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> anno_i:[1970 TO 2000}
Succede nella buona borghesia ( Fortebraccio , 1982 )
StampaQuotidiana ,
La signora Ada Manzi ci scrive una lettera da Milano e non aggiunge né il suo indirizzo né altre indicazioni che ci permettano di individuarla con precisione . Ma non importa , ciò che conta essendo il contenuto della sua missiva con la quale ci rimprovera in termini sostanzialmente cortesi ma vivaci di dire " sempre male " dei diplomatici italiani , come se l ' essere " in carriera " ( la signora Manzi deve sapere bene che così si esprimono i francesi , i quali chiamano , se non sbagliamo , la professione diplomatica per antonomasia " la carrière " ) non fosse una " ambita distinzione " che merita " un particolare rispetto " . E la lettera termina curiosamente così : " Credo che per una ragazza della buona borghesia sarebbe un piacere e un onore sposare un promettente diplomatico " . Gentile signora , ci consenta di dividere questa nostra risposta in due parti : una seria e una scherzosa . Cominciamo dalla seria . Ciò che vale e quale autonomia abbia la diplomazia italiana attuale ( ci riferiamo , naturalmente , ai suoi supremi responsabili ) lo si vede ogni giorno e ogni giorno , si può dire , lo ha segnalato il PCI e , su questo giornale , il nostro condirettore Ledda , con gran copia di argomenti e con singolare bravura . Non avremmo dunque bisogno di aggiungere da parte nostra una sola parola , se non fosse per notare che il nostro ministro degli Esteri lo abbiamo e solo visto sorridere . Ma quando fa il cattivo quello lì ? E quando è che gli viene in mente che sarebbe pur bello prendere una posizione coraggiosa , per primo , invece di dire " sì " o " no " ( sempre sorridendo ) solo quando gli altri lo hanno già detto da giorni o addirittura da settimane ? Ma si limiti soltanto a considerare la questione del gasdotto siberiano , la cui installazione , a detta di tutti , è nell ' interesse del nostro Paese . Ebbene , sono già quattro volte ( se non sbagliamo , per difetto , i conti ) che ci prendiamo una " pausa di riflessione " . Abbiamo un governo di pensatori o di politici ? E lei se lo figura Kant che si prendeva le " pause di riflessione " ? E durante le " pause " che faceva , ronfava ? E ora ci lasci dire , cara gentile Signora , che ci ha fatto ridere la storia della ragazza della " buona borghesia " per la quale sarebbe un " onore " sposare un diplomatico . Sa perché abbiamo riso ? Perché proprio recentemente un amico ci raccontava che i genitori , alti borghesi , di una giovane ragazza hanno ( vittoriosamente ) osteggiato il matrimonio della figlia con un giovane diplomatico , sostenendo che si sposta troppo spesso e che bisogna ogni volta tirarsi dietro l ' argenteria . Ecco come può naufragare un grande amore tra i " buoni borghesi " . Dica lei : non è meglio stare con i metalmeccanici ?
Il solo ( Fortebraccio , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Se i nostri lettori ci consentono una annotazione strettamente personale , diremo che la rinuncia di Raffaele Mattioli alla presidenza della Banca Commerciale ci ha fatto piacere , perché la sua presenza - e quale presenza - nel mondo della finanza e degli affari ci ha sempre procurato perplessità e imbarazzi non lievi . Ogni volta che affrontavamo lor signori ( e ci è accaduto spessissimo ) , giudicandoli rozzi e rapaci , insensibili e gretti , un nome si affacciava a disturbare , per così dire , la facile globalità della nostra diagnosi : « E Mattioli ? » . Potevamo non tener conto di quest ' uomo e confonderlo grossolanamente nel mucchio ? Adesso lor signori hanno perduto il loro alibi più scintillante , la loro irripetibile eccezione . Basta che poniate mente a quello che molti giornali hanno chiamato domenica il « cambio della guardia » alla COMIT . Escono con Mattioli la cultura e l ' ironia , entrano con Stammati la burocrazia e l ' ossequio . Alle lettere subentrano le circolari . Lor signori perdono un discendente di Voltaire e acquistano un parente di Oronzo E . Marginati . Mandando al posto del presidente che esce questo suo successore insignificante e smorto come la pagina di un registro , la DC , e per essa il ministro Colombo , compie un altro passo verso quell ' arretramento a destra che è , prima ancora che una operazione politica , una scelta culturale . Il ministro del Tesoro si è finalmente liberato di un uomo come Mattioli , che mentalmente , quando lo guardava , gli faceva spallucce , e ha mandato al suo posto un funzionario per il quale , se esistesse lui solo , la parola « fantasia » potrebbe scomparire dai dizionari , e nel cui orizzonte poetico i soli uccellini che volano sono quelli che per innumerevoli anni ha segnato veloce con la matita accanto alle cifre che « spuntava » con meticolosa inutilità . Abbiamo letto domenica molte prose apologetiche dedicate a Raffaele Mattioli , ma nessuna gli ha riconosciuto un merito che ci sembra specialmente invidiabile : egli è il solo italiano vivente che l ' on. La Malfa , sgridatore interplanetario , non abbia mai osato sgridare . Eppure Mattioli , per lunghi anni , si è scaldato La Malfa in seno , ma non appena si è accorto che era giunto a cottura , lo ha mandato a sfogarsi tra noi . Ecco un capolavoro ironico di Raffaele Mattioli . Gli auguriamo di seguitare a goderselo per moltissimi anni .
Si continua? ( Fortebraccio , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Consentiteci di iniziare questa nota con un avvertimento personale : a poche ore , si può dire , dalla caduta del senatore Fanfani noi ci sentiamo sfiniti come una puerpera . Che doglie , che fatica . Ma adesso che il segretario della DC se ne è andato , ci permetta di dirgli , senza il benché minimo malanimo ( glielo assicuriamo sinceramente ) che il suo insuccesso dipende principalmente dalla sua ostinazione nel voler fare un mestiere al quale è negato : quello della politica . Il senatore Fanfani , perché non riconoscerlo ? , di politica non se ne intende proprio . Non sente il tempo , non fiuta l ' aria , non vede le ombre , non avverte i cigolii , e , ciò che è ancor più grave in queste condizioni , si alza presto . Stesse a letto a lungo , potrebbe sempre dire : « Sapete , dormivo ... » . Invece era già in piedi prima dell ' alba e non s ' è accorto di nulla . È proprio che gli manca la vocazione . Questa prima parte del Consiglio democristiano , che è in più volumi come i romanzi di Dumas , ci ha offerto due occasioni : la prima , di constatare che con tutto ciò che se ne è detto , Fanfani non è il peggiore tra i suoi . Per quanto sembri incredibile , nella dirigenza DC c ' è di peggio . La seconda , di consolarci pensando che il senatore Fanfani ha sempre la risorsa della pittura , alla quale la politica indebitamente lo sottraeva . Egli è uno dei rarissimi democristiani , se non l ' unico , per il quale , dopo la caduta , non si pone la domanda che è diventata ormai un motto del partito di maggioranza : « E adesso dove lo mettiamo ? » . Pensate che persino l ' on. Emilio Colombo , caduto da presidente del Consiglio , pur di farlo qualche cosa lo hanno rifatto ministro del Tesoro , una cosa che lo riguarda come alla Fracci il sollevamento pesi . Il senatore , dunque , se vuol darci retta , si rimetta a fare il pittore , ma scelga la pittura figurativa . Ci piacerebbe che il suo geniale pennello ci donasse Il Butini desnudo , o una Natura morta con Pasquarelli o un Cresci e il lecca - lecca , ma intanto che il senatore dipinge nella pace di Camaldoli dove si è più vicini a Dio ( anche quella di Dio è una posizione non priva di inconvenienti ) , noi vorremmo ripetere qui , per le maggiori compagnie di assicurazione , la proposta che abbiamo già formulato per un giornale milanese : la creazione di una « Polizza Fanfani » , contro i rischi del ritorno del senatore . Con ciò non pretendiamo di essere fuori da ogni pericolo , dal momento che pare venuto il momento dei dorotei , e tutti sanno che ce n ' è qualcuno tra loro sospettato , fortunatamente soltanto sospettato , di avere l ' hobby della fiamma ossidrica .
FRA STORIA E LEGGENDA ( Spadolini Giovanni , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Il funerale di De Gaulle non sarà seguito né dal presidente della Repubblica francese né da nessuna autorità di governo : è una disposizione testamentaria che rimonta al gennaio 1952 , cioè al periodo in cui il generale capeggiava il Rassemblement in opposizione alla quarta Repubblica ma che non era stata mai corretta negli anni successivi , neppure dopo l ' apogeo e il trionfo . La scomparsa dell ' antico comandante della France libre avviene quindi sotto il segno del distacco dalla stessa classe dirigente che egli aveva creato e portato al potere : ora come un mese fa , in occasione della pubblicazione - lampo del primo volume dei Mémoires d ' espoir , Le renouveau , anticipata all ' improvviso per farla coincidere con l ' assenza di Pompidou , il delfino di una volta , dalla Francia a seguito del viaggio , protocollare e di circostanza , nell ' Unione Sovietica . Ma la verità è che la « morte civile » di De Gaulle era avvenuta più di due anni fa , nel maggio del 1968 , allorché il generale , in cui si incarnava una grande idea della Francia , era stato sul punto di essere travolto dall ' insurrezione dei Cohn - Bendit , dalla levata di scudi di una contestazione pittoresca e indistinta che egli aveva invano bollato col termine infamante di chienlit , qualcosa peggio che canaglia . In un attimo tutte le certezze , su cui De Gaulle aveva fondato il suo orgoglioso potere personale , avevano tremato ; per un momento la quinta Repubblica , concepita come la formula definitiva della storia di Francia , aveva conosciuto il rischio della frana . Era stata necessaria la grande umiliazione del viaggio a Baden Baden , volto ad invocare l ' aiuto dei gruppi corazzati di Massu , il quasi - esiliato della rivolta algerina , per riaprire uno spiraglio di sopravvivenza al regime in crisi : era stata necessaria la politica di caute e ammiccanti aperture allo stesso moto di contestazione , impostata con realismo e spregiudicatezza dal premier Pompidou , per riassorbire l ' ondata vorticosa della rivolta , per strappare la prima vittoria nelle elezioni di fine giugno . Da quel maggio del '68 , una data comunque decisiva nella storia d ' Europa , De Gaulle era un sopravvissuto a se stesso . Il licenziamento di Pompidou da capo del governo , nell ' autunno del '68 , fu l ' ultimo atto conforme allo stile , e ai rancori , dell ' uomo . Couve de Murville rappresentò quello che era stato Emile Ollivier per Napoleone III , negli ultimi mesi dell ' Imperatore prima di Sedan . La sfida del « referendum » sulla riforma regionale , una riforma pochissimo sentita dalla maggioranza dei francesi , sembrò voluta dallo stesso De Gaulle quasi per trovare la via di una ritirata onorevole , di un ' uscita dal campo senza viltà . Il generale non fece niente per vincere : annunciò ai francesi che avrebbe abbandonato il potere se non avesse strappato la maggioranza . E mantenne la parola , con la lealtà che in lui si identificava con l ' orgoglio . Molti ebbero la sensazione che De Gaulle , colpito a morte dai fatti di maggio , avesse preferito il ritiro nella solitudine di Colombey all ' esercizio di un potere dimezzato , contestato , discusso , in ogni caso impotente a risolvere i nuovi e laceranti problemi della Francia . Il suo distacco , nell ' anno e mezzo che ha preceduto la morte , è stato assoluto . L ' ufficio , che il governo francese gli aveva messo a disposizione nei pressi degli Invalidi , non è stato mai occupato . Nessuna delle oscure trame o vendette , attribuite all ' ex presidente , ha avuto un minimo di attuazione . La porta della Boisserie , il suo ritiro di Colombey , è rimasta chiusa agli uomini della nuova generazione post - gollista , anche a coloro , come Pompidou , che si erano formati nell ' intimità del generale o che addirittura ne detenevano le ultime volontà testamentarie . Nelle grandi ricorrenze , come il trentennale dell ' appello ai francesi del giugno 1940 , De Gaulle ha preferito allontanarsi dalla Francia piuttosto che associarsi a qualunque gesto di celebrazione . L ' attore , uscito dalla scena , si era trasformato nello storico , nel testimone di se stesso , dell ' uomo unicamente preoccupato di tessere la grande tela delle Memorie che rimarranno purtroppo incompiute al primo volume della seconda serie . Nulla , della nuova Francia pompidouista , poteva piacergli : pur nella sopravvivenza , pressoché intatta , delle istituzioni presidenziali - repubblicane da lui volute , con tenacia rasentante in parecchi casi l ' arbitrio . Il « nuovo corso » di Pompidou ricorda per tanti aspetti il regime di Luigi Filippo nella Francia del 1830 , all ' indomani delle grandi convulsioni dell ' età napoleonica e della contrastata restaurazione borbonica : una fase di tregua , un momento di respiro dopo una tensione eccessiva , dopo uno sforzo di grandeur finito nel fango di Waterloo . Enrichissez - vous : il grido della borghesia orleanista si rinnova nella nuova democrazia repubblicana , di netto stampo borghese , dove l ' antico direttore della banca Rothschild , scelto a suo tempo da De Gaulle come il tecnocrate che non poteva contrastargli i piani politici , e cioè il premier Pompidou , tende la mano al geniale ministro delle Finanze , Giscard d ' Estaing , antico leader dei gollisti indipendenti , nello stesso sforzo di salvare le basi della ricchezza francese , insidiate dai fantasmi di grandezza del generale , a cominciare dalla force de frappe . A trent ' anni di distanza dal generoso grido di ribellione di radio Londra , De Gaulle entra nella leggenda . Tre decenni della storia di Francia : interamente dominati da lui , nel bene e nel male , nell ' eroismo della resistenza opposta all ' invasione tedesca e alla capitolazione petainista non meno che nella superbia di un sogno politico di primato contraddetto dalla storia e dalla geografia , nella salvaguardia della libertà del suo paese non meno che nell ' assurdo « no » opposto alle speranze di unione europea con Londra . Si è parlato di « bonapartismo » : ma nulla è meno esatto . L ' uomo , che ha chiuso lunedì , in silenzio , la sua lunga giornata nella solitudine di Colombey - les - deux - Eglises , era l ' ultimo figlio della Francia del « gran secolo » , l ' ultimo esponente della tradizione monarchica , l ' ultimo contemporaneo dell ' epoca di Luigi XIV : quasi discendente diretto dalla galleria di Sovrani che sta al Louvre , simile , anche nel fisico , ai « ritratti di uomo » di Philippe de Champaigne . Piccola nobiltà cattolica di provincia , Lilla , contro il dominio centralistico di Parigi ; la fedeltà alla tradizione classica e quiritaria contro la mistica giacobina . Niente dello spirito della « grande rivoluzione » del 1789 , che gli era rimasta fondamentalmente estranea ; in un colloquio , che avemmo con lui undici anni fa a Roma , ci parlò con consapevole distacco di momenti ed aspetti dell ' epoca di Napoleone primo , con un distacco che poteva rasentare l ' insofferenza o il fastidio . La sua idea della Francia , come comunità mistica , aveva piuttosto una lontana origine maurrassiana : poi corretta dal lealismo repubblicano del giugno 1940 e dalla rottura clamorosa con l ' antico protettore , il maresciallo Pétain . La parabola , miracolosa parabola , della Resistenza anti - tedesca inserì il generale di provincia francese nel dramma convulso del suo paese , un dramma che egli ha dominato e regolato con grandezza e con capricci sovrani nel corso di un trentennio . Rappresentando in due momenti il punto più alto della coscienza della Francia : nella lotta ai tedeschi prima , contro il prevalente collaborazionismo di gran parte del suo paese , nella politica di pace e di indipendenza verso l ' Algeria , condotta a prezzo di ambiguità formali , dopo il suo ritorno al potere , ma con una visione complessiva fra le più audaci del nostro tempo . Come liquidatore coraggioso dell ' impero coloniale francese , De Gaulle cercò compensi in una politica estera di prestigio , che apparve , e spesso fu , almeno per gli stranieri , senza senso . L ' uomo , che aveva corso il rischio di vari attentati della destra francese e a Petit - Clamart aveva sfiorato la morte , finì per diventare il simbolo di un nazionalismo arcaico e furioso in lotta contro l ' Inghilterra e contro gli Stati Uniti , impegnato a ritardare la nascita dell ' Europa , la sola speranza possibile per la nostra generazione . Di qui tutte le contraddizioni e le impennate degli ultimi cinque anni del suo regime , che non sono state dimenticate né perdonate . Di qui le aperture incondizionate all ' Est e il rovesciamento di fronte nel conflitto fra arabi e israeliani ; di qui la visione planetaria che lo portò ad accendere in tutto il mondo , dalla Cambogia al sud - America al Quebec , la lotta contro gli Stati Uniti , alleati indispensabili , ieri come oggi , della Francia e dell ' Europa . La linea saggia e realistica di Pompidou ha già corretto , almeno in parte , gli errori e le intransigenze del generale . Ma oggi che De Gaulle se n ' è andato , come aveva sempre desiderato , senza la decadenza di una vecchiezza impotente , tutti gli europei tornano a pensare , con una punta di accorata malinconia , che il generale rappresentò soprattutto una grande e generosa illusione : l ' illusione che la Francia fosse ancora una grande potenza mondiale , nonostante la sconfitta del '40 , l ' illusione che l ' Europa fosse ancora il continente determinante , nonostante la congiunta vittoria russo - americana e la divisione del mondo in due blocchi . Con la sua morte , anche tale illusione scompare .
Ha capito tutto ( Fortebraccio , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Gentile Fortebraccio ( mi accorgo che la definizione « gentile » forse le è poco confacente , e allora coraggio : Simpatico Fortebraccio ) , seguo saltuariamente i suoi corsivi ( ? ) ... corrosivi e pur non condividendo le sue posizioni ideologiche mi ci diverto perché lei è spiritoso e spesso coglie nel segno . Ultimamente mi è capitato di passare alcuni giorni a Civitavecchia dove sono stata trascinata a una conferenza al Circolo della Scuola di Guerra . Oratore , una delle sue preferite ... vittime : Indro Montanelli , il quale - mi perdoni - gode della mia simpatia non meno di lei , se pure per altri motivi . Durante il dibattito che ha seguito la conferenza animatissima sul tema : « La stampa italiana » , gli è stato chiesto un parere su Fortebraccio che non gli lesina attacchi quasi quotidiani . Ha risposto : « Preferisco tacere . Fortebraccio era un mio caro amico trent ' anni fa . Io non riesco a dimenticarlo . Lui sì » . Bene , simpatico Fortebraccio , non le sembra che il suo amico - nemico abbia segnato almeno in questa circostanza un punto a proprio favore ? Sua XY - Milano . Gentile Signora ( credo che a lei si addica proprio l ' aggettivo « gentile » e glielo dedico volentieri . Aggiungo , visto che ho aperto questa parentesi , che ho tolto dalla sua lettera due o tre riferimenti che potevano farla riconoscere , per il caso che lei tenga all ' anonimato . Ho poi saltato le ultime righe che possono non interessare i lettori : mi limiterò a dire che ricambio la sua cortesia e che spero si avveri il suo proposito ) . E ora veniamo a Indro Montanelli . Io , che lo conosco bene , lo so capace di gesti , come questo , generosi e subitanei . Ne ha compiuto un altro nei miei confronti , molti anni fa , a riparazione di una sua indiscrezione che avrebbe potuto nuocermi . È questa una delle ragioni ( non la sola né la più grave ) per cui lo detesto di più . ( Non ho detto lo odio e perché non lo odio e perché , del resto , io non odio nessuno . ) Lo detesto perché è un epilettico della morale . Gli vengono degli attacchi di perbenismo e vi soccombe , ma non ha una passione salda , ferma , sicura e costante , alla quale , come mi sforzo di fare io , a un certo punto decida di sacrificare tutto il resto , comprese le simpatie e le amicizie . È di una fragilità psichica morbosa , se fosse un umore ne sarebbe sempre sudaticcio . Ed è da questa fragilità che gli viene una attitudine non rara in certi cinici sfiniti : quella di subire le influenze più degradanti e di restare loro fedeli con ostinato accanimento , reso sempre più rabbioso , quanto più gli appare evidente che sono abiette e quanto più s ' accresce la disistima che nutrono verso chi li ha contagiati . Veda , cara Signora , l ' anticomunismo di Montanelli , e noti come esso si appiglia di preferenza ai fatti minuti , agli episodi marginali , rifuggendo quasi sempre dal peso delle questioni ideologiche , sulle quali ogni opinione è ammissibile , anche se non condivisa . E sì che il nostro uomo è dotato di ingegno e di bravura indiscutibili . Come accade dunque che Montanelli senta sempre il bisogno di presentare i comunisti piuttosto come spregevoli che come erranti e preferisca suscitare nei loro confronti di preferenza il disprezzo invece che il dissenso ? Accade per effetto delle persone che si ritrova intorno e che lo influenzano : le persone più ottuse che si possano immaginare , intese unicamente alla difesa cieca del loro benessere e alla conservazione dei loro privilegi . Io sono persuaso che Indro Montanelli , personalmente , non è venale e non è « affittabile » . Ma lo impressiona il lusso , lo convince la continuità , lo abbagliano i luccichii . Circondato da gente per la quale nutre un profondo risentimento intellettuale e morale , se ne fa portavoce con una specie di voluttà distruggitrice , pago di sentirsi loro indispensabile e legato a loro da una sola gratitudine : quella che gli viene dall ' occasione che essi gli offrono di vendicarsi . Perché Indro Montanelli , che nella sua professione è sicuramente un vittorioso , nella sua vita è un vinto . A un certo momento nessuno ha più avuto bisogno di lui . In fondo io , che lo attacco così spesso , sono quello che gli vuole più bene . Ma i comunisti , tutti gli altri comunisti , tranne me che gli resto affezionato , non se ne curano . Al « Corriere » i giovani lo hanno schiacciato . In politica gli sono rimasti De Carolis e Vittorino Colombo : frittura . Ha con sé la conservazione , dalla quale deve farsi capire . Ma lei , Signora , la conosce la conservazione milanese e ha una idea di ciò che voglia dire renderlesi intelligibili ? Significa avere a che fare con un mondo popolato di cretine e cretini supremi ai quali bisogna parlare semplice ed elementare come a dei deficienti . Nessun ragionamento li colpisce ma solo delle immagini . Essi preferirebbero , se fosse il caso , delle cartoline o degli ideogrammi . Così bisogna dire loro che i comunisti sono brutti , cattivi , malfidi , traditori , feroci , e che odiano la libertà . Ma non la libertà quella vera , quella per la quale si sono battuti i partigiani e al cui ripristino lo stesso Montanelli ha dato mano , quando non era ancora sfatto , ma la libertà di fare un bridge , di andare a Saint Moritz , di portare con sé i soldi che gli pare . La libertà di seguitare a essere ricchi e di continuare a godere . La vecchia e squisita signora Conti , quando io ero ancora democristiano , mi domandò una volta dolcemente : « Ma perché non fate una legge che sopprima le Camere del Lavoro ? » . E una sua amica , ancora più squisita di lei , disse : « Ah sì . Che barba » . Questa è la gente che Montanelli seguita a vedere , avendo , dentro di sé , capito tutto . Perché questo , cara Signora , è il punto : che Indro Montanelli ha capito tutto e vive in uno stato di dispettosa e furiosa malafede . Egli sa benissimo che quanto vi è di pulito in Italia va ricercato tra coloro che ancora non contano , o non contano abbastanza : lavoratori , impiegati , insegnanti , gente dei ceti minori , ma fa un giornale in cui lor signori si ritrovano come nei loro vestiti tagliati su misura . Quando era al « Corriere » , al « suo " Corriere " » , Montanelli , sentendosi bene installato nella cittadella della conservazione , si permetteva dei lussi che ora scrupolosamente si vieta : scriveva persino male dei ricchi , dei padroni , dei potenti ( a sfuriate , naturalmente , e mai conseguentemente ) , ma i bersagliati occasionali lo amavano ugualmente perché i signori sentono gli amici a naso , come i cani quando annusano i pantaloni dei nuovi venuti , e non hanno mai smesso , neppure per un istante , di considerare Montanelli legato alla loro causa infame . Lui lo sa e ne è infelice ( io ne sono convinto ) , ma è uno di quelli che più si convincono dell ' errore in cui versano , più vi si immergono . Questo famoso « bastian contrario » è in realtà il più inguaribile conformista che io conosca : egli sa benissimo che i comunisti sono i soli che saprebbero lavorare sul serio e pulitamente all ' edificazione di un mondo nuovo , non privo di pecche , naturalmente , ma nuovo , e questo lo fa inorridire e gli fa paura , perché Montanelli , magro com ' è , in realtà è una pianta grassa : fiorisce nell ' aria viziata . Concludo , gentile Signora . Io attacco ogni volta che mi capita Indro Montanelli con una asprezza che credo di poter definire insolita , perché sono convinto che egli sappia meglio di tutti noi come con e dietro le sinistre ( comunisti in testa ) ci sia la gente migliore , più chiara , più seria , più onesta , più degna d ' Italia , ed egli non vuole perdonarglielo . Nevrastenia e malanimo gli impediscono di riconoscere una verità , da cui si sente ferito come da un ininterrotto rimprovero . Lo aggredisco per la sua consapevolezza , insomma ; e sospetto che vi sia , sotto il mio accanimento , più amicizia da parte mia verso di lui , di quanta egli non ne conservi verso di me .
Ricordo sonnolento di un amico ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Quando molti anni fa , essendo democristiani , dirigevamo l ' edizione milanese de " Il Popolo " , contavamo tra i più autorevoli collaboratori il prof. Giordano Dell ' Amore , che fino da allora era si può dire già tutto : professore universitario ( docente di tecnica bancaria , che è una materia leggiadrissima , il cui più arduo impegno scientifico consiste nell ' insegnare come si fanno in fretta quei vispi uccellini che i ragionieri usano apporre accanto alle cifre per indicare che le hanno " spuntate " ) , Dell ' Amore era anche presidente della Cassa di Risparmio , consigliere presso gli ospedali civici , membro del Comitato provinciale DC e simpatizzante dell ' Arma dei Bersaglieri . In quei tempi , se non ricordiamo male , insisteva per essere assunto come primo ballerino della Scala . ( Onestamente , non possiamo dire se abbia poi ottenuto il posto , ma siamo certi che anche lì si sarebbe fatto onore ) . Usava allora un tranquillante - sonnifero di nome Sedobrol e in redazione tutti chiamavano Dell ' Amore " Giordanobrol " . Quando arrivava un suo pezzo e ce lo portavano , l ' usciere del giornale veniva a chiudere la finestra , posava sul nostro tavolo un thermos con l ' acqua per la notte e ci domandava cordiale e premuroso a che ora desideravamo essere svegliati . Tutti gli articoli di questo nostro illustre amico cominciavano così : " Parleremo oggi della bilancia dei pagamenti ... " e la ragione di questa insistenza era che l ' ottimo " Giordanobrol " sapeva che a questo punto non c ' era nessuno che non si assopisse , donde la necessità di riprendere ogni volta l ' argomento . Una volta provammo a resistere e tentammo di proseguire nella lettura , ma vedemmo con stupore che il resto del foglio , fino alla fine , era bianco . Dell ' Amore si era addormentato anche lui . Ci sia consentito di rievocare affettuosamente " Giordanobrol " oggi che si è recato presso il giudice per dichiarare che lui nella distribuzione dei fondi neri da parte dell ' Italcasse non c ' entra per nulla . Ne siamo sicuri : dormiva . E l ' eminente professore degli uccellini ha anche affermato che i bilanci della Italcasse erano tutti ineccepibili , controllati rigorosamente dai sindaci e dal personale specializzato della Banca d ' Italia . Dallo studio del magistrato , finita la sua deposizione , si è notato che il prof. Dell ' Amore è uscito in punta di piedi , tenendo l ' indice sulla bocca a raccomandare il silenzio . Filtrava dalla stanza del giudice un lievissimo russare e tutti sanno che in casi come questi è d ' obbligo il segreto dormitorio .
PORTA PIA, LA CHIESA E L'ITALIA ( Spadolini Giovanni , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Un articolo dell ' « Osservatore Romano » , firmato da un galantuomo e da un democratico come Federico Alessandrini , anticipa la linea della Santa Sede per le imminenti celebrazioni del 20 settembre 1870 , la storica data legata alla fine del potere temporale dei Papi e alla nascita di Roma italiana , « il più grande giorno del secolo XIX » come disse uno storico che non era romano e neppure italiano . È una linea prudente e circospetta , è una linea che , pur di giustificare la posizione del Vaticano cent ' anni fa , tende a giustificare tutto e tutti a posteriori , Pio IX non meno del generale Cadorna , proponendo una soluzione « senza vincitori né vinti » . Ci dispiace di non essere d ' accordo con l ' eminente collega . Sul piano della storia , cioè delle forze vive che nella storia contano , il vincitore ci fu : e fu la causa dell ' unità d ' Italia , fu la causa dello Stato italiano nazionale e indipendente , sempre contraddetta , contrastata o ritardata dall ' esistenza del potere temporale dei pontefici ( non ripetiamo Machiavelli ) . È impossibile rendere lo stesso omaggio , tranne che sul piano della cristiana pietà , al generale Kanzler , che comandava quella specie di Legione straniera al servizio del pontificato civile crollante , e al generale Cadorna , che con infinite esitazioni d ' animo , e turbamenti , e lacerazioni ordinò contro voglia , da cattolico praticante quale era ma da servitore fedele del nuovo Stato , l ' apertura della breccia di Porta Pia . Non c ' è dubbio , sarebbe stato infinitamente meglio entrare in Roma senza sangue . Era il sogno perseguito da Cavour fino alla morte . Fu il sogno coerente e tenace di tutta la classe dirigente liberale , dal 1861 al 1870 . Se quell ' obiettivo non fu raggiunto , ciò avvenne essenzialmente per la resistenza dell ' intransigentismo vaticano , sommata alla linea ferrea del non possumus teologico verso il liberalismo moderno , e verso le civili libertà , che si riassunse nella condanna del Sillabo non meno che in quella del Concilio Vaticano I , il Concilio dell ' infallibilità per intenderci . Il generale Kanzler , sul terreno storico , non è diverso dal Re di Napoli o dal Granduca di Toscana , i vinti del Risorgimento . Il temporalismo armato morì per sempre in quell ' alba del 20 settembre 1870 , come era morto undici anni prima , e per sempre , il potere dei Lorena in Toscana o nove anni prima quello dei Borbone a Napoli . Nessun equivoco , quindi , è possibile , sul piano dei rapporti fissati dalla storia . Ma sul piano delle idee ? Lì c ' è un altro vincitore , sul quale non sono egualmente consentiti né doppi sensi né qui pro quo : e quel vincitore è la libertà , la libertà politica e religiosa , la libertà figlia del mondo moderno che , affrancando la Santa Sede dalle infinite umiliazioni e compromissioni del potere temporale , avrebbe permesso nel giro di pochi decenni una nuova primavera di energie religiose e di fermenti spirituali destinata a culminare nel Concilio giovanneo . L ' « Osservatore » non accetta la tesi che il 20 Settembre abbia rappresentato una « data provvidenziale » , per i cattolici non meno che per i laici : quasi un ponte fra le due rive del Tevere . Era una tesi di origine laica , ma che poteva benissimo incontrarsi con le vie della Chiesa attuale , della Chiesa post - conciliare : primo passo verso quella grande « concelebrazione » fra i due mondi divisi cento anni fa che un socialista anticlericale come Pietro Nenni aveva auspicato per il centenario di Mentana . È , diciamolo pure , una occasione perduta . Il centenario del 20 Settembre è una ricorrenza troppo rara per non approfittarne . Gli ultimi venticinque anni della vita italiana , gli anni di questa tormentata Repubblica , hanno già visto troppe lacerazioni , anche recentissime , fra coscienza religiosa e coscienza civile per giustificare nuovi errori di prospettiva , il risorgere di steccati superati dalla storia e respinti dalla coscienza . Ci mancherebbe altro , a questi lumi di luna e con i problemi aperti anche fra Chiesa e Stato , che una polemica sul potere temporale !
Tesini e Bozzi come ci interessano ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Noi siamo tra coloro che non finiranno mai di rimpiangere il tempo , neppure tanto lontano , in cui a Jader Jacobelli , direttore delle " Tribune " televisive , politiche , elettorali , sindacali e via trasmettendo , erano lasciati più ampi poteri per organizzare questo genere di manifestazioni . Adesso , se non abbiamo capito male quanto lo stesso Jacobelli ha comunicato più volte , chi decide temi , strutture , limiti e orari delle " Tribune " è la Commissione parlamentare di vigilanza , organismo notoriamente privo di gente ( salvo rarissime eccezioni ) che si intenda di politica , sicché queste trasmissioni sono diventate un disastro . Ripetitive , futili e noiose . Vengono trasmesse a tarda ora , cominciano in ritardo e in ritardo finiscono . Se si escludono i partecipanti comunisti , che ormai dicono con assoluta chiarezza come la pensano e ciò che vogliono , tutti gli altri si aggirano in cerca di parole come se tentassero invano di trovare l ' interruttore della luce in una stanza buia , e le " Tribune " sembrano diventate il ritrovo degli stanchi di vivere . Alla fine c ' è sempre un ascoltatore sveglio che avverte : " È finita " . Se mancasse lui , intere famiglie dormirebbero tutta la notte in salotto . La " Tribuna " dell ' altro ieri sera ( guidata da Giorgio Cingoli , interroganti i giornalisti Fischer della " Frankfurter Zeitung " , Alfonso Madeo , direttore de " L ' Ora " e Gaetano Scardocchia del " Corriere della Sera " ) è stata secondo noi caratterizzata dalla partecipazione , per la DC , dell ' on. Giancarlo Tesini , membro ( pensate come sono ridotti ) della Direzione scudocrociata , del quale nessuno al mondo saprà mai che cosa abbia detto . Questo segreto , fra moltissimi anni , scenderà nella tomba con lui . L ' on. Tesini possiede un requisito raro : ha le parole , per così dire , mattiniere e il pensiero pigro . Succede così che i detti gli escono dalla bocca assai prima che li abbia pensati , e una volta emessi la prima cosa della quale si persuadono è che il raziocinio è del tutto inutile . Tesini , a giudicare da quanto gli serve , deve avere ancora il cervello nuovo , e la sua esistenza dimostra che siamo tutti prefabbricati , perché se Iddio ci facesse uno alla volta con quest ' uomo l ' encefalo se lo poteva risparmiare . Tolto l ' on. Tesini , la nostra attenzione è stata attratta dall ' on. Bozzi , che rappresenta i liberali , e sembra sempre seduto su un " tilbury " . Egli è l ' ultimo esemplare di un tipo umano , il viveur , che i giovani non conoscono più . Siamo sicuri che , in segreto , l ' on. Bozzi rimpiange il " tabarin " e ha una barba " Black and Decker " , buona per molti usi : per spazzolare gli abiti , per dare la polvere ai mobili , per lucidarsi le scarpe . Se ingigantisse , potrebbe servire anche il lavaggio rapido delle macchine . Il presidente del PLI come idee non ci interessa , ma come barba confessiamo che ci piacerebbe averlo in casa .
Sensibile desiderio dei frati ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
I religiosi dell ' Ordine dei trappisti , che osservano , se non siamo male informati , una strettissima clausura , consumano una frugalissima cena alle sei del pomeriggio ( ore 18 ) , poi si recano in muta processione alla cappella del convento dove recitano in coro le preghiere della sera , dopo di che si ritirano nelle loro celle e , spenta ogni luce , taciuta ogni voce , cessato ogni gesto , quei santi uomini cadono in un profondo sonno , dal quale saranno svegliati alle tre per le preghiere della notte volute dalla regola . È a quest ' ora che la Curia generalizia dei trappisti vorrebbe che fossero trasmesse le " Tribune politiche " televisive e la commissione parlamentare di vigilanza , che ne esercita , come tutti desolatamente sanno , la suprema regia , pare propensa ad accogliere la richiesta , ma , desiderando saggiamente procedere per gradi , ha iniziato l ' altro ieri una prima felicissima prova . La " Tribuna " di mercoledì sera ( guidata da Giorgio Cingoli , che impersonava il simbolo delle zone depresse , interroganti i colleghi Walser della " Tages Anzeiger " e Granchi del " Geniale " , partecipanti i delegati di sei partiti : radicale , demoproletario , sud - tiroler V.P. , MSI , indipendenti di sinistra e socialista ) è cominciata con mezz ' ora di ritardo dopo non uno ma due spettacoli cinematografici ( per la verità il secondo , una sorta di antologia dedicata ai film di Francesco Rosi , è stato interessantissimo ) e si è svolta sotto il segno della stanchezza e dello scoramento . Domande fiacche e vaghe , risposte elusive e generiche da parte di tutti , se si fa eccezione per l ' indipendente di sinistra on. Spinelli , che ha concretamente affrontato il tema del giorno : quello della data delle elezioni . Spinelli ha detto con chiarezza che celebrare lo stesso giorno le due prove elettorali , quella nazionale e quella europea , sarebbe un errore . Sono state , queste sue , le sole parole dirette , comprensibili e chiare di tutta la serata . Tutti gli altri hanno vagato come i nautili dell ' abate Zanella , compreso il socialista Signorile , il quale era talmente sfinito che , avendo Cingoli fatto segno di concludere , ha interrotto di botto il suo dire e non ha neanche finito la parola che stava pronunciando : " Noi socialisti pen ... " e lì si è fermato . Forse voleva dire " pensiamo " ma francamente stentiamo a crederlo . Pare che prima o poi la " Tribuna " avrà unsolo ascoltatore : un tale di Enna che da quattro anni , per quante cure ubbia seguito , non riesce più a dormire . I medici si sono mostrati concordi nel consigliargli quest ' ultimo tentativo .
Paolina, io e la salubre Pisa ( Sofri Adriano , 1999 )
StampaPeriodica ,
La notizia di un convegno sull ' inquinamento atmosferico fa tornare alla mente le lettere della sorella nubile di Leopardi , reclusa dalla madre a Recanati . Che sognava l ' aria sana della cittá sull ' Arno . Come i detenuti di oggi . Pisano già da oltre due anni , leggo ogni giorno le cose locali sul Tirreno . Ora ho letto un annuncio del servizio ambiente della Provincia : " 29-30 gennaio 1999 . Prima Conferenza sulla qualità dell ' aria nella provincia di Pisa " . Sapete che fra gli effetti della galera c ' è di tramutare le cose più elementari in concessioni regolamentate , sicché l ' aria che si respira diventa " l ' ora d ' aria " : una specie di apnea a intervalli ossigenati . Così ritagliata , l ' aria viene convocata con un grido dell ' agente : " Aria " , e i detenuti si infilano nel loro sfiatatoio . Dunque , chi di noi più interessato alla qualità dell ' aria di Pisa ? Ma tutto questo è solo un pretesto per parlarvi di Paolina , la sorella nubile di Giacomo Leopardi , e dell ' aria di Pisa . ( Mi piace , " nubile " , altri la chiamarono zitella : destino più amaro , avendole Giacomo dedicato la precoce canzone Nelle nozze della sorella Paolina . Nubile vuol dire sposabile , e lei lo fu a lungo e invano , in trattative penose sulla dote , la quale bisognava che fosse appetitosa per quella giovane intelligente e bruttina , doppio difetto . E nubile fa pensare a qualcosa di lievemente annuvolato , una turbolenza in aria chiara , in quella creatura che scriveva : " Unico godimento mio in tutta la vita - quello di mirare il cielo sereno - sicché quando vedi nuvole di ' pure che la tua amica è più triste del solito " ) . Giacomo visse in una prigionia stretta in quella casa maniacale , e invano tentò di fuggirne con una vera evasione , di notte e con carte false . Figurarsi una figlia femmina , che solo il matrimonio avrebbe fatto uscire . " Quello che io posso vedere dalla finestra è sempre sorvegliato da mia madre , la quale gira per tutta la casa , si trova per tutto , e a tutte le ore " . Paolina restò ai suoi arresti domestici fino a un ' età anziana , e perfino il suo carteggio con poche amiche dovette essere clandestino , per scampare al rigore pazzesco della madre . Le lettere arrivavano a un bravo prete alla casa di fronte , lui esponeva una pianta alla finestra , e lei furtivamente andava a ritirarle . Una lettera le arrivò un giorno da Pisa , dove Giacomo era venuto a svernare , e restò memorabile , per quella sorella appassionata , e per tutti gli scolari a venire , e per Pisa . Era datata al 12 novembre 1827 : " Questo lung ' Arno è uno spettacolo così bello , così ampio , così magnifico , così gaio , così ridente , che innamora : non ho veduto niente di simile ... Vi si passeggia poi nell ' inverno con gran piacere , perché v ' è quasi sempre un ' aria di primavera ... " . Così l ' aria " balsamica " di Pisa soffiò fino alla galera domiciliare di Paolina , al suo " orrido e aborrito " Recanati , alla sua " infame aria , vera rovina per la salute , per i denti , per tutto " , " aria essiccatrice di polmoni " . Paolina si compiangeva , come quella che non aveva " per sollievo né un viaggio di Parigi e di Londra , e né pure quello di Sinigaglia ( Senigallia ) " ! Aveva i furori smaniosi e impossibili di ogni carcerato . " Non puoi credere quanto mi abbia tormentata sempre il pensiero che vi sia qualche cosa a questo mondo ch ' io non vi vedrò mai ! e se queste cose poi sono belle , belle assai , come le ghiacciaie della Svizzera , il cielo di Napoli , un ' aurora boreale e Pietroburgo ... " . Soffocò le illusioni d ' amore , e leggeva racconti di viaggi altrui : " Solo amerei che la mia catena fosse un tantino più lenta " . Studiava il Journal des Modes , leggeva il " suo " Stendhal , e traduceva una Vita di Mozart , che l ' avrà fatta pensare all ' affetto fra sorella e fratello , e incitata alla sua parolaccia più temeraria e cara : " Diavolo ! " . Tradusse anche , e questo è particolarmente commovente se si pensa alla sua clausura , il Viaggio notturno intorno alla mia camera di Joseph de Maistre . " Io non sono lieta e non posso esserla che in sogno " . La lettera dell ' adorato Giacomo dovette restarle fissa in mente . Quando una sua amica va ad abitare a Pisa , le invidia la sua fortuna : quella " deliziosa Città ... che in ogni stagione deve essere un soggiorno incantatore " ( 1829 ) . Là , " se io fossi indipendente , vorrei abitare perpetuamente " ( 1830 ) . E " godere di quel caro cielo , e di quell ' aria che io t ' invidio tanto " ( 1833 ) . A un ' altra amica , di passaggio a Pisa , aveva scritto : " Hai fatto bene a scegliere il tuo albergo lungo l ' Arno , del quale Giacomo mi ha fatto una descrizione incantevole " . Paolina uscì da Recanati solo dopo che tutti i suoi furono morti . Anzi , fece passare altri anni . " Io già lo so che mi sono ricalcati i miei ferri da me stessa " . E dopo che la casa - carcere fu prodigalmente rinnovata . " In questo momento alla porta del mio giardino si sta compiendo un bel lavoro - si fa una camera di cristallo per levarmi l ' aria cattiva che mi veniva da quella striscia di mare che si vedeva in quel punto " . Successe nel 1864 , quell ' ergastolo graziato : era una donna libera di 64 anni . Rinnovò il suo guardaroba e lo rese civettuolo . Andò in Emilia , in Umbria , nelle Puglie . Pensava a Napoli : " Spero alle prime benefiche aure di primavera di muovermi di qui e respirare l ' aria di Napoli " ; e finalmente ci andò , nel 1867 , a pregare sulla tomba di Giacomo . L ' anno dopo decise che avrebbe passato l ' inverno a Pisa . Scese all ' albergo sul lungarno , il Victoria , che è ancora lì , il più bello di Pisa . Non riuscì a svernare , ma per poco : morì a Pisa il 13 marzo del 1869 , " dei postumi di un ' infreddatura " presa in gita a Firenze , quando alla primavera mancavano otto giorni . " Ma io ... io non ho vissuto mai " . Ho un libro - antologia di Alessandro Agostinelli e Daniele Luti , Sotto il cielo di Pisa . Ci sono molte notizie sull ' aria di Pisa al tempo che fu . Carlo Goldoni : " L ' aria della città è considerata la migliore d ' Italia " . E Gabriele D ' Annunzio : " Pisa ... primaverile e tutta d ' argento " . Mi ha colpito soprattutto una riga di Charles Dickens : " Non c ' è altro che si muova in Pisa , eccetto l ' aria tiepida " . Noi abbiamo alcune ore d ' aria . A giorni alterni , in un cortile più piccolo e uno meno piccolo . Tre giorni quelli in attesa di giudizio , tre giorni quelli in attesa di niente . La domenica a turno . Ci diamo delle arie . Li chiamiamo l ' aria grande e l ' aria piccola .