StampaQuotidiana ,
Democrazia
e
pluralismo
sono
il
pezzo
forte
della
grande
«
operazione
sorriso
»
lanciata
negli
ultimi
anni
dal
Pci
:
ma
l
'
opinione
democratica
,
alla
quale
è
in
primo
luogo
rivolta
questa
campagna
pubblicitaria
,
dovrebbe
guardare
con
attenzione
il
contenuto
della
scatola
che
le
viene
offerta
con
tanta
generosità
.
Potrebbe
rivelarsi
intriso
di
contenuti
inquinanti
,
e
di
autentici
veleni
.
Un
buon
punto
di
partenza
può
essere
l
'
esame
del
duplice
atteggiamento
del
gruppo
dirigente
comunista
verso
l
'
ondata
di
contestazione
iniziata
nel
1968
.
Dopo
una
fase
di
incertezza
,
condanne
e
deplorazioni
si
sono
moltiplicate
:
il
movimento
è
stato
bollato
come
espressione
di
estremismo
infantile
e
di
spontaneismo
incontrollato
;
la
sua
debolezza
organizzativa
,
l
'
inconsistenza
delle
sue
posizioni
teoriche
,
la
povertà
delle
sue
mitologie
-
non
ultima
il
maoismo
-
sono
state
duramente
denunciate
e
non
di
rado
fatte
oggetto
di
impietose
derisioni
.
Sono
queste
le
posizioni
alle
quali
attinge
fiducia
e
sicurezza
il
pubblico
democratico
e
borghese
,
vittima
per
tanti
anni
di
ogni
sorta
di
aggressioni
materiali
e
morali
,
e
tentato
alfine
di
vedere
nel
Pci
quella
forza
d
'
ordine
e
di
restaurazione
di
cui
la
sua
stanchezza
gli
fa
avvertire
così
vivamente
il
bisogno
.
Non
v
'
è
alcuna
necessità
di
mettere
in
discussione
la
buona
fede
di
chi
adesso
si
fa
paladino
di
tesi
così
rassicuranti
.
Viene
piuttosto
in
mente
il
«
bispensiero
»
di
orwelliana
memoria
-
se
il
riferimento
è
consentito
a
proposito
di
un
partito
che
si
presenta
agli
italiani
con
la
figura
rispettabile
di
Giorgio
Amendola
e
con
quella
,
un
po
'
più
ambigua
,
di
Enrico
Berlinguer
.
E
tuttavia
,
quale
immagine
più
adatta
a
designare
l
'
intreccio
fra
le
ampie
assicurazioni
date
ai
pavidi
e
ai
timorosi
,
e
la
spregiudicata
utilizzazione
che
il
Pci
continua
a
fare
delle
spinte
eversive
così
duramente
condannate
in
altra
sede
?
Di
fatto
,
le
spinte
eversive
vengono
condannate
dai
comunisti
sino
a
quando
sono
controllate
dai
«
gruppuscoli
»
dell
'
ultrasinistra
;
ma
vengono
invece
levate
al
cielo
,
ed
esaltate
come
grande
moto
democratico
dei
lavoratori
,
dei
giovani
e
delle
donne
,
quando
il
Pci
riesce
ad
assoggettarle
alla
propria
guida
.
Che
è
ciò
che
in
misura
sempre
più
ampia
è
accaduto
negli
ultimi
anni
,
grazie
alla
superiore
efficienza
dell
'
organizzazione
comunista
ufficiale
.
In
tal
modo
le
spinte
contestatrici
e
le
loro
emanazioni
sono
venute
ad
assumere
un
posto
centrale
nelle
nuove
strategie
del
Pci
:
e
il
non
averlo
inteso
è
all
'
origine
di
non
pochi
errori
di
alcuni
dei
più
noti
leader
democratici
.
Del
movimento
sessantottesco
il
Pci
ha
infatti
ritenuto
e
fatto
propria
soprattutto
la
spinta
al
regime
assembleare
,
che
i
gruppuscoli
avevano
promosso
per
imporre
la
propria
volontà
di
minoranza
alle
maggioranze
disorganizzate
.
Nella
versione
controllata
dal
Pci
,
alla
violenza
dei
gruppuscoli
si
sostituisce
l
'
azione
ben
più
vasta
e
penetrante
del
partito
e
delle
organizzazioni
parallele
ad
esso
collegate
.
Esautorati
i
poteri
legali
creati
dal
voto
espresso
dalle
maggioranze
democratiche
,
le
loro
funzioni
vengono
di
fatto
trasferite
ad
assemblee
che
si
presumono
unitarie
,
ma
di
cui
i
comunisti
sono
certi
di
acquistare
il
controllo
grazie
ad
una
organizzazione
politico
-
sindacale
di
tipo
capillare
alla
quale
i
partiti
democratici
,
proprio
perché
democratici
,
non
hanno
nulla
di
equivalente
da
contrapporre
.
Gli
esempi
sono
sotto
gli
occhi
di
tutti
.
Sul
terreno
sindacale
,
opportune
disposizioni
dello
statuto
dei
lavoratori
,
riecheggiate
in
decine
di
provvedimenti
legislativi
,
escludono
dalla
rappresentanza
le
organizzazioni
diverse
dalla
Triplice
,
anche
quando
sono
di
fatto
maggioritarie
.
Nelle
università
e
nelle
scuole
è
in
corso
già
da
qualche
anno
una
vasta
manovra
tendente
ad
affidare
il
controllo
ad
assemblee
di
tutto
il
personale
docente
e
non
docente
dominate
dai
sindacati
confederali
,
senza
alcun
riguardo
ai
livelli
tecnici
e
di
competenza
.
Operazioni
,
queste
,
agevolate
dagli
errori
di
valutazione
della
direzione
democristiana
,
ancora
vittima
dell
'
illusione
che
la
società
italiana
rimanga
,
a
livello
«
antropologico
»
,
fondamentalmente
cattolica
.
Su
queste
premesse
Berlinguer
può
dichiarare
tranquillamente
,
come
ha
fatto
nella
sua
ultima
relazione
al
Comitato
Centrale
del
Pci
,
che
i
comunisti
non
vogliono
«
fare
da
soli
né
con
i
soli
partiti
di
sinistra
»
,
e
che
anzi
considerano
«
essenziale
il
ruolo
e
l
'
iniziativa
di
ogni
altra
forza
politica
democratica
e
popolare
»
.
Gli
strumenti
in
possesso
del
Pci
garantiscono
infatti
che
queste
iniziative
resteranno
confinate
a
un
ruolo
nettamente
subordinato
e
che
il
potere
di
controllo
sarà
affidato
a
mani
sicure
.
E
chiaro
che
in
questa
fase
i
comunisti
,
ancora
ai
margini
del
potere
,
dovranno
allargare
i
propri
consensi
anche
facendo
concessioni
a
ogni
sorta
di
richieste
:
ma
esse
diverranno
superflue
nel
secondo
tempo
,
quando
il
Pci
disporrà
di
«
argomenti
»
più
efficaci
.
E
non
si
tratta
di
un
processo
limitato
ai
livelli
intermedi
e
di
base
.
La
nuova
struttura
di
potere
destinata
a
governare
la
società
italiana
in
regime
di
compromesso
storico
dovrebbe
estendersi
,
nei
disegni
del
Pci
,
sino
ai
vertici
dello
Stato
.
Quale
essa
debba
essere
a
livello
costituzionale
è
stato
autorevolmente
indicato
in
uno
studio
recente
dell
'
on.
Natta
,
presidente
del
gruppo
parlamentare
comunista
alla
Camera
(
«
Critica
marxista
»
,
1975
,
n
.
6
)
:
e
le
sue
vedute
sono
state
subito
avallate
dai
soliti
intellettuali
organici
alla
Luigi
Berlinguer
.
Nel
nuovo
regime
,
chiariscono
i
costituzionalisti
del
berlinguerismo
,
maggioranza
parlamentare
e
maggioranza
di
governo
potranno
essere
cose
diverse
;
e
anzi
a
livello
parlamentare
si
potrà
anche
rinunciare
alla
distinzione
fra
maggioranza
e
opposizione
,
e
affidare
invece
le
funzioni
di
controllo
e
d
'
opposizione
ai
canali
«
interni
»
della
partecipazione
ai
vari
livelli
,
regionale
,
sindacale
,
locale
.
Il
Parlamento
assumerebbe
in
tal
modo
la
fisionomia
di
una
sorta
di
stanza
di
compensazione
,
chiamata
a
mediare
le
spinte
diverse
che
vengono
dai
vari
organismi
-
sempre
,
peraltro
,
«
unitari
»
-
nei
quali
si
articola
il
corpo
sociale
.
Naturalmente
,
i
nuovi
teorici
abbondano
in
fatto
di
professione
di
fede
nelle
validità
della
tradizione
garantista
,
e
ammoniscono
anzi
solennemente
sulla
necessità
di
evitare
che
in
Italia
si
ripeta
quel
che
negli
Stati
socialisti
è
capitato
quando
da
quelle
tradizioni
ci
si
è
discostati
.
Quasi
che
non
capitino
tuttora
,
e
quasi
che
il
regime
così
delineato
non
assomigli
pericolosamente
,
al
di
là
di
tutte
le
buone
intenzioni
,
a
quello
sovietico
(
anche
dei
tempi
più
oscuri
)
,
dove
pure
si
pretende
che
il
regime
unanimistico
e
l
'
assenza
di
opposizione
venga
compensato
,
e
largamente
,
dalla
partecipazione
delle
masse
,
mobilitate
a
comando
,
tutte
le
volte
che
serve
,
ad
approvare
democraticamente
le
decisioni
dei
dirigenti
.
«
Pluralismo
»
e
«
democrazia
»
per
i
teorici
dell
'
eurocomunismo
hanno
dunque
un
significato
ben
diverso
da
quello
che
ad
essi
attribuiscono
i
democratici
.
Intanto
,
una
rete
dalle
maglie
sempre
più
strette
viene
stendendosi
su
tutto
il
paese
:
e
ciascuno
può
constatarlo
nell
'
ambito
della
propria
esperienza
.
I
soli
a
non
vederlo
sono
quei
politici
che
,
nonostante
i
leali
ed
espliciti
avvertimenti
di
Berlinguer
,
continuano
a
considerare
il
compromesso
storico
come
un
semplice
incontro
di
vertice
,
che
addirittura
servirebbe
alla
democrazia
.
StampaQuotidiana ,
Avremmo
preferito
una
maggiore
schiettezza
nel
discorso
dell
'
on.
Enrico
Berlinguer
sull
'
austerità
.
Le
prospettive
di
cui
egli
ha
parlato
solo
in
parte
,
e
in
parte
minore
,
nascono
infatti
da
straordinarie
circostanze
,
dipendenti
da
sviluppi
internazionali
o
dalla
interna
fragilità
del
sistema
economico
italiano
.
In
misura
assai
più
grande
la
paralisi
del
«
modello
di
sviluppo
»
finora
esistente
,
la
violenza
e
il
disordine
che
attanagliano
la
vita
del
nostro
paese
,
tutte
quelle
«
traversie
»
,
insomma
,
che
il
Pci
si
propone
di
trasformare
in
«
opportunità
»
,
sono
il
risultato
dell
'
aggressione
che
per
anni
i
comunisti
hanno
condotto
contro
le
istituzioni
politiche
e
sociali
della
democrazia
italiana
,
in
accordo
più
o
meno
dichiarato
con
l
'
estremismo
extraparlamentare
.
Non
si
vede
,
del
resto
,
perché
un
partito
che
si
propone
di
cambiare
la
società
debba
nascondere
la
parte
ch
'
esso
ha
avuto
nella
demolizione
del
vecchio
ordine
di
cose
:
ed
è
verosimile
che
in
sede
storica
i
comunisti
non
mancheranno
di
sottolineare
questo
loro
contributo
.
Ma
per
adesso
non
si
tratta
di
fare
storia
ma
di
sviluppare
un
'
azione
politica
in
corso
:
e
che
in
politica
la
«
simulazione
»
e
la
«
doppia
verità
»
siano
assai
redditizie
non
è
l
'
ultimo
insegnamento
che
i
comunisti
abbiano
tratto
dai
loro
sempre
più
stretti
commerci
con
certo
cattolicesimo
«
di
sinistra
»
.
Ma
ciò
che
conta
è
il
contenuto
specifico
della
proposta
berlingueriana
.
Non
è
impossibile
vedervi
,
e
vi
si
è
vista
,
una
larga
coincidenza
con
tesi
politiche
che
per
anni
sono
state
proprie
della
sinistra
democratica
.
Una
correzione
dello
sviluppo
nel
senso
della
destinazione
di
una
quota
sempre
più
ampia
delle
risorse
disponibili
agli
investimenti
sociali
,
volta
a
riequilibrare
l
'
eccessivo
incremento
dei
consumi
privati
,
è
stata
da
anni
riconosciuta
necessaria
ad
assicurare
alle
grandi
masse
degli
italiani
una
più
autentica
partecipazione
ai
vantaggi
del
progresso
economico
e
civile
del
paese
.
Che
ciò
debba
comportare
il
contenimento
dei
consumi
a
favore
degli
investimenti
,
e
che
in
taluni
casi
possa
essere
opportuna
l
'
adozione
dei
meccanismi
atti
a
soddisfare
con
forme
sociali
e
collettive
bisogni
la
cui
soddisfazione
su
scala
individuale
sarebbe
assai
meno
efficace
e
più
costosa
,
è
parimenti
indiscusso
.
Ma
nel
pensiero
democratico
queste
misure
hanno
solo
un
valore
strumentale
e
subordinato
al
fine
del
migliore
funzionamento
di
un
tipo
di
sviluppo
nel
quale
il
consumo
e
il
consumatore
individuale
rimangono
i
destinatari
principali
dei
beni
prodotti
e
delle
opportunità
offerte
dal
progresso
civile
.
Non
v
'
è
posto
,
in
una
concezione
democratica
del
rapporto
tra
consumi
individuali
e
consumi
pubblici
,
per
l
'
erezione
del
momento
sociale
e
collettivo
a
ideale
politico
e
morale
.
Che
è
proprio
ciò
che
invece
caratterizza
l
'
austerità
berlingueriana
,
di
cui
sarebbe
grave
errore
sottovalutare
le
implicazioni
a
lungo
termine
in
vista
di
parziali
coincidenze
con
gli
obiettivi
delle
forze
democratiche
nel
breve
e
nel
medio
termine
.
L
'
austerità
proposta
dal
Pci
vuol
essere
infatti
la
realizzazione
di
un
modello
di
vita
ispirato
a
una
scala
di
valori
profondamente
diversa
e
al
limite
opposta
a
quella
che
presiede
a
ogni
società
libera
e
democratica
.
Tra
questi
valori
il
momento
collettivo
occupa
un
posto
assai
più
alto
del
momento
individuale
,
e
finisce
di
fatto
per
coincidere
col
momento
etico
in
quanto
superamento
dell
'
individualismo
,
sempre
qualificato
come
«
eccessivo
»
ed
«
esasperato
»
:
che
è
poi
la
motivazione
con
la
quale
si
vorrebbero
giustificare
l
'
indigenza
e
la
mancanza
di
prospettive
personali
e
individuali
che
caratterizzano
i
felici
paesi
del
socialismo
e
della
democrazia
popolare
.
E
possibile
che
nell
'
accezione
berlingueriana
questi
valori
si
colorino
anche
di
un
'
esaltazione
dell
'
istanza
pauperistica
di
cui
è
facile
individuare
l
'
origine
,
ancora
una
volta
,
nelle
frequentazioni
cattoliche
del
leader
comunista
:
e
certo
,
l
'
insistenza
sul
tema
del
sacrificio
quale
connotazione
etica
della
nuova
società
,
in
contrapposizione
all
'
egoismo
e
al
materialismo
che
caratterizzerebbero
la
nostra
realtà
capitalistica
e
borghese
,
conferisce
al
programma
di
austerità
ambizioni
di
riforma
di
grande
respiro
,
sociale
e
morale
:
alle
quali
è
doveroso
dare
risposta
sullo
stesso
terreno
.
Occorre
dunque
ricordare
che
per
la
cultura
liberale
e
democratica
-
quella
autentica
,
rimasta
fedele
ai
princìpi
da
cui
è
nata
la
libertà
moderna
-
l
'
individuo
non
è
un
disvalore
ma
il
fine
stesso
alla
cui
esaltazione
e
al
cui
sviluppo
sono
ordinate
tutte
le
attività
economiche
e
culturali
della
società
.
Che
l
'
uomo
abbia
diritto
a
un
proprio
individuale
destino
e
a
riempire
la
propria
vita
dei
contenuti
che
liberamente
vorrà
scegliere
e
riuscirà
a
conseguire
è
il
principio
sul
quale
si
regge
l
'
insieme
di
garanzie
che
il
mondo
libero
ha
eretto
a
difesa
della
persona
umana
.
In
questo
senso
,
l
'
abbondanza
dei
beni
di
consumo
e
la
possibilità
della
loro
appropriazione
individuale
nella
misura
più
larga
possibile
offrono
una
sempre
più
vasta
e
più
varia
gamma
di
alternative
tra
le
quali
si
opera
la
libera
scelta
di
ognuno
:
e
quanto
più
ampia
sarà
questa
possibilità
di
scelta
tanto
più
concreta
e
più
ricca
di
contenuti
sarà
la
libertà
di
ciascuno
.
Gli
italiani
della
generazione
presente
hanno
sperimentato
ciò
che
questo
può
significare
per
la
vita
dei
singoli
e
delle
collettività
nel
suo
insieme
:
con
la
possibilità
,
incomparabilmente
maggiore
che
in
passato
,
che
dopo
il
«
miracolo
economico
»
si
è
offerta
a
ciascuno
di
accedere
a
nuove
forme
di
svago
e
di
cultura
,
dai
viaggi
alle
letture
agli
spettacoli
e
non
meno
alla
possibilità
di
impiegare
le
proprie
energie
'
ad
attività
di
lavoro
che
,
nonostante
tutti
i
discorsi
sull
'
alienazione
,
sono
assai
più
diversificate
e
significative
di
quelle
consentite
nella
vecchia
società
rurale
e
pauperistica
.
In
tal
senso
va
denunciato
l
'
equivoco
contenuto
nelle
affermazioni
dei
Berlinguer
,
Lama
o
Barca
sull
'
austerità
come
momento
caratterizzante
di
tutte
le
fasi
creative
della
storia
.
Perché
certo
anche
nell
'
economia
di
mercato
vi
è
un
momento
di
«
astinenza
capitalistica
»
di
smithiana
memoria
,
nella
misura
in
cui
la
limitazione
del
consumo
è
ineliminabile
da
ogni
processo
di
accumulazione
.
Ma
nella
società
libera
,
che
i
marxisti
chiamano
borghese
,
l
'
astinenza
e
l
'
austerità
sono
preliminari
al
conseguimento
di
quella
abbondanza
di
beni
al
servizio
dei
bisogni
individuali
che
resta
la
finalità
ultima
di
tutto
il
processo
produttivo
.
Non
l
'
austerità
ma
l
'
edonismo
»
è
l
'
asse
su
cui
ruotano
i
sistemi
capitalistici
:
quelli
attuali
non
meno
di
quelli
delle
origini
,
ai
quali
si
deve
l
'
abbattimento
del
modo
di
produzione
preindustriale
.
Edonismo
da
intendere
nel
senso
,
che
i
vecchi
trattatisti
ritenevano
appena
necessario
chiarire
,
che
i
«
piaceri
»
da
soddisfare
possono
essere
i
più
diversi
,
dai
minori
e
triviali
ai
più
alti
.
Vi
sono
state
e
vi
sono
,
in
questi
sistemi
,
distorsioni
che
è
doveroso
correggere
con
misure
atte
ad
assicurare
la
necessaria
priorità
ai
bisogni
riconosciuti
prioritari
,
e
ad
affinare
e
qualificare
sempre
meglio
i
bisogni
di
cui
la
domanda
presente
sul
mercato
chiede
la
soddisfazione
.
Ma
nelle
società
libere
questo
compito
è
affidato
alle
capacità
di
progresso
interne
alla
società
stessa
,
attraverso
la
crescita
della
cultura
e
della
coscienza
civile
quali
forze
chiamate
a
orientarla
e
a
dirigerla
verso
nuove
e
più
alte
finalità
.
Vi
sono
anche
altri
modi
per
affrontare
questi
problemi
:
quelli
,
per
esempio
,
che
affidano
ai
poteri
pubblici
e
alle
istanze
collettive
le
scelte
che
le
società
libere
riservano
invece
agli
individui
.
Allora
,
sarà
il
consumatore
collettivo
,
espresso
dalle
istituzioni
sociali
,
a
indicare
quali
beni
,
quali
servizi
o
quale
tipo
di
svaghi
siano
da
preferire
agli
altri
,
magari
designati
dalle
preferenze
individuali
.
Sono
modi
nei
quali
si
realizza
il
ricorrente
bisogno
di
dare
un
ordine
(
che
spesso
è
solo
la
proiezione
dei
propri
criteri
e
valori
)
all
'
apparente
disordine
e
al
caos
delle
molteplici
scelte
degli
individui
.
Tra
i
due
modi
siamo
tutti
chiamati
a
fare
,
in
qualche
modo
,
la
nostra
scelta
.
Ma
chi
sceglie
lo
faccia
avendo
ben
chiaro
che
l
'
alternativa
è
tra
la
società
libera
dell
'
Occidente
e
lo
squallido
universo
senza
speranza
che
abbiamo
imparato
a
conoscere
nei
paesi
dell
'
orbe
sovietico
:
che
restano
,
nonostante
tutte
le
acrobazie
dialettiche
,
il
solo
e
unico
modello
al
quale
siano
capaci
di
guardare
i
nostri
«
eurocomunisti
»
.
In
nome
di
scelte
collettive
e
di
«
austerità
»
destinate
a
realizzare
un
mondo
migliore
si
sono
a
lungo
considerati
gli
individui
alla
stregua
di
pietre
sulle
quali
passa
il
cammino
della
storia
.
Al
di
là
delle
intenzioni
personali
(
che
sono
anche
in
questo
caso
irrilevanti
)
l
'
austerità
berlingueriana
è
figlia
della
stessa
matrice
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Topner
,
non
ho
letto
l
'
articolo
di
Alberoni
:
mi
rimane
da
vivere
troppo
poco
tempo
per
sprecarlo
coi
sociologi
.
Debbo
tuttavia
riconoscere
che
l
'
ipotesi
di
un
matrimonio
fra
islamismo
e
marxismo
,
anche
se
per
ora
litigano
(
ma
non
dappertutto
:
in
Libia
,
per
esempio
,
c
'
è
una
specie
di
castrismo
mussulmano
)
,
è
tutt
'
altro
che
infondata
.
Non
sono
due
regimi
.
Sono
due
Chiese
,
entrambe
totalitarie
e
nemiche
delle
libertà
individuali
,
che
per
sopprimerle
potrebbero
anche
mettersi
d
'
accordo
.
Tutte
due
impongono
ai
loro
fedeli
di
portare
il
cervello
all
'
ammasso
,
e
fra
scervellati
è
facile
intendersi
.
Il
punto
in
cui
mi
pare
che
Alberoni
dica
una
grossa
sciocchezza
(
se
è
esatto
quanto
tu
mi
riferisci
del
suo
articolo
)
è
là
dove
sostiene
che
marxismo
e
islamismo
sono
le
uniche
due
culture
vive
del
nostro
tempo
.
E
dove
la
vede
,
questa
vita
?
L
'
Islam
ebbe
una
grande
cultura
solo
quando
,
nella
loro
cavalcata
conquistatrice
,
i
suoi
Califfi
incontrarono
la
cultura
greca
,
quella
egiziana
e
quella
ebraica
.
Ma
questo
risale
a
Averroè
e
ad
Avicenna
,
cioè
a
mille
anni
fa
pressappoco
.
Da
allora
l
'
atteggiamento
dell
'
Islam
verso
la
cultura
è
sempre
rimasto
quello
del
famoso
Califfo
che
,
quando
gli
chiesero
cosa
dovevano
fare
della
grande
biblioteca
di
Alessandria
,
da
lui
conquistata
,
rispose
:
«
Se
tutti
quei
libri
dicono
ciò
che
dice
il
Corano
,
sono
inutili
.
Se
dicono
cose
diverse
,
sono
dannosi
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
,
meglio
bruciarli
»
.
Si
dirà
:
«
Altri
tempi
»
.
No
,
Khomeini
pensa
e
parla
come
quel
Califfo
.
L
'
Islam
è
una
religione
di
analfabeti
,
in
cui
la
cultura
è
monopolio
degli
Ulema
,
che
sanno
solo
di
Corano
e
passano
la
vita
a
indagarne
i
misteri
(
che
non
ci
sono
)
.
Mi
citi
Alberoni
un
'
opera
d
'
arte
e
di
pensiero
islamica
degli
ultimi
due
o
trecent
'
anni
.
I
mussulmani
colti
sono
quelli
che
escono
dalle
nostre
università
.
Quanto
al
marxismo
,
senza
dubbio
esso
ha
portato
nella
nostra
cultura
cose
nuove
.
Ma
a
parte
il
fatto
che
da
questa
cultura
esso
stesso
deriva
(
nessuno
più
contesta
,
credo
,
la
discendenza
di
Marx
da
Hegel
e
quindi
la
sua
parentela
con
tutto
l
'
idealismo
)
,
i
suoi
fiori
sono
da
un
pezzo
avvizziti
.
La
sua
esplosione
culturale
risale
agli
anni
ruggenti
di
Essenin
e
Majakovski
,
entrambi
suicidi
.
Da
quando
Stalin
lo
congelò
,
il
marxismo
non
è
più
che
una
enorme
mummia
in
cui
di
vivo
e
vitale
c
'
è
solo
il
dissenso
.
Gl
'
intellettuali
dell
'
Occidente
che
baciano
la
pantofola
al
marxismo
non
s
'
inchinano
al
marxismo
,
ma
alle
divisioni
corazzate
e
ai
carri
armati
del
marxismo
,
così
come
i
loro
padri
si
erano
inchinati
a
quelli
del
nazismo
.
Gli
intellettuali
sono
bravissimi
a
nobilitare
la
loro
viltà
attribuendo
blasoni
culturali
a
chi
gli
fa
paura
.
Anche
qui
Alberoni
ci
dica
che
cosa
esporta
,
come
opere
d
'
arte
e
di
pensiero
,
il
mondo
comunista
.
Esporta
Solgenitzin
,
Bukovski
,
Siniavski
ecc
.
,
cioè
coloro
che
non
hanno
mai
accettato
o
che
hanno
ripudiato
il
marxismo
.
Oppure
esporta
i
reggimenti
che
invadono
l
'
Afghanistan
,
e
che
sono
senza
dubbio
una
cosa
seria
.
Ma
non
vedo
cosa
c
'
entri
la
cultura
.
Caro
Topner
,
non
sei
un
illuso
.
Può
anche
darsi
che
islamismo
e
marxismo
,
miscelandosi
,
producano
una
bomba
più
devastatrice
di
quella
atomica
.
Essa
potrà
distruggere
la
nostra
civiltà
(
che
forse
,
per
la
sua
codardìa
,
se
lo
merita
)
.
Sostituirla
mai
.
StampaQuotidiana ,
Caro
amico
,
il
pericolo
più
grosso
che
si
corre
sempre
nel
giudicare
le
cose
italiane
è
di
generalizzare
facendo
di
ogni
erba
un
fascio
.
Io
conosco
fior
di
magistrati
che
fanno
il
possibile
per
liberare
leggi
e
procedure
dai
bizantinismi
che
le
affliggono
,
e
fior
di
avvocati
che
a
questi
bizantinismi
si
rifiutano
di
contribuire
e
di
approfittarne
.
Ma
purtroppo
il
quadro
generale
è
quello
che
lei
,
sia
pure
con
qualche
forzatura
,
descrive
,
e
di
cui
Montesquieu
inorridirebbe
.
Io
non
credo
,
sia
chiaro
,
che
fra
legislatori
,
giudici
e
avvocati
ci
sia
una
congiura
per
tenere
il
cittadino
in
loro
balìa
,
quando
entra
negl
'
ingranaggi
della
Giustizia
.
Ma
le
leggi
le
fanno
gli
avvocati
.
E
non
c
'
è
dubbio
che
gli
avvocati
hanno
tutto
l
'
interesse
a
farle
in
modo
che
solo
degli
specialisti
come
loro
possano
penetrarne
i
misteri
concettuali
e
linguistici
,
e
orientarsi
nelle
puntigliose
procedure
di
cui
sono
rivestite
.
In
qualche
parte
mi
pare
di
aver
letto
che
nella
sola
Napoli
ci
sono
più
avvocati
che
in
tutta
l
'
Inghilterra
.
Essi
possono
vivere
solo
se
anche
le
cause
più
semplici
come
la
sua
diventano
complicate
,
interminabili
e
soprattutto
incomprensibili
al
cliente
.
Ricordo
che
una
volta
Ojetti
che
,
da
quel
grande
giornalista
che
era
,
aveva
la
manìa
della
chiarezza
,
mi
propose
di
«
tradurre
in
italiano
»
,
insieme
a
lui
,
il
codice
penale
.
Dapprincipio
pensai
che
scherzasse
.
Invece
diceva
sul
serio
.
Poi
non
ne
facemmo
nulla
.
Ma
il
semplice
fatto
che
nella
testa
di
un
uomo
intelligente
e
colto
come
Ojetti
fosse
potuta
balenare
l
'
intenzione
di
«
tradurre
in
italiano
»
il
principale
corpo
di
leggi
che
regolano
i
rapporti
del
cittadino
con
la
società
,
la
dice
molto
lunga
(
e
molto
brutta
)
sul
concetto
in
cui
il
legislatore
tiene
questo
cittadino
:
pecorella
sconsiderata
cui
il
pastore
non
deve
neanche
delle
spiegazioni
.
Ricorda
nei
Promessi
Sposi
il
discorso
che
Azzeccagarbugli
tiene
all
'
intontito
Renzo
?
Badi
però
,
caro
amico
,
che
il
linguaggio
ermetico
non
è
una
esclusiva
degli
uomini
di
legge
.
Ogni
«
corporazione
»
,
in
Italia
,
ha
il
suo
.
Se
lo
lasci
dire
da
un
povero
direttore
di
giornale
,
che
deve
sudare
le
sette
camicie
per
indurre
i
suoi
«
specialisti
»
-
di
medicina
,
di
fisica
ecc.
-
a
esprimersi
in
termini
che
tutti
possano
capire
.
Il
loro
ermetismo
,
è
ovvio
,
non
è
suggerito
da
nessun
calcolo
d
'
interesse
.
E
solo
il
derivato
dell
'
orrendo
vizio
della
cultura
italiana
a
chiudersi
in
accademie
e
chiesuole
che
considerano
degradante
qualsiasi
contatto
col
«
volgo
»
.
I
miei
libri
di
storia
sono
disprezzati
dagli
accademici
proprio
per
questo
:
perché
non
sono
scritti
nella
lingua
dell
'
accademia
.
A
questi
libri
non
voglio
fare
pubblicità
.
Ma
se
lei
legge
le
mie
Italia
della
Controriforma
e
Italia
del
Seicento
,
ci
troverà
la
spiegazione
di
questa
malformazione
,
o
almeno
quella
che
a
me
sembra
la
spiegazione
.
StampaQuotidiana ,
Grazie
,
caro
Barni
.
L
'
articolo
infatti
mi
era
sfuggito
(
chi
ha
più
il
tempo
di
leggere
tutto
?
)
,
e
lo
trovo
un
po
'
sproporzionato
al
pretesto
che
lo
ha
occasionato
.
Il
pretesto
è
l
'
intitolazione
di
una
piazza
di
Roncole
Verdi
,
frazione
di
Busseto
,
a
Giovanni
Guareschi
,
di
cui
il
mio
redattore
Gualazzini
ha
ricordato
fra
l
'
altro
la
condanna
scontata
in
carcere
per
vilipendio
a
De
Gasperi
.
E
a
proposito
di
questa
ha
scritto
:
«
Si
disse
che
Guareschi
aveva
torto
,
ma
è
ancora
sconcertante
il
fatto
che
lo
scrittore
e
giornalista
,
disarmante
e
a
volte
perfino
brutale
nella
sua
assoluta
sincerità
,
non
abbia
mai
riconosciuto
,
neppure
in
punto
di
morte
,
il
suo
errore
»
.
Se
avessi
visto
l
'
articolo
di
Gualazzini
prima
che
fosse
stampato
(
in
quei
giorni
non
ero
in
sede
)
,
gli
avrei
suggerito
di
togliere
questo
passaggio
,
che
lascia
l
'
ombra
del
dubbio
sulla
condotta
di
uno
specchiato
galantuomo
come
De
Gasperi
.
L
'
errore
da
parte
di
Guareschi
ci
fu
,
e
nessuno
lo
sa
meglio
di
me
che
per
questo
ebbi
con
lui
un
violento
alterco
.
La
lettera
ch
'
egli
pubblicò
di
De
Gasperi
,
in
cui
questi
chiedeva
al
comando
alleato
di
bombardare
Milano
,
era
,
come
giustamente
dice
Gorresio
,
uno
smaccato
falso
.
Ma
io
posso
testimoniare
che
Guareschi
la
pubblicò
perché
era
convinto
della
sua
autenticità
,
e
per
questo
non
riconobbe
l
'
errore
neanche
in
punto
di
morte
:
perché
era
persuaso
di
non
averlo
commesso
.
Comunque
,
questo
errore
Guareschi
lo
rimediò
pagandone
il
conto
senza
raccomandarsi
a
nessuno
e
senza
chiedere
ribassi
:
credo
che
sia
l
'
unico
giornalista
italiano
che
,
per
un
vilipendio
,
si
è
fatto
i
suoi
due
bravi
anni
di
galera
,
che
dovett
'
essere
galera
dura
perché
ne
uscì
fisicamente
stroncato
.
E
questa
è
la
prova
di
un
carattere
,
di
cui
Gorresio
ha
commesso
a
sua
volta
l
'
errore
di
non
dargli
atto
.
Quanto
all
'
indignazione
che
Gorresio
esprime
per
l
'
intitolazione
di
una
piazza
a
Guareschi
,
la
trovo
ingiusta
e
ingenerosa
.
Anzitutto
,
non
è
vero
che
si
tratti
di
un
'
usurpazione
ai
danni
di
Verdi
.
Roncole
,
dove
sorge
la
casa
del
Maestro
,
seguita
a
chiamarsi
Roncole
Verdi
.
La
piazza
,
che
poi
è
un
prato
,
non
aveva
nome
.
Che
gli
abbiano
dato
quello
di
Guareschi
,
lo
trovo
del
tutto
naturale
perché
Guareschi
è
stato
uno
dei
personaggi
più
rappresentativi
del
dopoguerra
italiano
.
Forse
sarà
esagerato
dire
che
fu
lui
a
far
vincere
la
Dc
nelle
elezioni
del
'48
.
Ma
che
vi
abbia
potentemente
contribuito
,
non
c
'
è
dubbio
.
Come
non
c
'
è
dubbio
che
la
Dc
si
dimostrò
,
nei
suoi
confronti
,
ingrata
e
meschina
,
come
è
del
resto
nel
suo
costume
.
Quanto
ai
libri
di
Guareschi
nessuno
,
nemmeno
lui
,
ha
mai
preteso
attribuirgli
una
quotazione
letteraria
.
Ma
i
personaggi
ch
'
egli
descrisse
hanno
,
pur
nella
loro
sommarietà
e
rozzezza
,
un
qualcosa
che
li
rende
,
al
pari
di
Bertoldo
e
di
Simplicissimus
,
eterni
ed
universali
,
come
dimostra
il
successo
che
incontrarono
dovunque
.
Mescolati
forse
a
qualche
errore
di
sintassi
,
ci
sono
nella
prosa
di
Guareschi
un
vigore
,
un
sangue
,
un
'
immediatezza
,
una
fragranza
di
vita
che
tanti
altri
suoi
contemporanei
,
molto
più
colti
e
smaliziati
e
letterariamente
agguerriti
di
lui
,
non
si
sognano
nemmeno
,
e
che
fanno
di
Guareschi
un
superteste
del
suo
tempo
.
Uno
storico
che
voglia
ricostruire
fedelmente
il
clima
dell
'
immediato
dopoguerra
italiano
potrà
ignorare
Gorresio
e
anche
me
,
ma
non
Guareschi
.
E
infine
,
Guareschi
era
un
uomo
.
Massiccio
e
tagliato
con
l
'
accetta
,
ma
autentico
.
E
in
questo
Paese
di
scimmie
e
di
pecore
,
quando
s
'
incontra
un
uomo
,
caro
Gorresio
,
dedicargli
una
piazza
è
ancora
poco
.
StampaQuotidiana ,
Cara
signora
,
provocandomi
a
parlare
male
dei
toscani
,
lei
m
'
invita
a
nozze
.
E
la
nostra
passione
,
e
i
pretesti
per
sfogarla
non
mancano
.
Nel
caso
del
sambuco
,
per
esempio
,
non
ho
dubbi
.
E
stato
certamente
il
suo
vicino
a
tagliarglielo
.
Non
lo
conosco
,
non
ho
la
minima
idea
di
chi
sia
,
ma
posso
descrivergliene
la
mentalità
,
tanto
mi
è
familiare
.
Si
professa
-
lei
mi
dice
-
come
uomo
d
'
idee
progressiste
.
Però
è
talmente
attaccato
al
«
suo
»
che
se
il
ramo
di
un
albero
altrui
sporge
sul
suo
muro
di
cinta
,
lo
mozza
anche
a
costo
di
uccidere
l
'
albero
.
Non
perché
gli
dia
noia
,
ma
perché
deve
affermare
il
suo
diritto
di
proprietà
:
per
chi
lo
viola
c
'
è
l
'
accetta
,
o
il
fucile
o
il
veleno
.
Questo
è
il
toscano
progressista
.
Ne
conoscevo
(
e
l
'
ho
pure
raccontato
in
un
articolo
)
uno
,
anzi
una
che
,
al
termine
di
fiere
requisitorie
contro
il
mio
reazionarismo
,
ordinava
a
un
suo
vecchio
servitore
di
mangiare
i
funghi
per
sperimentare
su
di
lui
se
erano
buoni
o
velenosi
;
l
'
indomani
gli
diceva
:
«
Gigi
,
fa
'
vedere
la
lingua
!
»
;
e
solo
se
la
lingua
di
Gigi
era
pulita
,
mangiava
i
funghi
anche
lei
.
Ne
conosco
un
altro
a
Milano
,
che
è
anche
conte
,
vive
largamente
di
rendita
sulle
terre
ereditate
,
e
ne
arrotonda
gli
utili
assumendo
presidenze
di
enti
o
aziende
che
manda
regolarmente
in
dissesto
,
ma
dai
quali
esce
con
liquidazioni
di
centinaia
di
milioni
,
sempre
in
nome
-
si
capisce
-
del
popolo
lavoratore
.
Suo
marito
aveva
ragione
a
dire
che
i
toscani
sono
cattivi
soldati
.
Non
hanno
nessuna
tradizione
militare
,
non
hanno
mai
avuto
(
con
gran
disperazione
di
Machiavelli
)
un
esercito
,
e
l
'
unica
guerra
che
sanno
fare
perché
non
ne
hanno
mai
fatte
altre
è
quella
fra
loro
,
da
città
a
città
,
da
comune
a
comune
,
da
contrada
a
contrada
.
E
qui
sono
,
anzi
siamo
(
pochi
toscani
sono
di
razza
pura
come
me
)
formidabili
.
Formidabili
,
voglio
dire
,
di
cattiveria
,
di
crudeltà
,
di
protervia
,
ma
anche
di
coraggio
ed
immaginazione
.
Suo
padre
invece
aveva
torto
a
chiamarci
infidi
.
Questo
,
no
.
Infidi
sono
le
carogne
che
si
travestono
da
angeli
.
I
toscani
fanno
esattamente
il
contrario
.
Si
travestono
da
carogne
anche
quelli
che
non
lo
sono
per
una
forma
di
civetteria
o
,
come
dicono
gli
inglesi
,
di
understatement
.
Ma
da
quel
che
mi
par
di
capire
,
il
suo
vicino
non
ha
bisogno
di
travestimenti
.
E
tuttavia
il
suo
tipo
di
carogneria
mi
sorprende
.
Perché
di
toscani
disposti
ad
ammazzare
uomini
,
ne
conosco
parecchi
.
Ma
degli
alberi
e
della
natura
in
genere
sono
rispettosi
:
basta
guardare
i
loro
paesaggi
.
Questo
suo
vicino
dev
'
essere
un
toscano
bastardo
e
di
fogna
.
Se
le
capita
,
gli
dica
tutta
la
mia
gratitudine
per
il
fatto
che
il
nostro
giornale
non
gli
piace
.
Se
gli
piacesse
,
me
ne
sentirei
offeso
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Biro
,
la
mettiamo
nella
maniera
più
semplice
.
Non
so
che
cosa
lei
intenda
per
«
integrità
ideologica
»
.
Io
la
intendo
come
coerenza
coi
principi
della
propria
bandiera
politica
.
A
me
i
principi
del
comunismo
non
vanno
affatto
bene
,
e
credo
di
dimostrarlo
quotidianamente
con
questo
giornale
.
Berlinguer
li
professa
,
si
può
dire
,
da
sempre
.
Fra
questi
principi
c
'
è
-
ed
anzi
è
quello
fondamentale
-
la
lotta
al
capitalismo
in
tutte
le
sue
espressioni
?
Che
la
Fiat
sia
una
di
queste
espressioni
,
credo
che
non
Io
negherebbe
nemmeno
l
'
avvocato
Agnelli
.
Quindi
quando
Berlinguer
incita
gli
operai
di
quella
fabbrica
ad
occuparla
,
potrà
commettere
un
errore
tattico
(
ed
io
credo
che
l
'
abbia
commesso
,
o
che
l
'
abbiano
costretto
a
commetterlo
)
,
ma
non
certo
una
infrazione
alla
sua
«
integrità
ideologica
»
.
Il
capo
di
un
partito
rivoluzionario
cos
'
altro
deve
cercare
di
fare
,
se
non
la
rivoluzione
?
E
,
caso
mai
,
quando
dice
di
non
volerla
fare
,
che
lo
trovo
biasimevole
e
sospetto
.
Quanto
a
Moro
,
devo
confessare
un
errore
di
valutazione
:
non
politica
,
ma
umana
.
Politicamente
,
io
ho
sempre
combattuto
Moro
,
vivo
e
morto
:
lo
chiamai
,
a
cadavere
caldo
,
«
il
genio
del
male
»
.
Ma
ero
convinto
della
sua
«
integrità
morale
»
,
cioè
che
fosse
onesto
.
E
come
me
,
ne
erano
convinti
tutti
.
Ora
molte
rivelazioni
ce
ne
fanno
dubitare
.
Dico
«
dubitare
»
perché
certezze
ancora
non
ce
ne
sono
,
ma
c
'
è
tuttavia
quanto
basta
per
ritenere
che
,
anche
se
non
commise
porcherie
,
ne
tollerò
e
ne
coprì
.
Mi
dispiace
.
Mi
dispiace
non
perché
tutto
questo
mi
costringe
a
riconoscere
che
mi
ero
sbagliato
,
operazione
che
non
mi
costa
mai
nessuno
sforzo
;
ma
perché
mi
dimostra
che
anche
uomini
che
sembravano
al
di
sopra
di
ogni
sospetto
-
e
non
importa
se
amici
o
nemici
-
sono
nella
melma
.
Ne
goda
chi
vuole
;
io
,
no
.
StampaQuotidiana ,
E
ha
fatto
benissimo
,
caro
amico
.
Ma
non
se
ne
vergogni
perché
i
comunisti
non
sono
né
piemontesi
né
altro
.
Sono
comunisti
,
e
basta
.
Di
quale
natura
siano
stati
gli
apprezzamenti
ideologici
sul
nostro
conto
,
non
faccio
fatica
a
immaginarlo
.
Avranno
detto
di
certo
che
siamo
fascisti
,
senza
minimamente
dubitare
che
non
c
'
è
fascista
più
sopraffattore
e
cialtrone
di
quello
che
dà
di
fascista
a
chi
non
la
pensa
come
lui
.
Ma
badi
bene
,
caro
amico
.
Io
non
biasimo
i
comunisti
per
essersi
arrogata
la
facoltà
di
rilasciare
o
di
rifiutare
agli
altri
le
patenti
di
democrazia
.
Biasimo
gli
altri
che
da
trentacinqu
'
anni
subiscono
questo
sopruso
pur
sapendo
benissimo
che
,
quanto
a
democrazia
,
rossi
e
neri
si
equivalgono
.
Comunque
,
ciò
che
i
comunisti
di
Torino
hanno
fatto
contro
di
noi
non
mi
sorprende
:
rientra
nella
regola
del
loro
sporco
giuoco
.
Quelli
che
mi
sorprendono
sono
i
socialisti
.
Sono
ancora
a
questo
punto
di
sottomissione
nei
confronti
del
Pci
?
Fanno
ancora
gli
sciacallucci
scodinzolanti
al
seguito
della
belva
?
Giriamo
queste
domande
all
'
on.
Craxi
,
che
sembra
parlare
in
nome
di
un
socialismo
diverso
.
Guardi
di
che
ceffi
invece
esso
è
fatto
.
Tutte
le
volte
che
gli
accordiamo
un
po
'
di
fiducia
,
dobbiamo
pentircene
.
P.S.
Ieri
abbiamo
raccomandato
al
buon
cuore
dei
milanesi
una
povera
donna
che
vende
le
caldarroste
davanti
ai
giardini
,
all
'
angolo
fra
piazza
Cavour
e
via
Manin
,
che
alcuni
malviventi
hanno
scippato
del
suo
modesto
peculio
.
Ma
,
da
quanto
mi
risulta
,
il
cuore
dei
milanesi
non
ha
vibrato
.
Strano
.
E
'
la
prima
volta
che
succede
.
StampaQuotidiana ,
Cara
signora
,
grazie
di
cuore
per
la
sua
solidarietà
.
Quanto
al
dubbio
che
Orlando
ed
io
vogliamo
coprire
col
silenzio
le
malefatte
di
mafiosi
e
camorristi
,
esso
non
mi
offende
perché
testimonia
soltanto
la
sua
ingenuità
:
un
'
ingenuità
che
,
intendiamoci
,
le
fa
molto
onore
,
ma
che
non
l
'
aiuta
di
certo
a
capire
come
vanno
le
cose
in
quel
difficile
mondo
.
Le
porto
un
esempio
.
Se
io
mi
trovassi
a
Pagani
,
probabilmente
saprei
chi
ne
ha
ucciso
il
sindaco
,
perché
sono
sicuro
che
lo
sanno
tutti
,
e
forse
qualcuno
me
ne
avrebbe
mormorato
il
nome
all
'
orecchio
.
Ma
se
a
questo
qualcuno
io
avessi
chiesto
di
venire
a
testimoniarlo
in
tribunale
,
lo
avrei
visto
fuggire
a
gambe
levate
,
e
in
tribunale
ci
sarei
finito
io
per
uscirne
con
una
bella
condanna
per
calunnia
.
I
nomi
dei
colpevoli
,
cara
signora
,
li
sanno
anche
i
carabinieri
.
Quelli
che
mancano
sono
i
testimoni
e
le
prove
,
senza
le
quali
,
lei
lo
capisce
,
non
si
possono
lanciare
accuse
,
anche
se
siamo
arciconvinti
della
loro
fondatezza
.
Tuttavia
il
discorso
di
Orlando
era
un
altro
,
di
ordine
più
generale
.
Gl
'
Innominati
a
cui
si
riferisce
nel
suo
articolo
-
lettera
non
sono
i
caperonzoli
della
malavita
locale
,
ma
i
loro
alti
protettori
politici
.
E
anche
di
costoro
si
sanno
i
nomi
,
ma
anche
contro
di
essi
mancano
le
prove
.
Eppoi
,
come
distinguere
le
mele
sane
da
quelle
marce
?
Un
po
'
in
tutta
Italia
,
ma
specialmente
nel
Sud
,
la
politica
è
clientelismo
,
il
clientelismo
è
sempre
mafia
,
e
le
mafie
si
combattono
tra
loro
non
soltanto
a
lupara
,
ma
anche
a
calunnia
.
E
,
mi
creda
,
un
groviglio
inestricabile
.
Una
sola
cosa
si
capisce
con
chiarezza
:
che
politica
e
malavita
sono
così
intimamente
intrecciate
,
che
ormai
diventa
quasi
impossibile
distinguere
l
'
una
dall
'
altra
.
E
a
questo
punto
,
cara
signora
,
verrebbe
voglia
di
emigrare
e
cambiare
nazionalità
.
Invece
no
.
Questo
è
il
nostro
Paese
.
Qui
dobbiamo
vivere
,
lottare
e
,
se
è
necessario
,
farci
ammazzare
.
Meglio
italiani
morti
che
apolidi
vivi
.
StampaQuotidiana ,
Egregio
signore
,
come
vede
pubblico
la
sua
lettera
.
E
non
ritengo
di
compiere
,
facendolo
,
un
atto
di
coraggio
,
ma
soltanto
un
atto
di
pubblica
utilità
.
E
'
bene
che
gli
illusi
disposti
a
far
credito
al
Pci
di
una
ormai
salda
e
irreversibile
vocazione
democratica
sappiano
che
nella
sua
«
base
»
trovano
ospitalità
individui
come
lei
.
Non
tutto
il
Pci
le
somiglia
,
almeno
spero
.
Ma
le
idee
che
lei
ha
avuto
la
sincerità
di
mettere
nero
su
bianco
sono
tuttora
,
sicuramente
,
il
pane
politico
e
ideologico
di
una
larga
schiera
di
militanti
:
i
più
tenaci
,
i
più
fidati
,
quelli
che
nell
'
ora
dei
grandi
rivolgimenti
costituirebbero
la
vera
forza
del
partito
.
Lei
non
si
è
lasciato
confondere
da
tutti
i
tatticismi
,
da
tutte
le
professioni
di
pluralismo
,
da
tutte
le
caute
operazioni
di
distacco
dalla
Chiesa
madre
sovietica
di
Berlinguer
.
Ha
capito
che
queste
manovre
servono
per
rassicurare
i
compagni
di
strada
,
i
progressisti
da
salotto
,
gli
intellettuali
desiderosi
di
avere
le
lodi
della
sinistra
e
le
prebende
del
capitalismo
.
Nella
sua
cellula
-
perché
immagino
lei
appartenga
a
una
cellula
-
le
verità
devono
essere
quelle
di
sempre
:
il
Paradiso
è
là
dove
esiste
il
«
socialismo
reale
»
.
Senza
disoccupati
-
ma
nessun
disoccupato
occidentale
lavorerebbe
per
il
salario
con
cui
vengono
retribuiti
,
all
'
Est
,
gli
operai
meglio
pagati
-
e
con
il
99
per
cento
dei
voti
,
nelle
elezioni
,
alla
lista
di
regime
.
Non
l
'
ha
neppure
insospettito
il
fatto
che
dopo
queste
elezioni
così
compattamente
favorevoli
,
il
sindacato
antiregime
di
Lech
Walesa
abbia
trovato
in
Polonia
dieci
milioni
di
aderenti
.
Ma
è
logico
che
lei
non
si
insospettisca
.
Non
si
insospettì
neppure
Togliatti
,
il
grande
maestro
del
comunismo
italiano
che
,
essendo
vissuto
in
Russia
durante
il
periodo
degli
orrori
staliniani
,
tornò
in
Italia
decantando
,
della
Russia
stessa
,
la
mirabile
avanzata
democratica
.
(
Ci
volle
il
rapporto
Kruscev
perché
il
migliore
confessasse
che
qualcosa
di
marcio
c
'
era
stato
,
nella
Unione
Sovietica
a
lui
così
cara
.
)
Si
tenga
pure
le
sue
certezze
,
che
confermano
le
nostre
.
E
si
tenga
le
sue
minacce
,
che
legittimano
ancor
più
la
nostra
battaglia
.