StampaQuotidiana ,
La
signora
Ada
Manzi
ci
scrive
una
lettera
da
Milano
e
non
aggiunge
né
il
suo
indirizzo
né
altre
indicazioni
che
ci
permettano
di
individuarla
con
precisione
.
Ma
non
importa
,
ciò
che
conta
essendo
il
contenuto
della
sua
missiva
con
la
quale
ci
rimprovera
in
termini
sostanzialmente
cortesi
ma
vivaci
di
dire
"
sempre
male
"
dei
diplomatici
italiani
,
come
se
l
'
essere
"
in
carriera
"
(
la
signora
Manzi
deve
sapere
bene
che
così
si
esprimono
i
francesi
,
i
quali
chiamano
,
se
non
sbagliamo
,
la
professione
diplomatica
per
antonomasia
"
la
carrière
"
)
non
fosse
una
"
ambita
distinzione
"
che
merita
"
un
particolare
rispetto
"
.
E
la
lettera
termina
curiosamente
così
:
"
Credo
che
per
una
ragazza
della
buona
borghesia
sarebbe
un
piacere
e
un
onore
sposare
un
promettente
diplomatico
"
.
Gentile
signora
,
ci
consenta
di
dividere
questa
nostra
risposta
in
due
parti
:
una
seria
e
una
scherzosa
.
Cominciamo
dalla
seria
.
Ciò
che
vale
e
quale
autonomia
abbia
la
diplomazia
italiana
attuale
(
ci
riferiamo
,
naturalmente
,
ai
suoi
supremi
responsabili
)
lo
si
vede
ogni
giorno
e
ogni
giorno
,
si
può
dire
,
lo
ha
segnalato
il
PCI
e
,
su
questo
giornale
,
il
nostro
condirettore
Ledda
,
con
gran
copia
di
argomenti
e
con
singolare
bravura
.
Non
avremmo
dunque
bisogno
di
aggiungere
da
parte
nostra
una
sola
parola
,
se
non
fosse
per
notare
che
il
nostro
ministro
degli
Esteri
lo
abbiamo
e
solo
visto
sorridere
.
Ma
quando
fa
il
cattivo
quello
lì
?
E
quando
è
che
gli
viene
in
mente
che
sarebbe
pur
bello
prendere
una
posizione
coraggiosa
,
per
primo
,
invece
di
dire
"
sì
"
o
"
no
"
(
sempre
sorridendo
)
solo
quando
gli
altri
lo
hanno
già
detto
da
giorni
o
addirittura
da
settimane
?
Ma
si
limiti
soltanto
a
considerare
la
questione
del
gasdotto
siberiano
,
la
cui
installazione
,
a
detta
di
tutti
,
è
nell
'
interesse
del
nostro
Paese
.
Ebbene
,
sono
già
quattro
volte
(
se
non
sbagliamo
,
per
difetto
,
i
conti
)
che
ci
prendiamo
una
"
pausa
di
riflessione
"
.
Abbiamo
un
governo
di
pensatori
o
di
politici
?
E
lei
se
lo
figura
Kant
che
si
prendeva
le
"
pause
di
riflessione
"
?
E
durante
le
"
pause
"
che
faceva
,
ronfava
?
E
ora
ci
lasci
dire
,
cara
gentile
Signora
,
che
ci
ha
fatto
ridere
la
storia
della
ragazza
della
"
buona
borghesia
"
per
la
quale
sarebbe
un
"
onore
"
sposare
un
diplomatico
.
Sa
perché
abbiamo
riso
?
Perché
proprio
recentemente
un
amico
ci
raccontava
che
i
genitori
,
alti
borghesi
,
di
una
giovane
ragazza
hanno
(
vittoriosamente
)
osteggiato
il
matrimonio
della
figlia
con
un
giovane
diplomatico
,
sostenendo
che
si
sposta
troppo
spesso
e
che
bisogna
ogni
volta
tirarsi
dietro
l
'
argenteria
.
Ecco
come
può
naufragare
un
grande
amore
tra
i
"
buoni
borghesi
"
.
Dica
lei
:
non
è
meglio
stare
con
i
metalmeccanici
?
StampaQuotidiana ,
Se
i
nostri
lettori
ci
consentono
una
annotazione
strettamente
personale
,
diremo
che
la
rinuncia
di
Raffaele
Mattioli
alla
presidenza
della
Banca
Commerciale
ci
ha
fatto
piacere
,
perché
la
sua
presenza
-
e
quale
presenza
-
nel
mondo
della
finanza
e
degli
affari
ci
ha
sempre
procurato
perplessità
e
imbarazzi
non
lievi
.
Ogni
volta
che
affrontavamo
lor
signori
(
e
ci
è
accaduto
spessissimo
)
,
giudicandoli
rozzi
e
rapaci
,
insensibili
e
gretti
,
un
nome
si
affacciava
a
disturbare
,
per
così
dire
,
la
facile
globalità
della
nostra
diagnosi
:
«
E
Mattioli
?
»
.
Potevamo
non
tener
conto
di
quest
'
uomo
e
confonderlo
grossolanamente
nel
mucchio
?
Adesso
lor
signori
hanno
perduto
il
loro
alibi
più
scintillante
,
la
loro
irripetibile
eccezione
.
Basta
che
poniate
mente
a
quello
che
molti
giornali
hanno
chiamato
domenica
il
«
cambio
della
guardia
»
alla
COMIT
.
Escono
con
Mattioli
la
cultura
e
l
'
ironia
,
entrano
con
Stammati
la
burocrazia
e
l
'
ossequio
.
Alle
lettere
subentrano
le
circolari
.
Lor
signori
perdono
un
discendente
di
Voltaire
e
acquistano
un
parente
di
Oronzo
E
.
Marginati
.
Mandando
al
posto
del
presidente
che
esce
questo
suo
successore
insignificante
e
smorto
come
la
pagina
di
un
registro
,
la
DC
,
e
per
essa
il
ministro
Colombo
,
compie
un
altro
passo
verso
quell
'
arretramento
a
destra
che
è
,
prima
ancora
che
una
operazione
politica
,
una
scelta
culturale
.
Il
ministro
del
Tesoro
si
è
finalmente
liberato
di
un
uomo
come
Mattioli
,
che
mentalmente
,
quando
lo
guardava
,
gli
faceva
spallucce
,
e
ha
mandato
al
suo
posto
un
funzionario
per
il
quale
,
se
esistesse
lui
solo
,
la
parola
«
fantasia
»
potrebbe
scomparire
dai
dizionari
,
e
nel
cui
orizzonte
poetico
i
soli
uccellini
che
volano
sono
quelli
che
per
innumerevoli
anni
ha
segnato
veloce
con
la
matita
accanto
alle
cifre
che
«
spuntava
»
con
meticolosa
inutilità
.
Abbiamo
letto
domenica
molte
prose
apologetiche
dedicate
a
Raffaele
Mattioli
,
ma
nessuna
gli
ha
riconosciuto
un
merito
che
ci
sembra
specialmente
invidiabile
:
egli
è
il
solo
italiano
vivente
che
l
'
on.
La
Malfa
,
sgridatore
interplanetario
,
non
abbia
mai
osato
sgridare
.
Eppure
Mattioli
,
per
lunghi
anni
,
si
è
scaldato
La
Malfa
in
seno
,
ma
non
appena
si
è
accorto
che
era
giunto
a
cottura
,
lo
ha
mandato
a
sfogarsi
tra
noi
.
Ecco
un
capolavoro
ironico
di
Raffaele
Mattioli
.
Gli
auguriamo
di
seguitare
a
goderselo
per
moltissimi
anni
.
StampaQuotidiana ,
Consentiteci
di
iniziare
questa
nota
con
un
avvertimento
personale
:
a
poche
ore
,
si
può
dire
,
dalla
caduta
del
senatore
Fanfani
noi
ci
sentiamo
sfiniti
come
una
puerpera
.
Che
doglie
,
che
fatica
.
Ma
adesso
che
il
segretario
della
DC
se
ne
è
andato
,
ci
permetta
di
dirgli
,
senza
il
benché
minimo
malanimo
(
glielo
assicuriamo
sinceramente
)
che
il
suo
insuccesso
dipende
principalmente
dalla
sua
ostinazione
nel
voler
fare
un
mestiere
al
quale
è
negato
:
quello
della
politica
.
Il
senatore
Fanfani
,
perché
non
riconoscerlo
?
,
di
politica
non
se
ne
intende
proprio
.
Non
sente
il
tempo
,
non
fiuta
l
'
aria
,
non
vede
le
ombre
,
non
avverte
i
cigolii
,
e
,
ciò
che
è
ancor
più
grave
in
queste
condizioni
,
si
alza
presto
.
Stesse
a
letto
a
lungo
,
potrebbe
sempre
dire
:
«
Sapete
,
dormivo
...
»
.
Invece
era
già
in
piedi
prima
dell
'
alba
e
non
s
'
è
accorto
di
nulla
.
È
proprio
che
gli
manca
la
vocazione
.
Questa
prima
parte
del
Consiglio
democristiano
,
che
è
in
più
volumi
come
i
romanzi
di
Dumas
,
ci
ha
offerto
due
occasioni
:
la
prima
,
di
constatare
che
con
tutto
ciò
che
se
ne
è
detto
,
Fanfani
non
è
il
peggiore
tra
i
suoi
.
Per
quanto
sembri
incredibile
,
nella
dirigenza
DC
c
'
è
di
peggio
.
La
seconda
,
di
consolarci
pensando
che
il
senatore
Fanfani
ha
sempre
la
risorsa
della
pittura
,
alla
quale
la
politica
indebitamente
lo
sottraeva
.
Egli
è
uno
dei
rarissimi
democristiani
,
se
non
l
'
unico
,
per
il
quale
,
dopo
la
caduta
,
non
si
pone
la
domanda
che
è
diventata
ormai
un
motto
del
partito
di
maggioranza
:
«
E
adesso
dove
lo
mettiamo
?
»
.
Pensate
che
persino
l
'
on.
Emilio
Colombo
,
caduto
da
presidente
del
Consiglio
,
pur
di
farlo
qualche
cosa
lo
hanno
rifatto
ministro
del
Tesoro
,
una
cosa
che
lo
riguarda
come
alla
Fracci
il
sollevamento
pesi
.
Il
senatore
,
dunque
,
se
vuol
darci
retta
,
si
rimetta
a
fare
il
pittore
,
ma
scelga
la
pittura
figurativa
.
Ci
piacerebbe
che
il
suo
geniale
pennello
ci
donasse
Il
Butini
desnudo
,
o
una
Natura
morta
con
Pasquarelli
o
un
Cresci
e
il
lecca
-
lecca
,
ma
intanto
che
il
senatore
dipinge
nella
pace
di
Camaldoli
dove
si
è
più
vicini
a
Dio
(
anche
quella
di
Dio
è
una
posizione
non
priva
di
inconvenienti
)
,
noi
vorremmo
ripetere
qui
,
per
le
maggiori
compagnie
di
assicurazione
,
la
proposta
che
abbiamo
già
formulato
per
un
giornale
milanese
:
la
creazione
di
una
«
Polizza
Fanfani
»
,
contro
i
rischi
del
ritorno
del
senatore
.
Con
ciò
non
pretendiamo
di
essere
fuori
da
ogni
pericolo
,
dal
momento
che
pare
venuto
il
momento
dei
dorotei
,
e
tutti
sanno
che
ce
n
'
è
qualcuno
tra
loro
sospettato
,
fortunatamente
soltanto
sospettato
,
di
avere
l
'
hobby
della
fiamma
ossidrica
.
StampaQuotidiana ,
Il
funerale
di
De
Gaulle
non
sarà
seguito
né
dal
presidente
della
Repubblica
francese
né
da
nessuna
autorità
di
governo
:
è
una
disposizione
testamentaria
che
rimonta
al
gennaio
1952
,
cioè
al
periodo
in
cui
il
generale
capeggiava
il
Rassemblement
in
opposizione
alla
quarta
Repubblica
ma
che
non
era
stata
mai
corretta
negli
anni
successivi
,
neppure
dopo
l
'
apogeo
e
il
trionfo
.
La
scomparsa
dell
'
antico
comandante
della
France
libre
avviene
quindi
sotto
il
segno
del
distacco
dalla
stessa
classe
dirigente
che
egli
aveva
creato
e
portato
al
potere
:
ora
come
un
mese
fa
,
in
occasione
della
pubblicazione
-
lampo
del
primo
volume
dei
Mémoires
d
'
espoir
,
Le
renouveau
,
anticipata
all
'
improvviso
per
farla
coincidere
con
l
'
assenza
di
Pompidou
,
il
delfino
di
una
volta
,
dalla
Francia
a
seguito
del
viaggio
,
protocollare
e
di
circostanza
,
nell
'
Unione
Sovietica
.
Ma
la
verità
è
che
la
«
morte
civile
»
di
De
Gaulle
era
avvenuta
più
di
due
anni
fa
,
nel
maggio
del
1968
,
allorché
il
generale
,
in
cui
si
incarnava
una
grande
idea
della
Francia
,
era
stato
sul
punto
di
essere
travolto
dall
'
insurrezione
dei
Cohn
-
Bendit
,
dalla
levata
di
scudi
di
una
contestazione
pittoresca
e
indistinta
che
egli
aveva
invano
bollato
col
termine
infamante
di
chienlit
,
qualcosa
peggio
che
canaglia
.
In
un
attimo
tutte
le
certezze
,
su
cui
De
Gaulle
aveva
fondato
il
suo
orgoglioso
potere
personale
,
avevano
tremato
;
per
un
momento
la
quinta
Repubblica
,
concepita
come
la
formula
definitiva
della
storia
di
Francia
,
aveva
conosciuto
il
rischio
della
frana
.
Era
stata
necessaria
la
grande
umiliazione
del
viaggio
a
Baden
Baden
,
volto
ad
invocare
l
'
aiuto
dei
gruppi
corazzati
di
Massu
,
il
quasi
-
esiliato
della
rivolta
algerina
,
per
riaprire
uno
spiraglio
di
sopravvivenza
al
regime
in
crisi
:
era
stata
necessaria
la
politica
di
caute
e
ammiccanti
aperture
allo
stesso
moto
di
contestazione
,
impostata
con
realismo
e
spregiudicatezza
dal
premier
Pompidou
,
per
riassorbire
l
'
ondata
vorticosa
della
rivolta
,
per
strappare
la
prima
vittoria
nelle
elezioni
di
fine
giugno
.
Da
quel
maggio
del
'68
,
una
data
comunque
decisiva
nella
storia
d
'
Europa
,
De
Gaulle
era
un
sopravvissuto
a
se
stesso
.
Il
licenziamento
di
Pompidou
da
capo
del
governo
,
nell
'
autunno
del
'68
,
fu
l
'
ultimo
atto
conforme
allo
stile
,
e
ai
rancori
,
dell
'
uomo
.
Couve
de
Murville
rappresentò
quello
che
era
stato
Emile
Ollivier
per
Napoleone
III
,
negli
ultimi
mesi
dell
'
Imperatore
prima
di
Sedan
.
La
sfida
del
«
referendum
»
sulla
riforma
regionale
,
una
riforma
pochissimo
sentita
dalla
maggioranza
dei
francesi
,
sembrò
voluta
dallo
stesso
De
Gaulle
quasi
per
trovare
la
via
di
una
ritirata
onorevole
,
di
un
'
uscita
dal
campo
senza
viltà
.
Il
generale
non
fece
niente
per
vincere
:
annunciò
ai
francesi
che
avrebbe
abbandonato
il
potere
se
non
avesse
strappato
la
maggioranza
.
E
mantenne
la
parola
,
con
la
lealtà
che
in
lui
si
identificava
con
l
'
orgoglio
.
Molti
ebbero
la
sensazione
che
De
Gaulle
,
colpito
a
morte
dai
fatti
di
maggio
,
avesse
preferito
il
ritiro
nella
solitudine
di
Colombey
all
'
esercizio
di
un
potere
dimezzato
,
contestato
,
discusso
,
in
ogni
caso
impotente
a
risolvere
i
nuovi
e
laceranti
problemi
della
Francia
.
Il
suo
distacco
,
nell
'
anno
e
mezzo
che
ha
preceduto
la
morte
,
è
stato
assoluto
.
L
'
ufficio
,
che
il
governo
francese
gli
aveva
messo
a
disposizione
nei
pressi
degli
Invalidi
,
non
è
stato
mai
occupato
.
Nessuna
delle
oscure
trame
o
vendette
,
attribuite
all
'
ex
presidente
,
ha
avuto
un
minimo
di
attuazione
.
La
porta
della
Boisserie
,
il
suo
ritiro
di
Colombey
,
è
rimasta
chiusa
agli
uomini
della
nuova
generazione
post
-
gollista
,
anche
a
coloro
,
come
Pompidou
,
che
si
erano
formati
nell
'
intimità
del
generale
o
che
addirittura
ne
detenevano
le
ultime
volontà
testamentarie
.
Nelle
grandi
ricorrenze
,
come
il
trentennale
dell
'
appello
ai
francesi
del
giugno
1940
,
De
Gaulle
ha
preferito
allontanarsi
dalla
Francia
piuttosto
che
associarsi
a
qualunque
gesto
di
celebrazione
.
L
'
attore
,
uscito
dalla
scena
,
si
era
trasformato
nello
storico
,
nel
testimone
di
se
stesso
,
dell
'
uomo
unicamente
preoccupato
di
tessere
la
grande
tela
delle
Memorie
che
rimarranno
purtroppo
incompiute
al
primo
volume
della
seconda
serie
.
Nulla
,
della
nuova
Francia
pompidouista
,
poteva
piacergli
:
pur
nella
sopravvivenza
,
pressoché
intatta
,
delle
istituzioni
presidenziali
-
repubblicane
da
lui
volute
,
con
tenacia
rasentante
in
parecchi
casi
l
'
arbitrio
.
Il
«
nuovo
corso
»
di
Pompidou
ricorda
per
tanti
aspetti
il
regime
di
Luigi
Filippo
nella
Francia
del
1830
,
all
'
indomani
delle
grandi
convulsioni
dell
'
età
napoleonica
e
della
contrastata
restaurazione
borbonica
:
una
fase
di
tregua
,
un
momento
di
respiro
dopo
una
tensione
eccessiva
,
dopo
uno
sforzo
di
grandeur
finito
nel
fango
di
Waterloo
.
Enrichissez
-
vous
:
il
grido
della
borghesia
orleanista
si
rinnova
nella
nuova
democrazia
repubblicana
,
di
netto
stampo
borghese
,
dove
l
'
antico
direttore
della
banca
Rothschild
,
scelto
a
suo
tempo
da
De
Gaulle
come
il
tecnocrate
che
non
poteva
contrastargli
i
piani
politici
,
e
cioè
il
premier
Pompidou
,
tende
la
mano
al
geniale
ministro
delle
Finanze
,
Giscard
d
'
Estaing
,
antico
leader
dei
gollisti
indipendenti
,
nello
stesso
sforzo
di
salvare
le
basi
della
ricchezza
francese
,
insidiate
dai
fantasmi
di
grandezza
del
generale
,
a
cominciare
dalla
force
de
frappe
.
A
trent
'
anni
di
distanza
dal
generoso
grido
di
ribellione
di
radio
Londra
,
De
Gaulle
entra
nella
leggenda
.
Tre
decenni
della
storia
di
Francia
:
interamente
dominati
da
lui
,
nel
bene
e
nel
male
,
nell
'
eroismo
della
resistenza
opposta
all
'
invasione
tedesca
e
alla
capitolazione
petainista
non
meno
che
nella
superbia
di
un
sogno
politico
di
primato
contraddetto
dalla
storia
e
dalla
geografia
,
nella
salvaguardia
della
libertà
del
suo
paese
non
meno
che
nell
'
assurdo
«
no
»
opposto
alle
speranze
di
unione
europea
con
Londra
.
Si
è
parlato
di
«
bonapartismo
»
:
ma
nulla
è
meno
esatto
.
L
'
uomo
,
che
ha
chiuso
lunedì
,
in
silenzio
,
la
sua
lunga
giornata
nella
solitudine
di
Colombey
-
les
-
deux
-
Eglises
,
era
l
'
ultimo
figlio
della
Francia
del
«
gran
secolo
»
,
l
'
ultimo
esponente
della
tradizione
monarchica
,
l
'
ultimo
contemporaneo
dell
'
epoca
di
Luigi
XIV
:
quasi
discendente
diretto
dalla
galleria
di
Sovrani
che
sta
al
Louvre
,
simile
,
anche
nel
fisico
,
ai
«
ritratti
di
uomo
»
di
Philippe
de
Champaigne
.
Piccola
nobiltà
cattolica
di
provincia
,
Lilla
,
contro
il
dominio
centralistico
di
Parigi
;
la
fedeltà
alla
tradizione
classica
e
quiritaria
contro
la
mistica
giacobina
.
Niente
dello
spirito
della
«
grande
rivoluzione
»
del
1789
,
che
gli
era
rimasta
fondamentalmente
estranea
;
in
un
colloquio
,
che
avemmo
con
lui
undici
anni
fa
a
Roma
,
ci
parlò
con
consapevole
distacco
di
momenti
ed
aspetti
dell
'
epoca
di
Napoleone
primo
,
con
un
distacco
che
poteva
rasentare
l
'
insofferenza
o
il
fastidio
.
La
sua
idea
della
Francia
,
come
comunità
mistica
,
aveva
piuttosto
una
lontana
origine
maurrassiana
:
poi
corretta
dal
lealismo
repubblicano
del
giugno
1940
e
dalla
rottura
clamorosa
con
l
'
antico
protettore
,
il
maresciallo
Pétain
.
La
parabola
,
miracolosa
parabola
,
della
Resistenza
anti
-
tedesca
inserì
il
generale
di
provincia
francese
nel
dramma
convulso
del
suo
paese
,
un
dramma
che
egli
ha
dominato
e
regolato
con
grandezza
e
con
capricci
sovrani
nel
corso
di
un
trentennio
.
Rappresentando
in
due
momenti
il
punto
più
alto
della
coscienza
della
Francia
:
nella
lotta
ai
tedeschi
prima
,
contro
il
prevalente
collaborazionismo
di
gran
parte
del
suo
paese
,
nella
politica
di
pace
e
di
indipendenza
verso
l
'
Algeria
,
condotta
a
prezzo
di
ambiguità
formali
,
dopo
il
suo
ritorno
al
potere
,
ma
con
una
visione
complessiva
fra
le
più
audaci
del
nostro
tempo
.
Come
liquidatore
coraggioso
dell
'
impero
coloniale
francese
,
De
Gaulle
cercò
compensi
in
una
politica
estera
di
prestigio
,
che
apparve
,
e
spesso
fu
,
almeno
per
gli
stranieri
,
senza
senso
.
L
'
uomo
,
che
aveva
corso
il
rischio
di
vari
attentati
della
destra
francese
e
a
Petit
-
Clamart
aveva
sfiorato
la
morte
,
finì
per
diventare
il
simbolo
di
un
nazionalismo
arcaico
e
furioso
in
lotta
contro
l
'
Inghilterra
e
contro
gli
Stati
Uniti
,
impegnato
a
ritardare
la
nascita
dell
'
Europa
,
la
sola
speranza
possibile
per
la
nostra
generazione
.
Di
qui
tutte
le
contraddizioni
e
le
impennate
degli
ultimi
cinque
anni
del
suo
regime
,
che
non
sono
state
dimenticate
né
perdonate
.
Di
qui
le
aperture
incondizionate
all
'
Est
e
il
rovesciamento
di
fronte
nel
conflitto
fra
arabi
e
israeliani
;
di
qui
la
visione
planetaria
che
lo
portò
ad
accendere
in
tutto
il
mondo
,
dalla
Cambogia
al
sud
-
America
al
Quebec
,
la
lotta
contro
gli
Stati
Uniti
,
alleati
indispensabili
,
ieri
come
oggi
,
della
Francia
e
dell
'
Europa
.
La
linea
saggia
e
realistica
di
Pompidou
ha
già
corretto
,
almeno
in
parte
,
gli
errori
e
le
intransigenze
del
generale
.
Ma
oggi
che
De
Gaulle
se
n
'
è
andato
,
come
aveva
sempre
desiderato
,
senza
la
decadenza
di
una
vecchiezza
impotente
,
tutti
gli
europei
tornano
a
pensare
,
con
una
punta
di
accorata
malinconia
,
che
il
generale
rappresentò
soprattutto
una
grande
e
generosa
illusione
:
l
'
illusione
che
la
Francia
fosse
ancora
una
grande
potenza
mondiale
,
nonostante
la
sconfitta
del
'40
,
l
'
illusione
che
l
'
Europa
fosse
ancora
il
continente
determinante
,
nonostante
la
congiunta
vittoria
russo
-
americana
e
la
divisione
del
mondo
in
due
blocchi
.
Con
la
sua
morte
,
anche
tale
illusione
scompare
.
StampaQuotidiana ,
Gentile
Fortebraccio
(
mi
accorgo
che
la
definizione
«
gentile
»
forse
le
è
poco
confacente
,
e
allora
coraggio
:
Simpatico
Fortebraccio
)
,
seguo
saltuariamente
i
suoi
corsivi
(
?
)
...
corrosivi
e
pur
non
condividendo
le
sue
posizioni
ideologiche
mi
ci
diverto
perché
lei
è
spiritoso
e
spesso
coglie
nel
segno
.
Ultimamente
mi
è
capitato
di
passare
alcuni
giorni
a
Civitavecchia
dove
sono
stata
trascinata
a
una
conferenza
al
Circolo
della
Scuola
di
Guerra
.
Oratore
,
una
delle
sue
preferite
...
vittime
:
Indro
Montanelli
,
il
quale
-
mi
perdoni
-
gode
della
mia
simpatia
non
meno
di
lei
,
se
pure
per
altri
motivi
.
Durante
il
dibattito
che
ha
seguito
la
conferenza
animatissima
sul
tema
:
«
La
stampa
italiana
»
,
gli
è
stato
chiesto
un
parere
su
Fortebraccio
che
non
gli
lesina
attacchi
quasi
quotidiani
.
Ha
risposto
:
«
Preferisco
tacere
.
Fortebraccio
era
un
mio
caro
amico
trent
'
anni
fa
.
Io
non
riesco
a
dimenticarlo
.
Lui
sì
»
.
Bene
,
simpatico
Fortebraccio
,
non
le
sembra
che
il
suo
amico
-
nemico
abbia
segnato
almeno
in
questa
circostanza
un
punto
a
proprio
favore
?
Sua
XY
-
Milano
.
Gentile
Signora
(
credo
che
a
lei
si
addica
proprio
l
'
aggettivo
«
gentile
»
e
glielo
dedico
volentieri
.
Aggiungo
,
visto
che
ho
aperto
questa
parentesi
,
che
ho
tolto
dalla
sua
lettera
due
o
tre
riferimenti
che
potevano
farla
riconoscere
,
per
il
caso
che
lei
tenga
all
'
anonimato
.
Ho
poi
saltato
le
ultime
righe
che
possono
non
interessare
i
lettori
:
mi
limiterò
a
dire
che
ricambio
la
sua
cortesia
e
che
spero
si
avveri
il
suo
proposito
)
.
E
ora
veniamo
a
Indro
Montanelli
.
Io
,
che
lo
conosco
bene
,
lo
so
capace
di
gesti
,
come
questo
,
generosi
e
subitanei
.
Ne
ha
compiuto
un
altro
nei
miei
confronti
,
molti
anni
fa
,
a
riparazione
di
una
sua
indiscrezione
che
avrebbe
potuto
nuocermi
.
È
questa
una
delle
ragioni
(
non
la
sola
né
la
più
grave
)
per
cui
lo
detesto
di
più
.
(
Non
ho
detto
lo
odio
e
perché
non
lo
odio
e
perché
,
del
resto
,
io
non
odio
nessuno
.
)
Lo
detesto
perché
è
un
epilettico
della
morale
.
Gli
vengono
degli
attacchi
di
perbenismo
e
vi
soccombe
,
ma
non
ha
una
passione
salda
,
ferma
,
sicura
e
costante
,
alla
quale
,
come
mi
sforzo
di
fare
io
,
a
un
certo
punto
decida
di
sacrificare
tutto
il
resto
,
comprese
le
simpatie
e
le
amicizie
.
È
di
una
fragilità
psichica
morbosa
,
se
fosse
un
umore
ne
sarebbe
sempre
sudaticcio
.
Ed
è
da
questa
fragilità
che
gli
viene
una
attitudine
non
rara
in
certi
cinici
sfiniti
:
quella
di
subire
le
influenze
più
degradanti
e
di
restare
loro
fedeli
con
ostinato
accanimento
,
reso
sempre
più
rabbioso
,
quanto
più
gli
appare
evidente
che
sono
abiette
e
quanto
più
s
'
accresce
la
disistima
che
nutrono
verso
chi
li
ha
contagiati
.
Veda
,
cara
Signora
,
l
'
anticomunismo
di
Montanelli
,
e
noti
come
esso
si
appiglia
di
preferenza
ai
fatti
minuti
,
agli
episodi
marginali
,
rifuggendo
quasi
sempre
dal
peso
delle
questioni
ideologiche
,
sulle
quali
ogni
opinione
è
ammissibile
,
anche
se
non
condivisa
.
E
sì
che
il
nostro
uomo
è
dotato
di
ingegno
e
di
bravura
indiscutibili
.
Come
accade
dunque
che
Montanelli
senta
sempre
il
bisogno
di
presentare
i
comunisti
piuttosto
come
spregevoli
che
come
erranti
e
preferisca
suscitare
nei
loro
confronti
di
preferenza
il
disprezzo
invece
che
il
dissenso
?
Accade
per
effetto
delle
persone
che
si
ritrova
intorno
e
che
lo
influenzano
:
le
persone
più
ottuse
che
si
possano
immaginare
,
intese
unicamente
alla
difesa
cieca
del
loro
benessere
e
alla
conservazione
dei
loro
privilegi
.
Io
sono
persuaso
che
Indro
Montanelli
,
personalmente
,
non
è
venale
e
non
è
«
affittabile
»
.
Ma
lo
impressiona
il
lusso
,
lo
convince
la
continuità
,
lo
abbagliano
i
luccichii
.
Circondato
da
gente
per
la
quale
nutre
un
profondo
risentimento
intellettuale
e
morale
,
se
ne
fa
portavoce
con
una
specie
di
voluttà
distruggitrice
,
pago
di
sentirsi
loro
indispensabile
e
legato
a
loro
da
una
sola
gratitudine
:
quella
che
gli
viene
dall
'
occasione
che
essi
gli
offrono
di
vendicarsi
.
Perché
Indro
Montanelli
,
che
nella
sua
professione
è
sicuramente
un
vittorioso
,
nella
sua
vita
è
un
vinto
.
A
un
certo
momento
nessuno
ha
più
avuto
bisogno
di
lui
.
In
fondo
io
,
che
lo
attacco
così
spesso
,
sono
quello
che
gli
vuole
più
bene
.
Ma
i
comunisti
,
tutti
gli
altri
comunisti
,
tranne
me
che
gli
resto
affezionato
,
non
se
ne
curano
.
Al
«
Corriere
»
i
giovani
lo
hanno
schiacciato
.
In
politica
gli
sono
rimasti
De
Carolis
e
Vittorino
Colombo
:
frittura
.
Ha
con
sé
la
conservazione
,
dalla
quale
deve
farsi
capire
.
Ma
lei
,
Signora
,
la
conosce
la
conservazione
milanese
e
ha
una
idea
di
ciò
che
voglia
dire
renderlesi
intelligibili
?
Significa
avere
a
che
fare
con
un
mondo
popolato
di
cretine
e
cretini
supremi
ai
quali
bisogna
parlare
semplice
ed
elementare
come
a
dei
deficienti
.
Nessun
ragionamento
li
colpisce
ma
solo
delle
immagini
.
Essi
preferirebbero
,
se
fosse
il
caso
,
delle
cartoline
o
degli
ideogrammi
.
Così
bisogna
dire
loro
che
i
comunisti
sono
brutti
,
cattivi
,
malfidi
,
traditori
,
feroci
,
e
che
odiano
la
libertà
.
Ma
non
la
libertà
quella
vera
,
quella
per
la
quale
si
sono
battuti
i
partigiani
e
al
cui
ripristino
lo
stesso
Montanelli
ha
dato
mano
,
quando
non
era
ancora
sfatto
,
ma
la
libertà
di
fare
un
bridge
,
di
andare
a
Saint
Moritz
,
di
portare
con
sé
i
soldi
che
gli
pare
.
La
libertà
di
seguitare
a
essere
ricchi
e
di
continuare
a
godere
.
La
vecchia
e
squisita
signora
Conti
,
quando
io
ero
ancora
democristiano
,
mi
domandò
una
volta
dolcemente
:
«
Ma
perché
non
fate
una
legge
che
sopprima
le
Camere
del
Lavoro
?
»
.
E
una
sua
amica
,
ancora
più
squisita
di
lei
,
disse
:
«
Ah
sì
.
Che
barba
»
.
Questa
è
la
gente
che
Montanelli
seguita
a
vedere
,
avendo
,
dentro
di
sé
,
capito
tutto
.
Perché
questo
,
cara
Signora
,
è
il
punto
:
che
Indro
Montanelli
ha
capito
tutto
e
vive
in
uno
stato
di
dispettosa
e
furiosa
malafede
.
Egli
sa
benissimo
che
quanto
vi
è
di
pulito
in
Italia
va
ricercato
tra
coloro
che
ancora
non
contano
,
o
non
contano
abbastanza
:
lavoratori
,
impiegati
,
insegnanti
,
gente
dei
ceti
minori
,
ma
fa
un
giornale
in
cui
lor
signori
si
ritrovano
come
nei
loro
vestiti
tagliati
su
misura
.
Quando
era
al
«
Corriere
»
,
al
«
suo
"
Corriere
"
»
,
Montanelli
,
sentendosi
bene
installato
nella
cittadella
della
conservazione
,
si
permetteva
dei
lussi
che
ora
scrupolosamente
si
vieta
:
scriveva
persino
male
dei
ricchi
,
dei
padroni
,
dei
potenti
(
a
sfuriate
,
naturalmente
,
e
mai
conseguentemente
)
,
ma
i
bersagliati
occasionali
lo
amavano
ugualmente
perché
i
signori
sentono
gli
amici
a
naso
,
come
i
cani
quando
annusano
i
pantaloni
dei
nuovi
venuti
,
e
non
hanno
mai
smesso
,
neppure
per
un
istante
,
di
considerare
Montanelli
legato
alla
loro
causa
infame
.
Lui
lo
sa
e
ne
è
infelice
(
io
ne
sono
convinto
)
,
ma
è
uno
di
quelli
che
più
si
convincono
dell
'
errore
in
cui
versano
,
più
vi
si
immergono
.
Questo
famoso
«
bastian
contrario
»
è
in
realtà
il
più
inguaribile
conformista
che
io
conosca
:
egli
sa
benissimo
che
i
comunisti
sono
i
soli
che
saprebbero
lavorare
sul
serio
e
pulitamente
all
'
edificazione
di
un
mondo
nuovo
,
non
privo
di
pecche
,
naturalmente
,
ma
nuovo
,
e
questo
lo
fa
inorridire
e
gli
fa
paura
,
perché
Montanelli
,
magro
com
'
è
,
in
realtà
è
una
pianta
grassa
:
fiorisce
nell
'
aria
viziata
.
Concludo
,
gentile
Signora
.
Io
attacco
ogni
volta
che
mi
capita
Indro
Montanelli
con
una
asprezza
che
credo
di
poter
definire
insolita
,
perché
sono
convinto
che
egli
sappia
meglio
di
tutti
noi
come
con
e
dietro
le
sinistre
(
comunisti
in
testa
)
ci
sia
la
gente
migliore
,
più
chiara
,
più
seria
,
più
onesta
,
più
degna
d
'
Italia
,
ed
egli
non
vuole
perdonarglielo
.
Nevrastenia
e
malanimo
gli
impediscono
di
riconoscere
una
verità
,
da
cui
si
sente
ferito
come
da
un
ininterrotto
rimprovero
.
Lo
aggredisco
per
la
sua
consapevolezza
,
insomma
;
e
sospetto
che
vi
sia
,
sotto
il
mio
accanimento
,
più
amicizia
da
parte
mia
verso
di
lui
,
di
quanta
egli
non
ne
conservi
verso
di
me
.
StampaQuotidiana ,
Quando
molti
anni
fa
,
essendo
democristiani
,
dirigevamo
l
'
edizione
milanese
de
"
Il
Popolo
"
,
contavamo
tra
i
più
autorevoli
collaboratori
il
prof.
Giordano
Dell
'
Amore
,
che
fino
da
allora
era
si
può
dire
già
tutto
:
professore
universitario
(
docente
di
tecnica
bancaria
,
che
è
una
materia
leggiadrissima
,
il
cui
più
arduo
impegno
scientifico
consiste
nell
'
insegnare
come
si
fanno
in
fretta
quei
vispi
uccellini
che
i
ragionieri
usano
apporre
accanto
alle
cifre
per
indicare
che
le
hanno
"
spuntate
"
)
,
Dell
'
Amore
era
anche
presidente
della
Cassa
di
Risparmio
,
consigliere
presso
gli
ospedali
civici
,
membro
del
Comitato
provinciale
DC
e
simpatizzante
dell
'
Arma
dei
Bersaglieri
.
In
quei
tempi
,
se
non
ricordiamo
male
,
insisteva
per
essere
assunto
come
primo
ballerino
della
Scala
.
(
Onestamente
,
non
possiamo
dire
se
abbia
poi
ottenuto
il
posto
,
ma
siamo
certi
che
anche
lì
si
sarebbe
fatto
onore
)
.
Usava
allora
un
tranquillante
-
sonnifero
di
nome
Sedobrol
e
in
redazione
tutti
chiamavano
Dell
'
Amore
"
Giordanobrol
"
.
Quando
arrivava
un
suo
pezzo
e
ce
lo
portavano
,
l
'
usciere
del
giornale
veniva
a
chiudere
la
finestra
,
posava
sul
nostro
tavolo
un
thermos
con
l
'
acqua
per
la
notte
e
ci
domandava
cordiale
e
premuroso
a
che
ora
desideravamo
essere
svegliati
.
Tutti
gli
articoli
di
questo
nostro
illustre
amico
cominciavano
così
:
"
Parleremo
oggi
della
bilancia
dei
pagamenti
...
"
e
la
ragione
di
questa
insistenza
era
che
l
'
ottimo
"
Giordanobrol
"
sapeva
che
a
questo
punto
non
c
'
era
nessuno
che
non
si
assopisse
,
donde
la
necessità
di
riprendere
ogni
volta
l
'
argomento
.
Una
volta
provammo
a
resistere
e
tentammo
di
proseguire
nella
lettura
,
ma
vedemmo
con
stupore
che
il
resto
del
foglio
,
fino
alla
fine
,
era
bianco
.
Dell
'
Amore
si
era
addormentato
anche
lui
.
Ci
sia
consentito
di
rievocare
affettuosamente
"
Giordanobrol
"
oggi
che
si
è
recato
presso
il
giudice
per
dichiarare
che
lui
nella
distribuzione
dei
fondi
neri
da
parte
dell
'
Italcasse
non
c
'
entra
per
nulla
.
Ne
siamo
sicuri
:
dormiva
.
E
l
'
eminente
professore
degli
uccellini
ha
anche
affermato
che
i
bilanci
della
Italcasse
erano
tutti
ineccepibili
,
controllati
rigorosamente
dai
sindaci
e
dal
personale
specializzato
della
Banca
d
'
Italia
.
Dallo
studio
del
magistrato
,
finita
la
sua
deposizione
,
si
è
notato
che
il
prof.
Dell
'
Amore
è
uscito
in
punta
di
piedi
,
tenendo
l
'
indice
sulla
bocca
a
raccomandare
il
silenzio
.
Filtrava
dalla
stanza
del
giudice
un
lievissimo
russare
e
tutti
sanno
che
in
casi
come
questi
è
d
'
obbligo
il
segreto
dormitorio
.
StampaQuotidiana ,
Un
articolo
dell
'
«
Osservatore
Romano
»
,
firmato
da
un
galantuomo
e
da
un
democratico
come
Federico
Alessandrini
,
anticipa
la
linea
della
Santa
Sede
per
le
imminenti
celebrazioni
del
20
settembre
1870
,
la
storica
data
legata
alla
fine
del
potere
temporale
dei
Papi
e
alla
nascita
di
Roma
italiana
,
«
il
più
grande
giorno
del
secolo
XIX
»
come
disse
uno
storico
che
non
era
romano
e
neppure
italiano
.
È
una
linea
prudente
e
circospetta
,
è
una
linea
che
,
pur
di
giustificare
la
posizione
del
Vaticano
cent
'
anni
fa
,
tende
a
giustificare
tutto
e
tutti
a
posteriori
,
Pio
IX
non
meno
del
generale
Cadorna
,
proponendo
una
soluzione
«
senza
vincitori
né
vinti
»
.
Ci
dispiace
di
non
essere
d
'
accordo
con
l
'
eminente
collega
.
Sul
piano
della
storia
,
cioè
delle
forze
vive
che
nella
storia
contano
,
il
vincitore
ci
fu
:
e
fu
la
causa
dell
'
unità
d
'
Italia
,
fu
la
causa
dello
Stato
italiano
nazionale
e
indipendente
,
sempre
contraddetta
,
contrastata
o
ritardata
dall
'
esistenza
del
potere
temporale
dei
pontefici
(
non
ripetiamo
Machiavelli
)
.
È
impossibile
rendere
lo
stesso
omaggio
,
tranne
che
sul
piano
della
cristiana
pietà
,
al
generale
Kanzler
,
che
comandava
quella
specie
di
Legione
straniera
al
servizio
del
pontificato
civile
crollante
,
e
al
generale
Cadorna
,
che
con
infinite
esitazioni
d
'
animo
,
e
turbamenti
,
e
lacerazioni
ordinò
contro
voglia
,
da
cattolico
praticante
quale
era
ma
da
servitore
fedele
del
nuovo
Stato
,
l
'
apertura
della
breccia
di
Porta
Pia
.
Non
c
'
è
dubbio
,
sarebbe
stato
infinitamente
meglio
entrare
in
Roma
senza
sangue
.
Era
il
sogno
perseguito
da
Cavour
fino
alla
morte
.
Fu
il
sogno
coerente
e
tenace
di
tutta
la
classe
dirigente
liberale
,
dal
1861
al
1870
.
Se
quell
'
obiettivo
non
fu
raggiunto
,
ciò
avvenne
essenzialmente
per
la
resistenza
dell
'
intransigentismo
vaticano
,
sommata
alla
linea
ferrea
del
non
possumus
teologico
verso
il
liberalismo
moderno
,
e
verso
le
civili
libertà
,
che
si
riassunse
nella
condanna
del
Sillabo
non
meno
che
in
quella
del
Concilio
Vaticano
I
,
il
Concilio
dell
'
infallibilità
per
intenderci
.
Il
generale
Kanzler
,
sul
terreno
storico
,
non
è
diverso
dal
Re
di
Napoli
o
dal
Granduca
di
Toscana
,
i
vinti
del
Risorgimento
.
Il
temporalismo
armato
morì
per
sempre
in
quell
'
alba
del
20
settembre
1870
,
come
era
morto
undici
anni
prima
,
e
per
sempre
,
il
potere
dei
Lorena
in
Toscana
o
nove
anni
prima
quello
dei
Borbone
a
Napoli
.
Nessun
equivoco
,
quindi
,
è
possibile
,
sul
piano
dei
rapporti
fissati
dalla
storia
.
Ma
sul
piano
delle
idee
?
Lì
c
'
è
un
altro
vincitore
,
sul
quale
non
sono
egualmente
consentiti
né
doppi
sensi
né
qui
pro
quo
:
e
quel
vincitore
è
la
libertà
,
la
libertà
politica
e
religiosa
,
la
libertà
figlia
del
mondo
moderno
che
,
affrancando
la
Santa
Sede
dalle
infinite
umiliazioni
e
compromissioni
del
potere
temporale
,
avrebbe
permesso
nel
giro
di
pochi
decenni
una
nuova
primavera
di
energie
religiose
e
di
fermenti
spirituali
destinata
a
culminare
nel
Concilio
giovanneo
.
L
'
«
Osservatore
»
non
accetta
la
tesi
che
il
20
Settembre
abbia
rappresentato
una
«
data
provvidenziale
»
,
per
i
cattolici
non
meno
che
per
i
laici
:
quasi
un
ponte
fra
le
due
rive
del
Tevere
.
Era
una
tesi
di
origine
laica
,
ma
che
poteva
benissimo
incontrarsi
con
le
vie
della
Chiesa
attuale
,
della
Chiesa
post
-
conciliare
:
primo
passo
verso
quella
grande
«
concelebrazione
»
fra
i
due
mondi
divisi
cento
anni
fa
che
un
socialista
anticlericale
come
Pietro
Nenni
aveva
auspicato
per
il
centenario
di
Mentana
.
È
,
diciamolo
pure
,
una
occasione
perduta
.
Il
centenario
del
20
Settembre
è
una
ricorrenza
troppo
rara
per
non
approfittarne
.
Gli
ultimi
venticinque
anni
della
vita
italiana
,
gli
anni
di
questa
tormentata
Repubblica
,
hanno
già
visto
troppe
lacerazioni
,
anche
recentissime
,
fra
coscienza
religiosa
e
coscienza
civile
per
giustificare
nuovi
errori
di
prospettiva
,
il
risorgere
di
steccati
superati
dalla
storia
e
respinti
dalla
coscienza
.
Ci
mancherebbe
altro
,
a
questi
lumi
di
luna
e
con
i
problemi
aperti
anche
fra
Chiesa
e
Stato
,
che
una
polemica
sul
potere
temporale
!
StampaQuotidiana ,
Noi
siamo
tra
coloro
che
non
finiranno
mai
di
rimpiangere
il
tempo
,
neppure
tanto
lontano
,
in
cui
a
Jader
Jacobelli
,
direttore
delle
"
Tribune
"
televisive
,
politiche
,
elettorali
,
sindacali
e
via
trasmettendo
,
erano
lasciati
più
ampi
poteri
per
organizzare
questo
genere
di
manifestazioni
.
Adesso
,
se
non
abbiamo
capito
male
quanto
lo
stesso
Jacobelli
ha
comunicato
più
volte
,
chi
decide
temi
,
strutture
,
limiti
e
orari
delle
"
Tribune
"
è
la
Commissione
parlamentare
di
vigilanza
,
organismo
notoriamente
privo
di
gente
(
salvo
rarissime
eccezioni
)
che
si
intenda
di
politica
,
sicché
queste
trasmissioni
sono
diventate
un
disastro
.
Ripetitive
,
futili
e
noiose
.
Vengono
trasmesse
a
tarda
ora
,
cominciano
in
ritardo
e
in
ritardo
finiscono
.
Se
si
escludono
i
partecipanti
comunisti
,
che
ormai
dicono
con
assoluta
chiarezza
come
la
pensano
e
ciò
che
vogliono
,
tutti
gli
altri
si
aggirano
in
cerca
di
parole
come
se
tentassero
invano
di
trovare
l
'
interruttore
della
luce
in
una
stanza
buia
,
e
le
"
Tribune
"
sembrano
diventate
il
ritrovo
degli
stanchi
di
vivere
.
Alla
fine
c
'
è
sempre
un
ascoltatore
sveglio
che
avverte
:
"
È
finita
"
.
Se
mancasse
lui
,
intere
famiglie
dormirebbero
tutta
la
notte
in
salotto
.
La
"
Tribuna
"
dell
'
altro
ieri
sera
(
guidata
da
Giorgio
Cingoli
,
interroganti
i
giornalisti
Fischer
della
"
Frankfurter
Zeitung
"
,
Alfonso
Madeo
,
direttore
de
"
L
'
Ora
"
e
Gaetano
Scardocchia
del
"
Corriere
della
Sera
"
)
è
stata
secondo
noi
caratterizzata
dalla
partecipazione
,
per
la
DC
,
dell
'
on.
Giancarlo
Tesini
,
membro
(
pensate
come
sono
ridotti
)
della
Direzione
scudocrociata
,
del
quale
nessuno
al
mondo
saprà
mai
che
cosa
abbia
detto
.
Questo
segreto
,
fra
moltissimi
anni
,
scenderà
nella
tomba
con
lui
.
L
'
on.
Tesini
possiede
un
requisito
raro
:
ha
le
parole
,
per
così
dire
,
mattiniere
e
il
pensiero
pigro
.
Succede
così
che
i
detti
gli
escono
dalla
bocca
assai
prima
che
li
abbia
pensati
,
e
una
volta
emessi
la
prima
cosa
della
quale
si
persuadono
è
che
il
raziocinio
è
del
tutto
inutile
.
Tesini
,
a
giudicare
da
quanto
gli
serve
,
deve
avere
ancora
il
cervello
nuovo
,
e
la
sua
esistenza
dimostra
che
siamo
tutti
prefabbricati
,
perché
se
Iddio
ci
facesse
uno
alla
volta
con
quest
'
uomo
l
'
encefalo
se
lo
poteva
risparmiare
.
Tolto
l
'
on.
Tesini
,
la
nostra
attenzione
è
stata
attratta
dall
'
on.
Bozzi
,
che
rappresenta
i
liberali
,
e
sembra
sempre
seduto
su
un
"
tilbury
"
.
Egli
è
l
'
ultimo
esemplare
di
un
tipo
umano
,
il
viveur
,
che
i
giovani
non
conoscono
più
.
Siamo
sicuri
che
,
in
segreto
,
l
'
on.
Bozzi
rimpiange
il
"
tabarin
"
e
ha
una
barba
"
Black
and
Decker
"
,
buona
per
molti
usi
:
per
spazzolare
gli
abiti
,
per
dare
la
polvere
ai
mobili
,
per
lucidarsi
le
scarpe
.
Se
ingigantisse
,
potrebbe
servire
anche
il
lavaggio
rapido
delle
macchine
.
Il
presidente
del
PLI
come
idee
non
ci
interessa
,
ma
come
barba
confessiamo
che
ci
piacerebbe
averlo
in
casa
.
StampaQuotidiana ,
I
religiosi
dell
'
Ordine
dei
trappisti
,
che
osservano
,
se
non
siamo
male
informati
,
una
strettissima
clausura
,
consumano
una
frugalissima
cena
alle
sei
del
pomeriggio
(
ore
18
)
,
poi
si
recano
in
muta
processione
alla
cappella
del
convento
dove
recitano
in
coro
le
preghiere
della
sera
,
dopo
di
che
si
ritirano
nelle
loro
celle
e
,
spenta
ogni
luce
,
taciuta
ogni
voce
,
cessato
ogni
gesto
,
quei
santi
uomini
cadono
in
un
profondo
sonno
,
dal
quale
saranno
svegliati
alle
tre
per
le
preghiere
della
notte
volute
dalla
regola
.
È
a
quest
'
ora
che
la
Curia
generalizia
dei
trappisti
vorrebbe
che
fossero
trasmesse
le
"
Tribune
politiche
"
televisive
e
la
commissione
parlamentare
di
vigilanza
,
che
ne
esercita
,
come
tutti
desolatamente
sanno
,
la
suprema
regia
,
pare
propensa
ad
accogliere
la
richiesta
,
ma
,
desiderando
saggiamente
procedere
per
gradi
,
ha
iniziato
l
'
altro
ieri
una
prima
felicissima
prova
.
La
"
Tribuna
"
di
mercoledì
sera
(
guidata
da
Giorgio
Cingoli
,
che
impersonava
il
simbolo
delle
zone
depresse
,
interroganti
i
colleghi
Walser
della
"
Tages
Anzeiger
"
e
Granchi
del
"
Geniale
"
,
partecipanti
i
delegati
di
sei
partiti
:
radicale
,
demoproletario
,
sud
-
tiroler
V.P.
,
MSI
,
indipendenti
di
sinistra
e
socialista
)
è
cominciata
con
mezz
'
ora
di
ritardo
dopo
non
uno
ma
due
spettacoli
cinematografici
(
per
la
verità
il
secondo
,
una
sorta
di
antologia
dedicata
ai
film
di
Francesco
Rosi
,
è
stato
interessantissimo
)
e
si
è
svolta
sotto
il
segno
della
stanchezza
e
dello
scoramento
.
Domande
fiacche
e
vaghe
,
risposte
elusive
e
generiche
da
parte
di
tutti
,
se
si
fa
eccezione
per
l
'
indipendente
di
sinistra
on.
Spinelli
,
che
ha
concretamente
affrontato
il
tema
del
giorno
:
quello
della
data
delle
elezioni
.
Spinelli
ha
detto
con
chiarezza
che
celebrare
lo
stesso
giorno
le
due
prove
elettorali
,
quella
nazionale
e
quella
europea
,
sarebbe
un
errore
.
Sono
state
,
queste
sue
,
le
sole
parole
dirette
,
comprensibili
e
chiare
di
tutta
la
serata
.
Tutti
gli
altri
hanno
vagato
come
i
nautili
dell
'
abate
Zanella
,
compreso
il
socialista
Signorile
,
il
quale
era
talmente
sfinito
che
,
avendo
Cingoli
fatto
segno
di
concludere
,
ha
interrotto
di
botto
il
suo
dire
e
non
ha
neanche
finito
la
parola
che
stava
pronunciando
:
"
Noi
socialisti
pen
...
"
e
lì
si
è
fermato
.
Forse
voleva
dire
"
pensiamo
"
ma
francamente
stentiamo
a
crederlo
.
Pare
che
prima
o
poi
la
"
Tribuna
"
avrà
unsolo
ascoltatore
:
un
tale
di
Enna
che
da
quattro
anni
,
per
quante
cure
ubbia
seguito
,
non
riesce
più
a
dormire
.
I
medici
si
sono
mostrati
concordi
nel
consigliargli
quest
'
ultimo
tentativo
.
StampaPeriodica ,
La
notizia
di
un
convegno
sull
'
inquinamento
atmosferico
fa
tornare
alla
mente
le
lettere
della
sorella
nubile
di
Leopardi
,
reclusa
dalla
madre
a
Recanati
.
Che
sognava
l
'
aria
sana
della
cittá
sull
'
Arno
.
Come
i
detenuti
di
oggi
.
Pisano
già
da
oltre
due
anni
,
leggo
ogni
giorno
le
cose
locali
sul
Tirreno
.
Ora
ho
letto
un
annuncio
del
servizio
ambiente
della
Provincia
:
"
29-30
gennaio
1999
.
Prima
Conferenza
sulla
qualità
dell
'
aria
nella
provincia
di
Pisa
"
.
Sapete
che
fra
gli
effetti
della
galera
c
'
è
di
tramutare
le
cose
più
elementari
in
concessioni
regolamentate
,
sicché
l
'
aria
che
si
respira
diventa
"
l
'
ora
d
'
aria
"
:
una
specie
di
apnea
a
intervalli
ossigenati
.
Così
ritagliata
,
l
'
aria
viene
convocata
con
un
grido
dell
'
agente
:
"
Aria
"
,
e
i
detenuti
si
infilano
nel
loro
sfiatatoio
.
Dunque
,
chi
di
noi
più
interessato
alla
qualità
dell
'
aria
di
Pisa
?
Ma
tutto
questo
è
solo
un
pretesto
per
parlarvi
di
Paolina
,
la
sorella
nubile
di
Giacomo
Leopardi
,
e
dell
'
aria
di
Pisa
.
(
Mi
piace
,
"
nubile
"
,
altri
la
chiamarono
zitella
:
destino
più
amaro
,
avendole
Giacomo
dedicato
la
precoce
canzone
Nelle
nozze
della
sorella
Paolina
.
Nubile
vuol
dire
sposabile
,
e
lei
lo
fu
a
lungo
e
invano
,
in
trattative
penose
sulla
dote
,
la
quale
bisognava
che
fosse
appetitosa
per
quella
giovane
intelligente
e
bruttina
,
doppio
difetto
.
E
nubile
fa
pensare
a
qualcosa
di
lievemente
annuvolato
,
una
turbolenza
in
aria
chiara
,
in
quella
creatura
che
scriveva
:
"
Unico
godimento
mio
in
tutta
la
vita
-
quello
di
mirare
il
cielo
sereno
-
sicché
quando
vedi
nuvole
di
'
pure
che
la
tua
amica
è
più
triste
del
solito
"
)
.
Giacomo
visse
in
una
prigionia
stretta
in
quella
casa
maniacale
,
e
invano
tentò
di
fuggirne
con
una
vera
evasione
,
di
notte
e
con
carte
false
.
Figurarsi
una
figlia
femmina
,
che
solo
il
matrimonio
avrebbe
fatto
uscire
.
"
Quello
che
io
posso
vedere
dalla
finestra
è
sempre
sorvegliato
da
mia
madre
,
la
quale
gira
per
tutta
la
casa
,
si
trova
per
tutto
,
e
a
tutte
le
ore
"
.
Paolina
restò
ai
suoi
arresti
domestici
fino
a
un
'
età
anziana
,
e
perfino
il
suo
carteggio
con
poche
amiche
dovette
essere
clandestino
,
per
scampare
al
rigore
pazzesco
della
madre
.
Le
lettere
arrivavano
a
un
bravo
prete
alla
casa
di
fronte
,
lui
esponeva
una
pianta
alla
finestra
,
e
lei
furtivamente
andava
a
ritirarle
.
Una
lettera
le
arrivò
un
giorno
da
Pisa
,
dove
Giacomo
era
venuto
a
svernare
,
e
restò
memorabile
,
per
quella
sorella
appassionata
,
e
per
tutti
gli
scolari
a
venire
,
e
per
Pisa
.
Era
datata
al
12
novembre
1827
:
"
Questo
lung
'
Arno
è
uno
spettacolo
così
bello
,
così
ampio
,
così
magnifico
,
così
gaio
,
così
ridente
,
che
innamora
:
non
ho
veduto
niente
di
simile
...
Vi
si
passeggia
poi
nell
'
inverno
con
gran
piacere
,
perché
v
'
è
quasi
sempre
un
'
aria
di
primavera
...
"
.
Così
l
'
aria
"
balsamica
"
di
Pisa
soffiò
fino
alla
galera
domiciliare
di
Paolina
,
al
suo
"
orrido
e
aborrito
"
Recanati
,
alla
sua
"
infame
aria
,
vera
rovina
per
la
salute
,
per
i
denti
,
per
tutto
"
,
"
aria
essiccatrice
di
polmoni
"
.
Paolina
si
compiangeva
,
come
quella
che
non
aveva
"
per
sollievo
né
un
viaggio
di
Parigi
e
di
Londra
,
e
né
pure
quello
di
Sinigaglia
(
Senigallia
)
"
!
Aveva
i
furori
smaniosi
e
impossibili
di
ogni
carcerato
.
"
Non
puoi
credere
quanto
mi
abbia
tormentata
sempre
il
pensiero
che
vi
sia
qualche
cosa
a
questo
mondo
ch
'
io
non
vi
vedrò
mai
!
e
se
queste
cose
poi
sono
belle
,
belle
assai
,
come
le
ghiacciaie
della
Svizzera
,
il
cielo
di
Napoli
,
un
'
aurora
boreale
e
Pietroburgo
...
"
.
Soffocò
le
illusioni
d
'
amore
,
e
leggeva
racconti
di
viaggi
altrui
:
"
Solo
amerei
che
la
mia
catena
fosse
un
tantino
più
lenta
"
.
Studiava
il
Journal
des
Modes
,
leggeva
il
"
suo
"
Stendhal
,
e
traduceva
una
Vita
di
Mozart
,
che
l
'
avrà
fatta
pensare
all
'
affetto
fra
sorella
e
fratello
,
e
incitata
alla
sua
parolaccia
più
temeraria
e
cara
:
"
Diavolo
!
"
.
Tradusse
anche
,
e
questo
è
particolarmente
commovente
se
si
pensa
alla
sua
clausura
,
il
Viaggio
notturno
intorno
alla
mia
camera
di
Joseph
de
Maistre
.
"
Io
non
sono
lieta
e
non
posso
esserla
che
in
sogno
"
.
La
lettera
dell
'
adorato
Giacomo
dovette
restarle
fissa
in
mente
.
Quando
una
sua
amica
va
ad
abitare
a
Pisa
,
le
invidia
la
sua
fortuna
:
quella
"
deliziosa
Città
...
che
in
ogni
stagione
deve
essere
un
soggiorno
incantatore
"
(
1829
)
.
Là
,
"
se
io
fossi
indipendente
,
vorrei
abitare
perpetuamente
"
(
1830
)
.
E
"
godere
di
quel
caro
cielo
,
e
di
quell
'
aria
che
io
t
'
invidio
tanto
"
(
1833
)
.
A
un
'
altra
amica
,
di
passaggio
a
Pisa
,
aveva
scritto
:
"
Hai
fatto
bene
a
scegliere
il
tuo
albergo
lungo
l
'
Arno
,
del
quale
Giacomo
mi
ha
fatto
una
descrizione
incantevole
"
.
Paolina
uscì
da
Recanati
solo
dopo
che
tutti
i
suoi
furono
morti
.
Anzi
,
fece
passare
altri
anni
.
"
Io
già
lo
so
che
mi
sono
ricalcati
i
miei
ferri
da
me
stessa
"
.
E
dopo
che
la
casa
-
carcere
fu
prodigalmente
rinnovata
.
"
In
questo
momento
alla
porta
del
mio
giardino
si
sta
compiendo
un
bel
lavoro
-
si
fa
una
camera
di
cristallo
per
levarmi
l
'
aria
cattiva
che
mi
veniva
da
quella
striscia
di
mare
che
si
vedeva
in
quel
punto
"
.
Successe
nel
1864
,
quell
'
ergastolo
graziato
:
era
una
donna
libera
di
64
anni
.
Rinnovò
il
suo
guardaroba
e
lo
rese
civettuolo
.
Andò
in
Emilia
,
in
Umbria
,
nelle
Puglie
.
Pensava
a
Napoli
:
"
Spero
alle
prime
benefiche
aure
di
primavera
di
muovermi
di
qui
e
respirare
l
'
aria
di
Napoli
"
;
e
finalmente
ci
andò
,
nel
1867
,
a
pregare
sulla
tomba
di
Giacomo
.
L
'
anno
dopo
decise
che
avrebbe
passato
l
'
inverno
a
Pisa
.
Scese
all
'
albergo
sul
lungarno
,
il
Victoria
,
che
è
ancora
lì
,
il
più
bello
di
Pisa
.
Non
riuscì
a
svernare
,
ma
per
poco
:
morì
a
Pisa
il
13
marzo
del
1869
,
"
dei
postumi
di
un
'
infreddatura
"
presa
in
gita
a
Firenze
,
quando
alla
primavera
mancavano
otto
giorni
.
"
Ma
io
...
io
non
ho
vissuto
mai
"
.
Ho
un
libro
-
antologia
di
Alessandro
Agostinelli
e
Daniele
Luti
,
Sotto
il
cielo
di
Pisa
.
Ci
sono
molte
notizie
sull
'
aria
di
Pisa
al
tempo
che
fu
.
Carlo
Goldoni
:
"
L
'
aria
della
città
è
considerata
la
migliore
d
'
Italia
"
.
E
Gabriele
D
'
Annunzio
:
"
Pisa
...
primaverile
e
tutta
d
'
argento
"
.
Mi
ha
colpito
soprattutto
una
riga
di
Charles
Dickens
:
"
Non
c
'
è
altro
che
si
muova
in
Pisa
,
eccetto
l
'
aria
tiepida
"
.
Noi
abbiamo
alcune
ore
d
'
aria
.
A
giorni
alterni
,
in
un
cortile
più
piccolo
e
uno
meno
piccolo
.
Tre
giorni
quelli
in
attesa
di
giudizio
,
tre
giorni
quelli
in
attesa
di
niente
.
La
domenica
a
turno
.
Ci
diamo
delle
arie
.
Li
chiamiamo
l
'
aria
grande
e
l
'
aria
piccola
.