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> anno_i:[1970 TO 2000}
Saluto alle 'tribune' della crisi ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Questa nota è , in un certo senso , obbligata , perché avendo dedicato il corsivo di ieri alla " Tribuna " televisiva di mercoledì , non crediamo di poter passare sotto silenzio quella dell ' altro ieri sera che ne ha rappresentato , per così dire , la conclusione . La quale è stata diretta da Luca Di Schiena , interroganti i giornalisti Navarro Valls dell ' ABC di Madrid e Vittorio Bruno del Secolo XIX e partecipanti i delegati dei partiti liberale , repubblicano , socialdemocratico , demonazionale , comunista e democristiano . Ci dispiace di non ricordare il nome del regista di queste " Tribune " , ma siamo sicuri che è bravo ed è un burlone perché ha avuto l ' idea , questa volta , di aprire i primi piani dei politici intervenuti mostrandoci la faccia dell ' on. Malagodi , come al solito , anzi più del solito , ilare , giulivo , cordiale . Per un difetto dell ' audio , evidentemente , non si è sentita in quel momento la sua voce , ma tutti hanno visto che gridava : " Allegria , allegria " . L ' esistenza del presidente onorario del PLI serve a dimostrarci , non fosse altro , che anche i funerali sono una cosa gioconda . Tra tutti gli intervenuti , quegli che più ci è piaciuto è stato il rappresentante del PSDI , che , se non abbiamo capito male , si chiama Puletti . Non è deputato , non è senatore ( a quanto ci risulta ) e non ha un nome proprio perché non gli occorre . Di Puletti deve esserci soltanto lui : quando Dio lo ha visto nato deve essersi detto : " Di questi non ne faccio più " e ha rotto lo stampo . Ricercato dagli antropologi , che sono i più temuti concorrenti dei filatelici , Puletti è il Paganini del PSDI : parla con la testa inclinata a sinistra come se appoggiasse la guancia a un violino ed è l ' ultimo italiano che porta il gilè , Nessuno ha capito ciò che Puletti abbia detto , ma non importa : l ' uso della parola gli è stato concesso perché , avendo deciso di metterlo al mondo , t aut t o valeva costruirlo completo , allora Puletti , temerario , ne approfitta . Con quella dell ' altro ieri sera sono finite - come ha annunciato il collega Di Schiena - le " Tribune " dedicate alla crisi . Non si sa quando ricominceranno , ma se in avvenire la Commissione parlamentare di vigilanza le mettesse in programma per le quattro del pomeriggio , avremmo qualche speranza che verso le 21 accennino a cominciare . Se no , ci avvertano lealmente : seguiteremo a fare i nottambuli , tanto più che le occhiaie ci donano .
L'inarrestabile ascesa di Nicolazzi ( Fortebraccio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Quando ( sono ormai passati molti anni ) la direttrice constatò che nella biblioteca della scuola di Gattico , un operoso centro del Novarese , mancava un libro giudicato importante non per il suo valore venale ma per i suoi pregi culturali , tale , insomma , da far gola a chi volesse compiere grandi passi sulla strada della ricerca e del sapere , gli scolari vennero inquisiti a uno a uno per accertare chi tra essi si fosse reso colpevole della indebita appropriazione , ma il solo Franco Nicolazzi fu escluso da ogni interrogatorio o perquisizione , essendo radicata in tutti la convinzione che un libro , nella esistenza di quest ' uomo minerale , non avrebbe mai suscitato interesse alcuno . Eppure il cammino del socialdemocratico on. Nicolazzi , la cui ignoranza è fermamente rimasta superiore ad ogni cultura , doveva conoscere prestigiosi traguardi , fino all ' ultimo , di ieri , rappresentato dal ministero dell ' Industria . Non pensate però che Nicolazzi , nel frattempo , non abbia lavorato . Divenutone giovanissimo campione in quel di Gattico , insegnò boccette presso varie accademie di biliardo del Novarese , finché , mandato a Roma dai suoi compaesani al grido : " Liberiamoci di Nicolazzi " , prese a frequentare il PSDI , l ' ultimo partito in Italia dove fa ancora impressione l ' arrivo di un telegramma . Chiamato ben presto in direzione , unicamente per non farlo aspettare in anticamera , Nicolazzi ebbe l ' incarico di aprire i dispacci e di passarli poi all ' on. Cariglia , che ne doveva dare lettura , ciò che quest ' ultimo faceva non senza qualche esitazione , premuto dall ' on. Averardi il quale , avendo già persuaso tutti che non sa scrivere , è sempre più ansioso di dimostrare , per doverosa coerenza , che non sa neanche leggere . Invano i suoi colleghi gli assicurano che nessuno ritiene necessaria questa prova e che tutti gli credono sulla parola . Adesso l ' on. Nicolazzi è ministro dell ' Industria e già se ne sono visti gli effetti . Molte compagnie turistiche hanno già organizzato viaggi in pullman bisettimanali per far vedere Nicolazzi che fa il governante e intanto l ' industria italiana si è rivelata la più forte del mondo non avendo subito la benché minima scossa alla notizia della nuova nomina . Il neo ministro ha già disposto l ' installazione di un biliardo nella sala delle riunioni e ha già avvertito i suoi collaboratori che le partite verranno spesso interrotte da pause di riposo , intendendo egli rimanere fedele alla regola della stia vita , che si può riassumere in queste poche , rassicuranti parole : Nicolazzi - non si strapazzi .
Le sospensioni canoniche ( Fortebraccio , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Mentre i sacerdoti che stanno dichiaratamente con i comunisti e notoriamente votano Pc vengono il più delle volte sospesi " a divinis " , vale a dire che è loro proibito celebrare gli uffici del culto e la Messa , l ' arcivescovo Marcinkus ( ne dava ampio conto ieri anche questo nostro giornale , che ha pubblicato , in più , una gustosissima vignetta di Chiappori ) per avere , a dir poco , trafficato con i miliardi , lui prete che dovrebbe ( ma non è sicuro ) avere letto i Vangeli , è stato finalmente sospeso " a viaggibus " . Veramente in latino i viaggi all ' estero si chiamano " peregrinationes " ma noi preferiamo dirlo così , alla macheronica , anche per aiutare quelli del PSDI a capire senza fatica . Andiamo piano prima di gioire per il provvedimento preso nei confronti del prelato americano presidente dello IOR ( Istituto opere di religione , cioè , fuori di ogni ipocrisia , Banca del Vaticano ) perché prima egli si recava spesso all ' estero e ora invece starà sempre qui a combinare i suoi supposti pasticci finanziari . È vero che con la scusa di andare a organizzare i viaggi del Papa avrebbe potuto ( se hanno un fondamento i sospetti da lui suscitati ) trasferire facilmente capitali oltre frontiera . Certo è che una volta ci è capitato di vedere l ' arcivescovo Marcinkus alla stazione . Aveva con sé una valigia che ci è sembrata a doppio fondo , munita di rotelle . Prima di prendere posto nel suo scompartimento si è fermato un attimo per prenotare la colazione , i signori si possono accomodare . Allora non essendo stato ancora colpito da sanzioni canoniche non era certamente sospeso " a ristorantibus " . Adesso dovrebbe accontentarsi di un cestino , ma il Codice Canonico , che papa Wojtyla conosce con qualche approssimazione , non prevede la sospensione " a Coca - Colibus " , specialmente , com ' è giusto , per il clero americano . Pare che al Pontefice sia molto dispiaciuto di dover lasciare a casa questo suo prezioso ( è il caso di dirlo ) organizzatore di viaggi . Ma la conferenza episcopale spagnola è stata irremovibile e tutti i vescovi iberici , dopo essersi assicurati che nessuno gli aveva ancora " scippato " il portafoglio , si sono opposti all ' ingresso di Marcinkus nel loro Paese . Hanno avuto partita vinta , infine , sebbene la piccola ma vivace battaglia abbia contato qualche vittima : il vescovo che era venuto a Roma per prendere gli ultimi accordi sul viaggio papale e il cardinale di Barcellona che avrebbe voluto che Sua Santità dormisse nella capitale catalana , e non a Madrid . Problemi grossi . Invece Giovanni Paolo ripartirà immediatamente da Barcellona senza neanche un piccolo riposino . Si è auto sospeso " a pisolinibus " .
StampaQuotidiana ,
Roma . Poiché è finita male , della storia di Alfredo nel pozzo restano angoscia e rabbia . Passi per le immagini della più terribile trasmissione televisiva . Passi per la tensione che in certi momenti ha stremato gli italiani . Quello che è difficile perdonare ( forse in nome soltanto delle emozioni e non della ragione ) è la voce del bambino che tutti abbiamo troppo bene udito e chiuso nella memoria . Molti di noi fuggivano udendo quel pianto amplificato , quelle invocazioni : il bambino Alfredo , struggente e cardiopatico di sei anni , aveva fiducia in Nando , il vigile del fuoco che era tutti noi al quale chiedeva uno yogurt col cucchiaino di ferro . Si dirà e scriverà molto su questa tragedia . E sulla trasmissione . E su Pertini , caparbio e stupendo vecchio che rappresentava tutti gli italiani . E sugli italiani bravissima gente che hanno fatto le cinque , le sei , le sette del mattino davanti alla televisione , piangendo , menando pugni , urlando di speranza , abbattendosi nella disillusione . Grande pasto per i tecnici e gli studiosi delle comunicazioni di massa , gli psico - psicologi e i socio - sociologi scatenati . È stato anche il festival della proiezione : tutti eravamo Alfredo nel pozzo , tutti eravamo la sua forte madre ( donna pratica e incredula ) , tutti eravamo Pertini che abbandona la crisi del governo , ma , più d ' ogni altro personaggio , tutti eravamo i vigili del fuoco , quei meravigliosi , generosi , audaci , pacifici , buoni vigili che scavavano , parlavano , agivano come forti giganti . Erano gli stessi vigili del fuoco , come razza , del Friuli e dell ' Irpinia : facce senza retorica , braccia dure . Quel povero Pastorelli , loro comandante , forse era poco « proiettivo » : chi voleva essere lui , nel cuor della notte , a non sapere che fare , quale decisione prendere , quale santo chiamare in soccorso ? Ma , meno di tutti , gli italiani si sono identificati nel ministro degli Interni , Virginio Rognoni , il quale stava lì immobile davanti alle telecamere , elegante e compunto , invece di stare al Viminale a fare il suo mestiere . E crediamo che il suo mestiere sarebbe stato , durante la terribile notte fra venerdì e sabato , quello di far squillare tutti i telefoni e le radio di ogni gruppo speciale , di ogni scuola ginnastica di polizia , di sommozzatori , alpini , uomini ragno ; di far squillare i telefoni di tutt ' Europa alla ricerca di una dozzina di esseri umani piccoli , resistenti e abili da mandare giù nel foro . Rognoni , se tutti noi fossimo stati lui , avrebbe fatto partire elicotteri e jet per portare sul posto speleologhi americani , russi , tedeschi , di ogni patria . Molti hanno detto e pensano : quanto chiasso per una triste singola tragedia infantile , mentre tante sciagure si consumano . A cominciare da quella siciliana in cui due bambini sono affogati proprio in un pozzo . Storia finita in una breve notizia sulle colonne dei giornali . È vero , e ragione vorrebbe che si mantenesse il senso delle proporzioni . Ma l ' emotività ( che è una cosa seria non meno della ragione ) altera la razionalità . È un dato di fatto . Sicché a dispetto apparente della ragione , la triste storia di Alfredo nel pozzo ha sconvolto la nostra vita : volevamo salvarlo tutti e tutti avremmo dato una parte di noi stessi per averlo vivo , perché eravamo lui e non lo sapevamo . Per questo ci sono sembrate enormità , forse bestialità , certe « sfortunate coincidenze » ( come le ha benevolmente qualificate la cronaca televisiva ) che hanno ucciso sia il vero Alfredo Rampi , sia il bambino che ognuno porta in sé . La tavoletta gettata in modo idiota nel pozzo , così da ostruirlo per sempre senza poter più utilizzare la sua apertura . La galleria laterale che si è fermata moltissimi metri più in alto del luogo in cui si supponeva che Alfredo fosse ( ed a prescindere dal fatto che il povero bambino nel frattempo fosse precipitato molto più in basso ) . E poi quella storia del pertugio da trenta centimetri che ha costretto alla caccia al nano ci è sembrata poco credibile : non siamo tecnici , ma roccia o no , in tante ore una banale raspa , una lima avrebbe potuto far guadagnare i centimetri bastanti per consentire il passaggio , se non di un granatiere almeno di un normale ragioniere . Invece nessuno ha allargato quel buco e nessuno ha provveduto a chiedere personale adatto in Italia e all ' estero . Quando un megafono ha gridato : « Si cerca una persona veramente magra per scendere giù » ( era passata mezzanotte da poco ) abbiamo capito che Alfredo sarebbe morto . E lo abbiamo capito ancora di più , ma con quanta rabbiosa disperazione , quando è stato annunciato il turno del « tappezziere di Acilia » . In quel momento il dramma , già aperto alla tragedia , è diventato un grottesco , un incubo . Piangi , piangi bambino Alfredo negli amplificatori gentilmente prestati dalla RAI : non avrai né il tuo yogurt col cucchiaino di ferro , né la coperta calda e neppure Mazinga che il buon Nando ( Nando che ha la faccia dei papà che vogliono bene a tutti i bambini ) ti ha promesso . Alfredo è morto e il magistrato di turno dirà se è omicidio colposo ; i tecnici diranno se si poteva fare di più e di meglio . Ma quel bambino è morto annegato nelle bugie perché nessuno era in grado di salvarlo . Adesso sappiamo che un sistema semplicissimo per salvare Alfredo sarebbe stato quello usato dai petrolieri quando vogliono chiudere un pozzo . Fanno così : mandano giù nel profondo un cannello collegato a una bombola . La bombola contiene polistirolo liquido e il pozzo si riempie di polistirolo espanso , che sarebbe quella morbida e leggera plastica bianca degli imballaggi . Bastava mandare il cannello sotto Alfredo ( nelle prime ore ) e non sarebbe mai più caduto di sotto . Oppure il pallone : bastava mandare un pallone speciale sgonfio e legato a un tubo sotto Alfredo e poi gonfiarlo . Il bambino sarebbe stato protetto . Forse così avrebbero fatto nell ' Oregon o nell ' Ohio . O a Stoccolma o a Bonn . Non sappiamo . Forse invece Alfredo sarebbe morto egualmente , ma ci piace pensare che quel bambino poteva essere salvato : ce lo dice l ' istinto e l ' istinto non è sempre da buttar via . Alle 22.30 Alfredo piangeva . Che insopportabile pianto quel pianto . Anche Pertini ( che nel pomeriggio lo aveva udito in cuffia ) ha avuto un sobbalzo : « Fate silenzio lì » ha gridato . Ed è stato l ' unico moto del presidente . È rimasto in piedi , immobile , monumento alla partecipazione per ore e ore . E tuttavia non si può tacere sul fatto che l ' arrivo non tanto di Pertini quanto del suo seguito è stato , nel pomeriggio , invadente : una marcia inattesa sul teatro delle operazioni che ha frantumato la tensione , ha fatto sbandare la folla che da silenziosa e composta si è fatta vociante ( « viva Pertini , viva il Presidente » ) e capricciosa : ha solleticato la vanità di chi ha preferito deconcentrarsi e andare a riverire il seguito presidenziale . La piana di Vermicino in cui la tragedia di Alfredo si è consumata , ha conosciuto nelle ore una lenta e orribile metamorfosi : si è trasformata in un circo equestre e in un sepolcro . La richiesta di « un nano » ( e subito comparve , per fallire se ricordate , il nano Claudio ) ha solleticato le fantasie . Ieri mattina intorno al sepolcro in cui Alfredo si era spento era radunata una corte dei miracoli : giovani di colore , nani gibbosi , relitti umani spiritati e vocianti , ciascuno accompagnato dal suo manager , si sono messi in fila per fare l ' esperimento . Ognuno si aspettava di poter vincere ; e brandivano strumenti artigiani fabbricati nella notte , cappiole e laccioli , cinghie e bracciali a cremagliera . A tutti , e brutalmente , è stato detto di no . Per la verità abbiamo avuto la sensazione che alle sette di ieri mattina fosse stata decretata la morte di Alfredo , grazie alla testimonianza dell ' ultimo soccorritore che alle 6.36 aveva potuto toccare il braccio della vittima trovandolo irrigidito e freddo . A quel punto , tornato lo speleologo alla superficie , il grande gioco per salvare Alfredo è finito : la madre ha potuto finalmente crollare e seguitare a morire nelle lacrime ; tutti noi abbiamo potuto spegnere il televisore , portatore di lutti e di rovinate speranze . La RAI ha trasmesso la più lunga diretta della sua storia : 18 ore consecutive . Indice d ' ascolto prossimo alla totalità . Si dava la morte in diretta che ( come il sesso e il denaro ) ottiene gradimenti altissimi . Ma non c ' era soltanto la RAI o le private : la catena americana ABC ha capito subito l ' importanza della storia e si è piazzata per prima . Le altre sono arrivate di carriera . Reporter americani e italiani si sono insultati mentre Alfredo agonizzava . Nella notte , la prima , si sono avute grandi cazzottature . Nella notte , la seconda , gruppi di ubriachi hanno sciamato fra le poche case di Vermicino arrecando tormento alla famiglia della vittima . Ma la grande Italia generosa e strappacore , sicuramente un po ' kitsch , quella che vede Portobello e si entusiasma , l ' Italia che ha le semplici e solide tradizioni della piccola borghesia era ( ed ancora è , in queste ore ) solidale con Alfredo , parla di Alfredo , non discute d ' altro . Ognuno , se andate nei bar e nei ristoranti , ha la sua formula sicura per assicurare la corda al braccino infangato del bambino che non grida più . Tutti si proclamano certi che fu commessa una grandissima ingiustizia , un sopruso tremendo . Un volontario con la testa poco a posto ieri gridava che « questo è lo schifo della società dei nostri giorni » . Gli ha risposto qualche cenno di assenso . Tutti si sono commossi quando si è presentato , erano le 3.10 di ieri mattina , il ragazzo Pietro Molino , napoletano di 16 anni che essendo emaciato e gracile ne dimostra nove . Caro ragazzo napoletano , Pertini ti aveva già abbracciato quando un giudice guastafeste ha bloccato tutto per mancanza del consenso paterno . Il giudice ha certamente commesso l ' errore di far conoscere il suo divieto ( mentre si doveva volare contro le ore , i minuti e i secondi ) dopo un ' ora di inutili imbragamenti e istruzioni . Commozione per l ' intrepido adolescente napoletano , indignazione popolare contro il magistrato . Commozione e risa e vergogna , quando si annuncia al microfono , come se fosse un teatro in piazza , il tentativo di « Er microbo der Tufello » , tal Luciano accompagnato dal padre . Fallisce il primo , fallisce il secondo : l ' impressione è che i soccorsi siano allo sbando ; che i dirigenti manchino di fantasia ( stremati come sono ) , che gli uomini alla macchina , alle funi e nella terra siano sfiniti . Alfredo , anche se non lo sappiamo con certezza , muore con lo spuntare dell ' aurora . Ha avuto sempre più freddo , ha pianto sempre più sommessamente , si è rannicchiato in una sacca del cunicolo e lì si è spento . Lo raggiunge l ' ultimo volontario che non riesce ad ammanettarlo ( ormai il sole sfolgora ) e che rinuncia . Siamo morti tutti ieri mattina alle 6.36 mentre gli speakers dei canali televisivi si rimandavano banalità di circostanza e si gratificavano reciprocamente dicendosi « esatto » , fino a trenta volte in un quarto d ' ora . Sono passati su questa scena il contorsionista francese , il sardo Angelo Cossu e un nano di una TV privata . Passeggia , inosservato , Agostino Greggi , missino ex democristiano . Il terreno è cosparso di lerciume : c ' è aria di stadio , di Lourdes , di festa campestre . I curiosi hanno calpestato tutto , si sono sparsi ovunque , hanno tenuto sotto pressione con il loro alito i vigili del fuoco . Al mattino , quando tutto è finito , le forze dell ' ordine diventano di colpo severe e superciliose : di qui non si passa , favorisca i documenti . C ' è un tubo dal diametro di trenta centimetri ; al primo sole del mattino i saltimbanchi che aspirano cimentarsi nel cunicolo in cui giace Alfredo , tentano di entrare nel tubo : è un test , come la scarpa di Cenerentola . Ma è inutile . Vola una polvere rossastra che acceca e la canicola è temperata dal vento . Sta per arrivare la nuova trivella .
StampaQuotidiana ,
Londra , 29 . « Tieni duro » ha sussurrato Carlo principe di Galles alla sua principessa velata che aveva appena invertito i nomi dello sposo nella formula matrimoniale , dicendo Filippo Carlo anziché Carlo Filippo Arturo Giorgio . Nessuno dei duemilaseicento presenti alla cerimonia ha sentito questa sua non ufficiale tenerezza , una minoranza dei settecento - cinquanta milioni di spettatori televisivi è riuscita ad afferrarla . All ' interno della più fastosa , solenne , enfatizzata , costosa ( due miliardi e mezzo di lire ) , pubblica , cerimonia nuziale , lo sposo reale è riuscito ad avere per sé e per la sua sposa un attimo privato e quasi segreto . E la sposa , appena uscita dalla chiesa , gli ha dato un ' impercettibile gomitata , ridendo di cuore , come del resto durante la cerimonia i due sono apparsi seri e sorridenti , abbastanza tranquilli da scambiarsi occhiate di conforto , più felici che commossi . Insomma , e riesce difficile pronunciare il banale aggettivo , fastidioso se riferito ai membri di una monarchia , innamorati . Carlo , principe di Galles , era « stupendo , divino , fantastico » almeno secondo le grida di centinaia di migliaia di donne frenetiche schiacciate lungo il percorso del corteo : in alta uniforme della Marina , per speciale concessione della regina , la lunga giacca blu coperta di decorazioni d ' oro e di medaglie , attraversata dalla fascia azzurra . Del resto , come resistere ad un uomo che regalmente saluta con la mano guantata di bianco , dentro un cocchio scoperto dipinto d ' oro su fondo rubino , foderato di raso rosso , tirato da quattro cavalli , con valletti e cocchieri vestiti di rosso e oro , che erano poi poliziotti armati , devotamente travestiti ? Queste precauzioni , tenute segrete , erano state decise per tutte le carrozze della famiglia reale , dopo che , dieci giorni fa , due uomini al servizio della Casa reale erano stati arrestati perché in possesso di esplosivo . Così al cocchio delle fate che ha portato Lady Diana alla Cattedrale , l ' unica carrozza chiusa di tutto il corteo , erano stati applicati nuovi vetri anti - bomba . Dentro si vedeva solo una grande nuvola di tulle perché la sposa aveva avuto il colpo di genio di velare , contrariamente alla tradizione della famiglia reale , il bellissimo viso . Poi , quando Lady Diana è scesa dal cocchio , mentre qualcuno sosteneva suo padre , Conte Spencer , grosso e sofferente di cuore , finalmente si è vista la monumentale e finora segreta opera dei due coniugi Emanuel : certo romantica , e adatta a far singhiozzare qualsiasi giovinetta che vede come culmine della sua vita il giorno del matrimonio , ma troppo ingombrante e persino goffa , sulla figura solitamente molto delicata della ragazza . Eccone gli indimenticabili particolari : di taffettà di seta inglese , con la gonna crinolina sopra una decina di gonne di tulle ; con scollatura profonda circondata da volants di pizzo antico , maniche eccessivamente gonfie , chiuse al gomito da volants di pizzo . Il tutto cosparso di scaglie di madreperla come il lungo velo . Mentre lo strascico , che qualunque bambina immaginerebbe disegnando una sua regina , era di taffettà bordato di pizzo e lungo otto metri . Gli orecchini di diamanti erano un regalo della ricca madre , il diadema di brillanti un prestito della regina . Nelle mani la sposa teneva un bouquet a cascata di rose gialle , gardenie bianche e mirto . D ' altra parte questo era il costume più adatto per il personaggio della principessa giovane e bella , della degna futura regina composta e dignitosa , che Lady Diana aveva il compito di interpretare in questo spettacolo straordinario , che forse non si ripeterà mai più e che doveva contemporaneamente confermare una storia d ' amore seguita da tutto il mondo , esaltare un matrimonio reale , ingigantire il prestigio della monarchia attraverso l ' autentica , immensa , partecipazione popolare , dimostrare al mondo che l ' Inghilterra è grande e unita perché ha questa regina , questo principe e adesso questa principessa , la quale promette a un popolo , come mille anni fa , di assicurare la continuità della monarchia e la sua stabilità indistruttibile e rassicurante , di erede in erede , in un mondo instabile , distruttibile , insicuro . E quindi la pompa , lo sfarzo , il cerimoniale , l ' etichetta , la tradizione : i cavalli , i cavalieri , le carrozze ; i valletti , gli scudieri , i palafrenieri ; le divise rosse e le corazze d ' argento , gli elmi d ' oro e le spade luccicanti , i tricorni di velluto e le polpe di seta ; le nappe , i ricami , le piume , gli alamari , i colbacchi , le decorazioni , i nastri e le alte cinture di seta ; i pizzi , gli stemmi , le insegne , il tutto , più entusiasmante soprattutto per i bambini , e anche più sontuoso e in qualche modo concreto , delle più attente ricostruzioni storiche o feste o palii in costume . E all ' interno della chiesa dorata , regnanti e re spodestati , capi di Stato potenti e insignificanti , la vasta famiglia reale inglese e poi tutte le persone che l ' erede al trono ha voluto al suo matrimonio perché in qualche modo hanno contato nella sua vita . Maestri di scuola e di sci , guardiani di tenute e custodi di case , compagni di classe degli anni tristi della sua giovinezza e qualche ex fiamma , come l ' attrice Susan George . Le signore della famiglia reale tutte vestite in corto color pastello : la regina esultante per avere accasato come si deve l ' erede al trono in turchese pallido , la regina madre in verde pallido , la principessa Margaret molto dimagrita in salmone pallido , la principessa Anna in bianco e giallo pallido . Tutte le signore invitate avevano prediletto il blu smalto , il rosa e il crema : sia l ' ex signora Spencer , madre di Lady Diana , che la signora Spencer , attuale moglie del padre di Diana , avevano scelto lo stesso colore , l ' azzurro madonna . Spettacolo ridicolo , noiosa perdita di tempo , volgare esibizionismo , insultante spreco , cerimonia inconsulta , pompa sorda all ' inquieta e drammatica situazione del paese ? Può darsi : ma d ' altra parte in quale altro modo può sposarsi un erede al trono , il cui compito , come dice il suo motto , è « servire » , cioè farsi vedere , fotografare , inseguire , pubblicizzare , e poi incontrare gente , stringere mani e dire battute scherzose , come i suoi sudditi vogliono e soprattutto come vogliono gli uomini politici ( e la signora Thatcher ) perché esibisca il prestigio formale di un paese in crisi ? E poi , dicono gli inglesi , meglio vedere una bella coppia principesca e senza potere politico dentro un cocchio dorato tirato da cavalli e circondato da cavalieri in alta uniforme , che un pesante e vecchio ministro accanto alla sua eccitata signora , carico di potere , dentro una macchina blindata e circondata da guardie del corpo con mitra e motociclisti vestiti da guerre stellari . E non è forse allarmante pensare a Nancy Reagan come ad una autoeletta regina ? Questa mattina la moglie del presidente americano come sempre molto benedicente , assisteva alla cerimonia vestita di rosa . Il quotidiano « The Guardian » sostiene che Reagan vuole cambiare la Costituzione americana per creare per sé e per la sua scatenata signora un degno futuro : creare cioè al di sopra della figura del presidente politico , un ruolo rappresentativo , e a vita , che toccherebbe ovviamente a lui . La signora Reagan che è accompagnata a Londra dal capo del cerimoniale della Casa Bianca , sarebbe venuta qui soprattutto per imparare le regole dell ' etichetta reale e per prepararsi , come sogna , a un ruolo di regina , sia pure senza corona . Meno fiabesco , ma forse ancora più sorprendente del matrimonio principesco , è stato lo spettacolo che ha offerto Londra in questi giorni : per nessun avvenimento , in nessuna parte del mondo , si era mai vista tanta folla entusiasta , un milione di persone che ha acclamato il principe e la principessa di Galles , che ha cantato commosso Dio salvi la regina e che l ' ha ostinatamente chiamata perché si affacciasse per la terza volta al balcone del palazzo . Verso le quattro del pomeriggio i due principi , visibilmente felici , hanno lasciato Buckingham Palace nel landò reale circondato da guardie a cavallo ; sul retro , qualcuno aveva attaccato il tradizionale cartello « just married » con cuori trafitti , e una selva di palloncini d ' argento con i loro ritratti . Carlo era vestito di grigio , Diana portava un abito rosa salmone con il bolero a maniche corte e il colletto di organza bianco , un cappellino piumato da paggio sulla bella testa e al collo un ' alta collana , certamente antica , con cinque file di perle e gocce di brillanti . Alla stazione di Waterloo i principi di Galles sono saliti su un treno non reale ma del governo che li ha portati dove trascorreranno i primi tre giorni della loro luna di miele : a Broadland , nello Hampshire , nella casa dove sino a due anni fa ha vissuto Lord Mountbatten , morto assassinato in Irlanda , prozio molto amato di Carlo . Anche Elisabetta , col marito Filippo , trascorse in quella casa nel 1947 i primi giorni del suo matrimonio . Il primo agosto sarà lo stesso Carlo a portare la moglie con un jet dell ' Air Force a Gibilterra , dove si imbarcheranno sullo yacht reale Britannia per una luna di miele di quindici giorni nel Mediterraneo : finalmente soli con un equipaggio di trecento persone .
StampaQuotidiana ,
Tel Aviv , 9 . Menacem Begin sta progettando una risistemazione della carta geografica ( e degli equilibri politici ) del Medio Oriente ? È questo l ' interrogativo suscitato stasera dalle notizie che giungono dai fronti libanesi . L ' operazione « pace in Galilea » , che stando alle dichiarazioni del governo israeliano avrebbe dovuto limitarsi a ricacciare i palestinesi verso le zone centrali del Libano , sta infatti diventando una guerra con più protagonisti , né più né meno che il quinto conflitto arabo - israeliano . Un comunicato del ministro della Difesa Ariel Sharon ha reso noto , nella tarda serata , che le forze israeliane hanno attaccato il corpo di spedizione siriano in Libano . Non più gli scambi di artiglieria degli ultimi due giorni ma un colpo tremendo - e forse decisivo - al potenziale bellico e al prestigio politico del regime di Damasco . Tutte le batterie di missili terra - aria Sam 6 che i siriani avevano disposto nella valle della Bekaa , sono state distrutte . E negli scontri aerei che hanno preceduto e seguito il « raid » contro le postazioni missilistiche , gli israeliani hanno abbattuto 20 Mig siriani . Ma la spinta contro le forze di Damasco non si è fermata a questo . Calate lunedì , con una spettacolare azione aviotrasportata , sui bordi della strada Beirut - Damasco , le truppe di Israele hanno stasera preso il controllo di questa arteria da cui passano la gran parte dei rifornimenti per il corpo di spedizione siriano e per le milizie dell ' OLP . Il controllo della Beirut - Damasco significa per il capo di stato maggiore israeliano , generale Eytan , il raggiungimento di due fondamentali risultati . Non solo i siriani si trovano ora preclusa la loro maggiore via di ritirata , ma essi sono da stasera divisi in due monconi . La parte più grossa del contingente nella valle della Bekaa , e una parte più ridotta - dunque alla totale mercé delle avanguardie di Israele - dislocata attorno a Beirut . Ma ci sono altri e concreti segni che dimostrano come l ' invasione del Libano avesse obiettivi assai più estesi e ambiziosi di quanto il governo di Gerusalemme non avesse detto . Come si ricorderà , l ' operazione « pace in Galilea » era stata presentata come un tentativo di « bonificare » il sud del Libano dalla presenza delle milizie dell ' OLP . Per realizzare un tale obiettivo , il governo israeliano aveva detto che le sue truppe sarebbero avanzate di circa quaranta chilometri dalla frontiera tra Israele e il Libano . Ma tra ieri pomeriggio e stasera , è divenuto chiaro che le intenzioni di Begin non erano così limitate . Gli israeliani sono infatti nelle immediate vicinanze di Beirut . Stasera è caduta , dopo un ' accanita resistenza opposta dai palestinesi , la città di Damur , a quindici chilometri dalla capitale . Damur era il maggiore caposaldo dell ' OLP sulla strada per Beirut , ed il più vasto deposito di armi e materiali della struttura militare palestinese . Intanto la periferia di Beirut viene bombardata dal mare , e continuano le incursioni aeree israeliane . Così , un ' impressione che ancora ieri sera si affacciava vaga alla mente degli osservatori , s ' è fatta in queste ore assai più nitida . Begin e il suo esercito stanno puntando ad annientare il comando politico - militare dell ' OLP , e per riuscirvi potrebbero anche decidere un attacco finale contro Beirut . Secondo una delle radio libanesi , Yasser Arafat è stato ferito gravemente , oggi pomeriggio , da una bomba caduta sull ' edificio dello stato maggiore dell ' OLP . La notizia è incerta , probabilmente non vera . Ma è sicuro che a questo punto il leader palestinese starà studiando - e non è facile - come mettersi in salvo . Se infatti gli israeliani continuano la loro avanzata , e si congiungono con le milizie falangiste cristiane di Bechir Gemayel , le loro azioni successive saranno queste : 1 ) neutralizzare le truppe siriane attorno a Beirut ; 2 ) iniziare la caccia ai capi palestinesi . E poiché l ' aeroporto di Beirut è chiuso , gli israeliani non esiteranno a sparare contro qualsiasi aereo si levasse in volo , pensando che a bordo potrebbe esserci Arafat . Ora , quali sono le intenzioni di Eytan e del ministro della difesa Sharon ? L ' « Haaretz » , il quotidiano laburista , s ' era posto stamane questa ed altre domande . Se , cioè , i piani dello stato maggiore e del governo di Israele fossero cambiati negli ultimi due giorni , e se davvero la tesi di Sharon avesse trionfato sulle esitazioni di Begin . La tesi del ministro della Difesa è nota . Sharon pensa da tempo ad un Libano « libero » , controllato dai cristiani falangisti , svuotato dei palestinesi e protetto da Israele . Ebbene , stasera ( anche se l ' incalzare degli eventi impedisce analisi sufficientemente precise ) molti segni inducono a pensare che il piano del Governo israeliano sia proprio questo . Annientare fisicamente l ' OLP , ribaltare i rapporti di forza in Libano , rifare la faccia politica della regione . In ogni caso , è ormai chiaro che l ' operazione « pace in Galilea » non si concluderà in pochi giorni . Durerà molte settimane , se non molti mesi . E se nel Governo di Gerusalemme prevarranno davvero le tendenze più radicali ( appunto la visione di Ariel Sharon ) , allora questa guerra del Libano che era iniziata come una delle crisi « minori » del Medio Oriente ( minore rispetto alle guerre del passato ) , si rivelerà come una delle più esplosive e più cariche di rischi per la pace mondiale . Quel che sta avvenendo in Libano può sembrare allettante per i dirigenti di Israele . Ma quanto lo è per gli altri : per l ' Europa , per l ' Egitto post - sadattiano , per l ' Unione Sovietica ? Il sommovimento di questa regione si presenta stasera , insomma , più profondo e grave di quel che era sembrato appena tre giorni fa . Tra l ' altro , esso è stato scatenato sulla spinta d ' un ragionamento politico assurdo . Begin e i suoi hanno creduto infatti , ancora una volta , di poter eliminare l ' OLP come avversario ed interlocutore . Ma essi hanno dimostrato di avere la memoria corta , di non ricordare che tentativi del genere , dal Settembre nero di dodici anni fa sino all ' ultima operazione in Libano dell ' anno scorso , ne erano già stati fatti . È che ogni volta l ' organizzazione palestinese è riaffiorata dal buio delle sconfitte più solida e combattiva di prima . D ' altra parte basta scorrere i giornali di Israele , che cominciano a riempirsi degli annunci mortuari dei soldati caduti nella guerra del Libano , per capire che gli anni passano e che le cose non sono più identiche a prima . « Partecipiamo al dolore della famiglia R . per la morte del figlio M . » . « Le nostre condoglianze per la morte del capitano G . , caduto nell ' adempimento del suo dovere » . Gli annunci di questo tipo sono già numerosi , e intanto ai cimiteri di Tel Aviv e Gerusalemme è un seguito di commosse cerimonie funebri . Israele s ' accorge che l ' operazione « pace in Galilea » è già molto costosa . Sino a stasera , le cifre delle perdite subite ( aggiornate a martedì sera ) sono di trentasei morti e centocinquanta feriti . E dunque assai più alte ( tre o quattro volte più alte ) che in quell ' altra guerra del Libano che fu 1'«operazione Litani » nel '78 : infatti i morti furono allora , in un ' intera settimana , soltanto diciotto . L ' esercito israeliano ha avanzato come sempre , fulmineo e terribile , e ormai tiene sotto controllo oltre la metà del territorio libanese . Ma questa volta ha incontrato da parte dei palestinesi una resistenza molto più dura e coraggiosa delle altre volte . I portavoce militari lasciano capire chiaramente che è questa « la vera sorpresa » dei tre giorni di operazioni in Libano . E la radio ha trasmesso varie interviste con soldati sul fronte , in cui i giovani israeliani hanno parlato dei fedayn dell ' OLP come di « validi e coraggiosi » combattenti . Ancora stasera , la situazione sul terreno dimostra che sgominare l ' avversario non è più facile come un tempo . Circondata da quarantott ' ore , colpita dal mare e dall ' aria , Sidone non è ancora caduta . Certo , portando le vittime civili da centinaia e centinaia a migliaia e migliaia , gli israeliani potrebbero occuparla in mezza giornata ; ma questo è un prezzo che Begin vorrebbe non pagare , ed ecco che Sidone resiste . Roma . « La Santa Sede continuerà ad operare , per quanto possibile , affinché questa dura prova sia abbreviata e le armi cedano il posto alla tregua e al negoziato » ha dichiarato ieri papa Wojtyla a proposito del conflitto in atto nel Libano in un vibrato appello per la cessazione del fuoco . Dopo avere espresso « profonda pena » per le « centinaia di vittime » e per quanti « innocentemente soffrono la violenza e sono costretti , in preda al terrore , ad abbandonare le loro case » , Wojtyla ha denunciato i rischi di un allargamento del conflitto all ' intera area mediorientale : « La stessa pace mondiale » ha aggiunto « potrebbe esserne minacciata » . Ha auspicato infine che l ' appello dell ' ONU per un cessate il fuoco venga accolto .
La verità nelle mani del coroner ( Coen Leonardo , 1982 )
StampaQuotidiana ,
Londra , 21 . Il cadavere di Roberto Calvi è da tre giorni là dentro , nella « city mortuary » di Moor Lane Street , sotto lo squallido edificio a tre piani , tutto cemento grezzo della Milton Court , una lugubre serranda nera abbassata che viene sollevata soltanto per far passare le auto con le bare , un guardiano dai capelli rossi che protegge la privacy dell ' obitorio e tiene lontano i curiosi . Sul corpo del finanziere milanese non ci sono tracce né di ferite , né di lesioni o di violenza . Al secondo piano di questa corte , l ' ufficio del coroner Paul , il magistrato che deve stabilire se il finanziere italiano si è ucciso , impiccandosi sotto un ponte sul Tamigi , o se è stato « suicidato » , è sbarrato . Inutile suonare . Ma in Moor Lane finora non si è fatto vivo nessuno : non la moglie di Calvi , signora Clara , che da qualche tempo se ne stava a Washington , dove probabilmente avrebbe dovuto raggiungerla il marito , non il figlio Carlo , che pure Londra la conosce bene per averci trascorso qualche mese quando frequentava uno stage dell ' Hambros Bank , non la figlia Anna che l ' anno scorso i vicini di casa a Milano in via Frua , vedevano spesso piangere straziata dalle vicende giudiziarie e dagli scandali del padre . Persino gli avvocati di famiglia ritardano il viaggio e con loro il perito di parte civile prof. Giusti . L ' appuntamento con le autorità inglesi è rinviato a domani , infatti per il primo pomeriggio è previsto l ' arrivo dei legali e dei familiari . I conoscenti della City si sono volatilizzati : « Calvi ? Quasi uno sconosciuto » , eppure era socio del riservato St . James Club . « Il signor Calvi ? È parecchio che non lo vediamo » . La polizia brancola nel buio , è costretta a lanciare appelli per scovare possibili testimoni , il « Times » insiste sul mistero . Lo stesso Hugh Moore , comandante della stazione di polizia della City , oggi si è limitato a dire che « non ci sono ancora prove dalle quali risulti che la morte è stata provocata da cause diverse dal suicidio . Il caso è ancora oggetto di indagini e così pure le circostanze : restiamo aperti ad ogni ipotesi fino a quando il nostro lavoro non sarà completato » . La stazione di Polizia è a Snow Hill , dietro il mercato all ' ingrosso delle carni da macello e poco lontano c ' è 1'Old Bailey , il tribunale più famoso di tutta l ' Inghilterra . Il ponte del mistero dista cinque minuti a piedi : Black Friars Bridge , il ponte dei domenicani . Dipinto di celeste , con la statua della regina Vittoria , protetto dal motto « Domine dirige nos » un ponte della rivoluzione industriale che collega il South Wark alla City , alla Cattedrale di San Paolo . Ecco la prima arcata , sulla sinistra , guardando la forte corrente limacciosa che trascina alla foce detriti , rifiuti . C ' è una stradina per i pedoni , un lungo Tamigi che costeggia l ' argine , protetto da un robusto parapetto , qui le maree sono di sei metri . I lampioni , il fracasso assordante della strada che costeggia il fiume , la sera la luce fioca dei lampioni moderni e brutti ... Come si può pensare di impiccarsi proprio qui sotto ? L ' arcata è irraggiungibile , anche se invitante , con tutte le nervature d ' acciaio . Tuttavia , sotto questa struttura , il parapetto ospita una scaletta di metallo larga non più di una trentina di centimetri . Tre gradini dalla parte dei pedoni , una ventina sul fiume . Una scaletta simile a quella che í piroscafi hanno sulle ciminiere . Il mattino di venerdì 18 giugno , piovigginava , alle 7.50 un passante - così affermano gli investigatori londinesi - chiama il 999 . « Pronto polizia ? C ' è un morto nel Tamigi ! È un impiccato , correte ! » Quel passante si era sporto casualmente dal parapetto proprio all ' altezza di quella scaletta , incuriosito da alcuni pali arrugginiti , vecchi tubi Innocenti piantati nel fiume alla distanza di un metro dalla riva , un ' impalcatura abbandonata da chissà quanto tempo . A metà , vede spuntare dall ' acqua la testa e parte del busto di un uomo , il volto tumefatto , cianotico . Ha una giacca chiara , grigia . La camicia bianca con righine blu è aperta sul collo . Al posto della cravatta , una cordicella rossa , sembra di canapa , spessa un dito . La City Police , per tirar su il cadavere , fatica non poco : perché l ' impalcatura metallica non ha tavole . Perché la scaletta è adatta agli acrobati . E poi , ci vuole un coltellaccio per tranciare la corda . Il morto , sulla sessantina , è piccolo , dal cranio forte . È vestito molto elegantemente , « un abito da almeno 500 sterline » osservano con britannico stile i poliziotti , ha mocassini neri e calze in tinta , la camicia porta le iniziali , «R.C.», gli frugano in tasca . Uno strano suicidio : perché nelle tasche dell ' uomo ci trovano foglietti di carta per gli appunti , ma nessuna lettera di addio alla vita , pezzi di calcestruzzo grandi come mattoni , pesanti quasi dieci chili , e poi un mare di quattrini : 54 mila lire , 10 mila franchi svizzeri , 20 scellini austriaci , 10.700 dollari e soltanto 47 sterline . Tradotto in lire , quasi 23 milioni . Coi soldi anche una penna stilografica . Gli agenti ora vogliono scoprire chi è questo milionario che hanno trovato strangolato , appeso all ' impalcatura sul fiume , sotto il Black Friars Bridge : è un italiano , il passaporto è verde , porta il numero G 116847 , è intestato a un certo Gian Roberto Calvini , nato il 13 aprile 1920 . Rilasciato a Roma il 12 marzo 1981 , con un visto per il Brasile di poco successivo . Scatta il meccanismo di controllo internazionale : i telex di Londra avvisano l ' Interpol e questa la polizia italiana . Ci vuol poco per verificare che il passaporto è stato contraffatto abilmente e che con quel numero è stato rilasciato a Napoli . Mette in sospetto quel nome , Calvini , da Londra fanno sapere che le ultime sillabe sembrano aggiunte , Gian Roberto Calvini si trasformerebbe allora in Gian Roberto Calvi , il banchiere scomparso a Roma la sera di giovedì 10 giugno dalla sua abitazione romana di piazza Capranica , scappato si diceva in America , chi nelle Bahamas , chi in Austria . La data di nascita corrisponde , è la stessa del finanziere . Da Roma partono immediatamente con un volo speciale il giudice Domenico Sica accompagnato da quattro agenti dell ' Interpol e da un funzionario del ministero degli Interni . Tre ore dopo , grazie alla tattiloscopia , il confronto cioè delle impronte digitali , l ' uomo del Tamigi ha una precisa identità : è proprio lui , il banchiere milanese Roberto Calvi . « Un suicidio » pensano i poliziotti inglesi , non l ' aveva già tentato undici mesi prima in prigione , a Lodi ? Non aveva dichiarato lui stesso , nella sua ultima intervista , che quella notte tra 1'8 ed il 9 luglio 1981 aveva cercato d ' uccidersi « per una specie di lucida disperazione » ? Allora , sosteneva Calvi , i motivi c ' erano : « Perché non vi era traccia di giustizia in tutto quel che si stava facendo contro di me » . Anche oggi , sostengono i policemen , Calvi era incappato in una giornata nera : un crack , un giovedì 17 giugno così disgraziato da potergli aver distrutto l ' equilibrio psichico . Alle ore 17 l ' esclusione dalla presidenza del Banco Ambrosiano ; due ore dopo il volo dal quarto piano della sua segretaria Graziella Teresa Corrocher . Al mattino , l ' epurazione dal consiglio di amministrazione della Banca del Gottardo . In più , la sindrome del fuggiasco , del fallito , il « buco » di quasi 2000 miliardi ... Per la City Police tutto quadra . O , almeno , si fa credere che sia così . Perché ? I dubbi ci sono , eccome . Da quanti giorni Calvi si era rifugiato a Londra ? Chi aveva offerto appoggio e rifugio ? « Io non sono piduista » dichiarava orgoglioso , « io appartengo alla massoneria seria , quella del Duca di Kent . » Solidarietà massonica ? Perché allora nessuno parla ? La polizia non è riuscita a trovare ancora gli effetti di Calvi , i bagagli che si presume si fosse portato via dall ' Italia , non è riuscita a sapere dove abbia trascorso questi ultimi giorni di vita . Qualcuno pensa : cercava aiuto , ma quale tipo di aiuto ? I banchieri della City sono scettici , « se aveva bisogno di aiuto e di quattrini , non sarebbe stato impossibile trovarli ... » . Davvero , strano suicidio quello di un uomo che decide di uccidersi , presumibilmente a tarda notte ( l ' ora del decesso non ci è stata ancora comunicata , ndr ) con in tasca un mucchio di denaro , e magari perché « travolto » dal rimorso : ma tutti sanno che Calvi era un uomo gelido , un uomo , come disse il suo avvocato Valerio Mazzola , dai due cervelli , e poi , anche ammesso che qualcuno lo avesse informato da Milano della morte della sua segretaria , tutti sanno che lui della Corrocher non parlava granché bene : « è in menopausa ... » diceva . E poi , l ' operazione suicidio , quell ' issarsi sulla scaletta , preparare il cappio , portarsi con un balzo sulla impalcatura un metro più in là sul Tamigi , lasciarsi cadere , e tutto questo a sessantadue anni , con un fisico appesantito dal lavoro d ' ufficio ma anche da dieci chili di calcestruzzo . Più semplice che qualcuno , con una barca dal fiume , l ' abbia portato li - cloroformizzato - e lasciato in balia della marea ? La marea qui è mostruosa , un metro ogni ora , basta lasciare un corpo inanimato legato al collo e tenuto fermo a un paletto e il peso del corpo completa l ' opera , strangolando la persona via via che la bassa marea si fa più forte . L ' acqua stessa , così pare , fa sparire le tracce del cloroformio . Delitto perfetto , ma perché allora tutta questa messinscena ? La chiave di tutto sta nel ricostruire gli ultimi giorni di vita del finanziere , i suoi incontri , í suoi progetti . A chi poteva far paura un Calvi in libertà e magari desideroso di vendere cara la sua caduta dal trono di via Clerici ?
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Barcellona , 5 . È vero : ho chiesto a tutti , non credendo ai miei occhi e nemmeno al mio taccuino , che pure è pieno zeppo di note : l ' Italia ha battuto il Brasile ed ha acquisito il diritto a giocarsi giovedì la prima semifinale con la Polonia ! Io dunque metterò il saio dei flagellanti e seguirò la processione di san Bartolomeo il mese d ' agosto al mio paese . Ha vinto l ' Italia , sì , e il magno Brasile è andato insieme - come si dice in lombardo - ed ora torna a casa scornato . Un uruguagio che non dico mi ha rivelato di averli battuti nel '50 , quando erano infinitamente più forti di oggi , buttandosi su ogni palla e gridando con sleale insolenza : « Dejame la pelota , negro ! » ( « lasciami la palla , negro ! » ) . I poveri brasiliani diventavano matti e gemevano rabbia e impotenza , e gli uruguagi , perfidi razzisti per l ' occasione , li hanno sistemati quando loro avevano già pronto il disco con l ' inno per i campeaos do mundo . Io non credo che gli italiani abbiano usato le stesse armi degli uruguagi nel '50 ( e magari anche l ' anno scorso , al Mundialito ) : so tuttavia che hanno seguito la stessa tattica : li hanno lasciati giocare e illusi di essere i più forti in terra . Loro ci hanno creduto e sono stati presi d ' infilata . Per due volte sono riusciti a pareggiare i gol di Rossi , e il pareggio bastava loro a passare il turno per differenza reti , ma alla terza prodezza di Rossi non sono più riusciti a raccattarsi . Ciascuno di loro ha preteso di sbrigarsela per suo conto : e quali che fossero le sue prodezze doveva arrendersi alla fine , perché gli azzurri facevano squadra e loro , i brasiliani , non la facevano . E s ' incaponivano fino a perdere il color cioccolato o liquirizia e farsi lividi com ' erano lividi i loro compagni bianchi , Oscar in retrovia , Zico e Falcao e Socrates in centrocampo e in attacco . Onestamente , io avevo parlato di un pellegrinaggio al Tibidabo . Costretto a tradurre in cifre il mio pronostico , temevo che dovessimo perdere di goleada , dico per quattro o cinque gol a pochi : e quasi tutti che ho sentito parlare dell ' incontro , domandavano scherzosamente quando sarebbe partito l ' autobus per l ' allenamento del magno Brasile . Invece è vero che l ' Italia ha vinto e che il magno Brasile torna a casa . La spiegazione si rifà al sempiterno mistero agonistico che è stato , rimane e sarà il gioco del calcio . Ha incornato Rossi e i brasiliani si sono guardati sgrullando come mule assediate dai tafani . Hanno quasi subito pareggiato e si sono illusi . Rossi gli ha rubato una palla avvelenata ed ha riportato l ' Italia sul 2 a 1 con un tiro dal limite che ha fatto secco Valdir Peres . Poi sono stati arrembaggi roventi . I brasiliani soffocavano se stessi intasando a frotte la nostra area : non riuscivano letteralmente a controllare la palla , non dico a tirare . Un rimpallo fortuito ha messo Serginho in condizione di pareggiare prima di Socrates ( al 10' ) : ha dovuto affrettarsi tanto da mettere ignobilmente fuori . Dalla panchina l ' ha maledetto Telê Santana e fin da allora dev ' essere andato granendo in lui il proposito di metterlo fuori alla prima occasione . L ' ha lasciato alle prese con Collovati e poi con Bergomi , che si è conquistato brillantemente i galloni di azzurro . Bergomi è un jolly , cioè uno dei pochi , pochissimi che possono servire in tutti i quattro ruoli della difesa . Serginho si è arreso . E con lui si sono via via arresi i suoi compagni . Andare insieme , in lombardo , è un modo di dire che si rifà al gergo dei tecnici caseari : il latte si coagula e guasta : il siero si confonde con la panna e rende acido tutto . Per farlo quaglíare bene il latte va trattato con un caglio speciale . Così il calcio , e se io mi tiro fuori da queste metafore ( elle prometto di abbandonare in fretta il canone dei formaggiatti per tornare al calcio , che è mattissimo sport e rispetta l ' agonismo quando così vogliono gli astri ed Eupalla , rispetta la tecnica , ma soprattutto la tattica , senza la quale non è pensabile che si possa giocare un incontro degno . Gli italiani parevano discesi da Marte anche dopo che uno li aveva visti arrabbattarsi e lottare allo stremo con gli argentini . Proprio allora ho pensato agli uruguagi e all ' inferiority complex che afferra alla gola i negri quando non si chiamano Pelé ( ma anche del Rey ho saputo che nell ' intervallo della finale 1970 piangeva in aramaico : ed eravamo sull'1 a 1 , non certo in vantaggio sul Brasile ) . Sicuro . Gli azzurri parevano marziani . Se avessero giocato su uno standard possibile anche Antognoni e Conti e Graziani , forse la scoppola inferta ai brasiliani sarebbe stata più perentoria . Anche nell ' intervallo , quando si era in vantaggio per 2 a 1 , io riflettevo che ben tre uomini di primo piano non avevano giocato fra gli azzurri e quindi era impensabile che i brasiliani si lasciassero toreare come avevano fatto fino al 45' , ciascuno incornando per conto suo : Zico mostrando invano all ' arbitro la maglia strappatagli da Sala ed Din Gentile , Socrates corricchiando sornione con un distacco da calci nel sedere , Falcao picchiando anche mica male nei recuperi difensivi , Serginho sbattendo le palpebre da allocco al veder Collovati andarsene con le lacrime agli occhi , i difensori concedersi al centrocampo e all ' attacco con la degnazione di chi si ritiene troppo forte per dimostrarsi minimamente preoccupato . Rileggo il taccuino : trovo ancora dei « siamo cotti » da uomo di poca fede . E si badi la cottura era evidente , i raccordi fra i nostri saltavano spesso . Le difese erano sempre più ansiose . Muraglie umane si ergevano innanzi a Dino Zoff in un pirlare continuo di gente con gli occhi fissi e sbarrati . I miei timori non nascevano dallo scetticismo , bensì da constatazioni perfino troppo ovvie . Uscivamo da un incubo per rientrarvi subito dopo . Nessuno riusciva a tenere palla in centrocampo . Rossi aveva perduto smalto nel lottare quasi sempre da solo contro giganti che lo sovrastavano . Se tentava il dribbling di scatto lo spingevano con astuzia sleale . Una volta l ' hanno anche abbattuto di spinta in area . Klein non ha voluto mollare su nulla . È stato splendido anche nella pervicacia del sadico . Ma quando una palla era buona , Rossi tornava a impettire come certi cavalli da guerra al suonare della tromba : ha fallito il possibile 3 a 1 perché forse l ' occasione era troppo agevole , e nonché impuntarsi su quella vi si è rilassato anzitempo . Il recupero di Rossi è un merito del quale va senz ' altro lodato Bearzot . Mi sono stupito invece che non abbia pensato di toglier fuori Graziani , che non ne azzeccava una e troppo dimenticato dai compagni si andava disanimando a vista d ' occhio . Bearzot aveva preannunciato una marcatura mista , a uomo e a zona : non si è smentito per banale gusto di far pretattica . In effetti non si è mai visto un avversario che non avesse di fronte o alle costole un azzurro . E quando i brasiliani facevano muro a ridosso di Zoff , anche i nostri facevano muro , timorosi di nulla , sicuri , perfino spavaldi in certi atteggiamenti agonistici . Quando è stato picchiato duro Tardelli , è entrato il mio caro Marini con l ' esperienza del vecchio drago che ha fiutato il colpo e non se ne voleva lasciar scappare a nessun costo . Marini ha perseguito Cerezo fino a fargli perdere la sinteresi . Socrates , lui girava a largo . Il sostituto di Serginho , nero come un blocco di antracite , ha tentato invano di filtrare dalla destra . Qui tiravano gli ultimi fiati Cabrini e Gentile , accanto a loro si battevano Bergomi e Scirea , e Zoff con giovanile prontezza saltava su ogni palla . In una sola occasione è uscito da l ' area fallendo di ciccata una respinta con il destro : negli ultimi istanti è sceso in picchiata come un falco sulla palla che stava entrando : la TV ha dimostrato che aveva soltanto sfiorato la linea ; e perché fosse gol avrebbe dovuto superarla . Con quali stranguglioni io abbia seguito l ' incontro nella sua parte finale non sto a dire per comune pudore . Sul piano tecnico ho detto quanto ho potuto , vibrando fin troppo frettolosi polpastrelli sulla tastiera . L ' incontro ha una sua spiegazione che risulterà sempre più logica via via che potremo riflettere sulle sue fasi salienti . La vittoria è legittima e acquista sicuro valore storico . Come ai tempi del 4 a 3 con la Germania , il dubbioso e incerto prestigio del nostro calcio è stato risollevato d ' un colpo . Il merito è di tutti , dei dirigenti , dei tecnici e ovviamente dei giocatori . Sento dire , mentre chiudo , che parecchi dei nostri prodi sono stati duramente segnati nel corso di un combattimento che non ha mai concesso pause . Chi possa giocare contro la Polonia non è dato sapere . Per il momento è solo da deplorare che una formula largamente astrusa riproponga incontri già delibati e sofferti nel primo turno come la Polonia e l ' Italia . Pensare a domani è troppo presto . Io sono stremato per l ' emozione e per l ' ennesima conferma dell ' imprevedibilità del calcio a certi livelli . Per la prossima mi propongo uno studio accurato dei particolari , che almeno venga onorata la storia di questo sport così protervamente legato ai capricci del caso e alla indole precaria di chi lo fa . Se non pigio troppo sui pistoni della tromba , mi perdoni il lettore . Di calcio preferisco sempre parlare a freddo . Quando il cuore salta in gola , ovviamente per l ' emozione e la gioia , il cervello stenta ad argomentare . E poi debbo farmi tagliare addosso i panni del flagellante . Al Tibidabo li farò benedire . Parola di Gianni Brera .
StampaQuotidiana ,
Beirut Ovest . La bambina ( tre o quattro anni ) è come accartocciata sopra una pietra , la testa nella terra , uno squarcio nel braccio sinistro da cui esce una materia nera , strisce di sangue non ancora seccato sulle gambe nude e sui piedini . Accanto alla testa c ' è un piede di donna , con le unghie smaltate di rosso ( la madre ? ) , il resto del corpo è nascosto dietro uno spezzone di parete . Poco più in là , nella casa semidistrutta , ancora due bambini morti , stretti nell ' ultimo abbraccio : del più grandicello , vedo la faccia livida e la bocca incatramata di sangue ; del piccolino , che mi gira le spalle , vedo solo la testolina nera con un buco vicino all ' orecchio . Poi altri cadaveri ; a neanche un metro , un uomo e due donne , irrigiditi in strane posizioni : forse sono caduti mentre cercavano di sfuggire agli assalitori . Il luogo è Chatila , uno dei « campi » dei palestinesi a sud di Beirut , una di quelle casbe di periferia su cui hanno maggiormente infierito le truppe di occupazione israeliane nella loro avanzata verso la capitale , sgretolandola e polverizzandola con l ' artiglieria pesante . I cadaveri che ieri ho visto tra le macerie sono le ultime vittime - forse un centinaio , forse di più - dell ' ultimo atto dell ' operazione « pace di Galilea » , cominciato all ' alba di mercoledì quando i carri armati e la fanteria di Sharon hanno marciato su Beirut Ovest . Ciò che è avvenuto a Chatila è spaventoso . È stato un massacro gratuito contro dei civili inermi , donne e bambini , che nessun obbiettivo strategico potrà mai giustificare . La strage è avvenuta nella notte fra venerdì e ieri , dopo cioè che le autorità militari israeliane avevano annunciato di aver ottenuto il « controllo completo » sulla Beirut musulmana : gli autori dell ' eccidio non sarebbero , secondo le prime testimonianze , i soldati israeliani , ma gli uomini del maggiore Haddad , cioè quei libanesi del Sud che si sono schierati con Israele per combattere l ' OLP e i palestinesi e cacciarli dalla loro terra . Ma se anche non direttamente responsabili - è l ' amaro commento che corre oggi a Beirut - sulle coscienze dei militari israeliani pesa il fatto di non essere intervenuti per impedire l ' esecuzione di una così folle manovra . La prima voce sulla strage di Chatila che parla di 200 morti - era una prima valutazione - ha cominciato a circolare nella mattinata di ieri , e un fotografo francese , Jacques - Marie Bourget , che ha raggiunto il luogo verso le 9 ha potuto contare 63 cadaveri : « C ' erano delle donne con i bambini in braccio » racconta « ammazzati con un colpo al cuore e alla testa . Ho visto degli uomini che erano stati freddati contro le pareti , insomma delle esecuzioni in piena regola . » Un altro giornalista , americano , ha detto di aver fotografato una donna con in braccio due bambini piccolissimi . La donna era stata colpita al cuore , i due bambini avevano un buco nella schiena . Per chi arriva più tardi in questo cimitero di Chatila , le proporzioni dell ' eccidio sembrano minori , perché , nel frattempo , gli israeliani hanno fatto venire una scavatrice che ha aperto una voragine dentro cui sono stati buttati gran parte dei morti . E quando noi arriviamo , in un punto remoto del quartiere , possiamo facilmente notare dove è avvenuta la frettolosa sepoltura , perché c ' è uno strato di terra fresca e rossa segnata dalle ruote del bulldozer che ha compiuto l ' operazione . Altri sono stati caricati su camion militari e portati e interrati chissà dove . Però una ventina di cadaveri sono ancora sparsi qui e là nel raggio di cinquecento metri , esposti a un sole atroce e l ' aria comincia ad essere impregnata dal fetore della morte . Sarà difficile dimostrare che i soldati dell ' esercito israeliano o i libanesi del maggiore Haddad hanno compiuto questa barbara incursione a Chatila per snidare dei guerriglieri superstiti : sembra assai più evidente che si sia trattato di una « vendetta » maturata da tempo e nutrita dall ' odio che quegli uomini del Sud hanno sempre covato nel sangue verso i palestinesi , responsabili - a loro giudizio - di tutti i mali che hanno afflitto e affliggono tuttora il Libano . Ne ho conferma visitando Sabra , un altro enorme quartiere abitato da palestinesi e adesso ridotto a cumulo di macerie , uno scenario impagabile per misurare l ' assurdità della guerra . Quei pochi che erano rimasti se ne stanno andando , caricano figli e masserizie su macchinoni ansimanti e decrepiti . Non se ne vanno soltanto perché , dopo l ' « operazione pulizia » del generale Sharon , non c ' è più la casa : se ne vanno perché - dice uno , avviando una vecchia Ford - « abbiamo paura che tornino gli uomini di Haddad » . Anche a Sabra li ritengono responsabili degli attacchi degli ultimi tre giorni . Anche qui cadaveri per le strade , in fondo ai vicoletti , dentro ciò che è rimasto delle case . Sono morti di ieri e dell ' altro ieri e non hanno avuto ancora il tempo di seppellirli . C ' era ancora resistenza qui ? Faccio il mio macabro sopralluogo in un dedalo di viuzze e trovo , dietro ad un angolo , i cadaveri di due giovani : uno , in una tuta azzurra , appoggiato al muro , quasi sereno ; l ' altro steso bocconi con i riccioli neri impastati di sangue e polvere : tra i due c ' è un fucile . Erano palestinesi dell ' OLP , rimasti a combattere fino in fondo la loro battaglia contro il sionismo ? O appartenevano ai Morabitun filo - nasseriani o ad altri gruppi di sinistra ? Non mi riesce di saperlo . Una donna , che è la madre di uno dei due , improvvisa una specie di danza , agita le braccia e canta e io sono colto da una angoscia insopportabile e me ne vado lasciandola sola nel suo strazio e nella sua follia . L ' « operazione pulizia » decisa da Gerusalemme ha certamente fatto piazza pulita nell ' esistenza di Karema Jasir , 29 anni , cui do un passaggio , nel taxi , da Sabra verso il centro . Una palestinese bionda e con gli occhi celesti , molto graziosa . È salita in macchina con la vecchia madre e piange . La cannonata che le è arrivata giovedì scorso nella finestra di casa le ha portato via , d ' un colpo , il padre , il marito e quattro figli : che avevano 13 , 12 , 9 e 4 anni . Piange e dice che è la volontà di Dio . Noi , che non abbiamo il dono della fede , siamo portati a individuare le responsabilità in zone meno eccelse e vorremmo suggerire a Karema di depositare i suoi quattro bambini , suo padre e suo marito , sulla scrivania di Begin , premio Nobel per la pace . Ora che ha completamente in pugno Beirut Ovest , l ' esercito israeliano ha dato il via alla seconda fase della sua operazione : le perquisizioni o i setacci , di via in via , di casa in casa . Hanno tutto in mano : mappe dettagliate , indirizzi , numeri di telefono . Vanno a colpo sicuro . Un migliaio di persone sono state arrestate e una grande quantità di armi e munizioni confiscate . Sharon ha fatto sapere che le sue truppe resteranno qualche settimana a Beirut Ovest in modo che la « ripulitura » sia completa e che l ' esercito libanese possa svolgere senza difficoltà i suoi compiti di gendarmeria quotidiana , che ora non è in grado di assolvere . Molti a Beirut si chiedono , con legittima perplessità , se fosse veramente necessario questo ultimo , cruento giro di vite che Israele ha dato al Libano . Evacuati i palestinesi , il movimento dei nasseriani indipendenti , Morabitun , restava probabilmente il solo gruppo di resistenza a poter essere preso in seria considerazione : e in effetti sono stati i soli che hanno cercato di arrestare in qualche modo l ' avanzata israeliana nella Beirut occidentale . Ma il loro ruolo e la loro consistenza numerica sono modesti ed è difficile giustificare la massiccia operazione militare decisa da Gerusalemme . In realtà si dice da questa parte della linea verde che divide le due Beirut , dopo l ' elezione a presidente di Bechir Gemayel , c ' è stato anche nel settore occidentale e musulmano della capitale un periodo di « vita idilliaca » . Forse , dopo tante lotte , era stato gettato il seme di una unione tra la comunità cristiano - maronita e la comunità musulmana sciita , e anche Beirut Ovest aveva preso il lutto per la morte di Bechir , dimenticando i tenebrosi trascorsi del passato . Ma Israele decide che l ' assassinio di Gemayel getterà il Paese in un mare di sangue e allora interviene : e così comincia il nuovo martirio di Chatila , il martirio di Sabra , il martirio di questa capitale del lutto infinito .
Il Capo e la Nuova Frontiera ( Scalfari Eugenio , 1983 )
StampaQuotidiana ,
Roma . Lo staff è al lavoro . Al completo . Il fantasioso Formica , che sogna a occhi aperti l ' avvento dell ' Era Nuova , Giuliano Amato , il dottor sottile , futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio , esperto di diritto , di Costituzione , di trabocchetti giuridici e di scappatoie politiche . Giuliano Vassalli , ex principe del Foro , laureato in utroque , grigio di vestito , grigio di capelli , grigio di pelle , autorevole fin dalla nascita . Luigi Covatta , il socialista cattolico , il craxiano di sinistra e quindi il più devoto tra i fidi del leader . Martelli il giovane , che tiene ambo le chiavi ... Gianni De Michelis , un corpo imponente , una testa da imperatore romano dell ' età argentea , che te lo vedi perfettamente a suo agio nelle stanze palatine di Adriano o al banchetto d ' un Trimalcione in quarantottesimo . Lelio Logorio , il « superman della Difesa » . Francesco Forte , faccia di volpe di giorno e di faina di notte , girandola di idee , fuoco d ' artificio di soluzioni , croce e delizia dei direttori generali delle Finanze . Questo è lo staff , con in più qualche complemento dell ' ultim ' ora . Poi c ' è la banda , e quella è un ' altra cosa . La banda bada al sodo , non si occupa di fumisterie . Si occupa di organigrammi , di posti , di rapporti di forza , di servizi alti e bassi , di recapito di messaggi di pace , di intimidazioni di guerra , di pubblici ministeri riottosi , di industriali amici da aiutare e di industriali nemici da ricondurre alla ragione , di giornalisti dimezzati ai quali spianare la carriera e di giornalisti restii ai quali fare la vita dura . La banda è anch ' essa all ' opera in tutte le direzioni . Il « Corriere della Sera » e la cordata Berlusconi è una delle piste più seguite , ma ce ne sono altre , non meno pingui e promettenti , a cominciare dalla RAI e dalla Procura della Repubblica di Roma , da dove se ne sta ormai per andare il « fido » Gallucci , che dovrà dunque essere opportunamente sostituito . Lui , il Capo , il « Big Boss » , sta al sommo della piramide , riflette , prende appunti , parla pochissimo e di solito per parabole . Ai molti interlocutori ufficiali di questi giorni , concede ampia condiscendenza . Raccontano i segretari di partito , che si avvicendano al suo cospetto , che fa quasi sempre di sì con la testa alle proposte di chi gli sta di fronte . « Ci vuole molta prudenza in economia » gli suggerisce il collega della DC o del PRI . E lui annuisce . « Bisogna avere il coraggio delle riforme » lo provoca Pannella . E lui fa sì tre volte col capo e dà un ' occhiata che sembra dire « aspetta e vedrai » . « Stringere con la moneta » dice un altro . E lui ancora è d ' accordo . « Allentare il rigore della Banca d ' Italia che strozzerà l ' industria » ( e sempre è d ' accordo ) . Il Capo non si lascia andare . Stringe nelle mani molti foglietti d ' appunti , ma ci butta sopra un occhio distratto e ne cava pochi spunti : corsia preferenziale per i disegni di legge giudicati urgenti dal governo , abolizione del voto segreto , abolizione del doppio voto sui singoli articoli d ' una legge e sulla legge nel suo complesso , modifica del sistema elettorale che consenta l ' apparentamento tra diversi partiti e quindi una migliore utilizzazione dei resti . Programma economico ? Se ne parlerà in seguito . Abolizione dell ' Inquirente ? Certo , ma bisogna pensarci e comunque non con effetti retroattivi : chi ha avuto ha avuto , chi ha dato ha dato . Sopprimere il Senato ? Neppure parlarne . Semmai , elezione diretta del Capo dello Stato da parte del popolo sovrano . Dunque una Repubblica presidenziale ? Non esageriamo . Una Repubblica mista , metà uomo e metà cavallo , col presidente eletto dal popolo ma senza poteri esecutivi . Poi si vedrà . Col tempo e con la paglia ... Il Capo non sa della banda . Ci mancherebbe altro . Teardo , Biffi Gentili , Pittella , chi li conosce ? Gangi , sì , quello è un fedele , ma con la banda non c ' entra . La Ganga , un altro fedele . Compagni che andavano bene fino a ieri , quando bisognava guadagnarsi lo spazio a colpi di grinta . Ma adesso bisogna alzare il tiro . Certe impazienze , certi « squadrismi » ( si fa per dire ) , certe facce vanno tolte dalla circolazione . Da uomini di mano bisogna diventare uomini politici e da politici - possibilmente - statisti . Chi riesce a fare il salto sarà bene accolto , e chi non ce la fa resterà in cantina e non verrà fatto neppure entrare nel salotto buono , dove si ricevono finalmente gli ospiti di riguardo . Il Capo , quel salto l ' ha fatto da un pezzo . Uomo politico c ' è nato , fin da quando faceva le sue primissime prove come delfino di Pietro Nenni , condividendone la fiducia assieme a Pietro Longo . Statista è diventato fin dal 1978 , quando riuscì a portare un socialista al Quirinale . In realtà , lui non voleva Pertini , ma insomma fu lui a portarcelo , una volta che il nome fu lanciato sul tavolo . Non so se il nostro presidente sappia a chi deve veramente la carica che così degnamente ricopre da cinque anni . Per esser stato testimone diretto di alcune di quelle vicende , voglio qui render pubblica testimonianza : il nome di Sandro Pertini , per le qualità morali e la biografia politica dell ' uomo , fu fatto a Berlinguer da Franco Rodano e fu indicato dal PCI a Craxi nell ' ambito della rosa dei candidati socialisti come il solo che il PCI avrebbe votato . Così andarono le cose , e mi piace dirlo oggi , nel giorno in cui Franco Rodano viene seppellito nel cimitero di Monterado . Dunque , un uomo politico e uno statista insieme . Ce n ' è pochi in circolazione . Morto Moro , morto La Malfa , sono rimasti Spadolini , Andreotti , De Mita . E Lui . Il nostro Giampaolo Pansa lo chiama affettuosamente « re Bettino » . E forse ha ragione . Lo statista ha capito una cosa , ha colto un punto : da questa crisi non si esce - o meglio non ne esce Lui - se si resta agganciati ai problemi quotidiani . Se si vuole a ogni costo la concretezza . Se si pretende di far quadrare le proposte degli uni con le proposte degli altri . Se si deve coniugare il rigore con lo sviluppo , il monetarismo con il keynesismo , l ' inflazione con la recessione , la scala mobile con la politica dei redditi . Lo statista ha capito che da questa crisi si esce - e uscirà Lui con le bandiere al vento - solo se si potrà creare un clima da Nuova Frontiera , un entusiasmo autentico , una speranza collettiva . Insomma , se il Capo sarà capace di provocare un transfert che concili gli opposti e metta insieme i distinti . Anche lo staff l ' ha capito . Perciò , più che consultazione alla vecchia maniera , gli ha organizzato qualche cosa che somiglia alla convocazione degli Stati Generali . Da domani in poi , dopo aver incontrato nei giorni scorsi tutti i partiti rappresentati in Parlamento , varcheranno la soglia della stanza dove l ' Incaricato riceve i rappresentanti di tutte le grandi e piccole corporazioni : non solo la Trimurti sindacale e la Confidustria , ma gli agricoltori , i coltivatori diretti , gli assicuratori , i membri delle Cooperative rosse e di quelle bianche , gli artigiani , i commercianti , gli inquilini , i proprietari di case . Ma questo è ancora nulla , sarebbe solo un ' estensione della prassi già adottata da Spadolini . L ' Incaricato va molto più in là . Riceverà il presidente del Consiglio dell ' Economia e del Lavoro , il presidente del Consiglio di Stato , il presidente della Corte dei Conti , il Ragioniere generale dello Stato , il Governatore della Banca d ' Italia . E , forse , il capo di Stato maggiore della Difesa , il comandante generale dei Carabinieri , il Capo della Polizia , il Capo dei Servizi segreti dell ' Interno e il Capo dei Servizi segreti militari . Tireranno fuori toghe polverose , parrucche incanutite , sciabole rugginose , alte uniformi , e via per la prima volta a dir la loro a qualcuno che finalmente li ascolterà . Si può chieder di più ? Perché quest ' apparato ? È solo un polverone per confondere le idee ? Per sfuggire alla stretta dei problemi concreti ? Per colpire l ' immaginazione delle masse ? O c ' è un ' altra ragione più seria , più riposta , più di sostanza che non la semplice facciata ? Un ' altra ragione c ' è , o almeno così viene spiegato a chi , per dovere professionale , cerca di informarsi e di capire : non si tratta d ' un semplice cambio di governo ma d ' un cambio di regime . Chi non se ne fosse accorto , farà bene a riflettere . Siamo a una svolta storica . O la svolta viene superata felicemente , e allora un nuovo patto sociale sarà stipulato e tutte le forze politiche dovranno tenerne conto . Oppure sarà il caos . Semplice : l ' insuccesso eventuale dell ' Incaricato coinciderebbe con íl caos . Chi non fosse d ' accordo è avvertito , ma chi lo fosse si faccia avanti perché per un ' impresa di queste dimensioni c ' è spazio per tutti . Spadolini ancora recalcitra , forse perché il dispetto e l ' ambizione personale lo accecano , ma finirà per cambiare idea . Berlinguer , che resta tetragono , è una mela rinsecchita ; comunque il Partito comunista , volente o nolente , sarà coinvolto nell ' operazione , se non altro come portatore d ' acqua « costituzionale » . Pannella , lui sì , ha capito al volo : se non altro sarà un Grande Spettacolo , con una quantità d ' entrate in scena e di chiamate , con Primi Attori e Comprimari , Prestigiatori e Funamboli , ci sarà il Tragico e il Comico . Potrebbe mancare Marco Pannella ? Perciò , sorprendendo tutti , Marco ha letto una dichiarazione ( fatto per lui del tutto inconsueto ) dove promette un « responsabile sostegno politico » al nuovo governo dell ' Incaricato . Grand jeu , Pannella nella stessa maggioranza di De Mita e di Spadolini : questa nessuno se la sarebbe aspettata . Ma , ce n ' est que le début . Ai sindacati - ai quali bisognerà pur comunicare che il salario reale per almeno un paio d ' anni dovrà essere bloccato - si prometterà nientemeno che di diventare soci dell ' IRI . Lo staff sta infatti congetturando di fare affluire in un Fondo di solidarietà nazionale , alimentato da contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro , tutte le partecipazioni azionarie che lo Stato possiede al di sopra del pacco di controllo del 51 per cento . Quindi : un pezzo di Alitalia , un pezzo di Finsider , un pezzo di Italsider , un pezzo di Finmeccanica , un pezzo di Ansaldo , un pezzetto di Banca Commerciale e di Credito Italiano e di Banco di Roma , un pezzo di Alfa Romeo , e via numerando . Cogestione , ma con tanto di azioni nelle mani . Non fanno così anche in Germania ? Non c ' è una banca dei sindacati ? E dunque facciamolo anche da noi . E ai padroni si darà qualche cosa che è assai più interessante di una riduzione pura e semplice del tasso di interesse ( che si poteva reclamare quando a capo del governo c ' era Spadolini , ma che oggi è chiaro che non si può ) . Ai padroni si concederà una vera e propria moratoria bancaria : chi ha debiti a breve otterrà il consolidamento a lungo . Invece di rimborsare domani , rimborserà tra dieci o vent ' anni . Certo , le banche resteranno alquanto immobilizzate : ma che vogliono le banche ? Con tutti i soldi che guadagnano , tirino un po ' la cinghia anche loro . Ecco perché gli Stati Generali . Ecco la Nuova Frontiera . Il compito storico dell ' Incaricato è quello di riconciliare le masse con lo Stato . Pertini vedrà coronato finalmente il suo sogno . L ' unico cruccio sta nella polemica che ancora divide il movimento operaio , ma l ' Incaricato gli assicura che non durerà a lungo . E De Mita ? Forse è un po ' frastornato , De Mita , da tutto questo clangore di progetti e di iniziative . La DC era abituata a procedure più ovattate , più casalinghe . Andreotti poi detesta i rumori . Lui è abituato a lavorare in silenzio . Insomma si vedrà . Quelli della banda non hanno ancora capito se possono farsi vedere o se per loro è chiusa per sempre . « Squilli di tromba salutano il vol dal Campidoglio al Quirinal ... » .