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> anno_i:[1970 TO 2000}
Corte marziale ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Bologna mi ricorda automaticamente la Bolognina . Lì fu stilato l ' atto di morte del Pci , fu messo all ' asta il suo patrimonio , fu designata come erede una creatura informe e senza nome . È strano che ci siano voluti dieci anni per registrare , tra gli effetti di questa operazione , l ' ingresso dei barbari a palazzo D ' Accursio . In fin dei conti non è che un dettaglio . Le regioni rosse crollano come cattedrali nel deserto , residui archeologici in una penisola che dall ' Alpi al mare vede ridotta la sinistra ex storica al suo minimo livello . Ho già detto che questa sinistra è morta e sono stato sgridato , avrei dovuto dire sta morendo . Va bene , sta morendo . Non credo che se Veltroni si dimettesse ci sarebbe una resurrezione e una campagna di rettifica alla cinese guidata da Folena , ma Veltroni dovrebbe farlo lo stesso o dovrebbe essergli imposto . Sarebbe segno , per lo meno , che l ' organismo non ha perso tutte le difese immunitarie come accade in certe malattie . E potrebbe addurre una giustificazione personale inoppugnabile : non posso rigenerare questo partito e ritrovare il consenso popolare finché c ' è questo governo guidato dal mio amico D ' Alema . Quanto all ' amico D ' Alema medesimo , se le elezioni fossero un evento militare , dovrebbe finire diritto davanti a una corte marziale . Non si è mai visto un generale che alla vigilia della battaglia dice ai suoi soldati che gli toglierà la pensione . È già molto se i soldati della vecchia guardia , operai e popolani , si sono limitati a disertare in silenzio senza sparare a palle di fuoco sul quartier generale . Quella di D ' Alema si chiama ( per restare nella metafora ) collusione col nemico . È perfino possibile sospettare che il dottor Amato abbia tirato fuori il suo Dpef e menato il colpo basso antisindacale con intenzione cronometrata e filo diretto con Hammamet . E quando poi D ' Alema incalza in televisione e definisce « di sinistra » la sua intesa cordiale con la Confindustria più confindustriale , allora si capisce che i figli e i nipoti dei braccianti padani cambino canale con qualche disgusto e passino al mare questa e ogni altra domenica elettorale . Così non solo la sinistra è morta o va morendo , se preferite , ma muore anche la democrazia partecipata . Vota meno della metà degli elettori ( come in America , dunque è un progresso ! ) Il ballottaggio in fondo è un finale di gara , che in genere attira di più il pubblico sportivo , e invece lo stadio si è ulteriormente spopolato : vuol dire inequivocabilmente che la partita , la partita della politica truccata e senz ' anima , non interessa nessuno . Non la destra , che sa di vincere chiunque vinca . Non la sinistra , perché non ha più una squadra sua .
Lettera agli amici ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
La situazione attuale e i nostri compiti : così si intitolavano in tempi remoti le assemblee politiche . Oppure un libro si intitolava così : Che fare ? Forse conviene , tra noi , essere più modesti e limitarsi a dire : che facciamo ? Muovendo da una chiara premessa : che la situazione è pessima e che lo stato della sinistra italiana ( largamente intesa ) lo è altrettanto . Su questa premessa sarebbe bene concordare , che siamo cioè a un ' ultima spiaggia : non è una esagerazione pessimistica ma , per me , una constatazione . La sinistra vive un declino o un tracollo che i risultati elettorali documentano come mai prima d ' ora . Le cause di questo declino sono molte e profonde ( antiche e recenti , oggettive e soggettive , nazionali e internazionali ) e sono tanto facili da elencare quanto difficili da analizzare . Non ho questa presunzione . Questa lettera vuole solo dedurne un ' esigenza pressante e adombrare una scelta politica e perfino organizzativa . E a questo scopo , pur essendo rivolta nel suo spirito a tutta la sinistra largamente intesa , è indirizzata specificamente a quelle sue parti che sentiamo più vicine o meno lontane , più radicali o meno moderate , e perciò forse più disponibili a un lavoro comune . Parlo di Rifondazione comunista , dei Verdi e degli ambientalisti , dei comunisti cossuttiani , della sinistra Ds , delle avanguardie sindacali , cioè di tutte le minoranze politico - istituzionali di opposizione o governative . Dei loro gruppi dirigenti e della loro base sociale , organizzata e di opinione . E parlo ( ma questo richiederebbe un discorso a parte ) delle minoranze extraistituzionali , dei centri sociali , delle varie forme di autorganizzazione che impegnano uomini e donne in conflitto con la cultura dominante . Di quell ' insieme frastagliato e divaricato che un tempo definivamo in termini generali « popolo di sinistra » . È un ' elencazione intenzionalmente notarile e semplificata , poiché bisogna pur partire dalla realtà come si presenta . Così come burocratica e semplificata ( o forse , al contrario , astratta e utopica ) è la proposizione che vorrei trarne e mettere sul piatto : la necessità di una convergenza tra queste forze , la individuazione di un comun denominatore tra di esse , l ' avvicinamento reciproco attraverso una Convenzione o una consultazione permanente , la stipulazione di un patto . I contenuti ( e anche le forme ) di un processo di questo genere tra forze naturalmente gelose della propria diversità e autonomia non si improvvisano , ma non sono introvabili se si opera una selezione , se ciascuno rinuncia a secche pregiudiziali e se non si chiede la luna . Prioritaria su tutto è o dovrebbe essere oggi la volontà politica , e quindi un segnale e un comportamento , atti e decisioni pubbliche , che offrano un punto di riferimento consistente e credibile all ' opinione pubblica , alla sinistra diffusa e al suo elettorato , alle sue rivendicazioni e alle sue possibili lotte . Qualcosa che faccia sperare in un mutamento dei rapporti di forza e ci sottragga al senso di impotenza che oggi avvertiamo . Non c ' è molto tempo . I recenti risultati elettorali europei e amministrativi non sono un incidente di percorso ma un disastro irrecuperabile se non interviene a sinistra un fatto nuovo e vistoso che agisca come un moltiplicatore di energia . Tra un anno le elezioni regionali e tra due o forse meno le elezioni politiche possono segnare la nostra dissolvenza se ciascuno continuerà a cercare la propria sopravvivenza in un punto di più in percentuale e in reciproca concorrenza . Ovviamente , il disastro elettorale non è che l ' effetto di una sconfitta giornaliera e prospettica che subiamo da tempo nell ' ordine sociale e politico senza trovare rimedio . Che ciò avvenga in presenza di un governo e di una maggioranza di centro - sinistra non è un paradosso . Vuol dire che questa formazione di governo e questa maggioranza hanno un vizio d ' origine e un tasso di inquinamento che le rende controproducenti . Non sono più ( se mai lo sono state ) uno strumento di trasformazione e neppure un freno alla spontaneità del sistema produttivo e culturale dominante , ma un suo servosterzo e una fonte di smarrimento delle coscienze e di mortificazione degli antagonismi . Il governo come vetta e l ' opposizione come ghetto sono una moderna mitologia ch ' era del tutto estranea alla sinistra ( quando la sinistra era espressione del movimento operaio e dei movimenti popolari ) ma che oggi le imprigiona e si risolve in una negazione della politica , della democrazia e del conflitto . Personalmente credo sia questo il male peggiore di cui soffriamo e sono convinto che la convergenza o il patto che auspichiamo possa concretarsi solo sul terreno dell ' opposizione . Ma si può anche non farne una condizione preliminare , una pregiudiziale , se ciò impedisse in partenza il dialogo e sbarrasse la strada all ' avvicinamento e al messaggio unitario che vorremmo lanciare . A questo punto la responsabilità maggiore , in senso positivo , credo ricada su Rifondazione comunista e sulla sua solitaria opposizione . Pur indebolito , questo partito è la formazione di minoranza più consistente ed è , per la sua origine , in radicale contraddizione con la deriva moderata . Il suo nome ambizioso suggerisce o anzi impone una dinamica , un divenire , nessuna rifondazione potendosi immaginare affidata a un solo partito grande o piccolo che sia . Bertinotti solleva a volte questo problema , cercando un nuovo linguaggio o immagine e una via di fuga da ristrettezze e vincoli settari , ma poi sembra risucchiato da altre logiche . E temo che sbaglierebbe se cercasse ora un nuovo respiro nei confini della maggioranza governativa o ai suoi margini : un corto respiro , quando la domanda popolare è che ciascuno apra le proprie e le altrui finestre . Il movimento verde e ambientalista può ancora tornare ad essere , in forza della sua tematica originaria , qualcosa di molto più attuale e ricco di com ' è diventato per autoriduzione , assumendo i caratteri di un partito troppo tradizionale e istituzionale , oppure frazionandosi in esperienze separate . Potrebbe invece ricominciare a vantare una primogenitura in rapporto alla questione ecologica che ha mille implicazioni , e farne un asse di una sinistra articolata e ringiovanita . A che servirebbe ( ciò vale per tutti ) risalire di un punto entro i margini di una maggioranza impropria ? Confesso di non aver capito l ' evoluzione subita nei mesi recenti dal partito di Cossutta e perciò mi è più difficile sollecitare anche questo partito a ritrovare una collocazione e uno spirito più rispondenti ai propositi iniziali . Finora è sembrato ( ora c ' è forse una correzione ) che la priorità per i comunisti cossuttiani fosse la concorrenza e la rivalità con il partito di provenienza . Non so da che cosa dipenda , forse dalla maledizione che grava sulle minoranze , o dalla tradizione organizzativa autosufficiente del vecchio Pci , o dalla formazione personale del suo leader storico . Ma anche questa compagine non può non avvertire che la domanda popolare è un ' altra e che una risposta debole ed elusiva , fatalmente subordinata alle logiche di governo , non trova comprensione né consenso . Dalla sinistra Ds , che ha il pericoloso privilegio di operare nel campo di Agramante , si vorrebbe che uscisse allo scoperto senza remore e scuotesse il corpo e l ' anima del suo partito con energia proporzionata ai mali che lo affliggono e all ' emergenza in cui è piombato . Questi amici sono comprensibilmente impacciati dai vincoli di governo e dai rugginosi meccanismi di vita interna . Ma oggi il mediocre leaderismo che ha dominato il governo e il partito è gravemente ferito , se non del tutto squalificato , ed è più facile reagire . Non solo manifestando dissenso ma ponendo discriminanti nette e invalicabili . Questa lettera che ora concludo ( restando nell ' orizzonte delle minoranze politico - istituzionali ) è dettata da una certa ansia ma anche da un forte convincimento : che non c ' è rapporto , non c ' è proporzione , tra il declino evidente della sinistra italiana e i nostri comportamenti . E che mutare questi comportamenti non è solo una necessità e una convenienza ma un dovere politico - morale . Certo non è dettata da petulanza o pretese di ingerenza ma , se così ancora si può dire , da spirito di servizio . È una lettera personale ma credo che questo giornale , rispettando l ' autonomia propria e altrui , sarebbe lieto di partecipare a questa nuova convergenza o convenzione tra le minoranze più radicali o meno moderate . Questo giornale è anche un gruppo politico , un ' area della politica , e ha una influenza qualitativa che noi e voi non valutiamo abbastanza . Questa sottovalutazione è un altro segno di subalternità alle mode , agli altri mezzi di comunicazione che ci sono spesso ostili , all ' esposizione televisiva come surrogato seducente ma illusorio di una costruzione politica tenace . La situazione attuale e i nostri compiti : forse non ho svolto bene il tema . Forse avrei fatto meglio ad adottare il linguaggio dell ' utopia , secondo la nostra vocazione . Forse avrei dovuto cominciare ( o finire ) così : « Guido , vorrei che tu Lapo ed io fossimo presi per incantamento ... » Ma c ' è un Guido , c ' è un Lapo , c ' è un io e ancora altri ? Se non ci sono , nessun linguaggio può raggiungere le loro orecchie e incantarli .
Il complotto ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Sono assolutamente persuaso che ci troviamo di fronte a un complotto in piena regola , combinato e disposto con pazienza e sapienza , concepito all ' estero come si addice ad ogni complotto , ma che ha la sua base operativa nel caveau di un ' istituzione nazionale insospettabile come il ministero del Tesoro e il suo regista nella persona sospettabile dell ' on. Amato , assurto in questi giorni a presidente del Consiglio ombra . Non vedo altra spiegazione agli eventi che incalzano . Così come la dichiarazione di guerra al sistema previdenziale , un giorno prima delle elezioni , ha espugnato Bologna , così ora il presidente ombra , in partenza per le vacanze di ferragosto , si è ripetuto in termini ultimativi : o le mie riforme decisioniste o il caos , o così o pomì , e chi mi attacca è uno squadrista . Quando anche ufficialmente ero io il premier nel 1992 - ricorda con orgoglio il superministro - ho dato alle pensioni una spallata come fa oggi Schröder e come anche D ' Alema vorrebbe fare . Ma gran parte della sinistra , che ancora inquina il mio governo , ci ostacola e vuol resistere fino al 2001 : non se ne parla , io e il premier reagiremo come un sol uomo , giacché tali siamo . Domanda . Che cosa nasconde questa irresistibile ascesa del braccio destro di Craxi , che ora non si accontenta della sua alta carica ma proclama una partnership di governo e invita a Canossa la « cara sinistra » ? La previdenza non è il solo problema nazionale né il più importante ma è un simbolo : è il terreno scelto per tagliare la poca erba che rimane sotto i piedi della « cara sinistra » . Ed è precisamente questa la missione che il nuovo premier si è assegnato per saldare un vecchio conto . Retroscena . Quando Craxi è emigrato , l ' on. Amato avrebbe voluto seguirlo per devozione , sebbene incolpevole di reati penali . Ma in un colloquio riservato e non privo di pathos i due hanno preferito stringere un patto astuto e combattivo degno di Ulisse : il vecchio resta in esilio , il giovane rientra nel gioco , si introduce nell ' odiata città nemica come il famoso cavallo di legno , darà fuoco a Troia al momento opportuno e porterà a Hammamet lo scalpo di Priamo . Sorpresa . L ' on. Amato non ha dovuto faticare , ha trovato Troia dispostissima a darsi fuoco con le sue mani e Priamo ( il premier dell ' epoca ) già intento per conto suo a spargere benzina . I mulini del diavolo macinano fino .
OFFESA ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
La selvaggia aggressione « teppistica » al « Corriere della Sera » rappresenta un nuovo e intollerabile attacco alla libertà di stampa , la suprema fra tutte le libertà . I « gruppuscoli » extraparlamentari di sinistra hanno attaccato la sede del giornale nell ' ora del più intenso lavoro : era in corso un ' assemblea di tutti i redattori intesa a codificare , con una democratica e civilissima discussione , le conquiste dell ' intera categoria decisa a difendere i propri diritti contro ogni sopruso e a stabilire le sue funzioni nell ' interno dell ' azienda , nell ' ambito di una concezione pluralista e occidentale dei diritti - doveri della stampa . La deplorevole assenza , o l ' incerto impiego , delle forze dell ' ordine hanno aggravato la situazione . La difesa del vecchio palazzo , in cui si simboleggia la storia di tanta parte del giornalismo italiano , nelle sue glorie e anche nelle sue umiliazioni , nelle sue grandezze ed anche nelle sue sofferenze , è stata affidata ai giornalisti , ai tipografi , agli impiegati . È un altro motivo di amarezza e di malinconia , in giorni che non sono certo consolanti per l ' avvenire della libertà in Italia . La concomitanza , e il reciproco aiuto , che si danno gli opposti estremismi , la cosiddetta « maggioranza silenziosa » , ormai al servizio del Msi , e i gruppetti di anarchici e maoisti ed estremisti di sinistra , dove la violenza della protesta pseudopolitica si identifica con la provocazione pura e semplice . L ' abbattimento di ogni confine , l ' annullamento di ogni limite : perfino gli squadristi ispirati da Farinacci si fermarono nel '25 di fronte alle finestre di via Solferino . Un attacco selvaggio , immotivato , insensato con l ' uso di bombe Molotov e di candelotti esplosivi , quasi a perfezionare la tecnica , meno raffinata e più artigianale , che già conoscemmo nel '68 con le prime aggressioni al « Corriere » contemporanee al sorgere della contestazione . Quando si attacca un giornale , il « Corriere » in questa inquieta primavera del 1972 non meno che 1'«Avanti!» , alla vigilia del fascismo , cinquant ' anni or soro , si offende la libertà nel suo nucleo essenziale , nel suo valore irrinunciabile . Si punta ad intimidire chi esprime il proprio pensiero o motiva il proprio dissenso , a piegare l ' avversario con la violenza fisica , a seminare il panico e diffondere l ' insicurezza nel paese intero . Ci scriveva giorni fa un vecchio democratico e antifascista , di quelli che hanno conosciuto l ' avvento della dittatura mussoliniana , Pietro Nenni , che la massima difficoltà oggi , quella che rende così terribile e incerto il compito di ognuno di noi , nelle varie responsabilità civili che gli sono affidate , « è la lotta per non esasperare i rapporti politici e sociali » . « Non è oggi - aggiungeva il vecchio leader socialista - la qualità più pregiata ; ma è comunque un segno di saggezza . » Sembra che la saggezza si stia allontanando da noi . Esplosioni di furore bestiale , come l ' attacco alla sede del « Corriere » , ripropongono i problemi di fondo della nostra convivenza civile , messi a durissima prova negli ultimi quattro anni . Tutte le forze democratiche e costituzionali debbono opporsiallo scatenarsi della violenza non meno che al dilagare di un anarchismo che , partendo da sinistra , aiuta la destra estrema . E il governo , monocolore o no , deve ricordarsi di esistere .
Dove vai? Porto pesci ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
La lettera agli amici ( « il manifesto » del 6 luglio ) non è giunta a destinazione . Non ho tenuto conto che la posta è premoderna e non funziona . Salvo eccezioni , la lettera è tornata al mittente . Non è grave e non insisto . Era un ' iniziativa e una proposta limitata , una sollecitazione , un ' ipotesi di lavoro dettata da un bisogno di operatività . Che facciamo ? Una domanda spontanea , dopo il disastro elettorale che ha coinvolto tutta la sinistra , nessuno escluso . Quale che sia la risposta , mi son detto , non può essere l ' immobilità . Qualcuno ha osservato che ho scelto gli interlocutori sbagliati . Sigle , anziché la gente in carne ed ossa che ci volta le spalle . Può darsi , se non fosse che anche dietro le sigle ci sono persone vive e che è difficile prescindere dalle rappresentanze in una democrazia rappresentativa , ancorché malata . Qualcun altro ha giudicato l ' idea di un avvicinamento tra le minoranze della sinistra come un ' astrazione o un raduno di reduci . Può darsi anche questo , ammetto che parteciperei volentieri a un incontro di riservisti ( non reduci ) magari a Bologna per chiedere a noi stessi che facciamo mentre la casa brucia . Il punto è questo , che io vedo lo stato della sinistra più o meno come il Kosovo . Non vedo nei risultati elettorali e nell ' aria che tira soltanto un distacco della sinistra dalla sua base sociale e una delusione del suo popolo . Vedo un vero fenomeno di rigetto nei confronti della prima esperienza di governo della sinistra , considerata un inganno ancor più che un fallimento . Il governo D ' Alema , le sue politiche e il suo messaggio , hanno avuto un effetto demolitore . Alcuni guasti sono irreparabili perché hanno inciso nelle coscienze . La guerra , anzi il suo elogio come occasione di prestigio internazionale . O un episodio da nulla , un secolo di storia operaia ( il centenario Fiat ) celebrato come una sagra di famiglia . Il prossimo messaggio è già partito con lo stesso spirito contro la previdenza come simbolo e contro il sindacato . Se D ' Alema governerà altri due anni non possiamo attenderci resipiscenze ma altre forzature nella stessa direzione , alla ricerca di nuovi titoli di legittimità e di consenso nella parte abbiente e benpensante del paese . È questa l ' Italia che D ' Alema vuole rappresentare . Neppure possiamo attenderci resipiscenze dal partito di ex maggioranza , che non sarà l ' usciere di palazzo Chigi ma non si sa come si chiama , e ancor meno dalla compagine governativa . Un commentatore di destra ha scritto di non capire come mai le donne e gli uomini della sinistra , approdati al governo da un ' altra storia , non abbiano compiuto un solo atto autentico e innovativo , magari simbolico , attinente alla sfera di valori che rappresentavano fino a ieri l ' altro . Ma non è strano e non è inefficienza . È la conseguenza della riduzione della politica a tecnica , di una concezione dello sviluppo imperniata sul binomio ricchezza privata - degrado pubblico , di un criterio di modernizzazione deformato . Strano , semmai , è che non abbiamo la percezione del deficit di sostanza e di immagine del loro operato . Brutto è lo scenario che ci mostrano le cronache quotidiane , lo scenario che ogni governo eredita dal precedente senza beneficio di inventario , lo scenario di una società che si arricchisce conservando al suo interno vere e proprie sacche di inciviltà . Sale operatorie infette negli ospedali metropolitani , morti sul lavoro che non siedono al tavolo della concertazione , dispute rituali sugli incendi stagionali , frane che ci coglieranno impreparati , inquinamento record delle città incoraggiato dalle rottamazioni , un sistema fiscale definito autorevolmente da vent ' anni « uno schifo » ma sempre uguale a se stesso . Miserie che dovrebbero essere affrontate con impeto da una qualsiasi sinistra , come un punto d ' onore , ma sono in coda all ' agenda politica perché risanamento civile e qualità della vita non rientrano nel rapporto deficit - Pil . Che facciamo ? Ci inviamo lettere incrociate ma non riusciamo a fare di più , a offrire un riferimento . Ci sono momenti o fasi in cui spetta alle minoranze reagire e pesare in misura superiore alle proprie forze . Ma se avessimo un sistema elettorale tedesco con sbarramento al 5 per cento , nessuna delle formazioni minori della sinistra elencate in quella lettera supererebbe la soglia . È bizzarro che sia io , chissà perché , a rammaricarmi di questa eventualità più degli interessati . Salvo Rifondazione , forse , che mi sembra meno insensibile . Mi piacerebbe se questo partito , che ha più titoli di un riservista o di un giornale , si impegnasse in proprio a promuovere un rimescolio delle carte . Ma è una pretesa eccessiva , non si può chiedere a un singolo partito di farsi carico di un simile compito , di favorire un accorpamento delle minoranze disponibili , di trasfigurarsi in una federazione delle sinistre sperdute . Bisognerebbe restaurare un « comune sentire » ( rubo questa espressione ad Alessandro Natta , nientemeno ) . È un ' espressione vaga , quasi tautologica . Un comune sentire è come il coraggio manzoniano e se non c ' è non si può invocarlo . Ma è una molla che altre volte ha funzionato e che può sempre scattare in circostanze impreviste . Telegramma agli amici intimi : teniamoci ben caro e stretto , per l ' intanto , questo giornale che c ' è .
Vecchi arnesi ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non doveva dirlo , l ' on. Violante , che la sicurezza viene prima della giustizia . È una tesi che fa venire i brividi , se ad enunciarla in televisione è un cultore del diritto e un altissimo magistrato come il presidente della Camera . È come una bestemmia profferita da un vescovo di fronte ai fedeli . Alle orecchie di un ascoltatore maldisposto o di un poliziotto sempliciotto può suonare così : prima spara e poi chiedi i documenti . Alle orecchie di un giudice sbrigativo può suonare così : meglio un innocente in galera che un colpevole in libertà . Non va bene . Sicuramente l ' on. Violante , che è un democratico e una persona gentile , non intendeva spingersi così oltre , né indulgere agli istinti forcaioli oggi alquanto diffusi . Forse ha ceduto al gusto dell ' assioma ( come quando ha detto che la stabilità dei governi è un « valore in sé » , una categoria dello spirito ) . Forse non intendeva stabilire una gerarchia di valore tra sicurezza e giustizia ma solo una successione cronologica . Non va bene lo stesso , non si gioca a rimpiattino con certe parole . Peggio ha fatto il governo D ' Alema - Amato ( il tesoriere si fa fotografare attaccato al premier come un fratello siamese ) ad affrontare il problema della criminalità urbana come un ' emergenza , sull ' onda della pubblica emotività gonfiata dai media , aggiungendoci di suo un ' enfasi scopertamente elettorale . Quello di agire per impulsi e sollecitazioni superficiali , e questa volta con l ' esibizione di un conclave , è uno dei peggiori vizi di questo governo , che rende inautentico tutto quello che fa . La criminalità non è un ' emergenza ma un problema strutturale dei grandi agglomerati metropolitani , e quella piccola discende dalla grande che oggi sembra dimenticata ( le mafie , il narcotraffico , la condizione degli immigrati , tutto scompare dietro lo scippatore ) . Ridurre una malattia sociale di questa entità a un problema di polizia è , più che demagogico , dilettantesco . Noi abbiamo un sistema giudiziario farraginoso , sia penale che civile , e un sistema carcerario che esploderà o imploderà . Pene più severe , più carcere , fermo di polizia , sono vecchi arnesi di repressione , che non danno sicurezza e garanzie ma ce ne privano , e vanno in direzione opposta alla prevenzione , all ' investigazione , alle pene alternative , al reinserimento . È strano e deprimente che la sinistra di governo , che può contare sul fior fiore della cultura giuridica nazionale , sia così povera di inventiva in questa materia e scimmiotti la destra , facendosi paradossalmente accusare di spirito autoritario . Mi viene nostalgia dei romanzi gialli di E . Wallace e di quelli umoristici di P.G. Wodehouse , nostalgia di Scotland Yard e dei poliziotti londinesi che con il loro elmetto e bastoncino tenevano testa a Jack lo squartatore . Oppure , al contrario , mi torna in mente l ' invio dell ' esercito in Sardegna contro il banditismo ( presidente Saragat ) , quando una stazione di carabinieri intelligenti conosceva benissimo i banditi e poteva arrestarli al bar . La sinistra di governo deve stare molto attenta a non scivolare su questo terreno . Nell ' immaginario collettivo , la sinistra può essere ancora facilmente associata ai peccati del socialismo reale . Sarebbe ingiusto , ma se la giustizia viene dopo la sicurezza ...
Non ci credo ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Come l ' incredulo Tommaso , che non prendeva per vero nulla che non vedesse con gli occhi e non toccasse con mano , così io non credo a quel che mi raccontano circa l ' ultima trasmissione televisiva di D ' Alema . Non credo cioè che abbia detto testualmente : « Per la prima volta nel dopoguerra la bandiera italiana sventola oltre il territorio nazionale e questo è motivo d ' orgoglio » . Ancor meno credo che questa frase fosse accompagnata , sullo sfondo , dal canto di Faccetta nera , bella abissina . D ' Alema è uomo d ' onore e se pensasse queste cose le avrebbe dette ai pacifisti marciando con loro da Perugia ad Assisi . Vero è che D ' Alema si appresta a presentare il suo libro sul Kosovo in coppia col generale Clark , che non è precisamente un pacifista , ma tutti sappiamo che quella guerra è stata umanitaria e non era fatta per piantare bandiere coloniali oltremare . Vorreste ora farci credere il contrario ? Cosa c ' entra poi faccetta nera ? A quei tempi avevo dieci anni e andavo a vedere i soldati con le bandiere che si imbarcavano per l ' Etiopia . Più tardi ho saputo che c ' era un compagno , che mi pare si chiamasse Barontini , che combatteva dalla parte del Negus contro i gas del maresciallo Graziani . Ne trassi un senso di orgoglio nazionale . E ora vorreste farmi credere che invece D ' Alema , se fosse nato in tempo , sarebbe eroicamente caduto impugnando il tricolore ? Io non li capisco questi giovani dirigenti postcomunisti , non capisco da quale cultura provengano . Ma non posso credere che , alla ricerca di una identità , finiscano col formarsi una mentalità ed ereditare archetipi a cui perfino Gasparri cerca di sottrarsi . Si può trarre motivo di orgoglio patriottico da Dante Alighieri o Michelangelo , dal sole di Napoli se non del rione Sanità , dai fratelli Cervi ( chi erano ? ) o dalla presenza della Santa Sede , anche da Valentino ( il sarto ) . Oppure dalla felicità della società che si governa . E invece no , la cosa di sinistra è il tricolore sulla quarta sponda . Se è così , è venuto il momento di mandare la Folgore in Cecenia , dirottandola da Timor est che non fa più notizia . Qui c ' è una nuova macelleria nella provincia di un ex impero , profughi a non finire , diritti umani e diritto all ' autodeterminazione calpestati , un vistoso Kosovo . Non si capisce perché l ' Onu , la Nato , il generale Clark o chi per lui , rinuncino in questo caso al principio dell ' ingerenza umanitaria come nuovo internazionalismo ( Tony ) . Non è perché i russi hanno i missili , il generale Clark ha già detto di non temere la terza guerra mondiale . Allora perché due pesi e due misure ? Oltretutto il Caucaso è pieno di petrolio e ci sarebbe anche convenienza . Pensaci D ' Alema , parlane con il generale discutendo del tuo libro , forse vinceresti le elezioni regionali e resterai a palazzo Chigi fino al 2001 . C ' è qualcosa che non faresti per tagliare questo traguardo ?
UN PRESIDENZIALISMO MAL CONGEGNATO ( Sartori Giovanni , 1998 )
StampaPeriodica ,
La lunga marcia delle riforme ha sinora affrontato , alla Camera , soltanto due nodi : quello del federalismo ( forma di Stato ) e quello del presidenzialismo ( forma di governo ) . Sul primo , il testo concordato in Bicamerale è stato ampiamente modificato ; sul secondo , invece , è stato rispettato . Il che non è di per sé riprovevole o irragionevole . Se gli accordi della Bicamerale fossero tutti blindati , allora l ' esame delle Camere non avrebbe senso , sarebbe soltanto pro forma . Però , se tutti gli accordi della Bicamerale fossero sblindati , cioè tutti da rifare , allora sarebbe il lavoro della commissione costituente a risultare inutile . Alla domanda se i patti della Bicamerale saranno rispettati , pertanto , per il momento si può soltanto rispondere : in parte sì , in parte no . Ma siamo ancora ai primissimi passi . Perché c ' è ancora da vedere che cosa succederà al Senato , dove la riforma presidenziale approvata a Montecitorio potrà tenere , ma dove dubito molto sulla tenuta della riforma federale . Il solo punto abbastanza fermo , a oggi , delle riforme è dunque quello del presidenzialismo . Vediamolo . In passato il presidente della Repubblica era eletto dalle Camere . In futuro sarà eletto , in forza dell ' articolo 64 della nuova Costituzione , a suffragio universale diretto . La Camera ha anche approvato gli articoli che ne specificano poteri e modalità di elezione , affrontando per ultimi due punti : le prerogative presidenziali in materia di politica estera e di difesa ( art. 66 , sub a ) e il potere di scioglimento delle Camere ( art. 70 ) . Sono punti importanti , e controversi per questo ; ma non abbastanza importanti da modificare la valutazione d ' insieme . I sistemi genericamente detti presidenziali sono almeno una trentina , e si dividono in tre tipi : il sistema presidenziale puro di tipo americano , il sistema semipresidenzíale di tipo francese , i sistemi presidenziali spuri che sono tali di nome più che di fatto . Il solo denominatore comune di tutti questi sistemi è l ' elezione popolare del capo dello Stato . Ma la sola elezione non basta a rendere un sistema presidenziale diverso da un sistema parlamentare . Irlanda , Islanda e Austria esibiscono presidenti eletti a suffragio universale , ma funzionano in tutto e per tutto come sistemi parlamentari nei quali il presidente conta poco o niente . Un sistema politico è davvero presidenziale , allora , quando il presidente conta in termini di potere di governo . Negli Stati Uniti è il presidente che governa e che riassume in sé tutti i poteri di governo . Dunque , nel sistema presidenziale puro il presidente conta moltissimo . L ' inconveniente di questa formula , che si manifesta appieno in America Latina , è duplice : da un lato è aperta al rischio dell ' eccesso di potere , dall ' altro lato non prevede il caso che viene detto della « maggioranza divisa » , cioè del presidente che si trova in minoranza in Parlamento . In Francia , invece , la struttura del potere esecutivo è diarchica , a due teste ; ma il problema di una conflittualità o paralisi diarchica è risolto dal fatto che l ' esercizio effettivo del potere passa dal capo dello Stato al capo del governo - e viceversa - a seconda di chi si trova in maggioranza . Il semipresidenzialismo francese è dunque un sistema altamente flessibile che non si incaglia , come avviene in America , nelle secche della maggioranza divisa . In Francia il presidente a volte conta molto , a volte conta meno ; ma non è mai un presidente che non presiede nulla , la cui funzione è di essere soltanto un garante . Come si cerca invece di renderlo nel presidenzialismo all ' italiana . Come notavo , in materia di poteri presidenziali esiste ancora un contenzioso aperto . Ma ammettiamo che gli articoli 66 e 70 resistano agli assalti e passino nella versione proposta dalla Bicamerale . Anche se così sarà , il presidenzialismo all ' italiana è pur sempre da ascrivere alla categoria dei presidenzialismi spuri e mal congegnati ; che talvolta sono soltanto inutili , come nella citatissima Austria , ma che possono anche essere dannosi . Capisco benissimo chi si oppone al presidenzialismo puro . Capisco anche , seppur meno , chi nemmeno vuole il semipresidenzialismo . Ma l ' argomento vero non è che nel modello francese si annida il pericolo di una tirannide virtuale , come gridano , comprensibilmente spaventatissimi , Armando Cossutta e Fausto Bertinotti ; e nemmeno il pericolo della deriva plebiscitaria denunziato dai popolari . Chiamando le cose con il loro vero nome , chi diffida di qualsiasi presidenzialismo teme l ' elezione popolare diretta . Coma fa un elettorato che di politica si interessa poco , e sa pochissimo , a scegliere una persona adatta ? Diciamolo senza infingimenti : il rischio di una cattiva scelta , di una scelta sbagliata , è un rischio da mettere in conto . E la videopolitica lo accentua . In Brasile la televisione ha portato al potere Collor , un pessimo presidente cacciato per corruzione nel 1993 . In questo momento pare che dalle elezioni presidenziali nelle Filippine esca vincitore un ex attore ( come Ronald Reagan , ma senza il suo tirocinio politico ) e che in Venezuela la candidata più forte per le elezioni presidenziali di dicembre sia Irene Sàez , un ' ex Miss Universo di 36 anni : certo una gran bella ragazza , ma che cosa c ' entra ? Dunque il presidenzialismo comporta un rischio che l ' elezione parlamentare del presidente riduce . Ma il guaio è che in Italia i nemici del presidenzialismo sono riusciti a depotenziarlo senza però riuscire a evitare l ' elezione diretta ( per ben sei anni ) . Il che rischia di produrre un presidenzialismo reso pericoloso dalla propria impotenza . L ' elezione popolare del capo dello Stato non è piccola cosa . Tra le tante , troppe elezioni che ci affaticano , è la Grande Elezione . Mobilita un paese per mesi , richiede manovre di posizionamento dei candidati per anni , e impiega ingenti energie e risorse . Dopo di che , e soprattutto , crea aspettative . In Italia - se mai arriveremo al referendum confermativo della nuova Costituzione - l ' elezione del presidente verrà strombazzata come una grande conquista democratica , come un aumento del potere popolare . Non sarà vero , sarà un imbrogliuccio . Ma resta vero che l ' elezione diretta dà legittimità , e quindi il nuovo presidente potrà parlare più di ogni altro in nome del popolo . E se sarà un tipo battagliero potrà dare battaglia per conquistare i poteri che la Costituzione gli nega , ma che i veri presidenzialismi gli assegnerebbero . Una battaglia che gli verrà facilitata da un varco che i nostri costituenti hanno lasciato sguarnito senza accorgersene . Nell ' articolo 66 sub e , approvato pochi giorni fa , si legge che il presidente della Repubblica « autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo » . E vero che quel disposto ripete l ' articolo 87 della Costituzione del 1948 . Ma se era reso aggirabile , in passato , da un sistema parlamentare , è un disposto che diventa pericolosamente offensivo in mano a un presidente a elezione popolare . Che cosa succede se il presidente non autorizza la presentazione di un disegno di legge ? Dal testo si evince che la non autorizzazione è un atto interamente discrezionale . E dunque può succedere che il presidente unto dal popolo blocchi , volendo , quasi tutto il governare . Bravi davvero , Leopoldo Elia e soci . Nel combattere il presidenzialismo , i popolari hanno ottenuto un presidenzialismo impotente sì , ma aperto ai conflitti istituzionali assai più del sistema semipresidenziale che sono riusciti a distruggere . In Francia la potenziale conflittualità tra capo della Stato e capo del governo è stata disciplinata , e a tutt ' oggi non è mai stata dirompente . Il presidenzialismo all ' italiana , invece , o sarà soltanto di facciata , oppure sarà contrassegnato da una preoccupante conflittualità interna . Nella prima eventualità , quella di un presidenzialismo finto e soltanto nominale , avremmo fatto molto rumore per nulla , e la montagna avrebbe partorito un topolino . Nella seconda eventualità , ci troveremmo assai più mal messi di prima . In ogni caso , chiamare questo coso un semipresidenzialismo è un ' ingiuria al nome .
Un'altra notte di successi ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
La signora Albright ha detto : a che ci serve tutta questa potenza di fuoco se non la usiamo ? I generali Nato dicono : possiamo continuare per mesi , metteremo Milosevi ? in ginocchio . Il presidente Clinton manda gli apaches , accumula forze terrestri e fa intendere qual è il dilemma : o la resa incondizionata del nemico o il suo annientamento . Henry Kissinger , per il quale la guerra in Vietnam era una scaramuccia che i libri di storia avrebbero ignorato , raccomanda un ' invasione . E Tony Blair dichiara : questa è una guerra del bene contro il demonio . Se questo è lo spirito , il programma di questa guerra americana , è difficile sperare che resti spazio per una mediazione e una soluzione politica . Ed è difficile dar credito alle classi dirigenti , ai governi e alle forze politiche tradizionali europee . Forse non tutti condividono questo bellicismo oltranzista ma nessuno , per calcolo o per sudditanza e impotenza , lo avversa . La causa della pace , o anche solo di una tregua , è affidata a minoranze volenterose , all ' opinione pubblica generalmente intesa , a un ' insorgenza della coscienza civile . La propaganda di guerra tuttavia infuria e stordisce , prevale con fragore sulle invocazioni di pace e oscura ogni ragione . Mi ricorda infallibilmente l ' euforia e perfino la frivolezza seminate ai tempi delle guerre etiopiche o della dichiarazione di guerra alla Francia . Beato chi non ha respirato in passato quell ' aria che oggi riprende a circolare in un altro contesto ma con lo stesso veleno . Beato e disgraziato , perché è preda di un inganno di cui non conosce i prezzi . Molti hanno creduto , in buona fede , alla motivazione umanitaria dell ' intervento armato . E continuano assurdamente , in buona o in cattiva fede , a crederci pur avendo sotto gli occhi una tragedia epocale : quella moltitudine dannata di profughi che le nostre bombe hanno ingigantito dieci volte , sommandosi alla guerra civile e alle crudeltà delle milizie serbe . Molti , forse , sospettano che il rimedio sia stato e sia peggiore del male , ma pensano che sia giusto punire il colpevole , come se ci sia un solo colpevole più colpevole , eliminato il quale tutto andrà a posto . Ma noi non stiamo abbattendo un capo o un regime politico , stiamo bombardando una nazione e un popolo . È una logica simile a quella della pena di morte , applicata su larga scala , insieme alla presunzione di una democrazia esportata con la forza . Molti si tranquillizzano sentendo dire che sarà possibile riportare un milione di disperati nella loro terra bruciata , come se non si trattasse di un ' umanità privata di tutto , ma di una mandria da ricondurre entro i recinti . Oppure di relitti da disperdere ai quattro venti , dove nessuno li vuole adesso come non li voleva prima . Intanto muoiono , con un ' assistenza umanitaria dell ' opulento Occidente che costa meno di un missile . Molti ( chiunque abbia meno di sessant ' anni ) non hanno mai visto scorrere il sangue in Europa , pensano che sarà poco e che non lascerà tracce . Lascerà invece per lo meno un grande odio nel cuore del continente . Le città e le campagne che stiamo bombardando , anche se pochi osano ricordarlo , hanno combattuto una guerra di liberazione contro i fascismi tedesco e italiano e vivono l ' aggressione di oggi con questa memoria . Molti si sentono comunque garantiti perché siamo dalla parte del più forte . Il mito americano è duro a morire , c ' è più ammirazione che repulsione per la potenza di fuoco e la precisione di tiro americana . E se un errore millimetrico farà saltare in aria una clinica ginecologica non lo sapremo o lo sapremo troppo tardi . Forse allora l ' ammirazione lascerà un po ' di posto alla commozione . Molti vedono ancora la Nato come un bastione anticomunista anche se nessuna minaccia grava sull ' Occidente , salvo quelle che l ' Occidente sta costruendo da sé con l ' idea folle di un mondo a sovranità limitata , di un protettorato riservato ai quattro quinti dell ' umanità . Se sento la Cina dire che questa filosofia porta diritti alla terza guerra mondiale rabbrividisco , e vorrei che questo brivido contagiasse il mondo . Molti non si accorgono ancora del nesso inscindibile che corre , e che già ci umilia , tra questa guerra e l ' infrangersi del « sogno europeo » . Questo sogno , lungamente vagheggiato in competizione col sogno americano , ha rivelato in un attimo la sua fragilità e inconsistenza . La nuova Europa ha perso coscienza di sé prima di nascere . È difficile contrastare la propaganda di guerra e le spirali che induce , farlo con il ragionamento o con la protesta , smontare questo pauroso ingranaggio contro cui cozza e diventa flebile anche la voce papale . È un compito oggi minoritario ma che può , rifiutando ogni etichetta di parte , risvegliare una maggioranza democratica di donne e uomini . Almeno qui , in Italia , ai confini della tragedia . Si può anche credere che la guerra sia connaturata all ' uomo ma non fino a questo punto . Non è alla nostra portata riempire tutte le piazze del mondo , ma anche una sola sarebbe molto . Ci abbiamo già provato e continueremo a provarci .
La buona guerra ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Comincia l ' orribile esercizio della conta dei morti civili ( i militari sono uomini destinati a dare e subire la morte e quindi interessano meno ) . O meglio ricomincia , perché questo esercizio è in corso da quando la Iugoslavia si è disgregata . Ma ora è la conta dei nostri morti , quelli causati dalla guerra che noi conduciamo con intento umanitario . I profughi bombardati per errore sono ( forse ) 75 . I morti del treno bombardato per errore sono saliti ( pare ) a 27 . I cittadini di Belgrado di ogni età e condizione rimasti sotto le macerie sono , secondo il loro governo , cinquecento . Sarà vero ? Non sarà vero ? Non c ' è molta emozione né resipiscenza . In fondo sono cifre basse , da incidente stradale o da scossa tellurica di bassa intensità . La differenza è che sono morti provocate , a che altro serve la guerra ? E sono anche previste , se spari da diecimila metri . Dunque sono morti ovvie . Quel vecchio rattrappito e insanguinato che vediamo in fotografia è ovvio . Fonti della Casa Bianca informano che í raid non avranno sosta e potranno continuare fino a luglio . Compreso o escluso ? Due mesi e mezzo o tre mesi e mezzo ? Non so fare le moltiplicazioni , non so quante migliaia di kosovari e serbi e albanesi moriranno , anzi sono già preventivamente morti . So due cose : che se Milosevi ? è il responsabile , l ' esecutore sono io . Se il generale Clark ha detto di non temere la terza guerra mondiale ( frase che mi ricorderò finché campo ) , non si farà scrupolo di bombardare fino a riportare una regione europea all ' età della pietra . È un generale . Ma un intellettuale tedesco ha scritto ieri ( ma forse ho capito male ) che risparmiare le popolazioni civili non è serio , la seconda guerra mondiale ne ha fatto strage e perciò è finita prima . A che altro servì Hiroshima ? Se i raid e gli apaches non basteranno , ci sarà tempo in agosto , con la stagione balneare , per la guerra di terra che sarà più facile vincere . Sarà più facile ? Io non so se questa scalata , non priva di delirio , sia stata pianificata in partenza o se c ' è stato un errore di calcolo che ne produce altri . Ma sono allibito per la leggerezza , l ' insensibilità , l ' assuefazione psicologica , l ' inerzia che la crescita esponenziale di questa guerra produce . Anche i profughi , il cui destino era lo scopo della guerra buona , sembrano dimenticati o ricordati come mendicanti , o bombardati per errore . Quanti sono , dove sono , quanti ne muoiono ? Ecco un ' altra conta che ci aspetta . E quando li faremo rimpatriare o li faremo espatriare con munifica accoglienza ? In autunno ? Ogni giorno che passa , ogni bomba che cade , al • lontana o cancella questa speranza . Non c ' è in vista nessun negoziato convincente . Se Milosevi ? verrà processato come criminale di guerra vorrà dire che il negoziato è escluso in linea di principio . Dovremo allora - ma spero di sbagliarmi come sempre , di sbagliarmi grossolanamente - aspettarci qualunque cosa , che oggi non riusciamo a immaginare . Dice Hegel : « Dalle azioni degli uomini risulta qualcosa d ' altro , in generale , da ciò che essi si propongono e raggiungono , e che immediatamente sanno e vogliono » .