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> anno_i:[1970 TO 2000}
Moriranno domani ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Tutti salvi i passeggeri e l ' equipaggio del modernissimo traghetto greco dov ' è scoppiato un incendio mentre navigava verso Ancona . Vero . Ma nel garage del traghetto , rintanati dentro i camion c ' erano I 2 ( o 13 , o 18 ) clandestini kurdo - iracheni che sono morti come topi , perché le saracinesche ad alta tecnologia del garage si sono chiuse automaticamente per circoscrivere l ' incendio . In altri tempi erano i topi in senso proprio che morivano affogati nelle stive se non facevano in tempo ad abbandonare la nave . Ora sono gli emigranti che muoiono asfissiati anche se viaggiano su un traghetto d ' avanguardia invece che su un gommone , dove muoiono affogati . Meglio gli scafisti , in fin dei conti , delle compagnie di bandiera . Uomini e topi era un romanzo di Steinbeck , adesso è una tradizione mediterranea . È pittoresco , fantasioso , il modo di morire di questi emigranti che cercano di raggiungere le nostre coste per sfuggire alla loro condizione miserabile , sperando di trovare un lavoro nero chissà dove , di pulire i nostri cessi o di spacciare qualcosa . L ' asfissia o l ' annegamento sono solo due modi , ci sono quelli che muoiono assiderati nella carlinga di un aereo o attaccati al carrello , o quelli che arrivano dall ' Est per via terra e vengono ritrovati cadaveri ai bordi delle autostrade . Se poi arrivano vivi non sono benvenuti , mettono paura anche quando puliscono i parabrezza . Noi non abbiamo scritto « tutti salvi » , sul giornale di ieri , ma « moriranno domani » . Non era una profezia né un malaugurio , ma un triste riferimento alla cadenza quotidiana di questi eventi , alla tragedia permanente dell ' immigrazione in questo mondo moderno e progredito . E del resto ci siamo sbagliati , questi ultimi sono morti ieri , mentre stampavamo il giornale . Una coincidenza . Fino al 1850 , mi pare , lo schiavismo era legale ed era parte integrante dell ' economia occidentale , soprattutto del capitalismo americano nascente . Allora l ' immigrazione non era rifiutata ma imposta , i negri africani venivano strappati a forza dalle loro terre e portati in catene a coltivare il cotone e a tagliare la canna da zucchero . Ho letto che tra il 1800 e il 185o furono importati 120 00o schiavi all ' anno , e i morti nella traversata sono calcolati in due milioni . Volete mettere con 12 ( o 13 ) kurdi o iracheni e qualche altro migliaio in ordine sparso ? È proprio cattivo e irriconoscente , questo capitalismo . Non i capitalisti e neppure i negrieri che erano gentiluomini ( gli olandesi e i danesi avevano le docce nelle stive ) ma il meccanismo . Ha trasferito popolazioni e distrutto etnie alimentando se stesso oltre l ' opulenza , oggi non vuole più gli schiavi tra i piedi : è diventato liberale .
Due calciatori ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
C ' erano tutti , nella trasmissione televisiva che celebrava la giornata della lotta al cancro . Per tutti intendo le autorità a cui deleghiamo la nostra vita , il presidente della Repubblica , il presidente del Consiglio , il ministro della Sanità , le autorità scientifiche più qualificate in questo campo . Mi hanno dato un ' informazione che non avevo e nessuno ha , per ignoranza . È colpita da questa malattia multiforme , prima o poi , una persona su tre , cioè tutti noi direttamente o indirettamente ( congiunti , figli e genitori , amici ) . All ' inizio del secolo erano uno su trenta . C ' è dunque una regressione , una pestilenza , al confronto della quale le epidemie del passato impallidiscono . Dedicare una giornata speciale a un fenomeno di queste proporzioni è una cosa ridicola , un ' aberrazione . Ma io mi domando , senza trovare risposta , che cosa hanno nella mente e nel cuore le autorità che hanno celebrato questa squallida giornata . Dove vivono , cosa pensano , di che pasta son fatti ? Il prof. Veronesi , che ho conosciuto occasionalmente per ragioni personali , sa tutto di questo universo di sofferenza e ha lamentato che due calciatori valgono più di quanto lo Stato stanzi contro il cancro . L ' obiezione è stata che no , la spesa equivale a quattro calciatori . Il ministro Bindi ha detto che solo i ricchi possono curarsi . Il presidente D ' Alema ha detto che provvederà . Erano tutti contenti e preoccupati di lanciare un messaggio ottimista . La ricerca , finanziata con i salvadanai nei bar , fa passi da gigante . Conosciamo quasi tutto di questa malattia multiforme , delle sue cause organiche , sociali e ambientali . Siamo in grado di prevenirla , di diagnosticarla , di curarla e di guarirla in molti casi . Ma perché , almeno voi scienziati , non dite la verità ? Perché non dite , socraticamente , che più sapete e più sapete di non sapere ? Si può ancora confondere un mesotelioma mortale con un reumatismo e per farsi una tac bisogna trasferirsi dal Forlanini al S . Camillo . Vi lamentate ma non gridate allo scandalo , perché a voi non capita . Tu D ' Alema , a cui auguro una vita personale e familiare felice , perché non fai di questo paese che governi un modello mondiale nella lotta alla sofferenza e nella tutela della vita ? Non sei calciatori invece di quattro , ma trentamila miliardi , oppure quindici e altrettanti al sistema idrico e fognario meridionale . Non posso impedirmi di dire quello che penso : guardando quella trasmissione ho provato repulsione . E anche invidia : queste autorità , questa classe dirigente è felice . Ho pensato a quanto è costata la guerra del Kosovo e che la signora Clinton non ha il cancro . Ma mi sbaglio . Anche il principe ereditario della Fiat è morto giovane di questo male ma non per questo la filosofia e la gerarchia di valori di questo mondo è cambiata . Se potete , mettete 5000 lire ( 2,5 euro ) invece di mille nei salvadanai dei bar : questa è la sinistra etica .
La bilancia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Bettino Craxi dimostrerebbe di credere alla propria innocenza e di avere stile personale e politico se rifiutasse , senza oscillazioni , di tornare in Italia per favoritismo e sotterfugio , e si facesse operare in terra di Francia , tradizionalmente ospitale verso gli esuli o i latitanti . La malattia non dovrebbe impedirgli questo comportamento , anzi dovrebbe suggerirglielo , perché qui da noi non sarà un malato da rispettare al di là dei reati che ha commesso e del potere di cui ha abusato , ma un uomo strumentalizzato da amici e avversari , un oggetto ( o un soggetto ) di speculazione politica . Possiamo permetterci ( magari ingenuamente ) di dare all ' ex leader socialista questo consiglio , perché , pur se siamo stati e restiamo assolutamente anticraxiani , in qualche occasione gli abbiamo dato più credito di quanto meritasse . Specialmente agli inizi della sua carriera , quando non era nessuno ma sembrava potesse contribuire a rompere il monopolio democristiano del potere . Ma non era un garibaldino e neanche un Ghino di Tacco , cosicché il suo anticomunismo viscerale , il suo rodomontismo ( i fischi a Berlinguer , la volpe andreottiana in pellicceria ) , le sue inclinazioni plebiscitarie e presidenzialiste , ne hanno fatto una stampella del potere democristiano e il pioniere di una seconda Repubblica che aggiunge nuovi mali ai vecchi . Si ha la fastidiosa impressione che i suoi amici o epigoni nella maggioranza e fuori , e i suoi ex avversari o neodiscepoli al governo non attendano Bettino Craxi ma le sue spoglie : c ' è del cinismo in questo paese , soprattutto nelle alte sfere . Commissione di inchiesta o no , questo balletto avverrà attorno a un letto d ' ospedale . Dopo l ' assoluzione e la riabilitazione di Andreotti , dopo la messa in mora dei processi , dopo l ' archivio anglo - russo , dopo molte altre cose , l ' indulgenza compassionevole per l ' ex leader socialista si iscrive in una meticolosa restaurazione del vecchio regime , anzi in una saldatura del vecchio col nuovo : oggi il regime ulivista , domani quello berlusconiano . Se fosse un atto di clemenza , potrebbe piacerci . Ma le carceri italiane ( come ogni carcere ) sono ricolme di sofferenza e malattia , e la clemenza non le ha mai frequentate , non si è mai seduta alla tavola degli uomini comuni che le abitano . I muri delle città italiane sono tappezzati di manifesti che proclamano la tolleranza zero e invocano per i piccoli scippatori pene certe e severe . Non lo ricordo per provocazione o demagogia , ma perché una volta la giustizia era raffigurata con la bilancia , e perché la bilancia truccata in favore del potere e dei potenti è per ogni onesto cittadino un ' istigazione a delinquere .
UN CONGEDO E UN IMPEGNO ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Mi allontano oggi dal « Corriere » , in un momento affannoso e drammatico della vita italiana , momento che vede in discussione equilibri e convinzioni radicate . Il giornale cui ho dedicato ogni mia forza per oltre quattro anni difficili , il giornale costruito con lo slancio solidale e l ' impegno appassionato di tutta la redazione , è affidato al giudizio dei lettori aumentati , dal 1968 , e in misura sensibile , nonostante tre scatti di prezzo susseguitisi nel giro di poco più di un anno . È stata una esperienza fondata su quattro direttrici fondamentali . Le riaffermo oggi , nel momento del congedo , non tanto come mete raggiunte quanto come obiettivi tenacemente perseguiti , in mezzo a difficoltà inimmaginabili , ad amarezze infinite . * * * Un giornale libero , sempre : nell ' informazione e nel commento . Geloso della sua indipendenza , immune da influenze o comunque da suggestioni esterne . Non legato a centri di potere , franco nella critica e nel dissenso . Amico personale del presidente Saragat da ventiquattro anni , non ho esitato ad attaccare il disimpegno del '68 e a non condividere la scissione socialista del '69 , attribuiti l ' uno e l ' altra , a ragione o a torto , all ' ex capo dello Stato . Fautore tenace e convinto della collaborazione fra laici e cattolici come sola alternativa al disfacimento della democrazia italiana , non ho lesinato critiche anche durissime agli infelici e zoppi governi quadripartiti che hanno caratterizzato questa infeconda e tormentata legislatura . Durante le recenti elezioni per la presidenza della Repubblica , ho tenuto il « Corriere » al di fuori di ogni preferenza smaccata e sospetta , non meno che di ogni ostracismo pregiudiziale e infondato . Questo giornale è qualcosa più di un grande quotidiano d ' informazione , è il simbolo stesso della civiltà laica e democratica del nostro paese , fondata sulla ragione e sulla tolleranza . Ecco perché il « Corriere » si è coerentemente battuto in questi anni , nella linea di separazione fra Chiesa e Stato , per l ' autonomia del potere civile in ogni occasione , dal divorzio al referendum , pur sforzandosi di non offendere mai la coscienza dei credenti nei punti di fede , che valgono più di tutti i compromessi o gli armistizi fra i potenti . Ed ecco perché ha patrocinato una linea di ferma tutela della legalità repubblicana e dello Stato di diritto sempre minacciato dalla violenza di parte , ma nell ' ambito della Costituzione e al di fuori di ogni seduzione autoritaria o reazionaria anche mascherata coi comodi schermi dei « blocchi d ' ordine » o delle « maggioranze silenziose » . Non meno che con le fughe nell ' integralismo , magari ammantato con l ' efficienza , o con le pseudo - riforme costituzionali . * * * Un giornale aperto , in secondo luogo . Non più dogmatico , non più categorico , non più chiuso nella fortezza delle sue convinzioni ; ma disponibile al dialogo , pronto alla registrazione di tutte le voci , anche molteplici e contraddittorie , della società civile non meno che delle diverse ideologie . Non a caso la formula dei dibattiti e delle tavole rotonde , che tanti consensi ha raccolto , è entrata in questi anni al giornale : senza preclusioni , senza discriminazioni settarie e su tutti i temi , dalla contestazione ai diritti civili . E non a caso ai dibattiti si sono alternate le grosse inchieste in equide , basate sul lavoro dei più illustri e dei più oscuri , senza greche né gradi : come l ' indagine sulle regioni consegnata nei volumi di Italia settanta . * * * Un giornale fondato sulla cooperazione di tutti coloro che concorrono alla sua costruzione , in terzo e fondamentale luogo . Non era una impresa facile . Il mio primo obiettivo fu di colmare il distacco fra le figure di primo piano , legate alla giusta celebrità della firma , e la redazione , l ' anonima e silenziosa redazione riunita nella stanza leggendaria descritta da Corrado Alvaro : quella che è la forza vera , e irrinunciabile , di un giornale . Mi sono sforzato , come ho potuto , di elevare il rango della redazione , di aumentarne il prestigio , di allargarne la funzione operativa nella vita quotidiana del « Corriere » . Senza schemi preconcetti e da manuale , che finiscono spesso in paurose smentite . Ma col desiderio costante e mai ammainato di un rapporto umano , di una comprensione dei problemi e di una conseguente , paziente , risoluzione , giorno per giorno , degli infiniti casi che a un direttore si pongono . Il mio più caro ricordo , in quest ' ora di distacco dal « Corriere » è nella stanza di redazione del giornale , là fra i colleghi impegnati al controllo dei titoli e alla valutazione dei testi . In questo spirito si colloca l ' epilogo positivo delle trattative condotte dal comitato di redazione con l ' editore per la fissazione dei « diritti » dei giornalisti nella vita dell ' impresa e nelle future nomine dei direttori . Una trattativa contro la procedura che ha finito per toccare questioni di sostanza : una vera e propria svolta nel giornalismo italiano . Al di là di ogni pur legittima rivendicazione personale che è stata da me stesso preventivamente scartata dopo l ' affettuosa solidarietà del primo giorno , le conclusioni di via Solferino si riallacciano al clima di autentica collaborazione con l ' intero corpo redazionale , traducono nella carta di un accordo , che i lettori vedranno nella colonna affiancata , lo spirito di oltre quattro anni di lavoro collegiale e comune . * * * Un giornale teso all ' innesto fra cultura e giornalismo , in quarto e ultimo luogo . E non solo nella terza pagina . Sì : io appartengo ai direttori che credono nella cultura , e anche nella sua forza traente ai fini delle tirature . In un mondo dominato dalle immagini , spesso deformanti , della televisione , la parola scritta conserva un valore solo in quanto sia commento e approfondimento dei fatti , serva ad inquadrarli in qualcosa di più valido della gelida ricostruzione di cronaca , risalendo alle radici lontane . È la lotta contro il monopolio televisivo e per la sopravvivenza della libertà di stampa , sempre tanto minacciata e insidiata , partiva , e continuerà a partire , dalla convinzione che senza una elevazione di qualità il quotidiano indipendente è già morto , nella gara con gli altri , e prevalenti « mass media » . * * * Lasciando la direzione del « Corriere » con tranquilla coscienza , riaffermo i principi che hanno animato i diciotto anni delle mie direzioni . Credo in un giornale che sia portatore di idee e non mero prodotto industriale , da sottoporre alle astratte leggi di mercati immaginari . Credo in un giornale come strumento di informazione , e non come veicolo di materiali prefabbricati in serie . Credo in un giornale come scelta dell ' uomo , e non del computer . E soprattutto credo nell ' autonomia e nella dignità della professione giornalistica che non può essere sottoposta a imposizioni o a sollecitazioni esterne , da qualsiasi parte provengano . Nel momento del congedo , un congedo che equivale ad un impegno per il futuro , rivolgo un particolare affettuoso ringraziamento non solo ai colleghi e collaboratori tutti ma anche alle molteplici componenti , in particolare ai tipografi , di questa grande azienda che occupa ancora il primo posto , nelle statistiche del « Times » , fra i giornali europei di « qualità » , un primato che risale a Luigi Albertini . La « qualità » è un obiettivo che si raggiunge con decenni di sacrifici e di lotte ; nel « Corriere » è il frutto di una tradizione che deve rinnovarsi giorno per giorno , ma senza strappi violenti , senza traumi . È l ' augurio che rivolgiamo di cuore al nostro successore , a Piero Ottone . E soprattutto il mio pensiero riconoscente va a tutti i lettori che hanno seguito e confortato il giornale nel tentativo , certo non sempre riuscito ma fedelmente perseguito , di salvaguardare una zona di equilibrio e di distaccata indipendenza in un mare di estremismi e di fanatismi cozzanti , associando il rispetto del passato alla ricerca del futuro . Un futuro che noi riusciamo a vedere solo nella misura di una società libera e aperta , senza illusioni tecnocratiche o autocratiche . Una società , insomma , dal volto umano .
Nostalgia ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Amintore Fanfani è stato una figura centrale del cinquantennio democristiano , un personaggio che ha ricoperto ogni carica possibile meno la presidenza della Repubblica e lo ha fatto con gran lena . Di lui si usava dire : rieccolo , perché cadeva nella polvere e rispuntava sugli altari con invidiabile tenacia . E tuttavia , nonostante questa sua centralità nella politica italiana , è stato un democristiano anomalo per origine e per temperamento . Lo dico come apprezzamento , non per il rispetto che si deve ai defunti ( c ' è un accenno in un articolo scritto una settimana fa per il prossimo numero della nostra rivista mensile ) . Anomalo non solo per una sua rettitudine ma perché , per quanto amasse il potere , era uno intimamente minoritario . Lo abbiamo combattuto con cattiveria e anche con successo , lui e il suo fanfascismo , contribuendo a impedire la sua elezione al Quirinale . In quella circostanza mi convocò al Senato , si informò sullo stato di salute del « manifesto » e dei suoi cinque deputati , mi disse che secondo lui avremmo dovuto aspettare di avere un seguito prima di uscire dal Pci . Gli risposi che non eravamo usciti ma ci avevano cacciato , e il nostro stato di salute era pessimo ma che non contasse sui nostri cinque voti . Ma Amintore Fanfani è stato vittima del suo partito assai più che dei suoi avversari . La congiura nel convento delle suore dorotee lo mise in angolo ( insieme al suo pessimo amico Tambroni ) . Il ruolo di erede di De Gasperi non gli fu mai riconosciuto né da Moro né da Andreotti ( che lo disistimava ) né dai grandi notabili . La sconfitta elettorale sul divorzio fu definitiva come Waterloo . Era anomalo , Amintore Fanfani , anche rispetto a Dossetti e La Pira a cui fu associato in gioventù come professorino . Non era un teocratico ma uno statalista un po ' affetto da « lorianesimo » : come quando scopriva nei pozzi neri del Sud una possibile fonte di energia alternativa al petrolio . Era un combattente presuntuoso ma , forse , anche ingenuo . Chissà se , in questi anni di vecchiaia , ha invidiato i Craxi e i Berlusconi . Forse no , e forse preferirebbe essere ricordato come pittore più che come statista . Ci prende la nostalgia e ora ci appare , salutando la sua scomparsa , meno antipatico dei suoi successori .
Una strada in Europa ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
In fondo è bene che un gruppetto di neonazisti ( o un gruppo ? o pochi teppisti ? o un ' organizzazione ? ) abbia messo una bomba al museo della Liberazione in via Tasso . Così qualcuno si ricorderà che c ' è stata la Resistenza antifascista in Italia e a Roma , che in via Tasso c ' era una feroce prigione tedesca dove molte persone sono state rinchiuse , torturate e uccise . Se no , per ricordarsene , bisogna andare in una cineteca a rivedere Roma città aperta . I gruppi di azione patriottica romani ( Gap ) avevano un piano per attaccare il covo di via Tasso e liberare i prigionieri ma non fu possibile realizzarlo . Mi vien da pensare che , se lo avessero fatto , ci sarebbe stata una terribile rappresaglia e qualche giudice tenterebbe oggi di incriminare i combattenti della libertà , come per via Rasella . Peccato , sarebbe stata una bella e onorevole impresa . Avevo diciotto anni , allora , e mi ricordo di via Tasso come di un incubo . Per mia fortuna non sono capitato in quella prigione , ma nel suo omologo italiano in via Romagna , nella pensione Jaccarino governata dal tenente Koch ( tedesco di nome ma italiano di stirpe ) e dalla sua banda paramilitare . Anche qui c ' erano forme di tortura elementare , calci , pugni e bastoni , e come celle una carbonaia e un cesso . Ma eravamo fortunati al confronto , e la nostra più grande paura non era la fucilazione annunciata ma di essere trasferiti in via Tasso . Chi sono oggi questi dissennati che celebrano simbolicamente , con una bomba , le gesta degli aguzzini nazisti ? Si dirà che sono solo teppisti , cani sciolti come quelli degli stadi , come i profanatori di lapidi e cimiteri . Ma attenzione , le svastiche sono tornate di moda e sporcano i muri di molte città e tornano senza infingimenti anche in qualche parlamento europeo . Il fascismo , non come regime politico ma come modo di essere , come pulsione antropologica , come volontà di dominio e sopraffazione , è una brutta bestia che si riproduce alimentata dalla violenza del mondo moderno . Sarebbe bene non dimenticare mai la metafora di Jaurès : il capitalismo porta in sé il fascismo e la guerra come la nube la tempesta . È sproporzionato , lo so . Ma preferisco peccare per eccesso che per difetto . Così non ho dimenticato l ' omaggio di Reagan ai cimiteri delle SS . Non ho dimenticato la rivalutazione del nazismo operata da dotti e rispettati storici tedeschi . Non dimentico l ' ultimo voto in Austria . Non dimentico neppure l ' equazione , la bestemmia , nazismo - comunismo , l ' antitesi comunismo - libertà gettata sul tavolo verde delle politiche di palazzo . Scherzando col fuoco ci si brucia . Mentre il male trionfava in via Tasso , una strada che stava in tutta Europa , la libertà vinceva a Stalingrado . Ma perché un giovane non dovrebbe confondersi e invertire la verità , se i primi a farlo sono degli ex giovani smemorati , investiti di autorità , immeritata ?
La chiave del secolo ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Ho visto recentemente in televisione un documentario sull ' invasione tedesca dell ' Unione Sovietica e sulla tragedia del corpo di spedizione italiano sul Don . Belle testimonianze di sopravvissuti , immagini epiche e dolorose . Penso che bisognerebbe raccogliere e proiettare tutto il materiale relativo alla guerra sul fronte orientale , compresi i film di propaganda : lì è andato in scena il più grande spettacolo del mondo e lì sta la chiave della storia del nostro secolo . Ho pensato , guardando le immagini sconnesse di quel documentario e ascoltando il commento parlato , che soltanto chi ha più di settant ' anni conserva una memoria diretta di quel tempo . È un ' avventura ma un grande privilegio . Tutto quello che io so , per poco che sia , l ' ho imparato in quei due o tre anni . E la menzogna in cui oggi siamo immersi e in cui vivono le giovani generazioni suona alle mie orecchie come un insulto a cui è vano opporre la memoria individuale . Tutto era perduto in quei giorni e anni , le democrazie europee erano crollate sul campo come cartapesta , le armate corazzate del Terzo Reich e le croci uncinate dilagavano sul continente e oltre senza colpo ferire , il fascismo e il terrore non conoscevano più ostacoli . Meno uno , il solo al di qua dell ' Atlantico e dei mari del Nord e del Sud : uno strano paese , che aveva fatto una sua rivoluzione solitaria , che oggi è piombato nella corruzione e nella decadenza , ed è in guerra con se stesso , ma allora si alzò in piedi come un gigante che spezza ogni catena . Dirà qualche anno più tardi nell ' aula del parlamento italiano un esponente del governo di allora : di certo Stalin è stato un uomo su cui Dio ha impresso la sua impronta . Metafisica a parte , come saranno uscite dalle acciaierie oltre gli Urali quei cannoni e quei carri pesanti capaci di respingere e di frantumare la macchina di guerra tedesca ? Come avranno fatto quei contadini ucraini , quegli operai leningradesi , quegli uomini di marmo di ogni provincia , quei giovani tartari , uzbeki , mongoli , ceceni , a formare un solo grande esercito per salvare la propria terra e la nostra ? Come ha potuto quella guerra patriottica , senza i Kutuzov e i Tucha ? evskij , saldarsi con l ' antifascismo mondiale e l ' ideale di libertà di ogni popolo ? Come fu possibile trarre questa forza da molte privazioni e sofferenze sotto un regime rozzo e sprezzato dai posteri ? C ' era qualcuno , forse , che aveva visto più lontano degli altri . Il comunismo ci ha rimesso ma noi no , e forse dovremmo ringraziare . Prima ringraziare e poi revisionare e anche ribaltare la storia : tanto è lontana mille anni e nessuno può eccepire . Vicino a Mosca commemorano ogni tanto una battaglia dell ' età napoleonica mimandola sul terreno , e c ' è anche un museo scenografico che la fa rivivere agli spettatori come ne fossero i protagonisti . Ma sulle sponde del placido Don non c ' è , che io sappia , nessuna Disneyland che onori la più grande vittoria militare del XX secolo .
Lo stracotto ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non credo che Massimo D ' Alema , qualche giorno fa , sia salito al Quirinale per dimettersi e sia stato dissuaso da Ciampi perché bisogna prima approvare la legge finanziaria . Avrebbe potuto comunque rassegnare le dimissioni e farsi rinviare alle Camere , lasciando alla sua squinternata maggioranza l ' onere e l ' onore di restituirgli la fiducia o negargliela , e rigettando sull ' intero parlamento , come si conviene , la responsabilità di approvare o meno la legge finanziaria . Non credo che Massimo D ' Alema abbia questo stile , uno che rientra da Helsinki per andare a Fiuggi a farsi fischiare dal partito inesistente di Boselli Enrico non ha questo stile . E non credo neppure che Massimo D ' Alema sia stanco di farsi cuocere a fuoco lento e preferisca assumere un altro ruolo . Ha fatto cose turche per entrare a palazzo Chigi e dipingerne a nuovo la facciata e farà cose turche per restarci . Non corre alcun rischio di farsi cuocere a fuoco lento perché l ' operazione è già avvenuta nel breve giro di un anno , e la lepre di Gallipoli è già uno stracotto servito in tavola . Secondo le logiche della politica corrente , come le abbiamo imparate a suo tempo , è giunta l ' ora di Walter Veltroni . È lui la carta su cui puntano le frattaglie della maggioranza ( Cossiga Francesco , Mastella non so , Boselli Enrico ecc . ) per far fuori i bolscevichi dal palazzo d ' inverno di piazza Colonna . E non c ' è in giro nell ' area del centro - sinistra , e forse neppure del centro - destra , un anticomunista più dichiarato dell ' attuale segretario dei Ds . Non faccia velo il particolare che i due leader in questione fanno parte dello stesso partito : nelle conversazioni private i due si chiamano reciprocamente « quello là » , e il modo come Occhetto fece fuori Natta e D ' Alema fece fuori Occhetto è diventata una scuola di pensiero che troverà conferma nella successione prossima ventura . L ' armata brancaleone del centro - sinistra governativo può permettersi di far fuori il suo incauto comandante e inventore , cioè Brancaleone in persona , ma non può ancora aspirare a cancellare la primazia diessina . La mortadella prodiana è inacidita , una controfigura istituzionale vorrebbe dire la resa incondizionata della residua sinistra governativa . Perciò o D ' Alema resta a penzolare ancora per qualche settimana o mese , o è l ' ora dell ' altro quello là . Confesso che tutto questo non presenta per me , e penso per la pubblica opinione in generale , nessun interesse . Potrebbe essere interessante e promettente se una crisi si aprisse , non si risolvesse inutilmente e malamente , e si andasse alle elezioni generali ( e regionali ) in primavera . Con una legge elettorale democratica , cioè proporzionalista , con tutti gli sbarramenti che volete alla tedesca . Forse allora una formazione o coalizione di sinistra potrebbe trovare uno spazio dignitoso e una parte dei cittadini che non ne possono più potrebbero tornare a votare , fuori dal polo nord dal polo sud .
StampaPeriodica ,
La Commissione bicamerale per le riforme costituzionali ha chiuso i battenti . Felicemente o infelicemente ? Per il Palazzo felicemente , visto che ne è uscito un accordo . Ma per il paese infelicemente , se è vero - come sostengo - che l ' accordo è stato pessimo . E un cattivo accordo che peggiora le cose non dà , o non dovrebbe dare , felicità . Si capisce che non ci sono quasi mai accordi assolutamente cattivi , così come non ci sono quasi mai accordi perfetti . Un cattivo accordo è dunque un ' intesa nella quale le malefatte nettamente prevalgono sulle cose ben fatte . I difensori d ' ufficio dell ' operato della Bicamerale si arroccano su due argomenti . Il primo è che qualsiasi accordo è meglio di nessun accordo . Il secondo è che , come dicevo , nell ' operato dei 70 bene e male si mescolano . Ma con questo argomento , il secondo , si redime tutto : si redime la guerra ( che Hegel equipara al vento che disperde i miasmi che aleggiano sulle paludi ) , si redime la tortura ( che consente di ottenere la confessione dei torturati ) , si redime magari anche Pol Pot ( che riduce l ' esplosione demografica ) . Quali sarebbero , allora , le acquisizioni positive della Bicamerale ? Che gli italiani , mai sazi di elezioni , potranno finalmente votare per il capo dello Stato ? Il loro tripudio sarà breve quando si accorgeranno di aver votato per un sotto - capo di Stato . Il federalismo ? Poveri noi , che caos . La riforma della magistratura ? Di questa ancora non si sa , ma tutto lascia prevedere che la nostra giustizia resterà in crisi . Accetto , dunque , che nelle pieghe del male si possa nascondere anche del bene ; ma spiegatemi , per favore , qual è . Quanto al primo punto , e cioè che qualsiasi accordo è meglio di niente , questa è una vera stortura . Chi ragiona così fa dell ' accordo un valore assoluto , un valore in sé . Invece l ' accordo è uno strumento per conseguire un fine . Accordo a quale scopo ? Per che cosa ? Stranamente ( ma non tanto , a ripensarci ) la Bicamerale non se l ' è quasi mai chiesto . L ' importante , per i 70 , è stato soltanto mettersi d ' accordo fra di loro , ai loro fini . Non hanno cercato di scrivere una buona Costituzione ma , assai più , di evitare riforme che li danneggiassero . E ci sono magnificamente riusciti . Ci sono riusciti mettendo la Costituzione all ' asta : tanto a me , tanto a te ; io chiedo cento , concludiamo per cinquanta . Il risultato è sotto gli occhi di tutti : il trionfo dei partitini , che si sono assicurati l ' eternità e un rinforzato potere di interdizione e di ricatto ; un contentino presidenzialista per la pubblicità di Gianfranco Fini ; un contentino parlamentarista per gli antipresidenzialisti : un misto di cane e di gatto , un can - gatto . Torniamo alla domanda che i bicameralisti hanno disatteso : perché una Seconda Repubblica ? Perché una nuova Costituzione ? Ovviamente perché abbiamo problemi di disfunzionalità sistemica che dobbiamo risolvere : primo , ridurre la frammentazione partitica ; secondo , rinforzare la governabilità . Due obiettivi che sono strettamente collegati . I partiti sono le gambe sulle quali la governabilità dovrebbe camminare ; e se le gambe sono zoppe e troppe , allora la governabilità va all ' aria e non c ' è barba di marchingegno costituzionale che possa rimediare . Orbene , questi due obiettivi e gli strumenti per perseguirli sono stati non soltanto mancati , ma addirittura capovolti . Il progetto magnifico e progressivo siglato dalla quadriglia D ' Alema - Marini - Berlusconi - Fini , in breve Damabefi , ci garantisce una decina di partiti , e governi di cinque anni di veti incrociati . Se non sarà una dieta polacca , poco ci manca . Meglio l ' accordo Damabefi che nessun accordo ? Confesso di essere interdetto . Perché non è che nessun accordo ci lascia con nulla , librati nel vuoto . Se non siamo capaci di creare una nuova Costituzione sensata , l ' alternativa è restare con il sistema parlamentare che abbiamo , e tornare a lavorare sul suo miglioramento . Se il nuovo è peggio dell ' esistente , allora meglio l ' esistente . Davanti alla Costituzione Damabefi l ' alternativa non è , ripeto , il niente o il caos . E riconoscere che la Bicamerale ha fatto autogol . E se l ' autogol delegittima la classe politica che l ' ha fatto , chi è causa del suo mal pianga se stesso . A questi argomenti si risponde in coro , dal Palazzo e dintorni , che in politica gli accordi si fanno sempre come sono stati fatti in Bicamerale , che io di politica proprio non mastico , e che la mia opposizione è professionale , astratta , addirittura egolatrica . Per esempio , di me Silvio Berlusconi scrive ( « Corriere della Sera » , 28 giugno ) che « per un Professore l ' importante è il modello , il teorema . Il modello è perfetto , l ' ha fatto il Professore , è bello , gli piace » . Spiegando che chi « è innamorato per professione delle astrazioni accademiche poco si cura della realtà , e rifiuta perciò di sottoporre i suoi modelli alla verifica dei fatti » . Troppo onore , deputato Berlusconi : lei mi accredita un merito che non mi spetta . Il modello « fatto dal Professore » è stato fatto una quarantina d ' anni fa da un certo Debré , si chiama Quinta Repubblica , e funziona da altrettanto tempo in una capitale che si chiama Parigi . Aggiungo che siccome la Francia degli anni Cinquanta era molto simile , politicamente , all ' Italia degli anni Novanta , l ' argomento che il prototipo francese non si presta a trapianti è pretestuoso . Ma veniamo al punto : chi è che , in politica , è bravo . Io racconterò la vicenda della Bicamerale così come la conosco in prima persona . Dal che potrà risultare quant ' è bello il primato della politica , dove stanno gli sbagli e chi li ha fatti . La vicenda dura , per l ' esattezza , da quando cadde il governo Berlusconi ( dicembre 1994 ) . Dopo un anno di governo Dini , nel febbraio 1996 venne tentato il governo di Antonio Maccanico . In quel momento mi parve , e sostenni , che nessuna riforma costituzionale sarebbe stata possibile senza un ' intesa preventiva fra i tre maggiori partiti , e cioè di larga maggioranza trasversale . Siccome al Pds premeva ( giustamente ) un sistema elettorale a doppio turno , mentre il Polo reclamava un generico presidenzialismo , mi venne l ' idea , elementare e banale , di uno scambio fra doppio turno e semipresidenzialismo . E siccome non tutti gli scambi lo sono , tengo a sottolineare che il mio era « alto e nobile » , visto che proponeva un sistema esistente e ben funzionante , e che non era per nulla ( come appare alla logica aggrovigliata dell ' onorevole Ciriaco De Mita ) uno spezzatino : non spezzava nulla , era il modello francese mantenuto integro , stessa testa con gli stessi piedi . Il tentativo Maccanico fallì per un soffio . Scrissi allora che avevamo perduto , per colpa congiunta di D ' Alema e di Fini , un treno che non sarebbe ripassato . Difatti non stava ripassando quando mi incontrai con Massimo D ' Alema , a metà marzo del 1997 . E poiché a me non era venuta nel frattempo nessuna idea nuova , in quell ' occasione riproposi a D ' Alema lo scambio dell ' anno prima . Io ho sempre ritenuto scorretto riferire di un incontro privato . Ma dato che su quell ' incontro ci sono state numerose fughe di notizie , in larga parte fantasiose , forse a questo punto occorre darne la versione autentica . Dunque , a quel mio suggerimento D ' Alema rispose , prendendomi in contropiede , così : vede , professore , oggi chi non vuole nessun presidenzialismo è Berlusconi . Pur raggelato , gli chiesi : mi autorizza ad andare da Berlusconi a dirgli che è lui che blocca l ' intesa ? Senz ' altro , fu la risposta di D ' Alema . Il che non mi rendeva ( come è stato scioccamente scritto ) suo ambasciatore . Ma sottintendeva che un sì di Berlusconi avrebbe sbloccato la trattativa . Adelante Pedro , feci il giro delle sette chiese , vidi un po ' tutti , incluso Berlusconi , e il 4 aprile tornai a Botteghe Oscure . Per riferire che Fini accettava il doppio turno , nella formulazione che avevo proposto ; e che Berlusconi mi aveva autorizzato a confermare che la formula del semipresidenzialismo a lui stava bene . Immaginavo che D ' Alema sarebbe stato contento . Immaginavo male . D ' Alema mi ascoltò accigliato ; mi disse in quel momento ( non quando mi aveva mandato allo sbaraglio ) che lui aveva cambiato disegno ; e mi congedò esortandomi a tornare agli studi , e a lasciare la politica a lui . Difatti mi sono rimesso alla finestra , imparando quel che dirò tra poco . Racconto tutto ciò perché mi sento dire da ogni parte che l ' accordo , stavolta basso e ignobile , raggiunto in extremis a fine giugno da Damabefi è stato « il migliore possibile » . No . La storia di cui ho riferito dimostra di no . La verità è che la sera del 5 aprile 1997 D ' Alema , Berlusconi e Fini avrebbero potuto benissimo incontrarsi in casa di Gianni Letta e accordarsi in un lampo su una buona Seconda Repubblica . Non è accaduto , ma era possibile . Possibilissimo . Anzi , era quasi fatta . Il successo della Bicamerale , un successo vero , era a portata di mano . Invece è stato regalato alle ortiche . Perché ? E importante , in cose importanti , capire come è andata . Guardando dalla mia finestra , quel che sono riuscito a vedere è che D ' Alema ha sbagliato tutto . Lo dico con dispiacere , perché in D ' Alema ho creduto . Dubitavo da tempo , fin dal tempo della vicenda Maccanico , del suo coraggio ; ma ritenevo che avesse una visione , che non fosse un tatticista come gli altri . Così ritenevo . Ma temo di essermi sbagliato . Succede anche a me . Intanto , e per cominciare , D ' Alema ha ingannato tutti coloro che lo hanno insediato alla presidenza della Bicamerale . Soltanto a maggio D ' Alema ci ha detto che la sua linea di azione era ispirata da amore di Ulivo , e che la sua priorità era salvare il governo Prodi . No , onorevole D ' Alema . In tal caso lei non doveva né cercare né accettare la presidenza della Bicamerale . Perché come presidente della Bicamerale la sua priorità doveva essere la Costituzione , la ricerca di un buon accordo costituzionale . Nel gestire la Bicamerale per salvare il governo Prodi , pertanto , lei si è messo in una posizione falsa che ha falsato tutto il gioco . Fra l ' altro , non c ' è bisogno di essere professori per capire che una traballantissima e risicatissima maggioranza di centro - sinistra non poteva essere in alcun modo una maggioranza di riforma . La quadratura del cerchio in partenza non c ' era ; se l ' è creata lei giocando contemporaneamente su due tavoli . Ed è per questo che lei è approdato a un cerchio quadrato , oppure a un quadrato circolare ; insomma , al pasticciaccio al quale è approdato . Ciò premesso , resta da spiegare perché D ' Alema il 4 aprile abbia buttato via un ragionevolissimo accordo che aveva già in tasca e imboccato l ' impervia e assai dubbia via del cosiddetto premierato forte , di un premier quasi - israeliano , quasi - eletto ( e , in sostanza , come - se - eletto ) . Non è che con questa trovata D ' Alema accontentasse Franco Marini e i popolari , avversi a ogni « direttismo » . E nemmeno accontentava , così , Fausto Bertinotti . Accontentava almeno il suo partito , il Pds ? Per quel che mi consta , no . Le resistenze che D ' Alema incontra nel Pds sono di coloro che restano ancorati alla tradizione parlamentarista del partito . Allora , perché D ' Alema si è buttato davvero a corpo morto sul premierato all ' israeliana ? Visto che mi si rimproverava di non capire la realtà della politica , sarò realista : tanto realista quanto lo sono i politici che osservo . Che cosa è successo a D ' Alema ? E successo , dice il mio realismo , che D ' Alema si è promosso al rango del più furbo di tutti . Può darsi , per esempio , che D ' Alema abbia ritenuto che le sue chance di essere eletto presidente della Repubblica erano modeste , mentre il premierato forte era un vestito fatto su misura per lui . Inoltre D ' Alema può aver pensato che sul premier di elezione diretta avrebbe potuto imbrogliare facilmente Berlusconi , e poi ottenere l ' assenso di Fini . Berlusconi , si sa , non ha mai percepito che tra presidenzialismo e premierato ci fosse differenza ; dunque Berlusconi non era un problema . Quanto a Fini , anche lui stava facendo il furbo . Diceva presidenzialismo , ma poi , si sapeva , era pronto a salvare l ' onore anche con l ' elezione diretta del capo del governo . Forse , mentre io ingenuamente giravo le sette chiese , l ' intesa era già , nell ' aria , questa . Non lo so . Ma quel mattacchione di Umberto Bossi è riuscito all ' ultimo minuto a farla saltare . Nel gioco dei furbi , è andata a finire che il più furbo è stato lui . Congetture a parte , quel che è certo è che D ' Alema , pur di ottenere il premierato forte , ha venduto tutto . Soprattutto ha rinunciato a quel doppio turno che per il Pds era vitale . Perché D ' Alema il doppio turno lo ha ritirato fuori soltanto all ' ultimo , per il semipresidenzialismo alla francese . Ma , vedi caso , per il premierato forte non era necessario . E , vedi caso , l ' abbandono del doppio turno andava bene al Berlusconi ispirato da Gianni Pilo , e gli guadagnava il plauso dei cespugli . Non contento , D ' Alema ha anche disperatamente cercato di comprare Bossi , regalandogli tutto il federalismo che in poche notti Francesco D ' Onofrio è riuscito a mettere assieme . Dunque , pur facendo in finale buon viso a cattivo gioco , D ' Alema esce sconfittissimo dalla sua gestione della Bicamerale . Purtroppo ne esce anche sconfittissima la stessa ragion d ' essere di una riforma costituzionale . I davvero contenti dovrebbero essere gli ex democristiani che salvano tutte le loro poltrone , e Bertinotti che potrà continuare a rafforzarsi . Ma gli italiani contenti non dovrebbero essere . La televisione di Stato ( aggiunta , s ' intende , a quella di Berlusconi ) ci ha annunziato il 30 giugno sera che « per la prima volta una commissione bicamerale ha fatto centro » . Cornuti , mazziati e anche soddisfatti . Grazie a questi media , finiremo proprio così .
In morte di Pasolini ( Rossanda Rossana , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Con commossa unanimità di accenti , da destra e da sinistra , la stampa italiana piange Pier Paolo Pasolini , l ' intellettuale più scomodo che abbiamo avuto in questi anni . Diventato , anzi , scomodissimo . Non piaceva a nessuno , quel che negli ultimi tempi andava scrivendo . Non a noi , la sinistra , perché battagliava contro il 1968 , le femministe , l ' aborto e la disobbedienza . Non piaceva alla destra perché queste sue sortite si accompagnavano a un ' argomentazione sconcertante , per la destra inutilizzabile , sospetta . Non piaceva soprattutto agli intellettuali ; perché erano il contrario di quel che in genere essi sono , cauti distillatori di parole e di posizioni , pacifici fruitori della separazione fra " letteratura " e " vita " , anche quelli cui il 1968 aveva dato cattiva coscienza . Solo di essi , Sanguineti ha avuto , ieri , il coraggio di scrivere " finalmente ce lo siamo tolto dai piedi , questo confusionario , residuo degli anni cinquanta ". Gli anni cioè della lacerazione , apocalittici , tragici . Finalmente , per l ' intellettuale di sinistra , superati . Questa pressoché totale unanimità è certo la seconda pesante macchina che passa sul corpo di Pasolini . Come della prima , chi ha la coscienza a posto può dire : " se l ' è cercata " . Per chi non ha queste certezze è invece l ' ultimo segno di contraddizione , di questa contraddittoria creatura : una contraddizione vera , non ricomponibile in qualche artificio dialettico . Giacché se una cosa è certa è che questo improvviso riconoscersi tutti nelle sue ragioni , ora che è morto e in questo modo , è davvero l ' ultimo sbeffeggiamento che gli restituisce questo nostro mondo non amato . Non è , infatti , il tradizionale omaggio al defunto illustre , e neppure la consueta assoluzione per il defunto in vita detestato . Se tutti scrivono sullo stesso registro ( l ' Unità , in un corsivo commosso , abbozza perfino un ' autocritica , mentre il partito radicale lo iscrive post mortem ) è perché ognuno , dalle ragioni di Pasolini , pensa oggi di poter trarre il profitto suo . Non diceva che i giovani sono , ormai , come una schiuma lasciata da una mareggiata che ha distrutto i vecchi valori ? che una collettività deve darsi un ordine , un sistema di convivenza , un modello ? Su questo sono d ' accordo tutti , salvo dare ciascuno , a questo ordine e a questa denuncia , il segno che più gli conviene . Pasolini , l ' intellettuale più outsider della nostra società culturale , fornisce con la sua indecorosa morte la prova ferrea che così non si può andare avanti . Così comoda , che tutto il resto è perdonato . Penso che su questo fervore e i suoi corollari , Pasolini avrebbe - se è lecito immaginare questo gesto in un uomo così dimessamente gentile - sputato sopra . Che , se ne fosse uscito vivo , oggi sarebbe dalla parte del diciassettenne che lo ha ammazzato di botte . Maledicendole , ma con lui . E così fino all ' inevitabile , forse prevista e temuta , altra occasione di morte . Ma con lui perché era il mondo , queste le creature della sua vita più vera ( " io li conosco questi giovani , davvero , sono parte di me , della mia vita diretta , privata " ) in cui cercava , ostinatamente , una luce . In loro , non nel mondo d ' ordine , che non sono solo i commissariati di polizia . Qui tornava perché nella sua visione del mondo altre strade non c ' erano . La sua denuncia dello " sviluppo " , dei valori del consumismo , del profitto , dell ' appiattimento da essi indotto in una società preindustriale dove ancora potevano prevalere i rapporti personali , non alienati , non passivamente accolti era - come in genere è in questo filone , che ha esponenti illustri , cattolici e laici - unidimensionale come la società che criticava ; era vissuta come fine della storia , imbarbarimento , di fronte al quale soltanto cercar di arretrare . Arretrare , finché un rifiuto opposto a questo tipo di " sviluppo " - e chi può opporvisi se non il margine , o un terzo mondo non ancora arrivato a questa soglia ? - non avrebbe offerto un ' ancora di salvezza . Altrove , salvezze non vedeva , per questo Pasolini tornava , ostinatamente , in borgata e più gli sfuggiva , più vi tornava tormentosamente . Tanto più che in tutti i sensi doveva presentarglisi come una frustrazione , una contraddizione . Cercava un rapporto autentico , e non tesseva , invece , un rapporto mercificato ? cercava un rapporto libero e non ripeteva lui stesso - l ' intellettuale ricco che arriva con l ' Alfa e paga il ragazzo davanti a lui , socialmente e personalmente tanto più fragile - un rapporto fra oppressore e oppresso ? né l ' umiliazione che ne doveva ricevere in cambio ( quante prove , meno tragicamente finite , di questa sua morte deve aver vissuto ; l ' irrisione del compagno occasionale , il rifiuto , la resistenza di chi si fa usare ma si sente usato , e quindi si ribella ) poteva assolverlo dal fatto che entrava egli stesso in questo meccanismo alienante . Nel quale l ' interlocutore diventava sempre più sfuggente , più " oggetto " . Diverso da un tempo , quando il ragazzo veniva con lui ma mantenendo una sua figura , una sua dimensione non integrata , non asservibile , come il Tommaso di Una vita violenta . Oggi non era più così : il ragazzo che lo ha ucciso ha poco in comune col borgataro d ' un tempo . Dovrebbe esser rilasciato domani , ai sensi dei valori che reggono questa società ( oltre che di un ' umanità elementare ) perché non è da dubitare della testimonianza della sua borgata , e cioè che non aveva gran voglia di lavorare - e chi ce l ' ha - ma era pronto e prossimo a rientrare nell ' ordine della famiglia , solo provvisoriamente e venalmente violato . Nulla , in questa storia , è davvero uguale a quel che sembra . Non il ricco vizioso che cerca amori nascosti fra gli emarginati , giacché nessuno come Pasolini viveva più semplicemente la sua inclinazione omosessuale e avrebbe potuto soddisfarla , in una società ormai più permissiva , senza rischi di sorta . Non il giovane vizioso , che non c ' è : né come vizioso , né come delinquente , e neppure come volontariamente deviante , ribelle alla norma . Morte accidentale nell ' inseguimento di un fantasma , si potrebbe dire . Con soddisfazione per i più , con amarezza per chi di Pasolini aveva stima e rispetto . E funerali , adesso , con assunzione in gloria da parte di chi , quel fantasma , ha prima costruito e poi esorcizzato . Se Pasolini è oggi così lodato , se probabilmente in buona fede tanti si riconoscono in metà del discorso che lui faceva , è perché l ' altra metà per lui essenziale , quella in cui riponeva la sua speranza , non aveva fondamento . Quante discussioni , le poche volte che lo incontravo , e sempre le stesse ; le stesse che ripeteva puntualmente con Moravia . È vero che il capitale ci ha disumanizzato . È vero . È vero che la conformizzazione al suo modello è mostruosa . È vero che essa è così potente , da riflettersi persino in chi la nega ; nel 1968 , quando scrisse la famosa poesia sugli scontri di Valle Giulia , Pasolini vedeva nello studente il prodotto d ' un ceto che può perfino " provare " la rivoluzione , cosa che al poliziotto , figlio di bracciante meridionale , non è permessa ; e coglieva una parte di verità . È vero che oggi , e non ieri , si può parlare di aborto , e non solo perché è maturato il movimento femminista , ma la società maschile pensa a " economizzarsi " . È vero che scuola dell ' obbligo e Tv sono organismi del consenso . È vero che il fascista non è così diverso dal democratico , nei suoi modelli culturali , come era nel 1922 . Vero tutto , e tutto parziale : perché ogni volta che Pasolini toccava con mano queste scomode verità , l ' ambiguità del presente , faceva seguire un salto indietro , verso l ' umanità non ambigua di " prima " , invece che cogliere nello studente , nel femminismo , nella scolarizzazione , nella stessa conformizzazione , il principio d ' una sicuramente spuria , ma vitale via d ' uscita in avanti . L ' idea che questo itinerario si dovesse compiere fino in fondo e di qui ritrovare il filo d ' un mondo restituito all ' umanità , era in lui sempre più lontana . Avrebbe potuto essere uno scettico , diventava , in senso classico , un " reazionario " . E questo oggi viene sfruttato , questa è la seconda macchina che passa sul suo corpo . Giacché del valore dirompente , violento , di questa sua " reazione " nulla resta , nella elegia delle prime , seconde e terze pagine che gli sono dedicate . Avrà un funerale borghese , e fra qualche tempo il comune di Roma gli dedicherà una strada . Lo ammazzeranno meglio , i suoi veri nemici , che non il ragazzo dell ' altra sera . Nel quale , prima di perire , deve aver visto soltanto la via senza uscite in cui s ' era cacciato , la dimensione del suo errore . E pensare che cercava l ' angelo della passione secondo Matteo .