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Destra e sogno ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Neanche dopo una travolgente ondata elettorale abbiamo una destra che riesce a essere presentabile , o almeno capace di sembrarlo come nel resto d ' Europa . Ne abbiamo tre lacerti impossibilitati al compromesso e trascinati in una zuffa per il primato alla fine della quale almeno uno resterà cadavere sul terreno . Gli opinionisti dell ' ex centro vorrebbero che fosse Bossi , quelli dell ' ex sinistra preferirebbero Berlusconi . La testa di Fini non la chiede nessuno , perché per ora si tiene defilato alle spalle del cavaliere . Non sorprende che in Italia non sia agevole per la destra darsi espressione politica coerente . Fino a ieri l ' altro è stata fascista , poi democratico - cristiana e poi democristian - socialista , e tutte e tre sono finite indecentemente . Né va da sé un riproporsi sotto forme fasciste nell ' Europa del 1994 : per questo , si suppone , Vittorio Foa o Norberto Bobbio ritenevano finita la funzione dell ' antifascismo e Lucio Colletti garantiva l ' innocuità di Fini . Con qualche imprudenza , perché un grosso voto fascista apre la strada a uno Stato manganellatore , e non è detto che se la crisi sociale si acutizza esso non torni utile : dopo una prima perplessità , « Le Figaro » invidia all ' Italia un governo che saprebbe rispondere meglio di Balladur ai disoccupati e ai giovani in piazza . Né è facile tornare democristiani malgrado le preghiere dei vescovi . Nelle pentole scoperchiate da Mani pulite è esplosa l ' unità politica dei cattolici , metà dei quali si sono consegnati al signore degli spot , subito seguiti da metà della Chiesa . Un partito cattolico doveva essere interclassista e per l ' interclassismo spazio non ce n ' è più . La domanda più interessante è perché da noi non si sia mai formata una destra moderna e liberale . Einaudi fu presidente più per stima che per convinzione , Malagodi restò poca cosa , inutilmente Pannunzio , Scalfari e Ad hanno coltivato i fragili La Malfa o Segni , o qualche altro si è illuso su boccioli presto degenerati , tipo Martelli o i radicali . È dall ' epoca di Beccaria che una borghesia puritana e industriosa , una cultura conservatrice e liberale non abitano qui . Qui abita in Bossi , sola novità , l ' eredità della incompiutezza capitalistica del paese . Essa riflette anche nei nostri confini la nuova divisione del mondo , non più fra capitalismo e socialismo , fra Stato e Stato nazionale , ma fra zone forti e zone deboli . Perciò Bossi è altro da Fini e Berlusconi , e venderà cara la sua pelle . Quanto a Berlusconi , è la sinistra sconfitta a vedere in lui un capitale nazionale a statura europea , piuttosto che le banche continentali che ne conoscono i conti . E Fini , sarà tanto se al parlamento europeo qualcuno non chiederà di metterci fuori dalla Comunità , se lo portiamo al governo . Già Ciampi ha avvertito che gli dorrebbe di essere stato Facta . Mentre la destra insegue se stessa , gli intellettuali di sinistra inseguono i sogni . Pensare che erano stati severamente ammoniti di tornare a terra , smetterla con il messianismo , le utopie , le chimere del socialismo e , Dio non voglia , comunismo . Massimo Cacciari confida a « Repubblica » che se i progressisti non ce l ' hanno fatta è solo per via dell ' immagine : alla faccia nuova e seducente di Berlusconi non hanno opposto che quella nota e poco amena di Occhetto . Ma quel che in Cacciari suona ancora come un certo disprezzo per le élections piège à cons , in molti nostri amici diventa filosofia e la confidano al « Cerchio quadrato » . Il « polo della libertà » ha vinto , scrivono domenica scorsa , non perché prometteva occupazione e meno tasse , ma perché , come Ariel nella Tempesta , liberava la fantasia , dava voce alle pulsioni del profondo , esprimeva spinte esistenziali . La mancanza della sinistra non è stata di idee , per non dire di progetto ( tediosissima parola ) ma di miti e di sogni . Soprattutto di sogni , perché il mito ha un suo qualche spessore e durata , talvolta ha a che fare con il logos , il razionalismo , l ' illuminismo , l ' assolutismo laico che ci hanno malefiziato finora . I bisogni , come dice la parola stessa , sono in gran parte fatti di sogni . I progressisti non l ' hanno capito e ci hanno inondato - basti pensare alle loro prestazioni televisive - di concretezza e materialità , antico vizio da modernità perdente . Non che le cosiddette questioni sociali siano irrilevanti , ma quel che conta sono le vie esistenziali del malessere , che dipendono dall ' immaginario . La tv ammonisce il nostro bieco economicismo che non è l ' essere a determinare la coscienza ma viceversa . All ' anima . Non l ' avevano capito neanche i francofortesi , e Dio sa quanto diffidassero dalle trappole . Ma sono poi trappole ? Le mie amiche della differenza lo chiamano ordine simbolico , insistono che è decisivo , ma talvolta scordano che gli ordini simbolici non si inventano , non si autolegittimano , non vanno in parallelo agli ordini reali , ne sono una proiezione e tendono a eternarli . E quindi non si abbattono per dichiarazione . Un ordine simbolico diverso presuppone o impone ordini sociali diversi . In questo senso è vero quel che altri scrive : che non è più tempo di disvelamenti . Tutto è disvelato nella sua serializzazione e mercificazione , ma ambedue sono accettate . Finiamola di credere che la gente non sa quel che vota . Ha votato Berlusconi non perché appariva favoloso , ma esattamente quel che è , un padrone lombardo furbo che ce l ' ha fatta con il Caf e dopo . Da soli gli italiani non pensano più di farcela , se mai l ' hanno pensato . Questa è la miseria , e miserabilismo è lo starci . Fuggendo nell ' immaginario e affidando alla genetica vocazione antiautoritaria del mercato di regolare le cose per noi , spazzando le escrescenze patrimoniali del potere , che dovrebbero mettere in contraddizione il Berlusconi profittatore di regime con il Berlusconi liberista e garantire la società « sana » . Sana come la Mosca di Eltsin ... ma via , prendiamo il meglio , la Germania , il Giappone , il Sudest asiatico , New York , Messico . Che il mondo sia ammalato e si aggraverà se non cambia un sistema fondato sulla competitività , si dice oggi correntemente a Bruxelles e alle Nazioni Unite . I progressisti invece ne dubitano , e sono pronti a battersi il petto perché sugli spiriti libertari del mercato sarebbero stati messi lacci e lacciuoli , e sui lavoratori troppe provvidenze . Basterebbe che la gente desse retta alle proprie domande immateriali invece che a quelle di salario , magari autoledendosi per un po ' , e tutto si aggiusterebbe . Come dice il Fondo monetario internazionale . Cari amici , perdiamo perché siamo incantati dall ' avversario . Di che materia sarebbero fatti i nostri sogni se è stato un abbaglio credere di dovere e poter cambiare questo mondo ? Su che cosa fonderemmo una comunità altra , se già sono garantite da questa le ragioni della libertà ? Se non è questione di vita o morte per sette degli otto miliardi di persone che fra un po ' siamo , e ormai per un margine crescente delle nostre periferie ? Non si fa politica senza necessità . Non è un optional . Se le cose vanno da sé e in fondo non tanto male , facciamo a meno della sinistra o almeno non prendiamola sul serio . Perché tanta enfasi ? Sembra sempre che cada il mondo e invece abbiamo solo i fascisti di ritorno . Enrico Ghezzi ha fatto vedere a Fuori Orario , la notte prima del voto , Tre inni a Lenin di Dziga Vertov . Curiosa scelta e bizzarro prodotto . Girato negli anni venti , montato nel 1934 - alle spalle di quel Congresso dei vincitori del cui Comitato centrale sarebbero rimasti vivi in una dozzina - e rimontato con musiche orrende negli anni settanta . Le immagini bellissime parlano di un sogno . Mio , dice la gente , tutto mio . La mia terra , la mia fabbrica , la mia elettricità , il mio libro , il mio potere . Mio di lui , mio di lei . Mio di tutti . Neppure la grondante retorica delle scritte non so quando sovrapposte offusca questo sogno dei sogni , cui abbiamo rinunciato non per troppa scienza . Per troppa paura di vedere che cosa è stato , dove e perché s ' è spezzato , gli giriamo attorno , coltiviamo risentimenti e oblii .
Televisione ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Che in nessun paese un solo signore possieda tre canali più tre è certo . Che nessuno se li tenga quando diventa presidente del Consiglio , è certo . Che Berlusconi venne vide e vinse perché possiede tre più tre canali tv , è meno certo . Se lo fosse , non si capisce perché nel 1963 quando la Rai era tutta ferreamente democristiana la Dc perdette . E invece la sinistra , che in due mesi di campagna elettorale ebbe sei volte dieci minuti di spazi spaventosamente autogestiti , più il messaggio finale fra gli altri , andò avanti . Come media non aveva che « l ' Unità » e 1'«Avanti ! » , maldestri fogli e foglietti che risfogliati sembrano ancora più distanti dalla tv di Bernabei di quanto oggi i quotidiani siano dal video . Eppure quella tv unificò la lingua ma non la testa degli italiani . Il fatto è che la testa si formava anche su altro , la mediatizzazione non era la sola forma di socializzazione , o il suo sostitutivo . Qualche milione di persone si era fatto cittadino nel reticolo dei partiti e sindacati , e sì , anche delle parrocchie , era divenuto soggetto nel confliggere delle idee e delle identità sociali , scoperto e agito nel luogo di lavoro in città o nelle campagne in naufragio . Per poco che contasse quel cittadino parlava , chiedeva , protestava , si univa ad altri , si faceva un giudizio . Aveva una idea di sé che comparava con altri , che gli erano noti e meno noti , dalla fabbrica alla scuola alla cascina al comizio alle prime lotte di strada . Esercitava un frammento di potere del quale aveva qualche frammento di pratica . Accendeva il televisore accanto o dopo una esperienza politica ravvicinata che fungeva da filtro . Sapeva distinguere l ' immagine dalla realtà , metterle a confronto , e divorava immagini senza rischio di una perdita di sé . La pervasività della tv non sta dunque nella diabolicità del mezzo , sta nell ' essersi fatto il cittadino non più che spettatore , atomo e quindi unidimensionale , senza altra idea di sé che quella ricevuta dal video e i suoi annessi , e docilmente rinviante al video lo stesso comando che quello gli suggerisce , per cui l ' uno riflette l ' altro all ' infinito . Faremmo meglio a chiederci perché è avvenuto . Negli anni settanta avrebbero avuto un bel cantare , Berlusconi e Fiorello . La tv non ci ha espropriato , ha riempito un vuoto di un altro esproprio . Autoesproprio . La sinistra parlamentare non ha predicato che la politica moderna era consenso , e quella extraparlamentare , uomini e donne , che della politica se ne aveva abbastanza ? Non hanno tutti accettato che il partito fosse leggero o non fosse ? Ma che vuol dire leggero se non ridotto a comitato elettorale addestrato a fornire immagini suggestive ? Il partito leggero espropria la sua base della stessa possibilità d ' una esperienza politica magari elementare ma diretta . Compreso il come del finanziamento : non le case del popolo e i festival fai - da - te dei pesanti partiti operai e popolari furono costruiti dalle tangenti , ma il leggerissimo Psi . La famelica Dc di Milano ai tempi di Mongini non aveva neanche diecimila iscritti . Quando Mario Segni dichiarò , con la lungimiranza che lo distingue , che politica altro non doveva essere che fiducia negata o data ogni quattro anni dal singolo al deputato della sua circoscrizione , non solo riduceva l ' Italia del 1994 all ' Inghilterra del circolo Pickwick , ma riduceva la formazione della coscienza politica a cosa tanto fragile , che basta un soffio a volgerla da una parte all ' altra , ed egli per primo ne ha pagato il prezzo . Quando nel plauso generale Orlando ha distrutto i consigli comunali , ha deprivato il paese e anche la sua causa di decine di migliaia di persone che avevano un ' idea di che significa amministrare una società complessa . In pochi anni tutto il tessuto politico - sindacale - sociale è stato concordemente demolito , da destra e da sinistra . È a quel punto che gli italiani sono diventati carta assorbente . Può esserci una televisione di sinistra ? I francofortesi e per ultimo Enzensberger dicono di no : la tv , come tutte le immagini in movimento , induce suggestioni più che pensieri , imponendo tempi e scansioni alla ricezione , mentre il lettore si dà tempi e scansioni suoi . Una distanza che gli permette di accogliere o rifiutare . Lo sanno Placido e Guglielmi , grandi lettori e sostenitori del libro colto per chi si presume dotato di intelletto , e dello schermo incolto per il telespettatore , che si presume mediamente debole . Chi amministra le immagini gioca su questo , sia nel messaggio esplicito sia in quello subliminale - del quale molto si parlava quando ci si sarebbe vergognati di Funari . Ma questa tv non libera l ' immaginario , gli suggerisce degli stereotipi costruiti sulla media di desideri semplificati ( denaro , successo , sesso ) e trasgressioni consentite . È questa la tecnica dei serials , che diventa obbligata anche per chi li fabbrica , come spiega Altman . E tuttavia , come dimostra Altman , non c ' è mezzo che non possa suggerire una presa di distanza dalle sue proprie trappole . Che non lo voglia fare non implica che non lo possa fare . C ' è chi lo ha fatto , Blob . Non quando ha opposto alle immagini del giorno immagini estranee , portando per mano il telespettatore a dire : ma guarda un po ' che roba , sembra un politico è invece un sedere di donna ( a destra o al centro o a sinistra usano il sesso femminile come negazione e sprezzo , stile caserma ) . Ma quando fa parlare immagine contro immagine , dallo stesso giorno e tempo e mondo , facendole dubitare di sé , cioè nel modo più antipubblicitario possibile . E usando dei moduli del mezzo , ripetitività , ossessioni . Sono Blob e qualche volta il palinsesto dell ' imprendibile Fuori orario che a volte ci accomiatano con una riflessione invece che con una suggestione . Questo sarebbe al fondo della discussione su una tv o radio « di sinistra » . Ahimé , siamo però molto al di qua del fondo . Forse che negli anni novanta è stato diverso il messaggio esplicito della Rai e delle private ? La Rai , con la coda di paglia della lottizzazione , ha forse osato dire che « pubblico » non equivale necessariamente a « statale » , stato non equivale a somma fra partiti , partito non equivale ad apparato ? Non ha osato . Ha umilmente portato acqua al mulino del privato , del governo antiparlamentare , delle corporazioni . Curzi e Santoro , come Scalfari , hanno pensato che liquidando il pubblico e i partiti , la crisi del Caf avrebbe colpito solo il Caf e la valanga si sarebbe gentilmente fermata ai piedi prima di La Malfa , poi di Segni . E invece non s ' è fermata affatto . Anche i loro argomenti avevano aiutato il parto del figlio naturale del Caf , Berlusconí , che ora li affligge , nonché la banalizzazione di Fini . Eppure l ' andamento dell ' opinione durante questo genere di crisi è scritto da Weimar in poi in lettere minacciose sui muri del secolo , e qualche riflessione sul come portare in altre acque la crisi d ' un detestato sistema si sarebbe potuta fare . Ma non l ' hanno fatta . Hanno gridato « in galera , in galera » come un tempo faceva Bracardi , mentre Corrado Augias , che oggi si duole del supermercato Fininvest , se doveva presentare a Babele un libro se ne scusava , indorando la pillola con amenità distraenti . Anche Elvira Sellerio ci fa sapere che la sola idea di far « cultura » in Rai le fa venir mal di testa . Non è che la sinistra non abbia detto . Ha detto , ha detto . Ha deciso che la gente è troppo debole per tollerare una critica - critica , e che al nazional - popolare si poteva sostituire dell ' altro che non fossero pappette sessual - popolari - antipolitiche - antipartitiche - anticomuniste . Se questa non è stata egemonia della destra , mi sparo . Tutti costoro si difendono dicendo che la tv non fa che riflettere l ' odierna realtà . Ma andiamo . E come potrebbe ? La tv , come un giornale , ne sceglie pochi sprazzi e li illumina , sprofondando il resto nel buio . È un teatro . Perché vergognarsene ? Si risponda del testo e della messinscena . Scrivo queste note appena finito il « Tg 1 » delle 13.30 di martedì . Dell ' universo ha fatto 22 notizie . Otto delitti , ma tredici scenari di morte , due guerre e una necrologia inclusi ( sarebbe interessante chiedersi perché riflettiamo l ' universo come morte ) . Poi un governo . Un fatto privato . Tre notizie economiche . Tre di teatro . All ' ottavo posto il primo risultato elettorale del Sudafrica : vittoria di Nelson Mandela , testuale : « I neri ballano » . Una sola volta la realtà ha dominato . Sulla fine di Ayrton Senna la tv non ha fatto in tempo a decidere il registro , e ha mandato in onda quel bel volto sorridente , la macchina sfasciata . Senna santo , Senna libertino , l ' accusa alla pista e agli interessi , la difesa della pista e degli interessi , che i piloti vivano , che i piloti muoiano se no che spettacolo è ? E gli stessi che piangevano « è finita la speranza di riscatto del Brasile » , e avevano pagato perché ogni volta che correva poteva morire . Niente tornava , tutto si contraddiceva , era un gigantesco Blob . Molto utile .
Italiani brava gente ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
In Francia e in Germania e in Spagna non si raccapezzano che in Italia i fascisti siano al governo . Se Balladur avesse un uomo di Le Pen come vice primoministro , se Kohl avesse chiamato qualcuno designato dai Republikaner , se in Spagna Aznar si porterà dietro qualcosa di più di Manuel Fraga , strilleremmo come aquile . È per l ' Italia che gli italiani hanno un occhio di riguardo , si offendono , si perdonano . Sono davvero fascisti quei ministri , o piuttosto ex fascisti o postfascisti ? Davvero Fini si prepara a liquidare Berlusconi e far scrivere a D ' Onofrio le leggi speciali , sciogliere il parlamento , internare i progressisti , buttare in acqua gli immigrati , preparare le liste degli ebrei , prenderne i beni e sterminarli - come fecero i padri , Almirante incluso ? È più verosimile che punti al progetto inseguito fin dagli anni cinquanta , dar vita a un partito nazionalista e conservatore che giusto mancava in Italia a destra della Democrazia cristiana . È la tesi di Lucio Colletti . Sennonché gli eventi sono precipitati e il famoso vuoto è stato riempito , al Nord , dalla Lega e , dalle Alpi alla Sicilia , da Berlusconi ; l ' urgenza di una « vera » destra è stata esaudita . Al Msi - An toccherà quindi spiegare che razza di destra è . Perché c ' è di tutto . Prendiamo per buono quel che di sé dice Fini , innocente per età . Ma Rauti ? Ma la galassia di sigle e siglette , avanguardie nazionali e ordini nuovi più o meno defunti e terze posizioni , e di riviste e rivistine fra celtiche e mediterranee , ispirate da Julius Evola venendo in giù fino a Marco Tarchi , e i congressi e i raduni con gente di Le Pen , tipo Pierre Vial , i ragazzi di Schoenhuber , i nipotini di Nolte , gli Alain de Bénoist e gli Irving ? Costoro non si sentono affatto post , hanno dietro di sé non nostalgie ma , ahimè , idee : la destra « rivoluzionaria » non ne è sprovvista affatto . Sarebbe comodo che un ' idea tremenda non fosse un ' idea . La tradizione aristocratica , signorile , gestuale , eroicista , valoriale contro la serialità del moderno , razzista classica o differenzialista ( quanto soffrono i neri a Birmingham ) dilaga per rivoli nell ' indifferentismo debole dell ' oggi . È interessante vedere che farà Fini di costoro . E del suo partito , che di idee ne ha poche ma tiene aperte le sezioni , è presente sul territorio , mena le mani e alimenta la fiamma ? La rete militante del Msi non è fredda come il suo segretario , è attiva e vendicativa , Mussolini è il suo martire e i suoi militanti stanno ridendo del giuramento che prestano i loro ministri . È stata legittimata prima da Berlusconi e poi dagli elettori del « polo » per quel che è , non per quel che non sarebbe più ; lo zoccoletto duro che per anni raramente ha superato il 6 per cento e raramente è sceso sotto il 3 , si è triplicato in tre mesi . Non è detto che Fini voglia e possa liberarsene . Per non parlare delle logge e del Sisde . La vera domanda è se dilagherà o no . Salvo i pestaggi e le oscurità delle trame negli anni settanta , l ' Italia ha convissuto con quella frangia , e ha persino considerato che non andava soggetta senza eccezione alla legge che proibisce la ricostituzione del partito fascista e punisce l ' apologia del fascismo ; meglio era non creare dei martiri né sprofondare certi umori nella clandestinità . Si vedevano , quello erano , quello sarebbero restati . Ragionamento non sciocco , finché la vaccinazione antifascista ha mantenuto immune il resto del paese . Ma è immune ancora ? Non mi conforta la tesi che nulla sarebbe cambiato perché oggi hanno votato Msi coloro che prima votavano Dc . Intanto , c ' è un buon mucchietto di giovani che votano per la prima volta dopo il referendum e che nel giro di un anno sono passati dal fervore per Mario Segni a una delle tre destre , scegliendo quella di radice fascista . E poi non è indifferente che non andasse da sé , fino a un anno fa , votare Msi o dare del tu al suo segretario in tv . Era un bene che una pregiudiziale antifascista fosse nel senso comune . Ora è caduta . Perché ? Non basta dire che la corruzione rivelata da Mani pulite ha dato spazio a un partito che al potere non era mai stato e dunque non era corrotto . Non solo a Roma il Msi ha fatto esperienza di governo . Il successo di Berlusconi dimostra quanto fosse ambiguo un certo moralismo considerato popolare : tutti sapevano che Berlusconi è nato e cresciuto sui favori , in altri paesi impensabili , del Caf e specie dell ' abominato Craxi , ma egli non ne ha pagato alcun prezzo ; anzi ha fatto strage dei voti degli integerrimi lumbard , e si capisce che Bossi soffochi di collera . La spinta non è stata a un ingenuo rinnovamento , è stata a destra . E a destra non ha trovato più dighe . Il fascismo era tornato frequentabile . Perché poi che cos ' era mai stato ? I fascisti erano un po ' bestie , ma vuoi mettere con i nazisti . Quando i tedeschi fanno una cosa la fanno sul serio , noi a metà . Prendiamo l ' antisemitismo : Renzo De Felice ci ha spiegato che fino al 1938 non c ' era , che allora Mussolini è stato tirato per i capelli a emanare le leggi razziali , per altro « blande » , e che se dal 1943 al 1945 ci sono stati persecuzione , arresti , deportazioni , si deve all ' occupazione tedesca . Uno sguardo doppio si posa da sempre sulla Repubblica sociale italiana : per gli ideologi del Msi è un modello di fascismo rivoluzionario , depurato dai compromessi borghesi del Mussolini prima edizione , per l ' opinione corrente non è stata che un ' accolita di scagnozzi , collaborazionisti che non ci rappresentano affatto , anzi a guardar bene non erano propriamente italiani . Hanno rastrellato e deportato su ordine altrui . Possiamo essere servi , codardi , albertosordisti , certo . Ma per natura non feroci . Italiani brava gente . Poca della cultura democratica ha fatto i conti con questo cliché , recentemente esplorato da David Bidussa . È una bella vergogna che soltanto alcuni intellettuali ebrei si soffermino su questa sorta di revisionismo aborigeno , nutrito di un ' idea benevola di noi stessi . Non diamone la colpa al solo De Felice . Quell ' animo trascorre , dopo Rossellini , su tutto il cinema neorealista . I federali facevano ridere . Ridere è sano e dissacrante . Ma qualche volta comodo . Abbiamo volentieri banalizzato il fascismo . E parti insospettabili hanno banalizzato l ' antifascismo . Quando alcuni nostri grandi vecchi , certo non indulgenti verso il passato , hanno proposto di togliere di mezzo assieme alla pregiudiziale anticomunista anche quella antifascista hanno fatto un ' operazione per metà revisionista per metà illuminista . « Revisionista » perché inconfessatamente assume a vera radice del fascismo quella paura del comunismo nella quale le esitazioni borghesi troverebbero , bene o male , una giustificazione . Non a caso la caduta dell ' antifascismo si propone nel 1989 . Leggo in questi giorni le parole di un ostinato liberale , de Viti de Marco , che scriveva ancora nel 1929 : « Contro il caos sorse il fascismo , organizzazione privata di resistenza , segno non dubbio di vitalità del paese » . E persisteva , con parole che oggi fanno particolare impressione : « Noi avemmo in comune col fascismo un punto di partenza , la critica e la lotta contro il vecchio regime » , che era appunto il « parlamentarismo degli interessi e dei privilegi » . Era giusto allearsi con Mussolini perché soltanto in un secondo e « ben distinto momento » il fascismo riplasmava lo Stato che aveva felicemente ricostruito a sua somiglianza , « e così il nostro gruppo fu travolto » . Da riflettere . Illuminista è stata invece la persuasione che la modernità e in particolare il mercato garantiscono , per le necessità della concorrenza , il gioco democratico . Vedi dove si ribalta il marxismo volgare , ultimo exploit del famoso rapporto struttura - sovrastruttura . Il capitalismo come sistema mondiale renderebbe inattuale il ritorno d ' una barbarie . Dopo Biagio De Giovanni , tutta la storia del Pds è stata lastricata da questa sciocchezza . Come se oggi non fossimo in presenza di un processo crescente di divisione , di emarginazione , anche nel Nord oltre che fra Nord e Sud ; come se i fondamentalismi nascessero per caso in questo secolo , residuo del passato invece che prodotto del presente . Così Berlusconi non è fascista ma gli viene naturale di fare il governo con il Msi . Perché no ? I suoi elettori non gli hanno rimproverato questa alleanza . Né gliela rimprovera la sinistra , preferisce accusarlo di aver rifatto il vecchio pentapartito . Tutti suggeriscono di aspettare e vedere . Ma il fatto è già avvenuto : l ' Italia non è fascista , ma non è più antifascista . Non è più democratica in quel senso pieno , anche vigile , che questa parola ha avuto fino a poco tempo fa , è fiacca e desiderosa di essere governata da un uomo forte . Pare composta più da dipendenti dell ' azienda Italia che da cittadini della Repubblica . Poi da cosa nasce cosa .
Keynes addio ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Non conviene dividersi fra chi considera l ' attuale governo un fascismo bell ' e impiantato e chi un governo di centro destra , in grado di controllare un Msi in mutazione . La prima ipotesi sospetta la seconda di smobilitare gli animi , e forse è vero : ma non sono ragionamenti così diversi . Più interessante è intendersi sulla continuità o discontinuità del nuovo governo : Berlusconi non sarebbe che un Caf muscoloso , Berlusconi è il neoliberismo finalmente al potere . In ambedue i casi l ' aggiunta d ' un partito , il Msi - An , è suppletiva , roba da usare quando occorre menar le mani o frenare i federalismi leghisti . Mario Tronti propende per la continuità , e non certo per indulgenza : una egemonia di destra , scrive , era già avvenuta nel corpo sociale e nella stessa sinistra , oltre che essere costitutiva dei vari spezzoni del centro . Che i fascisti stiano ora nella maggioranza è un problema , non il problema . L ' ampiezza del condizionamento dell ' estrema destra nell ' Italia del 1994 - e di estreme ce ne sono almeno due , quella del Msi e quella del mélange fra integralismo cattolico e fondamentalismi etno - lavoristi dei lumbard - si valuta a seconda di quel che Berlusconi si propone di fare . Ma se ha un senso il crollo del sistema politico avvenuto tra il 1992 e il 1994 , anche grazie a quel minamento del comune sentire democratico che Tronti descrive e che è precipitato nel referendum , è che esso segna il venire a fine dell ' antico rapporto fra struttura del capitale italiano e uno Stato che , dal fascismo in poi , è sempre stato non solo legato ad esso , ma assieme protettore e protetto e negoziatore . La sfera politica e quella degli apparati , strettamente interconnessa nell ' impresa pubblica e nel credito , si sono reciprocamente condizionate come due soggetti . L ' Italia del dopoguerra è stata anzi , con la presenza della più massiccia sinistra europea , un esempio interessante di relativa « autonomia » del politico , e perciò ha allargato la mano pubblica , già stabilita dopo gli anni trenta , e ha esteso un welfare che è stato anche formativo d ' una certa idea dei diritti . La caduta della sinistra e un incerto governo del politico , dopo la morte di Moro e nella arroganza di Craxi , hanno fatto del Caf un apparato autoreferenziale che , a ristrutturazione tecnologica fatta , a liberalizzazione del movimento dei capitali avvenuta , a mercato mondiale unificato , si è rivelato per la prima volta soltanto parassitario . Per un sistema produttivo ansante e obbligato a una competitività almeno continentale cui era impreparato - vecchia l ' automobile , non più specificamente italiano l ' elettrodomestico , indietro l ' informatica , un pasticcio avventuristico la chimica pubblica e privata - lo scassato e ingordo apparato di governo e sottogoverno era ormai solo un ingombro . Con la privatizzazione dell ' impresa pubblica e del credito , e con l ' attacco massiccio agli apparati pubblici della scuola e della sanità , oltre che della pubblica amministrazione in senso proprio , il « sistema politico » è ferito a morte . Con la partitocrazia è affondato , grazie all ' inerzia della sinistra ( che in questo è apparsa complice ) , lo Stato come luogo di conflitto e contrattazione . Torna ad essere essenzialmente apparato classico di repressione - esercito , polizie , funzioni della giustizia . La discontinuità non è piccola . È grande . In essa si ridelineerà la leadership del capitale italiano , messa in questione non solo dal crollo della Montedison e dell ' impresa di Stato , ma dal fiato corto della Fiat . Mi piacerebbe tanto che gli economisti ci dicessero qualcosa su quel che va succedendo nella rete industriale e postindustriale , oltre a rilevare , come vediamo anche noi inesperti , che la piccola e media azienda tira e s ' è data una espressione politica . Si può presumere che in Berlusconi si delinei un primato , un traino dell ' industria della comunicazione ? O no ? Forse il primo atto essenziale del governo sarà nell ' assetto della Stet privatizzata e dei gruppi di controllo ( chissà che farà Mediobanca ) che si formeranno in essa . Nel diluvio in cui sprofondano i cosiddetti ammortizzatori sociali non sarà il Msi a tenere il timone ; fungerà da repressore , fuorviante o magari , come in parte è già avvenuto , assorbente della protesta . Certo Berlusconi non governerà come il Caf , nel momento in cui il comando politico tende a liberare il comando economico . L ' obiettivo è prima andare , con le buone o con le cattive , a restaurare una costituzione formale e materiale prekeynesiana , poi , a Stato dimagrito , si potrà anche ridiscorrere di democrazia . L ' impatto della destra si vede già invece nella destrutturazione dei « valori » del paese , a cominciare da una certa separazione tra Stato e Chiesa , propria del resto dell ' Europa moderna . Prendiamo la scuola : non si capisce a che serva a una borghesia competitiva rinunciare a una formazione e trasmissione di saperi laica e moderna , e finanziare invece tentativi di dominio integrista ; se non che , caduta la mediazione della Democrazia cristiana , l ' alleanza di Berlusconi con la Chiesa passa oggi tramite la destra , vedi il quartetto D ' Onofrio - Guidi - Zeffirelli e Squitieri . Perno , la famiglia . Chi dice famiglia , dice che la libertà femminile è cosa perversa , quando non assassina . È stato presentato alla Camera , prima ancora del voto del governo , un documento strabiliante che forse non avrebbe circolato neppure ai tempi dell ' Opera Nazionale Maternità e Infanzia , cui si ispira . Al centro è la ragazza madre , per la quale si sprecano enfasi e commozione in sintonia con il Movimento per la vita , e ad essa si affiancano spericolatamente i deboli in genere : donne , malati di Aids , handicappati e animali . Sic . Leggere per credere . Dire famiglia significa anche trasportare i diritti del cittadino , il nato o la nata in Italia , sui « genitori » , cioè su una tutela che decide - per esempio in tema di istruzione e quindi in larga parte di socializzazione e destino professionale , perché lo stato , che nella scuola pubblica era proprio la collettività laica , si ritira . Avanti con il bonus per le scuole dei preti e delle aziende , che di quattrini abbisognano . Qui si va dritti verso le encicliche di Woytila e gli umori del cardinal Biffi . Non se ne preoccupa la Libreria delle donne di Milano , sedotta dalla luce che la destra sarebbe finalmente costretta a gettare su alcune donne . Differentemente dalla sinistra che non lo faceva . Ma davvero ? È un pezzo che in Europa e fuori avanzano delle signore , portate da partiti di sinistra o più raramente di destra . Signore in genere fedeli al mandato . Non trasgredienti alcune grandi , da Golda Meir a Indira Ghandi , trasgrediente per eccesso Margareth Thatcher , fedele al padre Benazir Bhutto , al liberismo Corazon Aquino o Violeta Chamorro - le prime che vengono in mente . Adesso c ' è anche Hillary Clinton . Dal 1981 in Francia sono legioni le ministre e c ' è stata una premier , Edith Cresson . Dove sta la differenza tra Franca Falcucci o Rosa Russo Jervolino , Tina Anselmi o Rosy Bindi e Ombretta Fumagalli Carulli o Titti Parenti ? La Anselmi e la Bindi si sono ribellate a ben altro che a un intervento di Berlusconi . Com ' è che non si sono viste ? Quanto a Pivetti , che cosa distingue la sua ascesa alla presidenza della Camera da quella di Nilde Jotti , se non dall ' esservi portata sulle spalle di Bossi , Fini e Berlusconi invece che su quelle del Pci e d ' un governo che aveva rispetto per le minoranze ? Alcune mie amiche hanno voluto vedere nel fatto che , al momento della sua investitura , abbia parlato di sé al maschile , una micidiale sortita dell ' inconscio interpellato dalla differenza . Ma no , era solo l ' introduzione nel rito laico della Camera del liturgico : quasi vir fatta sum . Ora sono quasi un uomo ! È inquietante il capovolgersi dell ' immagine che avevano alcuni stilemi della Libreria : l ' aspra separatezza , la diffidenza verso la sfera politica e le istituzioni perché iscritte nel codice « neutro di lui » , per non parlare del « potere » , ancora un mese fa esecrato ( ultimo numero di « Critica Marxista » ) ora invocato come desiderio femminile ( ultimo numero del « Cerchio quadrato » ) . È come se mutassero di senso le parole che mi intrigavano , gerarchia , autorevolezza , affidamento a una madre reale o simbolica , disparità , o la critica alla democrazia come sinonimo di democratismo ( sopra la legge ) , indifferenza alle paci e alle guerre , ai fascismi e agli antifascismi ( parzialità ) , alla stessa condizione del « genere » ( basta con la nostra figura di dolenti e oppresse ) o alle ingiustizie ( finiamola con il miserabilismo ) . È l ' insofferenza , anzi la negazione delle altre - specie se un tempo amate , come la Irigaray o la Melandri , che seguono diversi cammini . È l ' insistenza su un discorso analogico - simmetrico a quello maschile : invece del patriarcato una genealogia femminile , invece della legge del padre l ' ordine simbolico della madre . Molto mi pareva di dover concedere a un pensiero che si proponeva un ' ambizione alta , ripensare la storia e il presente nell ' ottica della sessuazione , una critica radicale alla mia stessa storia e al pensiero politico cui sono formata . Diamoci tempo , mi dicevo . Ma per arrivare a Irene Pivetti ? Che malinconia .
Vivere a Milano ( Montale Eugenio , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Vivo a Milano dal 1948; avevo allora cinquantadue anni . Perché ho scelto Milano a preferenza d ' altre città ? Molti amici , quando vado a Roma o altrove , me lo chiedono , tra stupiti e scandalizzati . E la mia risposta è sempre la stessa : perché a Milano ho trovato un posto di lavoro soddisfacente . Ma gli amici non si arrendono e obiettano : che ne è del clima o meglio dell ' habitat intellettuale della città ? Non è forse vero che l ' incomunicazione di massa ha qui toccato uno dei suoi vertici ? E a questo punto la mia risposta è sempre la stessa : 1° ) l ' incomunicazione di massa può essere molto favorevole a uno scrittore o artista che non sia eterodiretto , che non dipenda dagli alti e bassi della moda culturale ; mentre sarebbe disastrosa per quei titani dell ' aggiornamento porno - sociologico che contestano « il sistema » ritraendone lauti vantaggi ; 2° ) anche mettendo da parte ciò che Milano e la Lombardia rappresentano nella vita economica del nostro Paese , anche se ci scordiamo per un momento la meravigliosa stagione del romanticismo lombardo possiamo tranquillamente affermare che gli anni della scapigliatura e del primo naturalismo hanno fatto di Milano una città civilissima e culturalmente importante . Sì , hanno fatto : ma ora ? Io posso riferire due episodi diversissimi , ma forse significativi . Nel 1926 incontrai a Milano Italo Svevo , di cui conoscevo solo l ' opera e la fotografia . Mi feci coraggio , mi presentai e lo condussi subito in via Borgospesso , al « Convegno » . Vi trovai alcuni scrittori ben lieti di rendere omaggio al loro più anziano collega . Enzo Ferrieri , naturalmente , Carlo Linati , Eugenio Levi , Alessandro Pellegrini ed altri ancora . Qualche mese dopo Svevo tornò al « Convegno » per leggere una sua conferenza su Joyce : fu un avvenimento che oggi non potrebbe ripetersi . Secondo episodio , trent ' anni dopo . Nel 1956 si dette alla Scala un dramma lirico di sir William Walton , Troilo e Cressida . Io ero il traduttore del bellissimo libretto . Musicalmente , la partitura era elegantissima , la parte vocale non facile . Lo feci notare a Victor de Sabata , il quale sorrise e mi disse che la Scala sapeva il fatto suo . De Sabata , grande direttore d ' orchestra , era notoriamente incapace di mettere insieme un cast . Il risultato fu disastroso : l ' opera , eseguita da artisti di terz ' ordine , finì tra fischi assordanti . Alla fine dello spettacolo né il Sovrintendente , né il De Sabata , né il direttore d ' orchestra si fecero vedere dall ' autore . Faceva freddo , nevicava . Accompagnai Walton sguazzando nella neve e nelle pozzanghere . Lui era tranquillo , io pieno di vergogna . Nonostante il freddo , la nebbia e lo smog Milano ha o avrebbe tutto ciò che occorre per essere un ' importante città d ' arte e di cultura . Ha molte opere d ' arte , musei , biblioteche ( eccellente la Biblioteca comunale ) , alcune università ; possiede due grandi orchestre , parecchie istituzioni musicali , è sede dei maggiori editori italiani , i suoi giornali e rotocalchi raggiungono alte tirature . Ogni sera vi si tengono decine di conferenze e dibattiti , il Piccolo Teatro ha ottenuto successi internazionali , la Scala fa quel che può ( meno di quel che potrebbe ) per sopravvivere , la direzione locale della Rai - TV compie lodevoli sforzi , ma non si è mai riusciti a dare alla città un decente museo d ' arte moderna . Tuttavia la somma di simili meriti e demeriti è ben lontana dal dare un risultato positivo . Non mancano le apparecchiature e i mezzi , è invece assente la volontà di coordinare gli strumenti a disposizione e di dare al pubblico , anche al pubblico dei meno abbienti , quei « servizi » ch ' esso avrebbe il diritto di pretendere . Che Milano sia stata sempre una città sorda all ' intelligenza non può dirsi in alcun modo . Anche senza essere un longobardista ( com ' era il compianto Bognetti ) e nemmeno un lombardista ( com ' è il valentissimo Dante Isella ) io so quanto Milano abbia contato nella storia dell ' intelligenza italiana . Lo so per averlo letto nei libri , non lo so affatto per mie recenti esperienze personali . Tra il '25 e il '30 io venivo a Milano come si va alla Mecca : per rendere il mio tributo a una città d ' eccezione . Ma se debbo prescindere dall ' enorme importanza che Milano ha nel campo dell ' industria e dell ' economia , io amo questa città per l ' innegabile senso civico dei suoi abitanti , l ' amo perché vivendoci riesco quasi a dimenticarmi di essere in Italia ( e non è dir poco ) , l ' amo perché qui il sottobosco politico e pseudo culturale fa poca presa , l ' amo perché i miei amici A B C ... Z non potrebbero viverci e prosperare , l ' amo perché qui si può vivere senza vedere nessuno , senza essere coinvolto in qualsiasi indecoroso intrallazzo mondano , senza vergognarmi di essere al mondo , l ' amo con tutto il cuore ma non riesco ad amarla per la souplesse , l ' agilità e l ' acume della sua intelligenza . Dipenderà dai cittadini di Milano un futuro e imprevedibile mutamento del volto , del carattere della città ? Certamente , ma non dai suoi uomini d ' oggi . Milano è una città buona , ma non è una città interessante . Gli stranieri vengono qui per ragioni d ' affari , ma ben pochi viaggiatori sentimentali ( nel senso reso tradizionale da Sterne ) vengono a stabilirvisi . Milano potrà dunque , anzi dovrà , diventare una città di cultura rinunziando ( et pour cause ) a quanto non ha di congeniale : il colore locale , la cattiva reputazione , lo scandalo , la moda . Sarà possibile ? Tutto dipenderà dai suoi uomini di domani . Se i giovani d ' oggi si tagliassero la barba e imparassero a studiare senza far credito alle molte università che vi sorgeranno , numerose come i funghi , allora Milano potrebbe acquistare quella dimensione morale e culturale che altre città italiane , malgrado l ' infuriare delle discordie politiche , hanno saputo in qualche modo difendere . Ricordiamo però che la cultura non si fabbrica , nasce da sé quando è giunto il momento propizio . E il momento stesso è una grazia che bisogna meritare .
La revisione ( Rossanda Rossana , 1997 )
StampaQuotidiana ,
Non sarà indolore accogliere l ' istanza di revisione della condanna di Sofri , Bompressi e Pietrostefani presentata dall ' avvocato Gamberini alla Corte d ' appello di Milano . Ma sarebbe ancor meno indolore respingerla . Essa compie quel salto nella lettura del rinvio a giudizio che andava fatto già al processo di prima istanza , quando i carabinieri ammisero che , prima di presentare il Marino alla magistratura milanese , lo avevano intrattenuto nottetempo per oltre due settimane . Con il colonnello Bonaventura , esperto di antiterrorismo , veniva giù da Milano a Sarzana apposta . I conciliaboli , mai verbalizzati , sarebbero rimasti segreti se un modesto prete non avesse innocentemente detto in aula di quel via vai notturno . Poiché la tesi accusatoria si fonda soltanto sulla crediblità di Marino , l ' Arma teneva a non far sapere che tanto spontaneo e improvviso il racconto dell ' uomo non era : si sarebbe potuto pensare che era stato filtrato , se non addirittura suggerito . Di questa menzogna nessuno chiese davvero conto ai carabinieri . E qui sta la seconda enormità . Perché i casi sono due : o la procura di Milano , nelle persone del dottor Pomarici e poi del dottor Lombardi , è sotto l ' inganno dei carabinieri quando ne avalla la versione nel rinvio a giudizio , oppure sa che essa è falsa ma è d ' accordo con loro nel sottrarre una prova fondamentale sulla credibilità di Marino . Nel 1988 o l ' Arma o la procura hanno mentito . E non si sono mai corretti . I carabinieri guidano Marino nel bizzarro riconoscimento dell ' appartamento dove avrebbe preparato l ' attentato , o lo inducono nei loro stessi errori sull ' identikit dell ' omicida . Il colonnello Bonaventura dichiara che per lui " andava da sé " che Lotta Continua avesse ucciso Calabresi . Da bravo sceriffo , li deve incastrare con le buone o le cattive e quando le cattive vengono alla luce neppur sente il bisogno di difendersi . Né si correggono i giudici , soltanto un ' analoga convinzione e idea di " efficacia " spiega come tutte le corti , eccezion fatta per la Cassazione nel 1992 , abbiano fatto agevolmente a meno di riscontri effettivi , abbiano screditato le testimonianze contro l ' accusa e largheggiato con le altre , spingendosi fino a stravolgere le dichiarazioni , o far dichiarare un defunto , per non parlare della calma con la quale accettano la distruzione delle prove prima del processo , e non chiedono esami e perizie che , come l ' istanza dimostra , si potevano ben fare . L ' istanza di revisione chiama finalmente con il suo nome quel che somiglia , più che a una serie di sbagli , a una montatura che una volta partita cresce su stessa , coinvolgendo un tribunale dopo l ' altro . È il riordino e la minuziosa verifica di tutti i materiali che getta una luce impressionante anche su quel che sapevamo . Il ricorso porta inoltre elementi nuovi . Non molti . Uno , enorme , la dichiarazione di una persona presente all ' attentato che inutilmente dice di aver riconosciuto l ' assassino al dottor Allegra della questura di Milano - quello dell ' interrogatorio a Pinelli - e dal suo ostinato fingere di non sentire deriva un grande spavento , durato troppo a lungo . Altri minori , ma non meno ripugnanti , come il documento d ' un tale dei Ros di Trapani che si dice convinto , in comune con la procura di Milano , che Rostagno sia stato fatto ammazzare da Sofri o i suoi amici , sempre per celare l ' assassinio di Calabresi . Brutta faccenda , fra apparati che non osano smentirsi . In che paese viviamo ? si chiede Salvatore Mannuzzu a proposito del testimone azzittito e delle prove sparite o sostituite . Sì , in che paese viviamo ? Quale idea di sé e dei propri diritti e doveri regge l ' Arma dei carabinieri e le corti giudicanti ? L ' istanza di revisione va raccolta , non solo per restituire libertà ai tre condannati , ma per restituire a noi qualche fiducia nelle istituzioni della giustizia .
Il crematorio di Vienna ( Montale Eugenio , 1970 )
StampaQuotidiana ,
L ' uomo alienato , anzi reificato come si dice oggi , ridotto a cosa e non più individuo , è veramente infelice per la condizione in cui è venuto a trovarsi ? Il problema è certamente mal posto perché dell ' uomo libero , non condizionato che da se stesso , la storia non offre esempi ; ma se vogliamo ammettere ch ' esso esista e sia anzi il problema d ' oggi si deve escludere che psicologi sociologi e ah nettali specialisti dell ' uomo - uomo e dell ' uomo - formica siano i più idonei a risolverlo . Gli artisti invece hanno qualcosa da dire in proposito perché la loro vocazione - e più nell ' ultimo secolo , da quando sono sorti verismo , naturalismo e altre scuole affini - sembra essere quella di denunciare l ' universale infelicità umana . Non sono però concordi nella prognosi e tanto meno nella diagnosi . L ' infelicità dell ' uomo è costitutiva , originaria oppure è l ' effetto dei « sistemi » sociali sinora sperimentati ? Gli artisti così detti engagés propendono per questa seconda ipotesi ma sanno benissimo che l ' utopia della città Felice non fu e mai sarà attuabile . Altri invece accettano l ' infelicità come la sola possibile fonte di ispirazione . L ' arte sarebbe la vita di chi non vive . E difficile immaginare che un uomo felice , un uomo « riuscito » , rinunci alla sua presente felicità per crearsi una soddisfazione post mortem scrivendo opere letterarie di non probabile sopravvivenza . Non mancano , sono anzi numerosi , gli scrittori che pur non essendo impegnati nella contestazione socio - politica sentono il bisogno di giustificare il no da essi opposto alla vita dell ' uomo d ' oggi . Tra questi , e tra i più giovani , particolarmente interessante è Goffredo Parise . Il suo no non è a senso unico : nel suo ultimo libro Il crematorio di Vienna ( Feltrinelli ) l ' accusa non è rivolta alla vita intesa come istituzione , bensì alla civiltà consumistica , che è la sua bestia nera , non certo l ' unica . Lo sguardo di Parise è stato sempre quello di un antropologo che abbia il capolavoro di Darwin come livre de chevet . Non tanto lo interessa l ' uomo come animale privilegiato ( che pensa e modifica a piacer suo o distrugge la sua vita ) quanto l ' uomo animalesco tout court che continua a mostrarsi nell ' attuale uomo civile ed economico . Non so se Parise si faccia illusioni su ciò che potrebbe essere l ' uomo allo stato di natura , il buon selvaggio . In ogni modo è la vita primordiale quella che attrae la sua attenzione ; ed è per questo che in un libro di tinte uniformi , volutamente composto sullo schema di « tema e variazioni » ( una trentina di pezzi numerati senza titoli ) si può trovare ad apertura di pagina una frase come questa : O pesci ! , in amore muto e natante , in seminagione stagionale , la vostra tecnocrazia o sistematica riproduttiva non conosce le belle regole della dialettica : fate e basta . Non conoscete , beati voi , la didattica delle convenzioni ideologiche (...) o pesci , fate , guizzate con l ' occhio non cosciente , privo di quel miraggio , verso non tecnici miraggi : il vermetto , magari traditore , la libellula , il pesce femmina , gli infiniti e gioiosi misteri di quel grande Luna Park subacqueo che è la vita ittica , ottusi ai ragionamenti , alla presenza , alla bella presenza con cappello grigio , guanti grigi , soprabito grigio dei marciatori dall ' universale bella presenza , delle confezioni , dei prodotti di bellezza per uomo , o pesci ! Non dico che questo sia un bellissimo squarcio di prosa ; ma a chi non conoscesse Parise potrebbe servire per comprendere tanti altri motivi di lui . Il tema che prevale nel Crematorio trovava già nel Padrone ( il più fortunato romanzo di Parise ) due personaggi ancora individuabili da un punto di vista che diremmo vagamente naturalistico : il padrone Max , pianta carnivora che risucchia un suo dipendente : il quale , a conti fatti , accetta una situazione a lui non del tutto sfavorevole . Il motivo del consumo , della quasi perfetta simbiosi tra il consumante e il consumatore e il consumato , dava luogo a un grottesco di forte interesse narrativo . Qui invece , nel Crematorio , i personaggi pure restando anonimi ( portano soltanto un nome che è una lettera dell ' alfabeto ) vivono in ambienti ben definiti , hanno caratteri fisici e psicologici accettabili ma perdono alquanto in credibilità . Altro è trovarsi nella condizione di robot , altro sapere di esserlo . Le figure di questo défilé pensano e riflettono sulla loro condizione con una straordinaria consapevolezza , ciò che nella vita quasi mai accade . Nella vita l ' infelicità non è di entrare nel circolo produttore - prodotto ma nell ' uscirne . Non è psicologicamente vero che l ' uomo desideri la libertà : è vero però ch ' egli deve illudersi di desiderarla . Solo in rari esempi la paranoia si affaccia nei personaggi monologanti di Parise . Tale è il caso dell ' uomo che uccide molte persone senza alcun proposito criminale , ma per darsi prova della propria abilità nel tiro a segno . Ma in casi analoghi , e assai meno cruenti , il tema del rapporto tra divoratore e divorato è quasi nascosto e si crea allora una situazione veramente poetica restando nascosta la nuda e cruda motivazione . Tale la storia dell ' innominato signore che vede in bianco e nero la sua casa , la sua famiglia e se stesso , mentre ogni altro « esterno » conserva vividi colori . Si ha qui il tema dell ' usura , ben diverso da quello dell ' uomo strumentalizzato . Là dove , invece , prevale un implacabile j ' accuse , una requisitoria contro la robottizzazione dell ' individuo , l ' ossessiva iterazione del motivo perde in efficacia e lascia alquanto incredulo il lettore - consumatore . Perché alla fin dei conti il paradosso di Parise e di tutti gli anticonsumisti ( anch ' io ho peccato in questo senso in miei vecchi scritti non narrativi ) è ch ' essi stessi sono professionali produttori e avidi consumatori di merce culturale . Si tratta di una contraddizione di fondo presente in tutta la letteratura d ' oggi . Contraddizione più apparente che reale perché non si può uccidere , artisticamente , la vita senza una forte carica di amor vitae . Questa volontà di vivere è sempre stata presente in tutti i libri di Parise e nei suoi reportages giornalistici . Nel suo ultimo libro essa sembra quasi espunta come una imperdonabile debolezza . Ciò non toglie che quand ' essa trapela Parise riacquisti tutta la sua forza .
Giovani talpe ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Mi verrebbe da dire : giù le mani da Enrico Berlinguer . Ma che lo dico a fare se i suoi amici e discepoli lo denigrano perché fu un buon comunista dalla giovinezza alla tomba ? L ' uccisione del padre , secondo Freud , è un passaggio obbligato per i giovani che vogliono sentirsi qualcuno . Quella in corso non è una disputa storico - politica ma una campagna elettorale anticomunista che a me ricorda il 18 aprile 1948 , con alcune differenze . Questa fa perno sul Kgb , quella sulle preforche di Praga ( una cosa più seria ) . Quella ebbe un piglio clerico - maccartista , questa ha una furia che definirei « islamica » se non fosse offensivo per i maomettani . Quella era diretta contro il pericolo bolscevico , questa vuole azzerare una sinistra moderata e socialmente innocua . Quella era guidata da De Gasperi e Scelba , questa da Berlusconi , Fini e Giannino Riotta . Ma la novità più grande , il paradosso che supera la fantasia di Kafka e Pirandello , è che allora il fronte del popolo e l ' antifascismo contrattaccavano e ressero alla sconfitta , mentre D ' Alema e Veltroni , gran parte del loro partito e dei loro alleati concorrono attivamente alla propria umiliazione . Oggi è un tranquillo martedì di mezzo ottobre , manca tempo alle elezioni suppletive di novembre , alle elezioni regionali di marzo , alle elezioni politiche del 2001 ( a cui non arriveremo ) . Senza sfera di cristallo , ma secondo una logica elementare , si può già dare per certa un ' umiliante sconfitta della sinistra e della sua impresentabile coalizione . Lo scrivo in anticipo senza né timore né speranza di una smentita dei fatti . A chi si rivolgono , quali voti pensano di conquistare D ' Alema e Veltroni , quando rifiutano l ' eredità del Pci come parte fondante della democrazia italiana e si presentano come figli di nessuno ? Non certo quelli dei popolani e dei democratici che hanno un ' altra memoria e che gli hanno già voltato le spalle nelle elezioni di giugno . Vanteranno forse i frutti dell ' azione di governo ? Da un anno in qua non ce ne sono , l ' unico vistoso è stata la guerra . Tireranno fuori all ' ultimo minuto un programma riformatore di cui non c ' è traccia , concordato col dott. Fossa e col sen. Cossiga ? O con l ' impresentabile Cossutta ? O con un certo Castagnetti , che giustamente inneggia al cinquantennio democristiano , come esemplare baluardo anticomunista e modello di buon governo ? Chiederanno il soccorso dei poteri forti tradizionali contro il liberismo cialtrone di Berlusconi e la destra estrema di Fini ? A giudicare dal tono dei giornali della Fiat , i poteri forti ritengono di aver sfiancato a sufficienza il ronzino del centro - sinistra e cambiano cavallo . Forse la Fiat sarà venduta e l ' impero di Berlusconi non avrà più concorrenti . Oppure credono davvero , D ' Alema e Veltroni , che proclamando il comunismo incompatibile con la libertà avranno il voto encomiastico dei ceti medioabbienti ? Ma questi ceti insaziabili lo sapevano già , intendendo per comunismo qualunque limite al privilegio . E sentirselo dire da sinistra gli alleggerisce la coscienza e li induce a votare con slancio per la destra che glielo ha sempre detto . Una destra ultralegittimata : se l ' ultimo cinquantennio è ignominioso , unico retroterra storico rimane il liberalismo sabaudo e il ventennio fascista . Ben scavato , giovani talpe .
La crisi dei gesuiti ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Il cardinal Martini ha chiesto alla rivista dei gesuiti di aiutare il mondo cattolico e i cittadini in generale a decifrare la politica italiana . Se non ci riescono loro , grandi interpreti di codici medievali e tessitori di intrighi celebri nella storia , nessun altro può riuscirci . Io ci ho rinunciato da tempo . Tanto più in quanto i geroglifici della politica italiana non sono egizi per cui servirebbe un archeologo , ma specificamente democristiani . I governi a termine , balneari o natalizi , i governi bis , i rimpasti , i prontuari per la ripartizione dei dicasteri , le fluttuazioni e i ricambi delle maggioranze , sono una tradizione cinquantennale , un abito mentale , un costume , una particolarità nazionale che la giovane sinistra ha ereditato e fatto propria senza neanche rendersene conto . Prima il nuovo Ulivo o prima un D ' Alema bis ? Meno Quercia e più Asinello ? Più Pipì o meno ? Mastella o Parisi , chi tra queste due eminenti personalità avrà più spicco ? Scognamiglio tornerà al Polo ? Livia Turco e Rosi Bindi si dedicheranno alla famiglia in senso stretto ? Di Pietro farà arrivare i treni in orario ? Il centro - sinistra conserverà il trattino di congiunzione o farà lo strappo ? Una crisi limpida ed entusiasmante , la prima volta del presidente Ciampi , il cui esito è atteso dalle grandi masse con la stessa apprensione dell ' estrazione dell ' Enalotto . Il programma è top secret , come le bombe H su cui resteremo seduti , i giornali vanno in cerca di indiscrezioni ma l ' unica che trovano è la parità scolastica : che non ha bisogno di essere decifrata dai gesuiti . Il resto lo sta redigendo il dott. Fossa . Il D ' Alema primo è durato un anno , il D ' Alema secondo sarebbe meglio che non nascesse se non altro per ragioni di stile . Non si sa neppure chi sia il padre naturale , se Massimo o Walter ( oggi gli statisti si chiamano per nome , con un ' intimità che annuncia micidiali colpi bassi ) . Se è così che vi preparate alle elezioni regionali , cari amici , proclamando per inciso che non c ' è trattino tra comunismo e libertà , Dio non ve la manderà buona . Sarebbe meglio se foste voi a rompere i piatti prima di farveli rompere sulla testa . Ma non ne siete capaci anche perché Boselletti non sarebbe d ' accordo .
Addio Belzebù ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Speriamo che il senatore Andreotti continui a scrivere novelle , come ha detto in un ' intervista , e che non riprenda a tessere le sue trame oscure . Speriamo ma non ci crediamo . Assolto due volte , da una dubbia accusa di omicidio e da un ' imputazione di complicità mafiosa politicamente certa , questo spiritoso vecchio può ora aspirare alla beatificazione . Come un padre spirituale della patria o come un Belzebù finalmente riabilitato dalla giustizia terrena e redento da quella celeste . Le sentenze , per quanto emesse da uomini per natura fallaci , fanno storia . I procedimenti giudiziari contro questo eccellente democristiano sono durati sette anni , anni tormentosi che equivalgono a una condanna anche per un imputato con sistema nervoso d ' eccezione . Ottocentomila pagine processuali ( 800 000 ) che non significano un processo accurato ma un inestricabile pasticcio . Processi postumi , lontani dai reati commessi o non commessi , esposti a ogni fluttuazione del clima politico . Tale è il nostro sistema politico - giudiziario , di cui non è male ( biblicamente ) che anche un uomo di potere abbia fatto esperienza come tanti suoi sudditi . Ma ora questo esito rimbalzerà nel peggior modo , non in direzione del « giusto processo » ma di una diffusa impunità per qualsiasi imputato eminente . E in una direzione politica ancora peggiore , quella di una glorificazione del cinquantennio democristiano che non solo ha difeso la libertà dai cosacchi ma è immacolato . Una strana coppia di senatori a vita , Giulio e Francesco , ne custodiscono l ' eredità e la trasferiscono nella politica corrente . Molti ringraziano Dio e ne hanno di che . Dio ha anche predisposto l ' assoluzione in contemporanea del divo Giulio e della diva Ferrari , due protagonisti di formula uno . Sabato 23 ottobre è davvero una data , un giorno di esultanza nazionale . La memoria mi riporta inguaribilmente all ' Italia del dopoguerra , il 18 aprile e Bartali . Ma io parteggiavo per Coppi ed ero fin da allora colpevole di associazione comunista mafiosa con Girolamo Li Causi , noto comandante della strage di Portella della Ginestra .