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> anno_i:[1970 TO 2000}
Frankenstein di Mary Shelley ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Torna la coppia di vecchi eroi , l ' aristocratico scienziato barone Victor Frankenstein divorato dall ' ambizione di creare un essere umano e di sconfiggere la morte e la sua Creatura mostruosa e innocente , fortissima e patetica , che uccide quando viene privata d ' amore e respinta . Torna nel momento in cui domina l ' antintellettualismo , in cui s ' infittiscono le discussioni sulla bioetica e sulle manipolazioni genetiche , si ripropongono tutti gli antichi interrogativi che oppongono la religiosità alla sperimentazione scientifica : cosa vuol dire , cosa comporta creare o alterare una vita , è giusto o ingiusto , abbiamo il diritto ? Mary Shelley , calma bellezza inglese , intelligentissima figlia del pensatore William Goodwin e della femminista Mary Wollestoncraft , amante sedicenne e poi moglie del poeta Percy Bysshe Shelley , aveva meno di vent ' anni quando scrisse per scommessa nel 1816 Frankenstein o il Prometeo moderno , tragedia gotica , requiem romantico , epopea antiscientifica e antirazionalista del sapiente maledetto che vuol rubare a Dio il segreto della vita per il bene dell ' umanità e che per il suo sacrilego orgoglio intellettuale viene punito , sepolto tra blocchi di ghiaccio nel gelo dell ' Oceano Artico . Tra gli infiniti film ispirati alla coppia infelice , questo di Branagh , come indica il titolo , è quello che vuoi essere più fedele ( ma non del tutto fedele , si capisce ) al testo ottocentesco : « Avevo visto dei Frankenstein in bianco e nero , con scienziati pazzi assistiti da nani gobbi , e non m ' avevano interessato affatto . Il romanzo , invece , m ' ha affascinato : non riuscivo a capire perché nessuno avesse mai tentato l ' impresa di farne davvero un film » . Quindi ha lasciato perdere ironia , parodia , revisioni culturali , epistemologia , filtri intellettuali , psicoanalisi , aggiornamenti possibili , e ha semplicemente filmato il romanzo immergendolo in un ' atmosfera nera , avventurosa e fatale : navi prigioniere dei ghiacci come nelle vecchie illustrazioni dei romanzi di Verne , figure da spavento affioranti dal nulla nebbioso come in Nosferatu , ululati nel buio , tuoni , fulmini , saette e diluvi , immensi saloni spopolati , castelli sperduti , scalee , alte cime nevose di quelle Alpi « cattedrali della morte e del gelo » che impaurivano i turisti inglesi ottocenteschi , contadini divorati dalla miseria , folle furenti pronte ad aggredire bastonare e impiccare , esodi e cadaveri dell ' epidemia di colera . Kenneth Branagh ha filmato il romanzo senza risparmiarsi nulla né vergognarsi di niente , alla sua maniera banale e seducente . Disperazione ? I personaggi si danno pugni in testa . Felicità ? Saltano , ridono , s ' abbracciano , intrecciano balli . Dramma ? Corrono a perdifiato o galoppano a briglia sciolta . S ' era già visto in Molto rumore per nulla quanta fiducia abbia il teatrante inglese trentacinquenne , qui regista e interprete del personaggio di Frankenstein , nel dinamismo , nella velocità , nella semplificazione , nell ' energia . Lo confermano la rapidità vignettistica della narrazione e la grande scena della creazione , tra mito arcaico e anticipazione industriale , tra fiamme , binari e catene ferree , pulegge , ruote , vibrare azzurro di pulsioni elettriche e un enorme sarcofago bronzeo colmo di liquido amniotico , con Branagh - Frankenstein che si affanna quasi pazzo a torso nudo esibendo il corpo addestrato e muscolato . Ma è proprio questa visione elementare , illustrativa , a dare al film un fascino particolare , una suggestione accattivante . E poi c ' è la Creatura , naturalmente . Robert De Niro è irriconoscibile con la faccia e il corpo attraversati da grosse cuciture nere i cui punti sembrano non dover mai cadere e da cicatrici incancellabili , sfigurato da un occhio diverso dall ' altro , sussultante per una zoppia molto forte : mette meno spavento del suo personaggio in Cape Fear di Scorsese , ma anche abbrutito dal trucco - maschera arriva a comunicare il dolore della solitudine e del rifiuto . È ridicolo quando s ' intenerisce di fronte alla famigliola misera e coraggiosa spiando la quale impara a parlare e a leggere , quando la aiuta provvedendo alle necessità ( taglia e accatasta legna , strappa alla terra gelata rape e patate , mette tutto in ordine come Biancaneve nella casetta dei sette nani ) . È fantastico quando s ' infuria e uccide , quando strappa il cuore palpitante dal petto della moglie di Frankenstein , quando s ' immola morendo sul pack insieme con il suo Creatore . Molti , in un coro di rimpianti , hanno detto di preferire il vecchio Boris Karloff : ma forse è la nostalgia tenace riservata ai giocattoli perduti dell ' infanzia .
Quiz show ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Se un film italiano troppo lungo , ben recitato e noioso venisse a rivelarci che Lascia o raddoppia ? fin dall ' inizio era truccato , che a Lando Degoli , a Marianini o a Paola Bolognani venivano comunicate in anticipo le domande con relative risposte esatte , che ansie e tensioni in cabina erano finte , troveremmo la forza d ' indignarci , quando da quarant ' anni si parla del potere di mistificazione e dell ' uso politico della tv , quando sappiamo adesso che alla tv persino i casi umani sono recitati a pagamento ? Magari no . Quiz Show rievoca , con la proba ingenuità tipica del suo regista Robert Redford , un telescandalo americano che nel 1958 provò la natura fraudolenta di Twenty - One ( Ventuno ) , gioco televisivo a quiz nozionistici allora di massimo successo , trasmesso in diretta dalla rete televisiva National Broadcasting Corporation ( NBC ) : i concorrenti conoscevano prima di andare in onda domande e risposte , vincevano o perdevano e si alternavano non per merito o demerito ma a seconda delle esigenze spettacolari o delle necessità commerciali dello sponsor ; l ' imbroglio che coinvolgeva tanto la tv quanto i concorrenti si estese all ' intero sistema , anche giudiziario ; l ' indagine condotta da un avvocato del Comitato del Congresso sul controllo legislativo chiarì la truffa ma non rovinò il concorrente più popolare , Charles Van Doren , bel giovane di buona famiglia d ' intellettuali che salvò la faccia confessando la verità , pentendosi e chiedendo perdono con un bel discorso . Redford ha continuato a ripetere che l ' episodio « segnò la fine dell ' innocenza nella storia sociale americana » , cancellò la fiducia popolare nella televisione : però dirlo non basta . Si intuiscono i significati simbolici e sociali attribuiti al vecchio fatto di cronaca , il bluff rappresentato dalla fede americana nel merito individuale , la morale calpestata dalla corruzione che tocca tutti , la solidarietà nel peggio dell ' establishment , il dominio dei soldi e della vanità : ma sono espressi troppo primariamente e sommariamente per risultare drammatici , per dare all ' episodio uno spessore etico - politico convincente , e non s ' aspettava certo Quiz Show per sapere che la tv mistifica e che i privilegiati cascano sempre in piedi . Nel racconto scolastico manca l ' emozione , grava spesso il tedio . Le qualità del film stanno piuttosto nella recitazione eccellente di John Turturro , di Ralph Fiennes , di Paul Scofield , di tutti gli interpreti compresi , in piccole parti , i registi Martin Scorsese e Barry Levinson ; nella ricostruzione d ' epoca , in un ' aria semplice e semplificata degli anni Cinquanta il cui merito va soprattutto ai toni scelti dal direttore della fotografia Michael Ballhaus ; nel ritratto convenzionale ma bello d ' una famiglia altoborghese di intellettuali con le sue eleganti abitudini di vita , la sua sobrietà , la sua spietata certezza di superiorità .
Un eroe borghese ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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È un titolo bello , Un eroe borghese , e dice molto . Definisce con l ' appartenenza alla classe di cui praticava le virtù da altri spesso rinnegate Giorgio Ambrosoli , avvocato di Milano , nominato nel 1974 commissario liquidatore della fallita Banca Privata Italiana di Michele Sindona , quarantenne , sposato , padre di tre bambini , un moderato di brutto carattere , « rigido , intransigente , moralista , serio , bravo , libero e solo ... che avrebbe potuto vivere tranquillo con le sue serene abitudini e invece , per la passione dell ' onestà , si batté contro un " genio del male " sorretto da forze potenti palesi e occulte , e fu sconfitto » : venne ammazzato sotto casa in una notte d ' estate del 1979 , con diversi colpi di 357 Magnum sparati al petto , dal killer William J . Aricò venuto dall ' America , assoldato da Sindona per 25.000 dollari . Un professionista deciso a fare il proprio lavoro e il proprio dovere senza badare agli interessi che colpiva né alle fortissime pressioni di politici democristiani per salvare Sindona : e per questo , nell ' Italia sventurata di sedici anni fa e di oggi , un eroe . Il caso Ambrosoli , che resta esemplarmente a illustrare i viluppi della politica mafiosa , della politica nera , della politica dei soldi di questi anni , è la materia del libro di Corrado Stajano pubblicato nel 1991 da Einaudi , appunto Un eroe borghese , da cui il film diretto da Michele Placido è tratto con fedeltà . Racconta l ' incarico ricevuto dall ' avvocato e la sua vita famigliare ; le sue indagini per chiarire gli oscuri intrecci e le non gratuite protezioni politiche che avevano portato il banchiere siciliano Michele Sindona ad un ' ascesa vertiginosa seguita poi da una caduta rovinosa ; i troppi non disinteressati interventi per salvarlo ; le difficoltà , i trabocchetti e le minacce conclusisi con la morte di Ambrosoli ( più tardi , con la morte del suo killer , precipitato da quindici metri di altezza « mentre tentava d ' evadere dal carcere a New York » ; e con la morte del mandante dell ' omicidio , Sindona , avvelenato da un caffè in prigione . Fabrizio Bentivoglio è il protagonista , sobrio e bravo . Omero Antonutti , senza barba , è l ' antagonista , molto diverso da come appariva Sindona nella primavera del 1975 , latitante non ricercato né estradato da alcuno , nella suite lussuosa all ' Hotel Pierre di New York o nel piccolo ufficio di Park Avenue d ' una società dal nome insignificante , Cisco : mentre Antonutti è pacato , laconico e asciutto , Sindona era loquace , mellifluo , minaccioso , ilare , ricattatorio ; come Antonutti nel film , accusava l ' Italia d ' essere un Paese senza libertà , si diceva vittima d ' un complotto ordito dai comunisti e dall ' « infame trio Rondelli - Ugo La Malfa - Cuccia » . Michele Placido è il maresciallo maggiore della Guardia di Finanza Silvio Novembre , collaboratore e amico , l ' uomo più vicino ad Ambrosoli in quei suoi cinque anni terribili . Giuliano Montaldo è l ' allora governatore della Banca d ' Italia Guido Carli , che affidò all ' avvocato l ' estremo incarico . Ricky Tognazzi è Mario Sarcinelli , allora Capo della Vigilanza della Banca d ' Italia . Andreotti ed Evangelisti non si vedono ma vengono spesso nominati nel film come protettori di Sindona . Laura Betti è un efficace personaggio d ' invenzione , una collaboratrice fedele di Sindona che cita Stendhal : « L ' onestà è la virtù della gente dappoco » . Gli sceneggiatori Graziano Diana e Angelo Pasquini sono riusciti a non rendere melodrammatico un destino tragico : ma era forse fatale che il borghese onesto e solo risultasse non soltanto un eroe , quasi un santo o un santino . La straordinaria fotografia di Luca Bigazzi dà una nobile intensità al film non bello ma rilevante nella tradizione del cinema sociopolitico italiano : utile a chiarire la trama dei rapporti fra parti dello Stato , criminalità organizzata , alta finanza ; utile a capire i meccanismi d ' un passato di vergogna ; utile a cogliere quanto di quel passato sussista o possa riprodursi nel presente . Dall ' uccisione dell ' avvocato Giorgio Ambrosoli sono passati sedici anni . Molti dei protagonisti d ' allora sono morti anche di morte violenta , oppure scomparsi dalla scena : Sindona , Calvi , monsignor Marcinkus , il finanziere vaticano a capo dell ' Istituto per le Opere di Religione , Franco Evangelisti , l ' allora segretario amministrativo della Democrazia cristiana , Giulio Andreotti per ventuno volte ministro e per sette volte presidente del Consiglio ora incriminato per collusione con la mafia . Tra i personaggi nominati nel film , soltanto Licio Gelli e Enrico Cuccia , ciascuno a suo modo , persistono . Non s ' è fatta limpida l ' acqua torbida italiana : purtroppo di eroi borghesi c ' è ancora bisogno .
Piccole donne ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
L ' unica sorpresa è che Gabriel Byrne , interprete del professor Friedrich Baer innamorato di Jo March , nonostante sia tedesco parli nel doppiaggio italiano con un accento francese caricaturale identico a quello di Peter Sellers - Ispettore Clouseau in La pantera rosa . L ' unica curiosità è : valeva la pena che fosse per la prima volta una donna femminista , la regista australiana Gillian Armstrong , a dirigere l ' ennesima versione cinetelevisiva del classico romanzo educativo per ragazzine scritto da Louisa May Alcott nel 1868 , se doveva farne poi la solita cosa , non migliore né diversa da tante altre ? L ' unico dilemma è : se non per amore del libro e nel suo ricordo o per motivi meno sentimentali , come sarà che questo film banale e inerte è candidato a tre Oscar ? Nella famiglia tutta femminile , ricalcata su quella della scrittrice , stavolta Susan Sarandon è la mamma delle quattro ragazze March . Winona Ryder è Jo , la sorella più moderna e simpatica , appassionata , ribelle , intelligente , inquieta , con ambizioni appagate di scrittrice ; Trini Alvarado è Meg , la sorella maggiore più saggia , equilibrata e quieta , anche la più noiosa ; Claire Danes è Beth fragile , spesso debole e stanca , pianista e sereno « angelo della casa » pateticamente destinata a morte precoce ; Kirsten Dunst ( la piccola succhiasangue bionda di Intervista col vampiro ) e Samantha Mathis , bambina e ragazza , sono Amy , la più bella e amante del divertimento , capricciosa elegante e artista , seducente . Il padre è lontano , in guerra : e quando torna è quasi un fantasma , come se in casa non ci fosse . La vita della piccola famiglia di donne , dei loro vicini , innamorati e amici , è segnata dagli eventi prevedibili negli inverni freddissimi e nelle dorate stagioni di Concord , Massachusetts : i giochi in comune e i cori , felicità , tristezze e amori , lacrime e sorrisi , gesti generosi , incidenti sul ghiaccio da cui si esce vivi per miracolo , amori delusi , insegnamenti materni , primi balli e primi dolori , malattie e ferite , Natali ed estati , chi muore , chi si sposa , chi parte e chi torna , chi fa bambini e chi pubblica romanzi . Naturalmente , a oltre un secolo dalla pubblicazione del libro , Piccole donne conserva una parte di quel fascino che resiste da molte generazioni . Non è questione delle tirate di Jo che difende il diritto delle donne al voto e che vorrebbe essere un uomo , « andare in guerra , sfidare l ' ingiustizia » , né del lamento del suo amico Teddy Laurie contro le limitazioni del ruolo maschile che lo obbligano a lavorare in ufficio anziché dedicarsi alla musica . La storia rimane entusiasmante perché Piccole donne è uno dei pochi romanzi ottocenteschi edificanti , scritti a fini d ' ammaestramento morale , che agli adolescenti non predichi l ' obbedienza ma l ' indipendenza , non il timore ma il coraggio , non la prudenza ma la generosità , non la remissività ma lo spirito di iniziativa ; perché offre un insieme di personalità differenti e contrastanti , svariati modelli possibili , molte occasioni di predilezione o identificazione ; perché racconta una repubblica domestica di donne priva dell ' autorità e dei condizionamenti coniugal - paterni ; perché le cinque energiche donne ( sei con la vecchia domestica , sette con la bisbetica zia ricca ) non sono mai annoiate né lagnose , si dimostrano attive , ardite , altruiste , speranzose , capaci d ' affrontare la vita con forza e allegria . È un peccato che il film risulti così opaco , scipito : perché farlo ? S ' erano già realizzati film o telefilm dal romanzo nel 1917 , nel 1919 , nel 1933 , nel 1949 , nel 1955 , nel 1978 . Sarà anche vero che ogni generazione ha diritto al suo Piccole donne : questa generazione poteva avere più fortuna .
Giovanna d'Arco ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Interpretazione memorabile : a ventotto anni Sandrine Bonnaire ha affrontato il personaggio ( recitato in passato al cinema da Geraldine Farrar , Renée Falconetti , Simone Genevois , Angela Salloker , Ingrid Bergman , Jean Seberg , Hedy Lamarr , Florence Carrez ) con vera grandezza semplice , con ammirevole capacità d ' esprimere pudicamente ma eloquentemente il mistero religioso e la possessione fideista , con una naturalezza fisica perfetta . L ' impresa era complessa . Tra le eroine storiche , la mistica guerriera , mito del nazionalismo francese discusso , glorioso e usato , per la sensibilità contemporanea risulta quasi incomprensibile : santa ma portatrice di morte , armata della spada e della croce , credente nel Re come in Dio , ragazza e condottiera , Giovanna d ' Arco ha in sé tutte le contraddizioni della Chiesa cattolica e delle epoche di marasma etico - politico favorevoli all ' epifania di figure miracolistiche venute dal nulla . Il bellissimo film di Rivette non tenta alcuna interpretazione psicologica . Guarda Giovanna agire , la descrive trasparente e strana , senza pia compunzione né arroganza adolescente ma con l ' ostinato rifiuto d ' ogni ragionevolezza dei grandi idealisti , pronti a morire per l ' idea a cui conservano fede e fedeltà , destinati a venir sconfitti dal cinismo pragmatico altrui e dal proprio stesso assolutismo . E la vicenda di Giovanna viene vista , con aspra analisi politica , simile a quella di tanti eroi guerrieri : esaltati dal potere al momento della lotta armata , esautorati al subentrare del tempo delle trattative e dei compromessi politici , ripudiati come memoria ingombrante di conflitti ormai spenti . Guidata dal talento del regista e dalla propria bravura , Sandrine Bonnaire recita una Giovanna D ' Arco ruvida come la ragazza di campagna che era , prepotente come un bambino , presuntuosa e fragile come capita alla sua età ( diciassette anni , diciannove quando morì sul rogo ) . La prima volta che una freccia la ferisce piange e si spaventa ; le invocazioni che rivolge ai suoi santi ( Caterina , Margherita , Michele Arcangelo protettore dei combattenti ) hanno i toni d ' una esigente urgenza puerile ; la costrizione a smettere la divisa di guerriera e a vestire abiti femminili la mortifica come una ferita all ' orgoglio militare o una perdita d ' identità . Alla fine , incatenata al rogo , rivestita del saio candido , incappellata d ' un beffardo elmo di cartone bianco con le parole « apostata , eretica » , quando il fumo del legno ardente le arriva alla gola Giovanna D ' Arco fa la cosa più ovvia : tossisce . Quando le fiamme arrivano a bruciarle le carni fa la cosa più alta : un fortissimo grido : « Gesù ! » Ma gli spettatori italiani sono sempre sfortunati . Il kolossal d ' autore di Rivette , scandito in due parti ( « Le battaglie » , « Le prigioni » ) , lungo oltre cinque ore e mezza , da noi è stato diviso in due film usciti ( quando sono usciti ) a distanza di mesi , è stato tagliato col permesso del regista di un ' ora e venti ( quasi l ' equivalente di un film ) . È lo stesso sistema adottato per Smoking / No smoking di Alain Resnais , negativo oltre che anticulturale : altera il ritmo e lo stile , impoverisce o smentisce la vicenda . Meglio così che nulla ? Forse : però non è una bella alternativa .
LA MANICA PIÙ STRETTA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
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Il voto dei Comuni ha superato tutte le previsioni . Centododici suffragi di maggioranza , in favore dell ' ingresso di Londra nel Mec , rappresentano il miglior premio alla tenacia di Heath e dei conservatori nel propugnare la causa dell ' integrazione continentale contro tutte le difficoltà e contro tutte le resistenze che a un certo momento avevano autorizzato pessimismo e sfiducia , al di qua e al di là della Manica . Nessun ultimatum è servito , nessuna intimidazione è riuscita allo scopo . L ' ala dissidente ed europeista del partito laborista , l ' ala che non aveva voluto condividere il clamoroso voltafaccia di Wilson e smentire le tradizionali professioni di fede del partito , si è sottratta al giogo della « frusta » parlamentare , non ha obbedito alla disciplina di gruppo , si è associata al « sì » dei conservatori per l ' Europa unita , suggellato dal risultato a sorpresa della votazione ai Lords e ai Comuni - l ' apertura di una nuova grande pagina nella storia inglese ed europea . Heath aveva giocato grosso . Concedendo la libertà di voto al suo gruppo parlamentare , che alberga una corrente tenacemente ed irriducibilmente antieuropeista in omaggio alle pregiudiziali imperiali di un mondo scomparso , aveva praticamente liquidato in partenza il già esiguo e fragile margine di maggioranza su cui si regge il suo governo tanto contrastato . Senonché i rischi in campo conservatore erano largamente bilanciati dai vantaggi sul fronte avversario . Le diserzioni conservatrici , ridottesi poi di numero e di significato , sarebbero state compensate dalle adesioni dei laboristi eterodossi , il gruppo di Roy Jenkins . Non solo : ma di fronte ad un ' opinione pubblica perplessa e turbata , qual è nella grande maggioranza l ' opinione inglese sul tema dell ' Europa ( basti leggere le lettere del pubblico al « Times » ) , il governo conservatore aveva dissipato l ' impressione di una qualunque ghigliottina , di una qualunque forzatura procedurale o regolamentare . L ' ingresso dell ' Inghilterra nel Mec , dopo tanti anni di contraddittori « zig zag » , dopo tutti i ritardi imposti dall ' altera e orgogliosa volontà del generale De Gaulle , dopo le incomprensioni e le esitazioni degli stessi governi succedutisi alla guida dell ' Inghilterra post - churchilliana , era un avvenimento troppo decisivo , troppo - diciamolo pure con un termine abbondantemente logorato - « storico » perché la volontà del Parlamento , massima fonte di sovranità e di legittimità della Gran Bretagna , non dovesse esprimersi in tutta la sua libertà , senza condizionamenti o impacci di alcun genere . È l ' obiettivo raggiunto dal governo Heath col voto di questa notte : un voto che conforta la fatica di tutti gli europeisti , in un ' ora grigia e malinconica per l ' Europa , oggetto di una storia che troppo spesso la trascende . Il positivo epilogo di questo 28 ottobre era stato preceduto da un dibattito ampio e completo , il più lungo nella storia parlamentare di questo dopoguerra britannico : vi si erano riflesse tutte le posizioni dell ' arco politico inglese , le adesioni entusiaste e incondizionate , i « sì » perplessi e svogliati , le considerazioni di opportunità contingente , le preoccupazioni dei settori economici inevitabilmente danneggiati dall ' integrazione continentale , le opposizioni furibonde e irriducibili legate all ' estrema destra - ultimo residuo dell ' isolazionismo imperiale - e ad una larga parte della sinistra anche non estrema - specchio dei privilegi corporativi di una classe operaia sempre poco sensibile alle voci del continente . Sullo sfondo , il dramma del partito laborista : il grande e decisivo contrasto fra la concezione « politica » del Labour - Party e quella sindacale . La prima disposta a tollerare la « disobbedienza » dell ' alaJenkins , solo con formali e nominali sanzioni ; la seconda decisa a battersi con tutte le armi della rappresaglia e della ritorsione - fino alla minaccia della non - rielezione nei collegi di periferia - per i parlamentari laboristi sottrattisi alla disciplina di partito e salvatori , con l ' idea d ' Europa , dello stesso governo Heath . Wilson nella posizione di un « mediatore » non più autorevole come una volta , in quella che è stata chiamata la linea dell ' acrobata : fermo nel « no » all ' Europa , alle condizioni ottenute da Heath , ma deciso ad evitare la totale prevalenza dell ' ala sindacale , la stessa che poi sarebbe destinata a liquidarne per sempre la contrastata e non più indiscussa leadership . Voti plebiscitari contro l ' Europa unita , sia del congresso dei sindacati sia , e sia pure in misura minore , del congresso del partito : voti che avrebbero schiacciato - ma l ' Inghilterra non è l ' Inghilterra per niente - qualunque Parlamento del continente , dove la macchina partitocratica avrebbe dissolto ogni obiezione di coscienza e sommerso ogni fedeltà o coerenza ideologiche . Nel complesso , un grande giorno per l ' Europa , una speranza riaccesa soprattutto per le giovani generazioni . Non il traguardo , ancora . Wilson , tollerante davanti all ' opposizione parlamentare , sarà durissimo nella lotta contro le procedure di applicazione dei trattati di Roma , tallonerà Heath passo per passo , coglierà qualunque occasione per abbattere il non solido governo conservatore e riproporre al suo partito la scelta anti o non - europea , magari ab imis . Necessità , per tutti i partners continentali , di tener conto della particolarissima situazione inglese , di evitare ogni mossa sbagliata che possa riaccendere le resistenze o inasprire le intransigenze tutt ' altro che domate ( la maggioranza del paese è ancora contro l ' Europa , nonostante i miglioramenti registrati dalle ultime indagini demoscopiche ) . È quindi richiamo a tutti i soci del Mercato comune ad una linea di severità e di responsabilità , soprattutto economica . L ' Inghilterra è il paese che ha insegnato al continente la via dell ' austerity . Ci sarà qualcuno capace di richiamarsi a quel modello di fronte alle suggestioni « peroniste » che continuano a fermentare in Italia ? È proprio il caso di augurarsi anche per noi una « Manica più stretta » .
Quale esercito? ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
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Le profonde riforme che si stanno introducendo nei regolamenti di disciplina delle forze armate sono un adempimento dell ' ultimo comma dell ' articolo 52 della Costituzione : « L ' ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica » : una delle tante disposizioni della nostra Carta generiche , e che avrebbe potuto essere interpretata anche nel senso che i soldati si eleggessero i loro superiori . Si può approvarle incondizionatamente , si possono fare riserve ; ma comunque bisogna avere il coraggio di riconoscere che l ' esercito ( nell ' ampia accezione del termine ) muta , con uno di quei cambiamenti che trasformano un quid in un aliud , da quello che fu dalla formazione della Unità alla prima guerra mondiale almeno . Mutamento avvenuto per gradi , e che non poteva non seguire , per il profondo variare di tutta la vita associata , del modo di sentire generale . Già da vari anni l ' esercito non è più quello idealizzato da De Amicis , e neppure quello , che pur mostrava le sue lacune , dei romanzi militari oggi dimenticati dell ' inizio del secolo di Olivieri San Giacomo , né dei più recenti ricordi di ufficiali letterati , ancora di Edgardo Sogno , che si riporta al periodo fascista . La posizione dell ' ufficiale fino al 1915 , il tempo in cui era prescritta la dote della sposa per ottenere il regio assenso al matrimonio , in cui ogni ragazza della borghesia era orgogliosa di annunciare il suo fidanzamento con un ufficiale e le signore che tenevano un salotto o davano un ricevimento ritenevano questo mancante di un elemento essenziale se non ci fossero alcune divise militari , appare lontano come la Versailles di Luigi XIV . La giustissima soppressione dell ' attendente , l ' autorizzazione agli ufficiali di vestire in borghese , già di per sé avevano apportato mutamenti rilevanti al vecchio esercito , fondato sul profondo distacco tra ufficiali e sottufficiali , tra sottufficiali e soldati ( un tempo nelle città minori erano prescritti i caffè che gli uni e gli altri potessero frequentare senza mai confondersi ) . Ed ho sempre presente il ricordo che evocava un vecchio archivista di Ministero , già sottufficiale , delle ore di sosta trascorse in attesa di una coincidenza , quando andava in licenza con moglie e cinque figli , perché i sottufficiali potevano viaggiare solo con gli accelerati . Come dovunque , c ' erano negli ufficiali i buoni , i comprensivi , i paterni , ma abbondavano pure gl ' incuranti , i neghittosi , i nevrastenici , quelli che lasciavano libero sfogo a simpatie ed antipatie verso i sottoposti ; l ' attendente del colonnello era un ' autorità . I due requisiti più apprezzati erano il coraggio fisico , e l ' obbedienza incondizionata ; dal superiore occorreva tutto accettare : il soldato punito presentandosi dopo scontata la punizione si sentiva chiedere se era contento della punizione inflittagli , e se rispondeva di no , ritornava in prigione . Tutto questo appartiene ad un mondo che ci appare molto più remoto della civiltà contadina morta o morente che Revelli ha rievocato per il Cuneese : pur se fosse in sé buono qualcuno degli obblighi che la divisa imponeva : nei mezzi pubblici cedere il posto alle donne ed ai vecchi ; non assistere inerte ad una rapina ( i sequestri in strade frequentate non esistevano ancora ) , od alle percosse che un uomo imbestialito dava a bambini o ad una donna . Cosa sarà questo nuovo esercito ignoro , né so prevedere . Ma quell ' art. 52 della Costituzione , che mi è sempre stato ostico per essere il solo a parlare di sacro dovere della difesa della Patria ( degradando così tutti gli altri doveri verso la società in cui si vive ) , mi porta a chiedermi se non ci sarebbero ben più fondamentali riforme da apportare . Confidiamo tutti che non abbiano più ad esserci guerre , né vi vediamo l ' Italia coinvolta . Ma pare certo che sarebbero guerre condotte da tecnici , cui solo un piccolo esercito di mestiere potrebbe attendere ; e le guerriglie hanno sempre uno sfondo politico , sicché non si può contare su un esercito di leva composto di uomini con idee le più diverse . Se quell ' art. 52 della Costituzione stabilisse invece che ogni cittadino , uomo o donna , forte od esile , deve dare al consorzio civile un anno del suo tempo , quasi gratuitamente ( ossia col trattamento del soldato di leva oggi ) nelle mansioni cui può essere idoneo ? Ho molti dubbi sul sistema cinese di fare interrompere l ' Università per andare per qualche anno a coltivare la campagna e di fare ritornare per qualche mese al lavoro campestre alti funzionari ; ma di fronte a questo abbandono delle campagne che tanto grava sulla nostra economia , non posso non chiedermi se sarebbe davvero impossibile imporre a tutti i ragazzi italiani di fare per un anno quel che in altri Stati molti studenti fanno spontaneamente durante le vacanze , lavorare in un ' azienda agricola , in quei lavori che non richiedono esperienza ; se per tante ragazze non sarebbe benefica l ' esperienza di un anno passato come portantina in un ospedale , o assistente di bambini , od anche nei più umili lavori di lavanderia . Misura antiliberale ? Chiedere l ' adempimento di qualsiasi dovere sociale è un attentato alla libertà ? Ma nessuna società ha mai potuto vivere senza imporre doveri ai consociati . Se mai , nelle condizioni attuali dell ' Italia , mi turba il pensiero del quis custodiet custodes ? Siamo certi che la caporeparto cui è stata posta a disposizione la portantina di leva saprà costringerla a fare il suo dovere , che il capo dell ' azienda agraria non accetterà un compenso per lasciare il ragazzo assegnatogli tornare a casa o scorrazzare tutto il giorno in moto ? Dove non si riconoscono autorità , dove si ritiene che sia offendere la dignità umana costringere qualcuno a fare ciò che non gli piace , dove si ritengono inutili le sanzioni quali si siano , difficile pensare a vie di scampo . Ed allora resti l ' esercito di leva com ' è , con la nuova disciplina ; ma segua almeno quel che segue nelle Università : ove quella piccola minoranza che ha voglia di apprendere trova , sol che li cerchi , insegnanti che la seguono , la incoraggiano , che suggeriscono utili ricerche . Così nella caserma i coscritti trovino ufficiali e sottufficiali che non si preoccupino di « far sfilare in parata » , ma cerchino di allargare il loro orizzonte culturale , insegnare la non facile arte di ragionare e non enunciare assiomi , di rispettare l ' avversario ; che l ' esercito divenga scuola di educazione civile , di pacifica convivenza tra chi pur è su posizioni ideologiche antitetiche .
Autogestione ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Pochi mesi fa seguii con affettuosa attenzione una vicenda di cronaca : la proprietaria di un piccolo laboratorio artigianale di confezione di vestaglie intendeva cessare ; e le quattordici o quindici operaie volevano continuare l ' impresa in autogestione . La cronaca ebbe subito dopo ad occuparsi di analoga questione , ma di ben altre dimensioni : di una fabbrica d ' orologi francese ; e poi venne la guerra arabo - israeliana , e la crisi del petrolio . Non si parlò più di quelle operaie , che non erano sorrette né da partiti né da sindacati ( al più si prometteva di cercare per loro un ' altra occupazione ) ; credo di essere stato il solo a fare voti perché riuscissero a far vivere l ' azienda . Perché quando si parla di socialismo dal volto umano , dell ' operaio che si senta parte viva , partecipe dell ' azienda , bisogna pur trovare strumenti perché le parole non restino soltanto tali . Rammento che nel periodo del roveto ardente , i primi mesi dopo la fine della guerra , si discusse anche di autogestione ; ed i pareri furono quasi tutti contrari : osservandosi che quando si tratti di grandi aziende , industriali o commerciali o bancarie , che debbono operare rischiose scelte quasi ogni giorno , guardare con attenzione ciò che segue oltre confine , occorrono dirigenti più che capaci ; e anche ad ammettere operai e impiegati così saggi da chiedere ai Politecnici od alle Università , fosse pure ai partiti , direttori tecnici ed amministrativi di vaglia , il rapporto tra il dipendente e questi dirigenti non divergerebbe sul piano psicologico da quello che è oggi con l ' amministratore delegato . Si osservava inoltre , allora , che si sarebbero avute comunità ricche e comunità povere , col succedersi dei figli ai padri , un risorgere delle antiche corporazioni . Argomenti ineccepibili ; e proprio non riesco a vedere né oggi né in un futuro prossimo l ' autogestione della grande azienda . Eppure ... un tempo c ' era l ' ufficiale che « veniva dalla gavetta » , era stato cioè soldato e sergente ; forse , non sempre , meno dotto di quello che proveniva dall ' accademia , ma sicuramente più esperto della psicologia del soldato , di ciò che questi apprezza e di ciò che gli è sgradevole , del miglior modo per trattare soldati e sottufficiali . Del pari penso che qualche anno passato in un ' azienda in autogestione darebbe all ' operaio ed impiegato che poi passasse in una grande azienda , una comprensione che solo in tal modo potrebbe acquisire ; gli farebbe comprendere il perché , talora la necessità , di certi comportamenti , di certi atti della direzione che diversamente gli appaiono inesplicabili ; gli darebbe anche la sensazione degli oneri , dei rischi che gravano sull ' azienda . Che i sindacati non siano favorevoli alle autogestioni , è ben comprensibile ; se le donnine che confezionavano le vestaglie avessero tenuto in vita la loro azienda , non avrebbero volentieri partecipato a scioperi né si sarebbero battute per la riduzione delle ore di lavoro . Per i partiti di massa la posizione è un po ' diversa ; l ' azienda in autogestione se è dominata dal partito può essere anche una base economica ; i legami tra l ' azienda e la maggioranza o minoranza consiliare che nella città o nella provincia ne sostenga gl ' interessi , possono divenire una forza elettorale . In un libro di qualche anno fa ( Gianluigi degli Esposti , Bologna PCI ) , l ' autore , non comunista , guardando a Bologna , che è il « salotto buono » , da mostrare ai visitatori , del comunismo italiano , parlava di cooperative , sempre di tipo artigianale , in fatto dominate dal partito , peraltro non chiuse a chi non sia iscritto , che non pretendono dai soci un credo politico , né il giorno delle elezioni ne controllano il voto ; si dava particolare risalto ad una CAMST , autogestione di una serie di trattorie , mense calde , il buffet della stazione , locali popolari e mense per ghiotti , che aveva ridotto l ' area delle trattorie di proprietà privata . L ' autogestione può sicuramente affermarsi in queste imprese di carattere pressoché artigianale : nel commercio , od in piccole industrie ( fabbriche di biciclette , le piccole fabbriche di occhiali nella provincia di Belluno , cose del genere ) . Rappresenterebbero un aspetto , uno solo e non dei più importanti , del volto umano del socialismo . Certo il socialismo , e soprattutto il comunismo , mirano ad altro : all ' azienda di Stato . Peraltro , a parte il lato economico , chiunque incontri dipendenti di un ' azienda statale o municipale sa che il loro stato d ' animo verso i dirigenti è lo stesso , se non più acre ( perché c ' è il fattore politico ) che verso il datore di lavoro privato ; a nessuno di loro viene di dire « la nostra azienda » . Ripeto che la cooperativa , l ' autogestione , ha un settore limitato , piccole aziende , senza grossi problemi tecnici o di concorrenza che vada oltre i confini della regione , da dover affrontare . E tuttavia penso che sarebbe benefico che ogni operaio , ogni impiegato , saggiasse quella strada . Credo che l ' impresa privata abbia creato quel che la pubblica non sarebbe mai riuscita a creare ; ma occorre pure tener conto di certi diffusi stati d ' animo , li avalli o meno la ragione , li confermi o meno l ' economia . Ci possono essere amministrazioni pubbliche con funzioni che oggi si ritiene impossibile affidare ad imprese private - le ferrovie e le poste - , od enti che sono in realtà amministrazioni statali con funzioni economiche che toccano bisogni primari dei cittadini ( ENEL od ENI ) . Ma c ' è poi un pulviscolo di aziende a partecipazione statale che mi sembrano le strutture più infelici . Talora l ' azienda pubblica - penso a certe aziende municipalizzate - ha ottimi , appassionati dirigenti ; sottoposti però ad organi deliberanti dove l ' interesse del partito è la forza che domina . Ma l ' azienda a partecipazione statale ( chi legge le annuali relazioni su ciascuna di esse della Corte dei conti ? ) ha per sé il peso della immortalità ; può perdere il suo capitale ogni due anni ; lo Stato lo ricostituirà ; i dirigenti che formano lo staff di queste imprese possono passare da un ramo all ' altro , i più diversi , non saranno mai messi a terra . Queste aziende possono essere un mezzo di distribuzione di potere tra i partiti al governo , una merce di scambio per formare ministeri ; ma quasi senza eccezione costituiscono una passività che fa carico a tutti i cittadini , ma di cui ben pochi conoscono l ' esistenza .
L'eredità di Paolo VI ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Impossibile l ' indomani della morte tracciare un giudizio di Paolo VI , fare un bilancio di un pontificato : solo dopo parecchi decenni appaiono le conseguenze del modo con cui fu diretta la vita spirituale e materiale di uno Stato , di una confessione religiosa , di una comunità ( ed ancora : il valore di quei giudizi ove domina il « post hoc , ergo propter hoc » ! ) ; oggi è dato solo guardare all ' Uomo . Che in quindici anni di Pontificato si prodigò con tutte le sue forze , fisicamente poche , ma rette da una fede senza confini , per pronunciare soprattutto parole di pace , ricordare alle Chiese più lontane l ' unità dei credenti in Cristo , la presenza di un Vicario del Capo invisibile . Nel senso strettamente umano , delle soddisfazioni e dei dolori che si possono trarre dal proprio operare , un pontificato non lieto . Nei quindici anni del suo pontificato , vide in Occidente ed in Asia la continua avanzata del comunismo , con il suo diniego del divino , diniego basilare nella dottrina , che sarebbe vano sperare vedere attenuarsi o sparire . Constatò i lentissimi , quasi nulli progressi dell ' ecumenismo , in un mondo dove sono invece i particolarismi ad insorgere violenti , come del resto segue al crollo di ogni civiltà . Altri Papi avevano avuto l ' aiuto insperato di veder sorgere durante il loro pontificato uomini di Chiesa la cui opera di bene ebbe subito una larga risonanza , portò una popolarità , un ' affermazione nella coscienza di tutti , di quel che possa la carità cristiana , e che non può alcuna filantropia : don Orione , don Gnocchi , don Facibeni , suor Maria Calabrini ; pii sacerdoti esistono sempre , ed operano ancor oggi , ma nessuno ha raggiunto in questi ultimi anni quella rapida fama ; anche per un grande credente ed apostolo laico , Giorgio La Pira ( Giuseppe Capograssi era morto nel '56 ) furono questi ultimi gli anni del silenzio . I giovanissimi lo hanno ignorato . Paolo VI fu in gioventù sacerdote esemplare ; la sua vocazione era di formare giovani studenti , creare una forte intellettualità cattolica ; ma si sottomise sempre agli ordini dei superiori , accettò compiti meno graditi , entrò nella Segreteria di Stato , dove diede ottima prova di sé , fu collaboratore di due Pontefici , che non erano affini a lui per carattere , ma ch ' egli non solo servì , ma amò profondamente ; e di cui il secondo , Pio XII , poté credere , negli anni susseguenti la prima guerra mondiale , in un ' epoca trionfalistica per la Chiesa , in una Italia riconquistata alla fede . Collaborò agli atti più importanti dei due Papi , la dichiarazione contro i princìpi del nazismo ; mentre poi difese strenuamente la memoria di Pio XII dall ' accusa , ingiusta , di non aver fatto il possibile per salvare gli ebrei . Fu ottimo arcivescovo di Milano , dove , conscio dei tempi , rivolse particolarmente le sue attenzioni al mondo operaio , celebrò in officine , combatté in ogni modo perché tutta la città , ma soprattutto i ceti più umili restassero uniti all ' antica madre . Pontefice , volle ad un tempo essere il Papa dell ' umiltà , quegli che riconosce i falli e le deficienze dell ' opera della Chiesa nel lungo corso della sua storia ( ma ancora cardinale aveva osato benedire la perdita del potere temporale , palla di piombo ai piedi della Chiesa ) ed al tempo stesso difensore strenuo dell ' essenza del dogma ; rallentasse pure il movimento ecumenico , ma il successore di Pietro non può essere semplicemente il primo tra i vescovi . No al divorzio , no all ' aborto ; ma sempre l ' uomo della pace . Se i cattolici si trovano in un mondo ostile , non cedano , rimangano forti nell ' attaccamento al loro dovere : agire come i più non è un ' attenuante al peccato . Però non anatemizzare l ' avversario , avvertirlo solo che se credente è in peccato , se non credente che c ' è chi prega per la sua conversione . Ci sono stati i Papi del trionfalismo ; Paolo VI è stato il Papa dell ' umiltà , della espiazione , aveva parlato di colpe storiche della Chiesa , forse aveva chiesto a Dio fin dalla elezione di esserne la vittima espiatoria . I giudizi di Dio sono imperscrutabili , ma mi prostro al ricordo di questi che ho sempre chiamato il Papa del Golgota . Papa Giovanni . Papa Paolo . Ripenso ai lineamenti essenziali dei due Pontificati . Quasi una riflessione comparativa finale . 1958 : Giovanni XXIII ; breve pontificato , ma pare quasi miracoloso questo accendersi di consensi , la venerazione che desta in ogni uomo , di ogni opinione politica ; la stessa figura del Papa , così opposta a quella ascetica di Pio XII , e che un po ' ricordava quella bonaria di Pio IX , la sua origine contadina , il parlare semplice , il familiarizzare con i più umili , accendono verso di lui tutte le simpatie . Paolo VI : il Concilio continua e si conclude ; nel '67 l ' enciclica Populorum progressio atto di fede nella pacifica convivenza e nel progresso umano , nel '68 la Humanae vitae , il diritto alla vita di ogni essere concepito , ma la giusta cautela dei genitori nella formazione della famiglia . Non è qui possibile riassumere né i decreti conciliare né gli altri atti di Paolo VI . Basterà ricordare un famoso Credo del Papa in cui riafferma tutto l ' insegnamento dogmatico della Chiesa nel corso dei secoli : il dogma resta intoccabile . Può solo riassumersi l ' opera dei due Papi nel ricordare che la Chiesa è sempre con gli umili e con gli oppressi ; ch ' essa non confida nella forza e nella violenza , ma soltanto nel libero consenso degl ' individui ; che non desidera tanto il favore dei governi , quanto la spontanea adesione dei popoli . Giovanni XXIII fu alieno da ogni trionfalismo , ma aveva in sé un innato ottimismo ; godeva la letizia cristiana ; Paolo VI aveva un ' immensa fiducia in Dio ma il suo temperamento umano non era portato alla letizia ; mite ed umile , ma temo anche triste , della tristezza che conobbe Gesù .
Nuovo Cinema Supermarket ( Tornabuoni Lietta , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Cinquantaduesima Mostra di Venezia , nell ' anno in cui il cinema compie un secolo : anniversario celebrato con una quantità di Leoni d ' oro alla carriera esagerata come uno spettacolo di fuochi d ' artificio , con scarsi film storici tra cui quel Voyage au Congo che nel 1927 segnò l ' impegno sociale di André Gide , la sua evasione da Parigi , la sua amicizia ardente con Marc Allegret . Polemiche , al solito : da sempre sono il divertimento , la vitalità , il dibattito culturale e la cocaina del festival . Piccole opere prime , kolossal americani d ' azione , pochi Maestri , numerosi debuttanti . Il programma della Mostra somiglia a quello d ' ogni altra manifestazione cinematografica internazionale ; i modi , le strutture e i mezzi con cui il festival viene realizzato dal direttore Gillo Pontecorvo e dai suoi collaboratori sono i più indigenti e artigianali al mondo , i più ispirati all ' arte italiana di arrangiarsi . Ma se tradizionalmente la Mostra di Venezia inaugura in Italia la nuova stagione del cinema , trova quest ' anno un paesaggio diverso . Gli spettatori seguitano a crescere di numero , i film vanno diventando sempre più un prodotto abituale , un arredo domestico . Seguendo l ' esempio del quotidiano « l ' Unità » , che settimanalmente ha unito al giornale cassette di film italiani , da questo autunno offrono videocassette ai propri lettori pure « L ' Espresso » , « Panorama » , « la Repubblica » : contemporaneamente i prezzi delle cassette non legate ai giornali diminuiscono e i consumi si allargano , la conoscenza del cinema del passato remoto o recente si moltiplica come in uno sterminato cineclub di massa , la familiarità con una narrazione per immagini non televisiva si estende . È un possibile rischio per i cinematografi , un ' ulteriore ferita al cinema visto su quel grande schermo che è la sua destinazione naturale e migliore , un vantaggio ? Assai dolcemente , piano piano , con molte buone volontà , si scivola all ' indietro ? « S ' è alzato un vento negativo contro la Mostra » , dice il direttore Pontecorvo . Aggiunge : « Il cinema mondiale è malato , giunto al secondo secolo soffre di declino creativo , per curarlo e aiutarlo a sopravvivere i festival debbono cambiare , venir svecchiati e rivoluzionati radicalmente » . Intanto la Mostra taglia all ' ultimo minuto di due milioni a testa i compensi dei suoi collaboratori , e si trova mutilata della Settimana della Critica organizzata dal sindacato dei critici cinematografici : durata per undici anni con intenti alternativi , segnata nell ' ultimo biennio da una ferma opposizione alla Mostra , la rassegna risulta d ' improvviso svanita , evaporata , polverizzata , s ' è dissolta senza una parola di spiegazione e forse senza troppi rimpianti . Intanto , le istituzioni veneziane o nazionali paiono rispetto al festival remotissime , disattente , noncuranti : in fondo il cinema politicamente non interessa , in Italia mette insieme cento milioni di spettatori in un anno , quanti tutte le tv possono raccoglierne in una settimana o anche meno ; in fondo la Mostra è una faccenda da neppure dieci miliardi , troppo poco per suscitare forti appetiti o procurare vero potere ; in fondo il governo attuale è tecnico , precario ... Nella crescente localizzazione , si riaffonda in ripicche anguste , dispetti burocratici , baruffe , suscettibilità , inerzie , ostilità provinciali che le idee riformatrici e il cosmopolitismo elegante del direttore Pontecorvo faticano a sormontare . Ma resta intatta la postmodernità che fa dei festival un grande supermarket dove c ' è di tutto e di più , diventa sempre più accesa la frenesia promozionale intorno ai film americani : Denzel Washington avrà appena fatto in tempo a partecipare alla serata inaugurale della Mostra che deve ripartire per il festival Usa di Deauville , dove lui e Crimson Tide - Allarme rosso sono protagonisti il primo settembre ; Kevin Costner e Dennis Hopper di Waterworld quasi non avranno modo di disfare le valige , se il 31 agosto sono a Venezia , il 3 settembre li aspettano a Deauville ; va più o meno nello stesso modo per Jennifer Jason Leigh e Kathy Bates di Dolores Claiborne - L ' ultima eclissi , per Tom Hanks di Apollo 13 , per Sean Penn regista e per Jack Nicholson protagonista di The Crossing Guard : il primo settembre a Venezia , il nove a Deauville . Insomma , un tour quasi simultaneo di pubblicità gratuita per kolossal o non kolossal che usciranno subito sui mercati italiano , francese , dell ' Europa meridionale : siamo qui per questo ?