StampaQuotidiana ,
Le
conseguenze
del
'68
sono
al
governo
ma
comincia
il
'98
.
Popolo
produttivo
in
movimento
.
Da
Modena
i
trattori
gommano
su
Roma
.
In
Veneto
tengono
il
presidio
di
resistenza
.
La
croce
-
simbolo
del
riscatto
per
chi
è
sfruttato
-
nuovamente
e
finalmente
benedice
allevatori
e
contadini
dopo
una
breve
commistione
politica
(
elezioni
del
'96
)
con
chi
li
affama
.
Anche
la
bellissima
e
usurpata
simbologia
dell
'
Ulivo
torna
finalmente
in
mani
legittime
:
chi
produce
veramente
le
olive
protesta
contro
uno
Stato
ulivista
che
impedisce
di
continuare
a
farlo
.
L
'
Ulivo
è
scomparso
dalla
bandiera
della
sinistra
e
vi
resta
solo
l
'
apostrofo
rosso
,
il
travestimento
svelato
.
Gli
artigiani
sono
in
furiosa
mobilitazione
.
I
commercianti
sono
molle
pronte
a
scattare
di
furia
.
In
generale
,
la
gente
dell
'
Iva
è
diventata
popolo
dell
'
ira
.
La
sacrosanta
rabbia
dell
'
onesto
e
laborioso
contro
lo
statalismo
predatorio
.
Qual
è
la
strategia
del
governo
?
Deve
fare
soldi
spremendo
gli
italiani
.
Per
mantenere
il
consenso
politico
attua
un
trattamento
differenziale
nei
confronti
delle
categorie
dei
lavoratori
.
Ferrovieri
,
dipendenti
pubblici
vari
-
in
generale
le
categorie
protette
-
hanno
portato
a
casa
vantaggi
dalla
nuova
finanziaria
.
Altri
,
artigiani
ed
autonomi
,
solo
svantaggi
,
ormai
oltre
il
limite
del
soffocamento
fiscale
con
l
'
aggiunta
del
furto
dei
loro
denari
previdenziali
a
rischio
di
incorporamento
dell
'
INPS
,
buco
rosso
dove
tutto
sparisce
.
I
commercianti
,
pi
,
sono
presi
in
tenaglia
sia
dalle
tasse
sia
da
una
politica
che
massacra
i
consumi
.
Di
fatto
il
governo
ha
premiato
le
categorie
dove
è
più
denso
il
voto
di
sinistra
e
punito
quelle
dove
è
maggioritario
il
popolo
delle
libertà
.
Ma
questo
è
anche
un
messaggio
dissuasivo
.
Vuol
dire
:
le
categorie
che
prometteranno
sostegno
politico
potranno
sperare
di
ridurre
i
danni
o
avere
mezzo
contentino
.
E
per
questo
agisce
in
modo
tale
da
dividere
il
campo
della
protesta
.
Ho
provato
a
fare
un
rapido
calcolo
.
Può
il
governo
trovare
misure
che
soddisfino
almeno
in
parte
le
diverse
categorie
del
popolo
produttivo
che
stanno
protestando
?
La
risposta
è
no
.
Può
solo
limare
qualche
misura
per
soddisfare
una
categoria
specifica
in
modo
tale
da
rompere
l
'
eventuale
fronte
rivoluzionario
.
Fate
anche
voi
i
conti
e
otterrete
il
seguente
risultato
.
Per
dare
a
ogni
categoria
produttiva
la
possibilità
di
migliorare
le
proprie
condizioni
oppure
di
evitare
danni
fatali
,
il
governo
dovrebbe
fare
quattro
cose
:
a
)
meno
tasse
,
più
o
meno
la
metà
di
quelle
attuali
per
le
imprese
,
il
che
significa
ridurre
la
spesa
pubblica
e
la
protezione
speciale
dei
lavoratori
garantiti
,
che
per
lo
più
,
votano
a
sinistra
;
b
)
più
libertà
auto
-
organizzativa
sia
per
le
categorie
che
per
i
singoli
operatori
individuali
;
c
)
stile
di
governo
più
flessibile
come
capacità
di
differenziare
le
leggi
in
base
alla
natura
specifica
della
situazione
che
si
vuole
regolare
;
d
)
revisione
dei
regolamenti
europei
per
adattarli
alle
esigenze
dei
produttori
italiani
.
L
'
attuale
governo
non
è
in
grado
di
fare
queste
azioni
in
quanto
implicherebbe
l
'
abbandono
della
rappresentanza
degli
interessi
del
popolo
assistito
e
un
conflitto
totale
con
i
sindacati
.
Inoltre
,
questo
è
un
governo
che
non
ha
credibilità
e
volontà
per
rinegoziare
alcunché
del
regime
europeo
.
In
sintesi
,
le
singole
categorie
produttive
non
possono
trovare
alcuna
soddisfazione
da
questo
governo
.
O
lo
buttano
giù
o
tornano
a
casa
a
mani
vuote
.
Certo
,
il
governo
è
interessato
a
calmare
le
acque
perché
sa
che
di
fronte
a
una
mobilitazione
generale
dei
produttivi
non
resisterebbe
un
secondo
al
potere
.
Quindi
,
sicuramente
,
cercherà
di
soddisfare
parzialmente
le
richieste
di
una
o
due
categorie
per
rompere
il
fronte
e
farà
promesse
alle
altre
in
attesa
che
si
stanchino
e
tornino
a
casa
Chi
guida
la
protesta
di
ogni
categoria
ha
due
scelte
:
1
)
tira
la
mobilitazione
sperando
di
essere
quella
che
becca
soddisfazione
,
differenziandosi
dalle
altre
;
2
)
capisce
che
il
governo
ha
un
limite
assoluto
nel
soddisfare
i
produttivi
e
tira
la
mobilitazione
con
la
finalità
di
buttare
giù
governo
stesso
e
sistema
.
So
che
è
una
decisione
non
facile
per
i
singoli
gruppi
.
La
seconda
opzione
esce
dal
mandato
di
rappresentanza
degli
interessi
tecnici
degli
associati
di
categoria
.
Ma
,
ripeto
,
la
situazione
è
tale
per
cui
o
si
decide
così
o
non
si
porta
a
casa
niente
.
E
il
problema
generale
per
tutti
gli
Italiani
è
che
se
chi
produce
ricchezza
è
impedito
nel
farlo
,
allora
tutto
il
Paese
va
a
rischio
.
È
proprio
l
'
eccezionalità
della
situazione
di
un
governo
che
uccide
sistematicamente
a
creazione
della
ricchezza
che
impone
una
scelta
fuori
dell
'
ordinario
ai
diversi
gruppi
del
popolo
produttivo
.
E
va
aggiunto
che
i
partiti
che
dovrebbero
rappresentare
in
forma
politica
gli
interessi
produttivi
stanno
fermi
.
Le
categorie
devono
fare
anche
il
lavoro
che
la
politica
non
sta
facendo
.
Per
questo
non
è
affatto
poesia
della
rivoluzione
chiedere
alle
categorie
in
mobilitazione
(
e
alle
altre
,
tipo
gli
industriali
)
di
unirsi
per
ottenere
un
obiettivo
politico
comune
,
quello
detto
sopra
,
nei
quattro
punti
.
Se
così
,
allora
sarà
'98
,
ma
questa
volta
blu
.
StampaQuotidiana ,
"
La
sinistra
sia
inflessibile
"
.
Questo
il
titolo
di
un
articolo
a
firma
Michele
Salvati
e
Guido
Martinotti
,
ieri
pubblicato
dall
'
Unità
.
Interessante
.
La
tesi
degli
autori
è
che
le
leggi
vanno
rispettate
sempre
e
comunque
.
Se
si
tratta
di
leggi
sbagliate
,
esse
vanno
cambiate
e
migliorate
ma
,
nel
frattempo
,
bisogna
osservarle
rigorosamente
.
Sembra
di
rileggere
qualche
francese
di
tempo
addietro
:
"
Noi
parleremo
sempre
contro
le
leggi
cattive
,
sino
a
che
esse
siano
riformate
e
,
in
attesa
di
ciò
,
vi
staremo
ciecamente
soggetti
"
.
Ottimo
.
Non
si
è
più
d
'
accordo
con
i
due
articolisti
dell
'
Unità
,
invece
,
laddove
essi
indicano
le
ragioni
,
i
fatti
per
cui
,
in
Italia
,
governerebbe
un
'
impostazione
di
segno
opposto
,
per
la
quale
leggi
e
regole
sarebbero
come
dimenticate
e
suscettibili
di
qualsiasi
frustrazione
.
Il
che
avverrebbe
,
per
Martinetti
-
Salvati
,
non
solo
in
funzione
di
una
diffusa
e
ormai
tollerata
abitudine
all
'
illegalità
bensì
anche
,
e
più
efficacemente
,
a
causa
di
"
una
campagna
di
aggressione
e
delegittimazione
nei
confronti
di
coloro
che
sono
chiamati
a
far
rispettare
la
legge
"
.
E
i
responsabili
di
una
tal
campagna
aggressiva
-
capace
di
devastare
giurisdizione
e
legalità
-
sarebbero
,
opportunamente
citati
alla
rinfusa
,
Sgarbi
,
Berlusconi
,
il
cardinale
Giordano
,
Totò
Riina
...
E
bisognerebbe
meditare
,
a
questo
proposito
,
su
un
paio
di
questioncelle
.
Esiste
indubbiamente
,
nel
cosiddetto
dibattito
sulla
giustizia
,
una
sorta
di
contraddittorio
extraprocesuale
fra
cittadini
(
eventualmente
imputati
)
e
magistrati
(
che
davvero
non
si
astengono
dal
lasciarsi
andare
a
scompostezze
magari
colorite
,
ma
tanto
più
gravi
dal
punto
di
vista
istituzionale
)
.
Solo
che
il
cittadino
(
eventualmente
imputato
)
e
il
magistrato
non
stanno
sullo
stesso
piano
:
perché
il
primo
parla
in
nome
di
un
diritto
di
libertà
,
mentre
il
secondo
in
nome
del
poterla
reprimere
.
Riesce
qualcuno
,
di
grazia
,
a
comprendere
la
differenza
?
Ma
la
questione
vera
è
poi
quest
'
altra
:
che
la
legge
,
in
Italia
,
è
stata
violentata
anche
-
direi
soprattutto
-
col
concorso
di
quella
sinistra
da
cui
ora
si
pretende
inflessibilità
.
Né
ci
si
ricorda
di
mobilitazioni
editoriali
a
denuncia
dei
tanti
stupri
di
legge
e
legalità
di
cui
si
è
avuto
drammatico
conto
ancora
negli
ultimi
mesi
e
anni
.
Non
sono
tra
quelli
,
si
badi
,
che
imputa
alla
esclusiva
responsabilità
delle
cosiddette
sinistre
l
'
erosione
forse
ormai
definitiva
del
valore
della
legge
.
Altrove
c
'
è
stata
,
almeno
,
inerzia
e
trascuratezza
.
Ma
la
sinistra
e
i
due
articolisti
che
a
essa
si
rivolgono
che
cosa
pensano
di
una
Corte
costituzionale
che
ha
fatto
letteralmente
strage
delle
regole
di
attribuzione
dei
poteri
,
usurpando
una
funzione
(
quella
legislativa
)
che
il
nostro
ordinamento
attribuisce
ad
altro
organo
?
Non
è
legge
,
questa
?
E
chi
l
'
ha
violata
,
Sgarbi
?
Che
cosa
pensano
di
certi
cosiddetti
giudici
che
hanno
letteralmente
privato
il
popolo
italiano
di
uno
dei
due
voti
,
quello
referendario
,
costituzionalmente
previsti
e
attribuiti
?
Non
è
legge
,
questa
?
E
chi
l
'
ha
violata
,
Berlusconi
?
Che
cosa
pensano
di
un
Presidente
della
Repubblica
che
si
sottrae
a
quella
Costituzione
che
lo
vorrebbe
immediatamente
processato
?
Non
è
legge
,
questa
?
E
chi
l
'
ha
violata
,
il
cardinal
Giordano
?
Che
cosa
pensano
di
un
manipolo
di
magistrati
che
insorge
e
istiga
all
'
insurrezione
contro
gli
atti
del
governo
e
del
Parlamento
?
É
sì
o
no
violazione
della
legalità
,
questa
?
E
chi
ne
è
responsabile
?
Da
noi
in
Italia
la
legge
non
ha
valore
non
perché
il
Polo
o
Sgarbi
o
altri
"
attaccano
i
giudici
"
,
ma
perché
una
certa
cultura
e
pratica
del
potere
(
quelle
a
cui
fa
l
'
appello
l
'
articolo
dell
'
Unità
)
l
'
hanno
abolita
e
sostituita
con
un
'
altra
,
la
cosiddetta
"
legge
materiale
"
.
In
Italia
la
legalità
è
compromessa
perché
è
violata
da
quei
medesimi
che
dovrebbero
produrla
,
osservarla
,
applicarla
,
tutelarla
:
Il
Parlamento
,
il
governo
,
il
Presidente
della
Repubblica
,
La
Corte
costituzionale
,
la
magistratura
.
Questi
sono
i
responsabili
.
Questi
gli
attentatori
.
Questi
i
traditori
.
Questi
i
delegittimatori
.
E
non
metaforicamente
ma
"
tecnicamente
"
.
Non
per
"
opinione
"
di
chi
scrive
,
ma
per
la
"
legge
che
esiste
"
.
Ma
non
tutte
le
leggi
sono
uguali
,
evidentemente
.
Né
meritevoli
di
applicazione
"
inflessibile
"
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
per
riprendere
la
stucchevole
questione
della
cultura
di
destra
(
esiste
,
non
esiste
,
è
robusta
,
è
gracile
)
,
ma
sarebbe
un
peccato
lasciar
trascorrere
il
trentennale
della
morte
di
Bruno
Leoni
senza
ricordare
questo
sincero
e
combattivo
liberale
,
che
diede
colpi
tremendi
alla
spocchiosa
cultura
di
sinistra
.
E
come
reagirono
i
suoi
avversari
?
Al
modo
solito
di
quando
non
hanno
buone
carte
in
mano
:
ignorandolo
,
rifiutandosi
di
giocare
la
partita
.
Dal
1700
al
1900
la
rivoluzione
industriale
portò
all
'
"
economicizzazione
della
società
"
.
L
'
economia
divenne
di
massa
mentre
nel
mondo
agricolo
pre
-
industriale
era
solo
per
pochi
,
borghesi
,
il
grosso
della
società
disperso
in
campagna
.
La
novità
fu
che
in
poco
tempo
il
capitale
divenne
il
tema
centrale
nella
vita
della
maggioranza
degli
individui
,
ben
definito
da
Karl
Marx
come
avvento
dell
'
"
uomo
economico
"
.
Questi
era
tale
perché
non
produceva
più
direttamente
i
propri
mezzi
di
sostentamento
attraverso
la
manipolazione
diretta
dei
frutti
della
terra
,
ma
doveva
procurarseli
attraverso
la
mediazione
di
un
salario
.
Infatti
i
problemi
della
nuova
relazione
tra
politica
ed
economia
riguardò
il
cambiamento
del
modello
di
società
in
relazione
alla
transizione
delle
maggioranze
sociali
da
un
'
economia
con
poco
denaro
a
una
che
ne
richiedeva
molto
di
più
.
Questi
furono
,
essenzialmente
,
due
.
Il
primo
riguardò
la
creazione
tecnica
di
più
moneta
per
reggere
la
nuova
domanda
di
capitalizzazione
da
parte
delle
masse
industrializzate
.
Il
secondo
fu
quello
del
come
"
socializzare
l
'
economia
nel
momento
in
cui
la
società
era
stata
economicizzata
"
.
Tradotta
,
la
questione
fu
:
come
creare
un
accesso
di
massa
al
capitale
?
La
politica
generò
due
soluzioni
antagoniste
:
a
)
socializzare
l
'
economia
come
rivendicazione
sindacale
(
il
laburismo
e
il
socialismo
)
o
come
modello
di
creazione
politica
di
capitale
per
le
masse
(
nazionalsocialismi
,
tipo
il
fascismo
,
nazismo
,
peronismo
)
fino
all
'
estremo
dell
'
economia
senza
il
denaro
(
il
comunismo
)
o
,
più
recentemente
,
del
denaro
per
diritto
,
cioè
lo
statalismo
;
b
)
lasciare
il
più
possibile
libera
l
'
economia
come
modo
per
permettere
a
ciascuno
di
trovare
la
propria
posizione
in
essa
(
il
liberismo
)
.
Dove
siamo
arrivati
,
dopo
tre
secoli
,
nella
soluzione
di
questi
problemi
?
Il
primo
è
abbastanza
vicino
ad
una
soluzione
.
Il
secondo
è
ancora
irrisolto
.
La
soluzione
del
problema
di
come
aumentare
la
quantità
di
capitale
fu
trovata
nel
rendere
protagonista
lo
Stato
nel
processo
di
regolazione
e
creazione
delle
masse
monetarie
.
Dopo
molte
prove
ed
errori
,
oggi
abbiamo
un
sistema
di
politica
monetaria
che
è
in
grado
di
alimentare
il
"
capitalismo
di
massa
"
.
Ma
il
modello
politico
per
ottenerlo
in
forma
compiuta
ancora
non
esiste
.
Tutte
le
forme
di
statalismo
,
cioè
di
controllo
politico
e
"
dirigista
"
dell
'
economia
,
sono
vistosamente
fallite
.
E
il
motivo
,
pur
nella
diversità
dei
modelli
,
è
uno
solo
:
per
distribuire
artificialmente
ricchezza
se
ne
deprime
la
creazione
.
Ogni
modello
statosocialista
,
infatti
,
è
in
crisi
.
È
ormai
certo
che
lo
statalismo
sia
un
ramo
secco
,
scommessa
fallita
,
dell
'
albero
delle
possibili
soluzioni
al
problema
della
socializzazione
dell
'
economia
.
Il
liberalismo
si
è
dimostrato
migliore
perché
metodo
potentissimo
di
creazione
della
ricchezza
.
Resta
,
tuttavia
,
debole
nella
diffusione
sociale
della
stessa
.
Il
primo
risultato
dell
'
esplorazione
storica
porta
alla
conclusione
che
è
più
razionale
tentare
di
socializzare
il
liberismo
,
perché
modello
che
funziona
sul
lato
più
importante
dell
'
economia
-
cioè
quello
della
creazione
della
ricchezza
-
che
non
tentare
di
rendere
più
liberale
lo
statosocialismo
,
modello
geneticamente
più
sbagliato
.
Si
riforma
qualcosa
che
ha
gambe
buone
,
non
quello
che
comunque
non
sta
in
piedi
.
Detto
questo
,
la
nuova
missione
del
"
neoliberismo
"
è
quella
di
individuare
quale
via
possa
rendere
più
sociale
il
modello
liberista
classico
ed
evitare
il
rischio
di
spaccatura
della
società
tra
molto
ricchi
e
molto
poveri
.
Secondo
me
la
soluzione
è
quella
di
rielaborare
il
concetto
di
"
capitale
"
.
La
socializzazione
dell
'
economia
è
stata
sempre
trattata
come
distribuzione
diretta
di
denaro
e
di
garanzie
mediate
da
una
burocrazia
costosa
ed
inefficiente
.
L
'
errore
è
questo
perché
diventa
sottrazione
allo
sviluppo
.
Se
,
invece
,
si
investisse
su
ciascun
individuo
per
migliorarne
le
capacità
competitive
su
un
mercato
reso
libero
al
massimo
(
formazione
continua
,
supporto
ai
percorsi
lavorativi
nell
'
ambito
di
un
sistema
economico
deregolamentato
che
favorisce
la
creazione
di
impresa
)
avremmo
con
meno
spesa
di
denaro
un
enorme
aumento
dello
sviluppo
e
,
in
particolare
,
una
capitalizzazione
di
massa
con
minore
probabilità
di
squilibrio
sociale
.
In
sintesi
,
il
neoliberismo
deve
sostituire
le
vecchie
garanzie
redristibutive
di
socializzazione
dell
'
economia
con
delle
nuove
basate
sulla
costruzione
del
"
capitale
umano
"
.
Dare
concretezza
a
questa
strategia
è
il
compito
dei
riformatori
neoliberisti
.
Il
farlo
è
urgente
perché
chi
vuole
riformare
lo
Stato
sociale
a
partire
dalla
difesa
di
un
modello
geneticamente
sbagliato
sicuramente
fallirà
.
E
in
Italia
,
francamente
,
fa
perfino
male
al
cuore
vedere
tanti
pomposi
riformatori
di
sinistra
che
non
si
accorgono
di
essere
prigionieri
di
una
palude
della
storia
,
un
fiume
finito
nel
nulla
.
Forza
,
colleghi
neoliberisti
,
diamo
alla
politica
la
teoria
del
nuovo
liberismo
che
serve
e
che
può
funzionare
.
Sappiamo
farla
.
E
diamoci
anche
un
'
ambizione
.
In
tutti
i
Paesi
del
mondo
avanzato
il
problema
è
proprio
di
come
trovare
un
liberismo
più
sociale
.
Rilanciamo
il
pensiero
italiano
competendo
per
essere
i
primi
a
trovare
e
sperimentare
la
soluzione
che
finalmente
la
storia
mostra
con
più
chiarezza
,
dopo
tanti
esperimenti
ed
errori
.
StampaQuotidiana ,
La
svolta
socialista
in
Europa
ha
rivelato
già
tutti
i
suoi
limiti
.
È
bastato
poco
tempo
per
capire
che
la
sinistra
,
giunta
la
potere
in
Francia
,
in
Germania
e
in
Italia
,
ha
abbandonato
solo
a
parole
la
sua
inveterata
vocazione
allo
statalismo
e
a
un
soffocante
controllo
della
società
.
Rispetto
a
quella
tendenza
generale
,
si
distingue
,
in
parte
,
soltanto
il
laburista
Tony
Blair
,
unicamente
perché
egli
dimostra
di
avere
assimilato
interamente
la
lezione
della
Thatcher
.
La
maggior
parte
dei
commentatori
,
tuttavia
,
ha
creduto
di
spiegare
il
successo
ottenuto
dalle
sinistre
in
Europa
con
la
capacità
di
fornire
una
risposta
più
conveniente
,
rispetto
a
quella
liberale
,
alle
inquietudini
di
una
società
insicura
di
fronte
ai
processi
di
globalizzazione
economica
.
Si
è
finito
per
dare
eccessivo
credito
alle
parole
d
'
ordine
lanciate
dalle
forze
socialiste
,
il
nuovo
laburismo
di
Blair
,
il
nuovo
centro
di
Schroeder
,
l
'
Ulivo
di
prodi
,
fondate
sulla
promessa
di
una
maggiore
libertà
di
iniziativa
economica
capace
però
di
conservare
le
conquiste
più
importanti
dello
Stato
sociale
.
L
'
immagine
di
una
sinistra
in
grado
di
tenere
insieme
l
'
esigenza
di
un
maggiore
sviluppo
economico
e
l
'
attenzione
verso
i
problemi
sociali
è
stata
vincente
.
Soprattutto
perché
le
proposte
degli
avversari
sono
state
sistematicamente
bollate
con
il
marchio
del
liberismo
più
sfrenato
,
agitando
il
pericolo
che
a
prevalere
fossero
gli
istinti
selvaggi
del
capitalismo
rispetto
alle
esigenze
primarie
di
socialità
e
di
solidarietà
.
È
chiaro
che
se
lo
scontro
fra
destra
e
sinistra
viene
posto
in
questi
termini
,
la
scelta
non
può
che
cadere
a
favore
della
sinistra
.
Ma
la
disillusione
di
molti
intellettuali
nei
confronti
dell
'
esperienza
di
governo
offerta
dalle
sinistre
è
stata
molto
rapida
.
Sono
emersi
i
perduranti
caratteri
ideologici
,
l
'
impreparazione
,
la
disinvoltura
,
perfino
l
'
ipocrisia
della
sinistra
.
La
realtà
,
che
si
è
voluto
ignorare
,
è
riemersa
prepotentemente
.
Così
come
la
comoda
contrapposizione
fra
un
socialismo
rinnovato
e
un
consunto
liberismo
ha
dimostrato
di
essere
una
semplice
mistificazione
,
buona
soltanto
per
alimentare
la
propaganda
della
sinistra
.
In
realtà
,
gli
avvenimenti
di
queste
ultime
settimane
confermano
che
in
Europa
la
vera
linea
di
demarcazione
passa
tra
una
sinistra
ancora
intrisa
di
statalismo
e
schiacciata
dal
peso
insostenibile
dell
'
ideologia
,
e
una
destra
non
più
conservatrice
,
bensì
protesa
nel
futuro
e
decisa
a
far
prevalere
i
principi
di
libertà
e
il
primato
della
società
civile
rispetto
alle
pretese
invadenti
dello
Stato
e
degli
apparati
politici
.
In
Italia
chi
ha
affermato
prima
questi
principi
,
non
del
liberismo
,
ma
della
libertà
in
tutte
le
sue
forme
,
molteplici
e
vitali
,
in
opposizione
al
trionfante
ritorno
della
cultura
comunista
,
è
stato
il
leader
di
Forza
Italia
,
Silvio
Berlusconi
.
C
'
è
voluto
non
un
politico
,
ma
un
imprenditore
per
ricordarsi
che
la
libertà
non
è
graziosamente
"
concessa
"
dallo
Stato
,
perché
essa
viene
prima
dello
Stato
.
La
libertà
è
un
diritto
naturale
,
che
ci
appartiene
in
quanto
esseri
umani
e
che
semmai
fonda
lo
Stato
.
Da
questa
concezione
scaturisce
anche
il
federalismo
e
il
principio
della
sussidiarietà
,
cioè
l
'
affermazione
dell
'
autonomia
della
società
e
della
persona
rispetto
al
centralismo
burocratico
dello
Stato
e
dei
partiti
.
Esattamente
il
contrario
di
ciò
che
sostiene
la
sinistra
,
e
cioè
la
rivendicazione
del
primato
della
politica
e
dello
Stato
,
inteso
come
una
forma
superiore
di
moralità
.
La
ragione
per
la
quale
la
sinistra
italiana
non
è
riuscita
a
liquidare
Silvio
Berlusconi
,
neppure
attraverso
una
formidabile
persecuzione
giudiziaria
,
risiede
nel
fatto
che
egli
ha
dato
vita
a
un
movimento
di
massa
,
forte
di
passioni
e
di
valori
profondamente
radicati
dell
'
idea
della
libertà
.
Il
fondatore
di
Forza
Italia
ha
resistito
e
resiste
ad
un
attacco
concentrico
di
tutti
i
poteri
forti
,
perché
è
riuscito
a
fondare
una
nuova
religione
della
libertà
e
rende
possibile
un
nuovo
modo
di
fare
politica
che
sia
espressione
più
alta
della
società
civile
.
Una
politica
che
non
pretende
di
regolare
e
assoggettare
ogni
aspetto
della
società
civile
,
ma
si
proponga
di
svilupparla
nel
segno
della
libertà
e
di
una
maggiore
civiltà
.
StampaQuotidiana ,
Prodi
è
proprio
un
genio
.
In
questo
mese
è
riuscito
a
concentrare
l
'
attenzione
dei
media
,
degli
analisti
,
della
politica
(
di
maggioranza
come
di
opposizione
)
su
una
finanziaria
finta
,
che
non
c
'
è
,
distogliendo
così
l
'
attenzione
dalla
finanziaria
vera
,
che
è
ben
nascosta
,
e
che
continua
a
operare
indisturbata
e
disastrosa
lontana
dalle
luci
della
ribalta
.
E
allora
,
come
nei
buoni
romanzi
d
'
appendice
,
facciamo
qualche
passo
indietro
per
poter
capire
meglio
l
'
arcano
.
Introdotta
nel
nostro
ordinamento
contabile
nel
1978
,
la
legge
finanziaria
non
è
altro
che
un
complesso
di
disposizioni
tendenti
a
consentire
la
realizzazione
della
manovra
di
bilancio
.
In
altre
parole
,
sulla
base
di
previsioni
macroeconomiche
in
termini
di
tassi
di
crescita
(
interni
e
esterni
)
,
tassi
di
interesse
,
evoluzione
della
bilancia
commerciale
...
,
e
sulla
base
di
tendenziali
di
spesa
pubblica
,
a
legislazione
vigente
,
le
autorità
di
governo
individuano
i
relativi
saldi
di
finanza
pubblica
come
fabbisogno
netto
da
finanziare
e
li
confrontano
con
quelli
programmatici
.
Se
,
come
è
sempre
successo
fino
a
oggi
,
si
determina
un
divario
,
ecco
allora
che
la
finanziaria
mette
in
atto
la
cosiddetta
"
manovra
correttiva
"
,
fatta
di
tagli
(
alla
spesa
)
e
tasse
(
per
nuove
entrate
)
così
da
raggiungere
gli
obiettivi
voluti
.
Da
qui
le
finanziarie
tutte
sangue
,
sudore
e
lacrime
sperimentate
in
tutti
questi
anni
Novanta
:
bisognava
centrare
i
parametri
di
Maastricht
,
raggiungere
il
3%
del
rapporto
deficit
-
Pil
,
entrare
nella
moneta
unica
,
con
manovre
dell
'
ordine
medio
di
50-60mila
miliardi
(
con
punte
anche
di
90-100mila
)
per
tutto
il
periodo
.
C
'
è
da
dire
anche
che
quasi
mai
le
manovre
predisposte
dal
governo
a
settembre
di
ciascun
anno
,
e
approvate
successivamente
dal
Parlamento
,
centravano
l
'
obiettivo
:
normalmente
si
dichiarava
100
,
si
raggiungeva
la
massimo
50
,
cosicché
a
marzo
-
aprile
bisognava
nuovamente
mettere
mano
ai
conti
.
Con
prodi
,
tranne
il
primo
anno
di
incertezze
e
sbandamenti
(
ricordiamo
tutti
il
raddoppio
della
manovra
realizzato
a
distanza
di
pochi
mesi
,
con
successive
stangate
correttive
)
,
la
musica
cambia
.
Grazie
a
un
pauroso
aumento
strutturale
della
pressione
fiscale
di
oltre
4
punti
,
e
a
una
altrettanto
ferrea
normativa
di
controllo
dei
tiraggi
di
tesoreria
in
tema
di
investimenti
,
gli
obiettivi
programmatici
non
solo
vengono
rispettati
al
100
per
cento
,
ma
si
riesce
anche
a
fare
di
più
,
compensando
cioè
con
il
blocco
della
cassa
anche
i
fallimenti
prevedibili
di
contenimento
della
spesa
corrente
,
come
quella
sui
dipendenti
pubblici
.
In
questo
modo
si
raggiunge
il
famoso
3%
(
anzi
,
il
2,7%
)
che
ci
apre
le
porte
della
moneta
unica
,
attraverso
la
realizzazione
di
un
avanzo
primario
(
la
differenza
,
cioè
,
tra
entrate
correnti
e
uscite
correnti
)
da
brivido
,
di
quasi
il
7%
del
Pil
(
una
cifra
attorno
ai
130mila
miliardi
)
.
Altissime
tasse
,
pochissima
spesa
per
investimenti
,
nessun
taglio
alla
spesa
corrente
,
enormi
avanzi
primari
:
questo
è
il
modello
messo
a
punto
da
Prodi
e
dalla
sua
maggioranza
in
questi
due
anni
di
governo
attraverso
un
"
patto
sociale
implicito
"
tra
sinistra
-
centro
e
Cgil
-
Cisl
-
Uil
che
prevedeva
e
tuttora
prevede
nessun
taglio
alle
pensioni
(
che
pesano
per
un
terzo
dell
'
intera
spesa
pubblica
)
;
nessun
taglio
a
salari
e
stipendi
pubblici
(
un
altro
terzo
sempre
del
totale
della
spesa
pubblica
)
;
blocco
degli
investimenti
e
delle
altre
spese
in
conto
capitale
,
già
ridotti
ai
minimi
termini
(
che
pesano
solo
il
3%
della
spesa
pubblica
)
;
qualche
modesta
riduzione
nell
'
acquisto
di
beni
e
servizi
(
il
15-16%
sempre
della
spesa
pubblica
)
;
riduzione
,
via
tassi
di
interesse
,
dell
'
onere
del
servizio
del
debito
(
che
pesa
,
anch
'
esso
,
un
15%
)
.
È
chiaro
,
a
questo
punto
,
che
con
una
finanza
pubblica
di
fatto
blindata
tanto
sul
lato
delle
entrate
(
una
pressione
che
,
ricordiamolo
,
tutto
compreso
arriva
al
48%
del
Pil
)
,
quanto
sul
lato
delle
uscite
(
un
po
'
sopra
il
50%
sempre
del
Pil
)
,
raggiungere
i
deficit
previsti
dal
patto
di
stabilità
è
un
gioco
da
ragazzi
(
50,5%-48%=2,5%
)
,
senza
bisogno
alcuno
di
ulteriori
manovre
correttiva
.
L
'
avanzo
primario
infatti
,
che
continua
a
formarsi
automaticamente
,
in
ragione
della
differenza
positiva
,
per
un
ammontare
di
5-6
punti
del
Pil
,
tra
nuove
entrate
e
nuove
spese
,
ovviamente
al
netto
degli
interessi
,
consentirà
tanto
l
'
azzeramento
del
deficit
,
quanto
la
riduzione
del
debito
.
E
così
i
13.500
miliardi
di
manovra
su
cui
si
sta
ingaglioffendo
la
maggioranza
,
e
su
cui
verrà
presa
in
giro
l
'
opposizione
,
e
su
cui
si
dilanierà
il
parlamento
,
non
sono
infatti
altro
che
un
diversivo
,
fatto
di
partite
di
giro
(
come
sulle
tasse
)
;
di
rimodulazioni
di
spesa
,
come
per
gli
incentivi
sull
'
occupazione
;
di
finti
tagli
;
nonché
di
vecchi
stanziamenti
interni
e
comunitari
in
tema
di
investimenti
infrastrutturali
al
Sud
.
Andrebbe
tutto
bene
se
"
il
patto
sociale
implicito
"
messo
a
punto
da
Prodi
e
compagni
fosse
in
grado
di
portare
sviluppo
e
occupazione
e
non
solo
apparente
risanamento
contabile
.
La
realtà
,
purtroppo
,
parla
da
sola
:
con
un
'
abnorme
pressione
fiscale
,
con
nessun
taglio
alla
spesa
corrente
,
con
il
blocco
dei
già
miseri
investimenti
si
azzera
sì
il
deficit
,
si
dimezza
sì
il
debito
,
ma
a
costo
di
un
'
economia
anoressica
,
incapace
di
sviluppo
e
modernizzazione
,
con
disoccupazione
crescente
.
E
a
ben
poco
serviranno
i
dividendi
da
minor
servizio
del
debito
distribuiti
in
mille
rivoli
per
catturare
il
consenso
di
una
maggioranza
sempre
più
riottosa
:
altro
che
finanziaria
che
distribuisce
risorse
,
questa
è
una
finanziaria
-
spettacolo
,
fatta
di
niente
,
buona
solo
per
prendere
in
giro
gli
italiani
e
,
alla
fine
,
per
non
far
perdere
la
faccia
a
Bertinotti
.
La
finanziaria
vera
,
quella
che
fa
male
al
Paese
,
è
già
scritta
da
tempo
,
e
da
tempo
operante
con
tutte
le
sue
leggi
e
le
sue
deleghe
,
con
l
'
accordo
tanto
del
sindacato
confederale
,
che
oggi
protesta
solo
per
salvarsi
l
'
anima
,
quanto
di
Rifondazione
.
Quello
che
abbiamo
e
avremo
di
fronte
nei
prossimi
giorni
e
mesi
è
solo
un
geniale
teatrino
che
serve
a
Prodi
per
nascondere
il
fallimento
della
sua
politica
economica
e
per
tirare
a
campare
,
nella
vana
speranza
che
un
'
improbabile
ripresa
internazionale
gli
tolga
le
castagne
dal
fuoco
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
certamente
una
grande
scoperta
dire
che
non
esiste
una
sinistra
europea
con
valori
e
strategie
comuni
.
Tali
e
tante
sono
le
origini
,
le
diversità
,
le
esperienze
di
governo
e
di
opposizione
,
le
alleanze
:
laburisti
inglesi
,
socialisti
italiani
,
socialisti
francesi
o
tedeschi
,
come
spagnoli
o
scandinavi
e
greci
sono
sempre
stati
diversi
ieri
,
e
ancor
più
lo
sono
oggi
,
soprattutto
con
l
'
inserimento
frettoloso
nella
grande
famiglia
dell
'
Internazionale
socialista
di
tanti
post
-
comunisti
,
convertiti
dell
'
ultima
ora
,
prima
o
dopo
il
crollo
del
Muro
di
Berlino
.
Fin
dal
dopoguerra
,
ciascun
governo
europeo
d
'
ispirazione
o
di
consenso
socialdemocratico
finiva
con
l
'
interpretare
in
chiave
autarchica
,
nazionale
,
tanto
le
politiche
sociali
,
quanto
le
più
generali
strategie
di
politica
economica
.
In
altri
termini
ciascun
Paese
sceglieva
il
mix
di
occupazione
,
disoccupazione
,
Welfare
che
più
riteneva
compatibile
con
la
propria
struttura
economica
e
con
il
proprio
equilibrio
sociale
.
Con
deficit
e
debito
a
fare
da
grandi
ammortizzatori
dei
conflitti
distributivi
conseguenti
.
Se
i
conti
non
tornavano
,
svalutazione
e
inflazione
mettevano
le
cose
a
posto
.
Ed
è
così
che
le
tante
sinistre
europee
,
al
governo
da
sole
,
o
alleate
soprattutto
con
i
partiti
d
'
ispirazione
cattolica
,
hanno
ricostruito
l
'
Europa
,
più
preoccupate
della
distribuzione
della
ricchezza
che
dell
'
effettiva
produzione
della
stessa
.
È
questa
l
'
Europa
del
consenso
socialdemocratico
(
anche
se
non
tutta
socialdemocratica
)
che
decide
a
Maastricht
nel
febbraio
del
'92
di
avviare
il
processo
di
convergenza
su
deficit
,
debito
,
inflazione
e
tassi
d
'
interesse
.
È
questa
l
'
Europa
che
con
il
socialista
Delors
tenta
nel
dicembre
'93
,
con
il
suo
libro
bianco
,
di
compensare
con
un
piano
d
'
intervento
di
derivazione
neo
-
keynesiana
gli
effetti
negativi
della
convergenza
monetaria
sulle
variabili
reali
,
prima
fra
tutte
l
'
occupazione
.
Ma
,
mentre
il
processo
di
convergenza
sulle
variabili
finanziarie
avanza
fino
alla
nascita
della
moneta
unica
,
del
piano
Delors
su
investimenti
e
occupazione
si
perdono
quasi
subito
le
tracce
,
in
quanto
produttore
d
'
inflazione
e
deficit
.
E
arriviamo
al
primo
gennaio
'99
,
anno
in
cui
si
apre
la
terza
e
ultima
fase
dell
'
unione
monetaria
:
l
'
euro
,
dopo
una
prima
breve
euforia
,
si
caratterizza
per
un
'
estrema
debolezza
rispetto
al
dollaro
,
e
la
disoccupazione
rimane
alta
,
insopportabile
.
Ora
,
al
di
là
dei
proclami
altisonanti
,
come
quelli
contenuti
nei
"
21
punti
"
per
il
XXI
secolo
del
manifesto
elettorale
del
Partito
socialista
europeo
(
di
un
mese
fa
)
,
o
quelli
lanciati
a
Milano
in
questi
giorni
per
un
patto
europeo
per
l
'
occupazione
,
di
novità
in
giro
se
ne
vedono
ben
poche
,
e
quelle
poche
,
inquietanti
:
come
la
marcia
indietro
tedesca
sul
bilancio
,
e
come
la
proposta
,
sempre
tedesca
,
volta
all
'
introduzione
di
un
salario
,
un
fisco
,
un
Welfare
europeo
,
allo
scopo
di
evitare
pericolose
(
per
i
tedeschi
)
forme
di
concorrenza
tra
i
Paesi
.
La
convergenza
nel
Welfare
,
nel
mercato
del
lavoro
,
nelle
politiche
fiscali
,
in
presenza
di
moneta
unica
e
di
un
bilancio
federale
di
entità
risibile
,
del
tutto
incapace
,
quindi
,
di
reali
politiche
ridistributive
,
rischia
di
trasformarsi
in
un
insopportabile
fattore
di
discriminazione
ed
emarginazione
dei
partner
dell
'
euro
meno
sviluppati
e
meno
efficienti
,
imponendo
,
di
fatto
,
i
costi
e
le
regole
dei
Paesi
più
forti
(
a
più
alta
produttività
)
ai
Paesi
più
deboli
(
a
produttività
più
bassa
)
.
Fin
qui
le
idee
,
poche
e
ben
confuse
dei
socialisti
continentali
,
con
il
solo
Blair
a
predicare
la
bontà
del
modello
americano
.
Ma
ecco
che
,
a
conclusione
del
lugubre
congresso
Pse
di
Milano
,
l
'
ineffabile
ministro
delle
Finanze
tedesco
Lafontaine
se
ne
esce
con
un
'
altra
delle
sue
:
"
Per
il
rilancio
della
crescita
e
la
lotta
contro
la
disoccupazione
,
l
'
Europa
segua
l
'
esempio
americano
"
.
Esattamente
il
contrario
di
quanto
hanno
detto
sino
a
oggi
i
socialisti
continentali
francesi
(
con
le
loro
35
ore
)
;
italiani
(
con
la
loro
concertazione
)
e
tedeschi
(
con
il
loro
egemonismo
egoista
)
.
Insomma
,
siamo
di
fronte
al
più
classico
(
e
meno
prevedibile
)
"
contrordine
compagni
"
,
in
contraddizione
totale
con
quanto
sta
avvenendo
all
'
interno
delle
diplomazie
comunitarie
in
tema
di
Agenda-2000
e
in
preparazione
del
vertice
di
Colonia
alla
fine
del
semestre
di
presidenza
tedesco
dell
'
Unione
.
Ora
,
delle
due
l
'
una
:
o
Lafontaine
fa
sul
serio
,
a
allora
dobbiamo
prepararci
a
una
vera
rivoluzione
culturale
dagli
esiti
imprevedibili
per
la
stessa
costruzione
europea
;
oppure
(
come
è
più
probabile
)
ha
solo
scherzato
,
in
cerca
di
facili
stupori
,
e
allora
prepariamoci
a
vedere
la
disoccupazione
toccare
i
20
milioni
di
unità
,
con
buona
pace
della
stessa
coesione
sociale
nel
Vecchio
continente
.
StampaQuotidiana ,
È
successo
quello
che
non
poteva
non
succedere
:
Silvio
Berlusconi
,
l
'
uomo
delle
televisioni
commerciali
e
dell
'
editoria
,
ha
deciso
di
cambiare
mestiere
.
Già
,
perché
la
politica
è
sempre
stata
un
mestiere
,
lo
è
ancora
e
speriamo
che
presto
non
lo
sia
più
.
Il
capo
della
Fininvest
lo
andava
dicendo
da
tempo
,
almeno
sei
mesi
:
«
Prima
o
poi
mi
toccherà
di
scendere
personalmente
in
campo
»
.
E
lo
diceva
col
tono
di
uno
che
,
suo
malgrado
,
senza
entusiasmo
e
qualche
rammarico
,
deve
abbandonare
le
abituali
occupazioni
per
andare
in
soccorso
a
dei
parenti
un
po
'
sciocchi
ficcatisi
nei
guai
.
Il
tono
era
scocciato
,
ma
dissimulava
una
certezza
:
che
quei
parenti
sciocchi
o
li
salvava
lui
o
non
li
salvava
nessuno
.
Non
sappiamo
se
sarà
così
.
Ma
sappiamo
che
Berlusconi
è
fermamente
convinto
che
così
sarà
.
Perciò
non
abbiamo
mai
dubitato
,
neanche
quando
nicchiava
,
chiedeva
consigli
a
destra
e
a
sinistra
(
anzi
,
no
:
a
sinistra
mai
)
,
cercava
conferme
e
sollecitava
incitamenti
a
buttarsi
;
non
abbiamo
mai
dubitato
che
,
alla
fine
,
il
Cavaliere
(
come
lo
definiscono
pieni
di
deferenza
quelli
del
suo
giro
)
avrebbe
accantonato
ogni
indugio
,
ogni
prudenza
e
si
sarebbe
lanciato
spavaldamente
nella
più
folle
corsa
che
una
persona
con
tutti
i
fili
attaccati
possa
correre
:
quella
elettorale
.
Farà
bene
Berlusconi
a
partecipare
alla
competizione
?
Farà
male
?
Ad
ascoltare
i
suoi
amici
,
i
più
sinceri
,
quelli
che
gli
vogliono
bene
disinteressatamente
,
egli
sta
per
commettere
l
'
errore
più
grosso
della
sua
vita
.
E
aggiungono
che
solo
un
matto
accetta
il
rischio
di
perdere
un
impero
,
quale
il
suo
è
,
per
tentare
di
conquistare
una
repubblichetta
squalificata
e
sull
'
orlo
del
fallimento
.
Ad
ascoltare
i
nemici
,
poi
,
la
sua
sfida
al
sacrario
della
politica
,
nel
quale
finora
sono
stati
ammessi
solamente
gli
addetti
ai
lavori
,
i
sacerdoti
delle
tessere
;
ad
ascoltare
loro
,
soprattutto
a
leggere
i
loro
giornali
,
Silvio
non
solo
è
un
pazzo
accecato
dal
potere
,
ma
addirittura
un
baro
che
siede
al
tavolo
della
politica
con
tre
reti
televisive
e
un
gruppo
editoriale
nei
polsini
.
Se
infine
si
considera
la
campagna
di
stampa
,
feroce
e
disordinata
,
che
si
è
scatenata
contro
il
Berlusconi
fondatore
di
Forza
Italia
e
candidato
leader
di
partito
;
una
campagna
di
stampa
che
lo
ha
dipinto
come
il
pericolo
pubblico
numero
uno
;
se
si
considera
tutto
questo
-
e
molto
abbiamo
taciuto
per
brevità
-
,
la
risoluzione
del
principe
di
Arcore
appare
come
un
suicidio
eccessivamente
macchinoso
per
essere
apprezzato
persino
da
chi
lo
desidera
.
Ma
proprio
perché
tutto
concorre
a
dargli
torto
-
torto
marcio
-
noi
pensiamo
che
abbia
ragione
Berlusconi
.
Ha
contro
amici
e
nemici
.
Ha
contro
il
Palazzo
.
Ha
contro
i
professori
del
manuale
Cencelli
.
Ha
contro
i
colleghi
.
Ha
contro
i
giornali
(
anche
i
suoi
)
.
Ha
contro
le
TV
(
anche
le
sue
)
.
Ha
contro
mezzo
mondo
.
Soltanto
mezzo
,
però
.
E
lui
che
è
un
calcolatore
,
come
calcolatori
sono
tutti
quelli
che
hanno
dimestichezza
con
il
successo
,
punta
proprio
su
questo
:
l
'
altro
mezzo
mondo
che
contro
non
gli
è
.
È
il
mondo
della
gente
comune
,
che
non
fa
opinione
,
ma
ne
ha
una
precisa
benché
non
la
esprima
se
non
sulla
scheda
;
il
mondo
degli
imprenditori
,
piccoli
e
grandi
,
che
non
sono
rappresentati
dalla
Confindustria
;
il
mondo
dei
cittadini
che
lavorano
onestamente
e
pagano
le
tasse
anche
sapendo
di
pagarne
troppe
e
ingiustamente
;
i
cittadini
che
rispettano
i
semafori
e
i
divieti
di
sosta
,
che
non
si
esibiscono
in
corteo
,
che
non
frequentano
le
piazze
di
Santoro
,
che
mantengono
la
famiglia
e
non
si
fanno
assistere
da
uno
Stato
che
saccheggia
le
buste
paga
e
non
dà
nulla
in
cambio
,
se
non
la
pensione
a
chi
non
la
merita
,
ospedali
e
scuole
che
non
funzionano
,
una
burocrazia
arrogante
e
crudele
.
Questo
mezzo
mondo
potrebbe
dare
la
vittoria
al
matto
.
Che
sarebbe
poi
la
vittoria
-
o
la
rivincita
-
delle
classi
medie
che
credono
in
una
grande
coalizione
moderata
,
in
un
grande
partito
nel
quale
collaborino
,
con
Forza
Italia
,
la
Lega
,
gli
ex
democristiani
(
non
di
sinistra
)
,
i
liberali
sopravvissuti
al
flagello
di
Altissimo
e
De
Lorenzo
,
le
truppe
di
Fini
addomesticate
sotto
il
tendone
di
Alleanza
Nazionale
.
L
'
anomalia
non
è
Berlusconi
in
politica
.
L
'
anomalia
è
che
per
costituire
un
polo
antitetico
a
quello
di
sinistra
,
ci
sia
bisogno
di
lui
.
Ma
anche
questo
Paese
,
che
abbiamo
ereditato
dai
signori
delle
segreterie
,
è
un
'
anomalia
.
StampaQuotidiana ,
Cari
amici
manifestanti
,
berlusconiani
e
polisti
,
oggi
sfilate
in
alto
numero
per
le
vie
di
Roma
e
rioccupate
sbandieranti
e
tuonanti
la
sua
piazza
storica
,
popolare
,
manifestaiola
,
la
spianata
del
Primo
Maggio
.
Quella
piazza
dove
,
come
ha
notato
Montanelli
,
la
sinistra
di
governo
non
ha
più
animo
di
festeggiare
le
sue
dubbie
vittorie
tattiche
,
composta
nel
suo
nuovo
modello
socialdemocratico
come
una
maschera
perplessa
issata
su
una
sedia
gestatoria
.
E
io
vi
dico
,
con
affetto
di
fiancheggiatore
e
ironia
di
contraddittore
:
lotta
dura
,
senza
paura
.
Ma
è
sul
"
senza
paura
"
che
mi
sembra
giusto
mettere
l
'
accento
.
Il
mio
amico
Stenio
Solinas
,
sul
Giornale
di
ieri
,
mi
rimprovera
con
parole
cortesi
ma
inequivoche
un
eccesso
di
ottimismo
,
una
fiducia
ingenua
ne
professionismo
del
potere
,
quel
professionismo
che
metterebbe
ora
all
'
angolo
noi
dilettanti
,
noi
populisti
democratici
che
abbiamo
dato
una
bella
lezione
di
politica
con
la
ormai
lontana
vittoria
bipolarista
e
liberale
,
riformatrice
e
presidenzialista
del
27
marzo
del
'94
,
la
vera
svolta
impressa
dalla
lucida
follia
del
cavaliere
alla
vita
pubblica
italiana
.
Sarò
ingenuo
,
ma
penso
che
il
popolaccio
di
destra
poco
amato
dall
'
Italia
in
ghingheri
ha
più
ragioni
per
rallegrarsi
che
motivi
per
rattristarsi
,
perché
la
fine
dell
'
Ulivo
(
con
gli
annessi
e
i
connessi
)
vale
più
del
distacco
,
predatorio
quanto
si
voglia
,
di
una
trentina
di
deputati
dalle
fila
dell
'
opposizione
.
E
penso
che
basta
ragionare
a
freddo
,
anche
nei
momenti
caldi
ed
appassionati
,
per
capire
che
la
maggioranza
di
supporto
al
governo
D
'
Alema
è
più
fragile
,
più
divisa
,
più
esposta
ai
colpi
di
un
'
opposizione
intelligente
,
di
quanto
non
lo
fosse
il
fronte
ulivista
battezzato
dalle
elezioni
dell
'
aprile
del
'96
.
Mentre
si
esprime
il
disgusto
per
la
solita
commedia
di
un
governo
battezzato
nelle
urne
che
scompare
,
senza
che
ai
cittadini
sia
consentito
sceglierne
un
altro
,
è
utile
fare
un
pensierino
rivolto
alla
nuda
realtà
,
che
non
delude
mai
:
non
ci
hanno
dato
un
governo
elettorale
e
la
data
per
le
elezioni
,
dopo
il
naufragio
di
Romano
Prodi
,
ma
hanno
dovuto
mettere
in
piedi
un
ministero
da
stato
d
'
eccezione
,
che
incolla
i
cocci
della
"
grande
alleanza
di
sinistra
"
in
una
formula
piuttosto
sconnessa
e
abbastanza
precaria
,
da
Cossutta
a
Cossiga
.
La
parola
"
fine
"
al
filmone
hollywoodiano
dell
'
Ulivo
,
il
grande
sogno
a
fumetti
di
un
'
Italia
rigenerata
dalle
cordate
nemiche
della
ciurma
berlusconiana
,
l
'
hanno
dovuta
scrivere
direttamente
loro
.
Cari
amici
,
ma
non
lo
vedete
Tonino
Di
Pietro
,
quello
che
"
a
lui
lo
sfasciava
"
?
Non
vi
accorgete
di
come
mastica
amaro
e
sorride
stitico
,
con
la
sua
corte
dei
miracoli
e
dei
miracolati
?
E
non
volete
festeggiare
la
trombatura
della
Federica
Rossi
Gasparrini
,
la
reginetta
delle
casalinghe
manettare
,
già
berlusconista
poi
dipietrista
poi
dalemista
e
ora
disoccupata
?
E
quel
Prodi
,
che
s
'
è
guadagnata
anche
per
noi
l
'
Europa
,
ma
a
colpi
di
tasse
e
svicolando
sulle
spese
inutili
,
non
avete
notato
che
s
'
è
ritirato
sotto
la
tenda
,
in
dispetto
perfino
ai
suoi
ministri
,
con
l
'
aria
di
chi
è
stato
tradito
dagli
uomini
e
dalla
storia
?
Quando
sbandieravate
al
congresso
di
Assago
,
Prodi
vi
fece
un
trabocchetto
cattivo
e
vi
definì
:
il
"
Nulla
"
.
Ora
è
nullificato
.
Come
compa
'
Veltroni
,
il
suo
vice
iper
-
ulivista
,
quello
che
voleva
chiudere
le
Tv
commerciali
con
i
referendum
e
che
ora
si
deve
chiudere
in
un
ufficio
di
Botteghe
Oscure
,
lontano
dallo
splendore
in
technicolor
del
35
millimetri
.
E
non
avete
letto
Giorgio
Bocca
,
la
voce
di
tutti
i
pool
,
che
tira
calci
a
D
'
Alema
perché
gli
ha
infranto
il
sogno
giacobino
di
una
sinistra
che
faccia
a
pezzi
gli
avversari
e
gli
rifiuti
anche
la
stretta
di
mano
e
il
dialogo
?
Sulle
vostre
bandiere
non
ci
deve
essere
scritto
solo
quanto
sono
cattivi
gli
avversari
,
e
perfidi
gli
amici
che
passano
dalla
loro
parte
.
Perché
sventolino
bene
,
con
la
dovuta
capacità
di
prendere
il
vento
,
quelle
bandiere
devono
anche
esprimere
la
cattiveria
e
l
'
abilità
,
la
tenacia
e
il
coraggio
dell
'
opposizione
.
L
'
indignazione
è
un
sentimento
forte
e
rispettabile
,
ma
fatalmente
passeggero
.
E
la
vendetta
,
come
è
noto
,
è
un
piatto
da
gustarsi
freddo
.
Bisogna
che
chi
scende
in
piazza
sia
consapevole
dei
pericoli
del
pessimismo
,
dei
rischi
di
riflusso
che
sono
sempre
dietro
l
'
angolo
quando
i
toni
accorati
e
disperati
coprono
la
stringente
logica
della
lotta
politica
.
Se
tutto
si
risolve
in
tradimenti
e
imboscate
,
quanto
meno
nelle
vostre
parole
,
come
volete
poi
che
la
gente
si
prenda
la
briga
di
andare
a
votare
per
cambiare
la
politica
e
le
istituzioni
?
Non
c
'
è
alcuna
ragione
di
essere
mesti
e
cupi
se
nasce
un
governo
che
ospita
al
suo
interno
un
Picconatore
.
Non
c
'
è
motivo
di
mangiarsi
le
unghie
se
un
vecchio
e
scaltro
Professore
dell
'
Italia
liberal
-
socialista
,
Giuliano
Amato
,
ha
in
affidamento
la
missione
di
riscrivere
,
a
favore
di
un
bipolarismo
che
chiarirebbe
tante
cose
e
darebbe
una
definitiva
sistemata
al
trasformismo
,
le
regole
elettorali
e
costituzionali
.
E
la
vita
continua
.
Perché
c
'
è
la
sfida
sulla
politica
di
sviluppo
e
sul
lavoro
da
portare
nel
cuore
di
una
coalizione
che
nasce
ondeggiante
e
insicura
.
C
'
è
il
referendum
sul
maggioritario
,
da
sottrarre
al
più
presto
alle
cure
insincere
di
Di
Pietro
.
C
'
è
,
infine
,
un
monopolio
decisivo
che
resta
nelle
mani
dell
'
Italia
liberale
e
riformatrice
che
oggi
sfila
per
le
vie
di
Roma
:
il
monopolio
dell
'
opposizione
politica
,
la
guida
di
una
protesta
che
fin
dalle
prossime
elezioni
europee
potrebbe
mettere
in
minoranza
,
con
conseguenze
oggi
incalcolabili
,
ciò
che
resta
del
sogno
dell
'
Ulivo
.
Date
retta
,
amici
dell
'
opposizione
politica
.
Il
moralismo
consiglia
sempre
la
tristizia
e
il
pessimismo
,
ma
una
sobria
valutazione
delle
cose
,
all
'
insegna
del
realismo
,
deve
mettere
una
spruzzata
di
allegria
e
di
fiducia
nel
cuore
e
nella
testa
di
chi
manifesta
oggi
l
'
indisponibilità
di
mezza
Italia
al
conformismo
e
al
servo
encomio
verso
questi
fragilissimi
nuovi
potenti
.
StampaQuotidiana ,
L
'
opposizione
è
mestiere
difficile
,
molto
più
del
governare
,
non
avendo
tra
le
proprie
armi
il
miele
del
potere
.
Richiede
tenacia
,
fantasia
e
una
capacità
di
proposta
alternativa
la
cui
visibilità
non
è
sempre
facile
,
dal
momento
che
la
sua
realizzabilità
è
proiettata
nel
futuro
.
Mai
,
comunque
,
l
'
opposizione
deve
scivolare
nella
rissa
o
,
peggio
ancora
,
accreditare
alla
maggioranza
di
governo
meriti
che
non
le
appartengono
per
il
solo
amore
di
polemica
.
Purtroppo
,
invece
,
è
quello
che
sta
accadendo
da
qualche
tempo
a
questa
parte
.
Più
volte
,
per
esempio
,
abbiamo
scritto
e
motivato
,
parlando
di
finanza
pubblica
e
di
Maastricht
,
che
l
'
ingresso
dell
'
Italia
nella
moneta
unica
era
un
dato
politicamente
scontato
.
Senza
la
lira
,
l
'
euro
non
sarebbe
nato
nel
1999
per
una
serie
di
motivi
,
il
primo
dei
quali
era
il
peso
che
il
nostro
Paese
ha
avuto
e
continua
ad
avere
nella
costruzione
comunitaria
.
Il
secondo
motivo
era
che
la
Francia
non
si
sarebbe
avventurata
nella
costruzione
della
moneta
unica
tenendo
fuori
la
sterlina
e
la
lira
contemporaneamente
.
Una
costruzione
di
questo
tipo
,
infatti
,
avrebbe
consegnato
politicamente
Parigi
nelle
mani
della
grande
area
centroeuropea
egemonizzata
dalla
Germania
e
avrebbe
consentito
all
'
Italia
di
lucrare
sulle
conseguenti
oscillazioni
di
cambio
della
lira
sull
'
euro
,
garantendo
così
quella
spinta
alle
nostre
esportazioni
che
hanno
messo
in
difficoltà
,
in
questi
ultimi
tempi
,
numerose
produzioni
francesi
.
Erano
queste
le
considerazioni
che
ci
hanno
sempre
fatto
dire
che
l
'
ingresso
in
Europa
era
un
dato
scontato
da
tempo
.
Il
Polo
in
questi
mesi
,
piuttosto
che
documentare
gli
errori
di
politica
economica
e
le
tante
"
una
tantum
"
che
hanno
costellato
le
scelte
di
finanza
pubblica
,
si
è
lanciato
a
testa
bassa
contro
il
governo
affermando
ad
ogni
pié
sospinto
,
che
Prodi
e
compagni
non
ci
avrebbero
portato
in
Europa
.
Conclusione
di
questa
sprovveduta
opposizione
è
stata
quella
di
accreditare
a
questa
maggioranza
un
merito
politico
inesistente
,
quello
cioè
dell
'
entrata
o
della
lira
nell
'
Euro
le
cui
motivazioni
erano
,
come
si
è
visto
,
di
ben
altra
natura
.
Analogo
errore
è
stato
fatto
con
la
battaglia
,
si
fa
per
dire
,
del
Mugello
.
in
quel
collegio
chiunque
sarebbe
stato
eletto
,
sol
che
avesse
ricevuto
la
benedizione
papalina
del
segretario
del
Pci
-
Pds
.
Quegli
elettori
da
cinquant
'
anni
sono
abituati
a
"
ubbidire
e
a
votar
tacendo
"
e
non
si
capisce
perché
mai
questa
volta
non
l
'
avrebbero
dovuto
fare
.
Il
Polo
,
invece
,
ha
votato
al
sacrificio
quell
'
uomo
intelligente
e
leale
che
risponde
al
nome
di
Giuliano
Ferrara
.
La
conclusione
di
questa
scelta
è
stata
quella
di
aver
trasformato
in
una
vittoria
politica
di
Antonio
Di
Pietro
una
campagna
elettorale
scontata
e
che
andava
snobbata
sino
quasi
a
dimenticarla
.
Non
siamo
quelli
che
,
con
il
senno
di
poi
,
sanno
spiegare
tutto
,
ma
da
tempo
siamo
critici
di
un
modo
provinciale
e
chiassoso
di
fare
opposizione
che
non
tallona
il
governo
e
la
sua
maggioranza
nel
Parlamento
facendone
emergere
i
limiti
e
le
divisioni
e
che
si
esercita
,
quasi
esclusivamente
,
con
dichiarazioni
roboanti
che
durano
lo
spazio
di
un
mattino
e
che
altro
non
sono
che
piccole
tempeste
in
un
bicchier
d
'
acqua
.
O
si
cambia
,
e
in
fretta
,
o
su
questa
linea
i
moderati
di
strada
ne
faranno
ben
poca
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
infuria
alla
Camera
la
battaglia
sul
decreto
Iva
,
incominciano
lentamente
a
diffondersi
oli
interrogativi
sull
'
effettivo
risanamento
dei
conti
pubblici
.
L
'
occasione
ultima
è
stata
la
presentazione
del
rapporto
Cer
(
il
centro
di
ricerche
economiche
diretto
da
Luigi
Spaventa
e
Giorgio
Ruffolo
)
che
ha
tra
l
'
altro
evidenziato
come
la
manovra
da
25mila
miliardi
per
il'98
in
realtà
sfiora
,
sì
e
no
,
i
20mila
.
La
verità
è
che
il
ministro
del
Tesoro
è
ricorso
a
mille
trucchi
,
come
testimoniano
i
dati
svelati
ieri
dal
Giornale
,
per
raggiungere
,
senza
lacrime
e
sangue
,
il
famoso
3%
nel
rapporto
deficit
-
Pil
.
Trucchi
di
ogni
tipo
che
,
in
altre
epoche
,
avrebbero
procurato
l
'
"
impeachement
"
del
ministro
del
Tesoro
.
E
per
capire
di
che
cosa
parliamo
facciamo
solo
tre
esempi
.
Primo
.
Sembra
che
l
'
Ufficio
italiano
cambi
abbia
venduto
una
certa
quantità
di
oro
alla
Bankitalia
realizzando
notevoli
plusvalenze
sulle
quali
pagherà
alcune
migliaia
di
miliardi
di
imposta
.
Insomma
con
un
passaggio
di
mano
dalla
destra
alla
sinistra
si
aiuta
il
ministero
delle
Finanze
che
a
fine
d
'
anno
avrebbe
avuto
un
buco
nel
gettito
tributario
non
indifferente
.
Secondo
.
La
cancellazione
dal
bilancio
dello
Stato
dei
ratei
di
mutui
accesi
dalle
Ferrovie
dello
Stato
e
la
riallocazione
della
stessa
quantità
di
quattrini
sotto
la
voce
"
accrediti
di
capitale
"
ha
evitato
di
registrare
oltre
3mila
miliardi
di
debiti
.
Insomma
carta
vince
,
carta
perde
e
Ciampi
con
il
turbante
in
testa
.
Terzo
ed
ultimo
dato
di
carattere
generale
:
nel
primo
semestre
1997
la
differenza
tra
impegni
di
spesa
(
317mila
miliardi
)
e
pagamenti
e
effettivi
213mila
miliardi
)
è
stata
più
di
centomila
miliardi
mentre
nello
stesso
periodo
del
'96
era
stata
di
60mila
miliardi
(
352
di
impegni
e
292
di
pagamenti
)
.
Tutto
ciò
sta
a
significare
che
il
buon
Ciampi
ha
trovato
la
ricetta
miracolosa
per
risanare
il
bilancio
dello
Stato
e
cioè
quella
di
non
pagare
più
nessuno
.
Sono
mesi
che
denunciamo
questo
sconcio
,
testimoniato
ultimamente
anche
dalla
protesta
degli
imprenditori
veneti
per
il
mancato
rimborso
dei
crediti
d
'
Iva
.
Così
come
da
mesi
denunciamo
la
mancata
ripresa
degli
investimenti
pubblici
nonostante
i
tanti
decreti
sblocca
-
cantieri
e
le
riunioni
un
po
'
ridicole
fatte
al
Quirinale
all
'
inizio
di
quest
'
anno
con
un
notevole
numero
di
ministri
di
spesa
.
Questa
politica
di
bilancio
che
non
paga
ciò
che
si
è
già
speso
o
ciò
che
si
deve
restituire
o
ciò
che
si
deve
investire
,
maschera
il
mancato
risanamento
strutturale
del
Paese
che
passa
per
la
riduzione
della
spesa
corrente
e
in
particolare
di
quella
pensionistica
.
Come
ha
ricordato
ultimamente
Antonio
Fazio
la
spesa
corrente
italiana
è
bene
al
di
sopra
della
media
europea
e
il
suo
tasso
d
'
incremento
per
il
1997
viaggia
intorno
al
4%
nonostante
gli
impegni
di
Ciampi
che
avrà
previsto
un
aumento
di
appena
l'1%
.
Il
risultato
finale
è
che
il
governo
raggiungerà
alla
fine
dell
'
anno
il
3%
nel
rapporto
deficit
-
Pil
ma
avrà
nascosto
sotto
il
tappeto
debiti
per
almeno
15mila
miliardi
,
avrà
spinto
verso
l
'
indebitamento
società
pubbliche
come
le
Ferrovie
che
,
a
parità
di
tariffe
e
di
costo
del
lavoro
,
avranno
una
riduzione
dei
trasferimenti
.
,
avrà
spinto
enti
pubblici
a
pagare
solo
una
parte
(
il
90%
)
di
ciò
che
hanno
speso
(
ma
perchè
non
tagliare
anche
gli
stanziamenti
di
competenza
?
)
e
continuerà
a
far
segnare
il
passo
agli
investimenti
pubblici
.
Sul
terreno
dell
'
economia
reale
ciò
vuol
dire
mantenere
basso
il
profilo
di
crescita
del
Paese
con
tutto
quanto
significa
sul
versante
dell
'
occupazione
che
,
secondo
i
dati
Istat
di
agosto
,
registra
una
nuova
flessione
di
oltre
il
3%
di
media
fra
grande
impresa
e
servizi
.
Per
dirla
in
breve
,
insomma
,
una
di
bilancio
in
parte
truccata
per
conti
falsificati
per
almeno
un
punto
di
Pil
e
con
oltre
un
milione
di
disoccupati
veri
che
si
toccano
con
mano
e
che
,
a
loro
volta
,
toccano
con
mano
la
crescente
disperazione
in
particolare
nel
mezzogiorno
del
Paese
.
Prendiamo
atto
con
soddisfazione
che
alcuni
osservatori
economici
come
Francesco
Giavazzi
e
Federico
Rampini
incominciano
a
riflettere
pubblicamente
sul
rischio
di
un
risanamento
che
ha
queste
contraddizioni
e
che
presenta
queste
finzioni
finanziarie
.
Queste
riflessioni
autorevoli
non
ci
lasciano
più
soli
nel
denunciare
il
gioco
delle
tre
carte
di
Ciampi
-
Pinocchio
che
,
con
1'ausilio
della
volpe
-
Giarda
(
"
Il
malandrino
"
sottosegretario
al
Tesoro
)
e
con
i
silenzi
interrotti
solo
da
qualche
sincero
miagolio
del
gatto
-
Monorchio
,
ha
fatto
credere
agli
italiani
che
si
poteva
fare
il
risanamento
dei
conti
pubblici
senza
riformare
nessun
settore
della
spesi
pubblica
.
In
questa
direzione
il
"
filibustering
"
delle
opposizioni
contro
il
governo
alla
Camera
ha
un
significato
che
va
ben
oltre
i
5mila
miliardi
del
decreto
sull
'
Iva
,
perchè
getta
l
'
allarme
,
tra
l
'
altro
,
sul
rischio
di
un
Parlamento
sempre
più
soffocato
dall
'
accordo
governo
-
sindacato
e
dai
relativi
voti
di
fiducia
che
ne
blindano
i
contenuti
.
E
piaccia
o
non
piaccia
,
quel
rischio
si
chiama
libertà
.