StampaPeriodica ,
Un
elenco
di
dieci
morti
misteriose
.
La
sensazione
che
scorrendo
quei
nomi
si
stia
toccando
un
filo
rosso
sangue
.
Il
sospetto
che
quelle
morti
siano
tutte
legate
alla
tragedia
di
Ustica
e
vadano
quindi
ad
aggiungersi
alle
81
persone
uccise
a
bordo
del
DC-9
dell
'
Itavia
il
27
giugno
di
12
anni
fa
.
L
'
angoscia
che
dei
misteri
di
Ustica
si
possa
anche
morire
:
perché
chi
sa
non
parla
e
chi
potrebbe
parlare
deve
tacere
per
sempre
.
Ma
chi
uccide
i
testimoni
?
Con
un
meticoloso
lavoro
di
inchiesta
L
'
Europeo
ha
ricostruito
la
storia
di
quelle
dieci
morti
.
Di
quegli
uomini
venuti
in
contatto
con
i
segreti
di
Ustica
.
Tutti
morti
in
circostanze
drammatiche
.
Tranne
uno
,
sono
tutti
militari
dell
'
Aeronautica
,
sette
ufficiali
e
due
sottufficiali
.
Inoltre
la
loro
tragica
fine
si
colloca
negli
stessi
luoghi
dove
in
questi
anni
si
è
dipanato
il
filo
dell
'
inchiesta
su
quella
strage
.
I
misteri
di
Poggio
Ballone
.
Sono
sei
le
morti
che
ruotano
attorno
ai
misteri
del
"
radar
dimenticato
"
di
Poggio
Ballone
,
il
centro
dell
'
Aeronautica
militare
che
sorge
su
una
collina
,
pochi
chilometri
a
nord
di
Grosseto
.
Per
otto
anni
è
stato
nascosto
ai
magistrati
che
proprio
quel
radar
puntato
sul
Tirreno
aveva
visto
tutto
la
notte
della
strage
.
E
quando
nel
1988
i
giudici
Vittorio
Bucarelli
e
Giorgio
Santacroce
,
fino
al
1990
titolari
dell
'
inchiesta
,
chiesero
l
'
elenco
del
personale
in
servizio
la
notte
della
tragedia
,
si
accorsero
che
due
nomi
erano
stati
omessi
:
quelli
del
capitano
Maurizio
Gari
e
del
maresciallo
Mario
Alberto
Dettori
.
Entrambi
erano
in
servizio
la
sera
del
27
giugno
1980
.
Gari
era
il
"
master
controller
"
nella
sala
radar
di
Poggio
Ballone
,
cioè
il
responsabile
della
sala
stessa
.
Dettori
procedeva
invece
all
'
identificazione
dei
velivoli
che
solcavano
il
cielo
.
Entrambi
sono
morti
:
Maurizio
Gari
il
9
maggio
1981
è
stato
stroncato
da
un
infarto
,
nonostante
avesse
soltanto
32
anni
e
,
a
detta
dei
familiari
,
godesse
di
ottima
salute
.
Alberto
Mario
Dettori
è
stato
invece
trovato
impiccato
a
un
albero
il
30
marzo
1987
.
La
mattina
dopo
la
strage
di
Ustica
alla
moglie
e
alla
cognata
il
maresciallo
era
apparso
molto
scosso
.
«
È
successo
un
casino
,
per
poco
non
scoppia
la
guerra
»
,
aveva
confidato
alle
due
donne
,
«
siamo
ancora
in
emergenza
»
.
Prima
di
morire
Dettori
era
stato
sei
mesi
in
Francia
,
alla
base
di
Montangel
,
per
un
corso
di
aggiornamento
.
Da
lì
era
tornato
nervoso
e
spaventato
.
Che
cosa
avevano
visto
di
tanto
inconfessabile
la
notte
di
Ustica
Gari
e
Dettori
?
Perché
i
loro
nomi
erano
stati
cancellati
dall
'
elenco
dei
militari
in
servizio
?
Ma
prima
ancora
un
altro
importante
testimone
era
scomparso
:
1'8
agosto
1980
,
a
neppure
due
mesi
dalla
strage
,
l
'
auto
sulla
quale
,
assieme
alla
moglie
e
ai
due
figli
,
viaggiava
il
colonnello
Giorgio
Teoldi
si
schianta
lungo
la
via
Aurelia
.
Teoldi
era
il
comandante
dell
'
aeroporto
militare
di
Grosseto
,
competente
sul
sito
radar
di
Poggio
Ballone
.
Il
colonnello
porta
nella
tomba
un
altro
mistero
i
cui
contorni
sono
venuti
alla
luce
solo
di
recente
:
la
sera
della
strage
di
Ustica
,
proprio
mentre
il
DC-9
è
in
volo
,
tre
aerei
da
guerra
,
due
TF-104
biposto
e
un
F-104
monoposto
,
erano
decollati
proprio
dall
'
aeroporto
di
Grosseto
.
Teoldi
,
in
quanto
responsabile
delle
piste
di
Grosseto
,
non
poteva
ignorare
lo
scopo
delle
loro
missioni
.
Ma
c
'
è
di
più
.
Proprio
su
uno
dei
TF-104
erano
in
volo
i
capitani
Ivo
Nutarelli
e
Mario
Naldini
,
anch
'
essi
morti
,
assieme
all
'
altro
capitano
Giorgio
Alessio
,
tutti
e
tre
della
pattuglia
acrobatica
delle
Frecce
Tricolori
,
il
28
agosto
1988
nella
tragedia
di
Ramstein
,
in
Germania
,
che
provocò
un
'
altra
strage
:
51
morti
,
oltre
400
feriti
.
La
possibilità
che
esista
un
legame
tra
Ustica
e
Ramstein
è
incredibile
anche
se
i
Verdi
tedeschi
e
alcune
inchieste
giornalistiche
del
quotidiano
berlinese
Tageszeitunge
del
settimanale
Del
.
Spiegel
hanno
recentemente
parlato
di
sabotaggio
degli
aerei
.
Prove
?
Nessuna
.
Ufficialmente
la
causa
di
questa
tragedia
è
stata
attribuita
a
un
errore
di
manovra
del
solista
Ivo
Nutarelli
,
un
pilota
peraltro
espertissimo
,
con
4.200
ore
di
volo
,
che
avrebbe
commesso
un
tragico
sbaglio
nell
'
esecuzione
del
cardioide
,
proprio
quella
che
viene
ritenuta
una
delle
acrobazie
più
semplici
.
La
coincidenza
allarmante
è
che
Nutarelli
e
Naldini
sono
morti
una
settimana
prima
della
data
fissata
dai
giudici
che
volevano
interrogarli
sulla
loro
missione
la
sera
di
Ustica
.
L
'
interrogativo
è
:
i
due
ufficiali
dell
'
Aeronautica
videro
o
intuirono
qualcosa
che
aveva
a
che
fare
col
DC-9
dell
'
Itavia
?
Lo
strano
attentato
delle
Br
Sempre
nella
zona
di
Grosseto
,
nel
1984
,
ecco
un
altro
misterioso
incidente
stradale
.
La
vittima
è
Giovanni
Finetti
,
sindaco
di
Grosseto
.
Poco
dopo
la
strage
di
Ustica
,
Fin
etti
raccolse
le
confidenze
di
alcuni
militari
della
Vam
(
Vigilanza
aeronautica
militare
)
secondo
le
quali
due
caccia
si
erano
levati
in
volo
dalla
base
di
Grosseto
per
inseguire
e
abbattere
un
MiG
libico
.
Nella
battaglia
aerea
sarebbe
rimasto
colpito
il
DC-9
.
Sulla
base
di
queste
voci
,
Finetti
avrebbe
preso
a
interessarsi
della
strage
di
Ustica
e
sarebbe
morto
pochi
giorni
dopo
aver
detto
in
giro
che
era
sua
intenzione
rivolgersi
alla
magistratura
.
Un
attentato
anomalo
.
11
20
marzo
1987
muore
a
Roma
,
in
un
attentato
terroristico
,
il
generale
dell
'
Aeronautica
Licio
Giorgieri
.
Due
killer
in
moto
lo
freddano
a
bordo
della
sua
auto
.
Giorgieri
era
il
responsabile
degli
armamenti
dell
'
aviazione
e
stava
lavorando
al
progetto
europeo
delle
"
guerre
stellari
"
.
Almeno
è
questo
il
motivo
per
cui
le
Unità
combattenti
comuniste
(
Ucc
)
con
un
volantino
rivendicano
l
'
omicidio
.
Il
delitto
Giorgieri
appare
subito
un
delitto
terrorista
anomalo
.
Viene
giudicato
dagli
esperti
come
il
colpo
di
coda
dell
'
eversione
rossa
.
Siamo
infatti
in
un
periodo
in
cui
i
terroristi
nostrani
hanno
ormai
da
tempo
deposto
le
armi
.
Anche
la
moglie
del
generale
fin
da
subito
dichiara
di
non
credere
alla
matrice
dell
'
omicidio
.
La
vicenda
acquista
contorni
ancor
più
sospetti
quando
si
apprende
che
a
far
sgominare
la
banda
degli
assassini
del
generale
,
al
quale
solo
pochi
giorni
prima
era
stata
negata
la
scorta
,
è
un
giovane
terrorista
che
lavora
come
archivista
al
ministero
dell
'
Interno
.
E
fa
clamore
la
decisione
di
un
giudice
di
scarcerare
gli
assassini
di
Giorgieri
,
condannati
a
pene
pesantissime
,
appena
tre
anni
dopo
.
Pochi
sanno
che
all
'
epoca
della
strage
di
Ustica
Giorgieri
faceva
parte
dei
vertici
del
Rai
,
il
Registro
aeronautico
italiano
,
la
struttura
che
per
prima
fu
investita
dalla
tragedia
,
quando
ancora
si
pensava
che
la
caduta
del
DC-9
fosse
da
attribuire
a
un
cedimento
strutturale
.
E
responsabile
del
Rai
all
'
epoca
era
il
generale
Saverio
Rana
.
Fu
proprio
Rana
,
pochi
giorni
dopo
l
'
incidente
,
che
ipotizzò
al
ministro
dei
Trasporti
Rino
Formica
la
presenza
di
un
caccia
accanto
al
DC-9
.
Rana
,
anch
'
egli
morto
d
'
infarto
,
aveva
a
disposizione
tre
fotocopie
di
tracciati
radar
.
Da
chi
le
aveva
avute
?
Forse
proprio
da
Giorgieri
?
Dell
'
omicidio
Giorgieri
si
è
occupato
in
passato
anche
il
giudice
Santacroce
.
Per
quale
motivo
?
Un
pezzo
di
motore
nella
bara
Il
giallo
nel
giallo
di
Ustica
è
rappresentato
da
un
MiG
libico
,
ufficialmente
trovato
il
18
luglio
nel
vallone
di
Timpa
della
Magara
in
provincia
di
Catanzaro
.
Sul
fatto
che
quell
'
aereo
da
guerra
straniero
sia
precipitato
sulla
Sila
la
stessa
notte
della
caduta
del
DC-9
ormai
non
ci
sono
più
dubbi
.
1
resti
di
quel
MiG-23
,
su
incarico
dei
servizi
segreti
,
vennero
recuperati
in
tutta
fretta
e
trasportati
all
'
aeroporto
di
Pratica
di
Mare
(
Roma
)
dalla
ditta
fratelli
Argento
di
Gizzeria
Marina
.
E
proprio
a
Gizzeria
Marina
muore
il
14
agosto
1988
il
maresciallo
dell
'
Aeronautica
Ugo
Zammarelli
.
Stava
camminando
con
un
'
amica
sul
lungomare
quando
entrambi
vengono
investiti
ad
altissima
velocità
da
un
'
Honda
600
con
in
sella
due
giovani
tossicomani
.
Ma
mentre
i
corpi
dei
due
ragazzi
appaiono
sfracellati
,
i
cadaveri
di
Zammarelli
e
dell
'
amica
sono
perfettamente
integri
.
Nessuna
autopsia
viene
fatta
.
Ma
stranamente
i
bagagli
del
maresciallo
,
che
ufficialmente
si
trovava
a
Gizzeria
in
vacanza
,
spariscono
dal
suo
albergo
.
Si
scopre
che
Zammarelli
,
in
forza
alla
base
Nato
di
Decimomannu
,
in
Sardegna
,
non
era
in
Calabria
per
diletto
,
ma
stava
conducendo
un
'
indagine
proprio
sul
MiG
libico
caduto
sulla
Sila
.
Un
suo
amico
,
Gaetano
Sconzo
,
giornalista
dell
'
Ora
di
Palermo
,
sul
suo
giornale
riporta
alcune
confidenze
di
Zammarelli
:
stava
indagando
su
Ustica
ma
temeva
per
la
sua
vita
.
Un
altro
maresciallo
dell
'
Aeronautica
,
che
forse
aveva
a
che
fare
con
la
strage
di
Ustica
,
è
misteriosamente
morto
di
recente
.
A
39
anni
Antonio
Muzio
è
stato
freddato
con
tre
colpi
di
pistola
al
ventre
il
1°
febbraio
de11991
nella
sua
abitazione
di
Pizzo
Calabro
.
Il
fatto
singolare
è
che
la
pistola
era
la
sua
,
ma
per
gli
inquirenti
è
escluso
il
suicidio
.
Fino
al
1985
Muzio
aveva
lavorato
all
'
aeroporto
di
Lamezia
Terme
,
uno
scalo
direttamente
coinvolto
nella
vicenda
del
MiG
libico
,
del
suo
recupero
sulla
Sila
e
della
sua
restituzione
a
Gheddafi
.
E
dove
sono
stati
custoditi
la
scatola
nera
del
MiG
e
i
nastri
di
registrazione
dei
voli
.
L
'
ultima
vittima
di
Ustica
?
Il
suo
cadavere
è
stato
appena
sepolto
.
Sandro
Marcucci
,
47
anni
,
ex
colonnello
pilota
della
46'
Aerobrigata
di
stanza
a
Pisa
,
è
precipitato
con
un
Piper
antincendio
il
2
febbraio
scorso
.
Marcucci
era
un
pilota
provetto
.
Eppure
si
è
schiantato
sulle
Alpi
Apuane
come
fosse
un
pivellino
.
L
'
aereo
è
bruciato
.
C
'
è
chi
giura
di
aver
visto
l
'
aereo
perdere
stranamente
quota
e
all
'
improvviso
.
Poi
,
mistero
nel
mistero
,
nella
sua
bara
viene
trovato
un
pezzo
del
motore
:
è
tutto
fuso
,
tranne
un
tubicino
di
gomma
.
Il
fuoco
ha
sciolto
il
metallo
,
ma
non
la
gomma
.
Ma
chi
l
'
ha
nascosto
accanto
alle
sue
spoglie
?
StampaPeriodica ,
«
Davide
discolpati
»
.
«
Menachem
Begin
non
è
Adolf
Hitler
,
ma
neanche
Davide
»
.
«
Non
è
antisemita
chi
giudica
Israele
»
...
Con
questi
titoli
sulla
Repubblica
,
sull
'
Unità
,
sul
Manifesto
è
scoppiata
,
ai
primi
di
luglio
,
una
polemica
virulenta
,
che
dura
ancora
,
sul
giudizio
da
dare
a
proposito
dell
'
operazione
Pace
in
Galilea
dell
'
esercito
israeliano
in
Libano
.
Ha
cominciato
Rosellina
Balbi
,
responsabile
delle
pagine
culturali
della
Repubblica
:
«
Perché
la
condanna
della
politica
di
Begin
si
trasforma
in
una
demonizzazione
dello
Stato
di
Israele
che
finisce
per
coinvolgere
tutti
gli
ebrei
?
»
.
Le
risposte
fioccano
senza
risparmio
di
colpi
bassi
:
Rossana
Rossanda
per
difendere
la
causa
palestinese
esprime
retoricamente
un
desiderio
impossibile
:
«
Voglio
essere
ebrea
»
,
e
poi
si
chiede
:
«
Perché
gli
ebrei
della
diaspora
sentono
una
tragedia
morale
per
quel
che
accade
in
Israele
?
»
.
Le
accuse
di
sionismo
e
di
antisemitismo
si
incalzano
a
vicenda
.
Ma
chi
ha
ragione
?
Cioè
:
fino
a
che
punto
i
distinguo
su
Begin
possono
generare
un
diffuso
antisemitismo
?
Ricostruiamo
da
capo
che
cosa
è
successo
,
e
cerchiamo
di
scoprire
perché
si
ritorna
a
parlare
di
antisemitismo
.
LA
MATTINA
del
25
giugno
,
giorno
dello
sciopero
generale
contro
la
disdetta
della
scala
mobile
da
parte
della
Confindustria
,
mentre
il
grande
corteo
sindacale
che
si
concluderà
a
piazza
del
Popolo
sta
sfilando
da
più
di
un
'
ora
,
Tullio
Perlmutter
,
40
anni
,
segretario
della
comunità
israelitica
di
Roma
(
14mila
membri
)
,
sente
degli
schiamazzi
giù
in
basso
,
di
fronte
alla
sinagoga
.
Perlmutter
si
precipita
in
strada
,
vede
un
gruppo
di
persone
uscire
dal
corteo
sindacale
,
avvicinarsi
alla
sinagoga
e
urlare
ripetutamente
:
«
Ebrei
assassini
!
»
.
«
I
membri
del
servizio
d
'
ordine
sindacale
erano
seduti
sui
gradini
della
sinagoga
.
Stavano
a
guardare
,
senza
dire
nulla
»
,
racconta
Perlmutter
.
Insulti
e
schiamazzi
in
direzione
della
sinagoga
continueranno
a
lungo
,
sino
all
'
oltraggio
di
portare
una
bara
sotto
la
lapide
coi
nomi
degli
ebrei
assassinati
alle
Fosse
Ardeatine
.
In
una
lettera
inviata
immediatamente
ai
tre
segretari
confederali
,
il
rabbino
capo
della
comunità
israelitica
,
Elio
Toaff
,
66
anni
,
lamenta
che
le
manifestazioni
di
spregio
antiebraico
sono
durate
due
ore
e
che
erano
di
tale
entità
da
far
pensare
che
fossero
state
organizzate
.
«
Non
posso
che
deplorare
vivamente
gli
episodi
di
intolleranza
da
lei
denunciati
»
,
risponde
il
segretario
della
Cgil
,
Luciano
Lama
,
in
una
lettera
a
Toaff
pubblicata
dal
Manifesto
del3luglio
.
Ma
nella
lettera
c
'
è
la
più
infelice
delle
espressioni
:
che
quegli
episodi
trovavano
una
loro
motivazione
nella
condanna
delle
azioni
israeliane
in
Libano
,
tali
,
nel
giudizio
di
Lama
,
da
percorrere
«
una
strada
che
porta
alla
spaventosa
ipotesi
di
un
vero
e
proprio
genocidio
»
.
SUCCEDE
IL
FINIMONDO
.
A
sentire
per
primi
l
'
esigenza
di
controbattere
l
'
argomentazione
di
Lama
,
sono
Giorgio
Israel
,
37
anni
,
professore
di
matematica
,
ebreo
non
praticante
,
e
sua
moglie
Bruna
Ingrao
,
figlia
di
Pietro
Ingrao
,
una
comunista
"
liberal
"
,
cui
sta
sempre
più
stretta
l
'
ideologia
comunista
.
Dice
Israel
:
«
In
un
corteo
sindacale
,
uno
solo
che
gridasse
"
Viva
le
Brigate
Rosse
!
"
,
sarebbe
sopraffatto
dal
servizio
d
'
ordine
tempo
un
minuto
.
i
invece
potuto
accadere
che
per
più
di
un
'
ora
siano
stati
lanciati
degli
insulti
agli
ebrei
in
quanto
tali
»
.
Israele
sua
moglie
redigono
un
testo
molto
duro
nei
confronti
del
sindacato
e
lo
fanno
girare
.
Lo
firmano
alcuni
intellettuali
comunisti
e
molti
degli
intellettuali
ebrei
che
avevano
firmato
l
'
appello
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
del
16
giugno
;
fra
essi
Ester
Fano
Damascelli
,
che
ha
avuto
il
padre
ucciso
alle
Ardeatine
.
All
'
appello
rivoltogli
dagli
intellettuali
,
Lama
risponde
con
una
seconda
lettera
,
questa
volta
calibratissima
(
«
mi
ha
soddisfatto
pienamente
»
,
dice
Israel
)
,
pubblicata
sulla
Repubblica
del
16luglio
,
dov
'
è
ribadito
che
mai
e
poi
mai
il
sindacato
darà
spazio
alla
minima
ombra
di
antisemitismo
.
Quello
del
25
giugno
resta
un
episodio
isolatissimo
,
due
ore
di
onta
che
non
macchiano
il
rapporto
della
sinistra
italiana
con
gli
ebrei
e
con
la
loro
cultura
?
Secondo
Luciano
Tas
,
direttore
del
mensile
ebraico
Shalom
,
coautore
con
Fausto
Coen
di
un
libro
sul
dissenso
ebraico
in
Unione
Sovietica
,
la
situazione
è
divenuta
tale
che
la
critica
al
governo
Begin
precipita
in
forme
di
ostilità
verso
gli
ebrei
in
quanto
tali
.
Gli
episodi
inquietanti
non
mancano
.
Alla
manifestazione
per
i
palestinesi
,
indetta
un
mese
fa
dai
partiti
democratici
e
dal
sindacato
,
erano
numerosissimi
i
cartelli
che
affiggevano
l
'
equazione
Israele
=
nazisti
.
In
quell
'
occasione
,
Luigi
Covatta
,
membro
della
direzione
del
Psi
,
poté
parlare
a
stento
:
i
fischi
che
punteggiarono
il
suo
discorso
divennero
assordanti
,
quando
Covatta
disse
che
nessuna
soluzione
del
problema
palestinese
era
possibile
senza
un
preventivo
riconoscimento
del
diritto
all
'
esistenza
di
Israele
da
parte
dell
'
Olp
.
Tas
racconta
di
amici
ebrei
cui
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
i
compagni
di
lavoro
hanno
tolto
il
saluto
.
Un
lettore
di
Rinascita
s
'
è
rammaricato
di
aver
visto
una
scritta
murale
favorevole
ai
palestinesi
che
si
concludeva
con
un
"
israeliani
,
per
voi
c
'
è
solo
il
forno
"
.
I
genitori
di
Paola
Di
Cori
,
una
professoressa
di
storia
che
ha
firmato
tanto
l
'
appello
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
quanto
l
'
appello
a
Lama
,
s
'
erano
stupiti
di
non
aver
ricevuto
l
'
ultimo
numero
di
Shalom
,
cui
sono
abbonati
:
lo
hanno
ritrovato
nella
spazzatura
,
dove
offensivamente
lo
aveva
cacciato
una
mano
ignota
.
A
molti
ebrei
non
è
sfuggito
quel
numero
dell
'
Unità
del
giorno
successivo
all
'
attentato
in
cui
perdette
la
vita
l
'
agente
di
guardia
al
domicilio
romano
di
un
esponente
dell
'
Olp
,
attentato
poi
rivendicato
da
terroristi
neri
:
è
un
attentato
che
porta
"
inequivocabilmente
"
il
marchio
dei
servizi
segreti
israeliani
,
scriveva
in
prima
pagina
il
quotidiano
comunista
.
L
'
INDIGNAZIONE
per
questi
episodi
,
in
cui
l
'
ostilità
verso
Israele
è
totale
e
offensiva
,
non
attenua
,
in
moltissimi
intellettuali
ebrei
,
la
critica
dell
'
operazione
Pace
in
Galilea
condotta
dall
'
esercito
israeliano
.
Anche
se
resta
aperta
la
discussione
sulla
necessità
di
rendere
manifesta
,
in
quanto
ebrei
,
una
tale
condanna
.
«
Non
mi
piace
essere
preso
per
il
colletto
e
costretto
a
dire
ogni
volta
quel
che
penso
della
politica
israeliana
,
solo
perché
sono
ebreo
»
,
si
rammarica
Israel
.
«
Non
sarebbe
più
opportuno
discutere
di
fatti
,
anziché
affermare
pregiudiziali
a
favore
di
questo
o
di
quello
?
»
,
dice
Rosellina
Balbi
.
La
discussione
era
stata
alimentata
dall
'
appello
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
,
firmato
da
moltissimi
intellettuali
ebrei
,
in
testa
Primo
Levi
e
Natalia
Ginzburg
.
Un
appello
che
qualcuno
,
per
esempio
Federico
Coen
,
direttore
di
Mondoperaio
,
ha
giudicato
troppo
critico
verso
Israele
e
s
'
è
astenuto
dal
firmare
.
Il
dilemma
"
firmare
o
no
?
"
ha
incrinato
amicizie
e
,
perfino
,
spaccato
famiglie
.
Lo
ha
firmato
Fiamma
Nirenstein
,
redattrice
dell
'
Europeo
;
lo
ha
giudicato
invece
un
grave
errore
suo
padre
,
Alberto
Nirenstein
,
autore
di
Ricorda
cosa
ti
ha
fatto
Amalek
,
la
cronaca
dell
'
agonia
del
ghetto
di
Varsavia
.
Dice
Giuseppe
Damascelli
,
uno
dei
promotori
dell
'
appello
:
«
Ho
firmato
"
Perché
Israele
si
ritiri
"
,
ho
firmato
l
'
appello
a
Lama
,
firmerò
l
'
appello
per
il
riconoscimento
dell
'
Olp
.
So
bene
che
nella
loro
carta
costituzionale
c
'
è
un
articolo
in
cui
si
parla
di
"
liquidazione
dell
'
entità
sionista
"
,
ma
riconoscere
1'Olp
è
l
'
unico
modo
per
fargli
togliere
quell
'
articolo
»
.
StampaPeriodica ,
«
Sì
,
lo
so
,
siete
sempre
animati
dalle
migliori
intenzioni
,
venite
in
Israele
per
capire
,
per
vedere
come
stanno
veramente
le
cose
.
Poi
dopo
una
settimana
ve
ne
ritornate
in
Europa
,
negli
Stati
Uniti
,
e
scrivete
i
vostri
articoli
-
intelligenti
,
acuti
,
qualche
volta
cattivi
-
credendo
di
aver
capito
.
Ma
dia
retta
a
me
che
sto
qui
da
30
anni
e
sono
israeliano
:
capire
è
impossibile
,
non
c
'
è
nulla
da
capire
.
Sono
dei
pazzi
e
questo
è
tutto
.
Si
possono
capire
dei
pazzi
?
Dei
pazzi
con
la
vocazione
al
suicidio
?
»
.
«
Guardi
quel
che
sta
accadendo
in
queste
settimane
.
Non
bastano
una
trentina
di
partiti
,
un
sistema
elettorale
dissennato
fondato
su
una
legge
proporzionale
ancora
più
rigida
di
quella
che
avete
voi
in
Italia
,
una
rissosità
politica
incredibile
.
Adesso
ci
si
mettono
pure
questi
gruppetti
di
fanatici
religiosi
,
finanziati
dagli
ebrei
americani
,
a
organizzare
il
"
Terrore
contro
il
Terrore
"
,
come
lo
chiamano
,
con
piani
di
rappresaglia
folli
contro
gli
arabi
.
La
verità
è
che
appena
gli
ebrei
vengono
in
contatto
con
lo
Stato
,
con
il
potere
,
scatta
nella
loro
testa
un
corto
circuito
micidiale
,
perché
gli
prende
immediatamente
la
smania
di
mischiare
lo
Stato
con
la
metafisica
,
con
la
morale
,
con
la
religione
.
E
alla
fine
il
risultato
è
quello
di
mandare
in
pezzi
tutto
,
di
distruggere
anche
il
proprio
Stato
.
F
successo
nell
'
epoca
biblica
,
sta
succedendo
di
nuovo
ora
»
.
«
Sa
cosa
si
riprometteva
il
gruppo
di
terroristi
ebrei
scoperti
un
mese
fa
che
avevano
in
mente
di
far
saltare
in
aria
la
moschea
di
al
-
Aqsa
nel
centro
di
Gerusalemme
?
Sa
cosa
vogliono
i
seguaci
del
rabbino
Meir
Kahane
,
una
parte
del
Gush
Emunin
(
Blocco
dei
credenti
)
?
Provocare
la
Guerra
santa
,
scatenare
orde
di
arabi
infuriati
contro
Israele
per
vedere
se
Dio
c
'
è
,
se
Dio
è
davvero
con
il
suo
popolo
.
Usare
lo
Stato
per
provocare
Dio
,
per
sistemare
i
propri
conti
con
l
'
Onnipotente
e
così
distruggere
lo
Stato
,
suicidarsi
:
mi
dica
in
quale
altro
Paese
potrebbe
succedere
qualcosa
di
più
folle
»
.
«
Prenda
l
'
esercito
.
Israele
non
ha
un
esercito
,
ha
una
cavalleria
crociata
.
Altrove
c
'
è
la
fanteria
,
il
genio
,
l
'
aviazione
;
in
Israele
no
,
qui
sono
tutti
marines
.
Se
l
'
immagina
cosa
vuoi
dire
un
esercito
di
600mila
marines
?
Credo
bene
che
vincono
tutte
le
guerre
.
Ma
da
guerre
combattute
in
questo
modo
,
inseguendo
un
sogno
,
regolarmente
non
riescono
poi
a
tirarsi
fuori
.
E
allora
si
chiedono
cos
'
è
che
non
va
,
perché
il
mondo
è
cattivo
,
perché
non
li
ama
.
Mi
creda
,
non
c
'
è
niente
da
capire
.
Io
ho
tentato
di
scriverlo
tante
volte
sul
mio
giornale
,
ma
so
che
è
inutile
:
voi
dell
'
Occidente
non
ci
credete
,
voi
volete
capire
,
siete
divorati
dalla
fissazione
di
capire
»
.
«
È
VERO
:
GLI
ISRAELIANI
SONO
PAZZI
.
Ma
forse
la
verità
è
che
non
potrebbero
essere
altrimenti
.
E
il
primo
motivo
della
loro
inevitabile
follia
è
nello
spazio
,
nell
'
estensione
ridicolmente
minuscola
del
loro
Paese
.
Una
popolazione
di
circa
4
milioni
di
abitanti
pigiata
in
un
territorio
grande
all
'
incirca
come
le
Puglie
passa
il
proprio
tempo
a
raccontarvi
e
a
raccontarsi
quanti
minuti
ci
metterebbe
a
morire
nel
caso
di
un
attacco
di
sorpresa
.
Con
i
vecchi
confini
pre
1967
(
gli
unici
ancora
oggi
internazionalmente
riconosciuti
)
,
18
chilometri
separavano
la
Giordania
da
Tel
Aviv
,
35
da
Haifa
,
36
da
Ashdod
.
E
dietro
niente
,
solo
le
acque
del
Mediterraneo
.
Visitare
Israele
diviene
così
,
per
un
europeo
,
un
'
iniziazione
quasi
insopportabile
alla
realtà
nei
suoi
dati
più
bruti
,
a
una
visione
del
mondo
in
cui
una
roccaforte
naturale
può
far
premio
su
qualsiasi
buon
proposito
della
ragione
astratta
.
Ricattati
,
ecco
come
ci
si
sente
quando
si
viene
qui
»
.
«
Perché
si
fa
presto
,
in
un
tinello
europeo
,
a
leggere
distrattamente
su
un
giornale
"
tiri
di
katiuscia
d
'
oltreconfine
su
Kiryat
Shmona
"
o
"
colpi
di
artiglieria
sul
Golan
"
,
e
a
pensare
distrattamente
alle
solite
scaramucce
tra
arabi
e
israeliani
.
Ma
solo
se
uno
va
in
cima
al
Golan
capisce
che
fa
una
bella
differenza
stare
sotto
con
il
nemico
che
tiene
l
'
orlo
dell
'
altipiano
e
che
può
divertirsi
quando
gli
va
a
genio
a
sparacchiare
un
colpo
qui
un
colpo
là
.
Qui
le
distanze
non
sono
chilometri
,
ma
da
35
anni
tutto
si
è
sempre
giocato
in
poche
centinaia
di
metri
che
hanno
fatto
la
differenza
tra
la
vita
e
la
morte
,
lungo
un
confine
che
correva
tra
le
case
,
di
fronte
a
un
balcone
»
.
«
È
UNA
SORPRESA
sconvolgente
,
questa
della
crucialità
dello
spazio
che
riporta
chi
viene
dall
'
Europa
al
Medioevo
,
quando
scoppiavano
guerre
feroci
per
il
possesso
di
un
guado
.
Ed
è
una
sorpresa
che
incrina
molte
certezze
intinte
nella
sicumera
.
Sì
,
gli
israeliani
sono
dei
pazzi
.
Dentro
ognuno
di
loro
sonnecchia
un
potenziale
capo
di
Stato
maggiore
.
La
vede
Gerusalemme
laggiù
,
chiusa
dentro
un
muro
di
colline
a
doppio
ferro
di
cavallo
con
due
piccoli
passaggi
,
uno
verso
ovest
,
verso
Tel
Aviv
e
il
mare
,
e
l
'
altro
verso
est
,
verso
il
deserto
di
Giudea
e
la
Giordania
?
»
.
«
Prima
del
1967
noi
avevamo
nelle
nostre
mani
,
in
pratica
,
solo
una
striscia
d
'
asfalto
che
attraversava
il
primo
passaggio
e
la
parte
occidentale
della
città
.
Qui
,
sulle
creste
tutt
'
intorno
,
c
'
era
in
permanenza
mezzo
esercito
giordano
in
postazione
,
con
cannoni
,
bunker
,
mitragliatrici
;
le
sue
linee
arrivavano
fin
dentro
Gerusalemme
.
Lo
so
,
voi
non
volete
trasferire
qui
la
vostra
ambasciata
perché
non
siete
disposti
a
riconoscere
la
nostra
annessione
della
parte
est
della
città
e
della
zona
collinare
,
ma
mi
dica
:
lei
cosa
pensa
che
avremmo
dovuto
fare
quando
re
ibn
Talal
Hussein
,
credendo
di
sbatterci
fuori
in
poche
ore
,
fu
così
pazzo
da
cedere
alle
pressioni
di
Gamal
Abdel
Nasser
e
da
attaccarci
?
Lo
dica
,
cosa
1
avremmo
dovuto
fare
?
»
.
Il
mio
accompagnatore
israeliano
mi
guarda
con
l
'
aria
effettivamente
incuriosita
di
chi
in
cuor
suo
ha
già
deciso
da
un
pezzo
che
da
Gerusalemme
non
se
ne
andrà
neanche
morto
.
Così
come
c
'
è
da
giurarci
che
non
se
ne
andranno
mai
dalle
loro
case
gli
abitanti
degli
insediamenti
ebrei
in
quella
che
noi
ci
ostiniamo
ancora
a
chiamare
Cisgiordania
o
"
West
Bank
"
e
per
loro
è
invece
la
Giudea
e
la
Samaria
.
Da
anni
tutto
il
Paese
è
un
immenso
cantiere
.
In
una
nuvola
di
polvere
,
tra
bulldozer
e
camion
giganteschi
,
lo
spazio
israeliano
si
sta
trasformando
,
specialmente
lungo
l
'
asse
costituito
dalle
due
nuove
strade
che
collegano
rapidamente
la
Cisgiordania
con
il
territorio
entro
i
confini
pre
1967
:
la
Allon
Road
,
che
da
Gerusalemme
percorre
la
Valle
del
Giordano
in
direzione
nord
-
sud
parallelamente
al
fiume
,
e
la
Transamaria
che
su
una
direttrice
est
-
ovest
congiunge
Tel
Aviv
con
il
cuore
dei
territori
occupati
.
Lungo
il
loro
tracciato
,
così
come
sulle
colline
che
circondano
Gerusalemme
,
crescono
a
vista
d
'
occhio
agglomerati
urbani
stranissimi
.
Da
lontano
hanno
l
'
aspetto
di
maestose
fortezze
,
muraglie
grigiastre
poste
a
guardia
delle
valli
che
si
aprono
ai
loro
piedi
.
E
in
effetti
di
questo
si
tratta
,
di
veri
e
propri
quartieri
concepiti
innanzitutto
a
scopi
militari
.
Due
cinture
di
questi
agglomerati
-
a
un
paio
di
chilometri
dalla
città
la
prima
,
a
una
quindicina
la
seconda
-
serrano
Gerusalemme
in
una
protezione
impenetrabile
e
la
fanno
israeliana
,
ebrea
per
sempre
.
I
blocchi
di
appartamenti
hanno
in
genere
forma
circolare
o
poligonale
,
con
all
'
interno
una
corte
cui
si
accede
attraverso
uno
stretto
portoncino
;
finestre
,
terrazzi
,
ballatoi
sono
studiati
per
respingere
un
attacco
,
per
piazzarci
una
mitragliatrice
e
vender
cara
la
pelle
.
Autentici
castelli
feudali
del
ventesimo
secolo
,
hanno
il
fascino
un
po
'
sinistro
delle
architetture
dei
fumetti
di
fantascienza
.
Identici
sono
il
senso
e
la
funzione
delle
decine
di
nuove
città
nel
cuore
della
Giudea
e
della
Samaria
,
sempre
sulla
cresta
dei
monti
a
controllare
il
fondovalle
sulla
cui
poca
terra
coltivabile
,
a
quel
che
è
dato
di
vedere
,
la
popolazione
araba
sembra
essere
restata
indisturbata
con
i
suoi
villaggi
e
le
sue
cose
.
Solo
che
qui
gli
appartamenti
fortezza
a
quattro
o
cinque
piani
sono
sostituiti
da
lunghe
file
di
villette
a
uno
o
al
massimo
due
piani
,
ognuna
con
il
suo
bravo
giardinetto
.
Ma
se
lo
sguardo
si
leva
alla
collina
di
fronte
è
comune
scorgere
un
impianto
radar
,
una
batteria
missilistica
en
plein
air
,
un
'
altra
qualunque
attrezzatura
militare
cui
la
città
è
organicamente
collegata
.
I
TERMINI
COLONI
,
insediamenti
,
settlement
,
con
cui
la
stampa
designa
abitualmente
queste
città
e
i
loro
abitanti
,
fanno
pensare
all
'
agricoltura
,
a
contadini
che
si
rompono
la
schiena
sotto
il
sole
e
"
fanno
fiorire
il
deserto
"
.
Invece
non
è
così
.
Le
due
cinture
intorno
a
Gerusalemme
,
gli
insediamenti
in
Cisgiordania
,
sono
per
lo
più
abitati
da
colletti
bianchi
,
da
ingegneri
,
da
tecnici
,
da
media
e
piccola
borghesia
,
che
qui
trova
case
a
miglior
prezzo
,
aria
fina
,
la
piscina
in
giardino
,
una
vita
comunitaria
più
intensa
,
anche
se
ogni
giorno
è
costretta
a
pendolare
su
e
giù
con
Tel
Aviv
,
con
Gerusalemme
,
con
Haifa
.
E
fa
molto
film
di
fantascienza
-
Rollerball
o
1997
:
Fuga
da
New
York
-
anche
questo
fenomeno
dei
quartieri
-
fortezza
per
pendolari
.
Città
come
Ariel
in
Samaria
,
ancora
in
costruzione
,
costituiranno
tra
qualche
anno
la
punta
di
diamante
della
formidabile
spinta
al
progresso
tecnologico
in
cui
già
oggi
Israele
appare
lanciata
.
Parlando
con
chiunque
,
girando
per
il
Paese
,
si
tocca
con
mano
il
progetto
di
fare
di
questo
lembo
di
terra
asiatica
un
duplicato
a
scala
nazionale
della
Silicon
Valley
californiana
,
e
proprio
a
partire
dagli
insediamenti
nei
nuovi
territori
.
Avionica
,
elettronica
,
robotica
,
bioingegneria
,
impianti
per
telecomunicazioni
già
oggi
stanno
cambiando
il
volto
di
Israele
.
Scienziati
di
molte
parti
del
mondo
si
trasferiscono
negli
avanzatissimi
centri
di
ricerca
che
il
Paese
offre
,
mentre
un
numero
sempre
maggiore
si
trasferisce
dalle
università
alle
industrie
,
che
spesso
sono
costituite
con
la
partecipazione
di
capitale
straniero
.
La
corsa
al
modello
tecnologico
avanzato
e
i
successi
già
conseguiti
diffondono
un
clima
elettrizzante
,
una
voglia
di
fare
,
di
tentare
strade
nuove
,
una
venerazione
generale
per
il
progresso
e
la
scienza
,
che
si
respirano
nell
'
aria
e
che
stanno
formando
,
almeno
in
parte
,
un
nuovo
Paese
.
Ancora
una
decina
d
'
anni
fa
Israele
appariva
come
uno
strano
incrocio
tra
l
'
Ucraina
e
il
Texas
,
tra
l
'
utopia
tolstoiana
-
egualitaria
del
sionismo
socialista
delle
origini
e
il
pragmatismo
degli
Stati
Uniti
.
Oggi
sembra
essere
rimasto
solo
il
Texas
,
l
'
americanismo
.
Ma
l
'
americanismo
israeliano
non
è
imitazione
:
nasce
dalla
storia
stessa
del
Paese
.
La
quale
lo
porta
su
vie
singolarmente
coincidenti
con
quelle
percorse
dagli
Stati
Uniti
.
È
PER
QUESTE
PROFONDE
affinità
culturali
che
Israele
oggi
può
apparire
-
come
dice
con
maligno
sottinteso
politico
la
propaganda
anti
-
israeliana
-
il
cinquantunesimo
Stato
dell
'
Unione
.
Ma
le
cose
non
stanno
così
.
È
vero
che
tutta
l
'
élite
del
Paese
parla
correttamente
l
'
inglese
e
in
buona
parte
ha
trascorso
un
periodo
di
studi
negli
Stati
Uniti
,
che
le
strade
di
Tel
Aviv
rigurgitano
di
gadget
elettronici
di
ogni
tipo
,
che
il
Jerusalem
Post
pubblica
settimanalmente
un
inserto
di
otto
pagine
tratto
dall
'
edizione
domenicale
del
New
York
Times
,
che
per
ragioni
anche
politiche
la
gente
si
sente
più
vicina
e
in
sintonia
con
gli
Usa
che
non
con
l
'
Europa
(
il
tracollo
dell
'
immagine
europea
in
Israele
meriterebbe
da
solo
un
discorso
a
parte
)
;
tutto
questo
è
vero
,
ma
assai
più
strabiliante
è
scoprire
,
per
esempio
,
in
quale
misura
il
progresso
tecnico
sia
stato
accolto
e
integrato
nella
cultura
religiosa
.
Non
solo
nelle
yeshiva
(
scuole
religiose
)
si
mettono
su
memoria
elettronica
la
Bibbia
,
il
Talmud
e
gli
altri
testi
della
tradizione
sapienziale
,
non
solo
sono
sorti
istituti
di
alta
tecnologia
che
accoppiano
lo
studio
delle
materie
scientifiche
a
quello
religioso
,
ma
molto
spesso
sono
proprio
i
kibbutz
degli
ortodossi
che
,
specialmente
per
aggirare
le
rigide
prescrizioni
sul
riposo
del
sabato
,
hanno
fatto
più
largo
posto
all
'
impiego
dell
'
elettronica
nella
vita
quotidiana
.
È
il
computer
che
provvede
ad
accendere
e
a
spegnere
la
luce
,
a
riscaldare
le
vivande
all
'
ora
giusta
.
Ma
alla
fin
fine
il
computer
,
il
progresso
tecnico
vogliono
dire
soprattutto
la
sicurezza
.
Rappresentano
nel
medio
periodo
l
'
unica
carta
su
cui
Israele
punta
per
colmare
il
divario
strategico
con
il
blocco
arabo
che
le
si
contrappone
.
Oggi
,
per
esempio
,
il
Paese
produce
nelle
sue
fabbriche
-
e
dunque
senza
dover
ricorrere
all
'
importazione
-
forse
il
miglior
carro
armato
dell
'
ultima
generazione
(
il
Merkava
)
,
un
fucile
mitragliatore
,
l
'
Uzi
,
adottato
perfino
dalla
scorta
del
presidente
degli
Stati
Uniti
,
il
Mastiff
(
o
Mini
Remotely
Piloted
Vehicle
)
,
un
gingilletto
volante
di
due
metri
e
mezzo
per
la
sorveglianza
elettronica
del
terreno
-
anch
'
esso
acquistato
in
decine
di
esemplari
dagli
Usa
-
che
si
è
rivelato
decisivo
nella
mazzata
militare
inferta
alla
Siria
in
Libano
,
nell
'
estate
del
1982
.
La
sicurezza
,
la
guerra
,
il
nemico
arabo
,
l
'
esercito
;
come
vuole
la
regola
,
volenti
o
nolenti
,
ogni
volta
che
si
parla
di
Israele
non
si
può
evitare
di
arrivarci
.
Ma
,
sempre
come
vuole
la
regola
,
ci
si
accorge
che
tutto
è
stato
già
detto
,
che
ben
poco
,
anzi
nulla
,
c
'
è
da
aggiungere
ai
dati
conosciutissimi
del
problema
.
Solo
che
molte
cose
cambiano
se
da
problema
politico
-
militare
,
da
questione
di
cancellerie
e
di
Stati
maggiori
,
i
dati
divengono
,
sia
pure
in
minima
parte
,
un
frammento
di
esperienza
.
UN
EUROPEO
CHE
VA
in
Israele
,
prima
e
più
che
con
il
fatto
politico
che
ogni
guerra
,
anche
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
rappresenta
,
è
costretto
a
misurarsi
con
ciò
che
la
guerra
è
,
con
ciò
che
la
guerra
significa
di
profondamente
,
di
drammaticamente
vero
e
ineludibile
nelle
vicende
umane
.
È
costretto
a
misurarsi
con
la
sua
terribile
moralità
.
Tsahal
,
l
'
esercito
israeliano
,
questa
pupilla
della
nazione
,
autentico
diamante
affilato
nel
diadema
di
Sion
,
gli
offre
l
'
immagine
di
un
tale
senso
di
appartenenza
,
di
un
tale
spirito
di
sacrificio
e
di
determinazione
,
di
competenza
tecnica
e
insieme
di
genialità
improvvisatrice
,
da
lasciarlo
comunque
stupito
e
ammirato
.
Non
è
l
'
ammirazione
per
un
esercito
che
ha
sempre
avuto
la
meglio
,
non
si
tratta
di
una
forma
di
vile
simpatia
per
il
vincitore
.
Niente
affatto
.
L
'
ammirazione
nasce
da
ben
altro
:
è
l
'
ammirazione
e
lo
stupore
per
un
esercito
-
popolo
che
visibilmente
,
per
segni
inequivocabili
,
è
pronto
in
ogni
momento
a
farsi
uccidere
fino
all
'
ultimo
uomo
,
a
morire
in
una
comunione
di
valori
che
non
teme
incrinature
.
Alzi
la
mano
chi
in
caso
di
pericolo
-
di
pericolo
vero
,
intendo
,
quando
si
trattasse
della
vita
e
della
morte
-
non
desidererebbe
avere
lo
scudo
di
Tsahal
.
E
così
chi
viene
dall
'
Europa
,
se
non
ha
paura
di
guardare
in
faccia
ai
fatti
e
di
chiamarli
con
il
loro
nome
,
deve
ammettere
di
essere
piano
piano
attraversato
da
una
sensazione
sottile
di
rimpianto
e
di
vergogna
.
Rimpianto
e
vergogna
per
aver
perduto
,
anzi
per
non
sapere
più
neppure
cosa
sia
,
la
dimensione
della
lotta
,
del
sacrificio
,
dell
'
unione
morale
di
una
società
.
Naturalmente
è
facile
riacquistare
la
propria
virtuosa
tranquillità
e
scoccare
sui
soldati
d
'
Israele
l
'
accusa
di
essere
una
massa
di
fascistoidi
inebriati
di
potenza
;
del
resto
non
è
forse
vero
che
loro
mostrano
chiaramente
di
guardare
a
noi
europei
come
a
una
massa
di
vigliacchi
,
pronti
a
buttarci
in
ginocchio
davanti
a
un
barile
di
petrolio
e
all
'
imperatore
di
tutte
le
Russie
?
Eppure
è
proprio
a
questi
europei
smidollati
e
imbelli
che
il
guerriero
di
Tsahal
-
per
i
vincoli
misteriosi
che
legano
i
popoli
e
le
culture
-
sente
il
bisogno
di
rivolgersi
in
qualcosa
che
a
tratti
hail
sapore
di
una
richiesta
di
assoluzione
:
«
Certo
che
siamo
dei
cattivi
occupanti
,
ma
quando
mai
se
ne
sono
visti
di
buoni
sulla
faccia
della
Terra
?
Ogni
occupante
è
un
cattivo
occupante
per
definizione
.
Ma
quale
altra
occupazione
militare
nella
storia
è
stata
sottoposta
,
in
ogni
suo
atto
,
come
la
nostra
,
al
vaglio
,
alla
censura
e
,
se
del
caso
,
alla
punizione
della
Corte
suprema
,
cioè
di
uno
degli
organi
di
giustizia
più
imparziali
del
mondo
?
Certo
,
sul
nostro
onore
pesa
la
macchia
di
Sabra
e
Chatila
,
ma
in
quale
altro
Paese
del
mondo
600mila
persone
si
sarebbero
rovesciate
in
piazza
per
reclamare
giustizia
?
E
in
quale
altro
Paese
l
'
avrebbero
ottenuta
grazie
a
una
Commissione
d
'
inchiesta
che
non
ha
guardato
in
faccia
nessuno
?
A
prezzo
di
molte
cose
,
sulla
nostra
pelle
,
abbiamo
dimostrato
di
voler
essere
fedeli
ai
valori
dell
'
Occidente
,
di
saperli
mantenere
.
Noi
,
non
voi
,
non
il
resto
del
mondo
,
abbiamo
cercato
la
verità
,
abbiamo
fatto
giustizia
.
Noi
non
siamo
come
gli
arabi
;
mai
,
mai
diventeremo
come
gli
arabi
.
Ma
voi
non
immaginate
neppure
cosa
significhi
vivere
,
dover
sopravvivere
qui
,
nel
Medio
Oriente
»
.
StampaPeriodica ,
Nurit
,
sua
moglie
,
ha
mandato
i
bambini
da
qualcuno
:
forse
non
vuole
che
ascoltino
.
Gli
occhi
di
Rami
,
nerissimi
,
sono
grandi
e
tristi
.
Lui
il
giorno
del
quarantesimo
anniversario
della
proclamazione
dello
Stato
d
'
Israele
lo
passerà
in
galera
o
,
se
sarà
fortunato
,
a
pulire
i
cessi
della
sua
caserma
.
«
Ma
là
non
ci
torno
»
,
mormora
.
«
Non
ci
torno
più
»
.
Sergente
della
riserva
,
35
anni
,
professione
catering
,
Rami
è
appena
rientrato
da
un
burrascoso
colloquio
con
il
comandante
del
reparto
.
«
Gli
ho
detto
che
stiamo
sprofondando
nel
fango
»
,
racconta
.
«
Io
ho
già
fatto
il
servizio
di
leva
nei
Territori
,
poi
ci
sono
tornato
altre
volte
,
l
'
ultima
a
Gaza
.
Mi
sono
sentito
un
occupante
»
.
Cita
Lev
Tolstoj
,
il
grande
esercito
napoleonico
che
diventa
manipolo
di
banditi
.
«
Sono
nato
e
cresciuto
in
Cile
,
non
userò
il
manganello
»
.
Il
4
di
ijar
(
che
,
secondo
il
calendario
lunare
ebraico
,
quest
'
anno
cade
il
21
aprile
)
Rami
non
farà
festa
,
non
ballerà
per
le
strade
con
gli
amici
.
Però
ripenserà
alle
parole
che
pronunciò
un
giorno
David
Ben
Gurion
:
«
Israele
sarà
una
luce
in
mezzo
alle
altre
nazioni
»
.
Un
gesto
quello
di
Rami
che
è
,
e
vuole
rimanere
,
atto
individuale
,
scelta
morale
.
Qualcosa
che
non
è
direttamente
collegato
alle
analoghe
proteste
del
movimento
Yesh
Gvul
(
C
'
è
un
limite
)
,
quello
che
organizza
il
rifiuto
dei
soldati
a
pattugliare
e
a
reprimere
i
villaggi
della
Cisgiordania
o
a
imporre
a
ogni
costo
il
coprifuoco
nei
campi
profughi
di
Gaza
.
E
non
c
'
entra
neppure
con
quei
2mila
ufficiali
che
hanno
appena
scritto
a
Yitzhak
Shamir
facendo
pressione
perché
non
usi
solo
la
parola
"
no
"
.
Certo
,
anche
Rami
e
sua
moglie
vanno
alle
manifestazioni
di
Shalom
Achshav
(
Pace
adesso
)
e
tifano
per
i
37
gruppi
pacifisti
operanti
nel
loro
Paese
,
l
'
unico
democratico
dell
'
intera
regione
.
Per
Rami
è
una
cosa
che
viene
da
dentro
(
ma
queste
storie
si
somigliano
tutte
)
:
«
Amo
il
mio
Stato
,
rispetto
troppo
il
mio
esercito
per
seguirlo
in
una
strada
cieca
che
va
contro
la
storia
.
Noi
oggi
stiamo
facendo
ai
palestinesi
ciò
che
loro
,
gli
arabi
,
hanno
fatto
a
noi
proprio
quarant
'
anni
or
sono
»
.
La
pensa
così
,
ma
da
religioso
,
anche
Yehezkel
Landau
,
attivista
di
Oz
ve
Shalom
(
Coraggio
e
pace
)
.
Loro
sono
i
pii
per
cui
«
sacrificare
Hebron
e
la
Tomba
dei
Patriarchi
è
come
amputarsi
un
pezzo
di
corpo
»
.
Ma
è
un
sacrificio
che
va
fatto
poiché
,
come
spiega
Landau
«
è
meglio
arrivare
a
un
compromesso
sui
Territori
,
mantenendo
integra
la
morale
,
piuttosto
che
tenere
i
Territori
,
ma
compromettere
i
valori
religiosi
e
ideali
»
.
Israele
celebra
il
suo
quarantesimo
compleanno
,
e
appare
infelice
,
diviso
,
esausto
.
Le
immense
energie
e
l
'
idealismo
della
nascita
hanno
lasciato
il
posto
alle
disillusioni
dell
'
età
matura
.
La
ribellione
dei
palestinesi
,
l
'
intifadeh
(
Intifada
)
,
dura
ormai
dai
primi
di
dicembre
,
i
morti
sono
oltre
150
,
centinaia
i
feriti
,
migliaia
gli
arrestati
.
Le
scene
che
la
televisione
porta
ogni
sera
nelle
case
non
hanno
bisogno
di
commenti
.
Rabbia
,
sgomento
,
dolore
e
paura
regnano
quasi
incontrastati
.
E
anche
se
può
apparire
assurdo
regnano
incontrastati
da
ambedue
le
parti
.
Il
clima
non
è
poi
così
diverso
da
come
gli
anziani
ricordano
gli
orrori
del
passato
.
Gli
ebrei
raccontano
il
pogrom
di
Hebron
quando
,
nel
1929
,
gli
arabi
misero
in
atto
un
'
altra
sommossa
e
massacrarono
66
"
giudei
"
,
profanarono
le
sinagoghe
,
distrussero
l
'
ospedale
arabo
ebraico
.
Ricordano
i
133
trucidati
al
Muro
del
Pianto
,
e
quelli
del
monte
Scopus
,
e
gli
altri
innumerevoli
loro
lutti
.
Gli
arabi
ancora
tremano
al
sentire
i
nomi
dell
'
Irgun
e
della
banda
Stern
,
due
gruppi
minoritari
,
ma
potenti
,
dell
'
estremismo
sionista
,
che
si
macchiarono
della
morte
di
civili
sia
arabi
sia
inglesi
.
Fu
proprio
l
'
Irgun
dell
'
ex
premier
Menachem
Begin
a
far
saltare
il
quartier
generale
britannico
al
King
David
e
a
compiere
,
nell
'
aprile
del
1948
,
la
strage
di
Deir
Yassin
.
Eppure
il
grosso
del
movimento
sionista
non
cercava
davvero
la
guerra
.
Erano
circa
150mila
gli
ebrei
giunti
in
Palestina
a
cavallo
fra
i
due
secoli
e
fino
agli
anni
Venti
.
Venivano
dai
pogrom
zaristi
,
dall
'
intolleranza
dell
'
Europa
cattolica
,
sospinti
dalle
teorie
di
Theodor
Herzl
.
Erano
in
gran
parte
collettivisti
,
socialisti
,
sicuri
di
realizzare
un
domani
migliore
per
sé
e
per
i
fellah
sfruttati
come
nel
Medioevo
attraverso
l
'
agricoltura
dei
kibbutz
e
dei
moshav
.
Comperavano
a
caro
prezzo
pezzi
di
deserto
che
avrebbero
poi
fatto
fiorire
.
Sognavano
l
'
uomo
nuovo
:
maniche
di
camicia
,
niente
formalismi
,
tanto
lavoro
.
E
,
in
parte
,
quel
sogno
lo
realizzarono
.
Israele
nacque
così
,
a
mezzanotte
in
punto
fra
il
14
e
il
15
maggio
del
1948
.
Nell
'
odio
e
nella
speranza
.
L
'
ebreo
palestinese
da
generazioni
cantò
il
suo
inno
,
Hatikvah
,
assieme
ai
fratelli
sopravvissuti
allo
sterminio
,
a
quelli
che
,
sfidando
gli
inglesi
,
avevano
raggiunto
la
Terra
Promessa
attraverso
mille
epopee
simili
a
quella
della
nave
Exodus
.
Ma
il
programma
sionista
"
una
terra
senza
popolo
per
un
popolo
senza
terra
"
s
'
infranse
immediatamente
contro
il
grande
rifiuto
arabo
.
E
contro
la
realtà
.
La
Palestina
non
era
una
landa
disabitata
e
lo
Stato
ebraico
dovette
vivere
in
guerra
perenne
fin
dal
primo
giorno
.
Per
difendere
un
diritto
alla
vita
sancito
dall
'
Onu
e
immediatamente
appoggiato
dalla
Russia
di
Iosif
Stalin
come
dall
'
America
di
Harry
Truman
.
Tuttavia
il
sogno
s
'
avverava
,
pieno
di
utopia
.
Un
sogno
in
cui
la
storia
,
la
religione
,
l
'
ideale
politico
,
i
valori
morali
,
tutto
aveva
un
senso
.
Eccetto
la
geografia
.
Un
'
altra
collettività
veniva
parzialmente
dispersa
,
quella
arabo
-
palestinese
.
Le
ragioni
della
storia
,
in
Medio
Oriente
,
hanno
i
medesimi
colori
di
quella
natura
:
il
beige
e
il
grigio
.
Non
esistono
verità
assolute
,
e
come
nella
Bibbia
i
buoni
diventano
spesso
cattivi
e
i
cattivi
possono
anche
tornare
buoni
.
Così
il
cuore
di
questo
conflitto
,
a
quarant
'
anni
dal
suo
insorgere
,
è
e
resta
lo
scontro
fra
due
popoli
,
due
comunità
,
due
nazioni
.
Bene
lo
sanno
i
ricercatori
dell
'
Istituto
Van
Leer
di
Gerusalemme
che
,
dopo
aver
messo
in
piedi
un
programma
educativo
per
migliorare
i
rapporti
fra
arabi
e
israeliani
,
fra
musulmani
ed
ebrei
,
debbono
constatare
che
"
arabo
"
suscita
negli
scolari
israeliani
associazioni
con
le
parole
"
sporco
"
,
"
puzzolente
"
,
"
nemico
"
,
"
terrorista
"
.
E
per
gli
adolescenti
arabi
"
israeliano
"
è
uguale
a
"
soldato
crudele
"
,
mentre
per
gli
adulti
vuol
dire
"
nazista
"
.
Meglio
di
ogni
statistica
aiuta
a
capire
come
stanno
le
cose
,
nel
profondo
,
l
'
esperienza
di
una
psicologa
,
Thaila
Blumenthal
:
una
bambina
ebrea
che
vive
vicino
a
Beersheva
,
sogna
un
autobus
attaccato
da
commando
palestinesi
assetati
di
sangue
,
e
intanto
una
dodicenne
musulmana
sogna
soldati
di
Tsahal
che
,
di
notte
,
spalancano
la
porta
di
casa
e
sparano
sui
suoi
parenti
.
«
Fino
al
1967
gli
arabi
che
erano
rimasti
con
noi
dopo
il
1948
non
erano
influenzati
dalle
ideologie
panarabe
,
il
loro
modello
di
riferimento
era
,
più
o
meno
,
la
società
israeliana
in
cui
avevano
trovato
un
posto
per
studiare
e
lavorare
»
,
spiega
Moshe
Lissak
,
sociologo
,
uno
degli
intellettuali
più
stimati
in
Israele
.
«
Poi
il
contatto
con
la
realtà
arretratissima
dei
fratelli
giordani
della
West
Bank
ha
sconvolto
ogni
regola
.
Dopo
l
'
invasione
del
Libano
,
nel
1982
,
la
disgregazione
s
'
è
fatta
quasi
totale
.
Perché
dopo
il
Libano
?
Ma
perché
allora
s
'
è
innalzata
la
bandiera
di
Ariel
Sharon
,
della
distruzione
sì
delle
basi
terroristiche
dell
'
Olp
,
ma
anche
degli
spiragli
di
dialogo
con
la
controparte
moderata
»
.
I
nati
in
Eretz
Israel
sono
chiamati
sabra
,
che
vuol
dire
fico
d
'
India
:
spinosi
fuori
,
ma
dolci
dentro
.
Il
fatto
è
che
,
a
forza
di
vivere
in
attesa
di
un
'
apocalisse
sempre
in
agguato
,
le
spine
si
sono
fatte
più
pungenti
.
L
'
età
,
da
queste
parti
,
può
essere
un
dramma
.
Perché
i
ragazzi
palestinesi
che
oggi
lanciano
pietre
,
coltelli
e
bombe
molotov
in
nome
del
proprio
diritto
all
'
autodeterminazione
lo
fanno
senza
conoscere
,
né
aver
vissuto
,
le
vicende
di
un
passato
prossimo
ancora
vicinissimo
.
E
quelle
pietre
le
tirano
a
ragazzi
in
divisa
che
talvolta
si
abbrutiscono
e
che
,
a
loro
volta
,
non
sanno
.
Non
sanno
.
Perché
non
erano
ancora
nati
nel
1967
o
erano
troppo
piccoli
per
accorgersi
dell
'
ennesima
guerra
minacciata
e
voluta
dai
governi
dei
Paesi
arabi
contro
Israele
.
Battaglia
dopo
battaglia
,
fu
allora
che
Gerusalemme
conquistò
Gaza
,
Cisgiordania
e
Sinai
.
La
chiamarono
la
Guerra
dei
sei
giorni
.
Furono
quei
primi
giorni
di
giugno
i
momenti
del
grande
trionfo
e
,
insieme
,
l
'
inizio
del
pantano
in
cui
adesso
il
Paese
rischia
di
rimanere
incastrato
.
Nel
1956
avevano
imparato
la
lezione
:
mai
più
avrebbero
restituito
qualcosa
conquistato
in
un
'
azione
di
autodifesa
senza
ricevere
qualcos
'
altro
in
cambio
.
E
questa
volta
l
'
autodifesa
aveva
portato
i
tank
con
la
stella
di
Davide
a
Gaza
e
al
Sinai
verso
sud
,
all
'
intera
riva
occidentale
del
Giordano
e
alle
alture
del
Golan
verso
nord
.
Dopo
2mila
anni
di
ghetto
,
di
sofferenze
e
di
Talmud
gli
ebrei
avevano
finito
d
'
interpretare
la
parte
del
perdente
.
In
quei
giorni
,
Sari
Nusseibeh
era
studente
a
Oxford
.
Oggi
,
insegna
all
'
università
palestinese
di
Birzeit
,
una
delle
cinque
sorte
in
Cisgiordania
dopo
l
'
occupazione
.
Nusseibeh
è
considerato
un
supporter
dell
'
Olp
,
è
uno
di
quei
15
che
hanno
recentemente
rifiutato
d
'
incontrarsi
con
George
Shultz
.
Con
uomini
come
lui
prima
o
poi
i
dirigenti
israeliani
si
troveranno
seduti
al
tavolo
delle
trattative
.
Nel
1967
,
dunque
,
il
giovane
studente
era
in
Inghilterra
.
«
Seppi
della
caduta
di
Gerusalemme
Est
»
,
racconta
.
«
La
famiglia
di
mio
padre
abitava
là
dal
1200»
.
E
continua
:
«
Io
sono
cresciuto
pensando
a
Israele
come
a
un
'
entità
imposta
sulla
terra
dei
miei
avi
,
un
'
entità
in
netta
antitesi
con
il
mio
essere
uomo
e
nazione
»
.
Sari
Nusseibeh
,
in
quell
'
autunno
del
1967
,
dovette
rivolgersi
,
per
la
prima
volta
in
vita
sua
,
a
un
'
ambasciata
israeliana
per
il
visto
d
'
entrata
all
'
aeroporto
di
Lod
.
«
Avevo
tanto
sentito
parlare
di
Lod
e
della
vicina
Ramla
,
la
famiglia
di
mia
madre
aveva
posseduto
parecchie
terre
laggiù
»
,
ricorda
.
«
Era
davvero
strano
,
da
una
parte
atterravo
a
casa
mia
,
dall
'
altra
a
casa
del
mio
nemico
.
Fu
per
questo
sentimento
di
stranezza
che
mi
misi
a
girare
lo
Stato
ebraico
,
per
conoscerlo
,
per
capire
.
Prima
del
1948
per
gli
ebrei
non
avevamo
certo
simpatia
,
ma
si
conviveva
.
Dopo
la
proclamazione
dello
Stato
tutti
diventarono
nemici
.
C
'
è
voluto
un
po
'
per
rendermi
conto
che
la
realtà
era
più
sfaccettata
,
piena
di
colori
diversi
.
Ci
sono
ebrei
ed
ebrei
,
israeliani
e
israeliani
,
politiche
differenti
,
uomini
più
umani
di
altri
»
.
Ma
fra
un
agguato
ai
gipponi
di
Tsahal
e
un
palestinese
che
cade
a
terra
colpito
da
un
colpo
di
fucile
,
l
'
antico
odio
,
totale
e
assoluto
,
riprende
fiato
.
E
il
poeta
Mahmud
Darwish
,
dirigente
dell
'
Olp
,
proprio
ora
scrive
:
«
Andatevene
dalla
nostra
terra
,
andatevene
tutti
,
e
portate
via
anche
i
vostri
morti
»
.
«
C
'
è
l
'
emozione
dirompente
,
vorrei
dire
bruta
,
e
c
'
è
la
ragione
»
,
dice
Nusseibeh
.
«
Quando
guardo
la
mia
gente
,
i
cadaveri
,
anch
'
io
prenderei
in
mano
una
pietra
e
andrei
in
strada
con
i
ragazzi
.
Ma
poi
penso
che
si
deve
giungere
a
un
compromesso
.
Sta
nel
compromesso
il
futuro
del
nostro
Stato
così
come
la
pace
e
la
sicurezza
per
Israele
»
.
Tutt
'
intorno
,
nulla
fa
prevedere
che
a
questa
ragionevolezza
si
stia
per
arrivare
.
Ma
il
professore
palestinese
ci
spera
:
«
Io
credo
nei
miracoli
,
questa
è
sempre
stata
una
terra
di
miracoli
»
.
Anche
Moshe
Dayan
,
21
anni
fa
,
credeva
a
qualcosa
di
miracoloso
.
Era
convinto
che
si
sarebbe
rapidamente
arrivati
a
un
negoziato
:
buona
parte
delle
conquiste
in
cambio
di
pace
e
frontiere
sicure
.
Ricevette
,
invece
,
secchi
rifiuti
e
nuove
guerre
.
Solamente
dieci
anni
più
tardi
,
nel
1977
,
Anwar
al
-
Sadat
cambiò
la
storia
e
,
con
enorme
coraggio
,
volò
a
Gerusalemme
per
aprire
quella
trattativa
che
avrebbe
portato
alla
firma
di
Camp
David
.
Sadat
pagò
con
la
vita
il
suo
riconoscimento
dei
diritti
dello
Stato
ebraico
.
Gli
egiziani
,
però
,
riottennero
il
Sinai
.
Gli
israeliani
,
invece
,
videro
rafforzarsi
la
destra
di
Menachem
Begin
,
il
Likud
guadagnare
voti
,
la
politica
del
dialogo
arretrare
sotto
i
colpi
dell
'
invasione
del
Libano
e
degli
insediamenti
in
Cisgiordania
,
alla
ricerca
della
biblica
Grande
Israele
.
E
oggi
i
fans
di
Yitzhak
Shamir
accolgono
il
segretario
di
Stato
americano
,
George
Shultz
,
facendogli
trovare
davanti
all
'
albergo
un
gigantesco
pupazzone
raffigurante
Yasser
Arafat
che
ride
:
"
Welcome
George
"
.
Intorno
sostano
,
giorno
e
notte
,
coloro
che
non
vogliono
scordare
l
'
elenco
dei
crimini
commessi
dall
'
Olp
.
I
coloni
chiedono
il
pugno
di
ferro
contro
l
'
intifadeh
,
accusano
l
'
esercito
di
mollezza
,
ipotizzano
l
'
espulsione
definitiva
della
popolazione
araba
dalla
West
Bank
.
Prendono
a
calci
le
automobili
dei
giornalisti
,
gridando
:
«
Voi
laici
siete
la
merda
di
questo
Paese
»
.
I
coloni
stanno
in
alto
,
in
cima
alle
colline
.
I
loro
insediamenti
hanno
i
tetti
rossi
e
qualche
torretta
di
guardia
.
Quasi
70mila
in
15
anni
,
a
contrastare
un
milione
di
arabi
.
L
'
insediamento
di
Tkoa
non
ha
fortificazioni
.
I
suoi
abitanti
prendono
forza
dal
monte
Herodion
,
che
è
lì
a
due
passi
.
Anche
il
vicino
villaggio
di
pastori
arabi
si
chiama
Tkoa
.
«
Da
qui
non
ce
ne
andremo
davvero
»
,
assicura
Edoardo
Recanati
,
uno
dei
pilastri
dell
'
insediamento
.
«
Vedete
là
,
in
cima
a
quella
collina
artificiale
,
all
'
Herodion
?
In
quel
fortilizio
erodiano
i
giudei
si
ribellarono
a
Roma
,
la
rivolta
durò
anni
.
Morirono
quasi
tutti
,
ma
non
si
arresero
»
.
L
'
abitato
accoglie
86
famiglie
,
400
persone
di
25
nazionalità
diverse
.
Sono
del
Gush
Emunim
(
Blocco
dei
fedeli
)
.
Casette
prefabbricate
,
molte
con
il
gancio
sul
tetto
(
imposto
agli
inizi
,
nel
1977
,
dal
governo
)
per
poter
essere
facilmente
trasportate
altrove
in
caso
di
evacuazione
.
Recanati
ha
53
anni
e
sette
figli
.
In
Italia
ha
fatto
l
'
avvocato
e
il
manager
,
non
era
religioso
né
osservante
.
Veniva
ogni
tanto
in
Israele
,
per
lavoro
e
per
trovare
qualche
parente
.
«
Un
giorno
,
all
'
aeroporto
di
Lod
,
ho
capito
che
non
stavo
tornando
a
casa
,
a
Roma
,
ma
andandomene
da
casa
,
da
qui
»
,
dice
.
«
Abbandonare
oggi
?
Non
ci
pensiamo
neppure
.
Guarda
là
,
stanno
piantando
una
nuova
vite
.
Se
l
'
esercito
venisse
a
dirmi
di
sloggiare
resisterei
con
ogni
mezzo
,
non
sparerei
soltanto
perché
nella
pattuglia
ci
potrebbe
essere
mio
figlio
»
.
Non
odia
gli
arabi
e
certo
non
li
ama
:
«
Io
non
dico
a
loro
che
non
possono
star
qui
,
ma
loro
lo
dicono
a
me
.
Scherziamo
?
I
giudei
non
possono
vivere
in
Giudea
?
»
.
A
Tkoa
tutti
raccontano
di
David
Rosenfeld
,
uno
di
loro
:
faceva
il
guardiano
all
'
Herodion
,
un
giorno
un
palestinese
di
queste
parti
lo
ammazzò
a
coltellate
.
Era
il
1982
.
I
parenti
dell
'
omicida
lo
consegnarono
ai
militari
.
Dopo
la
guerra
del
Libano
venne
liberato
:
lui
e
altri
1.149
,
in
cambio
di
tre
soldati
di
Tsahal
.
«
Gli
abbiamo
detto
che
non
lo
volevamo
più
in
giro
,
non
ha
seguito
il
consiglio
»
,
raccontano
.
«
Una
notte
gli
abbiamo
tagliato
il
cane
a
fette
.
Il
giorno
dopo
è
partito
»
.
Per
le
stradine
di
Tkoa
(
sembrano
quelle
di
un
villaggetto
piccolo
borghese
alla
periferia
di
una
nostra
metropoli
)
gira
una
coppia
di
francesi
,
giovanissimi
,
con
un
bambino
in
carrozzella
e
un
altro
che
sgambetta
appena
.
Si
stanno
guardando
intorno
.
Sono
indecisi
fra
qui
e
Kiryat
Arba
,
uno
degli
insediamenti
più
"
duri
"
,
poco
lontano
da
Hebron
.
A
loro
non
importa
se
prima
di
uscire
in
automobile
si
deve
avvertire
una
centrale
radio
che
collega
i
coloni
,
se
in
casa
è
appeso
il
mitra
.
Viene
in
mente
Amos
Oz
e
il
suo
In
the
Land
of
Israel
.
Anche
lui
è
stato
qui
per
una
giornata
.
E
scrive
:
«
Sono
spaventato
.
Letteralmente
,
ho
paura
.
Altri
,
apparentemente
,
no
.
O
forse
la
loro
è
una
paura
di
natura
completamente
diversa
»
.
Di
fronte
a
tutto
questo
la
leadership
israeliana
appare
immobile
,
priva
di
fantasia
,
schiacciata
in
una
coalizione
di
unità
nazionale
che
attende
solo
le
elezioni
d
'
autunno
per
decretare
la
propria
morte
.
L
'
opinione
pubblica
è
spaccata
verticalmente
.
Entrambi
gli
schieramenti
hanno
perso
quasi
ogni
fiducia
nella
convivenza
,
ma
auspicano
soluzioni
opposte
:
il
Grande
Israele
contro
la
conferenza
internazionale
di
pace
.
Alcuni
credono
in
un
ruolo
delle
superpotenze
,
altri
le
vedono
come
una
versione
moderna
di
Satana
.
Se
non
si
arriverà
alla
pace
il
futuro
è
già
scritto
:
nel
2010
Israele
non
sarà
più
uno
Stato
ebraico
,
questione
di
nascite
.
Oppure
vigerà
un
apartheid
ferreo
tipo
Sudafrica
.
Qualcuno
si
domanda
,
angosciato
,
se
il
Paese
non
abbia
perso
la
via
.
Qualcuno
è
convinto
che
a
ferire
Israele
non
siano
tanto
i
sassi
,
quanto
le
proprie
delusioni
.
In
mezzo
,
un
'
immensa
marea
di
gente
che
vota
per
l
'
ordine
,
senza
pensarci
tanto
.
Sono
per
lo
più
sefarditi
,
gli
ebrei
originari
del
Nord
Africa
e
del
Medio
Oriente
,
cacciati
da
Paesi
musulmani
che
li
hanno
perseguitati
,
uccisi
e
umiliati
.
Se
ne
incontrano
moltissimi
a
Ein
Hemed
,
alla
festa
degli
immigrati
dall
'
Iran
e
dal
Kurdistan
.
Cantano
,
ballano
,
mangiano
,
giocano
a
dama
.
Uguali
agli
arabi
,
e
proprio
perché
uguali
tanto
nemici
.
Sono
i
ceti
più
popolari
,
quelli
che
comprano
le
cassette
di
Chaim
Moshe
,
un
cantante
di
famiglia
yemenita
.
La
sua
musica
è
orientale
,
piace
molto
pure
agli
arabi
che
lo
gettonano
in
abbondanza
.
Arriva
sulla
sua
Bmw
nera
con
radiotelefono
.
Nel
quartiere
dove
abita
,
alla
periferia
di
Tel
Aviv
,
la
gente
lo
festeggia
per
la
strada
.
Le
sue
canzoni
parlano
d
'
amore
,
di
felicità
,
di
buoni
sentimenti
.
Non
c
'
è
mai
la
parola
pace
.
«
Io
canto
per
tutti
,
vecchi
e
bambini
,
arabi
e
israeliani
,
non
faccio
politica
»
,
è
la
risposta
stizzita
.
Dopo
40
anni
la
realtà
è
che
tutti
si
dovranno
accontentare
di
qualcosa
di
meno
dei
propri
sogni
.
Tutti
,
prima
o
poi
,
dovranno
fidarsi
.
D
'
altronde
questa
è
una
storia
di
paradossi
:
se
nel
1948
gli
Stati
arabi
avessero
accettato
la
spartizione
dell
'
Onu
,
oggi
i
palestinesi
avrebbero
la
terra
che
vogliono
.
E
Israele
non
si
lascerebbe
dietro
una
scia
di
violenza
che
lo
disgusta
.
Ma
per
l
'
Europa
e
l
'
Occidente
questa
è
senz
'
altro
una
situazione
difficile
da
capire
.
Sullo
sfondo
lo
spettro
di
due
integralismi
altrettanto
pericolosi
,
quello
islamico
e
quello
dei
coloni
dell
'
ultradestra
.
Tutt
'
intorno
uno
Stato
giovanissimo
e
insieme
antico
.
Ha
scritto
qualche
anno
fa
il
non
ebreo
Friedrich
Diirrenmatt
:
«
La
difficoltà
di
prendere
posizione
per
Israele
oggi
e
l
'
isolamento
in
cui
è
caduto
hanno
diverse
ragioni
.
Dopo
la
Seconda
guerra
mondiale
ci
si
vergognava
di
essere
antisemiti
,
con
orgoglio
dopo
la
Guerra
dei
sei
giorni
si
diventò
filosemiti
,
e
ora
,
con
sollievo
,
si
osa
essere
antisionisti
»
.
Senza
voler
comprendere
che
il
sionismo
è
,
ed
è
sempre
stato
,
un
insieme
di
mille
ideali
,
di
mille
sentimenti
,
cose
diverse
.
«
Deluso
?
Non
so
se
è
la
parola
giusta
»
,
dice
Rami
,
quello
che
passerà
Yom
Azmauth
,
la
festa
dei
40
,
in
galera
.
«
Preoccupato
sì
.
Siamo
stanchi
,
noi
e
loro
,
stanchi
di
odio
»
.
StampaPeriodica ,
Amos
Elon
vive
in
una
grande
villa
di
pietra
bianca
nel
cuore
di
Gerusalemme
.
Storico
del
sionismo
,
autore
di
saggi
considerati
dei
veri
e
propri
classici
,
vive
in
modo
traumatico
quello
che
egli
stesso
definisce
"
il
dramma
del
nostro
ventennio
"
:
la
ribellione
dei
palestinesi
a
Gaza
e
nella
Cisgiordania
.
Non
ha
ricette
in
tasca
per
risolvere
il
dilemma
,
però
addita
con
sicurezza
un
pericolo
:
«
Da
almeno
due
decadi
è
la
destra
a
possedere
il
monopolio
del
pensiero
sionista
.
Il
socialismo
collettivista
dei
kibbutz
,
della
conquista
del
deserto
con
il
lavoro
ebraico
dei
tempi
di
David
Ben
Gurion
,
è
morto
da
un
pezzo
.
Ora
sono
i
Gush
Emunin
(
Blocco
dei
fedeli
)
a
fare
la
parte
del
leone
e
a
rivendicare
,
in
nome
della
Bibbia
,
la
sovranità
sulla
Cisgiordania
.
Si
tratta
di
un
processo
irreversibile
.
Forse
solo
un
deciso
intervento
degli
Stati
Uniti
potrà
mutare
il
corso
degli
eventi
»
.
Per
il
momento
la
storia
sembra
dargli
torto
.
Tre
mesi
dopo
l
'
insurrezione
esplosa
nei
campi
profughi
di
Gaza
,
la
situazione
in
Medio
Oriente
presenta
zone
d
'
ombra
sempre
più
vaste
.
Non
solo
,
ma
il
piano
di
pace
proposto
dal
segretario
di
Stato
americano
George
Shultz
sembra
avere
sortito
l
'
effetto
opposto
a
quello
previsto
.
Ha
insomma
spinto
il
premier
israeliano
Yitzhak
Shamir
e
gli
uomini
del
Likud
,
il
partito
conservatore
,
verso
posizioni
sempre
più
intransigenti
.
Il
vice
primo
ministro
,
David
Levy
,
non
ha
usato
mezzi
termini
:
«
La
mediazione
americana
è
pericolosa
»
.
È
un
circolo
maledettamente
vizioso
:
più
cresce
la
protesta
,
più
si
risveglia
il
nazionalismo
e
più
si
indebolisce
il
movimento
pacifista
israeliano
.
Ma
fino
a
che
punto
la
destra
di
Gerusalemme
ha
intenzione
di
spingere
il
proprio
radicalismo
?
La
risposta
l
'
ha
data
un
colonnello
dell
'
esercito
,
Rehavam
Zeevi
,
durante
un
seminario
tenuto
il
22
febbraio
scorso
a
Tel
Aviv
sul
concetto
di
"
trasferimento
"
:
«
Noi
abbiamo
acceso
una
torcia
,
d
'
ora
in
poi
brucerà
da
sola
»
.
La
frase
è
suonata
nell
'
aula
come
un
grido
di
vittoria
.
Così
,
mentre
a
poche
decine
di
chilometri
,
sulle
colline
della
Samaria
,
la
sommossa
palestinese
continuava
a
far
sentire
la
sua
eco
,
a
Tel
Aviv
l
'
estrema
destra
israeliana
consumava
il
suo
rito
.
Zeevi
,
Aharon
Pappo
(
attivista
del
Likud
)
e
Zvi
Shiloah
(
leader
del
movimento
per
la
Grande
Israele
)
erano
assolutamente
d
'
accordo
:
«
La
soluzione
più
umanitaria
possibile
?
Il
milione
e
mezzo
di
arabi
residenti
nelle
aree
liberate
venti
anni
fa
deve
andarsene
»
.
È
questo
il
linguaggio
degli
ultranazionalisti
:
si
dice
"
territori
liberati
"
invece
di
"
territori
occupati
"
,
"
arabi
"
invece
di
"
palestinesi
"
.
Fuori
,
nel
frattempo
,
sotto
una
pioggia
sottile
,
esigui
drappelli
della
sinistra
manifestano
la
loro
vergogna
.
Un
ragazzo
spiega
:
«
È
incredibile
,
non
sono
mai
giunti
a
tanto
.
Nessuno
aveva
parlato
così
fino
a
oggi
,
almeno
in
pubblico
.
Rischiamo
di
fare
dell
'
antiarabismo
un
'
ideologia
»
.
Poco
lontano
i
militari
del
Kach
,
il
movimento
del
rabbino
Meir
Kahane
che
dal
1984
ha
portato
il
razzismo
in
Parlamento
,
sventolano
bandiere
gialle
con
il
loro
sinistro
emblema
:
un
pugno
nero
nella
stella
di
Davide
.
I
palestinesi
scagliano
pietre
,
bloccano
le
strade
dei
loro
villaggi
con
pneumatici
in
fiamme
,
fino
a
cercare
nell
'
Islam
e
nella
Guerra
santa
quella
forza
che
le
armate
arabe
non
gli
hanno
dato
.
E
gli
israeliani
rispondono
spostandosi
sempre
più
a
destra
,
dimostrando
una
sempre
minore
disponibilità
al
compromesso
.
Perché
?
Amos
Elon
ha
una
sua
teoria
:
«
La
sommossa
favorisce
senza
dubbio
il
fenomeno
della
radicalizzazione
.
Ma
le
sue
radici
sono
antiche
,
risalgono
alla
Guerra
dei
sei
giorni
.
Israele
ha
trasformato
la
grande
vittoria
di
vent
'
anni
fa
in
un
cancro
che
lo
sta
corrodendo
al
suo
interno
.
Nel
1967
ci
siamo
trovati
improvvisamente
in
mano
la
carta
che
ci
poteva
permettere
di
barattare
i
territori
conquistati
in
cambio
di
una
pace
durevole
.
Invece
è
nata
l
'
ideologia
dell
'
annessione
»
.
È
una
spirale
che
non
lascia
intravedere
la
fine
.
In
tre
mesi
sono
finiti
in
carcere
con
l
'
accusa
di
sedizione
oltre
2mila
palestinesi
;
i
feriti
sono
migliaia
;
dei
circa
80
morti
,
più
di
30
si
contano
nel
solo
mese
di
febbraio
.
Eppure
la
sommossa
va
avanti
,
a
colpi
di
pietre
e
coltelli
.
Nemmeno
il
rafforzamento
dei
contingenti
militari
e
l
'
incrudelirsi
della
repressione
riescono
a
fermarla
.
Due
settimane
fa
un
gruppo
di
poliziotti
ha
picchiato
per
ore
otto
lavoratori
di
Gaza
nel
loro
scantinato
laboratorio
nel
centro
di
Tel
Aviv
.
Con
quale
accusa
?
«
Una
telefonata
anonima
aveva
segnalato
che
facevano
rumore
e
potevano
essere
pericolosi
»
,
è
stata
la
risposta
.
Le
inchieste
scattano
.
Ma
la
realtà
del
Paese
va
in
senso
contrario
.
Le
madri
dei
soldati
accusati
di
aver
violato
i
regolamenti
durante
la
repressione
della
sommossa
ricevono
decine
di
telefonate
di
solidarietà
.
Più
di
una
volta
i
coloni
ebrei
residenti
nei
territori
occupati
hanno
usato
il
fucile
per
farsi
giustizia
da
soli
.
Illan
,
un
colono
di
Elon
Moreh
,
un
villaggio
di
130
gruppi
familiari
,
si
giustifica
così
:
«
Senza
la
Bibbia
non
saremmo
che
semplici
banditi
,
predatori
delle
terre
arabe
.
Ma
non
è
il
nostro
caso
.
Dio
,
lo
sapete
,
ha
dato
questa
terra
al
popolo
ebraico
»
.
Il
suo
amico
Elle
la
pensa
come
lui
:
«
Quando
la
strada
è
sbarrata
dalle
pietre
,
sparo
in
aria
e
passo
.
Ecco
tutto
»
.
Non
tutti
i
coloni
girano
armati
di
mitragliette
e
revolver
.
Ma
anche
le
statistiche
confermano
che
l
'
atteggiamento
conservatore
si
va
espandendo
in
strati
sempre
più
ampi
della
popolazione
.
Lo
scorso
15
febbraio
il
quotidiano
Ma
'
ariv
riferiva
che
circa
il
42
per
cento
dei
cittadini
si
dichiara
"
soddisfatto
"
dell
'
attuale
situazione
politica
nei
territori
occupati
.
Il
22
per
cento
preferisce
invece
l
'
annessione
di
quelle
regioni
con
"
l
'
applicazione
integrale
della
legge
israeliana
anche
sulla
loro
popolazione
"
.
E
soltanto
il
18
per
cento
vorrebbe
il
ritiro
totale
.
La
destra
cresce
,
ma
i
vecchi
problemi
rimangono
.
Primo
fra
tutti
quello
del
futuro
dei
territori
occupati
e
di
una
popolazione
che
ha
dimostrato
col
sangue
di
non
accettare
più
lo
status
quo
.
«
Giudea
,
Samaria
e
Gaza
non
si
toccano
.
Fanno
parte
del
patrimonio
storico
degli
ebrei
.
Il
milione
e
mezzo
di
arabi
che
vi
risiede
ha
soltanto
due
possibilità
.
La
prima
è
convivere
in
pace
con
gli
israeliani
.
E
in
questo
caso
si
potrebbe
concedere
loro
la
piena
autonomia
amministrativa
,
tenendo
ovviamente
fermo
il
principio
della
nostra
sovranità
sulla
terra
.
Se
invece
si
ribellano
,
peggio
per
loro
.
Rischiano
l
'
espulsione
di
massa
e
comunque
le
sofferenze
della
repressione
»
:
è
l
'
opinione
di
Israel
Eldad
,
il
maggiore
teorico
di
Tehiya
(
Rinascita
,
un
partito
nazionalista
religioso
di
destra
,
ndr
.
)
.
Questo
piccolo
partito
,
con
cinque
seggi
in
Parlamento
,
raccoglie
l
'
ala
oltranzista
del
Likud
.
Le
stesse
certezze
non
sono
tuttavia
di
casa
nel
Likud
del
primo
ministro
Yitzhak
Shamir
.
Apparentemente
granitico
,
il
vecchio
leader
deve
fare
fronte
a
un
partito
estremamente
articolato
.
Dispone
di
40
seggi
,
sui
120
del
Parlamento
israeliano
,
ma
è
costretto
a
cercare
quotidianamente
una
formula
di
compromesso
coi
partner
laburisti
del
governo
di
unità
nazionale
.
È
lui
infatti
il
principale
bersaglio
degli
attacchi
di
Shimon
Peres
,
il
ministro
degli
Esteri
,
alleato
-
avversario
da
quattro
anni
.
Entrambi
hanno
bisogno
l
'
uno
dell
'
altro
per
governare
;
le
loro
divergenze
sono
però
tali
che
il
risultato
è
la
paralisi
decisionale
.
Prima
tra
tutte
quella
riguardante
la
possibilità
di
apertura
del
processo
di
pace
.
In
Israele
è
dato
come
una
verità
di
fatto
il
principio
per
cui
mai
come
oggi
"
è
la
destra
che
fa
la
pace
"
.
È
insomma
Shamir
,
e
non
Peres
,
che
può
trattare
con
gli
arabi
.
«
L
'
adesione
di
Peres
al
piano
americano
per
l
'
apertura
dei
negoziati
appare
scontata
.
Eppure
soltanto
il
Likud
è
in
grado
di
dare
il
via
all
'
iniziativa
»
,
osservava
pochi
giorni
fa
l
'
editoriale
del
quotidiano
Haaretz
.
E
le
difficoltà
per
il
primo
ministro
non
finiscono
qui
.
Shamir
deve
far
fronte
anche
all
'
anima
liberale
del
Likud
.
Uno
dei
suoi
esponenti
di
punta
,
il
sindaco
di
Tel
Aviv
Shlomo
Lahat
,
ha
causato
un
terremoto
lo
scorso
gennaio
con
le
sue
dichiarazioni
pubbliche
in
favore
del
ritiro
unilaterale
dai
territori
occupati
.
Poi
ci
sono
i
continui
sgambetti
delle
ali
intransigenti
dell
'
Herut
(
il
gruppo
di
Shamir
)
,
vero
nucleo
storico
della
destra
israeliana
.
Sono
soprattutto
il
ministro
dell
'
Edilizia
,
il
giovane
e
ambizioso
David
Levy
,
e
l
'
architetto
dell
'
invasione
in
Libano
del
1982
,
il
"
superfalco
"
Ariel
Sharon
,
a
disseminare
di
ostacoli
il
già
difficile
cammino
del
premier
israeliano
»
.
Shamir
deve
barcamenarsi
tra
mille
spinte
divergenti
.
«
Il
suo
pragmatismo
rivela
la
sostanza
del
Likud
e
del
Paese
»
,
sostiene
Amos
Elon
.
C
'
è
un
'
inflessione
di
speranza
nelle
sue
parole
.
Per
lui
,
gran
parte
degli
israeliani
appare
in
realtà
estranea
alla
violenza
degli
slogan
:
«
La
nostra
politica
paga
lo
scotto
di
un
sistema
elettorale
dove
è
sufficiente
l
'
uno
per
cento
per
entrare
al
Parlamento
»
.
Di
qui
il
distacco
graduale
tra
Paese
reale
e
Paese
legale
.
Alla
maggioranza
degli
israeliani
,
tutto
sommato
,
importa
poco
del
futuro
dei
Territori
occupati
.
I
coloni
che
vi
risiedono
sono
soltanto
70mila
sudi
una
popolazione
ebraica
che
sfiora
i
4
milioni
.
I
religiosi
rappresentano
meno
del
25
per
cento
del
Paese
.
Eppure
prevale
sempre
più
la
dottrina
dell
'
annessione
e
lo
Stato
aumenta
la
sua
intolleranza
confessionale
.
Elon
arricchisce
le
sue
parole
con
immagini
vivide
:
«
Basta
confrontare
Tel
Aviv
a
Gerusalemme
.
La
prima
è
una
metropoli
assolutamente
materialista
,
levantina
.
Qui
ogni
sabato
sera
l
'
Israele
laica
celebra
la
propria
antireligiosità
.
La
gente
pensa
a
divertirsi
,
va
sulla
spiaggia
,
a
teatro
e
sbuffa
quando
è
richiamata
per
il
servizio
di
leva
.
A
soli
60
chilometri
si
trova
Gerusalemme
,
un
altro
pianeta
.
Rappresenta
il
centro
ideologico
del
Paese
.
La
capitale
è
austera
,
il
confronto
con
gli
arabi
e
la
presenza
degli
ortodossi
si
avvertono
a
ogni
passo
»
.
Intanto
mentre
il
sangue
continua
a
scorrere
e
la
destra
rafforza
le
sue
posizioni
,
il
pacifismo
vede
assottigliarsi
le
sue
file
.
Durante
l
'
invasione
del
Libano
,
per
dimostrare
contro
la
guerra
erano
scesi
in
piazza
circa
400mila
israeliani
.
Il
28
febbraio
scorso
a
marciare
per
la
pace
dal
confine
libanese
verso
Gerusalemme
erano
400
persone
.
StampaPeriodica ,
Quando
,
sulla
metà
degli
anni
Cinquanta
,
ebbe
un
certo
momento
di
successo
una
canzone
che
diceva
«
il
rock
'
n
'
roll
non
morirà
mai
»
erano
in
pochi
a
prevedere
che
davvero
quella
musica
,
esplosa
con
Elvis
Presley
,
Bill
Haley
e
Chuck
Berry
,
sarebbe
riuscita
,
non
diciamo
a
non
morire
,
ma
anche
a
vivere
un
altro
paio
di
stagioni
.
A
giustificazione
di
quanti
,
15
anni
fa
,
non
seppero
vedere
nel
primo
rock
'
n
'
roll
la
matrice
di
una
musica
nuova
capace
di
rivoluzionare
la
cosiddetta
musica
leggera
e
di
alterare
i
tradizionali
rapporti
fra
i
"
generi
"
musicali
,
va
detto
che
il
rock
'
n
'
roll
delle
origini
,
pur
avendo
una
certa
carica
di
violenza
e
un
colore
di
novità
,
era
una
musica
abbastanza
povera
se
non
banale
,
fondata
su
un
linguaggio
elementare
,
su
un
ostinato
e
monotono
ritmo
di
rotolanti
quattro
quarti
,
su
uno
stile
di
canto
gridato
e
spesso
in
falsetto
,
su
melodie
prevedibili
e
su
testi
banali
.
«
Ad
ascoltare
oggi
i
dischi
di
rock
che
furono
incisi
negli
anni
Cinquanta
e
che
fecero
tanta
impressione
»
,
ha
detto
Frank
Zappa
,
uno
dei
"
maestri
"
del
più
avanzato
rock
d
'
oggi
,
«
sembra
di
tornare
all
'
età
dell
'
uomo
di
Neanderthal
»
.
Da
allora
il
rock
ha
fatto
molta
strada
,
si
è
evoluto
,
si
è
arricchito
,
si
è
articolato
fino
a
ramificarsi
in
un
intrico
complesso
e
ha
conquistato
la
gioventù
di
mezzo
inondo
.
Forse
non
vivrà
in
eterno
,
ma
è
destinato
a
un
'
ancor
vivace
esistenza
.
Si
potrebbe
anche
dire
che
,
comunque
,
quanto
già
il
rock
ha
vissuto
,
in
questo
mondo
di
sempre
più
rapidi
consumi
,
di
mode
e
di
successi
effimeri
,
costituisce
una
prova
di
vitalità
.
Per
capire
quale
reale
portata
innovatrice
(
se
non
rivoluzionaria
)
abbia
avuto
il
rock
,
bisogna
riandare
agli
anni
che
precedono
l
'
esplosione
di
Elvis
Presley
e
dei
primi
rockers
,
cioè
al
periodo
che
va
da1
1945
al
1955
.
Anche
se
la
guerra
ha
modificato
la
sensibilità
,
i
costumi
,
le
abitudini
,
i
pensieri
e
i
comportamenti
,
di
tutto
ciò
non
vi
è
quasi
traccia
nelle
canzoni
del
dopoguerra
che
continuano
a
proporre
una
visione
del
mondo
non
dissimile
,
nella
sostanza
,
da
quella
propagandata
dalle
canzoni
dei
tre
decenni
precedenti
.
Il
contesto
è
ancora
piccolo
borghese
,
classe
media
,
e
sullo
sfondo
di
quest
'
America
che
ogni
giorno
trova
meno
riscontro
nella
realtà
in
movimento
,
la
musica
leggera
(
leggera
per
davvero
)
porta
avanti
,
appena
sfiorata
alla
superficie
dal
jazz
,
i
suoi
vecchi
cliché
.
I
:
amore
è
monogamico
e
il
sesso
,
nonostante
Alfred
Kinsey
e
la
"
scoperta
"
di
Sigmund
Freud
,
si
nasconde
,
con
maggiore
o
minore
malizia
,
nelle
pieghe
di
un
romanticismo
di
cartone
che
al
massimo
concede
ai
sentimenti
che
emergono
l
'
ambiguità
di
immagini
eufemistiche
,
tipo
«
una
notte
di
sogno
»
o
«
questa
notte
è
tutta
mia
»
.
In
sostanza
è
ancora
l
'
ideologia
dell
'
Ascap
che
domina
.
Fondata
nel
1914
,
l
'
Ascap
,
l
'
Associazione
americana
dei
compositori
,
autori
e
editori
,
aveva
di
fatto
detenuto
il
controllo
monopolistico
su
tutta
l
'
attività
musicale
americana
fin
dagli
anni
Venti
.
Già
nel
1941
una
sentenza
aveva
dichiarato
illegale
la
pretesa
dell
'
Ascap
di
escludere
da
ogni
attività
radiofonica
e
discografica
chi
non
fosse
suo
socio
,
ma
quell
'
atto
legale
non
aveva
ancora
portato
,
alle
soglie
degli
anni
Cinquanta
,
a
una
reale
liberalizzazione
.
L
'
Ascap
continuava
a
esercitare
il
controllo
su
Tin
Pan
Alley
(
la
Strada
delle
Pentole
di
Latta
,
com
'
è
detta
la
via
di
New
York
dove
ha
sede
la
maggior
parte
degli
editori
musicali
)
e
fuori
di
Tin
Pan
Alley
,
fuori
di
NewYork
,
non
vi
era
alcuna
impresa
seria
e
consistente
,
in
grado
di
operare
a
livello
nazionale
nel
campo
della
musica
leggera
.
Certo
la
situazione
non
era
più
così
sicura
e
tranquilla
come
negli
anni
Trenta
e
Quaranta
.
Ma
il
piccolo
gruppo
di
persone
,
per
lo
più
ebrei
di
origine
europea
,
che
teneva
in
pugno
le
leve
di
comando
dell
'
Ascap
poteva
ancora
esercitare
un
potere
condizionante
a
vari
livelli
sulla
produzione
e
,
attraverso
la
produzione
,
sul
gusto
di
milioni
di
persone
,
non
soltanto
negli
Stati
Uniti
.
La
tipica
"
ballad
"
americana
,
cioè
la
tipica
canzone
romantica
americana
che
domina
il
consumo
quando
il
rock
si
affaccia
alla
ribalta
,
è
modellata
sulla
"
ideologia
"
dell
'
Ascap
,
i
cui
princìpi
non
sono
dissimili
da
quelli
che
,
nello
stesso
periodo
,
regnano
a
Hollywood
.
Tin
Pan
Alley
e
Hollywood
hanno
avuto
per
più
di
vent
'
anni
uguali
concezioni
produttive
;
e
le
regole
che
l
'
Ascap
impone
ai
testi
delle
canzoni
corrispondono
al
codice
di
autocensura
adottato
dai
produttori
cinematografici
e
,
nonostante
qualche
deroga
e
qualche
incrinatura
,
in
vigore
all
'
inizio
dei
Cinquanta
.
Quando
il
primo
rock
esplode
,
Perry
Como
è
il
cantante
di
maggior
successo
e
la
musica
da
ballo
confida
ancora
nel
"
magico
"
potere
del
"
saxofono
che
canta
"
e
dei
"
violini
che
piangono
"
.
Il
nodello
di
crooner
,
cioè
di
cantante
confidenziale
,
irnposto
da
Bing
Crosby
,
ha
ancora
largo
seguito
e
della
musica
nera
-
per
-
neri
non
arrivaquasi
nulla
alla
radio
e
alla
tv
.
Dwight
D
.
Eisenhower
è
il
presidente
e
John
Foster
Dulles
fa
la
politica
.
Allen
Ginsberg
,
il
poeta
che
sarà
una
delle
voci
più
corrosive
ed
eversive
della
beat
generation
,
fa
ricerche
di
mercato
per
una
ditta
di
San
Francisco
.
Malcolm
X
,
dimesso
sulla
parola
dalla
prigione
di
Charlestown
,
dov
'
era
stato
rinchiuso
per
reati
comuni
,
è
commesso
in
un
negozio
di
mobili
di
Detroit
.
Stockely
Carmichael
(
del
Black
Panther
Party
,
ndr
)
ha
12
anni
.
Certo
nell
'
aria
si
avvertono
i
primi
segni
del
terremoto
imminente
.
Si
avvertono
nelle
cronache
dei
giornali
,
osservando
il
volto
dei
giovani
,
persino
andando
al
cinema
dove
Marlon
Brando
e
James
Dean
propongono
eroi
corrosi
da
una
nevrosi
che
tende
alla
distruzione
e
all
'
autodistruzione
.
Si
avvertono
in
un
'
inquietudine
che
monta
e
si
allarga
nelle
coscienze
sensibili
e
magari
nell
'
evoluzione
della
politica
internazionale
.
Su
questo
terreno
ormai
fertile
appare
,
quasi
all
'
improvviso
,
Elvis
Presley
.
Domenica
sera
.
Gennaio
1956
.
In
un
programma
di
varietà
televisivo
dedicato
a
Tommy
e
Jimmy
Dorsey
appare
un
giovanotto
dall
'
aria
un
po
'
insolente
e
dai
modi
poco
educati
.
«
Signore
e
signori
»
,
dice
,
«
adesso
vi
voglio
cantare
una
canzone
.
Una
bella
canzone
che
racconta
proprio
una
bella
storia
.
Una
storia
piena
di
sentimento
e
di
significato
»
.
Poi
,
dopo
alcuni
violenti
accordi
di
chitarra
elettrica
,
su
un
ritmo
di
boogie
,
attacca
:
«
Awopboppaloohop
-
alopboppaloobop
!
Tutti
frutti
!
All
rootie
!
Tutti
frutti
!
All
rootie
!
»
.
Quel
giovanotto
era
Elvis
Presley
.
Il
rock
era
nato
.
IL
ROCK
ARRIVA
DALLA
STRADA
Per
la
verità
,
prima
di
lui
già
c
'
era
stato
un
altro
cantante
che
aveva
aperto
la
strada
:
Bill
Haley
,
che
,
con
i
suoi
Comets
,
aveva
lanciato
con
fortuna
Rock
Around
the
Clock
e
Shake
,
Rattle
and
Roll
,
ma
Haley
,
con
quel
suo
aspetto
pulito
e
ordinato
,
quella
sua
giacchettina
rossa
,
quella
sua
faccia
insignificante
non
aveva
i
numeri
per
diventare
un
"
idolo
"
e
imporre
una
moda
.
Presley
era
diverso
.
Se
Haley
rimaneva
,
nonostante
tutto
,
un
uomo
dello
spettacolo
,
Presley
era
invece
un
ragazzo
della
strada
:
un
ragazzo
del
Sud
,
un
parente
stretto
del
Selvaggio
di
Marlon
Brando
,
con
i
pantaloni
Levi
'
s
,
gli
stivaletti
da
motociclista
,
il
giubbotto
alla
vita
,
il
ciuffo
a
becco
d
'
anitra
.
Avrebbe
potuto
essere
un
meccanico
,
un
imbianchino
,
o
magari
un
perdigiorno
da
caffè
.
La
canzone
americana
non
aveva
mai
visto
l
'
apparizione
di
un
simile
personaggio
.
E
le
masse
dei
giovani
poveri
furono
subito
dalla
sua
parte
perché
in
lui
si
riconobbero
.
Per
la
prima
volta
,
sulla
ribalta
del
successo
,
s
'
affacciava
uno
come
loro
.
Un
ragazzo
con
la
loro
violenza
plebea
e
la
loro
delicata
,
malinconica
dolcezza
.
All
'
indomani
della
sua
prima
apparizione
televisiva
,
Presley
era
già
un
fenomeno
nazionale
e
quando
,
alla
fine
di
febbraio
,
concluse
le
sue
partecipazioni
allo
show
dei
due
Dorsey
,
già
si
era
accesa
,
violentissima
,
la
polemica
.
Milioni
di
ragazzi
lo
invocavano
e
decine
di
benpensanti
lo
additavano
al
pubblico
disprezzo
.
Il
suo
comportamento
sulla
scena
era
giudicato
indecente
e
i
suoi
gesti
e
le
sue
contorsioni
riconosciute
come
ripetizioni
oscene
di
atti
sessuali
.
Le
maggiori
stazioni
radiofoniche
e
televisive
dichiaravano
che
non
avrebbero
mai
ospitato
una
simile
sconcezza
,
ma
appena
due
mesi
dopo
lo
stesso
Ed
Sullivan
(
che
aveva
definito
Presley
«
assolutamente
disdicevole
per
le
famiglie
americane
»
)
gli
offrì
50mila
dollari
per
tre
brevi
apparizioni
nello
spettacolo
più
familiare
e
convenzionale
d
'
America
.
Nell
'
Ed
Sullivan
Show
,
Elvis
Presley
venne
ripreso
solo
dalla
vita
in
su
e
gli
venne
imposta
,
accanto
a
due
pezzi
del
suo
repertorio
,
una
canzoncina
sciropposa
come
Love
Me
Tender
.
Le
matrici
musicali
del
rock
di
Elvis
Presley
sono
abbastanza
riconoscibili
e
appartengono
a
due
filoni
sovrapposti
.
Da
una
parte
l
'
hill
-
billy
,
dall
'
altra
il
rhythm
'
n
'
blues
.
Cioè
un
po
'
di
musica
bianca
e
un
po
'
di
musica
nera
.
IL
NUOVO
BLUES
DEI
GHETTI
NERI
L
'
hill
-
billy
è
un
genere
della
musica
americana
che
potremmo
definire
"
campagnolo
"
.
Non
è
vera
musica
popolare
,
tradizionale
,
ma
ha
un
sapore
popolare
e
si
rifà
a
certi
modi
della
canzone
folklorica
.
Molta
di
quella
musica
che
da
noi
viene
definita
"
western
"
o
"
cow
-
boy
"
,
con
chitarre
,
violino
,
banjo
e
strumenti
del
genere
,
è
in
realtà
hill
-
billy
.
Nel
periodo
fra
le
due
guerre
l
'
hill
-
billy
fu
un
genere
fiorente
,
indirizzato
soprattutto
alla
gente
di
campagna
ma
anche
accolto
,
ogni
tanto
,
da
quella
delle
città
.
Il
rhythm
'
n
'
blues
,
invece
,
è
un
genere
nero
e
urbano
e
rappresenta
l
'
ultima
evoluzione
del
vecchio
blues
.
Un
blues
che
si
è
caricato
dei
risentimenti
dei
neri
dei
ghetti
,
che
ha
accumulato
violenza
,
che
si
è
colorato
di
protesta
.
Alla
chitarra
che
sosteneva
il
blues
triste
delle
campagne
del
Sud
e
al
pianista
che
accompagnava
le
grandi
cantanti
"
classiche
"
dell
'
età
di
Bessie
Smith
,
il
ghetto
urbano
ha
sostituito
il
saxofono
fischiante
e
urlante
a
sottolineare
il
carattere
teso
ed
esasperato
della
nuova
realtà
.
Anche
ritmicamente
il
nuovo
blues
ha
portato
alle
conseguenze
estreme
il
suo
pulsante
beat
,
in
un
procedere
incalzante
e
martellante
,
capace
di
provocare
l
'
ipnosi
o
l
'
estasi
.
Le
parole
che
i
cantanti
di
rhythm
'
n
blues
urlano
,
soffiano
,
sussurrano
sono
cariche
di
sesso
,
come
carico
di
sesso
è
lo
spettacolo
nel
suo
assieme
.
Se
l
'
hill
-
billy
era
conosciuto
dal
pubblico
bianco
americano
già
prima
che
Elvis
Presley
lo
incorporasse
nel
rock
,
il
rhythm
'
n
'
blues
invece
era
ignoto
,
o
quasi
,
fuori
dei
quartieri
di
colore
.
Escluso
dalla
radio
,
dalla
televisione
,
dai
locali
per
bianchi
,
dai
circuiti
teatrali
,
il
nuovo
blues
urbano
non
trovava
il
suo
pubblico
che
fra
i
neri
e
in
quel
pubblico
si
alimentava
.
Va
tenuto
presente
che
in
maggioranza
i
cantanti
di
rhythm
'
n
'
blues
erano
uomini
(
è
vero
ancora
oggi
)
e
se
il
codice
razzista
accetta
che
una
cantante
nera
esprima
sessualità
di
fronte
a
un
pubblico
bianco
,
non
può
ammettere
altrettanto
per
un
cantante
,
cioè
per
un
maschio
.
Elvis
Presley
ebbe
l
'
abilità
di
catturare
la
carica
ritmica
e
sessuale
del
nuovo
blues
dei
ghetti
e
di
inserirla
nella
tradizione
dell
'
hill
-
billy
bianco
.
Il
prodotto
apparve
così
più
nuovo
di
quanto
in
realtà
non
fosse
e
,
presentato
da
un
bianco
,
venne
accettato
,
dopo
un
primo
momento
di
proteste
.
I
più
informati
si
resero
conto
subito
da
dove
nasceva
questa
nuova
musica
e
colsero
quanto
in
essa
vi
era
di
sofisticato
,
edulcorato
e
diluito
rispetto
all
'
autentico
rhythm
'
n
'
blues
,
ma
per
la
gran
massa
del
pubblico
il
rock
'
n
'
roll
fu
più
di
una
novità
.
Fu
una
rivelazione
.
COSÌ
NEW
YORK
PERSE
IL
MONOPOLIO
Mentre
Elvis
Presley
si
affermava
e
scatenava
la
moda
del
rock
'
n
'
roll
avvenne
un
fenomeno
di
tipo
economico
-
organizzativo
che
avrebbe
subito
avuto
conseguenze
decisive
per
la
trasformazione
della
musica
leggera
in
America
.
L
'
Ascap
,
che
già
aveva
perduto
tra
i11945
e
il
'55
una
parte
consistente
del
suo
controllo
sull
'
industria
musicale
,
entrò
in
crisi
.
Nella
crisi
dell
'
Ascap
,
New
York
,
roccaforte
della
società
,
vide
diminuita
la
sua
forza
monopolistica
.
Certo
rimase
ancora
il
centro
produttivo
più
importante
,
ma
iniziative
editoriali
e
discografiche
incominciarono
a
sorgere
e
a
prendere
consistenza
un
po
'
dappertutto
.
A
favorire
lo
sviluppo
di
queste
imprese
"
provinciali
"
(
destinate
in
parte
ad
acquisire
dimensioni
anche
nazionali
)
era
l
'
allargamento
del
mercato
discografico
.
Fra
il
1950
e
il
1960
,
e
ancora
più
nell
'
ultimo
decennio
,
una
massa
sempre
più
consistente
di
pubblico
,
soprattutto
nelle
aree
prima
povere
e
nei
ghetti
negri
,
raggiunse
la
possibilità
di
acquistare
dischi
e
ne
scoprì
la
funzione
.
Per
soddisfare
questo
mercato
sorsero
centinaia
di
case
discografiche
a
Nashville
,
a
Chapel
Hill
,
ad
Arcadia
,
a
Portland
,
a
Oakland
,
a
Detroit
,
negli
slum
neri
di
Los
Angeles
,
Chicago
,
Philadelphia
.
Per
cercare
di
"
coprire
"
anche
il
nuovo
pubblico
,
le
grandi
case
discografiche
vennero
costrette
a
battere
le
stesse
strade
aperte
dalle
case
provinciali
,
cioè
a
produrre
una
musica
secondo
le
richieste
di
una
massa
che
non
era
disponibile
per
le
vecchie
canzoni
sentimentali
,
per
i
cantanticonfidenziali
,
per
gli
arrangiamenti
dolci
e
morbidi
,
per
i
violini
e
le
sofisticazioni
.
Era
una
specie
di
reazione
a
catena
che
in
brevissimo
tempo
cambiò
la
faccia
della
musica
americana
.
L
'
esplosione
dei
giovani
,
fenomeno
caratterizzante
del
decennio
del
Sessanta
,
ha
completato
il
processo
e
determinato
l
'
affermazione
quasi
totalitaria
del
rock
.
Sotto
la
spinta
di
questa
ondata
(
che
si
concretizza
,
non
dimentichiamolo
,
in
un
giro
d
'
affari
di
enorme
consistenza
)
,
anche
alcuni
dei
tradizionali
pregiudizi
razziali
sono
stati
travolti
.
Così
,
a
una
a
una
quasi
tutte
le
stazioni
radiofoniche
(
assai
meno
quelle
televisive
)
incominciarono
a
trasmettere
musica
nera
,
anche
autentica
,
cioè
rhythm
'
n
'
blues
,
fa
cendo
conoscere
a
un
pubblico
vastissimo
interpreti
di
colore
rimasti
fino
allora
relegati
nei
ghetti
.
Cantanti
come
Hobby
Bland
,
Lightnin
'
Hopkins
,
Al
Braggs
,
B.B.
King
,
Muddy
Waters
,
Little
Jr
.
Parker
,
Howlin
'
Wolf
acquistarono
una
circolazione
nazionale
pur
con
un
repertorio
di
grande
durezza
e
provocatoria
violenza
.
Quando
poi
,
dall
'
incontro
del
blues
urbano
con
il
gospel
(
il
canto
religioso
nero
a
domanda
e
risposta
)
,
nacque
la
soul
music
,
un
gruppo
consistente
di
neri
si
impose
anche
a
livello
internazionale
.
Pensiamo
,
per
citare
qualche
nome
fra
i
più
noti
in
Europa
,
a
Ray
Charles
,
Aretha
Franklin
,
Dionne
Warwick
,
The
Supremes
,
James
Brown
.
QUANDO
IL
ROCK
GIUNSE
IN
EUROPA
Quasi
subito
,
nella
scia
del
successo
clamoroso
di
Elvis
Presley
si
misero
anche
cantanti
neri
che
abbandonarono
il
filone
del
rhythm
'
n
'
blues
per
puntare
direttamente
a
un
pubblico
prevalentemente
bianco
,
con
una
musica
mezza
nera
e
mezza
bianca
(
che
però
,
nelle
loro
mani
,
diventava
quasi
sempre
più
nera
che
bianca
)
.
Sono
Wynonie
Harris
,
Chuck
Berry
,
Little
Richard
,
Fats
Domino
e
molti
altri
.
Dal
contributo
dei
neri
e
dei
bianchi
,
sullo
sfondo
stimolante
della
vera
musica
nera
,
fondata
sul
blues
,
che
intanto
stava
uscendo
dai
ghetti
,
si
formò
il
rock
"
prima
maniera
"
:
una
musica
fortemente
ritmica
,
aggressiva
,
sostanzialmente
monotona
,
con
testi
di
modesto
valore
,
permeata
di
una
sessualità
ostentata
e
animale
.
Questa
nuova
musica
approdò
in
Gran
Bretagna
.
Nell
'
immediato
dopoguerra
si
era
avuta
in
Inghilterra
una
grande
reviviscenza
di
interesse
per
il
vecchio
jazz
di
New
Orleans
ed
erano
sorti
centinaia
di
jazz
-
club
e
decine
di
orchestre
,
per
lo
più
di
volonterosi
(
e
talora
bravi
)
dilettanti
,
impegnati
a
"
ricostruire
"
la
musica
di
King
Oliver
e
di
Kid
Ory
.
Era
poi
venuta
la
scoperta
della
musica
popolare
americana
,
soprattutto
nera
.
I
canti
di
lavoro
,
le
vecchie
ballate
,
i
blues
delle
campagne
del
Sud
:
questo
materiale
aveva
trovato
una
sua
versione
inglese
in
quell
'
ibrido
ma
interessante
e
stimolante
"
genere
"
musicale
(
tutto
britannico
)
che
fu
lo
skiffle
.
I
complessini
di
skiffle
(
chitarra
,
contrabbasso
,
washtub
)
cercavano
di
ripetere
i
dischi
di
Leadbelly
e
degli
altri
cantanti
neri
che
Alan
Lomax
aveva
riscoperto
e
registrato
per
gli
archivi
di
musica
popolare
della
Biblioteca
del
Congresso
e
poi
presentato
in
qualche
piccolo
club
di
Greenwich
Village
,
a
New
York
.
La
moda
dello
skiffle
durò
un
paio
di
anni
e
costituì
il
terreno
ideale
per
accogliere
la
nuova
proposta
lanciata
dal
rock
'
n
'
roll
.
Ed
è
su
questo
terreno
,
in
questo
contesto
,
che
apparvero
i
Beatles
.
Non
è
per
nulla
esagerato
dire
che
í
Beatles
hanno
cambiato
il
corso
della
musica
pop
e
hanno
dato
un
contributo
decisivo
allo
sviluppo
del
rock
.
I
Beatles
non
furono
il
solo
complesso
inglese
che
,
muovendo
dall
'
esperienza
del
jazz
e
dello
skiffle
,
si
sia
impegnato
nel
rock
.
Fu
quello
che
più
degli
altri
(
magari
con
l
'
aiuto
di
un
abile
manager
e
di
una
pubblicità
ben
organizzata
e
azzeccata
)
seppe
realizzare
una
sintesi
riuscita
tra
il
grezzo
ed
elementare
rock
'
n
'
roll
alla
Elvis
Presley
e
tutta
una
serie
di
altri
elementi
musicali
(
e
anche
coreografici
e
letterari
)
,
attinti
dalle
fonti
più
diverse
.
Sarebbe
ingiusto
dire
che
i
Beatles
furono
gli
unici
o
i
primissimi
a
realizzare
questa
sintesi
,
ma
senza
dubbio
furono
quelli
che
con
più
capacità
e
con
maggior
clamore
riuscirono
a
far
conoscere
i
risultati
di
una
simile
operazione
a
un
pubblico
vastissimo
.
Per
questo
la
loro
influenza
è
stata
decisiva
.
Sulla
scia
del
successo
dei
Beatles
,
in
un
ambiente
molto
favorevole
,
è
venuto
tutto
il
filone
del
rock
inglese
che
oggi
costituisce
il
contributo
più
vivo
e
autentico
(
e
in
parte
originale
)
che
l
'
Europa
abbia
dato
alla
formazione
del
rock
.
Nel
panorama
inglese
un
posto
di
rilievo
hanno
i
Rolling
Stones
le
cui
ambizioni
sono
sempre
state
più
modeste
di
quelle
dei
Beatles
e
i
cui
legami
con
il
rock
americano
(
negro
)
più
evidenti
.
L
'
esperienza
dei
Beatles
ha
dimostrato
che
il
rigido
e
povero
schema
proposto
da
Elvis
Presley
poteva
servire
di
appoggio
a
operazioni
musicali
della
più
ampia
libertà
,
ed
è
questo
il
carattere
nuovo
del
rock
,
ciò
che
lo
distingue
da
tutta
la
musica
"
leggera
"
precedente
e
dallo
stesso
jazz
.
Il
rock
non
è
tanto
uno
stile
o
un
linguaggio
,
ma
una
"
condizione
spirituale
"
,
o
,
forse
meglio
,
"
psicologica
"
.
È
un
modo
aperto
di
fare
musica
e
di
usufruirne
,
un
recipiente
che
può
esser
riempito
dei
più
diversi
,
lontani
e
opposti
contenuti
,
anche
musicali
.
Nel
rock
sono
stati
"
travasati
"
i
ragas
della
musica
indiana
,
il
blues
nero
,
la
musica
barocca
,
la
canzone
popolare
e
cento
altre
cose
.
Finora
nessuna
musica
,
storicamente
collocata
e
formalmente
definita
,
era
riuscita
a
resistere
,
senza
annullarsi
o
trasformarsi
in
qualcosa
di
completamente
diverso
,
a
una
simile
somma
di
contaminazioni
.
Ai
Beatles
va
certamente
il
merito
di
aver
più
chiassosamente
di
altri
mostrato
,
in
concreto
,
questa
possibilità
.
Mentre
in
Inghilterra
prendeva
corpo
il
fenomeno
dei
Beatles
,
negli
Stati
Uniti
il
rock
trovava
un
"
terreno
di
coltura
"
nell
'
ambiente
giovanile
della
Costa
del
Pacifico
.
Le
comunità
dei
beatnik
della
West
Coast
si
erano
riconosciute
nel
jazz
,
nel
cool
jazz
soprattutto
.
Le
comunità
giovanili
che
si
formarono
dopo
il
disfacimento
dell
'
esperienza
dei
beatnik
,
si
buttarono
sul
rock
e
nelle
loro
mani
,
nelle
pieghe
morbide
di
una
filosofia
impalpabile
e
dolce
,
nell
'
articolazione
di
complesse
esperienze
psicologiche
,
nell
'
ebrezza
della
droga
,
la
musica
di
Elvis
Presley
e
di
Little
Richard
si
trasformò
quasi
radicalmente
,
pur
senza
perdere
il
contatto
,
anche
formale
,
con
i
modelli
d
'
origine
.
Quella
della
West
Coast
è
un
'
esperienza
quasi
parallela
a
quella
europea
dei
Beatles
o
di
poco
posteriore
,
ma
mentre
il
gruppo
inglese
risolse
la
sua
ricerca
senza
intellettualismi
e
nel
"
divertimento
"
,
i
gruppi
americani
del
Pacifico
sprofondarono
anche
il
rock
nella
loro
tormentata
problematica
in
cui
si
accavallano
contributi
diversi
,
dalle
filosofie
orientali
al
pacifismo
.
IL
TRIONFO
DELL
'
AMPLIFICATORE
Dice
Burton
H.Wolfe:
«
La
musica
che
è
nata
nelle
comunità
hippies
dell
'
area
di
San
Francisco
non
ha
molto
in
comune
,
ormai
,
con
il
rock
di
Elvis
Presley
ma
neppure
assomiglia
a
quello
dei
Beatles
e
dei
Rolling
Stones
(
che
pure
hanno
avuto
molta
influenza
,
almeno
come
stimolo
,
o
provocazione
)
.
In
realtà
i
Beatles
e
i
Rolling
Stones
hanno
percorso
un
'
altra
strada
,
puntando
sulla
sofisticazione
.
La
prima
qualità
del
rock
della
West
Coast
,
del
cosiddetto
Western
rock
,
o
San
Francisco
rock
,
o
hippie
rock
,
è
il
primitivismo
.
Del
resto
anche
la
visione
della
società
degli
hippies
è
primitiva
.
Le
melodie
sono
semplici
,
l
'
armonia
è
fondata
su
pochi
accordi
di
base
,
il
ritmo
è
ipnotico
.
Ciò
che
subito
distingue
questo
rock
è
però
la
forza
primitiva
dell
'
amplificazione
.
Tutto
è
elettrico
,
non
soltanto
la
chitarra
e
il
basso
,
ma
anche
il
piano
,
perfino
il
flauto
e
l
'
oboe
,
sì
,
proprio
il
flauto
e
l
'
oboe
,
e
poi
microfoni
,
amplificatori
,
miscelatori
,
altoparlanti
per
produrre
un
suono
così
intenso
da
raggiungere
e
magari
superare
le
capacità
di
resistenza
dell
'
orecchio
umano
.
I
ragas
indiani
hanno
una
grande
parte
in
questa
musica
,
ma
poi
c
'
entra
un
po
di
tutto
,
il
blues
,
il
vecchio
rock
,
il
folk
,
la
musica
contemporanea
e
così
via
»
.
Soltanto
in
un
primo
periodo
il
rock
della
West
Coast
è
stato
così
"
semplice
"
.
Alcuni
gruppi
hanno
elaborato
strutture
sempre
più
intricate
,
pur
conservando
un
colore
e
un
calore
primitivi
di
grande
violenza
e
di
notevole
fascino
.
Ascoltando
i
dischi
migliori
dei
complessi
californiani
che
derivano
dall
'
esperienza
hippie
ci
si
convince
che
ogni
pezzo
(
o
quasi
)
è
il
risultato
di
un
'
abile
manipolazione
di
molti
elementi
sonori
,
appoggiati
a
effetti
elettronici
.
Di
"
semplice
"
c
'
è
l
'
atmosfera
o
meglio
l
'
atmosfera
è
"
primitiva
"
(
a
confronto
con
quella
maliziosa
dei
Beatles
o
un
po
'
imbronciata
,
da
"
negri
bianchi
"
,
dei
Rolling
Stones
)
,
ma
di
un
primitivismo
che
la
sa
lunga
,
che
ha
molte
esperienze
,
che
si
traveste
di
stracci
variopinti
,
si
lascia
crescere
i
capelli
,
innalza
la
droga
a
ipotetica
divinità
,
disegna
(
con
nell
'
occhio
le
più
raffinate
esperienze
recenti
dell
'
arte
)
e
,
soprattutto
,
ha
competenze
da
ingegneria
elettronica
.
È
questa
l
'
atmosfera
della
musica
dei
grandi
complessi
della
West
Coast
,
legati
in
vario
modo
alla
esperienza
hippie
:
i
Mothers
of
Invention
,
i
Grateful
Dead
,
i
Jefferson
Airplane
.
Il
rock
della
West
Coast
è
dominato
in
gran
parte
dalla
personalità
di
un
italo
-
americano
che
da
alcuni
,
anche
fuori
dell
'
ambiente
hippie
,
è
considerato
uno
dei
più
grandi
poeti
del
nostro
tempo
.
Si
chiama
Frank
Zappa
ed
è
stato
il
promotore
e
la
guida
dei
Mothers
of
Invention
,
forse
il
complesso
del
rock
di
Los
Angeles
che
ha
detto
di
più
,
o
almeno
lo
ha
detto
prima
.
Il
rock
ha
imposto
un
'
altra
novità
:
il
modo
della
partecipazione
alla
musica
.
Certo
già
il
jazz
e
la
pop
music
avevano
conosciuto
fans
urlanti
.
Già
i
teen
-
agers
degli
anni
Quaranta
avevano
strillato
la
loro
ammirazione
per
i
cantanti
e
alcuni
concerti
di
jazz
avevano
visto
,
fin
dagli
anni
Trenta
,
platee
frenetiche
e
devastatrici
.
Ma
con
il
rock
il
tipo
di
fanatismo
è
differente
,
non
tanto
qui
da
noi
,
in
un
'
area
periferica
e
lontana
dove
l
'
incontro
con
i
rockers
avviene
non
direttamente
,
ma
là
dove
il
rock
vive
e
si
alimenta
.
Billy
Mundi
,
uno
dei
componenti
dei
Mothers
of
Invention
,
ha
detto
:
«
Ciò
che
conta
è
stabilire
una
comunità
totale
con
la
gente
.
Con
tutta
la
gente
,
fino
a
sparire
,
a
confondersi
.
È
un
sentimento
rivoluzionario
.
Questa
è
la
vera
rivoluzione
del
rock
.
Il
resto
sono
chiacchiere
.
Certo
occorrono
strumenti
opportuni
per
raggiungere
questo
scopo
.
Il
suono
amplificato
fino
a
cancellare
ogni
possibilità
di
comunicare
non
soltanto
con
il
proprio
vicino
ma
persino
con
se
stessi
.
Le
luci
lampeggianti
fino
a
sconvolgere
i
rapporti
di
spazio
.
Allora
tutto
salta
.
Salta
la
sicurezza
che
dà
il
sistema
.
Salta
la
sicurezza
che
danno
le
abitudini
e
le
consuetudini
accettate
supinamente
.
Noi
non
siamo
gente
di
spettacolo
,
non
facciamo
spettacolo
.
Siamo
solo
provocatori
di
un
rito
»
.
In
tutto
il
mondo
,
in
questo
momento
,
si
sta
suonando
una
musica
che
15
anni
fa
si
affacciò
alla
ribalta
con
il
volto
di
un
ragazzotto
di
paese
e
che
parve
,
al
momento
,
una
moda
tanto
effimera
quanto
disdicevole
per
le
buone
maniere
.
Questa
musica
,
che
chiamiamo
rock
(
e
che
,
per
la
verità
,
ha
avuto
anche
altri
nomi
)
,
ha
dato
voce
a
una
generazione
e
ha
rovesciato
i
confortanti
modelli
della
canzone
sentimentale
.
Ha
anche
ucciso
il
jazz
.
Su
di
essa
si
è
impiantata
l
'
industria
e
ne
ha
fatto
anche
un
prodotto
commerciale
ben
confezionato
(
ma
spesso
male
confezionato
)
;
attorno
a
essa
è
fiorito
un
giornalismo
di
colore
;
nella
sua
scia
si
è
infilata
la
moda
.
Forse
il
rock
non
può
definirsi
,
come
qualcuno
ha
fatto
,
"
la
rivoluzione
culturale
americana
"
,
ma
certo
ha
coinvolto
l
'
esistenza
stessa
di
milioni
di
giovani
e
ha
cambiato
la
faccia
a
una
generazione
.
StampaPeriodica ,
Mi
chiedono
una
dichiarazione
sul
digiuno
di
Marco
Pannella
.
La
faccio
qui
pubblicamente
.
Il
digiuno
di
Marco
Pannella
ha
per
me
un
chiaro
significato
demistificatorio
,
ricorda
al
rivoluzionarismo
lagnoso
e
mitomane
di
casa
nostra
questo
fatto
incontrovertibile
ma
così
spesso
dimenticato
:
noi
stiamo
fra
i
ricchi
della
terra
,
la
civiltà
industriale
,
il
capitalismo
industriale
,
privato
o
di
Stato
,
sarà
quel
"
sistema
di
merda
"
che
dicono
i
nostri
supersinistri
,
ma
in
due
secoli
ha
fatto
ciò
che
non
si
era
fatto
nei
millenni
,
quel
non
fatto
per
cui
nel
mondo
muoiono
ancora
ogni
anno
quindici
milioni
di
persone
per
fame
.
Diciamo
che
il
digiuno
di
Marco
Pannella
ci
restituisce
un
minimo
di
senso
della
proporzione
e
ci
consiglia
a
smetterla
con
le
varie
mode
luddiste
,
esotiche
,
antindustriali
.
Un
amico
economista
mi
scrive
da
Londra
:
"
Leggo
ogni
tanto
sui
giornali
italiani
le
tirate
antindustriali
e
anticapitalistiche
dei
vostri
rivoluzionari
.
Vorrei
ricordargli
quanto
segue
:
l
'
Europa
ha
impiegato
ottocento
anni
per
ritornare
al
tenore
di
vita
del
quinto
secolo
,
alla
fine
dell
'
impero
romano
e
fino
alla
rivoluzione
industriale
inglese
il
tasso
annuale
di
crescita
è
stato
poco
più
di
zero
.
Ancora
nel
1800
in
Francia
quattro
persone
su
cinque
spendevano
tutto
il
loro
salario
per
l
'
acquisto
del
pane
e
in
tutta
la
Germania
non
c
'
erano
mille
persone
con
un
reddito
pari
a
sei
milioni
di
oggi
.
Le
più
grandi
nazioni
comuniste
,
la
Russia
e
la
Cina
hanno
dovuto
inchinarsi
all
'
evidenza
,
hanno
dovuto
reintrodurre
i
meccanismi
e
i
valori
del
capitalismo
industriale
.
"
Nei
paesi
dell
'
Occidente
"
,
prosegue
l
'
amico
economista
,
"
la
crescita
economica
del
1945
ad
oggi
è
stata
sbalorditiva
con
aumenti
annui
del
4,2
per
cento
di
investimenti
superiori
al
20
per
cento
.
Lo
strumento
del
benessere
c
'
è
,
l
'
uomo
lo
ha
finalmente
trovato
dopo
i
millenni
della
fame
.
Si
tratta
di
farlo
funzionare
con
un
minimo
di
intelligenza
e
con
un
minimo
di
giustizia
"
.
Sì
,
io
credo
che
il
gesto
di
Marco
Pannella
abbia
proprio
questo
significato
:
di
ricordarci
che
cosa
è
il
mondo
dei
poveri
veri
,
dei
diseredati
veri
,
degli
affamati
veri
e
che
cosa
siamo
noi
al
confronto
.
A
volte
sembra
di
assistere
,
in
questo
nostro
paese
che
pure
ha
i
suoi
problemi
e
magagne
e
sofferenze
reali
,
a
una
sorta
di
culto
o
di
revival
delle
piaghe
che
ci
siamo
lasciati
alle
spalle
.
Abbiamo
smesso
di
fare
stupide
guerre
?
In
questa
Europa
che
sembra
rinsavita
,
austriaci
,
jugoslavi
,
francesi
non
desiderano
più
di
spostare
i
segnali
di
confine
al
prezzo
di
milioni
di
morti
?
Noi
non
abbiamo
più
delle
Trento
e
delle
Trieste
da
liberare
con
montagne
di
cadaveri
,
insomma
non
ci
sono
più
i
nemici
?
Ce
li
inventiamo
,
ci
spariamo
l
'
uno
contro
l
'
altro
.
"
Chi
assiste
alle
assemblee
"
proletarie
sa
bene
che
i
giovani
di
certe
zone
metropolitane
hanno
una
vita
grama
,
poche
prospettive
;
ma
il
modo
barbone
straccione
in
cui
si
vestono
,
gli
abiti
e
le
sciarpe
,
le
barbe
da
lumpenproletariato
appartengono
in
qualche
modo
al
desiderio
di
un
riflusso
preindustriale
,
ai
bei
tempi
in
cui
il
proletariato
aveva
da
perdere
"
solo
le
sue
catene
"
.
Non
è
più
così
,
per
fortuna
,
il
proletariato
italiano
oggi
ha
da
perdere
molto
,
tutto
ciò
che
gran
parte
del
mondo
gli
invidia
,
quel
livello
di
vita
che
i
nostri
sovversivi
dicono
"
di
merda
"
,
ma
di
una
merda
che
il
Terzo
mondo
spalmerebbe
volentieri
sul
suo
pane
.
I
giovani
,
rivoluzionari
o
meno
,
diranno
che
queste
sono
chiacchiere
da
guru
rincoglionito
.
Può
darsi
:
ma
saremmo
dei
pazzi
,
degli
stupidi
,
se
rompessimo
la
macchina
del
benessere
che
abbiamo
messo
assieme
con
i
sacrifici
e
le
fatiche
terribili
di
non
so
quante
generazioni
.
In
mancanza
di
argomenti
più
seri
ogni
tanto
i
nostri
sovversivi
dilettanti
,
nemici
del
capitalismo
industriale
,
ci
ricordano
che
esso
fa
ogni
anno
tremila
morti
sul
lavoro
.
Perché
non
contano
quanti
morivano
di
fame
,
di
stenti
,
di
malattie
nelle
società
preindustriali
?
E
a
scanso
di
equivoci
direi
ancora
:
capitalismo
industriale
non
significa
i
padroni
delle
ferriere
,
può
voler
dire
società
riformata
e
socialista
.
StampaPeriodica ,
La
storia
del
socialismo
non
è
la
storia
di
un
fenomeno
omogeneo
.
Nel
corso
di
travagliate
vicende
sotto
le
insegne
del
socialismo
si
sono
raccolti
e
confusi
elementi
distinti
e
persino
reciprocamente
repulsivi
.
Statalismo
e
antistatalismo
,
collettivismo
e
individualismo
,
autoritarismo
e
anarchismo
,
queste
e
altre
tendenze
ancora
si
sono
incontrate
e
scontrate
nel
movimento
operaio
sin
da
quando
esso
cominciò
a
muovere
i
suoi
primi
passi
come
unità
politica
e
di
classe
.
In
certe
circostanze
storiche
le
impostazioni
ideologiche
diverse
sono
addirittura
sfociate
in
una
vera
e
propria
guerra
fratricida
.
È
così
avvenuto
che
tutti
i
partiti
,
le
correnti
e
le
scuole
che
si
sono
richiamate
al
socialismo
,
si
sono
poste
in
antagonismo
al
capitalismo
,
ma
ciò
non
è
quasi
mai
stato
sufficiente
ad
eliminare
divisioni
e
contrapposizioni
.
I
modelli
di
società
che
indicavano
come
alternativa
alla
società
capitalistica
erano
spesso
antitetici
.
La
profonda
diversità
dei
«
socialismi
»
apparve
con
maggiore
chiarezza
quando
i
bolscevichi
si
impossessarono
del
potere
in
Russia
.
Si
contrapposero
e
si
scontrarono
concezioni
opposte
.
Infatti
c
'
era
chi
aspirava
a
riunificare
il
corpo
sociale
attraverso
l
'
azione
dominante
dello
Stato
e
c
'
era
chi
auspicava
il
potenziamento
e
lo
sviluppo
del
pluralismo
sociale
e
delle
libertà
individuali
.
Riemerse
così
il
vecchio
dissidio
fra
statalisti
e
antistatalisti
,
autoritari
e
libertari
,
collettivistici
e
non
.
La
divisione
si
riflesse
a
grandi
linee
nell
'
esistenza
di
due
distinte
organizzazioni
internazionali
.
I
primi
,
eredi
della
tradizione
giacobina
,
si
raggrupparono
sotto
la
bandiera
del
marxismo
-
leninismo
,
mentre
i
secondi
volevano
rimanere
nell
'
alveo
della
tradizione
pluralistica
della
civiltà
occidentale
.
A
partire
dal
1919
il
socialismo
,
anche
dal
punto
di
vista
organizzativo
,
sarà
attraversato
da
due
grandi
correnti
e
da
molti
rivoli
collaterali
,
che
si
potrebbero
meglio
definire
solo
analizzando
la
storia
dei
singoli
partiti
.
Non
sono
pochi
a
ritenere
che
la
scissione
,
vista
nelle
sue
grandi
linee
,
viene
da
lontano
.
C
'
è
chi
ne
vede
le
radici
nella
stessa
Rivoluzione
francese
,
durante
la
quale
,
mentre
era
in
atto
la
guerra
contro
l
'
Antico
Regime
,
si
scontrarono
due
concezioni
della
società
ideale
;
quella
autoritaria
e
centralistica
e
quella
libertaria
e
pluralistica
.
Già
nelle
analisi
di
Proudhon
per
esempio
si
tenta
l
'
individuazione
delle
radici
etico
-
politiche
del
conflitto
latente
,
che
lacerava
la
sinistra
.
In
Proudhon
c
'
è
infatti
un
'
appassionata
difesa
non
solo
delle
radici
ideali
della
protesta
operaia
contro
lo
sfruttamento
capitalistico
ma
anche
una
percezione
acuta
della
divaricazione
sostanziale
tra
la
società
socialista
e
la
società
comunista
.
Da
un
lato
il
comunismo
che
vuole
la
soppressione
del
mercato
,
la
statalizzazione
integrale
della
società
e
la
cancellazione
di
ogni
traccia
di
individualismo
.
Dall
'
altra
il
socialismo
,
che
progetta
di
instaurare
il
controllo
sociale
dell
'
economia
e
lavora
per
il
potenziamento
della
società
rispetto
allo
Stato
e
per
il
pieno
sviluppo
della
personalità
individuale
.
Proudhon
considerava
il
socialismo
come
il
superamento
storico
del
liberalismo
e
vedeva
nel
comunismo
una
«
assurdità
antidiluviana
»
che
,
se
fosse
prevalso
,
avrebbe
«
asiatizzato
»
la
civiltà
europea
.
Lo
stesso
Proudhon
ci
ha
lasciato
una
descrizione
profetica
di
che
cosa
avrebbe
generato
l
'
istituzionalizzazione
del
rigido
modello
statalista
e
collettivistico
:
«
la
sfera
pubblica
porterà
alla
fine
di
ogni
proprietà
;
l
'
associazione
provocherà
la
fine
di
tutte
le
associazioni
separate
e
il
loro
riassorbimento
in
una
sola
;
la
concorrenza
,
rivolta
contro
se
stessa
,
porterà
alla
soppressione
della
concorrenza
;
la
libertà
collettiva
,
infine
,
dovrà
inglobare
le
libertà
cooperative
,
locali
e
particolari
»
.
Conseguentemente
sarebbe
nata
«
una
democrazia
compatta
fondata
in
apparenza
sulla
dittatura
delle
masse
,
ma
in
cui
le
masse
avrebbero
avuto
solo
il
potere
di
garantire
la
servitù
universale
,
secondo
le
formule
e
le
parole
d
'
ordine
prese
a
prestito
dal
vecchio
assolutismo
riassumibili
:
-
comunione
del
potere
;
-
accentramento
;
-
distruzione
sistematica
di
ogni
pensiero
individuale
,
cooperativo
e
locale
,
ritenuto
scissionistico
;
-
polizia
inquisìtoriale
;
-
abolizione
o
almeno
restrizione
della
famiglia
e
,
a
maggior
ragione
,
dell
'
eredità
;
-
suffragio
universale
organizzato
in
modo
tale
da
sanzionare
continuamente
questa
sorta
di
anonima
tirannia
,
basata
sul
prevalere
di
soggetti
mediocri
o
perfino
incapaci
e
sul
soffocamento
degli
spiriti
indipendenti
,
denunciati
come
sospetti
e
,
naturalmente
,
inferiori
di
numero
»
.
Qui
,
come
si
vede
,
Proudhon
indica
che
cosa
non
doveva
essere
il
socialismo
e
contemporaneamente
che
cosa
sarebbe
diventata
la
società
se
fosse
prevalso
il
modello
collettivistico
basato
sulla
statizzazione
integrale
dei
mezzi
di
produzione
e
sulla
soppressione
del
mercato
.
La
storia
purtroppo
ha
portato
qualche
elemento
di
fatto
a
sostegno
della
sua
previsione
.
Il
socialismo
di
Stato
,
messi
in
disparte
tutti
i
valori
,
le
istituzioni
e
i
principi
della
civiltà
moderna
,
li
ha
sostituiti
con
un
modello
di
vita
collettivistico
,
burocratico
e
autoritario
,
cioè
con
un
sistema
pre
-
moderno
.
E
ciò
è
tanto
vero
che
molti
rappresentanti
della
cultura
del
dissenso
spingono
la
loro
critica
sino
al
punto
di
vedere
nel
comunismo
,
così
come
storicamente
si
è
realizzato
,
una
vera
e
propria
«
restaurazione
asiatica
»
.
Ma
,
per
venire
ad
analisi
più
recenti
,
ricordiamo
che
molti
altri
intellettuali
della
sinistra
europea
hanno
sviluppato
questo
filone
critico
.
Da
Russell
a
Carlo
Rosselli
a
Cole
ci
perviene
un
unico
stimolo
che
ci
invita
a
non
confondere
il
socialismo
con
il
comunismo
,
la
piena
libertà
estesa
a
tutti
gli
uomini
con
la
cosiddetta
libertà
collettiva
.
Il
superamento
storico
del
liberalismo
con
la
sua
distruzione
.
Il
carattere
autoritario
di
ciò
che
viene
chiamato
il
«
socialismo
reale
o
maturo
»
non
è
una
deviazione
rispetto
alla
dottrina
,
una
degenerazione
frutto
di
una
data
somma
di
errori
,
bensì
la
concretizzazione
delle
implicazioni
logiche
dell
'
impostazione
rigidamente
collettivistica
originariamente
adottata
.
L
'
esame
dei
fondamenti
essenziali
del
leninismo
non
può
che
confermare
tale
tesi
.
Fino
alla
pubblicazione
di
«
Che
fare
?
»
Lenin
fu
sostanzialmente
un
marxista
ortodosso
:
credeva
che
il
socialismo
si
sarebbe
realizzato
solo
nei
paesi
capitalistici
avanzati
e
solo
a
condizione
che
la
classe
operaia
avesse
raggiunto
un
elevato
grado
di
coscienza
politica
e
di
maturità
culturale
.
Ma
nel
«
Che
fare
?
»
queste
tesi
sono
letteralmente
rovesciate
.
Dalla
teoria
e
dalla
prassi
del
socialismo
democratico
europeo
si
passa
a
uno
schema
rivoluzionario
e
giacobino
.
Lenin
stesso
definisce
il
rivoluzionario
marxista
«
un
giacobino
al
servizio
della
classe
operaia
»
e
propone
di
creare
un
partito
composto
esclusivamente
di
«
rivoluzionari
di
professione
»
.
Così
il
socialismo
da
compito
storico
della
classe
operaia
diventa
qualcosa
che
deve
essere
pensato
,
costruito
e
diretto
da
una
élite
selezionata
di
individui
posti
al
di
sopra
della
massa
.
Lenin
comincia
col
distinguere
due
forme
o
gradi
di
percezione
della
realtà
:
la
«
spontaneità
»
e
la
«
coscienza
»
:
solo
la
seconda
permette
di
anti
-
vedere
i
fini
ultimi
della
Storia
.
Successivamente
Lenin
afferma
perentoriamente
che
gli
operai
non
possono
avere
il
tipo
di
visione
del
reale
che
è
proprio
della
coscienza
poiché
privi
del
sapere
filosofico
e
scientifico
.
Essi
,
abbandonati
alle
loro
tendenze
spontanee
,
sono
condannati
a
muoversi
entro
l
'
ambito
delle
leggi
del
sistema
.
Tutt
'
al
più
possono
raggiungere
una
«
coscienza
sindacale
»
dei
loro
interessi
immediati
,
non
già
una
coscienza
politica
che
può
essere
prodotta
solo
al
di
fuori
della
loro
condizione
di
classe
.
E
i
«
portatori
esterni
»
della
«
giusta
coscienza
»
,
sono
sempre
secondo
Lenin
,
gli
intellettuali
.
Ad
essi
,
quindi
,
spetta
il
ruolo
storico
organizzativo
e
dirigente
del
movimento
operaio
.
Date
queste
premesse
,
ovviamente
il
soggetto
rivoluzionano
non
può
essere
la
classe
operaia
bensì
il
corpo
scelto
degli
intellettuali
che
si
sono
consacrati
alla
rivoluzione
comunista
.
Il
pericolo
che
gli
anarchici
russi
avevano
sottolineato
con
estrema
energia
e
cioè
che
la
classe
operaia
fosse
«
colonizzata
»
dagli
intellettuali
declasses
che
entravano
in
un
movimento
socialista
quali
«
tribuni
della
plebe
»
diviene
con
il
«
Che
fare
?
»
una
realtà
.
Lenin
teorizza
infatti
con
grande
franchezza
il
diritto
-
dovere
degli
intellettuali
guidati
dalla
«
scienza
marxista
»
di
sottoporre
la
classe
operaia
alla
loro
direzione
.
L
'
ammissione
storica
che
Marx
aveva
assegnato
al
proletariato
doveva
raccogliersi
nelle
mani
dell
'
intelligencija
rivoluzionaria
.
Si
capisce
agevolmente
perché
Trockij
,
Plechanov
,
Martov
e
Rosa
Luxemburg
abbiano
accusato
Lenin
di
«
sostitutismo
»
.
Ai
loro
occhi
l
'
idea
leninista
di
subordinare
la
classe
operaia
alla
direzione
paternalistica
dell
'
élite
cosciente
ed
attiva
appariva
come
un
capovolgimento
del
marxismo
e
come
un
ritorno
alla
tradizione
giacobina
.
«
Trockij
in
particolare
stigmatizzò
la
teoria
leninista
poiché
essa
confondeva
la
dittatura
del
proletariato
con
la
dittatura
sul
proletariato
e
affidava
la
missione
storica
di
edificare
il
socialismo
non
alla
classe
operaia
dotata
di
iniziativa
che
ha
preso
nelle
sue
mani
le
sorti
della
società
,
ma
a
una
organizzazione
forte
,
autoritaria
che
domina
il
proletariato
ed
attraverso
ad
esso
la
società
»
.
Era
il
Trockij
menscevico
che
prevedeva
come
lo
spirito
di
setta
e
il
manicheismo
giacobino
che
Lenin
voleva
introdurre
nel
movimento
operaio
avrebbero
avuto
conseguenze
disastrose
.
In
effetti
«
Che
fare
?
»
apparve
a
molti
come
un
'
aggressiva
ripresa
del
progetto
di
Robespierre
,
che
già
molte
scuole
socialiste
europee
avevano
definito
come
una
sorta
di
dispotismo
pseudo
-
socialista
.
Il
modello
di
partito
ideato
da
Lenin
e
una
istituzione
resa
monolitica
dal
vincolo
dell
'
ortodossia
e
dal
principio
della
subordinazione
assoluta
e
senza
riserve
delle
volontà
individuali
alla
volontà
collettiva
.
Il
partito
bolscevico
fu
sin
dal
suo
atto
di
nascita
,
una
organizzazione
ferreamente
disciplinata
e
impegnata
nella
diffusione
su
scala
planetaria
del
socialismo
scientifico
,
interpretato
come
una
dottrina
a
carattere
salvifico
,
cioè
una
setta
di
«
veri
credenti
»
che
in
nome
del
proletariato
riteneva
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
instaurare
il
suo
dominio
totale
sulla
società
per
rigenerarla
.
Nessuno
meglio
di
Rosa
Luxemburg
ha
descritto
le
conseguenze
elitaristiche
e
burocratiche
che
da
una
tale
concezione
e
prassi
derivavano
.
«
Un
centralismo
spiegato
,
il
cui
principio
vitale
è
da
un
lato
il
netto
rilievo
e
la
separazione
della
truppa
organizzata
dai
rivoluzionari
dichiarati
e
attivi
dall
'
ambiente
,
pur
esso
rivoluzionariamente
attivo
ma
non
organizzato
,
che
li
circonda
,
e
dall
'
altro
la
rigida
disciplina
e
l
'
intromissione
diretta
,
decisiva
,
determinante
delle
istanze
centrali
in
tutte
le
manifestazioni
vitali
delle
organizzazioni
locali
del
partito
Chiudere
il
movimento
nella
corazza
di
un
centralismo
burocratico
che
degrada
il
proletariato
militante
a
docile
strumento
di
un
comitato
»
.
La
dittatura
sul
proletariato
Come
ha
scritto
Isaak
Deutscher
«
poiché
la
classe
operaia
non
era
là
(
dove
sarebbe
dovuta
esserci
per
esercitare
la
direzione
)
i
bolscevichi
decisero
di
agire
come
suoi
luogotenenti
e
fiduciari
fino
al
momento
in
cui
la
vita
fosse
diventata
più
normale
e
una
nuova
classe
lavoratrice
si
fosse
affermata
e
sviluppata
.
Per
questa
strada
naturalmente
si
giungeva
alla
dittatura
della
burocrazia
,
al
potere
incontrollato
e
alla
corruzione
attraverso
il
potere
»
.
Ma
,
occorre
ripeterlo
,
tale
paradossale
fenomeno
-
la
dittatura
del
proletariato
senza
il
proletariato
,
la
«
dittatura
per
procura
»
esercitata
in
nome
e
per
conto
della
classe
-
non
può
essere
considerata
una
conseguenza
non
prevista
e
non
prevedibile
.
E
sempre
il
Trockij
menscevico
che
nel
1904
scrive
che
se
il
progetto
leninista
si
fosse
realizzato
«
il
partito
sarebbe
stato
sostituito
dall
'
organizzazione
del
partito
,
l
'
organizzazione
sarebbe
stata
a
sua
volta
sostituita
dal
comitato
centrale
ed
infine
il
comitato
centrale
dal
dittatore
»
.
Con
il
successo
storico
-
politico
del
leninismo
la
logica
giacobina
con
tutte
le
sue
componenti
vecchie
e
nuove
che
sfociano
nella
dittatura
rivoluzionaria
prende
il
sopravvento
sulla
logica
pluralistica
e
democratica
del
socialismo
e
la
Russia
si
incammina
sulla
strada
del
collettivismo
burocratico
-
totalitario
.
Ora
,
dato
che
la
meta
finale
indicata
da
Lenin
era
la
società
senza
classi
e
senza
Stato
,
si
potrebbe
parlare
di
«
eterogenesi
dei
fini
»
nel
senso
che
i
mezzi
adoperati
hanno
fagocitato
l
'
ideale
.
Il
leninismo
al
potere
sarebbe
,
da
questo
punto
di
vista
,
la
dimostrazione
che
non
è
possibile
scindere
i
mezzi
dai
fini
e
che
la
storia
non
è
«
razionale
»
bensì
«
ironica
»
e
persino
«
crudele
»
.
Ma
in
realtà
il
conflitto
tra
bolscevismo
e
socialismo
democratico
non
fu
un
semplice
conflitto
sui
mezzi
da
adoperare
per
avanzare
verso
la
società
ideale
.
Tale
conflitto
è
stato
senz
'
altro
uno
dei
fattori
che
ha
segnato
la
demarcazione
netta
nel
seno
del
movimento
operaio
,
ma
non
certamente
quello
decisivo
.
Fra
comunismo
leninista
e
socialismo
esiste
una
incompatibilità
sostanziale
che
può
essere
sintetizzata
nella
contrapposizione
tra
collettivismo
e
pluralismo
.
Il
leninismo
è
dominato
dall
'
ideale
della
società
omogenea
,
compatta
,
indifferenziata
.
C
'
è
nel
leninismo
la
convinzione
che
la
natura
umana
è
stata
degradata
dall
'
apparizione
della
proprietà
privata
,
che
ha
disintegrato
la
comunità
primitiva
scatenando
la
guerra
di
classe
.
E
c
'
è
soprattutto
il
desiderio
di
ricreare
l
'
unità
originaria
facendo
prevalere
la
volontà
collettiva
sulle
volontà
individuali
,
di
interesse
generale
sugli
interessi
particolari
.
In
questo
senso
il
comunismo
è
organicamente
totalitario
,
nel
senso
che
postula
la
possibilità
di
istituire
un
ordine
sociale
così
armonioso
da
poter
far
a
meno
dello
Stato
e
dei
suoi
apparati
coercitivi
.
Questo
«
totalitarismo
del
consenso
»
deve
però
essere
preceduto
da
un
«
totalitarismo
della
coercizione
»
.
Tanto
è
vero
che
Lenin
non
ha
esitato
a
descrivere
la
dittatura
del
partito
bolscevico
come
«
un
potere
che
poggia
direttamente
sulla
violenza
e
che
non
è
vincolata
da
nessuna
legge
»
.
Pure
la
meta
finale
resta
la
società
senza
Stato
,
cioè
«
il
paradiso
in
terra
»
(
Lenin
)
successivo
alla
«
resurrezione
dell
'
umanità
»
(
Bucharin
)
.
Talché
si
può
dire
che
la
meta
finale
indicata
dal
comunismo
è
«
un
Regno
di
Dio
senza
Dio
»
,
cioè
la
costruzione
reale
del
regno
millenario
di
pace
e
di
giustizia
illusoriamente
promesso
del
messianesimo
giudaicocristiano
.
Non
è
certo
un
caso
,
dunque
,
che
Gramsci
sia
arrivato
a
definire
il
marxismo
«
la
religione
che
ammazzerà
il
cristianesimo
»
realizzando
le
sue
esaltanti
promesse
e
facendo
passare
dalla
potenza
all
'
atto
l
'
ideale
della
società
perfetta
.
Se
questa
interpretazione
del
leninismo
è
corretta
,
allora
la
contrapposizione
fra
socialismo
e
comunismo
è
certo
molto
profonda
.
Il
comunismo
leninista
ha
mire
palingenetiche
:
è
una
religione
travestita
da
scienza
che
pretende
di
aver
trovato
una
risposta
a
tutti
i
problemi
della
vita
umana
.
Per
questo
non
ha
voluto
tollerare
rivali
ed
è
in
una
parola
«
totalitario
»
.
Milovan
Gilas
e
Gilles
Martinet
lo
hanno
sottolineato
in
maniera
convincente
:
il
leninismo
nella
misura
in
cui
aspira
a
rigenerare
la
natura
umana
,
a
creare
un
mondo
purificato
da
ogni
negatività
,
a
porre
fine
allo
scandalo
del
male
,
è
una
dottrina
millenaristica
che
,
una
volta
al
potere
,
non
può
produrre
che
uno
Stato
ideologico
retto
una
casta
.
Gramsci
ha
teorizzato
senza
perifrasi
la
natura
«
totalitaria
»
e
persino
«
divina
»
del
partito
comunista
,
che
non
a
caso
ha
definito
"
il
focolare
della
fede
e
il
custode
della
dottrina
del
socialismo
scientifico
»
.
Il
partito
marxista
-
leninista
in
quanto
incarna
il
progetto
di
disalienazione
totale
dell
'
umanità
,
è
una
istituzione
carismatica
che
racchiude
in
sè
tutte
le
verità
e
tutta
la
moralità
della
teoria
.
Esso
esprime
l
'
etica
,
la
scienza
del
«
proletariato
ideale
»
che
deve
illuminare
il
«
proletariato
reale
»
e
indicargli
«
la
via
della
salvezza
»
(
come
si
legge
nella
risoluzione
del
secondo
Congresso
del
Komintern
)
.
Nelle
sue
mani
ci
sono
«
le
chiavi
della
storia
»
poiché
esso
orienta
sua
azione
alla
luce
dell
'
unica
dottrina
che
sia
scientifica
e
salvifica
ad
un
tempo
.
Per
questo
il
comunismo
non
può
venire
a
patti
con
lo
spirito
critico
,
il
dubbio
metodico
,
la
pluralità
delle
filosofie
,
insomma
con
tutto
ciò
che
rappresenta
il
patrimonio
culturale
della
civiltà
occidentale
laica
e
liberale
.
Esso
,
come
soleva
ricordare
Bertrand
Russell
a
coloro
che
si
facevano
un
'
immagine
mitologica
del
marxismo
-
leninismo
,
si
fonda
sull
'
idea
che
deve
esistere
un
'
autorità
ideologica
(
il
partito
)
che
stabilisce
autocraticamente
i
confini
che
separano
il
bene
dal
male
,
il
vero
dall
'
errore
,
l
'
utile
dal
dannoso
.
Di
qui
l
'
elevazione
del
marxismo
a
filosofia
(
obbligatoria
)
di
Stato
,
l
'
istituzionalizzazione
dell
'
inquisizione
rivoluzionaria
,
la
lotta
accanita
e
spietata
contro
i
devianti
,
i
dissidenti
e
gli
eretici
.
Rispetto
alla
ortodossia
comunista
,
il
socialismo
è
democratico
,
laico
e
pluralista
.
Non
intende
elevare
nessuna
dottrina
al
rango
di
ortodossia
,
non
pretende
porre
i
limiti
alla
ricerca
scientifica
e
al
dibattito
intellettuale
,
non
ha
ricette
assolute
da
imporre
.
Riconosce
che
il
diritto
più
prezioso
dell
'
uomo
è
il
diritto
all
'
errore
.
E
questo
perché
il
socialismo
non
intende
porsi
come
surrogato
,
ideale
e
reale
,
delle
religioni
positive
.
Il
socialismo
nella
sua
versione
democratica
ha
un
progetto
etico
-
politico
che
si
inserisce
nella
tradizione
dell
'
illuminismo
riformatore
e
che
può
essere
sintetizzato
nei
seguenti
termini
:
socializzazione
dei
valori
della
civiltà
liberale
,
diffusione
del
potere
,
distribuzione
ugualitaria
della
ricchezza
e
delle
opportunità
di
vita
,
potenziamento
e
sviluppi
degli
istituti
di
partecipazione
delle
classi
lavoratrici
ai
processi
decisionali
.
Carlo
Rosselli
definiva
appunto
il
socialismo
come
un
liberalismo
organizzatore
e
socializzatore
.
Dalla
pretesa
che
il
comunismo
ha
di
fare
«
l
'
uomo
nuovo
»
deriva
del
tutto
logicamente
il
disegno
di
ristrutturare
tutto
il
campo
sociale
secondo
un
criterio
unico
e
assolutamente
vincolante
.
Il
principio
di
fondo
è
stato
formulato
da
Lenin
in
termini
inequivocabili
:
«
il
partito
tutto
corregge
,
designa
e
dirige
in
base
a
un
criterio
unico
»
al
fine
di
sostituire
«
l
'
anarchia
del
mercato
»
con
la
"
centralizzazione
assoluta
"
.
E
in
effetti
,
del
tutto
coerentemente
con
la
dottrina
,
i
bolscevichi
non
appena
conquistarono
lo
Stato
incominciarono
a
distruggere
sistematicamente
,
metodicamente
,
ogni
centro
di
vita
autonoma
e
operarono
in
modo
da
concentrare
tutto
il
potere
politico
,
economico
e
spirituale
in
un
'
unica
struttura
di
comando
,
l
'
apparato
del
partito
.
E
chi
dice
apparato
dice
controllo
integrale
della
società
da
parte
degli
amministratori
universali
.
Fu
così
che
prese
corpo
lo
Stato
padrone
di
ogni
cosa
,
delle
risorse
economiche
delle
istituzioni
degli
uomini
e
persino
delle
idee
.
L
'
autonomia
della
società
civile
fu
intenzionalmente
soffocata
,
la
spontaneità
sociale
limitata
o
soppressa
,
l
'
individualismo
ridotto
ai
minimi
termini
.
Il
grande
paradosso
della
via
comunista
Ma
,
evidentemente
tutto
ciò
implica
la
burocratizzazione
integrale
della
società
la
quale
come
si
legge
in
«
Stato
e
rivoluzione
»
,
diventa
per
ciò
stesso
«
un
unico
ufficio
ed
un
unico
stabilimento
industriale
»
diretto
dall
'
alto
dell
'
apparato
del
partito
che
vigilerà
sugli
uomini
affinché
essi
non
deviino
dalla
retta
via
fissata
dall
'
ortodossia
.
Di
qui
la
descrizione
del
progetto
collettivistico
data
da
Gilas
:
«
Lo
Stato
comunista
opera
per
raggiungere
la
completa
spersonalizzazione
dell
'
individuo
,
delle
nazioni
e
anche
dei
propri
appartenenti
.
Aspira
a
trasformare
la
società
intera
in
una
società
di
funzionari
.
Aspira
a
controllare
,
direttamente
o
indirettamente
,
salari
e
stipendi
,
alloggi
e
attività
intellettuali
»
.
Analogamente
Pierre
Naville
ha
scritto
che
«
la
burocrazia
nel
socialismo
di
Stato
gode
di
uno
statuto
fino
ad
oggi
sconosciuto
:
di
fatto
essa
controlla
la
totalità
della
vita
economica
,
ed
esercita
questo
controllo
dall
'
alto
E
'
nel
socialismo
di
Stato
che
la
burocrazia
mostra
finalmente
la
su
reale
natura
:
essa
è
l
'
organizzazione
gerarchica
applicata
a
tutto
,
l
'
armatura
reale
della
vita
sociale
e
privata
,
il
comando
su
ogni
cosa
.
Essa
incarna
lo
Stato
nella
sua
doppia
dimensione
nazionale
e
nel
suo
imperialismo
internazionale
»
.
A
questo
punto
possiamo
trarre
alcune
conclusioni
di
ordine
generale
.
Leninismo
e
pluralismo
sono
termini
antitetici
se
prevale
il
primo
muore
il
secondo
.
La
democrazia
(
liberale
o
socialista
)
presuppone
l
'
esistenza
di
una
pluralità
di
centri
di
poteri
(
economici
,
politici
,
religiosi
,
etc
.
)
in
concorrenza
fra
di
loro
,
la
cui
dialettica
impedisce
il
formarsi
di
un
potere
assorbente
e
totalitario
.
Di
qui
la
possibilità
che
la
società
civile
abbia
una
certa
autonomia
rispetto
allo
Stato
e
che
gli
individui
e
i
gruppi
possano
fruire
di
zone
protette
dall
'
ingerenza
della
burocrazia
.
La
società
pluralistica
inoltre
è
una
società
laica
nel
senso
che
non
c
'
è
alcuna
filosofia
ufficiale
di
Stato
,
alcuna
verità
obbligatoria
.
Nella
società
pluralistica
la
legge
della
concorrenza
non
opera
solo
nella
sfera
dell
'
economia
,
ma
anche
in
quella
politica
e
in
quella
delle
idee
.
Il
che
presuppone
che
lo
Stato
è
laico
solo
nella
misura
in
cui
non
pretende
di
esercitare
,
oltre
al
monopolio
della
violenza
,
anche
il
monopolio
della
gestione
dell
'
economia
e
della
produzione
scientifica
.
In
breve
:
l
'
essenza
del
pluralismo
è
l
'
assenza
del
monopolio
.
Tutto
il
contrario
delle
tendenze
che
si
sono
affermate
nel
sistema
comunista
.
I
veri
marxisti
-
leninisti
non
possono
tollerare
contropoteri
,
ideali
comunitari
diversi
da
quello
collettivistico
.
Per
questo
essi
sentono
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
imporre
il
«
socialismo
scientifico
»
ai
recalcitranti
.
Per
questo
Gramsci
aveva
teorizzato
la
figura
del
moderno
Principe
come
«
il
solo
regolatore
»
della
vita
umana
.
La
meta
finale
è
la
società
senza
Stato
,
ma
per
giungervi
occorre
statizzare
ogni
cosa
.
Questo
in
sintesi
è
il
grande
paradosso
del
leninismo
.
Ma
come
è
mai
possibile
estrarre
la
libertà
totale
dal
potere
totale
?
Invece
di
potenziare
la
società
contro
lo
Stato
,
si
è
reso
onnipotente
lo
Stato
con
le
conseguenze
previste
da
tutti
gli
intellettuali
della
sinistra
revisionistica
che
hanno
visto
nel
monopolio
delle
risorse
materiali
e
intellettuali
la
matrice
dell
'
autoritarismo
di
Stato
.
Pertanto
se
vogliamo
procedere
verso
il
pluralismo
socialista
,
dobbiamo
muoverci
in
direzione
opposta
a
quella
indicata
dal
leninismo
:
dobbiamo
diffondere
il
più
possibile
il
potere
economico
,
politico
e
culturale
.
Il
socialismo
non
coincide
con
lo
statalismo
.
Il
socialismo
,
come
ha
ricordato
Norberto
Bobbio
è
la
democrazia
pienamente
sviluppata
,
dunque
è
il
superamento
storico
del
pluralismo
liberale
e
non
già
il
suo
annientamento
.
È
la
via
per
accrescere
e
non
per
ridurre
i
livelli
di
libertà
e
di
benessere
e
di
uguaglianza
.
StampaPeriodica ,
25
aprile
1945
.
Un
filare
di
pioppi
maestosi
su
un
alto
argine
,
delle
pecore
che
pascolano
,
il
sole
attraverso
i
pioppi
.
Un
giovane
cammina
cantando
,
è
una
bella
giornata
,
il
cuore
è
lieto
.
Un
uomo
si
alza
tra
i
cespugli
,
imbraccia
un
mitra
,
spara
;
il
giovane
cammina
un
poco
barcollando
,
cade
,
muore
.
Nello
stesso
tempo
un
gruppo
di
contadine
dà
la
caccia
attraverso
i
campi
a
un
uomo
e
una
donna
che
fuggono
,
li
raggiungono
,
li
ammazzano
a
colpi
di
forcone
.
Ancora
,
nello
stesso
tempo
,
un
ragazzo
si
impadronisce
di
un
fucile
,
entra
in
una
villa
,
prende
di
mira
un
uomo
di
mezza
età
che
se
ne
sta
a
tavola
,
facendo
colazione
.
Poi
sullo
schermo
appaiono
le
parole
"
Molti
anni
prima
"
.
Adesso
dunque
sapremo
il
motivo
di
questi
eventi
terribili
e
incomprensibili
;
lo
sapremo
,
come
avviene
nel
cinema
,
grazie
ad
un
lungo
,
lunghissimo
flash
-
back
,
ovvero
,
come
si
diceva
una
volta
,
un
passo
indietro
.
E
infatti
il
passo
indietro
lo
facciamo
addirittura
di
cinquant
'
anni
,
nell
'
atmosfera
patriarcale
e
sonnolenta
della
campagna
emiliana
,
all
'
inizio
del
secolo
.
Dunque
,
ben
presto
sapremo
il
motivo
di
quell
'
assassinio
,
di
quella
caccia
all
'
uomo
,
di
quel
fucile
puntato
.
Evidentemente
,
qualcuno
in
quell
'
alba
del
1900
ha
commesso
un
delitto
rimasto
impunito
per
ben
cinquant
'
anni
e
adesso
,
mezzo
secolo
dopo
,
è
chiamato
a
pagarne
il
fio.Ma
no
,
niente
di
tutto
questo
.
Il
proprietario
di
terre
Alfredo
Berlinghieri
sta
aspettando
la
nascita
di
un
nipote
,
erede
del
suo
ingente
patrimonio
terriero
e
la
stessa
attesa
si
verifica
nella
vita
di
Leo
,
vecchio
e
fedele
bracciante
.
Il
Berlin
-
ghieri
è
un
tipico
proprietario
di
terre
paternalista
e
quasi
feudale
.
Come
gli
nasce
il
nipote
,
va
a
cercare
nella
cantina
delle
bottiglie
di
spumante
,
le
mette
in
una
cesta
che
affida
alle
braccia
robuste
di
un
suo
buffone
privato
,
che
va
in
giro
vestito
da
Rigoletto
(
tutto
questo
avviene
il
giorno
della
morte
di
Verdi
,
uomo
-
simbolo
della
vecchia
e
,
almeno
a
giudicare
dal
Berlinghieri
,
retriva
Italia
del
Risorgimento
)
e
fa
una
di
quelle
cose
che
oggi
ci
farebbero
accapponare
la
pelle
dalla
vergogna
e
dal
disagio
,
ma
che
,
allora
,
prima
della
presa
di
coscienza
classista
,
a
quanto
pare
erano
frequenti
e
innocue
;
va
su
un
prato
dove
i
suoi
braccianti
stanno
falciando
l
'
erba
e
offre
a
ciascuno
di
loro
una
bottiglia
affinché
bevano
alla
salute
del
nipote
appena
nato
.
I
braccianti
accettano
,
più
o
meno
;
soltanto
il
vecchio
Leo
,
forse
perché
si
trova
nella
stessa
situazione
del
Berlinghieri
e
non
può
fare
a
meno
di
rendersi
conto
,
pur
nel
suo
lealismo
di
vecchio
schiavo
,
che
la
sorte
dei
due
bambini
sarà
molto
diversa
,
nicchia
e
alla
fine
rifiuta
il
vino
.
Il
Berlinghieri
insiste
,
petulante
,
accorato
,
autoritario
;
alla
fine
Leo
si
rassegna
e
beve
.
Il
Berlinghieri
,
nella
sua
imbecillità
patriarcale
adesso
è
soddisfatto
;
i
miseri
braccianti
dai
volti
screpolati
dalla
fatica
,
puzzolenti
di
sudore
e
di
stalla
,
hanno
bevuto
alla
salute
del
piccolo
vampiro
borghese
che
,
come
già
il
nonno
e
il
padre
,
succhierà
il
loro
sangue
.
E
invece
non
si
rende
conto
che
,
in
quel
prato
,
quella
mattina
,
è
avvenuto
qualche
cosa
di
terribile
,
cioè
la
lotta
di
classe
è
,
ufficialmente
,
cominciata
.
Questa
lotta
di
classe
,
con
alterne
vicende
(
scioperi
,
agitazioni
,
moti
di
piazza
,
socialismo
,
guerra
partigiana
,
da
una
parte
;
patriarcalismo
,
liberalismo
,
fascismo
,
regime
democristiano
dall
'
altra
)
,
arriverà
,
senza
trovare
soluzioni
,
fino
ai
giorni
nostri
.
La
lotta
di
classe
costituisce
la
struttura
portante
di
questo
Novecento
di
Bernardo
Bertolucci
;
ma
non
bisogna
pensare
ad
un
film
collettivo
,
unanimista
.
Novecento
ha
per
protagonista
di
fondo
la
società
italiana
;
ma
questa
società
si
articola
,
appunto
in
base
al
tema
della
lotta
di
classe
,
in
una
folla
di
personaggi
principali
e
secondari
.
Anzi
il
film
racconta
,
o
meglio
vuole
farci
credere
che
racconta
,
la
storia
del
privato
rapporto
dei
due
che
sono
nati
il
giorno
della
morte
di
Verdi
,
il
padrone
Alfredo
e
il
contadino
Olmo
.
Essi
giocano
insieme
,
gareggiano
insieme
in
tante
prove
grandi
e
piccole
,
dalla
forza
del
braccio
alla
lunghezza
del
pene
,
vanno
insieme
alla
guerra
del
1914
(
o
meglio
ci
va
Olmo
,
Alfredo
si
fa
imboscare
)
,
vanno
a
letto
insieme
con
una
puttana
di
paese
,
incontrano
insieme
le
donne
della
loro
vita
(
Olmo
la
maestrina
socialista
Anita
,
Alfredo
la
ricca
,
raffinata
e
velleitaria
Ada
Fiastri
Paulhan
).Intanto
la
lotta
di
classe
continua
imperterrita
e
inevitabile
.
Per
esempio
,
i
padroni
,
di
fronte
alla
minaccia
socialista
,
si
uniscono
;
fanno
in
chiesa
una
sacrilega
colletta
per
finanziate
il
fascismo
;
una
squadraccia
dà
alle
fiamme
la
case
del
popolo
;
i
contadini
riescono
ancora
a
organizzare
un
solenne
funerale
alle
vittime
dei
fascisti
,
ma
sarà
l
'
ultima
protesta
prima
dell
'
affermarsi
della
dittatura
...
La
storia
,
tra
molti
caratteri
variabili
,
ne
ha
uno
costante
:
è
serena
.
Questa
serenità
per
niente
affatto
giustificata
dagli
avvenimenti
per
lo
più
orribili
che
la
storia
ci
racconta
,
deriva
dal
fatto
che
gli
storici
,
si
tratti
di
favoleggiatori
candidi
come
Erodoto
o
di
critici
eruditi
come
Rostowzeff
,
convengono
tutti
di
parlare
di
cose
di
cui
non
hanno
avuto
diretta
e
immediata
esperienza
.
E
infatti
la
credibilità
dello
storico
non
è
di
specie
sentimentale
come
quella
del
romanziere
ma
intellettuale
come
quella
del
critico.In
Novecento
la
serenità
che
è
propria
della
storia
non
c
'
è
perché
Bertolucci
vorrebbe
che
la
sua
scorribanda
in
mezzo
secolo
di
storia
italiana
apparisse
come
una
esperienza
non
già
contemplata
da
lontano
ma
vissuta
e
sofferta
da
vicino
e
per
giunta
vissuta
e
sofferta
come
storia
.
In
maniera
contradditoria
egli
vuole
che
i
personaggi
pur
mentre
vivono
la
loro
esistenza
privata
,
sappiano
di
soffrire
la
storia
in
ogni
loro
anche
minima
azione.Per
ottenere
questo
scopo
Bertolucci
ha
interiorizzato
il
passato
,
o
meglio
ha
sostituito
il
passato
con
la
vicenda
della
sua
vita
interiore
.
Questa
sostituzione
ha
portato
a
risultati
singolari
,
alcuni
convincenti
altri
meno
.
Tra
i
primi
,
bisogna
mettere
il
rapporto
con
la
natura
e
quello
con
il
popolo
.
Il
rapporto
con
la
natura
si
esprime
come
inesauribile
nostalgia
della
campagna
nativa
nei
bellissimi
paesaggi
,
in
molti
particolari
naturali
,
nei
tanti
volti
di
contadini
che
ci
vengono
additati
in
frequenti
primi
piani
.
Il
rapporto
con
il
popolo
si
esprime
,
invece
,
in
maniera
penosa
e
ossessiva
,
in
un
altrettanto
inesauribile
senso
di
colpa
al
quale
dobbiamo
,
oltre
a
molte
scene
crudeli
e
imbarazzanti
come
quella
dello
spumante
,
la
generale
visione
manichea
che
spartisce
il
film
in
due
mondi
:
da
una
parte
il
popolo
idealizzato
in
senso
positivo
,
dall
'
altra
la
borghesia
illuminata
da
una
luce
sinistra
e
disperata
.
Tutta
la
vicenda
,
insomma
,
è
guardata
dall
'
angolo
visuale
di
un
privilegio
sociale
pentito
,
insicuro
,
scosso
.
Più
complicate
si
fanno
le
cose
allorché
Bertolucci
sostituisce
il
passato
con
se
stesso
,
dissociandosi
nei
due
personaggi
di
Alfredo
il
padrone
e
Olmo
il
contadino
.
Il
narcisismo
inevitabile
in
una
simile
operazione
ingenera
un
senso
,
di
freddezza
emblematica
,
come
di
apologo
didascalico
.
L
'
amore
-
odio
di
Alfredo
e
Olmo
così
simbolico
,
non
si
accorda
con
il
contesto
realistico
nel
quale
è
inserito
.
Forse
soltanto
l
'
omosessualità
avrebbe
potuto
dare
un
carattere
di
realtà
al
rapporto
tra
i
due
uomini
.
Ma
allora
sarebbe
saltato
il
messaggio
del
film.Adesso
bisognerebbe
parlare
della
capacità
narrativa
e
,
diciamo
così
,
"
muscolare
"
di
Bernardo
Bertolucci
che
in
questo
film
viene
confermata
al
di
là
del
necessario
.
Ci
limitiamo
a
dire
che
Bertolucci
ha
cercato
disperatamente
di
esprimere
qualche
cosa
che
gli
stava
a
cuore
.
Di
qui
la
sincerità
di
Novecento
,
altro
tratto
curioso
in
un
film
a
sfondo
storico
.
Novecento
è
affollato
di
attori
straordinari
.
La
vecchiaia
borghese
di
Burt
Lancaster
,
quella
popolana
di
Sterling
Hayden
,
la
dignità
dolente
di
Maria
Monti
,
la
naturalezza
simpatica
di
Gerard
Depardieu
,
il
dubbio
intellettuale
di
Robert
De
Niro
,
il
volontarismo
intrepido
di
Stefania
Sandrelli
,
il
filisteismo
trafelato
di
Romolo
Valli
,
la
perversità
provinciale
di
Laura
Betti
,
l
'
erotismo
recitato
di
Dominique
Sanda
,
il
sadismo
subalterno
di
Donald
Sutherland
compongono
,
pur
sullo
sfondo
collettivo
,
un
mosaico
di
situazioni
e
di
vicende
individuali
.
StampaPeriodica ,
Probabilmente
il
mito
di
Pavese
va
spiegato
con
l
'
incapacità
dello
scrittore
di
creare
il
mito
nei
suoi
libri
.
Non
vogliamo
dire
con
questo
che
Pavese
si
è
ucciso
perché
era
consapevole
di
non
essere
riuscito
a
dire
certe
cose
.
Pavese
aveva
della
propria
opera
e
di
se
stesso
un
'
opinione
altissima
,
come
si
può
vedere
nel
diario
.
Ma
,
strano
a
dirsi
,
è
proprio
questa
idea
esagerata
di
se
stesso
che
in
parte
ne
ha
provocato
la
morte
.
Dopo
aver
avuto
il
premio
Strega
ed
aver
scritto
La
luna
e
i
falò
Pavese
ha
deciso
ad
un
tratto
che
aveva
ottenuto
,
in
senso
sociale
e
creativo
,
il
massimo
successo
possibile
e
che
di
conseguenza
non
aveva
più
alcun
motivo
di
vivere
.
Ha
fatto
un
po
'
come
certe
coppie
di
amanti
che
si
ammazzano
perché
sono
convinti
che
il
loro
amore
è
così
perfetto
da
non
poter
essere
coronato
ormai
che
dalla
morte
.
La
verità
,
secondo
noi
,
è
invece
diversa
.
Pavese
non
è
riuscito
a
creare
il
mito
nella
pagina
;
e
il
suo
suicidio
va
interpretato
come
un
tentativo
di
crearlo
nella
vita
.
In
questo
modo
si
spiega
non
soltanto
il
suicidio
ma
anche
la
accurata
fabbricazione
e
preparazione
psicologica
e
culturale
dell
'
atto
disperato
.
E
infatti
l
'
operazione
tristissima
e
orgogliosissima
è
riuscita
.
Il
mito
di
Pavese
,
il
mito
dello
scrittore
che
si
è
ucciso
per
motivi
esistenziali
sopravvivrà
alla
sua
opera
.
Ma
i
motivi
erano
soltanto
apparentemente
esistenziali
.
In
realtà
erano
letterari
.
Niente
illumina
meglio
il
mito
di
Pavese
che
il
suo
rapporto
con
Melville
.
Melville
,
il
mito
l
'
aveva
saputo
creare
nella
pagina
ed
era
morto
nel
suo
letto
.
Il
mito
della
balena
bianca
,
come
tutti
i
miti
della
letteratura
,
nasce
da
una
grandiosa
riflessione
che
ha
le
sue
radici
nel
senso
comune
o
se
si
preferisce
nell
'
inconscio
collettivo
.
La
riflessione
riguarda
il
Bene
e
il
Male
,
l
'
Uomo
e
la
Natura
,
la
Ragione
e
l
'
Irrazionale
e
così
via
.
Ricco
di
senso
comune
,
in
comunicazione
diretta
con
l
'
inconscio
collettivo
,
Melville
,
come
tutti
i
grandi
poeti
,
crea
il
mito
senza
saperlo
e
senza
averne
l
'
intenzione
.
Ciò
che
preme
non
è
creare
il
mito
ma
dire
certe
cose
,
ossia
fornire
una
sua
interpretazione
di
una
visione
del
mondo
che
non
è
sua
,
avendola
ricevuta
in
eredità
dalla
società
di
cui
fa
parte
.
Oggi
si
direbbe
che
Melville
era
,
ingenuamente
e
inconsciamente
,
un
contenutista
.
Saper
criticamente
cos
'
è
un
mito
e
decidere
,
per
così
dire
,
a
freddo
,
cioè
in
base
a
una
riflessione
culturale
,
di
fabbricarne
uno
,
è
invece
il
contrario
del
contenutismo
ingenuo
ed
inconscio
.
È
decadentismo
formalistico
.
A
suo
tempo
ho
scritto
un
articolo
:
«
Pavese
decadente
»
,
che
non
è
piaciuto
agli
ammiratori
di
Pavese
;
ma
oggi
l
'
idea
del
decadentismo
di
Pavese
è
ormai
accettata
.
Cos
'
è
uno
scrittore
decadente
?
È
un
letterato
colto
e
raffinato
ma
egotista
,
sfornito
di
senso
comune
e
senza
rapporti
con
l
'
inconscio
collettivo
.
Questo
letterato
ammira
i
grandi
poeti
creatori
di
miti
e
si
domanda
,
con
ingenuità
:
«
Perché
loro
sì
e
io
no
?
Oltre
tutto
io
sono
in
una
posizione
di
vantaggio
.
Io
so
cos
'
è
il
mito
,
loro
non
lo
sapevano
»
.
Già
,
ma
sapere
,
in
questo
caso
,
vuol
dire
non
potere
.
Tuttavia
il
decadente
ha
pur
sempre
una
maniera
di
creare
il
mito
:
fuori
della
pagina
,
nella
vita
.
Il
caso
di
D
'
Annunzio
è
esemplare
.
Nella
pagina
di
D
'
Annunzio
il
mito
non
c
'
è
.
D
'
Annunzio
,
allora
,
lo
crea
nella
vita
con
le
donne
,
il
lusso
,
le
imprese
militari
,
le
piume
ecc.
Abbiamo
già
detto
che
Pavese
si
è
ucciso
«
anche
»
perché
era
convinto
di
essere
ormai
uno
scrittore
del
tutto
riuscito
e
concluso
.
In
altri
termini
,
Pavese
si
sarebbe
ucciso
per
ingenuità
,
quella
ingenuità
che
è
indispensabile
per
creare
il
mito
.
L
'
ingenuità
di
Pavese
avrebbe
consistito
nel
darsi
la
morte
«
per
la
disperazione
del
successo
»
.
A
riprova
si
confronti
il
suicidio
di
Hemingway
con
quello
di
Pavese
.
Il
suicidio
di
Hemingway
desta
un
'
immensa
pietà
;
ma
non
si
concreta
in
un
mito
perché
l
'
opera
di
Hemingway
è
tanto
più
importante
della
sua
vita
e
della
sua
morte
.
Non
si
parla
oggi
di
Hemingway
come
di
uno
scrittore
che
si
è
ucciso
;
ma
come
di
uno
scrittore
che
ha
scritto
certi
libri
e
poi
,
purtroppo
,
si
è
ucciso
.
Il
mito
di
Pavese
è
invece
quello
dello
scrittore
che
si
uccide
.
Questo
mito
,
in
certo
modo
,
nasconde
l
'
opera
di
Pavese
,
confondendo
le
idee
della
critica
e
dei
lettori
.
Per
coloro
che
non
hanno
bisogno
di
opere
ma
di
miti
,
Pavese
è
un
autore
ideale
.
Così
alla
fine
bisogna
pur
dire
che
il
capolavoro
di
Pavese
è
la
sua
morte
,
cioè
un
evento
che
pur
verificandosi
fuori
della
letteratura
,
«
continua
»
la
letteratura
.
Anche
qui
il
decadentismo
si
conferma
un
'
ultima
volta
,
tragicamente
.