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> anno_i:[1970 TO 2000}
Quattro matrimoni e un funerale ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Commedia romantica brillante , aggraziata , scritta bene da Richard Curtis e ben realizzata da Mike Newell di Ballando con uno sconosciuto , segue la storia di un amore e di un gruppo di amici attraverso quattro cerimonie nuziali e una cerimonia funebre : riti sociali , occasioni d ' incontro , appuntamenti del sentimento . Al primo matrimonio , protestante , lui e lei , inglese e americana , si conoscono , si piacciono , vanno a letto insieme , si separano . Al secondo matrimonio , cattolico , si rivedono ( lei è col fidanzato ) , ancora si piacciono , vanno a letto insieme , si separano . 11 terzo matrimonio , in stile scozzese , è quello di lei : si rincontrano , durante la festa di nozze un amico carissimo ha un attacco di cuore e al suo funerale lui e lei si ritrovano , si separano . Il quarto matrimonio è quello di lui : lei vi partecipa sola , ha già lasciato il marito ; lui all ' ultimo minuto rinuncia a sposarsi ; baci e impegni sono il segno di un amore finalmente riconosciuto , accettato . Confusione amorosa , equivoci del cuore , frustrazioni , dubbi su se stessi , pudori orgogliosi , resistenza e poi resa alle responsabilità della vita adulta . Alle nozze , champagne , scemenze , abiti da sposa ( « Sembra un ' enorme meringa » ) , sacerdoti impacciati , allegria , ritardi quasi catastrofici , anelli nuziali dimenticati , gaffes , pasticci , cristalli , porcellane , fiori , risate , giovinezza . Nel gruppo di amici , la complicità divertita , la lunga conoscenza , gli scherzi reciproci , l ' affetto : la commozione , al funerale , per l ' amico che se n ' è andato e per il toccante addio del suo compagno . Hugh Grant è un protagonista romantico di prim ' ordine . Quanto a successo internazionale , Quattro matrimoni e un funerale è quasi un film - fenomeno : negli Stati Uniti ha incassato oltre 40 milioni di dollari , in Australia è tra í primi venti incassi d ' ogni tempo , in Francia l ' hanno visto due milioni di persone . Per una commedia molto inglese di costo medio - basso il risultato è così insolitamente positivo da aver suscitato interrogativi , analisi . Com ' è che piace tanto ? Le ipotesi sono varie . Perché , paradossalmente , « la gente non crede più nel matrimonio ma non si arrende a non crederci » , dice il sociologo francese François de Singly . Perché , al di là della storia d ' amore , il film ( come Gli amici di Peter o Il grande freddo ) elegge protagonista il gruppo di amici , famiglia di elezione , banda solidale che comprende un sordo , una grunge , due omosessuali , una chic inzitellita per amore non corrisposto , un aristocratico buffo malato di solitudine . Perché , infine , ignora del tutto ciò che ci angoscia nei Novanta , guerre , crisi economiche , conflitti etnici , Aids , politica brutta , violenza , disoccupazione ( i personaggi paiono anzi non avere alcun mestiere né professione , non lavorare affatto ) : e in nome dell ' amore mette insieme il glamour del lusso , il fascino tossico delle tradizioni , il piacere un poco vile dell ' oblio .
Cara, insopportabile Tess ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Commedia qualsiasi , ricalcata su A spasso con Daisy . Rispetto al modello sono leggermente diversi i personaggi : la vecchia signora ricca non è una vegliarda ebrea ma la vedova d ' un presidente americano che sta morendo per un tumore al cervello , l ' uomo ai suoi ordini non è un autista nero anziano ma un giovane agente dei Servizi segreti a capo d ' un gruppo di guardie del corpo . Sono diversi i problemi . Qui non si discute di pregiudizi verso í neri e gli ebrei né della faticosa integrazione razziale negli Stati Uniti , si discute appena d ' una questione minore : se sia ragionevole oppure no che i soldi dei contribuenti vengano spesi per fornire piena protezione a tutti gli ex presidenti americani , alle loro mogli e alle loro vedove ( adesso , per esempio , alla signora Johnson , ai Ford , ai Carter , ai Reagan , ai Bush ) . Per il resto , conflitto di caratteri . L ' ex presidentessa Tess è prepotente , abituata a comandare e a farsi servire , brusca , insofferente delle guardie del corpo e portata ( come era Sandro Pertini ) a sfuggire alla loro sorveglianza un po ' per metterle alla prova e un po ' per sfotterle , tanto aggressiva ed esigente da far scambiare per capriccio il proprio desiderio di rivedere prima di morire luoghi cari e cose belle della vita . Lui è un bravo agente esasperato da quel servizio di protezione professionalmente mortificante e ansioso di lasciarlo , stufo di venir trattato come un cameriere o un parente , che cerca compensi nel fare il proprio lavoro col massimo scrupolo e rigore . Lei è turbolenta , anticonformista ma pronta a fare la spia ricorrendo al presidente in carica se qualcosa non va ; lui è un uomo d ' ordine . Naturalmente si scontrano , battibeccano , si rimbeccano , litigano , non si sopportano . Naturalmente nel momento del pericolo ( un rapimento di lei , male ideato dalla sceneggiatura ) si scopre quanto in realtà si vogliano bene , quali buoni sentimenti materno - filiali li leghino . Unici elementi interessanti : una volta tanto Shirley MacLaine è vestita bene , una volta tanto non strafa né gigioneggia , ha invece una recitazione controllata , quasi sommessa .
TUTTO CAMBIA, DALLA GERMANIA ALLA CINA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
È stato un giornale della sinistra dissidente italiana , « il Manifesto » , a parlare di un nuovo Patto Anticomintern contro la Cina di Mao da parte della Russia sostanzialmente allineata alla Germania di Bonn e al Giappone . È una espressione portata ai limiti del paradosso ma che non manca di nascondere un briciolo di verità . La reazione di Mosca all ' avvicinamento cino - americano si è manifestata subito in due diverse direzioni : l ' ulteriore miglioramento dei rapporti con la Germania federale , nella linea già tracciata dalla Ostpolitik , e la ripresa del dialogo col Giappone ( senza contare l ' India ) . Non c ' è dubbio : il rapido accordo su Berlino , dopo mesi di estenuanti trattative e pur col permanere di formule largamente equivoche per gli occidentali , non sarebbe stato possibile senza la precisa volontà sovietica di creare una zona di distensione e di tranquillità in Europa , quasi contrappeso al crescente conflitto con la Cina . È chiaro che l ' intesa sulla ex - capitale tedesca rappresenta solo il primo passo per la realizzazione della conferenza sulla sicurezza europea : obiettivo essenziale della diplomazia russa , angosciata dalla prospettiva di una lotta su due fronti . In questo disegno si inserisce il clamoroso annuncio della visita di Breznev in ottobre a Parigi . I rapporti franco - russi non erano più quelli , preferenziali , di De Gaulle ; l ' ultimo viaggio di Pompidou a Mosca si era svolto in un clima di cortesia ma anche di freddezza protocollare ben lontano dal calore riservato al generale che continuava ad inseguire il sogno dell ' Europa dall ' Atlantico agli Urali . Se il segretario del partito comunista sovietico - un uomo che non ama i viaggi e tanto meno i viaggi nei paesi occidentali - ha deciso di compiere la prima rilevante eccezione verso l ' Ovest con la mossa francese , non è certo per una particolare solidarietà ideologica fra la Russia di Breznev e la Francia di Pompidou o per un improvviso rispuntare delle nostalgie della « Duplice Alleanza » , abbastanza lontane dal concretismo e dal realismo della diplomazia sovietica nell ' attuale fase metternichiana : è solo perché nessuna conferenza sulla sicurezza europea è possibile senza il « sì » di Parigi . Non è esclusa qualche analoga mossa spettacolare dell ' Urss nei riguardi dell ' Italia : un altro paese cui la Russia continua a guardare con inquieto interesse , in una linea che potrebbe non coincidere sempre con le valutazioni del Pci . La stessa scadenza , ormai imminente , delle elezioni presidenziali potrebbe essere vista da Mosca al fine di favorire , attraverso i voti comunisti , la scelta del candidato più « disponibile » sul piano della politica estera , al di fuori di ogni collocazione nello schieramento interno . Dalla conferenza europea la Russia si aspetta soprattutto mani libere per il duello con la Cina . Tutte le mosse di Mosca in Europa e nel Medio Oriente vanno collocate nel quadro della inasprita tensione con Pechino , confermata dalle recenti manovre militari sovietiche ai confini della Cina , nella zona della Transbaikalia . La tensione con la Romania si è acuita in proporzione diretta al graduale spostamento di Ceausescu verso la amicizia con Mao : nessuno ha smentito le notizie che un aereo sovietico sarebbe stato abbattuto mesi fa dalla contraerea romena . Il giro di valzer filo - cinese di Bucarest e Belgrado , in singolare e sia pure indiretta sintonia con Tirana , non manca di preoccupare Mosca , più che mai paralizzata dalla psicosi dell ' accerchiamento . Né i confini ideologici contano ormai più niente . La Russia , in pessimi rapporti col comunista Ceausescu , è in eccellenti relazioni coi colonnelli di Atene , tutt ' altro che inclini a liberalizzare il loro regime dittatoriale e fascista dopo il nuovo giro di vite di Papadopulos . E l ' Egitto , alleato dell ' Unione Sovietica sul piano internazionale e tributario di Mosca per tutte le armi destinate a combattere Israele , non pensa neppure per un momento di bloccare il processo contro il capo dei comunisti egiziani , Ali Sabri : fortunato che a lui e ai suoi colleghi sia stata riserbata la sorte di richiesta formale di condanna a morte e non il linciaggio dei comunisti massacrati nel Sudan , dopo la « graziosa » operazione dell ' altro colonnello di turno , Gheddafi , l ' alleato di Dom Mintoff nella vicenda di Malta e il vero protagonista della nuova Federazione araba . Dovunque , nel terzo mondo , è in atto una competizione sempre più serrata fra Cina e Russia . Il mondo arabo respinge il comunismo ma è più che mai vincolato all ' influenza , condizionante , di Mosca . Nell ' Africa nera , l ' infiltrazione cinesesi approfondisce e si estende a danno di quella sovietica . Mosca ha teso la mano a Indira Gandhi , che ha dovuto fare pure qualche rinuncia alla tesi del « non allineamento » per firmare il patto ventennale di amicizia con l ' Urss : patto in funzione anti - cinese e anti - pakistana . Podgorni annuncia un viaggio ad Hanoi : quasi a controbilanciare l ' influenza cinese , certamente decrescente nel nord - Vietnam dopo la svolta . Nel caso di ulteriore avvicinamento cino - americano consacrato dall ' eventuale successo del viaggio di Nixon , è certo che la Russia correrà ai ripari . Tentativo di garantirsi le spalle in Europa , attraverso la dottrina della « sovranità limitata » rigidamente applicata all ' Est e sapientemente combinata con una « sicurezza » dell ' Ovest ad uso di Mosca ; allacciamento di buoni rapporti in Asia con tutti i paesi che siano in qualunque modo danneggiati dalla nuova linea americana , la linea flessibile e realistica di Nixon . Giappone in testa : il primo paese che l ' America ha due volte offeso nel corso di pochi mesi , con la bomba della visita di Nixon a Pechino e con quella specie di « Hiroshima » valutaria che è stata l ' operazione dollaro , causa di gravissime perdite per l ' economia nipponica , proprio in coincidenza , casuale ma rivelatrice , con l ' anniversario dell ' armistizio del '45 . Tutti gli equilibri tendono a rovesciarsi ; mentre il divario strategico fra Usa e Urss si accentua in modo inquietante nel settore missilistico e il rapporto fra Patto di Varsavia e Patto Atlantico peggiora a danno dell ' Occidente nel campo delle armi convenzionali . Se l ' Europa non troverà la via di organizzarsi rapidamente come forza autonoma e autosufficiente , rischia di non contare assolutamente più niente sul piano dei rapporti di potenza , ormai svincolati dalla logica di Yalta e trasferiti sul terreno di una Realpolitik appena corretta dall ' equilibrio del terrore . E non vorremmo che un giorno Ciu En - lai ci mandasse un messaggio con lo stesso spirito con cui lo ha inviato giorni fa alla cara ma innocua Repubblica di San Marino . L ' ironia non è l ' ultima risorsa della diplomazia cinese .
Little Odessa ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
C ' è una scena davvero straordinaria . Il figlio killer Tim Roth , tornato dopo anni di assenza e per uccidere nel proprio quartiere , umilia il padre Maximilian Schell minacciandolo di morte : in uno spiazzo urbano nevoso e lurido lo costringe a levarsi il cappotto ; lo obbliga con la pistola a togliersi i pantaloni ; gli impone con ordini brevi e rauchi come latrati d ' inginocchiarsi davanti a lui . Gli schiaccia con insolenza beffarda la faccia nella neve sporca e se ne va : il padre resta lì solo , finito , vinto . Raramente s ' era visto raccontare in immagini altrettanto efficaci e tanto intense da risultare quasi insopportabili l ' odio filiale ( che è anche odio generazionale , etico , culturale ) e un ' uccisione simbolica del padre ( che è pure cancellazione , smentita dell ' universo paterno ) . Al confronto , risulta deludente il resto del melodramma di malavita sentimentale e moralistico , dominato da una fascinazione retorica per la violenza assassina , corretto , confezionato tecnicamente senza incertezze né errori . L ' ambizione del regista , debuttante ventiquattrenne americano , è naturalmente massima : la tragedia greca a Brooklyn . E non si realizza , come non si realizzano altre sue ambizioni . Little Odessa , ad esempio . È interessante l ' idea di descrivere il quartiere degli ebrei russi newyorkesi , con i suoi abitanti lacerati tra modernità e tradizione , oscillanti fra due culture e due criminalità antitetiche : ma questo elemento è appena nominato e sfiorato , nel film che sembra di conoscere a memoria tanto è simile a mille altri mille volte visti al cinema o alla tv . È bella l ' idea di far raccontare l ' intera vicenda dal fratello minore del giovane killer , un ragazzino al limite tra l ' ammirazione amorosa del nero potere violento del fratello e il legame profondo , impaziente , con i genitori , con la nonna , con i valori di normalità e di sicurezza da loro rappresentati : ma questa idea quasi subito si perde , o si svuota . È tipico d ' ogni regista giovane il tema del disfacimento della famiglia , in questo caso formata da madre morente per un cancro al cervello , padre debole e adultero , nonna rincitrullita , figlio adolescente smarrito , figlio maggiore assassino espulso dalle mura domestiche : ma questo tema ( salvo la pulsione d ' odio per il padre ) diventa appena un catalogo o un ' elencazione , senza nutrirsi nella storia che nasce dal ritorno del killer e si conclude con il killer che riparte dopo aver visto morire anche per colpa propria tutti quelli che amava . Capita insomma a Little Odessa quanto succede adesso a molti film americani : buone idee , buona tecnica , limitata capacità registica e aridità narrativo - emotiva , ne fanno appena contenitori ingannevoli , qualcosa di simile a un giornale con titoli brillanti - promettenti e articoli vacuo - deludenti . Ma restano a distinguere il film molti elementi . La sequenza di cui s ' è detto . Tim Roth , attore eccellente e monotono ( magari anche perché gli affidano personaggi sempre simili ) , killer algido , esatto , orrendamente violento . Vanessa Redgrave , bravissima agonizzante , che nella breve parte della madre offre la prova di recitazione migliore . È un rapporto del regista con il cinema che appare d ' una naturalezza e competenza piuttosto rare al primo film .
Il paradiso sta in cielo o in terra? ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Nella bella biografia dedicata a Berlinguer da Gorresio un capitolo s ' intitola « Di fronte ai cattolici » . Berlinguer come Lenin : « L ' unità della lotta per un paradiso in terra che preme più dell ' unità delle opinioni per un paradiso in cielo » . Prescindo da Berlinguer , che , per quanto so , è rispettosissimo della fede religiosa delle persone a lui più vicine , né fa opera di proselitismo ateistico . Ma l ' espressione di Lenin è da considerare : siano con tutti noi coloro che vogliono conquistare un paradiso in terra ; poco importa se poi c ' è tra loro chi crede anche ad un paradiso in cielo . Non so quale significato avesse per Lenin l ' espressione « paradiso in terra » ; certo non dimenticava che la sofferenza , le malattie , la decadenza della vecchiaia , la perdita delle persone care , non sono eliminabili dal cammino umano . Ma , nato nel 1870 , avendo a diciassette anni visto un fratello condannato a morte per complotto , avendo conosciuto a 25 la prigione e poi la deportazione in Siberia , e soprattutto essendo vissuto in una Russia dove ancora dovevano essere forti le tracce della servitù della gleba , l ' arbitrio della polizia era praticamente senza limiti , mentre c ' erano signori con tenute delle dimensioni di una provincia e patrimoni in gioielli valutabili a centinaia di milioni di allora , ed il popolo era quello che appare da Dostoevskij ( l ' ubriachezza unica consolazione dello squallore , la prostituzione unica risorsa per le ragazze povere ) , poteva chiamare paradiso anche la vita dignitosa che l ' operaio tedesco e francese cominciavano a conquistare ed avrebbero raggiunto alla vigilia della prima guerra mondiale . Se così inteso , il motto di Lenin poteva accettarsi , sia pure con la riserva sulla liceità dell ' uso dello stesso vocabolo ad indicare tanto qualcosa di relativo , imperfetto e transitorio , come qualcosa di assoluto ed eterno . Però già allora l ' espressione imponeva una ulteriore riserva , ed oggi questa è più valida che mai , quanto meno per i cristiani , cui Lenin si riferiva . Giacché non si dà contrasto tra i due paradisi nella comune e volgare accezione di un paradiso di Maometto , che ripeterebbe abbellita una vita terrestre ( nella quale può anche enunciarsi che il paradiso è all ' ombra delle spade ) , con tutti i godimenti carnali , della gola e del sesso ; il paradiso cristiano è invece quello cui si perviene con la rinuncia , l ' accettazione , la sofferenza . C ' è , sì , la ricchezza barriera insormontabile per entrare nel regno di Dio ; e si può attenuare il « discorso delle beatitudini » , ricordando che basta la povertà sia nello spirito ; ma non si può cancellare la beatitudine per gli afflitti , i miseri , i pacifici . Non si può capovolgere il Vangelo e non scorgere che in esso la vita terrena è quella della sofferenza : sempre evocati i ciechi , i paralitici , i lebbrosi , le madri che piangono il figlio morto . Per questo , rispettosissimo sempre di tutte le opinioni , mi riesce impossibile accettare un Cristianesimo che in nome della giustizia ami la violenza . ( La si ama , diciamolo pure ; accettatala , non è più un male necessario , perché al pari dell ' Eros , la violenza ha una sua voluttà , non è lo strumento di cui l ' uomo si serve quando gli occorre , per poi gettarlo , ma prende l ' uomo : chi si guarda intorno sa che il ricordo di un ' azione di guerra in cui rifulse il coraggio è nella mente di chi la compì ricordo più luminoso di ogni azione di bontà , di ogni salvataggio di un fratello ) . Non posso accettare un Cristianesimo che non aggiunga alla sua visione della giustizia che essa importa anche per tutti , volonterosi o riluttanti , il distacco da troppi godimenti terreni ; che un paradiso ( molto relativo ) cristiano su questa terra può essere solo quello di una cristianità distaccata dagli agi , dal prestigio , dalla fama , che accetta una generale umiltà . Trasportate al nostro tempo , le parole di Lenin , per ammettere sinceramente nelle proprie file di combattenti anche quelli che credono nel regno dei cieli , dovrebbero suonare : « Uniti tutti quelli che non vogliamo spargere sangue né togliere la libertà ad alcuno , per assicurare una società di eguali nel godimento dei beni economici , di aiuto reciproco ; e allora poco può importarci che tra questi vi sia chi crede pure in un regno dei cieli » . Ma la rivoluzione russa non si sarebbe fatta in tal modo . E se considero la perdita di ogni fede religiosa come una ulteriore ragione d ' infelicità dell ' uomo ( che vede marciare verso l ' etica dello stordimento , un susseguirsi senza posa di gioie diverse , tutte carnali , ch ' egli vuole scambiare per la felicità ) , tuttavia mi rendo conto della propaganda ateistica dei Paesi comunisti , almeno in terre che furono cristiane . necessario infatti che il risultato raggiunto si consideri il paradiso conquistato ( Cotta in un suo breve saggio , La sexualité en tant que dernier mythe politique , scorge in tutte le dottrine rivoluzionarie una ricerca , spesso inconscia , dell ' innocenza perduta dell ' uomo ) ; paradiso che occorre difendere , e dove , come quello biblico , ci deve essere chi ( uomo o collegio ) ha il supremo potere , e non può tollerare autorità religiose o intellettuali che non convenendo con lui su ciò ch ' è bene e ciò ch ' è male , rischino di far perdere la fiducia in questo paradiso . Poiché la montagna non andava a Maometto , andò Maometto alla montagna : dalle inclusioni di cattolici come indipendenti nelle liste elettorali comuniste , trovo conferma alla mia antica constatazione , che il colloquio non ha mai portato un comunista a divenire fedele di una qualsiasi religione , bensì degli uomini cresciuti in ambiente religioso a divenire comunisti . E , per tornare al paradiso , qui pure il paradiso cristiano si avvicina per questi al paradiso di Lenin ; su una rivista di Napoli di cattolici del dissenso , in un buon articolo di Carlo Cardia « Il giurista e gli occhi della storia » ( buon articolo , in molti punti con affermazioni cattolico - liberali cui sono sempre rimasto fedele ) , leggo anche affermazioni in tema di insegnamento ecclesiastico circa l ' etica sessuale , che mi lasciano più che dubbioso ; e apprendo che un teologo tedesco si pone la domanda : « E ' moralmente giustificabile una continenza assoluta ? » . Cardia è prudentissimo , fino a deplorare che la Chiesa accordi dispense matrimoniali tra affini in primo grado . Ma , mentre non è dubbio che il giurista debba argomentare con gli occhi della storia , o meglio con la coscienza sociale , e così pur nel non lungo periodo di durata di una legge , mutarne la interpretazione , il credente ritiene vi siano precetti eterni , comandamenti che valgano per ogni tempo . Per restare al « paradiso sulla terra » , per il credente esso è dato dalla serenità di chi si può abbandonare completamente alla Provvidenza , e ritenere buono ciò che accade , seppure sia la infermità o la mutilazione che lo colpisce . Ma quando in tema di sesso comincia a considerare lieve la colpa che per secoli fu ritenuta grave , ci si avvia su un cammino pericoloso ; in fondo può anche trovarsi il D ' Annunzio giovane , col suo Eleabani , figlio di Gesì , col suo anti - Vangelo : « La carne è santa . Guai a chi non piega l ' anima innanzi a lei » .
Ancora sul Concordato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Negli atti parlamentari il resoconto stenografico delle cinque sedute in cui si trattò delle modifiche al Concordato occupa 201 dense facciate . Interventi svariatissimi ; e leggendone alcuni ho avuto l ' impressione di tornare molto indietro , prima del 1915 , sentendo i vecchi spunti sulle ricchezze della Chiesa , che ripetevano poi quelli sulle ricchezze dei gesuiti intorno al 1770 . Vero che fuori si era detto di più ; in un corteo si erano visti cartelli ove si leggeva che con un quarto delle rendite del Vaticano si sarebbe risanato il bilancio dell ' Italia , cartelli che mostravano il candore economico di chi li aveva scritti e la dimenticanza di ciò , che il Vaticano non è un ' azienda dello Stato italiano , che i suoi compiti sono mondiali . Ma quel che veramente mi sta a cuore è un punto di cui non si è molto parlato , anzi semplicemente accennato , e che tuttavia per me è di valore essenziale : le critiche relative alla soppressione dell ' articolo sull ' Azione Cattolica ( divenuto senza ragione d ' essere in un regime dove vige la libertà di associazione ) , ed in particolare quelle , talora espresse in forma di deplorazione , per la mancata attuazione data fin qui alla norma , le critiche cioè alla abrogazione della seconda parte di detto articolo : « La S . Sede prende occasione dalla stipulazione del presente Concordato per rinnovare a tutti gli ecclesiastici e religiosi d ' Italia il divieto di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico » : espressione che nel 1929 pareva non aver senso perché di partiti ce n ' era uno solo , ed alla lettera significava che il Papa prometteva al governo fascista che i preti non sarebbero stati fascisti ; ma che pare fosse voluta da Pio XI , proprio per impedire ad ecclesiastici il giuramento di fedeltà al Duce ( e tuttavia chi visse in quegli anni quanti distintivi fascisti vide su tonache talari ! ) . Ora posso nel mio intimo desiderare il sacerdote che pensa a questa vita come ad una preparazione alla vita eterna , e conseguentemente non milita in partiti politici ; ma so di essere contro corrente , e ben conosco che anche da alte sedi arcivescovili c ' è questa esortazione al clero di partecipare alla vita politica , al servizio dei più umili . Comunque , come cittadino rivendico per tutti la libertà , veramente fondamentale , di esprimere il proprio pensiero e di farne propaganda ; e mi ribello all ' idea che possano esserci categorie di cittadini private , vita durante , di questa libertà . Come negli anni grigi tra il '50 ed il '60 mi battei con tutte le forze contro i sequestri di Bibbie protestanti e le azioni contro i loro distributori , l ' elevazione a reato del battesimo in un torrente di anabattisti , la persecuzione dei pentecostali , così con quanto mi resta di forze mi batterei sempre contro chi volesse contrastare al prete di cercare proseliti , di diffondere la sua dottrina . Rammento l ' abate Ricciotti che , a chi si doleva di un parente comunista che educava alle sue idee i propri bambini , rispondeva : « Se è convinto che le sue dottrine rappresentano la verità , non esercita un diritto , ma adempie un dovere , cercando di comunicarle quanto possibile ; chi crede di aver trovato la verità deve diffonderla » . Penso io pure così , da sempre . Rammento miei vecchi discorsi col fraterno amico Giorgio Falco , in cui mi dolevo che gli ebrei , riacquistata la libertà , non avessero ripreso quel proselitismo ch ' era stato dei loro progenitori , fino alla oppressione romana , e cui avevano dovuto rinunciare per sopravvivere , e rammento la risposta che mi dava , che in qualche modo i migliori di loro avevano ancora svolto il compito di diffondere la credenza nel Dio unico . E non mi è piaciuto nel fiero e nobile indirizzo di questi giorni di una chiesa cristiana non cattolica al ministro dell ' Interno la frase , volta certo a parare l ' accusa di poter turbare la pace religiosa degl ' italiani : « noi non facciamo proselitismo » . Mi si risponderà che il prete non è un uomo come gli altri , è un ' autorità per i fedeli , e quindi è nella condizione di condurli pur nella lotta politica ? Così press ' a poco parlavano , oltre cento anni or sono , Ricasoli o Mancini ; ma è trascorso oltre un secolo . E le immagini che allora si evocavano , il prete che diceva al morente di salvare la propria anima donando tutto alla Chiesa , di fare pubblica abiura dei suoi convincimenti unitari o liberali , è lontana nel passato . Nessuno di noi conosce casi del genere . Soggiungo che siamo in un clima molto diverso da quello che auspicavano , forse illudendosi , gli uomini del Risorgimento : un mondo di liberi , in cui ciascuno pensasse con la sua testa ; siamo nel mondo del conformismo ( a volte mascherato da anticonformismo ) , in cui la quasi totalità dei giovani si butta a capofitto , negli atteggiamenti , negli abiti , nel rinnegamento in blocco dei « tabù » , e gli adulti o sentono la disciplina di partito o si disinteressano od al più si accontentano dei vari mormorii , delle accuse generiche , senza alcun piano costruttivo . Libertà anche per i maghi , per le donne che fanno le fatture o le disfano ; libertà , come cittadino , del prete ribelle , ridotto allo stato laicale , e che desidera continuare a portare un segno del suo ordine sacerdotale ( via dunque l ' art. 29 , lettera l ) ; ma libertà anche per il prete di fare quanta propaganda desidera . Davvero i critici credono che la maggioranza degli italiani , od anche il 50 per cento , pratichi ancora la messa domenicale e penda dalle labbra del sacerdote quando pronuncia l ' omelia ? Ed ora mi si consenta una breve oratio pro domo mea . Qualche amico mi ha rimproverato , come se avessi abiurato il principio separatista , di aver fatto parte delle due commissioni presiedute dall ' on. Gonella ( nella relazione alla prima riaffermavo ancora la mia vecchia fede separatista , di allievo di Francesco Ruffini ) . Non sono mutato . Credo sempre , contro quanto scrivevano gli apologisti del Concordato del 1929 , che di dilaceramenti dei cattolici , anche i più ortodossi , non sia dato parlare oltre la prima guerra mondiale ( c ' erano forse ancora vecchi principi , come ne I vecchi e i giovani di Pirandello , cui ripugnasse di presentarsi davanti al Sindaco per il matrimonio civile ? ) ; credo sia stato un male che Vittorio Emanuele III si opponesse nel '19 a quello che sarebbe stato il Trattato senza il Concordato ; ma una cosa è non stipulare un patto ed altra il disdirlo unilateralmente . Gli uomini politici che non erano stati favorevoli all ' ingresso dell ' Italia nella Triplice alleanza , dieci anni dopo , senza disdirsi , ritenevano che sarebbe stato un grosso errore una denuncia unilaterale . Ritengo abbia agito saggiamente la Camera votando con 412 voti contro 31 la mozione per la continuazione di una trattativa mirante ad una revisione del Concordato anziché la denuncia : questa , specie dopo le intemperanze dei radicali , sarebbe apparsa atto di ostilità . E , memore sempre del discorso inaugurale della sua presidenza della Repubblica pronunciato dall ' altro mio grande maestro Luigi Einaudi , che non chiedeva venia delle memorie sabaude evocate in suoi articoli dell ' ultimo anno né di certo suo attaccamento alla monarchia , ma riteneva il buon cittadino debba sempre piegarsi al volere manifestato dalla maggioranza , e , se non si tratti di cosa che ripugni alla sua coscienza morale , porre a disposizione dell ' organo espresso da questa maggioranza la propria esperienza e le proprie capacità , non vedo perché mai avrei dovuto rifiutare di far parte di organi di studio o di trattative , volti a togliere dal Concordato quel che poteva suonare offesa alla coscienza liberale . Contro ogni traccia di giurisdizionalismo , d ' ingerenza dello Stato nella struttura della Chiesa ; per la libertà della Chiesa di organizzarsi come creda , e , al pari di ogni partito , di considerare uscito dal suo seno chi sconfessi date sue dottrine , ma con una pronuncia senza effetto alcuno rispetto allo Stato ; per la libertà di ogni sacerdote , come di ogni altro cittadino , di esprimere le proprie idee , di farne propaganda ( e personalmente potrò pur credere che quel prete interpreti male il Vangelo ; ma ricordo l ' insegnamento di Croce : « Battiti perché il tuo avversario possa esprimere liberamente quelle dottrine , che tu poi , come difensore di quella che per te è la verità , avrai il dovere di confutare » ) . Non mi pare di essermi allontanato da quella che è la direttiva in cui mi formai ventenne , sotto la guida dei grandi maestri che ho menzionato , da cui non so dissociare Piero Martinetti .
Sui rapporti Chiesa-Stato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Ha certo ragione Raniero La Valle se ritiene che Concordato e concordia non siano affatto sinonimi . Con una mediocre cultura storica si può ricordare che il Concordato francese del 1516 , rimasto in vigore quasi tre secoli , vide bufere spettacolari tra Chiesa e Stato ( proprio in Roma le prepotenze dell ' ambasciatore d ' Estrées per assicurare una larga fascia di assoluta immunità , poco men di un quartiere di Roma , non lungi dal Vaticano , alla sua residenza ) ; e che gli avversari del separatismo cavourriano gli ricordavano come il separatismo belga non solo desse luogo a vivi contrasti tra cattolici e liberali ( la fondazione dell ' Università di Bruxelles fu dovuta a questi , come contro - altare alla rinomatissima Università cattolica di Lovanio ) , ma come nel separatismo i cattolici avessero conseguito un potere politico ed una forza quale non possedevano in alcun altro Stato . Dove però i nostri vocabolari non coincidono è allorché La Valle parla di Stato separatista ; che sembra concepire come uno Stato che disconosca Chiesa e religione , che sia loro sostanzialmente ostile : separatismo alla Combes ed alla Waldeck - Rousseau del principio del secolo , con divieto di esistere delle associazioni religiose , e con sovvertimento della struttura gerarchica della Chiesa . Ma non era certo questo il separatismo del pensiero cavourriano , né di quello di Ruffini che insegnava darsi un ' autonomia primaria della Chiesa ( lo stesso Scaduto del resto , opponendosi a Ruffini , non trovava in Italia nel 1914 che tracce di confessionismo ) ; e meno che mai il separatismo cavourriano apparirebbe incompatibile ( in astratto ) col diritto nazionale quale si sta formando , che vede tante autonomie , da distruggere quasi lo Stato moderno e riportarlo a quel ch ' era all ' inizio del secolo XVI . Né scorgo perché , tolto l ' art. 7 capoverso 2° della Costituzione ed anche abrogato il Concordato , l ' Italia non sarebbe un Paese separatista . Ma lasciamo da parte le qualifiche giuridiche , spesso insidiose . Nei rapporti tra Chiesa e Stato segue quel che segue in una famiglia , ove non sorgono dissensi se le diversità di opinioni tra i vari membri siano di scarsa importanza , o ciascuno abbia convinzioni molto tiepide ; ma la pace familiare è turbata se quelle opinioni sono antitetiche , e chi le professa vi è attaccatissimo , e vuole farle dividere alle nuove generazioni . Non ho mai taciuto quanto mi addolorò il Concordato del '29 , per quel che dava di autorità allo Stato fascista ( difficile dopo di esso poter ancora convincere che non si poteva essere ad un tempo buon cattolico e buon fascista ; e fino al '39 tutti i partiti cattolici europei considerarono con favore l ' Italia di Mussolini : si rileggano i giornali del periodo delle « sanzioni » ) ; ma sono abbastanza equo per riconoscere che Pio XI credeva di salvare l ' Azione Cattolica , di evitare che tutti i ragazzi venissero allevati con la fede nell ' infallibilità del Duce , della bontà di quanto egli operava ( male fu che oltre a questa garanzia di libertà si mettesse dell ' altro sul piatto della bilancia ) . E se quel ramoscello del vecchio anticlericalismo , ch ' era poi materialismo , diniego di ogni trascendenza , di ogni religione , non fosse rifiorito nel peggiore dei modi ad opera dei radicali , si sarebbe potuto pensare che meglio fosse non parlare più del Concordato , lasciarne cadere le foglie secche , col silenzio o con platoniche proteste della Chiesa , ma conservando relazioni di pace . Così mi ero espresso pur io , che sono poi stato messo all ' erta non solo dalle intemperanze radicali , ma dal ricordare , oltre questo forse effimero episodio , atto a distrarre dai punti essenziali , che il comunismo , verso cui ci stiamo avviando ( molti chiudendo gli occhi per non vedere ) , può essere cortese e garbato , accettare accordi locali con la Chiesa , ma è per sua essenza , non per volontà di singoli uomini , antireligioso . Lo iato incolmabile che lo separa dai credenti è il rifiuto del trascendente ; tutto deve compiersi nel corso della vita terrena , nessuno deve illudersi di avere in un ' altra vita ciò che non ha avuto in questa ; chi qui ha avuto ragione di piangere e di soffrire , non sarà consolato altrove : tutto si chiude nel cerchio della vita umana . E questa propaganda , accorta , garbata , sottile , è in tutta la loro opera ; dai libri per i piccolissimi , dove si bandiscono fate ed orchi , animali parlanti , proseguendo su su , ove nei libri per i più grandi tutti i detti pacificisti , umani , cui ogni uomo dabbene consente , sono tratti dalle opere dei più noti comunisti , russi o cinesi . Sentivo narrare in questi giorni di una città del Nord , ove una delle massime imprese di Stato ha un suo grande stabilimento ; e ci ha annesso nido , una scuola materna , una scuola elementare con refezione , e doposcuola per le lavoratrici madri : tutto con i programmi e testi delle scuole praticati fino ad ieri , e che non avevano provocato proteste di sorta . L ' amministrazione locale comunista non compie alcuna opera di critica o di detrazione ; ma finanzia altra istituzione del tutto analoga , che ha in più il torpedone , che va a prendere i bambini a casa e li riporta : agio non piccolo in una città del Nord ; e la vecchia scuola comincia ad essere disertata . Nella nuova , non propaganda ateistica aperta , ma quell ' ignorare il trascendente , il prodigioso , il soprannaturale . Sono forme di propaganda ateistica che preferisco ancora agl ' insegnamenti di certi cattolici del dissenso , che mutilano i Vangeli , parlano di Cristo primo socialista , di Cristo ribelle contro i potenti , di Cristo che approva la violenza , per conseguire la giustizia sociale . Se gli uni ignorano Vangeli , Profeti , Padri della Chiesa , questi li mutilano , o ne estraggono le poche parole che possono servire alla loro tesi . È contrario ai princìpi del nostro ordinamento il Concordato dove assicura alla Chiesa il diritto di fare ascoltare la sua voce , almeno a chi espressamente non rifiuti l ' ascolto ? Nel mio intimo dubito che certi grandi mutamenti sociali possano essere frenati vuoi da un trattato internazionale , vuoi da una costituzione rigida . Ma trovo naturale che la Chiesa , vedendo come , sia pure nelle forme più corrette e garbate , il comunismo dove prende il potere cerca in tutti i modi di sradicare fin dalla scuola materna ogni senso religioso , si attacchi al Concordato per quelle clausole che le consentono di far sentire la sua dottrina : libera gara di proselitismo : ma che ogni ragazzo , ogni adolescente , ogni errante che sconta la sua pena , senta almeno le due voci .
FINE DI DUE EPOCHE. DALLA CINA AL DOLLARO ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
C ' è qualcuno che ha paragonato la mossa americana per il dollaro alla bomba di Nixon per la Cina . Identiche le procedure ; analoghe le reazioni a catena , appena cominciate ma dagli sviluppi imprevedibili . Con l ' annuncio della visita a Pechino , il presidente degli Stati Uniti poneva fine ad un ' epoca , l ' epoca degli assetti post - bellici sul piano delle relazioni internazionali , l ' epoca di Yalta culminata nell ' equilibrio del terrore atomico , reciprocamente bilanciato , fra Washington e Mosca . Con la sospensione della convertibilità fra dollaro e oro , allargata ad un piano neppure troppo dissimulato di protezione dell ' industria americana , Nixon liquida la politica di Bretton Woods , che aveva affidato al dollaro la funzione di moneta internazionale di riserva , e prepara la detronizzazione dell ' oro - il magico Sovrano tanto caro al generale De Gaulle - delineando un ritorno ad un sistema di rapporti economici che avrà ben poco a che fare col « Kennedy Round » e con tutti i giganteschi sforzi di liberalizzazione dei mercati mondiali . Non si può negare che Nixon sia un grosso giocatore di poker . Con l ' apertura alla Cina di Mao , in funzione di bilancia verso l ' Unione Sovietica , il presidente degli Stati Uniti ha messo consapevolmente in crisi tutto il sistema delle tradizionali alleanze americane in Asia , a cominciare dal Giappone e senza contare Formosa , nella speranza , che attende la conferma dei fatti , di un nuovo e più valido equilibrio inglobante la grande « realtà Cina » . È una sfida , da cui dipende il futuro della presidenza Nixon ma non solo quello . Con la decisione spregiudicata e realistica sul dollaro , a parte le indiscutibili motivazioni tecniche , Nixon ha messo in difficoltà le economie dei paesi alleati od amici - il Giappone per l ' Asia , la Germania di Bonn e un po ' tutto il Mec per l ' Europa - pur di creare le condizioni volte a superare la crisi del dollaro che rischiava di riflettersi , coi danni congiunti dell ' inflazione e della recessione , sul tenore di vita americano . Nessuno ha il diritto , in materia , di scagliare la prima pietra . La Francia gollista e post - gollista , che da dieci anni pratica la guerra al dollaro - appena temperata dal sapiente scetticismo di Pompidou e dal sagace realismo di Giscard d ' Estaing - è l ' ultimo paese che può levare un grido di protesta contro l ' iniziativa unilaterale degli Stati Uniti , ispirata a quegli stessi criteri di patriottismo ad oltranza che fioriscono sulle rive della Senna . La Germania , che procedette mesi fa alla rivalutazione del marco con tranquilla indifferenza per i danni che ne sarebbero derivati agli Stati Uniti , non ha neppure essa i titoli sufficienti a condannare una misura che nasce da una crisi obiettiva in campo monetario cui Bonn ha contribuito in misura determinante . La realtà è quella che è e va giudicata col massimo di freddezza possibile . Il dato dell ' interesse nazionale , inteso con una punta di pragmatismo evocante nostalgie e vibrazioni isolazioniste , torna a prevalere nella politica generale non meno che in quella economica di Nixon : conformemente alle scaturigini repubblicane della sua stessa filosofia politica . Il filo - europeismo , non esente da errori e da ingenuità , dell ' epoca dei democratici rischia di diventare un ricordo di tempi lontani . La partnership euro - americana sognata da Kennedy appartiene al libro dei sogni , e per di più dei sogni svaniti . Gli Stati Uniti si muovono con realismo , con concretezza , con una difesa puntuale e aderente dei loro interessi : dalla legge Mills , che danneggia settori delicati dell ' esportazione europea , a tutto il campo delle spese militari per la difesa comune , un campo in cui Washington denuncia una crescente stanchezza per l ' esclusivo peso gravante sulle sue spalle . Il « pentapolarismo » , adombrato da Nixon , significa , nella mente degli americani , la preparazione ad una vera , e non retorica , assunzione di responsabilità economiche e finanziarie da parte delle cinque forze , inclusa , anzi preminente , la quarta , l ' Europa occidentale . Washington è stanca di fare il gendarme del mondo , magari per riceverne in cambio fischi e improperi ; la fine della guerra nel Vietnam implicherà tutta una rielaborazione , e revisione , e riduzione degli impegni americani nel mondo ( non si riparla forse di taglio delle forze Usa in Europa , in significativa coincidenza con la tempesta monetaria ? ) . Sullo sfondo delle misure che hanno accompagnato il « ridimensionamento » del dollaro , a cominciare dal pesante tasso del dieci per cento sulle importazioni , non manca neppure una certa preoccupazione per la concorrenza economica e finanziaria che il « quarto grande » Europa , una volta costituito sul serio , potrebbe finire per esercitare nella gara per i mercati mondiali . Ma sarebbe un motivo di più per stimolare l ' Europa , l ' Europa comunitaria nel suo insieme , ad assumere coscienza dei suoi doveri irrinunciabili . Non c ' è più il solo filo diretto fra Cremlino e Casa Bianca ; l ' ombrello americano non può bastare ; il giuoco si allarga . Mao incita l ' Europa a farsi forte ; Ciu En - lai rivolgeva di recente auguri di successo e di sviluppo al Mercato comune . Qual è stata invece la risposta della Comunità europea ? Il quadro dell ' ultima riunione di Bruxelles non potrebbe apparire più sconsolante . Un ' altra occasione è stata perduta ; un ' altra speranza delusa . È mancata una risposta europea all ' America : base per ogni futuro negoziato , premessa di ogni necessario equilibrio . Il contrasto franco - tedesco , contenuto sul piano politico , è riesploso su quello economico . Parigi non vuole inchinarsi alla realtà dell ' economia tedesca in via di continua , e meritata , espansione ; guarda ad un primato del franco , e ad un legame con l ' oro , che sono fuori della realtà . La linea realistica e seria seguita dalla delegazione italiana ci assicura che tutte le speranze di un ragionevole compromesso non sono perdute , per la prossima sessione di Bruxelles . La babele monetaria non rappresenta una soluzione : con alcuni paesi che si regolano in un modo , altri in modo diverso od opposto . Le incognite dell ' anarchia economica sono almeno altrettanto gravi delle rinnovate minacce di protezionismo e di barriere economiche proibitive che si levano su un mondo alla ricerca disperata di più larghe solidarietà . Per l ' Italia , poi , non c ' è da scherzare . Il nostro sistema economico è forse il più esposto ai contraccolpi di una lotta commerciale e valutaria condotta senza esclusione di colpi . La guerra che da qualche parte si vorrebbe muovere alla saggia politica del governatore Carli - presupposto della relativa stabilità monetaria con cui abbiamo affrontato il recente ciclone - rientra in quel clima di dilettantismo in cui , purtroppo , primeggiano taluni socialisti di casa nostra . Sognatori ancora , dopo tante delusioni e tante crudeli smentite , di una autarchia incapace di resistere alla prima difficoltà . Altro che l ' eccessivo accumulo di dollari nelle casse della Tesoreria ! Non manca mai una nota di umorismo nelle crisi più difficili .
Religione e libertà ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Non ho assistito all ' incontro di universitari tenutosi a Bologna in febbraio intorno alla revisione del Concordato ; ma so che di fronte a tre coraggiosi difensori di un Concordato riveduto , predominò una netta maggioranza anticoncordataria . Il cui prevalere necessiterebbe una legge costituzionale che sopprimesse il capoverso dell ' art. 7 della Costituzione che dispone appunto i rapporti tra Chiesa e Stato siano regolati dai Patti lateranensi , sia pure suscettibili di modifiche , e , mi sembra , che fosse soppresso anche l ' art. 8 che perde di significato con le sue garanzie agli altri culti , una volta abolito il sistema concordatario . Direi invero che non ci siano soluzioni intermedie , come quella di un Concordato di un unico articolo : - Chiesa e Stato coopereranno in ogni opera destinata ad assicurare il bene morale e materiale del popolo italiano - : una tale clausola sarebbe vuota di contenuto , bene sapendosi quanto sia diverso l ' apprezzamento del bene morale degli italiani secondo i diversi modi di sentire . Mi dicono che in questo convegno si siano mescolate due diverse tendenze : quella che restava attaccata al tema del Convegno , cioè riforma o meno del Concordato ( intendendosi che il meno significava abolizione , nessuno pretendendo il mantenimento integrale ) , ed un ' altra che sostanzialmente mirava ad una riforma profonda della Chiesa . Invero sarebbe emersa nel Convegno la personalità di uno studioso che da molti anni è l ' assertore della Chiesa fondata sull ' assemblea , senza gerarchia , basandosi sul detto di Gesù « ogni volta che due o tre si aduneranno nel nome mio , io sarò in mezzo a loro » . Ciò che si riannoda ad antiche avversioni verso la Chiesa istituzione giuridica , ed allo spunto giansenista , non aver valore decreti pontifici e dichiarazioni di dogmi , condanne di dottrine , se non accettati da tutta la Chiesa . Ho scritto altre volte come dubiti molto che questa Chiesa del dissenso , rispetto al Papa ed alla gerarchia , possa mantenersi e non subire l ' attrazione di forze politiche che escludono invece ogni fede religiosa . In effetto i suoi patrocinatori non mirano a creare nuclei di spirituali , pensosi soltanto delle verità supreme , bensì assumono uffici politici e vogliono la Chiesa impegnata in tutte le lotte dirette a realizzare la loro visione di giustizia sociale . Se però fossi in errore nel mio prognostico di assorbimento di questi cristiani da parte di movimenti politici con cui già cooperano nelle questioni concrete , ed effettivamente si realizzasse questa Chiesa assembleare , senza gerarchie , che ad un tempo mantenesse la fede in Dio , in Cristo , nella sopravvivenza individuale , e si trovasse impegnata nelle lotte politiche , dubito molto che potrebbe mantenere le attuali alleanze con i partiti che proprio questa fede intendono sradicare . Poiché non è ad illudersi sul linguaggio moderato ( mi dicono che a Bologna uno dei più moderati fu proprio un comunista , che non ebbe una parola meno che rispettosa verso Papa e gerarchie ) , sulle cortesie formali che possono scambiarsi amministrazioni rosse e autorità ecclesiastiche . La lotta sostanziale si svolge nel campo della formazione dei bambini : genericamente nell ' ambito dell ' assistenza religiosa ( niente suore né cappellani negli ospedali , nelle carceri , meno che mai cappellani militari ) , ma lotta sorda nella scuola elementare e soprattutto nella materna . Le amministrazioni rosse stanziano forti somme per queste scuole ed in genere con buoni risultati : ma è soprattutto alla scuola materna tenuta da suore che si guarda : creandone , in prossimità di una esistente in cui s ' insegna anche a pregare e si dà una prima formazione religiosa , un ' altra con maggiori comodità , buona refezione gratuita , torpedoni che trasportino i bambini . Buone scuole materne , ma dove nei libri anche le favole battono sempre sulla odiosità dell ' oppressore e sulla necessità di scuoterne il potere , dove le grandi massime di bontà , di fratellanza , di pace sono tratte dai più conosciuti rivoluzionari , e da cui è comunque bandita ogni idea religiosa , ogni sospetto di una possibile sopravvivenza . Il bambino deve terminare la sua infanzia , se possibile , non sospettando neppure che vi siano persone religiose , non avendo mai visto persone assorte nella preghiera , ignorando che esistano uomini che trovano conforto ed un nuovo fluire di speranze nel rivolgersi a Dio . Le chiese , che vedrà e forse visiterà , le edicole con immagini sacre , debbono essere per lui quel che sono per noi tombe etrusche o templi greci e romani , relitti di civiltà che oggi sono state superate , e che possono bene rappresentarsi come le civiltà della oppressione : sarebbe un po ' come il vedere tutto il mondo grecoromano sotto il solo aspetto dell ' istituto della schiavitù , ignorando tutto il resto che ci ha dato , i valori eterni , la discesa nel cuore dell ' uomo operata dalla tragedia greca , la proclamazione , sia pure astratta , della eguaglianza di tutti gli uomini secondo il diritto naturale . Il compito diviene sempre più facile man mano che le chiese sono vuote , e più vecchie le poche persone che ancora il fanciullo scorgerà se avrà occasione di entrarvi . Non si tratta di una lotta alla religione contingente , come quella che precedette la Rivoluzione francese ed accompagnò il Risorgimento italiano , e che era strumentale per abbattere il trono e le classi privilegiate che davano alla Chiesa la sua gerarchia , o per legittimare la struttura dello Stato liberale ed il venir meno del potere temporale . Qui si tratta di una necessità ; quando pure sul terreno politico ed economico la battaglia fosse stata vinta ed instaurato un regime comunista , la religione potrebbe sempre indurre ad appelli ad una precettistica religiosa contro i dettami del governo , all ' « obbedisci a Dio prima che agli uomini » : potrebbe portare al dubbio se con l ' instaurazione di quel regime , con l ' abolizione della proprietà privata , con la censura sui libri dei malpensanti , si sia raggiunto l ' assetto migliore che sia possibile all ' umanità conseguire e che occorra quindi difendere ad ogni costo , cancellando l ' idea di una giustizia divina , di consolazioni e punizioni che seguano dopo la morte del corpo ; dare a tutti la certezza che esiste una unica vita , quella che termina con l ' ultimo respiro . L ' esito finale della lotta ? Chi crede in una innata religiosità dell ' uomo , che è della sua essenza e può rivelarsi per la prima volta anche nell ' età matura , ha la certezza che la religione non sarà mai estirpata ; il cattolico , la certezza che Cristo è venuto per tutti gli uomini , di ogni generazione . In effetto conosciamo esempi anche di santi usciti da famiglie di accaniti negatori . Peraltro è solo entro uno scenario di ampia libertà che è possibile concepire i figli che si rivoltano contro le idee dei genitori ; dove c ' è una massa grigia , enorme , compatta nei medesimi convincimenti , la ribellione è più difficile . Nel mondo sovietico conosciamo ribellioni di alte personalità di pensatori , ignoriamo se in questo campo ce ne siano tra gli umili . Comunque anche nel mondo di ieri sta che il sentimento religioso , come quello della pietà , anche verso gli animali , come il senso estetico , come altre direttive meno nobili , quale la preoccupazione del risparmio , vanno coltivate nel bambino e raramente sorgono spontanee . Pertanto per chi non abbia la fede in un insopprimibile bisogno del divino , non è detto che la battaglia per la estinzione della religione non possa essere vinta . Eppure anche a molti che non sono credenti , un mondo che non creda in nulla oltre a ciò che è tangibile , che ignori la speranza in gioie e bellezze che gli occhi umani non possono percepire , appare la visione di un mondo impoverito .
L'ora di religione ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Una delle difficoltà opposte da più di un partito alla revisione del Concordato è il mantenimento dell ' istruzione religiosa nelle scuole . Mi si consenta qualche considerazione , tutta personale . Si parla molto oggi di risveglio di religiosità tra i giovani : non sempre a proposito , ché non userei quel termine per designare qualsiasi fervore di iniziative , qualsiasi uscire da sé per pensare agli altri ( che può essere filantropia , od operare per un nuovo assetto sociale , ma non è religione ) . Di religione invece può ben parlarsi quando si crede in un « guru » , misteriosa incarnazione di un essere soprannaturale , quando ci si proclama « bambini di Dio » , quando si riesumano culti orientali o religioni del mistero , quando uscendo dalla ortodossia cattolica si formano cerchie che ritengono di imitare le prime generazioni cristiane celebrando un ' agape fraterna , col pane e col vino , ma senza la transustanziazione , senza paramenti né preghiere rituali , ma esponendo ciascuno dei presenti un proprio pensiero . Ed in questo risveglio di religiosità farei anche rientrare non solo le molte iniziative in seno alle confessioni tradizionali - gruppi di giovani ed anche di uomini e donne maturi che , senza pronunciare i voti , senza lasciare la propria famiglia né le proprie occupazioni , si assumono un compito benefico : visitare gli infermi , i vecchi , pulire le loro case , curare la loro biancheria , portare un po ' di cibo già cucinato , assumendo di farlo per amore di Dio - , ma anche quel voler ricercare nell ' intimo della propria essenza i valori tradizionali dei propri maggiori , tra cui erano quelli religiosi . Ricordo la recente notizia di una esposizione di ex voto , di vari decenni o secoli fa , in una cittadina del Mezzogiorno , e dell ' interesse con cui è stata seguita da tutti , in particolare da operai distaccatisi dalla pratica religiosa , ispirando non semplice curiosità , e meno che mai irrisione , ma un senso di ritrovamento - e ripenso alle cronache missionarie dall ' Africa ; cristianesimo dei convertiti , sì , ma senza rinnegamento del passato , senza distacco dalle generazioni che precedettero , salvando quanto si può dei vecchi riti ; ed anche in Europa il cristianesimo affermandosi nei secoli VVII , pur nella lotta contro gli idoli e le statue degli dèi , non cercò forse di far coincidere le nuove festività con le antiche , di far sorgere le chiese , specie le mete di pellegrinaggi , dove già sorgevano santuari rinomati , di rispettare nei limiti del possibile le consuetudini , le antiche tradizioni ? Ma se passiamo ad altro campo , una delle recenti indagini Doxa ci ha rivelato quanti siano gl ' incerti , cioè coloro che pur non dividendo le credenze e meno che mai le pratiche di alcuna confessione religiosa , credono tuttavia in un essere supremo , in una sopravvivenza , fosse pure sotto forma di reincarnazione ; quanti alle domande se esista un Dio che tutto muove , se credano in una sopravvivenza , rispondono « non so » . Ho l ' impressione che vi sia una larga massa che non si pone mai queste domande , perché volutamente le tiene fuori dalla propria cerchia mentale , in quanto la costringerebbero ad una dialettica , ad una ricerca di prove cui non vuole sottostare ( per quanti mai il ragionare è fatica , cui ci si sottopone solo ove si debbano cercare argomenti in difesa di un proprio interesse concreto ) ; ma che siano minoranza quelli che non esitano di fronte alla risposta negativa : - Sono certo che non c ' è alcun essere , alcuna forza , all ' infuori di quelle che i nostri sensi , la ricerca scientifica possono individuare ; sono certo che tutto finisce con la morte , che non c ' è anima che sopravviva - . Quanto a dire che non mi sembra trionfante il vecchio materialismo , che esso abbia conquistato le masse ; può aver rappresentato un agente nel distacco dalle religioni tradizionali , ma senza sostituirvi una credenza così forte com ' era la fede nei dogmi di quelle . In una tale realtà sociale , fermo sempre il principio che ciascuno ha il diritto , e direi anzi il dovere , di comunicare agli altri quelle che sono le proprie certezze , mi domando se per i genitori che certezze non hanno , non sia un dovere far conoscere obiettivamente ai propri figli che ci sono uomini che pensano in modo diverso , credenti e non credenti , che non ci sono qui buoni o cattivi , bensì persone che credono anche in ciò che la ragione umana non può accertare , e persone che credono tale ragione non conosca limiti , non vi sia nulla che possa sfuggirle , e che tra questi ultimi v ' è chi giunge a conclusioni diverse sull ' esistenza di un Essere supremo e su quella della sopravvivenza : naturalmente spiegazione graduata , secondo l ' età e l ' intelligenza del bambino . E mi sembra che in ogni tipo d ' insegnamento sia una mutilazione ( ben peggiore di quella che si rimprovera alla vecchia scuola , per ciò che non doveva mai parlarsi del sesso ) , il far scendere una cortina nera su tutto l ' agitarsi nella storia e nell ' attualità di quanto tocca il sentimento religioso ; s ' insegna una storia falsata se non si parla mai di quel che credettero le passate generazioni , si dà un quadro inesatto dell ' attualità , se si tace di quel che possa ancora la fede religiosa , le ragioni per cui si vuole distruggerla , ciò che la religione rappresenta di legami tra certi popoli , e di opposizione e fusione tra altri . Si è spesso detto che il bambino ha bisogno di certezze ; ma poi l ' esperienza ha dimostrato quanto spesso e quanto presto queste certezze svanissero , come dalle scuole che spesso le ribadivano uscissero i confutatori , i distruttori . Può darsi fosse una umanità più felice quella in cui in ogni campo le certezze si trasmettevano da generazione a generazione , e nessuno le poneva in dubbio ; ma occorre rendersi conto del presente qual è , che viviamo in un periodo in cui tutto rapidamente muta , e non a torto la pedagogia contesta il tentativo di foggiare il figlio a propria immagine e somiglianza che raramente riesce , e quando riesce rischia di fare del figlio un essere che si troverà in disarmonia con tutto quanto lo circonda . Istruzione , e non indottrinamento ; e mi pare sia il cammino su cui si stia avviando anche la Chiesa , con il rispetto per tutte le confessioni , i contatti anche con quelle che apparivano più lontane ( incontri tra cattolici e buddisti ) , la cooperazione con quelle che , pur geograficamente , incontra più da vicino , l ' ammirazione apertamente espressa per uomini che operarono incessantemente il bene , senza essere cattolici , talora non seguendo alcuna religione . Nella scuola istruzione religiosa e non indottrinamento , non inculcare certezze ; spiegare che nella vicenda umana c ' è questo elemento della religione , che ci sono stati periodi in cui la cultura , l ' arte , sono stati eminentemente religiosi , che quasi tutti i popoli hanno alla matrice della loro fondazione un dato religioso . E va da sé che , come nell ' insegnare geografia si scende più nei dettagli parlando dell ' Italia che degli altri Stati , e man mano che i Paesi descritti ci sono più lontani s ' indicano solo i dati essenziali , così il contenuto della religione tradizionale degl ' italiani , quella di Dante e di Manzoni , dovrà venire esposto più ampiamente che non quello dell ' islamismo o del buddismo . Ripeto , istruzione , e non indottrinamento ; e poi libertà di scelta ; ma non si è liberi di scegliere se si mostra il mazzo di carte in modo che se ne possa scorgere una sola .