StampaQuotidiana ,
Il
capitano
Priebke
è
un
uomo
fortunato
.
Non
solo
perché
per
cinquant
'
anni
non
ha
scontato
nessuna
pena
,
come
molti
suoi
amici
,
ma
perché
non
passa
giorno
senza
che
qualcuno
corra
in
sua
difesa
:
giornali
autorevoli
,
firme
rinomate
,
argomenti
di
ogni
genere
.
La
figura
del
capitano
si
staglia
,
sullo
sfondo
di
queste
divagazioni
,
non
proprio
come
quella
di
un
eroe
positivo
o
di
un
innocente
perseguitato
,
ma
come
quella
di
un
dignitoso
combattente
che
non
si
può
condannare
e
neppure
giudicare
senza
fargli
torto
e
senza
violentare
il
buon
diritto
e
la
civiltà
liberale
.
E
la
strage
delle
Ardeatine
decade
,
su
questo
sfondo
,
a
episodio
militare
banale
,
se
non
fosse
per
quel
sovrappiù
di
arianesimo
.
Non
può
essere
questa
l
'
intenzione
di
commentatori
come
Panebianco
,
Montanelli
,
Colletti
o
altri
,
ma
questo
è
il
risultato
che
ottengono
quando
sostengono
in
buon
ordine
tesi
di
questo
tipo
:
che
l
'
estradizione
del
capitano
è
stata
«
una
fregatura
»
alla
quale
conveniva
sottrarsi
,
che
il
capitano
ha
ovviamente
ubbidito
,
che
la
politica
agraria
di
Mao
ha
fatto
più
vittime
dell
'
Olocausto
,
e
altre
cose
così
.
È
probabile
che
il
fortunato
capitano
(
ma
ridiamogli
il
grado
tedesco
molto
più
eloquente
)
legga
nel
fresco
dell
'
infermeria
di
Regina
Coeli
i
giornali
italiani
.
Se
lo
fa
,
deve
divertirsi
moltissimo
e
provare
una
gran
bella
soddisfazione
.
Quando
era
un
piccolo
Gauleiter
che
imperversava
in
questo
paese
non
poteva
immaginare
che
anche
da
vecchio
avrebbe
creato
tanta
confusione
nei
tribunali
e
nell
'
intelligencija
dello
stesso
paese
.
Già
l
'
avrà
fatto
ringiovanire
l
'
idea
di
trovarsi
nel
carcere
romano
a
lui
ben
noto
.
È
da
quelle
celle
infatti
,
forse
anche
da
quell
'
infermeria
che
vennero
prelevate
selvaggiamente
molte
delle
335
vittime
designate
.
C
'
è
un
libro
recente
di
una
testimone
diretta
di
cui
varrebbe
la
pena
di
ripubblicare
qualche
pagina
,
anche
se
non
le
ha
scritte
De
Felice
.
Forse
il
fortunato
capitano
medita
di
scrivere
un
'
autobiografia
per
il
«
Corriere
della
Sera
»
e
chiederà
,
per
rinfrescarsi
la
memoria
,
di
ispezionare
quel
«
quarto
braccio
»
preferenziale
dove
ospitava
gli
ostaggi
e
i
morituri
.
Ma
l
'
idea
più
esilarante
,
per
l
'
ex
SS
,
dev
'
esser
quella
che
lo
dipinge
come
un
neutrale
esecutore
di
ordini
.
Ma
davvero
non
sanno
più
,
gli
uomini
colti
del
2000
,
che
cos
'
erano
e
come
agivano
gli
ufficiali
nazisti
mezzo
secolo
fa
?
Non
lo
hanno
mai
saputo
?
Allora
ci
prestino
un
minimo
di
ascolto
,
per
favore
.
Le
SS
e
la
Gestapo
non
ubbidivano
,
comandavano
.
Le
SS
e
la
Gestapo
non
prendevano
ordini
,
li
impartivano
.
Furono
inventate
e
addestrate
proprio
per
questo
.
Non
era
un
ingrato
dovere
,
per
un
loro
ufficiale
,
sparare
alla
nuca
di
sottouomini
ebrei
o
comunisti
,
ma
un
onore
.
Un
onore
e
un
privilegio
personale
,
che
un
bravo
comandante
mai
avrebbe
lasciato
a
un
qualsiasi
Rottenfiihrero
alla
bassa
truppa
come
un
lavoro
sporco
.
È
vero
che
le
tecniche
di
annientamento
della
guerra
nazista
hanno
fatto
scuola
nel
mondo
,
ma
non
mi
pare
un
'
attenuante
.
Così
divagando
e
disquisendo
,
abbiamo
eretto
al
fortunato
capitano
un
monumento
di
sciocchezze
.
Anche
il
maresciallo
Kesselring
pretese
dagli
italiani
un
monumento
,
e
fu
Piero
Calamandrei
maestro
di
diritto
a
dettare
per
l
'
occasione
un
memorabile
epitaffio
.
Forse
l
'
imparziale
Panebianco
farebbe
bene
,
la
prossima
volta
,
a
citare
di
Calamandrei
anche
quell
'
epitaffio
.
È
anacronistico
ma
fa
ancora
rabbrividire
.
StampaPeriodica ,
Martedì
scorso
,
mentre
tutti
i
giornali
dedicavano
numerosi
articoli
alle
tensioni
fiorentine
,
su
la
Repubblica
appariva
una
vignetta
di
Bucchi
:
rappresentava
due
silhouette
,
un
'
Africa
enorme
e
incombente
,
un
'
Italia
minuscola
;
accanto
,
una
Firenze
che
non
era
rappresentabile
neppure
con
un
puntino
(
e
sotto
c
'
era
scritto
"
Dove
vogliono
più
polizia
"
)
.
Sul
Corriere
della
Sera
si
riassumeva
la
storia
delle
mutazioni
climatiche
sul
nostro
pianeta
dal
4000
a.C.
a
oggi
.
E
da
questa
rassegna
emergeva
che
a
mano
a
mano
la
fertilità
o
l
'
aridità
di
un
continente
provocavano
immense
migrazioni
che
hanno
cambiato
il
volto
del
pianeta
e
creato
le
civiltà
che
oggi
conosciamo
o
per
esperienza
diretta
o
per
ricostruzione
storica
.
Oggi
,
di
fronte
al
cosiddetto
problema
degli
extracomunitari
(
grazioso
eufemismo
che
,
come
è
stato
già
notato
,
dovrebbe
comprendere
anche
gli
svizzeri
e
i
turisti
tetani
)
,
problema
che
interessa
tutte
le
nazioni
europee
,
continuiamo
a
ragionare
come
se
ci
trovassimo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Si
ha
immigrazione
quando
alcune
centinaia
di
migliaia
di
cittadini
di
un
paese
sovrappopolato
vogliono
andare
a
vivere
in
un
altro
paese
(
per
esempio
gli
italiani
in
Australia
)
.
Ed
è
naturale
che
il
paese
ospitante
debba
regolare
il
flusso
di
immigrazione
secondo
le
proprie
capacità
di
accoglienza
,
come
va
da
sé
che
abbia
il
diritto
di
arrestare
o
espellere
gli
immigrati
che
delinquono
-
così
come
d
'
altra
parte
ha
il
dovere
di
arrestare
,
se
delinquono
,
sia
i
propri
cittadini
che
i
turisti
ricchi
che
portano
valuta
pregiata
.
Ma
oggi
,
in
Europa
,
non
ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
migratorio
.
Certo
non
ha
l
'
aspetto
violento
e
travolgente
delle
invasioni
dei
popoli
germanici
in
Italia
,
Francia
e
Spagna
,
non
ha
la
virulenza
dell
'
espansione
araba
dopo
l
'
Egira
,
non
ha
la
lentezza
di
quei
flussi
imprecisi
che
hanno
portato
popoli
oscuri
dall
'
Asia
all
'
Oceania
e
forse
alle
Americhe
,
muovendosi
sopra
lingue
di
terra
ormai
sommerse
.
Ma
è
un
altro
capitolo
della
storia
del
pianeta
che
ha
visto
le
civiltà
formarsi
e
dissolversi
sull
'
onda
di
grandi
flussi
migratori
,
prima
dall
'
Ovest
verso
l
'
Est
(
ma
ne
sappiamo
pochissimo
)
,
poi
dall
'
Est
verso
l
'
Ovest
,
iniziando
con
un
movimento
millenario
dalle
sorgenti
dell
'
Indo
alle
Colonne
d
'
Ercole
,
e
poi
in
quattro
secoli
dalle
Colonne
d
'
Ercole
alla
California
e
alla
Terra
del
Fuoco
.
Ora
la
migrazione
,
inavvertibile
perché
assume
l
'
aspetto
di
un
viaggio
in
aereo
e
di
una
sosta
all
'
ufficio
stranieri
della
questura
,
o
dello
sbarco
clandestino
,
avviene
da
un
Sud
sempre
più
arido
e
affamato
verso
il
Nord
.
Sembra
una
immigrazione
,
ma
è
una
migrazione
,
è
un
evento
storico
di
portata
incalcolabile
,
non
avviene
per
transito
di
orde
che
non
lasciano
più
crescer
l
'
erba
dove
sono
passati
i
loro
cavalli
,
ma
a
grappoli
discreti
e
sottomessi
,
e
però
non
prenderà
secoli
o
millenni
,
ma
decenni
.
E
come
tutte
le
grandi
migrazioni
avrà
come
risultato
finale
un
riassetto
etnico
delle
terre
di
destinazione
,
un
inesorabile
cambiamento
dei
costumi
,
una
inarrestabile
ibridazione
che
muterà
statisticamente
il
colore
della
pelle
,
dei
capelli
,
degli
occhi
delle
popolazioni
,
così
come
non
molti
normanni
hanno
installato
in
Sicilia
dei
tipi
umani
biondi
e
con
gli
occhi
azzurri
.
Le
grandi
migrazioni
,
almeno
in
periodo
storico
,
sono
temute
:
dapprincipio
si
tenta
di
evitarle
,
gli
imperatori
romani
erigono
un
vallum
qua
e
uno
là
,
mandano
le
quadrate
legioni
in
avanti
per
sottomettere
gli
intrusi
che
avanzano
;
poi
vengono
a
patti
e
disciplinano
le
prime
installazioni
,
quindi
allargano
la
cittadinanza
romana
a
tutti
i
sudditi
dell
'
impero
,
ma
alla
fine
sulle
rovine
della
romanità
si
formano
i
cosiddetti
regni
romano
-
barbarici
che
sono
l
'
origine
dei
nostri
paesi
europei
,
delle
lingue
che
oggi
orgogliosamente
parliamo
,
delle
nostre
istituzioni
politiche
e
sociali
.
Quando
sulle
autostrade
lombarde
troviamo
località
che
si
chiamano
italianamente
Usmate
,
Biandrate
,
abbiamo
dimenticato
che
sono
desinenze
longobarde
.
D
'
altra
parte
,
da
dove
venivano
quei
sorrisi
etruschi
che
ritroviamo
ancora
su
tanti
volti
dell
'
Italia
centrale
?
Le
grandi
migrazioni
non
si
arrestano
.
Ci
si
prepara
semplicemente
a
vivere
una
nuova
stagione
della
cultura
afroeuropea
.
StampaQuotidiana ,
Nella
migliore
delle
ipotesi
,
il
presidente
del
consiglio
Colombo
incontrerà
fra
poche
settimane
il
presidente
Nixon
-
dopo
Pompidou
,
Heath
e
Brandt
-
avendo
alle
spalle
un
retroterra
politico
carico
di
incertezze
e
di
inquietudini
.
Il
suo
governo
sarà
e
non
sarà
in
crisi
;
il
disimpegno
repubblicano
ne
accentuerà
la
precarietà
senza
magari
superare
il
limite
di
rottura
:
i
socialisti
del
Psi
avranno
tutto
l
'
interesse
-
parole
e
rimbrotti
a
parte
-
a
guadagnare
tempo
e
ad
arrivare
alla
scadenza
del
loro
difficile
congresso
nazionale
fissato
per
la
fine
di
febbraio
;
la
socialdemocrazia
dovrà
adeguarsi
al
rientro
di
Saragat
e
ripensare
una
nuova
strategia
...
E
intanto
i
grandi
problemi
internazionali
si
allargano
e
si
complicano
,
in
sfere
interessanti
direttamente
o
indirettamente
l
'
Italia
,
senza
che
la
nostra
politica
estera
,
pur
nei
limiti
ben
precisi
assegnati
al
nostro
paese
,
possa
elevarsi
a
quel
tono
cui
la
abiliterebbe
una
situazione
di
stabilità
e
di
compattezza
democratica
,
ben
oltre
la
nevrosi
che
caratterizza
lo
schieramento
delle
forze
politiche
.
L
'
anno
che
è
finito
da
poche
ore
ha
visto
profondi
e
radicali
rivolgimenti
negli
equilibri
mondiali
.
In
primo
luogo
:
la
fine
della
«
diarchia
»
russo
-
americana
,
la
sostituzione
di
un
nuovo
,
e
precario
,
e
oscillante
equilibrio
tripolare
a
quello
che
era
l
'
assetto
bipolare
scaturito
da
Yalta
,
base
di
tutte
le
tensioni
della
guerra
fredda
ma
anche
di
tutti
i
ripiegamenti
della
convivenza
pacifica
.
Gli
Stati
Uniti
hanno
aperto
alla
Cina
,
e
non
solo
attraverso
le
squadre
di
ping
-
pong
;
fra
due
mesi
la
visita
del
presidente
Nixon
a
Pechino
consacrerà
il
nuovo
meditato
indirizzo
della
Casa
Bianca
,
in
un
clima
di
lancinanti
contraddizioni
,
che
vede
insieme
la
ripresa
dei
bombardamenti
americani
sul
Vietnam
del
Nord
-
alleato
del
comunismo
cinese
-
e
le
offerte
di
collaborazione
militare
del
regime
di
Mao
ai
colonnelli
sconfitti
del
Pakistan
-
supremo
modello
del
feudalesimo
asiatico
.
Tutti
i
miti
sono
crollati
nel
corso
di
questo
1971;
tutte
le
illusioni
sono
state
smentite
.
Dopo
la
rapida
e
crudele
guerra
indo
-
pakistana
,
nessuno
crederebbe
più
al
mito
di
Bandung
,
al
mito
di
un
terzo
mondo
svincolato
dalla
logica
ferrea
delle
grandi
potenze
e
quindi
portatore
di
valori
di
pace
,
di
fraternità
,
di
coesistenza
.
L
'
India
erede
del
messaggio
di
Gandhi
ha
operato
con
la
stessa
logica
severa
e
spietata
dello
Stato
di
Israele
,
ma
senza
nessuna
delle
giustificazioni
storiche
,
di
elementare
sopravvivenza
,
che
spiegano
gli
atteggiamenti
e
alimentano
le
intransigenze
della
Gerusalemme
ebraica
.
Gli
stessi
schemi
dei
blocchi
internazionali
sono
stati
rovesciati
:
in
omaggio
al
recente
trattato
di
alleanza
con
Nuova
Delhi
,
la
Russia
ha
coperto
l
'
aggressione
indiana
,
ha
paralizzato
l
'
Onu
per
quattordici
giorni
,
ha
evitato
,
col
ricorso
al
diritto
di
veto
,
che
il
Consiglio
di
Sicurezza
potesse
imporre
una
tregua
alle
ostilità
prima
dell
'
ingresso
delle
truppe
della
signora
Gandhi
a
Dacca
.
La
Cina
ha
sostenuto
il
Pakistan
,
ma
senza
poter
superare
le
barriere
di
neve
dell
'
Himalaia
e
l
'
obiettivo
squilibrio
delle
forze
con
l
'
Urss
.
Cinesi
e
americani
si
sono
trovati
sullo
stesso
fronte
,
un
fronte
impotente
,
al
palazzo
di
vetro
.
Il
volto
dell
'
Onu
è
uscito
trasformato
dall
'
esperienza
dell
'
anno
.
La
Cina
di
Mao
ha
preso
il
posto
di
un
vecchio
e
fedele
alleato
di
Washington
,
Formosa
,
senza
che
le
proteste
americane
superassero
il
limite
del
cartellone
,
dello
spettacolo
.
La
tribuna
dell
'
organizzazione
internazionale
ha
immediatamente
visto
il
divampare
del
contrasto
russo
-
cinese
in
forme
che
hanno
fatto
dimenticare
,
o
impallidire
,
gli
episodi
più
aspri
dell
'
antagonismo
russo
-
americano
negli
anni
cupi
della
guerra
fredda
.
È
stato
il
crollo
delle
ideologie
.
L
'
Unione
Sovietica
ha
abbandonato
ogni
residua
superstizione
di
«
universalismo
proletario
»
,
ha
liquidato
ogni
fedeltà
,
anche
di
facciata
,
alla
tradizione
leninista
dell
'
alleanza
dei
paesi
poveri
contro
i
paesi
ricchi
,
delle
nazioni
proletarie
contro
quelle
capitaliste
e
«
sfruttatrici
»
.
La
pressione
sui
paesi
comunisti
dell
'
Est
europeo
si
è
accentuata
:
sia
pure
con
una
tecnica
più
sfumata
e
articolata
di
quella
sperimentata
a
Praga
,
con
l
'
uso
dei
carri
armati
sovietici
,
e
sanzionata
dal
recentissimo
plebiscito
elettorale
del
99
per
cento
,
sul
modello
staliniano
dei
vecchi
tempi
.
Le
indocilità
romene
sono
state
domate
;
la
Jugoslavia
è
stata
tenuta
a
freno
-
e
quale
freno
!
-
con
le
minacce
del
separatismo
croato
alternate
ai
fermenti
di
dissidenza
nella
stessa
classe
dirigente
del
partito
comunista
.
Dalla
parte
opposta
gli
Stati
Uniti
hanno
attenuato
,
per
ragioni
talvolta
anche
fondate
e
comprensibili
,
l
'
impegno
globale
della
loro
politica
,
sia
nell
'
Atlantico
sia
nel
Pacifico
,
hanno
dato
l
'
impressione
di
una
svolta
verso
un
«
isolazionismo
»
almeno
psicologico
.
Alleati
tradizionali
,
come
il
Giappone
,
sono
stati
messi
in
gravi
difficoltà
.
La
politica
di
apertura
della
Germania
federale
verso
la
Russia
-
la
Ostpolitik
di
Brandt
-
ha
potuto
superare
alcune
tappe
senza
un
vero
condizionamento
americano
.
Se
non
fosse
stato
per
il
provvido
incontro
delle
Azzorre
fra
Nixon
e
Pompidou
e
per
il
compromesso
che
ne
è
scaturito
circa
la
svalutazione
del
dollaro
,
la
stessa
tempesta
monetaria
di
mezzo
agosto
avrebbe
finito
per
compromettere
gravemente
i
rapporti
fra
Stati
Uniti
e
mondo
europeo
,
vanificando
i
vincoli
formali
di
un
patto
atlantico
che
si
distacca
sempre
più
dallo
spirito
e
dalle
convinzioni
dei
suoi
aderenti
.
Occorre
riconoscere
che
l
'
Italia
,
e
la
diplomazia
italiana
,
si
sono
comportate
con
sagacia
e
coerenza
nell
'
intera
vicenda
della
crisi
monetaria
:
in
una
posizione
costantemente
e
consapevolmente
tesa
a
superare
i
motivi
di
contrasto
o
di
rottura
fra
Europa
e
Stati
Uniti
.
E
con
i
risultati
di
cui
tutti
i
nostri
soci
hanno
beneficiato
,
ma
di
cui
non
poco
merito
deve
essere
attribuito
ai
titolari
della
nostra
politica
estera
ed
economica
.
Le
scadenze
di
domani
trascendono
ormai
la
dimensione
monetaria
e
il
pur
grave
problema
degli
scambi
internazionali
,
avviato
a
soluzione
dalla
cancellazione
della
iniqua
sovrattassa
americana
.
Quello
che
è
in
giuoco
,
nel
rimescolamento
degli
equilibri
mondiali
,
è
il
ruolo
dell
'
Europa
.
Nixon
assegnò
al
nostro
continente
la
funzione
di
«
quarto
grande
»
quando
elaborò
,
sulla
guida
di
Kissinger
,
la
strategia
di
apertura
a
Pechino
e
la
via
degli
assetti
tripolari
.
Senonché
quel
ruolo
deve
essere
conquistato
,
e
diciamolo
pure
riconquistato
,
attraverso
gli
sforzi
e
i
sacrifici
di
tutti
gli
europei
.
Nulla
deriva
più
dal
diritto
divino
e
tanto
meno
dal
diritto
della
tradizione
.
L
'
Europa
sarà
una
realtà
viva
nella
misura
in
cui
vorrà
esserlo
:
a
cominciare
dall
'
Italia
.
StampaQuotidiana ,
Si
sa
che
l
'
evasione
fiscale
è
arrivata
«
di
slancio
»
(
così
si
esprimono
sportivamente
gli
ispettori
del
fisco
)
alla
cifra
pazzesca
di
250
000
miliardi
.
È
quasi
il
doppio
del
disavanzo
statale
che
fa
piangere
i
governanti
.
Moltiplicata
per
vent
'
anni
(
dura
da
sempre
e
durerà
sempre
)
supera
il
totale
del
debito
pubblico
che
turba
i
nostri
sogni
europei
.
Questa
notizia
lascia
tutti
indifferenti
.
I
giornali
non
commentano
.
Gli
esperti
non
intervengono
.
Il
professor
Modigliani
non
è
apparso
in
televisione
.
L
'
avvocato
Agnelli
non
ci
ha
dato
i
suoi
consigli
.
Il
presidente
Scalfaro
non
ha
esternato
.
Il
parlamento
distilla
gli
emendamenti
autonomi
alla
legge
finanziaria
.
Eppure
è
una
notizia
affascinante
.
Vuol
dire
che
una
metà
della
ricchezza
nazionale
,
detta
anche
base
imponibile
,
sfugge
al
fisco
.
Vuoi
dire
che
una
buona
parte
della
popolazione
non
paga
come
dovrebbe
o
non
paga
affatto
,
né
direttamene
né
indirettamente
.
Vuoi
dire
che
solo
i
cittadini
a
reddito
fisso
pagano
senza
scampo
,
gli
stessi
a
cui
si
tagliano
le
pensioni
e
i
servizi
per
tappare
il
buco
aperto
nei
conti
pubblici
dall
'
evasione
dei
ceti
abbienti
.
È
un
meccanismo
geniale
,
che
non
merita
scandalo
ma
compiacimento
.
Siccome
il
carico
fiscale
è
teoricamente
eccessivo
,
l
'
evasione
serve
a
ridurlo
empiricamente
.
È
un
meccanismo
molto
più
sbrigativo
ed
efficiente
di
quanto
non
sarebbe
una
riforma
che
riequilibrasse
e
redistribuisse
il
carico
fiscale
con
misura
ed
equità
.
È
un
meccanismo
che
privatizza
,
per
così
dire
,
anche
le
tasse
,
lasciando
250
00o
miliardi
nelle
mani
di
chi
sa
farne
buon
uso
.
È
un
meccanismo
perfettamente
in
regola
con
la
filosofia
dominante
nell
'
economia
,
nella
società
e
nella
politica
nazionale
.
L
'
evasione
,
in
queste
proporzioni
,
cessa
di
essere
un
reato
o
un
danno
per
la
comunità
,
o
per
uno
Stato
castrato
e
immeritevole
.
Diventa
un
regolatore
e
un
incentivo
,
un
record
che
nessun
paese
europeo
può
vantare
e
che
ci
pone
all
'
avanguardia
del
liberismo
continentale
,
garantendo
consenso
e
stabilità
di
governo
.
È
perfino
strano
che
si
sia
fermata
a
quota
250
,
visto
che
non
è
in
alcun
modo
perseguita
e
non
si
rischiano
fotografie
in
flagranza
di
reato
.
È
perfino
strano
che
non
si
azzeri
ogni
prelievo
,
salvo
che
sulle
buste
paga
,
come
si
invoca
nelle
piazze
.
Proporrei
una
Commissione
bicamerale
.
L
'
articolo
53
della
Costituzione
dice
che
«
tutti
sono
tenuti
a
concorrere
alle
spese
pubbliche
in
ragione
della
loro
capacità
contributiva
»
,
e
che
«
il
sistema
tributario
è
informato
a
criteri
di
progressività
»
.
È
tempo
di
abrogarlo
,
con
larghissima
intesa
.
StampaQuotidiana ,
Quando
scoppiò
la
seconda
guerra
mondiale
(
che
non
è
mai
finita
)
pochi
se
l
'
aspettavano
.
Credevano
che
si
sarebbe
fermata
,
prima
,
in
Spagna
oppure
in
Austria
o
in
Cecoslovacchia
.
Poi
credevano
che
la
pugnalata
di
Mussolini
alla
Francia
si
sarebbe
conclusa
con
tremila
morti
da
gettare
sul
tavolo
della
pace
.
E
gli
americani
tutto
potevano
immaginare
meno
che
l
'
attacco
giapponese
a
Pearl
Harbour
.
Non
è
per
dire
che
siamo
alla
vigilia
della
terza
guerra
mondiale
e
non
ce
ne
accorgiamo
.
I
rapporti
di
forza
mondiali
e
continentali
sono
cambiati
e
l
'
eventualità
di
un
conflitto
generalizzato
appartiene
ancora
al
futuro
.
Ma
siamo
già
entrati
e
viviamo
,
nel
presente
,
dentro
una
guerra
che
coinvolge
l
'
Europa
,
il
suo
territorio
e
le
sue
popolazioni
.
Quindici
giorni
fa
non
Io
sospettavamo
,
tra
quindici
giorni
che
cosa
accadrà
che
non
sospettiamo
?
Non
è
un
'
operazione
punitiva
o
di
dissuasione
,
è
una
guerra
che
vuole
l
'
avversario
in
ginocchio
.
Non
è
una
guerra
dichiarata
da
un
organismo
internazionale
né
dai
parlamenti
nazionali
ma
decisa
da
grandi
potenze
associate
in
un
patto
militare
che
scavalca
i
suoi
compiti
istituzionali
.
È
una
guerra
diretta
contro
un
paese
sovrano
,
una
nazione
,
a
cui
si
nega
sovranità
perché
ne
fa
cattivo
uso
.
È
una
guerra
che
dichiara
il
fine
umanitario
di
impedire
il
massacro
in
Kosovo
ma
non
lo
impedisce
e
somma
massacro
a
massacro
.
Mi
domando
come
i
serbi
giudichino
questa
guerra
che
devasta
le
loro
città
.
Probabilmente
hanno
un
ricordo
del
1939
più
preciso
del
nostro
.
Per
chiamare
alla
mobilitazione
e
alla
resistenza
,
la
propaganda
del
regime
di
Milosevi
?
diffonde
filmati
antinazisti
e
non
fa
appello
solo
al
sentimento
patriottico
ma
a
questa
memoria
.
Clinton
e
i
suoi
generali
d
'
acciaio
paragonano
a
Hitler
qualunque
nemico
,
ma
per
i
serbi
Hitler
pilota
oggi
i
bombardieri
tedeschi
ed
euroamericani
che
volano
sulle
loro
teste
.
Lo
pensano
solo
i
serbi
o
tutto
il
mondo
slavo
?
Non
si
sa
,
a
questo
punto
,
quale
sia
il
retroterra
mentale
degli
strateghi
americani
.
Se
la
Serbia
non
cadrà
in
ginocchio
a
implorare
pietà
,
fino
a
quando
e
fino
a
dove
porteranno
l
'
escalation
?
È
difficile
che
incassino
una
sconfitta
militare
e
politica
,
c
'
è
una
megalomania
e
un
impulso
di
onnipotenza
biblica
nel
loro
modo
di
agire
,
soprattutto
c
'
è
l
'
interesse
a
menomare
in
culla
l
'
Unione
Europea
,
dove
non
abita
nessun
De
Gaulle
.
Sbarcheranno
e
sbarcheremo
nei
Balcani
come
in
Normandia
?
L
'
Italia
è
in
prima
linea
in
questa
avventura
,
non
solo
per
ragioni
geografiche
ma
perché
ha
una
storia
nei
Balcani
(
non
una
bella
storia
)
.
Non
è
più
«
solo
»
una
portaerei
e
qualche
suo
ministro
si
spinge
a
ipotizzare
un
coinvolgimento
di
truppe
.
Ma
non
è
l
'
Italia
fascista
,
è
l
'
Italia
repubblicana
:
ecco
un
'
evoluzione
storica
che
non
immaginavamo
.
No
,
la
mozione
della
maggioranza
di
governo
non
tratterrà
i
Cruise
per
la
coda
:
forse
è
peggio
di
niente
,
perché
ci
attribuisce
un
protagonismo
che
ha
come
presupposto
il
consenso
incondizionato
alla
scelleratezza
della
guerra
.
Solo
un
'
insorgenza
dell
'
opinione
pubblica
può
cambiare
il
corso
delle
cose
e
impedire
che
finisca
in
un
inferno
per
tutti
.
È
difficile
,
ma
favorire
questa
presa
di
coscienza
è
l
'
unica
possibilità
che
abbiamo
.
StampaQuotidiana ,
Vorrei
sapere
se
il
pilota
americano
del
Cermis
,
il
boy
di
cui
abbiamo
dimenticato
il
nome
e
la
faccia
,
sta
in
queste
ore
bombardando
o
mitragliando
a
bassa
quota
Belgrado
.
Sarebbe
giusto
,
è
un
esperto
nei
voli
radenti
,
lo
abbiamo
addestrato
nelle
nostre
basi
,
e
ora
la
nostra
dignità
nazionale
offesa
dalla
sua
assoluzione
verrebbe
ripagata
se
quel
veterano
guidasse
questa
guerra
umanitaria
a
fianco
del
generale
Clark
e
del
ministro
Scognamiglio
.
Il
quale
ultimo
ha
un
pregio
,
quello
di
aver
detto
apertamente
una
verità
che
D
'
Alema
ancora
tace
goffamente
ma
che
era
chiara
fin
dall
'
inizio
:
che
anche
noi
pagheremo
presto
un
prezzo
di
sangue
,
come
ogni
paese
europeo
,
un
prezzo
incalcolabile
se
la
guerra
sfocerà
in
un
'
invasione
del
Kosovo
e
quindi
della
Serbia
e
dei
Balcani
,
da
parte
della
Nato
.
Nessuno
pensi
che
,
trattandosi
di
una
follia
,
non
si
verificherà
.
Bili
Jefferson
Clinton
,
che
si
fa
fotografare
in
queste
ore
mentre
gioca
a
golf
per
rimettersi
da
altre
fatiche
,
si
è
assegnato
una
missione
da
demiurgo
e
,
se
la
follia
non
è
una
categoria
della
politica
,
la
volontà
di
potenza
lo
è
.
L
'
idea
guida
è
una
sola
,
è
il
primato
militare
e
produttivo
americano
a
cui
tutto
dev
'
essere
subordinato
.
Non
Milosevi
?
,
che
è
solo
un
nazionalista
(
folle
?
)
,
non
la
Russia
che
muove
le
navi
ma
è
al
guinzaglio
del
Fondo
monetario
internazionale
,
bensì
l
'
Europa
vecchia
e
neonata
e
il
suo
euro
da
soffocare
in
culla
:
questa
è
la
strategia
americana
.
Se
la
guerra
sfocerà
nell
'
invasione
e
nell
'
occupazione
permanente
del
Kosovo
,
un
vulcano
in
perenne
eruzione
oltre
l
'
Adriatico
,
questa
non
sarà
un
'
escalation
improvvisata
ma
pianificata
fin
dall
'
inizio
.
Sarà
presentata
come
«
inevitabile
»
,
come
clamorosa
rappresaglia
all
'
inaudito
sequestro
di
tre
marines
americani
in
Macedonia
?
Ma
sarà
invece
il
frutto
di
un
freddo
calcolo
.
Non
so
se
i
governanti
europei
siano
stati
infinocchiati
o
fossero
informati
fin
dall
'
inizio
di
questa
opzione
finale
e
abbiano
mentito
ai
loro
popoli
.
E
non
so
quale
tra
queste
due
sia
l
'
ipotesi
peggiore
.
Che
differenza
farebbe
se
avessimo
l
'
on.
Berlusconi
a
capo
del
governo
?
Forse
i
toni
delle
televisioni
sarebbero
ancora
più
bellicosi
e
anche
lo
spirito
umanitario
sarebbe
più
enfatico
(
ricordate
l
'
uomo
di
Arcore
in
pianto
tra
gli
emigranti
albanesi
sul
molo
di
Brindisi
)
.
Ma
non
farebbe
gran
differenza
,
il
Polo
ha
già
al
governo
i
ministri
della
Difesa
e
degli
Esteri
.
Una
differenza
ci
sarebbe
in
senso
opposto
:
nel
senso
che
l
'
opinione
di
sinistra
ritroverebbe
se
stessa
e
la
sua
unità
nella
lotta
per
la
pace
e
la
protesta
riempirebbe
le
piazze
.
Di
fronte
a
questo
paradosso
e
a
questo
orrore
che
cresce
su
se
stesso
è
difficile
sottrarsi
a
un
senso
di
stordimento
e
di
impotenza
.
Perfino
la
voce
del
Papa
,
così
ascoltata
nella
sua
veemenza
profetica
contro
l
'
impero
del
male
,
è
flebile
e
ignorata
adesso
che
implora
la
pace
nel
giorno
di
Pasqua
.
Ma
è
una
ragione
di
più
perché
ciascuno
faccia
sentire
la
propria
voce
come
può
sperando
che
diventi
un
coro
.
StampaQuotidiana ,
La
sinistra
italiana
va
al
governo
.
C
'
è
già
stata
,
nei
due
annidi
fondazione
della
Repubblica
,
e
poi
ci
ha
girato
intorno
con
Nenni
,
con
Moro
,
con
i
recenti
governi
tecnici
.
Ma
è
tutta
un
'
altra
cosa
.
Ora
ci
va
per
investitura
diretta
del
popolo
,
con
una
coalizione
tecnicamente
maggioritaria
di
cui
è
parte
dominante
.
Dunque
finalmente
governerà
,
com
'
è
da
tempo
sua
aspirazione
,
e
dovrà
dimostrare
in
tempi
rapidi
di
saperlo
fare
bene
,
meglio
e
diversamente
da
tutti
i
governi
del
passato
remoto
e
recente
.
Il
che
è
difficile
,
perché
difficili
e
numerosi
sono
i
problemi
da
affrontare
.
Ma
non
poi
tanto
,
perché
il
consenso
ottenuto
è
sufficiente
ed
esigente
e
perché
siamo
stati
governati
così
male
che
fare
meglio
e
dare
un
segnale
di
novità
,
non
miracoloso
ma
chiaro
e
distinto
,
non
è
un
'
impresa
titanica
.
Penso
che
si
debba
deporre
ogni
diffidenza
,
non
certo
lo
spirito
critico
che
è
un
'
altra
cosa
,
e
che
senza
scetticismi
o
euforie
fuori
luogo
si
debba
concedere
il
massimo
credito
a
questa
esperienza
.
Non
mi
è
piaciuta
la
strada
seguita
per
arrivare
al
traguardo
,
ma
ora
mi
sembra
secondario
.
Non
salgo
sul
carro
del
vincitore
perché
non
mi
appartiene
,
ma
consiglio
di
farlo
.
Ho
scritto
cinquanta
giorni
fa
di
una
probabile
vittoria
di
Pirro
,
cioè
costosa
ed
effimera
,
ma
è
un
dubbio
da
accantonare
e
semmai
una
ragione
di
più
per
consolidarne
il
risultato
.
L
'
analisi
del
voto
è
molto
ardua
,
molte
sono
le
cose
che
si
prestano
a
diverse
interpretazioni
o
addirittura
non
si
capiscono
.
Fatto
sta
che
,
sebbene
una
maggioranza
della
società
sia
ancora
orientata
variamente
a
destra
,
ha
prevalso
politicamente
una
concezione
della
democrazia
e
dello
stato
sociale
che
è
patrimonio
della
sinistra
.
È
che
conta
più
di
un
programma
.
Senonché
non
si
tratta
più
,
adesso
,
di
predicare
attorno
ai
valori
della
partecipazione
e
della
solidarietà
ma
di
renderli
operanti
,
anzi
governanti
.
Fino
a
farli
diventare
,
con
pragmatismo
ma
con
determinazione
e
anche
con
fantasia
,
un
messaggio
di
civiltà
.
Una
sinistra
non
può
andare
al
governo
(
e
neppure
un
centro
-
sinistra
)
senza
ambizioni
pari
alle
attese
che
suscita
.
Cittadinanza
,
lavoro
,
istruzione
,
ambiente
,
fisco
,
non
sono
un
elenco
di
comparti
con
portafogli
ministeriali
annessi
,
ma
un
tutto
.
Non
credo
che
porre
questo
tutto
al
centro
di
un
'
azione
innovativa
di
governo
comporti
il
ribaltamento
delle
compatibilità
di
sistema
,
può
bastare
molto
meno
.
Comporta
una
«
riforma
intellettuale
e
morale
»
,
semmai
,
che
non
ha
prezzo
.
In
fondo
,
il
generale
De
Gaulle
è
passato
alla
storia
anche
perché
fece
reimbiancare
Parigi
.
Da
noi
mi
accontenterei
di
riverniciare
scuole
e
ospedali
.
E
se
al
posto
della
leva
militare
si
istituisse
un
servizio
civile
altrettanto
perentorio
,
sarebbe
una
rivoluzione
.
Nessuno
torna
indietro
.
Se
lo
faremo
,
dando
prova
di
mediocrità
,
lo
pagheremo
a
carissimo
prezzo
non
tra
cinque
anni
ma
molto
prima
.
StampaQuotidiana ,
Non
riusciremo
a
processare
con
dignità
,
e
a
condannare
con
severità
e
clemenza
,
questo
vecchio
criminale
nazista
di
nome
Priebke
?
Non
pagheremo
questo
debito
morale
che
abbiamo
con
i
335
italiani
,
ebrei
e
non
ebrei
,
massacrati
alle
Ardeatine
?
E
che
abbiamo
,
più
in
generale
,
con
i
caduti
della
Liberazione
e
con
la
storia
di
questo
paese
?
Così
pare
,
se
è
vero
che
questo
processo
si
svolge
in
un
'
aula
indecorosa
anche
per
una
pretura
di
paese
,
con
un
imputato
non
intenerito
dall
'
età
,
glaciale
e
altezzoso
a
cospetto
dei
familiari
delle
sue
vittime
,
ospiti
accalcati
e
ingombranti
.
Ma
di
che
pasta
sono
,
le
istituzioni
militari
e
giudiziarie
di
questo
paese
?
Se
Priebke
è
un
dignitoso
soldato
,
accompagnatelo
in
un
sopralluogo
alle
Ardeatine
per
vedere
come
saluta
quelle
tombe
.
Già
il
più
famoso
giornalista
italiano
,
che
ha
fatto
inconsapevolmente
il
suo
dovere
nella
guerra
chimica
in
Abissinia
,
ha
scritto
che
Priebke
è
solo
un
nazista
consapevole
che
ha
doverosamente
ubbidito
agli
ordini
.
E
ieri
un
giornale
milanese
ha
di
nuovo
indicato
come
colpevoli
della
strage
i
partigiani
di
via
Rasella
,
con
l
'
accusa
supplementare
dell
'
uccisione
di
un
ragazzo
.
Perché
lo
chiamiamo
revisionismo
storico
?
Chi
pensa
e
scrive
queste
cose
è
in
perfetta
continuità
col
passato
.
Pensa
e
scrive
che
la
guerra
nazista
e
l
'
occupazione
tedesca
a
Roma
,
come
in
Europa
,
erano
normali
,
che
l
'
anomalia
stava
in
chi
resisteva
.
Pensa
e
scrive
che
la
criminalità
(
achtung
,
banditen
)
stava
negli
improvvisati
attentati
partigiani
,
la
legalità
nella
rappresaglia
dei
buoni
soldati
del
Reich
.
Personalmente
sono
convinto
che
la
guerra
,
ogni
guerra
,
è
di
per
sé
un
crimine
contro
l
'
umanità
,
o
meglio
un
crimine
dell
'
umanità
contro
se
stessa
.
Ma
questo
non
mi
fa
dimenticare
che
c
'
era
un
abisso
fra
l
'
animo
di
chi
combatteva
quella
guerra
per
la
propria
e
altrui
libertà
e
l
'
animo
di
chi
la
combatteva
per
la
supremazia
e
il
dominio
,
tra
quei
giovani
che
andavano
allo
sbaraglio
e
le
funeste
divise
del
Reich
.
Il
clima
torbido
che
si
vuoi
creare
attorno
a
un
processo
che
dovrebbe
essere
semplice
ed
esemplare
mi
conferma
purtroppo
in
un
'
altra
convinzione
che
ogni
tanto
incautamene
esprimo
,
su
quanto
siano
profonde
e
non
recise
nella
storia
italiana
le
radici
del
fascismo
.
Del
fascismo
in
senso
puro
.
StampaQuotidiana ,
Il
programma
«
costituzionale
»
del
presidente
Leone
era
facilmente
prevedibile
,
si
identificava
con
la
natura
stessa
dell
'
uomo
.
Nel
messaggio
di
investitura
rivolto
ai
due
rami
del
Parlamento
,
è
emersa
con
assoluta
chiarezza
la
concezione
del
presidente
della
Repubblica
,
dei
suoi
poteri
e
dei
suoi
limiti
,
coincidente
con
un
'
intera
tradizione
giuridica
:
l
'
altissimo
magistrato
cui
non
spetta
«
formulare
programmi
o
indicare
soluzioni
»
,
ma
solo
vigilare
sull
'
osservanza
della
Costituzione
e
garantirne
i
rigidi
adempimenti
.
È
la
linea
che
si
ricollega
direttamente
al
primo
capo
provvisorio
dello
Stato
,
a
Enrico
De
Nicola
,
verso
il
quale
Leone
conserva
una
devota
e
memore
fedeltà
:
l
'
unico
presidente
che
sia
stato
non
a
caso
da
lui
ricordato
,
nell
'
intero
testo
dell
'
allocuzione
,
insieme
col
suo
diretto
predecessore
,
Giuseppe
Saragat
.
Leone
esprime
una
società
di
«
notabili
»
:
fermissima
nell
'
ossequio
ai
valori
della
democrazia
parlamentare
,
e
del
pluralismo
democratico
,
ma
altrettanto
ferma
nel
rispetto
della
collocazione
e
dell
'
autonomia
individuale
dell
'
uomo
politico
.
Egli
non
è
figlio
-
rara
avis
-
della
partitocrazia
,
è
uno
dei
rari
democristiani
che
abbia
sempre
rifiutato
la
gara
spietata
delle
correnti
,
che
non
si
sia
mai
riconosciuto
in
questo
o
in
quel
gruppo
di
potere
.
Il
suo
cursus
honorum
è
da
solo
rivelatore
:
professore
universitario
e
avvocato
,
altrettanto
autorevole
nella
cattedra
che
prestigioso
nel
foro
,
giunge
alla
politica
senza
mai
rinunciare
né
alla
cultura
né
all
'
avvocatura
,
non
accetta
di
identificarsi
in
nessun
momento
nel
«
professionismo
politico
»
-
quello
che
ha
maggiormente
contribuito
ad
abbassare
il
livello
della
nostra
classe
dirigente
.
Tali
scaturigini
ideali
si
ritrovano
nel
messaggio
alla
nazione
:
non
retorico
,
talvolta
perfino
disadorno
,
ma
frutto
di
una
precisa
visione
giuridica
,
che
non
ammette
confusioni
di
competenze
fra
governo
e
Parlamento
,
che
richiama
ogni
organo
dello
Stato
«
alla
sfera
delle
proprie
attribuzioni
»
pur
nel
quadro
della
collaborazione
organica
.
Il
tutto
:
senza
ottimismi
e
senza
assurde
indulgenze
al
clima
di
una
società
politica
prefascista
,
che
non
esiste
più
.
Non
per
nulla
Leone
ha
fatto
un
riferimento
esplicito
alle
«
disfunzioni
delle
istituzioni
»
;
non
per
nulla
ha
insistito
sul
drammatico
intreccio
dei
rapporti
fra
Stato
e
regioni
ed
ha
calcato
la
mano
sull
'
«
accentuarsi
a
volte
nominalistico
dei
contrasti
fra
le
forze
politiche
»
,
l
'
esperienza
di
ogni
giorno
.
E
senza
tuttavia
assumere
pose
o
atteggiamenti
da
«
salvatore
della
patria
»
!
Lo
stesso
tocco
di
discrezione
e
di
moderazione
il
neo
-
presidente
ha
osservato
sul
tema
,
delicatissimo
,
dei
rapporti
fra
Chiesa
e
Stato
.
Il
negoziatore
paziente
e
instancabile
del
compromesso
sul
divorzio
ha
adombrato
un
indiretto
«
no
»
alla
ripresa
di
qualsiasi
guerra
religiosa
sul
tema
del
referendum
quando
ha
auspicato
,
con
una
lontana
vibrazione
degasperiana
,
la
necessità
«
di
mantenere
un
clima
che
renda
impossibile
ogni
anacronistico
steccato
»
.
Che
non
faccia
risorgere
cioè
gli
steccati
fra
guelfismo
e
ghibellinismo
,
quegli
steccati
che
l
'
esperienza
centrista
era
riuscita
ad
abbattere
o
almeno
a
limitare
,
pure
in
condizioni
tanto
più
difficili
delle
attuali
,
con
Papa
Pacelli
...
Ci
sia
consentita
,
in
proposito
,
un
'
osservazione
marginale
ma
pure
significativa
.
È
dispiaciuto
che
un
'
assemblea
parlamentare
,
dai
cui
settori
di
centro
si
è
levato
un
applauso
al
Papa
per
la
generosa
e
indiscutibile
opera
della
Santa
Sede
in
favore
della
pace
,
non
abbia
abbozzato
,
da
nessun
settore
dello
schieramento
politico
,
un
solo
segno
di
plauso
all
'
opera
svolta
dal
presidente
uscente
della
Repubblica
in
difesa
della
libertà
:
un
'
opera
svolta
-
come
Leone
ha
ricordato
nobilmente
-
con
«
senso
religioso
»
della
democrazia
.
La
correttezza
costituzionale
non
si
identifica
,
e
non
si
deve
identificare
,
con
un
«
rassegnato
fatalismo
»
.
È
il
pericolo
dei
presidenti
tipo
quarta
Repubblica
francese
,
dal
quale
Leone
saprà
sicuramente
affrancarsi
.
E
la
prova
è
nel
costante
,
insistito
richiamo
del
nuovo
capo
dello
Stato
alla
necessità
di
respingere
,
nella
lotta
sociale
,
il
metodo
della
violenza
e
dell
'
intolleranza
,
nell
'
invocazione
aperta
e
spiegata
alla
tutela
della
legalità
repubblicana
e
democratica
,
tanto
più
sacra
quanto
più
affonda
le
sue
radici
nella
genesi
stessa
della
Repubblica
,
attraverso
la
lotta
per
la
libertà
,
attraverso
l
'
esperienza
della
Resistenza
e
della
ricostruzione
post
-
bellica
,
l
'
una
inseparabile
dall
'
altra
.
Leone
ha
giustamente
insistito
sulla
necessità
di
una
maggiore
saldatura
fra
coscienza
sociale
e
istituzioni
:
compito
primario
ed
essenziale
dei
partiti
politici
,
oltre
che
delle
grandi
organizzazioni
del
lavoro
.
Speriamo
che
le
forze
politiche
italiane
non
dimentichino
l
'
esortazione
che
giunge
dal
Quirinale
nelle
prossime
,
difficili
trattative
che
saranno
volte
alla
ricostituzione
dell
'
intesa
di
centro
-
sinistra
.
Le
dimissioni
formali
del
governo
Colombo
sono
state
,
e
correttamente
,
ritirate
;
il
ministero
in
carica
è
stato
invitato
a
continuare
la
sua
opera
,
finché
non
giungerà
un
'
indicazione
diversa
dai
partiti
.
Ma
nessuno
potrebbe
illudersi
.
La
situazione
politica
è
in
movimento
.
La
tregua
ottenuta
non
andrà
oltre
il
18
gennaio
,
data
di
riapertura
del
Parlamento
.
Già
in
quell
'
occasione
,
si
porrà
la
prima
e
fondamentale
esigenza
di
chiarificazione
avanzata
dal
partito
repubblicano
e
ribadita
ieri
senza
eufemismi
nella
relazione
di
La
Malfa
:
nessuna
conferma
dell
'
appoggio
,
anche
solo
esterno
,
del
Pri
alla
coalizione
se
non
saranno
elaborate
nuove
piattaforme
politiche
e
programmatiche
corrispondenti
alla
condizione
reale
del
paese
sul
piano
economico
,
finanziario
e
sociale
.
Si
aprirà
un
tiro
alla
fune
:
i
socialisti
che
vorranno
spingere
più
a
sinistra
,
i
socialdemocratici
che
vorranno
accentuare
la
loro
funzione
riformista
ma
moderatrice
.
E
i
problemi
,
quelli
veri
,
che
torneranno
tutti
all
'
interno
della
democrazia
cristiana
:
più
aperti
,
più
laceranti
che
mai
.
La
battaglia
per
il
Quirinale
non
è
riuscita
ad
assicurare
nessuno
degli
«
organigrammi
»
di
potere
che
erano
stati
abbozzati
da
varie
parti
,
per
icavalli
di
razza
e
non
solo
per
quelli
:
ha
vinto
un
uomo
al
disopra
delle
parti
,
e
ha
vinto
proprio
per
essere
al
disopra
delle
parti
.
La
lotta
,
appena
contenuta
nei
sedici
giorni
del
round
,
rischierà
di
riesplodere
:
con
una
carica
accentuata
di
rancori
e
di
risentimenti
.
Una
sola
cosa
è
certa
:
tutta
la
buona
volontà
,
e
tutto
il
buon
senso
,
del
presidente
Leone
saranno
messi
alla
prova
.
StampaQuotidiana ,
Mi
domando
come
mai
i
ragazzi
e
le
ragazze
di
Salò
siano
venuti
in
mente
a
Luciano
Violante
nell
'
anno
1996
,
nel
giorno
della
sua
elezione
alla
presidenza
della
Camera
.
Non
trovo
risposta
.
Non
mi
pare
che
ci
sia
un
'
emergenza
,
che
viviamo
tempi
di
antifascismo
attivo
e
persecutorio
da
scoraggiare
.
Oggi
è
riconosciuta
a
Priebke
più
dignità
che
alle
sue
vittime
.
E
se
qualcuno
deve
difendersi
dall
'
insulto
di
giornali
e
volantini
,
si
tratta
di
qualche
vecchio
partigiano
.
Non
direi
neppure
che
i
fascisti
o
postfascisti
abbiano
bisogno
di
risarcimenti
supplementari
.
Sono
non
solo
del
tutto
riabilitati
e
innocenti
ma
gratificati
da
un
vasto
consenso
,
e
per
poco
non
sono
al
governo
dell
'
Italia
.
Un
clima
persecutorio
contro
i
vinti
non
c
'
è
mai
stato
neanche
in
passato
.
Ci
fu
un
'
amnistia
e
nessuna
epurazione
né
in
basso
né
in
alto
.
L
'
unico
processato
e
fucilato
dopo
la
guerra
fu
mi
pare
Pietro
Koch
,
giovane
capo
della
banda
omonima
,
un
patriota
che
ho
conosciuto
.
Fin
dall
'
inizio
il
Msi
,
erede
della
Rsi
,
fu
legittimato
come
forza
politica
ausiliaria
e
utilizzato
in
alleanze
elettorali
e
parlamentari
.
Parallelamente
,
la
Resistenza
nella
sua
componente
comunista
fu
denigrata
dai
governi
democristiani
e
dai
corpi
dello
Stato
con
molto
zelo
,
in
coerenza
con
la
guerra
fredda
.
Più
in
generale
,
la
storia
è
stata
riscritta
in
questi
anni
non
solo
in
Italia
ma
in
Europa
e
le
parti
sono
state
ribaltate
.
Non
parificate
o
conciliate
,
ma
ribaltate
.
È
senso
comune
che
l
'
olocausto
sia
un
'
esagerazione
e
che
la
gioventù
hitleriana
,
come
i
militi
della
Rsi
,
avesse
alti
ideali
.
Un
caduto
o
un
decorato
della
Resistenza
sono
invece
controversi
o
retorici
,
garibaldini
ritardati
.
Erano
miei
compagni
di
scuola
,
i
ragazzi
e
le
ragazze
di
Salò
.
Non
erano
misteriosi
,
erano
figli
del
fascismo
e
hanno
continuato
a
fare
ciò
che
gli
era
stato
insegnato
.
Oppure
erano
coscritti
,
dopo
l'8
settembre
non
c
'
erano
le
truppe
americane
ma
le
accoglienti
divisioni
tedesche
.
Di
fronte
al
Senato
ho
rivisto
per
caso
alzando
gli
occhi
la
lapide
che
ricorda
Persichetti
,
un
ragazzo
di
Porta
S
.
Paolo
.
Questo
sì
che
è
un
mistero
,
come
gli
sarà
venuto
in
mente
di
andare
a
morire
da
solo
contro
un
intero
esercito
?
Tutto
per
lui
era
perduto
in
quei
giorni
,
come
avrà
fatto
a
ritrovare
l
'
identità
?
Tra
i
miei
compagni
di
scuola
c
'
era
anche
un
certo
Serra
,
che
come
gappista
partecipò
indirettamente
a
via
Rasella
,
poi
fu
arrestato
,
poi
si
arruolò
nell
'
esercito
volontario
e
fu
ucciso
da
un
obice
sulla
linea
gotica
.
Era
un
vincitore
nato
,
poco
interessante
.
Non
sentivo
il
bisogno
,
lo
confesso
,
di
una
menzione
speciale
dei
ragazzi
e
delle
ragazze
di
Salò
.
Non
sentivo
il
bisogno
neppure
di
un
'
ovazione
fascista
.
Ma
forse
è
questa
l
'
arte
di
governo
.
Forse
serve
a
formare
un
fronte
unico
contro
chi
attenta
al
cuore
dello
Stato
.