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> anno_i:[1970 TO 2000}
StampaQuotidiana ,
Le conseguenze del '68 sono al governo ma comincia il '98 . Popolo produttivo in movimento . Da Modena i trattori gommano su Roma . In Veneto tengono il presidio di resistenza . La croce - simbolo del riscatto per chi è sfruttato - nuovamente e finalmente benedice allevatori e contadini dopo una breve commistione politica ( elezioni del '96 ) con chi li affama . Anche la bellissima e usurpata simbologia dell ' Ulivo torna finalmente in mani legittime : chi produce veramente le olive protesta contro uno Stato ulivista che impedisce di continuare a farlo . L ' Ulivo è scomparso dalla bandiera della sinistra e vi resta solo l ' apostrofo rosso , il travestimento svelato . Gli artigiani sono in furiosa mobilitazione . I commercianti sono molle pronte a scattare di furia . In generale , la gente dell ' Iva è diventata popolo dell ' ira . La sacrosanta rabbia dell ' onesto e laborioso contro lo statalismo predatorio . Qual è la strategia del governo ? Deve fare soldi spremendo gli italiani . Per mantenere il consenso politico attua un trattamento differenziale nei confronti delle categorie dei lavoratori . Ferrovieri , dipendenti pubblici vari - in generale le categorie protette - hanno portato a casa vantaggi dalla nuova finanziaria . Altri , artigiani ed autonomi , solo svantaggi , ormai oltre il limite del soffocamento fiscale con l ' aggiunta del furto dei loro denari previdenziali a rischio di incorporamento dell ' INPS , buco rosso dove tutto sparisce . I commercianti , pi , sono presi in tenaglia sia dalle tasse sia da una politica che massacra i consumi . Di fatto il governo ha premiato le categorie dove è più denso il voto di sinistra e punito quelle dove è maggioritario il popolo delle libertà . Ma questo è anche un messaggio dissuasivo . Vuol dire : le categorie che prometteranno sostegno politico potranno sperare di ridurre i danni o avere mezzo contentino . E per questo agisce in modo tale da dividere il campo della protesta . Ho provato a fare un rapido calcolo . Può il governo trovare misure che soddisfino almeno in parte le diverse categorie del popolo produttivo che stanno protestando ? La risposta è no . Può solo limare qualche misura per soddisfare una categoria specifica in modo tale da rompere l ' eventuale fronte rivoluzionario . Fate anche voi i conti e otterrete il seguente risultato . Per dare a ogni categoria produttiva la possibilità di migliorare le proprie condizioni oppure di evitare danni fatali , il governo dovrebbe fare quattro cose : a ) meno tasse , più o meno la metà di quelle attuali per le imprese , il che significa ridurre la spesa pubblica e la protezione speciale dei lavoratori garantiti , che per lo più , votano a sinistra ; b ) più libertà auto - organizzativa sia per le categorie che per i singoli operatori individuali ; c ) stile di governo più flessibile come capacità di differenziare le leggi in base alla natura specifica della situazione che si vuole regolare ; d ) revisione dei regolamenti europei per adattarli alle esigenze dei produttori italiani . L ' attuale governo non è in grado di fare queste azioni in quanto implicherebbe l ' abbandono della rappresentanza degli interessi del popolo assistito e un conflitto totale con i sindacati . Inoltre , questo è un governo che non ha credibilità e volontà per rinegoziare alcunché del regime europeo . In sintesi , le singole categorie produttive non possono trovare alcuna soddisfazione da questo governo . O lo buttano giù o tornano a casa a mani vuote . Certo , il governo è interessato a calmare le acque perché sa che di fronte a una mobilitazione generale dei produttivi non resisterebbe un secondo al potere . Quindi , sicuramente , cercherà di soddisfare parzialmente le richieste di una o due categorie per rompere il fronte e farà promesse alle altre in attesa che si stanchino e tornino a casa Chi guida la protesta di ogni categoria ha due scelte : 1 ) tira la mobilitazione sperando di essere quella che becca soddisfazione , differenziandosi dalle altre ; 2 ) capisce che il governo ha un limite assoluto nel soddisfare i produttivi e tira la mobilitazione con la finalità di buttare giù governo stesso e sistema . So che è una decisione non facile per i singoli gruppi . La seconda opzione esce dal mandato di rappresentanza degli interessi tecnici degli associati di categoria . Ma , ripeto , la situazione è tale per cui o si decide così o non si porta a casa niente . E il problema generale per tutti gli Italiani è che se chi produce ricchezza è impedito nel farlo , allora tutto il Paese va a rischio . È proprio l ' eccezionalità della situazione di un governo che uccide sistematicamente a creazione della ricchezza che impone una scelta fuori dell ' ordinario ai diversi gruppi del popolo produttivo . E va aggiunto che i partiti che dovrebbero rappresentare in forma politica gli interessi produttivi stanno fermi . Le categorie devono fare anche il lavoro che la politica non sta facendo . Per questo non è affatto poesia della rivoluzione chiedere alle categorie in mobilitazione ( e alle altre , tipo gli industriali ) di unirsi per ottenere un obiettivo politico comune , quello detto sopra , nei quattro punti . Se così , allora sarà '98 , ma questa volta blu .
La legge violata da chi deve applicarla ( Prado Iuri Maria , 1998 )
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" La sinistra sia inflessibile " . Questo il titolo di un articolo a firma Michele Salvati e Guido Martinotti , ieri pubblicato dall ' Unità . Interessante . La tesi degli autori è che le leggi vanno rispettate sempre e comunque . Se si tratta di leggi sbagliate , esse vanno cambiate e migliorate ma , nel frattempo , bisogna osservarle rigorosamente . Sembra di rileggere qualche francese di tempo addietro : " Noi parleremo sempre contro le leggi cattive , sino a che esse siano riformate e , in attesa di ciò , vi staremo ciecamente soggetti " . Ottimo . Non si è più d ' accordo con i due articolisti dell ' Unità , invece , laddove essi indicano le ragioni , i fatti per cui , in Italia , governerebbe un ' impostazione di segno opposto , per la quale leggi e regole sarebbero come dimenticate e suscettibili di qualsiasi frustrazione . Il che avverrebbe , per Martinetti - Salvati , non solo in funzione di una diffusa e ormai tollerata abitudine all ' illegalità bensì anche , e più efficacemente , a causa di " una campagna di aggressione e delegittimazione nei confronti di coloro che sono chiamati a far rispettare la legge " . E i responsabili di una tal campagna aggressiva - capace di devastare giurisdizione e legalità - sarebbero , opportunamente citati alla rinfusa , Sgarbi , Berlusconi , il cardinale Giordano , Totò Riina ... E bisognerebbe meditare , a questo proposito , su un paio di questioncelle . Esiste indubbiamente , nel cosiddetto dibattito sulla giustizia , una sorta di contraddittorio extraprocesuale fra cittadini ( eventualmente imputati ) e magistrati ( che davvero non si astengono dal lasciarsi andare a scompostezze magari colorite , ma tanto più gravi dal punto di vista istituzionale ) . Solo che il cittadino ( eventualmente imputato ) e il magistrato non stanno sullo stesso piano : perché il primo parla in nome di un diritto di libertà , mentre il secondo in nome del poterla reprimere . Riesce qualcuno , di grazia , a comprendere la differenza ? Ma la questione vera è poi quest ' altra : che la legge , in Italia , è stata violentata anche - direi soprattutto - col concorso di quella sinistra da cui ora si pretende inflessibilità . Né ci si ricorda di mobilitazioni editoriali a denuncia dei tanti stupri di legge e legalità di cui si è avuto drammatico conto ancora negli ultimi mesi e anni . Non sono tra quelli , si badi , che imputa alla esclusiva responsabilità delle cosiddette sinistre l ' erosione forse ormai definitiva del valore della legge . Altrove c ' è stata , almeno , inerzia e trascuratezza . Ma la sinistra e i due articolisti che a essa si rivolgono che cosa pensano di una Corte costituzionale che ha fatto letteralmente strage delle regole di attribuzione dei poteri , usurpando una funzione ( quella legislativa ) che il nostro ordinamento attribuisce ad altro organo ? Non è legge , questa ? E chi l ' ha violata , Sgarbi ? Che cosa pensano di certi cosiddetti giudici che hanno letteralmente privato il popolo italiano di uno dei due voti , quello referendario , costituzionalmente previsti e attribuiti ? Non è legge , questa ? E chi l ' ha violata , Berlusconi ? Che cosa pensano di un Presidente della Repubblica che si sottrae a quella Costituzione che lo vorrebbe immediatamente processato ? Non è legge , questa ? E chi l ' ha violata , il cardinal Giordano ? Che cosa pensano di un manipolo di magistrati che insorge e istiga all ' insurrezione contro gli atti del governo e del Parlamento ? É sì o no violazione della legalità , questa ? E chi ne è responsabile ? Da noi in Italia la legge non ha valore non perché il Polo o Sgarbi o altri " attaccano i giudici " , ma perché una certa cultura e pratica del potere ( quelle a cui fa l ' appello l ' articolo dell ' Unità ) l ' hanno abolita e sostituita con un ' altra , la cosiddetta " legge materiale " . In Italia la legalità è compromessa perché è violata da quei medesimi che dovrebbero produrla , osservarla , applicarla , tutelarla : Il Parlamento , il governo , il Presidente della Repubblica , La Corte costituzionale , la magistratura . Questi sono i responsabili . Questi gli attentatori . Questi i traditori . Questi i delegittimatori . E non metaforicamente ma " tecnicamente " . Non per " opinione " di chi scrive , ma per la " legge che esiste " . Ma non tutte le leggi sono uguali , evidentemente . Né meritevoli di applicazione " inflessibile " .
Il vero liberalismo è gioia di vivere. ( Ricossa Sergio , 1997 )
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Non è per riprendere la stucchevole questione della cultura di destra ( esiste , non esiste , è robusta , è gracile ) , ma sarebbe un peccato lasciar trascorrere il trentennale della morte di Bruno Leoni senza ricordare questo sincero e combattivo liberale , che diede colpi tremendi alla spocchiosa cultura di sinistra . E come reagirono i suoi avversari ? Al modo solito di quando non hanno buone carte in mano : ignorandolo , rifiutandosi di giocare la partita . Dal 1700 al 1900 la rivoluzione industriale portò all ' " economicizzazione della società " . L ' economia divenne di massa mentre nel mondo agricolo pre - industriale era solo per pochi , borghesi , il grosso della società disperso in campagna . La novità fu che in poco tempo il capitale divenne il tema centrale nella vita della maggioranza degli individui , ben definito da Karl Marx come avvento dell ' " uomo economico " . Questi era tale perché non produceva più direttamente i propri mezzi di sostentamento attraverso la manipolazione diretta dei frutti della terra , ma doveva procurarseli attraverso la mediazione di un salario . Infatti i problemi della nuova relazione tra politica ed economia riguardò il cambiamento del modello di società in relazione alla transizione delle maggioranze sociali da un ' economia con poco denaro a una che ne richiedeva molto di più . Questi furono , essenzialmente , due . Il primo riguardò la creazione tecnica di più moneta per reggere la nuova domanda di capitalizzazione da parte delle masse industrializzate . Il secondo fu quello del come " socializzare l ' economia nel momento in cui la società era stata economicizzata " . Tradotta , la questione fu : come creare un accesso di massa al capitale ? La politica generò due soluzioni antagoniste : a ) socializzare l ' economia come rivendicazione sindacale ( il laburismo e il socialismo ) o come modello di creazione politica di capitale per le masse ( nazionalsocialismi , tipo il fascismo , nazismo , peronismo ) fino all ' estremo dell ' economia senza il denaro ( il comunismo ) o , più recentemente , del denaro per diritto , cioè lo statalismo ; b ) lasciare il più possibile libera l ' economia come modo per permettere a ciascuno di trovare la propria posizione in essa ( il liberismo ) . Dove siamo arrivati , dopo tre secoli , nella soluzione di questi problemi ? Il primo è abbastanza vicino ad una soluzione . Il secondo è ancora irrisolto . La soluzione del problema di come aumentare la quantità di capitale fu trovata nel rendere protagonista lo Stato nel processo di regolazione e creazione delle masse monetarie . Dopo molte prove ed errori , oggi abbiamo un sistema di politica monetaria che è in grado di alimentare il " capitalismo di massa " . Ma il modello politico per ottenerlo in forma compiuta ancora non esiste . Tutte le forme di statalismo , cioè di controllo politico e " dirigista " dell ' economia , sono vistosamente fallite . E il motivo , pur nella diversità dei modelli , è uno solo : per distribuire artificialmente ricchezza se ne deprime la creazione . Ogni modello statosocialista , infatti , è in crisi . È ormai certo che lo statalismo sia un ramo secco , scommessa fallita , dell ' albero delle possibili soluzioni al problema della socializzazione dell ' economia . Il liberalismo si è dimostrato migliore perché metodo potentissimo di creazione della ricchezza . Resta , tuttavia , debole nella diffusione sociale della stessa . Il primo risultato dell ' esplorazione storica porta alla conclusione che è più razionale tentare di socializzare il liberismo , perché modello che funziona sul lato più importante dell ' economia - cioè quello della creazione della ricchezza - che non tentare di rendere più liberale lo statosocialismo , modello geneticamente più sbagliato . Si riforma qualcosa che ha gambe buone , non quello che comunque non sta in piedi . Detto questo , la nuova missione del " neoliberismo " è quella di individuare quale via possa rendere più sociale il modello liberista classico ed evitare il rischio di spaccatura della società tra molto ricchi e molto poveri . Secondo me la soluzione è quella di rielaborare il concetto di " capitale " . La socializzazione dell ' economia è stata sempre trattata come distribuzione diretta di denaro e di garanzie mediate da una burocrazia costosa ed inefficiente . L ' errore è questo perché diventa sottrazione allo sviluppo . Se , invece , si investisse su ciascun individuo per migliorarne le capacità competitive su un mercato reso libero al massimo ( formazione continua , supporto ai percorsi lavorativi nell ' ambito di un sistema economico deregolamentato che favorisce la creazione di impresa ) avremmo con meno spesa di denaro un enorme aumento dello sviluppo e , in particolare , una capitalizzazione di massa con minore probabilità di squilibrio sociale . In sintesi , il neoliberismo deve sostituire le vecchie garanzie redristibutive di socializzazione dell ' economia con delle nuove basate sulla costruzione del " capitale umano " . Dare concretezza a questa strategia è il compito dei riformatori neoliberisti . Il farlo è urgente perché chi vuole riformare lo Stato sociale a partire dalla difesa di un modello geneticamente sbagliato sicuramente fallirà . E in Italia , francamente , fa perfino male al cuore vedere tanti pomposi riformatori di sinistra che non si accorgono di essere prigionieri di una palude della storia , un fiume finito nel nulla . Forza , colleghi neoliberisti , diamo alla politica la teoria del nuovo liberismo che serve e che può funzionare . Sappiamo farla . E diamoci anche un ' ambizione . In tutti i Paesi del mondo avanzato il problema è proprio di come trovare un liberismo più sociale . Rilanciamo il pensiero italiano competendo per essere i primi a trovare e sperimentare la soluzione che finalmente la storia mostra con più chiarezza , dopo tanti esperimenti ed errori .
StampaQuotidiana ,
La svolta socialista in Europa ha rivelato già tutti i suoi limiti . È bastato poco tempo per capire che la sinistra , giunta la potere in Francia , in Germania e in Italia , ha abbandonato solo a parole la sua inveterata vocazione allo statalismo e a un soffocante controllo della società . Rispetto a quella tendenza generale , si distingue , in parte , soltanto il laburista Tony Blair , unicamente perché egli dimostra di avere assimilato interamente la lezione della Thatcher . La maggior parte dei commentatori , tuttavia , ha creduto di spiegare il successo ottenuto dalle sinistre in Europa con la capacità di fornire una risposta più conveniente , rispetto a quella liberale , alle inquietudini di una società insicura di fronte ai processi di globalizzazione economica . Si è finito per dare eccessivo credito alle parole d ' ordine lanciate dalle forze socialiste , il nuovo laburismo di Blair , il nuovo centro di Schroeder , l ' Ulivo di prodi , fondate sulla promessa di una maggiore libertà di iniziativa economica capace però di conservare le conquiste più importanti dello Stato sociale . L ' immagine di una sinistra in grado di tenere insieme l ' esigenza di un maggiore sviluppo economico e l ' attenzione verso i problemi sociali è stata vincente . Soprattutto perché le proposte degli avversari sono state sistematicamente bollate con il marchio del liberismo più sfrenato , agitando il pericolo che a prevalere fossero gli istinti selvaggi del capitalismo rispetto alle esigenze primarie di socialità e di solidarietà . È chiaro che se lo scontro fra destra e sinistra viene posto in questi termini , la scelta non può che cadere a favore della sinistra . Ma la disillusione di molti intellettuali nei confronti dell ' esperienza di governo offerta dalle sinistre è stata molto rapida . Sono emersi i perduranti caratteri ideologici , l ' impreparazione , la disinvoltura , perfino l ' ipocrisia della sinistra . La realtà , che si è voluto ignorare , è riemersa prepotentemente . Così come la comoda contrapposizione fra un socialismo rinnovato e un consunto liberismo ha dimostrato di essere una semplice mistificazione , buona soltanto per alimentare la propaganda della sinistra . In realtà , gli avvenimenti di queste ultime settimane confermano che in Europa la vera linea di demarcazione passa tra una sinistra ancora intrisa di statalismo e schiacciata dal peso insostenibile dell ' ideologia , e una destra non più conservatrice , bensì protesa nel futuro e decisa a far prevalere i principi di libertà e il primato della società civile rispetto alle pretese invadenti dello Stato e degli apparati politici . In Italia chi ha affermato prima questi principi , non del liberismo , ma della libertà in tutte le sue forme , molteplici e vitali , in opposizione al trionfante ritorno della cultura comunista , è stato il leader di Forza Italia , Silvio Berlusconi . C ' è voluto non un politico , ma un imprenditore per ricordarsi che la libertà non è graziosamente " concessa " dallo Stato , perché essa viene prima dello Stato . La libertà è un diritto naturale , che ci appartiene in quanto esseri umani e che semmai fonda lo Stato . Da questa concezione scaturisce anche il federalismo e il principio della sussidiarietà , cioè l ' affermazione dell ' autonomia della società e della persona rispetto al centralismo burocratico dello Stato e dei partiti . Esattamente il contrario di ciò che sostiene la sinistra , e cioè la rivendicazione del primato della politica e dello Stato , inteso come una forma superiore di moralità . La ragione per la quale la sinistra italiana non è riuscita a liquidare Silvio Berlusconi , neppure attraverso una formidabile persecuzione giudiziaria , risiede nel fatto che egli ha dato vita a un movimento di massa , forte di passioni e di valori profondamente radicati dell ' idea della libertà . Il fondatore di Forza Italia ha resistito e resiste ad un attacco concentrico di tutti i poteri forti , perché è riuscito a fondare una nuova religione della libertà e rende possibile un nuovo modo di fare politica che sia espressione più alta della società civile . Una politica che non pretende di regolare e assoggettare ogni aspetto della società civile , ma si proponga di svilupparla nel segno della libertà e di una maggiore civiltà .
StampaQuotidiana ,
Prodi è proprio un genio . In questo mese è riuscito a concentrare l ' attenzione dei media , degli analisti , della politica ( di maggioranza come di opposizione ) su una finanziaria finta , che non c ' è , distogliendo così l ' attenzione dalla finanziaria vera , che è ben nascosta , e che continua a operare indisturbata e disastrosa lontana dalle luci della ribalta . E allora , come nei buoni romanzi d ' appendice , facciamo qualche passo indietro per poter capire meglio l ' arcano . Introdotta nel nostro ordinamento contabile nel 1978 , la legge finanziaria non è altro che un complesso di disposizioni tendenti a consentire la realizzazione della manovra di bilancio . In altre parole , sulla base di previsioni macroeconomiche in termini di tassi di crescita ( interni e esterni ) , tassi di interesse , evoluzione della bilancia commerciale ... , e sulla base di tendenziali di spesa pubblica , a legislazione vigente , le autorità di governo individuano i relativi saldi di finanza pubblica come fabbisogno netto da finanziare e li confrontano con quelli programmatici . Se , come è sempre successo fino a oggi , si determina un divario , ecco allora che la finanziaria mette in atto la cosiddetta " manovra correttiva " , fatta di tagli ( alla spesa ) e tasse ( per nuove entrate ) così da raggiungere gli obiettivi voluti . Da qui le finanziarie tutte sangue , sudore e lacrime sperimentate in tutti questi anni Novanta : bisognava centrare i parametri di Maastricht , raggiungere il 3% del rapporto deficit - Pil , entrare nella moneta unica , con manovre dell ' ordine medio di 50-60mila miliardi ( con punte anche di 90-100mila ) per tutto il periodo . C ' è da dire anche che quasi mai le manovre predisposte dal governo a settembre di ciascun anno , e approvate successivamente dal Parlamento , centravano l ' obiettivo : normalmente si dichiarava 100 , si raggiungeva la massimo 50 , cosicché a marzo - aprile bisognava nuovamente mettere mano ai conti . Con prodi , tranne il primo anno di incertezze e sbandamenti ( ricordiamo tutti il raddoppio della manovra realizzato a distanza di pochi mesi , con successive stangate correttive ) , la musica cambia . Grazie a un pauroso aumento strutturale della pressione fiscale di oltre 4 punti , e a una altrettanto ferrea normativa di controllo dei tiraggi di tesoreria in tema di investimenti , gli obiettivi programmatici non solo vengono rispettati al 100 per cento , ma si riesce anche a fare di più , compensando cioè con il blocco della cassa anche i fallimenti prevedibili di contenimento della spesa corrente , come quella sui dipendenti pubblici . In questo modo si raggiunge il famoso 3% ( anzi , il 2,7% ) che ci apre le porte della moneta unica , attraverso la realizzazione di un avanzo primario ( la differenza , cioè , tra entrate correnti e uscite correnti ) da brivido , di quasi il 7% del Pil ( una cifra attorno ai 130mila miliardi ) . Altissime tasse , pochissima spesa per investimenti , nessun taglio alla spesa corrente , enormi avanzi primari : questo è il modello messo a punto da Prodi e dalla sua maggioranza in questi due anni di governo attraverso un " patto sociale implicito " tra sinistra - centro e Cgil - Cisl - Uil che prevedeva e tuttora prevede nessun taglio alle pensioni ( che pesano per un terzo dell ' intera spesa pubblica ) ; nessun taglio a salari e stipendi pubblici ( un altro terzo sempre del totale della spesa pubblica ) ; blocco degli investimenti e delle altre spese in conto capitale , già ridotti ai minimi termini ( che pesano solo il 3% della spesa pubblica ) ; qualche modesta riduzione nell ' acquisto di beni e servizi ( il 15-16% sempre della spesa pubblica ) ; riduzione , via tassi di interesse , dell ' onere del servizio del debito ( che pesa , anch ' esso , un 15% ) . È chiaro , a questo punto , che con una finanza pubblica di fatto blindata tanto sul lato delle entrate ( una pressione che , ricordiamolo , tutto compreso arriva al 48% del Pil ) , quanto sul lato delle uscite ( un po ' sopra il 50% sempre del Pil ) , raggiungere i deficit previsti dal patto di stabilità è un gioco da ragazzi ( 50,5%-48%=2,5% ) , senza bisogno alcuno di ulteriori manovre correttiva . L ' avanzo primario infatti , che continua a formarsi automaticamente , in ragione della differenza positiva , per un ammontare di 5-6 punti del Pil , tra nuove entrate e nuove spese , ovviamente al netto degli interessi , consentirà tanto l ' azzeramento del deficit , quanto la riduzione del debito . E così i 13.500 miliardi di manovra su cui si sta ingaglioffendo la maggioranza , e su cui verrà presa in giro l ' opposizione , e su cui si dilanierà il parlamento , non sono infatti altro che un diversivo , fatto di partite di giro ( come sulle tasse ) ; di rimodulazioni di spesa , come per gli incentivi sull ' occupazione ; di finti tagli ; nonché di vecchi stanziamenti interni e comunitari in tema di investimenti infrastrutturali al Sud . Andrebbe tutto bene se " il patto sociale implicito " messo a punto da Prodi e compagni fosse in grado di portare sviluppo e occupazione e non solo apparente risanamento contabile . La realtà , purtroppo , parla da sola : con un ' abnorme pressione fiscale , con nessun taglio alla spesa corrente , con il blocco dei già miseri investimenti si azzera sì il deficit , si dimezza sì il debito , ma a costo di un ' economia anoressica , incapace di sviluppo e modernizzazione , con disoccupazione crescente . E a ben poco serviranno i dividendi da minor servizio del debito distribuiti in mille rivoli per catturare il consenso di una maggioranza sempre più riottosa : altro che finanziaria che distribuisce risorse , questa è una finanziaria - spettacolo , fatta di niente , buona solo per prendere in giro gli italiani e , alla fine , per non far perdere la faccia a Bertinotti . La finanziaria vera , quella che fa male al Paese , è già scritta da tempo , e da tempo operante con tutte le sue leggi e le sue deleghe , con l ' accordo tanto del sindacato confederale , che oggi protesta solo per salvarsi l ' anima , quanto di Rifondazione . Quello che abbiamo e avremo di fronte nei prossimi giorni e mesi è solo un geniale teatrino che serve a Prodi per nascondere il fallimento della sua politica economica e per tirare a campare , nella vana speranza che un ' improbabile ripresa internazionale gli tolga le castagne dal fuoco .
Contrordine compagni. ( Brunetta Renato , 1999 )
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Non è certamente una grande scoperta dire che non esiste una sinistra europea con valori e strategie comuni . Tali e tante sono le origini , le diversità , le esperienze di governo e di opposizione , le alleanze : laburisti inglesi , socialisti italiani , socialisti francesi o tedeschi , come spagnoli o scandinavi e greci sono sempre stati diversi ieri , e ancor più lo sono oggi , soprattutto con l ' inserimento frettoloso nella grande famiglia dell ' Internazionale socialista di tanti post - comunisti , convertiti dell ' ultima ora , prima o dopo il crollo del Muro di Berlino . Fin dal dopoguerra , ciascun governo europeo d ' ispirazione o di consenso socialdemocratico finiva con l ' interpretare in chiave autarchica , nazionale , tanto le politiche sociali , quanto le più generali strategie di politica economica . In altri termini ciascun Paese sceglieva il mix di occupazione , disoccupazione , Welfare che più riteneva compatibile con la propria struttura economica e con il proprio equilibrio sociale . Con deficit e debito a fare da grandi ammortizzatori dei conflitti distributivi conseguenti . Se i conti non tornavano , svalutazione e inflazione mettevano le cose a posto . Ed è così che le tante sinistre europee , al governo da sole , o alleate soprattutto con i partiti d ' ispirazione cattolica , hanno ricostruito l ' Europa , più preoccupate della distribuzione della ricchezza che dell ' effettiva produzione della stessa . È questa l ' Europa del consenso socialdemocratico ( anche se non tutta socialdemocratica ) che decide a Maastricht nel febbraio del '92 di avviare il processo di convergenza su deficit , debito , inflazione e tassi d ' interesse . È questa l ' Europa che con il socialista Delors tenta nel dicembre '93 , con il suo libro bianco , di compensare con un piano d ' intervento di derivazione neo - keynesiana gli effetti negativi della convergenza monetaria sulle variabili reali , prima fra tutte l ' occupazione . Ma , mentre il processo di convergenza sulle variabili finanziarie avanza fino alla nascita della moneta unica , del piano Delors su investimenti e occupazione si perdono quasi subito le tracce , in quanto produttore d ' inflazione e deficit . E arriviamo al primo gennaio '99 , anno in cui si apre la terza e ultima fase dell ' unione monetaria : l ' euro , dopo una prima breve euforia , si caratterizza per un ' estrema debolezza rispetto al dollaro , e la disoccupazione rimane alta , insopportabile . Ora , al di là dei proclami altisonanti , come quelli contenuti nei " 21 punti " per il XXI secolo del manifesto elettorale del Partito socialista europeo ( di un mese fa ) , o quelli lanciati a Milano in questi giorni per un patto europeo per l ' occupazione , di novità in giro se ne vedono ben poche , e quelle poche , inquietanti : come la marcia indietro tedesca sul bilancio , e come la proposta , sempre tedesca , volta all ' introduzione di un salario , un fisco , un Welfare europeo , allo scopo di evitare pericolose ( per i tedeschi ) forme di concorrenza tra i Paesi . La convergenza nel Welfare , nel mercato del lavoro , nelle politiche fiscali , in presenza di moneta unica e di un bilancio federale di entità risibile , del tutto incapace , quindi , di reali politiche ridistributive , rischia di trasformarsi in un insopportabile fattore di discriminazione ed emarginazione dei partner dell ' euro meno sviluppati e meno efficienti , imponendo , di fatto , i costi e le regole dei Paesi più forti ( a più alta produttività ) ai Paesi più deboli ( a produttività più bassa ) . Fin qui le idee , poche e ben confuse dei socialisti continentali , con il solo Blair a predicare la bontà del modello americano . Ma ecco che , a conclusione del lugubre congresso Pse di Milano , l ' ineffabile ministro delle Finanze tedesco Lafontaine se ne esce con un ' altra delle sue : " Per il rilancio della crescita e la lotta contro la disoccupazione , l ' Europa segua l ' esempio americano " . Esattamente il contrario di quanto hanno detto sino a oggi i socialisti continentali francesi ( con le loro 35 ore ) ; italiani ( con la loro concertazione ) e tedeschi ( con il loro egemonismo egoista ) . Insomma , siamo di fronte al più classico ( e meno prevedibile ) " contrordine compagni " , in contraddizione totale con quanto sta avvenendo all ' interno delle diplomazie comunitarie in tema di Agenda-2000 e in preparazione del vertice di Colonia alla fine del semestre di presidenza tedesco dell ' Unione . Ora , delle due l ' una : o Lafontaine fa sul serio , a allora dobbiamo prepararci a una vera rivoluzione culturale dagli esiti imprevedibili per la stessa costruzione europea ; oppure ( come è più probabile ) ha solo scherzato , in cerca di facili stupori , e allora prepariamoci a vedere la disoccupazione toccare i 20 milioni di unità , con buona pace della stessa coesione sociale nel Vecchio continente .
L'anomalia non è lui ( Feltri Vittorio , 1994 )
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È successo quello che non poteva non succedere : Silvio Berlusconi , l ' uomo delle televisioni commerciali e dell ' editoria , ha deciso di cambiare mestiere . Già , perché la politica è sempre stata un mestiere , lo è ancora e speriamo che presto non lo sia più . Il capo della Fininvest lo andava dicendo da tempo , almeno sei mesi : « Prima o poi mi toccherà di scendere personalmente in campo » . E lo diceva col tono di uno che , suo malgrado , senza entusiasmo e qualche rammarico , deve abbandonare le abituali occupazioni per andare in soccorso a dei parenti un po ' sciocchi ficcatisi nei guai . Il tono era scocciato , ma dissimulava una certezza : che quei parenti sciocchi o li salvava lui o non li salvava nessuno . Non sappiamo se sarà così . Ma sappiamo che Berlusconi è fermamente convinto che così sarà . Perciò non abbiamo mai dubitato , neanche quando nicchiava , chiedeva consigli a destra e a sinistra ( anzi , no : a sinistra mai ) , cercava conferme e sollecitava incitamenti a buttarsi ; non abbiamo mai dubitato che , alla fine , il Cavaliere ( come lo definiscono pieni di deferenza quelli del suo giro ) avrebbe accantonato ogni indugio , ogni prudenza e si sarebbe lanciato spavaldamente nella più folle corsa che una persona con tutti i fili attaccati possa correre : quella elettorale . Farà bene Berlusconi a partecipare alla competizione ? Farà male ? Ad ascoltare i suoi amici , i più sinceri , quelli che gli vogliono bene disinteressatamente , egli sta per commettere l ' errore più grosso della sua vita . E aggiungono che solo un matto accetta il rischio di perdere un impero , quale il suo è , per tentare di conquistare una repubblichetta squalificata e sull ' orlo del fallimento . Ad ascoltare i nemici , poi , la sua sfida al sacrario della politica , nel quale finora sono stati ammessi solamente gli addetti ai lavori , i sacerdoti delle tessere ; ad ascoltare loro , soprattutto a leggere i loro giornali , Silvio non solo è un pazzo accecato dal potere , ma addirittura un baro che siede al tavolo della politica con tre reti televisive e un gruppo editoriale nei polsini . Se infine si considera la campagna di stampa , feroce e disordinata , che si è scatenata contro il Berlusconi fondatore di Forza Italia e candidato leader di partito ; una campagna di stampa che lo ha dipinto come il pericolo pubblico numero uno ; se si considera tutto questo - e molto abbiamo taciuto per brevità - , la risoluzione del principe di Arcore appare come un suicidio eccessivamente macchinoso per essere apprezzato persino da chi lo desidera . Ma proprio perché tutto concorre a dargli torto - torto marcio - noi pensiamo che abbia ragione Berlusconi . Ha contro amici e nemici . Ha contro il Palazzo . Ha contro i professori del manuale Cencelli . Ha contro i colleghi . Ha contro i giornali ( anche i suoi ) . Ha contro le TV ( anche le sue ) . Ha contro mezzo mondo . Soltanto mezzo , però . E lui che è un calcolatore , come calcolatori sono tutti quelli che hanno dimestichezza con il successo , punta proprio su questo : l ' altro mezzo mondo che contro non gli è . È il mondo della gente comune , che non fa opinione , ma ne ha una precisa benché non la esprima se non sulla scheda ; il mondo degli imprenditori , piccoli e grandi , che non sono rappresentati dalla Confindustria ; il mondo dei cittadini che lavorano onestamente e pagano le tasse anche sapendo di pagarne troppe e ingiustamente ; i cittadini che rispettano i semafori e i divieti di sosta , che non si esibiscono in corteo , che non frequentano le piazze di Santoro , che mantengono la famiglia e non si fanno assistere da uno Stato che saccheggia le buste paga e non dà nulla in cambio , se non la pensione a chi non la merita , ospedali e scuole che non funzionano , una burocrazia arrogante e crudele . Questo mezzo mondo potrebbe dare la vittoria al matto . Che sarebbe poi la vittoria - o la rivincita - delle classi medie che credono in una grande coalizione moderata , in un grande partito nel quale collaborino , con Forza Italia , la Lega , gli ex democristiani ( non di sinistra ) , i liberali sopravvissuti al flagello di Altissimo e De Lorenzo , le truppe di Fini addomesticate sotto il tendone di Alleanza Nazionale . L ' anomalia non è Berlusconi in politica . L ' anomalia è che per costituire un polo antitetico a quello di sinistra , ci sia bisogno di lui . Ma anche questo Paese , che abbiamo ereditato dai signori delle segreterie , è un ' anomalia .
Lotta dura senza paura. ( Ferrara Giuliano , 1998 )
StampaQuotidiana ,
Cari amici manifestanti , berlusconiani e polisti , oggi sfilate in alto numero per le vie di Roma e rioccupate sbandieranti e tuonanti la sua piazza storica , popolare , manifestaiola , la spianata del Primo Maggio . Quella piazza dove , come ha notato Montanelli , la sinistra di governo non ha più animo di festeggiare le sue dubbie vittorie tattiche , composta nel suo nuovo modello socialdemocratico come una maschera perplessa issata su una sedia gestatoria . E io vi dico , con affetto di fiancheggiatore e ironia di contraddittore : lotta dura , senza paura . Ma è sul " senza paura " che mi sembra giusto mettere l ' accento . Il mio amico Stenio Solinas , sul Giornale di ieri , mi rimprovera con parole cortesi ma inequivoche un eccesso di ottimismo , una fiducia ingenua ne professionismo del potere , quel professionismo che metterebbe ora all ' angolo noi dilettanti , noi populisti democratici che abbiamo dato una bella lezione di politica con la ormai lontana vittoria bipolarista e liberale , riformatrice e presidenzialista del 27 marzo del '94 , la vera svolta impressa dalla lucida follia del cavaliere alla vita pubblica italiana . Sarò ingenuo , ma penso che il popolaccio di destra poco amato dall ' Italia in ghingheri ha più ragioni per rallegrarsi che motivi per rattristarsi , perché la fine dell ' Ulivo ( con gli annessi e i connessi ) vale più del distacco , predatorio quanto si voglia , di una trentina di deputati dalle fila dell ' opposizione . E penso che basta ragionare a freddo , anche nei momenti caldi ed appassionati , per capire che la maggioranza di supporto al governo D ' Alema è più fragile , più divisa , più esposta ai colpi di un ' opposizione intelligente , di quanto non lo fosse il fronte ulivista battezzato dalle elezioni dell ' aprile del '96 . Mentre si esprime il disgusto per la solita commedia di un governo battezzato nelle urne che scompare , senza che ai cittadini sia consentito sceglierne un altro , è utile fare un pensierino rivolto alla nuda realtà , che non delude mai : non ci hanno dato un governo elettorale e la data per le elezioni , dopo il naufragio di Romano Prodi , ma hanno dovuto mettere in piedi un ministero da stato d ' eccezione , che incolla i cocci della " grande alleanza di sinistra " in una formula piuttosto sconnessa e abbastanza precaria , da Cossutta a Cossiga . La parola " fine " al filmone hollywoodiano dell ' Ulivo , il grande sogno a fumetti di un ' Italia rigenerata dalle cordate nemiche della ciurma berlusconiana , l ' hanno dovuta scrivere direttamente loro . Cari amici , ma non lo vedete Tonino Di Pietro , quello che " a lui lo sfasciava " ? Non vi accorgete di come mastica amaro e sorride stitico , con la sua corte dei miracoli e dei miracolati ? E non volete festeggiare la trombatura della Federica Rossi Gasparrini , la reginetta delle casalinghe manettare , già berlusconista poi dipietrista poi dalemista e ora disoccupata ? E quel Prodi , che s ' è guadagnata anche per noi l ' Europa , ma a colpi di tasse e svicolando sulle spese inutili , non avete notato che s ' è ritirato sotto la tenda , in dispetto perfino ai suoi ministri , con l ' aria di chi è stato tradito dagli uomini e dalla storia ? Quando sbandieravate al congresso di Assago , Prodi vi fece un trabocchetto cattivo e vi definì : il " Nulla " . Ora è nullificato . Come compa ' Veltroni , il suo vice iper - ulivista , quello che voleva chiudere le Tv commerciali con i referendum e che ora si deve chiudere in un ufficio di Botteghe Oscure , lontano dallo splendore in technicolor del 35 millimetri . E non avete letto Giorgio Bocca , la voce di tutti i pool , che tira calci a D ' Alema perché gli ha infranto il sogno giacobino di una sinistra che faccia a pezzi gli avversari e gli rifiuti anche la stretta di mano e il dialogo ? Sulle vostre bandiere non ci deve essere scritto solo quanto sono cattivi gli avversari , e perfidi gli amici che passano dalla loro parte . Perché sventolino bene , con la dovuta capacità di prendere il vento , quelle bandiere devono anche esprimere la cattiveria e l ' abilità , la tenacia e il coraggio dell ' opposizione . L ' indignazione è un sentimento forte e rispettabile , ma fatalmente passeggero . E la vendetta , come è noto , è un piatto da gustarsi freddo . Bisogna che chi scende in piazza sia consapevole dei pericoli del pessimismo , dei rischi di riflusso che sono sempre dietro l ' angolo quando i toni accorati e disperati coprono la stringente logica della lotta politica . Se tutto si risolve in tradimenti e imboscate , quanto meno nelle vostre parole , come volete poi che la gente si prenda la briga di andare a votare per cambiare la politica e le istituzioni ? Non c ' è alcuna ragione di essere mesti e cupi se nasce un governo che ospita al suo interno un Picconatore . Non c ' è motivo di mangiarsi le unghie se un vecchio e scaltro Professore dell ' Italia liberal - socialista , Giuliano Amato , ha in affidamento la missione di riscrivere , a favore di un bipolarismo che chiarirebbe tante cose e darebbe una definitiva sistemata al trasformismo , le regole elettorali e costituzionali . E la vita continua . Perché c ' è la sfida sulla politica di sviluppo e sul lavoro da portare nel cuore di una coalizione che nasce ondeggiante e insicura . C ' è il referendum sul maggioritario , da sottrarre al più presto alle cure insincere di Di Pietro . C ' è , infine , un monopolio decisivo che resta nelle mani dell ' Italia liberale e riformatrice che oggi sfila per le vie di Roma : il monopolio dell ' opposizione politica , la guida di una protesta che fin dalle prossime elezioni europee potrebbe mettere in minoranza , con conseguenze oggi incalcolabili , ciò che resta del sogno dell ' Ulivo . Date retta , amici dell ' opposizione politica . Il moralismo consiglia sempre la tristizia e il pessimismo , ma una sobria valutazione delle cose , all ' insegna del realismo , deve mettere una spruzzata di allegria e di fiducia nel cuore e nella testa di chi manifesta oggi l ' indisponibilità di mezza Italia al conformismo e al servo encomio verso questi fragilissimi nuovi potenti .
StampaQuotidiana ,
L ' opposizione è mestiere difficile , molto più del governare , non avendo tra le proprie armi il miele del potere . Richiede tenacia , fantasia e una capacità di proposta alternativa la cui visibilità non è sempre facile , dal momento che la sua realizzabilità è proiettata nel futuro . Mai , comunque , l ' opposizione deve scivolare nella rissa o , peggio ancora , accreditare alla maggioranza di governo meriti che non le appartengono per il solo amore di polemica . Purtroppo , invece , è quello che sta accadendo da qualche tempo a questa parte . Più volte , per esempio , abbiamo scritto e motivato , parlando di finanza pubblica e di Maastricht , che l ' ingresso dell ' Italia nella moneta unica era un dato politicamente scontato . Senza la lira , l ' euro non sarebbe nato nel 1999 per una serie di motivi , il primo dei quali era il peso che il nostro Paese ha avuto e continua ad avere nella costruzione comunitaria . Il secondo motivo era che la Francia non si sarebbe avventurata nella costruzione della moneta unica tenendo fuori la sterlina e la lira contemporaneamente . Una costruzione di questo tipo , infatti , avrebbe consegnato politicamente Parigi nelle mani della grande area centroeuropea egemonizzata dalla Germania e avrebbe consentito all ' Italia di lucrare sulle conseguenti oscillazioni di cambio della lira sull ' euro , garantendo così quella spinta alle nostre esportazioni che hanno messo in difficoltà , in questi ultimi tempi , numerose produzioni francesi . Erano queste le considerazioni che ci hanno sempre fatto dire che l ' ingresso in Europa era un dato scontato da tempo . Il Polo in questi mesi , piuttosto che documentare gli errori di politica economica e le tante " una tantum " che hanno costellato le scelte di finanza pubblica , si è lanciato a testa bassa contro il governo affermando ad ogni pié sospinto , che Prodi e compagni non ci avrebbero portato in Europa . Conclusione di questa sprovveduta opposizione è stata quella di accreditare a questa maggioranza un merito politico inesistente , quello cioè dell ' entrata o della lira nell ' Euro le cui motivazioni erano , come si è visto , di ben altra natura . Analogo errore è stato fatto con la battaglia , si fa per dire , del Mugello . in quel collegio chiunque sarebbe stato eletto , sol che avesse ricevuto la benedizione papalina del segretario del Pci - Pds . Quegli elettori da cinquant ' anni sono abituati a " ubbidire e a votar tacendo " e non si capisce perché mai questa volta non l ' avrebbero dovuto fare . Il Polo , invece , ha votato al sacrificio quell ' uomo intelligente e leale che risponde al nome di Giuliano Ferrara . La conclusione di questa scelta è stata quella di aver trasformato in una vittoria politica di Antonio Di Pietro una campagna elettorale scontata e che andava snobbata sino quasi a dimenticarla . Non siamo quelli che , con il senno di poi , sanno spiegare tutto , ma da tempo siamo critici di un modo provinciale e chiassoso di fare opposizione che non tallona il governo e la sua maggioranza nel Parlamento facendone emergere i limiti e le divisioni e che si esercita , quasi esclusivamente , con dichiarazioni roboanti che durano lo spazio di un mattino e che altro non sono che piccole tempeste in un bicchier d ' acqua . O si cambia , e in fretta , o su questa linea i moderati di strada ne faranno ben poca .
StampaQuotidiana ,
Mentre infuria alla Camera la battaglia sul decreto Iva , incominciano lentamente a diffondersi oli interrogativi sull ' effettivo risanamento dei conti pubblici . L ' occasione ultima è stata la presentazione del rapporto Cer ( il centro di ricerche economiche diretto da Luigi Spaventa e Giorgio Ruffolo ) che ha tra l ' altro evidenziato come la manovra da 25mila miliardi per il'98 in realtà sfiora , sì e no , i 20mila . La verità è che il ministro del Tesoro è ricorso a mille trucchi , come testimoniano i dati svelati ieri dal Giornale , per raggiungere , senza lacrime e sangue , il famoso 3% nel rapporto deficit - Pil . Trucchi di ogni tipo che , in altre epoche , avrebbero procurato l ' " impeachement " del ministro del Tesoro . E per capire di che cosa parliamo facciamo solo tre esempi . Primo . Sembra che l ' Ufficio italiano cambi abbia venduto una certa quantità di oro alla Bankitalia realizzando notevoli plusvalenze sulle quali pagherà alcune migliaia di miliardi di imposta . Insomma con un passaggio di mano dalla destra alla sinistra si aiuta il ministero delle Finanze che a fine d ' anno avrebbe avuto un buco nel gettito tributario non indifferente . Secondo . La cancellazione dal bilancio dello Stato dei ratei di mutui accesi dalle Ferrovie dello Stato e la riallocazione della stessa quantità di quattrini sotto la voce " accrediti di capitale " ha evitato di registrare oltre 3mila miliardi di debiti . Insomma carta vince , carta perde e Ciampi con il turbante in testa . Terzo ed ultimo dato di carattere generale : nel primo semestre 1997 la differenza tra impegni di spesa ( 317mila miliardi ) e pagamenti e effettivi 213mila miliardi ) è stata più di centomila miliardi mentre nello stesso periodo del '96 era stata di 60mila miliardi ( 352 di impegni e 292 di pagamenti ) . Tutto ciò sta a significare che il buon Ciampi ha trovato la ricetta miracolosa per risanare il bilancio dello Stato e cioè quella di non pagare più nessuno . Sono mesi che denunciamo questo sconcio , testimoniato ultimamente anche dalla protesta degli imprenditori veneti per il mancato rimborso dei crediti d ' Iva . Così come da mesi denunciamo la mancata ripresa degli investimenti pubblici nonostante i tanti decreti sblocca - cantieri e le riunioni un po ' ridicole fatte al Quirinale all ' inizio di quest ' anno con un notevole numero di ministri di spesa . Questa politica di bilancio che non paga ciò che si è già speso o ciò che si deve restituire o ciò che si deve investire , maschera il mancato risanamento strutturale del Paese che passa per la riduzione della spesa corrente e in particolare di quella pensionistica . Come ha ricordato ultimamente Antonio Fazio la spesa corrente italiana è bene al di sopra della media europea e il suo tasso d ' incremento per il 1997 viaggia intorno al 4% nonostante gli impegni di Ciampi che avrà previsto un aumento di appena l'1% . Il risultato finale è che il governo raggiungerà alla fine dell ' anno il 3% nel rapporto deficit - Pil ma avrà nascosto sotto il tappeto debiti per almeno 15mila miliardi , avrà spinto verso l ' indebitamento società pubbliche come le Ferrovie che , a parità di tariffe e di costo del lavoro , avranno una riduzione dei trasferimenti . , avrà spinto enti pubblici a pagare solo una parte ( il 90% ) di ciò che hanno speso ( ma perchè ‚ non tagliare anche gli stanziamenti di competenza ? ) e continuerà a far segnare il passo agli investimenti pubblici . Sul terreno dell ' economia reale ciò vuol dire mantenere basso il profilo di crescita del Paese con tutto quanto significa sul versante dell ' occupazione che , secondo i dati Istat di agosto , registra una nuova flessione di oltre il 3% di media fra grande impresa e servizi . Per dirla in breve , insomma , una di bilancio in parte truccata per conti falsificati per almeno un punto di Pil e con oltre un milione di disoccupati veri che si toccano con mano e che , a loro volta , toccano con mano la crescente disperazione in particolare nel mezzogiorno del Paese . Prendiamo atto con soddisfazione che alcuni osservatori economici come Francesco Giavazzi e Federico Rampini incominciano a riflettere pubblicamente sul rischio di un risanamento che ha queste contraddizioni e che presenta queste finzioni finanziarie . Queste riflessioni autorevoli non ci lasciano più soli nel denunciare il gioco delle tre carte di Ciampi - Pinocchio che , con 1'ausilio della volpe - Giarda ( " Il malandrino " sottosegretario al Tesoro ) e con i silenzi interrotti solo da qualche sincero miagolio del gatto - Monorchio , ha fatto credere agli italiani che si poteva fare il risanamento dei conti pubblici senza riformare nessun settore della spesi pubblica . In questa direzione il " filibustering " delle opposizioni contro il governo alla Camera ha un significato che va ben oltre i 5mila miliardi del decreto sull ' Iva , perchè ‚ getta l ' allarme , tra l ' altro , sul rischio di un Parlamento sempre più soffocato dall ' accordo governo - sindacato e dai relativi voti di fiducia che ne blindano i contenuti . E piaccia o non piaccia , quel rischio si chiama libertà .