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> anno_i:[1970 TO 2000}
Monumento al capitano ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Il capitano Priebke è un uomo fortunato . Non solo perché per cinquant ' anni non ha scontato nessuna pena , come molti suoi amici , ma perché non passa giorno senza che qualcuno corra in sua difesa : giornali autorevoli , firme rinomate , argomenti di ogni genere . La figura del capitano si staglia , sullo sfondo di queste divagazioni , non proprio come quella di un eroe positivo o di un innocente perseguitato , ma come quella di un dignitoso combattente che non si può condannare e neppure giudicare senza fargli torto e senza violentare il buon diritto e la civiltà liberale . E la strage delle Ardeatine decade , su questo sfondo , a episodio militare banale , se non fosse per quel sovrappiù di arianesimo . Non può essere questa l ' intenzione di commentatori come Panebianco , Montanelli , Colletti o altri , ma questo è il risultato che ottengono quando sostengono in buon ordine tesi di questo tipo : che l ' estradizione del capitano è stata « una fregatura » alla quale conveniva sottrarsi , che il capitano ha ovviamente ubbidito , che la politica agraria di Mao ha fatto più vittime dell ' Olocausto , e altre cose così . È probabile che il fortunato capitano ( ma ridiamogli il grado tedesco molto più eloquente ) legga nel fresco dell ' infermeria di Regina Coeli i giornali italiani . Se lo fa , deve divertirsi moltissimo e provare una gran bella soddisfazione . Quando era un piccolo Gauleiter che imperversava in questo paese non poteva immaginare che anche da vecchio avrebbe creato tanta confusione nei tribunali e nell ' intelligencija dello stesso paese . Già l ' avrà fatto ringiovanire l ' idea di trovarsi nel carcere romano a lui ben noto . È da quelle celle infatti , forse anche da quell ' infermeria che vennero prelevate selvaggiamente molte delle 335 vittime designate . C ' è un libro recente di una testimone diretta di cui varrebbe la pena di ripubblicare qualche pagina , anche se non le ha scritte De Felice . Forse il fortunato capitano medita di scrivere un ' autobiografia per il « Corriere della Sera » e chiederà , per rinfrescarsi la memoria , di ispezionare quel « quarto braccio » preferenziale dove ospitava gli ostaggi e i morituri . Ma l ' idea più esilarante , per l ' ex SS , dev ' esser quella che lo dipinge come un neutrale esecutore di ordini . Ma davvero non sanno più , gli uomini colti del 2000 , che cos ' erano e come agivano gli ufficiali nazisti mezzo secolo fa ? Non lo hanno mai saputo ? Allora ci prestino un minimo di ascolto , per favore . Le SS e la Gestapo non ubbidivano , comandavano . Le SS e la Gestapo non prendevano ordini , li impartivano . Furono inventate e addestrate proprio per questo . Non era un ingrato dovere , per un loro ufficiale , sparare alla nuca di sottouomini ebrei o comunisti , ma un onore . Un onore e un privilegio personale , che un bravo comandante mai avrebbe lasciato a un qualsiasi Rottenfiihrero alla bassa truppa come un lavoro sporco . È vero che le tecniche di annientamento della guerra nazista hanno fatto scuola nel mondo , ma non mi pare un ' attenuante . Così divagando e disquisendo , abbiamo eretto al fortunato capitano un monumento di sciocchezze . Anche il maresciallo Kesselring pretese dagli italiani un monumento , e fu Piero Calamandrei maestro di diritto a dettare per l ' occasione un memorabile epitaffio . Forse l ' imparziale Panebianco farebbe bene , la prossima volta , a citare di Calamandrei anche quell ' epitaffio . È anacronistico ma fa ancora rabbrividire .
Migrazioni ( Eco Umberto , 1990 )
StampaPeriodica ,
Martedì scorso , mentre tutti i giornali dedicavano numerosi articoli alle tensioni fiorentine , su la Repubblica appariva una vignetta di Bucchi : rappresentava due silhouette , un ' Africa enorme e incombente , un ' Italia minuscola ; accanto , una Firenze che non era rappresentabile neppure con un puntino ( e sotto c ' era scritto " Dove vogliono più polizia " ) . Sul Corriere della Sera si riassumeva la storia delle mutazioni climatiche sul nostro pianeta dal 4000 a.C. a oggi . E da questa rassegna emergeva che a mano a mano la fertilità o l ' aridità di un continente provocavano immense migrazioni che hanno cambiato il volto del pianeta e creato le civiltà che oggi conosciamo o per esperienza diretta o per ricostruzione storica . Oggi , di fronte al cosiddetto problema degli extracomunitari ( grazioso eufemismo che , come è stato già notato , dovrebbe comprendere anche gli svizzeri e i turisti tetani ) , problema che interessa tutte le nazioni europee , continuiamo a ragionare come se ci trovassimo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Si ha immigrazione quando alcune centinaia di migliaia di cittadini di un paese sovrappopolato vogliono andare a vivere in un altro paese ( per esempio gli italiani in Australia ) . Ed è naturale che il paese ospitante debba regolare il flusso di immigrazione secondo le proprie capacità di accoglienza , come va da sé che abbia il diritto di arrestare o espellere gli immigrati che delinquono - così come d ' altra parte ha il dovere di arrestare , se delinquono , sia i propri cittadini che i turisti ricchi che portano valuta pregiata . Ma oggi , in Europa , non ci troviamo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Ci troviamo di fronte a un fenomeno migratorio . Certo non ha l ' aspetto violento e travolgente delle invasioni dei popoli germanici in Italia , Francia e Spagna , non ha la virulenza dell ' espansione araba dopo l ' Egira , non ha la lentezza di quei flussi imprecisi che hanno portato popoli oscuri dall ' Asia all ' Oceania e forse alle Americhe , muovendosi sopra lingue di terra ormai sommerse . Ma è un altro capitolo della storia del pianeta che ha visto le civiltà formarsi e dissolversi sull ' onda di grandi flussi migratori , prima dall ' Ovest verso l ' Est ( ma ne sappiamo pochissimo ) , poi dall ' Est verso l ' Ovest , iniziando con un movimento millenario dalle sorgenti dell ' Indo alle Colonne d ' Ercole , e poi in quattro secoli dalle Colonne d ' Ercole alla California e alla Terra del Fuoco . Ora la migrazione , inavvertibile perché assume l ' aspetto di un viaggio in aereo e di una sosta all ' ufficio stranieri della questura , o dello sbarco clandestino , avviene da un Sud sempre più arido e affamato verso il Nord . Sembra una immigrazione , ma è una migrazione , è un evento storico di portata incalcolabile , non avviene per transito di orde che non lasciano più crescer l ' erba dove sono passati i loro cavalli , ma a grappoli discreti e sottomessi , e però non prenderà secoli o millenni , ma decenni . E come tutte le grandi migrazioni avrà come risultato finale un riassetto etnico delle terre di destinazione , un inesorabile cambiamento dei costumi , una inarrestabile ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle , dei capelli , degli occhi delle popolazioni , così come non molti normanni hanno installato in Sicilia dei tipi umani biondi e con gli occhi azzurri . Le grandi migrazioni , almeno in periodo storico , sono temute : dapprincipio si tenta di evitarle , gli imperatori romani erigono un vallum qua e uno là , mandano le quadrate legioni in avanti per sottomettere gli intrusi che avanzano ; poi vengono a patti e disciplinano le prime installazioni , quindi allargano la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell ' impero , ma alla fine sulle rovine della romanità si formano i cosiddetti regni romano - barbarici che sono l ' origine dei nostri paesi europei , delle lingue che oggi orgogliosamente parliamo , delle nostre istituzioni politiche e sociali . Quando sulle autostrade lombarde troviamo località che si chiamano italianamente Usmate , Biandrate , abbiamo dimenticato che sono desinenze longobarde . D ' altra parte , da dove venivano quei sorrisi etruschi che ritroviamo ancora su tanti volti dell ' Italia centrale ? Le grandi migrazioni non si arrestano . Ci si prepara semplicemente a vivere una nuova stagione della cultura afroeuropea .
IERI E DOMANI. EQUILIBRI MONDIALI ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Nella migliore delle ipotesi , il presidente del consiglio Colombo incontrerà fra poche settimane il presidente Nixon - dopo Pompidou , Heath e Brandt - avendo alle spalle un retroterra politico carico di incertezze e di inquietudini . Il suo governo sarà e non sarà in crisi ; il disimpegno repubblicano ne accentuerà la precarietà senza magari superare il limite di rottura : i socialisti del Psi avranno tutto l ' interesse - parole e rimbrotti a parte - a guadagnare tempo e ad arrivare alla scadenza del loro difficile congresso nazionale fissato per la fine di febbraio ; la socialdemocrazia dovrà adeguarsi al rientro di Saragat e ripensare una nuova strategia ... E intanto i grandi problemi internazionali si allargano e si complicano , in sfere interessanti direttamente o indirettamente l ' Italia , senza che la nostra politica estera , pur nei limiti ben precisi assegnati al nostro paese , possa elevarsi a quel tono cui la abiliterebbe una situazione di stabilità e di compattezza democratica , ben oltre la nevrosi che caratterizza lo schieramento delle forze politiche . L ' anno che è finito da poche ore ha visto profondi e radicali rivolgimenti negli equilibri mondiali . In primo luogo : la fine della « diarchia » russo - americana , la sostituzione di un nuovo , e precario , e oscillante equilibrio tripolare a quello che era l ' assetto bipolare scaturito da Yalta , base di tutte le tensioni della guerra fredda ma anche di tutti i ripiegamenti della convivenza pacifica . Gli Stati Uniti hanno aperto alla Cina , e non solo attraverso le squadre di ping - pong ; fra due mesi la visita del presidente Nixon a Pechino consacrerà il nuovo meditato indirizzo della Casa Bianca , in un clima di lancinanti contraddizioni , che vede insieme la ripresa dei bombardamenti americani sul Vietnam del Nord - alleato del comunismo cinese - e le offerte di collaborazione militare del regime di Mao ai colonnelli sconfitti del Pakistan - supremo modello del feudalesimo asiatico . Tutti i miti sono crollati nel corso di questo 1971; tutte le illusioni sono state smentite . Dopo la rapida e crudele guerra indo - pakistana , nessuno crederebbe più al mito di Bandung , al mito di un terzo mondo svincolato dalla logica ferrea delle grandi potenze e quindi portatore di valori di pace , di fraternità , di coesistenza . L ' India erede del messaggio di Gandhi ha operato con la stessa logica severa e spietata dello Stato di Israele , ma senza nessuna delle giustificazioni storiche , di elementare sopravvivenza , che spiegano gli atteggiamenti e alimentano le intransigenze della Gerusalemme ebraica . Gli stessi schemi dei blocchi internazionali sono stati rovesciati : in omaggio al recente trattato di alleanza con Nuova Delhi , la Russia ha coperto l ' aggressione indiana , ha paralizzato l ' Onu per quattordici giorni , ha evitato , col ricorso al diritto di veto , che il Consiglio di Sicurezza potesse imporre una tregua alle ostilità prima dell ' ingresso delle truppe della signora Gandhi a Dacca . La Cina ha sostenuto il Pakistan , ma senza poter superare le barriere di neve dell ' Himalaia e l ' obiettivo squilibrio delle forze con l ' Urss . Cinesi e americani si sono trovati sullo stesso fronte , un fronte impotente , al palazzo di vetro . Il volto dell ' Onu è uscito trasformato dall ' esperienza dell ' anno . La Cina di Mao ha preso il posto di un vecchio e fedele alleato di Washington , Formosa , senza che le proteste americane superassero il limite del cartellone , dello spettacolo . La tribuna dell ' organizzazione internazionale ha immediatamente visto il divampare del contrasto russo - cinese in forme che hanno fatto dimenticare , o impallidire , gli episodi più aspri dell ' antagonismo russo - americano negli anni cupi della guerra fredda . È stato il crollo delle ideologie . L ' Unione Sovietica ha abbandonato ogni residua superstizione di « universalismo proletario » , ha liquidato ogni fedeltà , anche di facciata , alla tradizione leninista dell ' alleanza dei paesi poveri contro i paesi ricchi , delle nazioni proletarie contro quelle capitaliste e « sfruttatrici » . La pressione sui paesi comunisti dell ' Est europeo si è accentuata : sia pure con una tecnica più sfumata e articolata di quella sperimentata a Praga , con l ' uso dei carri armati sovietici , e sanzionata dal recentissimo plebiscito elettorale del 99 per cento , sul modello staliniano dei vecchi tempi . Le indocilità romene sono state domate ; la Jugoslavia è stata tenuta a freno - e quale freno ! - con le minacce del separatismo croato alternate ai fermenti di dissidenza nella stessa classe dirigente del partito comunista . Dalla parte opposta gli Stati Uniti hanno attenuato , per ragioni talvolta anche fondate e comprensibili , l ' impegno globale della loro politica , sia nell ' Atlantico sia nel Pacifico , hanno dato l ' impressione di una svolta verso un « isolazionismo » almeno psicologico . Alleati tradizionali , come il Giappone , sono stati messi in gravi difficoltà . La politica di apertura della Germania federale verso la Russia - la Ostpolitik di Brandt - ha potuto superare alcune tappe senza un vero condizionamento americano . Se non fosse stato per il provvido incontro delle Azzorre fra Nixon e Pompidou e per il compromesso che ne è scaturito circa la svalutazione del dollaro , la stessa tempesta monetaria di mezzo agosto avrebbe finito per compromettere gravemente i rapporti fra Stati Uniti e mondo europeo , vanificando i vincoli formali di un patto atlantico che si distacca sempre più dallo spirito e dalle convinzioni dei suoi aderenti . Occorre riconoscere che l ' Italia , e la diplomazia italiana , si sono comportate con sagacia e coerenza nell ' intera vicenda della crisi monetaria : in una posizione costantemente e consapevolmente tesa a superare i motivi di contrasto o di rottura fra Europa e Stati Uniti . E con i risultati di cui tutti i nostri soci hanno beneficiato , ma di cui non poco merito deve essere attribuito ai titolari della nostra politica estera ed economica . Le scadenze di domani trascendono ormai la dimensione monetaria e il pur grave problema degli scambi internazionali , avviato a soluzione dalla cancellazione della iniqua sovrattassa americana . Quello che è in giuoco , nel rimescolamento degli equilibri mondiali , è il ruolo dell ' Europa . Nixon assegnò al nostro continente la funzione di « quarto grande » quando elaborò , sulla guida di Kissinger , la strategia di apertura a Pechino e la via degli assetti tripolari . Senonché quel ruolo deve essere conquistato , e diciamolo pure riconquistato , attraverso gli sforzi e i sacrifici di tutti gli europei . Nulla deriva più dal diritto divino e tanto meno dal diritto della tradizione . L ' Europa sarà una realtà viva nella misura in cui vorrà esserlo : a cominciare dall ' Italia .
Quota 250 ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Si sa che l ' evasione fiscale è arrivata « di slancio » ( così si esprimono sportivamente gli ispettori del fisco ) alla cifra pazzesca di 250 000 miliardi . È quasi il doppio del disavanzo statale che fa piangere i governanti . Moltiplicata per vent ' anni ( dura da sempre e durerà sempre ) supera il totale del debito pubblico che turba i nostri sogni europei . Questa notizia lascia tutti indifferenti . I giornali non commentano . Gli esperti non intervengono . Il professor Modigliani non è apparso in televisione . L ' avvocato Agnelli non ci ha dato i suoi consigli . Il presidente Scalfaro non ha esternato . Il parlamento distilla gli emendamenti autonomi alla legge finanziaria . Eppure è una notizia affascinante . Vuol dire che una metà della ricchezza nazionale , detta anche base imponibile , sfugge al fisco . Vuoi dire che una buona parte della popolazione non paga come dovrebbe o non paga affatto , né direttamene né indirettamente . Vuoi dire che solo i cittadini a reddito fisso pagano senza scampo , gli stessi a cui si tagliano le pensioni e i servizi per tappare il buco aperto nei conti pubblici dall ' evasione dei ceti abbienti . È un meccanismo geniale , che non merita scandalo ma compiacimento . Siccome il carico fiscale è teoricamente eccessivo , l ' evasione serve a ridurlo empiricamente . È un meccanismo molto più sbrigativo ed efficiente di quanto non sarebbe una riforma che riequilibrasse e redistribuisse il carico fiscale con misura ed equità . È un meccanismo che privatizza , per così dire , anche le tasse , lasciando 250 00o miliardi nelle mani di chi sa farne buon uso . È un meccanismo perfettamente in regola con la filosofia dominante nell ' economia , nella società e nella politica nazionale . L ' evasione , in queste proporzioni , cessa di essere un reato o un danno per la comunità , o per uno Stato castrato e immeritevole . Diventa un regolatore e un incentivo , un record che nessun paese europeo può vantare e che ci pone all ' avanguardia del liberismo continentale , garantendo consenso e stabilità di governo . È perfino strano che si sia fermata a quota 250 , visto che non è in alcun modo perseguita e non si rischiano fotografie in flagranza di reato . È perfino strano che non si azzeri ogni prelievo , salvo che sulle buste paga , come si invoca nelle piazze . Proporrei una Commissione bicamerale . L ' articolo 53 della Costituzione dice che « tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva » , e che « il sistema tributario è informato a criteri di progressività » . È tempo di abrogarlo , con larghissima intesa .
Vicini all'inferno ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale ( che non è mai finita ) pochi se l ' aspettavano . Credevano che si sarebbe fermata , prima , in Spagna oppure in Austria o in Cecoslovacchia . Poi credevano che la pugnalata di Mussolini alla Francia si sarebbe conclusa con tremila morti da gettare sul tavolo della pace . E gli americani tutto potevano immaginare meno che l ' attacco giapponese a Pearl Harbour . Non è per dire che siamo alla vigilia della terza guerra mondiale e non ce ne accorgiamo . I rapporti di forza mondiali e continentali sono cambiati e l ' eventualità di un conflitto generalizzato appartiene ancora al futuro . Ma siamo già entrati e viviamo , nel presente , dentro una guerra che coinvolge l ' Europa , il suo territorio e le sue popolazioni . Quindici giorni fa non Io sospettavamo , tra quindici giorni che cosa accadrà che non sospettiamo ? Non è un ' operazione punitiva o di dissuasione , è una guerra che vuole l ' avversario in ginocchio . Non è una guerra dichiarata da un organismo internazionale né dai parlamenti nazionali ma decisa da grandi potenze associate in un patto militare che scavalca i suoi compiti istituzionali . È una guerra diretta contro un paese sovrano , una nazione , a cui si nega sovranità perché ne fa cattivo uso . È una guerra che dichiara il fine umanitario di impedire il massacro in Kosovo ma non lo impedisce e somma massacro a massacro . Mi domando come i serbi giudichino questa guerra che devasta le loro città . Probabilmente hanno un ricordo del 1939 più preciso del nostro . Per chiamare alla mobilitazione e alla resistenza , la propaganda del regime di Milosevi ? diffonde filmati antinazisti e non fa appello solo al sentimento patriottico ma a questa memoria . Clinton e i suoi generali d ' acciaio paragonano a Hitler qualunque nemico , ma per i serbi Hitler pilota oggi i bombardieri tedeschi ed euroamericani che volano sulle loro teste . Lo pensano solo i serbi o tutto il mondo slavo ? Non si sa , a questo punto , quale sia il retroterra mentale degli strateghi americani . Se la Serbia non cadrà in ginocchio a implorare pietà , fino a quando e fino a dove porteranno l ' escalation ? È difficile che incassino una sconfitta militare e politica , c ' è una megalomania e un impulso di onnipotenza biblica nel loro modo di agire , soprattutto c ' è l ' interesse a menomare in culla l ' Unione Europea , dove non abita nessun De Gaulle . Sbarcheranno e sbarcheremo nei Balcani come in Normandia ? L ' Italia è in prima linea in questa avventura , non solo per ragioni geografiche ma perché ha una storia nei Balcani ( non una bella storia ) . Non è più « solo » una portaerei e qualche suo ministro si spinge a ipotizzare un coinvolgimento di truppe . Ma non è l ' Italia fascista , è l ' Italia repubblicana : ecco un ' evoluzione storica che non immaginavamo . No , la mozione della maggioranza di governo non tratterrà i Cruise per la coda : forse è peggio di niente , perché ci attribuisce un protagonismo che ha come presupposto il consenso incondizionato alla scelleratezza della guerra . Solo un ' insorgenza dell ' opinione pubblica può cambiare il corso delle cose e impedire che finisca in un inferno per tutti . È difficile , ma favorire questa presa di coscienza è l ' unica possibilità che abbiamo .
Campi da golf ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Vorrei sapere se il pilota americano del Cermis , il boy di cui abbiamo dimenticato il nome e la faccia , sta in queste ore bombardando o mitragliando a bassa quota Belgrado . Sarebbe giusto , è un esperto nei voli radenti , lo abbiamo addestrato nelle nostre basi , e ora la nostra dignità nazionale offesa dalla sua assoluzione verrebbe ripagata se quel veterano guidasse questa guerra umanitaria a fianco del generale Clark e del ministro Scognamiglio . Il quale ultimo ha un pregio , quello di aver detto apertamente una verità che D ' Alema ancora tace goffamente ma che era chiara fin dall ' inizio : che anche noi pagheremo presto un prezzo di sangue , come ogni paese europeo , un prezzo incalcolabile se la guerra sfocerà in un ' invasione del Kosovo e quindi della Serbia e dei Balcani , da parte della Nato . Nessuno pensi che , trattandosi di una follia , non si verificherà . Bili Jefferson Clinton , che si fa fotografare in queste ore mentre gioca a golf per rimettersi da altre fatiche , si è assegnato una missione da demiurgo e , se la follia non è una categoria della politica , la volontà di potenza lo è . L ' idea guida è una sola , è il primato militare e produttivo americano a cui tutto dev ' essere subordinato . Non Milosevi ? , che è solo un nazionalista ( folle ? ) , non la Russia che muove le navi ma è al guinzaglio del Fondo monetario internazionale , bensì l ' Europa vecchia e neonata e il suo euro da soffocare in culla : questa è la strategia americana . Se la guerra sfocerà nell ' invasione e nell ' occupazione permanente del Kosovo , un vulcano in perenne eruzione oltre l ' Adriatico , questa non sarà un ' escalation improvvisata ma pianificata fin dall ' inizio . Sarà presentata come « inevitabile » , come clamorosa rappresaglia all ' inaudito sequestro di tre marines americani in Macedonia ? Ma sarà invece il frutto di un freddo calcolo . Non so se i governanti europei siano stati infinocchiati o fossero informati fin dall ' inizio di questa opzione finale e abbiano mentito ai loro popoli . E non so quale tra queste due sia l ' ipotesi peggiore . Che differenza farebbe se avessimo l ' on. Berlusconi a capo del governo ? Forse i toni delle televisioni sarebbero ancora più bellicosi e anche lo spirito umanitario sarebbe più enfatico ( ricordate l ' uomo di Arcore in pianto tra gli emigranti albanesi sul molo di Brindisi ) . Ma non farebbe gran differenza , il Polo ha già al governo i ministri della Difesa e degli Esteri . Una differenza ci sarebbe in senso opposto : nel senso che l ' opinione di sinistra ritroverebbe se stessa e la sua unità nella lotta per la pace e la protesta riempirebbe le piazze . Di fronte a questo paradosso e a questo orrore che cresce su se stesso è difficile sottrarsi a un senso di stordimento e di impotenza . Perfino la voce del Papa , così ascoltata nella sua veemenza profetica contro l ' impero del male , è flebile e ignorata adesso che implora la pace nel giorno di Pasqua . Ma è una ragione di più perché ciascuno faccia sentire la propria voce come può sperando che diventi un coro .
Governiamo ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
La sinistra italiana va al governo . C ' è già stata , nei due annidi fondazione della Repubblica , e poi ci ha girato intorno con Nenni , con Moro , con i recenti governi tecnici . Ma è tutta un ' altra cosa . Ora ci va per investitura diretta del popolo , con una coalizione tecnicamente maggioritaria di cui è parte dominante . Dunque finalmente governerà , com ' è da tempo sua aspirazione , e dovrà dimostrare in tempi rapidi di saperlo fare bene , meglio e diversamente da tutti i governi del passato remoto e recente . Il che è difficile , perché difficili e numerosi sono i problemi da affrontare . Ma non poi tanto , perché il consenso ottenuto è sufficiente ed esigente e perché siamo stati governati così male che fare meglio e dare un segnale di novità , non miracoloso ma chiaro e distinto , non è un ' impresa titanica . Penso che si debba deporre ogni diffidenza , non certo lo spirito critico che è un ' altra cosa , e che senza scetticismi o euforie fuori luogo si debba concedere il massimo credito a questa esperienza . Non mi è piaciuta la strada seguita per arrivare al traguardo , ma ora mi sembra secondario . Non salgo sul carro del vincitore perché non mi appartiene , ma consiglio di farlo . Ho scritto cinquanta giorni fa di una probabile vittoria di Pirro , cioè costosa ed effimera , ma è un dubbio da accantonare e semmai una ragione di più per consolidarne il risultato . L ' analisi del voto è molto ardua , molte sono le cose che si prestano a diverse interpretazioni o addirittura non si capiscono . Fatto sta che , sebbene una maggioranza della società sia ancora orientata variamente a destra , ha prevalso politicamente una concezione della democrazia e dello stato sociale che è patrimonio della sinistra . È che conta più di un programma . Senonché non si tratta più , adesso , di predicare attorno ai valori della partecipazione e della solidarietà ma di renderli operanti , anzi governanti . Fino a farli diventare , con pragmatismo ma con determinazione e anche con fantasia , un messaggio di civiltà . Una sinistra non può andare al governo ( e neppure un centro - sinistra ) senza ambizioni pari alle attese che suscita . Cittadinanza , lavoro , istruzione , ambiente , fisco , non sono un elenco di comparti con portafogli ministeriali annessi , ma un tutto . Non credo che porre questo tutto al centro di un ' azione innovativa di governo comporti il ribaltamento delle compatibilità di sistema , può bastare molto meno . Comporta una « riforma intellettuale e morale » , semmai , che non ha prezzo . In fondo , il generale De Gaulle è passato alla storia anche perché fece reimbiancare Parigi . Da noi mi accontenterei di riverniciare scuole e ospedali . E se al posto della leva militare si istituisse un servizio civile altrettanto perentorio , sarebbe una rivoluzione . Nessuno torna indietro . Se lo faremo , dando prova di mediocrità , lo pagheremo a carissimo prezzo non tra cinque anni ma molto prima .
Il processo ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Non riusciremo a processare con dignità , e a condannare con severità e clemenza , questo vecchio criminale nazista di nome Priebke ? Non pagheremo questo debito morale che abbiamo con i 335 italiani , ebrei e non ebrei , massacrati alle Ardeatine ? E che abbiamo , più in generale , con i caduti della Liberazione e con la storia di questo paese ? Così pare , se è vero che questo processo si svolge in un ' aula indecorosa anche per una pretura di paese , con un imputato non intenerito dall ' età , glaciale e altezzoso a cospetto dei familiari delle sue vittime , ospiti accalcati e ingombranti . Ma di che pasta sono , le istituzioni militari e giudiziarie di questo paese ? Se Priebke è un dignitoso soldato , accompagnatelo in un sopralluogo alle Ardeatine per vedere come saluta quelle tombe . Già il più famoso giornalista italiano , che ha fatto inconsapevolmente il suo dovere nella guerra chimica in Abissinia , ha scritto che Priebke è solo un nazista consapevole che ha doverosamente ubbidito agli ordini . E ieri un giornale milanese ha di nuovo indicato come colpevoli della strage i partigiani di via Rasella , con l ' accusa supplementare dell ' uccisione di un ragazzo . Perché lo chiamiamo revisionismo storico ? Chi pensa e scrive queste cose è in perfetta continuità col passato . Pensa e scrive che la guerra nazista e l ' occupazione tedesca a Roma , come in Europa , erano normali , che l ' anomalia stava in chi resisteva . Pensa e scrive che la criminalità ( achtung , banditen ) stava negli improvvisati attentati partigiani , la legalità nella rappresaglia dei buoni soldati del Reich . Personalmente sono convinto che la guerra , ogni guerra , è di per sé un crimine contro l ' umanità , o meglio un crimine dell ' umanità contro se stessa . Ma questo non mi fa dimenticare che c ' era un abisso fra l ' animo di chi combatteva quella guerra per la propria e altrui libertà e l ' animo di chi la combatteva per la supremazia e il dominio , tra quei giovani che andavano allo sbaraglio e le funeste divise del Reich . Il clima torbido che si vuoi creare attorno a un processo che dovrebbe essere semplice ed esemplare mi conferma purtroppo in un ' altra convinzione che ogni tanto incautamene esprimo , su quanto siano profonde e non recise nella storia italiana le radici del fascismo . Del fascismo in senso puro .
DISCREZIONE ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Il programma « costituzionale » del presidente Leone era facilmente prevedibile , si identificava con la natura stessa dell ' uomo . Nel messaggio di investitura rivolto ai due rami del Parlamento , è emersa con assoluta chiarezza la concezione del presidente della Repubblica , dei suoi poteri e dei suoi limiti , coincidente con un ' intera tradizione giuridica : l ' altissimo magistrato cui non spetta « formulare programmi o indicare soluzioni » , ma solo vigilare sull ' osservanza della Costituzione e garantirne i rigidi adempimenti . È la linea che si ricollega direttamente al primo capo provvisorio dello Stato , a Enrico De Nicola , verso il quale Leone conserva una devota e memore fedeltà : l ' unico presidente che sia stato non a caso da lui ricordato , nell ' intero testo dell ' allocuzione , insieme col suo diretto predecessore , Giuseppe Saragat . Leone esprime una società di « notabili » : fermissima nell ' ossequio ai valori della democrazia parlamentare , e del pluralismo democratico , ma altrettanto ferma nel rispetto della collocazione e dell ' autonomia individuale dell ' uomo politico . Egli non è figlio - rara avis - della partitocrazia , è uno dei rari democristiani che abbia sempre rifiutato la gara spietata delle correnti , che non si sia mai riconosciuto in questo o in quel gruppo di potere . Il suo cursus honorum è da solo rivelatore : professore universitario e avvocato , altrettanto autorevole nella cattedra che prestigioso nel foro , giunge alla politica senza mai rinunciare né alla cultura né all ' avvocatura , non accetta di identificarsi in nessun momento nel « professionismo politico » - quello che ha maggiormente contribuito ad abbassare il livello della nostra classe dirigente . Tali scaturigini ideali si ritrovano nel messaggio alla nazione : non retorico , talvolta perfino disadorno , ma frutto di una precisa visione giuridica , che non ammette confusioni di competenze fra governo e Parlamento , che richiama ogni organo dello Stato « alla sfera delle proprie attribuzioni » pur nel quadro della collaborazione organica . Il tutto : senza ottimismi e senza assurde indulgenze al clima di una società politica prefascista , che non esiste più . Non per nulla Leone ha fatto un riferimento esplicito alle « disfunzioni delle istituzioni » ; non per nulla ha insistito sul drammatico intreccio dei rapporti fra Stato e regioni ed ha calcato la mano sull ' « accentuarsi a volte nominalistico dei contrasti fra le forze politiche » , l ' esperienza di ogni giorno . E senza tuttavia assumere pose o atteggiamenti da « salvatore della patria » ! Lo stesso tocco di discrezione e di moderazione il neo - presidente ha osservato sul tema , delicatissimo , dei rapporti fra Chiesa e Stato . Il negoziatore paziente e instancabile del compromesso sul divorzio ha adombrato un indiretto « no » alla ripresa di qualsiasi guerra religiosa sul tema del referendum quando ha auspicato , con una lontana vibrazione degasperiana , la necessità « di mantenere un clima che renda impossibile ogni anacronistico steccato » . Che non faccia risorgere cioè gli steccati fra guelfismo e ghibellinismo , quegli steccati che l ' esperienza centrista era riuscita ad abbattere o almeno a limitare , pure in condizioni tanto più difficili delle attuali , con Papa Pacelli ... Ci sia consentita , in proposito , un ' osservazione marginale ma pure significativa . È dispiaciuto che un ' assemblea parlamentare , dai cui settori di centro si è levato un applauso al Papa per la generosa e indiscutibile opera della Santa Sede in favore della pace , non abbia abbozzato , da nessun settore dello schieramento politico , un solo segno di plauso all ' opera svolta dal presidente uscente della Repubblica in difesa della libertà : un ' opera svolta - come Leone ha ricordato nobilmente - con « senso religioso » della democrazia . La correttezza costituzionale non si identifica , e non si deve identificare , con un « rassegnato fatalismo » . È il pericolo dei presidenti tipo quarta Repubblica francese , dal quale Leone saprà sicuramente affrancarsi . E la prova è nel costante , insistito richiamo del nuovo capo dello Stato alla necessità di respingere , nella lotta sociale , il metodo della violenza e dell ' intolleranza , nell ' invocazione aperta e spiegata alla tutela della legalità repubblicana e democratica , tanto più sacra quanto più affonda le sue radici nella genesi stessa della Repubblica , attraverso la lotta per la libertà , attraverso l ' esperienza della Resistenza e della ricostruzione post - bellica , l ' una inseparabile dall ' altra . Leone ha giustamente insistito sulla necessità di una maggiore saldatura fra coscienza sociale e istituzioni : compito primario ed essenziale dei partiti politici , oltre che delle grandi organizzazioni del lavoro . Speriamo che le forze politiche italiane non dimentichino l ' esortazione che giunge dal Quirinale nelle prossime , difficili trattative che saranno volte alla ricostituzione dell ' intesa di centro - sinistra . Le dimissioni formali del governo Colombo sono state , e correttamente , ritirate ; il ministero in carica è stato invitato a continuare la sua opera , finché non giungerà un ' indicazione diversa dai partiti . Ma nessuno potrebbe illudersi . La situazione politica è in movimento . La tregua ottenuta non andrà oltre il 18 gennaio , data di riapertura del Parlamento . Già in quell ' occasione , si porrà la prima e fondamentale esigenza di chiarificazione avanzata dal partito repubblicano e ribadita ieri senza eufemismi nella relazione di La Malfa : nessuna conferma dell ' appoggio , anche solo esterno , del Pri alla coalizione se non saranno elaborate nuove piattaforme politiche e programmatiche corrispondenti alla condizione reale del paese sul piano economico , finanziario e sociale . Si aprirà un tiro alla fune : i socialisti che vorranno spingere più a sinistra , i socialdemocratici che vorranno accentuare la loro funzione riformista ma moderatrice . E i problemi , quelli veri , che torneranno tutti all ' interno della democrazia cristiana : più aperti , più laceranti che mai . La battaglia per il Quirinale non è riuscita ad assicurare nessuno degli « organigrammi » di potere che erano stati abbozzati da varie parti , per icavalli di razza e non solo per quelli : ha vinto un uomo al disopra delle parti , e ha vinto proprio per essere al disopra delle parti . La lotta , appena contenuta nei sedici giorni del round , rischierà di riesplodere : con una carica accentuata di rancori e di risentimenti . Una sola cosa è certa : tutta la buona volontà , e tutto il buon senso , del presidente Leone saranno messi alla prova .
I ragazzi di Salò ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Mi domando come mai i ragazzi e le ragazze di Salò siano venuti in mente a Luciano Violante nell ' anno 1996 , nel giorno della sua elezione alla presidenza della Camera . Non trovo risposta . Non mi pare che ci sia un ' emergenza , che viviamo tempi di antifascismo attivo e persecutorio da scoraggiare . Oggi è riconosciuta a Priebke più dignità che alle sue vittime . E se qualcuno deve difendersi dall ' insulto di giornali e volantini , si tratta di qualche vecchio partigiano . Non direi neppure che i fascisti o postfascisti abbiano bisogno di risarcimenti supplementari . Sono non solo del tutto riabilitati e innocenti ma gratificati da un vasto consenso , e per poco non sono al governo dell ' Italia . Un clima persecutorio contro i vinti non c ' è mai stato neanche in passato . Ci fu un ' amnistia e nessuna epurazione né in basso né in alto . L ' unico processato e fucilato dopo la guerra fu mi pare Pietro Koch , giovane capo della banda omonima , un patriota che ho conosciuto . Fin dall ' inizio il Msi , erede della Rsi , fu legittimato come forza politica ausiliaria e utilizzato in alleanze elettorali e parlamentari . Parallelamente , la Resistenza nella sua componente comunista fu denigrata dai governi democristiani e dai corpi dello Stato con molto zelo , in coerenza con la guerra fredda . Più in generale , la storia è stata riscritta in questi anni non solo in Italia ma in Europa e le parti sono state ribaltate . Non parificate o conciliate , ma ribaltate . È senso comune che l ' olocausto sia un ' esagerazione e che la gioventù hitleriana , come i militi della Rsi , avesse alti ideali . Un caduto o un decorato della Resistenza sono invece controversi o retorici , garibaldini ritardati . Erano miei compagni di scuola , i ragazzi e le ragazze di Salò . Non erano misteriosi , erano figli del fascismo e hanno continuato a fare ciò che gli era stato insegnato . Oppure erano coscritti , dopo l'8 settembre non c ' erano le truppe americane ma le accoglienti divisioni tedesche . Di fronte al Senato ho rivisto per caso alzando gli occhi la lapide che ricorda Persichetti , un ragazzo di Porta S . Paolo . Questo sì che è un mistero , come gli sarà venuto in mente di andare a morire da solo contro un intero esercito ? Tutto per lui era perduto in quei giorni , come avrà fatto a ritrovare l ' identità ? Tra i miei compagni di scuola c ' era anche un certo Serra , che come gappista partecipò indirettamente a via Rasella , poi fu arrestato , poi si arruolò nell ' esercito volontario e fu ucciso da un obice sulla linea gotica . Era un vincitore nato , poco interessante . Non sentivo il bisogno , lo confesso , di una menzione speciale dei ragazzi e delle ragazze di Salò . Non sentivo il bisogno neppure di un ' ovazione fascista . Ma forse è questa l ' arte di governo . Forse serve a formare un fronte unico contro chi attenta al cuore dello Stato .