StampaQuotidiana ,
Bologna
mi
ricorda
automaticamente
la
Bolognina
.
Lì
fu
stilato
l
'
atto
di
morte
del
Pci
,
fu
messo
all
'
asta
il
suo
patrimonio
,
fu
designata
come
erede
una
creatura
informe
e
senza
nome
.
È
strano
che
ci
siano
voluti
dieci
anni
per
registrare
,
tra
gli
effetti
di
questa
operazione
,
l
'
ingresso
dei
barbari
a
palazzo
D
'
Accursio
.
In
fin
dei
conti
non
è
che
un
dettaglio
.
Le
regioni
rosse
crollano
come
cattedrali
nel
deserto
,
residui
archeologici
in
una
penisola
che
dall
'
Alpi
al
mare
vede
ridotta
la
sinistra
ex
storica
al
suo
minimo
livello
.
Ho
già
detto
che
questa
sinistra
è
morta
e
sono
stato
sgridato
,
avrei
dovuto
dire
sta
morendo
.
Va
bene
,
sta
morendo
.
Non
credo
che
se
Veltroni
si
dimettesse
ci
sarebbe
una
resurrezione
e
una
campagna
di
rettifica
alla
cinese
guidata
da
Folena
,
ma
Veltroni
dovrebbe
farlo
lo
stesso
o
dovrebbe
essergli
imposto
.
Sarebbe
segno
,
per
lo
meno
,
che
l
'
organismo
non
ha
perso
tutte
le
difese
immunitarie
come
accade
in
certe
malattie
.
E
potrebbe
addurre
una
giustificazione
personale
inoppugnabile
:
non
posso
rigenerare
questo
partito
e
ritrovare
il
consenso
popolare
finché
c
'
è
questo
governo
guidato
dal
mio
amico
D
'
Alema
.
Quanto
all
'
amico
D
'
Alema
medesimo
,
se
le
elezioni
fossero
un
evento
militare
,
dovrebbe
finire
diritto
davanti
a
una
corte
marziale
.
Non
si
è
mai
visto
un
generale
che
alla
vigilia
della
battaglia
dice
ai
suoi
soldati
che
gli
toglierà
la
pensione
.
È
già
molto
se
i
soldati
della
vecchia
guardia
,
operai
e
popolani
,
si
sono
limitati
a
disertare
in
silenzio
senza
sparare
a
palle
di
fuoco
sul
quartier
generale
.
Quella
di
D
'
Alema
si
chiama
(
per
restare
nella
metafora
)
collusione
col
nemico
.
È
perfino
possibile
sospettare
che
il
dottor
Amato
abbia
tirato
fuori
il
suo
Dpef
e
menato
il
colpo
basso
antisindacale
con
intenzione
cronometrata
e
filo
diretto
con
Hammamet
.
E
quando
poi
D
'
Alema
incalza
in
televisione
e
definisce
«
di
sinistra
»
la
sua
intesa
cordiale
con
la
Confindustria
più
confindustriale
,
allora
si
capisce
che
i
figli
e
i
nipoti
dei
braccianti
padani
cambino
canale
con
qualche
disgusto
e
passino
al
mare
questa
e
ogni
altra
domenica
elettorale
.
Così
non
solo
la
sinistra
è
morta
o
va
morendo
,
se
preferite
,
ma
muore
anche
la
democrazia
partecipata
.
Vota
meno
della
metà
degli
elettori
(
come
in
America
,
dunque
è
un
progresso
!
)
Il
ballottaggio
in
fondo
è
un
finale
di
gara
,
che
in
genere
attira
di
più
il
pubblico
sportivo
,
e
invece
lo
stadio
si
è
ulteriormente
spopolato
:
vuol
dire
inequivocabilmente
che
la
partita
,
la
partita
della
politica
truccata
e
senz
'
anima
,
non
interessa
nessuno
.
Non
la
destra
,
che
sa
di
vincere
chiunque
vinca
.
Non
la
sinistra
,
perché
non
ha
più
una
squadra
sua
.
StampaQuotidiana ,
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
così
si
intitolavano
in
tempi
remoti
le
assemblee
politiche
.
Oppure
un
libro
si
intitolava
così
:
Che
fare
?
Forse
conviene
,
tra
noi
,
essere
più
modesti
e
limitarsi
a
dire
:
che
facciamo
?
Muovendo
da
una
chiara
premessa
:
che
la
situazione
è
pessima
e
che
lo
stato
della
sinistra
italiana
(
largamente
intesa
)
lo
è
altrettanto
.
Su
questa
premessa
sarebbe
bene
concordare
,
che
siamo
cioè
a
un
'
ultima
spiaggia
:
non
è
una
esagerazione
pessimistica
ma
,
per
me
,
una
constatazione
.
La
sinistra
vive
un
declino
o
un
tracollo
che
i
risultati
elettorali
documentano
come
mai
prima
d
'
ora
.
Le
cause
di
questo
declino
sono
molte
e
profonde
(
antiche
e
recenti
,
oggettive
e
soggettive
,
nazionali
e
internazionali
)
e
sono
tanto
facili
da
elencare
quanto
difficili
da
analizzare
.
Non
ho
questa
presunzione
.
Questa
lettera
vuole
solo
dedurne
un
'
esigenza
pressante
e
adombrare
una
scelta
politica
e
perfino
organizzativa
.
E
a
questo
scopo
,
pur
essendo
rivolta
nel
suo
spirito
a
tutta
la
sinistra
largamente
intesa
,
è
indirizzata
specificamente
a
quelle
sue
parti
che
sentiamo
più
vicine
o
meno
lontane
,
più
radicali
o
meno
moderate
,
e
perciò
forse
più
disponibili
a
un
lavoro
comune
.
Parlo
di
Rifondazione
comunista
,
dei
Verdi
e
degli
ambientalisti
,
dei
comunisti
cossuttiani
,
della
sinistra
Ds
,
delle
avanguardie
sindacali
,
cioè
di
tutte
le
minoranze
politico
-
istituzionali
di
opposizione
o
governative
.
Dei
loro
gruppi
dirigenti
e
della
loro
base
sociale
,
organizzata
e
di
opinione
.
E
parlo
(
ma
questo
richiederebbe
un
discorso
a
parte
)
delle
minoranze
extraistituzionali
,
dei
centri
sociali
,
delle
varie
forme
di
autorganizzazione
che
impegnano
uomini
e
donne
in
conflitto
con
la
cultura
dominante
.
Di
quell
'
insieme
frastagliato
e
divaricato
che
un
tempo
definivamo
in
termini
generali
«
popolo
di
sinistra
»
.
È
un
'
elencazione
intenzionalmente
notarile
e
semplificata
,
poiché
bisogna
pur
partire
dalla
realtà
come
si
presenta
.
Così
come
burocratica
e
semplificata
(
o
forse
,
al
contrario
,
astratta
e
utopica
)
è
la
proposizione
che
vorrei
trarne
e
mettere
sul
piatto
:
la
necessità
di
una
convergenza
tra
queste
forze
,
la
individuazione
di
un
comun
denominatore
tra
di
esse
,
l
'
avvicinamento
reciproco
attraverso
una
Convenzione
o
una
consultazione
permanente
,
la
stipulazione
di
un
patto
.
I
contenuti
(
e
anche
le
forme
)
di
un
processo
di
questo
genere
tra
forze
naturalmente
gelose
della
propria
diversità
e
autonomia
non
si
improvvisano
,
ma
non
sono
introvabili
se
si
opera
una
selezione
,
se
ciascuno
rinuncia
a
secche
pregiudiziali
e
se
non
si
chiede
la
luna
.
Prioritaria
su
tutto
è
o
dovrebbe
essere
oggi
la
volontà
politica
,
e
quindi
un
segnale
e
un
comportamento
,
atti
e
decisioni
pubbliche
,
che
offrano
un
punto
di
riferimento
consistente
e
credibile
all
'
opinione
pubblica
,
alla
sinistra
diffusa
e
al
suo
elettorato
,
alle
sue
rivendicazioni
e
alle
sue
possibili
lotte
.
Qualcosa
che
faccia
sperare
in
un
mutamento
dei
rapporti
di
forza
e
ci
sottragga
al
senso
di
impotenza
che
oggi
avvertiamo
.
Non
c
'
è
molto
tempo
.
I
recenti
risultati
elettorali
europei
e
amministrativi
non
sono
un
incidente
di
percorso
ma
un
disastro
irrecuperabile
se
non
interviene
a
sinistra
un
fatto
nuovo
e
vistoso
che
agisca
come
un
moltiplicatore
di
energia
.
Tra
un
anno
le
elezioni
regionali
e
tra
due
o
forse
meno
le
elezioni
politiche
possono
segnare
la
nostra
dissolvenza
se
ciascuno
continuerà
a
cercare
la
propria
sopravvivenza
in
un
punto
di
più
in
percentuale
e
in
reciproca
concorrenza
.
Ovviamente
,
il
disastro
elettorale
non
è
che
l
'
effetto
di
una
sconfitta
giornaliera
e
prospettica
che
subiamo
da
tempo
nell
'
ordine
sociale
e
politico
senza
trovare
rimedio
.
Che
ciò
avvenga
in
presenza
di
un
governo
e
di
una
maggioranza
di
centro
-
sinistra
non
è
un
paradosso
.
Vuol
dire
che
questa
formazione
di
governo
e
questa
maggioranza
hanno
un
vizio
d
'
origine
e
un
tasso
di
inquinamento
che
le
rende
controproducenti
.
Non
sono
più
(
se
mai
lo
sono
state
)
uno
strumento
di
trasformazione
e
neppure
un
freno
alla
spontaneità
del
sistema
produttivo
e
culturale
dominante
,
ma
un
suo
servosterzo
e
una
fonte
di
smarrimento
delle
coscienze
e
di
mortificazione
degli
antagonismi
.
Il
governo
come
vetta
e
l
'
opposizione
come
ghetto
sono
una
moderna
mitologia
ch
'
era
del
tutto
estranea
alla
sinistra
(
quando
la
sinistra
era
espressione
del
movimento
operaio
e
dei
movimenti
popolari
)
ma
che
oggi
le
imprigiona
e
si
risolve
in
una
negazione
della
politica
,
della
democrazia
e
del
conflitto
.
Personalmente
credo
sia
questo
il
male
peggiore
di
cui
soffriamo
e
sono
convinto
che
la
convergenza
o
il
patto
che
auspichiamo
possa
concretarsi
solo
sul
terreno
dell
'
opposizione
.
Ma
si
può
anche
non
farne
una
condizione
preliminare
,
una
pregiudiziale
,
se
ciò
impedisse
in
partenza
il
dialogo
e
sbarrasse
la
strada
all
'
avvicinamento
e
al
messaggio
unitario
che
vorremmo
lanciare
.
A
questo
punto
la
responsabilità
maggiore
,
in
senso
positivo
,
credo
ricada
su
Rifondazione
comunista
e
sulla
sua
solitaria
opposizione
.
Pur
indebolito
,
questo
partito
è
la
formazione
di
minoranza
più
consistente
ed
è
,
per
la
sua
origine
,
in
radicale
contraddizione
con
la
deriva
moderata
.
Il
suo
nome
ambizioso
suggerisce
o
anzi
impone
una
dinamica
,
un
divenire
,
nessuna
rifondazione
potendosi
immaginare
affidata
a
un
solo
partito
grande
o
piccolo
che
sia
.
Bertinotti
solleva
a
volte
questo
problema
,
cercando
un
nuovo
linguaggio
o
immagine
e
una
via
di
fuga
da
ristrettezze
e
vincoli
settari
,
ma
poi
sembra
risucchiato
da
altre
logiche
.
E
temo
che
sbaglierebbe
se
cercasse
ora
un
nuovo
respiro
nei
confini
della
maggioranza
governativa
o
ai
suoi
margini
:
un
corto
respiro
,
quando
la
domanda
popolare
è
che
ciascuno
apra
le
proprie
e
le
altrui
finestre
.
Il
movimento
verde
e
ambientalista
può
ancora
tornare
ad
essere
,
in
forza
della
sua
tematica
originaria
,
qualcosa
di
molto
più
attuale
e
ricco
di
com
'
è
diventato
per
autoriduzione
,
assumendo
i
caratteri
di
un
partito
troppo
tradizionale
e
istituzionale
,
oppure
frazionandosi
in
esperienze
separate
.
Potrebbe
invece
ricominciare
a
vantare
una
primogenitura
in
rapporto
alla
questione
ecologica
che
ha
mille
implicazioni
,
e
farne
un
asse
di
una
sinistra
articolata
e
ringiovanita
.
A
che
servirebbe
(
ciò
vale
per
tutti
)
risalire
di
un
punto
entro
i
margini
di
una
maggioranza
impropria
?
Confesso
di
non
aver
capito
l
'
evoluzione
subita
nei
mesi
recenti
dal
partito
di
Cossutta
e
perciò
mi
è
più
difficile
sollecitare
anche
questo
partito
a
ritrovare
una
collocazione
e
uno
spirito
più
rispondenti
ai
propositi
iniziali
.
Finora
è
sembrato
(
ora
c
'
è
forse
una
correzione
)
che
la
priorità
per
i
comunisti
cossuttiani
fosse
la
concorrenza
e
la
rivalità
con
il
partito
di
provenienza
.
Non
so
da
che
cosa
dipenda
,
forse
dalla
maledizione
che
grava
sulle
minoranze
,
o
dalla
tradizione
organizzativa
autosufficiente
del
vecchio
Pci
,
o
dalla
formazione
personale
del
suo
leader
storico
.
Ma
anche
questa
compagine
non
può
non
avvertire
che
la
domanda
popolare
è
un
'
altra
e
che
una
risposta
debole
ed
elusiva
,
fatalmente
subordinata
alle
logiche
di
governo
,
non
trova
comprensione
né
consenso
.
Dalla
sinistra
Ds
,
che
ha
il
pericoloso
privilegio
di
operare
nel
campo
di
Agramante
,
si
vorrebbe
che
uscisse
allo
scoperto
senza
remore
e
scuotesse
il
corpo
e
l
'
anima
del
suo
partito
con
energia
proporzionata
ai
mali
che
lo
affliggono
e
all
'
emergenza
in
cui
è
piombato
.
Questi
amici
sono
comprensibilmente
impacciati
dai
vincoli
di
governo
e
dai
rugginosi
meccanismi
di
vita
interna
.
Ma
oggi
il
mediocre
leaderismo
che
ha
dominato
il
governo
e
il
partito
è
gravemente
ferito
,
se
non
del
tutto
squalificato
,
ed
è
più
facile
reagire
.
Non
solo
manifestando
dissenso
ma
ponendo
discriminanti
nette
e
invalicabili
.
Questa
lettera
che
ora
concludo
(
restando
nell
'
orizzonte
delle
minoranze
politico
-
istituzionali
)
è
dettata
da
una
certa
ansia
ma
anche
da
un
forte
convincimento
:
che
non
c
'
è
rapporto
,
non
c
'
è
proporzione
,
tra
il
declino
evidente
della
sinistra
italiana
e
i
nostri
comportamenti
.
E
che
mutare
questi
comportamenti
non
è
solo
una
necessità
e
una
convenienza
ma
un
dovere
politico
-
morale
.
Certo
non
è
dettata
da
petulanza
o
pretese
di
ingerenza
ma
,
se
così
ancora
si
può
dire
,
da
spirito
di
servizio
.
È
una
lettera
personale
ma
credo
che
questo
giornale
,
rispettando
l
'
autonomia
propria
e
altrui
,
sarebbe
lieto
di
partecipare
a
questa
nuova
convergenza
o
convenzione
tra
le
minoranze
più
radicali
o
meno
moderate
.
Questo
giornale
è
anche
un
gruppo
politico
,
un
'
area
della
politica
,
e
ha
una
influenza
qualitativa
che
noi
e
voi
non
valutiamo
abbastanza
.
Questa
sottovalutazione
è
un
altro
segno
di
subalternità
alle
mode
,
agli
altri
mezzi
di
comunicazione
che
ci
sono
spesso
ostili
,
all
'
esposizione
televisiva
come
surrogato
seducente
ma
illusorio
di
una
costruzione
politica
tenace
.
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
forse
non
ho
svolto
bene
il
tema
.
Forse
avrei
fatto
meglio
ad
adottare
il
linguaggio
dell
'
utopia
,
secondo
la
nostra
vocazione
.
Forse
avrei
dovuto
cominciare
(
o
finire
)
così
:
«
Guido
,
vorrei
che
tu
Lapo
ed
io
fossimo
presi
per
incantamento
...
»
Ma
c
'
è
un
Guido
,
c
'
è
un
Lapo
,
c
'
è
un
io
e
ancora
altri
?
Se
non
ci
sono
,
nessun
linguaggio
può
raggiungere
le
loro
orecchie
e
incantarli
.
StampaQuotidiana ,
Sono
assolutamente
persuaso
che
ci
troviamo
di
fronte
a
un
complotto
in
piena
regola
,
combinato
e
disposto
con
pazienza
e
sapienza
,
concepito
all
'
estero
come
si
addice
ad
ogni
complotto
,
ma
che
ha
la
sua
base
operativa
nel
caveau
di
un
'
istituzione
nazionale
insospettabile
come
il
ministero
del
Tesoro
e
il
suo
regista
nella
persona
sospettabile
dell
'
on.
Amato
,
assurto
in
questi
giorni
a
presidente
del
Consiglio
ombra
.
Non
vedo
altra
spiegazione
agli
eventi
che
incalzano
.
Così
come
la
dichiarazione
di
guerra
al
sistema
previdenziale
,
un
giorno
prima
delle
elezioni
,
ha
espugnato
Bologna
,
così
ora
il
presidente
ombra
,
in
partenza
per
le
vacanze
di
ferragosto
,
si
è
ripetuto
in
termini
ultimativi
:
o
le
mie
riforme
decisioniste
o
il
caos
,
o
così
o
pomì
,
e
chi
mi
attacca
è
uno
squadrista
.
Quando
anche
ufficialmente
ero
io
il
premier
nel
1992
-
ricorda
con
orgoglio
il
superministro
-
ho
dato
alle
pensioni
una
spallata
come
fa
oggi
Schröder
e
come
anche
D
'
Alema
vorrebbe
fare
.
Ma
gran
parte
della
sinistra
,
che
ancora
inquina
il
mio
governo
,
ci
ostacola
e
vuol
resistere
fino
al
2001
:
non
se
ne
parla
,
io
e
il
premier
reagiremo
come
un
sol
uomo
,
giacché
tali
siamo
.
Domanda
.
Che
cosa
nasconde
questa
irresistibile
ascesa
del
braccio
destro
di
Craxi
,
che
ora
non
si
accontenta
della
sua
alta
carica
ma
proclama
una
partnership
di
governo
e
invita
a
Canossa
la
«
cara
sinistra
»
?
La
previdenza
non
è
il
solo
problema
nazionale
né
il
più
importante
ma
è
un
simbolo
:
è
il
terreno
scelto
per
tagliare
la
poca
erba
che
rimane
sotto
i
piedi
della
«
cara
sinistra
»
.
Ed
è
precisamente
questa
la
missione
che
il
nuovo
premier
si
è
assegnato
per
saldare
un
vecchio
conto
.
Retroscena
.
Quando
Craxi
è
emigrato
,
l
'
on.
Amato
avrebbe
voluto
seguirlo
per
devozione
,
sebbene
incolpevole
di
reati
penali
.
Ma
in
un
colloquio
riservato
e
non
privo
di
pathos
i
due
hanno
preferito
stringere
un
patto
astuto
e
combattivo
degno
di
Ulisse
:
il
vecchio
resta
in
esilio
,
il
giovane
rientra
nel
gioco
,
si
introduce
nell
'
odiata
città
nemica
come
il
famoso
cavallo
di
legno
,
darà
fuoco
a
Troia
al
momento
opportuno
e
porterà
a
Hammamet
lo
scalpo
di
Priamo
.
Sorpresa
.
L
'
on.
Amato
non
ha
dovuto
faticare
,
ha
trovato
Troia
dispostissima
a
darsi
fuoco
con
le
sue
mani
e
Priamo
(
il
premier
dell
'
epoca
)
già
intento
per
conto
suo
a
spargere
benzina
.
I
mulini
del
diavolo
macinano
fino
.
OFFESA ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
La
selvaggia
aggressione
«
teppistica
»
al
«
Corriere
della
Sera
»
rappresenta
un
nuovo
e
intollerabile
attacco
alla
libertà
di
stampa
,
la
suprema
fra
tutte
le
libertà
.
I
«
gruppuscoli
»
extraparlamentari
di
sinistra
hanno
attaccato
la
sede
del
giornale
nell
'
ora
del
più
intenso
lavoro
:
era
in
corso
un
'
assemblea
di
tutti
i
redattori
intesa
a
codificare
,
con
una
democratica
e
civilissima
discussione
,
le
conquiste
dell
'
intera
categoria
decisa
a
difendere
i
propri
diritti
contro
ogni
sopruso
e
a
stabilire
le
sue
funzioni
nell
'
interno
dell
'
azienda
,
nell
'
ambito
di
una
concezione
pluralista
e
occidentale
dei
diritti
-
doveri
della
stampa
.
La
deplorevole
assenza
,
o
l
'
incerto
impiego
,
delle
forze
dell
'
ordine
hanno
aggravato
la
situazione
.
La
difesa
del
vecchio
palazzo
,
in
cui
si
simboleggia
la
storia
di
tanta
parte
del
giornalismo
italiano
,
nelle
sue
glorie
e
anche
nelle
sue
umiliazioni
,
nelle
sue
grandezze
ed
anche
nelle
sue
sofferenze
,
è
stata
affidata
ai
giornalisti
,
ai
tipografi
,
agli
impiegati
.
È
un
altro
motivo
di
amarezza
e
di
malinconia
,
in
giorni
che
non
sono
certo
consolanti
per
l
'
avvenire
della
libertà
in
Italia
.
La
concomitanza
,
e
il
reciproco
aiuto
,
che
si
danno
gli
opposti
estremismi
,
la
cosiddetta
«
maggioranza
silenziosa
»
,
ormai
al
servizio
del
Msi
,
e
i
gruppetti
di
anarchici
e
maoisti
ed
estremisti
di
sinistra
,
dove
la
violenza
della
protesta
pseudopolitica
si
identifica
con
la
provocazione
pura
e
semplice
.
L
'
abbattimento
di
ogni
confine
,
l
'
annullamento
di
ogni
limite
:
perfino
gli
squadristi
ispirati
da
Farinacci
si
fermarono
nel
'25
di
fronte
alle
finestre
di
via
Solferino
.
Un
attacco
selvaggio
,
immotivato
,
insensato
con
l
'
uso
di
bombe
Molotov
e
di
candelotti
esplosivi
,
quasi
a
perfezionare
la
tecnica
,
meno
raffinata
e
più
artigianale
,
che
già
conoscemmo
nel
'68
con
le
prime
aggressioni
al
«
Corriere
»
contemporanee
al
sorgere
della
contestazione
.
Quando
si
attacca
un
giornale
,
il
«
Corriere
»
in
questa
inquieta
primavera
del
1972
non
meno
che
1'«Avanti!»
,
alla
vigilia
del
fascismo
,
cinquant
'
anni
or
soro
,
si
offende
la
libertà
nel
suo
nucleo
essenziale
,
nel
suo
valore
irrinunciabile
.
Si
punta
ad
intimidire
chi
esprime
il
proprio
pensiero
o
motiva
il
proprio
dissenso
,
a
piegare
l
'
avversario
con
la
violenza
fisica
,
a
seminare
il
panico
e
diffondere
l
'
insicurezza
nel
paese
intero
.
Ci
scriveva
giorni
fa
un
vecchio
democratico
e
antifascista
,
di
quelli
che
hanno
conosciuto
l
'
avvento
della
dittatura
mussoliniana
,
Pietro
Nenni
,
che
la
massima
difficoltà
oggi
,
quella
che
rende
così
terribile
e
incerto
il
compito
di
ognuno
di
noi
,
nelle
varie
responsabilità
civili
che
gli
sono
affidate
,
«
è
la
lotta
per
non
esasperare
i
rapporti
politici
e
sociali
»
.
«
Non
è
oggi
-
aggiungeva
il
vecchio
leader
socialista
-
la
qualità
più
pregiata
;
ma
è
comunque
un
segno
di
saggezza
.
»
Sembra
che
la
saggezza
si
stia
allontanando
da
noi
.
Esplosioni
di
furore
bestiale
,
come
l
'
attacco
alla
sede
del
«
Corriere
»
,
ripropongono
i
problemi
di
fondo
della
nostra
convivenza
civile
,
messi
a
durissima
prova
negli
ultimi
quattro
anni
.
Tutte
le
forze
democratiche
e
costituzionali
debbono
opporsiallo
scatenarsi
della
violenza
non
meno
che
al
dilagare
di
un
anarchismo
che
,
partendo
da
sinistra
,
aiuta
la
destra
estrema
.
E
il
governo
,
monocolore
o
no
,
deve
ricordarsi
di
esistere
.
StampaQuotidiana ,
La
lettera
agli
amici
(
«
il
manifesto
»
del
6
luglio
)
non
è
giunta
a
destinazione
.
Non
ho
tenuto
conto
che
la
posta
è
premoderna
e
non
funziona
.
Salvo
eccezioni
,
la
lettera
è
tornata
al
mittente
.
Non
è
grave
e
non
insisto
.
Era
un
'
iniziativa
e
una
proposta
limitata
,
una
sollecitazione
,
un
'
ipotesi
di
lavoro
dettata
da
un
bisogno
di
operatività
.
Che
facciamo
?
Una
domanda
spontanea
,
dopo
il
disastro
elettorale
che
ha
coinvolto
tutta
la
sinistra
,
nessuno
escluso
.
Quale
che
sia
la
risposta
,
mi
son
detto
,
non
può
essere
l
'
immobilità
.
Qualcuno
ha
osservato
che
ho
scelto
gli
interlocutori
sbagliati
.
Sigle
,
anziché
la
gente
in
carne
ed
ossa
che
ci
volta
le
spalle
.
Può
darsi
,
se
non
fosse
che
anche
dietro
le
sigle
ci
sono
persone
vive
e
che
è
difficile
prescindere
dalle
rappresentanze
in
una
democrazia
rappresentativa
,
ancorché
malata
.
Qualcun
altro
ha
giudicato
l
'
idea
di
un
avvicinamento
tra
le
minoranze
della
sinistra
come
un
'
astrazione
o
un
raduno
di
reduci
.
Può
darsi
anche
questo
,
ammetto
che
parteciperei
volentieri
a
un
incontro
di
riservisti
(
non
reduci
)
magari
a
Bologna
per
chiedere
a
noi
stessi
che
facciamo
mentre
la
casa
brucia
.
Il
punto
è
questo
,
che
io
vedo
lo
stato
della
sinistra
più
o
meno
come
il
Kosovo
.
Non
vedo
nei
risultati
elettorali
e
nell
'
aria
che
tira
soltanto
un
distacco
della
sinistra
dalla
sua
base
sociale
e
una
delusione
del
suo
popolo
.
Vedo
un
vero
fenomeno
di
rigetto
nei
confronti
della
prima
esperienza
di
governo
della
sinistra
,
considerata
un
inganno
ancor
più
che
un
fallimento
.
Il
governo
D
'
Alema
,
le
sue
politiche
e
il
suo
messaggio
,
hanno
avuto
un
effetto
demolitore
.
Alcuni
guasti
sono
irreparabili
perché
hanno
inciso
nelle
coscienze
.
La
guerra
,
anzi
il
suo
elogio
come
occasione
di
prestigio
internazionale
.
O
un
episodio
da
nulla
,
un
secolo
di
storia
operaia
(
il
centenario
Fiat
)
celebrato
come
una
sagra
di
famiglia
.
Il
prossimo
messaggio
è
già
partito
con
lo
stesso
spirito
contro
la
previdenza
come
simbolo
e
contro
il
sindacato
.
Se
D
'
Alema
governerà
altri
due
anni
non
possiamo
attenderci
resipiscenze
ma
altre
forzature
nella
stessa
direzione
,
alla
ricerca
di
nuovi
titoli
di
legittimità
e
di
consenso
nella
parte
abbiente
e
benpensante
del
paese
.
È
questa
l
'
Italia
che
D
'
Alema
vuole
rappresentare
.
Neppure
possiamo
attenderci
resipiscenze
dal
partito
di
ex
maggioranza
,
che
non
sarà
l
'
usciere
di
palazzo
Chigi
ma
non
si
sa
come
si
chiama
,
e
ancor
meno
dalla
compagine
governativa
.
Un
commentatore
di
destra
ha
scritto
di
non
capire
come
mai
le
donne
e
gli
uomini
della
sinistra
,
approdati
al
governo
da
un
'
altra
storia
,
non
abbiano
compiuto
un
solo
atto
autentico
e
innovativo
,
magari
simbolico
,
attinente
alla
sfera
di
valori
che
rappresentavano
fino
a
ieri
l
'
altro
.
Ma
non
è
strano
e
non
è
inefficienza
.
È
la
conseguenza
della
riduzione
della
politica
a
tecnica
,
di
una
concezione
dello
sviluppo
imperniata
sul
binomio
ricchezza
privata
-
degrado
pubblico
,
di
un
criterio
di
modernizzazione
deformato
.
Strano
,
semmai
,
è
che
non
abbiamo
la
percezione
del
deficit
di
sostanza
e
di
immagine
del
loro
operato
.
Brutto
è
lo
scenario
che
ci
mostrano
le
cronache
quotidiane
,
lo
scenario
che
ogni
governo
eredita
dal
precedente
senza
beneficio
di
inventario
,
lo
scenario
di
una
società
che
si
arricchisce
conservando
al
suo
interno
vere
e
proprie
sacche
di
inciviltà
.
Sale
operatorie
infette
negli
ospedali
metropolitani
,
morti
sul
lavoro
che
non
siedono
al
tavolo
della
concertazione
,
dispute
rituali
sugli
incendi
stagionali
,
frane
che
ci
coglieranno
impreparati
,
inquinamento
record
delle
città
incoraggiato
dalle
rottamazioni
,
un
sistema
fiscale
definito
autorevolmente
da
vent
'
anni
«
uno
schifo
»
ma
sempre
uguale
a
se
stesso
.
Miserie
che
dovrebbero
essere
affrontate
con
impeto
da
una
qualsiasi
sinistra
,
come
un
punto
d
'
onore
,
ma
sono
in
coda
all
'
agenda
politica
perché
risanamento
civile
e
qualità
della
vita
non
rientrano
nel
rapporto
deficit
-
Pil
.
Che
facciamo
?
Ci
inviamo
lettere
incrociate
ma
non
riusciamo
a
fare
di
più
,
a
offrire
un
riferimento
.
Ci
sono
momenti
o
fasi
in
cui
spetta
alle
minoranze
reagire
e
pesare
in
misura
superiore
alle
proprie
forze
.
Ma
se
avessimo
un
sistema
elettorale
tedesco
con
sbarramento
al
5
per
cento
,
nessuna
delle
formazioni
minori
della
sinistra
elencate
in
quella
lettera
supererebbe
la
soglia
.
È
bizzarro
che
sia
io
,
chissà
perché
,
a
rammaricarmi
di
questa
eventualità
più
degli
interessati
.
Salvo
Rifondazione
,
forse
,
che
mi
sembra
meno
insensibile
.
Mi
piacerebbe
se
questo
partito
,
che
ha
più
titoli
di
un
riservista
o
di
un
giornale
,
si
impegnasse
in
proprio
a
promuovere
un
rimescolio
delle
carte
.
Ma
è
una
pretesa
eccessiva
,
non
si
può
chiedere
a
un
singolo
partito
di
farsi
carico
di
un
simile
compito
,
di
favorire
un
accorpamento
delle
minoranze
disponibili
,
di
trasfigurarsi
in
una
federazione
delle
sinistre
sperdute
.
Bisognerebbe
restaurare
un
«
comune
sentire
»
(
rubo
questa
espressione
ad
Alessandro
Natta
,
nientemeno
)
.
È
un
'
espressione
vaga
,
quasi
tautologica
.
Un
comune
sentire
è
come
il
coraggio
manzoniano
e
se
non
c
'
è
non
si
può
invocarlo
.
Ma
è
una
molla
che
altre
volte
ha
funzionato
e
che
può
sempre
scattare
in
circostanze
impreviste
.
Telegramma
agli
amici
intimi
:
teniamoci
ben
caro
e
stretto
,
per
l
'
intanto
,
questo
giornale
che
c
'
è
.
StampaQuotidiana ,
Non
doveva
dirlo
,
l
'
on.
Violante
,
che
la
sicurezza
viene
prima
della
giustizia
.
È
una
tesi
che
fa
venire
i
brividi
,
se
ad
enunciarla
in
televisione
è
un
cultore
del
diritto
e
un
altissimo
magistrato
come
il
presidente
della
Camera
.
È
come
una
bestemmia
profferita
da
un
vescovo
di
fronte
ai
fedeli
.
Alle
orecchie
di
un
ascoltatore
maldisposto
o
di
un
poliziotto
sempliciotto
può
suonare
così
:
prima
spara
e
poi
chiedi
i
documenti
.
Alle
orecchie
di
un
giudice
sbrigativo
può
suonare
così
:
meglio
un
innocente
in
galera
che
un
colpevole
in
libertà
.
Non
va
bene
.
Sicuramente
l
'
on.
Violante
,
che
è
un
democratico
e
una
persona
gentile
,
non
intendeva
spingersi
così
oltre
,
né
indulgere
agli
istinti
forcaioli
oggi
alquanto
diffusi
.
Forse
ha
ceduto
al
gusto
dell
'
assioma
(
come
quando
ha
detto
che
la
stabilità
dei
governi
è
un
«
valore
in
sé
»
,
una
categoria
dello
spirito
)
.
Forse
non
intendeva
stabilire
una
gerarchia
di
valore
tra
sicurezza
e
giustizia
ma
solo
una
successione
cronologica
.
Non
va
bene
lo
stesso
,
non
si
gioca
a
rimpiattino
con
certe
parole
.
Peggio
ha
fatto
il
governo
D
'
Alema
-
Amato
(
il
tesoriere
si
fa
fotografare
attaccato
al
premier
come
un
fratello
siamese
)
ad
affrontare
il
problema
della
criminalità
urbana
come
un
'
emergenza
,
sull
'
onda
della
pubblica
emotività
gonfiata
dai
media
,
aggiungendoci
di
suo
un
'
enfasi
scopertamente
elettorale
.
Quello
di
agire
per
impulsi
e
sollecitazioni
superficiali
,
e
questa
volta
con
l
'
esibizione
di
un
conclave
,
è
uno
dei
peggiori
vizi
di
questo
governo
,
che
rende
inautentico
tutto
quello
che
fa
.
La
criminalità
non
è
un
'
emergenza
ma
un
problema
strutturale
dei
grandi
agglomerati
metropolitani
,
e
quella
piccola
discende
dalla
grande
che
oggi
sembra
dimenticata
(
le
mafie
,
il
narcotraffico
,
la
condizione
degli
immigrati
,
tutto
scompare
dietro
lo
scippatore
)
.
Ridurre
una
malattia
sociale
di
questa
entità
a
un
problema
di
polizia
è
,
più
che
demagogico
,
dilettantesco
.
Noi
abbiamo
un
sistema
giudiziario
farraginoso
,
sia
penale
che
civile
,
e
un
sistema
carcerario
che
esploderà
o
imploderà
.
Pene
più
severe
,
più
carcere
,
fermo
di
polizia
,
sono
vecchi
arnesi
di
repressione
,
che
non
danno
sicurezza
e
garanzie
ma
ce
ne
privano
,
e
vanno
in
direzione
opposta
alla
prevenzione
,
all
'
investigazione
,
alle
pene
alternative
,
al
reinserimento
.
È
strano
e
deprimente
che
la
sinistra
di
governo
,
che
può
contare
sul
fior
fiore
della
cultura
giuridica
nazionale
,
sia
così
povera
di
inventiva
in
questa
materia
e
scimmiotti
la
destra
,
facendosi
paradossalmente
accusare
di
spirito
autoritario
.
Mi
viene
nostalgia
dei
romanzi
gialli
di
E
.
Wallace
e
di
quelli
umoristici
di
P.G.
Wodehouse
,
nostalgia
di
Scotland
Yard
e
dei
poliziotti
londinesi
che
con
il
loro
elmetto
e
bastoncino
tenevano
testa
a
Jack
lo
squartatore
.
Oppure
,
al
contrario
,
mi
torna
in
mente
l
'
invio
dell
'
esercito
in
Sardegna
contro
il
banditismo
(
presidente
Saragat
)
,
quando
una
stazione
di
carabinieri
intelligenti
conosceva
benissimo
i
banditi
e
poteva
arrestarli
al
bar
.
La
sinistra
di
governo
deve
stare
molto
attenta
a
non
scivolare
su
questo
terreno
.
Nell
'
immaginario
collettivo
,
la
sinistra
può
essere
ancora
facilmente
associata
ai
peccati
del
socialismo
reale
.
Sarebbe
ingiusto
,
ma
se
la
giustizia
viene
dopo
la
sicurezza
...
StampaQuotidiana ,
Come
l
'
incredulo
Tommaso
,
che
non
prendeva
per
vero
nulla
che
non
vedesse
con
gli
occhi
e
non
toccasse
con
mano
,
così
io
non
credo
a
quel
che
mi
raccontano
circa
l
'
ultima
trasmissione
televisiva
di
D
'
Alema
.
Non
credo
cioè
che
abbia
detto
testualmente
:
«
Per
la
prima
volta
nel
dopoguerra
la
bandiera
italiana
sventola
oltre
il
territorio
nazionale
e
questo
è
motivo
d
'
orgoglio
»
.
Ancor
meno
credo
che
questa
frase
fosse
accompagnata
,
sullo
sfondo
,
dal
canto
di
Faccetta
nera
,
bella
abissina
.
D
'
Alema
è
uomo
d
'
onore
e
se
pensasse
queste
cose
le
avrebbe
dette
ai
pacifisti
marciando
con
loro
da
Perugia
ad
Assisi
.
Vero
è
che
D
'
Alema
si
appresta
a
presentare
il
suo
libro
sul
Kosovo
in
coppia
col
generale
Clark
,
che
non
è
precisamente
un
pacifista
,
ma
tutti
sappiamo
che
quella
guerra
è
stata
umanitaria
e
non
era
fatta
per
piantare
bandiere
coloniali
oltremare
.
Vorreste
ora
farci
credere
il
contrario
?
Cosa
c
'
entra
poi
faccetta
nera
?
A
quei
tempi
avevo
dieci
anni
e
andavo
a
vedere
i
soldati
con
le
bandiere
che
si
imbarcavano
per
l
'
Etiopia
.
Più
tardi
ho
saputo
che
c
'
era
un
compagno
,
che
mi
pare
si
chiamasse
Barontini
,
che
combatteva
dalla
parte
del
Negus
contro
i
gas
del
maresciallo
Graziani
.
Ne
trassi
un
senso
di
orgoglio
nazionale
.
E
ora
vorreste
farmi
credere
che
invece
D
'
Alema
,
se
fosse
nato
in
tempo
,
sarebbe
eroicamente
caduto
impugnando
il
tricolore
?
Io
non
li
capisco
questi
giovani
dirigenti
postcomunisti
,
non
capisco
da
quale
cultura
provengano
.
Ma
non
posso
credere
che
,
alla
ricerca
di
una
identità
,
finiscano
col
formarsi
una
mentalità
ed
ereditare
archetipi
a
cui
perfino
Gasparri
cerca
di
sottrarsi
.
Si
può
trarre
motivo
di
orgoglio
patriottico
da
Dante
Alighieri
o
Michelangelo
,
dal
sole
di
Napoli
se
non
del
rione
Sanità
,
dai
fratelli
Cervi
(
chi
erano
?
)
o
dalla
presenza
della
Santa
Sede
,
anche
da
Valentino
(
il
sarto
)
.
Oppure
dalla
felicità
della
società
che
si
governa
.
E
invece
no
,
la
cosa
di
sinistra
è
il
tricolore
sulla
quarta
sponda
.
Se
è
così
,
è
venuto
il
momento
di
mandare
la
Folgore
in
Cecenia
,
dirottandola
da
Timor
est
che
non
fa
più
notizia
.
Qui
c
'
è
una
nuova
macelleria
nella
provincia
di
un
ex
impero
,
profughi
a
non
finire
,
diritti
umani
e
diritto
all
'
autodeterminazione
calpestati
,
un
vistoso
Kosovo
.
Non
si
capisce
perché
l
'
Onu
,
la
Nato
,
il
generale
Clark
o
chi
per
lui
,
rinuncino
in
questo
caso
al
principio
dell
'
ingerenza
umanitaria
come
nuovo
internazionalismo
(
Tony
)
.
Non
è
perché
i
russi
hanno
i
missili
,
il
generale
Clark
ha
già
detto
di
non
temere
la
terza
guerra
mondiale
.
Allora
perché
due
pesi
e
due
misure
?
Oltretutto
il
Caucaso
è
pieno
di
petrolio
e
ci
sarebbe
anche
convenienza
.
Pensaci
D
'
Alema
,
parlane
con
il
generale
discutendo
del
tuo
libro
,
forse
vinceresti
le
elezioni
regionali
e
resterai
a
palazzo
Chigi
fino
al
2001
.
C
'
è
qualcosa
che
non
faresti
per
tagliare
questo
traguardo
?
StampaPeriodica ,
La
lunga
marcia
delle
riforme
ha
sinora
affrontato
,
alla
Camera
,
soltanto
due
nodi
:
quello
del
federalismo
(
forma
di
Stato
)
e
quello
del
presidenzialismo
(
forma
di
governo
)
.
Sul
primo
,
il
testo
concordato
in
Bicamerale
è
stato
ampiamente
modificato
;
sul
secondo
,
invece
,
è
stato
rispettato
.
Il
che
non
è
di
per
sé
riprovevole
o
irragionevole
.
Se
gli
accordi
della
Bicamerale
fossero
tutti
blindati
,
allora
l
'
esame
delle
Camere
non
avrebbe
senso
,
sarebbe
soltanto
pro
forma
.
Però
,
se
tutti
gli
accordi
della
Bicamerale
fossero
sblindati
,
cioè
tutti
da
rifare
,
allora
sarebbe
il
lavoro
della
commissione
costituente
a
risultare
inutile
.
Alla
domanda
se
i
patti
della
Bicamerale
saranno
rispettati
,
pertanto
,
per
il
momento
si
può
soltanto
rispondere
:
in
parte
sì
,
in
parte
no
.
Ma
siamo
ancora
ai
primissimi
passi
.
Perché
c
'
è
ancora
da
vedere
che
cosa
succederà
al
Senato
,
dove
la
riforma
presidenziale
approvata
a
Montecitorio
potrà
tenere
,
ma
dove
dubito
molto
sulla
tenuta
della
riforma
federale
.
Il
solo
punto
abbastanza
fermo
,
a
oggi
,
delle
riforme
è
dunque
quello
del
presidenzialismo
.
Vediamolo
.
In
passato
il
presidente
della
Repubblica
era
eletto
dalle
Camere
.
In
futuro
sarà
eletto
,
in
forza
dell
'
articolo
64
della
nuova
Costituzione
,
a
suffragio
universale
diretto
.
La
Camera
ha
anche
approvato
gli
articoli
che
ne
specificano
poteri
e
modalità
di
elezione
,
affrontando
per
ultimi
due
punti
:
le
prerogative
presidenziali
in
materia
di
politica
estera
e
di
difesa
(
art.
66
,
sub
a
)
e
il
potere
di
scioglimento
delle
Camere
(
art.
70
)
.
Sono
punti
importanti
,
e
controversi
per
questo
;
ma
non
abbastanza
importanti
da
modificare
la
valutazione
d
'
insieme
.
I
sistemi
genericamente
detti
presidenziali
sono
almeno
una
trentina
,
e
si
dividono
in
tre
tipi
:
il
sistema
presidenziale
puro
di
tipo
americano
,
il
sistema
semipresidenzíale
di
tipo
francese
,
i
sistemi
presidenziali
spuri
che
sono
tali
di
nome
più
che
di
fatto
.
Il
solo
denominatore
comune
di
tutti
questi
sistemi
è
l
'
elezione
popolare
del
capo
dello
Stato
.
Ma
la
sola
elezione
non
basta
a
rendere
un
sistema
presidenziale
diverso
da
un
sistema
parlamentare
.
Irlanda
,
Islanda
e
Austria
esibiscono
presidenti
eletti
a
suffragio
universale
,
ma
funzionano
in
tutto
e
per
tutto
come
sistemi
parlamentari
nei
quali
il
presidente
conta
poco
o
niente
.
Un
sistema
politico
è
davvero
presidenziale
,
allora
,
quando
il
presidente
conta
in
termini
di
potere
di
governo
.
Negli
Stati
Uniti
è
il
presidente
che
governa
e
che
riassume
in
sé
tutti
i
poteri
di
governo
.
Dunque
,
nel
sistema
presidenziale
puro
il
presidente
conta
moltissimo
.
L
'
inconveniente
di
questa
formula
,
che
si
manifesta
appieno
in
America
Latina
,
è
duplice
:
da
un
lato
è
aperta
al
rischio
dell
'
eccesso
di
potere
,
dall
'
altro
lato
non
prevede
il
caso
che
viene
detto
della
«
maggioranza
divisa
»
,
cioè
del
presidente
che
si
trova
in
minoranza
in
Parlamento
.
In
Francia
,
invece
,
la
struttura
del
potere
esecutivo
è
diarchica
,
a
due
teste
;
ma
il
problema
di
una
conflittualità
o
paralisi
diarchica
è
risolto
dal
fatto
che
l
'
esercizio
effettivo
del
potere
passa
dal
capo
dello
Stato
al
capo
del
governo
-
e
viceversa
-
a
seconda
di
chi
si
trova
in
maggioranza
.
Il
semipresidenzialismo
francese
è
dunque
un
sistema
altamente
flessibile
che
non
si
incaglia
,
come
avviene
in
America
,
nelle
secche
della
maggioranza
divisa
.
In
Francia
il
presidente
a
volte
conta
molto
,
a
volte
conta
meno
;
ma
non
è
mai
un
presidente
che
non
presiede
nulla
,
la
cui
funzione
è
di
essere
soltanto
un
garante
.
Come
si
cerca
invece
di
renderlo
nel
presidenzialismo
all
'
italiana
.
Come
notavo
,
in
materia
di
poteri
presidenziali
esiste
ancora
un
contenzioso
aperto
.
Ma
ammettiamo
che
gli
articoli
66
e
70
resistano
agli
assalti
e
passino
nella
versione
proposta
dalla
Bicamerale
.
Anche
se
così
sarà
,
il
presidenzialismo
all
'
italiana
è
pur
sempre
da
ascrivere
alla
categoria
dei
presidenzialismi
spuri
e
mal
congegnati
;
che
talvolta
sono
soltanto
inutili
,
come
nella
citatissima
Austria
,
ma
che
possono
anche
essere
dannosi
.
Capisco
benissimo
chi
si
oppone
al
presidenzialismo
puro
.
Capisco
anche
,
seppur
meno
,
chi
nemmeno
vuole
il
semipresidenzialismo
.
Ma
l
'
argomento
vero
non
è
che
nel
modello
francese
si
annida
il
pericolo
di
una
tirannide
virtuale
,
come
gridano
,
comprensibilmente
spaventatissimi
,
Armando
Cossutta
e
Fausto
Bertinotti
;
e
nemmeno
il
pericolo
della
deriva
plebiscitaria
denunziato
dai
popolari
.
Chiamando
le
cose
con
il
loro
vero
nome
,
chi
diffida
di
qualsiasi
presidenzialismo
teme
l
'
elezione
popolare
diretta
.
Coma
fa
un
elettorato
che
di
politica
si
interessa
poco
,
e
sa
pochissimo
,
a
scegliere
una
persona
adatta
?
Diciamolo
senza
infingimenti
:
il
rischio
di
una
cattiva
scelta
,
di
una
scelta
sbagliata
,
è
un
rischio
da
mettere
in
conto
.
E
la
videopolitica
lo
accentua
.
In
Brasile
la
televisione
ha
portato
al
potere
Collor
,
un
pessimo
presidente
cacciato
per
corruzione
nel
1993
.
In
questo
momento
pare
che
dalle
elezioni
presidenziali
nelle
Filippine
esca
vincitore
un
ex
attore
(
come
Ronald
Reagan
,
ma
senza
il
suo
tirocinio
politico
)
e
che
in
Venezuela
la
candidata
più
forte
per
le
elezioni
presidenziali
di
dicembre
sia
Irene
Sàez
,
un
'
ex
Miss
Universo
di
36
anni
:
certo
una
gran
bella
ragazza
,
ma
che
cosa
c
'
entra
?
Dunque
il
presidenzialismo
comporta
un
rischio
che
l
'
elezione
parlamentare
del
presidente
riduce
.
Ma
il
guaio
è
che
in
Italia
i
nemici
del
presidenzialismo
sono
riusciti
a
depotenziarlo
senza
però
riuscire
a
evitare
l
'
elezione
diretta
(
per
ben
sei
anni
)
.
Il
che
rischia
di
produrre
un
presidenzialismo
reso
pericoloso
dalla
propria
impotenza
.
L
'
elezione
popolare
del
capo
dello
Stato
non
è
piccola
cosa
.
Tra
le
tante
,
troppe
elezioni
che
ci
affaticano
,
è
la
Grande
Elezione
.
Mobilita
un
paese
per
mesi
,
richiede
manovre
di
posizionamento
dei
candidati
per
anni
,
e
impiega
ingenti
energie
e
risorse
.
Dopo
di
che
,
e
soprattutto
,
crea
aspettative
.
In
Italia
-
se
mai
arriveremo
al
referendum
confermativo
della
nuova
Costituzione
-
l
'
elezione
del
presidente
verrà
strombazzata
come
una
grande
conquista
democratica
,
come
un
aumento
del
potere
popolare
.
Non
sarà
vero
,
sarà
un
imbrogliuccio
.
Ma
resta
vero
che
l
'
elezione
diretta
dà
legittimità
,
e
quindi
il
nuovo
presidente
potrà
parlare
più
di
ogni
altro
in
nome
del
popolo
.
E
se
sarà
un
tipo
battagliero
potrà
dare
battaglia
per
conquistare
i
poteri
che
la
Costituzione
gli
nega
,
ma
che
i
veri
presidenzialismi
gli
assegnerebbero
.
Una
battaglia
che
gli
verrà
facilitata
da
un
varco
che
i
nostri
costituenti
hanno
lasciato
sguarnito
senza
accorgersene
.
Nell
'
articolo
66
sub
e
,
approvato
pochi
giorni
fa
,
si
legge
che
il
presidente
della
Repubblica
«
autorizza
la
presentazione
alle
Camere
dei
disegni
di
legge
di
iniziativa
del
governo
»
.
E
vero
che
quel
disposto
ripete
l
'
articolo
87
della
Costituzione
del
1948
.
Ma
se
era
reso
aggirabile
,
in
passato
,
da
un
sistema
parlamentare
,
è
un
disposto
che
diventa
pericolosamente
offensivo
in
mano
a
un
presidente
a
elezione
popolare
.
Che
cosa
succede
se
il
presidente
non
autorizza
la
presentazione
di
un
disegno
di
legge
?
Dal
testo
si
evince
che
la
non
autorizzazione
è
un
atto
interamente
discrezionale
.
E
dunque
può
succedere
che
il
presidente
unto
dal
popolo
blocchi
,
volendo
,
quasi
tutto
il
governare
.
Bravi
davvero
,
Leopoldo
Elia
e
soci
.
Nel
combattere
il
presidenzialismo
,
i
popolari
hanno
ottenuto
un
presidenzialismo
impotente
sì
,
ma
aperto
ai
conflitti
istituzionali
assai
più
del
sistema
semipresidenziale
che
sono
riusciti
a
distruggere
.
In
Francia
la
potenziale
conflittualità
tra
capo
della
Stato
e
capo
del
governo
è
stata
disciplinata
,
e
a
tutt
'
oggi
non
è
mai
stata
dirompente
.
Il
presidenzialismo
all
'
italiana
,
invece
,
o
sarà
soltanto
di
facciata
,
oppure
sarà
contrassegnato
da
una
preoccupante
conflittualità
interna
.
Nella
prima
eventualità
,
quella
di
un
presidenzialismo
finto
e
soltanto
nominale
,
avremmo
fatto
molto
rumore
per
nulla
,
e
la
montagna
avrebbe
partorito
un
topolino
.
Nella
seconda
eventualità
,
ci
troveremmo
assai
più
mal
messi
di
prima
.
In
ogni
caso
,
chiamare
questo
coso
un
semipresidenzialismo
è
un
'
ingiuria
al
nome
.
StampaQuotidiana ,
La
signora
Albright
ha
detto
:
a
che
ci
serve
tutta
questa
potenza
di
fuoco
se
non
la
usiamo
?
I
generali
Nato
dicono
:
possiamo
continuare
per
mesi
,
metteremo
Milosevi
?
in
ginocchio
.
Il
presidente
Clinton
manda
gli
apaches
,
accumula
forze
terrestri
e
fa
intendere
qual
è
il
dilemma
:
o
la
resa
incondizionata
del
nemico
o
il
suo
annientamento
.
Henry
Kissinger
,
per
il
quale
la
guerra
in
Vietnam
era
una
scaramuccia
che
i
libri
di
storia
avrebbero
ignorato
,
raccomanda
un
'
invasione
.
E
Tony
Blair
dichiara
:
questa
è
una
guerra
del
bene
contro
il
demonio
.
Se
questo
è
lo
spirito
,
il
programma
di
questa
guerra
americana
,
è
difficile
sperare
che
resti
spazio
per
una
mediazione
e
una
soluzione
politica
.
Ed
è
difficile
dar
credito
alle
classi
dirigenti
,
ai
governi
e
alle
forze
politiche
tradizionali
europee
.
Forse
non
tutti
condividono
questo
bellicismo
oltranzista
ma
nessuno
,
per
calcolo
o
per
sudditanza
e
impotenza
,
lo
avversa
.
La
causa
della
pace
,
o
anche
solo
di
una
tregua
,
è
affidata
a
minoranze
volenterose
,
all
'
opinione
pubblica
generalmente
intesa
,
a
un
'
insorgenza
della
coscienza
civile
.
La
propaganda
di
guerra
tuttavia
infuria
e
stordisce
,
prevale
con
fragore
sulle
invocazioni
di
pace
e
oscura
ogni
ragione
.
Mi
ricorda
infallibilmente
l
'
euforia
e
perfino
la
frivolezza
seminate
ai
tempi
delle
guerre
etiopiche
o
della
dichiarazione
di
guerra
alla
Francia
.
Beato
chi
non
ha
respirato
in
passato
quell
'
aria
che
oggi
riprende
a
circolare
in
un
altro
contesto
ma
con
lo
stesso
veleno
.
Beato
e
disgraziato
,
perché
è
preda
di
un
inganno
di
cui
non
conosce
i
prezzi
.
Molti
hanno
creduto
,
in
buona
fede
,
alla
motivazione
umanitaria
dell
'
intervento
armato
.
E
continuano
assurdamente
,
in
buona
o
in
cattiva
fede
,
a
crederci
pur
avendo
sotto
gli
occhi
una
tragedia
epocale
:
quella
moltitudine
dannata
di
profughi
che
le
nostre
bombe
hanno
ingigantito
dieci
volte
,
sommandosi
alla
guerra
civile
e
alle
crudeltà
delle
milizie
serbe
.
Molti
,
forse
,
sospettano
che
il
rimedio
sia
stato
e
sia
peggiore
del
male
,
ma
pensano
che
sia
giusto
punire
il
colpevole
,
come
se
ci
sia
un
solo
colpevole
più
colpevole
,
eliminato
il
quale
tutto
andrà
a
posto
.
Ma
noi
non
stiamo
abbattendo
un
capo
o
un
regime
politico
,
stiamo
bombardando
una
nazione
e
un
popolo
.
È
una
logica
simile
a
quella
della
pena
di
morte
,
applicata
su
larga
scala
,
insieme
alla
presunzione
di
una
democrazia
esportata
con
la
forza
.
Molti
si
tranquillizzano
sentendo
dire
che
sarà
possibile
riportare
un
milione
di
disperati
nella
loro
terra
bruciata
,
come
se
non
si
trattasse
di
un
'
umanità
privata
di
tutto
,
ma
di
una
mandria
da
ricondurre
entro
i
recinti
.
Oppure
di
relitti
da
disperdere
ai
quattro
venti
,
dove
nessuno
li
vuole
adesso
come
non
li
voleva
prima
.
Intanto
muoiono
,
con
un
'
assistenza
umanitaria
dell
'
opulento
Occidente
che
costa
meno
di
un
missile
.
Molti
(
chiunque
abbia
meno
di
sessant
'
anni
)
non
hanno
mai
visto
scorrere
il
sangue
in
Europa
,
pensano
che
sarà
poco
e
che
non
lascerà
tracce
.
Lascerà
invece
per
lo
meno
un
grande
odio
nel
cuore
del
continente
.
Le
città
e
le
campagne
che
stiamo
bombardando
,
anche
se
pochi
osano
ricordarlo
,
hanno
combattuto
una
guerra
di
liberazione
contro
i
fascismi
tedesco
e
italiano
e
vivono
l
'
aggressione
di
oggi
con
questa
memoria
.
Molti
si
sentono
comunque
garantiti
perché
siamo
dalla
parte
del
più
forte
.
Il
mito
americano
è
duro
a
morire
,
c
'
è
più
ammirazione
che
repulsione
per
la
potenza
di
fuoco
e
la
precisione
di
tiro
americana
.
E
se
un
errore
millimetrico
farà
saltare
in
aria
una
clinica
ginecologica
non
lo
sapremo
o
lo
sapremo
troppo
tardi
.
Forse
allora
l
'
ammirazione
lascerà
un
po
'
di
posto
alla
commozione
.
Molti
vedono
ancora
la
Nato
come
un
bastione
anticomunista
anche
se
nessuna
minaccia
grava
sull
'
Occidente
,
salvo
quelle
che
l
'
Occidente
sta
costruendo
da
sé
con
l
'
idea
folle
di
un
mondo
a
sovranità
limitata
,
di
un
protettorato
riservato
ai
quattro
quinti
dell
'
umanità
.
Se
sento
la
Cina
dire
che
questa
filosofia
porta
diritti
alla
terza
guerra
mondiale
rabbrividisco
,
e
vorrei
che
questo
brivido
contagiasse
il
mondo
.
Molti
non
si
accorgono
ancora
del
nesso
inscindibile
che
corre
,
e
che
già
ci
umilia
,
tra
questa
guerra
e
l
'
infrangersi
del
«
sogno
europeo
»
.
Questo
sogno
,
lungamente
vagheggiato
in
competizione
col
sogno
americano
,
ha
rivelato
in
un
attimo
la
sua
fragilità
e
inconsistenza
.
La
nuova
Europa
ha
perso
coscienza
di
sé
prima
di
nascere
.
È
difficile
contrastare
la
propaganda
di
guerra
e
le
spirali
che
induce
,
farlo
con
il
ragionamento
o
con
la
protesta
,
smontare
questo
pauroso
ingranaggio
contro
cui
cozza
e
diventa
flebile
anche
la
voce
papale
.
È
un
compito
oggi
minoritario
ma
che
può
,
rifiutando
ogni
etichetta
di
parte
,
risvegliare
una
maggioranza
democratica
di
donne
e
uomini
.
Almeno
qui
,
in
Italia
,
ai
confini
della
tragedia
.
Si
può
anche
credere
che
la
guerra
sia
connaturata
all
'
uomo
ma
non
fino
a
questo
punto
.
Non
è
alla
nostra
portata
riempire
tutte
le
piazze
del
mondo
,
ma
anche
una
sola
sarebbe
molto
.
Ci
abbiamo
già
provato
e
continueremo
a
provarci
.
StampaQuotidiana ,
Comincia
l
'
orribile
esercizio
della
conta
dei
morti
civili
(
i
militari
sono
uomini
destinati
a
dare
e
subire
la
morte
e
quindi
interessano
meno
)
.
O
meglio
ricomincia
,
perché
questo
esercizio
è
in
corso
da
quando
la
Iugoslavia
si
è
disgregata
.
Ma
ora
è
la
conta
dei
nostri
morti
,
quelli
causati
dalla
guerra
che
noi
conduciamo
con
intento
umanitario
.
I
profughi
bombardati
per
errore
sono
(
forse
)
75
.
I
morti
del
treno
bombardato
per
errore
sono
saliti
(
pare
)
a
27
.
I
cittadini
di
Belgrado
di
ogni
età
e
condizione
rimasti
sotto
le
macerie
sono
,
secondo
il
loro
governo
,
cinquecento
.
Sarà
vero
?
Non
sarà
vero
?
Non
c
'
è
molta
emozione
né
resipiscenza
.
In
fondo
sono
cifre
basse
,
da
incidente
stradale
o
da
scossa
tellurica
di
bassa
intensità
.
La
differenza
è
che
sono
morti
provocate
,
a
che
altro
serve
la
guerra
?
E
sono
anche
previste
,
se
spari
da
diecimila
metri
.
Dunque
sono
morti
ovvie
.
Quel
vecchio
rattrappito
e
insanguinato
che
vediamo
in
fotografia
è
ovvio
.
Fonti
della
Casa
Bianca
informano
che
í
raid
non
avranno
sosta
e
potranno
continuare
fino
a
luglio
.
Compreso
o
escluso
?
Due
mesi
e
mezzo
o
tre
mesi
e
mezzo
?
Non
so
fare
le
moltiplicazioni
,
non
so
quante
migliaia
di
kosovari
e
serbi
e
albanesi
moriranno
,
anzi
sono
già
preventivamente
morti
.
So
due
cose
:
che
se
Milosevi
?
è
il
responsabile
,
l
'
esecutore
sono
io
.
Se
il
generale
Clark
ha
detto
di
non
temere
la
terza
guerra
mondiale
(
frase
che
mi
ricorderò
finché
campo
)
,
non
si
farà
scrupolo
di
bombardare
fino
a
riportare
una
regione
europea
all
'
età
della
pietra
.
È
un
generale
.
Ma
un
intellettuale
tedesco
ha
scritto
ieri
(
ma
forse
ho
capito
male
)
che
risparmiare
le
popolazioni
civili
non
è
serio
,
la
seconda
guerra
mondiale
ne
ha
fatto
strage
e
perciò
è
finita
prima
.
A
che
altro
servì
Hiroshima
?
Se
i
raid
e
gli
apaches
non
basteranno
,
ci
sarà
tempo
in
agosto
,
con
la
stagione
balneare
,
per
la
guerra
di
terra
che
sarà
più
facile
vincere
.
Sarà
più
facile
?
Io
non
so
se
questa
scalata
,
non
priva
di
delirio
,
sia
stata
pianificata
in
partenza
o
se
c
'
è
stato
un
errore
di
calcolo
che
ne
produce
altri
.
Ma
sono
allibito
per
la
leggerezza
,
l
'
insensibilità
,
l
'
assuefazione
psicologica
,
l
'
inerzia
che
la
crescita
esponenziale
di
questa
guerra
produce
.
Anche
i
profughi
,
il
cui
destino
era
lo
scopo
della
guerra
buona
,
sembrano
dimenticati
o
ricordati
come
mendicanti
,
o
bombardati
per
errore
.
Quanti
sono
,
dove
sono
,
quanti
ne
muoiono
?
Ecco
un
'
altra
conta
che
ci
aspetta
.
E
quando
li
faremo
rimpatriare
o
li
faremo
espatriare
con
munifica
accoglienza
?
In
autunno
?
Ogni
giorno
che
passa
,
ogni
bomba
che
cade
,
al
lontana
o
cancella
questa
speranza
.
Non
c
'
è
in
vista
nessun
negoziato
convincente
.
Se
Milosevi
?
verrà
processato
come
criminale
di
guerra
vorrà
dire
che
il
negoziato
è
escluso
in
linea
di
principio
.
Dovremo
allora
-
ma
spero
di
sbagliarmi
come
sempre
,
di
sbagliarmi
grossolanamente
-
aspettarci
qualunque
cosa
,
che
oggi
non
riusciamo
a
immaginare
.
Dice
Hegel
:
«
Dalle
azioni
degli
uomini
risulta
qualcosa
d
'
altro
,
in
generale
,
da
ciò
che
essi
si
propongono
e
raggiungono
,
e
che
immediatamente
sanno
e
vogliono
»
.