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> anno_i:[1970 TO 2000}
UNA LOGICA IMMUTABILE' ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Non è ancora spenta l ' eco del processo di Leningrado , e della successiva commutazione delle pene capitali sotto la pressione dell ' opinione mondiale , che già si annunciano nuovi processi di ebrei in Russia , nuovi atti militanti di antisemitismo di stile staliniano . Non sono ancora cessate le polemiche sul verdetto di Burgos , verdetto corretto in extremis da Franco sotto il peso dei richiami internazionali e delle divisioni interne , che già si eseguono in tutta la Spagna nuovi arresti di pistoleros al servicio de la subversión , nuovi giri di vite contro un ' opposizione variegata e composita che va dai malinconici e patetici carlisti ai gruppi operai delle città industriali o alla tenace minoranza basca , una specie di Alto Adige della penisola iberica . È la logica immutabile di tutte le dittature , non importa se di sinistra o di destra . L ' atto di clemenza di Mosca o di Madrid non cambia in nulla la sostanza di regimi che non possono consentire le libertà personali nel senso occidentale , che non riconoscono le garanzie degli imputati , che ignorano la pubblicità dei dibattimenti , che non concepiscono la magistratura svincolata da un potere politico onnipotente e assoluto , capriccioso e indiscutibile , nella pena come nella clemenza , nell ' arbitrio come nella grazia . Le due commutazioni hanno dimostrato che oggi non si riesce più impunemente ad uccidere una singola vita umana . Si possono ancora compiere genocidi , si possono operare ancora massacri di massa , dall ' Asia all ' Africa ; ma difficilmente si riesce a consumare - sotto la maschera della giustizia di Stato - un assassinio individuale . Senza che si scatenino nel mondo forze di reazione o di protesta tali da assumere un valore politico anche determinante , pur nella mancanza assoluta di mezzi coercitivi o coattivi . Ma gli stessi casi della Russia e della Spagna , casi che si sono influenzati e condizionati a vicenda , provano pure un ' altra realtà : e cioè che gli accorgimenti della ragion di Stato internazionale o interna , sufficienti a portare ad alleviamenti delle pene o a correzioni di precedenti sentenze , non coincidono minimamente con evoluzioni normalizzatrici o liberali dei regimi dispotici , i quali restano tali al di là delle scarse e tormentate concessioni che possono esser loro strappate . Basta leggere i giornali sovietici a proposito del caso di Leningrado . Ne hanno parlato solo dopo che tutto il mondo era a conoscenza della sentenza . Hanno ignorato il dibattimento , ma hanno poi gonfiato ad arte la revisione del verdetto . Hanno insistito sull ' esistenza del reato per il solo fatto che era stato concepito ma non attuato : spiegandoci che l ' articolo 15 del codice penale sovietico - e questo dice tutto ! - stabilisce che un crimine tentato od ideato viene punito come se fosse stato effettivamente commesso . E i giornali amici dell ' Unione Sovietica in Italia hanno il coraggio di mettere in luce , nei titoli dedicati all ' avvenimento , l ' « equità » di una sentenza che commina in ogni caso , anche dopo la correzione , quindici anni di lavori forzati per due cittadini sovietici che avevano ufficialmente chiesto di espatriare e di raggiungere il loro focolare nazionale , Israele : diritto teoricamente riconosciuto nella Costituzione dell ' Urss ma calpestato e smentito nella realtà di una pratica discriminatrice e violatrice delle garanzie fondamentali della comunità ebraica , dalla lotta ai grandi dissidenti israeliti al processo dei medici . Né c ' è da meravigliarsi . Chi vive nell ' ambito di un regime totalitario trova « straordinario » ciò che negli Stati di diritto , negli Stati a democrazia garantita , è considerato appena « ordinario » . Il fascismo si vantava di lasciar scrivere Croce ed avocava a suo merito quello che era un elementare dovere , il non bruciare , o il non far bruciare dalle squadre , i fascicoli della « Critica » ; così il comunismo sovietico si vanta di non aver arrestato Solgenitsin solo per essere stato insignito del Premio Nobel - che non ha potuto comunque ritirare a Stoccolma - o il franchismo spagnolo contrappone la forzata clemenza di oggi all ' atroce esecuzione di Grimau , appena sette anni fa . La verità è che nessuna democrazia è concepibile se tutti i diritti umani non vengono egualmente riconosciuti e garantiti : attraverso ordinamenti precisi , validi verso chiunque , e non illusorie od effimere concessioni dall ' alto , sempre revocabili . Saragat , che di libertà s ' intende per aver conosciuto le vie dell ' esilio contro la repressione totalitaria , ha giustamente ricordato nel messaggio di Capodanno che « tutti noi siamo rattristati e sgomenti per quanto avviene nei paesi in cui le libertà politiche e la giustizia sociale sono calpestate » . Allusione diretta alla Polonia ; ma indiretta alla Russia e alla Spagna e a tutti i paesi dove non sono consacrati i diritti dei cittadini , e quindi neppure quelli dei lavoratori . Perché è inutile perdersi in sofismi ingannatori ; non esiste democrazia sostanziale , cioè economica , cioè eguaglianza dei punti di partenza , cioè correzione delle sperequazioni o degli squilibri sociali , dove non c ' è democrazia formale , cioè Stato di diritto , cioè assicurazione e tutela delle libertà di stampa , di riunione , di associazione , di sciopero , e separazione dei poteri esecutivo e legislativo e giudiziario , sotto il controllo dei liberi Parlamenti , non Soviet alla russa o Camere corporative alla spagnola . I fautori degli « equilibri più avanzati » in Italia , che sono poi equilibri più reazionari , dovrebbero dirci quale progresso sociale possa essere realizzato alleandosi con partiti che non hanno ancora riconosciuto , nella realtà degli Stati da loro presi a modello , né il pluralismo sociale né la regola della dialettica parlamentare estesa sino alla rivincita dei soccombenti di oggi . Quale regime comunista ha mai consentito ad un ' opposizione organizzata di prenderne il posto ? Neppure l ' eccezione italiana , sotto un ' eventuale protezione del Vaticano , potrebbe essere un ' eccezione . Si guardi alla Polonia , che in materia di cattolicesimo non ha niente da imparare dall ' Italia . Venticinque anni di regime comunista polacco hanno portato al paradosso di trasformare la Chiesa di Varsavia , una delle più intransigenti e conservatrici d ' Europa , nella propugnatrice delle libertà politiche e delle conquiste sociali . L ' appello dei vescovi polacchi a Gierek dovrebbe diventare un testo di lettura obbligatorio per tutti i fautori della Repubblica conciliare .
Perché debbo esser morale? ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Perché debbo esser morale ? Perché debbo obbedire a regole e leggi , adattarmi ad una disciplina , impormi limiti e rinunzie , reprimere i miei istinti , rinunziare a fare quel che mi piace e quando mi piace ? Queste domande non sono puramente teoriche e non sono oggi poste solo da filosofi intenti a trovare un « fondamento » della morale . Sono diffuse tra un gran numero di persone di tutte le età e condizioni e specialmente tra le giovani generazioni in dissenso con la morale tradizionale . Ma esse non mettono in crisi solo la morale tradizionale cioè il codice delle norme morali riconosciute e la tavola dei valori fondata su tale codice . La crisi esiste , certamente , ed investe non solo il costume , ma la legislazione , la politica , la religione , l ' arte e gli spettacoli . In tutti questi campi , non c ' è norma , per quanto riconosciuta e sacralizzata da una lunga tradizione , che non sia posta in dubbio o negata . E anche nel seno di istituzioni secolari che si ispirano a una rivelazione originaria , che avrebbe dovuto stabilire una volta per sempre la tavola dei valori morali , i dissensi si accentuano circa l ' interpretazione di tali valori e si va in cerca di aggiornamenti o modifiche . Ma questo è solo l ' aspetto superficiale della crisi , che è più profonda : perché in essa , e nella confusione babelica che ne deriva , non si affaccia neppure da lontano lo schema di un nuovo codice di norme , di una nuova tavola dei valori che dovrebbero prendere il posto dei vecchi ; e neanche nella forma di quella « inversione di tutti i valori » che era stata preconizzata da Nietzsche . In altri termini , non si mette in dubbio questa o quella morale ma la morale ; non si combattono certi valori in nome di altri , ma i valori come tali ; si mette in dubbio se ci siano o debbano esserci norme , che comunque regolino o disciplinino la condotta degli individui e dei gruppi , e valori relativamente stabili che consentano di giudicare tale condotta . Così i confini tra il bene e il male , tra il lecito e l ' illecito , tendono a sfumare nel nulla ; e ogni condotta può essere giustificata o non giustificata , perché in realtà la cosa è indifferente . Le ragioni che si adducono a giustificarla in un certo caso valgono solo come pretesti che possono essere negati , o addirittura rovesciati , in un caso analogo , con la massima disinvoltura . La morale non esiste più , se non esiste il problema della morale . In questa situazione , i tentativi dei filosofi di trovare un « fondamento » o una « giustificazione » della morale rischiano di rimanere inoperanti . Che la morale sia fondata su un sentimento innato di benevolenza o di simpatia dell ' uomo verso gli altri uomini , su un istintivo amore di tutto il genere umano , sembra cosa smentita dai fatti : i quali mostrano ogni giorno , con le violenze e le lotte che travagliano l ' umanità , come poco affidamento si possa fare su impulsi e sentimenti benefici . Che la morale sia fondata sulla ragione che prescrive all ' uomo , come Kant riteneva , i suoi doveri con il suo comando assoluto , è tesi che urta contro il carattere incerto , debole e problematico della ragione umana ; la quale troppo spesso si presta compiacentemente a tutti gli abusi . Che la morale sia diretta a promuovere la felicità di ciascuno e di tutti , come sostenevano e sostengono gli utilitaristi , è tesi che lascia il tempo che trova . Ciò che per uno è « felicità » non lo è per l ' altro ; e perché non dovrei costruire la mia felicità sull ' infelicità altrui , se questo è il modo più facile per realizzarla ? Comunque si giri e si rigiri , l ' ostacolo maggiore che si oppone alla posizione del problema morale ( qualunque poi ne sia la soluzione ) - cioè la sua considerazione seria e impegnativa da parte di ognuno - è la pretesa dell ' individuo di costituire da solo l ' intero mondo , di negare , a tutti gli effetti pratici , la realtà degli altri individui , vicini o lontani , coi quali convive , di considerarli ombre o apparenze all ' interno del proprio mondo . Si tratta di una pretesa metafisica anche se non è espressa in teoria , ma solo praticamente messa in atto , ma di una metafisica puerile e fantastica , che è smentita dalle più ordinarie esperienze della vita di ogni giorno . Nessun essere umano può venire alla luce , sopravvivere e crescere se non fra gli altri e con gli altri . Nessuno può cominciare ad esercitare la sua intelligenza senza il linguaggio , che è il patrimonio comune delgruppo cui appartiene . Ogni tipo di lavoro , di attività e di divertimento suppone scambi e collaborazione tra individui o gruppi di individui che , quali che siano i loro rapporti , contano sempre , in una certa misura , gli uni sugli altri . Quel che si chiama la « personalità » di un individuo , cioè il suo carattere , le sue costanti di azione , il suo equilibrio interno , è condizionata dai suoi rapporti con gli altri e dal modo in cui reagisce a tali rapporti ; che , se fossero tolti , ridurrebbero a nulla la personalità stessa . In questi stessi rapporti , si radicano successi e insuccessi , frustrazioni e godimenti . La cosiddetta « incomunicabilità » , di cui tanto soffre l ' uomo moderno , è il risvolto negativo della connessione sostanziale che lega gli uomini tra loro . Quando l ' uomo non può riconoscere , in una massa anonima , informe e vociante , il volto dei suoi simili o non può o non sa scorgere , dietro la maschera del suo vicino , l ' umanità di cui ha bisogno , si sente defraudato e solo ; e lo è . Ma da queste elementari esperienze il problema morale emerge soltanto quando si comincia a capire che i rapporti umani , per essere conservati e rafforzati , anziché indeboliti e distrutti , devono essere disciplinati da norme ; e che ogni norma adatta a disciplinarli deve valere per me come per gli altri e reciprocamente . Nei più semplici giochi dell ' infanzia come nelle più complesse attività umane , la presenza di norme impegnative è indispensabile . Chi non le rispetta è « fuori gioco » : non può pretendere che gli altri le rispettino nei suoi confronti . L ' umanità ha finora cercato e tuttora cerca le norme della sua convivenza per tentativi ; e fondatori di religioni , profeti , moralisti e politici le hanno codificate , rinnovandole , sacralizzandole o giustificandole . Ma l ' indifferenza per la morale è oggi il risultato del disprezzo e della diffidenza verso le norme in generale : soprattutto quando la norma colpisce un qualsiasi interesse o desiderio dell ' individuo , che allora recalcitra e reclama l ' eccezione . E disprezzo e diffidenza nascono , ancora una volta , dalla credenza che l ' individuo ( o il gruppo con cui l ' individuo si identifica ) sia l ' intero mondo e che gli altri non esistano o esistano solo per esso . Il bene viene allora tacitamente identificato con il desiderio dell ' individuo e il male con ciò che gli si oppone . La vita morale , e la società civile su cui essa si fonda , può nascere solo quando questo pregiudizio è superato e l ' individuo riesce a considerarsi uno dei molti , soggetto alla stessa norma che vale per gli altri . Una lunga tradizione filosofica , che è stata spesso accusata di pessimismo o peggio , ha insegnato che le norme nascono e vengono accettate , rendendo possibile la convivenza civile , quando l ' individuo si accorge che , senza di esse , la sua sicurezza , la sua vita e la sopravvivenza della sua specie sarebbero a lungo andare impossibili . Platone diceva che anche una banda di briganti deve reggersi in base a norme , se vuole fare qualcosa . Hobbes e Vico parlavano di uomini - lupi o di uomini - bestioni , che vengono a patti tra loro e stabiliscono norme solo per sottrarsi al pericolo della distruzione reciproca . E difatti chi si ritiene un angelo o l ' incarnazione del bene non ha bisogno di norme che lo disciplinino . Sotto l ' apparente pessimismo della società moderna , si nasconde un operante ottimismo : basta abbandonare gli uomini a se stessi perché ognuno cerchi e realizzi il bene . Ma questo ottimismo incomincia a dare oggi i suoi frutti velenosi . Briganti , lupi e bestioni , che siano abbastanza intelligenti e previdenti , possono trovare il modo di convivere , formulando o accettando norme opportune . Ma candidi agnelli imprevidenti o pretesi angeli stupidi sono certamente votati all ' incomprensione reciproca , all ' intolleranza e alla distruzione finale .
Sotto le bombe col cuore stretto ( Sofri Adriano Lombardo Radice Lucio , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Dirò quello che ho visto e sentito in un solo giorno . Ho visto cadere la granata che ha ucciso un bambino di 12 anni nel bagno della sua casa . Ho visto un uomo grande e grosso caricare i corpi dei morti e dei feriti su un ' auto , sul lungofiume e poi entrare in un bar , pieno di sangue , e mettersi a piangere . Ho sentito le bombe cadere dappertutto sulla città , al Ponte Latino , intorno alla Presidenza , sulla città Nuova . Ho ascoltato le istruzioni per il nuovo soggiorno . Tenere un rubinetto spalancato , per svegliarsi di colpo se arrivasse l ' acqua - non è arrivata da più di un mese . Dormire nel corridoio interno . Raccogliere l ' acqua piovana con un tubo derivato dalla grondaia ( per fortuna , ci sono dei temporali pomeridiani ) . Risparmiare le candele : ora costano il doppio . Non uscire di casa , se non è necessario : nessun punto della città è più risparmiato dai bombardamenti . Di fatto , il bombardamento indiscriminato di Sarajevo è cominciato . Soprattutto , stare alla larga dai luoghi frequentati dai bambini , gli asili , i cortili dei giochi , l ' ansa del fiume a Bentbasa : è lì che bombardano di più . Usare l ' acqua piovana per lavare i vestiti . Con l ' acqua risciacquata , lavare quel che si può del gabinetto e della casa . Pregare Dio quando si va , di notte , alle fontane , a caricare l ' acqua . Ricordarsi che non è potabile , benché tutti la bevano . Pensare col cuore stretto a quelle povere persone di Srebrenica . Raccogliere cartoni , schegge di legno , stoffa vecchia per fare un po ' di fuoco in casa : per il caffè , almeno , o per il latte ai bambini piccoli . Imparare a distinguere , anche se è sempre più difficile , il fragore dei tuoni da quello delle bombe e da quello degli aerei della NATO . Ricordarsi della vita di prima per provare a resistere alla pazzia . Continuare a dirsi , senza rallentare il passo : « Come sta ? » . « Bene , grazie , e lei come sta ? » ; e senza scrutare in ogni passante che si incrocia il proprio imminente compagno di morte . Procurarsi della verdura per le vitamine , e perché si può mangiare cruda . Non mangiare verdura cruda senza lavarla bene , perché le malattie intestinali dilagano . Del resto , dove procurarsi l ' acqua , e dove la verdura ? Inoltre , anche gli infarti dilagano . Non si potrà dire più , a Sarajevo : « di morte naturale » . Sebbene stiano al chiuso più che possono e per strada corrano , e si siano fatte esperte di guerra ai civili , le persone di Sarajevo sono braccate dalla morte . Alle nove c ' è il coprifuoco . Quando è sceso il buio completo , la conversazione nella casa si è fatta rada . Uno mi ha detto : « Dovevi aspettare ancora un po ' a venire , dovevi aspettare venerdì » . Venerdì a Londra si riuniscono . Poi nessuno ha più parlato . Si sentiva solo il frastuono delle granate , e un pianto di bambino . Le persone stanno zitte , e immaginano una sera d ' estate in cui sia venuta la pace , e si ritrovino vive , piene di allegria , calma e affetto . Dura da tanto tempo che questo pensiero è diventato raro e doloroso . Rende deboli . I bambini dai quattro anni in giù , a Sarajevo non sanno che possa esistere una sera senza bombe , e forse è meglio che non lo sappiano . Stamattina ho visto anche Mirza . La prima volta era un bambino , ora è quindicenne ed è alto un metro e 97 . Gli avevo detto di imparare a giocare a basket , che gli avrebbe potuto servire per trovare un posto all ' estero . Ha montato un tabellone in un piccolo scantinato , passa ore ad allenarsi da solo : ma ormai è alto quasi fino al soffitto . Avrà dei problemi , con un campo regolamentare . Avranno tutti dei problemi . Venerdì a Londra si discuterà se passare al ricorso internazionale alla forza o permettere ai bosniaci di armarsi . Fino a qualche tempo fa era un ' alternativa : ora non lo è più . Ora è indispensabile decidere ambedue le cose . Non si deciderà né l ' una né l ' altra , vero ? Il governo italiano è stato il più svelto a farlo intendere . Forse si deciderà di aprire la « strada blu » per Sarajevo ? O è troppo , anche questa misura di polizia stradale ? Ecco come sono arrivato io , martedì . L ' unica via , il sentiero sterrato del monte Igman , era chiusa . I militari bosniaci hanno lasciato passare la nostra auto , perché avevamo caricato delle borse frigorifere con l ' occorrente per operazioni urgenti all ' ospedale di Sarajevo . Abbiamo risalito l ' Igman , io , Zlatko Dizdarevic , e Edo Smajc , in una solitudine irreale . L ' Igman era un bellissimo monte fiorito , se non per le troppe cime di abete mutilate dai proiettili . Quando ci siamo avventurati nella discesa , negli ultimi chilometri da fare allo scoperto sotto il tiro dei carri armati e dell ' artiglieria serba , l ' auto , troppo pesante , ha sbattuto sul fondo sconnesso e ha rotto la leva del cambio . Avevamo un ' utilitaria : chi viene a Sarajevo a sue spese , e anzi a portare denaro , non può permettersi le auto blindate . Ci hanno tirato addosso con la mitragliatrice , centinaia di colpi , a raffiche così fitte che la strada davanti a noi ribolliva come di una grandinata . Edo ha buttato l ' auto a precipizio , senza marce , saltando sulle pietre e sui tornanti , fino al riparo in fondo dove siamo arrivati con un rottame , e i soldati bosniaci non sapevano se ridere o piangere . Edo ne ha tratto una conferma al fatalismo locale : come Dio vuole . Un ' ora più tardi , dopo il tunnel , siamo arrivati al check - point di Dobrinja mentre portavano via un morto e i feriti di una granata appena caduta . Questo ho visto e sentito . Mentre scrivo , non sono passate 24 ore dal mio arrivo . Magari questo racconto servisse a inquadrare meglio la questione della « strada blu » . Comunque , di qui a venerdì c ' è ancora tanto tempo . Un po ' mi vergogno di una penna che descriva questo senza che , un minuto dopo , gli aerei del mondo libero si alzino in volo . Ma in realtà l ' hanno fatto , sono qui sulla nostra testa , ne sento il rombo - o è il tuono ? o il mortaio ? - . No , è il loro , è il rumore del sorvolo d ' ordinanza , in cerchi sempre più stretti , come quelli degli uccelli da carogna sulla città che muore .
SE FOSSE VIVO PIO LA TORRE ( Vasile Vincenzo , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Pio La Torre , il dirigente comunista che legò a Comiso non solo gli ultimi anni della sua vita ma forse anche la sua sorte per mano mafiosa , sarebbe certo contento : in questa cittadina siciliana dove quasi vent ' anni fa si decise di dispiegare con le batterie di centododici missili Cruise un formidabile apparato bellico per combattere l ' ultimo capitolo della " guerra fredda " , saranno ospitati cinquemila profughi kosovari . La base militare in disuso , da emblema di guerra si trasforma in un ' icona di solidarietà , ora che la guerra da " fredda " è diventata calda e guerreggiata . Il mondo è cambiato , come fosse passato un secolo , da quel dicembre 1981 , quando un portavoce della Nato a Bruxelles inaugurò la vicenda di Comiso con una gaffe di quelle che rivelano la distanza siderale tra gente e stanze dei bottoni : " I missili ? Non preoccupatevi : li installeremo in un ' area desertica della Sicilia " . La contrada sulle carte militari , è vero , si chiama " Deserto " . Ma è un nome antico , conseguenza di un ' epoca lontana , quando il sud est della Sicilia era una brulla pietraia calcinata dal sole . Deserto ? Il paesaggio parla di fatica secolare e di lavoro : i muri a secco messi su , pietra su pietra , limitano come una ragnatela i confini di una campagna resa fertile dall ' uomo , strappata pezzo a pezzo alla desolazione . C ' era nell'81 a Comiso uno sconosciuto e colto professore che curava la biblioteca del Municipio . Raccolse e stampò i negativi di un fotografo locale e allestì una mostra con tutte le facce ( e le braccia ) dei contadini che s ' erano sudata con le lotte e il lavoro un ' agricoltura sviluppata : la vera e propria industria verde dei cinque , sei raccolti annuali dei primaticci coltivati in serra . Il professore si chiamava Gesualdo Bufalino . Aveva alcuni splendidi racconti nel cassetto . Al Comune il sindaco , Giacomo Cagnes , era uno di quelli che nel 1944 avevano proclamato una " Repubblica " anarchica e socialista , soffocata nel sangue . In zona - a Comiso e nella città accanto , Vittoria - le percentuali elettorali della sinistra toccavano e superavano quelle dell ' Emilia Romagna . Su questa gente dal Dna controcorrente in una Sicilia dominata dalla mafia , dove spadroneggiavano Lima , gli esattori Salvo , Ciancimino , s ' abbatté come un fulmine la notizia degli euromissili . Che furono dislocati a Comiso , non si capì mai bene se contro la " minaccia " dell ' Est comunista ( dopo il dispiegamento degli SS-20 sovietici del Patto di Varsavia ) o contro quella del Sud del mondo . E se Comiso non è un deserto , sicuramente si trova a Sud del Sud , nello zoccolo sudorientale dell ' isola , che sulla carta geografica è a Meridione rispetto alla Tripoli di Gheddafi . Comunque sia andata - qualsiasi fossero i veri piani degli strateghi di una guerra che per fortuna non venne mai combattuta - la bandierina della Nato fu piantata lì , in mezzo alle serre della contrada che aveva il nome ingannatore di " Deserto " . Accettata dal governo Spadolini , edificata dal governo Craxi , la base degli euromissili , poi presa in carico direttamente dagli americani , sorse sul luogo dove durante il secondo conflitto mondiale era stato costruito un aeroporto militare , il " Magliocco " . E questo scalo aveva già precorso il suo destino altalenante tra pace e guerra essendo già stato brevemente riconvertito negli anni Sessanta a supporto del lavoro dei contadini di Vittoria e Comiso , che imbarcavano sugli aerei i loro prodotti risparmiando in tempo e denaro sui trasporti . Durò poco . Chiuso nei primi anni Settanta , mai più riaperto , senza dar ascolto a richieste e proteste dei contadini , il " Magliocco " era stato abbandonato come un relitto in mezzo alla campagna . La sera dell ' annuncio di Bruxelles , andando a Comiso per cercare il posto della futura " base " fu persino difficile trovare la strada , ormai priva di segnalazioni . Il cartello dell ' " Alt , zona militare " arrugginito e illeggibile , un cancello sfondato , le due " piste " coltivate a carciofi , le auto delle coppiette . Attorno a Comiso , sull ' " affare Comiso " , Pio La Torre , tornato proprio in quelle settimane a dirigere il partito siciliano , volle pervicacemente , ostinatamente , lanciare una grande campagna che sfociò nella raccolta di un milione di firme contro la realizzazione della " base " militare . Una campagna controcorrente , perché considerazioni di realpolitik avrebbero forse consigliato ( e molti nello stesso Pci di allora lo fecero ) di evitare accuse - che pure ci furono - di appiattimento " pacifista " di fronte alla necessità di costruire un contrappeso alla minaccia del " deterrente " missilistico sovietico . Una campagna difficile , perché la propaganda dei corrispondenti locali dell ' Italia del Caf ( ricordate il trio Craxi - Andreotti - Forlani ? ) puntava brutalmente sui " benefici " che mille appartamenti , settemila posti letto , i lavori edili e gli appalti avrebbero apportato alla zona . Una campagna travolgente con le suore , i preti , i sindacalisti , i militanti di sinistra e migliaia di giovani impegnati in una miriade di appelli e petizioni . Nel breve volgere di un anno crebbe una " generazione politica " che rifiutava - in anticipo sui tempi - la logica dei Muri e delle contrapposte " deterrenze " a colpi di missili . Per Pio tutto " si teneva " . La memoria storica dell ' ex animatore della prima Commissione antimafia , dell ' ex sindacalista del primo dopoguerra in Sicilia , parlava del pericolo immanente di una miscela esplosiva che la base comisana avrebbe potuto innescare . Chi andò a Comiso in quei giorni gli portò le notizie , allora pressoché inedite , di insediamenti e investimenti di mafia avvenuti in silenzio in quel lato della Sicilia ritenuto immune dalla malapianta . " I Salvo con centinaia di ettari ad Acate , a pochi chilometri da Comiso ? I Greco di casa a Vittoria , con soldi e prestanome ? Finirà come negli anni Quaranta , con le spie e la mafia a braccetto , le stragi di Portella , le minacce ai lavoratori . Stiamo rivoltando il mondo come un calzino e ce la faranno pagare " , prevedeva La Torre . Comiso , anche Comiso , colonia di mafia ? L ' incredibile stava avvenendo , e la campagna promossa da La Torre sottoponeva agli occhi di un ' opinione pubblica nazionale sviata dall ' epoca rovente del terrorismo , una minaccia ben più grave , perché connaturata nella peggiore storia d ' Italia : l ' intreccio della mafia con una " destra " minacciosa ed eversiva . Pio e Rosario - Rosario Di Salvo , che diffidiamo gli archivi a registrare come " l ' autista " di La Torre - li hanno ammazzati una mattina che ricordiamo calda e soffocante , ma forse non c ' era il sole ed erano le lacrime a strangolare il respiro . Stavano andando all ' aeroporto di Punta Raisi a prendere il sindaco di Bologna , lo storico Renato Zangheri , che Pio aveva invitato perché parlasse il primo maggio a Portella delle Ginestre e riannodasse i fili di un discorso nazionale della sinistra su un tema di riscatto nazionale . Ai funerali , funerali di popolo , il partito di La Torre sbagliò tutto quello che si poteva sbagliare affiancando sul palco a Enrico Berlinguer un paio di personaggi - emblema di tutto ciò che La Torre aveva combattuto . Volarono monetine e si pianse anche di rabbia . Sull ' ordine pubblico vigilava confuso tra la folla , il neo prefetto di Palermo , il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa . Falcone indagò , non credeva all ' inizio a questa " pista " complessa e complessiva . Poi lasciò nel suo computer un testamento di indagini da fare , sabotate e bloccate dai suoi " capi " , in cui figurava proprio l ' intrico del delitto La Torre , assieme alle indagini sulla " Gladio " siciliana e sugli appalti governati dal sistema politico - mafioso . Quel testamento sparì , Falcone venne fatto a pezzi . Comiso era divenuta operativa il 30 giugno 1983 : su duecento ettari si costruirono una cittadella autosufficiente , il centro comando , mille appartamenti per i militari , i supermercati , le chiese , i centri sociali , gli impianti sportivi , l ' aria condizionata . Quando Falcone morì la base già non serviva più , era stata smantellata . Il sette aprile scorso il governo aveva accolto la richiesta di riconvertirla in un grande centro di ricerca universitaria , un campus , una cittadella della pace . E ancora ieri questa scelta strategica , voluta dai sindaci e dalle popolazioni , è stata confermata , dopo l ' accoglienza - si spera provvisoria - dei profughi kosovari . Le vittime della guerra dei Balcani non saranno sbattuti in un " deserto " . Ma troveranno ospitalità in una di quelle comunità che Elio Vittorini , che era di queste parti , chiamava " le città del mondo " , monadi con le finestre aperte come occhi sul pianeta . A sud del sud , sull ' altalena incessante di guerra e pace .
I violenti non fanno storia ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
La violenza avanza su tutti i fronti . Questo è il fatto più evidente del mondo contemporaneo . La violenza non è più ristretta agli spazi periferici o ai momenti critici della vita ; alla delinquenza , alla pazzia , all ' anormalità e alle crisi di ribellione e di liberazione o di conquista o di soggiogamento ; ma esplode , con manifestazioni imponenti , nella vita di ogni giorno , nella famiglia , nei rapporti sessuali , nelle competizioni sociali , nella politica e nello sport . Solo raramente suscita sdegno o riprovazione ; il più delle volte viene giustificata e talvolta esaltata come soluzione dei problemi , via d ' uscita dalle difficoltà , matrice del progresso . Ma essa esplode per i motivi più futili o senza motivo , come per quelli più seri ; e anche l ' arte , il cinema e i divertimenti sembrano insipidi e fuori del tempo se non se ne fanno lo specchio . Si tratta di un fenomeno passeggero dovuto alla crisi dei valori tradizionali , alle sperequazioni economiche , alle trasformazioni troppo rapide che la società sta subendo ? O si tratta invece di qualcosa che sta venendo ora alla luce in forme più vistose ma ha le sue radici nella stessa natura dell ' uomo ? Certo è che l ' uomo è per l ' uomo ( come diceva Pascal ) un mostro incomprensibile . Nonostante l ' enorme patrimonio di esperienze e dottrine che la psicologia , l ' antropologia , l ' etologia comparata hanno accumulato negli ultimi decenni , le motivazioni ultime , o almeno più costanti , dei comportamenti umani rimangono problematiche . C ' è chi vede nell ' uomo un essere essenzialmente buono , portato dal suo istinto alla contemplazione e alla pace gioiosa . La società , reprimendo questo istinto in misura superiore alle esigenze della sua conservazione , sarebbe allora responsabile della violenza che cerca di ripristinarlo . Questa è la tesi dei filosofi dell ' Eros che ritengono l ' uomo modellato sull ' ideale di Narciso e di Orfeo . Ma ci sono altri che ritengono l ' uomo dominato da un istinto di aggressione , da una tendenza innata alla lotta e al dominio . Costoro partono dall ' osservazione che i comportamenti che chiamiamo « brutali » non si riscontrano affatto nelle bestie , ma sono propri dell ' uomo : l ' uomo è la più crudele e violenta delle specie animali . Questo non è solo un suo aspetto negativo . Proprio perché è il più aggressivo degli animali , l ' uomo riesce a dominare l ' ambiente esterno e a superarne gli ostacoli . È l ' aggressione che consente all ' individuo e alla specie di sopravvivere , anche a costo del pericolo di guerra che le è immanente . Come Giano , l ' aggressione ha due facce , una positiva , l ' altra negativa . Anche quando gli uomini si stringono in una comunità di eguali nella quale si considerano come fratelli , hanno bisogno di opporsi aggressivamente ad altre comunità che si ispirano ad altri principi e contro le quali lottano solidalmente tra loro . In un modo o nell ' altro , l ' aggressione deve sfogarsi . Come animale « territoriale » geloso del proprio dominio , l ' uomo nutre un ' ostilità innata contro il suo vicino . Il bambino sviluppa la sua aggressività opponendosi all ' ordine e alla disciplina che l ' educazione cerca di imporgli . Il maschio sviluppa la sua aggressività nei confronti della femmina ; giacché la sua stessa struttura fisiologica lo porta a dominarla . La femmina sviluppa la sua aggressività contro il maschio non sufficientemente aggressivo che non riesce a dominarla . I vecchi clichés dell ' uomo scimmia con la clava , che suscita l ' ammirazione delle donne , e del piccolo uomo dominato dalla donna forte , che suscita riso e pietà in tutti , rappresentano bene la realtà delle cose . E così l ' aggressione è la condizione necessaria dell ' equilibrio e della vita . Ha scritto uno psichiatra ( Winnicott ) : « Se la società è in pericolo , non lo è per l ' aggressività dell ' uomo , ma per la repressione dell ' aggressività personale degli individui » . La mancanza di aggressività , determinando insuccesso e frustrazione , trasforma l ' istinto di aggressione in odio , abbassa le difese che l ' individuo erge intorno al proprio io contro l ' invadenza degli altri e gli fa odiare gli altri o se stesso , inducendolo talora al suicidio . Umiliazioni e frustrazioni sono anche alla base della schizofrenia e della paranoia , nelle quali l ' odio e l ' incapacità di considerare gli altri come persone dànno origine alle peggiori forme di crudeltà raffinata e gratuita . Tale è il quadro della natura umana che si trova descritto da molti etologi , psicologi e psichiatri contemporanei , e che è stato diffuso e reso popolare da Lorenz e Storr . Ma quali sono le vie d ' uscita ? La trasformazione dell ' aggressione nelle forme « rituali » delle competizioni civili , la ricerca di forme non distruttive da aggressione come gli sport , la diminuzione del numero degli individui umani perché l ' affollamento accresce l ' aggressività . Troppo poco per combattere e controllare un istinto che è la stessa natura dell ' uomo . L ' istinto è infatti un meccanismo innato , automatico , che può scatenarsi alla prima occasione . Anzi , non ha neppure bisogno di un ' occasione , cioè di uno stimolo , per scatenarsi : è come un ' arma che può sparare senza che ne sia toccato il grilletto . E come potrebbero le forme « rituali » della competizione civile , gli sport o altri espedienti controllarne il meccanismo ? Essi non forniscono che altre occasioni per scatenarlo . Inoltre , si può odiare , esser frustrati e portati alla violenza da una famiglia poco accorta , da un matrimonio sbagliato , da una ambizione non soddisfatta , da un risentimento o un ' invidia ingiustificati , dal fanatismo per un ideale non raggiunto o non raggiungibile , e da altri motivi più futili , evanescenti o fittizi . E se l ' aggressione domina ( come deve dominare , se è un istinto ) ogni rapporto umano , ci sarà sempre , in ogni rapporto , un vincitore e un vinto , un dominatore e una vittima : e l ' odio , il risentimento e la violenza saranno inevitabili . Sembra che oggi resti solo la scelta tra il mito del « buon selvaggio » che diventa violento perché viene represso il suo istinto d ' amore e il mito del « cattivo selvaggio » che diventa violento perché viene represso il suo istinto aggressivo . Quest ' ultimo mito non prospetta utopie , ma neppure rende possibili difese efficaci contro la violenza . Se l ' uomo è posseduto dall ' istinto , come da un demone che non può esorcizzare , si sentirà sempre represso , in qualsiasi forma di società , in qualsiasi rapporto anche superficiale con gli altri . Ma è l ' uomo veramente una creatura d ' istinto ? Ed esiste veramente l ' istinto come forza irreprensibile e sostanzialmente benefica , che adatta gli esseri viventi all ' ordine delle cose ? Se ne può dubitare , in base alle indagini della psicologia moderna . Ciò che chiamiamo « istinto » non è un meccanismo immutabile e infallibile ; può essere nocivo , adattarsi e mutare anche nelle specie animali in cui agisce da solo . E nell ' uomo ciò che chiamiamo « istinto » è il più delle volte la forma che certe funzioni biologiche hanno assunto sotto l ' influenza di un determinato ambiente sociale . Se l ' uomo non fosse che istinto ( nel senso proprio del termine ) non avrebbe avuto storia : sarebbe rimasto nella forma di vita ( buona o cattiva ) nella quale apparve per la prima volta sulla Terra . In realtà l ' uomo fa la storia ed è fatto ( cioè condizionato ) da essa . I modi di appagare i suoi bisogni , di trattare se stesso e i propri simili mutano col tempo e sono diversi da una società all ' altra . E di questo mutamento e di questa diversità l ' istinto non è responsabile . Ogni uomo , qualunque sia il suo talento e il suo grado sociale , incontra limiti e resistenze che sfidano la sua ragione e la sua volontà . Può cercare di conoscere tali limiti e trovare i mezzi per venirne a capo ; ma non può farlo da solo . Può anche credere che la violenza gli dia partita vinta e idealizzare nella violenza , o nell ' aggressione che ne è la causa , la fine di tutti i suoi mali . Oggi come ieri , nei momenti cruciali della sua storia , l ' uomo si trova a dovere scegliere . Il gioco della violenza non può prolungarsi all ' infinito perché nessun uomo e nessun gruppo umano può veder garantita dalla violenza la sua vittoria . Se la violenza continuasse ad apparire come la sola alternativa possibile , la scelta sarebbe decisa , il gioco sarebbe fatto . Non ci sarebbe un lungo avvenire per il genere umano .
I profeti dell'istinto ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
L ' istigatore della strage di Sharon Tate , Charles Manson , condannato in questi giorni a morte da un tribunale americano , si è costantemente presentato al pubblico e ai suoi giudici come il profeta di una nuova fede . « Se Dio è uno , che cosa è male ? » , aveva detto in un ' intervista : intendendo che , se il male non c ' è , non si può né giudicarlo né punirlo . È questa certo la parodia di una vecchia tesi teologica sul problema del male , una parodia che potrebbe facilmente capovolgersi contro chi la propone : perché , se il male non c ' è , non è un male neppure la condanna di Manson . Ma anche Manson ha i suoi seguaci ; ed hanno i loro seguaci gl ' innumerevoli profeti che spuntano da ogni parte , fondano sètte , raccolgono denaro e talvolta commettono crimini in nome della loro fede . Le loro voci sono così disparate e contrastanti da formare una cacofonia indecifrabile . Alcuni riecheggiano credenze e dottrine antichissime : l ' induismo , il buddismo , la magia , la stregoneria . Altri si presentano come riformatori o rinnovatori del cristianesimo o di qualche sua particolare confessione . Altri ancora si fanno banditori di un paradiso terrestre che si può raggiungere con la violenza o la droga . Il successo di questi profeti , che è maggiore nelle società tecnologicamente avanzate , è in realtà l ' indice di un malessere diffuso e di un ' aspirazione inappagata . Molti oggi cercano la fede , ma pochi la trovano . La cercano , perché essa appare come la via d ' uscita dalle angosce , dai timori , dalle tensioni della vita contemporanea , come il porto sicuro tra le tempeste che imperversano . Ma non si sa a che cosa ancorarla . I porti e gli approdi familiari , cui le vecchie tradizioni la indirizzavano , non sembrano più al riparo dalle tempeste : lo stesso sforzo di rammodernarne o rafforzarne le attrezzature dimostra la perdita della sicurezza che essi un tempo riuscivano a dare . Ma , dall ' altro lato , non si può credere , se non si sa a che cosa credere . E il profeta , per quanto rozzo o maligno sia il suo messaggio , offre , al bisogno della fede , un appiglio o un ' occasione , un contenuto intorno a cui concretarsi : un contenuto che si accetta tanto più volentieri quanto più promette e meno esige , quanto più fa leva sulla debolezza , anziché sulla forza , dell ' uomo . Se si volesse cogliere il tratto che accomuna le fedi disparate che vengono proposte all ' attenzione dei contemporanei , si potrebbe vederlo nella divinizzazione dell ' uomo . Nello stesso ambito del cristianesimo , si insiste sempre meno sulla trascendenza di Dio . Per i « nuovi teologi » , Cristo non è il Figlio di Dio che si è assunto il compito di riportare l ' uomo alla divinità , ma il Figlio dell ' Uomo che si è assunto il compito di portare la divinità all ' uomo . Da questo punto di vista , la divinità vive nell ' uomo e si realizza nella sua storia . Ma se è così , tutto ciò che è umano è divino . È divino , soprattutto , ciò che ogni uomo più intimamente e profondamente desidera : la soddisfazione e il piacere immediato , la liberazione da controlli e da vincoli , il gioco delle sue attività e dei suoi poteri senza impedimenti o repressioni , la liberazione da ogni senso di colpa . L ' uomo divinizzato non può amare la ragione , ma solo l ' istinto , il sentimento , l ' immaginazione creativa , che lo fanno sentire libero da limiti e costrizioni e gli consentono di trasformare l ' intera sua vita in un gioco . Danzare , giocare , godere , questo è il destino dell ' uomo , il paradiso terrestre cui la sua natura lo indirizza . Ma istinto , sentimento , fantasia appartengono al mondo privato dell ' individuo , alla sua coscienza interiore . A differenza della ragione che è obbiettiva , comune a tutti gli uomini , pubblica , essi rinchiudono l ' individuo in se stesso . Il piacere di un altro non è il mio piacere , il mio mondo fantastico mi esclude dagli altri e può essere agli altri comunicato solo attraverso parole o segni , che sono essi stessi inutili e defatiganti artifici . La condanna della ragione ha , come sua conseguenza , un individualismo estremo , una rinuncia preliminare e totale , anche se non dichiarata , alla realtà degli altri uomini . Questi diventano solo immagini o fantasmi del mio sogno privato , oggetti e strumenti del mio desiderio o attrezzi del mio gioco . Spesso i filosofi hanno paragonato la vita ad un sogno : ma se la vita è veramente tale , perché non rendere più attraente il sogno con la droga ? E che differenza porre tra il « mondo normale » in cui crediamo abitualmente di vivere e quello che chiamiamo « anormale » del paranoico ? Questi temi ricorrono frequentemente in tutte le voci profetiche del nostro tempo che amano decorarsi come « nuove » : la nuova politica , la nuova teologia , la nuova sociologia , la nuova psicologia , la nuova psichiatria . Esse si prestano a formulare facili slogans e giudizi inappellabili ; si prestano a condannare in blocco il patrimonio culturale acquisito dal genere umano negli ultimi secoli , e la società che lo incorpora , e ad alimentare la fede nell ' avvento imminente di un nuovo paradiso terrestre . Anzi , per molte di queste voci , il paradiso non è imminente , è già presente nell ' uomo e alla portata della sua mano : può afferrarlo quando vuole . Ma questa fede suppone che l ' uomo possa e debba far tutto ciò che gli piace : che l ' uomo sia la divinità stessa o che la divinità si identifichi con il mondo privato dei suoi desideri . E fin qui tutto ha una certa logica , come d ' altronde ha la sua logica e la sua coerenza il mondo del paranoico . Le difficoltà insorgono quando si tratta di comprendere o almeno di dar conto dei rapporti tra gli uomini . Esistono veramente altri uomini , come realtà autentiche , allo stesso titolo in cui esisto io stesso ? Se io sono istinto , sentimento , fantasia , gli altri uomini sono soltanto strumenti del mio piacere o fantasmi della mia immaginazione . In tal caso le loro sofferenze , le loro miserie , le ingiustizie o i mali di cui sono vittime , fanno parte anch ' esse del mio mondo privato : sono angosce di cui posso liberarmi con l ' immaginazione o con la droga o lo sfondo oscuro su cui posso proiettare il mio libero gioco . Se invece esistono , e sono anch ' essi , come me , istinto , sentimento e immaginazione , i mali di cui soffrono sono inerenti al mondo privato di ciascuno , riguardano loro e non me : essi li creano , creando il loro mondo , come io creo il mio . Nell ' un caso e nell ' altro , i motivi di critica della società attuale , che dànno lo spunto a queste nuove forme di profezia , sono semplici pretesti . Perché preoccuparsi della guerra , della violenza , della delinquenza , del deterioramento dell ' ambiente naturale , della pazzia , delle ingiustizie sociali , se tutto ciò appartiene a una realtà artificiosa e falsificata dalla ragione e dalla scienza , che non tocca o diminuisce la potenza creativa di cui ciascun individuo è naturalmente in possesso ? Perché parlare di amore , di fraternità , di uguaglianza , se ciascun essere umano ha a sua disposizione lo strumento per raggiungere il suo paradiso privato ? E come può la società , nel suo insieme , essere un male o generare il male , se essa stessa non è che il fantasma di un sogno ? Comunque si atteggi , la nuova profezia , che divinizza l ' uomo , disprezza la realtà , volta le spalle alla ragione e abolisce ogni regola di misura , è l ' evasione nel sogno dell ' individualità isolata che crede di essere Dio . Se la realtà è sogno o se il male non c ' è , è inutile affaticarsi e combattere . Nessuno ha colpa di nulla . E la colpa stessa , a chiunque attribuita o da chiunque sentita , è un prodotto dell ' immaginazione . Ma non è tutto questo un semplice armamentario per sfuggire proprio al senso di colpa ? E non è un armamentario fittizio , che lascia le cose come sono , trascurando i fatti e i problemi , e si rifugia in una fede impossibile ?
Lo sportivo che è in noi ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È lo sport un ' attività marginale , un divertimento , un ' evasione dalle occupazioni quotidiane : o ha una radice profonda in qualche tendenza o bisogno reale dell ' uomo ? La domanda è resa attuale dalla diffusione crescente degli sport nel mondo moderno ; dal numero crescente di attori e di spettatori che partecipano ad essi , nonché dalla crescente quantità di denaro che viene in essi investita e dal volume di affari cui dànno luogo . Lo sport è altresì l ' occasione frequente di entusiasmi fanatici , di conflitti e di rivalità ; induce spesso le moltitudini a esaltarne i campioni come eroi , idoli o semidei . Un qualche movente nascosto ci deve pur essere , alla base di un fenomeno che ha raggiunto una tale massiccia imponenza . La risposta più semplice a questo problema è che lo sport contribuisce alla salute e al benessere del genere umano . È una attività sana e benefica , che fa contrappeso alle condizioni di vita e di lavoro , spesso malsane , in cui la maggior parte di esso trascorre il suo tempo . Contribuisce al benessere fisico , quindi all ' equilibrio mentale : contribuisce a mettere e a tenere in forma l ' organismo e a difenderlo , almeno in certi limiti , contro la decadenza e i malanni . Tutto questo , almeno in parte , è vero , ma vale solo per gli attori , non per gli spettatori dello sport , che sono di gran lunga i più numerosi . Dall ' altro lato , vale solo per gli spettatori , e non per gli attori , la concezione dello sport come divertimento o evasione dalle occupazioni e preoccupazioni quotidiane . Da coloro che lo praticano , lo sport esige una disciplina severa che presuppone sin dal principio un organismo capace di prestazioni eccezionali , che mette a dura prova le capacità di tale organismo per portarlo al punto dovuto e mantenervelo il più a lungo possibile . Da più parti si insiste oggi sulla funzione formativa ed educativa che lo sport esercita sull ' individuo umano , preparandolo ed addestrandolo a vivere nella società dei suoi simili . Lo sport infatti , come ogni giuoco ( anche il più semplice ed infantile ) , ha regole precise che si devono rigorosamente osservare e così impone una disciplina morale , oltre che fisica , educando i giovani che lo praticano a quel rispetto delle norme che è indispensabile ad ogni forma di vita sociale . E alla vita associata prepara pure mediante il rapporto costante in cui mette l ' individuo con gli altri individui . Negli sport che si praticano a squadre , l ' individuo è tenuto ad agire solidalmente colla sua squadra , a coordinare la sua attività con quella degli altri componenti di essa , obbedendo a un piano o progetto comune . Ma anche negli sport in cui l ' individuo si esibisce da solo , il confronto con gli altri è sempre presente , perché deve tener conto delle loro prestazioni e superarle , pur obbedendo alle stesse regole . Da un altro punto di vista , insistono sulla funzione benefica dello sport gli antropologi che ammettono nell ' uomo la presenza di un istinto d ' aggressione che sarebbe a fondamento di tutte le sue attività principali . A tale istinto si dovrebbe lo stato , almeno potenziale , di conflitto che esiste permanentemente tra gli uomini . Ma l ' aggressività naturale troverebbe nello sport una valvola di sicurezza , che , alla lunga , potrebbe diminuire od annullare le sue manifestazioni più perniciose . E in realtà la competizione sportiva non ha i caratteri della guerra ; e la vittoria , che in essa si cerca , non porta alla distruzione o alla sottomissione dell ' avversario , ma è una vittoria accettabile da entrambi i lati e decretata impersonalmente sulla base delle regole stabilite . Non manca infine chi ( come il filosofo americano Paul Weiss che ha scritto qualche anno fa un libro sull ' argomento ) ha dato dello sport un ' interpretazione metafisica , scorgendo in esso una delle vie attraverso le quali l ' uomo cerca di realizzare la perfezione del suo essere , sviluppando al massimo le possibilità del suo corpo . L ' atleta è come un artista riuscito , che ha saputo esprimere e realizzare una forma di eccellenza di cui tutti gli uomini possono essere orgogliosi e di cui perciò gli spettatori godono vicariamente , sentendosene in qualche modo partecipi . In realtà lo sport è cosa umana , troppo umana , per realizzare o simboleggiare questa perfezione o per compiere efficacemente tutte le funzioni che gli si vogliono attribuire . Vanità , interesse , ambizione si mescolano in questo campo , come negli altri , con la generosità , il sacrificio e lo sforzo di perfezionamento . Il compromesso , e talora la truffa , prendono spesso il posto della competizione autentica ; e la vittoria è spesso cercata e raggiunta fuori o contro le regole riconosciute . Gli spettatori non sono sempre vicariamente partecipi dell ' eccellenza dell ' impresa , ma si lasciano spesso andare all ' entusiasmo provinciale o fanatico e traggono motivi di violenza dalla vittoria o dalla sconfitta dei loro campioni preferiti . Ma forse , anche per questi suoi caratteri negativi , lo sport è , nel suo complesso , la rappresentazione dell ' esistenza umana nel mondo e come tale ha il suo fascino . In questa esistenza , ha una parte ineliminabile il caso , cui sono dovute molte delle circostanze che ne determinano la conservazione o la distruzione , la riuscita o l ' insuccesso . E così accade nello sport . L ' intelligenza , la forza fisica e spirituale , il numero , sono , nella vita come nello sport , i fattori che favoriscono la sopravvivenza ed il successo . La vita umana è , a tutti i livelli , una competizione incessante che può assumere la forma della violenza brutale o quella della gara leale che rispetta le regole del giuoco e non si propone la distruzione o l ' umiliazione del vinto da parte del vincitore . Lo sport dovrebbe mantenersi fedele a questa seconda forma della competizione , e così accade quando è autenticamente « sport » e non interferiscono in esso interessi o fattori estranei . Ma nello sport , come nella vita , il pericolo di questa degradazione c ' è sempre . L ' esistenza dell ' uomo , a partire dalla sua prima apparizione sulla Terra , è stata e rimane un continuo processo di selezione , attraverso il quale riescono a sopravvivere o ad avere la meglio i gruppi più organizzati o più previdenti , gli uomini meglio dotati per natura o per educazione , attrezzati a cogliere le occasioni favorevoli che ad essi si offrono , a prevederle e a prepararsi per la loro occorrenza e a riconoscere gli errori commessi per correggerli nel futuro . E così fa , infatti , il buon atleta sportivo . La simpatia degli spettatori gli si rivolge naturalmente perché egli è un esemplare , un campione , non solo di ciò che l ' uomo è nelle circostanze ordinarie della vita , ma anche e soprattutto di ciò che l ' uomo può essere in circostanze particolarmente difficili , che richiedono il pieno impiego delle risorse di cui dispone . L ' ammirazione suscitata dall ' atleta che ha realizzato un record eccezionale è suscitata dal riconoscimento che egli si è posto ai limiti delle possibilità umane o ha mostrato , col fatto , che tali possibilità possono essere estese , perfezionate , o almeno sfruttate , col vigore fisico e con l ' intelligenza , al di là del grado finora raggiunto . Sicché se , da un lato , lo sport è l ' immagine esatta dell ' esistenza , nel suo duro sforzo di sopravvivenza e di progresso , è dall ' altro lato , per l ' esistenza stessa , un motivo di incitamento e di speranza . Purché rimanga sport , s ' intende cioè finché non si abbassi a diventare il luogo di scontro di rivalità violente e meschine , il campo di battaglia di interessi affaristici , di ambizioni smodate , di esibizionismi disgustosi , offrendo ancora all ' uomo un ' immagine della sua esistenza , ma un ' immagine che lo rappresenta nei suoi aspetti peggiori , che la minano alla radice .
Il peso del mondo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È l ' individuo solo di fronte al mondo ? Ha la capacità di forgiare , con le sole sue forze , quello che chiama il suo Io , la sua personalità intera , e di crearsi la forma di vita che più gli piace ? Può rompere il contratto tacito che lo lega agli altri ed agire al di fuori di ogni regola , seguendo la sua ispirazione o , più semplicemente , il suo piacere momentaneo ? Sono questi gli interrogativi che dominano da un capo all ' altro il romanzo di Saul Bellow , Il pianeta di Mr . Sammler ( Feltrinelli , 1971 ) , il più filosofico dei nostri giorni , quello che meglio ne esprime l ' incertezza , la disperazione e l ' angoscia . Spettatore disinteressato , eppure coinvolto nelle vicende che narra , Mr . Sammler è privo di amarezza e di odio , è umano e compassionevole : ma la sua analisi della condizione dell ' uomo contemporaneo è lucida e spietata . Ciò di cui Mr . Sammler va in cerca , ciò che vorrebbe salvaguardare e contribuire ad accrescere , è la consapevolezza che l ' uomo può avere di sé , della propria condizione , dei propri limiti . Questa consapevolezza esclude ogni assolutizzazione o esaltazione sia dello stato presente delle cose , sia di uno stato futuro previsto o vagheggiato . Sammler non vuol sentire parlare né della fine imminente del mondo , né della creazione di altri mondi superumani nello spazio cosmico . L ' Io non è solo di fronte all ' Universo . L ' essere umano è condizionato dagli altri esseri umani ma questo condizionamento , per quanto oppressivo o pesante , non lo rende schiavo . L ' individuo non è il giudice supremo di nulla , ma è il giudice intermedio di un ' esistenza che non può essere una volta per tutte giustificata e può assumere solo la forma di un progetto instabile e poco sicuro . « L ' umanità , dice Sammler , non può liberarsi di se stessa se non attraverso un atto di universale autodistruzione . Non spetta a noi neppure votare sì o no . » La consapevolezza dei propri limiti dovrebbe in primo luogo salvare l ' uomo dalla ricerca dell ' originalità ad ogni costo . Questa ricerca è oggi la peggiore degradazione dell ' individualismo , una degradazione che trova le sue radici nella stessa struttura del mondo moderno . « Noi viviamo in un mare sociale e umano . Invenzioni e idee bagnano i nostri cervelli che , a volte , come spugne , devono ricevere qualsiasi cosa portano le correnti e digerire i protozoi mentali ... Ci sono momenti o situazioni in cui soggiaciamo a tutto questo e sentiamo l ' orrendo male della consapevolezza cumulativa , sentiamo il peso del mondo . » Ma cosa si fa per liberarsi di questo peso ? Ci si contorce come clowns , si assumono maniere stravaganti , si accumula l ' odio seguendo puntualmente la routine della vita quotidiana . L ' uomo cerca di far di se stesso una leggenda , un mito , e così di sollevarsi al di sopra delle limitazioni della vita comune . La vita si identifica con l ' arte nella ricerca della originalità ad ogni costo . Come l ' arte , essa rigetta ogni modello , intende fare a meno di ogni imitazione . Ma ci riesce veramente ? In realtà si imitano vecchi modelli o copie a buon mercato di originali lontani , simili agli scenari e alle comparse di Hollywood . Riaffiorano in forma puerile e volgare antiche idee religiose , l ' orfismo , il manicheismo , il mitraismo , lo gnosticismo . Si sente la nostalgia per la preistoria , per lo stato selvaggio e per la ferocia crudele dei primitivi . Si sente persino dire che il vero scopo della civilizzazione è quello di permettere a tutti di vivere come i popoli primitivi e condurre un ' esistenza neolitica in una società automatizzata . E si esalta , per giustificare la ricerca dell ' originalità ad ogni costo , l ' unicità dell ' anima , l ' assoluta singolarità della persona . Ma con quali mezzi si crede di realizzarla ? « Con i capelli , con i vestiti , le droghe e i cosmetici , con i genitali , con i viaggi di andata e ritorno attraverso il male , la mostruosità e l ' orgia , e addirittura con Dio avvicinato per mezzo dell ' oscenità . » La liberazione dell ' individuo da ogni limite o costrizione che gli venga dagli altri , il tentativo di distinguersi ad ogni costo , di uscire dall ' anonimato , di rendersi « interessante » , porta gli uomini ad indossare maschere grottesche , di cui avvertono , più o meno oscuramente , la nullità e la pena . Gli uomini vorrebbero visitare o incarnare tutti i modi d ' essere possibili , tutte le forme di vita , ma senza sceglierne né realizzarne nessuna , per rimanere liberi di andare e venire a loro piacimento . Ma questo andare e venire senza costrutto è il nulla stesso , o almeno il desiderio del nulla . II risultato di questo agitarsi disordinato , di questo vagheggiamento velleitario di possibilità di vita , fra cui non è possibile scegliere e in cui non è possibile calarsi realmente , sono l ' infelicità e la disperazione , che costituiscono i tratti salienti della vita contemporanea e fanno vivere gli uomini nell ' attesa di una catastrofe imminente , del nulla finale . Da tre secoli a questa parte , nel mondo occidentale , l ' individuo ha rivendicato il diritto di pensare con la propria testa , di dissentire dagli altri , di criticare gli ordinamenti sotto cui vive e di cercare di cambiarli , di perseguire la forma di vita e di felicità che preferisce . Questa rivendicazione gli è stata resa possibile da circostanze storiche determinate , da un complesso di condizioni economiche , sociali e politiche che si sono venute determinando in modo e gradi diversi nei diversi paesi . Ma l ' esercizio effettivo di questo diritto è rimasto e rimane allo stadio iniziale . Le stesse condizioni che lo hanno fatto sorgere tendono a limitarlo o a incepparlo . Quando si è liberato dalla schiavitù del bisogno , attraverso un ' organizzazione produttiva efficiente e complessa , l ' individuo è da questa stessa organizzazione destinato a compiti e funzioni che spesso risente come una nuova schiavitù . Di qui la ricerca di un ' evasione , il vagheggiamento di una libertà sconfinata per la quale non ci sia che lui a scegliere la sua forma di vita . Di qui l ' odio e il disprezzo per gli altri , degradati a semplici ostacoli per la realizzazione dei suoi desideri , e il sentimento della sua solitudine di fronte al mondo . Di qui la nostalgia e il rimpianto di forme di vita lontane o diverse , primitive o naturali : di forme di vita in cui , nella realtà , l ' aspirazione alla libertà individuale non può neppur nascere . L ' individuo tende oggi a disconoscere o a obliare i suoi limiti , i suoi condizionamenti naturali e storici : proprio mentre il suo sforzo di liberazione può riuscire efficace solo agganciandosi alle possibilità che tali condizionamenti gli offrono . Ma quando l ' individuo preferisce il « gruppo » alla società , il libero incontro all ' impegno contrattuale , mette in forse le sue stesse possibilità di sopravvivenza perché gruppi o incontri si formano e si dissolvono come nugoli di coriandoli al vento . Una comunità tribale può esistere solo ai margini di una società automatizzata e a spese del surplus che essa produce : se si diffondesse oltre un certo limite , la società automatizzata cadrebbe . La consapevolezza umana di cui parla Mr . Sammler concerne appunto questi limiti e queste condizioni . Uno sfondo ottimistico traluce attraverso la desolata tristezza del romanzo di Bellow , che si conclude con l ' elogio di un personaggio mediocre che « ha rispettato le condizioni del suo contratto » : ha cioè cercato di fare ciò che da lui si aspettavano gli altri . Ognuno , conclude Bellow , conosce nel suo cuore queste condizioni : tutti le conoscono . Ma - ci domandiamo - non è forse troppo anche questo modesto e nascosto ottimismo ?
StampaQuotidiana ,
Spaventosa sciagura aerea : un DC-8 dell ' Alitalia , con 115 persone a bordo , è precipitato ieri sera , verso le 23 , pochi minuti prima di atterrare all ' aeroporto dì Palermo . L ' aereo che era partito da Roma alle 21,45 , si è andato a schiantare su una montagnola nei pressi di Carini . Nessuno si è salvato . Fra le vittime - abbiamo appreso con costernazione a tarda notte - vi sono il compagno Alberto Scandone dell ' Ufficio stampa della Direzione del PCI , la compagna Angela Fais della segreteria di redazione di « Paese Sera » e Carla Colajanni sorella del compagno on. Napoleone Colajanni . Secondo le prime testimonianze raccolte anche fra le numerose persone che prendevano parte ad un comizio a Carini , una grande fiammata avrebbe squarciato il buio della notte , sembra che un motore dell ' aereo sia andato in fiamme . Poi lo schianto contro la montagna . Un bagliore fulmineo e poi l ' esplosione sul terreno roccioso - Difficilissime le prime operazioni di recupero dei corpi dei passeggeri - Trovata intatta la « scatola nera » che registra tutte le fasi del volo - Coincidenza con un altro atterraggio per un lieve ritardo nella partenza da Roma - Ultimo messaggio : « Vedo la pista , atterro manualmente » , ha detto il comandante Roberto Bartoli - Le commissioni d ' inchiesta al lavoro - Dovranno rispondere ad una lunga serie di interrogativi - Emozione e sgomento in tutta Italia . « E ' una carneficina … no , non si è salvato nessuno … sono tutti morti e incendiati … c ' e un silenzio orribile … C ' è bisogno di tutto … Anzi , ormai è tutto inutile » . Trasmesso da una gracchiante radio da campo , l ' annuncio e arrivato al grosso degli impotenti soccorritori dalla prima squadra di vigili del fuoco che era riuscita , tra mezzanotte e l ' una , a raggiungere il luogo incredibilmente aspro del disastro attraverso una dissestata trazzera . In gippone , e poi , con una lunga marcia forzata , a piedi , arrampicandosi sui costoni della « Montagna lunga » il brullo massiccio che , insieme a Monte Pecoraro separa la fettuccia di costa in cui hanno voluto incastrare l ' aeroporto di Punta Raisi dal desolato entroterra di Montelepre . Qui sopra - anzi , qui dentro - in una collina che si allarga in un pianoro a 7-800 metri di altezza , è andato a schiantarsi il DC-8-43 , il quadrireattore in servizio sulla rotta Roma - Palermo da soli cinque mesi , dopo dieci anni filati di servizio sulle linee transoceaniche . La tragedia si è consumata in pochi istanti : un bagliore nel cielo , un rogo fulmineo , un pauroso disintegrarsi di tutto in un largo raggio vastissimo , terribilmente accidentato , assai difficile da battere palmo a palmo nel disperato tentativo di ricostruire le salme dei 108 passeggeri ( e infatti , fino a questa sera , solo quelle di 14 vittime sono state identificate e dei sette membri del ' equipaggio . Un bilancio catastrofico , la più spaventosa tragedia che la storia dell ' aviazione italiana ricordi . Il messaggio lanciato dalla prima pattuglia è tragicamente risolutivo di tutte le angosce , di ogni platonica speranza : per molte ore , più tardi , e fino all ' alba , i collegamenti con le zone del disastro , si complicano ulteriormente : la trazzera non resiste al peso delle prime autolettighe e fotoelettriche , e ora c ' è anche una frana che blocca il traffico già periglioso e congestionato : ad andare e venire dalla più vicina strada di collegamento , è diventato un viaggio di 4-5 ore . In pratica , è avvenuto questo : un lieve ritardo nella partenza del DC 8 da Roma - Fiumicino ha fatto coincidere l ' arrivo su Palermo di questo aereo con quello di un velivolo dell ' ATI ( un DC-9 , di più modeste dimensioni ) in servizio sulla linea Catania - Palermo . La torre di controllo ha dato la preferenza nell ' atterraggio all ' aereo più piccolo . Erano le 22 e 19 . Tre minuti dopo - il tempo che il DC-9 da Catania si posasse a terra e si ponesse in area di parcheggio - ed è stato dato il via al secondo atterraggio . L ' ultimo contatto radio tra il comandante del jet e la torre di Punta Raisi è fissato nel nastro ( posto sotto sequestro ) sulle 22 e 22 : « Vedo la pista - ha detto il comandante Roberto Bartoli - , atterro manualmente » . La visibilità era di cinque chilometri . Una volta tanto non c ' era vento . Ma quelle maledette montagne erano sempre lì , a ridosso del campo . Volava molto più in basso Il DC-8 ha scelto - poteva farlo , dal momento che stava sorvolando Punta Raisi in attesa dell ' autorizzazione alla discesa - di fare la virata non sul mare , ma sulle colline . Secondo i piani di volo l ' aereo doveva trovarsi a 1.500 metri , al momento della manovra . Invece volava - o si è trovato per cause ancora imprecisate - molto più in basso , sui 700 metri . La montagna gli si è parata addosso , l ' ala sinistra del jet ha urtato un costone di roccia e si è staccata di netto . L ' aereo è scivolato allora rasente il costone per trecento metri , già in fiamme : orride lingue nerastre tracciano sulla pietra gli attimi che hanno preceduto l ' ultimo e terribile schianto tra fiamme ed esplosioni . I rottami - e la maggior parte dei poveri corpi - hanno bruciato per alcuni minuti . Ma probabilmente nessuno ha avuto tempo né modo di accorgersi di nulla . L ' atroce scena dei corpi scempiati e sparsi per due chilometri quadrati di terreno scosceso , come il fatto che del gigantesco aereo non ci sia più altra traccia che nei motori , in un troncone di coda e in un carrello , dicono del resto non solo della selvaggia violenza con cui è avvenuto il disastro , ma anche del terribile concatenarsi e sommarsi di tutte le possibili e peggiori conseguenze di un impatto . Ma questo è il poi della catastrofe ; un poi cui anche il più smagato e coriaceo cronista non ha potuto resistere , pur mosso dalla finora vana speranza di ritrovare qualcosa della dolce compagna Fais o di Alberto Scandone . Le infamie di Punta Raisi Qui . purtroppo ma necessariamente , interessa il prima della catastrofe . E non e senno di poi : da almeno tredici anni si andavano denunciando , anche e soprattutto su queste colonne , le infamie di Punta Raisi e ancora ieri i motoristi dell ' Alitalia avevano denunciato i crescenti pericoli per la sicurezza dei voli sui DC-8 dell ' Alitaiia provocati anche dalla riduzione e dalla progressiva dequalificazione del personale di bordo . Anche la Magistratura era stata sollecitata a intervenire immediatamente . Che , ora , non si piangano lacrime di coccodrillo . Ora si chiede giustizia anche per chi è morto non sull ' altare della « tecnologia » ma su quello - lo si può già dire - della speculazione e del profitto . Dalle prime ore del pomeriggio , e ininterrottamente per tutta la notte , centinaia di parenti e di amici delle vittime si sono avvicendati nelle sale dell ' istituto di medicina legale nel tentativo , estremamente difficile , di identificare le salme . Spesso qualche volta - rare volte - l ' identificazione è resa agevole dal rinvenimento , tra i resti degli indumenti , di qualche documento di identità , o di un conto corrente , o persino di una bolletta del telefono appena pagata . In altri casi si conta su piccoli particolari : una fibbia di cinta , un anello , una catenina . Le prime cinquanta salme arrivate all ' istituto di medicina legale sono quasi tutte irriconoscibili ( la parte più devastata è quasi sempre il volto ) ma , mano a mano che subentrano i nuovi arrivi di resti , la situazione peggiora : spesso , dentro un sacco di juta , c ' è solo un arto , un indumento , poche impalpabili cose . I riconoscimenti , sino alle 20 , non superano i 25; tra questi , quello di Carla Colajanni effettuato dal fratello . Nella serata le salme recuperate e composte nelle bare erano quaranta . Fino all ' ultimo impegnati nel loro lavoro di militanti appassionati e instancabili . Un tremendo lutto del nostro partito i cinque giovani compagni scomparsi Alberto Scandone , Angela Fais , Carla Colajanni , Giuseppe e Rosalia Ricci : indimenticabili figure di comunisti - Le famiglie legate alla storia del nostro movimento in Sicilia e nel Lazio - Scomparsa anche la figlia di un dirigente toscano che lavorava all ' ltalturist - Altre personalità nell ' elenco Di questa sconvolgente tragedia una parte è tutta nostra , purtroppo . Il disastro a « Montagna lunga » ci ha privati improvvisamente di giovani e capaci dirigenti , di giornalisti apprezzati , di esponenti sindacali , di organizzatori appassionati . Il lutto , colpisce anche il nostro giornale e i quotidiani democratici L ' Ora e Paese Sera . Prezioso contributo La luminosa , vivacissima intelligenza di Alberto Scandone arricchiva tanto le pagine dell ' Ora ( di cui era stato redattore e per il quale continuava a redigere una acuta nota politica romana ) quanto quelle dell ' Unità e di Rinascita , dove scriveva soprattutto della vita e dei problemi del mondo cattolico Ma arricchiva insieme , ormai da assi , l ' esperienza e l ' elaborazione di molti di noi , compagni siciliani , come sottolinea in questo stesso giornale Emanuele Macaluso . All ' Unità era addirittura nata , in pratica , Angela Fais . « Angelina » o « Topolino » , come la chiamavamo noi compagni della redazione siciliana tra i quali questa incredibile e trascinante forza della natura ( incredibile anche per le sue dimensioni , minutissime e delicate ) esplose con la sua freschezza giovanile , con il suo impegno politico , con la sua mai stanca inventiva . Ce la invidiavano tutti , perchè a tutti - non solo al giornale , ma alla sua sezione , alla Federazione , al comitato regionale , ai colleghi degli altri giornali , a chiunque lavorasse nel « giro » della politica e delle informazioni - sapeva dare un prezioso contributo . Infatti ce la « rubarono » nel '62 : prima L ' Ora , di cui divenne rapidamente molto più di una segretaria di redazione , un punto di riferimento , una colonna , una tradizione ; poi Paese Sera , dove aveva cominciato a lavorare da pochi mesi , eppure già si era imposta con le sue straordinarie doti politiche , e umane , organizzative . Ma anche a Roma , il suo vero amore - per lei , sarda , la più giovane di una formidabile famiglia di militanti comunisti che da molti anni aveva messo le radici qui , letteralmente confondendo la propria vita e la propria storia con quelle del partito - il suo vero amore restavano Palermo e la Sicilia : e come Scandone , anche lei ieri stava tornando « a casa » per votare . Avevo lavorato con lei . l ' ultima volta , appena una settimana fa , in queste stesse ore . In campagna elettorale stampiamo l ' Unità domenicale anche a Palermo per poter tirare più copie e più in fretta : lei si era offerta - al posto del tradizionale corriere - per portarci in fretta e furia , con un volo aereo identico a quello che ieri l ' ha uccisa , quei flani , quei negativi delle pagine da cui avremmo nella notte tratto l ' edizione siciliana dell ' Unità , della sua Unità . E venne in tipografia al l ' Ora , col fiatone , dopo la corsa dall ' aeroporto al giornale , con quel pacco di flani più grande di lei , che teneva stretto al petto come una staffetta . Era felice che tutto fosse andato ancora una volta liscio , in una tradizionale gara contro il tempo condotta sul filo dei minuti per non compromettere una importante operazione non solo editoriale ma soprattutto politica . Una famiglia comunista Con lei , stavolta , viaggiava un ' altra compagna « emigrata » a Roma : Carla Colajanni . funzionaria del Banco di Sicilia , dirigente sindacale , militante comunista come i suoi fratelli Benedetto e Napoleone , come suo cugino Pompeo , come tutti in un ' altra di quelle famiglie che hanno legato il loro nome alla storia e alla costruzione del partito in Sicilia . E sull ' aereo c ' erano altri tre compagni : c ' era Giuseppe Ricci , della segreteria della Federazione di Viterbo , che accompagnava la moglie . Rosalia Chianello , siciliana , colpita da un improvviso lutto . Di lui . in questa stessa pagina i compagni di Viterbo ricordano il fondamentale impegno . Terribile equivoco L ' Ora piange un altro giornalista che era stato della sua famiglia : il dott. Francesco Crispi , che ne fu direttore nei primi anni '50 , e che dirigeva adesso l ' ufficio stampa della Cassa di Risparmio e la rivista ufficiale del parlamento regionale . Ancora se ne è andata Diana Lucchesini , la giovane e dinamica direttrice degli uffici siciliani dell ' ltalturist , figlia dì un compagno di Montecatini , da anni consigliere comunale . Era andata a Roma per una riunione di lavoro , tornava di corsa a casa anche per accudire al figlio di pochi mesi . Ma con noi tutta Palermo piange decine di suoi figli , molti dei quali noti in vari settori della vita pubblica : dal regista cinematografico Franco Indovina alla signora Gabriella Giaconia Zanca cognata del giudice Terranova , dal figlio ( e suo omonimo ) del popolare allenatore della Juventus Ctsmir Vicpaleck , a magistrati , professionisti , docenti , studenti , bambini in tenera età . anche un sacerdote . don Giuseppe Zaratti , che curava il lavoro tra i giovani della parrocchia Regina Pacis . Molte identificazioni sono terribilmente problematiche , ancora stasera : non si può per ora fare conto preciso delle salme , sui documenti , sulle tracce rimaste . Si lavora faticosamente sulla semplice scorta dell ' elenco dei soli cognomi che formano la così detta « lista di imbarco » dell ' Alitalia . Così è potuto accadere anche un terribile equivoco : si credeva che tra i morti ci fosse iì giudice Giuseppe Lombardo , perchè a suo nome era segnato un posto . Lui invece non era partito : ha fatto il cambio con il suo collega Ninni Ales che aveva più fretta di lui di raggiungere Palermo . Il destino . Giuseppe Ricci : un dirigente maturato nelle lotte contadine Giuseppe Ricci avrebbe compiuto 35 anni il 26 luglio prossimo se un tragico destino non ne avesse stroncata l ' esistenza . Figlio di coloni , nato ad Acquapendente , ricca di tradizioni democratiche e antifasciste ove il compagno Ricci si educò alla lotta politica fin dall ' infanzia nel clima delle epiche battaglie contadine . A diciotto anni è segretario del circolo locale della FGCI . La serietà , la coerenza , l ' impegno non comune con le quali si dedica alla attività politica ne fanno ben presto un dirigente provinciale , prima segretario della FGCI , poi membro della segreteria del Partito . La fiducia del partito e la stima popolare lo portarono a ricoprire incarichi di consigliere comunale e di consigliere provinciale , divenendo capo gruppo del PCI alla Provincia di Viterbo . Insieme con lui è perita la , consorte , la compagna Rosalia Chianello . Lasciano due figliolette . Mirna di 5 anni , Helga di 2 , La tragica notizia ha gettito nel lutto i comunisti del viterbese che , solidali , uniscono il loro dolore a quello dei genitori e dei familiari . Il segretario regionale del Partito , Paolo Ciofi , e il segretario della Federazione di Viterbo si sono recati in visita ai parenti così drammaticamente colpiti . Manifesti di cordoglio per la trapica scomparsa di Giuseppe Ricci sono stati fatti affiggere dall ' amministrazione provinciale di Viterbo e dalla Federazione del PCI . Numerosissimi i telegrammi giunti ai familiari fra i quali quelli del compagno Berlinguer di cui riferiamo in altra parte del giornale dei compagni Petroselli , Marisa Rodano , Pochetti , dei sindaci di diversi comuni , della UIL , dei circoli della PGCI , delle organizzazioni del Partito , dalla Federazione del PCI , dall ' amministrazione provinciale . Il commosso saluto dei comunisti e dei lavoratori I messaggi del segretario generale del PCI Decine e decine di messaggi , telegrammi , espressioni di cordoglio giungono da ogni parte per la sciagura di Palermo : fra i primi sono stati i telegrammi che il segretario del PCI , compagno Enrico Berlinguer ha inviato alle famiglie e alle organizzazioni di cui facevano parte i compagni scomparsi . Commissioni d ' inchiesta Si sono messe al lavoro tre commissioni d ' inchiesta . Una è quella nominata dal ministero dei trasporti e dell ' aviazione civile . Essa che ha cominciato i suoi lavori sul posto ieri pomeriggio , è presieduta dall ' ispettore generale dell ' aviazione civile , Francesco Lino , ed è composta dal membro della sicurezza volo , comandante Renzo Dentesano ; per l ' assistenza al volo , capitano Mario Valenti ; dal membro sanitario maggiore del corpo di sanità aeronautica . Ottavio Scerrino ; dal membro dell ' aviazione civile , ispettore principale Giulio Martucci : dal membro del RAI ( registro aeronautico ita ­ liano ) , ing. Francesco Paolo Lavea ; dal membro della ANPAC « associazione nazionale piloti aviazione civile » comandante Guglielmo Ferretti . L ' altra commissione d ' inchiesta è quella predisposta dall ' Alitalia . Essa è formata dal direttore centrale , gen. pilota Reinero , dal direttore operazioni di volo comandante Chiappelli , dal vicedirettore della manutenzione ingegner Bartoli , dal capo pilota del settore DC 8 comandante Cattaneo , dall ' istruttore di volo comandante Dentesano e dagli ing. Costa , Cucco , Ruccia , esperti in varie branche della tecnologia aeronautica . La commissione d ' inchiesta giudiziaria continua intanto il lavoro di identificazione delle salme . A Palermo lutto cittadino II sindaco di Palermo ha proclamato il lutto cittadino per il disastro aereo . In segno di lutto per la sciagura . l ' Associazione Nazionale dei piloti dell ' aviazione commerciale ha deciso di revocare lo stato di agitazione della rategoria all ' Alitalia . all ' ATI e alla SAM . Due telegrammi sono stati inviati dalla Federazione nazionale della stampa italiana alle redazioni dell ' Unità e di Paese Sera per la scomparsa di Alberto Scandone e di Angela Fais . Un comunicato è stato emesso dall ' associazione siciliana della stampa , in cui in particolare si ricordano i colleghi Francesco Crispi , Alberto Scandone , Giacomo Buttitta , Angela Fais e si dispone una breve pausa del lavoro nelle redazioni , in segno di lutto . Messaggi di cordoglio per la sciagura sono stati infine inviati da numerosissime personalità politiche , dal capo dello Stato Giovanni Leone a Paolo VI , al presidente del consiglio , ai ministri , al presidente della regione siciliana . La Lega nazionale professionisti , associandosi al lutto dell ' allenatore della Juventus Vycpalek , ha autorizzato un minuto di raccoglimento in occasione della partita Juventus - Cagliari di oggi , in memoria del figlio .
Quella croce rappresenta tutti ( Ginzburg Natalia , 1988 )
StampaQuotidiana ,
Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola . Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso . La signora Maria Vittoria Montagnana , insegnante a Cuneo , aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe . Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo . Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo , e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese . Per quanto riguarda la sua propria classe , ha pienamente ragione . Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi . Mi sembra una perdita . Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto . Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza . I problemi sono tanti e drammatici , nella scuola e altrove , e questo è un problema da nulla . È vero . Pure , a me dispiace che il crocefisso scompaia . Se fossi un insegnante , vorrei che nella mia classe non venisse toccato . Ogni imposizione delle autorità è orrenda , per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti . Non può essere obbligatorio appenderlo . Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo . Un insegnante deve poterlo appendere , se lo vuole , e toglierlo se non vuole . Dovrebbe essere una libera scelta . Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini . Se uno solo dei bambini lo volesse , dargli ascolto e ubbidire . A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro , nella sua classe , bisogna ubbidire . Il crocifisso in classe non può essere altro che l ' espressione di un desiderio . I desideri , quando sono innocenti , vanno rispettati . L ' ora di religione è una prepotenza politica . È una lezione . Vi si spendono delle parole . La scuola è di tutti , cattolici e non cattolici . Perchè vi si deve insegnare la religione cattolica ? Ma il crocifisso non insegna nulla . Tace . L ' ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici , fra quelli che restano nella classe in quell ' ora e quelli che si alzano e se ne vanno . Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione . Tace . È l ' immagine della rivoluzione cristiana , che ha sparso per il mondo l ' idea dell ' uguaglianza fra gli uomini fino allora assente . La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo . Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo ? Sono quasi duemila anni che diciamo " prima di Cristo " e " dopo Cristo " . O vogliamo forse smettere di dire così ? Il crocifisso non genera nessuna discriminazione . È muto e silenzioso . C ' è stato sempre . Per i cattolici , è un simbolo religioso . Per altri , può essere niente , una parte dei muro . E infine per qualcuno , per una minoranza minima , o magari per un solo bambino , può essere qualcosa dì particolare , che suscita pensieri contrastanti . I diritti delle minoranze vanno rispettati . Dicono che da un crocifisso appeso al muro , in classe , possono sentirsi offesi gli scolari ebrei . Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei ? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato , e non è forse morto nel martirio , come è accaduto a milioni di ebrei nei lager ? Il crocifisso è il segno del dolore umano . La corona di spine , i chiodi , evocano le sue sofferenze . La croce che pensiamo alta in cima al monte , è il segno della solitudine nella morte . Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino . Il crocifisso fa parte della storia del mondo . Per i cattolici , Gesù Cristo è il figlio di Dio . Per i non cattolici , può essere semplicemente l ' immagine di uno che è stato venduto , tradito , martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo . Chi è ateo , cancella l ' idea di Dio ma conserva l ' idea dei prossimo . Si dirà che molti sono stati venduti , traditi e martoriati per la propria fede , per il prossimo , per le generazioni future , e di loro sui muri delle scuole non c ' è immagine . È vero , ma il crocifisso li rappresenta tutti . Come mai li rappresenta tutti ? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti , ricchi e poveri , credenti e non credenti , ebrei e non ebrei e neri e bianchi , e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini . E di esser venduti , traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede , nella vita può succedere a tutti . A me sembra un bene che i ragazzi , i bambini , lo sappiano fin dai banchi della scuola . Gesù Cristo ha portato la croce . A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura . A questa sventura diamo il nome di croce , anche se non siamo cattolici , perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l ' idea della croce nel nostro pensiero . Tutti , cattolici e laici portiamo o porteremo il peso , di una sventura , versando sangue e lacrime e cercando di non crollare . Questo dice il crocifisso . Lo dice a tutti , mica solo ai cattolici . Alcune parole di Cristo , le pensiamo sempre , e possiamo essere laici , atei o quello che si vuole , ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente . Ha detto " ama il prossimo come te stesso " . Erano parole già scritte nell ' Antico Testamento , ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana . Sono la chiave di tutto . Sono il contrario di tutte le guerre . Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa . Il contrario degli stupri e dell ' indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade . Si parla tanto di pace , ma che cosa dire , a proposito della pace , oltre a queste semplici parole ? Sono l ' esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo . Ci pensiamo sempre , trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora , o anzi forse completamente impossibile , e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto . Il crocifisso queste parole non le evoca , perché siamo abituati a veder quel piccolo segno appeso , e tante volte ci sembra non altro che una parte dei muro . Ma se ci viene di pensare che a dirle è stato Cristo , ci dispiace troppo che debba sparire dal muro quel piccolo segno . Cristo ha detto anche : " Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati " . Quando e dove saranno saziati ? In cielo , dicono i credenti . Gli altri invece non sanno né quando né dove , ma queste parole fanno , chissà perché , sentire la fame e la sete di giustizia più severe , più ardenti e più forti . Cristo ha scacciato i mercanti dal Tempio . Se fosse qui oggi non farebbe che scacciare mercanti . Per i veri cattolici , deve essere arduo e doloroso muoversi nel cattolicesimo quale è oggi , muoversi in questa poltiglia schiumosa che è diventato il cattolicesimo , dove politica e religione sono sinistramente mischiate . Deve essere arduo e doloroso , per loro , districare da questa poltiglia l ' integrità e la sincerità della propria fede . lo credo che i laici dovrebbero pensare più spesso ai veri cattolici . Semplicemente per ricordarsi che esistono , e studiarsi di riconoscerli , nella schiumosa poltiglia che è oggi il mondo cattolico e che essi giustamente odiano . Il crocifisso fa parte della storia del mondo . I modi di guardarlo e non guardarlo sono , come abbiamo detto , molti . Oltre ai credenti e non credenti , ai cattolici falsi e veri , esistono anche quelli che credono qualche volta sì e qualche volta no . Essi sanno bene una cosa sola , che il credere , e il non credere vanno e vengono come le onde dei mare . Hanno le idee , in genere , piuttosto confuse e incerte . Soffrono di cose di cui nessuno soffre . Amano magari il crocifisso e non sanno perché . Amano vederlo sulla parete . Certe volte non credono a nulla . È tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri .