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> anno_i:[1970 TO 2000}
Il comunismo come restaurazione ( Romeo Rosario , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Democrazia e pluralismo sono il pezzo forte della grande « operazione sorriso » lanciata negli ultimi anni dal Pci : ma l ' opinione democratica , alla quale è in primo luogo rivolta questa campagna pubblicitaria , dovrebbe guardare con attenzione il contenuto della scatola che le viene offerta con tanta generosità . Potrebbe rivelarsi intriso di contenuti inquinanti , e di autentici veleni . Un buon punto di partenza può essere l ' esame del duplice atteggiamento del gruppo dirigente comunista verso l ' ondata di contestazione iniziata nel 1968 . Dopo una fase di incertezza , condanne e deplorazioni si sono moltiplicate : il movimento è stato bollato come espressione di estremismo infantile e di spontaneismo incontrollato ; la sua debolezza organizzativa , l ' inconsistenza delle sue posizioni teoriche , la povertà delle sue mitologie - non ultima il maoismo - sono state duramente denunciate e non di rado fatte oggetto di impietose derisioni . Sono queste le posizioni alle quali attinge fiducia e sicurezza il pubblico democratico e borghese , vittima per tanti anni di ogni sorta di aggressioni materiali e morali , e tentato alfine di vedere nel Pci quella forza d ' ordine e di restaurazione di cui la sua stanchezza gli fa avvertire così vivamente il bisogno . Non v ' è alcuna necessità di mettere in discussione la buona fede di chi adesso si fa paladino di tesi così rassicuranti . Viene piuttosto in mente il « bispensiero » di orwelliana memoria - se il riferimento è consentito a proposito di un partito che si presenta agli italiani con la figura rispettabile di Giorgio Amendola e con quella , un po ' più ambigua , di Enrico Berlinguer . E tuttavia , quale immagine più adatta a designare l ' intreccio fra le ampie assicurazioni date ai pavidi e ai timorosi , e la spregiudicata utilizzazione che il Pci continua a fare delle spinte eversive così duramente condannate in altra sede ? Di fatto , le spinte eversive vengono condannate dai comunisti sino a quando sono controllate dai « gruppuscoli » dell ' ultrasinistra ; ma vengono invece levate al cielo , ed esaltate come grande moto democratico dei lavoratori , dei giovani e delle donne , quando il Pci riesce ad assoggettarle alla propria guida . Che è ciò che in misura sempre più ampia è accaduto negli ultimi anni , grazie alla superiore efficienza dell ' organizzazione comunista ufficiale . In tal modo le spinte contestatrici e le loro emanazioni sono venute ad assumere un posto centrale nelle nuove strategie del Pci : e il non averlo inteso è all ' origine di non pochi errori di alcuni dei più noti leader democratici . Del movimento sessantottesco il Pci ha infatti ritenuto e fatto propria soprattutto la spinta al regime assembleare , che i gruppuscoli avevano promosso per imporre la propria volontà di minoranza alle maggioranze disorganizzate . Nella versione controllata dal Pci , alla violenza dei gruppuscoli si sostituisce l ' azione ben più vasta e penetrante del partito e delle organizzazioni parallele ad esso collegate . Esautorati i poteri legali creati dal voto espresso dalle maggioranze democratiche , le loro funzioni vengono di fatto trasferite ad assemblee che si presumono unitarie , ma di cui i comunisti sono certi di acquistare il controllo grazie ad una organizzazione politico - sindacale di tipo capillare alla quale i partiti democratici , proprio perché democratici , non hanno nulla di equivalente da contrapporre . Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti . Sul terreno sindacale , opportune disposizioni dello statuto dei lavoratori , riecheggiate in decine di provvedimenti legislativi , escludono dalla rappresentanza le organizzazioni diverse dalla Triplice , anche quando sono di fatto maggioritarie . Nelle università e nelle scuole è in corso già da qualche anno una vasta manovra tendente ad affidare il controllo ad assemblee di tutto il personale docente e non docente dominate dai sindacati confederali , senza alcun riguardo ai livelli tecnici e di competenza . Operazioni , queste , agevolate dagli errori di valutazione della direzione democristiana , ancora vittima dell ' illusione che la società italiana rimanga , a livello « antropologico » , fondamentalmente cattolica . Su queste premesse Berlinguer può dichiarare tranquillamente , come ha fatto nella sua ultima relazione al Comitato Centrale del Pci , che i comunisti non vogliono « fare da soli né con i soli partiti di sinistra » , e che anzi considerano « essenziale il ruolo e l ' iniziativa di ogni altra forza politica democratica e popolare » . Gli strumenti in possesso del Pci garantiscono infatti che queste iniziative resteranno confinate a un ruolo nettamente subordinato e che il potere di controllo sarà affidato a mani sicure . E chiaro che in questa fase i comunisti , ancora ai margini del potere , dovranno allargare i propri consensi anche facendo concessioni a ogni sorta di richieste : ma esse diverranno superflue nel secondo tempo , quando il Pci disporrà di « argomenti » più efficaci . E non si tratta di un processo limitato ai livelli intermedi e di base . La nuova struttura di potere destinata a governare la società italiana in regime di compromesso storico dovrebbe estendersi , nei disegni del Pci , sino ai vertici dello Stato . Quale essa debba essere a livello costituzionale è stato autorevolmente indicato in uno studio recente dell ' on. Natta , presidente del gruppo parlamentare comunista alla Camera ( « Critica marxista » , 1975 , n . 6 ) : e le sue vedute sono state subito avallate dai soliti intellettuali organici alla Luigi Berlinguer . Nel nuovo regime , chiariscono i costituzionalisti del berlinguerismo , maggioranza parlamentare e maggioranza di governo potranno essere cose diverse ; e anzi a livello parlamentare si potrà anche rinunciare alla distinzione fra maggioranza e opposizione , e affidare invece le funzioni di controllo e d ' opposizione ai canali « interni » della partecipazione ai vari livelli , regionale , sindacale , locale . Il Parlamento assumerebbe in tal modo la fisionomia di una sorta di stanza di compensazione , chiamata a mediare le spinte diverse che vengono dai vari organismi - sempre , peraltro , « unitari » - nei quali si articola il corpo sociale . Naturalmente , i nuovi teorici abbondano in fatto di professione di fede nelle validità della tradizione garantista , e ammoniscono anzi solennemente sulla necessità di evitare che in Italia si ripeta quel che negli Stati socialisti è capitato quando da quelle tradizioni ci si è discostati . Quasi che non capitino tuttora , e quasi che il regime così delineato non assomigli pericolosamente , al di là di tutte le buone intenzioni , a quello sovietico ( anche dei tempi più oscuri ) , dove pure si pretende che il regime unanimistico e l ' assenza di opposizione venga compensato , e largamente , dalla partecipazione delle masse , mobilitate a comando , tutte le volte che serve , ad approvare democraticamente le decisioni dei dirigenti . « Pluralismo » e « democrazia » per i teorici dell ' eurocomunismo hanno dunque un significato ben diverso da quello che ad essi attribuiscono i democratici . Intanto , una rete dalle maglie sempre più strette viene stendendosi su tutto il paese : e ciascuno può constatarlo nell ' ambito della propria esperienza . I soli a non vederlo sono quei politici che , nonostante i leali ed espliciti avvertimenti di Berlinguer , continuano a considerare il compromesso storico come un semplice incontro di vertice , che addirittura servirebbe alla democrazia .
Liberi o austeri ( Romeo Rosario , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Avremmo preferito una maggiore schiettezza nel discorso dell ' on. Enrico Berlinguer sull ' austerità . Le prospettive di cui egli ha parlato solo in parte , e in parte minore , nascono infatti da straordinarie circostanze , dipendenti da sviluppi internazionali o dalla interna fragilità del sistema economico italiano . In misura assai più grande la paralisi del « modello di sviluppo » finora esistente , la violenza e il disordine che attanagliano la vita del nostro paese , tutte quelle « traversie » , insomma , che il Pci si propone di trasformare in « opportunità » , sono il risultato dell ' aggressione che per anni i comunisti hanno condotto contro le istituzioni politiche e sociali della democrazia italiana , in accordo più o meno dichiarato con l ' estremismo extraparlamentare . Non si vede , del resto , perché un partito che si propone di cambiare la società debba nascondere la parte ch ' esso ha avuto nella demolizione del vecchio ordine di cose : ed è verosimile che in sede storica i comunisti non mancheranno di sottolineare questo loro contributo . Ma per adesso non si tratta di fare storia ma di sviluppare un ' azione politica in corso : e che in politica la « simulazione » e la « doppia verità » siano assai redditizie non è l ' ultimo insegnamento che i comunisti abbiano tratto dai loro sempre più stretti commerci con certo cattolicesimo « di sinistra » . Ma ciò che conta è il contenuto specifico della proposta berlingueriana . Non è impossibile vedervi , e vi si è vista , una larga coincidenza con tesi politiche che per anni sono state proprie della sinistra democratica . Una correzione dello sviluppo nel senso della destinazione di una quota sempre più ampia delle risorse disponibili agli investimenti sociali , volta a riequilibrare l ' eccessivo incremento dei consumi privati , è stata da anni riconosciuta necessaria ad assicurare alle grandi masse degli italiani una più autentica partecipazione ai vantaggi del progresso economico e civile del paese . Che ciò debba comportare il contenimento dei consumi a favore degli investimenti , e che in taluni casi possa essere opportuna l ' adozione dei meccanismi atti a soddisfare con forme sociali e collettive bisogni la cui soddisfazione su scala individuale sarebbe assai meno efficace e più costosa , è parimenti indiscusso . Ma nel pensiero democratico queste misure hanno solo un valore strumentale e subordinato al fine del migliore funzionamento di un tipo di sviluppo nel quale il consumo e il consumatore individuale rimangono i destinatari principali dei beni prodotti e delle opportunità offerte dal progresso civile . Non v ' è posto , in una concezione democratica del rapporto tra consumi individuali e consumi pubblici , per l ' erezione del momento sociale e collettivo a ideale politico e morale . Che è proprio ciò che invece caratterizza l ' austerità berlingueriana , di cui sarebbe grave errore sottovalutare le implicazioni a lungo termine in vista di parziali coincidenze con gli obiettivi delle forze democratiche nel breve e nel medio termine . L ' austerità proposta dal Pci vuol essere infatti la realizzazione di un modello di vita ispirato a una scala di valori profondamente diversa e al limite opposta a quella che presiede a ogni società libera e democratica . Tra questi valori il momento collettivo occupa un posto assai più alto del momento individuale , e finisce di fatto per coincidere col momento etico in quanto superamento dell ' individualismo , sempre qualificato come « eccessivo » ed « esasperato » : che è poi la motivazione con la quale si vorrebbero giustificare l ' indigenza e la mancanza di prospettive personali e individuali che caratterizzano i felici paesi del socialismo e della democrazia popolare . E possibile che nell ' accezione berlingueriana questi valori si colorino anche di un ' esaltazione dell ' istanza pauperistica di cui è facile individuare l ' origine , ancora una volta , nelle frequentazioni cattoliche del leader comunista : e certo , l ' insistenza sul tema del sacrificio quale connotazione etica della nuova società , in contrapposizione all ' egoismo e al materialismo che caratterizzerebbero la nostra realtà capitalistica e borghese , conferisce al programma di austerità ambizioni di riforma di grande respiro , sociale e morale : alle quali è doveroso dare risposta sullo stesso terreno . Occorre dunque ricordare che per la cultura liberale e democratica - quella autentica , rimasta fedele ai princìpi da cui è nata la libertà moderna - l ' individuo non è un disvalore ma il fine stesso alla cui esaltazione e al cui sviluppo sono ordinate tutte le attività economiche e culturali della società . Che l ' uomo abbia diritto a un proprio individuale destino e a riempire la propria vita dei contenuti che liberamente vorrà scegliere e riuscirà a conseguire è il principio sul quale si regge l ' insieme di garanzie che il mondo libero ha eretto a difesa della persona umana . In questo senso , l ' abbondanza dei beni di consumo e la possibilità della loro appropriazione individuale nella misura più larga possibile offrono una sempre più vasta e più varia gamma di alternative tra le quali si opera la libera scelta di ognuno : e quanto più ampia sarà questa possibilità di scelta tanto più concreta e più ricca di contenuti sarà la libertà di ciascuno . Gli italiani della generazione presente hanno sperimentato ciò che questo può significare per la vita dei singoli e delle collettività nel suo insieme : con la possibilità , incomparabilmente maggiore che in passato , che dopo il « miracolo economico » si è offerta a ciascuno di accedere a nuove forme di svago e di cultura , dai viaggi alle letture agli spettacoli e non meno alla possibilità di impiegare le proprie energie ' ad attività di lavoro che , nonostante tutti i discorsi sull ' alienazione , sono assai più diversificate e significative di quelle consentite nella vecchia società rurale e pauperistica . In tal senso va denunciato l ' equivoco contenuto nelle affermazioni dei Berlinguer , Lama o Barca sull ' austerità come momento caratterizzante di tutte le fasi creative della storia . Perché certo anche nell ' economia di mercato vi è un momento di « astinenza capitalistica » di smithiana memoria , nella misura in cui la limitazione del consumo è ineliminabile da ogni processo di accumulazione . Ma nella società libera , che i marxisti chiamano borghese , l ' astinenza e l ' austerità sono preliminari al conseguimento di quella abbondanza di beni al servizio dei bisogni individuali che resta la finalità ultima di tutto il processo produttivo . Non l ' austerità ma l ' edonismo » è l ' asse su cui ruotano i sistemi capitalistici : quelli attuali non meno di quelli delle origini , ai quali si deve l ' abbattimento del modo di produzione preindustriale . Edonismo da intendere nel senso , che i vecchi trattatisti ritenevano appena necessario chiarire , che i « piaceri » da soddisfare possono essere i più diversi , dai minori e triviali ai più alti . Vi sono state e vi sono , in questi sistemi , distorsioni che è doveroso correggere con misure atte ad assicurare la necessaria priorità ai bisogni riconosciuti prioritari , e ad affinare e qualificare sempre meglio i bisogni di cui la domanda presente sul mercato chiede la soddisfazione . Ma nelle società libere questo compito è affidato alle capacità di progresso interne alla società stessa , attraverso la crescita della cultura e della coscienza civile quali forze chiamate a orientarla e a dirigerla verso nuove e più alte finalità . Vi sono anche altri modi per affrontare questi problemi : quelli , per esempio , che affidano ai poteri pubblici e alle istanze collettive le scelte che le società libere riservano invece agli individui . Allora , sarà il consumatore collettivo , espresso dalle istituzioni sociali , a indicare quali beni , quali servizi o quale tipo di svaghi siano da preferire agli altri , magari designati dalle preferenze individuali . Sono modi nei quali si realizza il ricorrente bisogno di dare un ordine ( che spesso è solo la proiezione dei propri criteri e valori ) all ' apparente disordine e al caos delle molteplici scelte degli individui . Tra i due modi siamo tutti chiamati a fare , in qualche modo , la nostra scelta . Ma chi sceglie lo faccia avendo ben chiaro che l ' alternativa è tra la società libera dell ' Occidente e lo squallido universo senza speranza che abbiamo imparato a conoscere nei paesi dell ' orbe sovietico : che restano , nonostante tutte le acrobazie dialettiche , il solo e unico modello al quale siano capaci di guardare i nostri « eurocomunisti » . In nome di scelte collettive e di « austerità » destinate a realizzare un mondo migliore si sono a lungo considerati gli individui alla stregua di pietre sulle quali passa il cammino della storia . Al di là delle intenzioni personali ( che sono anche in questo caso irrilevanti ) l ' austerità berlingueriana è figlia della stessa matrice .
Caro Topner ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Topner , non ho letto l ' articolo di Alberoni : mi rimane da vivere troppo poco tempo per sprecarlo coi sociologi . Debbo tuttavia riconoscere che l ' ipotesi di un matrimonio fra islamismo e marxismo , anche se per ora litigano ( ma non dappertutto : in Libia , per esempio , c ' è una specie di castrismo mussulmano ) , è tutt ' altro che infondata . Non sono due regimi . Sono due Chiese , entrambe totalitarie e nemiche delle libertà individuali , che per sopprimerle potrebbero anche mettersi d ' accordo . Tutte due impongono ai loro fedeli di portare il cervello all ' ammasso , e fra scervellati è facile intendersi . Il punto in cui mi pare che Alberoni dica una grossa sciocchezza ( se è esatto quanto tu mi riferisci del suo articolo ) è là dove sostiene che marxismo e islamismo sono le uniche due culture vive del nostro tempo . E dove la vede , questa vita ? L ' Islam ebbe una grande cultura solo quando , nella loro cavalcata conquistatrice , i suoi Califfi incontrarono la cultura greca , quella egiziana e quella ebraica . Ma questo risale a Averroè e ad Avicenna , cioè a mille anni fa pressappoco . Da allora l ' atteggiamento dell ' Islam verso la cultura è sempre rimasto quello del famoso Califfo che , quando gli chiesero cosa dovevano fare della grande biblioteca di Alessandria , da lui conquistata , rispose : « Se tutti quei libri dicono ciò che dice il Corano , sono inutili . Se dicono cose diverse , sono dannosi . Nell ' un caso e nell ' altro , meglio bruciarli » . Si dirà : « Altri tempi » . No , Khomeini pensa e parla come quel Califfo . L ' Islam è una religione di analfabeti , in cui la cultura è monopolio degli Ulema , che sanno solo di Corano e passano la vita a indagarne i misteri ( che non ci sono ) . Mi citi Alberoni un ' opera d ' arte e di pensiero islamica degli ultimi due o trecent ' anni . I mussulmani colti sono quelli che escono dalle nostre università . Quanto al marxismo , senza dubbio esso ha portato nella nostra cultura cose nuove . Ma a parte il fatto che da questa cultura esso stesso deriva ( nessuno più contesta , credo , la discendenza di Marx da Hegel e quindi la sua parentela con tutto l ' idealismo ) , i suoi fiori sono da un pezzo avvizziti . La sua esplosione culturale risale agli anni ruggenti di Essenin e Majakovski , entrambi suicidi . Da quando Stalin lo congelò , il marxismo non è più che una enorme mummia in cui di vivo e vitale c ' è solo il dissenso . Gl ' intellettuali dell ' Occidente che baciano la pantofola al marxismo non s ' inchinano al marxismo , ma alle divisioni corazzate e ai carri armati del marxismo , così come i loro padri si erano inchinati a quelli del nazismo . Gli intellettuali sono bravissimi a nobilitare la loro viltà attribuendo blasoni culturali a chi gli fa paura . Anche qui Alberoni ci dica che cosa esporta , come opere d ' arte e di pensiero , il mondo comunista . Esporta Solgenitzin , Bukovski , Siniavski ecc . , cioè coloro che non hanno mai accettato o che hanno ripudiato il marxismo . Oppure esporta i reggimenti che invadono l ' Afghanistan , e che sono senza dubbio una cosa seria . Ma non vedo cosa c ' entri la cultura . Caro Topner , non sei un illuso . Può anche darsi che islamismo e marxismo , miscelandosi , producano una bomba più devastatrice di quella atomica . Essa potrà distruggere la nostra civiltà ( che forse , per la sua codardìa , se lo merita ) . Sostituirla mai .
Caro amico ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , il pericolo più grosso che si corre sempre nel giudicare le cose italiane è di generalizzare facendo di ogni erba un fascio . Io conosco fior di magistrati che fanno il possibile per liberare leggi e procedure dai bizantinismi che le affliggono , e fior di avvocati che a questi bizantinismi si rifiutano di contribuire e di approfittarne . Ma purtroppo il quadro generale è quello che lei , sia pure con qualche forzatura , descrive , e di cui Montesquieu inorridirebbe . Io non credo , sia chiaro , che fra legislatori , giudici e avvocati ci sia una congiura per tenere il cittadino in loro balìa , quando entra negl ' ingranaggi della Giustizia . Ma le leggi le fanno gli avvocati . E non c ' è dubbio che gli avvocati hanno tutto l ' interesse a farle in modo che solo degli specialisti come loro possano penetrarne i misteri concettuali e linguistici , e orientarsi nelle puntigliose procedure di cui sono rivestite . In qualche parte mi pare di aver letto che nella sola Napoli ci sono più avvocati che in tutta l ' Inghilterra . Essi possono vivere solo se anche le cause più semplici come la sua diventano complicate , interminabili e soprattutto incomprensibili al cliente . Ricordo che una volta Ojetti che , da quel grande giornalista che era , aveva la manìa della chiarezza , mi propose di « tradurre in italiano » , insieme a lui , il codice penale . Dapprincipio pensai che scherzasse . Invece diceva sul serio . Poi non ne facemmo nulla . Ma il semplice fatto che nella testa di un uomo intelligente e colto come Ojetti fosse potuta balenare l ' intenzione di « tradurre in italiano » il principale corpo di leggi che regolano i rapporti del cittadino con la società , la dice molto lunga ( e molto brutta ) sul concetto in cui il legislatore tiene questo cittadino : pecorella sconsiderata cui il pastore non deve neanche delle spiegazioni . Ricorda nei Promessi Sposi il discorso che Azzeccagarbugli tiene all ' intontito Renzo ? Badi però , caro amico , che il linguaggio ermetico non è una esclusiva degli uomini di legge . Ogni « corporazione » , in Italia , ha il suo . Se lo lasci dire da un povero direttore di giornale , che deve sudare le sette camicie per indurre i suoi « specialisti » - di medicina , di fisica ecc. - a esprimersi in termini che tutti possano capire . Il loro ermetismo , è ovvio , non è suggerito da nessun calcolo d ' interesse . E solo il derivato dell ' orrendo vizio della cultura italiana a chiudersi in accademie e chiesuole che considerano degradante qualsiasi contatto col « volgo » . I miei libri di storia sono disprezzati dagli accademici proprio per questo : perché non sono scritti nella lingua dell ' accademia . A questi libri non voglio fare pubblicità . Ma se lei legge le mie Italia della Controriforma e Italia del Seicento , ci troverà la spiegazione di questa malformazione , o almeno quella che a me sembra la spiegazione .
Grazie, caro Barni ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Grazie , caro Barni . L ' articolo infatti mi era sfuggito ( chi ha più il tempo di leggere tutto ? ) , e lo trovo un po ' sproporzionato al pretesto che lo ha occasionato . Il pretesto è l ' intitolazione di una piazza di Roncole Verdi , frazione di Busseto , a Giovanni Guareschi , di cui il mio redattore Gualazzini ha ricordato fra l ' altro la condanna scontata in carcere per vilipendio a De Gasperi . E a proposito di questa ha scritto : « Si disse che Guareschi aveva torto , ma è ancora sconcertante il fatto che lo scrittore e giornalista , disarmante e a volte perfino brutale nella sua assoluta sincerità , non abbia mai riconosciuto , neppure in punto di morte , il suo errore » . Se avessi visto l ' articolo di Gualazzini prima che fosse stampato ( in quei giorni non ero in sede ) , gli avrei suggerito di togliere questo passaggio , che lascia l ' ombra del dubbio sulla condotta di uno specchiato galantuomo come De Gasperi . L ' errore da parte di Guareschi ci fu , e nessuno lo sa meglio di me che per questo ebbi con lui un violento alterco . La lettera ch ' egli pubblicò di De Gasperi , in cui questi chiedeva al comando alleato di bombardare Milano , era , come giustamente dice Gorresio , uno smaccato falso . Ma io posso testimoniare che Guareschi la pubblicò perché era convinto della sua autenticità , e per questo non riconobbe l ' errore neanche in punto di morte : perché era persuaso di non averlo commesso . Comunque , questo errore Guareschi lo rimediò pagandone il conto senza raccomandarsi a nessuno e senza chiedere ribassi : credo che sia l ' unico giornalista italiano che , per un vilipendio , si è fatto i suoi due bravi anni di galera , che dovett ' essere galera dura perché ne uscì fisicamente stroncato . E questa è la prova di un carattere , di cui Gorresio ha commesso a sua volta l ' errore di non dargli atto . Quanto all ' indignazione che Gorresio esprime per l ' intitolazione di una piazza a Guareschi , la trovo ingiusta e ingenerosa . Anzitutto , non è vero che si tratti di un ' usurpazione ai danni di Verdi . Roncole , dove sorge la casa del Maestro , seguita a chiamarsi Roncole Verdi . La piazza , che poi è un prato , non aveva nome . Che gli abbiano dato quello di Guareschi , lo trovo del tutto naturale perché Guareschi è stato uno dei personaggi più rappresentativi del dopoguerra italiano . Forse sarà esagerato dire che fu lui a far vincere la Dc nelle elezioni del '48 . Ma che vi abbia potentemente contribuito , non c ' è dubbio . Come non c ' è dubbio che la Dc si dimostrò , nei suoi confronti , ingrata e meschina , come è del resto nel suo costume . Quanto ai libri di Guareschi nessuno , nemmeno lui , ha mai preteso attribuirgli una quotazione letteraria . Ma i personaggi ch ' egli descrisse hanno , pur nella loro sommarietà e rozzezza , un qualcosa che li rende , al pari di Bertoldo e di Simplicissimus , eterni ed universali , come dimostra il successo che incontrarono dovunque . Mescolati forse a qualche errore di sintassi , ci sono nella prosa di Guareschi un vigore , un sangue , un ' immediatezza , una fragranza di vita che tanti altri suoi contemporanei , molto più colti e smaliziati e letterariamente agguerriti di lui , non si sognano nemmeno , e che fanno di Guareschi un superteste del suo tempo . Uno storico che voglia ricostruire fedelmente il clima dell ' immediato dopoguerra italiano potrà ignorare Gorresio e anche me , ma non Guareschi . E infine , Guareschi era un uomo . Massiccio e tagliato con l ' accetta , ma autentico . E in questo Paese di scimmie e di pecore , quando s ' incontra un uomo , caro Gorresio , dedicargli una piazza è ancora poco .
Cara signora ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Cara signora , provocandomi a parlare male dei toscani , lei m ' invita a nozze . E la nostra passione , e i pretesti per sfogarla non mancano . Nel caso del sambuco , per esempio , non ho dubbi . E stato certamente il suo vicino a tagliarglielo . Non lo conosco , non ho la minima idea di chi sia , ma posso descrivergliene la mentalità , tanto mi è familiare . Si professa - lei mi dice - come uomo d ' idee progressiste . Però è talmente attaccato al « suo » che se il ramo di un albero altrui sporge sul suo muro di cinta , lo mozza anche a costo di uccidere l ' albero . Non perché gli dia noia , ma perché deve affermare il suo diritto di proprietà : per chi lo viola c ' è l ' accetta , o il fucile o il veleno . Questo è il toscano progressista . Ne conoscevo ( e l ' ho pure raccontato in un articolo ) uno , anzi una che , al termine di fiere requisitorie contro il mio reazionarismo , ordinava a un suo vecchio servitore di mangiare i funghi per sperimentare su di lui se erano buoni o velenosi ; l ' indomani gli diceva : « Gigi , fa ' vedere la lingua ! » ; e solo se la lingua di Gigi era pulita , mangiava i funghi anche lei . Ne conosco un altro a Milano , che è anche conte , vive largamente di rendita sulle terre ereditate , e ne arrotonda gli utili assumendo presidenze di enti o aziende che manda regolarmente in dissesto , ma dai quali esce con liquidazioni di centinaia di milioni , sempre in nome - si capisce - del popolo lavoratore . Suo marito aveva ragione a dire che i toscani sono cattivi soldati . Non hanno nessuna tradizione militare , non hanno mai avuto ( con gran disperazione di Machiavelli ) un esercito , e l ' unica guerra che sanno fare perché non ne hanno mai fatte altre è quella fra loro , da città a città , da comune a comune , da contrada a contrada . E qui sono , anzi siamo ( pochi toscani sono di razza pura come me ) formidabili . Formidabili , voglio dire , di cattiveria , di crudeltà , di protervia , ma anche di coraggio ed immaginazione . Suo padre invece aveva torto a chiamarci infidi . Questo , no . Infidi sono le carogne che si travestono da angeli . I toscani fanno esattamente il contrario . Si travestono da carogne anche quelli che non lo sono per una forma di civetteria o , come dicono gli inglesi , di understatement . Ma da quel che mi par di capire , il suo vicino non ha bisogno di travestimenti . E tuttavia il suo tipo di carogneria mi sorprende . Perché di toscani disposti ad ammazzare uomini , ne conosco parecchi . Ma degli alberi e della natura in genere sono rispettosi : basta guardare i loro paesaggi . Questo suo vicino dev ' essere un toscano bastardo e di fogna . Se le capita , gli dica tutta la mia gratitudine per il fatto che il nostro giornale non gli piace . Se gli piacesse , me ne sentirei offeso .
Caro Biro ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Biro , la mettiamo nella maniera più semplice . Non so che cosa lei intenda per « integrità ideologica » . Io la intendo come coerenza coi principi della propria bandiera politica . A me i principi del comunismo non vanno affatto bene , e credo di dimostrarlo quotidianamente con questo giornale . Berlinguer li professa , si può dire , da sempre . Fra questi principi c ' è - ed anzi è quello fondamentale - la lotta al capitalismo in tutte le sue espressioni ? Che la Fiat sia una di queste espressioni , credo che non Io negherebbe nemmeno l ' avvocato Agnelli . Quindi quando Berlinguer incita gli operai di quella fabbrica ad occuparla , potrà commettere un errore tattico ( ed io credo che l ' abbia commesso , o che l ' abbiano costretto a commetterlo ) , ma non certo una infrazione alla sua « integrità ideologica » . Il capo di un partito rivoluzionario cos ' altro deve cercare di fare , se non la rivoluzione ? E , caso mai , quando dice di non volerla fare , che lo trovo biasimevole e sospetto . Quanto a Moro , devo confessare un errore di valutazione : non politica , ma umana . Politicamente , io ho sempre combattuto Moro , vivo e morto : lo chiamai , a cadavere caldo , « il genio del male » . Ma ero convinto della sua « integrità morale » , cioè che fosse onesto . E come me , ne erano convinti tutti . Ora molte rivelazioni ce ne fanno dubitare . Dico « dubitare » perché certezze ancora non ce ne sono , ma c ' è tuttavia quanto basta per ritenere che , anche se non commise porcherie , ne tollerò e ne coprì . Mi dispiace . Mi dispiace non perché tutto questo mi costringe a riconoscere che mi ero sbagliato , operazione che non mi costa mai nessuno sforzo ; ma perché mi dimostra che anche uomini che sembravano al di sopra di ogni sospetto - e non importa se amici o nemici - sono nella melma . Ne goda chi vuole ; io , no .
E ha fatto benissimo ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
E ha fatto benissimo , caro amico . Ma non se ne vergogni perché i comunisti non sono né piemontesi né altro . Sono comunisti , e basta . Di quale natura siano stati gli apprezzamenti ideologici sul nostro conto , non faccio fatica a immaginarlo . Avranno detto di certo che siamo fascisti , senza minimamente dubitare che non c ' è fascista più sopraffattore e cialtrone di quello che dà di fascista a chi non la pensa come lui . Ma badi bene , caro amico . Io non biasimo i comunisti per essersi arrogata la facoltà di rilasciare o di rifiutare agli altri le patenti di democrazia . Biasimo gli altri che da trentacinqu ' anni subiscono questo sopruso pur sapendo benissimo che , quanto a democrazia , rossi e neri si equivalgono . Comunque , ciò che i comunisti di Torino hanno fatto contro di noi non mi sorprende : rientra nella regola del loro sporco giuoco . Quelli che mi sorprendono sono i socialisti . Sono ancora a questo punto di sottomissione nei confronti del Pci ? Fanno ancora gli sciacallucci scodinzolanti al seguito della belva ? Giriamo queste domande all ' on. Craxi , che sembra parlare in nome di un socialismo diverso . Guardi di che ceffi invece esso è fatto . Tutte le volte che gli accordiamo un po ' di fiducia , dobbiamo pentircene . P.S. Ieri abbiamo raccomandato al buon cuore dei milanesi una povera donna che vende le caldarroste davanti ai giardini , all ' angolo fra piazza Cavour e via Manin , che alcuni malviventi hanno scippato del suo modesto peculio . Ma , da quanto mi risulta , il cuore dei milanesi non ha vibrato . Strano . E ' la prima volta che succede .
Cara signora ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Cara signora , grazie di cuore per la sua solidarietà . Quanto al dubbio che Orlando ed io vogliamo coprire col silenzio le malefatte di mafiosi e camorristi , esso non mi offende perché testimonia soltanto la sua ingenuità : un ' ingenuità che , intendiamoci , le fa molto onore , ma che non l ' aiuta di certo a capire come vanno le cose in quel difficile mondo . Le porto un esempio . Se io mi trovassi a Pagani , probabilmente saprei chi ne ha ucciso il sindaco , perché sono sicuro che lo sanno tutti , e forse qualcuno me ne avrebbe mormorato il nome all ' orecchio . Ma se a questo qualcuno io avessi chiesto di venire a testimoniarlo in tribunale , lo avrei visto fuggire a gambe levate , e in tribunale ci sarei finito io per uscirne con una bella condanna per calunnia . I nomi dei colpevoli , cara signora , li sanno anche i carabinieri . Quelli che mancano sono i testimoni e le prove , senza le quali , lei lo capisce , non si possono lanciare accuse , anche se siamo arciconvinti della loro fondatezza . Tuttavia il discorso di Orlando era un altro , di ordine più generale . Gl ' Innominati a cui si riferisce nel suo articolo - lettera non sono i caperonzoli della malavita locale , ma i loro alti protettori politici . E anche di costoro si sanno i nomi , ma anche contro di essi mancano le prove . Eppoi , come distinguere le mele sane da quelle marce ? Un po ' in tutta Italia , ma specialmente nel Sud , la politica è clientelismo , il clientelismo è sempre mafia , e le mafie si combattono tra loro non soltanto a lupara , ma anche a calunnia . E , mi creda , un groviglio inestricabile . Una sola cosa si capisce con chiarezza : che politica e malavita sono così intimamente intrecciate , che ormai diventa quasi impossibile distinguere l ' una dall ' altra . E a questo punto , cara signora , verrebbe voglia di emigrare e cambiare nazionalità . Invece no . Questo è il nostro Paese . Qui dobbiamo vivere , lottare e , se è necessario , farci ammazzare . Meglio italiani morti che apolidi vivi .
Egregio signore ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Egregio signore , come vede pubblico la sua lettera . E non ritengo di compiere , facendolo , un atto di coraggio , ma soltanto un atto di pubblica utilità . E ' bene che gli illusi disposti a far credito al Pci di una ormai salda e irreversibile vocazione democratica sappiano che nella sua « base » trovano ospitalità individui come lei . Non tutto il Pci le somiglia , almeno spero . Ma le idee che lei ha avuto la sincerità di mettere nero su bianco sono tuttora , sicuramente , il pane politico e ideologico di una larga schiera di militanti : i più tenaci , i più fidati , quelli che nell ' ora dei grandi rivolgimenti costituirebbero la vera forza del partito . Lei non si è lasciato confondere da tutti i tatticismi , da tutte le professioni di pluralismo , da tutte le caute operazioni di distacco dalla Chiesa madre sovietica di Berlinguer . Ha capito che queste manovre servono per rassicurare i compagni di strada , i progressisti da salotto , gli intellettuali desiderosi di avere le lodi della sinistra e le prebende del capitalismo . Nella sua cellula - perché immagino lei appartenga a una cellula - le verità devono essere quelle di sempre : il Paradiso è là dove esiste il « socialismo reale » . Senza disoccupati - ma nessun disoccupato occidentale lavorerebbe per il salario con cui vengono retribuiti , all ' Est , gli operai meglio pagati - e con il 99 per cento dei voti , nelle elezioni , alla lista di regime . Non l ' ha neppure insospettito il fatto che dopo queste elezioni così compattamente favorevoli , il sindacato antiregime di Lech Walesa abbia trovato in Polonia dieci milioni di aderenti . Ma è logico che lei non si insospettisca . Non si insospettì neppure Togliatti , il grande maestro del comunismo italiano che , essendo vissuto in Russia durante il periodo degli orrori staliniani , tornò in Italia decantando , della Russia stessa , la mirabile avanzata democratica . ( Ci volle il rapporto Kruscev perché il migliore confessasse che qualcosa di marcio c ' era stato , nella Unione Sovietica a lui così cara . ) Si tenga pure le sue certezze , che confermano le nostre . E si tenga le sue minacce , che legittimano ancor più la nostra battaglia .