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> anno_i:[1970 TO 2000}
StampaQuotidiana ,
I giorni trascorrono , sempre più lenti e più lunghi , quel terribile 16 marzo si allontana nel tempo , siamo già a maggio , ci avviamo verso il compimento del secondo mese dal rapimento dell ' on. Moro e dal massacro della sua scorta . E l ' opinione pubblica comincia ad avvertire che la vicenda , così grave , così tragica , sta assumendo aspetti sempre più inquietanti . Convince sempre meno l ' idea che ci troviamo di fronte soltanto a una banda di terroristi . Ci sono i " fiancheggiatori " , l ' area magmatica dell ' eversione e della violenza , e questo si sapeva . Ma ormai si deve pensare che c ' è anche altro : collegamenti , complicità , ispiratori in zone ben più " rispettabili " e " rispettate " della realtà italiana . Perché le indagini non fanno un passo avanti ? Perché invece di discutere tanto su ipotesi impraticabili che dovrebbero indurre - chissà perché - i terroristi a rilasciare Moro , al prezzo di un rovinoso cedimento dello Stato , non si comincia a mettere le mani su qualcuno ? Sono domande che non si possono più ignorare . Tutti si dichiarano per la lotta contro il terrorismo . E , nonostante le oscillazioni dei socialisti , una imponente maggioranza è schierata , intorno al governo , sulla linea della fermezza . Come mai , allora , coloro che tale fermezza dovrebbero concretare con l ' azione pratica sembrano come paralizzati , o quasi ? E ' un fatto che le indagini ristagnano . Un " covo " , è vero , è stato scoperto , ma per caso , a Roma . Altri sono emersi dalle nebbie del mistero in periferie più o meno lontane . Qualche mandato di cattura , qualche fermo o arresto . E un solo " brigatista " caduto nelle mani della polizia , e ciò perché la sua vittima ha avuto il tempo di ferirlo , prima di morire . Ma , sulla sostanza , sulla pista principale , non un solo passo avanti . Nel frattempo , però , le BR hanno continuato a sparare e ad uccidere . Hanno continuato ( continuano ) a lanciare bombe . Soprattutto hanno intensificato la diffusione di comunicati e lettere , infine di sole lettere a firma Aldo Moro , " con una puntualità e un ' immediatezza - ha scritto con sarcasmo un commentatore - di cui da tempo i nostri servizi pubblici sono incapaci " . In questura si dice che queste lettere siano ormai parecchie decine . Non solo . Il cittadino legge nei giornali che la famiglia Moro " presumibilmente " è anche l ' ultima mittente conosciuta ( mittente , non destinataria ) di tutte queste missive . Legge che la famiglia " ha evidentemente trovato un canale di contatto con i rapitori senza che la polizia lo scopra " . Legge , rilegge , si sente ripetere dalla radio e dalla TV i nomi degli " intimi collaboratori " del presidente della DC , a cui i cronisti , quasi con naturalezza , e pur senza dirlo , attribuiscono il ruolo di " postini " . Scopre l ' esistenza di " un avvocato vestito in modo dimesso " che secondo alcuni sarebbe il " canale " di cui si servono i terroristi per inoltrare le lettere personali di Moro . E , pur nel rispetto per il dramma della famiglia del rapito , il cittadino è indotto a confrontare questo caso ad altri analoghi , non così rilevanti , certo , sul piano politico , ma non meno dolorosi , sul piano umano , come i due ultimi , quello di Giovanna Amati e di Marta Beni - Raddi . Qui , la polizia e la magistratura non sono rimaste paralizzate . Hanno anzi agito e hanno messo le mani sui delinquenti che telefonavano o che tenevano contatti per altre vie . O forse il ragionamento va rovesciato ? Forse si deve concludere che , appunto perché carico di implicazioni politiche , il caso Moro rende l ' arma delle indagini " scarica e inutile " , per citare le parole di un giornale che le BR hanno usato volentieri per diffondere gli scritti loro e del loro prigioniero ? Noi abbiamo anche seri dubbi che per queste vie tortuose sarebbe possibile proteggere meglio la vita di Aldo Moro .
D'ONOFRIO: 'I LAICI POSSONO LASCIARCI'. ( Armeni Ritanna , 1995 )
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Liberalizzazione delle droghe leggere ? " Sono più d ' accordo con Prodi che con Martino " . Francesco d ' Onofrio , esponente del CCD ed ex - Ministro dell ' Istruzione , è favorevole alla " prevenzione ededucazione " , ma non alla liberalizzazione dell ' hashish . " Pannella - dice - è molto faticoso ed è un grosso problema per il Polo : Temo che posizioni molto cattoliche nel nostro schieramento spingano i laici verso il centrosinistra o verso un terzo Polo " . " La droga ? Sono più d ' accordo con Prodi che con Martino " . Francesco D ' Onofrio dirigente del CCD , ex - Ministro della Pubblica Istruzione , si schiera con il fronte anti - Pannelliano del Polo . Con Meluzzi e Gasparri , quindi , e contro Martino , Maiolo e Del Noce . Ed approva la posizione di Romano Prodi che ieri aveva richiamato la necessità di dissuadere dall ' uso delle droghe leggere attraverso " un profondo processo educativo " . E aveva condannato lo spettacolo di Pannella . D - Allora lei che cosa pensa di tutta questa vicenda ? R - Penso quel che ha sempre pensato anche quando ero Ministro della Pubblica Istruzione : la droga è un problema serio e va affrontato evitando le posizioni estreme . D - Cioè ? R - Evitando la liberizzazione a tutti i costi , come chiede Pannella , e l ' antiproibizionismo più pesante come fanno altri . D - Quindi lei è contro la liberalizzazione delle droghe leggere ? R - Io muovo da posizioni di ordine sanitario . Quelle leggere sono o non sono droghe ? C ' è una dipendenza ... D - La questione è stata ampiamente discussa . Lei conosce l ' obiezione . Anche dall ' alcool e dal fumo c ' è una dipendenza , ma chiunque può comprare alcolici o sigarette . R - Benissimo , è un ' obiezione che accetto , l ' acool e lo spinello fanno male , ma fanno male entrambi . Per entrambi la questione è di educazione . Ovviamente non di repressione , se non in alcuni casi . D - Antonio Martino , suo collega del Polo , è per la liberalizzazione delle droghe . Dice che ciascuno è libero di disporre del suo corpo finché non fa danno ad altri . Lei cosa ne pensa ? R - Penso che la sua non sia una posizione liberale , come afferma , ma liberista e libertina . Non è vero che assumendo droghe leggere non si fa danno ad altri . Col fumo , il danno agli altri è limitato , l ' ubriaco può danneggiare gli altri ... D - E chi fuma lo spinello che danno può fare ? R - C ' è il danno che procura a se stesso , come quello del passaggio inevitabile dalle droghe leggere alle droghe pesanti . Questo è il punto più delicato . Se su mille consumatori di hashish , 950 passano all ' eroina , il problema è grave , molto grave . D - Non c ' è dubbio , ma non mi pare esistano statistiche in questo senso . Non c ' è niente che dimostri questo inevitabile passaggio . O lei ha dei dati ? R - Io credo che vadano fatti degli accertamenti seri . Che si debba sapere con certezza qual è il danno che le droghe leggere arrecano , se c ' è questo passaggio a quelle pesanti ed in quale percentuale . Non si può procedere per posizioni ideologiche . Ci vogliono dati di fatto e ricerche serie . D - Ma sempre Martino sostiene che anche cocaina ed eroina andrebbero liberalizzate ... R - Questa è una posizione proprio inaccettabile . Martino è indubbiamente coerente , ma io non sono assolutamente d ' accordo . D - Nel frattempo qualcosa bisogna fare . Pannella in modo spettacolare , forse non del tutto condivisibile , comunque ha posto un problema . Lei cosa risponde . R - Sono per la prevenzione , sono perché non vi siano sanzioni penali per chi consuma droghe leggere . Nessuna repressione , quindi . Questa si può giustificare solo se , con l ' uso della droga , si procura danno ad altri . D - Ma la presenza di Pannella nel Polo comincia ad essere faticosa ? R - Faticosa sì , molto faticosa . E ' la questione più delicata che abbiamo di fronte . E non ne faccio una questione di disciplina del Polo , ne faccio una questione politica . D - Ma lei Pannella lo conosceva bene . Adesso che cosa c ' è di nuovo che la preoccupa ? R - Il fatto che siamo in un sistema maggioritario . Pannella solleva problemi enormi , quelli che riguardano le coscienze , e che in genere sono materia di referendum . Ma in un sistema maggioritario , nel quale si vota l ' uomo e le sue posizioni , far emergere questi problemi può essere pericoloso . Chi è antiabortista può non votare il candidato del suo schieramento perché è abortista , chi è per la liberalizzazione delle droghe leggere può dire di no al candidato che è contrario ... D - Insomma un bel guaio . E lei in questa situazione che cosa teme ? R - Che il centro - destra , se assume su alcune questioni una posizione troppo cattolica , possa essere abbandonato dai laici che potrebbero confluire nel centro sinistra o in un terzo polo . Insomma il problema c ' è . D - Non c ' è dubbio . Lei per esempio ha visto la posizione di Prodi su questa questione delle droghe leggere ? R - Sì , e sono d ' accordo con lui . Sono sicuramente più d ' accordo con lui che con Martino . Anzi , con Martino il mio dissenso aumenta .
Cinque motivi per non votare radicale ( Asor Rosa Alberto , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Premetto che non sono fra quelli che liquidano il fenomeno radicale come qualunquismo o che trovano comodo etichettare Pannella come fascista ( anzi , più in generale proporrei di usare quest ' ultimo termine con maggiore discrezione e appropriatezza : se ne fanno un uso e un abuso , che rivelano , temo , la carenza di analisi più approfondite e aggiornate ) . C ' è invece , una complessità e contraddittorietà del fenomeno con le quali occorre misurarsi . E c ' è al tempo stesso il pericolo che un aumento della forza elettorale di questo partito , ottenuto sulla base degli " slogans " che esso utilizza nel corso di questa campagna , ne scateni gli aspetti e le componenti peggiori . C ' è , ancora , il pericolo che verso la suggestione radicale s ' indirizzino il sentimento di protesta e le frustrazioni di certi settori dei giovani , i quali possono nei radicali individuare l ' ennesima proiezione illusoria di certe loro aspettative non ingiustificate di " rinnovamento e di trasformazione " . Perciò , prendendo i radicali , o , per meglio dire , il loro gruppo dirigente , per quello che sono , e cioè una forza che interpreta e strumentalizza stati d ' animo e reazioni , che nascono dalla crisi profonda di certi settori della società italiana e delle istituzioni , mi proverò a spiegare ad un giovane , presumibilmente progressista e democratico , le ragioni per cui " non " deve votare radicale . Non deve votare radicale : 1 ) Perché i radicali sono antioperai prima che anticomunisti , o , più esattamente , anticomunisti in quanto antioperai . Non c ' è un solo punto del programma radicale che riguardi gli interessi , i bisogni , le lotte della classe operaia . Mi si potrà rispondere : cosa ce ne importa a noi della classe operaia ? non basta lottare per i propri più immediati e avvertiti interessi ? Ma è appunto questo l ' elemento grave che il radicalismo introduce nel dibattito politico italiano , anche rispetto alla lunga conquista di posizioni e di coscienze seguita al '68-'69 : il convincimento che si possano soddisfare interessi e bisogni di qualsiasi settore in movimento della società italiana è , senza fare riferimento alla classe operaia . Mettendo fra parentesi la classe operaia e la sua strategia di trasformazione , il radicalismo spezza il campo delle forze progressiste , fa un favore alla conservazione . 2 ) Perché il gruppo dirigente radicale è , intimamente , borghese e conservatore . Non fermiamoci alle apparenze : alle urla , agli strilli , alle proteste da gruppo minoritario perseguitato ed oppresso . Ciò che il gruppo dirigente radicale ha in mente come democrazia organizzata delle grandi masse , è l ' enorme rilievo che , attraverso i moderni partiti e sindacati , hanno assunto i soggetti sociali collettivi della trasformazione . Il loro sogno è quello di ricostruire una società politica in cui il potere dell ' » organizzazione sia fortemente ridimensionato e il " leaderismo " e il " carisma " di alcuni notabili vengano restituiti al valore d ' un tempo . Lo Stato di diritto , a cui i radicali pensano , assomiglia molto allo Stato liberal - borghese post - unitario : Bertrando Spaventa conta , in questa visione , molto ma molto più di Marx . Ma questo sarebbe un andare avanti o un tornare indietro ? Il sistema dei partiti ha bisogno di essere profondamente rinnovato , lo sappiamo tutti , penso che i giovani siano interessati a rinnovarlo nel senso di una partecipazione crescente delle masse alla democrazia , non in quello esattamente opposto di un ripristino delle condizioni che reggevano in piedi il vecchio notabilato liberal - conservatore ( che , non a caso , comprimeva e mortificava proprio la presenza delle giovani forze politiche e culturali nella società ) . 3 ) Perché la strategia di lotte parziali , che i radicali propongono , rinuncia per definizione alla visione generale , complessiva , dello scontro di classe e della battaglia politica . Questo spiega anche perché dentro ci si può ammucchiare di tutto : dai sentimenti di frustrazione di una piccola borghesia impiegatizia e localistica al ragionamento opportunistico dell ' ex rivoluzionario deluso . Ma può piacere ai giovani tutto questo ? Fra una battaglia parziale e l ' altra ci stanno spazi larghi come una casa : dentro questi spazi il potere della vecchia classe dominante ci si adagia comodamente . Ai democristiani questa strategia gli fa il solletico : tant ' è vero che preferirebbero di gran lunga un successo radicale ad una rinnovata affermazione comunista . 4 ) Perché il radicalismo è una mentalità che nella storia italiana , anche nella storia della cultura italiana , ha sempre rappresentato un approccio superficiale ai problemi , uno schematizzare , un semplificare , ecc. Avete mai sentito , onestamente , un dirigente radicale fare un " ragionamento " , tentare un ' " analisi " ? Al posto degli strumenti analitici c ' è , nei casi migliori , un uso brillante della dialettica e una capacità notevole di resa emotiva ; nei casi peggiori , la violenza verbale , la volontà di ridurre il confronto politico ad un gioco di ragioni polemiche sostenute unicamente dalle reciproche volontà distruttive . Questo è potuto sembrare qualche volta affascinante . Ma pensateci bene : a quale tipo di discorso politico il radicalismo ci induce ? A un tipo di discorso politico fondato esclusivamente sulla contrapposizione schematica e spesso puramente verbale . Anche questo è un passo avanti o un passo indietro ? Se siamo d ' accordo che il ragionamento ( e il linguaggio ) politico italiano soffre di formalismo e di vuotaggini , il discorso radicale non fa che confermare e approfondire questo carattere : con un po ' più di verve ma anche con maggiore protervia . 5 ) Perché nel radicalismo c ' è una malcelata e profonda volontà di sopraffazione . Si lamentano di essere costretti a parlare troppo poco , ma in realtà urlano più di tutti . Hanno disprezzo per i loro interlocutori . Fanno scuola d ' intolleranza . Attirano elettori dalla destra facendo sfoggio di battute anticomuniste e antistituzionali . Guardate Marco Pannella quando parla in TV : è dai primi anni '50 che ce l ' ha con i partiti di sinistra e in particolare con i comunisti , e lo dimostra con tutta la rabbia che esprime . Cova un sogno di rivincita : e i sogni di rivincita non badano troppo al sottile , tutti i mezzi sono buoni . Ma cos ' ha a che fare questa rivincita personale o di gruppo con le speranze di trasformazione e di rinnovamento proprie della gioventù italiana ? Per concludere : lo spazio radicale è uno spazio politico e sociale , che il movimento operaio ha in Italia solidamente occupato fin dagli ultimi anni del secolo scorso . E ' lo spazio dei diritti civili e delle lotte per l ' allargamento delle libertà , della critica alle tentazioni autoritarie dello Stato e della rivendicazione di migliori » condizioni di esistenza per l ' individuo e per il cittadino . Non a caso l ' unico episodio rilevante di un ' alleanza tra movimento operaio e partito radicale è legato alla lotta contro l ' " infame " governo Crispi e contro la svolta reazionaria del '98 . Da allora , la battaglia radicale è stata ricompresa nella più complessiva strategia liberatoria del movimento operaio italiano . Se uno spazio radicale si è riaperto , vuol dire che sul terreno dei diritti civili e delle insufficienze del nostro sistema politico e della nostra democrazia , il movimento operaio italiano non ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto . Questo i giovani possono e debbono richiedere : che il terreno dello sviluppo della democrazia e della libertà sia individuali che collettive venga praticato fino in fondo dal movimento operaio , dai comunisti , nell ' arco complessivo di una strategia riformatrice , che veda crescere , e non diminuire , l ' unità delle loro forze sociali e politiche progressiste . Ma appunto perciò non si può dar credito al gruppo dirigente radicale , che usa queste tematiche per una battaglia di divisione e di anticomunismo stantio : bisogna , anche col voto , dimostrare che la strumentalizzazione non è passata .
StampaQuotidiana ,
Palermo . Corre questo interrogativo : perché La Torre oggi ? Tante risposte , tanti possibili " fili di ragionamento " , tanti possibili paradigmi indiziari . Si cerca di rispondere nelle riunioni e negli incontri di magistrati , di funzionari e ufficiali che svolgono le indagini . Si cerca di rispondere anche nei crocchi agli angoli di piazza Politeama e di piazza Massimo , e questo chiedevano , con quegli applausi tutti ben mirati e pensati , con quei volti di anziani rigati di lacrime , di giovani storditi , quei siciliani , quei cittadini di Palermo che a decine di migliaia erano in piazza ieri mattina a salutare Pio La Torre e Rosario Di Salvo . Questo si è chiesto a un certo punto del suo discorso anche Enrico Berlinguer : perché La Torre oggi ? La risposta sta proprio in quella capacità di suscitare movimenti di massa - come già avvenne negli anni 50 , gli anni di Li Causi , alla cui scuola furono educati La Torre e tanti altri dirigenti del movimento operaio - che ancora una volta i comunisti stanno dimostrando in Sicilia . Il potere mafioso ha sempre bisogno di una grande pace . Una pace generalizzata , una quiete sociale fatta di rassegnazione e di arrangiamenti spiccioli , un torpore differenziato che non attragga attenzioni , che non faccia puntare i riflettori , che non ecciti le forze dell ' indagine e della repressione del crimine , che non faccia scrivere i giornali . Tanto più questa pace serve quando c ' è in gioco un " business " della portata di quello di questi anni e mesi . Un " business " che coinvolge i fratelli della costa atlantica USA , che porta nell ' isola la silenziosa ed esplosiva ricchezza di oltre ventimila miliardi di lire all ' anno per la produzione e il traffico della droga pesante . Questo gigantesco " laboratorio " ( in senso proprio di raffinerie per l ' eroina e in senso metaforico ) deve essere lasciato nella più grande " pace " , perché i traffici prolifichino , innocui e benefici , senza che alcuno vada a vedere di dove sorgono . Pier Santi Mattarella aveva cominciato a dare qualche segno di rinnovamento nel governare questa regione . Uomo doppiamente pericoloso : figlio di un esponente politico discusso per i suoi rapporti col mondo della mafia approdò infatti a una maturazione di cattolico e democratico pensoso del bene comune , innovatore prudente ma saldo di stampo moroteo . Gaetano Costa , il Procuratore , aveva impresso una svolta , diciamo così " teorica " alle indagini giudiziarie contro la mafia . Si era mosso cioè con i mezzi tecnici di un magistrato , ma con la statura di un intellettuale che minacciava di porre micidiali mine a scoppio ritardato sotto le potenti " mura di Gerico " della cittadella mafiosa . Ecco , ci pare giusto ricordare questi due fra i tanti che la mafia ha assassinato in questi ultimi anni , perché la loro uccisione avviene sotto lo stesso segno politico - tutto politico - che caratterizza quella di Pio La Torre . Il potere mafioso non ha bisogno di uffici studi per capire queste cose , ha antenne sensibili ed intelligenti . Pio La Torre era arrivato qui caricato di un " animus " già di per sè inquietante . Era arrivato forte di una sua nuova , aggiornata cultura su ciò che era la mafia di oggi . E si era mosso subito con una capacità di mobilitazione , un attivismo , una inventiva che sconcertavano il pianeta mafioso e che facevano presa in modo imprevisto fra la gente , fra i giovani , negli ambienti più diversi . Pensiamo a questa campagna per la pace contro i missili a Comiso . Di colpo questa Sicilia , questa Comiso , diventavano una grande scritta in tedesco , in fiammingo o in svedese su cartelli portati da cortei imponenti del movimento per la pace nelle capitali d ' Europa . E La Torre , il PCI , avevano insistito : un milione di firme siciliane contro la base di Comiso . Qualcosa di cui era arrivata notizia persino sui giornali degli Stati Uniti dove dell ' Italia ci si occupa ben di rado . E pensiamo intanto a quello che stava avvenendo in questa isola . Tavoli per le firme della pace davanti alle chiese , anche nei punti più remoti delle città e delle campagne , bene accettati dai parroci ; un banchetto anche davanti al Duomo di Monreale ; il cardinal Pappalardo che dice " Non posso oppormi ad un movimento che chiede la pace " ; i centomila della marcia di Comiso ; dieci deputati regionali dc ( la DC di Sicilia ) che firmano la petizione contro i missili a Comiso ; il presidente dell ' Assemblea Regionale , il socialista Lauricella , che si schiera per le firme ; il sindacato che prima è incerto e poi si mobilita ; il tavolo per le firme davanti alla stazione ferroviaria di Palermo dove fanno la coda , in arrivo da ogni provincia , casuali passanti per firmare ; centomila firme solo nel capoluogo regionale dopo pochi giorni . E intanto , si badi , i convegni del PCI sulla mafia e con la partecipazione di magistrati ; magistrati che vanno poi al congresso regionale del PCI e parlano dalla tribuna contro la mafia . E la delegazione guidata da La Torre che va da Spadolini . E la pronta nomina di Dalla Chiesa prefetto a Palermo , nella città nella quale sino a poco tempo fa si pensava che bastasse per fare il questore uno che non era nemmeno funzionario di polizia , che era solo iscritto alla P2 , come tutto merito . Ma tutto questo non fa rizzare quelle tali antenne mafiose ? Per una serie di ragioni anche generali e di diverso genere questo movimento stava attecchendo in modo imprevedibile . E una delle ragioni era proprio questa nuova capacità impressa al PCI di incidere , di darsi una cultura politica di massa adeguata . C ' è un " antico " che può finire con il coincidere con la neo - cultura del " post - moderno " . La Torre lo aveva felicemente capito . Ha ricordato un suo compagno palermitano della prima ora , Mario Collarà che è segretario della sezione " Francesco Losardo " che era da sempre , qui a Palermo , quella di La Torre : " Mi ricordo negli anni 50 , quando si faceva la diffusione domenicale de L ' Unità e Pio , in una mattinata , riusciva a vendere 700 copie . E quelli erano tempi nei quali qui al quartiere del " Capo " a saper leggere erano ben pochi " . E ha detto un altro compagno di quella sezione comunista palermitana , Mario Viale : " Sono stato con Pio due domeniche fa a raccogliere le firme per la pace . Era allegro , scherzava e convinceva tutti a firmare " . Ecco , appunto , l ' antico che diventa messaggio moderno , che colpisce i giovani come una novità piena di fascino , come un " modo nuovo " di fare politica . Questo , tutto questo , sfasciava il clima della " pax mafiosa " , quella tale pace all ' ombra della quale si è potuto operare tranquilli per due anni dopo l ' intimidazione degli assassinii di Mattarella e di Costa : quando le varie " famiglie " regolavano i conti tra loro ( 130 i morti negli ultimi 13 mesi , opportunamente " potate " le vecchie piante dei Badalamenti , degli Inzerillo , dei Bontade nella disperata lotta per il controllo del " business " dell ' eroina ) e la gente badava solo ai fatti suoi . Ha detto Ninni Guccione , presidente regionale delle ACLI , pochi minuti dopo aver appreso la notizia dell ' uccisione di La Torre : " Chi riesce a muovere le cose , ad innescare processi che comunque cambino le cose , qualcosa , che siano unitari e collettivi , qui in Sicilia ha solo una risposta , che è il piombo , la sentenza di morte " . Non crediamo che sia sempre così . Questa volta il potere mafioso ha lanciato una sfida troppo ardita e dubitiamo fortemente che quel movimento che esso tanto teme , possa fermarsi - piuttosto che intensificarsi - perché il compagno Pio La Torre è stato fucilato a tradimento .
Unità e rigore ( Berlinguer Enrico , 1978 )
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Viviamo giorni gravi per la nostra democrazia . Abbiamo parlato di pericolo per la Repubblica . Non è un cedimento all ' emozione , è un giudizio politico che parte dalla consapevolezza delle forze potenti , interne e internazionali , che muovono le fila di questo attacco spietato contro lo Stato e le libertà repubblicane . Il Paese ha capito e milioni di uomini si sono mobilitati dando la risposta giusta , la più ampia e la più unitaria . Comunisti , socialisti , democristiani , cittadini e giovani di ogni fede politica si sono ritrovati in piazza con le loro bandiere e con una comune volontà di difendere la democrazia . E in Parlamento le forze politiche democratiche hanno dato vita ad una maggioranza nuova per la presenza in essa , dopo più di trent ' anni , del partito comunista italiano : fatto che ha assunto particolare significato per il momento in cui è avvenuto , superando di slancio dubbi e incertezze di ogni parte che pur erano presenti dopo la conclusione della crisi di governo . È facile immaginare quale sarebbe oggi la situazione , quale lo smarrimento , se non vi fosse stata questa risposta del Paese e del Parlamento . È chiaro adesso perché abbiamo lavorato così tenacemente per evitare uno scontro lacerante che avrebbe provocato l ' ingovernabilità del paese , la paralisi dei pubblici poteri e lo scioglimento delle Camere . È chiaro perché abbiamo posto al centro di tutta la nostra azione la necessità di fronteggiare l ' emergenza attraverso una collaborazione chiara tra le forze politiche fondamentali . Si è affermato che Aldo Moro è stato rapito proprio per colpire un simbolo , tra i più significativi , di questo sforzo , teso a impedire lo scollamento politico e istituzionale . Ma al di là della persona di Moro - ( al quale rinnoviamo , in questo terribile momento , la nostra stima e solidarietà ) - si è voluto colpire l ' insieme della democrazia italiana . Il terrorismo e la violenza politica mirano a questo : a sostituire la presenza , l ' iniziativa , la partecipazione , e quindi la crescita della coscienza politica di masse sempre più grandi di popolo , con la guerriglia di bande di fanatici a colpi di spranga e pistola . È la conquista più grande del popolo che viene minacciata . Si vuole impaurire la gente , disperderla , svuotare le istituzioni rappresentative e preparare così il terreno a nuove dittature . È giunto il momento di decidere da che parte si sta . Noi la scelta l ' abbiamo fatto . Essa è scritta nella nostra storia . Il regime democratico e la Costituzione italiana sono conquiste decisive e irrinunciabili del movimento popolare , delle sue lotte , del suo cammino , non ci sono stati regalati da nessuno . Molto c ' è da rinnovare nella società e nello Stato , ma guai ad allentare la difesa delle conquiste realizzate e delle istituzioni repubblicane . Non c ' è oggi compito più urgente e più concretamente rivoluzionario che quello di fare terra bruciata attorno agli eversori . Facciano il loro dovere , fino in fondo , i corpi preposti alla difesa delle istituzioni . Faccia il proprio dovere ogni cittadino democratico . Nessuno si lasci prendere dalla sfiducia , tutti contribuiscano , quale che sia la loro funzione , a mandare avanti la vita del paese in tutti i campi . Faccia il suo dovere la classe operaia che sta diventando sempre più la forza che in concreto garantisce gli interessi fondamentali della nazione e la capacità di reggere a tutti gli urti . Come partito comunista continueremo a fare la nostra parte . Ma questa mobilitazione straordinaria , questa vigilanza di massa del nostro popolo chiedono , sollecitano , una guida politica nuova del Paese . Ha colpito tutti , giovedì , l ' assonanza tra Paese reale e Paese legale , tra società civile e il Parlamento . Tutti capiscono che ben altro governo sarebbe stato necessario , un vero governo di unione democratica . Ma il rischio di una grave lacerazione è stato evitato , una nuova maggioranza parlamentare si è formata e vi è un programma che consente di fronteggiare l ' emergenza secondo linee che vanno al di là dell ' immediato . Si tratta di un passo avanti , che attende ora la prova dei fatti . Il nostro proposito è che la più ferma difesa della convivenza democratica si accompagni , finalmente , al rigore , alla pulizia , all ' efficienza . Bisogna risanare lo Stato . La cosa pubblica deve essere amministrata seriamente . E questo vale per tutti : per i più alti funzionari e dirigenti delle imprese statali come per i più umili impiegati . La carta fondamentale che viene giocata contro le forze del rinnovamento è la disgregazione , il lassismo , il non governo . Il rigore è una scelta nostra , come lo è l ' austerità : è la leva per cambiare le cose e non soltanto per impedire il collasso . Ciò è reso possibile dalla presenza nella maggioranza dei partiti delle classi lavoratrici . Il PCI reca in questa maggioranza anche un modo nuovo e più alto di sentire gli interessi nazionali , una nuova moralità . Già da tempo la classe operaia influenza , più o meno ampiamente , l ' indirizzo politico nazionale . Oggi può esercitare tale influenza politica in modo più diretto . Il passo avanti realizzato nell ' unità delle forze fondamentali del nostro popolo reca il segno dell ' emergenza . Noi staremo in questa maggioranza parlamentare con la lealtà e fermezza . Daremo il nostro sostegno , ma eserciteremo un incisivo e metodico controllo . Ci adopereremo perché ogni decisione sia coerente col programma e anzitutto con le sue priorità : ordine democratico , salvezza della scuola , occupazione , Mezzogiorno . C ' è però chi concepisce la soluzione attuale della crisi come una semplice tregua . Troppo grandi sono i problemi che la nuova maggioranza dovrà affrontare , troppo alta è la posta in gioco per poter giustificare un atteggiamento puramente attendista e passivo qual è quello di tregua . È il momento dell ' iniziativa e dell ' azione solidale con il Paese : altrimenti tutti ne pagheremmo lo scotto . Molto dipende dunque dallo sviluppo nel profondo del Paese di movimenti che rafforzino il tessuto democratico e rendano più salda ed estesa l ' unità tra le forze popolari .
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La scomparsa di Amadeo Bordiga ha riproposto il tema della sua figura e della sua opera . Era nato a Resina ( Napoli ) nel 1889 . Nel 1910 si iscrisse alla federazione giovanile socialista , che si collocava alla sinistra del partito e si distinse in essa per la sua intransigente opposizione alle posizioni riformiste . Particolarmente dura fu la sua polemica contro i maggiori esponenti del socialismo napoletano e le loro « degenerazioni bloccarde » : nel 1912 fondò il circolo « Carlo Marx » che divenne il centro di raccolta dei socialisti rivoluzionari napoletani . Al congresso di Ancona nel 1914 , opponendosi a quanti affermavano che nel Mezzogiorno i socialisti dovevano adottare una linea particolare , afferma che il processo rivoluzionario aveva uno svolgimento simultaneo e che di conseguenza , il , partito socialista doveva adottare una tattica unitaria . Apparivano già evidenti alcuni degli elementi positivi e negativi che sarebbero rimasti poi fondamentali nell ' ideologia bordighiana ; il rifiuto di ogni soluzione parziale o localistica ma , nello stesso tempo , l ' identificazione di tattica e strategia , la difficoltà di passare in maniera efficace dall ' elaborazione teorica all ' attività pratica . Particolare importanza , in quel periodo , ebbe la sua intransigente opposizione alla guerra Anche per Bordiga , come per la direzione del PSI , la guerra sarebbe stata una parentesi : occorreva fare in modo che essa arrecasse il minor danno possibile al partito e , in particolare , non incrinasse la sua compattezza ideologica . Gli avvenimenti del 1917 , e , soprattutto , la rivoluzione russa modificarono , in parte , queste posizioni . Nel novembre , i rappresentanti della frazione intransigente rivoluzionaria , che si era costituita nell ' estate , e di cui faceva parte anche Bordiga , si riunirono a Firenze con i rappresentanti della direzione . Può anche darsi che in quella riunione Bordiga abbia posto la questione della conquista del potere , ma è certo che non solo dal convegno non venne fuori una linea rivoluzionaria , ma anche da parte di Bordiga il problema della rivoluzione continuò ad essere considerato un problema del dopoguerra . Di qui la mancanza di una indicazione politica di organizzazione e di lotta e la differenza notevolissima dalle posizioni leniniste . Nel novembre del 1918 Bordiga fondò il « Soviet » che , non ostile in un primo tempo , alle posizioni della direzione massimalista andò poi assumendo atteggiamenti sempre più intransigenti , in particolare sulla questione dell ' espulsione dei riformisti . Ma il « Soviet » non diventò un centro di raccolta della sinistra , anche perché pose come motivo centrale della sua polemica quello dell ' astensionismo : occorreva astenersi dalle elezioni per poter meglio preparare la rivoluzione . Ma si trattava poi di una preparazione che era vista in termini essenzialmente educativi e propagandistici , sicché Bordiga per questo aspetto fondamentale non si distaccava dalle posizioni massimalistiche . La parola d ' ordine dell ' astensionismo non ebbe grande risonanza all ' interno del PSI dove , nel maggio del 1919 aveva cominciato ad operare a Torino il gruppo dell ' « Ordine Nuovo » . Bordiga attacca subito la concezione dei « consigli » contrapponendo ad essa quella del partito , non leninista , ma inteso come un nucleo di « puri » , ideologicamente assai coeso , ma intorno a principi assai semplici , che si richiamavano al « manifesto dei comunisti » ; un partito di propagandisti che elaboravano e diffondevano parole d ' ordine , intorno alle quali si sarebbero raccolte le masse al momento della rivoluzione . In realtà , in quegli anni , pur ponendo al centro della sua attenzione i « consigli » Gramsci era più vicino di Bordiga alla concezione leninista del partito . Nel congresso di Bologna del 1919 le posizioni astensioniste furono nettamente battute . Alla constatazione dell ' impossibilità di portare la maggioranza del partito socialista sulle sue posizioni , apparsa evidente già nel dibattito precongressuale , deve essere collegato il tentativo di Bordiga di entrare in rapporto diretto con Lenin comunicandogli la sua decisione di fondare un partito comunista in Italia , attraverso due lettere che furono intercettate dalla polizia . E ' a queste lettere che si fa risalire la priorità di Bordiga nell ' aver posto la questione del partito in Italia , ma quello voluto da Bordiga era , in realtà , un piccolo partito massimalista , che avrebbe dovuto lanciare rigide parole d ' ordine , e svolgere un ' intesa propaganda , nell ' attesa dell ' inizio del processo rivoluzionario , di cui esso avrebbe poi preso la direzione . Il gruppo bordighiano non si poneva il problema di come dare avvio al movimento , di come intervenire attivamente in esso , sicché , a questo proposito si può parlare dell ' esistenza di forti legami fra le concezioni bordighiane di quel periodo e quelle serratiane . In realtà il solo strumento d ' intervento attivo nel processo rivoluzionario , che sia stato teorizzato e costruito in quegli anni furono i consigli di fabbrica . Ma la concezione ordinovista si affermò soprattutto a Torino e le tesi gramsciane , anche se ricevettero l ' approvazione di Lenin alla vigilia del II congresso dell ' IC , rimasero isolate nel PSI . La sconfitta del movimento di occupazione delle fabbriche accentuò questo isolamento e le polemiche che precedettero il congresso di Livorno , anche per l ' intervento dell ' Internazionale , si accentrarono intorno alla questione dell ' espulsione dei riformisti . Era un problema che Bordiga aveva posto con maggiore insistenza degli altri , ed egli , di conseguenza , fu in quei mesi il maggiore antagonista di Serrati e diventò poi il capo del Pcd ' I , che nacque dalla scissione di Livorno . I primi anni di vita del nuovo partito furono fortemente improntati dalla direzione di Bordiga , che ottenne l ' approvazione della maggioranza per le sue tesi al congresso di Roma del 1922 . Le difficilissime condizioni create dall ' affermarsi del fascismo , la ferrea disciplina di partito rivoluzionario , la popolarità di Bordiga presso la base resero assai lenta la nascita di un gruppo leninista che potesse prevalere . Soltanto nel 1923 , per iniziativa di Gramsci , ebbe inizio la formazione di un nuovo gruppo dirigente , le cui posizioni però , come mostra la conferenza di Como del 1924 , incontrarono forti resistenze nel partito . Quando , nel 1924 , Bordiga partecipò al V congresso dell ' Internazionale , poteva ancora contare sul sostegno di una parte del partito comunista italiano . Intervenendo nella discussione sul fascismo affermò che si era trattato solo di « cambiamento del personale governativo della classe borghese » e si oppose decisamente ad ogni tattica di fronte unico così come si era già opposto alla partecipazione dei comunisti al movimento degli arditi del popolo . Ma il congresso dell ' IC insistette affinché i comunisti italiani arrivassero all ' unità con i « terzinternazionalisti » guidati da Serrati . Bordiga sembrò accettarne le decisioni , ma ritornato in Italia riprese la lotta per l ' affermazione della sua linea che fu definitivamente sconfitta solo nel gennaio 1926 al congresso di Lione . Nel febbraio dello stesso anno Bordiga partecipò al VI plenum dell ' esecutivo dell ' IC , scontrandosi duramente con Stalin . Ancor più che al V congresso egli apparve come il maggior rappresentante della sinistra estrema ed il discorso che vi pronunciò fu , secondo il Carr , « l ' unica seria opposizione che si udì durante la sessione » ; il suo intervento fu diretto soprattutto contro le concessioni che venivano fatte ai contadini dell ' URSS , ed in esso egli riprese tesi dell ' opposizione interna russa , ed in particolare di Trotzkj . Tornato in Italia nel novembre dello stesso 1926 , Bordiga che era stato già arrestato e processato nel 1923 , fu nuovamente arrestato e inviato al confino . Fu liberato nel 1930 . Invitato dal partito comunista a ritornare alla lotta , non accettò e fu espulso . Gli ultimi quarant ' anni della vita di Amadeo Bordiga non appartengono alla storia del movimento operaio ma costituiscono una vicenda privata .
Per la foto non si preoccupi ( Fortebraccio , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Noi crediamo nella vita ultraterrena - e se qualche compagno arriccia il naso , si rilegga , per favore , l ' art. 2 del nostro statuto - e crediamo anche che , giunti che saremo lassù , il Padreterno ci sottoporrà a un processo perché gli confermiamo personalmente come ci siamo comportati in vita . Lo speriamo , anzi , perché abbiamo nella manica una carta sicuramente vincente . Gli diremo , infatti , che quando eravamo vivi abbiamo letto tutti gli scritti dell ' ing. Ronchey , anche adesso che , da qualche tempo , compaiono su " la Repubblica " senza quella sua foto che bastava da sola a renderli così leggeri e lieti . Udita questa nostra confessione il Signore - non senza commiserarci - sentenzierà che ci spetta il paradiso , il quale deve essere noiosissimo , col solo vantaggio - se c ' è una giustizia - che non vi incontreremo mai l ' arcivescovo Marcinkus . Iddio che è ( non ci stancheremo mai di dirlo ) filocomunista , ha sempre mandato all ' inferno i banchieri e predilige i metalmeccanici , anche se costoro non lo sanno . Ogni tanto però - raramente , si capisce - la nostra pazienza viene premiata e ciò accade quando l ' ing. Ronchey ( il quale , solitamente , scrive lo stesso articolo , sicuro com ' è che nessuno ha mai letto i precedenti ) viene folgorato da una idea come è accaduto nel suo scritto , su " la Repubblica " di ieri , dove a un certo punto ( verso la fine : le cose bisogna meritarsele ) dice che Spadolini è un " esausto mediatore " . Ecco una buona definizione e probabilmente il presidente del Consiglio è effettivamente un " esausto mediatore " , ma riuscite a immaginare uno Spadolini attorniato da ministri che andassero d ' accordo e che non avessero più bisogno di mediatori o , se preferite , di pacieri ? Come arriverebbe a sera , quel poveretto ? La nostra ( personale , s ' intende ) convinzione è che il sen. Spadolini quando compie una mediazione è sorretto da questa sola speranza : che si tratti di una mediazione effimera , in modo che il giorno dopo o magari addirittura qualche ora dopo sia chiamato a comporre un nuovo dissidio , così ha da lavorare , l ' odio essendo , come dice il proverbio , il padre del pentapartito . Ora aspettiamo il nuovo articolo dell ' Ingegnere su " la Repubblica " . Ne scrive uno la settimana e sono sempre così spontanei , così sorgivi , così di getto che sembrano partoriti tutti col taglio cesareo . Ma se , come ci permettiamo di suggerirgli , manda quello di un anno fa , che non ricordiamo più se fosse dedicato alla vita degli insetti o alla situazione dei partiti , nessuno se ne accorgerà . Per la foto non si preoccupi , Ingegnere . Ne abbiamo già una appesa al muro tra quelle di Marilyn Monroe e di Cary Grant .
La neolingua della galera ( Sofri Adriano , 1999 )
StampaPeriodica ,
Nelle prigioni nascono e si affermano parole nuove . Il detenuto che viene spedito in un altro carcere è ' sballato ' , ' impacchettato ' . Oppure si dice che ' l ' hanno partito ' . Cambia il gergo , ma il recluso resta sempre un pacco . Se i linguisti lo sapessero , e in particolare i vocabolaristi , farebbero carte false per venire in galera . Intanto , i luoghi chiusi funzionano come isole per la lingua , producendo un lessico e un gergo peculiare , e conservando intatte parole e forme dal contagio con la lingua di fuori . Benché minata dalla presenza della tv e dal tramonto della malavita tradizionale e dei suoi gerghi , questa capacità di autosufficienza e di congelamento linguistico resta notevole . Al tempo stesso , le galere , ' isolate ' dal mondo fuori , tengono una comunicazione fra loro , assicurata non solo dall ' alto - le autorità e i regolamenti , e i loro idiomi , spesso agghiaccianti , spesso esilaranti - ma anche , orizzontalmente , dai travasi di prigionieri dentro il così detto ' circuito carcerario ' . Norma non estirpabile dell ' amministrazione carceraria è infatti una specie di moto perpetuo per cui i detenuti vengono trasferiti da un carcere all ' altro , come patelle staccate dallo scoglio , per evitare che ci si attacchino troppo . Questo maniacale moto perpetuo produce l ' effetto di far tornare periodicamente le cose al punto di partenza . Così , l ' innovazione linguistica sorta nella prigione X , e dimostrata capace di successo , si trasferisce , viaggiando addosso al detenuto , come un pidocchio mutante , nella prigione Y , e in un giro breve di tempo , mentre il mondo di fuori non ne sa niente , il mondo di dentro aggiorna il suo magazzino linguistico . L ' esempio che voglio illustrare è proprio quello della parola che designa il trasferimento . Il termine più ricorrente è : sballare . In subordine : impacchettare . È chiara la parentela fra i due verbi . Il loro successo era legato alla capacità di cogliere due aspetti essenziali del trasferimento penitenziario . Il primo , che il suo oggetto non è una persona , ma un pacco ; il secondo , che la dislocazione dell ' oggetto avviene in modo brusco e burocraticamente brutale , come quando si dà un calcio a un barattolo su una strada di periferia . Sballare , e il suo contrario , imballare , descrivono l ' oggetto ( l ' ' unità detenuta ' , sic ) incartato e legato come un salame , e buttato , più che verso la destinazione ulteriore , lì , fuori dai piedi , qui . Significazione indispensabile , perché il trasferimento di un detenuto somiglia , rudezza a parte , a una prestidigitazione , a un illusionismo : un momento fa c ' era , ora non c ' è più . Sballato , scomparso . Non ha avuto il tempo di salutare , non gli si è detto perché , né dove sta andando . Qualcuno , al passeggio , dice : ' Ma il tale , oggi , non scende ? ' . E un altro , con un po ' di rammarico , o neanche , risponde : ' L ' hanno sballato ' . Si fa la mattina presto , quando tutti dormono , o sono chiusi . C ' era una volta Gigino e Gigetto , via Gigino , via Gigetto . A volte , altrettanto inopinatamente , torna Gigino , torna Gigetto . Il detenuto ora graziato dopo trent ' anni di galera , ne aveva girate una cinquantina . Il tempo di attaccare una cartolina di ragazza al muro e via , al prossimo scoglio . Ora , sempre di più , sento impiegare il verbo ' partire ' , in una sua forma transitiva . Un grido nella mattina : ' Mi stanno partendo ' . Una domanda al passeggio : ' Ma Gigino dov ' è ? ' . ' L ' hanno partito ' . Trovo questa variazione molto interessante . È chiara la sua matrice meridionale : ma già la ripetono anche detenuti italiani che meridionali non sono , per non dire degli stranieri , che non hanno alcun pregiudizio ad accogliere e ripetere una forma ascoltata , da qualunque parte provenga . Meridionale è l ' impiego transitivo dei verbi di moto : scendimi la valigia , escimi la bicicletta . Se di ' partire ' transitivo , fuori , gli esempi mancano , è perché alla gente di fuori non capita spesso di essere impacchettati e spediti con un calcio da un ' altra parte : cioè di ' venire partiti ' . Un trasferimento di fuori , non so , da un provveditorato all ' altro , avviene in forme meno brusche . L ' estremizzazione di attività - in chi parte qualcuno - e passività - in chi viene partito - è affare di carcere . Uno è un po ' indocile , e l ' occhio clinico dei compagni , e la testa scossa , prevedono : ' A questo lo partono subito ' . Se non sapessi che bisogna guardarsi dalle etimologie grossolane , se non ricordassi Varrone dagli anni della scuola ( che avevano pure loro delle belle parole - timbro : promosso , bocciato , ' mandato a ottobre ' ) , mi piacerebbe suggerire un ' analogia di ' mi stanno partendo ' col verbo partorire : per sottolineare , invece , che l ' ottimistica idea di essere dati alla luce , messi al mondo , la perigliosa e non richiesta espulsione dal grembo . Un rifiuto , piuttosto che un ' ammissione , che in carcere si ripete all ' infinito . Infine , partire è un po ' morire . Morire era , fino a poco fa , anche transitivo , ma nel senso di ammazzare . ' Ohimè , che m ' hai morto ' . Più affascinanti sono quelle lingue in cui morire è riflessivo : morirsi . Sembrano più consapevoli del fatto che morire è un tornare dentro , e che quando si muore , si muore soli . Questo avviene in Abruzzo . ' Quiju s ' è mortu ' , il tale è morto . Ne Ji Raccunti de Cazzirru dell ' aquilano Giuseppe Placidi , leggo : ' Me sembra ieri che s ' è mortu ju poru Luiggi , oi ' . ( Non so se rientri in questo uso il romanesco ' sinnò me moro ' , più parente del traslato morire d ' amore , o dalle risate ) . Con ciò si conclude il mio avviso ai linguisti , Crusca e gli altri , che vorranno apprezzare la comunicazione e passarla sotto i loro ferri . Io , da dilettante , sto meditando il colpo grosso . Chi non ha desiderato di coniare , di creare , una parola nuova e inaudita , piena di vocali , come quella di Hamsun in Fame ? Una parola bellissima , come ' idea ' , oppure un nome di ragazza , come Anahita . Peccato che ci siano già . Io oggi posso inventare la mia , e metterla in circolazione nel mio piccolo . Di qui , la gente via via partita la porterà in giro nel circuito . Quanto al mondo di fuori , prima o poi qualcuno dovrà pur uscire e portarsela dietro , la parola nuova .
StampaPeriodica ,
Le storie televisive dell ' ispettore Derrick sono molto seguite . A lume di buon senso critico , non ci sarebbero ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere . il protagonista ha lo sguardo acquoso , il sorriso triste di un vedovo sin dalla nascita , veste male con cravatte orribili , come del resto anche i suoi comprimari ; gli interni avrebbero piombato lo scomparso Aiazzone in un inguaribile sconforto , e gli esterni sono quanto di peggio la Baviera può offrire ( e dire che avrebbe di meglio ) . Rimarrebbe da pensare che lo schema poliziesco delle vicende sia originale e che Derrick conquisti il suo pubblico dando prova di facoltà mentali fuori dal comune . Ora lo schema , rispetto alle storie poliziesche di una volta , mostra un tratto di stagionatissima novità , già ampiamente sfruttata dalla serie del tenente Colombo : il pubblico sa subito chi è il colpevole e come ha fatto a delinquere . Il gusto consiste nel vedere come il poliziotto , che non sa , indovina e - disponendo di scarsissime prove - conduce il colpevole a tradirsi . Ma Colombo , peggio vestito di Derrick , si muove con i suoi modi proletari in un mondo di californiani belli e potenti , che lo trattano come una pezza da piedi ( e lui li incoraggia ) , sicuri che quello scarto di remote immigrazioni non riuscirà a rompere la loro guardia , e a infrangere la barriera della loro arroganza . Colombo li mette con le spalle al muro con alcuni trucchi psicologici di perfida raffinatezza , trae dalla manica un asso di denari insospettato , e li conduce a perdizione proprio sfruttando la loro sicumera . l pubblico gode di questa lotta tra il pigmeo e il gigante dai piedi d ' argilla e va a dormire con la sensazione che qualcuno , modesto e onesto come loro , li abbia vendicati , punendo personaggi odiosamente ricchi , belli , bravi e potenti . Derrick invece no . Quasi sempre ha a che fare con gente più modesta e peggio vestita di lui , psichicamente instabile , intimidita da un rappresentante della legge , come accade a ogni buon tedesco . I suoi colpevoli appaiono così spudoratamente colpevoli che lo capisce di solito persino Harri ( e pare strano che la polizia bavarese non faccia almeno un test d ' intelligenza prima di assumere qualcuno ) , crollano quasi subito , bastava dargli uno spintone . Eppure Derrick funziona e non facciamo gli snob : non ce ne perdiamo uno . È uscito da poco Le passioni nel serial TV ( Nuova Eri ) dove Pier Luigi Basso , Omar Calabrese , Francesco Marsciani e Orsola Mattioli si occupano delle strategie passionali messe in opera da Beautiful , Twin Peaks e , appunto , Derrick . Di quest ' ultimo si occupa Marsciani . Non posso seguire passo per passo la sua analisi , che dura una trentina di pagine , ma essa certamente risponde agli interrogativi che ponevo sopra . Queste storie non scelgono mai casi eccezionali , ma vicende di cui si occupa anche la cronaca dei giornali , e che potrebbero accadere a noi , o ai nostri vicini di casa ; per cui è fondamentale che non vi appaiano né figure eroiche né figure troppo antieroiche ( e cioè malvagi a tutto tondo ) . Sia il nemico che il collaboratore della giustizia sono sempre divisi tra passioni opposte , desiderio di giustizia e di vendetta personale , colpa e comprensibile debolezza . I luoghi non debbono essere troppo riconoscibili , per non restringere le possibilità d ' identificazione da parte di ciascuno , ma debbono ricordare ambienti familiari a tutti . Non me n ' ero accorto , ma pare che , a mano a mano che la serie va avanti , i personaggi usino sempre automobili ultimo modello , in modo che lo spettatore ritrovi sempre un ' atmosfera di attualità quotidiana ( Derrick non può permettersi il catorcio di Colombo ) . Derrick arriva a intuire la verità non perché sia diabolicamente intelligente , ma perché è sensibile all ' interlocutore , non ne diffida mai completamente , prende sul serio i suoi patemi - e pensiamo quanto diverso sia Colombo , che invece diffida sempre . Certo anche a Colombo , come a Derrick , alla fine dispiace di aver rovinato il colpevole ; ma a Colombo dispiace perché in fondo , in questa lotta di reciproche astuzie , l ' avversario - così diverso da lui - gli era diventato quasi simpatico ; Derrick soffre alla fine perché il colpevole lo ama sin dall ' inizio , lo sente dei suoi . Riassumendo i vari contributi del libro , Calabrese conclude che Derrick è un mediatore tra realtà e immaginario perché rende normali le sensazioni interne al narrato e invoca una normalità parallela nei suoi spettatori " è il trionfo della mediocrità , intesa appunto come ` stare nel mezzo ' , e diventa valore invece che anonimato . " E allora si capisce perché ha successo : costituisce la quintessenza di ogni spettacolo televisivo , anche di quelli che mettono in scena personaggi reali , amati solo se si dimostrano trionfalmente più mediocri del più mediocre tra gli spettatori .
Il primo incontro di quei due ( Fortebraccio , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Mercoledì abbiamo scritto il nostro solito corsivo comparso ieri dedicato al segretario del PSDI , on. Pietro Longo , rientrato dalla Cina , dopo aver visto che " L ' Umanità " , organo del partito socialdemocratico , non recava l ' intervista a Longo , promessaci da un anonimo collega che , curioso di " conoscere i particolari dell ' interessantissimo viaggio " , non se la sentiva di " disturbare " il suo supremo dirigente e si proponeva di interrogarlo più tardi . Ma neanche ieri l ' intervista è apparsa e poiché nel PSDI c ' è una " talpa " , noi ora siamo in grado di affermare che Longo in Cina non c ' è mai stato e che lunedì , passando per Fiumicino , arrivava da Grottaferrata . Temperamento intrepido , viaggiatore instancabile , non è la prima volta che Pietro Longo si allontanava per luoghi lontani : al suo partito ricordano ancora quella volta , molti anni fa , che andò fino a Genzano , dove del resto nessuno lo vide . Rientrato col favore della notte , si rimise subito al " suo tavolo di lavoro " , presso la sede del PSDI , rimanendovi per ben due giorni intento a sbrigare pratiche urgenti , tanto è vero che dall ' anticamera giungeva il suono sibilante di un ininterrotto russare . Segno inconfondibile , per i suoi intimi , che il segretario pensa , il letargo essendo del tutto simile , nei socialdemocratici , alla attività . L ' altro ieri , infatti , " L ' Umanità " recava in prima pagina , con grande rilievo , questa notizia : " Cooperatori del PSDI - domani da Longo " , lasciando intendere che tutti insieme avrebbero fatto una bella dormita e ieri , sempre il medesimo quotidiano e sempre inquadrato , in prima pagina , portava questo titolo : " Problemi della Sardegna - all ' attenzione di Longo " , il che ci conferma che la cosa è come immaginavamo rilevante e memorabile , essendo difficilissimo ottenere che il massimo esponente socialdemocratico ( escluso il sen. Saragat che fa la regina madre ) abbandoni anche per brevi istanti i suoi studi prediletti , consistenti nella lettura delle annate della " Settimana enigmistica " . Speriamo che abbiate notato che l ' organo del PSDI , conscio dell ' importanza storica dell ' evento , ha pubblicato la foto dello " scambio di vedute " tra Longo e Puletti , da non confondersi col loro primo incontro , che avvenne parecchi anni or sono a Frascati . C ' era lì Ruggero Puletti al caffè e si gingillava con un cucchiaino , ciò che mise in sospetto il segretario del PSDI sulla natura spontaneamente socialdemocratica dello sconosciuto . Ma per essere più sicuro Pietro Longo gli chiese : " Lei che cosa fa ? " " Niente " , rispose l ' altro senza esitare . Allora fu chiaro che un vice segretario così i socialdemocratici non lo avrebbero trovato mai più .