StampaQuotidiana ,
Torna
la
coppia
di
vecchi
eroi
,
l
'
aristocratico
scienziato
barone
Victor
Frankenstein
divorato
dall
'
ambizione
di
creare
un
essere
umano
e
di
sconfiggere
la
morte
e
la
sua
Creatura
mostruosa
e
innocente
,
fortissima
e
patetica
,
che
uccide
quando
viene
privata
d
'
amore
e
respinta
.
Torna
nel
momento
in
cui
domina
l
'
antintellettualismo
,
in
cui
s
'
infittiscono
le
discussioni
sulla
bioetica
e
sulle
manipolazioni
genetiche
,
si
ripropongono
tutti
gli
antichi
interrogativi
che
oppongono
la
religiosità
alla
sperimentazione
scientifica
:
cosa
vuol
dire
,
cosa
comporta
creare
o
alterare
una
vita
,
è
giusto
o
ingiusto
,
abbiamo
il
diritto
?
Mary
Shelley
,
calma
bellezza
inglese
,
intelligentissima
figlia
del
pensatore
William
Goodwin
e
della
femminista
Mary
Wollestoncraft
,
amante
sedicenne
e
poi
moglie
del
poeta
Percy
Bysshe
Shelley
,
aveva
meno
di
vent
'
anni
quando
scrisse
per
scommessa
nel
1816
Frankenstein
o
il
Prometeo
moderno
,
tragedia
gotica
,
requiem
romantico
,
epopea
antiscientifica
e
antirazionalista
del
sapiente
maledetto
che
vuol
rubare
a
Dio
il
segreto
della
vita
per
il
bene
dell
'
umanità
e
che
per
il
suo
sacrilego
orgoglio
intellettuale
viene
punito
,
sepolto
tra
blocchi
di
ghiaccio
nel
gelo
dell
'
Oceano
Artico
.
Tra
gli
infiniti
film
ispirati
alla
coppia
infelice
,
questo
di
Branagh
,
come
indica
il
titolo
,
è
quello
che
vuoi
essere
più
fedele
(
ma
non
del
tutto
fedele
,
si
capisce
)
al
testo
ottocentesco
:
«
Avevo
visto
dei
Frankenstein
in
bianco
e
nero
,
con
scienziati
pazzi
assistiti
da
nani
gobbi
,
e
non
m
'
avevano
interessato
affatto
.
Il
romanzo
,
invece
,
m
'
ha
affascinato
:
non
riuscivo
a
capire
perché
nessuno
avesse
mai
tentato
l
'
impresa
di
farne
davvero
un
film
»
.
Quindi
ha
lasciato
perdere
ironia
,
parodia
,
revisioni
culturali
,
epistemologia
,
filtri
intellettuali
,
psicoanalisi
,
aggiornamenti
possibili
,
e
ha
semplicemente
filmato
il
romanzo
immergendolo
in
un
'
atmosfera
nera
,
avventurosa
e
fatale
:
navi
prigioniere
dei
ghiacci
come
nelle
vecchie
illustrazioni
dei
romanzi
di
Verne
,
figure
da
spavento
affioranti
dal
nulla
nebbioso
come
in
Nosferatu
,
ululati
nel
buio
,
tuoni
,
fulmini
,
saette
e
diluvi
,
immensi
saloni
spopolati
,
castelli
sperduti
,
scalee
,
alte
cime
nevose
di
quelle
Alpi
«
cattedrali
della
morte
e
del
gelo
»
che
impaurivano
i
turisti
inglesi
ottocenteschi
,
contadini
divorati
dalla
miseria
,
folle
furenti
pronte
ad
aggredire
bastonare
e
impiccare
,
esodi
e
cadaveri
dell
'
epidemia
di
colera
.
Kenneth
Branagh
ha
filmato
il
romanzo
senza
risparmiarsi
nulla
né
vergognarsi
di
niente
,
alla
sua
maniera
banale
e
seducente
.
Disperazione
?
I
personaggi
si
danno
pugni
in
testa
.
Felicità
?
Saltano
,
ridono
,
s
'
abbracciano
,
intrecciano
balli
.
Dramma
?
Corrono
a
perdifiato
o
galoppano
a
briglia
sciolta
.
S
'
era
già
visto
in
Molto
rumore
per
nulla
quanta
fiducia
abbia
il
teatrante
inglese
trentacinquenne
,
qui
regista
e
interprete
del
personaggio
di
Frankenstein
,
nel
dinamismo
,
nella
velocità
,
nella
semplificazione
,
nell
'
energia
.
Lo
confermano
la
rapidità
vignettistica
della
narrazione
e
la
grande
scena
della
creazione
,
tra
mito
arcaico
e
anticipazione
industriale
,
tra
fiamme
,
binari
e
catene
ferree
,
pulegge
,
ruote
,
vibrare
azzurro
di
pulsioni
elettriche
e
un
enorme
sarcofago
bronzeo
colmo
di
liquido
amniotico
,
con
Branagh
-
Frankenstein
che
si
affanna
quasi
pazzo
a
torso
nudo
esibendo
il
corpo
addestrato
e
muscolato
.
Ma
è
proprio
questa
visione
elementare
,
illustrativa
,
a
dare
al
film
un
fascino
particolare
,
una
suggestione
accattivante
.
E
poi
c
'
è
la
Creatura
,
naturalmente
.
Robert
De
Niro
è
irriconoscibile
con
la
faccia
e
il
corpo
attraversati
da
grosse
cuciture
nere
i
cui
punti
sembrano
non
dover
mai
cadere
e
da
cicatrici
incancellabili
,
sfigurato
da
un
occhio
diverso
dall
'
altro
,
sussultante
per
una
zoppia
molto
forte
:
mette
meno
spavento
del
suo
personaggio
in
Cape
Fear
di
Scorsese
,
ma
anche
abbrutito
dal
trucco
-
maschera
arriva
a
comunicare
il
dolore
della
solitudine
e
del
rifiuto
.
È
ridicolo
quando
s
'
intenerisce
di
fronte
alla
famigliola
misera
e
coraggiosa
spiando
la
quale
impara
a
parlare
e
a
leggere
,
quando
la
aiuta
provvedendo
alle
necessità
(
taglia
e
accatasta
legna
,
strappa
alla
terra
gelata
rape
e
patate
,
mette
tutto
in
ordine
come
Biancaneve
nella
casetta
dei
sette
nani
)
.
È
fantastico
quando
s
'
infuria
e
uccide
,
quando
strappa
il
cuore
palpitante
dal
petto
della
moglie
di
Frankenstein
,
quando
s
'
immola
morendo
sul
pack
insieme
con
il
suo
Creatore
.
Molti
,
in
un
coro
di
rimpianti
,
hanno
detto
di
preferire
il
vecchio
Boris
Karloff
:
ma
forse
è
la
nostalgia
tenace
riservata
ai
giocattoli
perduti
dell
'
infanzia
.
StampaQuotidiana ,
Se
un
film
italiano
troppo
lungo
,
ben
recitato
e
noioso
venisse
a
rivelarci
che
Lascia
o
raddoppia
?
fin
dall
'
inizio
era
truccato
,
che
a
Lando
Degoli
,
a
Marianini
o
a
Paola
Bolognani
venivano
comunicate
in
anticipo
le
domande
con
relative
risposte
esatte
,
che
ansie
e
tensioni
in
cabina
erano
finte
,
troveremmo
la
forza
d
'
indignarci
,
quando
da
quarant
'
anni
si
parla
del
potere
di
mistificazione
e
dell
'
uso
politico
della
tv
,
quando
sappiamo
adesso
che
alla
tv
persino
i
casi
umani
sono
recitati
a
pagamento
?
Magari
no
.
Quiz
Show
rievoca
,
con
la
proba
ingenuità
tipica
del
suo
regista
Robert
Redford
,
un
telescandalo
americano
che
nel
1958
provò
la
natura
fraudolenta
di
Twenty
-
One
(
Ventuno
)
,
gioco
televisivo
a
quiz
nozionistici
allora
di
massimo
successo
,
trasmesso
in
diretta
dalla
rete
televisiva
National
Broadcasting
Corporation
(
NBC
)
:
i
concorrenti
conoscevano
prima
di
andare
in
onda
domande
e
risposte
,
vincevano
o
perdevano
e
si
alternavano
non
per
merito
o
demerito
ma
a
seconda
delle
esigenze
spettacolari
o
delle
necessità
commerciali
dello
sponsor
;
l
'
imbroglio
che
coinvolgeva
tanto
la
tv
quanto
i
concorrenti
si
estese
all
'
intero
sistema
,
anche
giudiziario
;
l
'
indagine
condotta
da
un
avvocato
del
Comitato
del
Congresso
sul
controllo
legislativo
chiarì
la
truffa
ma
non
rovinò
il
concorrente
più
popolare
,
Charles
Van
Doren
,
bel
giovane
di
buona
famiglia
d
'
intellettuali
che
salvò
la
faccia
confessando
la
verità
,
pentendosi
e
chiedendo
perdono
con
un
bel
discorso
.
Redford
ha
continuato
a
ripetere
che
l
'
episodio
«
segnò
la
fine
dell
'
innocenza
nella
storia
sociale
americana
»
,
cancellò
la
fiducia
popolare
nella
televisione
:
però
dirlo
non
basta
.
Si
intuiscono
i
significati
simbolici
e
sociali
attribuiti
al
vecchio
fatto
di
cronaca
,
il
bluff
rappresentato
dalla
fede
americana
nel
merito
individuale
,
la
morale
calpestata
dalla
corruzione
che
tocca
tutti
,
la
solidarietà
nel
peggio
dell
'
establishment
,
il
dominio
dei
soldi
e
della
vanità
:
ma
sono
espressi
troppo
primariamente
e
sommariamente
per
risultare
drammatici
,
per
dare
all
'
episodio
uno
spessore
etico
-
politico
convincente
,
e
non
s
'
aspettava
certo
Quiz
Show
per
sapere
che
la
tv
mistifica
e
che
i
privilegiati
cascano
sempre
in
piedi
.
Nel
racconto
scolastico
manca
l
'
emozione
,
grava
spesso
il
tedio
.
Le
qualità
del
film
stanno
piuttosto
nella
recitazione
eccellente
di
John
Turturro
,
di
Ralph
Fiennes
,
di
Paul
Scofield
,
di
tutti
gli
interpreti
compresi
,
in
piccole
parti
,
i
registi
Martin
Scorsese
e
Barry
Levinson
;
nella
ricostruzione
d
'
epoca
,
in
un
'
aria
semplice
e
semplificata
degli
anni
Cinquanta
il
cui
merito
va
soprattutto
ai
toni
scelti
dal
direttore
della
fotografia
Michael
Ballhaus
;
nel
ritratto
convenzionale
ma
bello
d
'
una
famiglia
altoborghese
di
intellettuali
con
le
sue
eleganti
abitudini
di
vita
,
la
sua
sobrietà
,
la
sua
spietata
certezza
di
superiorità
.
StampaQuotidiana ,
È
un
titolo
bello
,
Un
eroe
borghese
,
e
dice
molto
.
Definisce
con
l
'
appartenenza
alla
classe
di
cui
praticava
le
virtù
da
altri
spesso
rinnegate
Giorgio
Ambrosoli
,
avvocato
di
Milano
,
nominato
nel
1974
commissario
liquidatore
della
fallita
Banca
Privata
Italiana
di
Michele
Sindona
,
quarantenne
,
sposato
,
padre
di
tre
bambini
,
un
moderato
di
brutto
carattere
,
«
rigido
,
intransigente
,
moralista
,
serio
,
bravo
,
libero
e
solo
...
che
avrebbe
potuto
vivere
tranquillo
con
le
sue
serene
abitudini
e
invece
,
per
la
passione
dell
'
onestà
,
si
batté
contro
un
"
genio
del
male
"
sorretto
da
forze
potenti
palesi
e
occulte
,
e
fu
sconfitto
»
:
venne
ammazzato
sotto
casa
in
una
notte
d
'
estate
del
1979
,
con
diversi
colpi
di
357
Magnum
sparati
al
petto
,
dal
killer
William
J
.
Aricò
venuto
dall
'
America
,
assoldato
da
Sindona
per
25.000
dollari
.
Un
professionista
deciso
a
fare
il
proprio
lavoro
e
il
proprio
dovere
senza
badare
agli
interessi
che
colpiva
né
alle
fortissime
pressioni
di
politici
democristiani
per
salvare
Sindona
:
e
per
questo
,
nell
'
Italia
sventurata
di
sedici
anni
fa
e
di
oggi
,
un
eroe
.
Il
caso
Ambrosoli
,
che
resta
esemplarmente
a
illustrare
i
viluppi
della
politica
mafiosa
,
della
politica
nera
,
della
politica
dei
soldi
di
questi
anni
,
è
la
materia
del
libro
di
Corrado
Stajano
pubblicato
nel
1991
da
Einaudi
,
appunto
Un
eroe
borghese
,
da
cui
il
film
diretto
da
Michele
Placido
è
tratto
con
fedeltà
.
Racconta
l
'
incarico
ricevuto
dall
'
avvocato
e
la
sua
vita
famigliare
;
le
sue
indagini
per
chiarire
gli
oscuri
intrecci
e
le
non
gratuite
protezioni
politiche
che
avevano
portato
il
banchiere
siciliano
Michele
Sindona
ad
un
'
ascesa
vertiginosa
seguita
poi
da
una
caduta
rovinosa
;
i
troppi
non
disinteressati
interventi
per
salvarlo
;
le
difficoltà
,
i
trabocchetti
e
le
minacce
conclusisi
con
la
morte
di
Ambrosoli
(
più
tardi
,
con
la
morte
del
suo
killer
,
precipitato
da
quindici
metri
di
altezza
«
mentre
tentava
d
'
evadere
dal
carcere
a
New
York
»
;
e
con
la
morte
del
mandante
dell
'
omicidio
,
Sindona
,
avvelenato
da
un
caffè
in
prigione
.
Fabrizio
Bentivoglio
è
il
protagonista
,
sobrio
e
bravo
.
Omero
Antonutti
,
senza
barba
,
è
l
'
antagonista
,
molto
diverso
da
come
appariva
Sindona
nella
primavera
del
1975
,
latitante
non
ricercato
né
estradato
da
alcuno
,
nella
suite
lussuosa
all
'
Hotel
Pierre
di
New
York
o
nel
piccolo
ufficio
di
Park
Avenue
d
'
una
società
dal
nome
insignificante
,
Cisco
:
mentre
Antonutti
è
pacato
,
laconico
e
asciutto
,
Sindona
era
loquace
,
mellifluo
,
minaccioso
,
ilare
,
ricattatorio
;
come
Antonutti
nel
film
,
accusava
l
'
Italia
d
'
essere
un
Paese
senza
libertà
,
si
diceva
vittima
d
'
un
complotto
ordito
dai
comunisti
e
dall
'
«
infame
trio
Rondelli
-
Ugo
La
Malfa
-
Cuccia
»
.
Michele
Placido
è
il
maresciallo
maggiore
della
Guardia
di
Finanza
Silvio
Novembre
,
collaboratore
e
amico
,
l
'
uomo
più
vicino
ad
Ambrosoli
in
quei
suoi
cinque
anni
terribili
.
Giuliano
Montaldo
è
l
'
allora
governatore
della
Banca
d
'
Italia
Guido
Carli
,
che
affidò
all
'
avvocato
l
'
estremo
incarico
.
Ricky
Tognazzi
è
Mario
Sarcinelli
,
allora
Capo
della
Vigilanza
della
Banca
d
'
Italia
.
Andreotti
ed
Evangelisti
non
si
vedono
ma
vengono
spesso
nominati
nel
film
come
protettori
di
Sindona
.
Laura
Betti
è
un
efficace
personaggio
d
'
invenzione
,
una
collaboratrice
fedele
di
Sindona
che
cita
Stendhal
:
«
L
'
onestà
è
la
virtù
della
gente
dappoco
»
.
Gli
sceneggiatori
Graziano
Diana
e
Angelo
Pasquini
sono
riusciti
a
non
rendere
melodrammatico
un
destino
tragico
:
ma
era
forse
fatale
che
il
borghese
onesto
e
solo
risultasse
non
soltanto
un
eroe
,
quasi
un
santo
o
un
santino
.
La
straordinaria
fotografia
di
Luca
Bigazzi
dà
una
nobile
intensità
al
film
non
bello
ma
rilevante
nella
tradizione
del
cinema
sociopolitico
italiano
:
utile
a
chiarire
la
trama
dei
rapporti
fra
parti
dello
Stato
,
criminalità
organizzata
,
alta
finanza
;
utile
a
capire
i
meccanismi
d
'
un
passato
di
vergogna
;
utile
a
cogliere
quanto
di
quel
passato
sussista
o
possa
riprodursi
nel
presente
.
Dall
'
uccisione
dell
'
avvocato
Giorgio
Ambrosoli
sono
passati
sedici
anni
.
Molti
dei
protagonisti
d
'
allora
sono
morti
anche
di
morte
violenta
,
oppure
scomparsi
dalla
scena
:
Sindona
,
Calvi
,
monsignor
Marcinkus
,
il
finanziere
vaticano
a
capo
dell
'
Istituto
per
le
Opere
di
Religione
,
Franco
Evangelisti
,
l
'
allora
segretario
amministrativo
della
Democrazia
cristiana
,
Giulio
Andreotti
per
ventuno
volte
ministro
e
per
sette
volte
presidente
del
Consiglio
ora
incriminato
per
collusione
con
la
mafia
.
Tra
i
personaggi
nominati
nel
film
,
soltanto
Licio
Gelli
e
Enrico
Cuccia
,
ciascuno
a
suo
modo
,
persistono
.
Non
s
'
è
fatta
limpida
l
'
acqua
torbida
italiana
:
purtroppo
di
eroi
borghesi
c
'
è
ancora
bisogno
.
StampaQuotidiana ,
L
'
unica
sorpresa
è
che
Gabriel
Byrne
,
interprete
del
professor
Friedrich
Baer
innamorato
di
Jo
March
,
nonostante
sia
tedesco
parli
nel
doppiaggio
italiano
con
un
accento
francese
caricaturale
identico
a
quello
di
Peter
Sellers
-
Ispettore
Clouseau
in
La
pantera
rosa
.
L
'
unica
curiosità
è
:
valeva
la
pena
che
fosse
per
la
prima
volta
una
donna
femminista
,
la
regista
australiana
Gillian
Armstrong
,
a
dirigere
l
'
ennesima
versione
cinetelevisiva
del
classico
romanzo
educativo
per
ragazzine
scritto
da
Louisa
May
Alcott
nel
1868
,
se
doveva
farne
poi
la
solita
cosa
,
non
migliore
né
diversa
da
tante
altre
?
L
'
unico
dilemma
è
:
se
non
per
amore
del
libro
e
nel
suo
ricordo
o
per
motivi
meno
sentimentali
,
come
sarà
che
questo
film
banale
e
inerte
è
candidato
a
tre
Oscar
?
Nella
famiglia
tutta
femminile
,
ricalcata
su
quella
della
scrittrice
,
stavolta
Susan
Sarandon
è
la
mamma
delle
quattro
ragazze
March
.
Winona
Ryder
è
Jo
,
la
sorella
più
moderna
e
simpatica
,
appassionata
,
ribelle
,
intelligente
,
inquieta
,
con
ambizioni
appagate
di
scrittrice
;
Trini
Alvarado
è
Meg
,
la
sorella
maggiore
più
saggia
,
equilibrata
e
quieta
,
anche
la
più
noiosa
;
Claire
Danes
è
Beth
fragile
,
spesso
debole
e
stanca
,
pianista
e
sereno
«
angelo
della
casa
»
pateticamente
destinata
a
morte
precoce
;
Kirsten
Dunst
(
la
piccola
succhiasangue
bionda
di
Intervista
col
vampiro
)
e
Samantha
Mathis
,
bambina
e
ragazza
,
sono
Amy
,
la
più
bella
e
amante
del
divertimento
,
capricciosa
elegante
e
artista
,
seducente
.
Il
padre
è
lontano
,
in
guerra
:
e
quando
torna
è
quasi
un
fantasma
,
come
se
in
casa
non
ci
fosse
.
La
vita
della
piccola
famiglia
di
donne
,
dei
loro
vicini
,
innamorati
e
amici
,
è
segnata
dagli
eventi
prevedibili
negli
inverni
freddissimi
e
nelle
dorate
stagioni
di
Concord
,
Massachusetts
:
i
giochi
in
comune
e
i
cori
,
felicità
,
tristezze
e
amori
,
lacrime
e
sorrisi
,
gesti
generosi
,
incidenti
sul
ghiaccio
da
cui
si
esce
vivi
per
miracolo
,
amori
delusi
,
insegnamenti
materni
,
primi
balli
e
primi
dolori
,
malattie
e
ferite
,
Natali
ed
estati
,
chi
muore
,
chi
si
sposa
,
chi
parte
e
chi
torna
,
chi
fa
bambini
e
chi
pubblica
romanzi
.
Naturalmente
,
a
oltre
un
secolo
dalla
pubblicazione
del
libro
,
Piccole
donne
conserva
una
parte
di
quel
fascino
che
resiste
da
molte
generazioni
.
Non
è
questione
delle
tirate
di
Jo
che
difende
il
diritto
delle
donne
al
voto
e
che
vorrebbe
essere
un
uomo
,
«
andare
in
guerra
,
sfidare
l
'
ingiustizia
»
,
né
del
lamento
del
suo
amico
Teddy
Laurie
contro
le
limitazioni
del
ruolo
maschile
che
lo
obbligano
a
lavorare
in
ufficio
anziché
dedicarsi
alla
musica
.
La
storia
rimane
entusiasmante
perché
Piccole
donne
è
uno
dei
pochi
romanzi
ottocenteschi
edificanti
,
scritti
a
fini
d
'
ammaestramento
morale
,
che
agli
adolescenti
non
predichi
l
'
obbedienza
ma
l
'
indipendenza
,
non
il
timore
ma
il
coraggio
,
non
la
prudenza
ma
la
generosità
,
non
la
remissività
ma
lo
spirito
di
iniziativa
;
perché
offre
un
insieme
di
personalità
differenti
e
contrastanti
,
svariati
modelli
possibili
,
molte
occasioni
di
predilezione
o
identificazione
;
perché
racconta
una
repubblica
domestica
di
donne
priva
dell
'
autorità
e
dei
condizionamenti
coniugal
-
paterni
;
perché
le
cinque
energiche
donne
(
sei
con
la
vecchia
domestica
,
sette
con
la
bisbetica
zia
ricca
)
non
sono
mai
annoiate
né
lagnose
,
si
dimostrano
attive
,
ardite
,
altruiste
,
speranzose
,
capaci
d
'
affrontare
la
vita
con
forza
e
allegria
.
È
un
peccato
che
il
film
risulti
così
opaco
,
scipito
:
perché
farlo
?
S
'
erano
già
realizzati
film
o
telefilm
dal
romanzo
nel
1917
,
nel
1919
,
nel
1933
,
nel
1949
,
nel
1955
,
nel
1978
.
Sarà
anche
vero
che
ogni
generazione
ha
diritto
al
suo
Piccole
donne
:
questa
generazione
poteva
avere
più
fortuna
.
StampaQuotidiana ,
Interpretazione
memorabile
:
a
ventotto
anni
Sandrine
Bonnaire
ha
affrontato
il
personaggio
(
recitato
in
passato
al
cinema
da
Geraldine
Farrar
,
Renée
Falconetti
,
Simone
Genevois
,
Angela
Salloker
,
Ingrid
Bergman
,
Jean
Seberg
,
Hedy
Lamarr
,
Florence
Carrez
)
con
vera
grandezza
semplice
,
con
ammirevole
capacità
d
'
esprimere
pudicamente
ma
eloquentemente
il
mistero
religioso
e
la
possessione
fideista
,
con
una
naturalezza
fisica
perfetta
.
L
'
impresa
era
complessa
.
Tra
le
eroine
storiche
,
la
mistica
guerriera
,
mito
del
nazionalismo
francese
discusso
,
glorioso
e
usato
,
per
la
sensibilità
contemporanea
risulta
quasi
incomprensibile
:
santa
ma
portatrice
di
morte
,
armata
della
spada
e
della
croce
,
credente
nel
Re
come
in
Dio
,
ragazza
e
condottiera
,
Giovanna
d
'
Arco
ha
in
sé
tutte
le
contraddizioni
della
Chiesa
cattolica
e
delle
epoche
di
marasma
etico
-
politico
favorevoli
all
'
epifania
di
figure
miracolistiche
venute
dal
nulla
.
Il
bellissimo
film
di
Rivette
non
tenta
alcuna
interpretazione
psicologica
.
Guarda
Giovanna
agire
,
la
descrive
trasparente
e
strana
,
senza
pia
compunzione
né
arroganza
adolescente
ma
con
l
'
ostinato
rifiuto
d
'
ogni
ragionevolezza
dei
grandi
idealisti
,
pronti
a
morire
per
l
'
idea
a
cui
conservano
fede
e
fedeltà
,
destinati
a
venir
sconfitti
dal
cinismo
pragmatico
altrui
e
dal
proprio
stesso
assolutismo
.
E
la
vicenda
di
Giovanna
viene
vista
,
con
aspra
analisi
politica
,
simile
a
quella
di
tanti
eroi
guerrieri
:
esaltati
dal
potere
al
momento
della
lotta
armata
,
esautorati
al
subentrare
del
tempo
delle
trattative
e
dei
compromessi
politici
,
ripudiati
come
memoria
ingombrante
di
conflitti
ormai
spenti
.
Guidata
dal
talento
del
regista
e
dalla
propria
bravura
,
Sandrine
Bonnaire
recita
una
Giovanna
D
'
Arco
ruvida
come
la
ragazza
di
campagna
che
era
,
prepotente
come
un
bambino
,
presuntuosa
e
fragile
come
capita
alla
sua
età
(
diciassette
anni
,
diciannove
quando
morì
sul
rogo
)
.
La
prima
volta
che
una
freccia
la
ferisce
piange
e
si
spaventa
;
le
invocazioni
che
rivolge
ai
suoi
santi
(
Caterina
,
Margherita
,
Michele
Arcangelo
protettore
dei
combattenti
)
hanno
i
toni
d
'
una
esigente
urgenza
puerile
;
la
costrizione
a
smettere
la
divisa
di
guerriera
e
a
vestire
abiti
femminili
la
mortifica
come
una
ferita
all
'
orgoglio
militare
o
una
perdita
d
'
identità
.
Alla
fine
,
incatenata
al
rogo
,
rivestita
del
saio
candido
,
incappellata
d
'
un
beffardo
elmo
di
cartone
bianco
con
le
parole
«
apostata
,
eretica
»
,
quando
il
fumo
del
legno
ardente
le
arriva
alla
gola
Giovanna
D
'
Arco
fa
la
cosa
più
ovvia
:
tossisce
.
Quando
le
fiamme
arrivano
a
bruciarle
le
carni
fa
la
cosa
più
alta
:
un
fortissimo
grido
:
«
Gesù
!
»
Ma
gli
spettatori
italiani
sono
sempre
sfortunati
.
Il
kolossal
d
'
autore
di
Rivette
,
scandito
in
due
parti
(
«
Le
battaglie
»
,
«
Le
prigioni
»
)
,
lungo
oltre
cinque
ore
e
mezza
,
da
noi
è
stato
diviso
in
due
film
usciti
(
quando
sono
usciti
)
a
distanza
di
mesi
,
è
stato
tagliato
col
permesso
del
regista
di
un
'
ora
e
venti
(
quasi
l
'
equivalente
di
un
film
)
.
È
lo
stesso
sistema
adottato
per
Smoking
/
No
smoking
di
Alain
Resnais
,
negativo
oltre
che
anticulturale
:
altera
il
ritmo
e
lo
stile
,
impoverisce
o
smentisce
la
vicenda
.
Meglio
così
che
nulla
?
Forse
:
però
non
è
una
bella
alternativa
.
StampaQuotidiana ,
Il
voto
dei
Comuni
ha
superato
tutte
le
previsioni
.
Centododici
suffragi
di
maggioranza
,
in
favore
dell
'
ingresso
di
Londra
nel
Mec
,
rappresentano
il
miglior
premio
alla
tenacia
di
Heath
e
dei
conservatori
nel
propugnare
la
causa
dell
'
integrazione
continentale
contro
tutte
le
difficoltà
e
contro
tutte
le
resistenze
che
a
un
certo
momento
avevano
autorizzato
pessimismo
e
sfiducia
,
al
di
qua
e
al
di
là
della
Manica
.
Nessun
ultimatum
è
servito
,
nessuna
intimidazione
è
riuscita
allo
scopo
.
L
'
ala
dissidente
ed
europeista
del
partito
laborista
,
l
'
ala
che
non
aveva
voluto
condividere
il
clamoroso
voltafaccia
di
Wilson
e
smentire
le
tradizionali
professioni
di
fede
del
partito
,
si
è
sottratta
al
giogo
della
«
frusta
»
parlamentare
,
non
ha
obbedito
alla
disciplina
di
gruppo
,
si
è
associata
al
«
sì
»
dei
conservatori
per
l
'
Europa
unita
,
suggellato
dal
risultato
a
sorpresa
della
votazione
ai
Lords
e
ai
Comuni
-
l
'
apertura
di
una
nuova
grande
pagina
nella
storia
inglese
ed
europea
.
Heath
aveva
giocato
grosso
.
Concedendo
la
libertà
di
voto
al
suo
gruppo
parlamentare
,
che
alberga
una
corrente
tenacemente
ed
irriducibilmente
antieuropeista
in
omaggio
alle
pregiudiziali
imperiali
di
un
mondo
scomparso
,
aveva
praticamente
liquidato
in
partenza
il
già
esiguo
e
fragile
margine
di
maggioranza
su
cui
si
regge
il
suo
governo
tanto
contrastato
.
Senonché
i
rischi
in
campo
conservatore
erano
largamente
bilanciati
dai
vantaggi
sul
fronte
avversario
.
Le
diserzioni
conservatrici
,
ridottesi
poi
di
numero
e
di
significato
,
sarebbero
state
compensate
dalle
adesioni
dei
laboristi
eterodossi
,
il
gruppo
di
Roy
Jenkins
.
Non
solo
:
ma
di
fronte
ad
un
'
opinione
pubblica
perplessa
e
turbata
,
qual
è
nella
grande
maggioranza
l
'
opinione
inglese
sul
tema
dell
'
Europa
(
basti
leggere
le
lettere
del
pubblico
al
«
Times
»
)
,
il
governo
conservatore
aveva
dissipato
l
'
impressione
di
una
qualunque
ghigliottina
,
di
una
qualunque
forzatura
procedurale
o
regolamentare
.
L
'
ingresso
dell
'
Inghilterra
nel
Mec
,
dopo
tanti
anni
di
contraddittori
«
zig
zag
»
,
dopo
tutti
i
ritardi
imposti
dall
'
altera
e
orgogliosa
volontà
del
generale
De
Gaulle
,
dopo
le
incomprensioni
e
le
esitazioni
degli
stessi
governi
succedutisi
alla
guida
dell
'
Inghilterra
post
-
churchilliana
,
era
un
avvenimento
troppo
decisivo
,
troppo
-
diciamolo
pure
con
un
termine
abbondantemente
logorato
-
«
storico
»
perché
la
volontà
del
Parlamento
,
massima
fonte
di
sovranità
e
di
legittimità
della
Gran
Bretagna
,
non
dovesse
esprimersi
in
tutta
la
sua
libertà
,
senza
condizionamenti
o
impacci
di
alcun
genere
.
È
l
'
obiettivo
raggiunto
dal
governo
Heath
col
voto
di
questa
notte
:
un
voto
che
conforta
la
fatica
di
tutti
gli
europeisti
,
in
un
'
ora
grigia
e
malinconica
per
l
'
Europa
,
oggetto
di
una
storia
che
troppo
spesso
la
trascende
.
Il
positivo
epilogo
di
questo
28
ottobre
era
stato
preceduto
da
un
dibattito
ampio
e
completo
,
il
più
lungo
nella
storia
parlamentare
di
questo
dopoguerra
britannico
:
vi
si
erano
riflesse
tutte
le
posizioni
dell
'
arco
politico
inglese
,
le
adesioni
entusiaste
e
incondizionate
,
i
«
sì
»
perplessi
e
svogliati
,
le
considerazioni
di
opportunità
contingente
,
le
preoccupazioni
dei
settori
economici
inevitabilmente
danneggiati
dall
'
integrazione
continentale
,
le
opposizioni
furibonde
e
irriducibili
legate
all
'
estrema
destra
-
ultimo
residuo
dell
'
isolazionismo
imperiale
-
e
ad
una
larga
parte
della
sinistra
anche
non
estrema
-
specchio
dei
privilegi
corporativi
di
una
classe
operaia
sempre
poco
sensibile
alle
voci
del
continente
.
Sullo
sfondo
,
il
dramma
del
partito
laborista
:
il
grande
e
decisivo
contrasto
fra
la
concezione
«
politica
»
del
Labour
-
Party
e
quella
sindacale
.
La
prima
disposta
a
tollerare
la
«
disobbedienza
»
dell
'
alaJenkins
,
solo
con
formali
e
nominali
sanzioni
;
la
seconda
decisa
a
battersi
con
tutte
le
armi
della
rappresaglia
e
della
ritorsione
-
fino
alla
minaccia
della
non
-
rielezione
nei
collegi
di
periferia
-
per
i
parlamentari
laboristi
sottrattisi
alla
disciplina
di
partito
e
salvatori
,
con
l
'
idea
d
'
Europa
,
dello
stesso
governo
Heath
.
Wilson
nella
posizione
di
un
«
mediatore
»
non
più
autorevole
come
una
volta
,
in
quella
che
è
stata
chiamata
la
linea
dell
'
acrobata
:
fermo
nel
«
no
»
all
'
Europa
,
alle
condizioni
ottenute
da
Heath
,
ma
deciso
ad
evitare
la
totale
prevalenza
dell
'
ala
sindacale
,
la
stessa
che
poi
sarebbe
destinata
a
liquidarne
per
sempre
la
contrastata
e
non
più
indiscussa
leadership
.
Voti
plebiscitari
contro
l
'
Europa
unita
,
sia
del
congresso
dei
sindacati
sia
,
e
sia
pure
in
misura
minore
,
del
congresso
del
partito
:
voti
che
avrebbero
schiacciato
-
ma
l
'
Inghilterra
non
è
l
'
Inghilterra
per
niente
-
qualunque
Parlamento
del
continente
,
dove
la
macchina
partitocratica
avrebbe
dissolto
ogni
obiezione
di
coscienza
e
sommerso
ogni
fedeltà
o
coerenza
ideologiche
.
Nel
complesso
,
un
grande
giorno
per
l
'
Europa
,
una
speranza
riaccesa
soprattutto
per
le
giovani
generazioni
.
Non
il
traguardo
,
ancora
.
Wilson
,
tollerante
davanti
all
'
opposizione
parlamentare
,
sarà
durissimo
nella
lotta
contro
le
procedure
di
applicazione
dei
trattati
di
Roma
,
tallonerà
Heath
passo
per
passo
,
coglierà
qualunque
occasione
per
abbattere
il
non
solido
governo
conservatore
e
riproporre
al
suo
partito
la
scelta
anti
o
non
-
europea
,
magari
ab
imis
.
Necessità
,
per
tutti
i
partners
continentali
,
di
tener
conto
della
particolarissima
situazione
inglese
,
di
evitare
ogni
mossa
sbagliata
che
possa
riaccendere
le
resistenze
o
inasprire
le
intransigenze
tutt
'
altro
che
domate
(
la
maggioranza
del
paese
è
ancora
contro
l
'
Europa
,
nonostante
i
miglioramenti
registrati
dalle
ultime
indagini
demoscopiche
)
.
È
quindi
richiamo
a
tutti
i
soci
del
Mercato
comune
ad
una
linea
di
severità
e
di
responsabilità
,
soprattutto
economica
.
L
'
Inghilterra
è
il
paese
che
ha
insegnato
al
continente
la
via
dell
'
austerity
.
Ci
sarà
qualcuno
capace
di
richiamarsi
a
quel
modello
di
fronte
alle
suggestioni
«
peroniste
»
che
continuano
a
fermentare
in
Italia
?
È
proprio
il
caso
di
augurarsi
anche
per
noi
una
«
Manica
più
stretta
»
.
StampaQuotidiana ,
Le
profonde
riforme
che
si
stanno
introducendo
nei
regolamenti
di
disciplina
delle
forze
armate
sono
un
adempimento
dell
'
ultimo
comma
dell
'
articolo
52
della
Costituzione
:
«
L
'
ordinamento
delle
forze
armate
si
informa
allo
spirito
democratico
della
Repubblica
»
:
una
delle
tante
disposizioni
della
nostra
Carta
generiche
,
e
che
avrebbe
potuto
essere
interpretata
anche
nel
senso
che
i
soldati
si
eleggessero
i
loro
superiori
.
Si
può
approvarle
incondizionatamente
,
si
possono
fare
riserve
;
ma
comunque
bisogna
avere
il
coraggio
di
riconoscere
che
l
'
esercito
(
nell
'
ampia
accezione
del
termine
)
muta
,
con
uno
di
quei
cambiamenti
che
trasformano
un
quid
in
un
aliud
,
da
quello
che
fu
dalla
formazione
della
Unità
alla
prima
guerra
mondiale
almeno
.
Mutamento
avvenuto
per
gradi
,
e
che
non
poteva
non
seguire
,
per
il
profondo
variare
di
tutta
la
vita
associata
,
del
modo
di
sentire
generale
.
Già
da
vari
anni
l
'
esercito
non
è
più
quello
idealizzato
da
De
Amicis
,
e
neppure
quello
,
che
pur
mostrava
le
sue
lacune
,
dei
romanzi
militari
oggi
dimenticati
dell
'
inizio
del
secolo
di
Olivieri
San
Giacomo
,
né
dei
più
recenti
ricordi
di
ufficiali
letterati
,
ancora
di
Edgardo
Sogno
,
che
si
riporta
al
periodo
fascista
.
La
posizione
dell
'
ufficiale
fino
al
1915
,
il
tempo
in
cui
era
prescritta
la
dote
della
sposa
per
ottenere
il
regio
assenso
al
matrimonio
,
in
cui
ogni
ragazza
della
borghesia
era
orgogliosa
di
annunciare
il
suo
fidanzamento
con
un
ufficiale
e
le
signore
che
tenevano
un
salotto
o
davano
un
ricevimento
ritenevano
questo
mancante
di
un
elemento
essenziale
se
non
ci
fossero
alcune
divise
militari
,
appare
lontano
come
la
Versailles
di
Luigi
XIV
.
La
giustissima
soppressione
dell
'
attendente
,
l
'
autorizzazione
agli
ufficiali
di
vestire
in
borghese
,
già
di
per
sé
avevano
apportato
mutamenti
rilevanti
al
vecchio
esercito
,
fondato
sul
profondo
distacco
tra
ufficiali
e
sottufficiali
,
tra
sottufficiali
e
soldati
(
un
tempo
nelle
città
minori
erano
prescritti
i
caffè
che
gli
uni
e
gli
altri
potessero
frequentare
senza
mai
confondersi
)
.
Ed
ho
sempre
presente
il
ricordo
che
evocava
un
vecchio
archivista
di
Ministero
,
già
sottufficiale
,
delle
ore
di
sosta
trascorse
in
attesa
di
una
coincidenza
,
quando
andava
in
licenza
con
moglie
e
cinque
figli
,
perché
i
sottufficiali
potevano
viaggiare
solo
con
gli
accelerati
.
Come
dovunque
,
c
'
erano
negli
ufficiali
i
buoni
,
i
comprensivi
,
i
paterni
,
ma
abbondavano
pure
gl
'
incuranti
,
i
neghittosi
,
i
nevrastenici
,
quelli
che
lasciavano
libero
sfogo
a
simpatie
ed
antipatie
verso
i
sottoposti
;
l
'
attendente
del
colonnello
era
un
'
autorità
.
I
due
requisiti
più
apprezzati
erano
il
coraggio
fisico
,
e
l
'
obbedienza
incondizionata
;
dal
superiore
occorreva
tutto
accettare
:
il
soldato
punito
presentandosi
dopo
scontata
la
punizione
si
sentiva
chiedere
se
era
contento
della
punizione
inflittagli
,
e
se
rispondeva
di
no
,
ritornava
in
prigione
.
Tutto
questo
appartiene
ad
un
mondo
che
ci
appare
molto
più
remoto
della
civiltà
contadina
morta
o
morente
che
Revelli
ha
rievocato
per
il
Cuneese
:
pur
se
fosse
in
sé
buono
qualcuno
degli
obblighi
che
la
divisa
imponeva
:
nei
mezzi
pubblici
cedere
il
posto
alle
donne
ed
ai
vecchi
;
non
assistere
inerte
ad
una
rapina
(
i
sequestri
in
strade
frequentate
non
esistevano
ancora
)
,
od
alle
percosse
che
un
uomo
imbestialito
dava
a
bambini
o
ad
una
donna
.
Cosa
sarà
questo
nuovo
esercito
ignoro
,
né
so
prevedere
.
Ma
quell
'
art.
52
della
Costituzione
,
che
mi
è
sempre
stato
ostico
per
essere
il
solo
a
parlare
di
sacro
dovere
della
difesa
della
Patria
(
degradando
così
tutti
gli
altri
doveri
verso
la
società
in
cui
si
vive
)
,
mi
porta
a
chiedermi
se
non
ci
sarebbero
ben
più
fondamentali
riforme
da
apportare
.
Confidiamo
tutti
che
non
abbiano
più
ad
esserci
guerre
,
né
vi
vediamo
l
'
Italia
coinvolta
.
Ma
pare
certo
che
sarebbero
guerre
condotte
da
tecnici
,
cui
solo
un
piccolo
esercito
di
mestiere
potrebbe
attendere
;
e
le
guerriglie
hanno
sempre
uno
sfondo
politico
,
sicché
non
si
può
contare
su
un
esercito
di
leva
composto
di
uomini
con
idee
le
più
diverse
.
Se
quell
'
art.
52
della
Costituzione
stabilisse
invece
che
ogni
cittadino
,
uomo
o
donna
,
forte
od
esile
,
deve
dare
al
consorzio
civile
un
anno
del
suo
tempo
,
quasi
gratuitamente
(
ossia
col
trattamento
del
soldato
di
leva
oggi
)
nelle
mansioni
cui
può
essere
idoneo
?
Ho
molti
dubbi
sul
sistema
cinese
di
fare
interrompere
l
'
Università
per
andare
per
qualche
anno
a
coltivare
la
campagna
e
di
fare
ritornare
per
qualche
mese
al
lavoro
campestre
alti
funzionari
;
ma
di
fronte
a
questo
abbandono
delle
campagne
che
tanto
grava
sulla
nostra
economia
,
non
posso
non
chiedermi
se
sarebbe
davvero
impossibile
imporre
a
tutti
i
ragazzi
italiani
di
fare
per
un
anno
quel
che
in
altri
Stati
molti
studenti
fanno
spontaneamente
durante
le
vacanze
,
lavorare
in
un
'
azienda
agricola
,
in
quei
lavori
che
non
richiedono
esperienza
;
se
per
tante
ragazze
non
sarebbe
benefica
l
'
esperienza
di
un
anno
passato
come
portantina
in
un
ospedale
,
o
assistente
di
bambini
,
od
anche
nei
più
umili
lavori
di
lavanderia
.
Misura
antiliberale
?
Chiedere
l
'
adempimento
di
qualsiasi
dovere
sociale
è
un
attentato
alla
libertà
?
Ma
nessuna
società
ha
mai
potuto
vivere
senza
imporre
doveri
ai
consociati
.
Se
mai
,
nelle
condizioni
attuali
dell
'
Italia
,
mi
turba
il
pensiero
del
quis
custodiet
custodes
?
Siamo
certi
che
la
caporeparto
cui
è
stata
posta
a
disposizione
la
portantina
di
leva
saprà
costringerla
a
fare
il
suo
dovere
,
che
il
capo
dell
'
azienda
agraria
non
accetterà
un
compenso
per
lasciare
il
ragazzo
assegnatogli
tornare
a
casa
o
scorrazzare
tutto
il
giorno
in
moto
?
Dove
non
si
riconoscono
autorità
,
dove
si
ritiene
che
sia
offendere
la
dignità
umana
costringere
qualcuno
a
fare
ciò
che
non
gli
piace
,
dove
si
ritengono
inutili
le
sanzioni
quali
si
siano
,
difficile
pensare
a
vie
di
scampo
.
Ed
allora
resti
l
'
esercito
di
leva
com
'
è
,
con
la
nuova
disciplina
;
ma
segua
almeno
quel
che
segue
nelle
Università
:
ove
quella
piccola
minoranza
che
ha
voglia
di
apprendere
trova
,
sol
che
li
cerchi
,
insegnanti
che
la
seguono
,
la
incoraggiano
,
che
suggeriscono
utili
ricerche
.
Così
nella
caserma
i
coscritti
trovino
ufficiali
e
sottufficiali
che
non
si
preoccupino
di
«
far
sfilare
in
parata
»
,
ma
cerchino
di
allargare
il
loro
orizzonte
culturale
,
insegnare
la
non
facile
arte
di
ragionare
e
non
enunciare
assiomi
,
di
rispettare
l
'
avversario
;
che
l
'
esercito
divenga
scuola
di
educazione
civile
,
di
pacifica
convivenza
tra
chi
pur
è
su
posizioni
ideologiche
antitetiche
.
StampaQuotidiana ,
Pochi
mesi
fa
seguii
con
affettuosa
attenzione
una
vicenda
di
cronaca
:
la
proprietaria
di
un
piccolo
laboratorio
artigianale
di
confezione
di
vestaglie
intendeva
cessare
;
e
le
quattordici
o
quindici
operaie
volevano
continuare
l
'
impresa
in
autogestione
.
La
cronaca
ebbe
subito
dopo
ad
occuparsi
di
analoga
questione
,
ma
di
ben
altre
dimensioni
:
di
una
fabbrica
d
'
orologi
francese
;
e
poi
venne
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
e
la
crisi
del
petrolio
.
Non
si
parlò
più
di
quelle
operaie
,
che
non
erano
sorrette
né
da
partiti
né
da
sindacati
(
al
più
si
prometteva
di
cercare
per
loro
un
'
altra
occupazione
)
;
credo
di
essere
stato
il
solo
a
fare
voti
perché
riuscissero
a
far
vivere
l
'
azienda
.
Perché
quando
si
parla
di
socialismo
dal
volto
umano
,
dell
'
operaio
che
si
senta
parte
viva
,
partecipe
dell
'
azienda
,
bisogna
pur
trovare
strumenti
perché
le
parole
non
restino
soltanto
tali
.
Rammento
che
nel
periodo
del
roveto
ardente
,
i
primi
mesi
dopo
la
fine
della
guerra
,
si
discusse
anche
di
autogestione
;
ed
i
pareri
furono
quasi
tutti
contrari
:
osservandosi
che
quando
si
tratti
di
grandi
aziende
,
industriali
o
commerciali
o
bancarie
,
che
debbono
operare
rischiose
scelte
quasi
ogni
giorno
,
guardare
con
attenzione
ciò
che
segue
oltre
confine
,
occorrono
dirigenti
più
che
capaci
;
e
anche
ad
ammettere
operai
e
impiegati
così
saggi
da
chiedere
ai
Politecnici
od
alle
Università
,
fosse
pure
ai
partiti
,
direttori
tecnici
ed
amministrativi
di
vaglia
,
il
rapporto
tra
il
dipendente
e
questi
dirigenti
non
divergerebbe
sul
piano
psicologico
da
quello
che
è
oggi
con
l
'
amministratore
delegato
.
Si
osservava
inoltre
,
allora
,
che
si
sarebbero
avute
comunità
ricche
e
comunità
povere
,
col
succedersi
dei
figli
ai
padri
,
un
risorgere
delle
antiche
corporazioni
.
Argomenti
ineccepibili
;
e
proprio
non
riesco
a
vedere
né
oggi
né
in
un
futuro
prossimo
l
'
autogestione
della
grande
azienda
.
Eppure
...
un
tempo
c
'
era
l
'
ufficiale
che
«
veniva
dalla
gavetta
»
,
era
stato
cioè
soldato
e
sergente
;
forse
,
non
sempre
,
meno
dotto
di
quello
che
proveniva
dall
'
accademia
,
ma
sicuramente
più
esperto
della
psicologia
del
soldato
,
di
ciò
che
questi
apprezza
e
di
ciò
che
gli
è
sgradevole
,
del
miglior
modo
per
trattare
soldati
e
sottufficiali
.
Del
pari
penso
che
qualche
anno
passato
in
un
'
azienda
in
autogestione
darebbe
all
'
operaio
ed
impiegato
che
poi
passasse
in
una
grande
azienda
,
una
comprensione
che
solo
in
tal
modo
potrebbe
acquisire
;
gli
farebbe
comprendere
il
perché
,
talora
la
necessità
,
di
certi
comportamenti
,
di
certi
atti
della
direzione
che
diversamente
gli
appaiono
inesplicabili
;
gli
darebbe
anche
la
sensazione
degli
oneri
,
dei
rischi
che
gravano
sull
'
azienda
.
Che
i
sindacati
non
siano
favorevoli
alle
autogestioni
,
è
ben
comprensibile
;
se
le
donnine
che
confezionavano
le
vestaglie
avessero
tenuto
in
vita
la
loro
azienda
,
non
avrebbero
volentieri
partecipato
a
scioperi
né
si
sarebbero
battute
per
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
.
Per
i
partiti
di
massa
la
posizione
è
un
po
'
diversa
;
l
'
azienda
in
autogestione
se
è
dominata
dal
partito
può
essere
anche
una
base
economica
;
i
legami
tra
l
'
azienda
e
la
maggioranza
o
minoranza
consiliare
che
nella
città
o
nella
provincia
ne
sostenga
gl
'
interessi
,
possono
divenire
una
forza
elettorale
.
In
un
libro
di
qualche
anno
fa
(
Gianluigi
degli
Esposti
,
Bologna
PCI
)
,
l
'
autore
,
non
comunista
,
guardando
a
Bologna
,
che
è
il
«
salotto
buono
»
,
da
mostrare
ai
visitatori
,
del
comunismo
italiano
,
parlava
di
cooperative
,
sempre
di
tipo
artigianale
,
in
fatto
dominate
dal
partito
,
peraltro
non
chiuse
a
chi
non
sia
iscritto
,
che
non
pretendono
dai
soci
un
credo
politico
,
né
il
giorno
delle
elezioni
ne
controllano
il
voto
;
si
dava
particolare
risalto
ad
una
CAMST
,
autogestione
di
una
serie
di
trattorie
,
mense
calde
,
il
buffet
della
stazione
,
locali
popolari
e
mense
per
ghiotti
,
che
aveva
ridotto
l
'
area
delle
trattorie
di
proprietà
privata
.
L
'
autogestione
può
sicuramente
affermarsi
in
queste
imprese
di
carattere
pressoché
artigianale
:
nel
commercio
,
od
in
piccole
industrie
(
fabbriche
di
biciclette
,
le
piccole
fabbriche
di
occhiali
nella
provincia
di
Belluno
,
cose
del
genere
)
.
Rappresenterebbero
un
aspetto
,
uno
solo
e
non
dei
più
importanti
,
del
volto
umano
del
socialismo
.
Certo
il
socialismo
,
e
soprattutto
il
comunismo
,
mirano
ad
altro
:
all
'
azienda
di
Stato
.
Peraltro
,
a
parte
il
lato
economico
,
chiunque
incontri
dipendenti
di
un
'
azienda
statale
o
municipale
sa
che
il
loro
stato
d
'
animo
verso
i
dirigenti
è
lo
stesso
,
se
non
più
acre
(
perché
c
'
è
il
fattore
politico
)
che
verso
il
datore
di
lavoro
privato
;
a
nessuno
di
loro
viene
di
dire
«
la
nostra
azienda
»
.
Ripeto
che
la
cooperativa
,
l
'
autogestione
,
ha
un
settore
limitato
,
piccole
aziende
,
senza
grossi
problemi
tecnici
o
di
concorrenza
che
vada
oltre
i
confini
della
regione
,
da
dover
affrontare
.
E
tuttavia
penso
che
sarebbe
benefico
che
ogni
operaio
,
ogni
impiegato
,
saggiasse
quella
strada
.
Credo
che
l
'
impresa
privata
abbia
creato
quel
che
la
pubblica
non
sarebbe
mai
riuscita
a
creare
;
ma
occorre
pure
tener
conto
di
certi
diffusi
stati
d
'
animo
,
li
avalli
o
meno
la
ragione
,
li
confermi
o
meno
l
'
economia
.
Ci
possono
essere
amministrazioni
pubbliche
con
funzioni
che
oggi
si
ritiene
impossibile
affidare
ad
imprese
private
-
le
ferrovie
e
le
poste
-
,
od
enti
che
sono
in
realtà
amministrazioni
statali
con
funzioni
economiche
che
toccano
bisogni
primari
dei
cittadini
(
ENEL
od
ENI
)
.
Ma
c
'
è
poi
un
pulviscolo
di
aziende
a
partecipazione
statale
che
mi
sembrano
le
strutture
più
infelici
.
Talora
l
'
azienda
pubblica
-
penso
a
certe
aziende
municipalizzate
-
ha
ottimi
,
appassionati
dirigenti
;
sottoposti
però
ad
organi
deliberanti
dove
l
'
interesse
del
partito
è
la
forza
che
domina
.
Ma
l
'
azienda
a
partecipazione
statale
(
chi
legge
le
annuali
relazioni
su
ciascuna
di
esse
della
Corte
dei
conti
?
)
ha
per
sé
il
peso
della
immortalità
;
può
perdere
il
suo
capitale
ogni
due
anni
;
lo
Stato
lo
ricostituirà
;
i
dirigenti
che
formano
lo
staff
di
queste
imprese
possono
passare
da
un
ramo
all
'
altro
,
i
più
diversi
,
non
saranno
mai
messi
a
terra
.
Queste
aziende
possono
essere
un
mezzo
di
distribuzione
di
potere
tra
i
partiti
al
governo
,
una
merce
di
scambio
per
formare
ministeri
;
ma
quasi
senza
eccezione
costituiscono
una
passività
che
fa
carico
a
tutti
i
cittadini
,
ma
di
cui
ben
pochi
conoscono
l
'
esistenza
.
StampaQuotidiana ,
Impossibile
l
'
indomani
della
morte
tracciare
un
giudizio
di
Paolo
VI
,
fare
un
bilancio
di
un
pontificato
:
solo
dopo
parecchi
decenni
appaiono
le
conseguenze
del
modo
con
cui
fu
diretta
la
vita
spirituale
e
materiale
di
uno
Stato
,
di
una
confessione
religiosa
,
di
una
comunità
(
ed
ancora
:
il
valore
di
quei
giudizi
ove
domina
il
«
post
hoc
,
ergo
propter
hoc
»
!
)
;
oggi
è
dato
solo
guardare
all
'
Uomo
.
Che
in
quindici
anni
di
Pontificato
si
prodigò
con
tutte
le
sue
forze
,
fisicamente
poche
,
ma
rette
da
una
fede
senza
confini
,
per
pronunciare
soprattutto
parole
di
pace
,
ricordare
alle
Chiese
più
lontane
l
'
unità
dei
credenti
in
Cristo
,
la
presenza
di
un
Vicario
del
Capo
invisibile
.
Nel
senso
strettamente
umano
,
delle
soddisfazioni
e
dei
dolori
che
si
possono
trarre
dal
proprio
operare
,
un
pontificato
non
lieto
.
Nei
quindici
anni
del
suo
pontificato
,
vide
in
Occidente
ed
in
Asia
la
continua
avanzata
del
comunismo
,
con
il
suo
diniego
del
divino
,
diniego
basilare
nella
dottrina
,
che
sarebbe
vano
sperare
vedere
attenuarsi
o
sparire
.
Constatò
i
lentissimi
,
quasi
nulli
progressi
dell
'
ecumenismo
,
in
un
mondo
dove
sono
invece
i
particolarismi
ad
insorgere
violenti
,
come
del
resto
segue
al
crollo
di
ogni
civiltà
.
Altri
Papi
avevano
avuto
l
'
aiuto
insperato
di
veder
sorgere
durante
il
loro
pontificato
uomini
di
Chiesa
la
cui
opera
di
bene
ebbe
subito
una
larga
risonanza
,
portò
una
popolarità
,
un
'
affermazione
nella
coscienza
di
tutti
,
di
quel
che
possa
la
carità
cristiana
,
e
che
non
può
alcuna
filantropia
:
don
Orione
,
don
Gnocchi
,
don
Facibeni
,
suor
Maria
Calabrini
;
pii
sacerdoti
esistono
sempre
,
ed
operano
ancor
oggi
,
ma
nessuno
ha
raggiunto
in
questi
ultimi
anni
quella
rapida
fama
;
anche
per
un
grande
credente
ed
apostolo
laico
,
Giorgio
La
Pira
(
Giuseppe
Capograssi
era
morto
nel
'56
)
furono
questi
ultimi
gli
anni
del
silenzio
.
I
giovanissimi
lo
hanno
ignorato
.
Paolo
VI
fu
in
gioventù
sacerdote
esemplare
;
la
sua
vocazione
era
di
formare
giovani
studenti
,
creare
una
forte
intellettualità
cattolica
;
ma
si
sottomise
sempre
agli
ordini
dei
superiori
,
accettò
compiti
meno
graditi
,
entrò
nella
Segreteria
di
Stato
,
dove
diede
ottima
prova
di
sé
,
fu
collaboratore
di
due
Pontefici
,
che
non
erano
affini
a
lui
per
carattere
,
ma
ch
'
egli
non
solo
servì
,
ma
amò
profondamente
;
e
di
cui
il
secondo
,
Pio
XII
,
poté
credere
,
negli
anni
susseguenti
la
prima
guerra
mondiale
,
in
un
'
epoca
trionfalistica
per
la
Chiesa
,
in
una
Italia
riconquistata
alla
fede
.
Collaborò
agli
atti
più
importanti
dei
due
Papi
,
la
dichiarazione
contro
i
princìpi
del
nazismo
;
mentre
poi
difese
strenuamente
la
memoria
di
Pio
XII
dall
'
accusa
,
ingiusta
,
di
non
aver
fatto
il
possibile
per
salvare
gli
ebrei
.
Fu
ottimo
arcivescovo
di
Milano
,
dove
,
conscio
dei
tempi
,
rivolse
particolarmente
le
sue
attenzioni
al
mondo
operaio
,
celebrò
in
officine
,
combatté
in
ogni
modo
perché
tutta
la
città
,
ma
soprattutto
i
ceti
più
umili
restassero
uniti
all
'
antica
madre
.
Pontefice
,
volle
ad
un
tempo
essere
il
Papa
dell
'
umiltà
,
quegli
che
riconosce
i
falli
e
le
deficienze
dell
'
opera
della
Chiesa
nel
lungo
corso
della
sua
storia
(
ma
ancora
cardinale
aveva
osato
benedire
la
perdita
del
potere
temporale
,
palla
di
piombo
ai
piedi
della
Chiesa
)
ed
al
tempo
stesso
difensore
strenuo
dell
'
essenza
del
dogma
;
rallentasse
pure
il
movimento
ecumenico
,
ma
il
successore
di
Pietro
non
può
essere
semplicemente
il
primo
tra
i
vescovi
.
No
al
divorzio
,
no
all
'
aborto
;
ma
sempre
l
'
uomo
della
pace
.
Se
i
cattolici
si
trovano
in
un
mondo
ostile
,
non
cedano
,
rimangano
forti
nell
'
attaccamento
al
loro
dovere
:
agire
come
i
più
non
è
un
'
attenuante
al
peccato
.
Però
non
anatemizzare
l
'
avversario
,
avvertirlo
solo
che
se
credente
è
in
peccato
,
se
non
credente
che
c
'
è
chi
prega
per
la
sua
conversione
.
Ci
sono
stati
i
Papi
del
trionfalismo
;
Paolo
VI
è
stato
il
Papa
dell
'
umiltà
,
della
espiazione
,
aveva
parlato
di
colpe
storiche
della
Chiesa
,
forse
aveva
chiesto
a
Dio
fin
dalla
elezione
di
esserne
la
vittima
espiatoria
.
I
giudizi
di
Dio
sono
imperscrutabili
,
ma
mi
prostro
al
ricordo
di
questi
che
ho
sempre
chiamato
il
Papa
del
Golgota
.
Papa
Giovanni
.
Papa
Paolo
.
Ripenso
ai
lineamenti
essenziali
dei
due
Pontificati
.
Quasi
una
riflessione
comparativa
finale
.
1958
:
Giovanni
XXIII
;
breve
pontificato
,
ma
pare
quasi
miracoloso
questo
accendersi
di
consensi
,
la
venerazione
che
desta
in
ogni
uomo
,
di
ogni
opinione
politica
;
la
stessa
figura
del
Papa
,
così
opposta
a
quella
ascetica
di
Pio
XII
,
e
che
un
po
'
ricordava
quella
bonaria
di
Pio
IX
,
la
sua
origine
contadina
,
il
parlare
semplice
,
il
familiarizzare
con
i
più
umili
,
accendono
verso
di
lui
tutte
le
simpatie
.
Paolo
VI
:
il
Concilio
continua
e
si
conclude
;
nel
'67
l
'
enciclica
Populorum
progressio
atto
di
fede
nella
pacifica
convivenza
e
nel
progresso
umano
,
nel
'68
la
Humanae
vitae
,
il
diritto
alla
vita
di
ogni
essere
concepito
,
ma
la
giusta
cautela
dei
genitori
nella
formazione
della
famiglia
.
Non
è
qui
possibile
riassumere
né
i
decreti
conciliare
né
gli
altri
atti
di
Paolo
VI
.
Basterà
ricordare
un
famoso
Credo
del
Papa
in
cui
riafferma
tutto
l
'
insegnamento
dogmatico
della
Chiesa
nel
corso
dei
secoli
:
il
dogma
resta
intoccabile
.
Può
solo
riassumersi
l
'
opera
dei
due
Papi
nel
ricordare
che
la
Chiesa
è
sempre
con
gli
umili
e
con
gli
oppressi
;
ch
'
essa
non
confida
nella
forza
e
nella
violenza
,
ma
soltanto
nel
libero
consenso
degl
'
individui
;
che
non
desidera
tanto
il
favore
dei
governi
,
quanto
la
spontanea
adesione
dei
popoli
.
Giovanni
XXIII
fu
alieno
da
ogni
trionfalismo
,
ma
aveva
in
sé
un
innato
ottimismo
;
godeva
la
letizia
cristiana
;
Paolo
VI
aveva
un
'
immensa
fiducia
in
Dio
ma
il
suo
temperamento
umano
non
era
portato
alla
letizia
;
mite
ed
umile
,
ma
temo
anche
triste
,
della
tristezza
che
conobbe
Gesù
.
StampaQuotidiana ,
Cinquantaduesima
Mostra
di
Venezia
,
nell
'
anno
in
cui
il
cinema
compie
un
secolo
:
anniversario
celebrato
con
una
quantità
di
Leoni
d
'
oro
alla
carriera
esagerata
come
uno
spettacolo
di
fuochi
d
'
artificio
,
con
scarsi
film
storici
tra
cui
quel
Voyage
au
Congo
che
nel
1927
segnò
l
'
impegno
sociale
di
André
Gide
,
la
sua
evasione
da
Parigi
,
la
sua
amicizia
ardente
con
Marc
Allegret
.
Polemiche
,
al
solito
:
da
sempre
sono
il
divertimento
,
la
vitalità
,
il
dibattito
culturale
e
la
cocaina
del
festival
.
Piccole
opere
prime
,
kolossal
americani
d
'
azione
,
pochi
Maestri
,
numerosi
debuttanti
.
Il
programma
della
Mostra
somiglia
a
quello
d
'
ogni
altra
manifestazione
cinematografica
internazionale
;
i
modi
,
le
strutture
e
i
mezzi
con
cui
il
festival
viene
realizzato
dal
direttore
Gillo
Pontecorvo
e
dai
suoi
collaboratori
sono
i
più
indigenti
e
artigianali
al
mondo
,
i
più
ispirati
all
'
arte
italiana
di
arrangiarsi
.
Ma
se
tradizionalmente
la
Mostra
di
Venezia
inaugura
in
Italia
la
nuova
stagione
del
cinema
,
trova
quest
'
anno
un
paesaggio
diverso
.
Gli
spettatori
seguitano
a
crescere
di
numero
,
i
film
vanno
diventando
sempre
più
un
prodotto
abituale
,
un
arredo
domestico
.
Seguendo
l
'
esempio
del
quotidiano
«
l
'
Unità
»
,
che
settimanalmente
ha
unito
al
giornale
cassette
di
film
italiani
,
da
questo
autunno
offrono
videocassette
ai
propri
lettori
pure
«
L
'
Espresso
»
,
«
Panorama
»
,
«
la
Repubblica
»
:
contemporaneamente
i
prezzi
delle
cassette
non
legate
ai
giornali
diminuiscono
e
i
consumi
si
allargano
,
la
conoscenza
del
cinema
del
passato
remoto
o
recente
si
moltiplica
come
in
uno
sterminato
cineclub
di
massa
,
la
familiarità
con
una
narrazione
per
immagini
non
televisiva
si
estende
.
È
un
possibile
rischio
per
i
cinematografi
,
un
'
ulteriore
ferita
al
cinema
visto
su
quel
grande
schermo
che
è
la
sua
destinazione
naturale
e
migliore
,
un
vantaggio
?
Assai
dolcemente
,
piano
piano
,
con
molte
buone
volontà
,
si
scivola
all
'
indietro
?
«
S
'
è
alzato
un
vento
negativo
contro
la
Mostra
»
,
dice
il
direttore
Pontecorvo
.
Aggiunge
:
«
Il
cinema
mondiale
è
malato
,
giunto
al
secondo
secolo
soffre
di
declino
creativo
,
per
curarlo
e
aiutarlo
a
sopravvivere
i
festival
debbono
cambiare
,
venir
svecchiati
e
rivoluzionati
radicalmente
»
.
Intanto
la
Mostra
taglia
all
'
ultimo
minuto
di
due
milioni
a
testa
i
compensi
dei
suoi
collaboratori
,
e
si
trova
mutilata
della
Settimana
della
Critica
organizzata
dal
sindacato
dei
critici
cinematografici
:
durata
per
undici
anni
con
intenti
alternativi
,
segnata
nell
'
ultimo
biennio
da
una
ferma
opposizione
alla
Mostra
,
la
rassegna
risulta
d
'
improvviso
svanita
,
evaporata
,
polverizzata
,
s
'
è
dissolta
senza
una
parola
di
spiegazione
e
forse
senza
troppi
rimpianti
.
Intanto
,
le
istituzioni
veneziane
o
nazionali
paiono
rispetto
al
festival
remotissime
,
disattente
,
noncuranti
:
in
fondo
il
cinema
politicamente
non
interessa
,
in
Italia
mette
insieme
cento
milioni
di
spettatori
in
un
anno
,
quanti
tutte
le
tv
possono
raccoglierne
in
una
settimana
o
anche
meno
;
in
fondo
la
Mostra
è
una
faccenda
da
neppure
dieci
miliardi
,
troppo
poco
per
suscitare
forti
appetiti
o
procurare
vero
potere
;
in
fondo
il
governo
attuale
è
tecnico
,
precario
...
Nella
crescente
localizzazione
,
si
riaffonda
in
ripicche
anguste
,
dispetti
burocratici
,
baruffe
,
suscettibilità
,
inerzie
,
ostilità
provinciali
che
le
idee
riformatrici
e
il
cosmopolitismo
elegante
del
direttore
Pontecorvo
faticano
a
sormontare
.
Ma
resta
intatta
la
postmodernità
che
fa
dei
festival
un
grande
supermarket
dove
c
'
è
di
tutto
e
di
più
,
diventa
sempre
più
accesa
la
frenesia
promozionale
intorno
ai
film
americani
:
Denzel
Washington
avrà
appena
fatto
in
tempo
a
partecipare
alla
serata
inaugurale
della
Mostra
che
deve
ripartire
per
il
festival
Usa
di
Deauville
,
dove
lui
e
Crimson
Tide
-
Allarme
rosso
sono
protagonisti
il
primo
settembre
;
Kevin
Costner
e
Dennis
Hopper
di
Waterworld
quasi
non
avranno
modo
di
disfare
le
valige
,
se
il
31
agosto
sono
a
Venezia
,
il
3
settembre
li
aspettano
a
Deauville
;
va
più
o
meno
nello
stesso
modo
per
Jennifer
Jason
Leigh
e
Kathy
Bates
di
Dolores
Claiborne
-
L
'
ultima
eclissi
,
per
Tom
Hanks
di
Apollo
13
,
per
Sean
Penn
regista
e
per
Jack
Nicholson
protagonista
di
The
Crossing
Guard
:
il
primo
settembre
a
Venezia
,
il
nove
a
Deauville
.
Insomma
,
un
tour
quasi
simultaneo
di
pubblicità
gratuita
per
kolossal
o
non
kolossal
che
usciranno
subito
sui
mercati
italiano
,
francese
,
dell
'
Europa
meridionale
:
siamo
qui
per
questo
?