StampaQuotidiana ,
Caro
presidente
Berlusconi
,
nella
sua
encomiabile
battaglia
per
lo
Stato
di
diritto
,
alimentata
ieri
alla
Camera
da
un
nuovo
importante
discorso
sulle
riforme
costituzionali
e
sul
sacrosanto
obiettivo
della
separazione
delle
carriere
,
c
'
è
un
punto
dolente
o
punto
morto
.
Lei
non
indirizza
le
sue
energie
,
con
sufficiente
spinta
politica
e
morale
,
verso
quelle
vittime
dello
spirito
forcaiolo
che
non
appartengano
alla
sua
cerchia
di
conoscenti
,
collaboratori
e
amici
.
Il
suo
governo
ha
onorato
questo
paese
,
nel
luglio
del
'94
,
di
un
decreto
governativo
sulla
custodia
cautelare
in
carcere
,
quello
firmato
da
lei
e
dal
ministro
Alfredo
Biondi
(
c
'
erano
anche
le
firme
di
Roberto
Maroni
e
di
Oscar
Luigi
Scalfaro
)
.
Quella
legge
,
travolta
dal
putschismo
strisciante
del
partito
dei
procuratori
e
dalla
viltà
della
classe
dirigente
,
portò
alla
messa
in
libertà
di
duemila
persone
,
solo
in
minima
parte
(
una
trentina
)
indagate
per
reati
di
corruzione
;
e
,
quando
decadde
,
si
ebbe
il
ritorno
in
carcere
soltanto
per
una
cinquantina
di
persone
,
giudicate
a
rischio
se
a
piede
libero
.
Ma
quei
millenovecentocinquanta
cittadini
tolti
di
forza
a
una
concezione
arbitraria
e
anche
barbarica
della
carcerazione
preventiva
,
con
un
gesto
che
resterà
segnacolo
memorabile
di
coraggio
civile
da
parte
sua
e
del
suo
governo
,
non
sono
abbastanza
perché
si
possa
dire
che
il
compito
di
un
vero
movimento
liberale
si
è
esaurito
.
C
'
è
molto
altro
da
fare
.
Da
anni
infatti
,
caro
presidente
,
lei
suscita
energie
nel
campo
garantista
e
sostiene
battaglie
giuste
,
ma
il
suo
movimento
e
i
suoi
gruppi
parlamentari
dedicano
un
'
attenzione
troppo
spesso
sbadata
alla
questione
della
giustizia
italiana
(
ammalata
)
intesa
come
grande
questione
nazionale
ed
europea
,
e
trattata
nel
più
scrupoloso
rispetto
del
valore
universale
,
erga
omnes
,
delle
battaglie
civili
degne
di
questo
nome
.
Le
proponiamo
di
dedicare
parte
del
suo
tempo
,
nelle
settimane
a
venire
,
alla
visita
di
detenuti
infermi
(
come
il
dottor
Carlo
Maria
Maggi
,
che
giace
ammalato
in
carcere
nel
quadro
di
un
'
inchiesta
non
priva
di
opacità
sulle
bombe
di
piazza
Fontana
)
.
Le
chiediamo
di
considerare
i
grandi
casi
della
giustizia
politica
che
sono
sotto
il
vaglio
drammatico
delle
nostre
corti
e
del
Parlamento
(
dal
caso
della
revisione
processuale
per
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
a
quello
della
legge
sull
'
indulto
per
chiudere
la
stagione
degli
anni
di
piombo
)
.
Ma
più
in
generale
le
segnaliamo
che
le
galere
italiane
continuano
ad
affollarsi
di
poveri
,
di
extracomunitari
e
di
tossicodipendenti
senza
un
vero
criterio
di
tutela
della
sicurezza
della
comunità
e
spesso
nel
più
caotico
(
e
criminogeno
)
diniego
ai
singoli
di
una
vera
giustizia
,
in
tempi
certi
.
Si
doti
,
caro
presidente
,
di
strumenti
efficaci
e
di
buone
idee
di
riforma
anche
in
questo
settore
cruciale
dell
'
amministrazione
della
giustizia
penale
.
Non
si
vive
di
soli
Andreotti
,
di
soli
Dell
'
Utri
e
di
soli
Previti
(
e
glielo
dice
un
giornale
che
in
materia
non
si
risparmia
)
:
l
'
iniziativa
per
lo
Stato
di
diritto
deve
avere
i
caratteri
di
una
battaglia
che
vale
per
correggere
tutte
le
sue
storture
.
E
per
tutti
.
Tokyo
,
lo
scandalo
aiuta
la
politica
StampaQuotidiana ,
Per
Adriano
Sofri
,
Ovidio
Bompressi
e
Giorgio
Pietrostefani
,
presso
il
carcere
di
Pisa
.
Ci
arrivano
dal
carcere
di
Pisa
notizie
che
consideriamo
cattive
.
Violiamo
malvolentieri
,
ma
con
decisione
,
una
consegna
di
riservatezza
di
cui
comprendiamo
le
ragioni
,
ma
che
ci
sembra
del
tutto
ingiustificata
dal
punto
di
vista
di
chi
sta
,
come
noi
,
fuori
dal
mondo
parallelo
del
carcere
ma
dentro
la
vicenda
di
almeno
tre
dei
suoi
abitatori
:
voi
tre
.
È
vero
che
vi
siete
battuti
come
leoni
in
ogni
sede
di
giustizia
,
fino
al
rigetto
della
richiesta
di
revisione
del
vostro
processo
,
per
affermare
la
vostra
non
colpevolezza
nell
'
omicidio
di
Luigi
Calabresi
.
È
vero
che
le
vostre
vite
sono
state
travolte
da
un
cataclisma
e
che
,
accanto
alla
solidarietà
di
un
bel
pezzo
di
questo
paese
(
trasversalmente
alle
generazioni
,
alle
esperienze
e
alle
idee
politiche
)
,
vi
si
è
presentato
di
faccia
e
di
profilo
il
deforme
e
grottesco
cinismo
di
certe
tradizioni
italiane
:
pregiudizio
sinistro
,
ferocia
vendicativa
,
odio
,
trasandatezza
morale
,
incapacità
di
capire
,
pigrizia
nel
leggere
le
carte
,
solerzia
nello
scriverne
di
sempre
nuove
e
perfino
surreali
.
È
vero
che
dieci
anni
passati
come
voi
li
avete
passati
stroncherebbero
tre
cavalli
da
tiro
,
e
a
nessun
uomo
è
richiesta
una
simile
capacità
di
trazione
e
di
carico
.
È
vero
che
anche
un
solo
giorno
di
carcere
è
una
dannazione
per
chiunque
,
ma
un
agguato
formidabile
per
chi
non
sia
colpevole
del
reato
per
cui
lo
sconta
:
e
i
giorni
,
per
voi
,
cominciano
a
essere
troppi
,
e
la
prospettiva
nera
.
È
vero
che
siete
uomini
liberi
e
orgogliosi
,
che
vi
siete
legati
con
la
forza
delle
parole
alla
promessa
di
uscire
comunque
dalla
casa
circondariale
di
Pisa
,
o
a
testa
alta
o
con
i
piedi
in
avanti
,
e
che
avete
il
diritto
di
scegliere
il
momento
della
vostra
morte
.
È
vero
che
nessuno
può
togliervi
la
libertà
di
essere
,
di
volta
in
volta
,
deboli
o
forti
,
e
di
attribuire
significati
diversi
da
quelli
che
gli
attribuiamo
noi
,
che
stiamo
fuori
,
ai
vostri
atti
di
detenuti
,
di
persone
a
cui
sono
state
comminate
sette
sentenze
deboli
e
male
argomentate
,
ma
è
stato
negato
un
processo
giusto
.
È
vero
che
qualunque
nostro
giudizio
su
di
voi
,
su
quello
che
fate
,
su
quello
che
decidete
,
è
superbo
,
perché
avete
il
diritto
di
essere
lasciati
in
pace
quando
scegliete
i
mezzi
che
giudicate
acconci
per
condurre
la
vostra
personale
guerra
contro
la
calunnia
e
il
sequestro
giudiziario
di
cui
siete
oggetto
.
È
vero
tutto
questo
.
Ma
resta
il
fatto
che
la
notizia
secondo
cui
avete
cominciato
nel
silenzio
e
nel
segreto
una
sottile
opera
di
distruzione
dei
vostri
corpi
,
imbastendo
una
complicata
tattica
di
estrema
combattività
e
di
estrema
resa
,
è
una
cattiva
notizia
,
una
pessima
notizia
.
La
vostra
salute
non
è
più
soltanto
vostra
ormai
da
dieci
anni
.
Noi
vogliamo
sapere
,
che
ne
abbiamo
o
no
il
potere
morale
,
quello
che
vi
succede
.
Vogliamo
preservare
la
natura
pubblica
e
civile
della
vostra
vicenda
.
Siamo
una
seconda
banda
di
sequestratori
,
accanto
ai
giudici
trasandati
e
prevenuti
che
vi
hanno
incastrato
e
vi
hanno
indotto
a
impedirvi
la
libertà
di
movimento
;
e
disponiamo
come
fosse
un
ostaggio
di
una
parte
della
vostra
storia
.
Perché
siamo
convinti
,
moralmente
e
dunque
ciecamente
convinti
,
del
fatto
che
siete
tre
detenuti
condannati
ingiustamente
alla
sepoltura
da
vivi
per
un
reato
che
non
avete
commesso
.
E
per
questo
solo
motivo
siamo
padroni
anche
noi
della
vostra
capacità
di
lasciare
il
carcere
a
testa
alta
.
Noi
non
vogliamo
vivere
il
resto
delle
nostre
vite
a
testa
bassa
,
dopo
avere
seppellito
la
vostra
fierezza
e
libertà
.
Smettetela
.
Riproviamoci
.
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
cominciano
a
distruggersi
.
Fermiamoli
StampaQuotidiana ,
In
Europa
,
oh
yes
,
ma
biascicando
e
bofonchiando
.
Non
è
una
mortadella
,
quell
'
ultimo
premier
che
sabato
sera
si
è
affacciato
a
reti
unificate
per
celebrare
l
'
euro
.
L
'
osso
c
'
è
.
Ci
voleva
poco
a
capirlo
.
Conosce
i
suoi
dossier
.
Sa
navigare
.
Una
fortuna
sfacciata
(
e
forse
meritata
)
lo
ha
sempre
assistito
.
È
il
re
del
think
-
positive
,
del
vi
-
faccio
-
vedere
-
io
,
ma
anche
della
modestia
affettata
,
delle
braghe
ciclistiche
fascianti
su
coscione
potenti
,
della
sana
e
pingue
cultura
bolognese
.
È
fondamentalmente
onesto
,
sebbene
abbia
agito
talvolta
,
come
tutti
,
da
vero
furbacchione
.
Ma
di
che
carne
sia
fatto
è
ancora
un
mistero
.
Nel
bofonchio
solenne
di
Romano
Prodi
,
così
diverso
dalla
perfetta
e
ostica
dizione
di
Craxi
,
dalla
pigolante
e
corriva
loquela
andreottiana
,
dal
cortese
timbro
tenorile
della
voce
di
Berlusconi
,
dalle
taglienti
e
ambiziose
perfidie
di
D
'
Alema
,
si
riflette
al
millimetro
la
nuova
Italia
.
Solida
,
ma
senza
ambizione
.
Serena
,
ma
grigia
.
Ben
pasciuta
,
e
probabilmente
equilibrata
,
ma
non
ricca
.
Amministrata
,
ma
non
governata
.
Civile
e
matura
,
ma
non
generosa
.
Perché
Prodi
dà
a
vedere
,
per
come
parla
,
per
come
guarda
,
per
come
si
propone
alla
telecamera
,
per
la
scelta
dei
tempi
e
dei
ritmi
,
che
l
'
Ulivo
è
disposto
a
sudarsi
la
partita
del
potere
,
che
il
governo
dei
capoclasse
non
cederà
facilmente
il
passo
a
nessuno
,
nemmeno
a
quel
minaccioso
Franti
che
si
chiama
D
'
Alema
,
ma
non
manterrà
più
di
quel
che
ha
promesso
:
la
riduzione
della
politica
a
sano
condominio
,
il
taedium
rei
publicae
elevato
a
sistema
,
la
continuità
e
la
durata
come
metro
esclusivo
del
successo
.
Quando
lo
si
ascolta
biascicare
da
professore
-
curato
la
sua
filosofia
di
vita
,
quando
evoca
i
«
sorci
verdi
»
e
celebra
cesarianamente
i
trionfi
in
Campidoglio
,
quando
agita
divertito
e
un
po
'
goffo
il
suo
testone
pieno
di
buone
cose
,
informazioni
,
un
testone
documentato
e
bonario
;
oppure
quando
s
'
impenna
,
scalcia
cattivo
,
disprezza
l
'
avversario
,
mette
da
parte
la
merenda
e
preferisce
lasciarla
andare
a
male
che
condividerla
con
i
suoi
compagni
:
è
allora
che
Prodi
rivela
la
poca
anima
,
il
poco
spirito
e
la
molta
buona
e
grassa
materia
di
cui
è
fatto
il
governo
di
centrosinistra
,
titolare
di
una
curatela
degli
interessi
degli
italiani
più
che
guida
del
paese
.
Era
destino
che
finisse
così
,
provvisoriamente
.
In
fondo
gli
inglesi
in
questi
anni
hanno
formalizzato
la
più
straordinaria
rivoluzione
del
secolo
,
quella
liberale
.
I
tedeschi
hanno
cambiato
la
geografia
europea
e
tutti
i
termini
del
nostro
futuro
,
con
la
riunificazione
.
I
francesi
hanno
giocato
con
il
socialisme
aux
couleurs
de
la
France
e
celebrato
il
bicentenario
.
Gli
spagnoli
hanno
fondato
una
democrazia
.
E
noi
?
Noi
abbiamo
approfittato
,
come
sempre
,
degli
eventi
;
ci
siamo
issati
come
un
nano
pieno
di
debiti
sulle
spalle
del
gigante
Europa
,
e
saremo
tra
coloro
che
raccoglieranno
alla
fine
i
frutti
migliori
.
Ma
con
molta
modestia
e
con
una
classe
dirigente
che
assomiglia
a
un
consiglio
d
'
istituto
,
con
tutto
il
rispetto
per
il
signor
preside
e
per
la
sua
arte
di
comunicare
borbottando
.
StampaQuotidiana ,
Qual
è
la
vera
strategia
dietro
il
riccometro
?
Per
capirla
,
vediamo
prima
il
dilemma
che
il
governo
è
costretto
a
risolvere
.
Come
rendere
sostenibile
la
spesa
crescente
dello
stato
sociale
non
potendo
più
aumentare
le
tasse
e
dovendo
contemporaneamente
ridurre
deficit
e
debito
pubblico
nonché
generare
più
crescita
?
Ridurre
la
spesa
sarebbe
la
soluzione
più
ovvia
.
Ma
questo
governo
non
può
farlo
perché
vincolato
da
interessi
protezionistici
che
caratterizzano
la
maggioranza
parlamentare
che
lo
sostiene
.
Per
esempio
,
la
riforma
del
sistema
pensionistico
è
stata
limitata
a
un
risparmio
di
circa
4
mila
miliardi
,
utile
per
la
cassa
immediata
,
ma
irrilevante
per
la
sostenibilità
futura
dei
conti
.
La
riforma
dell
'
amministrazione
pubblica
,
elaborata
da
Bassanini
,
sposta
la
spesa
,
ma
non
introduce
alcun
risparmio
.
I
ferrovieri
,
come
sancito
l
'
altro
giorno
dalla
maggioranza
,
sono
illicenziabili
.
In
sintesi
,
il
governo
:
a
)
non
può
tagliare
sostanzialmente
i
costi
del
sistema
pubblico
;
b
)
non
può
alzare
ulteriormente
le
tasse
;
c
)
ma
allo
stesso
tempo
deve
stimolare
almeno
un
po
'
la
crescita
economica
per
fare
pil
;
d
)
nonché
ridurre
il
ricorso
al
deficit
spending
annuale
entro
il
limite
del
3%
del
pil
stesso
e
dimezzare
il
debito
entro
un
decennio
(
come
promesso
formalmente
da
Ciampi
qualche
giorno
fa
)
.
Così
messo
è
un
problema
affascinante
in
confronto
al
quale
il
dilemma
della
quadratura
del
cerchio
con
soli
compasso
e
righello
è
robetta
.
Non
c
'
è
soluzione
possibile
senza
modificare
qualcuno
dei
parametri
di
vincolo
appena
detti
.
Infatti
il
governo
ha
finora
cercato
di
rendere
risolvibile
l
'
equazione
irrisolvibile
attraverso
politiche
anomale
che
permettessero
di
non
dover
rispettare
con
precisione
questi
requisiti
.
1
)
Impossibilitato
a
tagliare
,
il
governo
ha
congelato
la
parte
crescente
della
spesa
pubblica
.
Ma
ha
solo
spostato
in
avanti
una
massa
finanziaria
passiva
,
non
risolta
.
2
)
Il
ricorso
a
una
maggiore
tassazione
indiretta
non
è
stato
altro
che
un
modo
di
aumentare
il
volume
fiscale
senza
darlo
a
vedere
.
Ma
l
'
impatto
inflazionistico
oggettivo
restringe
moltissimo
l
'
applicazione
di
questa
opzione
.
3
)
Non
potendo
ridurre
le
tasse
e
le
rigidità
del
mercato
del
lavoro
-
tipici
strumenti
di
stimolazione
della
crescita
-
il
governo
ha
inventato
le
rottamazioni
,
cioè
defiscalizzazioni
limitate
settore
per
settore
,
uno
alla
volta
,
ciascuna
capace
di
pompare
a
breve
uno
0,5-0,7
per
cento
di
pil
(
senza
l
'
aiuto
alle
automobili
il
pil
italiano
del
1997
sarebbe
stato
sotto
l'1%
)
.
Ma
questa
misura
succedanea
è
di
respiro
corto
,
tra
l
'
altro
controproducente
per
i
settori
interessati
nel
medio
periodo
,
e
non
sostituisce
la
vera
crescita
.
4
)
Solo
un
mese
fa
il
governo
ha
dovuto
,
per
pressione
europea
,
elaborare
un
piano
dettagliato
di
riduzione
del
debito
.
Appunto
,
in
precedenza
aveva
cercato
di
risolvere
questo
vincolo
semplicemente
ignorandolo
.
Ciò
serve
a
dimostrare
che
,
finora
,
il
governo
non
ha
dato
prova
di
grande
genialità
risolutoria
limitandosi
a
furberie
di
contingenza
.
Ma
adesso
che
queste
sono
impedite
dalla
realtà
interna
e
dai
vincoli
esterni
,
il
governo
è
chiamato
a
esibire
vera
genialità
,
quasi
magica
vista
la
natura
dei
vincoli
.
Ma
si
orienta
verso
una
wizardry
bianca
o
nera
?
La
sanità
la
pagheranno
anche
gli
esclusi
Ed
ecco
il
riccometro
.
In
apparenza
serve
principalmente
a
far
pagare
,
senza
aumentarle
,
le
tasse
a
più
gente
che
le
svicola
e
,
grazie
a
questo
,
reperire
quei
20
mila
-
30
mila
miliardi
annui
che
mancano
per
una
soluzione
almeno
parziale
dell
'
equazione
.
Ma
non
è
tanto
questo
il
suo
vero
scopo
,
pur
essendo
una
delle
finalità
della
misura
.
Lo
è
,
invece
,
il
costringere
una
buona
parte
degli
utenti
dei
servizi
statali
a
non
ricorrervi
.
Per
esempio
,
una
persona
dichiarata
ricca
(
50
milioni
di
risparmi
)
dovrà
pagarsi
le
spese
mediche
,
ma
anche
-
qui
il
punto
-
continuare
a
pagare
la
quota
fiscale
per
la
sanità
(
proprio
per
questo
nascosta
in
una
nuova
forma
di
tassazione
omnibus
)
.
Cosa
significa
?
Nuova
tassa
che
non
è
tassa
.
Ed
è
il
cuore
della
nuova
strategia
:
ridurre
lo
stato
sociale
non
in
termini
di
apparato
e
tasse
,
ma
di
utenti
che
ne
usano
i
servizi
gratuitamente
.
Gli
esclusi
pagheranno
sia
il
servizio
che
la
tassa
.
È
un
modo
indiretto
per
incrementare
il
gettito
e
,
quindi
,
la
sostenibilità
del
sistema
pubblico
senza
aumentare
formalmente
la
fiscalità
.
È
utile
ripetere
che
il
riccometro
serve
più
a
questa
strategia
che
a
non
quella
,
peraltro
perseguita
con
poco
premiata
ostinazione
,
di
far
pagare
di
più
le
tasse
già
esistenti
attraverso
un
raffinamento
dei
controlli
.
Ed
è
ovvio
.
La
seconda
sarà
comunque
aleatoria
,
la
prima
,
invece
,
può
essere
realmente
strutturale
.
Sulla
carta
,
l
'
equazione
irrisolvibile
pare
risolta
.
La
vera
fonte
che
ispira
il
riccometro
è
la
strategia
più
generale
di
riformare
lo
stato
sociale
non
riducendo
il
primo
termine
,
ma
il
secondo
.
Per
riuscirci
è
necessario
definire
"
ricca
"
una
classe
media
che
in
realtà
non
lo
è
.
Il
riccometro
è
lo
strumento
selettivo
che
la
costringerà
a
pagare
doppio
.
Basta
rendere
molto
bassa
la
soglia
di
definizione
della
ricchezza
-
tipo
,
appunto
,
50
milioni
di
risparmi
-
e
verrà
fuori
,
con
un
colpo
di
bacchetta
magica
,
che
i
poveri
sono
in
realtà
ricchi
e
,
quindi
,
esclusi
dalla
gratuità
dei
servizi
o
quasi
.
Ammetto
la
genialità
riformatrice
dei
maghi
del
welfare
,
ma
ricordo
loro
che
è
magia
nera
,
anzi
rossa
.
Agendo
da
stregoni
(
wizards
)
lo
stanno
trasformando
in
wizfare
.
Spero
,
poi
,
non
sia
irrispettoso
evocare
sul
forbito
Foglio
la
mia
triestinità
e
le
derive
semantiche
del
suo
dialetto
:
xe
solo
un
wiz
.
StampaQuotidiana ,
Di
quali
armi
ha
bisogno
l
'
Europa
?
È
poco
chiaro
.
Lo
è
di
più
il
problema
corrente
dei
produttori
europei
di
armamenti
.
I
bilanci
della
difesa
nazionali
si
stanno
restringendo
sotto
la
pressione
di
altre
priorità
dopo
la
fine
di
quella
legata
alla
minaccia
sovietica
.
Quindi
,
se
si
resta
ancorati
all
'
idea
che
ogni
nazione
debba
avere
un
proprio
sistema
industriale
militare
completo
,
di
grande
scala
ed
indipendente
,
non
ci
sono
risorse
a
sufficienza
per
tenerlo
in
vita
.
Ma
le
nazioni
europee
sono
restie
a
mollare
questa
idea
nonostante
l
'
evidenza
che
le
costringe
a
farlo
.
L
'
industria
militare
è
una
parte
integrante
del
modello
di
difesa
nazionale
.
Rifornirsi
di
armi
dall
'
estero
,
o
condividerle
troppo
con
gli
alleati
,
significa
dover
rinunciare
all
'
autonomia
politica
sia
per
la
propria
sicurezza
che
per
le
proiezioni
di
potenza
ed
il
supporto
militare
agli
interessi
commerciali
nazionali
.
Infatti
gli
europei
hanno
trovato
un
compromesso
tra
esigenze
di
autonomia
nazionale
e
quelle
di
integrazione
formando
dei
consorzi
per
lo
sviluppo
di
specifici
sistemi
d
'
arma
(
Per
esempio
L
'
Eurofighter
,
la
fregata
Horizon
,
ecc
.
)
.
La
forma
consortile
assegna
alle
industrie
di
una
nazione
una
quota
di
lavori
proporzionale
alla
quota
di
mezzi
che
ciascuna
forza
armata
di
quella
nazione
prenota
e
paga
.
E
tale
modello
permette
di
integrare
le
risorse
sul
piano
della
domanda
evitando
che
si
facciano
tanti
nuovi
modelli
di
aerei
o
navi
,
o
altro
,
quante
sono
le
nazioni
.
E
ciò
assicura
ad
ogni
industria
nazionale
una
quota
di
mercato
più
ampia
di
quella
del
mercato
interno
.
Tuttavia
questo
modello
non
basta
più
.
È
vero
che
salva
le
industrie
nazionali
.
Ma
è
anche
vero
,
proprio
per
questo
,
che
le
mantiene
troppo
piccole
per
diventare
competitive
sul
piano
dell
'
avanzamento
tecnologico
e
commerciale
.
E
la
questione
è
scoppiata
nel
confronto
con
gli
americani
.
Il
loro
modello
di
industria
della
difesa
è
stato
riorganizzato
favorendo
la
fusione
delle
aziende
piccole
in
modo
tale
da
trasformarle
in
nuovi
giganti
capaci
di
prestazioni
avanzate
grazie
alla
maggior
scala
.
Se
gli
europei
vogliono
competere
con
gli
americani
in
questa
materia
non
possono
far
altro
che
lo
stesso
:
meno
produttori
,
ma
più
grandi
,
sul
lato
dell
'
offerta
industriale
.
E
ciò
permette
di
integrare
le
risorse
finanziarie
sul
lato
della
domanda
,
concentrandole
invece
che
disperderle
in
tanti
rivoli
e
ridondanze
nazionali
.
A
Londra
,
lunedì
6
Luglio
,
è
stato
firmato
un
accordo
tra
i
governi
di
Francia
,
Germania
,
Italia
,
Regno
Unito
,
Spagna
e
Svezia
(
che
insieme
formano
circa
il
90%
del
mercato
della
difesa
dell
'
Unione
)
per
portare
il
sistema
europeo
verso
questa
direzione
.
Sarà
una
transizione
piena
di
problemi
.
La
volontà
politica
emersa
a
Londra
pare
spingere
il
sistema
industriale
europeo
della
difesa
a
consolidarsi
attraverso
fusioni
e
superare
l
'
approccio
per
consorzi
di
industrie
nazionali
.
Ma
chi
sarà
acquisito
e
chi
acquisirà
?
Una
nazione
perderà
la
capacità
di
costruire
carrri
armati
nel
proprio
territorio
perché
potranno
restare
solo
uno
o
due
aziende
del
settore
.
E
così
per
gli
altri
.
E
i
militari
che
resteranno
nazionali
accetteranno
di
condividere
le
specifiche
dei
progetti
integrati
?
Inoltre
i
sistemi
industriali
militari
nazionali
sono
strutturalmente
diversi
.
Per
esempio
,
quello
inglese
si
basa
sulla
Borsa
e
sulla
concorrenza
.
Quello
francese
è
totalmente
dirigistico
.
Non
sarà
facile
integrarli
.
Comunque
l
'
accordo
di
Londra
indica
che
c
'
è
una
volontà
politica
di
dar
vita
in
un
qualche
modo
ad
un
sistema
di
difesa
europeo
basato
su
un
'
industria
degli
armamenti
altrettanto
europea
.
Ed
in
qualche
modo
verrà
fatta
,
pur
passo
dopo
passo
,
ognuno
difficile
e
sudato
.
Ma
questa
volontà
politica
di
europeizzazione
del
settore
si
è
formata
sulla
base
di
un
emergenza
di
sopravvivenza
a
livello
di
industrie
degli
armamenti
,
non
di
un
piano
che
definisca
quali
armamenti
servano
per
il
futuro
,
cioé
per
quale
politica
di
sicurezza
europea
e
verso
il
mondo
.
Per
esempio
,
contro
chi
facciamo
l
'
Eurofighter
?
È
nato
come
caccia
europeo
(
per
altro
ottimo
sia
come
piattaforma
che
come
elettronica
)
contro
i
sovietici
,
ma
questi
non
ci
sono
più
.
La
risposta
tipica
è
che
lo
facciamo
per
tenere
in
vita
l
'
industria
aeronautica
europea
affinché
non
venga
cannibalizzata
da
quella
americana
.
E
per
svolgere
meglio
questa
missione
sarebbe
il
caso
che
il
consorzio
Airbus
diventasse
un
'
azienda
unica
,
capace
di
fare
anche
aerei
militari
,
da
contrapporre
alla
Boeing
in
modo
più
solido
.
E
quindi
vien
fuori
che
lo
scopo
principale
dell
'
europeizzazione
dell
'
industria
della
difesa
(
e
di
quella
civile
che
è
coinvolta
)
è
quello
di
fare
concorrenza
agli
Stati
Uniti
.
Non
c
'
è
ancora
un
'
Europa
politica
che
definisca
una
politica
comune
di
sicurezza
e
difesa
,
cioè
manca
la
testa
.
Ma
c
'
è
un
corpo
industriale
che
deve
essere
comunque
salvato
.
Gli
si
metta
quindi
una
eurocorazza
protettiva
e
poi
si
vedrà
quale
testa
spunterà
.
Non
voglio
criticare
questo
approccio
.
Ha
motivi
pratici
e
,
soprattutto
,
è
innegabile
l
'
aggressività
americana
.
Ma
mi
chiedo
se
ciò
porterà
a
del
buono
.
Non
credo
.
Gli
americani
non
possono
da
soli
reggere
la
sicurezza
del
pianeta
.
Inoltre
di
fronte
ai
paesi
emergenti
,
quali
Cina
,
India
ed
altri
in
arrivo
,
saranno
necessari
sistemi
d
'
arma
che
siano
più
avanzati
di
decenni
tecnologia
per
mantenere
la
superiorità
.
E
per
svilupparli
bisogna
mettere
insieme
le
risorse
americane
e
quelle
europee
perché
le
prime
e
le
seconde
,
se
divise
,
non
basteranno
.
Per
questo
vedrei
meglio
un
'
integrazione
tra
l
'
industria
americana
e
quella
europea
che
non
la
formazione
di
due
blocchi
contrapposti
in
concorrenza
,
e
conflitto
politico
,
tra
loro
.
Ormai
il
confronto
militare
potenziale
è
tra
Occidente
e
Asia
e
il
primo
non
può
restare
diviso
da
fratture
fondamentali
quali
quella
militare
se
vuole
vincerlo
.
Ma
pochi
sentono
al
momento
questo
problema
.
Prevale
un
altro
.
Gli
americani
riescono
a
vendere
gli
F-16
ad
un
prezzo
scontatissimo
,
9
milioni
di
dollari
l
'
uno
,
a
turchi
,
olandesi
e
ad
altri
paesi
.
Riusciranno
gli
europei
a
vendere
l
'
Eurofighter
ad
un
prezzo
competitivo
?
StampaQuotidiana ,
Internet
cresce
globalmente
sia
in
estensione
(
nuove
connessioni
)
che
in
quantità
di
servizi
offerti
.
Questo
trend
lascia
pensare
che
ormai
l
'
unico
limite
all
'
espansione
di
internet
sia
il
livello
di
sviluppo
di
un
paese
.
In
quelli
ricchi
e
che
lo
stanno
diventando
ci
si
attende
entro
non
più
di
cinque
anni
una
sorta
di
saturazione
delle
connessioni
.
Ciò
significa
che
in
un
periodo
di
tempo
relativamente
breve
e
definito
più
di
1/5
della
popolazione
mondiale
sarà
connesso
.
E
ciò
giustifica
il
rapido
ed
accelerato
sviluppo
di
nuove
offerte
di
servizi
in
rete
,
dalle
operazioni
finanziarie
on
line
allo
shopping
elettronico
.
In
sintesi
,
lo
scenario
internet
appare
determinato
da
una
tendenza
di
grande
crescita
senza
problemi
.
Ma
questi
non
si
percepiscono
per
eccesso
di
euforia
o
perché
veramente
non
ci
sono
?
In
generale
,
la
crescita
delle
connessioni
non
appare
a
rischio
di
rallentamenti
.
L
'
uso
di
internet
è
considerato
un
emblema
di
modernità
.
Quindi
,
anche
se
uno
non
ha
alcuna
necessità
di
navigare
per
motivi
professionali
,
sente
comunque
una
pressione
ambientale
a
spendere
il
necessario
per
diventare
internauta
.
Anche
qualora
la
moda
finisse
,
comunque
l
'
esperienza
di
praticare
internet
fa
capire
subito
ad
un
utente
che
può
avere
accesso
ad
informazioni
rilevanti
a
bassissimo
costo
.
Dalle
news
in
tempo
reale
fino
alle
caratteristiche
tecniche
dell
'
ultimo
modello
di
telefonino
in
arrivo
.
E
comunque
il
solo
servizio
di
posta
elettronica
è
sufficiente
a
giustificare
la
spesa
della
connessione
.
Che
,
volendo
,
può
essere
ridotta
fino
a
zero
da
contratti
innovativi
tra
gestori
delle
vie
di
telecomunicazione
e
aziende
che
operano
su
internet
.
Ma
se
gli
utenti
si
limiteranno
a
praticarla
per
lo
più
solo
per
servizi
di
messaggeria
o
di
informazione
di
tipo
giornalistico
o
pubblicitario
questa
difficilmente
si
trasformerà
in
un
nuovo
mercato
elettronico
di
massa
.
Che
è
il
cuore
dell
'
interesse
economico
per
internet
ed
il
motivo
che
regge
i
tanti
investimenti
in
atto
.
Il
dubbio
è
che
la
rete
tecnica
,
con
i
suoi
servizi
informativi
di
base
,
si
espanda
prima
e
di
più
della
capacità
e
volontà
degli
utenti
di
vederla
come
luogo
dove
compiere
transazioni
commerciali
.
Perché
?
C
'
è
un
grande
salto
psicologico
tra
il
semplice
cliccare
per
trovare
qualche
informazione
e
il
valutare
un
oggetto
presentato
in
una
vetrina
virtuale
ed
acquistarlo
.
Alcuni
pensano
che
le
internet
-
vendite
possano
godere
dell
'
effetto
supermarket
.
Tanta
merce
esposta
aumenta
la
propensione
a
comprarla
anche
senza
che
ve
ne
sia
un
vero
bisogno
.
Inoltre
molti
utenti
possono
essere
progressivamente
educati
allo
shopping
elettronico
portandoli
ad
eseguire
azioni
sempre
più
complesse
a
partire
da
quelle
semplici
.
Forse
sarà
così
.
Tuttavia
lo
scenario
più
probabile
è
che
il
commercio
via
internet
resti
a
lungo
limitato
a
piccoli
gruppi
di
utenti
specializzati
e
che
non
decolli
come
mercato
di
massa
.
Per
esempio
,
uno
che
ne
capisce
in
fatto
di
computer
e
sa
installarselo
da
solo
si
connette
con
Dell
e
lo
ordina
on
line
.
Così
facendo
risparmia
anche
il
50%
.
Ma
questo
avviene
in
America
dove
la
cultura
tecnica
è
diffusa
a
livello
di
massa
ed
il
sistema
delle
infrastrutture
(
poste
e
trasporti
)
è
efficientissimo
ed
a
basso
costo
.
In
Europa
e
altrove
né
il
sistema
né
la
gente
sono
così
pronti
per
operazioni
di
commercio
diretto
via
rete
.
Il
che
,
intanto
,
rende
utile
avvertire
di
non
usare
il
caso
statunitense
per
proiettare
l
'
espansione
di
questo
settore
sul
piano
mondiale
,
soprattuto
nella
stima
dei
tempi
di
evoluzione
.
Ma
,
più
importante
,
dobbiamo
chiederci
perché
dobbiamo
comprare
una
cosa
via
internet
se
sta
nel
negozio
sotto
casa
?
Via
internet
,
eventualmente
,
ordinerò
più
velocemente
la
spesa
al
negozio
più
vicino
e
non
a
quello
virtuale
.
In
ogni
caso
,
pur
comprando
e
vendendo
azioni
on
line
,
una
cravatta
me
la
vado
a
toccare
prima
di
comprarla
.
Non
è
escluso
che
la
tecnologia
produca
ologrammi
tattili
internettabili
e
risolva
questo
limite
.
Ma
ci
vuole
del
tempo
e
il
realizzarsi
di
alcune
condizioni
ora
non
contemplate
negli
scenari
eccessivamente
euforici
sullo
sviluppo
di
massa
del
mercato
elettronico
.
E
questi
andrebbero
rivisti
.
Non
per
smontare
l
'
ottimismo
,
ma
per
sottolineare
il
punto
dal
quale
dipende
il
decollo
di
un
vero
e
proprio
mercato
elettronico
.
Questo
è
che
internet
deve
diventare
un
luogo
per
nuovi
prodotti
e
non
un
modo
diverso
per
comprare
i
soliti
.
E
ciò
implica
che
non
basta
portare
in
rete
le
televendite
,
ma
bisogna
creare
nuovi
oggetti
basati
sull
'
informazione
visto
che
è
proprio
questa
che
internet
tratta
con
insuperabile
efficienza
.
Per
esempio
non
compro
una
cravatta
on
line
,
ma
certamente
acquisterei
un
servizio
che
mi
permettesse
di
simulare
una
nuova
identità
e
farla
vivere
nella
rete
virtuale
,
ma
con
carta
di
credito
e
conseguenze
tangibili
.
Chiamiamolo
servizio
"zelig.com",
per
scherzare
.
Seriamente
,
lo
sviluppo
di
internet
come
grande
mercato
richiede
un
passaggio
dall
'
ingegneria
delle
reti
a
quella
dei
contenuti
,
ma
non
è
ancora
in
vista
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
solo
questione
di
facce
,
di
vendette
personali
e
di
arboristeria
tra
querce
e
ulivi
.
La
guerra
tra
Prodi
e
D
'
Alema
tocca
il
Dna
della
sinistra
italiana
.
E
tocca
alle
radici
l
'
egemonia
del
centrosinistra
.
Non
è
possibile
infatti
pensare
a
un
equilibrio
perfetto
tra
le
due
componenti
:
ci
sarà
sempre
la
prevalenza
dell
'
una
sull
'
altra
,
legittimata
da
ragioni
di
forza
elettorale
o
di
agibilità
politica
,
di
organizzazione
di
partito
o
di
maggiore
presentabilità
sociale
e
internazionale
.
E
non
possiamo
obiettivamente
sentirci
europei
se
pensiamo
che
,
unici
in
Europa
,
abbiamo
al
governo
personaggi
e
partiti
che
fanno
capo
ai
due
principali
schieramenti
antagonisti
in
Europa
:
da
una
parte
i
popolari
moderati
di
centro
e
dall
'
altra
l
'
internazionale
socialista
e
democratica
di
sinistra
.
L
'
equivoco
non
può
durare
in
eterno
;
con
i
parametri
politici
di
Maastricht
non
siamo
a
posto
,
abbiamo
due
piedi
in
uno
Stivale
.
Ma
il
problema
di
fondo
è
che
le
due
mentalità
sinistresi
,
quella
ulivista
e
quella
quercista
,
sono
incompatibili
alla
radice
;
la
prima
fa
perno
sulla
società
civile
,
la
seconda
sul
Partito
;
la
prima
è
virale
,
mira
a
contaminare
e
ungere
la
società
come
una
macchia
oleosa
;
la
seconda
è
batterica
e
mira
a
egemonizzare
la
società
;
la
prima
è
pacionista
,
punta
cioè
sui
faccioni
di
Prodi
,
Di
Pietro
,
Rutelli
,
e
via
dicendo
;
la
seconda
è
professionista
,
e
scommette
sulla
consumata
capacità
di
navigazione
degli
apparati
.
E
poi
,
la
sinistra
nel
caso
ulivista
è
una
specie
di
clima
,
di
habitat
,
che
si
mescola
con
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
Nel
caso
quercista
è
invece
una
sinistra
che
si
trasforma
di
volta
in
volta
in
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
La
prima
ha
come
modello
il
melting
pot
,
la
seconda
ha
come
modello
il
trasformismo
.
L
'
Ulivo
è
bisessuale
(
maschio
con
Tonino
,
materno
con
Romano
,
ombroso
con
Cacciari
,
puer
glabro
con
Rutelli
)
,
la
Quercia
è
transessuale
(
da
comunista
a
democratico
di
sinistra
,
da
filosovietico
a
filoamericano
,
dal
Cremlino
a
Casablanca
)
.
O
,
se
preferite
un
paragone
alimentare
,
l
'
Ulivo
è
un
passato
di
verdura
,
in
cui
tutti
gli
ingredienti
risultano
fusi
in
un
pappone
;
la
Quercia
è
un
minestrone
di
verdure
in
cui
galleggiano
i
pezzi
di
vecchie
provenienze
:
si
distinguono
ancora
i
tranci
di
rape
verdi
,
patate
cattoliche
,
cavoli
udierrini
,
barbabietole
comuniste
.
A
livello
internazionale
,
l
'
Ulivo
vorrebbe
essere
più
liberal
,
ma
in
salsa
parrocchiale
;
la
Quercia
vorrebbe
essere
più
socialdemocratica
,
ma
in
salsa
gramsciana
.
Cos
'
hanno
allora
in
comune
le
due
sinistre
?
Un
retrogusto
ideologico
all
'
insegna
dell
'
antifascismo
e
un
giacobismo
dolciastro
,
strisciante
.
In
fondo
,
quello
è
l
'
unico
cemento
a
cui
si
richiama
disperatamente
Walter
Veltroni
per
salvare
l
'
alleanza
e
soprattutto
la
sua
biografia
personale
.
Veltroni
infatti
è
diventato
un
caso
umano
perché
ha
la
testa
nell
'
Ulivo
ma
i
piedi
nella
Quercia
;
deve
fare
gli
interessi
dalemiani
pur
avendo
le
stimmate
dell
'
Ulivo
.
E
allora
punta
su
questo
esile
tratto
comune
giacobino
e
antifascista
,
e
ogni
giorno
chiede
a
Prodi
e
indirettamente
a
D
'
Alema
di
sparare
sulla
destra
,
di
rivolgere
le
proprie
polemiche
contro
il
Nemico
.
Perché
se
togli
quel
collante
,
l
'
odio
per
l
'
Italia
di
Berlusconi
e
Fini
,
non
resta
nulla
.
La
stessa
coalizione
di
governo
va
in
pezzi
e
i
suoi
tronconi
schizzano
da
tutte
le
parti
.
Sul
piano
pratico
il
punto
di
unione
tra
sinistra
e
sinistra
coincide
con
il
punto
di
maggiore
tensione
:
il
potere
.
È
quella
,
in
fondo
,
l
'
unica
ragione
che
unisce
una
coalizione
così
eterogenea
:
se
non
fossero
ministri
,
sindaci
o
presidenti
,
ognuno
sparerebbe
palate
di
fango
sugli
altri
alleati
.
Però
il
luogo
di
incontro
più
morboso
è
anche
il
luogo
di
scontro
più
feroce
.
Prendete
la
lottizzazione
:
c
'
è
una
guerra
civile
intestina
e
clandestina
da
far
spavento
.
Provate
a
sentire
le
redazioni
della
Rai
,
i
vertici
di
molti
enti
,
le
giunte
di
molte
città
:
la
caccia
all
'
uomo
,
la
resa
dei
conti
tra
bande
rivali
e
il
proselitismo
door
to
door
prosegue
incessante
e
senza
esclusione
di
colpi
bassi
.
Gli
ulivisti
si
insinuano
come
testimoni
di
Geova
nelle
case
dei
cattolici
.
E
viceversa
,
i
quercisti
li
respingono
come
se
fossero
una
setta
satanica
.
Se
vogliamo
localizzare
il
bubbone
della
guerra
civile
a
sinistra
dobbiamo
andare
a
Bologna
,
eletta
capitale
da
entrambe
le
sinistre
:
gli
ulivisti
perché
è
la
loro
città
del
Vaticano
,
dove
vive
il
loro
papa
Romano
Prodi
,
i
quercisti
perché
è
la
capitale
morale
dell
'
italocomunismo
,
l
'
epicentro
dei
Ds
.
Anche
storicamente
,
Bologna
è
per
Prodi
la
città
del
suo
padre
spirituale
,
Dossetti
;
e
per
D
'
Alema
la
storica
Stalingrado
del
suo
partito
.
Scoppierà
dunque
la
guerra
del
tortellino
.
Anche
perché
,
nel
frattempo
,
Bologna
la
rossa
è
diventata
la
città
del
nord
dove
si
vive
peggio
,
a
cominciare
dalla
sicurezza
e
dall
'
ordine
pubblico
.
E
ciò
grazie
a
una
sinistra
di
governo
che
ha
disarmato
psicologicamente
le
forze
di
polizia
.
Ottenendo
,
fra
l
'
altro
,
la
testa
del
vicequestore
Giovanni
Preziosa
,
trasferito
da
Bologna
,
perché
reo
di
usare
la
mano
pesante
con
la
criminalità
,
ieri
con
l
'
ultrasinistra
,
oggi
con
gl
'
immigrati
irregolari
.
Insomma
Bologna
sarà
probabilmente
la
pietra
dello
sfascio
.
Non
a
caso
,
l
'
ultima
tempesta
tra
ulivisti
e
quercisti
è
stata
scatenata
proprio
sul
fronte
di
Bologna
:
capeggiate
da
Lerner
,
le
truppe
ulivastre
hanno
attaccato
l
'
approdo
di
D
'
Alema
nel
programma
C
'
era
un
compagno
che
come
me
del
mito
canoro
bolognese
più
celebre
dell
'
italocomunismo
:
Gianni
Morandi
.
Dal
presidente
della
Regione
La
Forgia
al
compagno
Morandi
:
Bologna
la
rossa
sarà
probabilmente
la
prima
città
dove
la
sinistra
consumerà
la
sua
lotta
fratricida
.
StampaQuotidiana ,
Milano
.
L
'
apertura
a
sinistra
dei
radicali
ci
ricorda
che
agosto
è
,
per
dedizione
e
tradizione
,
il
mese
di
Marco
Pannella
,
il
periodo
in
cui
il
leader
riformatore
si
prende
la
rivincita
sui
giornali
,
colpevoli
durante
l
'
anno
di
non
occuparsi
mai
abbastanza
delle
sue
iniziative
e
della
sua
persona
in
particolare
.
Non
che
la
calura
estiva
faccia
diventare
i
direttori
dei
quotidiani
più
buoni
molto
più
semplicemente
mentre
gli
altri
politici
si
godono
le
meritate
vacanze
,
Pannella
,
da
geniale
comunicatore
qual
è
,
ne
approfitta
e
occupa
lo
spazio
per
lanciare
le
sue
campagne
autunnali
e
invernali
.
E
i
giornali
e
televisioni
,
spesso
controvoglia
,
sono
costretti
a
concedergli
titoli
e
pagine
.
Hanno
fatto
storia
,
per
esempio
,
le
battaglie
radicali
per
tenere
aperto
Montecitorio
durante
le
vacanze
estive
.
Dal
76
i
presidenti
della
Camera
(
Pietro
Ingrao
prima
,
Nilde
Jotti
,
Giorgio
Napolitano
e
Irene
Pivetti
poi
)
hanno
dovuto
capitolare
di
fronte
alle
proverbiali
insistenze
pannelliane.Tutto
questo
,
però
,
fino
all
'
anno
scorso
.
L
'
agosto
1996
infatti
segna
la
prima
sconfitta
'
estiva
'
del
capo
dei
Riformatori
da
almeno
vent
'
anni
.
La
stagione
era
già
cominciata
sotto
i
peggiori
auspici
con
la
chiusura
agostana
della
Camera
decisa
dal
presidente
Luciano
Violante
.
Dal
1976
è
la
prima
volta
che
succede
ha
tuonato
Pannella
e
guarda
caso
proprio
nella
legislatura
che
non
vede
presenti
i
radicali
.
Ma
l
'
annus
horribilis
pannelliano
è
stato
decretato
dai
propositi
secessionisti
di
Umberto
Bossi
,
dai
veti
di
Fausto
Bertinotti
e
dai
disegni
proto
politici
di
Antonio
Di
Pietro
.
I1
palcoscenico
mediatico
è
stato
tutto
per
loro
e
Marco
si
è
dovuto
accontentare
delle
briciole
:
solo
trafiletti
e
redazionali
per
la
sua
tradizionale
paginetta
dattiloscritta.Ha
provato
,
Pannella
,
a
entrare
nel
dibattito
in
corso
sulle
prime
pagine
,
ma
gli
è
andata
buca
:
prima
ha
offerto
a
Bossi
di
marciare
insieme
lungo
il
Po
,
poi
ha
ricordato
che
Antonio
Di
Pietro
ha
firmato
i
suoi
referendum
:
niente
.
Solo
il
Giornale
di
Vittorio
Feltri
ne
ha
dato
puntuale
notizia.Eppure
il
leader
radicale
si
è
dato
molto
da
fare
anche
quest
'
estate
.
In
previsione
della
campagna
referendaria
d
'
autunno
,
Pannella
ha
convinto
Marta
Marzotto
ad
organizzare
una
mega
raccolta
fondi
per
il
movimento
dei
club
che
porta
il
suo
nome
.
A
bordo
di
un
motoscafo
accompagnato
dal
Commissario
europeo
Emma
Bonino
e
con
la
Marzotto
nei
panni
del
navigatore
,
Pannella
ha
scandagliato
la
Costa
Smeralda
alla
ricerca
di
calette
segrete
sopra
le
quali
si
affacciano
le
ville
dei
vip
ai
quali
chiedere
un
contributo
milionario
.
I
risultati
non
sono
stati
confortanti
né
dal
punto
di
vista
economico
né
da
quello
mediatico
,
anche
perché
,
nel
frattempo
,
Pannella
ha
annunciato
a
Radio
Radicale
che
i
suoi
club
,
per
statuto
,
chiuderanno
a
fine
anno
.
Sottoscrizione
straordinaria
e
annunciata
chiusura
ordinaria
(
indipendente
dall
'
esito
della
prima
)
vanno
di
pari
passo
nei
disegni
pannelliani
di
breve
scadenza
.
Ma
è
sul
fronte
delle
iniziative
politiche
in
senso
stretto
che
Pannella
stenta
a
trovare
una
soluzione
che
lo
faccia
uscire
dalla
secca
in
cui
si
trova
.
I1
rapporto
con
il
Polo
,
dopo
la
denuncia
dell
'
accordo
elettorale
miliardario
non
rispettato
,
non
fila
certo
liscio
.
Da
qualche
settimana
i
militanti
organizzano
scioperi
della
fame
,
manifestazioni
,
cartellonate
e
iniziative
varie
per
indurre
i
leader
del
Polo
ad
incontrare
i
vertici
del
Club
Pannella
,
cioè
Pannella
medesimo
.
I1
centrodestra
però
non
risponde
.
Il
"
dialogo
,
conflittuale
con
il
Polo
"
,
non
solo
sta
fallendo
politicamente
ma
,
per
il
momento
,
al
movimento
pannelliano
non
ha
portato
neanche
la
necessaria
visibilità
.
Rimangono
in
campo
i
20
referendum
,
che
Pannella
difenderà
con
i
denti
:
iniziativa
che
fin
d
'
ora
costituisce
un
punto
cardinale
per
chiunque
vorrà
fare
politica
di
stampo
liberale
e
liberista
.
Ora
invece
il
leader
radicale
apre
a
sinistra
,
almeno
sui
temi
della
politica
internazionale
.
Contemporaneamente
,
si
badi
tentativo
di
dialogo
con
la
destra
.
Tanto
che
Radio
radicale
,
senza
alcun
imbarazzo
alterna
interviste
a
politici
di
sinistra
che
plaudono
alla
recente
iniziativa
,
a
tormentoni
sul
dialogo
con
il
Polo
.
L
'
escamotage
trovato
da
Pannella
è
quello
del
partito
radicale
transnazionale
,
soggetto
politico
diverso
dai
'
nazionali
'
Club
Pannella
.
È
Emma
Bonino
a
motivare
l
'
appello
alla
sinistra
:
'
Mettiamo
a
disposizione
il
patrimonio
ideale
e
i
temi
di
politica
estera
del
Pr
,
tra
cui
la
moratoria
sulla
pena
di
morte
e
il
Tribunale
per
i
crimini
umanitari
.
Ci
rivolgiamo
alla
sinistra
perché
è
al
governo
e
la
politica
estera
la
fanno
i
governi
'
.
Nessun
tentativo
di
inciucio
,
dunque
,
ma
la
consapevolezza
che
nelle
maggiori
democrazie
occidentali
la
politica
internazionale
non
è
materia
esclusiva
di
un
solo
degli
schieramenti
.
StampaQuotidiana ,
Giulia
Maria
Crespi
organizza
un
convegno
su
"
Il
bello
,
attualità
e
futuro
di
un
concetto
accantonato
"
,
e
su
come
fare
per
resuscitarne
in
Italia
il
culto
,
secondo
voi
,
chi
invita
?
Il
vicepresidente
del
Consiglio
e
ministro
per
i
beni
culturali
Walter
Veltroni
,
naturalmente
.
La
settimana
scorsa
finisce
così
,
per
Veltroni
,
in
bellezza
.
Nulla
lasciava
presagire
,
per
sé
,
per
il
governo
,
per
l
'
arte
e
per
la
Juventus
,
una
tempesta
di
metà
giugno
di
così
vaste
proporzioni
.
Eppure
quella
gitarella
del
14
maggio
a
bordo
del
Cacciamine
Termoli
,
al
largo
di
Civitavecchia
,
è
già
materia
per
esperti
di
uccelli
del
malaugurio
.
Il
ministro
era
andato
alla
ricerca
"
dell
'
arte
sommersa
"
perché
"
il
mare
è
una
grande
cassaforte
d
'
acqua
che
custodisce
i
tesori
del
tempo
"
.
Veltroni
,
guardando
il
mare
,
si
è
detto
entusiasta
della
collaborazione
con
il
ministero
della
Difesa
,
una
collaborazione
che
implica
accordi
per
la
vigilanza
,
la
prevenzione
e
la
repressione
dei
traffici
illeciti
delle
opere
d
'
arte
.
"
Mi
sembra
bello
che
si
utilizzino
le
caserme
per
i
musei
"
,
ha
detto
.
Al
settimanale
Il
Mondo
,
il
vice
premier
denuncia
una
manovra
oscura
:
"
Stanno
bloccando
in
Parlamento
la
legge
sul
dilettantismo
"
.
Si
riferiva
allo
sport
e
alla
presenza
dei
partiti
nel
Coni
:
"
Ma
stiamo
scherzando
?
-
ha
detto
-
tecnici
e
atleti
oggi
nelle
leghe
e
nelle
federazioni
non
hanno
nemmeno
diritto
di
voto
.
È
giunto
il
momento
che
lo
sport
venga
preso
in
mano
anche
da
chi
lo
pratica
,
da
chi
sa
di
che
cosa
si
sta
parlando
"
.
Subito
dopo
aggiunge
:
"
In
Italia
si
rischia
l
'
omologazione
dei
linguaggi
:
spesso
si
dà
la
notizia
di
politica
come
fosse
quella
di
sport
o
viceversa
"
.
Qualche
giorno
dopo
a
proposito
del
recupero
dell
'
area
di
Pompei
si
esprime
così
:
"
È
una
sfida
da
vincere
in
tutti
i
modi
"
.
"
Pompei
-
ha
promesso
Veltroni
)
-
comincia
a
rinascere
,
non
continua
a
morire
"
.
E
ha
aggiunto
:
"
È
un
'
opera
titanica
"
:
a
quel
punto
i
napoletani
,
che
a
queste
cose
fanno
attenzione
,
hanno
incrociato
le
dita
per
una
frase
facimente
associabile
con
le
catastrofi
evocate
dal
film
con
di
Leonardo
Di
Caprio
.
Su
Pompei
Veltroni
non
vuole
fare
"
demagogia
"
e
si
limita
quindi
a
un
"
si
cambia
musica
"
e
a
un
misterioso
"
si
cambia
banda
"
.
E
anche
un
richiamo
ai
giornalisti
:
"
Io
-
ricorda
-
sono
stato
direttore
dell
'
Unità
e
ho
letto
cose
terribili
(
sic
)
su
Pompei
"
,
ma
oggi
"
diffondere
l
'
idea
che
Pompei
è
passata
da
una
morte
annunciata
alla
rinascita
,
significa
fare
un
favore
alla
verità
"
.
Intanto
il
15
giugno
si
deve
occupare
anche
di
politica
(
"
Non
esiste
alcuna
suggestione
di
fare
elezioni
anticipate
"
)
di
occupazione
(
"
Le
regioni
del
Mezzogiorno
si
avviano
sulla
strada
di
uno
sviluppo
autosufficiente
"
)
di
Rai
(
"
Così
non
va
"
)
.
Ma
pregusta
già
la
sfilata
sulla
Croisette
a
Cannes
e
la
finale
di
Coppa
dei
Campioni
ad
Amsterdam
.
Il
16
maggio
è
l
'
ora
delle
riforme
(
"
Ci
auguriamo
vadano
a
compimento
"
)
e
della
giustizia
(
"
Il
ministro
Flick
fa
il
ministro
della
giustizia
"
)
.
Il
week
-
end
l
'
ha
dedicato
alla
sua
passione
,
il
cinema
.
Le
polemiche
sulla
rivalità
tra
Nanni
Moretti
e
Roberto
Benigni
glielo
guastano
un
po
'
:
"
L
'
Ulivo
non
preferisce
l
'
uno
piuttosto
che
l
'
altro
-
fa
sapere
il
vice
premier
-
sarebbe
una
follia
"
.
E
si
augura
che
la
giuria
di
Cannes
assegni
la
Palma
d
'
Oro
ex
-
aequo
ai
due
comici
.
Poi
scappa
il
boss
Pasquale
Cuntrera
,
e
il
vice
presidente
del
governo
dichiara
:
"
È
inaccettabile
per
la
coscienza
civile
del
paese
che
un
boss
possa
fuggire
"
.
E
mentre
l
'
opposizione
chiede
la
testa
del
Guardasigilli
e
Flick
stesso
si
dimette
,
Veltroni
aggiunge
:
"
Esistono
buchi
nella
normativa
"
.
Con
la
valigia
pronta
per
Amsterdam
(
"
In
tribuna
ci
sono
tre
ministri
spagnoli
,
mi
pare
doverosa
una
presenza
italiana
"
)
Rivendica
anche
di
essere
una
sorta
di
menagramo
per
omissione
,
vocazione
confermata
dalla
partita
con
il
Real
.
La
sua
squadra
del
cuore
perde
se
lui
non
può
vederla
:
"
L
'
anno
scorso
io
non
c
'
ero
"
.
Poi
avviene
il
furto
delle
opere
d
'
arte
alla
Galleria
d
'
arte
moderna
di
Roma
.
Veltroni
sente
il
peso
delle
responsabilità
e
comunica
che
rinuncia
alla
partita
:
"
È
un
colpo
tremendo
-
dice
-
Ma
ho
impegni
di
governo
"
.
A
proposito
del
furto
,
si
lancia
in
un
'
ardita
analisi
criminologica
per
spiegare
perché
a
speso
70
miliardi
in
sistemi
di
sicurezza
per
le
opere
d
'
arte
senza
collegare
gli
allarmi
di
musei
e
gallerie
alle
questure
(
eppure
un
critico
di
livello
come
lui
dovrebbe
ricordarsi
almeno
del
film
Topkapi
)
.
"
Eravamo
preparati
ai
furti
,
ma
era
una
rapina
con
le
armi
"
.
Cuntrera
è
irreperibile
,
dei
quadri
non
c
'
è
più
traccia
e
la
Coppa
si
sta
volatilizzando
.
Ma
per
fortuna
per
salvarsi
l
'
anima
c
'
è
sempre
la
teoria
del
complotto
e
l
'
evocazione
dello
spirito
di
Licio
Gelli
(
teoria
ieri
sbeffeggiata
dal
procuratore
capo
di
Firenze
)
:
"
Sento
di
nuovo
l
'
odore
delle
bombe
del
'93
"
"
Se
qualcuno
pensa
che
con
la
sparizione
di
questi
quadri
si
cerchi
di
meno
Gelli
,
si
sbaglia
di
grosso
"
.
StampaQuotidiana ,
Francesco
Saverio
Borrelli
,
il
22
ottobre
1993
sul
Venerdì
di
Repubblica
,
di
sé
ha
detto
:
"
Sono
un
mediocre
pianista
,
un
pessimo
cavaliere
,
un
pessimo
alpinista
,
un
dilettante
di
professione
,
ma
mi
piacciono
tante
cose
che
non
faccio
in
tempo
ad
essere
professionista
in
tutto
"
.
Chi
è
dunque
,
veramente
,
il
capo
della
procura
di
Milano
?
Un
irreprensibile
e
incorruttibile
uomo
di
diritto
che
ha
condotto
da
par
suo
la
rivoluzione
italiana
o
un
novello
Torquemada
che
"
non
incarcera
la
gente
per
farla
parlare
,
ma
la
scarcera
dopo
che
ha
parlato
"
o
,
forse
,
un
piccolo
Vishinskij
che
si
domanda
"
se
in
fondo
sia
proprio
così
scandaloso
chiedersi
se
lo
choc
della
carcerazione
preventiva
non
abbia
prodotto
risultati
positivi
"
.
Borrelli
non
poteva
che
indossare
la
toga
.
Figlio
e
nipote
di
magistrati
ha
la
vocazione
per
le
aule
di
giustizia
fin
da
bambino
:
"
Avevo
tre
o
quattro
anni
,
quando
dicevo
:
'
Voglio
fare
il
magistrato
'
"
,
confidò
a
Enzo
Biagi
nel
maggio
del
1992
,
poco
dopo
l
'
affaire
Chiesa
.
Una
carriera
che
ha
radice
nell
'
ambiente
familiare
:
il
padre
,
Manlio
,
è
stato
il
primo
presidente
della
Corte
d
'
appello
di
Milano
e
buon
amico
di
quell
'
Oscar
Luigi
Scalfaro
cui
Francesco
Saverio
il
primo
maggio
di
tre
anni
fa
si
mise
a
disposizione
per
un
"
servizio
di
complemento
"
.
Borrelli
comincia
così
a
respirare
l
'
aria
di
Palazzo
di
giustizia
,
ma
come
in
questi
aspri
giorni
di
polemica
contro
la
classe
politica
,
era
solo
.
Almeno
così
,
lui
stesso
,
ha
detto
sempre
a
Biagi
:
"
Non
avevo
e
per
lungo
tempo
non
ho
avuto
amici
"
.
Oggi
,
così
come
all
'
inizio
della
carriera
,
è
tornato
ad
essere
solo
.
Ha
ricevuto
,
è
vero
,
la
solidarietà
della
sua
procura
,
ma
gli
osservatori
attenti
non
si
sono
lasciati
sfuggire
che
essa
è
stata
affidata
ad
Armando
Spataro
e
Ferdinando
Pomarici
e
non
per
esempio
a
Gherardo
Colombo
o
Gerardo
D
'
Ambrosio
.
Sembrano
finiti
i
tempi
d
'
oro
di
Mani
pulite
,
sotto
il
Palazzo
di
giustizia
di
Milano
non
si
convocano
più
cortei
al
grido
"
Borrelli
facci
sognare
"
,
e
chi
si
azzarda
a
organizzarne
ancora
qualcuno
non
raccoglie
che
poche
decine
di
manifestanti
.
Le
dichiarazioni
dello
scorso
week
end
rivolte
al
leader
dell
'
opposizione
parlamentare
Silvio
Berlusconi
(
"
Non
posso
più
polemizzare
con
un
imputato
"
)
,
hanno
lasciato
il
segno
anche
tra
i
suoi
colleghi
.
E
una
buona
dose
di
nervosismo
comincia
a
serpeggiare
.
Da
una
parte
c
'
è
il
sostituto
Edmondo
Bruti
Liberati
che
a
Repubblica
dice
:
"
Saverio
ne
ha
fatta
un
'
altra
delle
sue
.
Non
c
'
è
un
progetto
,
non
ci
sono
dietrologie
da
fare
.
Semplicemente
,
lui
è
un
timido
.
Se
viene
preso
all
'
improvviso
,
faccia
a
faccia
,
il
rapporto
con
i
media
non
lo
sa
gestire
.
È
da
un
pezzo
che
voglio
regalargli
un
libretto
americano
che
spiega
come
deve
comportarsi
un
magistrato
di
fronte
ai
microfoni
"
;
e
dall
'
altra
c
'
è
Nando
Dalla
Chiesa
che
,
pur
condividendo
i
timori
di
un
riequilibrio
dei
rapporti
magistratura
-
politica
a
favore
di
quest
'
ultima
,
sottolinea
che
lui
quella
frase
su
Berlusconi
non
l
'
avrebbe
pronunciata
.
Borrelli
,
poi
,
deve
incassare
gli
altolà
del
Pds
(
"
Non
può
comportarsi
come
un
macchinista
dei
Cobas
"
)
,
i
distinguo
di
Elena
Paciotti
,
presidente
dell
'
Anm
.
E
anche
il
preannuncio
dell
'
azione
disciplinare
da
parte
del
Guardasigilli
,
nonostante
Giovanni
Maria
Flick
sia
un
grande
amico
del
pm
milanese
con
il
quale
condivide
la
passione
per
la
cacciagione
e
la
polenta
consumate
insieme
nei
ristoranti
di
Courmayeur
.
L
'
unicità
delle
carriere
ha
permesso
a
Francesco
Saverio
Borrelli
di
svolgere
agli
inizi
della
sua
il
ruolo
di
giudice
:
prima
magistrato
civile
alla
sezione
fallimentare
e
in
Corte
d
'
appello
,
poi
penale
al
Tribunale
e
in
Corte
d
'
assise
.
In
seguito
è
passato
alla
pubblica
accusa
,
come
sostituto
procuratore
.
Tiziana
Maiolo
oggi
deputato
di
Forza
Italia
,
allora
era
cronista
giudiziario
a
Palazzo
di
giustizia
per
il
Manifesto
e
lo
ricorda
come
un
uomo
in
grigio
:
"
Era
assolutamente
incolore
,
con
nessuna
visibilità
,
molto
riservato
.
Una
persona
,
anche
cortese
,
che
nelle
sue
inchieste
teneva
un
profilo
basso
"
.
Insomma
un
Borrelli
diverso
da
quello
che
abbiamo
imparato
a
conoscere
in
questi
cinque
anni
.
Uomo
di
sinistra
,
ma
non
di
stretta
osservanza
Pci
,
Borrelli
fu
tra
i
fondatori
,
anche
se
non
di
primo
piano
,
di
Magistratura
democratica
,
la
corrente
togata
più
progressista
all
'
interno
del
Csm
.
Anche
lì
,
ricorda
chi
lo
frequentava
,
stava
ai
margini
e
non
faceva
parte
di
nessuna
delle
due
anime
di
Md
,
non
si
schierava
né
con
i
magistrati
più
fedeli
alla
linea
del
partito
comunista
né
con
i
garantisti
dell
'
ala
extraparlamentare
.
L
'
essere
di
sinistra
non
gli
impedì
di
riconoscere
innocenti
i
carabinieri
che
travolsero
e
uccisero
,
a
bordo
di
un
blindato
,
Giovanni
Zibecchi
,
il
militante
del
Movimento
studentesco
,
che
a
Milano
,
in
corso
Ventidue
marzo
,
si
apprestava
ad
assaltare
la
vicina
sede
del
Movimento
sociale
.
Chi
ha
seguito
la
sua
carriera
fin
dall
'
inizio
sostiene
che
in
quell
'
episodio
ci
sia
il
vero
Borrelli
,
la
sua
cultura
giuridica
e
professionale
:
praticamente
la
stessa
che
ha
ispirato
gli
anni
di
Mani
pulite
.
La
responsabilità
dei
militari
dell
'
Arma
sembrava
pressoché
certa
,
ma
la
strategia
di
emergenza
,
sia
politica
sia
giudiziaria
,
contro
il
terrorismo
suggeriva
una
certa
cautela
.
E
Borrelli
stava
molto
attento
quando
affrontava
certi
temi
.
Il
suo
approccio
di
tipo
emergenziale
negli
anni
dell
'
antiterrorismo
sembra
quasi
un
'
anticipazione
,
mutatis
mutandis
,
dello
svolgimento
delle
inchieste
contro
la
corruzione
.
La
filosofia
,
per
molti
aspetti
,
è
analoga
:
oggi
come
allora
si
deve
combattere
il
fenomeno
più
che
perseguire
i
singoli
reati
,
e
se
talvolta
si
calpestano
alcune
garanzie
non
è
importante
:
quello
che
conta
è
il
risultato
finale
.
L
'
inchiesta
Mani
pulite
,
poi
,
agli
occhi
di
Borrelli
appare
in
linea
con
la
"
volonté
générale
"
.
Nelle
interviste
che
quotidianamente
per
cinque
anni
ha
rilasciato
ai
giornali
,
Borrelli
cita
sempre
la
consonanza
sua
e
del
suo
ufficio
con
la
società
civile
e
l
'
opinione
pubblica
.
Il
16
maggio
'93
a
dice
a
Panorama
di
essere
stato
"
un
notaio
o
esecutore
di
qualcosa
che
stava
succedendo
fuori
dal
Palazzo
di
giustizia
"
.
L
'
inebriante
aria
dell
'
Inchiesta
Eppure
prima
di
respirare
l
'
inebriante
aria
di
consenso
intorno
a
Mani
pulite
,
Borrelli
era
il
ritratto
del
pubblico
ministero
poco
loquace
e
molto
equilibrato
.
Del
suo
passato
al
tribunale
fallimentare
,
un
ambiente
che
secondo
alcuni
meriterebbe
più
attenzione
,
nessuno
ricorda
grandi
battaglie
moralizzatrici
.
L
'
esatto
opposto
del
pubblico
accusatore
alla
Di
Pietro
"
efficace
,
diretto
,
aggressivo
e
chiassoso
"
,
come
più
tardi
lo
stesso
Borrelli
-
annota
Giancarlo
Lehner
in
"
Autobiografia
non
autorizzata
di
un
inquisitore
"
-
auspica
sia
il
moderno
pm
.
Secondo
alcuni
,
Borrelli
avrebbe
lasciato
Md
per
ragioni
di
opportunità
.
La
sponda
dei
socialisti
si
sarebbe
prestata
meglio
a
un
avanzamento
di
carriera
.
Alla
fine
degli
anni
Ottanta
,
da
sostituto
procuratore
arriva
ad
assumere
il
ruolo
di
capo
della
procura
di
Milano
.
Ma
dal
1988
al
1992
,
priva
di
quel
sostegno
della
gente
che
arriverà
poi
,
la
procura
non
porta
avanti
fino
in
fondo
nessuna
inchiesta
importante
contro
la
politica
e
l
'
amministrazione
pubblica
.
In
un
forum
pubblicato
dal
Giornale
di
Indro
Montanelli
,
Borrelli
spiega
che
non
c
'
era
il
consenso
necessario
per
aggredire
la
classe
dirigente
del
paese
.
Così
alcuni
filoni
,
affittopoli
e
nettezza
urbana
,
vengono
abbandonati
e
non
sono
affrontati
con
quello
stesso
piglio
inquisitorio
di
cui
più
tardi
godrà
l
'
inchiesta
Mani
pulite
.
A
un
certo
punto
,
su
iniziativa
di
Ilda
Boccassini
,
la
procura
si
concentra
sulla
Duomo
connection
,
un
'
inchiesta
tesa
a
dimostrare
le
mani
della
mafia
su
Palazzo
Marino
.
Le
indagini
sfiorano
Paolo
Pillitteri
,
ma
si
risolvono
nell
'
accusa
e
nella
condanna
dell
'
assessore
Attilio
Schemmari
.
Dopo
il
processo
Boccassini
sbatte
la
porta
e
lascia
Milano
per
Palermo
.
Poi
arriva
la
stagione
delle
Mani
pulite
che
Borrelli
si
trova
a
gestire
grazie
all
'
irruenza
di
un
suo
sostituto
,
Antonio
Di
Pietro
.
A
poco
a
poco
,
capisce
che
il
clima
è
cambiato
e
presta
la
sua
fine
mente
politica
al
servizio
dell
'
inchiesta
e
ne
diventa
lo
stratega
.
Borrelli
è
consapevole
che
per
andare
avanti
,
almeno
in
un
primo
momento
,
deve
trovare
una
sponda
su
una
parte
del
mondo
politico
.
Pds
e
Msi
lo
appoggiano
.
E
chi
come
Tiziana
Parenti
rischia
di
rompere
questo
legame
indiretto
finisce
per
lasciare
il
pool
.
Man
mano
che
l
'
inchiesta
procede
,
lo
scontro
con
i
politici
si
fa
sempre
più
duro
.
Quando
il
ministro
della
Giustizia
Giovanni
Conso
,
il
6
marzo
1993
,
presenta
la
proposta
di
soluzione
politica
di
Tangentopoli
,
parte
il
"
non
expedit
"
di
Borrelli
e
il
decreto
viene
affossato
.
Qui
nasce
il
Borrelli
interventista
e
da
allora
qualsiasi
proposta
nasca
in
Via
Arenula
,
con
Alfredo
Biondi
,
Filippo
Mancuso
o
Vincenzo
Caianiello
,
è
sempre
scontro
.
Il
20
dicembre
'93
,
pochi
mesi
prima
delle
elezioni
che
avrebbero
portato
Berlusconi
a
Palazzo
Chigi
,
Borrelli
rilascia
una
dichiarazione
che
suona
come
un
messaggio
ai
partiti
che
cominciano
a
prepararsi
per
la
campagna
elettorale
:
"
Chi
sa
di
avere
scheletri
nell
'
armadio
,
vergogne
del
passato
,
apra
l
'
armadio
e
si
tiri
da
parte
.
Tiratevi
da
parte
prima
che
arriviamo
noi
,
dico
io
.
Quelli
che
si
vogliono
candidare
,
si
guardino
dentro
.
Se
sono
puliti
,
vadano
avanti
tranquilli
"
.
Un
mese
prima
delle
elezioni
viene
arrestato
il
fratello
del
leader
di
uno
dei
due
schieramenti
,
Paolo
Berlusconi
;
a
pochi
giorni
dal
voto
partono
gli
ordini
di
custodia
cautelare
per
sei
manager
Publitalia
,
tra
cui
Marcello
Dell
'
Utri
.
Ma
l
'
apice
viene
raggiunto
quando
Borrelli
invia
a
Berlusconi
un
preavviso
di
garanzia
a
mezzo
stampa
.
Il
consenso
popolare
però
non
gli
manca
mai
.
Il
suo
vero
cruccio
è
occupare
la
poltrona
di
presidente
della
Corte
d
'
appello
quella
che
fu
del
padre
,
perché
Borrelli
a
differenza
di
altri
non
è
un
magistrato
che
cerca
potere
fuori
dall
'
ordine
giudiziario
.
Nel
marzo
del
'94
sembra
sul
punto
di
lasciare
la
procura
,
ma
quando
capisce
di
non
avere
i
titoli
adeguati
per
l
'
incarico
,
il
13
aprile
,
affida
a
Montanelli
la
promessa
che
la
sua
battaglia
contro
la
corruzione
continuerà
"
Resto
in
trincea
,
rinuncio
alla
Corte
d
'
appello
"
.
Il
vicepresidente
del
Csm
,
Giovanni
Galloni
,
commenterà
:
"
Macché
rinuncia
,
a
quel
ruolo
lui
non
può
aspirare
.
Ce
ne
sono
altri
prima
di
lui
e
gliel
'
ho
anche
spiegato
"
.
I
tempi
eroici
ora
sono
finiti
e
l
'
appoggio
dell
'
opinione
pubblica
non
è
così
acritico
come
un
tempo
.
E
,
come
se
non
bastasse
,
la
politica
tenta
di
rialzare
la
testa
dopo
anni
di
sottomissione
.
"
Borrelli
ormai
è
un
estremista
emarginato
-
dice
Tiziana
Maiolo
-
Elena
Paciotti
l
'
ha
spodestato
nel
ruolo
politico
di
interlocutore
della
Bicamerale
"
.
E
Maiolo
non
è
l
'
unica
a
pensare
che
le
ultime
dichiarazioni
segnino
la
fine
del
Borrelli
politico
.
La
Repubblica
,
solitamente
bene
informata
sul
pool
,
scrive
:
"
Ci
si
domanda
se
dietro
queste
asprezze
non
ci
sia
una
certa
stanchezza
,
la
sua
sfiducia
nelle
prospettive
,
forse
addirittura
la
ricerca
di
una
uscita
di
scena
in
bellezza
"
.