StampaQuotidiana ,
Come
l
'
incredulo
Tommaso
,
che
non
prendeva
per
vero
nulla
che
non
vedesse
con
gli
occhi
e
non
toccasse
con
mano
,
così
io
non
credo
a
quel
che
mi
raccontano
circa
l
'
ultima
trasmissione
televisiva
di
D
'
Alema
.
Non
credo
cioè
che
abbia
detto
testualmente
:
«
Per
la
prima
volta
nel
dopoguerra
la
bandiera
italiana
sventola
oltre
il
territorio
nazionale
e
questo
è
motivo
d
'
orgoglio
»
.
Ancor
meno
credo
che
questa
frase
fosse
accompagnata
,
sullo
sfondo
,
dal
canto
di
Faccetta
nera
,
bella
abissina
.
D
'
Alema
è
uomo
d
'
onore
e
se
pensasse
queste
cose
le
avrebbe
dette
ai
pacifisti
marciando
con
loro
da
Perugia
ad
Assisi
.
Vero
è
che
D
'
Alema
si
appresta
a
presentare
il
suo
libro
sul
Kosovo
in
coppia
col
generale
Clark
,
che
non
è
precisamente
un
pacifista
,
ma
tutti
sappiamo
che
quella
guerra
è
stata
umanitaria
e
non
era
fatta
per
piantare
bandiere
coloniali
oltremare
.
Vorreste
ora
farci
credere
il
contrario
?
Cosa
c
'
entra
poi
faccetta
nera
?
A
quei
tempi
avevo
dieci
anni
e
andavo
a
vedere
i
soldati
con
le
bandiere
che
si
imbarcavano
per
l
'
Etiopia
.
Più
tardi
ho
saputo
che
c
'
era
un
compagno
,
che
mi
pare
si
chiamasse
Barontini
,
che
combatteva
dalla
parte
del
Negus
contro
i
gas
del
maresciallo
Graziani
.
Ne
trassi
un
senso
di
orgoglio
nazionale
.
E
ora
vorreste
farmi
credere
che
invece
D
'
Alema
,
se
fosse
nato
in
tempo
,
sarebbe
eroicamente
caduto
impugnando
il
tricolore
?
Io
non
li
capisco
questi
giovani
dirigenti
postcomunisti
,
non
capisco
da
quale
cultura
provengano
.
Ma
non
posso
credere
che
,
alla
ricerca
di
una
identità
,
finiscano
col
formarsi
una
mentalità
ed
ereditare
archetipi
a
cui
perfino
Gasparri
cerca
di
sottrarsi
.
Si
può
trarre
motivo
di
orgoglio
patriottico
da
Dante
Alighieri
o
Michelangelo
,
dal
sole
di
Napoli
se
non
del
rione
Sanità
,
dai
fratelli
Cervi
(
chi
erano
?
)
o
dalla
presenza
della
Santa
Sede
,
anche
da
Valentino
(
il
sarto
)
.
Oppure
dalla
felicità
della
società
che
si
governa
.
E
invece
no
,
la
cosa
di
sinistra
è
il
tricolore
sulla
quarta
sponda
.
Se
è
così
,
è
venuto
il
momento
di
mandare
la
Folgore
in
Cecenia
,
dirottandola
da
Timor
est
che
non
fa
più
notizia
.
Qui
c
'
è
una
nuova
macelleria
nella
provincia
di
un
ex
impero
,
profughi
a
non
finire
,
diritti
umani
e
diritto
all
'
autodeterminazione
calpestati
,
un
vistoso
Kosovo
.
Non
si
capisce
perché
l
'
Onu
,
la
Nato
,
il
generale
Clark
o
chi
per
lui
,
rinuncino
in
questo
caso
al
principio
dell
'
ingerenza
umanitaria
come
nuovo
internazionalismo
(
Tony
)
.
Non
è
perché
i
russi
hanno
i
missili
,
il
generale
Clark
ha
già
detto
di
non
temere
la
terza
guerra
mondiale
.
Allora
perché
due
pesi
e
due
misure
?
Oltretutto
il
Caucaso
è
pieno
di
petrolio
e
ci
sarebbe
anche
convenienza
.
Pensaci
D
'
Alema
,
parlane
con
il
generale
discutendo
del
tuo
libro
,
forse
vinceresti
le
elezioni
regionali
e
resterai
a
palazzo
Chigi
fino
al
2001
.
C
'
è
qualcosa
che
non
faresti
per
tagliare
questo
traguardo
?
StampaPeriodica ,
La
lunga
marcia
delle
riforme
ha
sinora
affrontato
,
alla
Camera
,
soltanto
due
nodi
:
quello
del
federalismo
(
forma
di
Stato
)
e
quello
del
presidenzialismo
(
forma
di
governo
)
.
Sul
primo
,
il
testo
concordato
in
Bicamerale
è
stato
ampiamente
modificato
;
sul
secondo
,
invece
,
è
stato
rispettato
.
Il
che
non
è
di
per
sé
riprovevole
o
irragionevole
.
Se
gli
accordi
della
Bicamerale
fossero
tutti
blindati
,
allora
l
'
esame
delle
Camere
non
avrebbe
senso
,
sarebbe
soltanto
pro
forma
.
Però
,
se
tutti
gli
accordi
della
Bicamerale
fossero
sblindati
,
cioè
tutti
da
rifare
,
allora
sarebbe
il
lavoro
della
commissione
costituente
a
risultare
inutile
.
Alla
domanda
se
i
patti
della
Bicamerale
saranno
rispettati
,
pertanto
,
per
il
momento
si
può
soltanto
rispondere
:
in
parte
sì
,
in
parte
no
.
Ma
siamo
ancora
ai
primissimi
passi
.
Perché
c
'
è
ancora
da
vedere
che
cosa
succederà
al
Senato
,
dove
la
riforma
presidenziale
approvata
a
Montecitorio
potrà
tenere
,
ma
dove
dubito
molto
sulla
tenuta
della
riforma
federale
.
Il
solo
punto
abbastanza
fermo
,
a
oggi
,
delle
riforme
è
dunque
quello
del
presidenzialismo
.
Vediamolo
.
In
passato
il
presidente
della
Repubblica
era
eletto
dalle
Camere
.
In
futuro
sarà
eletto
,
in
forza
dell
'
articolo
64
della
nuova
Costituzione
,
a
suffragio
universale
diretto
.
La
Camera
ha
anche
approvato
gli
articoli
che
ne
specificano
poteri
e
modalità
di
elezione
,
affrontando
per
ultimi
due
punti
:
le
prerogative
presidenziali
in
materia
di
politica
estera
e
di
difesa
(
art.
66
,
sub
a
)
e
il
potere
di
scioglimento
delle
Camere
(
art.
70
)
.
Sono
punti
importanti
,
e
controversi
per
questo
;
ma
non
abbastanza
importanti
da
modificare
la
valutazione
d
'
insieme
.
I
sistemi
genericamente
detti
presidenziali
sono
almeno
una
trentina
,
e
si
dividono
in
tre
tipi
:
il
sistema
presidenziale
puro
di
tipo
americano
,
il
sistema
semipresidenzíale
di
tipo
francese
,
i
sistemi
presidenziali
spuri
che
sono
tali
di
nome
più
che
di
fatto
.
Il
solo
denominatore
comune
di
tutti
questi
sistemi
è
l
'
elezione
popolare
del
capo
dello
Stato
.
Ma
la
sola
elezione
non
basta
a
rendere
un
sistema
presidenziale
diverso
da
un
sistema
parlamentare
.
Irlanda
,
Islanda
e
Austria
esibiscono
presidenti
eletti
a
suffragio
universale
,
ma
funzionano
in
tutto
e
per
tutto
come
sistemi
parlamentari
nei
quali
il
presidente
conta
poco
o
niente
.
Un
sistema
politico
è
davvero
presidenziale
,
allora
,
quando
il
presidente
conta
in
termini
di
potere
di
governo
.
Negli
Stati
Uniti
è
il
presidente
che
governa
e
che
riassume
in
sé
tutti
i
poteri
di
governo
.
Dunque
,
nel
sistema
presidenziale
puro
il
presidente
conta
moltissimo
.
L
'
inconveniente
di
questa
formula
,
che
si
manifesta
appieno
in
America
Latina
,
è
duplice
:
da
un
lato
è
aperta
al
rischio
dell
'
eccesso
di
potere
,
dall
'
altro
lato
non
prevede
il
caso
che
viene
detto
della
«
maggioranza
divisa
»
,
cioè
del
presidente
che
si
trova
in
minoranza
in
Parlamento
.
In
Francia
,
invece
,
la
struttura
del
potere
esecutivo
è
diarchica
,
a
due
teste
;
ma
il
problema
di
una
conflittualità
o
paralisi
diarchica
è
risolto
dal
fatto
che
l
'
esercizio
effettivo
del
potere
passa
dal
capo
dello
Stato
al
capo
del
governo
-
e
viceversa
-
a
seconda
di
chi
si
trova
in
maggioranza
.
Il
semipresidenzialismo
francese
è
dunque
un
sistema
altamente
flessibile
che
non
si
incaglia
,
come
avviene
in
America
,
nelle
secche
della
maggioranza
divisa
.
In
Francia
il
presidente
a
volte
conta
molto
,
a
volte
conta
meno
;
ma
non
è
mai
un
presidente
che
non
presiede
nulla
,
la
cui
funzione
è
di
essere
soltanto
un
garante
.
Come
si
cerca
invece
di
renderlo
nel
presidenzialismo
all
'
italiana
.
Come
notavo
,
in
materia
di
poteri
presidenziali
esiste
ancora
un
contenzioso
aperto
.
Ma
ammettiamo
che
gli
articoli
66
e
70
resistano
agli
assalti
e
passino
nella
versione
proposta
dalla
Bicamerale
.
Anche
se
così
sarà
,
il
presidenzialismo
all
'
italiana
è
pur
sempre
da
ascrivere
alla
categoria
dei
presidenzialismi
spuri
e
mal
congegnati
;
che
talvolta
sono
soltanto
inutili
,
come
nella
citatissima
Austria
,
ma
che
possono
anche
essere
dannosi
.
Capisco
benissimo
chi
si
oppone
al
presidenzialismo
puro
.
Capisco
anche
,
seppur
meno
,
chi
nemmeno
vuole
il
semipresidenzialismo
.
Ma
l
'
argomento
vero
non
è
che
nel
modello
francese
si
annida
il
pericolo
di
una
tirannide
virtuale
,
come
gridano
,
comprensibilmente
spaventatissimi
,
Armando
Cossutta
e
Fausto
Bertinotti
;
e
nemmeno
il
pericolo
della
deriva
plebiscitaria
denunziato
dai
popolari
.
Chiamando
le
cose
con
il
loro
vero
nome
,
chi
diffida
di
qualsiasi
presidenzialismo
teme
l
'
elezione
popolare
diretta
.
Coma
fa
un
elettorato
che
di
politica
si
interessa
poco
,
e
sa
pochissimo
,
a
scegliere
una
persona
adatta
?
Diciamolo
senza
infingimenti
:
il
rischio
di
una
cattiva
scelta
,
di
una
scelta
sbagliata
,
è
un
rischio
da
mettere
in
conto
.
E
la
videopolitica
lo
accentua
.
In
Brasile
la
televisione
ha
portato
al
potere
Collor
,
un
pessimo
presidente
cacciato
per
corruzione
nel
1993
.
In
questo
momento
pare
che
dalle
elezioni
presidenziali
nelle
Filippine
esca
vincitore
un
ex
attore
(
come
Ronald
Reagan
,
ma
senza
il
suo
tirocinio
politico
)
e
che
in
Venezuela
la
candidata
più
forte
per
le
elezioni
presidenziali
di
dicembre
sia
Irene
Sàez
,
un
'
ex
Miss
Universo
di
36
anni
:
certo
una
gran
bella
ragazza
,
ma
che
cosa
c
'
entra
?
Dunque
il
presidenzialismo
comporta
un
rischio
che
l
'
elezione
parlamentare
del
presidente
riduce
.
Ma
il
guaio
è
che
in
Italia
i
nemici
del
presidenzialismo
sono
riusciti
a
depotenziarlo
senza
però
riuscire
a
evitare
l
'
elezione
diretta
(
per
ben
sei
anni
)
.
Il
che
rischia
di
produrre
un
presidenzialismo
reso
pericoloso
dalla
propria
impotenza
.
L
'
elezione
popolare
del
capo
dello
Stato
non
è
piccola
cosa
.
Tra
le
tante
,
troppe
elezioni
che
ci
affaticano
,
è
la
Grande
Elezione
.
Mobilita
un
paese
per
mesi
,
richiede
manovre
di
posizionamento
dei
candidati
per
anni
,
e
impiega
ingenti
energie
e
risorse
.
Dopo
di
che
,
e
soprattutto
,
crea
aspettative
.
In
Italia
-
se
mai
arriveremo
al
referendum
confermativo
della
nuova
Costituzione
-
l
'
elezione
del
presidente
verrà
strombazzata
come
una
grande
conquista
democratica
,
come
un
aumento
del
potere
popolare
.
Non
sarà
vero
,
sarà
un
imbrogliuccio
.
Ma
resta
vero
che
l
'
elezione
diretta
dà
legittimità
,
e
quindi
il
nuovo
presidente
potrà
parlare
più
di
ogni
altro
in
nome
del
popolo
.
E
se
sarà
un
tipo
battagliero
potrà
dare
battaglia
per
conquistare
i
poteri
che
la
Costituzione
gli
nega
,
ma
che
i
veri
presidenzialismi
gli
assegnerebbero
.
Una
battaglia
che
gli
verrà
facilitata
da
un
varco
che
i
nostri
costituenti
hanno
lasciato
sguarnito
senza
accorgersene
.
Nell
'
articolo
66
sub
e
,
approvato
pochi
giorni
fa
,
si
legge
che
il
presidente
della
Repubblica
«
autorizza
la
presentazione
alle
Camere
dei
disegni
di
legge
di
iniziativa
del
governo
»
.
E
vero
che
quel
disposto
ripete
l
'
articolo
87
della
Costituzione
del
1948
.
Ma
se
era
reso
aggirabile
,
in
passato
,
da
un
sistema
parlamentare
,
è
un
disposto
che
diventa
pericolosamente
offensivo
in
mano
a
un
presidente
a
elezione
popolare
.
Che
cosa
succede
se
il
presidente
non
autorizza
la
presentazione
di
un
disegno
di
legge
?
Dal
testo
si
evince
che
la
non
autorizzazione
è
un
atto
interamente
discrezionale
.
E
dunque
può
succedere
che
il
presidente
unto
dal
popolo
blocchi
,
volendo
,
quasi
tutto
il
governare
.
Bravi
davvero
,
Leopoldo
Elia
e
soci
.
Nel
combattere
il
presidenzialismo
,
i
popolari
hanno
ottenuto
un
presidenzialismo
impotente
sì
,
ma
aperto
ai
conflitti
istituzionali
assai
più
del
sistema
semipresidenziale
che
sono
riusciti
a
distruggere
.
In
Francia
la
potenziale
conflittualità
tra
capo
della
Stato
e
capo
del
governo
è
stata
disciplinata
,
e
a
tutt
'
oggi
non
è
mai
stata
dirompente
.
Il
presidenzialismo
all
'
italiana
,
invece
,
o
sarà
soltanto
di
facciata
,
oppure
sarà
contrassegnato
da
una
preoccupante
conflittualità
interna
.
Nella
prima
eventualità
,
quella
di
un
presidenzialismo
finto
e
soltanto
nominale
,
avremmo
fatto
molto
rumore
per
nulla
,
e
la
montagna
avrebbe
partorito
un
topolino
.
Nella
seconda
eventualità
,
ci
troveremmo
assai
più
mal
messi
di
prima
.
In
ogni
caso
,
chiamare
questo
coso
un
semipresidenzialismo
è
un
'
ingiuria
al
nome
.
StampaQuotidiana ,
La
signora
Albright
ha
detto
:
a
che
ci
serve
tutta
questa
potenza
di
fuoco
se
non
la
usiamo
?
I
generali
Nato
dicono
:
possiamo
continuare
per
mesi
,
metteremo
Milosevi
?
in
ginocchio
.
Il
presidente
Clinton
manda
gli
apaches
,
accumula
forze
terrestri
e
fa
intendere
qual
è
il
dilemma
:
o
la
resa
incondizionata
del
nemico
o
il
suo
annientamento
.
Henry
Kissinger
,
per
il
quale
la
guerra
in
Vietnam
era
una
scaramuccia
che
i
libri
di
storia
avrebbero
ignorato
,
raccomanda
un
'
invasione
.
E
Tony
Blair
dichiara
:
questa
è
una
guerra
del
bene
contro
il
demonio
.
Se
questo
è
lo
spirito
,
il
programma
di
questa
guerra
americana
,
è
difficile
sperare
che
resti
spazio
per
una
mediazione
e
una
soluzione
politica
.
Ed
è
difficile
dar
credito
alle
classi
dirigenti
,
ai
governi
e
alle
forze
politiche
tradizionali
europee
.
Forse
non
tutti
condividono
questo
bellicismo
oltranzista
ma
nessuno
,
per
calcolo
o
per
sudditanza
e
impotenza
,
lo
avversa
.
La
causa
della
pace
,
o
anche
solo
di
una
tregua
,
è
affidata
a
minoranze
volenterose
,
all
'
opinione
pubblica
generalmente
intesa
,
a
un
'
insorgenza
della
coscienza
civile
.
La
propaganda
di
guerra
tuttavia
infuria
e
stordisce
,
prevale
con
fragore
sulle
invocazioni
di
pace
e
oscura
ogni
ragione
.
Mi
ricorda
infallibilmente
l
'
euforia
e
perfino
la
frivolezza
seminate
ai
tempi
delle
guerre
etiopiche
o
della
dichiarazione
di
guerra
alla
Francia
.
Beato
chi
non
ha
respirato
in
passato
quell
'
aria
che
oggi
riprende
a
circolare
in
un
altro
contesto
ma
con
lo
stesso
veleno
.
Beato
e
disgraziato
,
perché
è
preda
di
un
inganno
di
cui
non
conosce
i
prezzi
.
Molti
hanno
creduto
,
in
buona
fede
,
alla
motivazione
umanitaria
dell
'
intervento
armato
.
E
continuano
assurdamente
,
in
buona
o
in
cattiva
fede
,
a
crederci
pur
avendo
sotto
gli
occhi
una
tragedia
epocale
:
quella
moltitudine
dannata
di
profughi
che
le
nostre
bombe
hanno
ingigantito
dieci
volte
,
sommandosi
alla
guerra
civile
e
alle
crudeltà
delle
milizie
serbe
.
Molti
,
forse
,
sospettano
che
il
rimedio
sia
stato
e
sia
peggiore
del
male
,
ma
pensano
che
sia
giusto
punire
il
colpevole
,
come
se
ci
sia
un
solo
colpevole
più
colpevole
,
eliminato
il
quale
tutto
andrà
a
posto
.
Ma
noi
non
stiamo
abbattendo
un
capo
o
un
regime
politico
,
stiamo
bombardando
una
nazione
e
un
popolo
.
È
una
logica
simile
a
quella
della
pena
di
morte
,
applicata
su
larga
scala
,
insieme
alla
presunzione
di
una
democrazia
esportata
con
la
forza
.
Molti
si
tranquillizzano
sentendo
dire
che
sarà
possibile
riportare
un
milione
di
disperati
nella
loro
terra
bruciata
,
come
se
non
si
trattasse
di
un
'
umanità
privata
di
tutto
,
ma
di
una
mandria
da
ricondurre
entro
i
recinti
.
Oppure
di
relitti
da
disperdere
ai
quattro
venti
,
dove
nessuno
li
vuole
adesso
come
non
li
voleva
prima
.
Intanto
muoiono
,
con
un
'
assistenza
umanitaria
dell
'
opulento
Occidente
che
costa
meno
di
un
missile
.
Molti
(
chiunque
abbia
meno
di
sessant
'
anni
)
non
hanno
mai
visto
scorrere
il
sangue
in
Europa
,
pensano
che
sarà
poco
e
che
non
lascerà
tracce
.
Lascerà
invece
per
lo
meno
un
grande
odio
nel
cuore
del
continente
.
Le
città
e
le
campagne
che
stiamo
bombardando
,
anche
se
pochi
osano
ricordarlo
,
hanno
combattuto
una
guerra
di
liberazione
contro
i
fascismi
tedesco
e
italiano
e
vivono
l
'
aggressione
di
oggi
con
questa
memoria
.
Molti
si
sentono
comunque
garantiti
perché
siamo
dalla
parte
del
più
forte
.
Il
mito
americano
è
duro
a
morire
,
c
'
è
più
ammirazione
che
repulsione
per
la
potenza
di
fuoco
e
la
precisione
di
tiro
americana
.
E
se
un
errore
millimetrico
farà
saltare
in
aria
una
clinica
ginecologica
non
lo
sapremo
o
lo
sapremo
troppo
tardi
.
Forse
allora
l
'
ammirazione
lascerà
un
po
'
di
posto
alla
commozione
.
Molti
vedono
ancora
la
Nato
come
un
bastione
anticomunista
anche
se
nessuna
minaccia
grava
sull
'
Occidente
,
salvo
quelle
che
l
'
Occidente
sta
costruendo
da
sé
con
l
'
idea
folle
di
un
mondo
a
sovranità
limitata
,
di
un
protettorato
riservato
ai
quattro
quinti
dell
'
umanità
.
Se
sento
la
Cina
dire
che
questa
filosofia
porta
diritti
alla
terza
guerra
mondiale
rabbrividisco
,
e
vorrei
che
questo
brivido
contagiasse
il
mondo
.
Molti
non
si
accorgono
ancora
del
nesso
inscindibile
che
corre
,
e
che
già
ci
umilia
,
tra
questa
guerra
e
l
'
infrangersi
del
«
sogno
europeo
»
.
Questo
sogno
,
lungamente
vagheggiato
in
competizione
col
sogno
americano
,
ha
rivelato
in
un
attimo
la
sua
fragilità
e
inconsistenza
.
La
nuova
Europa
ha
perso
coscienza
di
sé
prima
di
nascere
.
È
difficile
contrastare
la
propaganda
di
guerra
e
le
spirali
che
induce
,
farlo
con
il
ragionamento
o
con
la
protesta
,
smontare
questo
pauroso
ingranaggio
contro
cui
cozza
e
diventa
flebile
anche
la
voce
papale
.
È
un
compito
oggi
minoritario
ma
che
può
,
rifiutando
ogni
etichetta
di
parte
,
risvegliare
una
maggioranza
democratica
di
donne
e
uomini
.
Almeno
qui
,
in
Italia
,
ai
confini
della
tragedia
.
Si
può
anche
credere
che
la
guerra
sia
connaturata
all
'
uomo
ma
non
fino
a
questo
punto
.
Non
è
alla
nostra
portata
riempire
tutte
le
piazze
del
mondo
,
ma
anche
una
sola
sarebbe
molto
.
Ci
abbiamo
già
provato
e
continueremo
a
provarci
.
StampaQuotidiana ,
Comincia
l
'
orribile
esercizio
della
conta
dei
morti
civili
(
i
militari
sono
uomini
destinati
a
dare
e
subire
la
morte
e
quindi
interessano
meno
)
.
O
meglio
ricomincia
,
perché
questo
esercizio
è
in
corso
da
quando
la
Iugoslavia
si
è
disgregata
.
Ma
ora
è
la
conta
dei
nostri
morti
,
quelli
causati
dalla
guerra
che
noi
conduciamo
con
intento
umanitario
.
I
profughi
bombardati
per
errore
sono
(
forse
)
75
.
I
morti
del
treno
bombardato
per
errore
sono
saliti
(
pare
)
a
27
.
I
cittadini
di
Belgrado
di
ogni
età
e
condizione
rimasti
sotto
le
macerie
sono
,
secondo
il
loro
governo
,
cinquecento
.
Sarà
vero
?
Non
sarà
vero
?
Non
c
'
è
molta
emozione
né
resipiscenza
.
In
fondo
sono
cifre
basse
,
da
incidente
stradale
o
da
scossa
tellurica
di
bassa
intensità
.
La
differenza
è
che
sono
morti
provocate
,
a
che
altro
serve
la
guerra
?
E
sono
anche
previste
,
se
spari
da
diecimila
metri
.
Dunque
sono
morti
ovvie
.
Quel
vecchio
rattrappito
e
insanguinato
che
vediamo
in
fotografia
è
ovvio
.
Fonti
della
Casa
Bianca
informano
che
í
raid
non
avranno
sosta
e
potranno
continuare
fino
a
luglio
.
Compreso
o
escluso
?
Due
mesi
e
mezzo
o
tre
mesi
e
mezzo
?
Non
so
fare
le
moltiplicazioni
,
non
so
quante
migliaia
di
kosovari
e
serbi
e
albanesi
moriranno
,
anzi
sono
già
preventivamente
morti
.
So
due
cose
:
che
se
Milosevi
?
è
il
responsabile
,
l
'
esecutore
sono
io
.
Se
il
generale
Clark
ha
detto
di
non
temere
la
terza
guerra
mondiale
(
frase
che
mi
ricorderò
finché
campo
)
,
non
si
farà
scrupolo
di
bombardare
fino
a
riportare
una
regione
europea
all
'
età
della
pietra
.
È
un
generale
.
Ma
un
intellettuale
tedesco
ha
scritto
ieri
(
ma
forse
ho
capito
male
)
che
risparmiare
le
popolazioni
civili
non
è
serio
,
la
seconda
guerra
mondiale
ne
ha
fatto
strage
e
perciò
è
finita
prima
.
A
che
altro
servì
Hiroshima
?
Se
i
raid
e
gli
apaches
non
basteranno
,
ci
sarà
tempo
in
agosto
,
con
la
stagione
balneare
,
per
la
guerra
di
terra
che
sarà
più
facile
vincere
.
Sarà
più
facile
?
Io
non
so
se
questa
scalata
,
non
priva
di
delirio
,
sia
stata
pianificata
in
partenza
o
se
c
'
è
stato
un
errore
di
calcolo
che
ne
produce
altri
.
Ma
sono
allibito
per
la
leggerezza
,
l
'
insensibilità
,
l
'
assuefazione
psicologica
,
l
'
inerzia
che
la
crescita
esponenziale
di
questa
guerra
produce
.
Anche
i
profughi
,
il
cui
destino
era
lo
scopo
della
guerra
buona
,
sembrano
dimenticati
o
ricordati
come
mendicanti
,
o
bombardati
per
errore
.
Quanti
sono
,
dove
sono
,
quanti
ne
muoiono
?
Ecco
un
'
altra
conta
che
ci
aspetta
.
E
quando
li
faremo
rimpatriare
o
li
faremo
espatriare
con
munifica
accoglienza
?
In
autunno
?
Ogni
giorno
che
passa
,
ogni
bomba
che
cade
,
al
lontana
o
cancella
questa
speranza
.
Non
c
'
è
in
vista
nessun
negoziato
convincente
.
Se
Milosevi
?
verrà
processato
come
criminale
di
guerra
vorrà
dire
che
il
negoziato
è
escluso
in
linea
di
principio
.
Dovremo
allora
-
ma
spero
di
sbagliarmi
come
sempre
,
di
sbagliarmi
grossolanamente
-
aspettarci
qualunque
cosa
,
che
oggi
non
riusciamo
a
immaginare
.
Dice
Hegel
:
«
Dalle
azioni
degli
uomini
risulta
qualcosa
d
'
altro
,
in
generale
,
da
ciò
che
essi
si
propongono
e
raggiungono
,
e
che
immediatamente
sanno
e
vogliono
»
.
StampaQuotidiana ,
L
'
uccisione
di
quei
bambini
serbi
che
giocavano
all
'
aperto
,
come
i
nostri
figli
e
nipoti
ai
giardini
pubblici
,
non
è
un
errore
.
È
un
rischio
calcolato
e
pianificato
da
questa
immonda
guerra
,
che
include
l
'
infanticidio
tra
gli
effetti
collaterali
dell
'
ingerenza
umanitaria
e
della
sua
dottrina
.
Abbiamo
oltrepassato
ogni
soglia
e
dimesso
ogni
ritegno
.
Il
segretario
Solana
e
il
generale
Clark
che
giustificano
questi
delitti
con
la
statistica
sono
dei
bastardi
.
Dobbiamo
creder
loro
e
dobbiamo
credere
al
presidente
degli
Stati
Uniti
quando
ci
dicono
che
questa
guerra
devastante
durerà
a
lungo
e
non
farà
distinzione
tra
obiettivi
militari
e
civili
.
Dobbiamo
credere
a
Massimo
D
'
Alema
quando
ci
dice
che
non
si
può
discutere
ogni
bersaglio
.
Dobbiamo
credere
a
tutti
quando
ci
promettono
che
intensificheranno
la
loro
impresa
con
ogni
mezzo
(
meno
le
truppe
di
terra
)
fino
a
spezzare
le
reni
alla
Serbia
:
prendendola
per
fame
,
sete
e
pestilenza
,
i
cavalieri
dell
'
Apocalisse
contro
un
paese
più
debole
della
Birmania
.
C
'
è
qualcosa
di
molto
vile
in
questa
guerra
stellare
che
i
paesi
più
ricchi
del
pianeta
,
al
riparo
da
ogni
rischio
,
conducono
contro
un
popolo
di
otto
milioni
di
persone
.
Non
è
una
guerra
ma
un
'
esecuzione
:
uno
sterminio
tecnologico
inedito
,
già
sperimentato
nella
guerra
del
Golfo
ma
oggi
pienamente
dispiegato
sul
territorio
europeo
.
Una
pagina
nuova
nella
storia
dell
'
umanità
.
Non
è
l
'
arma
atomica
ma
è
qualcosa
che
le
somiglia
concettualmente
e
che
si
propone
lo
stesso
effetto
diluito
e
graduato
nel
tempo
.
La
superpotenza
che
guida
questa
guerra
è
la
sola
al
mondo
che
abbia
usato
(
due
volte
,
non
una
)
l
'
ordigno
infernale
impugnando
la
Bibbia
.
Non
posso
pensare
che
gli
statisti
del
nuovo
Occidente
siano
dei
criminali
al
pari
dei
tiranni
arabi
o
balcanici
.
Ma
penso
e
dico
che
quel
che
stanno
consumando
sotto
i
nostri
occhi
è
un
crimine
internazionale
.
Nelle
retrovie
un
milione
di
profughi
o
deportati
vivono
o
muoiono
nel
fango
o
tra
le
mine
.
La
loro
città
capitale
e
la
loro
terra
,
dove
dovrebbero
tornare
,
sono
squassate
ogni
giorno
e
ogni
casa
e
ogni
cosa
è
bruciata
.
Ricevono
un
'
avara
ospitalità
in
qualche
paese
ma
non
un
dollaro
,
un
marco
,
una
sterlina
,
vanno
in
loro
aiuto
.
Neppure
per
un
istante
abbiamo
creduto
alle
finalità
umanitarie
di
questa
guerra
e
di
nessuna
guerra
.
Altri
hanno
voluto
crederci
.
Ma
chi
vuol
crederci
ancora
oggi
,
contro
ogni
evidenza
,
non
merita
rispetto
.
Questa
guerra
e
la
sua
dottrina
servono
a
preservare
il
nostro
benessere
,
non
a
spartirlo
,
e
perciò
non
saranno
mai
condannate
da
nessun
tribunale
di
Norimberga
.
Non
si
processano
i
vincenti
.
Solo
la
coscienza
del
mondo
potrebbe
farlo
,
comminando
come
pena
la
vergogna
.
Ma
esiste
una
coscienza
del
mondo
?
Oppure
dobbiamo
accontentarci
ciascuno
della
propria
coscienza
?
Cinema ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Siccome
l
'
evidenza
non
è
evidente
,
allora
conviene
affiancare
a
una
spiegazione
razionale
di
questa
guerra
una
interpretazione
fantastica
.
Una
spiegazione
che
balza
agli
occhi
-
gli
americani
vogliono
dominare
il
mondo
-
è
troppo
semplice
per
essere
convincente
.
Eppoi
una
quantità
di
gente
pensa
che
essere
dominati
dagli
americani
non
è
poi
tanto
male
.
Una
spiegazione
un
po
'
più
dettagliata
-
gli
americani
vogliono
colonizzare
i
Balcani
,
stringere
d
'
assedio
la
Russia
,
ammonire
la
Cina
,
subordinare
a
sé
l
'
Occidente
europeo
,
fare
delle
regioni
del
mondo
altrettanti
protettorati
-
è
troppo
geopolitica
e
complicata
perché
possa
essere
compresa
dall
'
opinione
media
.
Presuppone
che
ciascuno
abbia
a
casa
un
mappamondo
,
conosca
la
storia
del
secolo
,
e
afferri
che
il
mondo
non
è
quella
palla
che
gira
annunciando
i
telegiornali
.
Una
spiegazione
che
ripeta
che
questa
guerra
,
come
ogni
guerra
,
apporta
più
sofferenze
di
quelle
che
dice
di
voler
alleviare
appare
sentimentale
e
imbelle
,
e
priva
gli
intellettuali
,
i
filosofi
,
gli
storici
,
gli
osservatori
,
gli
strateghi
del
piacere
che
provano
a
sottilizzare
e
speculare
.
Sebbene
abbiano
letto
tanti
libri
e
sappiano
che
tutte
le
guerre
sono
state
condotte
in
nome
della
civiltà
-
che
la
nazione
americana
è
impiantata
sull
'
annientamento
degli
aborigeni
,
come
la
ricchezza
europea
è
figlia
della
evangelizzazione
spagnola
degli
indios
-
è
come
se
non
avessero
la
licenza
elementare
.
Meglio
ripiegare
su
una
(
o
due
)
interpretazioni
fantastiche
.
La
prima
è
cinematografica
.
L
'
America
di
una
volta
,
quella
della
statua
della
libertà
e
delle
nuove
frontiere
,
ha
inventato
il
cinema
:
la
nuova
leggenda
del
secolo
.
E
con
esso
si
identifica
,
confondendolo
con
la
realtà
o
ancor
più
sovrapponendolo
alla
realtà
.
Perciò
uno
studente
americano
pensa
che
il
Kosovo
sia
una
riserva
indiana
,
il
generale
Clark
applica
al
pianeta
gli
insegnamenti
ricevuti
a
West
Point
,
Bill
Clinton
sogna
la
sua
faccia
da
pesce
scolpita
sulla
montagna
dove
Cary
Grant
salvava
non
ricordo
quale
attrice
.
Perciò
gli
elicotteri
apache
si
chiamano
così
e
sono
neri
nella
realtà
come
nei
film
,
non
viceversa
.
La
seconda
spiegazione
è
neurologica
e
rinvia
al
morbo
di
Alzheimer
,
quello
che
fa
perdere
ogni
memoria
e
ogni
conoscenza
.
Non
una
schizofrenia
(
la
guerra
umanitaria
,
io
porto
morte
e
devastazione
per
combattere
morte
e
devastazione
,
sdoppiandomi
)
ma
l
'
approdo
a
un
'
altra
dimensione
.
Un
morbo
di
Alzheimer
collettivo
,
un
'
alienazione
di
massa
,
il
principio
di
realtà
trasfigurato
e
trasferito
in
una
sfera
misteriosa
.
È
una
spiegazione
che
può
valere
,
nel
nostro
piccolo
,
anche
per
Massimo
D
'
Alema
.
Quando
ci
fa
sapere
che
ha
cenato
con
?
ernomyrdin
con
lasagne
al
cioccolato
,
che
a
tarda
notte
telefonerà
a
Clinton
perché
parlarsi
fa
sempre
bene
,
e
che
la
sua
signora
guadagna
troppo
poco
ai
Beni
culturali
,
non
sono
capace
di
dare
un
'
interpretazione
politicamente
corretta
.
StampaQuotidiana ,
Ma
chi
è
,
come
individuo
o
personaggio
,
William
Jefferson
Clinton
,
detto
Bill
?
Non
bisogna
mai
giudicare
le
persone
in
quanto
tali
,
la
politica
e
il
giudizio
politico
hanno
un
'
altra
dimensione
.
Tuttavia
il
ruolo
della
personalità
nella
storia
è
stato
oggetto
di
importanti
studi
e
ha
sempre
intrigato
il
marxismo
,
e
il
problema
del
«
culto
della
personalità
»
è
stato
per
anni
una
chiave
di
interpretazione
dello
stalinismo
e
del
maoismo
.
È
strano
che
nel
caso
del
presidente
degli
Stati
Uniti
,
che
gode
istituzionalmente
di
un
grandissimo
potere
personale
,
questo
aspetto
non
sia
minimamente
preso
in
considerazione
da
nessun
pensatore
occidentale
e
da
nessun
suddito
dell
'
impero
.
Di
William
Jefferson
Clinton
,
detto
Bill
,
quel
che
vagamente
si
sa
è
che
ha
un
'
origine
sessantottina
,
giovanilmente
trasgressiva
che
poi
si
perde
nel
nulla
,
o
meglio
finisce
senza
residui
nell
'
establishment
e
nelle
stanze
del
potere
com
'
è
accaduto
a
molti
di
quella
generazione
(
l
'
esempio
più
penoso
sono
i
Verdi
tedeschi
)
.
Si
sa
,
per
il
resto
,
che
ha
un
aspetto
comune
e
che
gioca
a
golf
.
E
che
,
impulsivamente
,
è
un
donnaiolo
a
cui
piacciono
le
dattilografe
.
Adesso
svela
un
lato
sconosciuto
di
sé
,
che
non
combina
col
suo
aspetto
e
il
suo
passato
.
Non
ama
dialogare
con
nessuno
,
conduce
in
prima
persona
una
guerra
per
lo
meno
discutibile
,
ha
rimesso
in
circolazione
il
«
niet
»
che
era
una
prerogativa
sovietica
,
tira
diritto
senza
alcuna
flessibilità
.
È
secondo
,
in
questo
,
solo
al
cugino
Blair
.
Reagisce
alla
liberazione
di
quei
tre
soldatini
americani
con
un
fastidio
e
una
freddezza
che
sconcerta
la
sua
opinione
pubblica
,
considera
un
insulto
una
lettera
del
presidente
iugoslavo
senza
averla
letta
,
non
ha
un
accento
di
spontaneità
per
le
vittime
civili
dei
suoi
bombardamenti
.
Non
vuoi
cadere
in
trappola
,
come
un
orso
infuriato
,
e
a
una
mossa
di
scacchi
risponde
con
una
zampata
(
come
osserva
Primakov
)
.
Ma
non
è
questione
di
scacchi
.
Forse
William
Jefferson
Clinton
si
comporta
così
perché
si
sente
già
in
trappola
,
come
una
mosca
in
una
tela
di
ragno
o
un
subacqueo
in
una
rete
metallica
,
che
più
si
agitano
e
più
si
impigliano
.
Si
è
tagliato
ogni
via
di
ritirata
,
ha
bisogno
non
solo
di
vincere
ma
di
stravincere
,
stravincere
la
guerra
e
arrivare
a
una
pax
romana
.
È
un
moscone
molto
forte
,
è
un
Bond
con
armi
affilate
capaci
di
tagliare
qualsiasi
rete
,
e
ci
proverà
fino
in
fondo
.
Non
è
questione
di
scacchi
e
neppure
di
psicoanalisi
,
le
ambizioni
geopolitiche
di
W
.
J
.
Clinton
sono
militarmente
e
politicamente
logiche
ed
evidenti
.
Eppure
,
sperando
di
non
essere
frainteso
né
volgare
,
a
me
sembra
a
questo
punto
di
vedere
un
nesso
tra
la
pulsione
bellica
del
presidente
americano
e
le
sue
recenti
disavventure
erotiche
.
Quest
'
uomo
è
stato
mortificato
nella
sua
virilità
,
oltreché
nella
sua
immagine
,
mortificato
nelle
istituzioni
del
suo
paese
e
nell
'
opinione
pubblica
.
Mortificato
anche
nel
suo
status
sociale
da
una
dattilografa
molestata
o
molestante
.
Dev
'
essere
colmo
di
rancore
,
bisognoso
di
un
restauro
completo
della
sua
figura
,
e
la
guerra
può
essergli
apparsa
come
l
'
unica
terapia
.
Le
guerre
sono
sommamente
maschili
.
E
anche
il
priapismo
,
da
cui
W.J.
Clinton
è
probabilmente
affetto
,
può
trovare
nella
guerra
un
suo
transfert
ed
essere
della
guerra
una
recondita
e
inconscia
concausa
.
Fossi
D
'
Alema
correrei
ai
ripari
e
consiglierei
al
presidente
americano
(
oltreché
le
lasagne
al
cacao
)
di
leggere
Machiavelli
,
o
almeno
di
prendere
a
modello
la
boxe
di
Sugar
Robinson
(
campione
dei
medi
1958-60
)
invece
che
quella
di
Carnera
o
Stallone
.
Chi
colpisce
alla
cieca
e
rotea
la
clava
finisce
facilmente
col
darsela
in
testa
.
StampaQuotidiana ,
Tu
vuoi
far
l
'
americano
era
un
modo
elementare
di
sintetizzare
il
fenomeno
storico
più
rilevante
(
accanto
alla
rivoluzione
russa
)
di
questo
secolo
.
Il
sogno
americano
,
il
mito
del
progresso
senza
frontiere
,
l
'
identificazione
dell
'
America
con
l
'
apice
della
civiltà
.
La
leggenda
è
nata
con
i
primi
emigranti
,
suppongo
,
alla
ricerca
dell
'
Eldorado
.
Si
è
materializzata
nei
grattacieli
,
simbolo
di
assalto
al
sole
e
ai
grandi
spazi
.
E
diventata
sinonimo
di
produttività
,
di
conquista
,
di
ottimismo
della
volontà
che
supera
ogni
ostacolo
di
libertà
individuale
.
Era
la
giovinezza
del
mondo
,
come
il
comunismo
voleva
essere
l
'
infanzia
e
la
maturità
dell
'
uomo
nuovo
.
Quella
leggenda
non
è
stata
mai
intaccata
,
né
dalla
crisi
del
1929
,
né
dallo
schiavismo
e
dal
genocidio
delle
origini
,
né
dal
culto
della
violenza
e
della
Colt
come
complemento
della
personalità
,
né
dal
trattamento
coloniale
riservato
al
subcontinente
latino
,
né
dalla
perversa
mistura
degli
spiriti
animali
del
capitalismo
con
una
malintesa
etica
protestante
.
Ha
invece
continuato
a
volare
alta
non
solo
con
le
ali
del
dollaro
ma
su
quelle
dell
'
immaginario
collettivo
,
dell
'
invenzione
filmica
(
così
potente
da
trasformare
un
genocidio
in
un
'
epopea
)
,
di
nuove
tecniche
applicate
perfino
alla
letteratura
(
la
grande
scoperta
di
Vittorini
e
Pavese
)
,
fino
alle
lamette
da
barba
e
alle
jeep
,
ai
pantaloni
di
tela
e
agli
hamburger
.
Non
so
se
oggi
questa
leggenda
dell
'
America
faro
di
civiltà
stia
tramontando
,
come
molti
pensano
analizzando
la
complessità
del
mondo
contemporaneo
e
la
confusione
che
regna
sotto
il
cielo
e
anche
in
cielo
.
Non
so
,
quel
continente
conserva
pur
sempre
il
fascino
del
primo
amore
e
anche
se
oggi
ha
il
volto
ittico
di
Clinton
e
quello
casalingo
della
signora
Albright
,
i
suoi
ammiratori
continuano
a
vederlo
radioso
com
'
era
una
volta
.
Questo
va
appunto
rimproverato
ai
suoi
cantori
e
corifei
,
agli
osservatori
,
commentatori
,
politici
,
intellettuali
e
strateghi
di
complemento
che
al
capitalismo
americano
e
alle
sue
politiche
perdonano
tutto
.
Se
non
fossero
falsi
amici
e
cattivi
cortigiani
,
dovrebbero
dare
al
sovrano
buoni
consigli
invece
di
lusingarlo
,
compiacerlo
e
applaudirlo
anche
quando
si
mostra
nudo
in
pubblico
.
Si
può
anche
continuare
a
discutere
,
pirandellianamente
,
se
questa
guerra
che
l
'
America
guida
sia
umanitaria
,
anzi
altruista
,
ispirata
a
nobili
fini
e
condotta
con
nobili
mezzi
.
Non
voglio
ripetere
ora
cose
già
dette
.
Voglio
solo
dire
che
,
comunque
questa
guerra
finisca
,
dopo
di
essa
la
Casa
Bianca
apparirà
ingrigita
agli
occhi
dei
quattro
quinti
del
mondo
e
la
statua
della
libertà
apparirà
vecchia
di
secoli
.
L
'
antica
immagine
è
immiserita
,
sotto
il
profilo
dell
'
intelligenza
politica
e
perfino
dell
'
onore
militare
.
Nessun
bollettino
di
guerra
ci
ha
informato
se
cinquanta
giorni
di
missili
e
grappoli
di
bombe
hanno
colpito
un
solo
soldato
serbo
,
ma
sappiamo
di
ospedali
,
mercati
,
scuole
e
ambasciate
.
Non
è
uno
sterminio
per
quantità
ma
lo
è
per
concezione
e
qualità
.
È
una
guerra
terroristica
,
questa
è
la
definizione
più
appropriata
,
che
non
uccide
anche
donne
,
vecchi
e
bambini
,
ma
soltanto
loro
.
E
su
questo
fa
leva
per
vincere
.
È
una
macchia
indelebile
,
anche
se
usaste
il
miglior
prodotto
made
in
Usa
o
la
varechina
delle
nonne
.
Ma
perché
avete
tolto
ai
giovani
del
mondo
l
'
ultimo
mito
?
Molti
,
anche
a
sinistra
,
volevano
far
l
'
americano
:
non
poteva
questa
America
lanciare
un
messaggio
di
vera
grandezza
al
terzo
millennio
?
I
suoi
falsi
amici
,
cantori
e
cortigiani
,
che
pure
hanno
letto
Gramsci
,
non
hanno
insegnato
alla
dirigenza
americana
la
differenza
che
passa
tra
il
comando
e
l
'
egemonia
.
La
stessa
che
passa
,
per
restare
nella
leggenda
,
tra
Caligola
e
Cesare
Augusto
.
StampaQuotidiana ,
Benvenuto
Ciampi
perché
ha
,
credo
,
una
memoria
antifascista
,
che
per
me
(
e
non
so
quanti
altri
)
resta
il
fondamento
della
democrazia
italiana
.
Ma
il
benvenuto
si
ferma
qui
.
È
stato
eletto
da
una
brutta
maggioranza
,
con
la
riserva
mentale
(
che
forse
è
un
altro
patto
della
crostata
)
di
liquidarlo
tra
due
anni
con
l
'
elezione
diretta
di
un
altro
personaggio
:
non
si
chiamerà
Massimo
D
'
Alema
ma
Silvio
Berlusconi
.
Che
è
lo
stesso
.
Forse
è
un
giudizio
precipitoso
.
Se
Ciampi
,
nel
suo
primo
messaggio
alla
nazione
,
reciterà
l
'
articolo
della
Costituzione
secondo
cui
l
'
Italia
ripudia
la
guerra
e
auspicherà
una
sospensiva
dei
bombardamenti
per
far
largo
al
negoziato
e
a
un
accordo
di
pace
,
farò
autocritica
.
Per
ora
ne
dubito
e
tutto
il
resto
mi
sembra
ininfluente
.
Credo
che
,
prima
o
poi
,
dovremo
coraggiosamente
prendere
atto
del
fatto
che
non
siamo
governati
da
uno
schieramento
di
centro
-
sinistra
ma
da
uno
schieramento
di
centro
-
destra
(
per
restare
nella
toponomastica
istituzionale
)
.
Da
quando
i
diessini
hanno
assunto
con
D
'
Alema
la
guida
del
governo
,
l
'
asse
politico
si
è
spostato
a
destra
e
le
decisioni
cruciali
-
quelle
che
definiscono
la
fisionomia
di
un
paese
-
hanno
avuto
questo
segno
negativo
.
Dalle
prime
decisioni
militari
in
Albania
fino
alla
guerra
guerreggiata
.
Ogni
politica
sociale
è
dismessa
perfino
nel
linguaggio
.
La
parola
«
occupazione
»
non
si
riferisce
oggi
al
lavoro
ma
a
un
'
eventuale
conquista
del
Kosovo
.
La
parola
«
mezzogiorno
»
non
si
riferisce
a
un
risanamento
civile
del
paese
ma
agli
inconvenienti
turistici
indotti
dalla
guerra
sulle
coste
adriatiche
.
I
listini
di
borsa
sono
l
'
unico
parametro
.
«
Forza
Italia
»
non
è
più
una
sigla
da
stadio
ma
un
comun
denominatore
culturale
.
Berlusconi
e
Fini
,
D
'
Alema
e
Veltroní
,
Amato
e
Fazio
,
Di
Pietro
e
l
'
ex
Prodi
,
Scognamiglio
e
la
Confindustria
,
sono
la
nostra
classe
dirigente
.
Manca
solo
la
Pivetti
.
Perfino
i
«
popolari
»
,
come
le
piccole
formazioni
governative
rosse
e
verdi
,
sono
(
meritatamente
)
azzerati
.
Esiste
ancora
una
generica
opinione
di
sinistra
che
ha
perso
però
1e
sue
radici
e
sembra
disposta
a
digerire
tutto
,
alienando
ogni
sensibilità
e
idealità
alle
convenienze
del
potere
.
Ed
esiste
una
sinistra
sociale
radicale
che
però
non
riesce
a
raccordarsi
su
una
linea
comune
per
tentare
,
anche
solo
tentare
,
di
risalire
la
corrente
.
Colpa
anche
nostra
.
Forse
non
osiamo
prendere
atto
di
come
stanno
veramente
le
cose
.
StampaQuotidiana ,
Se
reagisco
emotivamente
alla
sentenza
Priebke
provo
un
senso
di
pianto
.
Penso
alle
vittime
come
a
persone
vive
e
incredule
,
come
se
le
conoscessi
tutte
e
non
una
soltanto
.
Se
toccasse
a
me
di
informarle
,
portar
loro
la
notizia
nel
fondo
delle
cave
,
che
parole
troverei
?
Più
che
sofferenza
sento
però
vergogna
personale
.
Che
cosa
ho
fatto
in
questi
cinquant
'
anni
?
Sono
uno
di
quelli
che
debbono
a
un
certo
punto
domandarsi
,
secondo
Thomas
Mann
,
se
gli
resti
il
diritto
di
noverarsi
tra
le
persone
rispettabili
.
Provo
anche
dell
'
odio
e
altri
pessimi
sentimenti
.
So
che
non
si
deve
.
Ma
se
alla
fine
di
quel
processo
,
qualcuno
si
fosse
abbandonato
a
un
gesto
estremo
,
l
'
avrei
compreso
come
un
fratello
.
So
che
non
si
deve
.
Se
invece
reagisco
alla
sentenza
Priebke
razionalmente
,
con
un
criterio
politico
,
allora
resto
freddo
e
persuaso
.
La
trovo
logica
,
e
contro
la
logica
si
indignano
i
farisei
.
La
trovo
un
segno
dei
tempi
,
e
perciò
un
segno
di
verità
.
Da
molti
anni
i
fascismi
,
tutti
i
fascismi
,
sono
stati
rivalutati
.
Sottilmente
nelle
accademie
europee
,
nelle
nostre
aule
parlamentari
,
nel
senso
comune
.
Ora
grossolanamente
anche
nei
tribunali
.
Norimberga
non
fu
che
un
'
ipocrisia
dei
vincitori
.
Non
è
una
rivalutazione
storica
,
è
una
rivalutazione
politica
.
Non
riguarda
il
passato
,
riguarda
il
presente
.
Non
è
una
memoria
cancellata
,
è
una
memoria
ritrovata
.
I
fascismi
sono
stati
un
'
incarnazione
del
potere
e
una
teoria
del
dominio
a
cui
si
riconosce
un
merito
e
si
restituisce
un
onore
.
Perché
su
di
essi
si
può
fare
assegnamento
futuro
.
Così
ci
parla
nella
sua
miseria
la
sentenza
Priebke
,
anche
se
preferiamo
non
sentire
.
E
ci
dice
coerentemente
che
ogni
strage
,
ogni
crimine
contro
l
'
umanità
,
ogni
guerra
,
trova
legittimità
e
giustificazione
in
quanto
è
un
esercizio
del
potere
.
Questo
esercizio
insindacabile
non
è
più
un
'
eccezione
ma
una
consuetudine
,
è
la
nostra
normale
frequentazione
televisiva
.
Se
condannassimo
quel
passato
,
come
potremmo
assolvere
questo
presente
?
Lasciamo
dunque
che
il
buon
soldato
muoia
nel
suo
letto
con
la
donna
che
gli
ha
scritto
lettere
d
'
amore
.
E
apriamo
subito
anche
noi
,
come
ad
Auschwitz
,
un
supermercato
esemplare
al
posto
dell
'
ossario
in
disuso
,
anticipando
giubilei
e
nuove
costituzioni
.