si vendono a cani e porci ... » . La tangente finanzia il partito o ingrassa il politico che la riceve ? « Finanzia i patrimoni personali dei politici e nient ' altro » . Vale anche per i comunisti ? « Rispondo di sì , ma con beneficio d ' inventario , perché bisogna vedere caso per caso . Secondo me , anche molti comunisti ormai fanno la cresta . Una prima volta gli dai cento e loro passano tutto al partito . La seconda volta gli dai cinquanta e se ne trattengono venti . Poi gettano la colpa su di te , dicendo alla casa madre : non ha versato tutto » . Fare il politico , dunque , è un mestiere che rende ? Zampini torna a sorridere da lupo : « Il politico italiano è un professionista molto ricco . E ha un unico problema : allenarsi a non far apparire i suoi soldi . Allora , ecco certe camicie un po ' lise , le scarpe consunte , il vecchio vestito , la 128 scassata ... Quella di non apparire è la loro sofferenza continua . Si concedono un unico lusso : i ristoranti costosi » . E lei , Zampini , che cos ' è : un disonesto , uno sciocco , un imprudente ? L ' « Alpino » ci pensa su : « Nessuna di queste tre cose e tutte e tre insieme . Vuole la verità ? Io sono come il novanta per cento degli imprenditori che lavorano con gli enti pubblici . Aggiungo : ultimamente non ero io a cercare i politici , mi cercavano loro . Il mio problema era rinunciare alle proposte d ' affari che mi facevano ! » . Si considera più onesto o meno onesto di loro ? Di colpo , Zampini diventa aspro : « Chi ha un ' azienda non può badare a certi princìpi , deve pensare solo alla sua attività . Ma i politici ? Loro no . Tocca a loro , non a me , badare alla moralità pubblica . E poi , io ero obbligato a versare . È tutto un sistema che campa sulla corruzione . Forse finirà quando i partiti s ' accorgeranno che , rubando , si arriva ai crolli elettorali , e i crolli fanno saltare le carriere . Ma ci vorranno molti anni » . In attesa di questo giusto finale , avremo l ' intermezzo del processo di Torino . Zampini mormora : « Io sono qui che l ' aspetto . E qualche volta ho paura . Non per oggi , ma per l ' avvenire . Anche per i politici la vendetta è un piatto da consumare freddo . Ma poi mi do coraggio e attendo di vedere gli amici in quell ' aula di tribunale . Le ho detto che ho fatto l ' arbitro , no ? Ho imparato a non tremare quando duemila persone mi gridano contro . E anche a non reagire se qualcuno mi sputa in faccia ... » .