StampaQuotidiana ,
Neanche
dopo
una
travolgente
ondata
elettorale
abbiamo
una
destra
che
riesce
a
essere
presentabile
,
o
almeno
capace
di
sembrarlo
come
nel
resto
d
'
Europa
.
Ne
abbiamo
tre
lacerti
impossibilitati
al
compromesso
e
trascinati
in
una
zuffa
per
il
primato
alla
fine
della
quale
almeno
uno
resterà
cadavere
sul
terreno
.
Gli
opinionisti
dell
'
ex
centro
vorrebbero
che
fosse
Bossi
,
quelli
dell
'
ex
sinistra
preferirebbero
Berlusconi
.
La
testa
di
Fini
non
la
chiede
nessuno
,
perché
per
ora
si
tiene
defilato
alle
spalle
del
cavaliere
.
Non
sorprende
che
in
Italia
non
sia
agevole
per
la
destra
darsi
espressione
politica
coerente
.
Fino
a
ieri
l
'
altro
è
stata
fascista
,
poi
democratico
-
cristiana
e
poi
democristian
-
socialista
,
e
tutte
e
tre
sono
finite
indecentemente
.
Né
va
da
sé
un
riproporsi
sotto
forme
fasciste
nell
'
Europa
del
1994
:
per
questo
,
si
suppone
,
Vittorio
Foa
o
Norberto
Bobbio
ritenevano
finita
la
funzione
dell
'
antifascismo
e
Lucio
Colletti
garantiva
l
'
innocuità
di
Fini
.
Con
qualche
imprudenza
,
perché
un
grosso
voto
fascista
apre
la
strada
a
uno
Stato
manganellatore
,
e
non
è
detto
che
se
la
crisi
sociale
si
acutizza
esso
non
torni
utile
:
dopo
una
prima
perplessità
,
«
Le
Figaro
»
invidia
all
'
Italia
un
governo
che
saprebbe
rispondere
meglio
di
Balladur
ai
disoccupati
e
ai
giovani
in
piazza
.
Né
è
facile
tornare
democristiani
malgrado
le
preghiere
dei
vescovi
.
Nelle
pentole
scoperchiate
da
Mani
pulite
è
esplosa
l
'
unità
politica
dei
cattolici
,
metà
dei
quali
si
sono
consegnati
al
signore
degli
spot
,
subito
seguiti
da
metà
della
Chiesa
.
Un
partito
cattolico
doveva
essere
interclassista
e
per
l
'
interclassismo
spazio
non
ce
n
'
è
più
.
La
domanda
più
interessante
è
perché
da
noi
non
si
sia
mai
formata
una
destra
moderna
e
liberale
.
Einaudi
fu
presidente
più
per
stima
che
per
convinzione
,
Malagodi
restò
poca
cosa
,
inutilmente
Pannunzio
,
Scalfari
e
Ad
hanno
coltivato
i
fragili
La
Malfa
o
Segni
,
o
qualche
altro
si
è
illuso
su
boccioli
presto
degenerati
,
tipo
Martelli
o
i
radicali
.
È
dall
'
epoca
di
Beccaria
che
una
borghesia
puritana
e
industriosa
,
una
cultura
conservatrice
e
liberale
non
abitano
qui
.
Qui
abita
in
Bossi
,
sola
novità
,
l
'
eredità
della
incompiutezza
capitalistica
del
paese
.
Essa
riflette
anche
nei
nostri
confini
la
nuova
divisione
del
mondo
,
non
più
fra
capitalismo
e
socialismo
,
fra
Stato
e
Stato
nazionale
,
ma
fra
zone
forti
e
zone
deboli
.
Perciò
Bossi
è
altro
da
Fini
e
Berlusconi
,
e
venderà
cara
la
sua
pelle
.
Quanto
a
Berlusconi
,
è
la
sinistra
sconfitta
a
vedere
in
lui
un
capitale
nazionale
a
statura
europea
,
piuttosto
che
le
banche
continentali
che
ne
conoscono
i
conti
.
E
Fini
,
sarà
tanto
se
al
parlamento
europeo
qualcuno
non
chiederà
di
metterci
fuori
dalla
Comunità
,
se
lo
portiamo
al
governo
.
Già
Ciampi
ha
avvertito
che
gli
dorrebbe
di
essere
stato
Facta
.
Mentre
la
destra
insegue
se
stessa
,
gli
intellettuali
di
sinistra
inseguono
i
sogni
.
Pensare
che
erano
stati
severamente
ammoniti
di
tornare
a
terra
,
smetterla
con
il
messianismo
,
le
utopie
,
le
chimere
del
socialismo
e
,
Dio
non
voglia
,
comunismo
.
Massimo
Cacciari
confida
a
«
Repubblica
»
che
se
i
progressisti
non
ce
l
'
hanno
fatta
è
solo
per
via
dell
'
immagine
:
alla
faccia
nuova
e
seducente
di
Berlusconi
non
hanno
opposto
che
quella
nota
e
poco
amena
di
Occhetto
.
Ma
quel
che
in
Cacciari
suona
ancora
come
un
certo
disprezzo
per
le
élections
piège
à
cons
,
in
molti
nostri
amici
diventa
filosofia
e
la
confidano
al
«
Cerchio
quadrato
»
.
Il
«
polo
della
libertà
»
ha
vinto
,
scrivono
domenica
scorsa
,
non
perché
prometteva
occupazione
e
meno
tasse
,
ma
perché
,
come
Ariel
nella
Tempesta
,
liberava
la
fantasia
,
dava
voce
alle
pulsioni
del
profondo
,
esprimeva
spinte
esistenziali
.
La
mancanza
della
sinistra
non
è
stata
di
idee
,
per
non
dire
di
progetto
(
tediosissima
parola
)
ma
di
miti
e
di
sogni
.
Soprattutto
di
sogni
,
perché
il
mito
ha
un
suo
qualche
spessore
e
durata
,
talvolta
ha
a
che
fare
con
il
logos
,
il
razionalismo
,
l
'
illuminismo
,
l
'
assolutismo
laico
che
ci
hanno
malefiziato
finora
.
I
bisogni
,
come
dice
la
parola
stessa
,
sono
in
gran
parte
fatti
di
sogni
.
I
progressisti
non
l
'
hanno
capito
e
ci
hanno
inondato
-
basti
pensare
alle
loro
prestazioni
televisive
-
di
concretezza
e
materialità
,
antico
vizio
da
modernità
perdente
.
Non
che
le
cosiddette
questioni
sociali
siano
irrilevanti
,
ma
quel
che
conta
sono
le
vie
esistenziali
del
malessere
,
che
dipendono
dall
'
immaginario
.
La
tv
ammonisce
il
nostro
bieco
economicismo
che
non
è
l
'
essere
a
determinare
la
coscienza
ma
viceversa
.
All
'
anima
.
Non
l
'
avevano
capito
neanche
i
francofortesi
,
e
Dio
sa
quanto
diffidassero
dalle
trappole
.
Ma
sono
poi
trappole
?
Le
mie
amiche
della
differenza
lo
chiamano
ordine
simbolico
,
insistono
che
è
decisivo
,
ma
talvolta
scordano
che
gli
ordini
simbolici
non
si
inventano
,
non
si
autolegittimano
,
non
vanno
in
parallelo
agli
ordini
reali
,
ne
sono
una
proiezione
e
tendono
a
eternarli
.
E
quindi
non
si
abbattono
per
dichiarazione
.
Un
ordine
simbolico
diverso
presuppone
o
impone
ordini
sociali
diversi
.
In
questo
senso
è
vero
quel
che
altri
scrive
:
che
non
è
più
tempo
di
disvelamenti
.
Tutto
è
disvelato
nella
sua
serializzazione
e
mercificazione
,
ma
ambedue
sono
accettate
.
Finiamola
di
credere
che
la
gente
non
sa
quel
che
vota
.
Ha
votato
Berlusconi
non
perché
appariva
favoloso
,
ma
esattamente
quel
che
è
,
un
padrone
lombardo
furbo
che
ce
l
'
ha
fatta
con
il
Caf
e
dopo
.
Da
soli
gli
italiani
non
pensano
più
di
farcela
,
se
mai
l
'
hanno
pensato
.
Questa
è
la
miseria
,
e
miserabilismo
è
lo
starci
.
Fuggendo
nell
'
immaginario
e
affidando
alla
genetica
vocazione
antiautoritaria
del
mercato
di
regolare
le
cose
per
noi
,
spazzando
le
escrescenze
patrimoniali
del
potere
,
che
dovrebbero
mettere
in
contraddizione
il
Berlusconi
profittatore
di
regime
con
il
Berlusconi
liberista
e
garantire
la
società
«
sana
»
.
Sana
come
la
Mosca
di
Eltsin
...
ma
via
,
prendiamo
il
meglio
,
la
Germania
,
il
Giappone
,
il
Sudest
asiatico
,
New
York
,
Messico
.
Che
il
mondo
sia
ammalato
e
si
aggraverà
se
non
cambia
un
sistema
fondato
sulla
competitività
,
si
dice
oggi
correntemente
a
Bruxelles
e
alle
Nazioni
Unite
.
I
progressisti
invece
ne
dubitano
,
e
sono
pronti
a
battersi
il
petto
perché
sugli
spiriti
libertari
del
mercato
sarebbero
stati
messi
lacci
e
lacciuoli
,
e
sui
lavoratori
troppe
provvidenze
.
Basterebbe
che
la
gente
desse
retta
alle
proprie
domande
immateriali
invece
che
a
quelle
di
salario
,
magari
autoledendosi
per
un
po
'
,
e
tutto
si
aggiusterebbe
.
Come
dice
il
Fondo
monetario
internazionale
.
Cari
amici
,
perdiamo
perché
siamo
incantati
dall
'
avversario
.
Di
che
materia
sarebbero
fatti
i
nostri
sogni
se
è
stato
un
abbaglio
credere
di
dovere
e
poter
cambiare
questo
mondo
?
Su
che
cosa
fonderemmo
una
comunità
altra
,
se
già
sono
garantite
da
questa
le
ragioni
della
libertà
?
Se
non
è
questione
di
vita
o
morte
per
sette
degli
otto
miliardi
di
persone
che
fra
un
po
'
siamo
,
e
ormai
per
un
margine
crescente
delle
nostre
periferie
?
Non
si
fa
politica
senza
necessità
.
Non
è
un
optional
.
Se
le
cose
vanno
da
sé
e
in
fondo
non
tanto
male
,
facciamo
a
meno
della
sinistra
o
almeno
non
prendiamola
sul
serio
.
Perché
tanta
enfasi
?
Sembra
sempre
che
cada
il
mondo
e
invece
abbiamo
solo
i
fascisti
di
ritorno
.
Enrico
Ghezzi
ha
fatto
vedere
a
Fuori
Orario
,
la
notte
prima
del
voto
,
Tre
inni
a
Lenin
di
Dziga
Vertov
.
Curiosa
scelta
e
bizzarro
prodotto
.
Girato
negli
anni
venti
,
montato
nel
1934
-
alle
spalle
di
quel
Congresso
dei
vincitori
del
cui
Comitato
centrale
sarebbero
rimasti
vivi
in
una
dozzina
-
e
rimontato
con
musiche
orrende
negli
anni
settanta
.
Le
immagini
bellissime
parlano
di
un
sogno
.
Mio
,
dice
la
gente
,
tutto
mio
.
La
mia
terra
,
la
mia
fabbrica
,
la
mia
elettricità
,
il
mio
libro
,
il
mio
potere
.
Mio
di
lui
,
mio
di
lei
.
Mio
di
tutti
.
Neppure
la
grondante
retorica
delle
scritte
non
so
quando
sovrapposte
offusca
questo
sogno
dei
sogni
,
cui
abbiamo
rinunciato
non
per
troppa
scienza
.
Per
troppa
paura
di
vedere
che
cosa
è
stato
,
dove
e
perché
s
'
è
spezzato
,
gli
giriamo
attorno
,
coltiviamo
risentimenti
e
oblii
.
StampaQuotidiana ,
Che
in
nessun
paese
un
solo
signore
possieda
tre
canali
più
tre
è
certo
.
Che
nessuno
se
li
tenga
quando
diventa
presidente
del
Consiglio
,
è
certo
.
Che
Berlusconi
venne
vide
e
vinse
perché
possiede
tre
più
tre
canali
tv
,
è
meno
certo
.
Se
lo
fosse
,
non
si
capisce
perché
nel
1963
quando
la
Rai
era
tutta
ferreamente
democristiana
la
Dc
perdette
.
E
invece
la
sinistra
,
che
in
due
mesi
di
campagna
elettorale
ebbe
sei
volte
dieci
minuti
di
spazi
spaventosamente
autogestiti
,
più
il
messaggio
finale
fra
gli
altri
,
andò
avanti
.
Come
media
non
aveva
che
«
l
'
Unità
»
e
1'«Avanti
!
»
,
maldestri
fogli
e
foglietti
che
risfogliati
sembrano
ancora
più
distanti
dalla
tv
di
Bernabei
di
quanto
oggi
i
quotidiani
siano
dal
video
.
Eppure
quella
tv
unificò
la
lingua
ma
non
la
testa
degli
italiani
.
Il
fatto
è
che
la
testa
si
formava
anche
su
altro
,
la
mediatizzazione
non
era
la
sola
forma
di
socializzazione
,
o
il
suo
sostitutivo
.
Qualche
milione
di
persone
si
era
fatto
cittadino
nel
reticolo
dei
partiti
e
sindacati
,
e
sì
,
anche
delle
parrocchie
,
era
divenuto
soggetto
nel
confliggere
delle
idee
e
delle
identità
sociali
,
scoperto
e
agito
nel
luogo
di
lavoro
in
città
o
nelle
campagne
in
naufragio
.
Per
poco
che
contasse
quel
cittadino
parlava
,
chiedeva
,
protestava
,
si
univa
ad
altri
,
si
faceva
un
giudizio
.
Aveva
una
idea
di
sé
che
comparava
con
altri
,
che
gli
erano
noti
e
meno
noti
,
dalla
fabbrica
alla
scuola
alla
cascina
al
comizio
alle
prime
lotte
di
strada
.
Esercitava
un
frammento
di
potere
del
quale
aveva
qualche
frammento
di
pratica
.
Accendeva
il
televisore
accanto
o
dopo
una
esperienza
politica
ravvicinata
che
fungeva
da
filtro
.
Sapeva
distinguere
l
'
immagine
dalla
realtà
,
metterle
a
confronto
,
e
divorava
immagini
senza
rischio
di
una
perdita
di
sé
.
La
pervasività
della
tv
non
sta
dunque
nella
diabolicità
del
mezzo
,
sta
nell
'
essersi
fatto
il
cittadino
non
più
che
spettatore
,
atomo
e
quindi
unidimensionale
,
senza
altra
idea
di
sé
che
quella
ricevuta
dal
video
e
i
suoi
annessi
,
e
docilmente
rinviante
al
video
lo
stesso
comando
che
quello
gli
suggerisce
,
per
cui
l
'
uno
riflette
l
'
altro
all
'
infinito
.
Faremmo
meglio
a
chiederci
perché
è
avvenuto
.
Negli
anni
settanta
avrebbero
avuto
un
bel
cantare
,
Berlusconi
e
Fiorello
.
La
tv
non
ci
ha
espropriato
,
ha
riempito
un
vuoto
di
un
altro
esproprio
.
Autoesproprio
.
La
sinistra
parlamentare
non
ha
predicato
che
la
politica
moderna
era
consenso
,
e
quella
extraparlamentare
,
uomini
e
donne
,
che
della
politica
se
ne
aveva
abbastanza
?
Non
hanno
tutti
accettato
che
il
partito
fosse
leggero
o
non
fosse
?
Ma
che
vuol
dire
leggero
se
non
ridotto
a
comitato
elettorale
addestrato
a
fornire
immagini
suggestive
?
Il
partito
leggero
espropria
la
sua
base
della
stessa
possibilità
d
'
una
esperienza
politica
magari
elementare
ma
diretta
.
Compreso
il
come
del
finanziamento
:
non
le
case
del
popolo
e
i
festival
fai
-
da
-
te
dei
pesanti
partiti
operai
e
popolari
furono
costruiti
dalle
tangenti
,
ma
il
leggerissimo
Psi
.
La
famelica
Dc
di
Milano
ai
tempi
di
Mongini
non
aveva
neanche
diecimila
iscritti
.
Quando
Mario
Segni
dichiarò
,
con
la
lungimiranza
che
lo
distingue
,
che
politica
altro
non
doveva
essere
che
fiducia
negata
o
data
ogni
quattro
anni
dal
singolo
al
deputato
della
sua
circoscrizione
,
non
solo
riduceva
l
'
Italia
del
1994
all
'
Inghilterra
del
circolo
Pickwick
,
ma
riduceva
la
formazione
della
coscienza
politica
a
cosa
tanto
fragile
,
che
basta
un
soffio
a
volgerla
da
una
parte
all
'
altra
,
ed
egli
per
primo
ne
ha
pagato
il
prezzo
.
Quando
nel
plauso
generale
Orlando
ha
distrutto
i
consigli
comunali
,
ha
deprivato
il
paese
e
anche
la
sua
causa
di
decine
di
migliaia
di
persone
che
avevano
un
'
idea
di
che
significa
amministrare
una
società
complessa
.
In
pochi
anni
tutto
il
tessuto
politico
-
sindacale
-
sociale
è
stato
concordemente
demolito
,
da
destra
e
da
sinistra
.
È
a
quel
punto
che
gli
italiani
sono
diventati
carta
assorbente
.
Può
esserci
una
televisione
di
sinistra
?
I
francofortesi
e
per
ultimo
Enzensberger
dicono
di
no
:
la
tv
,
come
tutte
le
immagini
in
movimento
,
induce
suggestioni
più
che
pensieri
,
imponendo
tempi
e
scansioni
alla
ricezione
,
mentre
il
lettore
si
dà
tempi
e
scansioni
suoi
.
Una
distanza
che
gli
permette
di
accogliere
o
rifiutare
.
Lo
sanno
Placido
e
Guglielmi
,
grandi
lettori
e
sostenitori
del
libro
colto
per
chi
si
presume
dotato
di
intelletto
,
e
dello
schermo
incolto
per
il
telespettatore
,
che
si
presume
mediamente
debole
.
Chi
amministra
le
immagini
gioca
su
questo
,
sia
nel
messaggio
esplicito
sia
in
quello
subliminale
-
del
quale
molto
si
parlava
quando
ci
si
sarebbe
vergognati
di
Funari
.
Ma
questa
tv
non
libera
l
'
immaginario
,
gli
suggerisce
degli
stereotipi
costruiti
sulla
media
di
desideri
semplificati
(
denaro
,
successo
,
sesso
)
e
trasgressioni
consentite
.
È
questa
la
tecnica
dei
serials
,
che
diventa
obbligata
anche
per
chi
li
fabbrica
,
come
spiega
Altman
.
E
tuttavia
,
come
dimostra
Altman
,
non
c
'
è
mezzo
che
non
possa
suggerire
una
presa
di
distanza
dalle
sue
proprie
trappole
.
Che
non
lo
voglia
fare
non
implica
che
non
lo
possa
fare
.
C
'
è
chi
lo
ha
fatto
,
Blob
.
Non
quando
ha
opposto
alle
immagini
del
giorno
immagini
estranee
,
portando
per
mano
il
telespettatore
a
dire
:
ma
guarda
un
po
'
che
roba
,
sembra
un
politico
è
invece
un
sedere
di
donna
(
a
destra
o
al
centro
o
a
sinistra
usano
il
sesso
femminile
come
negazione
e
sprezzo
,
stile
caserma
)
.
Ma
quando
fa
parlare
immagine
contro
immagine
,
dallo
stesso
giorno
e
tempo
e
mondo
,
facendole
dubitare
di
sé
,
cioè
nel
modo
più
antipubblicitario
possibile
.
E
usando
dei
moduli
del
mezzo
,
ripetitività
,
ossessioni
.
Sono
Blob
e
qualche
volta
il
palinsesto
dell
'
imprendibile
Fuori
orario
che
a
volte
ci
accomiatano
con
una
riflessione
invece
che
con
una
suggestione
.
Questo
sarebbe
al
fondo
della
discussione
su
una
tv
o
radio
«
di
sinistra
»
.
Ahimé
,
siamo
però
molto
al
di
qua
del
fondo
.
Forse
che
negli
anni
novanta
è
stato
diverso
il
messaggio
esplicito
della
Rai
e
delle
private
?
La
Rai
,
con
la
coda
di
paglia
della
lottizzazione
,
ha
forse
osato
dire
che
«
pubblico
»
non
equivale
necessariamente
a
«
statale
»
,
stato
non
equivale
a
somma
fra
partiti
,
partito
non
equivale
ad
apparato
?
Non
ha
osato
.
Ha
umilmente
portato
acqua
al
mulino
del
privato
,
del
governo
antiparlamentare
,
delle
corporazioni
.
Curzi
e
Santoro
,
come
Scalfari
,
hanno
pensato
che
liquidando
il
pubblico
e
i
partiti
,
la
crisi
del
Caf
avrebbe
colpito
solo
il
Caf
e
la
valanga
si
sarebbe
gentilmente
fermata
ai
piedi
prima
di
La
Malfa
,
poi
di
Segni
.
E
invece
non
s
'
è
fermata
affatto
.
Anche
i
loro
argomenti
avevano
aiutato
il
parto
del
figlio
naturale
del
Caf
,
Berlusconí
,
che
ora
li
affligge
,
nonché
la
banalizzazione
di
Fini
.
Eppure
l
'
andamento
dell
'
opinione
durante
questo
genere
di
crisi
è
scritto
da
Weimar
in
poi
in
lettere
minacciose
sui
muri
del
secolo
,
e
qualche
riflessione
sul
come
portare
in
altre
acque
la
crisi
d
'
un
detestato
sistema
si
sarebbe
potuta
fare
.
Ma
non
l
'
hanno
fatta
.
Hanno
gridato
«
in
galera
,
in
galera
»
come
un
tempo
faceva
Bracardi
,
mentre
Corrado
Augias
,
che
oggi
si
duole
del
supermercato
Fininvest
,
se
doveva
presentare
a
Babele
un
libro
se
ne
scusava
,
indorando
la
pillola
con
amenità
distraenti
.
Anche
Elvira
Sellerio
ci
fa
sapere
che
la
sola
idea
di
far
«
cultura
»
in
Rai
le
fa
venir
mal
di
testa
.
Non
è
che
la
sinistra
non
abbia
detto
.
Ha
detto
,
ha
detto
.
Ha
deciso
che
la
gente
è
troppo
debole
per
tollerare
una
critica
-
critica
,
e
che
al
nazional
-
popolare
si
poteva
sostituire
dell
'
altro
che
non
fossero
pappette
sessual
-
popolari
-
antipolitiche
-
antipartitiche
-
anticomuniste
.
Se
questa
non
è
stata
egemonia
della
destra
,
mi
sparo
.
Tutti
costoro
si
difendono
dicendo
che
la
tv
non
fa
che
riflettere
l
'
odierna
realtà
.
Ma
andiamo
.
E
come
potrebbe
?
La
tv
,
come
un
giornale
,
ne
sceglie
pochi
sprazzi
e
li
illumina
,
sprofondando
il
resto
nel
buio
.
È
un
teatro
.
Perché
vergognarsene
?
Si
risponda
del
testo
e
della
messinscena
.
Scrivo
queste
note
appena
finito
il
«
Tg
1
»
delle
13.30
di
martedì
.
Dell
'
universo
ha
fatto
22
notizie
.
Otto
delitti
,
ma
tredici
scenari
di
morte
,
due
guerre
e
una
necrologia
inclusi
(
sarebbe
interessante
chiedersi
perché
riflettiamo
l
'
universo
come
morte
)
.
Poi
un
governo
.
Un
fatto
privato
.
Tre
notizie
economiche
.
Tre
di
teatro
.
All
'
ottavo
posto
il
primo
risultato
elettorale
del
Sudafrica
:
vittoria
di
Nelson
Mandela
,
testuale
:
«
I
neri
ballano
»
.
Una
sola
volta
la
realtà
ha
dominato
.
Sulla
fine
di
Ayrton
Senna
la
tv
non
ha
fatto
in
tempo
a
decidere
il
registro
,
e
ha
mandato
in
onda
quel
bel
volto
sorridente
,
la
macchina
sfasciata
.
Senna
santo
,
Senna
libertino
,
l
'
accusa
alla
pista
e
agli
interessi
,
la
difesa
della
pista
e
degli
interessi
,
che
i
piloti
vivano
,
che
i
piloti
muoiano
se
no
che
spettacolo
è
?
E
gli
stessi
che
piangevano
«
è
finita
la
speranza
di
riscatto
del
Brasile
»
,
e
avevano
pagato
perché
ogni
volta
che
correva
poteva
morire
.
Niente
tornava
,
tutto
si
contraddiceva
,
era
un
gigantesco
Blob
.
Molto
utile
.
StampaQuotidiana ,
In
Francia
e
in
Germania
e
in
Spagna
non
si
raccapezzano
che
in
Italia
i
fascisti
siano
al
governo
.
Se
Balladur
avesse
un
uomo
di
Le
Pen
come
vice
primoministro
,
se
Kohl
avesse
chiamato
qualcuno
designato
dai
Republikaner
,
se
in
Spagna
Aznar
si
porterà
dietro
qualcosa
di
più
di
Manuel
Fraga
,
strilleremmo
come
aquile
.
È
per
l
'
Italia
che
gli
italiani
hanno
un
occhio
di
riguardo
,
si
offendono
,
si
perdonano
.
Sono
davvero
fascisti
quei
ministri
,
o
piuttosto
ex
fascisti
o
postfascisti
?
Davvero
Fini
si
prepara
a
liquidare
Berlusconi
e
far
scrivere
a
D
'
Onofrio
le
leggi
speciali
,
sciogliere
il
parlamento
,
internare
i
progressisti
,
buttare
in
acqua
gli
immigrati
,
preparare
le
liste
degli
ebrei
,
prenderne
i
beni
e
sterminarli
-
come
fecero
i
padri
,
Almirante
incluso
?
È
più
verosimile
che
punti
al
progetto
inseguito
fin
dagli
anni
cinquanta
,
dar
vita
a
un
partito
nazionalista
e
conservatore
che
giusto
mancava
in
Italia
a
destra
della
Democrazia
cristiana
.
È
la
tesi
di
Lucio
Colletti
.
Sennonché
gli
eventi
sono
precipitati
e
il
famoso
vuoto
è
stato
riempito
,
al
Nord
,
dalla
Lega
e
,
dalle
Alpi
alla
Sicilia
,
da
Berlusconi
;
l
'
urgenza
di
una
«
vera
»
destra
è
stata
esaudita
.
Al
Msi
-
An
toccherà
quindi
spiegare
che
razza
di
destra
è
.
Perché
c
'
è
di
tutto
.
Prendiamo
per
buono
quel
che
di
sé
dice
Fini
,
innocente
per
età
.
Ma
Rauti
?
Ma
la
galassia
di
sigle
e
siglette
,
avanguardie
nazionali
e
ordini
nuovi
più
o
meno
defunti
e
terze
posizioni
,
e
di
riviste
e
rivistine
fra
celtiche
e
mediterranee
,
ispirate
da
Julius
Evola
venendo
in
giù
fino
a
Marco
Tarchi
,
e
i
congressi
e
i
raduni
con
gente
di
Le
Pen
,
tipo
Pierre
Vial
,
i
ragazzi
di
Schoenhuber
,
i
nipotini
di
Nolte
,
gli
Alain
de
Bénoist
e
gli
Irving
?
Costoro
non
si
sentono
affatto
post
,
hanno
dietro
di
sé
non
nostalgie
ma
,
ahimè
,
idee
:
la
destra
«
rivoluzionaria
»
non
ne
è
sprovvista
affatto
.
Sarebbe
comodo
che
un
'
idea
tremenda
non
fosse
un
'
idea
.
La
tradizione
aristocratica
,
signorile
,
gestuale
,
eroicista
,
valoriale
contro
la
serialità
del
moderno
,
razzista
classica
o
differenzialista
(
quanto
soffrono
i
neri
a
Birmingham
)
dilaga
per
rivoli
nell
'
indifferentismo
debole
dell
'
oggi
.
È
interessante
vedere
che
farà
Fini
di
costoro
.
E
del
suo
partito
,
che
di
idee
ne
ha
poche
ma
tiene
aperte
le
sezioni
,
è
presente
sul
territorio
,
mena
le
mani
e
alimenta
la
fiamma
?
La
rete
militante
del
Msi
non
è
fredda
come
il
suo
segretario
,
è
attiva
e
vendicativa
,
Mussolini
è
il
suo
martire
e
i
suoi
militanti
stanno
ridendo
del
giuramento
che
prestano
i
loro
ministri
.
È
stata
legittimata
prima
da
Berlusconi
e
poi
dagli
elettori
del
«
polo
»
per
quel
che
è
,
non
per
quel
che
non
sarebbe
più
;
lo
zoccoletto
duro
che
per
anni
raramente
ha
superato
il
6
per
cento
e
raramente
è
sceso
sotto
il
3
,
si
è
triplicato
in
tre
mesi
.
Non
è
detto
che
Fini
voglia
e
possa
liberarsene
.
Per
non
parlare
delle
logge
e
del
Sisde
.
La
vera
domanda
è
se
dilagherà
o
no
.
Salvo
i
pestaggi
e
le
oscurità
delle
trame
negli
anni
settanta
,
l
'
Italia
ha
convissuto
con
quella
frangia
,
e
ha
persino
considerato
che
non
andava
soggetta
senza
eccezione
alla
legge
che
proibisce
la
ricostituzione
del
partito
fascista
e
punisce
l
'
apologia
del
fascismo
;
meglio
era
non
creare
dei
martiri
né
sprofondare
certi
umori
nella
clandestinità
.
Si
vedevano
,
quello
erano
,
quello
sarebbero
restati
.
Ragionamento
non
sciocco
,
finché
la
vaccinazione
antifascista
ha
mantenuto
immune
il
resto
del
paese
.
Ma
è
immune
ancora
?
Non
mi
conforta
la
tesi
che
nulla
sarebbe
cambiato
perché
oggi
hanno
votato
Msi
coloro
che
prima
votavano
Dc
.
Intanto
,
c
'
è
un
buon
mucchietto
di
giovani
che
votano
per
la
prima
volta
dopo
il
referendum
e
che
nel
giro
di
un
anno
sono
passati
dal
fervore
per
Mario
Segni
a
una
delle
tre
destre
,
scegliendo
quella
di
radice
fascista
.
E
poi
non
è
indifferente
che
non
andasse
da
sé
,
fino
a
un
anno
fa
,
votare
Msi
o
dare
del
tu
al
suo
segretario
in
tv
.
Era
un
bene
che
una
pregiudiziale
antifascista
fosse
nel
senso
comune
.
Ora
è
caduta
.
Perché
?
Non
basta
dire
che
la
corruzione
rivelata
da
Mani
pulite
ha
dato
spazio
a
un
partito
che
al
potere
non
era
mai
stato
e
dunque
non
era
corrotto
.
Non
solo
a
Roma
il
Msi
ha
fatto
esperienza
di
governo
.
Il
successo
di
Berlusconi
dimostra
quanto
fosse
ambiguo
un
certo
moralismo
considerato
popolare
:
tutti
sapevano
che
Berlusconi
è
nato
e
cresciuto
sui
favori
,
in
altri
paesi
impensabili
,
del
Caf
e
specie
dell
'
abominato
Craxi
,
ma
egli
non
ne
ha
pagato
alcun
prezzo
;
anzi
ha
fatto
strage
dei
voti
degli
integerrimi
lumbard
,
e
si
capisce
che
Bossi
soffochi
di
collera
.
La
spinta
non
è
stata
a
un
ingenuo
rinnovamento
,
è
stata
a
destra
.
E
a
destra
non
ha
trovato
più
dighe
.
Il
fascismo
era
tornato
frequentabile
.
Perché
poi
che
cos
'
era
mai
stato
?
I
fascisti
erano
un
po
'
bestie
,
ma
vuoi
mettere
con
i
nazisti
.
Quando
i
tedeschi
fanno
una
cosa
la
fanno
sul
serio
,
noi
a
metà
.
Prendiamo
l
'
antisemitismo
:
Renzo
De
Felice
ci
ha
spiegato
che
fino
al
1938
non
c
'
era
,
che
allora
Mussolini
è
stato
tirato
per
i
capelli
a
emanare
le
leggi
razziali
,
per
altro
«
blande
»
,
e
che
se
dal
1943
al
1945
ci
sono
stati
persecuzione
,
arresti
,
deportazioni
,
si
deve
all
'
occupazione
tedesca
.
Uno
sguardo
doppio
si
posa
da
sempre
sulla
Repubblica
sociale
italiana
:
per
gli
ideologi
del
Msi
è
un
modello
di
fascismo
rivoluzionario
,
depurato
dai
compromessi
borghesi
del
Mussolini
prima
edizione
,
per
l
'
opinione
corrente
non
è
stata
che
un
'
accolita
di
scagnozzi
,
collaborazionisti
che
non
ci
rappresentano
affatto
,
anzi
a
guardar
bene
non
erano
propriamente
italiani
.
Hanno
rastrellato
e
deportato
su
ordine
altrui
.
Possiamo
essere
servi
,
codardi
,
albertosordisti
,
certo
.
Ma
per
natura
non
feroci
.
Italiani
brava
gente
.
Poca
della
cultura
democratica
ha
fatto
i
conti
con
questo
cliché
,
recentemente
esplorato
da
David
Bidussa
.
È
una
bella
vergogna
che
soltanto
alcuni
intellettuali
ebrei
si
soffermino
su
questa
sorta
di
revisionismo
aborigeno
,
nutrito
di
un
'
idea
benevola
di
noi
stessi
.
Non
diamone
la
colpa
al
solo
De
Felice
.
Quell
'
animo
trascorre
,
dopo
Rossellini
,
su
tutto
il
cinema
neorealista
.
I
federali
facevano
ridere
.
Ridere
è
sano
e
dissacrante
.
Ma
qualche
volta
comodo
.
Abbiamo
volentieri
banalizzato
il
fascismo
.
E
parti
insospettabili
hanno
banalizzato
l
'
antifascismo
.
Quando
alcuni
nostri
grandi
vecchi
,
certo
non
indulgenti
verso
il
passato
,
hanno
proposto
di
togliere
di
mezzo
assieme
alla
pregiudiziale
anticomunista
anche
quella
antifascista
hanno
fatto
un
'
operazione
per
metà
revisionista
per
metà
illuminista
.
«
Revisionista
»
perché
inconfessatamente
assume
a
vera
radice
del
fascismo
quella
paura
del
comunismo
nella
quale
le
esitazioni
borghesi
troverebbero
,
bene
o
male
,
una
giustificazione
.
Non
a
caso
la
caduta
dell
'
antifascismo
si
propone
nel
1989
.
Leggo
in
questi
giorni
le
parole
di
un
ostinato
liberale
,
de
Viti
de
Marco
,
che
scriveva
ancora
nel
1929
:
«
Contro
il
caos
sorse
il
fascismo
,
organizzazione
privata
di
resistenza
,
segno
non
dubbio
di
vitalità
del
paese
»
.
E
persisteva
,
con
parole
che
oggi
fanno
particolare
impressione
:
«
Noi
avemmo
in
comune
col
fascismo
un
punto
di
partenza
,
la
critica
e
la
lotta
contro
il
vecchio
regime
»
,
che
era
appunto
il
«
parlamentarismo
degli
interessi
e
dei
privilegi
»
.
Era
giusto
allearsi
con
Mussolini
perché
soltanto
in
un
secondo
e
«
ben
distinto
momento
»
il
fascismo
riplasmava
lo
Stato
che
aveva
felicemente
ricostruito
a
sua
somiglianza
,
«
e
così
il
nostro
gruppo
fu
travolto
»
.
Da
riflettere
.
Illuminista
è
stata
invece
la
persuasione
che
la
modernità
e
in
particolare
il
mercato
garantiscono
,
per
le
necessità
della
concorrenza
,
il
gioco
democratico
.
Vedi
dove
si
ribalta
il
marxismo
volgare
,
ultimo
exploit
del
famoso
rapporto
struttura
-
sovrastruttura
.
Il
capitalismo
come
sistema
mondiale
renderebbe
inattuale
il
ritorno
d
'
una
barbarie
.
Dopo
Biagio
De
Giovanni
,
tutta
la
storia
del
Pds
è
stata
lastricata
da
questa
sciocchezza
.
Come
se
oggi
non
fossimo
in
presenza
di
un
processo
crescente
di
divisione
,
di
emarginazione
,
anche
nel
Nord
oltre
che
fra
Nord
e
Sud
;
come
se
i
fondamentalismi
nascessero
per
caso
in
questo
secolo
,
residuo
del
passato
invece
che
prodotto
del
presente
.
Così
Berlusconi
non
è
fascista
ma
gli
viene
naturale
di
fare
il
governo
con
il
Msi
.
Perché
no
?
I
suoi
elettori
non
gli
hanno
rimproverato
questa
alleanza
.
Né
gliela
rimprovera
la
sinistra
,
preferisce
accusarlo
di
aver
rifatto
il
vecchio
pentapartito
.
Tutti
suggeriscono
di
aspettare
e
vedere
.
Ma
il
fatto
è
già
avvenuto
:
l
'
Italia
non
è
fascista
,
ma
non
è
più
antifascista
.
Non
è
più
democratica
in
quel
senso
pieno
,
anche
vigile
,
che
questa
parola
ha
avuto
fino
a
poco
tempo
fa
,
è
fiacca
e
desiderosa
di
essere
governata
da
un
uomo
forte
.
Pare
composta
più
da
dipendenti
dell
'
azienda
Italia
che
da
cittadini
della
Repubblica
.
Poi
da
cosa
nasce
cosa
.
StampaQuotidiana ,
Non
conviene
dividersi
fra
chi
considera
l
'
attuale
governo
un
fascismo
bell
'
e
impiantato
e
chi
un
governo
di
centro
destra
,
in
grado
di
controllare
un
Msi
in
mutazione
.
La
prima
ipotesi
sospetta
la
seconda
di
smobilitare
gli
animi
,
e
forse
è
vero
:
ma
non
sono
ragionamenti
così
diversi
.
Più
interessante
è
intendersi
sulla
continuità
o
discontinuità
del
nuovo
governo
:
Berlusconi
non
sarebbe
che
un
Caf
muscoloso
,
Berlusconi
è
il
neoliberismo
finalmente
al
potere
.
In
ambedue
i
casi
l
'
aggiunta
d
'
un
partito
,
il
Msi
-
An
,
è
suppletiva
,
roba
da
usare
quando
occorre
menar
le
mani
o
frenare
i
federalismi
leghisti
.
Mario
Tronti
propende
per
la
continuità
,
e
non
certo
per
indulgenza
:
una
egemonia
di
destra
,
scrive
,
era
già
avvenuta
nel
corpo
sociale
e
nella
stessa
sinistra
,
oltre
che
essere
costitutiva
dei
vari
spezzoni
del
centro
.
Che
i
fascisti
stiano
ora
nella
maggioranza
è
un
problema
,
non
il
problema
.
L
'
ampiezza
del
condizionamento
dell
'
estrema
destra
nell
'
Italia
del
1994
-
e
di
estreme
ce
ne
sono
almeno
due
,
quella
del
Msi
e
quella
del
mélange
fra
integralismo
cattolico
e
fondamentalismi
etno
-
lavoristi
dei
lumbard
-
si
valuta
a
seconda
di
quel
che
Berlusconi
si
propone
di
fare
.
Ma
se
ha
un
senso
il
crollo
del
sistema
politico
avvenuto
tra
il
1992
e
il
1994
,
anche
grazie
a
quel
minamento
del
comune
sentire
democratico
che
Tronti
descrive
e
che
è
precipitato
nel
referendum
,
è
che
esso
segna
il
venire
a
fine
dell
'
antico
rapporto
fra
struttura
del
capitale
italiano
e
uno
Stato
che
,
dal
fascismo
in
poi
,
è
sempre
stato
non
solo
legato
ad
esso
,
ma
assieme
protettore
e
protetto
e
negoziatore
.
La
sfera
politica
e
quella
degli
apparati
,
strettamente
interconnessa
nell
'
impresa
pubblica
e
nel
credito
,
si
sono
reciprocamente
condizionate
come
due
soggetti
.
L
'
Italia
del
dopoguerra
è
stata
anzi
,
con
la
presenza
della
più
massiccia
sinistra
europea
,
un
esempio
interessante
di
relativa
«
autonomia
»
del
politico
,
e
perciò
ha
allargato
la
mano
pubblica
,
già
stabilita
dopo
gli
anni
trenta
,
e
ha
esteso
un
welfare
che
è
stato
anche
formativo
d
'
una
certa
idea
dei
diritti
.
La
caduta
della
sinistra
e
un
incerto
governo
del
politico
,
dopo
la
morte
di
Moro
e
nella
arroganza
di
Craxi
,
hanno
fatto
del
Caf
un
apparato
autoreferenziale
che
,
a
ristrutturazione
tecnologica
fatta
,
a
liberalizzazione
del
movimento
dei
capitali
avvenuta
,
a
mercato
mondiale
unificato
,
si
è
rivelato
per
la
prima
volta
soltanto
parassitario
.
Per
un
sistema
produttivo
ansante
e
obbligato
a
una
competitività
almeno
continentale
cui
era
impreparato
-
vecchia
l
'
automobile
,
non
più
specificamente
italiano
l
'
elettrodomestico
,
indietro
l
'
informatica
,
un
pasticcio
avventuristico
la
chimica
pubblica
e
privata
-
lo
scassato
e
ingordo
apparato
di
governo
e
sottogoverno
era
ormai
solo
un
ingombro
.
Con
la
privatizzazione
dell
'
impresa
pubblica
e
del
credito
,
e
con
l
'
attacco
massiccio
agli
apparati
pubblici
della
scuola
e
della
sanità
,
oltre
che
della
pubblica
amministrazione
in
senso
proprio
,
il
«
sistema
politico
»
è
ferito
a
morte
.
Con
la
partitocrazia
è
affondato
,
grazie
all
'
inerzia
della
sinistra
(
che
in
questo
è
apparsa
complice
)
,
lo
Stato
come
luogo
di
conflitto
e
contrattazione
.
Torna
ad
essere
essenzialmente
apparato
classico
di
repressione
-
esercito
,
polizie
,
funzioni
della
giustizia
.
La
discontinuità
non
è
piccola
.
È
grande
.
In
essa
si
ridelineerà
la
leadership
del
capitale
italiano
,
messa
in
questione
non
solo
dal
crollo
della
Montedison
e
dell
'
impresa
di
Stato
,
ma
dal
fiato
corto
della
Fiat
.
Mi
piacerebbe
tanto
che
gli
economisti
ci
dicessero
qualcosa
su
quel
che
va
succedendo
nella
rete
industriale
e
postindustriale
,
oltre
a
rilevare
,
come
vediamo
anche
noi
inesperti
,
che
la
piccola
e
media
azienda
tira
e
s
'
è
data
una
espressione
politica
.
Si
può
presumere
che
in
Berlusconi
si
delinei
un
primato
,
un
traino
dell
'
industria
della
comunicazione
?
O
no
?
Forse
il
primo
atto
essenziale
del
governo
sarà
nell
'
assetto
della
Stet
privatizzata
e
dei
gruppi
di
controllo
(
chissà
che
farà
Mediobanca
)
che
si
formeranno
in
essa
.
Nel
diluvio
in
cui
sprofondano
i
cosiddetti
ammortizzatori
sociali
non
sarà
il
Msi
a
tenere
il
timone
;
fungerà
da
repressore
,
fuorviante
o
magari
,
come
in
parte
è
già
avvenuto
,
assorbente
della
protesta
.
Certo
Berlusconi
non
governerà
come
il
Caf
,
nel
momento
in
cui
il
comando
politico
tende
a
liberare
il
comando
economico
.
L
'
obiettivo
è
prima
andare
,
con
le
buone
o
con
le
cattive
,
a
restaurare
una
costituzione
formale
e
materiale
prekeynesiana
,
poi
,
a
Stato
dimagrito
,
si
potrà
anche
ridiscorrere
di
democrazia
.
L
'
impatto
della
destra
si
vede
già
invece
nella
destrutturazione
dei
«
valori
»
del
paese
,
a
cominciare
da
una
certa
separazione
tra
Stato
e
Chiesa
,
propria
del
resto
dell
'
Europa
moderna
.
Prendiamo
la
scuola
:
non
si
capisce
a
che
serva
a
una
borghesia
competitiva
rinunciare
a
una
formazione
e
trasmissione
di
saperi
laica
e
moderna
,
e
finanziare
invece
tentativi
di
dominio
integrista
;
se
non
che
,
caduta
la
mediazione
della
Democrazia
cristiana
,
l
'
alleanza
di
Berlusconi
con
la
Chiesa
passa
oggi
tramite
la
destra
,
vedi
il
quartetto
D
'
Onofrio
-
Guidi
-
Zeffirelli
e
Squitieri
.
Perno
,
la
famiglia
.
Chi
dice
famiglia
,
dice
che
la
libertà
femminile
è
cosa
perversa
,
quando
non
assassina
.
È
stato
presentato
alla
Camera
,
prima
ancora
del
voto
del
governo
,
un
documento
strabiliante
che
forse
non
avrebbe
circolato
neppure
ai
tempi
dell
'
Opera
Nazionale
Maternità
e
Infanzia
,
cui
si
ispira
.
Al
centro
è
la
ragazza
madre
,
per
la
quale
si
sprecano
enfasi
e
commozione
in
sintonia
con
il
Movimento
per
la
vita
,
e
ad
essa
si
affiancano
spericolatamente
i
deboli
in
genere
:
donne
,
malati
di
Aids
,
handicappati
e
animali
.
Sic
.
Leggere
per
credere
.
Dire
famiglia
significa
anche
trasportare
i
diritti
del
cittadino
,
il
nato
o
la
nata
in
Italia
,
sui
«
genitori
»
,
cioè
su
una
tutela
che
decide
-
per
esempio
in
tema
di
istruzione
e
quindi
in
larga
parte
di
socializzazione
e
destino
professionale
,
perché
lo
stato
,
che
nella
scuola
pubblica
era
proprio
la
collettività
laica
,
si
ritira
.
Avanti
con
il
bonus
per
le
scuole
dei
preti
e
delle
aziende
,
che
di
quattrini
abbisognano
.
Qui
si
va
dritti
verso
le
encicliche
di
Woytila
e
gli
umori
del
cardinal
Biffi
.
Non
se
ne
preoccupa
la
Libreria
delle
donne
di
Milano
,
sedotta
dalla
luce
che
la
destra
sarebbe
finalmente
costretta
a
gettare
su
alcune
donne
.
Differentemente
dalla
sinistra
che
non
lo
faceva
.
Ma
davvero
?
È
un
pezzo
che
in
Europa
e
fuori
avanzano
delle
signore
,
portate
da
partiti
di
sinistra
o
più
raramente
di
destra
.
Signore
in
genere
fedeli
al
mandato
.
Non
trasgredienti
alcune
grandi
,
da
Golda
Meir
a
Indira
Ghandi
,
trasgrediente
per
eccesso
Margareth
Thatcher
,
fedele
al
padre
Benazir
Bhutto
,
al
liberismo
Corazon
Aquino
o
Violeta
Chamorro
-
le
prime
che
vengono
in
mente
.
Adesso
c
'
è
anche
Hillary
Clinton
.
Dal
1981
in
Francia
sono
legioni
le
ministre
e
c
'
è
stata
una
premier
,
Edith
Cresson
.
Dove
sta
la
differenza
tra
Franca
Falcucci
o
Rosa
Russo
Jervolino
,
Tina
Anselmi
o
Rosy
Bindi
e
Ombretta
Fumagalli
Carulli
o
Titti
Parenti
?
La
Anselmi
e
la
Bindi
si
sono
ribellate
a
ben
altro
che
a
un
intervento
di
Berlusconi
.
Com
'
è
che
non
si
sono
viste
?
Quanto
a
Pivetti
,
che
cosa
distingue
la
sua
ascesa
alla
presidenza
della
Camera
da
quella
di
Nilde
Jotti
,
se
non
dall
'
esservi
portata
sulle
spalle
di
Bossi
,
Fini
e
Berlusconi
invece
che
su
quelle
del
Pci
e
d
'
un
governo
che
aveva
rispetto
per
le
minoranze
?
Alcune
mie
amiche
hanno
voluto
vedere
nel
fatto
che
,
al
momento
della
sua
investitura
,
abbia
parlato
di
sé
al
maschile
,
una
micidiale
sortita
dell
'
inconscio
interpellato
dalla
differenza
.
Ma
no
,
era
solo
l
'
introduzione
nel
rito
laico
della
Camera
del
liturgico
:
quasi
vir
fatta
sum
.
Ora
sono
quasi
un
uomo
!
È
inquietante
il
capovolgersi
dell
'
immagine
che
avevano
alcuni
stilemi
della
Libreria
:
l
'
aspra
separatezza
,
la
diffidenza
verso
la
sfera
politica
e
le
istituzioni
perché
iscritte
nel
codice
«
neutro
di
lui
»
,
per
non
parlare
del
«
potere
»
,
ancora
un
mese
fa
esecrato
(
ultimo
numero
di
«
Critica
Marxista
»
)
ora
invocato
come
desiderio
femminile
(
ultimo
numero
del
«
Cerchio
quadrato
»
)
.
È
come
se
mutassero
di
senso
le
parole
che
mi
intrigavano
,
gerarchia
,
autorevolezza
,
affidamento
a
una
madre
reale
o
simbolica
,
disparità
,
o
la
critica
alla
democrazia
come
sinonimo
di
democratismo
(
sopra
la
legge
)
,
indifferenza
alle
paci
e
alle
guerre
,
ai
fascismi
e
agli
antifascismi
(
parzialità
)
,
alla
stessa
condizione
del
«
genere
»
(
basta
con
la
nostra
figura
di
dolenti
e
oppresse
)
o
alle
ingiustizie
(
finiamola
con
il
miserabilismo
)
.
È
l
'
insofferenza
,
anzi
la
negazione
delle
altre
-
specie
se
un
tempo
amate
,
come
la
Irigaray
o
la
Melandri
,
che
seguono
diversi
cammini
.
È
l
'
insistenza
su
un
discorso
analogico
-
simmetrico
a
quello
maschile
:
invece
del
patriarcato
una
genealogia
femminile
,
invece
della
legge
del
padre
l
'
ordine
simbolico
della
madre
.
Molto
mi
pareva
di
dover
concedere
a
un
pensiero
che
si
proponeva
un
'
ambizione
alta
,
ripensare
la
storia
e
il
presente
nell
'
ottica
della
sessuazione
,
una
critica
radicale
alla
mia
stessa
storia
e
al
pensiero
politico
cui
sono
formata
.
Diamoci
tempo
,
mi
dicevo
.
Ma
per
arrivare
a
Irene
Pivetti
?
Che
malinconia
.
StampaQuotidiana ,
Vivo
a
Milano
dal
1948;
avevo
allora
cinquantadue
anni
.
Perché
ho
scelto
Milano
a
preferenza
d
'
altre
città
?
Molti
amici
,
quando
vado
a
Roma
o
altrove
,
me
lo
chiedono
,
tra
stupiti
e
scandalizzati
.
E
la
mia
risposta
è
sempre
la
stessa
:
perché
a
Milano
ho
trovato
un
posto
di
lavoro
soddisfacente
.
Ma
gli
amici
non
si
arrendono
e
obiettano
:
che
ne
è
del
clima
o
meglio
dell
'
habitat
intellettuale
della
città
?
Non
è
forse
vero
che
l
'
incomunicazione
di
massa
ha
qui
toccato
uno
dei
suoi
vertici
?
E
a
questo
punto
la
mia
risposta
è
sempre
la
stessa
:
1°
)
l
'
incomunicazione
di
massa
può
essere
molto
favorevole
a
uno
scrittore
o
artista
che
non
sia
eterodiretto
,
che
non
dipenda
dagli
alti
e
bassi
della
moda
culturale
;
mentre
sarebbe
disastrosa
per
quei
titani
dell
'
aggiornamento
porno
-
sociologico
che
contestano
«
il
sistema
»
ritraendone
lauti
vantaggi
;
2°
)
anche
mettendo
da
parte
ciò
che
Milano
e
la
Lombardia
rappresentano
nella
vita
economica
del
nostro
Paese
,
anche
se
ci
scordiamo
per
un
momento
la
meravigliosa
stagione
del
romanticismo
lombardo
possiamo
tranquillamente
affermare
che
gli
anni
della
scapigliatura
e
del
primo
naturalismo
hanno
fatto
di
Milano
una
città
civilissima
e
culturalmente
importante
.
Sì
,
hanno
fatto
:
ma
ora
?
Io
posso
riferire
due
episodi
diversissimi
,
ma
forse
significativi
.
Nel
1926
incontrai
a
Milano
Italo
Svevo
,
di
cui
conoscevo
solo
l
'
opera
e
la
fotografia
.
Mi
feci
coraggio
,
mi
presentai
e
lo
condussi
subito
in
via
Borgospesso
,
al
«
Convegno
»
.
Vi
trovai
alcuni
scrittori
ben
lieti
di
rendere
omaggio
al
loro
più
anziano
collega
.
Enzo
Ferrieri
,
naturalmente
,
Carlo
Linati
,
Eugenio
Levi
,
Alessandro
Pellegrini
ed
altri
ancora
.
Qualche
mese
dopo
Svevo
tornò
al
«
Convegno
»
per
leggere
una
sua
conferenza
su
Joyce
:
fu
un
avvenimento
che
oggi
non
potrebbe
ripetersi
.
Secondo
episodio
,
trent
'
anni
dopo
.
Nel
1956
si
dette
alla
Scala
un
dramma
lirico
di
sir
William
Walton
,
Troilo
e
Cressida
.
Io
ero
il
traduttore
del
bellissimo
libretto
.
Musicalmente
,
la
partitura
era
elegantissima
,
la
parte
vocale
non
facile
.
Lo
feci
notare
a
Victor
de
Sabata
,
il
quale
sorrise
e
mi
disse
che
la
Scala
sapeva
il
fatto
suo
.
De
Sabata
,
grande
direttore
d
'
orchestra
,
era
notoriamente
incapace
di
mettere
insieme
un
cast
.
Il
risultato
fu
disastroso
:
l
'
opera
,
eseguita
da
artisti
di
terz
'
ordine
,
finì
tra
fischi
assordanti
.
Alla
fine
dello
spettacolo
né
il
Sovrintendente
,
né
il
De
Sabata
,
né
il
direttore
d
'
orchestra
si
fecero
vedere
dall
'
autore
.
Faceva
freddo
,
nevicava
.
Accompagnai
Walton
sguazzando
nella
neve
e
nelle
pozzanghere
.
Lui
era
tranquillo
,
io
pieno
di
vergogna
.
Nonostante
il
freddo
,
la
nebbia
e
lo
smog
Milano
ha
o
avrebbe
tutto
ciò
che
occorre
per
essere
un
'
importante
città
d
'
arte
e
di
cultura
.
Ha
molte
opere
d
'
arte
,
musei
,
biblioteche
(
eccellente
la
Biblioteca
comunale
)
,
alcune
università
;
possiede
due
grandi
orchestre
,
parecchie
istituzioni
musicali
,
è
sede
dei
maggiori
editori
italiani
,
i
suoi
giornali
e
rotocalchi
raggiungono
alte
tirature
.
Ogni
sera
vi
si
tengono
decine
di
conferenze
e
dibattiti
,
il
Piccolo
Teatro
ha
ottenuto
successi
internazionali
,
la
Scala
fa
quel
che
può
(
meno
di
quel
che
potrebbe
)
per
sopravvivere
,
la
direzione
locale
della
Rai
-
TV
compie
lodevoli
sforzi
,
ma
non
si
è
mai
riusciti
a
dare
alla
città
un
decente
museo
d
'
arte
moderna
.
Tuttavia
la
somma
di
simili
meriti
e
demeriti
è
ben
lontana
dal
dare
un
risultato
positivo
.
Non
mancano
le
apparecchiature
e
i
mezzi
,
è
invece
assente
la
volontà
di
coordinare
gli
strumenti
a
disposizione
e
di
dare
al
pubblico
,
anche
al
pubblico
dei
meno
abbienti
,
quei
«
servizi
»
ch
'
esso
avrebbe
il
diritto
di
pretendere
.
Che
Milano
sia
stata
sempre
una
città
sorda
all
'
intelligenza
non
può
dirsi
in
alcun
modo
.
Anche
senza
essere
un
longobardista
(
com
'
era
il
compianto
Bognetti
)
e
nemmeno
un
lombardista
(
com
'
è
il
valentissimo
Dante
Isella
)
io
so
quanto
Milano
abbia
contato
nella
storia
dell
'
intelligenza
italiana
.
Lo
so
per
averlo
letto
nei
libri
,
non
lo
so
affatto
per
mie
recenti
esperienze
personali
.
Tra
il
'25
e
il
'30
io
venivo
a
Milano
come
si
va
alla
Mecca
:
per
rendere
il
mio
tributo
a
una
città
d
'
eccezione
.
Ma
se
debbo
prescindere
dall
'
enorme
importanza
che
Milano
ha
nel
campo
dell
'
industria
e
dell
'
economia
,
io
amo
questa
città
per
l
'
innegabile
senso
civico
dei
suoi
abitanti
,
l
'
amo
perché
vivendoci
riesco
quasi
a
dimenticarmi
di
essere
in
Italia
(
e
non
è
dir
poco
)
,
l
'
amo
perché
qui
il
sottobosco
politico
e
pseudo
culturale
fa
poca
presa
,
l
'
amo
perché
i
miei
amici
A
B
C
...
Z
non
potrebbero
viverci
e
prosperare
,
l
'
amo
perché
qui
si
può
vivere
senza
vedere
nessuno
,
senza
essere
coinvolto
in
qualsiasi
indecoroso
intrallazzo
mondano
,
senza
vergognarmi
di
essere
al
mondo
,
l
'
amo
con
tutto
il
cuore
ma
non
riesco
ad
amarla
per
la
souplesse
,
l
'
agilità
e
l
'
acume
della
sua
intelligenza
.
Dipenderà
dai
cittadini
di
Milano
un
futuro
e
imprevedibile
mutamento
del
volto
,
del
carattere
della
città
?
Certamente
,
ma
non
dai
suoi
uomini
d
'
oggi
.
Milano
è
una
città
buona
,
ma
non
è
una
città
interessante
.
Gli
stranieri
vengono
qui
per
ragioni
d
'
affari
,
ma
ben
pochi
viaggiatori
sentimentali
(
nel
senso
reso
tradizionale
da
Sterne
)
vengono
a
stabilirvisi
.
Milano
potrà
dunque
,
anzi
dovrà
,
diventare
una
città
di
cultura
rinunziando
(
et
pour
cause
)
a
quanto
non
ha
di
congeniale
:
il
colore
locale
,
la
cattiva
reputazione
,
lo
scandalo
,
la
moda
.
Sarà
possibile
?
Tutto
dipenderà
dai
suoi
uomini
di
domani
.
Se
i
giovani
d
'
oggi
si
tagliassero
la
barba
e
imparassero
a
studiare
senza
far
credito
alle
molte
università
che
vi
sorgeranno
,
numerose
come
i
funghi
,
allora
Milano
potrebbe
acquistare
quella
dimensione
morale
e
culturale
che
altre
città
italiane
,
malgrado
l
'
infuriare
delle
discordie
politiche
,
hanno
saputo
in
qualche
modo
difendere
.
Ricordiamo
però
che
la
cultura
non
si
fabbrica
,
nasce
da
sé
quando
è
giunto
il
momento
propizio
.
E
il
momento
stesso
è
una
grazia
che
bisogna
meritare
.
StampaQuotidiana ,
Non
sarà
indolore
accogliere
l
'
istanza
di
revisione
della
condanna
di
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
presentata
dall
'
avvocato
Gamberini
alla
Corte
d
'
appello
di
Milano
.
Ma
sarebbe
ancor
meno
indolore
respingerla
.
Essa
compie
quel
salto
nella
lettura
del
rinvio
a
giudizio
che
andava
fatto
già
al
processo
di
prima
istanza
,
quando
i
carabinieri
ammisero
che
,
prima
di
presentare
il
Marino
alla
magistratura
milanese
,
lo
avevano
intrattenuto
nottetempo
per
oltre
due
settimane
.
Con
il
colonnello
Bonaventura
,
esperto
di
antiterrorismo
,
veniva
giù
da
Milano
a
Sarzana
apposta
.
I
conciliaboli
,
mai
verbalizzati
,
sarebbero
rimasti
segreti
se
un
modesto
prete
non
avesse
innocentemente
detto
in
aula
di
quel
via
vai
notturno
.
Poiché
la
tesi
accusatoria
si
fonda
soltanto
sulla
crediblità
di
Marino
,
l
'
Arma
teneva
a
non
far
sapere
che
tanto
spontaneo
e
improvviso
il
racconto
dell
'
uomo
non
era
:
si
sarebbe
potuto
pensare
che
era
stato
filtrato
,
se
non
addirittura
suggerito
.
Di
questa
menzogna
nessuno
chiese
davvero
conto
ai
carabinieri
.
E
qui
sta
la
seconda
enormità
.
Perché
i
casi
sono
due
:
o
la
procura
di
Milano
,
nelle
persone
del
dottor
Pomarici
e
poi
del
dottor
Lombardi
,
è
sotto
l
'
inganno
dei
carabinieri
quando
ne
avalla
la
versione
nel
rinvio
a
giudizio
,
oppure
sa
che
essa
è
falsa
ma
è
d
'
accordo
con
loro
nel
sottrarre
una
prova
fondamentale
sulla
credibilità
di
Marino
.
Nel
1988
o
l
'
Arma
o
la
procura
hanno
mentito
.
E
non
si
sono
mai
corretti
.
I
carabinieri
guidano
Marino
nel
bizzarro
riconoscimento
dell
'
appartamento
dove
avrebbe
preparato
l
'
attentato
,
o
lo
inducono
nei
loro
stessi
errori
sull
'
identikit
dell
'
omicida
.
Il
colonnello
Bonaventura
dichiara
che
per
lui
"
andava
da
sé
"
che
Lotta
Continua
avesse
ucciso
Calabresi
.
Da
bravo
sceriffo
,
li
deve
incastrare
con
le
buone
o
le
cattive
e
quando
le
cattive
vengono
alla
luce
neppur
sente
il
bisogno
di
difendersi
.
Né
si
correggono
i
giudici
,
soltanto
un
'
analoga
convinzione
e
idea
di
"
efficacia
"
spiega
come
tutte
le
corti
,
eccezion
fatta
per
la
Cassazione
nel
1992
,
abbiano
fatto
agevolmente
a
meno
di
riscontri
effettivi
,
abbiano
screditato
le
testimonianze
contro
l
'
accusa
e
largheggiato
con
le
altre
,
spingendosi
fino
a
stravolgere
le
dichiarazioni
,
o
far
dichiarare
un
defunto
,
per
non
parlare
della
calma
con
la
quale
accettano
la
distruzione
delle
prove
prima
del
processo
,
e
non
chiedono
esami
e
perizie
che
,
come
l
'
istanza
dimostra
,
si
potevano
ben
fare
.
L
'
istanza
di
revisione
chiama
finalmente
con
il
suo
nome
quel
che
somiglia
,
più
che
a
una
serie
di
sbagli
,
a
una
montatura
che
una
volta
partita
cresce
su
stessa
,
coinvolgendo
un
tribunale
dopo
l
'
altro
.
È
il
riordino
e
la
minuziosa
verifica
di
tutti
i
materiali
che
getta
una
luce
impressionante
anche
su
quel
che
sapevamo
.
Il
ricorso
porta
inoltre
elementi
nuovi
.
Non
molti
.
Uno
,
enorme
,
la
dichiarazione
di
una
persona
presente
all
'
attentato
che
inutilmente
dice
di
aver
riconosciuto
l
'
assassino
al
dottor
Allegra
della
questura
di
Milano
-
quello
dell
'
interrogatorio
a
Pinelli
-
e
dal
suo
ostinato
fingere
di
non
sentire
deriva
un
grande
spavento
,
durato
troppo
a
lungo
.
Altri
minori
,
ma
non
meno
ripugnanti
,
come
il
documento
d
'
un
tale
dei
Ros
di
Trapani
che
si
dice
convinto
,
in
comune
con
la
procura
di
Milano
,
che
Rostagno
sia
stato
fatto
ammazzare
da
Sofri
o
i
suoi
amici
,
sempre
per
celare
l
'
assassinio
di
Calabresi
.
Brutta
faccenda
,
fra
apparati
che
non
osano
smentirsi
.
In
che
paese
viviamo
?
si
chiede
Salvatore
Mannuzzu
a
proposito
del
testimone
azzittito
e
delle
prove
sparite
o
sostituite
.
Sì
,
in
che
paese
viviamo
?
Quale
idea
di
sé
e
dei
propri
diritti
e
doveri
regge
l
'
Arma
dei
carabinieri
e
le
corti
giudicanti
?
L
'
istanza
di
revisione
va
raccolta
,
non
solo
per
restituire
libertà
ai
tre
condannati
,
ma
per
restituire
a
noi
qualche
fiducia
nelle
istituzioni
della
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
L
'
uomo
alienato
,
anzi
reificato
come
si
dice
oggi
,
ridotto
a
cosa
e
non
più
individuo
,
è
veramente
infelice
per
la
condizione
in
cui
è
venuto
a
trovarsi
?
Il
problema
è
certamente
mal
posto
perché
dell
'
uomo
libero
,
non
condizionato
che
da
se
stesso
,
la
storia
non
offre
esempi
;
ma
se
vogliamo
ammettere
ch
'
esso
esista
e
sia
anzi
il
problema
d
'
oggi
si
deve
escludere
che
psicologi
sociologi
e
ah
nettali
specialisti
dell
'
uomo
-
uomo
e
dell
'
uomo
-
formica
siano
i
più
idonei
a
risolverlo
.
Gli
artisti
invece
hanno
qualcosa
da
dire
in
proposito
perché
la
loro
vocazione
-
e
più
nell
'
ultimo
secolo
,
da
quando
sono
sorti
verismo
,
naturalismo
e
altre
scuole
affini
-
sembra
essere
quella
di
denunciare
l
'
universale
infelicità
umana
.
Non
sono
però
concordi
nella
prognosi
e
tanto
meno
nella
diagnosi
.
L
'
infelicità
dell
'
uomo
è
costitutiva
,
originaria
oppure
è
l
'
effetto
dei
«
sistemi
»
sociali
sinora
sperimentati
?
Gli
artisti
così
detti
engagés
propendono
per
questa
seconda
ipotesi
ma
sanno
benissimo
che
l
'
utopia
della
città
Felice
non
fu
e
mai
sarà
attuabile
.
Altri
invece
accettano
l
'
infelicità
come
la
sola
possibile
fonte
di
ispirazione
.
L
'
arte
sarebbe
la
vita
di
chi
non
vive
.
E
difficile
immaginare
che
un
uomo
felice
,
un
uomo
«
riuscito
»
,
rinunci
alla
sua
presente
felicità
per
crearsi
una
soddisfazione
post
mortem
scrivendo
opere
letterarie
di
non
probabile
sopravvivenza
.
Non
mancano
,
sono
anzi
numerosi
,
gli
scrittori
che
pur
non
essendo
impegnati
nella
contestazione
socio
-
politica
sentono
il
bisogno
di
giustificare
il
no
da
essi
opposto
alla
vita
dell
'
uomo
d
'
oggi
.
Tra
questi
,
e
tra
i
più
giovani
,
particolarmente
interessante
è
Goffredo
Parise
.
Il
suo
no
non
è
a
senso
unico
:
nel
suo
ultimo
libro
Il
crematorio
di
Vienna
(
Feltrinelli
)
l
'
accusa
non
è
rivolta
alla
vita
intesa
come
istituzione
,
bensì
alla
civiltà
consumistica
,
che
è
la
sua
bestia
nera
,
non
certo
l
'
unica
.
Lo
sguardo
di
Parise
è
stato
sempre
quello
di
un
antropologo
che
abbia
il
capolavoro
di
Darwin
come
livre
de
chevet
.
Non
tanto
lo
interessa
l
'
uomo
come
animale
privilegiato
(
che
pensa
e
modifica
a
piacer
suo
o
distrugge
la
sua
vita
)
quanto
l
'
uomo
animalesco
tout
court
che
continua
a
mostrarsi
nell
'
attuale
uomo
civile
ed
economico
.
Non
so
se
Parise
si
faccia
illusioni
su
ciò
che
potrebbe
essere
l
'
uomo
allo
stato
di
natura
,
il
buon
selvaggio
.
In
ogni
modo
è
la
vita
primordiale
quella
che
attrae
la
sua
attenzione
;
ed
è
per
questo
che
in
un
libro
di
tinte
uniformi
,
volutamente
composto
sullo
schema
di
«
tema
e
variazioni
»
(
una
trentina
di
pezzi
numerati
senza
titoli
)
si
può
trovare
ad
apertura
di
pagina
una
frase
come
questa
:
O
pesci
!
,
in
amore
muto
e
natante
,
in
seminagione
stagionale
,
la
vostra
tecnocrazia
o
sistematica
riproduttiva
non
conosce
le
belle
regole
della
dialettica
:
fate
e
basta
.
Non
conoscete
,
beati
voi
,
la
didattica
delle
convenzioni
ideologiche
(...)
o
pesci
,
fate
,
guizzate
con
l
'
occhio
non
cosciente
,
privo
di
quel
miraggio
,
verso
non
tecnici
miraggi
:
il
vermetto
,
magari
traditore
,
la
libellula
,
il
pesce
femmina
,
gli
infiniti
e
gioiosi
misteri
di
quel
grande
Luna
Park
subacqueo
che
è
la
vita
ittica
,
ottusi
ai
ragionamenti
,
alla
presenza
,
alla
bella
presenza
con
cappello
grigio
,
guanti
grigi
,
soprabito
grigio
dei
marciatori
dall
'
universale
bella
presenza
,
delle
confezioni
,
dei
prodotti
di
bellezza
per
uomo
,
o
pesci
!
Non
dico
che
questo
sia
un
bellissimo
squarcio
di
prosa
;
ma
a
chi
non
conoscesse
Parise
potrebbe
servire
per
comprendere
tanti
altri
motivi
di
lui
.
Il
tema
che
prevale
nel
Crematorio
trovava
già
nel
Padrone
(
il
più
fortunato
romanzo
di
Parise
)
due
personaggi
ancora
individuabili
da
un
punto
di
vista
che
diremmo
vagamente
naturalistico
:
il
padrone
Max
,
pianta
carnivora
che
risucchia
un
suo
dipendente
:
il
quale
,
a
conti
fatti
,
accetta
una
situazione
a
lui
non
del
tutto
sfavorevole
.
Il
motivo
del
consumo
,
della
quasi
perfetta
simbiosi
tra
il
consumante
e
il
consumatore
e
il
consumato
,
dava
luogo
a
un
grottesco
di
forte
interesse
narrativo
.
Qui
invece
,
nel
Crematorio
,
i
personaggi
pure
restando
anonimi
(
portano
soltanto
un
nome
che
è
una
lettera
dell
'
alfabeto
)
vivono
in
ambienti
ben
definiti
,
hanno
caratteri
fisici
e
psicologici
accettabili
ma
perdono
alquanto
in
credibilità
.
Altro
è
trovarsi
nella
condizione
di
robot
,
altro
sapere
di
esserlo
.
Le
figure
di
questo
défilé
pensano
e
riflettono
sulla
loro
condizione
con
una
straordinaria
consapevolezza
,
ciò
che
nella
vita
quasi
mai
accade
.
Nella
vita
l
'
infelicità
non
è
di
entrare
nel
circolo
produttore
-
prodotto
ma
nell
'
uscirne
.
Non
è
psicologicamente
vero
che
l
'
uomo
desideri
la
libertà
:
è
vero
però
ch
'
egli
deve
illudersi
di
desiderarla
.
Solo
in
rari
esempi
la
paranoia
si
affaccia
nei
personaggi
monologanti
di
Parise
.
Tale
è
il
caso
dell
'
uomo
che
uccide
molte
persone
senza
alcun
proposito
criminale
,
ma
per
darsi
prova
della
propria
abilità
nel
tiro
a
segno
.
Ma
in
casi
analoghi
,
e
assai
meno
cruenti
,
il
tema
del
rapporto
tra
divoratore
e
divorato
è
quasi
nascosto
e
si
crea
allora
una
situazione
veramente
poetica
restando
nascosta
la
nuda
e
cruda
motivazione
.
Tale
la
storia
dell
'
innominato
signore
che
vede
in
bianco
e
nero
la
sua
casa
,
la
sua
famiglia
e
se
stesso
,
mentre
ogni
altro
«
esterno
»
conserva
vividi
colori
.
Si
ha
qui
il
tema
dell
'
usura
,
ben
diverso
da
quello
dell
'
uomo
strumentalizzato
.
Là
dove
,
invece
,
prevale
un
implacabile
j
'
accuse
,
una
requisitoria
contro
la
robottizzazione
dell
'
individuo
,
l
'
ossessiva
iterazione
del
motivo
perde
in
efficacia
e
lascia
alquanto
incredulo
il
lettore
-
consumatore
.
Perché
alla
fin
dei
conti
il
paradosso
di
Parise
e
di
tutti
gli
anticonsumisti
(
anch
'
io
ho
peccato
in
questo
senso
in
miei
vecchi
scritti
non
narrativi
)
è
ch
'
essi
stessi
sono
professionali
produttori
e
avidi
consumatori
di
merce
culturale
.
Si
tratta
di
una
contraddizione
di
fondo
presente
in
tutta
la
letteratura
d
'
oggi
.
Contraddizione
più
apparente
che
reale
perché
non
si
può
uccidere
,
artisticamente
,
la
vita
senza
una
forte
carica
di
amor
vitae
.
Questa
volontà
di
vivere
è
sempre
stata
presente
in
tutti
i
libri
di
Parise
e
nei
suoi
reportages
giornalistici
.
Nel
suo
ultimo
libro
essa
sembra
quasi
espunta
come
una
imperdonabile
debolezza
.
Ciò
non
toglie
che
quand
'
essa
trapela
Parise
riacquisti
tutta
la
sua
forza
.
StampaQuotidiana ,
Mi
verrebbe
da
dire
:
giù
le
mani
da
Enrico
Berlinguer
.
Ma
che
lo
dico
a
fare
se
i
suoi
amici
e
discepoli
lo
denigrano
perché
fu
un
buon
comunista
dalla
giovinezza
alla
tomba
?
L
'
uccisione
del
padre
,
secondo
Freud
,
è
un
passaggio
obbligato
per
i
giovani
che
vogliono
sentirsi
qualcuno
.
Quella
in
corso
non
è
una
disputa
storico
-
politica
ma
una
campagna
elettorale
anticomunista
che
a
me
ricorda
il
18
aprile
1948
,
con
alcune
differenze
.
Questa
fa
perno
sul
Kgb
,
quella
sulle
preforche
di
Praga
(
una
cosa
più
seria
)
.
Quella
ebbe
un
piglio
clerico
-
maccartista
,
questa
ha
una
furia
che
definirei
«
islamica
»
se
non
fosse
offensivo
per
i
maomettani
.
Quella
era
diretta
contro
il
pericolo
bolscevico
,
questa
vuole
azzerare
una
sinistra
moderata
e
socialmente
innocua
.
Quella
era
guidata
da
De
Gasperi
e
Scelba
,
questa
da
Berlusconi
,
Fini
e
Giannino
Riotta
.
Ma
la
novità
più
grande
,
il
paradosso
che
supera
la
fantasia
di
Kafka
e
Pirandello
,
è
che
allora
il
fronte
del
popolo
e
l
'
antifascismo
contrattaccavano
e
ressero
alla
sconfitta
,
mentre
D
'
Alema
e
Veltroni
,
gran
parte
del
loro
partito
e
dei
loro
alleati
concorrono
attivamente
alla
propria
umiliazione
.
Oggi
è
un
tranquillo
martedì
di
mezzo
ottobre
,
manca
tempo
alle
elezioni
suppletive
di
novembre
,
alle
elezioni
regionali
di
marzo
,
alle
elezioni
politiche
del
2001
(
a
cui
non
arriveremo
)
.
Senza
sfera
di
cristallo
,
ma
secondo
una
logica
elementare
,
si
può
già
dare
per
certa
un
'
umiliante
sconfitta
della
sinistra
e
della
sua
impresentabile
coalizione
.
Lo
scrivo
in
anticipo
senza
né
timore
né
speranza
di
una
smentita
dei
fatti
.
A
chi
si
rivolgono
,
quali
voti
pensano
di
conquistare
D
'
Alema
e
Veltroni
,
quando
rifiutano
l
'
eredità
del
Pci
come
parte
fondante
della
democrazia
italiana
e
si
presentano
come
figli
di
nessuno
?
Non
certo
quelli
dei
popolani
e
dei
democratici
che
hanno
un
'
altra
memoria
e
che
gli
hanno
già
voltato
le
spalle
nelle
elezioni
di
giugno
.
Vanteranno
forse
i
frutti
dell
'
azione
di
governo
?
Da
un
anno
in
qua
non
ce
ne
sono
,
l
'
unico
vistoso
è
stata
la
guerra
.
Tireranno
fuori
all
'
ultimo
minuto
un
programma
riformatore
di
cui
non
c
'
è
traccia
,
concordato
col
dott.
Fossa
e
col
sen.
Cossiga
?
O
con
l
'
impresentabile
Cossutta
?
O
con
un
certo
Castagnetti
,
che
giustamente
inneggia
al
cinquantennio
democristiano
,
come
esemplare
baluardo
anticomunista
e
modello
di
buon
governo
?
Chiederanno
il
soccorso
dei
poteri
forti
tradizionali
contro
il
liberismo
cialtrone
di
Berlusconi
e
la
destra
estrema
di
Fini
?
A
giudicare
dal
tono
dei
giornali
della
Fiat
,
i
poteri
forti
ritengono
di
aver
sfiancato
a
sufficienza
il
ronzino
del
centro
-
sinistra
e
cambiano
cavallo
.
Forse
la
Fiat
sarà
venduta
e
l
'
impero
di
Berlusconi
non
avrà
più
concorrenti
.
Oppure
credono
davvero
,
D
'
Alema
e
Veltroni
,
che
proclamando
il
comunismo
incompatibile
con
la
libertà
avranno
il
voto
encomiastico
dei
ceti
medioabbienti
?
Ma
questi
ceti
insaziabili
lo
sapevano
già
,
intendendo
per
comunismo
qualunque
limite
al
privilegio
.
E
sentirselo
dire
da
sinistra
gli
alleggerisce
la
coscienza
e
li
induce
a
votare
con
slancio
per
la
destra
che
glielo
ha
sempre
detto
.
Una
destra
ultralegittimata
:
se
l
'
ultimo
cinquantennio
è
ignominioso
,
unico
retroterra
storico
rimane
il
liberalismo
sabaudo
e
il
ventennio
fascista
.
Ben
scavato
,
giovani
talpe
.
StampaQuotidiana ,
Il
cardinal
Martini
ha
chiesto
alla
rivista
dei
gesuiti
di
aiutare
il
mondo
cattolico
e
i
cittadini
in
generale
a
decifrare
la
politica
italiana
.
Se
non
ci
riescono
loro
,
grandi
interpreti
di
codici
medievali
e
tessitori
di
intrighi
celebri
nella
storia
,
nessun
altro
può
riuscirci
.
Io
ci
ho
rinunciato
da
tempo
.
Tanto
più
in
quanto
i
geroglifici
della
politica
italiana
non
sono
egizi
per
cui
servirebbe
un
archeologo
,
ma
specificamente
democristiani
.
I
governi
a
termine
,
balneari
o
natalizi
,
i
governi
bis
,
i
rimpasti
,
i
prontuari
per
la
ripartizione
dei
dicasteri
,
le
fluttuazioni
e
i
ricambi
delle
maggioranze
,
sono
una
tradizione
cinquantennale
,
un
abito
mentale
,
un
costume
,
una
particolarità
nazionale
che
la
giovane
sinistra
ha
ereditato
e
fatto
propria
senza
neanche
rendersene
conto
.
Prima
il
nuovo
Ulivo
o
prima
un
D
'
Alema
bis
?
Meno
Quercia
e
più
Asinello
?
Più
Pipì
o
meno
?
Mastella
o
Parisi
,
chi
tra
queste
due
eminenti
personalità
avrà
più
spicco
?
Scognamiglio
tornerà
al
Polo
?
Livia
Turco
e
Rosi
Bindi
si
dedicheranno
alla
famiglia
in
senso
stretto
?
Di
Pietro
farà
arrivare
i
treni
in
orario
?
Il
centro
-
sinistra
conserverà
il
trattino
di
congiunzione
o
farà
lo
strappo
?
Una
crisi
limpida
ed
entusiasmante
,
la
prima
volta
del
presidente
Ciampi
,
il
cui
esito
è
atteso
dalle
grandi
masse
con
la
stessa
apprensione
dell
'
estrazione
dell
'
Enalotto
.
Il
programma
è
top
secret
,
come
le
bombe
H
su
cui
resteremo
seduti
,
i
giornali
vanno
in
cerca
di
indiscrezioni
ma
l
'
unica
che
trovano
è
la
parità
scolastica
:
che
non
ha
bisogno
di
essere
decifrata
dai
gesuiti
.
Il
resto
lo
sta
redigendo
il
dott.
Fossa
.
Il
D
'
Alema
primo
è
durato
un
anno
,
il
D
'
Alema
secondo
sarebbe
meglio
che
non
nascesse
se
non
altro
per
ragioni
di
stile
.
Non
si
sa
neppure
chi
sia
il
padre
naturale
,
se
Massimo
o
Walter
(
oggi
gli
statisti
si
chiamano
per
nome
,
con
un
'
intimità
che
annuncia
micidiali
colpi
bassi
)
.
Se
è
così
che
vi
preparate
alle
elezioni
regionali
,
cari
amici
,
proclamando
per
inciso
che
non
c
'
è
trattino
tra
comunismo
e
libertà
,
Dio
non
ve
la
manderà
buona
.
Sarebbe
meglio
se
foste
voi
a
rompere
i
piatti
prima
di
farveli
rompere
sulla
testa
.
Ma
non
ne
siete
capaci
anche
perché
Boselletti
non
sarebbe
d
'
accordo
.
StampaQuotidiana ,
Speriamo
che
il
senatore
Andreotti
continui
a
scrivere
novelle
,
come
ha
detto
in
un
'
intervista
,
e
che
non
riprenda
a
tessere
le
sue
trame
oscure
.
Speriamo
ma
non
ci
crediamo
.
Assolto
due
volte
,
da
una
dubbia
accusa
di
omicidio
e
da
un
'
imputazione
di
complicità
mafiosa
politicamente
certa
,
questo
spiritoso
vecchio
può
ora
aspirare
alla
beatificazione
.
Come
un
padre
spirituale
della
patria
o
come
un
Belzebù
finalmente
riabilitato
dalla
giustizia
terrena
e
redento
da
quella
celeste
.
Le
sentenze
,
per
quanto
emesse
da
uomini
per
natura
fallaci
,
fanno
storia
.
I
procedimenti
giudiziari
contro
questo
eccellente
democristiano
sono
durati
sette
anni
,
anni
tormentosi
che
equivalgono
a
una
condanna
anche
per
un
imputato
con
sistema
nervoso
d
'
eccezione
.
Ottocentomila
pagine
processuali
(
800
000
)
che
non
significano
un
processo
accurato
ma
un
inestricabile
pasticcio
.
Processi
postumi
,
lontani
dai
reati
commessi
o
non
commessi
,
esposti
a
ogni
fluttuazione
del
clima
politico
.
Tale
è
il
nostro
sistema
politico
-
giudiziario
,
di
cui
non
è
male
(
biblicamente
)
che
anche
un
uomo
di
potere
abbia
fatto
esperienza
come
tanti
suoi
sudditi
.
Ma
ora
questo
esito
rimbalzerà
nel
peggior
modo
,
non
in
direzione
del
«
giusto
processo
»
ma
di
una
diffusa
impunità
per
qualsiasi
imputato
eminente
.
E
in
una
direzione
politica
ancora
peggiore
,
quella
di
una
glorificazione
del
cinquantennio
democristiano
che
non
solo
ha
difeso
la
libertà
dai
cosacchi
ma
è
immacolato
.
Una
strana
coppia
di
senatori
a
vita
,
Giulio
e
Francesco
,
ne
custodiscono
l
'
eredità
e
la
trasferiscono
nella
politica
corrente
.
Molti
ringraziano
Dio
e
ne
hanno
di
che
.
Dio
ha
anche
predisposto
l
'
assoluzione
in
contemporanea
del
divo
Giulio
e
della
diva
Ferrari
,
due
protagonisti
di
formula
uno
.
Sabato
23
ottobre
è
davvero
una
data
,
un
giorno
di
esultanza
nazionale
.
La
memoria
mi
riporta
inguaribilmente
all
'
Italia
del
dopoguerra
,
il
18
aprile
e
Bartali
.
Ma
io
parteggiavo
per
Coppi
ed
ero
fin
da
allora
colpevole
di
associazione
comunista
mafiosa
con
Girolamo
Li
Causi
,
noto
comandante
della
strage
di
Portella
della
Ginestra
.