StampaQuotidiana ,
Non
è
ancora
spenta
l
'
eco
del
processo
di
Leningrado
,
e
della
successiva
commutazione
delle
pene
capitali
sotto
la
pressione
dell
'
opinione
mondiale
,
che
già
si
annunciano
nuovi
processi
di
ebrei
in
Russia
,
nuovi
atti
militanti
di
antisemitismo
di
stile
staliniano
.
Non
sono
ancora
cessate
le
polemiche
sul
verdetto
di
Burgos
,
verdetto
corretto
in
extremis
da
Franco
sotto
il
peso
dei
richiami
internazionali
e
delle
divisioni
interne
,
che
già
si
eseguono
in
tutta
la
Spagna
nuovi
arresti
di
pistoleros
al
servicio
de
la
subversión
,
nuovi
giri
di
vite
contro
un
'
opposizione
variegata
e
composita
che
va
dai
malinconici
e
patetici
carlisti
ai
gruppi
operai
delle
città
industriali
o
alla
tenace
minoranza
basca
,
una
specie
di
Alto
Adige
della
penisola
iberica
.
È
la
logica
immutabile
di
tutte
le
dittature
,
non
importa
se
di
sinistra
o
di
destra
.
L
'
atto
di
clemenza
di
Mosca
o
di
Madrid
non
cambia
in
nulla
la
sostanza
di
regimi
che
non
possono
consentire
le
libertà
personali
nel
senso
occidentale
,
che
non
riconoscono
le
garanzie
degli
imputati
,
che
ignorano
la
pubblicità
dei
dibattimenti
,
che
non
concepiscono
la
magistratura
svincolata
da
un
potere
politico
onnipotente
e
assoluto
,
capriccioso
e
indiscutibile
,
nella
pena
come
nella
clemenza
,
nell
'
arbitrio
come
nella
grazia
.
Le
due
commutazioni
hanno
dimostrato
che
oggi
non
si
riesce
più
impunemente
ad
uccidere
una
singola
vita
umana
.
Si
possono
ancora
compiere
genocidi
,
si
possono
operare
ancora
massacri
di
massa
,
dall
'
Asia
all
'
Africa
;
ma
difficilmente
si
riesce
a
consumare
-
sotto
la
maschera
della
giustizia
di
Stato
-
un
assassinio
individuale
.
Senza
che
si
scatenino
nel
mondo
forze
di
reazione
o
di
protesta
tali
da
assumere
un
valore
politico
anche
determinante
,
pur
nella
mancanza
assoluta
di
mezzi
coercitivi
o
coattivi
.
Ma
gli
stessi
casi
della
Russia
e
della
Spagna
,
casi
che
si
sono
influenzati
e
condizionati
a
vicenda
,
provano
pure
un
'
altra
realtà
:
e
cioè
che
gli
accorgimenti
della
ragion
di
Stato
internazionale
o
interna
,
sufficienti
a
portare
ad
alleviamenti
delle
pene
o
a
correzioni
di
precedenti
sentenze
,
non
coincidono
minimamente
con
evoluzioni
normalizzatrici
o
liberali
dei
regimi
dispotici
,
i
quali
restano
tali
al
di
là
delle
scarse
e
tormentate
concessioni
che
possono
esser
loro
strappate
.
Basta
leggere
i
giornali
sovietici
a
proposito
del
caso
di
Leningrado
.
Ne
hanno
parlato
solo
dopo
che
tutto
il
mondo
era
a
conoscenza
della
sentenza
.
Hanno
ignorato
il
dibattimento
,
ma
hanno
poi
gonfiato
ad
arte
la
revisione
del
verdetto
.
Hanno
insistito
sull
'
esistenza
del
reato
per
il
solo
fatto
che
era
stato
concepito
ma
non
attuato
:
spiegandoci
che
l
'
articolo
15
del
codice
penale
sovietico
-
e
questo
dice
tutto
!
-
stabilisce
che
un
crimine
tentato
od
ideato
viene
punito
come
se
fosse
stato
effettivamente
commesso
.
E
i
giornali
amici
dell
'
Unione
Sovietica
in
Italia
hanno
il
coraggio
di
mettere
in
luce
,
nei
titoli
dedicati
all
'
avvenimento
,
l
'
«
equità
»
di
una
sentenza
che
commina
in
ogni
caso
,
anche
dopo
la
correzione
,
quindici
anni
di
lavori
forzati
per
due
cittadini
sovietici
che
avevano
ufficialmente
chiesto
di
espatriare
e
di
raggiungere
il
loro
focolare
nazionale
,
Israele
:
diritto
teoricamente
riconosciuto
nella
Costituzione
dell
'
Urss
ma
calpestato
e
smentito
nella
realtà
di
una
pratica
discriminatrice
e
violatrice
delle
garanzie
fondamentali
della
comunità
ebraica
,
dalla
lotta
ai
grandi
dissidenti
israeliti
al
processo
dei
medici
.
Né
c
'
è
da
meravigliarsi
.
Chi
vive
nell
'
ambito
di
un
regime
totalitario
trova
«
straordinario
»
ciò
che
negli
Stati
di
diritto
,
negli
Stati
a
democrazia
garantita
,
è
considerato
appena
«
ordinario
»
.
Il
fascismo
si
vantava
di
lasciar
scrivere
Croce
ed
avocava
a
suo
merito
quello
che
era
un
elementare
dovere
,
il
non
bruciare
,
o
il
non
far
bruciare
dalle
squadre
,
i
fascicoli
della
«
Critica
»
;
così
il
comunismo
sovietico
si
vanta
di
non
aver
arrestato
Solgenitsin
solo
per
essere
stato
insignito
del
Premio
Nobel
-
che
non
ha
potuto
comunque
ritirare
a
Stoccolma
-
o
il
franchismo
spagnolo
contrappone
la
forzata
clemenza
di
oggi
all
'
atroce
esecuzione
di
Grimau
,
appena
sette
anni
fa
.
La
verità
è
che
nessuna
democrazia
è
concepibile
se
tutti
i
diritti
umani
non
vengono
egualmente
riconosciuti
e
garantiti
:
attraverso
ordinamenti
precisi
,
validi
verso
chiunque
,
e
non
illusorie
od
effimere
concessioni
dall
'
alto
,
sempre
revocabili
.
Saragat
,
che
di
libertà
s
'
intende
per
aver
conosciuto
le
vie
dell
'
esilio
contro
la
repressione
totalitaria
,
ha
giustamente
ricordato
nel
messaggio
di
Capodanno
che
«
tutti
noi
siamo
rattristati
e
sgomenti
per
quanto
avviene
nei
paesi
in
cui
le
libertà
politiche
e
la
giustizia
sociale
sono
calpestate
»
.
Allusione
diretta
alla
Polonia
;
ma
indiretta
alla
Russia
e
alla
Spagna
e
a
tutti
i
paesi
dove
non
sono
consacrati
i
diritti
dei
cittadini
,
e
quindi
neppure
quelli
dei
lavoratori
.
Perché
è
inutile
perdersi
in
sofismi
ingannatori
;
non
esiste
democrazia
sostanziale
,
cioè
economica
,
cioè
eguaglianza
dei
punti
di
partenza
,
cioè
correzione
delle
sperequazioni
o
degli
squilibri
sociali
,
dove
non
c
'
è
democrazia
formale
,
cioè
Stato
di
diritto
,
cioè
assicurazione
e
tutela
delle
libertà
di
stampa
,
di
riunione
,
di
associazione
,
di
sciopero
,
e
separazione
dei
poteri
esecutivo
e
legislativo
e
giudiziario
,
sotto
il
controllo
dei
liberi
Parlamenti
,
non
Soviet
alla
russa
o
Camere
corporative
alla
spagnola
.
I
fautori
degli
«
equilibri
più
avanzati
»
in
Italia
,
che
sono
poi
equilibri
più
reazionari
,
dovrebbero
dirci
quale
progresso
sociale
possa
essere
realizzato
alleandosi
con
partiti
che
non
hanno
ancora
riconosciuto
,
nella
realtà
degli
Stati
da
loro
presi
a
modello
,
né
il
pluralismo
sociale
né
la
regola
della
dialettica
parlamentare
estesa
sino
alla
rivincita
dei
soccombenti
di
oggi
.
Quale
regime
comunista
ha
mai
consentito
ad
un
'
opposizione
organizzata
di
prenderne
il
posto
?
Neppure
l
'
eccezione
italiana
,
sotto
un
'
eventuale
protezione
del
Vaticano
,
potrebbe
essere
un
'
eccezione
.
Si
guardi
alla
Polonia
,
che
in
materia
di
cattolicesimo
non
ha
niente
da
imparare
dall
'
Italia
.
Venticinque
anni
di
regime
comunista
polacco
hanno
portato
al
paradosso
di
trasformare
la
Chiesa
di
Varsavia
,
una
delle
più
intransigenti
e
conservatrici
d
'
Europa
,
nella
propugnatrice
delle
libertà
politiche
e
delle
conquiste
sociali
.
L
'
appello
dei
vescovi
polacchi
a
Gierek
dovrebbe
diventare
un
testo
di
lettura
obbligatorio
per
tutti
i
fautori
della
Repubblica
conciliare
.
StampaQuotidiana ,
Perché
debbo
esser
morale
?
Perché
debbo
obbedire
a
regole
e
leggi
,
adattarmi
ad
una
disciplina
,
impormi
limiti
e
rinunzie
,
reprimere
i
miei
istinti
,
rinunziare
a
fare
quel
che
mi
piace
e
quando
mi
piace
?
Queste
domande
non
sono
puramente
teoriche
e
non
sono
oggi
poste
solo
da
filosofi
intenti
a
trovare
un
«
fondamento
»
della
morale
.
Sono
diffuse
tra
un
gran
numero
di
persone
di
tutte
le
età
e
condizioni
e
specialmente
tra
le
giovani
generazioni
in
dissenso
con
la
morale
tradizionale
.
Ma
esse
non
mettono
in
crisi
solo
la
morale
tradizionale
cioè
il
codice
delle
norme
morali
riconosciute
e
la
tavola
dei
valori
fondata
su
tale
codice
.
La
crisi
esiste
,
certamente
,
ed
investe
non
solo
il
costume
,
ma
la
legislazione
,
la
politica
,
la
religione
,
l
'
arte
e
gli
spettacoli
.
In
tutti
questi
campi
,
non
c
'
è
norma
,
per
quanto
riconosciuta
e
sacralizzata
da
una
lunga
tradizione
,
che
non
sia
posta
in
dubbio
o
negata
.
E
anche
nel
seno
di
istituzioni
secolari
che
si
ispirano
a
una
rivelazione
originaria
,
che
avrebbe
dovuto
stabilire
una
volta
per
sempre
la
tavola
dei
valori
morali
,
i
dissensi
si
accentuano
circa
l
'
interpretazione
di
tali
valori
e
si
va
in
cerca
di
aggiornamenti
o
modifiche
.
Ma
questo
è
solo
l
'
aspetto
superficiale
della
crisi
,
che
è
più
profonda
:
perché
in
essa
,
e
nella
confusione
babelica
che
ne
deriva
,
non
si
affaccia
neppure
da
lontano
lo
schema
di
un
nuovo
codice
di
norme
,
di
una
nuova
tavola
dei
valori
che
dovrebbero
prendere
il
posto
dei
vecchi
;
e
neanche
nella
forma
di
quella
«
inversione
di
tutti
i
valori
»
che
era
stata
preconizzata
da
Nietzsche
.
In
altri
termini
,
non
si
mette
in
dubbio
questa
o
quella
morale
ma
la
morale
;
non
si
combattono
certi
valori
in
nome
di
altri
,
ma
i
valori
come
tali
;
si
mette
in
dubbio
se
ci
siano
o
debbano
esserci
norme
,
che
comunque
regolino
o
disciplinino
la
condotta
degli
individui
e
dei
gruppi
,
e
valori
relativamente
stabili
che
consentano
di
giudicare
tale
condotta
.
Così
i
confini
tra
il
bene
e
il
male
,
tra
il
lecito
e
l
'
illecito
,
tendono
a
sfumare
nel
nulla
;
e
ogni
condotta
può
essere
giustificata
o
non
giustificata
,
perché
in
realtà
la
cosa
è
indifferente
.
Le
ragioni
che
si
adducono
a
giustificarla
in
un
certo
caso
valgono
solo
come
pretesti
che
possono
essere
negati
,
o
addirittura
rovesciati
,
in
un
caso
analogo
,
con
la
massima
disinvoltura
.
La
morale
non
esiste
più
,
se
non
esiste
il
problema
della
morale
.
In
questa
situazione
,
i
tentativi
dei
filosofi
di
trovare
un
«
fondamento
»
o
una
«
giustificazione
»
della
morale
rischiano
di
rimanere
inoperanti
.
Che
la
morale
sia
fondata
su
un
sentimento
innato
di
benevolenza
o
di
simpatia
dell
'
uomo
verso
gli
altri
uomini
,
su
un
istintivo
amore
di
tutto
il
genere
umano
,
sembra
cosa
smentita
dai
fatti
:
i
quali
mostrano
ogni
giorno
,
con
le
violenze
e
le
lotte
che
travagliano
l
'
umanità
,
come
poco
affidamento
si
possa
fare
su
impulsi
e
sentimenti
benefici
.
Che
la
morale
sia
fondata
sulla
ragione
che
prescrive
all
'
uomo
,
come
Kant
riteneva
,
i
suoi
doveri
con
il
suo
comando
assoluto
,
è
tesi
che
urta
contro
il
carattere
incerto
,
debole
e
problematico
della
ragione
umana
;
la
quale
troppo
spesso
si
presta
compiacentemente
a
tutti
gli
abusi
.
Che
la
morale
sia
diretta
a
promuovere
la
felicità
di
ciascuno
e
di
tutti
,
come
sostenevano
e
sostengono
gli
utilitaristi
,
è
tesi
che
lascia
il
tempo
che
trova
.
Ciò
che
per
uno
è
«
felicità
»
non
lo
è
per
l
'
altro
;
e
perché
non
dovrei
costruire
la
mia
felicità
sull
'
infelicità
altrui
,
se
questo
è
il
modo
più
facile
per
realizzarla
?
Comunque
si
giri
e
si
rigiri
,
l
'
ostacolo
maggiore
che
si
oppone
alla
posizione
del
problema
morale
(
qualunque
poi
ne
sia
la
soluzione
)
-
cioè
la
sua
considerazione
seria
e
impegnativa
da
parte
di
ognuno
-
è
la
pretesa
dell
'
individuo
di
costituire
da
solo
l
'
intero
mondo
,
di
negare
,
a
tutti
gli
effetti
pratici
,
la
realtà
degli
altri
individui
,
vicini
o
lontani
,
coi
quali
convive
,
di
considerarli
ombre
o
apparenze
all
'
interno
del
proprio
mondo
.
Si
tratta
di
una
pretesa
metafisica
anche
se
non
è
espressa
in
teoria
,
ma
solo
praticamente
messa
in
atto
,
ma
di
una
metafisica
puerile
e
fantastica
,
che
è
smentita
dalle
più
ordinarie
esperienze
della
vita
di
ogni
giorno
.
Nessun
essere
umano
può
venire
alla
luce
,
sopravvivere
e
crescere
se
non
fra
gli
altri
e
con
gli
altri
.
Nessuno
può
cominciare
ad
esercitare
la
sua
intelligenza
senza
il
linguaggio
,
che
è
il
patrimonio
comune
delgruppo
cui
appartiene
.
Ogni
tipo
di
lavoro
,
di
attività
e
di
divertimento
suppone
scambi
e
collaborazione
tra
individui
o
gruppi
di
individui
che
,
quali
che
siano
i
loro
rapporti
,
contano
sempre
,
in
una
certa
misura
,
gli
uni
sugli
altri
.
Quel
che
si
chiama
la
«
personalità
»
di
un
individuo
,
cioè
il
suo
carattere
,
le
sue
costanti
di
azione
,
il
suo
equilibrio
interno
,
è
condizionata
dai
suoi
rapporti
con
gli
altri
e
dal
modo
in
cui
reagisce
a
tali
rapporti
;
che
,
se
fossero
tolti
,
ridurrebbero
a
nulla
la
personalità
stessa
.
In
questi
stessi
rapporti
,
si
radicano
successi
e
insuccessi
,
frustrazioni
e
godimenti
.
La
cosiddetta
«
incomunicabilità
»
,
di
cui
tanto
soffre
l
'
uomo
moderno
,
è
il
risvolto
negativo
della
connessione
sostanziale
che
lega
gli
uomini
tra
loro
.
Quando
l
'
uomo
non
può
riconoscere
,
in
una
massa
anonima
,
informe
e
vociante
,
il
volto
dei
suoi
simili
o
non
può
o
non
sa
scorgere
,
dietro
la
maschera
del
suo
vicino
,
l
'
umanità
di
cui
ha
bisogno
,
si
sente
defraudato
e
solo
;
e
lo
è
.
Ma
da
queste
elementari
esperienze
il
problema
morale
emerge
soltanto
quando
si
comincia
a
capire
che
i
rapporti
umani
,
per
essere
conservati
e
rafforzati
,
anziché
indeboliti
e
distrutti
,
devono
essere
disciplinati
da
norme
;
e
che
ogni
norma
adatta
a
disciplinarli
deve
valere
per
me
come
per
gli
altri
e
reciprocamente
.
Nei
più
semplici
giochi
dell
'
infanzia
come
nelle
più
complesse
attività
umane
,
la
presenza
di
norme
impegnative
è
indispensabile
.
Chi
non
le
rispetta
è
«
fuori
gioco
»
:
non
può
pretendere
che
gli
altri
le
rispettino
nei
suoi
confronti
.
L
'
umanità
ha
finora
cercato
e
tuttora
cerca
le
norme
della
sua
convivenza
per
tentativi
;
e
fondatori
di
religioni
,
profeti
,
moralisti
e
politici
le
hanno
codificate
,
rinnovandole
,
sacralizzandole
o
giustificandole
.
Ma
l
'
indifferenza
per
la
morale
è
oggi
il
risultato
del
disprezzo
e
della
diffidenza
verso
le
norme
in
generale
:
soprattutto
quando
la
norma
colpisce
un
qualsiasi
interesse
o
desiderio
dell
'
individuo
,
che
allora
recalcitra
e
reclama
l
'
eccezione
.
E
disprezzo
e
diffidenza
nascono
,
ancora
una
volta
,
dalla
credenza
che
l
'
individuo
(
o
il
gruppo
con
cui
l
'
individuo
si
identifica
)
sia
l
'
intero
mondo
e
che
gli
altri
non
esistano
o
esistano
solo
per
esso
.
Il
bene
viene
allora
tacitamente
identificato
con
il
desiderio
dell
'
individuo
e
il
male
con
ciò
che
gli
si
oppone
.
La
vita
morale
,
e
la
società
civile
su
cui
essa
si
fonda
,
può
nascere
solo
quando
questo
pregiudizio
è
superato
e
l
'
individuo
riesce
a
considerarsi
uno
dei
molti
,
soggetto
alla
stessa
norma
che
vale
per
gli
altri
.
Una
lunga
tradizione
filosofica
,
che
è
stata
spesso
accusata
di
pessimismo
o
peggio
,
ha
insegnato
che
le
norme
nascono
e
vengono
accettate
,
rendendo
possibile
la
convivenza
civile
,
quando
l
'
individuo
si
accorge
che
,
senza
di
esse
,
la
sua
sicurezza
,
la
sua
vita
e
la
sopravvivenza
della
sua
specie
sarebbero
a
lungo
andare
impossibili
.
Platone
diceva
che
anche
una
banda
di
briganti
deve
reggersi
in
base
a
norme
,
se
vuole
fare
qualcosa
.
Hobbes
e
Vico
parlavano
di
uomini
-
lupi
o
di
uomini
-
bestioni
,
che
vengono
a
patti
tra
loro
e
stabiliscono
norme
solo
per
sottrarsi
al
pericolo
della
distruzione
reciproca
.
E
difatti
chi
si
ritiene
un
angelo
o
l
'
incarnazione
del
bene
non
ha
bisogno
di
norme
che
lo
disciplinino
.
Sotto
l
'
apparente
pessimismo
della
società
moderna
,
si
nasconde
un
operante
ottimismo
:
basta
abbandonare
gli
uomini
a
se
stessi
perché
ognuno
cerchi
e
realizzi
il
bene
.
Ma
questo
ottimismo
incomincia
a
dare
oggi
i
suoi
frutti
velenosi
.
Briganti
,
lupi
e
bestioni
,
che
siano
abbastanza
intelligenti
e
previdenti
,
possono
trovare
il
modo
di
convivere
,
formulando
o
accettando
norme
opportune
.
Ma
candidi
agnelli
imprevidenti
o
pretesi
angeli
stupidi
sono
certamente
votati
all
'
incomprensione
reciproca
,
all
'
intolleranza
e
alla
distruzione
finale
.
StampaQuotidiana ,
Dirò
quello
che
ho
visto
e
sentito
in
un
solo
giorno
.
Ho
visto
cadere
la
granata
che
ha
ucciso
un
bambino
di
12
anni
nel
bagno
della
sua
casa
.
Ho
visto
un
uomo
grande
e
grosso
caricare
i
corpi
dei
morti
e
dei
feriti
su
un
'
auto
,
sul
lungofiume
e
poi
entrare
in
un
bar
,
pieno
di
sangue
,
e
mettersi
a
piangere
.
Ho
sentito
le
bombe
cadere
dappertutto
sulla
città
,
al
Ponte
Latino
,
intorno
alla
Presidenza
,
sulla
città
Nuova
.
Ho
ascoltato
le
istruzioni
per
il
nuovo
soggiorno
.
Tenere
un
rubinetto
spalancato
,
per
svegliarsi
di
colpo
se
arrivasse
l
'
acqua
-
non
è
arrivata
da
più
di
un
mese
.
Dormire
nel
corridoio
interno
.
Raccogliere
l
'
acqua
piovana
con
un
tubo
derivato
dalla
grondaia
(
per
fortuna
,
ci
sono
dei
temporali
pomeridiani
)
.
Risparmiare
le
candele
:
ora
costano
il
doppio
.
Non
uscire
di
casa
,
se
non
è
necessario
:
nessun
punto
della
città
è
più
risparmiato
dai
bombardamenti
.
Di
fatto
,
il
bombardamento
indiscriminato
di
Sarajevo
è
cominciato
.
Soprattutto
,
stare
alla
larga
dai
luoghi
frequentati
dai
bambini
,
gli
asili
,
i
cortili
dei
giochi
,
l
'
ansa
del
fiume
a
Bentbasa
:
è
lì
che
bombardano
di
più
.
Usare
l
'
acqua
piovana
per
lavare
i
vestiti
.
Con
l
'
acqua
risciacquata
,
lavare
quel
che
si
può
del
gabinetto
e
della
casa
.
Pregare
Dio
quando
si
va
,
di
notte
,
alle
fontane
,
a
caricare
l
'
acqua
.
Ricordarsi
che
non
è
potabile
,
benché
tutti
la
bevano
.
Pensare
col
cuore
stretto
a
quelle
povere
persone
di
Srebrenica
.
Raccogliere
cartoni
,
schegge
di
legno
,
stoffa
vecchia
per
fare
un
po
'
di
fuoco
in
casa
:
per
il
caffè
,
almeno
,
o
per
il
latte
ai
bambini
piccoli
.
Imparare
a
distinguere
,
anche
se
è
sempre
più
difficile
,
il
fragore
dei
tuoni
da
quello
delle
bombe
e
da
quello
degli
aerei
della
NATO
.
Ricordarsi
della
vita
di
prima
per
provare
a
resistere
alla
pazzia
.
Continuare
a
dirsi
,
senza
rallentare
il
passo
:
«
Come
sta
?
»
.
«
Bene
,
grazie
,
e
lei
come
sta
?
»
;
e
senza
scrutare
in
ogni
passante
che
si
incrocia
il
proprio
imminente
compagno
di
morte
.
Procurarsi
della
verdura
per
le
vitamine
,
e
perché
si
può
mangiare
cruda
.
Non
mangiare
verdura
cruda
senza
lavarla
bene
,
perché
le
malattie
intestinali
dilagano
.
Del
resto
,
dove
procurarsi
l
'
acqua
,
e
dove
la
verdura
?
Inoltre
,
anche
gli
infarti
dilagano
.
Non
si
potrà
dire
più
,
a
Sarajevo
:
«
di
morte
naturale
»
.
Sebbene
stiano
al
chiuso
più
che
possono
e
per
strada
corrano
,
e
si
siano
fatte
esperte
di
guerra
ai
civili
,
le
persone
di
Sarajevo
sono
braccate
dalla
morte
.
Alle
nove
c
'
è
il
coprifuoco
.
Quando
è
sceso
il
buio
completo
,
la
conversazione
nella
casa
si
è
fatta
rada
.
Uno
mi
ha
detto
:
«
Dovevi
aspettare
ancora
un
po
'
a
venire
,
dovevi
aspettare
venerdì
»
.
Venerdì
a
Londra
si
riuniscono
.
Poi
nessuno
ha
più
parlato
.
Si
sentiva
solo
il
frastuono
delle
granate
,
e
un
pianto
di
bambino
.
Le
persone
stanno
zitte
,
e
immaginano
una
sera
d
'
estate
in
cui
sia
venuta
la
pace
,
e
si
ritrovino
vive
,
piene
di
allegria
,
calma
e
affetto
.
Dura
da
tanto
tempo
che
questo
pensiero
è
diventato
raro
e
doloroso
.
Rende
deboli
.
I
bambini
dai
quattro
anni
in
giù
,
a
Sarajevo
non
sanno
che
possa
esistere
una
sera
senza
bombe
,
e
forse
è
meglio
che
non
lo
sappiano
.
Stamattina
ho
visto
anche
Mirza
.
La
prima
volta
era
un
bambino
,
ora
è
quindicenne
ed
è
alto
un
metro
e
97
.
Gli
avevo
detto
di
imparare
a
giocare
a
basket
,
che
gli
avrebbe
potuto
servire
per
trovare
un
posto
all
'
estero
.
Ha
montato
un
tabellone
in
un
piccolo
scantinato
,
passa
ore
ad
allenarsi
da
solo
:
ma
ormai
è
alto
quasi
fino
al
soffitto
.
Avrà
dei
problemi
,
con
un
campo
regolamentare
.
Avranno
tutti
dei
problemi
.
Venerdì
a
Londra
si
discuterà
se
passare
al
ricorso
internazionale
alla
forza
o
permettere
ai
bosniaci
di
armarsi
.
Fino
a
qualche
tempo
fa
era
un
'
alternativa
:
ora
non
lo
è
più
.
Ora
è
indispensabile
decidere
ambedue
le
cose
.
Non
si
deciderà
né
l
'
una
né
l
'
altra
,
vero
?
Il
governo
italiano
è
stato
il
più
svelto
a
farlo
intendere
.
Forse
si
deciderà
di
aprire
la
«
strada
blu
»
per
Sarajevo
?
O
è
troppo
,
anche
questa
misura
di
polizia
stradale
?
Ecco
come
sono
arrivato
io
,
martedì
.
L
'
unica
via
,
il
sentiero
sterrato
del
monte
Igman
,
era
chiusa
.
I
militari
bosniaci
hanno
lasciato
passare
la
nostra
auto
,
perché
avevamo
caricato
delle
borse
frigorifere
con
l
'
occorrente
per
operazioni
urgenti
all
'
ospedale
di
Sarajevo
.
Abbiamo
risalito
l
'
Igman
,
io
,
Zlatko
Dizdarevic
,
e
Edo
Smajc
,
in
una
solitudine
irreale
.
L
'
Igman
era
un
bellissimo
monte
fiorito
,
se
non
per
le
troppe
cime
di
abete
mutilate
dai
proiettili
.
Quando
ci
siamo
avventurati
nella
discesa
,
negli
ultimi
chilometri
da
fare
allo
scoperto
sotto
il
tiro
dei
carri
armati
e
dell
'
artiglieria
serba
,
l
'
auto
,
troppo
pesante
,
ha
sbattuto
sul
fondo
sconnesso
e
ha
rotto
la
leva
del
cambio
.
Avevamo
un
'
utilitaria
:
chi
viene
a
Sarajevo
a
sue
spese
,
e
anzi
a
portare
denaro
,
non
può
permettersi
le
auto
blindate
.
Ci
hanno
tirato
addosso
con
la
mitragliatrice
,
centinaia
di
colpi
,
a
raffiche
così
fitte
che
la
strada
davanti
a
noi
ribolliva
come
di
una
grandinata
.
Edo
ha
buttato
l
'
auto
a
precipizio
,
senza
marce
,
saltando
sulle
pietre
e
sui
tornanti
,
fino
al
riparo
in
fondo
dove
siamo
arrivati
con
un
rottame
,
e
i
soldati
bosniaci
non
sapevano
se
ridere
o
piangere
.
Edo
ne
ha
tratto
una
conferma
al
fatalismo
locale
:
come
Dio
vuole
.
Un
'
ora
più
tardi
,
dopo
il
tunnel
,
siamo
arrivati
al
check
-
point
di
Dobrinja
mentre
portavano
via
un
morto
e
i
feriti
di
una
granata
appena
caduta
.
Questo
ho
visto
e
sentito
.
Mentre
scrivo
,
non
sono
passate
24
ore
dal
mio
arrivo
.
Magari
questo
racconto
servisse
a
inquadrare
meglio
la
questione
della
«
strada
blu
»
.
Comunque
,
di
qui
a
venerdì
c
'
è
ancora
tanto
tempo
.
Un
po
'
mi
vergogno
di
una
penna
che
descriva
questo
senza
che
,
un
minuto
dopo
,
gli
aerei
del
mondo
libero
si
alzino
in
volo
.
Ma
in
realtà
l
'
hanno
fatto
,
sono
qui
sulla
nostra
testa
,
ne
sento
il
rombo
-
o
è
il
tuono
?
o
il
mortaio
?
-
.
No
,
è
il
loro
,
è
il
rumore
del
sorvolo
d
'
ordinanza
,
in
cerchi
sempre
più
stretti
,
come
quelli
degli
uccelli
da
carogna
sulla
città
che
muore
.
StampaQuotidiana ,
Pio
La
Torre
,
il
dirigente
comunista
che
legò
a
Comiso
non
solo
gli
ultimi
anni
della
sua
vita
ma
forse
anche
la
sua
sorte
per
mano
mafiosa
,
sarebbe
certo
contento
:
in
questa
cittadina
siciliana
dove
quasi
vent
'
anni
fa
si
decise
di
dispiegare
con
le
batterie
di
centododici
missili
Cruise
un
formidabile
apparato
bellico
per
combattere
l
'
ultimo
capitolo
della
"
guerra
fredda
"
,
saranno
ospitati
cinquemila
profughi
kosovari
.
La
base
militare
in
disuso
,
da
emblema
di
guerra
si
trasforma
in
un
'
icona
di
solidarietà
,
ora
che
la
guerra
da
"
fredda
"
è
diventata
calda
e
guerreggiata
.
Il
mondo
è
cambiato
,
come
fosse
passato
un
secolo
,
da
quel
dicembre
1981
,
quando
un
portavoce
della
Nato
a
Bruxelles
inaugurò
la
vicenda
di
Comiso
con
una
gaffe
di
quelle
che
rivelano
la
distanza
siderale
tra
gente
e
stanze
dei
bottoni
:
"
I
missili
?
Non
preoccupatevi
:
li
installeremo
in
un
'
area
desertica
della
Sicilia
"
.
La
contrada
sulle
carte
militari
,
è
vero
,
si
chiama
"
Deserto
"
.
Ma
è
un
nome
antico
,
conseguenza
di
un
'
epoca
lontana
,
quando
il
sud
est
della
Sicilia
era
una
brulla
pietraia
calcinata
dal
sole
.
Deserto
?
Il
paesaggio
parla
di
fatica
secolare
e
di
lavoro
:
i
muri
a
secco
messi
su
,
pietra
su
pietra
,
limitano
come
una
ragnatela
i
confini
di
una
campagna
resa
fertile
dall
'
uomo
,
strappata
pezzo
a
pezzo
alla
desolazione
.
C
'
era
nell'81
a
Comiso
uno
sconosciuto
e
colto
professore
che
curava
la
biblioteca
del
Municipio
.
Raccolse
e
stampò
i
negativi
di
un
fotografo
locale
e
allestì
una
mostra
con
tutte
le
facce
(
e
le
braccia
)
dei
contadini
che
s
'
erano
sudata
con
le
lotte
e
il
lavoro
un
'
agricoltura
sviluppata
:
la
vera
e
propria
industria
verde
dei
cinque
,
sei
raccolti
annuali
dei
primaticci
coltivati
in
serra
.
Il
professore
si
chiamava
Gesualdo
Bufalino
.
Aveva
alcuni
splendidi
racconti
nel
cassetto
.
Al
Comune
il
sindaco
,
Giacomo
Cagnes
,
era
uno
di
quelli
che
nel
1944
avevano
proclamato
una
"
Repubblica
"
anarchica
e
socialista
,
soffocata
nel
sangue
.
In
zona
-
a
Comiso
e
nella
città
accanto
,
Vittoria
-
le
percentuali
elettorali
della
sinistra
toccavano
e
superavano
quelle
dell
'
Emilia
Romagna
.
Su
questa
gente
dal
Dna
controcorrente
in
una
Sicilia
dominata
dalla
mafia
,
dove
spadroneggiavano
Lima
,
gli
esattori
Salvo
,
Ciancimino
,
s
'
abbatté
come
un
fulmine
la
notizia
degli
euromissili
.
Che
furono
dislocati
a
Comiso
,
non
si
capì
mai
bene
se
contro
la
"
minaccia
"
dell
'
Est
comunista
(
dopo
il
dispiegamento
degli
SS-20
sovietici
del
Patto
di
Varsavia
)
o
contro
quella
del
Sud
del
mondo
.
E
se
Comiso
non
è
un
deserto
,
sicuramente
si
trova
a
Sud
del
Sud
,
nello
zoccolo
sudorientale
dell
'
isola
,
che
sulla
carta
geografica
è
a
Meridione
rispetto
alla
Tripoli
di
Gheddafi
.
Comunque
sia
andata
-
qualsiasi
fossero
i
veri
piani
degli
strateghi
di
una
guerra
che
per
fortuna
non
venne
mai
combattuta
-
la
bandierina
della
Nato
fu
piantata
lì
,
in
mezzo
alle
serre
della
contrada
che
aveva
il
nome
ingannatore
di
"
Deserto
"
.
Accettata
dal
governo
Spadolini
,
edificata
dal
governo
Craxi
,
la
base
degli
euromissili
,
poi
presa
in
carico
direttamente
dagli
americani
,
sorse
sul
luogo
dove
durante
il
secondo
conflitto
mondiale
era
stato
costruito
un
aeroporto
militare
,
il
"
Magliocco
"
.
E
questo
scalo
aveva
già
precorso
il
suo
destino
altalenante
tra
pace
e
guerra
essendo
già
stato
brevemente
riconvertito
negli
anni
Sessanta
a
supporto
del
lavoro
dei
contadini
di
Vittoria
e
Comiso
,
che
imbarcavano
sugli
aerei
i
loro
prodotti
risparmiando
in
tempo
e
denaro
sui
trasporti
.
Durò
poco
.
Chiuso
nei
primi
anni
Settanta
,
mai
più
riaperto
,
senza
dar
ascolto
a
richieste
e
proteste
dei
contadini
,
il
"
Magliocco
"
era
stato
abbandonato
come
un
relitto
in
mezzo
alla
campagna
.
La
sera
dell
'
annuncio
di
Bruxelles
,
andando
a
Comiso
per
cercare
il
posto
della
futura
"
base
"
fu
persino
difficile
trovare
la
strada
,
ormai
priva
di
segnalazioni
.
Il
cartello
dell
'
"
Alt
,
zona
militare
"
arrugginito
e
illeggibile
,
un
cancello
sfondato
,
le
due
"
piste
"
coltivate
a
carciofi
,
le
auto
delle
coppiette
.
Attorno
a
Comiso
,
sull
'
"
affare
Comiso
"
,
Pio
La
Torre
,
tornato
proprio
in
quelle
settimane
a
dirigere
il
partito
siciliano
,
volle
pervicacemente
,
ostinatamente
,
lanciare
una
grande
campagna
che
sfociò
nella
raccolta
di
un
milione
di
firme
contro
la
realizzazione
della
"
base
"
militare
.
Una
campagna
controcorrente
,
perché
considerazioni
di
realpolitik
avrebbero
forse
consigliato
(
e
molti
nello
stesso
Pci
di
allora
lo
fecero
)
di
evitare
accuse
-
che
pure
ci
furono
-
di
appiattimento
"
pacifista
"
di
fronte
alla
necessità
di
costruire
un
contrappeso
alla
minaccia
del
"
deterrente
"
missilistico
sovietico
.
Una
campagna
difficile
,
perché
la
propaganda
dei
corrispondenti
locali
dell
'
Italia
del
Caf
(
ricordate
il
trio
Craxi
-
Andreotti
-
Forlani
?
)
puntava
brutalmente
sui
"
benefici
"
che
mille
appartamenti
,
settemila
posti
letto
,
i
lavori
edili
e
gli
appalti
avrebbero
apportato
alla
zona
.
Una
campagna
travolgente
con
le
suore
,
i
preti
,
i
sindacalisti
,
i
militanti
di
sinistra
e
migliaia
di
giovani
impegnati
in
una
miriade
di
appelli
e
petizioni
.
Nel
breve
volgere
di
un
anno
crebbe
una
"
generazione
politica
"
che
rifiutava
-
in
anticipo
sui
tempi
-
la
logica
dei
Muri
e
delle
contrapposte
"
deterrenze
"
a
colpi
di
missili
.
Per
Pio
tutto
"
si
teneva
"
.
La
memoria
storica
dell
'
ex
animatore
della
prima
Commissione
antimafia
,
dell
'
ex
sindacalista
del
primo
dopoguerra
in
Sicilia
,
parlava
del
pericolo
immanente
di
una
miscela
esplosiva
che
la
base
comisana
avrebbe
potuto
innescare
.
Chi
andò
a
Comiso
in
quei
giorni
gli
portò
le
notizie
,
allora
pressoché
inedite
,
di
insediamenti
e
investimenti
di
mafia
avvenuti
in
silenzio
in
quel
lato
della
Sicilia
ritenuto
immune
dalla
malapianta
.
"
I
Salvo
con
centinaia
di
ettari
ad
Acate
,
a
pochi
chilometri
da
Comiso
?
I
Greco
di
casa
a
Vittoria
,
con
soldi
e
prestanome
?
Finirà
come
negli
anni
Quaranta
,
con
le
spie
e
la
mafia
a
braccetto
,
le
stragi
di
Portella
,
le
minacce
ai
lavoratori
.
Stiamo
rivoltando
il
mondo
come
un
calzino
e
ce
la
faranno
pagare
"
,
prevedeva
La
Torre
.
Comiso
,
anche
Comiso
,
colonia
di
mafia
?
L
'
incredibile
stava
avvenendo
,
e
la
campagna
promossa
da
La
Torre
sottoponeva
agli
occhi
di
un
'
opinione
pubblica
nazionale
sviata
dall
'
epoca
rovente
del
terrorismo
,
una
minaccia
ben
più
grave
,
perché
connaturata
nella
peggiore
storia
d
'
Italia
:
l
'
intreccio
della
mafia
con
una
"
destra
"
minacciosa
ed
eversiva
.
Pio
e
Rosario
-
Rosario
Di
Salvo
,
che
diffidiamo
gli
archivi
a
registrare
come
"
l
'
autista
"
di
La
Torre
-
li
hanno
ammazzati
una
mattina
che
ricordiamo
calda
e
soffocante
,
ma
forse
non
c
'
era
il
sole
ed
erano
le
lacrime
a
strangolare
il
respiro
.
Stavano
andando
all
'
aeroporto
di
Punta
Raisi
a
prendere
il
sindaco
di
Bologna
,
lo
storico
Renato
Zangheri
,
che
Pio
aveva
invitato
perché
parlasse
il
primo
maggio
a
Portella
delle
Ginestre
e
riannodasse
i
fili
di
un
discorso
nazionale
della
sinistra
su
un
tema
di
riscatto
nazionale
.
Ai
funerali
,
funerali
di
popolo
,
il
partito
di
La
Torre
sbagliò
tutto
quello
che
si
poteva
sbagliare
affiancando
sul
palco
a
Enrico
Berlinguer
un
paio
di
personaggi
-
emblema
di
tutto
ciò
che
La
Torre
aveva
combattuto
.
Volarono
monetine
e
si
pianse
anche
di
rabbia
.
Sull
'
ordine
pubblico
vigilava
confuso
tra
la
folla
,
il
neo
prefetto
di
Palermo
,
il
generale
Carlo
Alberto
Dalla
Chiesa
.
Falcone
indagò
,
non
credeva
all
'
inizio
a
questa
"
pista
"
complessa
e
complessiva
.
Poi
lasciò
nel
suo
computer
un
testamento
di
indagini
da
fare
,
sabotate
e
bloccate
dai
suoi
"
capi
"
,
in
cui
figurava
proprio
l
'
intrico
del
delitto
La
Torre
,
assieme
alle
indagini
sulla
"
Gladio
"
siciliana
e
sugli
appalti
governati
dal
sistema
politico
-
mafioso
.
Quel
testamento
sparì
,
Falcone
venne
fatto
a
pezzi
.
Comiso
era
divenuta
operativa
il
30
giugno
1983
:
su
duecento
ettari
si
costruirono
una
cittadella
autosufficiente
,
il
centro
comando
,
mille
appartamenti
per
i
militari
,
i
supermercati
,
le
chiese
,
i
centri
sociali
,
gli
impianti
sportivi
,
l
'
aria
condizionata
.
Quando
Falcone
morì
la
base
già
non
serviva
più
,
era
stata
smantellata
.
Il
sette
aprile
scorso
il
governo
aveva
accolto
la
richiesta
di
riconvertirla
in
un
grande
centro
di
ricerca
universitaria
,
un
campus
,
una
cittadella
della
pace
.
E
ancora
ieri
questa
scelta
strategica
,
voluta
dai
sindaci
e
dalle
popolazioni
,
è
stata
confermata
,
dopo
l
'
accoglienza
-
si
spera
provvisoria
-
dei
profughi
kosovari
.
Le
vittime
della
guerra
dei
Balcani
non
saranno
sbattuti
in
un
"
deserto
"
.
Ma
troveranno
ospitalità
in
una
di
quelle
comunità
che
Elio
Vittorini
,
che
era
di
queste
parti
,
chiamava
"
le
città
del
mondo
"
,
monadi
con
le
finestre
aperte
come
occhi
sul
pianeta
.
A
sud
del
sud
,
sull
'
altalena
incessante
di
guerra
e
pace
.
StampaQuotidiana ,
La
violenza
avanza
su
tutti
i
fronti
.
Questo
è
il
fatto
più
evidente
del
mondo
contemporaneo
.
La
violenza
non
è
più
ristretta
agli
spazi
periferici
o
ai
momenti
critici
della
vita
;
alla
delinquenza
,
alla
pazzia
,
all
'
anormalità
e
alle
crisi
di
ribellione
e
di
liberazione
o
di
conquista
o
di
soggiogamento
;
ma
esplode
,
con
manifestazioni
imponenti
,
nella
vita
di
ogni
giorno
,
nella
famiglia
,
nei
rapporti
sessuali
,
nelle
competizioni
sociali
,
nella
politica
e
nello
sport
.
Solo
raramente
suscita
sdegno
o
riprovazione
;
il
più
delle
volte
viene
giustificata
e
talvolta
esaltata
come
soluzione
dei
problemi
,
via
d
'
uscita
dalle
difficoltà
,
matrice
del
progresso
.
Ma
essa
esplode
per
i
motivi
più
futili
o
senza
motivo
,
come
per
quelli
più
seri
;
e
anche
l
'
arte
,
il
cinema
e
i
divertimenti
sembrano
insipidi
e
fuori
del
tempo
se
non
se
ne
fanno
lo
specchio
.
Si
tratta
di
un
fenomeno
passeggero
dovuto
alla
crisi
dei
valori
tradizionali
,
alle
sperequazioni
economiche
,
alle
trasformazioni
troppo
rapide
che
la
società
sta
subendo
?
O
si
tratta
invece
di
qualcosa
che
sta
venendo
ora
alla
luce
in
forme
più
vistose
ma
ha
le
sue
radici
nella
stessa
natura
dell
'
uomo
?
Certo
è
che
l
'
uomo
è
per
l
'
uomo
(
come
diceva
Pascal
)
un
mostro
incomprensibile
.
Nonostante
l
'
enorme
patrimonio
di
esperienze
e
dottrine
che
la
psicologia
,
l
'
antropologia
,
l
'
etologia
comparata
hanno
accumulato
negli
ultimi
decenni
,
le
motivazioni
ultime
,
o
almeno
più
costanti
,
dei
comportamenti
umani
rimangono
problematiche
.
C
'
è
chi
vede
nell
'
uomo
un
essere
essenzialmente
buono
,
portato
dal
suo
istinto
alla
contemplazione
e
alla
pace
gioiosa
.
La
società
,
reprimendo
questo
istinto
in
misura
superiore
alle
esigenze
della
sua
conservazione
,
sarebbe
allora
responsabile
della
violenza
che
cerca
di
ripristinarlo
.
Questa
è
la
tesi
dei
filosofi
dell
'
Eros
che
ritengono
l
'
uomo
modellato
sull
'
ideale
di
Narciso
e
di
Orfeo
.
Ma
ci
sono
altri
che
ritengono
l
'
uomo
dominato
da
un
istinto
di
aggressione
,
da
una
tendenza
innata
alla
lotta
e
al
dominio
.
Costoro
partono
dall
'
osservazione
che
i
comportamenti
che
chiamiamo
«
brutali
»
non
si
riscontrano
affatto
nelle
bestie
,
ma
sono
propri
dell
'
uomo
:
l
'
uomo
è
la
più
crudele
e
violenta
delle
specie
animali
.
Questo
non
è
solo
un
suo
aspetto
negativo
.
Proprio
perché
è
il
più
aggressivo
degli
animali
,
l
'
uomo
riesce
a
dominare
l
'
ambiente
esterno
e
a
superarne
gli
ostacoli
.
È
l
'
aggressione
che
consente
all
'
individuo
e
alla
specie
di
sopravvivere
,
anche
a
costo
del
pericolo
di
guerra
che
le
è
immanente
.
Come
Giano
,
l
'
aggressione
ha
due
facce
,
una
positiva
,
l
'
altra
negativa
.
Anche
quando
gli
uomini
si
stringono
in
una
comunità
di
eguali
nella
quale
si
considerano
come
fratelli
,
hanno
bisogno
di
opporsi
aggressivamente
ad
altre
comunità
che
si
ispirano
ad
altri
principi
e
contro
le
quali
lottano
solidalmente
tra
loro
.
In
un
modo
o
nell
'
altro
,
l
'
aggressione
deve
sfogarsi
.
Come
animale
«
territoriale
»
geloso
del
proprio
dominio
,
l
'
uomo
nutre
un
'
ostilità
innata
contro
il
suo
vicino
.
Il
bambino
sviluppa
la
sua
aggressività
opponendosi
all
'
ordine
e
alla
disciplina
che
l
'
educazione
cerca
di
imporgli
.
Il
maschio
sviluppa
la
sua
aggressività
nei
confronti
della
femmina
;
giacché
la
sua
stessa
struttura
fisiologica
lo
porta
a
dominarla
.
La
femmina
sviluppa
la
sua
aggressività
contro
il
maschio
non
sufficientemente
aggressivo
che
non
riesce
a
dominarla
.
I
vecchi
clichés
dell
'
uomo
scimmia
con
la
clava
,
che
suscita
l
'
ammirazione
delle
donne
,
e
del
piccolo
uomo
dominato
dalla
donna
forte
,
che
suscita
riso
e
pietà
in
tutti
,
rappresentano
bene
la
realtà
delle
cose
.
E
così
l
'
aggressione
è
la
condizione
necessaria
dell
'
equilibrio
e
della
vita
.
Ha
scritto
uno
psichiatra
(
Winnicott
)
:
«
Se
la
società
è
in
pericolo
,
non
lo
è
per
l
'
aggressività
dell
'
uomo
,
ma
per
la
repressione
dell
'
aggressività
personale
degli
individui
»
.
La
mancanza
di
aggressività
,
determinando
insuccesso
e
frustrazione
,
trasforma
l
'
istinto
di
aggressione
in
odio
,
abbassa
le
difese
che
l
'
individuo
erge
intorno
al
proprio
io
contro
l
'
invadenza
degli
altri
e
gli
fa
odiare
gli
altri
o
se
stesso
,
inducendolo
talora
al
suicidio
.
Umiliazioni
e
frustrazioni
sono
anche
alla
base
della
schizofrenia
e
della
paranoia
,
nelle
quali
l
'
odio
e
l
'
incapacità
di
considerare
gli
altri
come
persone
dànno
origine
alle
peggiori
forme
di
crudeltà
raffinata
e
gratuita
.
Tale
è
il
quadro
della
natura
umana
che
si
trova
descritto
da
molti
etologi
,
psicologi
e
psichiatri
contemporanei
,
e
che
è
stato
diffuso
e
reso
popolare
da
Lorenz
e
Storr
.
Ma
quali
sono
le
vie
d
'
uscita
?
La
trasformazione
dell
'
aggressione
nelle
forme
«
rituali
»
delle
competizioni
civili
,
la
ricerca
di
forme
non
distruttive
da
aggressione
come
gli
sport
,
la
diminuzione
del
numero
degli
individui
umani
perché
l
'
affollamento
accresce
l
'
aggressività
.
Troppo
poco
per
combattere
e
controllare
un
istinto
che
è
la
stessa
natura
dell
'
uomo
.
L
'
istinto
è
infatti
un
meccanismo
innato
,
automatico
,
che
può
scatenarsi
alla
prima
occasione
.
Anzi
,
non
ha
neppure
bisogno
di
un
'
occasione
,
cioè
di
uno
stimolo
,
per
scatenarsi
:
è
come
un
'
arma
che
può
sparare
senza
che
ne
sia
toccato
il
grilletto
.
E
come
potrebbero
le
forme
«
rituali
»
della
competizione
civile
,
gli
sport
o
altri
espedienti
controllarne
il
meccanismo
?
Essi
non
forniscono
che
altre
occasioni
per
scatenarlo
.
Inoltre
,
si
può
odiare
,
esser
frustrati
e
portati
alla
violenza
da
una
famiglia
poco
accorta
,
da
un
matrimonio
sbagliato
,
da
una
ambizione
non
soddisfatta
,
da
un
risentimento
o
un
'
invidia
ingiustificati
,
dal
fanatismo
per
un
ideale
non
raggiunto
o
non
raggiungibile
,
e
da
altri
motivi
più
futili
,
evanescenti
o
fittizi
.
E
se
l
'
aggressione
domina
(
come
deve
dominare
,
se
è
un
istinto
)
ogni
rapporto
umano
,
ci
sarà
sempre
,
in
ogni
rapporto
,
un
vincitore
e
un
vinto
,
un
dominatore
e
una
vittima
:
e
l
'
odio
,
il
risentimento
e
la
violenza
saranno
inevitabili
.
Sembra
che
oggi
resti
solo
la
scelta
tra
il
mito
del
«
buon
selvaggio
»
che
diventa
violento
perché
viene
represso
il
suo
istinto
d
'
amore
e
il
mito
del
«
cattivo
selvaggio
»
che
diventa
violento
perché
viene
represso
il
suo
istinto
aggressivo
.
Quest
'
ultimo
mito
non
prospetta
utopie
,
ma
neppure
rende
possibili
difese
efficaci
contro
la
violenza
.
Se
l
'
uomo
è
posseduto
dall
'
istinto
,
come
da
un
demone
che
non
può
esorcizzare
,
si
sentirà
sempre
represso
,
in
qualsiasi
forma
di
società
,
in
qualsiasi
rapporto
anche
superficiale
con
gli
altri
.
Ma
è
l
'
uomo
veramente
una
creatura
d
'
istinto
?
Ed
esiste
veramente
l
'
istinto
come
forza
irreprensibile
e
sostanzialmente
benefica
,
che
adatta
gli
esseri
viventi
all
'
ordine
delle
cose
?
Se
ne
può
dubitare
,
in
base
alle
indagini
della
psicologia
moderna
.
Ciò
che
chiamiamo
«
istinto
»
non
è
un
meccanismo
immutabile
e
infallibile
;
può
essere
nocivo
,
adattarsi
e
mutare
anche
nelle
specie
animali
in
cui
agisce
da
solo
.
E
nell
'
uomo
ciò
che
chiamiamo
«
istinto
»
è
il
più
delle
volte
la
forma
che
certe
funzioni
biologiche
hanno
assunto
sotto
l
'
influenza
di
un
determinato
ambiente
sociale
.
Se
l
'
uomo
non
fosse
che
istinto
(
nel
senso
proprio
del
termine
)
non
avrebbe
avuto
storia
:
sarebbe
rimasto
nella
forma
di
vita
(
buona
o
cattiva
)
nella
quale
apparve
per
la
prima
volta
sulla
Terra
.
In
realtà
l
'
uomo
fa
la
storia
ed
è
fatto
(
cioè
condizionato
)
da
essa
.
I
modi
di
appagare
i
suoi
bisogni
,
di
trattare
se
stesso
e
i
propri
simili
mutano
col
tempo
e
sono
diversi
da
una
società
all
'
altra
.
E
di
questo
mutamento
e
di
questa
diversità
l
'
istinto
non
è
responsabile
.
Ogni
uomo
,
qualunque
sia
il
suo
talento
e
il
suo
grado
sociale
,
incontra
limiti
e
resistenze
che
sfidano
la
sua
ragione
e
la
sua
volontà
.
Può
cercare
di
conoscere
tali
limiti
e
trovare
i
mezzi
per
venirne
a
capo
;
ma
non
può
farlo
da
solo
.
Può
anche
credere
che
la
violenza
gli
dia
partita
vinta
e
idealizzare
nella
violenza
,
o
nell
'
aggressione
che
ne
è
la
causa
,
la
fine
di
tutti
i
suoi
mali
.
Oggi
come
ieri
,
nei
momenti
cruciali
della
sua
storia
,
l
'
uomo
si
trova
a
dovere
scegliere
.
Il
gioco
della
violenza
non
può
prolungarsi
all
'
infinito
perché
nessun
uomo
e
nessun
gruppo
umano
può
veder
garantita
dalla
violenza
la
sua
vittoria
.
Se
la
violenza
continuasse
ad
apparire
come
la
sola
alternativa
possibile
,
la
scelta
sarebbe
decisa
,
il
gioco
sarebbe
fatto
.
Non
ci
sarebbe
un
lungo
avvenire
per
il
genere
umano
.
StampaQuotidiana ,
L
'
istigatore
della
strage
di
Sharon
Tate
,
Charles
Manson
,
condannato
in
questi
giorni
a
morte
da
un
tribunale
americano
,
si
è
costantemente
presentato
al
pubblico
e
ai
suoi
giudici
come
il
profeta
di
una
nuova
fede
.
«
Se
Dio
è
uno
,
che
cosa
è
male
?
»
,
aveva
detto
in
un
'
intervista
:
intendendo
che
,
se
il
male
non
c
'
è
,
non
si
può
né
giudicarlo
né
punirlo
.
È
questa
certo
la
parodia
di
una
vecchia
tesi
teologica
sul
problema
del
male
,
una
parodia
che
potrebbe
facilmente
capovolgersi
contro
chi
la
propone
:
perché
,
se
il
male
non
c
'
è
,
non
è
un
male
neppure
la
condanna
di
Manson
.
Ma
anche
Manson
ha
i
suoi
seguaci
;
ed
hanno
i
loro
seguaci
gl
'
innumerevoli
profeti
che
spuntano
da
ogni
parte
,
fondano
sètte
,
raccolgono
denaro
e
talvolta
commettono
crimini
in
nome
della
loro
fede
.
Le
loro
voci
sono
così
disparate
e
contrastanti
da
formare
una
cacofonia
indecifrabile
.
Alcuni
riecheggiano
credenze
e
dottrine
antichissime
:
l
'
induismo
,
il
buddismo
,
la
magia
,
la
stregoneria
.
Altri
si
presentano
come
riformatori
o
rinnovatori
del
cristianesimo
o
di
qualche
sua
particolare
confessione
.
Altri
ancora
si
fanno
banditori
di
un
paradiso
terrestre
che
si
può
raggiungere
con
la
violenza
o
la
droga
.
Il
successo
di
questi
profeti
,
che
è
maggiore
nelle
società
tecnologicamente
avanzate
,
è
in
realtà
l
'
indice
di
un
malessere
diffuso
e
di
un
'
aspirazione
inappagata
.
Molti
oggi
cercano
la
fede
,
ma
pochi
la
trovano
.
La
cercano
,
perché
essa
appare
come
la
via
d
'
uscita
dalle
angosce
,
dai
timori
,
dalle
tensioni
della
vita
contemporanea
,
come
il
porto
sicuro
tra
le
tempeste
che
imperversano
.
Ma
non
si
sa
a
che
cosa
ancorarla
.
I
porti
e
gli
approdi
familiari
,
cui
le
vecchie
tradizioni
la
indirizzavano
,
non
sembrano
più
al
riparo
dalle
tempeste
:
lo
stesso
sforzo
di
rammodernarne
o
rafforzarne
le
attrezzature
dimostra
la
perdita
della
sicurezza
che
essi
un
tempo
riuscivano
a
dare
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
non
si
può
credere
,
se
non
si
sa
a
che
cosa
credere
.
E
il
profeta
,
per
quanto
rozzo
o
maligno
sia
il
suo
messaggio
,
offre
,
al
bisogno
della
fede
,
un
appiglio
o
un
'
occasione
,
un
contenuto
intorno
a
cui
concretarsi
:
un
contenuto
che
si
accetta
tanto
più
volentieri
quanto
più
promette
e
meno
esige
,
quanto
più
fa
leva
sulla
debolezza
,
anziché
sulla
forza
,
dell
'
uomo
.
Se
si
volesse
cogliere
il
tratto
che
accomuna
le
fedi
disparate
che
vengono
proposte
all
'
attenzione
dei
contemporanei
,
si
potrebbe
vederlo
nella
divinizzazione
dell
'
uomo
.
Nello
stesso
ambito
del
cristianesimo
,
si
insiste
sempre
meno
sulla
trascendenza
di
Dio
.
Per
i
«
nuovi
teologi
»
,
Cristo
non
è
il
Figlio
di
Dio
che
si
è
assunto
il
compito
di
riportare
l
'
uomo
alla
divinità
,
ma
il
Figlio
dell
'
Uomo
che
si
è
assunto
il
compito
di
portare
la
divinità
all
'
uomo
.
Da
questo
punto
di
vista
,
la
divinità
vive
nell
'
uomo
e
si
realizza
nella
sua
storia
.
Ma
se
è
così
,
tutto
ciò
che
è
umano
è
divino
.
È
divino
,
soprattutto
,
ciò
che
ogni
uomo
più
intimamente
e
profondamente
desidera
:
la
soddisfazione
e
il
piacere
immediato
,
la
liberazione
da
controlli
e
da
vincoli
,
il
gioco
delle
sue
attività
e
dei
suoi
poteri
senza
impedimenti
o
repressioni
,
la
liberazione
da
ogni
senso
di
colpa
.
L
'
uomo
divinizzato
non
può
amare
la
ragione
,
ma
solo
l
'
istinto
,
il
sentimento
,
l
'
immaginazione
creativa
,
che
lo
fanno
sentire
libero
da
limiti
e
costrizioni
e
gli
consentono
di
trasformare
l
'
intera
sua
vita
in
un
gioco
.
Danzare
,
giocare
,
godere
,
questo
è
il
destino
dell
'
uomo
,
il
paradiso
terrestre
cui
la
sua
natura
lo
indirizza
.
Ma
istinto
,
sentimento
,
fantasia
appartengono
al
mondo
privato
dell
'
individuo
,
alla
sua
coscienza
interiore
.
A
differenza
della
ragione
che
è
obbiettiva
,
comune
a
tutti
gli
uomini
,
pubblica
,
essi
rinchiudono
l
'
individuo
in
se
stesso
.
Il
piacere
di
un
altro
non
è
il
mio
piacere
,
il
mio
mondo
fantastico
mi
esclude
dagli
altri
e
può
essere
agli
altri
comunicato
solo
attraverso
parole
o
segni
,
che
sono
essi
stessi
inutili
e
defatiganti
artifici
.
La
condanna
della
ragione
ha
,
come
sua
conseguenza
,
un
individualismo
estremo
,
una
rinuncia
preliminare
e
totale
,
anche
se
non
dichiarata
,
alla
realtà
degli
altri
uomini
.
Questi
diventano
solo
immagini
o
fantasmi
del
mio
sogno
privato
,
oggetti
e
strumenti
del
mio
desiderio
o
attrezzi
del
mio
gioco
.
Spesso
i
filosofi
hanno
paragonato
la
vita
ad
un
sogno
:
ma
se
la
vita
è
veramente
tale
,
perché
non
rendere
più
attraente
il
sogno
con
la
droga
?
E
che
differenza
porre
tra
il
«
mondo
normale
»
in
cui
crediamo
abitualmente
di
vivere
e
quello
che
chiamiamo
«
anormale
»
del
paranoico
?
Questi
temi
ricorrono
frequentemente
in
tutte
le
voci
profetiche
del
nostro
tempo
che
amano
decorarsi
come
«
nuove
»
:
la
nuova
politica
,
la
nuova
teologia
,
la
nuova
sociologia
,
la
nuova
psicologia
,
la
nuova
psichiatria
.
Esse
si
prestano
a
formulare
facili
slogans
e
giudizi
inappellabili
;
si
prestano
a
condannare
in
blocco
il
patrimonio
culturale
acquisito
dal
genere
umano
negli
ultimi
secoli
,
e
la
società
che
lo
incorpora
,
e
ad
alimentare
la
fede
nell
'
avvento
imminente
di
un
nuovo
paradiso
terrestre
.
Anzi
,
per
molte
di
queste
voci
,
il
paradiso
non
è
imminente
,
è
già
presente
nell
'
uomo
e
alla
portata
della
sua
mano
:
può
afferrarlo
quando
vuole
.
Ma
questa
fede
suppone
che
l
'
uomo
possa
e
debba
far
tutto
ciò
che
gli
piace
:
che
l
'
uomo
sia
la
divinità
stessa
o
che
la
divinità
si
identifichi
con
il
mondo
privato
dei
suoi
desideri
.
E
fin
qui
tutto
ha
una
certa
logica
,
come
d
'
altronde
ha
la
sua
logica
e
la
sua
coerenza
il
mondo
del
paranoico
.
Le
difficoltà
insorgono
quando
si
tratta
di
comprendere
o
almeno
di
dar
conto
dei
rapporti
tra
gli
uomini
.
Esistono
veramente
altri
uomini
,
come
realtà
autentiche
,
allo
stesso
titolo
in
cui
esisto
io
stesso
?
Se
io
sono
istinto
,
sentimento
,
fantasia
,
gli
altri
uomini
sono
soltanto
strumenti
del
mio
piacere
o
fantasmi
della
mia
immaginazione
.
In
tal
caso
le
loro
sofferenze
,
le
loro
miserie
,
le
ingiustizie
o
i
mali
di
cui
sono
vittime
,
fanno
parte
anch
'
esse
del
mio
mondo
privato
:
sono
angosce
di
cui
posso
liberarmi
con
l
'
immaginazione
o
con
la
droga
o
lo
sfondo
oscuro
su
cui
posso
proiettare
il
mio
libero
gioco
.
Se
invece
esistono
,
e
sono
anch
'
essi
,
come
me
,
istinto
,
sentimento
e
immaginazione
,
i
mali
di
cui
soffrono
sono
inerenti
al
mondo
privato
di
ciascuno
,
riguardano
loro
e
non
me
:
essi
li
creano
,
creando
il
loro
mondo
,
come
io
creo
il
mio
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
,
i
motivi
di
critica
della
società
attuale
,
che
dànno
lo
spunto
a
queste
nuove
forme
di
profezia
,
sono
semplici
pretesti
.
Perché
preoccuparsi
della
guerra
,
della
violenza
,
della
delinquenza
,
del
deterioramento
dell
'
ambiente
naturale
,
della
pazzia
,
delle
ingiustizie
sociali
,
se
tutto
ciò
appartiene
a
una
realtà
artificiosa
e
falsificata
dalla
ragione
e
dalla
scienza
,
che
non
tocca
o
diminuisce
la
potenza
creativa
di
cui
ciascun
individuo
è
naturalmente
in
possesso
?
Perché
parlare
di
amore
,
di
fraternità
,
di
uguaglianza
,
se
ciascun
essere
umano
ha
a
sua
disposizione
lo
strumento
per
raggiungere
il
suo
paradiso
privato
?
E
come
può
la
società
,
nel
suo
insieme
,
essere
un
male
o
generare
il
male
,
se
essa
stessa
non
è
che
il
fantasma
di
un
sogno
?
Comunque
si
atteggi
,
la
nuova
profezia
,
che
divinizza
l
'
uomo
,
disprezza
la
realtà
,
volta
le
spalle
alla
ragione
e
abolisce
ogni
regola
di
misura
,
è
l
'
evasione
nel
sogno
dell
'
individualità
isolata
che
crede
di
essere
Dio
.
Se
la
realtà
è
sogno
o
se
il
male
non
c
'
è
,
è
inutile
affaticarsi
e
combattere
.
Nessuno
ha
colpa
di
nulla
.
E
la
colpa
stessa
,
a
chiunque
attribuita
o
da
chiunque
sentita
,
è
un
prodotto
dell
'
immaginazione
.
Ma
non
è
tutto
questo
un
semplice
armamentario
per
sfuggire
proprio
al
senso
di
colpa
?
E
non
è
un
armamentario
fittizio
,
che
lascia
le
cose
come
sono
,
trascurando
i
fatti
e
i
problemi
,
e
si
rifugia
in
una
fede
impossibile
?
StampaQuotidiana ,
È
lo
sport
un
'
attività
marginale
,
un
divertimento
,
un
'
evasione
dalle
occupazioni
quotidiane
:
o
ha
una
radice
profonda
in
qualche
tendenza
o
bisogno
reale
dell
'
uomo
?
La
domanda
è
resa
attuale
dalla
diffusione
crescente
degli
sport
nel
mondo
moderno
;
dal
numero
crescente
di
attori
e
di
spettatori
che
partecipano
ad
essi
,
nonché
dalla
crescente
quantità
di
denaro
che
viene
in
essi
investita
e
dal
volume
di
affari
cui
dànno
luogo
.
Lo
sport
è
altresì
l
'
occasione
frequente
di
entusiasmi
fanatici
,
di
conflitti
e
di
rivalità
;
induce
spesso
le
moltitudini
a
esaltarne
i
campioni
come
eroi
,
idoli
o
semidei
.
Un
qualche
movente
nascosto
ci
deve
pur
essere
,
alla
base
di
un
fenomeno
che
ha
raggiunto
una
tale
massiccia
imponenza
.
La
risposta
più
semplice
a
questo
problema
è
che
lo
sport
contribuisce
alla
salute
e
al
benessere
del
genere
umano
.
È
una
attività
sana
e
benefica
,
che
fa
contrappeso
alle
condizioni
di
vita
e
di
lavoro
,
spesso
malsane
,
in
cui
la
maggior
parte
di
esso
trascorre
il
suo
tempo
.
Contribuisce
al
benessere
fisico
,
quindi
all
'
equilibrio
mentale
:
contribuisce
a
mettere
e
a
tenere
in
forma
l
'
organismo
e
a
difenderlo
,
almeno
in
certi
limiti
,
contro
la
decadenza
e
i
malanni
.
Tutto
questo
,
almeno
in
parte
,
è
vero
,
ma
vale
solo
per
gli
attori
,
non
per
gli
spettatori
dello
sport
,
che
sono
di
gran
lunga
i
più
numerosi
.
Dall
'
altro
lato
,
vale
solo
per
gli
spettatori
,
e
non
per
gli
attori
,
la
concezione
dello
sport
come
divertimento
o
evasione
dalle
occupazioni
e
preoccupazioni
quotidiane
.
Da
coloro
che
lo
praticano
,
lo
sport
esige
una
disciplina
severa
che
presuppone
sin
dal
principio
un
organismo
capace
di
prestazioni
eccezionali
,
che
mette
a
dura
prova
le
capacità
di
tale
organismo
per
portarlo
al
punto
dovuto
e
mantenervelo
il
più
a
lungo
possibile
.
Da
più
parti
si
insiste
oggi
sulla
funzione
formativa
ed
educativa
che
lo
sport
esercita
sull
'
individuo
umano
,
preparandolo
ed
addestrandolo
a
vivere
nella
società
dei
suoi
simili
.
Lo
sport
infatti
,
come
ogni
giuoco
(
anche
il
più
semplice
ed
infantile
)
,
ha
regole
precise
che
si
devono
rigorosamente
osservare
e
così
impone
una
disciplina
morale
,
oltre
che
fisica
,
educando
i
giovani
che
lo
praticano
a
quel
rispetto
delle
norme
che
è
indispensabile
ad
ogni
forma
di
vita
sociale
.
E
alla
vita
associata
prepara
pure
mediante
il
rapporto
costante
in
cui
mette
l
'
individuo
con
gli
altri
individui
.
Negli
sport
che
si
praticano
a
squadre
,
l
'
individuo
è
tenuto
ad
agire
solidalmente
colla
sua
squadra
,
a
coordinare
la
sua
attività
con
quella
degli
altri
componenti
di
essa
,
obbedendo
a
un
piano
o
progetto
comune
.
Ma
anche
negli
sport
in
cui
l
'
individuo
si
esibisce
da
solo
,
il
confronto
con
gli
altri
è
sempre
presente
,
perché
deve
tener
conto
delle
loro
prestazioni
e
superarle
,
pur
obbedendo
alle
stesse
regole
.
Da
un
altro
punto
di
vista
,
insistono
sulla
funzione
benefica
dello
sport
gli
antropologi
che
ammettono
nell
'
uomo
la
presenza
di
un
istinto
d
'
aggressione
che
sarebbe
a
fondamento
di
tutte
le
sue
attività
principali
.
A
tale
istinto
si
dovrebbe
lo
stato
,
almeno
potenziale
,
di
conflitto
che
esiste
permanentemente
tra
gli
uomini
.
Ma
l
'
aggressività
naturale
troverebbe
nello
sport
una
valvola
di
sicurezza
,
che
,
alla
lunga
,
potrebbe
diminuire
od
annullare
le
sue
manifestazioni
più
perniciose
.
E
in
realtà
la
competizione
sportiva
non
ha
i
caratteri
della
guerra
;
e
la
vittoria
,
che
in
essa
si
cerca
,
non
porta
alla
distruzione
o
alla
sottomissione
dell
'
avversario
,
ma
è
una
vittoria
accettabile
da
entrambi
i
lati
e
decretata
impersonalmente
sulla
base
delle
regole
stabilite
.
Non
manca
infine
chi
(
come
il
filosofo
americano
Paul
Weiss
che
ha
scritto
qualche
anno
fa
un
libro
sull
'
argomento
)
ha
dato
dello
sport
un
'
interpretazione
metafisica
,
scorgendo
in
esso
una
delle
vie
attraverso
le
quali
l
'
uomo
cerca
di
realizzare
la
perfezione
del
suo
essere
,
sviluppando
al
massimo
le
possibilità
del
suo
corpo
.
L
'
atleta
è
come
un
artista
riuscito
,
che
ha
saputo
esprimere
e
realizzare
una
forma
di
eccellenza
di
cui
tutti
gli
uomini
possono
essere
orgogliosi
e
di
cui
perciò
gli
spettatori
godono
vicariamente
,
sentendosene
in
qualche
modo
partecipi
.
In
realtà
lo
sport
è
cosa
umana
,
troppo
umana
,
per
realizzare
o
simboleggiare
questa
perfezione
o
per
compiere
efficacemente
tutte
le
funzioni
che
gli
si
vogliono
attribuire
.
Vanità
,
interesse
,
ambizione
si
mescolano
in
questo
campo
,
come
negli
altri
,
con
la
generosità
,
il
sacrificio
e
lo
sforzo
di
perfezionamento
.
Il
compromesso
,
e
talora
la
truffa
,
prendono
spesso
il
posto
della
competizione
autentica
;
e
la
vittoria
è
spesso
cercata
e
raggiunta
fuori
o
contro
le
regole
riconosciute
.
Gli
spettatori
non
sono
sempre
vicariamente
partecipi
dell
'
eccellenza
dell
'
impresa
,
ma
si
lasciano
spesso
andare
all
'
entusiasmo
provinciale
o
fanatico
e
traggono
motivi
di
violenza
dalla
vittoria
o
dalla
sconfitta
dei
loro
campioni
preferiti
.
Ma
forse
,
anche
per
questi
suoi
caratteri
negativi
,
lo
sport
è
,
nel
suo
complesso
,
la
rappresentazione
dell
'
esistenza
umana
nel
mondo
e
come
tale
ha
il
suo
fascino
.
In
questa
esistenza
,
ha
una
parte
ineliminabile
il
caso
,
cui
sono
dovute
molte
delle
circostanze
che
ne
determinano
la
conservazione
o
la
distruzione
,
la
riuscita
o
l
'
insuccesso
.
E
così
accade
nello
sport
.
L
'
intelligenza
,
la
forza
fisica
e
spirituale
,
il
numero
,
sono
,
nella
vita
come
nello
sport
,
i
fattori
che
favoriscono
la
sopravvivenza
ed
il
successo
.
La
vita
umana
è
,
a
tutti
i
livelli
,
una
competizione
incessante
che
può
assumere
la
forma
della
violenza
brutale
o
quella
della
gara
leale
che
rispetta
le
regole
del
giuoco
e
non
si
propone
la
distruzione
o
l
'
umiliazione
del
vinto
da
parte
del
vincitore
.
Lo
sport
dovrebbe
mantenersi
fedele
a
questa
seconda
forma
della
competizione
,
e
così
accade
quando
è
autenticamente
«
sport
»
e
non
interferiscono
in
esso
interessi
o
fattori
estranei
.
Ma
nello
sport
,
come
nella
vita
,
il
pericolo
di
questa
degradazione
c
'
è
sempre
.
L
'
esistenza
dell
'
uomo
,
a
partire
dalla
sua
prima
apparizione
sulla
Terra
,
è
stata
e
rimane
un
continuo
processo
di
selezione
,
attraverso
il
quale
riescono
a
sopravvivere
o
ad
avere
la
meglio
i
gruppi
più
organizzati
o
più
previdenti
,
gli
uomini
meglio
dotati
per
natura
o
per
educazione
,
attrezzati
a
cogliere
le
occasioni
favorevoli
che
ad
essi
si
offrono
,
a
prevederle
e
a
prepararsi
per
la
loro
occorrenza
e
a
riconoscere
gli
errori
commessi
per
correggerli
nel
futuro
.
E
così
fa
,
infatti
,
il
buon
atleta
sportivo
.
La
simpatia
degli
spettatori
gli
si
rivolge
naturalmente
perché
egli
è
un
esemplare
,
un
campione
,
non
solo
di
ciò
che
l
'
uomo
è
nelle
circostanze
ordinarie
della
vita
,
ma
anche
e
soprattutto
di
ciò
che
l
'
uomo
può
essere
in
circostanze
particolarmente
difficili
,
che
richiedono
il
pieno
impiego
delle
risorse
di
cui
dispone
.
L
'
ammirazione
suscitata
dall
'
atleta
che
ha
realizzato
un
record
eccezionale
è
suscitata
dal
riconoscimento
che
egli
si
è
posto
ai
limiti
delle
possibilità
umane
o
ha
mostrato
,
col
fatto
,
che
tali
possibilità
possono
essere
estese
,
perfezionate
,
o
almeno
sfruttate
,
col
vigore
fisico
e
con
l
'
intelligenza
,
al
di
là
del
grado
finora
raggiunto
.
Sicché
se
,
da
un
lato
,
lo
sport
è
l
'
immagine
esatta
dell
'
esistenza
,
nel
suo
duro
sforzo
di
sopravvivenza
e
di
progresso
,
è
dall
'
altro
lato
,
per
l
'
esistenza
stessa
,
un
motivo
di
incitamento
e
di
speranza
.
Purché
rimanga
sport
,
s
'
intende
cioè
finché
non
si
abbassi
a
diventare
il
luogo
di
scontro
di
rivalità
violente
e
meschine
,
il
campo
di
battaglia
di
interessi
affaristici
,
di
ambizioni
smodate
,
di
esibizionismi
disgustosi
,
offrendo
ancora
all
'
uomo
un
'
immagine
della
sua
esistenza
,
ma
un
'
immagine
che
lo
rappresenta
nei
suoi
aspetti
peggiori
,
che
la
minano
alla
radice
.
StampaQuotidiana ,
È
l
'
individuo
solo
di
fronte
al
mondo
?
Ha
la
capacità
di
forgiare
,
con
le
sole
sue
forze
,
quello
che
chiama
il
suo
Io
,
la
sua
personalità
intera
,
e
di
crearsi
la
forma
di
vita
che
più
gli
piace
?
Può
rompere
il
contratto
tacito
che
lo
lega
agli
altri
ed
agire
al
di
fuori
di
ogni
regola
,
seguendo
la
sua
ispirazione
o
,
più
semplicemente
,
il
suo
piacere
momentaneo
?
Sono
questi
gli
interrogativi
che
dominano
da
un
capo
all
'
altro
il
romanzo
di
Saul
Bellow
,
Il
pianeta
di
Mr
.
Sammler
(
Feltrinelli
,
1971
)
,
il
più
filosofico
dei
nostri
giorni
,
quello
che
meglio
ne
esprime
l
'
incertezza
,
la
disperazione
e
l
'
angoscia
.
Spettatore
disinteressato
,
eppure
coinvolto
nelle
vicende
che
narra
,
Mr
.
Sammler
è
privo
di
amarezza
e
di
odio
,
è
umano
e
compassionevole
:
ma
la
sua
analisi
della
condizione
dell
'
uomo
contemporaneo
è
lucida
e
spietata
.
Ciò
di
cui
Mr
.
Sammler
va
in
cerca
,
ciò
che
vorrebbe
salvaguardare
e
contribuire
ad
accrescere
,
è
la
consapevolezza
che
l
'
uomo
può
avere
di
sé
,
della
propria
condizione
,
dei
propri
limiti
.
Questa
consapevolezza
esclude
ogni
assolutizzazione
o
esaltazione
sia
dello
stato
presente
delle
cose
,
sia
di
uno
stato
futuro
previsto
o
vagheggiato
.
Sammler
non
vuol
sentire
parlare
né
della
fine
imminente
del
mondo
,
né
della
creazione
di
altri
mondi
superumani
nello
spazio
cosmico
.
L
'
Io
non
è
solo
di
fronte
all
'
Universo
.
L
'
essere
umano
è
condizionato
dagli
altri
esseri
umani
ma
questo
condizionamento
,
per
quanto
oppressivo
o
pesante
,
non
lo
rende
schiavo
.
L
'
individuo
non
è
il
giudice
supremo
di
nulla
,
ma
è
il
giudice
intermedio
di
un
'
esistenza
che
non
può
essere
una
volta
per
tutte
giustificata
e
può
assumere
solo
la
forma
di
un
progetto
instabile
e
poco
sicuro
.
«
L
'
umanità
,
dice
Sammler
,
non
può
liberarsi
di
se
stessa
se
non
attraverso
un
atto
di
universale
autodistruzione
.
Non
spetta
a
noi
neppure
votare
sì
o
no
.
»
La
consapevolezza
dei
propri
limiti
dovrebbe
in
primo
luogo
salvare
l
'
uomo
dalla
ricerca
dell
'
originalità
ad
ogni
costo
.
Questa
ricerca
è
oggi
la
peggiore
degradazione
dell
'
individualismo
,
una
degradazione
che
trova
le
sue
radici
nella
stessa
struttura
del
mondo
moderno
.
«
Noi
viviamo
in
un
mare
sociale
e
umano
.
Invenzioni
e
idee
bagnano
i
nostri
cervelli
che
,
a
volte
,
come
spugne
,
devono
ricevere
qualsiasi
cosa
portano
le
correnti
e
digerire
i
protozoi
mentali
...
Ci
sono
momenti
o
situazioni
in
cui
soggiaciamo
a
tutto
questo
e
sentiamo
l
'
orrendo
male
della
consapevolezza
cumulativa
,
sentiamo
il
peso
del
mondo
.
»
Ma
cosa
si
fa
per
liberarsi
di
questo
peso
?
Ci
si
contorce
come
clowns
,
si
assumono
maniere
stravaganti
,
si
accumula
l
'
odio
seguendo
puntualmente
la
routine
della
vita
quotidiana
.
L
'
uomo
cerca
di
far
di
se
stesso
una
leggenda
,
un
mito
,
e
così
di
sollevarsi
al
di
sopra
delle
limitazioni
della
vita
comune
.
La
vita
si
identifica
con
l
'
arte
nella
ricerca
della
originalità
ad
ogni
costo
.
Come
l
'
arte
,
essa
rigetta
ogni
modello
,
intende
fare
a
meno
di
ogni
imitazione
.
Ma
ci
riesce
veramente
?
In
realtà
si
imitano
vecchi
modelli
o
copie
a
buon
mercato
di
originali
lontani
,
simili
agli
scenari
e
alle
comparse
di
Hollywood
.
Riaffiorano
in
forma
puerile
e
volgare
antiche
idee
religiose
,
l
'
orfismo
,
il
manicheismo
,
il
mitraismo
,
lo
gnosticismo
.
Si
sente
la
nostalgia
per
la
preistoria
,
per
lo
stato
selvaggio
e
per
la
ferocia
crudele
dei
primitivi
.
Si
sente
persino
dire
che
il
vero
scopo
della
civilizzazione
è
quello
di
permettere
a
tutti
di
vivere
come
i
popoli
primitivi
e
condurre
un
'
esistenza
neolitica
in
una
società
automatizzata
.
E
si
esalta
,
per
giustificare
la
ricerca
dell
'
originalità
ad
ogni
costo
,
l
'
unicità
dell
'
anima
,
l
'
assoluta
singolarità
della
persona
.
Ma
con
quali
mezzi
si
crede
di
realizzarla
?
«
Con
i
capelli
,
con
i
vestiti
,
le
droghe
e
i
cosmetici
,
con
i
genitali
,
con
i
viaggi
di
andata
e
ritorno
attraverso
il
male
,
la
mostruosità
e
l
'
orgia
,
e
addirittura
con
Dio
avvicinato
per
mezzo
dell
'
oscenità
.
»
La
liberazione
dell
'
individuo
da
ogni
limite
o
costrizione
che
gli
venga
dagli
altri
,
il
tentativo
di
distinguersi
ad
ogni
costo
,
di
uscire
dall
'
anonimato
,
di
rendersi
«
interessante
»
,
porta
gli
uomini
ad
indossare
maschere
grottesche
,
di
cui
avvertono
,
più
o
meno
oscuramente
,
la
nullità
e
la
pena
.
Gli
uomini
vorrebbero
visitare
o
incarnare
tutti
i
modi
d
'
essere
possibili
,
tutte
le
forme
di
vita
,
ma
senza
sceglierne
né
realizzarne
nessuna
,
per
rimanere
liberi
di
andare
e
venire
a
loro
piacimento
.
Ma
questo
andare
e
venire
senza
costrutto
è
il
nulla
stesso
,
o
almeno
il
desiderio
del
nulla
.
II
risultato
di
questo
agitarsi
disordinato
,
di
questo
vagheggiamento
velleitario
di
possibilità
di
vita
,
fra
cui
non
è
possibile
scegliere
e
in
cui
non
è
possibile
calarsi
realmente
,
sono
l
'
infelicità
e
la
disperazione
,
che
costituiscono
i
tratti
salienti
della
vita
contemporanea
e
fanno
vivere
gli
uomini
nell
'
attesa
di
una
catastrofe
imminente
,
del
nulla
finale
.
Da
tre
secoli
a
questa
parte
,
nel
mondo
occidentale
,
l
'
individuo
ha
rivendicato
il
diritto
di
pensare
con
la
propria
testa
,
di
dissentire
dagli
altri
,
di
criticare
gli
ordinamenti
sotto
cui
vive
e
di
cercare
di
cambiarli
,
di
perseguire
la
forma
di
vita
e
di
felicità
che
preferisce
.
Questa
rivendicazione
gli
è
stata
resa
possibile
da
circostanze
storiche
determinate
,
da
un
complesso
di
condizioni
economiche
,
sociali
e
politiche
che
si
sono
venute
determinando
in
modo
e
gradi
diversi
nei
diversi
paesi
.
Ma
l
'
esercizio
effettivo
di
questo
diritto
è
rimasto
e
rimane
allo
stadio
iniziale
.
Le
stesse
condizioni
che
lo
hanno
fatto
sorgere
tendono
a
limitarlo
o
a
incepparlo
.
Quando
si
è
liberato
dalla
schiavitù
del
bisogno
,
attraverso
un
'
organizzazione
produttiva
efficiente
e
complessa
,
l
'
individuo
è
da
questa
stessa
organizzazione
destinato
a
compiti
e
funzioni
che
spesso
risente
come
una
nuova
schiavitù
.
Di
qui
la
ricerca
di
un
'
evasione
,
il
vagheggiamento
di
una
libertà
sconfinata
per
la
quale
non
ci
sia
che
lui
a
scegliere
la
sua
forma
di
vita
.
Di
qui
l
'
odio
e
il
disprezzo
per
gli
altri
,
degradati
a
semplici
ostacoli
per
la
realizzazione
dei
suoi
desideri
,
e
il
sentimento
della
sua
solitudine
di
fronte
al
mondo
.
Di
qui
la
nostalgia
e
il
rimpianto
di
forme
di
vita
lontane
o
diverse
,
primitive
o
naturali
:
di
forme
di
vita
in
cui
,
nella
realtà
,
l
'
aspirazione
alla
libertà
individuale
non
può
neppur
nascere
.
L
'
individuo
tende
oggi
a
disconoscere
o
a
obliare
i
suoi
limiti
,
i
suoi
condizionamenti
naturali
e
storici
:
proprio
mentre
il
suo
sforzo
di
liberazione
può
riuscire
efficace
solo
agganciandosi
alle
possibilità
che
tali
condizionamenti
gli
offrono
.
Ma
quando
l
'
individuo
preferisce
il
«
gruppo
»
alla
società
,
il
libero
incontro
all
'
impegno
contrattuale
,
mette
in
forse
le
sue
stesse
possibilità
di
sopravvivenza
perché
gruppi
o
incontri
si
formano
e
si
dissolvono
come
nugoli
di
coriandoli
al
vento
.
Una
comunità
tribale
può
esistere
solo
ai
margini
di
una
società
automatizzata
e
a
spese
del
surplus
che
essa
produce
:
se
si
diffondesse
oltre
un
certo
limite
,
la
società
automatizzata
cadrebbe
.
La
consapevolezza
umana
di
cui
parla
Mr
.
Sammler
concerne
appunto
questi
limiti
e
queste
condizioni
.
Uno
sfondo
ottimistico
traluce
attraverso
la
desolata
tristezza
del
romanzo
di
Bellow
,
che
si
conclude
con
l
'
elogio
di
un
personaggio
mediocre
che
«
ha
rispettato
le
condizioni
del
suo
contratto
»
:
ha
cioè
cercato
di
fare
ciò
che
da
lui
si
aspettavano
gli
altri
.
Ognuno
,
conclude
Bellow
,
conosce
nel
suo
cuore
queste
condizioni
:
tutti
le
conoscono
.
Ma
-
ci
domandiamo
-
non
è
forse
troppo
anche
questo
modesto
e
nascosto
ottimismo
?
StampaQuotidiana ,
Spaventosa
sciagura
aerea
:
un
DC-8
dell
'
Alitalia
,
con
115
persone
a
bordo
,
è
precipitato
ieri
sera
,
verso
le
23
,
pochi
minuti
prima
di
atterrare
all
'
aeroporto
dì
Palermo
.
L
'
aereo
che
era
partito
da
Roma
alle
21,45
,
si
è
andato
a
schiantare
su
una
montagnola
nei
pressi
di
Carini
.
Nessuno
si
è
salvato
.
Fra
le
vittime
-
abbiamo
appreso
con
costernazione
a
tarda
notte
-
vi
sono
il
compagno
Alberto
Scandone
dell
'
Ufficio
stampa
della
Direzione
del
PCI
,
la
compagna
Angela
Fais
della
segreteria
di
redazione
di
«
Paese
Sera
»
e
Carla
Colajanni
sorella
del
compagno
on.
Napoleone
Colajanni
.
Secondo
le
prime
testimonianze
raccolte
anche
fra
le
numerose
persone
che
prendevano
parte
ad
un
comizio
a
Carini
,
una
grande
fiammata
avrebbe
squarciato
il
buio
della
notte
,
sembra
che
un
motore
dell
'
aereo
sia
andato
in
fiamme
.
Poi
lo
schianto
contro
la
montagna
.
Un
bagliore
fulmineo
e
poi
l
'
esplosione
sul
terreno
roccioso
-
Difficilissime
le
prime
operazioni
di
recupero
dei
corpi
dei
passeggeri
-
Trovata
intatta
la
«
scatola
nera
»
che
registra
tutte
le
fasi
del
volo
-
Coincidenza
con
un
altro
atterraggio
per
un
lieve
ritardo
nella
partenza
da
Roma
-
Ultimo
messaggio
:
«
Vedo
la
pista
,
atterro
manualmente
»
,
ha
detto
il
comandante
Roberto
Bartoli
-
Le
commissioni
d
'
inchiesta
al
lavoro
-
Dovranno
rispondere
ad
una
lunga
serie
di
interrogativi
-
Emozione
e
sgomento
in
tutta
Italia
.
«
E
'
una
carneficina
no
,
non
si
è
salvato
nessuno
sono
tutti
morti
e
incendiati
c
'
e
un
silenzio
orribile
C
'
è
bisogno
di
tutto
Anzi
,
ormai
è
tutto
inutile
»
.
Trasmesso
da
una
gracchiante
radio
da
campo
,
l
'
annuncio
e
arrivato
al
grosso
degli
impotenti
soccorritori
dalla
prima
squadra
di
vigili
del
fuoco
che
era
riuscita
,
tra
mezzanotte
e
l
'
una
,
a
raggiungere
il
luogo
incredibilmente
aspro
del
disastro
attraverso
una
dissestata
trazzera
.
In
gippone
,
e
poi
,
con
una
lunga
marcia
forzata
,
a
piedi
,
arrampicandosi
sui
costoni
della
«
Montagna
lunga
»
il
brullo
massiccio
che
,
insieme
a
Monte
Pecoraro
separa
la
fettuccia
di
costa
in
cui
hanno
voluto
incastrare
l
'
aeroporto
di
Punta
Raisi
dal
desolato
entroterra
di
Montelepre
.
Qui
sopra
-
anzi
,
qui
dentro
-
in
una
collina
che
si
allarga
in
un
pianoro
a
7-800
metri
di
altezza
,
è
andato
a
schiantarsi
il
DC-8-43
,
il
quadrireattore
in
servizio
sulla
rotta
Roma
-
Palermo
da
soli
cinque
mesi
,
dopo
dieci
anni
filati
di
servizio
sulle
linee
transoceaniche
.
La
tragedia
si
è
consumata
in
pochi
istanti
:
un
bagliore
nel
cielo
,
un
rogo
fulmineo
,
un
pauroso
disintegrarsi
di
tutto
in
un
largo
raggio
vastissimo
,
terribilmente
accidentato
,
assai
difficile
da
battere
palmo
a
palmo
nel
disperato
tentativo
di
ricostruire
le
salme
dei
108
passeggeri
(
e
infatti
,
fino
a
questa
sera
,
solo
quelle
di
14
vittime
sono
state
identificate
e
dei
sette
membri
del
'
equipaggio
.
Un
bilancio
catastrofico
,
la
più
spaventosa
tragedia
che
la
storia
dell
'
aviazione
italiana
ricordi
.
Il
messaggio
lanciato
dalla
prima
pattuglia
è
tragicamente
risolutivo
di
tutte
le
angosce
,
di
ogni
platonica
speranza
:
per
molte
ore
,
più
tardi
,
e
fino
all
'
alba
,
i
collegamenti
con
le
zone
del
disastro
,
si
complicano
ulteriormente
:
la
trazzera
non
resiste
al
peso
delle
prime
autolettighe
e
fotoelettriche
,
e
ora
c
'
è
anche
una
frana
che
blocca
il
traffico
già
periglioso
e
congestionato
:
ad
andare
e
venire
dalla
più
vicina
strada
di
collegamento
,
è
diventato
un
viaggio
di
4-5
ore
.
In
pratica
,
è
avvenuto
questo
:
un
lieve
ritardo
nella
partenza
del
DC
8
da
Roma
-
Fiumicino
ha
fatto
coincidere
l
'
arrivo
su
Palermo
di
questo
aereo
con
quello
di
un
velivolo
dell
'
ATI
(
un
DC-9
,
di
più
modeste
dimensioni
)
in
servizio
sulla
linea
Catania
-
Palermo
.
La
torre
di
controllo
ha
dato
la
preferenza
nell
'
atterraggio
all
'
aereo
più
piccolo
.
Erano
le
22
e
19
.
Tre
minuti
dopo
-
il
tempo
che
il
DC-9
da
Catania
si
posasse
a
terra
e
si
ponesse
in
area
di
parcheggio
-
ed
è
stato
dato
il
via
al
secondo
atterraggio
.
L
'
ultimo
contatto
radio
tra
il
comandante
del
jet
e
la
torre
di
Punta
Raisi
è
fissato
nel
nastro
(
posto
sotto
sequestro
)
sulle
22
e
22
:
«
Vedo
la
pista
-
ha
detto
il
comandante
Roberto
Bartoli
-
,
atterro
manualmente
»
.
La
visibilità
era
di
cinque
chilometri
.
Una
volta
tanto
non
c
'
era
vento
.
Ma
quelle
maledette
montagne
erano
sempre
lì
,
a
ridosso
del
campo
.
Volava
molto
più
in
basso
Il
DC-8
ha
scelto
-
poteva
farlo
,
dal
momento
che
stava
sorvolando
Punta
Raisi
in
attesa
dell
'
autorizzazione
alla
discesa
-
di
fare
la
virata
non
sul
mare
,
ma
sulle
colline
.
Secondo
i
piani
di
volo
l
'
aereo
doveva
trovarsi
a
1.500
metri
,
al
momento
della
manovra
.
Invece
volava
-
o
si
è
trovato
per
cause
ancora
imprecisate
-
molto
più
in
basso
,
sui
700
metri
.
La
montagna
gli
si
è
parata
addosso
,
l
'
ala
sinistra
del
jet
ha
urtato
un
costone
di
roccia
e
si
è
staccata
di
netto
.
L
'
aereo
è
scivolato
allora
rasente
il
costone
per
trecento
metri
,
già
in
fiamme
:
orride
lingue
nerastre
tracciano
sulla
pietra
gli
attimi
che
hanno
preceduto
l
'
ultimo
e
terribile
schianto
tra
fiamme
ed
esplosioni
.
I
rottami
-
e
la
maggior
parte
dei
poveri
corpi
-
hanno
bruciato
per
alcuni
minuti
.
Ma
probabilmente
nessuno
ha
avuto
tempo
né
modo
di
accorgersi
di
nulla
.
L
'
atroce
scena
dei
corpi
scempiati
e
sparsi
per
due
chilometri
quadrati
di
terreno
scosceso
,
come
il
fatto
che
del
gigantesco
aereo
non
ci
sia
più
altra
traccia
che
nei
motori
,
in
un
troncone
di
coda
e
in
un
carrello
,
dicono
del
resto
non
solo
della
selvaggia
violenza
con
cui
è
avvenuto
il
disastro
,
ma
anche
del
terribile
concatenarsi
e
sommarsi
di
tutte
le
possibili
e
peggiori
conseguenze
di
un
impatto
.
Ma
questo
è
il
poi
della
catastrofe
;
un
poi
cui
anche
il
più
smagato
e
coriaceo
cronista
non
ha
potuto
resistere
,
pur
mosso
dalla
finora
vana
speranza
di
ritrovare
qualcosa
della
dolce
compagna
Fais
o
di
Alberto
Scandone
.
Le
infamie
di
Punta
Raisi
Qui
.
purtroppo
ma
necessariamente
,
interessa
il
prima
della
catastrofe
.
E
non
e
senno
di
poi
:
da
almeno
tredici
anni
si
andavano
denunciando
,
anche
e
soprattutto
su
queste
colonne
,
le
infamie
di
Punta
Raisi
e
ancora
ieri
i
motoristi
dell
'
Alitalia
avevano
denunciato
i
crescenti
pericoli
per
la
sicurezza
dei
voli
sui
DC-8
dell
'
Alitaiia
provocati
anche
dalla
riduzione
e
dalla
progressiva
dequalificazione
del
personale
di
bordo
.
Anche
la
Magistratura
era
stata
sollecitata
a
intervenire
immediatamente
.
Che
,
ora
,
non
si
piangano
lacrime
di
coccodrillo
.
Ora
si
chiede
giustizia
anche
per
chi
è
morto
non
sull
'
altare
della
«
tecnologia
»
ma
su
quello
-
lo
si
può
già
dire
-
della
speculazione
e
del
profitto
.
Dalle
prime
ore
del
pomeriggio
,
e
ininterrottamente
per
tutta
la
notte
,
centinaia
di
parenti
e
di
amici
delle
vittime
si
sono
avvicendati
nelle
sale
dell
'
istituto
di
medicina
legale
nel
tentativo
,
estremamente
difficile
,
di
identificare
le
salme
.
Spesso
qualche
volta
-
rare
volte
-
l
'
identificazione
è
resa
agevole
dal
rinvenimento
,
tra
i
resti
degli
indumenti
,
di
qualche
documento
di
identità
,
o
di
un
conto
corrente
,
o
persino
di
una
bolletta
del
telefono
appena
pagata
.
In
altri
casi
si
conta
su
piccoli
particolari
:
una
fibbia
di
cinta
,
un
anello
,
una
catenina
.
Le
prime
cinquanta
salme
arrivate
all
'
istituto
di
medicina
legale
sono
quasi
tutte
irriconoscibili
(
la
parte
più
devastata
è
quasi
sempre
il
volto
)
ma
,
mano
a
mano
che
subentrano
i
nuovi
arrivi
di
resti
,
la
situazione
peggiora
:
spesso
,
dentro
un
sacco
di
juta
,
c
'
è
solo
un
arto
,
un
indumento
,
poche
impalpabili
cose
.
I
riconoscimenti
,
sino
alle
20
,
non
superano
i
25;
tra
questi
,
quello
di
Carla
Colajanni
effettuato
dal
fratello
.
Nella
serata
le
salme
recuperate
e
composte
nelle
bare
erano
quaranta
.
Fino
all
'
ultimo
impegnati
nel
loro
lavoro
di
militanti
appassionati
e
instancabili
.
Un
tremendo
lutto
del
nostro
partito
i
cinque
giovani
compagni
scomparsi
Alberto
Scandone
,
Angela
Fais
,
Carla
Colajanni
,
Giuseppe
e
Rosalia
Ricci
:
indimenticabili
figure
di
comunisti
-
Le
famiglie
legate
alla
storia
del
nostro
movimento
in
Sicilia
e
nel
Lazio
-
Scomparsa
anche
la
figlia
di
un
dirigente
toscano
che
lavorava
all
'
ltalturist
-
Altre
personalità
nell
'
elenco
Di
questa
sconvolgente
tragedia
una
parte
è
tutta
nostra
,
purtroppo
.
Il
disastro
a
«
Montagna
lunga
»
ci
ha
privati
improvvisamente
di
giovani
e
capaci
dirigenti
,
di
giornalisti
apprezzati
,
di
esponenti
sindacali
,
di
organizzatori
appassionati
.
Il
lutto
,
colpisce
anche
il
nostro
giornale
e
i
quotidiani
democratici
L
'
Ora
e
Paese
Sera
.
Prezioso
contributo
La
luminosa
,
vivacissima
intelligenza
di
Alberto
Scandone
arricchiva
tanto
le
pagine
dell
'
Ora
(
di
cui
era
stato
redattore
e
per
il
quale
continuava
a
redigere
una
acuta
nota
politica
romana
)
quanto
quelle
dell
'
Unità
e
di
Rinascita
,
dove
scriveva
soprattutto
della
vita
e
dei
problemi
del
mondo
cattolico
Ma
arricchiva
insieme
,
ormai
da
assi
,
l
'
esperienza
e
l
'
elaborazione
di
molti
di
noi
,
compagni
siciliani
,
come
sottolinea
in
questo
stesso
giornale
Emanuele
Macaluso
.
All
'
Unità
era
addirittura
nata
,
in
pratica
,
Angela
Fais
.
«
Angelina
»
o
«
Topolino
»
,
come
la
chiamavamo
noi
compagni
della
redazione
siciliana
tra
i
quali
questa
incredibile
e
trascinante
forza
della
natura
(
incredibile
anche
per
le
sue
dimensioni
,
minutissime
e
delicate
)
esplose
con
la
sua
freschezza
giovanile
,
con
il
suo
impegno
politico
,
con
la
sua
mai
stanca
inventiva
.
Ce
la
invidiavano
tutti
,
perchè
a
tutti
-
non
solo
al
giornale
,
ma
alla
sua
sezione
,
alla
Federazione
,
al
comitato
regionale
,
ai
colleghi
degli
altri
giornali
,
a
chiunque
lavorasse
nel
«
giro
»
della
politica
e
delle
informazioni
-
sapeva
dare
un
prezioso
contributo
.
Infatti
ce
la
«
rubarono
»
nel
'62
:
prima
L
'
Ora
,
di
cui
divenne
rapidamente
molto
più
di
una
segretaria
di
redazione
,
un
punto
di
riferimento
,
una
colonna
,
una
tradizione
;
poi
Paese
Sera
,
dove
aveva
cominciato
a
lavorare
da
pochi
mesi
,
eppure
già
si
era
imposta
con
le
sue
straordinarie
doti
politiche
,
e
umane
,
organizzative
.
Ma
anche
a
Roma
,
il
suo
vero
amore
-
per
lei
,
sarda
,
la
più
giovane
di
una
formidabile
famiglia
di
militanti
comunisti
che
da
molti
anni
aveva
messo
le
radici
qui
,
letteralmente
confondendo
la
propria
vita
e
la
propria
storia
con
quelle
del
partito
-
il
suo
vero
amore
restavano
Palermo
e
la
Sicilia
:
e
come
Scandone
,
anche
lei
ieri
stava
tornando
«
a
casa
»
per
votare
.
Avevo
lavorato
con
lei
.
l
'
ultima
volta
,
appena
una
settimana
fa
,
in
queste
stesse
ore
.
In
campagna
elettorale
stampiamo
l
'
Unità
domenicale
anche
a
Palermo
per
poter
tirare
più
copie
e
più
in
fretta
:
lei
si
era
offerta
-
al
posto
del
tradizionale
corriere
-
per
portarci
in
fretta
e
furia
,
con
un
volo
aereo
identico
a
quello
che
ieri
l
'
ha
uccisa
,
quei
flani
,
quei
negativi
delle
pagine
da
cui
avremmo
nella
notte
tratto
l
'
edizione
siciliana
dell
'
Unità
,
della
sua
Unità
.
E
venne
in
tipografia
al
l
'
Ora
,
col
fiatone
,
dopo
la
corsa
dall
'
aeroporto
al
giornale
,
con
quel
pacco
di
flani
più
grande
di
lei
,
che
teneva
stretto
al
petto
come
una
staffetta
.
Era
felice
che
tutto
fosse
andato
ancora
una
volta
liscio
,
in
una
tradizionale
gara
contro
il
tempo
condotta
sul
filo
dei
minuti
per
non
compromettere
una
importante
operazione
non
solo
editoriale
ma
soprattutto
politica
.
Una
famiglia
comunista
Con
lei
,
stavolta
,
viaggiava
un
'
altra
compagna
«
emigrata
»
a
Roma
:
Carla
Colajanni
.
funzionaria
del
Banco
di
Sicilia
,
dirigente
sindacale
,
militante
comunista
come
i
suoi
fratelli
Benedetto
e
Napoleone
,
come
suo
cugino
Pompeo
,
come
tutti
in
un
'
altra
di
quelle
famiglie
che
hanno
legato
il
loro
nome
alla
storia
e
alla
costruzione
del
partito
in
Sicilia
.
E
sull
'
aereo
c
'
erano
altri
tre
compagni
:
c
'
era
Giuseppe
Ricci
,
della
segreteria
della
Federazione
di
Viterbo
,
che
accompagnava
la
moglie
.
Rosalia
Chianello
,
siciliana
,
colpita
da
un
improvviso
lutto
.
Di
lui
.
in
questa
stessa
pagina
i
compagni
di
Viterbo
ricordano
il
fondamentale
impegno
.
Terribile
equivoco
L
'
Ora
piange
un
altro
giornalista
che
era
stato
della
sua
famiglia
:
il
dott.
Francesco
Crispi
,
che
ne
fu
direttore
nei
primi
anni
'50
,
e
che
dirigeva
adesso
l
'
ufficio
stampa
della
Cassa
di
Risparmio
e
la
rivista
ufficiale
del
parlamento
regionale
.
Ancora
se
ne
è
andata
Diana
Lucchesini
,
la
giovane
e
dinamica
direttrice
degli
uffici
siciliani
dell
'
ltalturist
,
figlia
dì
un
compagno
di
Montecatini
,
da
anni
consigliere
comunale
.
Era
andata
a
Roma
per
una
riunione
di
lavoro
,
tornava
di
corsa
a
casa
anche
per
accudire
al
figlio
di
pochi
mesi
.
Ma
con
noi
tutta
Palermo
piange
decine
di
suoi
figli
,
molti
dei
quali
noti
in
vari
settori
della
vita
pubblica
:
dal
regista
cinematografico
Franco
Indovina
alla
signora
Gabriella
Giaconia
Zanca
cognata
del
giudice
Terranova
,
dal
figlio
(
e
suo
omonimo
)
del
popolare
allenatore
della
Juventus
Ctsmir
Vicpaleck
,
a
magistrati
,
professionisti
,
docenti
,
studenti
,
bambini
in
tenera
età
.
anche
un
sacerdote
.
don
Giuseppe
Zaratti
,
che
curava
il
lavoro
tra
i
giovani
della
parrocchia
Regina
Pacis
.
Molte
identificazioni
sono
terribilmente
problematiche
,
ancora
stasera
:
non
si
può
per
ora
fare
conto
preciso
delle
salme
,
sui
documenti
,
sulle
tracce
rimaste
.
Si
lavora
faticosamente
sulla
semplice
scorta
dell
'
elenco
dei
soli
cognomi
che
formano
la
così
detta
«
lista
di
imbarco
»
dell
'
Alitalia
.
Così
è
potuto
accadere
anche
un
terribile
equivoco
:
si
credeva
che
tra
i
morti
ci
fosse
iì
giudice
Giuseppe
Lombardo
,
perchè
a
suo
nome
era
segnato
un
posto
.
Lui
invece
non
era
partito
:
ha
fatto
il
cambio
con
il
suo
collega
Ninni
Ales
che
aveva
più
fretta
di
lui
di
raggiungere
Palermo
.
Il
destino
.
Giuseppe
Ricci
:
un
dirigente
maturato
nelle
lotte
contadine
Giuseppe
Ricci
avrebbe
compiuto
35
anni
il
26
luglio
prossimo
se
un
tragico
destino
non
ne
avesse
stroncata
l
'
esistenza
.
Figlio
di
coloni
,
nato
ad
Acquapendente
,
ricca
di
tradizioni
democratiche
e
antifasciste
ove
il
compagno
Ricci
si
educò
alla
lotta
politica
fin
dall
'
infanzia
nel
clima
delle
epiche
battaglie
contadine
.
A
diciotto
anni
è
segretario
del
circolo
locale
della
FGCI
.
La
serietà
,
la
coerenza
,
l
'
impegno
non
comune
con
le
quali
si
dedica
alla
attività
politica
ne
fanno
ben
presto
un
dirigente
provinciale
,
prima
segretario
della
FGCI
,
poi
membro
della
segreteria
del
Partito
.
La
fiducia
del
partito
e
la
stima
popolare
lo
portarono
a
ricoprire
incarichi
di
consigliere
comunale
e
di
consigliere
provinciale
,
divenendo
capo
gruppo
del
PCI
alla
Provincia
di
Viterbo
.
Insieme
con
lui
è
perita
la
,
consorte
,
la
compagna
Rosalia
Chianello
.
Lasciano
due
figliolette
.
Mirna
di
5
anni
,
Helga
di
2
,
La
tragica
notizia
ha
gettito
nel
lutto
i
comunisti
del
viterbese
che
,
solidali
,
uniscono
il
loro
dolore
a
quello
dei
genitori
e
dei
familiari
.
Il
segretario
regionale
del
Partito
,
Paolo
Ciofi
,
e
il
segretario
della
Federazione
di
Viterbo
si
sono
recati
in
visita
ai
parenti
così
drammaticamente
colpiti
.
Manifesti
di
cordoglio
per
la
trapica
scomparsa
di
Giuseppe
Ricci
sono
stati
fatti
affiggere
dall
'
amministrazione
provinciale
di
Viterbo
e
dalla
Federazione
del
PCI
.
Numerosissimi
i
telegrammi
giunti
ai
familiari
fra
i
quali
quelli
del
compagno
Berlinguer
di
cui
riferiamo
in
altra
parte
del
giornale
dei
compagni
Petroselli
,
Marisa
Rodano
,
Pochetti
,
dei
sindaci
di
diversi
comuni
,
della
UIL
,
dei
circoli
della
PGCI
,
delle
organizzazioni
del
Partito
,
dalla
Federazione
del
PCI
,
dall
'
amministrazione
provinciale
.
Il
commosso
saluto
dei
comunisti
e
dei
lavoratori
I
messaggi
del
segretario
generale
del
PCI
Decine
e
decine
di
messaggi
,
telegrammi
,
espressioni
di
cordoglio
giungono
da
ogni
parte
per
la
sciagura
di
Palermo
:
fra
i
primi
sono
stati
i
telegrammi
che
il
segretario
del
PCI
,
compagno
Enrico
Berlinguer
ha
inviato
alle
famiglie
e
alle
organizzazioni
di
cui
facevano
parte
i
compagni
scomparsi
.
Commissioni
d
'
inchiesta
Si
sono
messe
al
lavoro
tre
commissioni
d
'
inchiesta
.
Una
è
quella
nominata
dal
ministero
dei
trasporti
e
dell
'
aviazione
civile
.
Essa
che
ha
cominciato
i
suoi
lavori
sul
posto
ieri
pomeriggio
,
è
presieduta
dall
'
ispettore
generale
dell
'
aviazione
civile
,
Francesco
Lino
,
ed
è
composta
dal
membro
della
sicurezza
volo
,
comandante
Renzo
Dentesano
;
per
l
'
assistenza
al
volo
,
capitano
Mario
Valenti
;
dal
membro
sanitario
maggiore
del
corpo
di
sanità
aeronautica
.
Ottavio
Scerrino
;
dal
membro
dell
'
aviazione
civile
,
ispettore
principale
Giulio
Martucci
:
dal
membro
del
RAI
(
registro
aeronautico
ita
liano
)
,
ing.
Francesco
Paolo
Lavea
;
dal
membro
della
ANPAC
«
associazione
nazionale
piloti
aviazione
civile
»
comandante
Guglielmo
Ferretti
.
L
'
altra
commissione
d
'
inchiesta
è
quella
predisposta
dall
'
Alitalia
.
Essa
è
formata
dal
direttore
centrale
,
gen.
pilota
Reinero
,
dal
direttore
operazioni
di
volo
comandante
Chiappelli
,
dal
vicedirettore
della
manutenzione
ingegner
Bartoli
,
dal
capo
pilota
del
settore
DC
8
comandante
Cattaneo
,
dall
'
istruttore
di
volo
comandante
Dentesano
e
dagli
ing.
Costa
,
Cucco
,
Ruccia
,
esperti
in
varie
branche
della
tecnologia
aeronautica
.
La
commissione
d
'
inchiesta
giudiziaria
continua
intanto
il
lavoro
di
identificazione
delle
salme
.
A
Palermo
lutto
cittadino
II
sindaco
di
Palermo
ha
proclamato
il
lutto
cittadino
per
il
disastro
aereo
.
In
segno
di
lutto
per
la
sciagura
.
l
'
Associazione
Nazionale
dei
piloti
dell
'
aviazione
commerciale
ha
deciso
di
revocare
lo
stato
di
agitazione
della
rategoria
all
'
Alitalia
.
all
'
ATI
e
alla
SAM
.
Due
telegrammi
sono
stati
inviati
dalla
Federazione
nazionale
della
stampa
italiana
alle
redazioni
dell
'
Unità
e
di
Paese
Sera
per
la
scomparsa
di
Alberto
Scandone
e
di
Angela
Fais
.
Un
comunicato
è
stato
emesso
dall
'
associazione
siciliana
della
stampa
,
in
cui
in
particolare
si
ricordano
i
colleghi
Francesco
Crispi
,
Alberto
Scandone
,
Giacomo
Buttitta
,
Angela
Fais
e
si
dispone
una
breve
pausa
del
lavoro
nelle
redazioni
,
in
segno
di
lutto
.
Messaggi
di
cordoglio
per
la
sciagura
sono
stati
infine
inviati
da
numerosissime
personalità
politiche
,
dal
capo
dello
Stato
Giovanni
Leone
a
Paolo
VI
,
al
presidente
del
consiglio
,
ai
ministri
,
al
presidente
della
regione
siciliana
.
La
Lega
nazionale
professionisti
,
associandosi
al
lutto
dell
'
allenatore
della
Juventus
Vycpalek
,
ha
autorizzato
un
minuto
di
raccoglimento
in
occasione
della
partita
Juventus
-
Cagliari
di
oggi
,
in
memoria
del
figlio
.
StampaQuotidiana ,
Dicono
che
il
crocifisso
deve
essere
tolto
dalle
aule
della
scuola
.
Il
nostro
è
uno
stato
laico
che
non
ha
diritto
di
imporre
che
nelle
aule
ci
sia
il
crocifisso
.
La
signora
Maria
Vittoria
Montagnana
,
insegnante
a
Cuneo
,
aveva
tolto
il
crocefisso
dalle
pareti
della
sua
classe
.
Le
autorità
scolastiche
le
hanno
imposto
di
riappenderlo
.
Ora
si
sta
battendo
per
poterlo
togliere
di
nuovo
,
e
perché
lo
tolgano
da
tutte
le
classi
nel
nostro
Paese
.
Per
quanto
riguarda
la
sua
propria
classe
,
ha
pienamente
ragione
.
Però
a
me
dispiace
che
il
crocefisso
scompaia
per
sempre
da
tutte
le
classi
.
Mi
sembra
una
perdita
.
Tutte
o
quasi
tutte
le
persone
che
conosco
dicono
che
va
tolto
.
Altre
dicono
che
è
una
cosa
di
nessuna
importanza
.
I
problemi
sono
tanti
e
drammatici
,
nella
scuola
e
altrove
,
e
questo
è
un
problema
da
nulla
.
È
vero
.
Pure
,
a
me
dispiace
che
il
crocefisso
scompaia
.
Se
fossi
un
insegnante
,
vorrei
che
nella
mia
classe
non
venisse
toccato
.
Ogni
imposizione
delle
autorità
è
orrenda
,
per
quanto
riguarda
il
crocefisso
sulle
pareti
.
Non
può
essere
obbligatorio
appenderlo
.
Però
secondo
me
non
può
nemmeno
essere
obbligatorio
toglierlo
.
Un
insegnante
deve
poterlo
appendere
,
se
lo
vuole
,
e
toglierlo
se
non
vuole
.
Dovrebbe
essere
una
libera
scelta
.
Sarebbe
giusto
anche
consigliarsi
con
i
bambini
.
Se
uno
solo
dei
bambini
lo
volesse
,
dargli
ascolto
e
ubbidire
.
A
un
bambino
che
desidera
un
crocefisso
appeso
al
muro
,
nella
sua
classe
,
bisogna
ubbidire
.
Il
crocifisso
in
classe
non
può
essere
altro
che
l
'
espressione
di
un
desiderio
.
I
desideri
,
quando
sono
innocenti
,
vanno
rispettati
.
L
'
ora
di
religione
è
una
prepotenza
politica
.
È
una
lezione
.
Vi
si
spendono
delle
parole
.
La
scuola
è
di
tutti
,
cattolici
e
non
cattolici
.
Perchè
vi
si
deve
insegnare
la
religione
cattolica
?
Ma
il
crocifisso
non
insegna
nulla
.
Tace
.
L
'
ora
di
religione
genera
una
discriminazione
fra
cattolici
e
non
cattolici
,
fra
quelli
che
restano
nella
classe
in
quell
'
ora
e
quelli
che
si
alzano
e
se
ne
vanno
.
Ma
il
crocifisso
non
genera
nessuna
discriminazione
.
Tace
.
È
l
'
immagine
della
rivoluzione
cristiana
,
che
ha
sparso
per
il
mondo
l
'
idea
dell
'
uguaglianza
fra
gli
uomini
fino
allora
assente
.
La
rivoluzione
cristiana
ha
cambiato
il
mondo
.
Vogliamo
forse
negare
che
ha
cambiato
il
mondo
?
Sono
quasi
duemila
anni
che
diciamo
"
prima
di
Cristo
"
e
"
dopo
Cristo
"
.
O
vogliamo
forse
smettere
di
dire
così
?
Il
crocifisso
non
genera
nessuna
discriminazione
.
È
muto
e
silenzioso
.
C
'
è
stato
sempre
.
Per
i
cattolici
,
è
un
simbolo
religioso
.
Per
altri
,
può
essere
niente
,
una
parte
dei
muro
.
E
infine
per
qualcuno
,
per
una
minoranza
minima
,
o
magari
per
un
solo
bambino
,
può
essere
qualcosa
dì
particolare
,
che
suscita
pensieri
contrastanti
.
I
diritti
delle
minoranze
vanno
rispettati
.
Dicono
che
da
un
crocifisso
appeso
al
muro
,
in
classe
,
possono
sentirsi
offesi
gli
scolari
ebrei
.
Perché
mai
dovrebbero
sentirsene
offesi
gli
ebrei
?
Cristo
non
era
forse
un
ebreo
e
un
perseguitato
,
e
non
è
forse
morto
nel
martirio
,
come
è
accaduto
a
milioni
di
ebrei
nei
lager
?
Il
crocifisso
è
il
segno
del
dolore
umano
.
La
corona
di
spine
,
i
chiodi
,
evocano
le
sue
sofferenze
.
La
croce
che
pensiamo
alta
in
cima
al
monte
,
è
il
segno
della
solitudine
nella
morte
.
Non
conosco
altri
segni
che
diano
con
tanta
forza
il
senso
del
nostro
umano
destino
.
Il
crocifisso
fa
parte
della
storia
del
mondo
.
Per
i
cattolici
,
Gesù
Cristo
è
il
figlio
di
Dio
.
Per
i
non
cattolici
,
può
essere
semplicemente
l
'
immagine
di
uno
che
è
stato
venduto
,
tradito
,
martoriato
ed
è
morto
sulla
croce
per
amore
di
Dio
e
dei
prossimo
.
Chi
è
ateo
,
cancella
l
'
idea
di
Dio
ma
conserva
l
'
idea
dei
prossimo
.
Si
dirà
che
molti
sono
stati
venduti
,
traditi
e
martoriati
per
la
propria
fede
,
per
il
prossimo
,
per
le
generazioni
future
,
e
di
loro
sui
muri
delle
scuole
non
c
'
è
immagine
.
È
vero
,
ma
il
crocifisso
li
rappresenta
tutti
.
Come
mai
li
rappresenta
tutti
?
Perché
prima
di
Cristo
nessuno
aveva
mai
detto
che
gli
uomini
sono
uguali
e
fratelli
tutti
,
ricchi
e
poveri
,
credenti
e
non
credenti
,
ebrei
e
non
ebrei
e
neri
e
bianchi
,
e
nessuno
prima
di
lui
aveva
detto
che
nel
centro
della
nostra
esistenza
dobbiamo
situare
la
solidarietà
fra
gli
uomini
.
E
di
esser
venduti
,
traditi
e
martoriati
e
ammazzati
per
la
propria
fede
,
nella
vita
può
succedere
a
tutti
.
A
me
sembra
un
bene
che
i
ragazzi
,
i
bambini
,
lo
sappiano
fin
dai
banchi
della
scuola
.
Gesù
Cristo
ha
portato
la
croce
.
A
tutti
noi
è
accaduto
o
accade
di
portare
sulle
spalle
il
peso
di
una
grande
sventura
.
A
questa
sventura
diamo
il
nome
di
croce
,
anche
se
non
siamo
cattolici
,
perché
troppo
forte
e
da
troppi
secoli
è
impressa
l
'
idea
della
croce
nel
nostro
pensiero
.
Tutti
,
cattolici
e
laici
portiamo
o
porteremo
il
peso
,
di
una
sventura
,
versando
sangue
e
lacrime
e
cercando
di
non
crollare
.
Questo
dice
il
crocifisso
.
Lo
dice
a
tutti
,
mica
solo
ai
cattolici
.
Alcune
parole
di
Cristo
,
le
pensiamo
sempre
,
e
possiamo
essere
laici
,
atei
o
quello
che
si
vuole
,
ma
fluttuano
sempre
nel
nostro
pensiero
ugualmente
.
Ha
detto
"
ama
il
prossimo
come
te
stesso
"
.
Erano
parole
già
scritte
nell
'
Antico
Testamento
,
ma
sono
divenute
il
fondamento
della
rivoluzione
cristiana
.
Sono
la
chiave
di
tutto
.
Sono
il
contrario
di
tutte
le
guerre
.
Il
contrario
degli
aerei
che
gettano
le
bombe
sulla
gente
indifesa
.
Il
contrario
degli
stupri
e
dell
'
indifferenza
che
tanto
spesso
circonda
le
donne
violentate
nelle
strade
.
Si
parla
tanto
di
pace
,
ma
che
cosa
dire
,
a
proposito
della
pace
,
oltre
a
queste
semplici
parole
?
Sono
l
'
esatto
contrario
del
modo
in
cui
oggi
siamo
e
viviamo
.
Ci
pensiamo
sempre
,
trovando
esattamente
difficile
amare
noi
stessi
e
amare
il
prossimo
più
difficile
ancora
,
o
anzi
forse
completamente
impossibile
,
e
tuttavia
sentendo
che
là
è
la
chiave
di
tutto
.
Il
crocifisso
queste
parole
non
le
evoca
,
perché
siamo
abituati
a
veder
quel
piccolo
segno
appeso
,
e
tante
volte
ci
sembra
non
altro
che
una
parte
dei
muro
.
Ma
se
ci
viene
di
pensare
che
a
dirle
è
stato
Cristo
,
ci
dispiace
troppo
che
debba
sparire
dal
muro
quel
piccolo
segno
.
Cristo
ha
detto
anche
:
"
Beati
coloro
che
hanno
fame
e
sete
di
giustizia
perchè
saranno
saziati
"
.
Quando
e
dove
saranno
saziati
?
In
cielo
,
dicono
i
credenti
.
Gli
altri
invece
non
sanno
né
quando
né
dove
,
ma
queste
parole
fanno
,
chissà
perché
,
sentire
la
fame
e
la
sete
di
giustizia
più
severe
,
più
ardenti
e
più
forti
.
Cristo
ha
scacciato
i
mercanti
dal
Tempio
.
Se
fosse
qui
oggi
non
farebbe
che
scacciare
mercanti
.
Per
i
veri
cattolici
,
deve
essere
arduo
e
doloroso
muoversi
nel
cattolicesimo
quale
è
oggi
,
muoversi
in
questa
poltiglia
schiumosa
che
è
diventato
il
cattolicesimo
,
dove
politica
e
religione
sono
sinistramente
mischiate
.
Deve
essere
arduo
e
doloroso
,
per
loro
,
districare
da
questa
poltiglia
l
'
integrità
e
la
sincerità
della
propria
fede
.
lo
credo
che
i
laici
dovrebbero
pensare
più
spesso
ai
veri
cattolici
.
Semplicemente
per
ricordarsi
che
esistono
,
e
studiarsi
di
riconoscerli
,
nella
schiumosa
poltiglia
che
è
oggi
il
mondo
cattolico
e
che
essi
giustamente
odiano
.
Il
crocifisso
fa
parte
della
storia
del
mondo
.
I
modi
di
guardarlo
e
non
guardarlo
sono
,
come
abbiamo
detto
,
molti
.
Oltre
ai
credenti
e
non
credenti
,
ai
cattolici
falsi
e
veri
,
esistono
anche
quelli
che
credono
qualche
volta
sì
e
qualche
volta
no
.
Essi
sanno
bene
una
cosa
sola
,
che
il
credere
,
e
il
non
credere
vanno
e
vengono
come
le
onde
dei
mare
.
Hanno
le
idee
,
in
genere
,
piuttosto
confuse
e
incerte
.
Soffrono
di
cose
di
cui
nessuno
soffre
.
Amano
magari
il
crocifisso
e
non
sanno
perché
.
Amano
vederlo
sulla
parete
.
Certe
volte
non
credono
a
nulla
.
È
tolleranza
consentire
a
ognuno
di
costruire
intorno
a
un
crocifisso
i
più
incerti
e
contrastanti
pensieri
.