StampaQuotidiana ,
POTREBBE
essere
un
racconto
di
Pirandello
.
Il
racconto
di
un
uomo
sempre
controcorrente
,
che
sul
marciare
controvento
ha
costruito
una
clamorosa
e
onoratissima
carriera
diventando
il
simbolo
stesso
della
demolizione
delle
regole
e
del
rovesciamento
degli
schemi
,
che
tuttavia
non
riesce
ad
ammettere
-
neanche
per
un
attimo
,
nemmeno
con
se
stesso
-
la
prima
e
la
più
assoluta
delle
sue
trasgressioni
:
l
'
adesione
a
una
"
causa
sbagliata
"
,
poi
diventata
nell
'
arco
degli
anni
un
autentico
tabù
sociale
e
storico
.
Potrebbe
essere
un
racconto
di
Pirandello
,
e
invece
è
la
vicenda
di
Dario
Fo
,
tornata
d
'
attualità
sull
'
onda
della
polemica
sulle
"
confessioni
"
di
Roberto
Vivarelli
riguardo
all
'
adesione
alla
Rsi
.
Anche
Dario
Fo
vestì
la
divisa
della
Rsi
.
Anche
lui
è
stato
interpellato
di
recente
sui
motivi
di
quella
scelta
.
A
oltre
cinquantanni
di
distanza
,
da
uno
così
uno
che
sul
"
coraggio
di
dire
di
no
"
ha
costruito
una
carriera
da
Nobel
,
ci
si
poteva
aspettare
un
fulminante
"
outing
"
.
E
vero
,
l
'
ho
fatto
.
Invece
è
arrivato
un
deprimente
contorcimento
.
Deprimente
sia
per
il
compagno
di
"
Guerra
di
popolo
in
Cile
"
sia
per
il
camerata
di
"
Battaglioni
del
Duce
battaglioni
"
.
"
A
differenza
di
Vivarelli
che
,
sebbene
per
poco
,
ci
credette
-
ha
spiegato
Dario
Fo
al
"
Corriere
"
-
io
aderii
alla
Rsi
per
ragioni
molto
più
pratiche
:
cercare
di
imboscarmi
,
portare
a
casa
la
pelle
"
.
Fo
dice
di
aver
scelto
l
'
artiglieria
contraerea
di
Varese
perché
tanto
"
non
aveva
cannoni
"
ed
era
facile
prevedere
che
gli
arruolati
sarebbero
presto
stati
rimandati
a
casa
.
Quando
capì
che
invece
rischiava
di
essere
spedito
in
Germania
"
a
sostituire
gli
artiglieri
tedeschi
massacrati
dalle
bombe
"
,
trovò
un
'
altra
scappatoia
.
Si
arruolò
nella
scuola
paracadutisti
di
Tradate
.
Frequentò
il
corso
.
E
"
finito
l
'
addestramento
,
fuga
finale
.
Tornai
nelle
mie
valli
,
cercai
di
unirmi
a
qualche
gruppo
di
partigiani
,
ma
non
ne
era
rimasto
nessuno
"
.
E
'
una
versione
ben
differente
da
quella
che
lo
stesso
Fo
fornì
vent
'
anni
fa
,
e
di
cui
diamo
conto
nell
'
articolo
qui
a
fianco
.
All
'
epoca
il
giullare
di
"
Mistero
buffo
"
sosteneva
addirittura
di
essere
entrato
nella
Rsi
su
incarico
di
formazioni
partigiane
.
Smentito
in
processo
,
è
stato
probabilmente
costretto
a
"
emendare
"
i
suoi
ricordi
.
Resta
da
chiedersi
come
mai
nemmeno
dopo
mezzo
secolo
,
nemmeno
dopo
il
Nobel
,
nemmeno
dopo
l
'
incrinatura
del
tabù
che
ha
ossessionato
due
generazioni
di
italiani
,
un
pluri
-
settantenne
del
calibro
di
Fo
,
ormai
al
riparo
dalle
intemperie
della
discriminazione
,
riesca
a
riconciliarsi
con
le
scelte
della
sua
giovinezza
.
Delle
due
l
'
una
:
o
la
gabbia
creata
dalle
vestali
del
"
politicamente
corretto
"
è
infrangibile
,
o
è
molto
fragile
-
debole
,
succubo
conformista
-
lui
.
StampaQuotidiana ,
Sugli
organismi
geneticamente
modificati
,
i
famigerati
Ogm
,
gli
scienziati
hanno
sollevato
un
grosso
polverone
,
e
come
succede
sempre
a
chi
non
vuol
capire
,
la
loro
sordità
è
stata
palese
,
e
la
loro
volontà
di
confondere
le
idee
dei
non
addetti
ai
lavori
,
assumendo
la
parte
di
Galileo
o
di
Giordano
Bruno
,
si
è
rivelata
appieno
nell
'
accusa
lanciata
agli
ambientalisti
di
oscurantismo
,
se
non
di
propensioni
teologiche
da
Malleus
maleficarum
,
il
manuale
degli
Inquisitori
.
Denuncio
questa
accusa
come
spudoratamente
falsa
e
mi
sforzerò
di
fare
un
po
'
di
chiarezza
.
Penso
di
essere
autorizzato
,
visto
che
di
recente
,
al
Parlamento
Europeo
,
mi
sono
dissociato
dai
Verdi
,
astenendomi
quando
mi
si
è
proposto
di
votare
contro
l
'
impiego
degli
embrioni
inglesi
in
freezer
.
Si
trattava
di
destinarli
alla
cura
di
gravi
patologie
e
il
mio
punto
di
vista
resta
sempre
che
la
salute
sia
un
bene
che
vada
tutelato
su
tutto
.
Il
bello
è
che
proprio
per
questo
,
per
questa
tutela
irrinunciabile
,
nutro
delle
perplessità
sulle
biotecnologie
in
agricoltura
:
se
da
un
canto
le
reputo
affascinanti
,
e
auspico
,
se
fatte
in
laboratorio
,
che
proseguano
felicemente
,
d
'
altro
canto
sono
convinto
che
non
siamo
affatto
pronti
a
estendere
le
esperienze
in
pieno
campo
,
e
tanto
meno
a
immetterne
i
prodotti
sui
banconi
dei
supermercati
.
E
a
proposito
di
queste
pretese
di
pronta
commercializzazione
,
mi
sembra
diventi
chiaro
come
non
sia
in
gioco
tanto
la
libertà
di
ricerca
scientifica
,
che
nessuno
intende
negare
,
quanto
la
corsa
all
'
Eldorado
dei
brevetti
,
e
quindi
al
«
far
soldi
»
nel
nome
del
progresso
della
conoscenza
.
Ma
la
storia
sembra
ancora
una
volta
ripetersi
.
Oscurantismo
?
Amarcord
:
trent
'
anni
fa
chi
,
come
me
,
faceva
notare
che
l
'
uso
dei
pesticidi
in
agricoltura
castigava
duramente
la
biodiversità
degli
ecosistemi
e
la
salute
dei
consumatori
con
i
residui
rimasti
negli
ortofrutticoli
,
veniva
bollato
di
oscurantismo
,
e
di
affamatore
dei
paesi
in
via
di
sviluppo
.
Bene
,
attualmente
,
800
milioni
di
persone
,
malgrado
la
diffusione
ubiquitaria
delle
molecole
di
sintesi
,
sono
ancora
sottoalimentate
,
e
in
compenso
migliaia
di
contadini
che
operano
in
quelle
latitudini
sono
morti
intossicati
dai
fosforganici
.
Voglio
ricordare
,
allora
,
come
l
'
agricoltura
industriale
,
fondata
sulla
chimica
,
stia
mostrando
la
corda
,
e
l
'
agricoltura
biologica
,
o
ancor
più
sostenibile
,
la
stia
sostituendo
a
poco
a
poco
in
Europa
.
In
altre
parole
si
sta
affermando
una
nuova
maniera
,
moderna
e
dinamica
,
di
gestire
il
campo
coltivato
,
screditata
solo
da
qualche
tetro
vivisettore
che
,
tra
l
'
altro
,
non
ha
nessuna
competenza
in
merito
.
Mi
sembra
,
come
ha
scritto
Vattimo
su
questo
giornale
,
che
la
ricerca
scientifica
sia
diventata
,
oggi
,
così
socialmente
importante
che
non
può
più
essere
affidata
soltanto
agli
scienziati
,
anche
perché
tutto
quello
che
ho
chiamato
in
causa
è
dipeso
principalmente
da
loro
.
In
realtà
,
rispetto
ai
prodotti
delle
piante
geneticamente
modificate
,
risulta
evidente
come
non
siano
state
mai
fatte
ricerche
a
lunga
scadenza
sui
possibili
danni
all
'
ambiente
e
alla
salute
umana
.
Quando
Regge
,
dall
'
alto
della
sua
cattedra
,
afferma
che
in
Cina
ci
si
serve
in
tavola
da
tempo
del
transgenico
,
ma
non
si
sono
avuti
danni
alla
salute
dei
consumatori
,
è
proprio
sicuro
che
sia
così
?
Dobbiamo
concludere
che
per
le
multinazionali
delle
biotecnologie
,
e
per
gli
scienziati
che
lavorano
per
loro
,
noi
tutti
siamo
delle
cavie
su
cui
sperimentare
.
Non
sono
contro
la
ricerca
scientifica
,
come
potrei
?
L
'
ho
fatta
,
con
alterne
fortune
,
per
tutta
la
vita
.
Tuttavia
,
sono
stato
sempre
a
favore
del
principio
di
precauzione
e
pongo
la
vita
umana
al
di
sopra
dell
'
economia
,
e
delle
pretese
degli
scienziati
,
che
non
invocano
quella
che
chiamano
la
libertà
di
ricerca
,
ma
la
licenza
di
fare
quello
che
vogliono
,
perfino
una
bomba
atomica
se
è
il
caso
.
Sembra
che
Fermi
,
assistendo
a
una
conflagrazione
sperimentale
della
bomba
H
,
sussurrasse
a
Teller
:
«
E
'
terribile
,
ma
è
un
così
bell
'
esperimento
!
»
.
Per
fortuna
,
si
ricordi
di
Asilomar
,
non
tutti
gli
scienziati
sono
fatti
della
stessa
pasta
,
e
molti
di
loro
non
sono
affatto
tranquilli
sulle
ricadute
negative
possibili
della
cosiddetta
ingegneria
genetica
.
Per
sfortuna
,
i
semi
terminator
della
Monsanto
ci
hanno
chiarito
in
che
cosa
consistano
,
per
loro
,
gli
aiuti
al
Terzo
Mondo
,
compendiabili
nel
dilemma
«
o
compri
da
noi
,
o
muori
di
fame
»
.
Una
sintesi
brutale
?
Forse
,
ma
non
per
questo
meno
veritiera
.
Al
Parlamento
Europeo
è
stata
presentata
nei
giorni
scorsi
una
direttiva
sulla
immissione
degli
Ogm
in
campo
e
nei
supermercati
.
E
'
stata
votata
dalla
maggioranza
,
ma
io
,
con
i
Verdi
,
mi
sono
astenuto
.
Il
perché
è
presto
detto
:
da
un
lato
,
la
direttiva
prendeva
in
seria
considerazione
il
problema
dell
'
etichettatura
e
della
tracciabiltà
dei
prodotti
transgenici
,
però
,
d
'
altro
lato
,
sospendeva
ogni
azione
concreta
in
merito
,
promettendo
di
risolvere
la
questione
entro
quest
'
anno
.
Una
sorta
di
amplexus
interruptus
,
e
l
'
astensione
mi
è
sembrata
la
sola
via
possibile
da
percorrere
.
Ma
il
bello
è
questo
:
la
direttiva
consente
che
nei
prodotti
Ogm
siano
ancora
presenti
,
fino
al
2004
,
i
marcatori
di
resistenza
agli
antibiotici
.
Bene
,
come
ho
fatto
osservare
in
aula
,
se
le
multinazionali
sostengono
di
essere
pronte
a
sostituire
questi
marcatori
con
mezzi
alternativi
,
perché
insistono
nel
mantenere
la
suddetta
dilazione
?
E
se
progettano
delle
alternative
,
non
significherà
che
li
considerano
pericolosi
per
la
salute
,
anche
se
hanno
sempre
assicurato
il
contrario
?
Si
tenga
presenta
,
allora
,
che
tutti
quei
prodotti
che
si
vogliono
far
piovere
nel
nostro
piatto
sono
dotati
di
questi
geni
:
per
cui
si
predica
bene
e
si
razzola
male
.
Ma
,
alla
fin
fine
,
che
cosa
chiedono
tutti
questi
irrequieti
scienziati
in
coro
?
Che
si
mangi
il
pappone
,
e
si
stia
zitti
?
E
se
qualcuno
chiede
il
menù
,
bene
,
è
uno
che
si
propone
di
mettere
alla
tortura
Galileo
.
StampaQuotidiana ,
Maria
Grazia
Cutuli
è
stata
assassinata
in
Afghanistan
,
sulla
strada
che
da
Jalalabad
porta
a
Kabul
,
a
90
chilometri
dalla
capitale
in
un
posto
orribile
che
si
chiama
Pouli
-
es
-
the
-
Kam
.
Maria
Grazia
era
lì
inviata
dal
Corriere
della
Sera
e
aveva
trentanove
anni
.
Era
lì
,
da
quelle
parti
,
prima
in
Pakistan
e
infine
in
Afghanistan
,
dal
giorno
successivo
all
'
attacco
alle
Torri
Gemelle
.
Pare
sia
stata
un
'
esecuzione
.
Secondo
la
ricostruzione
di
una
televisione
spagnola
le
hanno
sparato
alle
spalle
.
Con
lei
sono
stati
uccisi
altri
tre
giornalisti
.
Uno
è
Julio
Fuentes
,
spagnolo
,
di
El
Mundo
,
di
cui
Maria
Grazia
parlava
spesso
.
Erano
stati
anche
fidanzati
,
Maria
Grazia
e
Julio
.
Insieme
,
domenica
,
erano
entrati
in
una
delle
più
grandi
basi
militari
di
bin
Laden
,
abbandonata
dopo
la
ritirata
dei
talebani
da
Jalalabad
.
Lì
hanno
trovato
una
serie
di
fialette
di
Sarin
,
il
gas
nervino
.
Ieri
il
Corriere
e
il
Mundo
hanno
pubblicato
il
racconto
in
prima
pagina
.
C
'
è
chi
dice
che
con
la
loro
inchiesta
e
con
le
loro
domande
abbiano
infastidito
il
leader
locale
.
Si
chiama
Younis
Khalis
,
una
vecchia
gloria
del
Jihad
anti
sovietico
,
ed
è
l
'
uomo
che
dopo
un
lungo
negoziato
ha
costretto
i
talebani
a
lasciare
Jalalabad
.
I
due
giornalisti
hanno
scritto
che
Khalis
nel
1996
diede
a
Osama
ospitalità
e
il
permesso
di
costruire
la
base
sui
suoi
terreni
.
Secondo
altri
si
è
trattato
di
un
'
imboscata
a
scopo
di
rapina
,
in
una
terra
di
nessuno
tra
le
più
pericolose
dell
'
Afghanistan
.
Su
quelle
montagne
,
a
metà
strada
tra
Kabul
e
Jalalabad
,
ci
sono
sia
gli
arabi
di
bin
Laden
sia
i
talebani
scappati
dalle
due
città
.
In
fondo
,
conoscere
il
motivo
della
strage
non
conta
molto
:
tutti
e
quattro
i
giornalisti
sono
morti
.
Questo
conta
.
L
'
intrattabile
miss
Kigali
Dei
quattro
,
Maria
Grazia
Cutuli
è
quella
che
conosciamo
meglio
.
Era
di
Catania
.
Il
mese
scorso
aveva
compiuto
39
anni
.
Lavorava
alla
redazione
Esteri
del
Corriere
della
Sera
.
Si
occupava
di
Africa
,
di
Medio
Oriente
,
di
Balcani
,
di
Afghanistan
.
Era
la
più
grande
esperta
di
madrasse
,
le
scuole
coraniche
del
Pakistan
dove
hanno
,
si
fa
per
dire
,
studiato
i
talebani
.
Di
lei
sappiamo
che
era
una
donna
tosta
,
tostissima
.
Sappiamo
che
era
considerata
una
intrattabile
,
a
tratti
insopportabile
.
Maria
Grazia
si
lamentava
,
si
lamentava
sempre
,
le
sue
lamentele
erano
leggendarie
,
e
gli
amici
la
sfottevano
per
questo
.
Non
riusciva
a
restare
chiusa
in
redazione
a
passare
pezzi
,
come
si
dice
nel
nostro
gergo
,
o
a
fare
interviste
al
telefono
.
Era
monomaniaca
:
raccontare
la
guerra
,
meglio
la
guerriglia
,
era
la
sua
fissazione
.
Voleva
sempre
andare
dove
c
'
era
un
conflitto
.
Ci
andava
,
poi
.
Ci
riusciva
.
Perché
era
testarda
da
non
immaginarsi
.
Poi
tornava
e
sfiancava
gli
amici
con
i
suoi
racconti
,
e
non
smetteva
di
raccontare
e
lamentarsi
,
perché
quando
arrivava
lì
,
fosse
in
Ruanda
o
in
Medio
Oriente
,
improvvisamente
e
felicemente
si
fermava
tutto
.
Non
si
sparava
più
,
si
trattava
improvvisamente
la
pace
.
I
suoi
colleghi
dicevano
che
era
meglio
dell
'
Onu
:
arrivava
lei
e
la
guerra
si
fermava
.
Era
contenta
di
questo
.
Ironizzava
su
di
sé
.
A
chi
la
andava
a
trovare
a
casa
mostrava
sempre
le
sue
fotografie
scattate
in
Ruanda
il
Ruanda
era
la
sua
vera
fissazione
,
ci
tornava
pure
in
vacanza
.
A
Kigali
arrivò
proprio
alla
fine
del
genocidio
tra
hutu
e
tutsi
.
Per
andarci
si
dimise
da
Epoca
,
dove
lavorava
;
ci
andò
con
un
contratto
a
termine
delle
Nazioni
Unite
.
Da
lì
scrisse
anche
per
questo
giornale
.
Era
orgogliosa
delle
sue
foto
del
Ruanda
.
Gli
amici
la
prendevano
in
giro
perché
quelle
foto
raccontavano
un
Ruanda
diverso
da
quello
terribile
della
guerra
civile
.
Quelle
foto
la
ritraevano
danzante
su
un
magnifico
prato
all
'
inglese
.
Il
machete
aveva
appena
cessato
di
mozzare
teste
e
lei
,
per
scherzo
e
per
esorcizzare
la
paura
,
quella
sera
,
su
quel
prato
,
fu
eletta
Miss
Kigali
.
Fare
il
giornalista
di
guerra
,
si
sa
,
è
pericoloso
.
Le
parole
contano
meno
delle
armi
da
fuoco
.
Chi
decide
questa
vita
ne
è
perfettamente
consapevole
.
Ed
è
felice
.
Maria
Grazia
aveva
già
rischiato
la
vita
almeno
un
paio
di
volte
.
In
Ruanda
si
salvò
grazie
a
un
febbrone
che
la
costrinse
a
un
ricovero
all
'
ospedale
di
Kigali
.
La
sua
abitazione
,
quella
notte
fu
attaccata
e
quattro
suoi
colleghi
delle
Nazioni
Unite
furono
trucidati
.
In
Sudan
,
sui
monti
Nuba
,
al
seguito
della
guerriglia
cristiano
-
animista
evitò
per
un
niente
una
smitragliata
da
un
Antonov
governativo
.
I
suoi
amici
erano
abituati
a
questi
racconti
,
non
ci
facevano
più
caso
.
Per
coinvolgerli
,
per
fare
fino
in
fondo
il
suo
mestiere
,
lei
raccontava
loro
queste
immani
tragedie
in
modo
lieve
.
Per
non
annoiarli
.
Ci
riusciva
.
Come
quando
andò
a
Sarajevo
per
Epoca
.
La
città
fu
presa
d
'
assedio
e
lei
costretta
a
dormire
per
tre
settimane
nell
'
edificio
della
televisione
bosniaca
.
Appena
mettevi
il
naso
fuori
un
cecchino
prendeva
la
mira
e
sparava
.
Scrisse
articoli
bellissimi
.
A
cena
,
un
tocco
mondano
.
Agli
amici
faceva
credere
che
per
lei
la
cosa
peggiore
era
guardarsi
allo
specchio
i
capelli
sformi
.
StampaQuotidiana ,
Per
tutta
la
lunga
campagna
elettorale
,
la
sinistra
ha
sognato
di
poter
trovare
una
scorciatoia
che
le
consentisse
di
sorpassare
in
fretta
una
Casa
delle
Libertà
che
la
precedeva
di
molti
chilometri
.
Certi
com
'
erano
del
ritardo
accumulato
in
cinque
anni
di
governi
inconcludenti
,
e
abituati
a
imboccare
vie
giudiziarie
e
ad
aprire
cantieri
istituzionali
per
far
ribaltare
la
macchina
dell
'
opposizione
,
anche
questa
volta
i
piloti
dell
'
Ulivo
hanno
premuto
l
'
acceleratore
alla
ricerca
della
strada
breve
e
sbrigativa
,
evitando
il
normale
confronto
elettorale
.
Naturalmente
,
per
costringere
l
'
auto
della
Casa
delle
Libertà
a
fermarsi
o
,
meglio
,
a
uscire
di
strada
,
bisognava
incepparne
il
motore
,
ossia
Silvio
Berlusconi
.
Così
in
tutta
fretta
sono
state
riesumate
le
carte
sulla
nascita
delle
sue
fortune
,
affidando
ai
comici
l
'
incarico
di
gettare
olio
sulla
pista
.
Ma
ciò
non
è
bastato
ed
ecco
allora
spuntare
magicamente
sulle
pagine
di
«
Repubblica
»
la
divisione
guastatori
scelti
della
sinistra
,
un
rapporto
sui
conti
della
Fininvest
preparato
dalla
società
di
revisione
Kpmg
per
incarico
della
procura
di
Milano
.
Nella
relazione
si
congettura
di
società
fiscalmente
impenetrabili
e
di
intrecci
segreti
:
il
tutto
certificato
da
un
perito
,
cioè
la
Kpmg
,
che
-
spiega
Ezio
Mauro
,
direttore
di
«
Repubblica
»
-
è
un
gigante
dell
'
accounting
,
una
multinazionale
della
revisione
;
insomma
,
in
fatto
di
conti
sarebbe
,
secondo
il
direttore
del
quotidiano
ulivista
,
appena
sotto
Dio
.
Mauro
naturalmente
evita
di
dire
che
la
Kpmg
è
stata
la
prima
società
di
revisione
a
essere
condannata
in
Italia
per
aver
cagionato
danni
ai
risparmiatori
che
avevano
affidato
il
loro
denaro
ai
simpatici
fratelli
Canavesio
e
per
questo
-
per
le
sue
gravi
disattenzioni
-
è
stata
costretta
a
pagare
8,8
miliardi
di
lire
.
Nel
primo
di
una
serie
di
scivolosi
articoli
che
sono
stati
stesi
in
mezzo
alla
strada
per
far
sbandare
la
Casa
delle
Libertà
,
il
direttore
di
«
Repubblica
»
dimentica
anche
di
riferire
che
la
stessa
Kpmg
è
stata
coinvolta
nel
crac
dell
'
Ifm
leasing
(
per
chiudere
la
vicenda
accettò
di
pagare
18
miliardi
alla
Banca
Popolare
di
Milano
)
e
nel
fallimento
della
Scotti
finanziaria
,
e
in
quello
della
Trevitex
,
e
in
quello
della
Sasea
.
E
scorda
di
precisare
che
su
alcune
di
queste
vicende
sta
ancora
indagando
la
procura
di
Milano
,
sì
-
avete
letto
bene
-
la
stessa
procura
che
ha
incaricato
la
Kpmg
di
studiare
le
carte
della
Fininvest
.
Naturalmente
in
questo
caso
non
c
'
è
conflitto
d
'
interesse
.
No
,
no
,
qui
è
tutto
regolare
,
tutto
certificato
con
i
timbri
al
posto
giusto
.
Dimenticavo
:
la
Kpmg
è
coinvolta
anche
nel
crac
del
Crédit
Lyonnais
,
una
grande
banca
francese
.
Secondo
gli
avvocati
che
si
occupano
di
recuperare
il
denaro
di
quella
banca
,
la
Kpmg
,
«
in
spregio
alle
regole
legate
al
suo
ruolo
di
revisore
di
conti
,
ha
scientemente
ingannato
il
Crédit
Lyonnais
sulla
qualità
dei
crediti
poi
concessi
dalla
sua
filiale
olandese
al
gruppo
Fiorini
-
Parretti
,
spingendo
così
la
banca
nella
voragine
di
perdite
storiche
»
.
E
per
tali
motivi
,
gli
avvocati
hanno
chiesto
al
gigante
dell
'
accounting
citato
da
Ezio
Mauro
22
miliardi
di
franchi
francesi
,
equivalenti
a
6500
miliardi
di
lire
.
Potrei
proseguire
,
ma
non
voglio
annoiarvi
in
una
domenica
così
radiosa
.
Comunque
,
neanche
lo
sgambetto
di
«
Repubblica
»
,
con
la
sua
Kpmg
,
è
servito
a
metter
fuori
pista
Berlusconi
e
allora
nelle
settimane
successive
si
è
puntato
tutto
sulla
curva
pericolosa
del
conflitto
d
'
interessi
.
Il
tempo
stringe
,
il
divario
tra
Ulivo
e
CDL
s
'
allarga
,
ed
ecco
che
il
capo
dell
'
opposizione
diventa
un
pericoloso
attentatore
degli
interessi
pubblici
nazionali
.
Egli
è
ricco
,
possiede
TV
e
giornali
,
non
può
governare
.
In
nessun
Paese
del
mondo
potrebbe
diventare
presidente
del
Consiglio
,
scrivono
e
dicono
gli
uomini
di
sinistra
.
Deve
vendere
,
non
basta
che
abbia
rinunciato
ai
consigli
di
amministrazione
,
non
basta
neppure
che
faccia
un
blind
trust
,
ossia
che
affidi
ad
amministratori
privati
il
proprio
patrimonio
.
No
,
o
vende
o
consegna
i
suoi
averi
ad
amministratori
nominati
dalla
sinistra
.
Se
non
lo
fa
-
insistono
i
cantori
dell
'
Ulivo
-
saremo
lo
zimbello
d
'
Europa
,
ci
escluderanno
dai
consessi
internazionali
,
saremo
tenuti
a
distanza
come
appestati
.
I
più
eleganti
dicono
che
un
Berlusconi
al
governo
sarebbe
un
'
anomalia
della
democrazia
.
La
realtà
,
naturalmente
,
è
ben
diversa
.
Basta
conoscere
appena
l
'
Europa
.
Uno
degli
uomini
più
ricchi
di
Francia
,
André
Bettencourt
,
proprietario
di
L'Oréa1
,
è
stato
per
anni
ministro
degli
Esteri
,
e
Marcel
Dassault
-
fondatore
,
proprietario
e
presidente
dell
'
omonima
industria
aeronautica
-
entrò
in
Parlamento
e
continuò
a
vendere
i
suoi
aerei
allo
Stato
francese
.
In
Germania
,
il
padrone
della
Rosenthal
fu
invece
al
fianco
del
primo
ministro
socialdemocratico
Helmut
Schmidt
.
Potrei
citarne
altri
,
ma
anche
stavolta
mi
fermo
qui
,
sempre
per
via
della
domenica
radiosa
.
Comunque
,
in
tutti
questi
casi
non
ci
fu
alcuno
scandalo
,
non
scattò
nessuna
legge
sul
conflitto
d
'
interessi
,
nessuno
parlò
di
anomalia
,
per
la
semplice
ragione
che
in
questi
Paesi
le
leggi
sul
conflitto
d
'
interessi
non
sono
delle
trappole
,
ma
delle
norme
severe
,
ma
per
niente
punitive
.
Al
punto
che
in
Germania
un
ministro
-
se
autorizzato
dal
Parlamento
-
può
sedere
nel
consiglio
di
amministrazione
di
una
società
privata
e
in
qualche
caso
è
successo
.
Vi
chiederete
perché
nel
giorno
in
cui
dovete
decidere
come
votare
vi
tedio
con
queste
storie
di
Kpmg
e
di
ministri
europei
e
relativi
patrimoni
.
È
solo
per
rimarcare
come
su
questa
campagna
elettorale
,
una
campagna
decisiva
per
archiviare
l
'
era
dell
'
Ulivo
,
siano
state
sparse
montagne
di
menzogne
.
Bugie
,
colpi
bassi
,
calunnie
e
strumentalizzazioni
.
Pur
di
non
perdere
il
potere
,
tutto
ciò
che
era
possibile
fare
la
sinistra
lo
ha
fatto
.
Anche
a
costo
di
danneggiare
il
proprio
Paese
.
Nelle
scorse
settimane
vi
abbiamo
dato
conto
degli
articoli
che
la
stampa
internazionale
ha
pubblicato
contro
Berlusconi
e
la
Casa
delle
Libertà
,
articoli
che
naturalmente
hanno
fatto
strillare
l
'
Ulivo
,
il
quale
ne
ha
approfittato
per
avvisare
gli
elettori
che
un
governo
di
centrodestra
sarebbe
stato
severamente
giudicato
dai
nostri
partner
europei
.
La
verità
,
anche
in
questo
caso
,
è
molto
più
banale
e
l
'
ha
confessata
lo
stesso
direttore
di
«
Repubblica
»
un
paio
di
giorni
fa
,
quando
ha
scritto
che
«
gli
inviati
dei
giornali
stranieri
che
visitano
l
'
Italia
in
questi
giorni
elettorali
passano
ogni
tanto
da
"
Repubblica
"
e
verificano
le
notizie
raccolte
»
.
Se
c
'
era
un
dubbio
su
quale
fosse
la
centrale
di
smistamento
degli
articoli
anti
-
italiani
-
perché
di
questo
si
tratta
-
improvvisamente
comparsi
sulla
stampa
estera
,
ora
questo
dubbio
ci
è
tolto
.
Se
c
'
era
un
dubbio
-
e
non
c
'
era
-
sul
perché
«
la
Repubblica
»
avesse
celato
o
mutilato
gli
articoli
positivi
a
favore
di
Berlusconi
e
dei
suoi
alleati
apparsi
sulla
stampa
estera
,
ora
questo
dubbio
ci
è
caduto
.
Quella
cui
abbiamo
assistito
è
stata
la
campagna
più
feroce
e
aspra
che
si
sia
mai
vista
negli
ultimi
trent
'
anni
.
E
la
ragione
di
tanta
durezza
è
una
sola
.
Qui
si
tratta
di
risolvere
il
vero
conflitto
d
'
interesse
di
cui
patisce
l
'
Italia
:
quello
tra
una
casta
politica
che
ha
occupato
lo
Stato
e
il
futuro
del
Paese
.
Per
sciogliere
questo
conflitto
non
serve
una
legge
:
basta
un
voto
.
Oggi
.
E
per
questa
sinistra
ogni
scorciatoia
da
domani
diventerà
un
vicolo
cieco
.
StampaQuotidiana ,
L
'
articolo
comparso
sulla
rivista
The
Journal
of
Regenerative
Medicine
,
che
i
ricercatori
dell
'
Advanced
Cell
Technology
hanno
pubblicato
in
data
26
novembre
2001
,
mostra
in
tutta
la
sua
drammaticità
la
gravità
dell
'
evento
che
è
stato
realizzato
:
la
produzione
di
un
embrione
umano
in
vitro
,
anzi
di
diversi
embrioni
,
che
si
sono
sviluppati
rispettivamente
fino
allo
stadio
di
due
,
quattro
,
sei
cellule
.
L
'
evento
è
documentato
da
chiare
immagini
a
colori
al
microscopio
a
scansione
,
che
mettono
in
evidenza
le
prime
fasi
dello
sviluppo
di
queste
vite
umane
,
a
cui
è
stato
dato
inizio
non
attraverso
la
fecondazione
di
un
ovocita
con
uno
spermatozoo
,
ma
attivando
ovociti
con
nuclei
di
cellule
somatiche
.
Gli
autori
hanno
ribadito
che
la
loro
intenzione
non
è
quella
di
dare
origine
ad
un
individuo
umano
.
Ma
quello
che
essi
nel
loro
articolo
chiamano
,
da
scienziati
,
early
embryo
,
embrione
allo
stadio
iniziale
,
che
cos
'
è
?
Ecco
allora
che
ritorna
in
tutta
la
sua
attualità
l
'
interrogativo
bioetico
,
mai
sopito
per
la
verità
,
su
quando
considerare
l
'
inizio
della
vita
umana
.
Al
di
là
dell
'
evento
scientifico
,
infatti
,
rimane
questo
l
'
oggetto
del
contendere
,
essendo
fuor
di
dubbio
-
per
indicazione
stessa
dei
ricercatori
-
che
qui
ci
troviamo
di
fronte
ad
embrioni
umani
e
non
a
cellule
,
come
qualcuno
vorrebbe
far
credere
.
L
'
evento
ci
riporta
,
dunque
,
prepotentemente
,
a
ribadire
con
forza
che
l
'
inizio
della
vita
umana
non
può
essere
fissato
per
convenzione
ad
un
certo
stadio
dello
sviluppo
dell
'
embrione
;
esso
si
situa
,
in
realtà
,
già
al
primo
istante
di
esistenza
dell
'
embrione
stesso
.
Ciò
si
coglie
più
facilmente
nella
modalità
"
umana
"
della
fecondazione
fra
ovocita
e
spermatozoo
,
ma
dobbiamo
imparare
a
riconoscerlo
anche
di
fronte
ad
una
modalità
"
disumana
"
,
come
è
quella
della
riprogrammazione
di
un
nucleo
somatico
in
una
cellula
uovo
:
anche
con
questa
modalità
si
può
dare
origine
ad
una
nuova
vita
-
come
purtroppo
l
'
esperimento
annunciato
ha
dimostrato
-
vita
che
conserva
comunque
la
sua
dignità
come
quella
di
ogni
vita
umana
alla
quale
sia
data
l
'
esistenza
.
Perciò
,
nonostante
i
dichiarati
intenti
"
umanistici
"
di
chi
preannuncia
guarigioni
strepitose
per
questa
strada
,
che
passa
attraverso
l
'
industria
della
clonazione
,
è
necessaria
una
valutazione
pacata
ma
ferma
,
che
mostri
la
gravità
morale
di
questo
progetto
e
ne
motivi
la
condanna
inequivocabile
.
Il
principio
che
di
fatto
viene
introdotto
,
in
nome
della
salute
e
del
benessere
,
sancisce
,
infatti
,
una
vera
e
propria
discriminazione
tra
gli
esseri
umani
in
base
alla
misurazione
dei
tempi
del
loro
sviluppo
(
così
un
embrione
vale
meno
di
un
feto
,
un
feto
meno
di
un
bambino
,
un
bambino
meno
di
un
adulto
)
,
capovolgendo
l
'
imperativo
morale
che
impone
,
invece
,
la
massima
tutela
e
il
massimo
rispetto
proprio
di
coloro
che
non
sono
nelle
condizioni
di
difendere
e
manifestare
la
loro
intrinseca
dignità
.
D
'
altra
parte
,
le
ricerche
sulle
cellule
staminali
indicano
che
altre
strade
sono
percorribili
,
lecite
moralmente
e
valide
dal
punto
di
vista
scientifico
,
come
l
'
utilizzazione
di
cellule
staminali
prelevate
,
per
esempio
,
dall
'
individuo
adulto
(
ne
esistono
diverse
in
ciascuno
di
noi
)
,
dal
sangue
materno
o
da
feti
abortiti
spontaneamente
.
È
questa
la
strada
che
ogni
scienziato
onesto
deve
perseguire
al
fine
di
riservare
il
massimo
rispetto
all
'
uomo
,
cioè
a
se
stesso
StampaQuotidiana ,
L
'
Unità
ha
dato
ieri
le
cifre
dei
congressi
di
sezione
ds
finora
svolti
,
circa
la
metà
delle
seimila
sezioni
ancora
in
vita
.
Sarebbero
centomila
partecipanti
su
seicentomila
iscritti
dichiarati
.
Cifre
in
parte
litigiose
,
ma
non
tanto
da
modificare
il
risultato
:
la
mozione
Fassino
ha
il
64%
,
quella
di
Berlinguer
circa
il
32%
e
quella
di
Morando
circa
il
4%
.
La
partecipazione
è
scarsa
,
il
dibattito
pressoché
nullo
.
Il
congresso
Ds
non
fa
neanche
notizia
.
Questo
è
il
dato
più
impressionante
.
Dopo
la
sconfitta
del
13
maggio
pareva
incalzare
l
'
interrogativo
:
com
'
è
che
una
grande
forza
politica
,
che
aveva
retto
al
1989
,
è
scesa
al
minimo
storico
,
pesa
meno
delle
altre
,
già
assai
meno
forti
,
sinistre
moderate
europee
?
Non
era
un
interrogativo
soltanto
degli
iscritti
,
ma
del
paese
,
che
aveva
amato
o
detestato
il
Pci
e
poi
,
benché
ridimensionato
,
il
Pds
,
ma
su
di
esso
si
divideva
o
determinava
,
i
suoi
congressi
infiammavano
gli
spiriti
.
Ora
al
congresso
ci
siamo
ma
non
interessa
più
di
un
congresso
,
che
so
,
delle
Acli
.
E
'
la
guerra
,
si
dice
,
che
offusca
tutto
il
resto
.
E
'
vero
,
ma
perché
dai
Democratici
di
sinistra
non
è
venuta
su
di
essa
una
sola
parola
diversa
da
quella
del
governo
,
che
era
uguale
a
quella
di
Bush
?
Se
non
si
sente
la
voce
dei
ds
è
perché
non
c
'
è
.
E
non
c
'
è
da
nessuna
parte
,
benché
per
la
prima
volta
essi
andassero
con
mozioni
separate
al
congresso
.
Ma
sulla
guerra
Giovanni
Berlinguer
non
s
'
è
espresso
diversamente
da
Fassino
.
Nessuna
analisi
differente
,
neppure
un
tentativo
di
chiedersi
perché
il
jihad
,
che
dieci
anni
fa
era
pochissima
cosa
,
sia
cresciuto
fino
a
diventare
un
pericolo
mortale
,
perché
il
tollerante
Islam
sia
oggi
in
così
gran
parte
fondamentalista
,
e
il
fondamentalismo
diventi
terrorismo
.
Nessun
ammonimento
sulla
inaccettabilità
della
guerra
prima
ancora
che
sulla
sua
insensatezza
,
perché
se
di
odio
all
'
occidente
si
tratta
non
farà
che
alimentarlo
.
Nessuna
proposta
su
un
che
fare
che
modifichi
un
Medio
Oriente
che
noi
,
occidentali
,
abbiamo
strutturato
,
risanandone
almeno
le
ferite
più
purulente
come
quelle
della
Palestina
.
L
'
Europa
è
scomparsa
nel
generale
ossequio
al
Dipartimento
di
stato
e
in
essa
sono
affondati
i
ds
.
La
guerra
è
,
come
sempre
per
la
sinistra
,
un
crudele
rivelatore
.
La
sinistra
ds
credeva
di
potersi
distinguere
da
D
'
Alema
sul
lavoro
,
senza
andare
troppo
in
fondo
sulla
globalizzazione
,
che
è
stretta
all
'
impero
unico
,
a
sua
volta
stretto
,
checché
si
speri
,
al
sistema
militare
di
dominio
,
chiamato
ormai
ogni
due
anni
a
preservare
coi
carri
armati
l
'
ordine
mondiale
.
Pensava
in
questo
modo
di
allargare
i
consensi
raccogliendo
anche
un
centro
veltroniano
che
a
una
presa
di
posizione
più
netta
non
sarebbe
stato
.
Era
una
modesta
operazione
e
non
ha
funzionato
.
In
tre
settimane
la
mozione
di
Giovanni
Berlinguer
è
precipitata
dall
'
adesione
di
quasi
la
metà
degli
iscritti
a
un
po
'
meno
di
un
terzo
.
Meglio
sarebbe
stato
partire
e
tener
fermo
su
una
identità
più
limpida
che
funzionasse
contro
il
liberismo
e
la
guerra
,
perché
se
si
tratta
di
dividersi
almeno
farlo
su
questioni
fondamentali
.
In
mancanza
di
questo
,
i
congressi
sono
diventati
una
modesta
conta
con
scarsa
partecipazione
.
Delusione
o
indifferenza
o
tutt
'
e
due
:
se
l
'
esito
è
scontato
,
discutere
che
senso
ha
?
Eppure
pareva
,
ed
era
stato
detto
,
che
era
in
causa
la
sopravvivenza
stessa
di
un
grande
partito
:
D
'
Alema
e
Veltroni
credono
di
non
averne
bisogno
,
credono
che
gli
basti
un
comitato
elettorale
e
l
'
entratura
nei
luoghi
giusti
.
Ma
la
mozione
di
sinistra
non
puntava
a
una
rianimazione
di
quel
corpo
collassato
?
Non
c
'
è
stata
,
se
al
congresso
dei
ds
nessuno
bada
è
perché
non
c
'
è
a
che
badare
.
StampaQuotidiana ,
Alcune
sedicenti
avanguardie
si
stanno
sprecando
in
gesticolazioni
,
persuase
che
sono
i
simboli
a
fare
i
poteri
e
non
viceversa
.
La
soddisfazione
di
stare
sui
giornali
li
compensa
dalla
frustrazione
di
non
saper
che
fare
se
non
aspettare
un
appuntamento
di
qualche
vertice
per
essere
sicuri
di
esistere
.
C
'
è
qualcuno
disposto
a
sostenere
che
a
Genova
i
Black
bloc
hanno
messo
in
difficoltà
il
G8
?
Non
credo
.
Si
riuniranno
nelle
Montagne
Rocciose
o
non
avranno
bisogno
di
riunirsi
affatto
.
C
'
è
qualcuno
disposto
a
sostenere
che
spaccando
vetrine
e
provocando
tafferugli
hanno
reso
un
servizio
al
Genoa
Social
Forum
?
Non
credo
.
La
polizia
si
è
scatenata
,
Fini
e
Cossiga
le
hanno
garantito
ogni
appoggio
,
Berlusconi
sostituirà
i
muscoli
con
i
muscoli
.
Alcune
sedicenti
avanguardie
si
stanno
sprecando
in
gesticolazioni
,
persuase
che
sono
i
simboli
a
fare
i
poteri
e
non
viceversa
.
O
,
se
hanno
abbastanza
sale
in
zucca
per
sapere
come
funziona
,
la
soddisfazione
di
stare
sui
giornali
li
compensa
dalla
frustrazione
di
non
saper
che
fare
se
non
aspettare
un
appuntamento
di
qualche
vertice
per
essere
sicuri
di
esistere
.
Sarebbe
un
fenomeno
sociale
di
modesto
interesse
se
,
oltre
a
dare
pretesti
al
monopolio
statale
della
violenza
,
non
danneggiasse
l
'
estendersi
a
macchia
d
'
olio
di
gruppi
,
soggetti
,
genti
che
hanno
capito
che
cos
'
è
il
dominio
mondiale
del
capitale
e
del
mercato
,
ne
studiano
e
attaccano
i
meccanismi
,
destabilizzano
le
tradizionali
forze
politiche
,
hanno
già
spostato
in
Italia
il
più
importante
sindacato
,
fanno
e
comunicano
politica
in
tutto
il
pianeta
.
Sono
confluiti
a
Genova
come
a
Porto
Alegre
e
sono
il
solo
fenomeno
politico
grosso
e
nuovo
.
Che
di
essi
non
si
riesca
neanche
a
parlare
-
e
tantomeno
delle
tesi
che
hanno
sviluppato
a
Genova
,
oltre
che
nei
cortei
,
in
un
mese
di
riunioni
e
colloqui
dove
avveniva
un
vero
salto
di
coscienza
e
cultura
-
perché
la
scena
è
occupata
dall
'
immagine
della
polizia
che
picchia
e
dai
giovani
con
le
mani
alzati
,
e
perché
di
questo
scenario
si
sono
impadronite
per
le
loro
schermaglie
maggioranza
e
opposizione
a
Genova
assenti
,
è
già
un
paradosso
.
Ovvio
,
obbligatorio
,
ma
paradosso
.
Genova
non
era
un
appuntamento
per
il
diritto
di
manifestare
,
era
per
far
sentire
le
tesi
di
gruppi
che
lavorano
da
anni
,
si
sono
creati
un
enorme
ascolto
,
i
cui
argomenti
,
come
nel
caso
di
Attac
,
danno
il
mal
di
testa
ai
governi
,
che
non
solo
denunciano
ma
sono
e
fanno
,
e
invadono
territori
che
la
politica
politicante
aveva
bruciato
.
Gli
occorre
sfondare
l
'
egemonia
dei
luoghi
comuni
,
non
uno
schieramento
di
polizia
.
Gli
occorre
costruirsi
delle
sponde
,
non
venire
isolati
.
Susan
George
si
domandava
in
questi
giorni
come
il
movimento
potrà
manifestare
se
ogni
volta
sarà
parassitato
da
gruppi
che
,
se
va
bene
,
sfogano
nello
spaccar
vetrine
un
vero
disagio
esistenziale
o
pretendono
di
insegnare
ai
poveri
nonviolenti
come
stanno
veramente
le
cose
e
quel
che
bisognerebbe
fare
.
Susan
George
è
pessimista
,
ma
si
capisce
che
sia
preoccupata
.
Già
ieri
le
gazzette
hanno
premurosamente
offerto
uno
specchio
al
ragazzo
di
Napoli
che
dichiara
guerra
al
vertice
di
settembre
della
Nato
,
e
oggi
parleranno
del
documento
di
un
deficiente
che
minaccia
di
morte
De
Gennaro
.
Così
possono
fare
a
meno
di
scrivere
che
cosa
è
e
a
che
serve
lo
scudo
spaziale
di
Bush
del
quale
si
parlerà
a
Napoli
,
come
qualmente
l
'
Italia
sia
il
solo
paese
europeo
che
lo
sostiene
,
e
come
questo
succeda
anche
perché
è
passata
sotto
silenzio
l
'
adesione
di
D
'
Alema
alla
Nato
2
durante
la
guerra
del
Kosovo
.
Né
l
'
una
né
l
'
altra
sarebbero
andate
lisce
se
due
o
trecentomila
persone
invece
che
quattro
gatti
fossero
andate
in
tempo
,
un
po
'
più
informati
e
decisi
,
davanti
a
Palazzo
Chigi
.
Possibile
che
l
'
esperienza
non
insegni
niente
?
StampaQuotidiana ,
Affermare
,
come
fanno
gli
Usa
,
che
non
ci
possono
essere
regole
è
una
maniera
di
legittimare
uno
stato
di
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
o
della
guerra
del
più
forte
contro
chi
lo
è
meno
.
Ha
ragione
Luigi
Pintor
di
chiedersi
dove
va
a
parare
il
presidente
americano
Bush
ripetendo
che
il
peggio
della
guerra
deve
ancora
venire
.
Pensa
soltanto
che
l
'
Alleanza
del
Nord
,
da
lui
armata
e
finanziata
,
l
'
aviazione
e
le
forze
speciali
americane
e
inglesi
a
terra
e
in
Afghanistan
dovranno
affrontare
,
dopo
essersi
rapidamente
impadronite
del
territorio
,
una
sanguinosa
guerriglia
fra
montagne
e
grotte
,
come
accadde
all
'
Urss
dal
1979
al
1989
?
O
prevede
che
impadronirsi
di
bin
Laden
,
ora
assediato
anche
via
mare
perché
non
possa
riparare
fuori
dalla
regione
,
non
basterebbe
a
metter
fine
al
terrorismo
islamico
,
perché
al
Qaeda
non
è
una
banda
personale
e
la
cattura
del
suo
leader
-
preferibilmente
morto
,
dice
con
la
consueta
spigliatezza
Rumsfeld
-
ne
farebbe
un
martire
?
Oppure
intende
contrapporre
alla
natura
trasversale
della
Jihad
un
intervento
allargato
fuori
dei
confini
afghani
?
In
questi
giorni
diverse
voci
,
anche
dall
'
interno
dell
'
amministrazione
americana
,
accennano
a
una
possibile
offensiva
contro
l
'
Iraq
,
che
abbatterebbe
stavolta
Saddam
Hussein
e
forse
rassicurerebbe
Israele
,
poiché
gli
Stati
uniti
,
direttamente
o
per
interposta
Onu
,
certo
non
lascerebbero
per
un
pezzo
il
controllo
del
paese
.
Tanto
più
che
,
non
essendo
il
"
laico
"
Saddam
Hussein
una
delle
figure
più
amate
da
al
Qaeda
,
susciterebbe
minori
problemi
di
altri
con
il
fondamentalismo
islamico
.
Ma
certo
ne
susciterebbe
,
e
quindi
sarebbe
di
disturbo
per
i
governi
arabi
che
chiamiamo
"
moderati
"
,
perlopiù
corrotti
e
legati
a
filo
doppio
da
interessi
economici
e
finanziari
agli
Stati
uniti
.
Ma
non
solo
quelli
.
E
come
prenderebbe
questa
estensione
delle
operazioni
nella
regione
del
Golfo
,
la
coalizione
mondiale
che
Bush
è
riuscito
a
mettere
assieme
contro
il
terrorismo
?
Certo
è
che
un
eventuale
attacco
all
'
Iraq
incontrerebbe
forse
delle
difficoltà
politiche
,
ma
non
implicherebbe
nessuna
conseguenza
di
diritto
negli
Stati
uniti
e
forse
neanche
in
sede
Onu
.
Gli
Stati
uniti
hanno
messo
in
atto
il
14
settembre
un
dispositivo
che
,
come
in
caso
di
guerra
dichiarata
o
imminente
fra
due
stati
,
consente
al
loro
presidente
di
disporre
delle
forze
armate
fuori
del
loro
territorio
contro
qualsiasi
"
paese
,
gruppo
o
anche
persone
"
che
si
presume
possano
attuare
un
attentato
nel
territorio
degli
States
,
e
anche
contro
paesi
gruppi
o
persone
che
offrano
loro
rifugio
o
protezione
.
Non
è
un
dispositivo
inventato
per
l
'
occasione
,
risale
al
1973
(
quando
si
vollero
ridefinire
i
poteri
di
Nixon
)
,
e
tocca
agli
esperti
di
diritto
internazionale
dire
come
convivesse
con
la
Carta
delle
Nazioni
unite
in
tema
di
divieto
del
ricorso
alla
guerra
.
In
ogni
caso
nelle
sedute
del
12
e
28
settembre
le
Nazioni
unite
non
hanno
sollevato
problemi
sull
'
argomentazione
americana
,
accettando
per
buona
la
formula
generica
dell
'
autodifesa
.
E
infatti
gli
Stati
uniti
non
presentano
l
'
intervento
in
Afghanistan
come
una
"
azione
di
polizia
internazionale
"
,
per
cui
si
sarebbero
dovuti
limitare
ad
azioni
di
intelligence
dei
servizi
(
e
alla
licenza
di
uccidere
di
nuovo
rilasciata
loro
)
;
questo
termine
,
inventato
credo
da
Andreotti
durante
la
guerra
del
Golfo
,
è
una
definizione
europea
.
In
realtà
siamo
di
fronte
a
un
intervento
di
tutto
il
loro
sistema
militare
,
e
di
quello
che
gli
altri
paesi
della
coalizione
hanno
deciso
di
aggiungervi
,
in
una
guerra
dai
confini
vaghi
e
illimitati
.
Non
sembra
che
i
presidenti
degli
stati
aderenti
alla
coalizione
ne
siano
allarmati
.
Anzi
,
si
è
aperta
una
discussione
nella
quale
,
prendendo
atto
della
"
asimmetria
"
di
conflitti
che
non
oppongono
più
due
o
più
stati
,
ne
traggono
-
per
dirla
con
Habermas
-
la
constatazione
che
il
mondo
vive
una
sorta
di
guerra
civile
interna
,
ma
non
ne
derivano
la
conclusione
che
le
guerre
sono
più
illecite
che
mai
e
tutto
quel
che
serve
è
appunto
un
'
intelligence
e
una
magistratura
sovranazionale
,
ma
che
il
diritto
internazionale
concepito
dopo
il
1945
è
sostanzialmente
superato
o
-
vedi
il
supplemento
di
Le
Monde
del
17/18
scorso
-
"
de
-
formalizzato
"
.
Non
ci
sarebbero
più
regole
applicabili
.
E
'
una
parafrasi
,
straordinariamente
amplificata
,
della
discussione
che
di
solito
segue
gli
attentati
armati
all
'
interno
di
un
paese
:
siamo
tenuti
ad
applicare
le
regole
del
gioco
contro
chi
per
definizione
si
mette
fuori
di
esso
?
Può
appellarsi
allo
stato
di
diritto
chi
non
si
è
attenuto
allo
stato
di
diritto
?
Nei
conflitti
interni
,
gli
stati
si
sono
generalmente
dati
delle
leggi
di
emergenza
,
che
sappiamo
quanto
siano
difficili
da
estinguere
.
Ma
chi
ha
deciso
di
darsele
in
sede
internazionale
?
E
quali
?
Affermare
che
non
ci
possono
essere
regole
è
una
maniera
di
legittimare
uno
stato
di
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
o
della
guerra
del
più
forte
contro
chi
lo
è
meno
.
Ma
di
questo
sarebbe
opportuno
quantomeno
informare
popoli
e
cittadini
,
in
modo
che
siano
coscienti
dell
'
impresa
nella
quale
sono
stati
coinvolti
,
prima
di
una
sua
catastrofica
deriva
.
StampaQuotidiana ,
Secondo
la
carta
costituzionale
,
e
il
nostro
modestissimo
parere
,
non
c
'
è
ragione
alcuna
per
entrare
in
guerra
,
salvo
che
il
paese
sia
attaccato
.
Cosa
che
non
è
.
E
qualche
agitazione
dei
giorni
scorsi
fra
i
Democratici
di
sinistra
faceva
supporre
che
nel
parlamento
si
delineasse
una
minoranza
di
qualche
spessore
contro
questo
folle
conflitto
.
Non
è
stato
così
.
Non
solo
maggioranza
e
,
chiamiamola
così
,
opposizione
hanno
votato
un
dispositivo
comune
,
ma
i
loro
discorsi
esprimevano
la
medesima
soddisfazione
:
siamo
riusciti
a
farci
invitare
da
Bush
,
ci
siamo
imposti
a
cena
da
Blair
,
Chirac
e
Schroeder
,
siamo
stati
ammessi
in
serie
A
e
questo
val
bene
una
guerra
.
In
tutto
35
voti
contro
alla
Camera
,
32
al
Senato
.
Chi
,
pur
pensando
da
un
pezzo
assai
male
dell
'
Ulivo
,
si
attendeva
almeno
un
dubbio
sull
'
efficacia
di
questa
spedizione
-
se
non
si
vada
alla
cieca
a
colpire
degli
innocenti
e
ad
alimentare
il
fondamentalismo
nazionalista
,
terreno
di
coltura
dei
talebani
,
o
almeno
l
'
ombra
di
un
caso
di
coscienza
,
perché
d
'
una
decisione
tremenda
si
tratta
-
si
era
sbagliato
.
E
anche
chi
,
giudicando
abbastanza
cinici
quei
gruppi
dirigenti
,
pensava
almeno
al
rapporto
di
scambio
sulla
Palestina
ha
sentito
invece
ripetere
dall
'
Ulivo
e
i
Ds
le
parole
,
non
so
se
più
stolte
o
offensive
,
di
Berlusconi
su
un
piano
Marshall
:
come
se
si
trattasse
di
sfamare
pezzenti
palestinesi
e
così
tutto
si
risolvesse
.
Una
guerra
è
tragica
,
il
livello
delle
nostre
Camere
è
stato
derisorio
.
I
nostri
rappresentanti
sembrano
non
sapere
di
che
parlano
.
Nulla
sanno
dell
'
Afghanistan
,
nulla
suppongono
sulle
radici
del
nuovo
e
temibile
fondamentalismo
,
nulla
propongono
su
come
limitare
le
derive
del
Jihad
o
Al
Qaeda
.
Nulla
di
bin
Laden
,
la
cui
storia
americana
preferiscono
tacere
e
del
quale
si
sono
lasciati
sequestrare
le
parole
più
recenti
come
gattini
ciechi
.
Non
hanno
registrato
che
,
la
guerra
non
essendo
cominciata
oggi
e
i
bombardamenti
sempre
più
fitti
non
avendo
ottenuto
nulla
,
gli
Usa
e
Blair
sono
già
impantanati
in
quel
territorio
miserabile
malgrado
la
magnitudine
dei
mezzi
,
anzi
non
sono
in
grado
di
usarli
tutti
(
e
l
'
Italia
corre
a
metterne
altri
)
.
Sono
,
deputati
e
senatori
,
i
soli
a
non
sapere
che
lo
stato
maggiore
di
Bush
è
in
allarme
,
è
diviso
,
e
un
uomo
d
'
arme
sperimentato
come
Powell
è
silenziato
.
Che
Bush
parla
d
'
una
guerra
a
tempi
e
confini
illimitati
perché
non
ne
vede
uno
sbocco
.
E
che
ogni
tanto
su
quel
confuso
vociare
plana
il
vocabolo
"
atomica
"
-
magari
una
bella
atomica
tattica
che
sbricioli
un
po
'
di
montagne
afghane
-
la
cui
utilizzazione
non
è
annunciata
ma
nemmeno
esclusa
.
Un
alleato
entrerebbe
nel
merito
,
un
vassallo
tace
e
acconsente
.
Chi
ha
veduto
quei
volti
fra
annoiati
e
imbarazzati
,
chi
ha
sentito
Fassino
e
Adornato
che
-
forse
perché
provenienti
dalla
stessa
covata
-
dicevano
le
stesse
cose
,
usavano
gli
stessi
argomenti
,
duettavano
,
ha
avuto
un
'
impressione
di
irrealtà
.
Non
un
'
eco
della
preoccupazione
che
si
sente
sottovoce
per
strada
.
Solo
uno
di
Rifondazione
,
uno
dei
Verdi
,
uno
del
Pcdi
ha
detto
qualche
verità
.
E
hanno
taciuto
coloro
che
avevano
dissentito
nel
gruppo
ds
:
che
cos
'
è
una
guerra
davanti
alla
disciplina
di
partito
,
e
quel
partito
?
Il
tutto
in
tempi
minimi
,
passaggio
obbligato
e
via
-
guerra
o
rogatorie
fa
lo
stesso
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
.
E
adesso
è
tutto
più
difficile
.
Non
ce
l
'
aspettavamo
.
Non
ci
aspettavamo
che
due
boeing
fossero
scagliati
contro
le
torri
gemelle
di
New
York
,
pieni
di
gente
da
far
morire
e
guidati
da
gente
decisa
a
morire
,
metafora
gigantesca
della
tecnica
che
si
autodistrugge
,
messa
in
atto
per
vulnerare
gli
Stati
Uniti
.
Non
ci
aspettavamo
,
scrive
ieri
Bernardo
Valli
,
che
bin
Laden
,
emaciato
e
visionario
,
mandasse
in
onda
appena
scattata
l
'
operazione
americana
sulla
sua
rete
tv
al
Jazeera
,
un
video
girato
in
anticipo
per
dire
che
con
l
'
attentato
alle
torri
era
iniziata
la
guerra
santa
contro
gli
Stati
Uniti
e
le
dirigenze
arabe
corrotte
,
aggiungendo
crudelmente
che
ora
l
'
Occidente
prova
quello
che
noi
proviamo
da
ottant
'
anni
.
Non
ce
lo
aspettavamo
che
un
fondamentalismo
,
roba
da
paesi
terzi
,
usasse
sapientemente
capitali
,
tecniche
di
comunicazione
,
reti
di
intelligence
,
servizi
e
infine
i
media
,
come
se
non
avessimo
predicato
a
destra
e
a
sinistra
che
la
tecnologia
cambiava
anche
possibilità
,
condizioni
e
perfino
soggetti
del
conflitto
.
E
ancora
,
non
ce
lo
aspettavamo
-
dicono
i
più
-
perché
non
siamo
mostri
e
bin
Laden
lo
è
.
Semplicissimo
,
perché
farla
lunga
,
è
un
terrorista
,
punto
,
distruggiamo
il
terrorista
,
punto
.
Altri
non
si
aspettavano
una
così
enorme
"
operazione
di
polizia
internazionale
"
-
una
guerra
che
pretende
di
non
esserlo
contro
una
guerra
che
non
lo
è
ma
pretende
di
esserlo
-
perché
chi
può
temere
una
banda
di
talebani
?
Altri
ancora
non
cessano
di
stupirsi
dell
'
insorgenza
fondamentalista
dopo
dieci
anni
che
intonano
il
lamento
funebre
sulla
fine
della
ragione
e
consegnano
l
'
etica
alle
religioni
.
Forse
è
il
momento
di
stupirsi
di
meno
e
interrogarsi
di
più
sulle
ferite
del
mondo
.
Sembra
averlo
fatto
più
dell
'
Europa
l
'
amministrazione
Bush
,
stretta
fra
la
necessità
conclamata
di
far
vendetta
e
il
ragionevole
timore
di
non
riuscire
a
infliggere
una
punizione
decisiva
all
'
ex
alleato
,
ora
nemico
,
dal
perimetro
incerto
,
dalla
collocazione
fluida
e
trasversale
,
con
troppi
punti
di
appoggio
e
troppi
focolai
.
Gli
Usa
hanno
cercato
il
massimo
delle
coperture
internazionali
-
in
Europa
le
hanno
avute
gratis
-
perché
non
escludono
affatto
che
bin
Laden
non
sia
facilmente
acchiappabile
e
se
anche
lo
fosse
non
sono
certi
che
quel
terrorismo
finirebbe
con
lui
;
secondo
,
perché
temono
che
i
bombardamenti
dell
'
Afghanistan
siano
di
scarso
valore
strategico
ma
,
colpendo
quella
sciagurata
popolazione
,
inneschino
una
ulteriore
ondata
antiamericana
,
mettendo
in
pericolo
le
deboli
e
non
amate
dirigenze
dei
paesi
arabi
che
definiamo
"
moderati
"
,
primo
il
Pakistan
;
terzo
,
perché
cominciano
a
chiedersi
se
al
miliardario
saudita
bin
Laden
non
prema
,
più
che
la
Palestina
e
i
luoghi
santi
,
un
rovesciamento
dei
poteri
e
delle
alleanze
internazionali
a
Ryad
,
chiave
per
il
possesso
del
petrolio
e
quindi
decisivo
per
pesare
sull
'
economia
mondiale
.
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
:
nell
'
infinito
succedersi
di
negoziati
più
o
meno
fitti
e
di
autentici
fatti
compiuti
,
è
stato
indebolito
Arafat
ed
è
stata
alimentata
Hamas
.
Adesso
spegnere
l
'
incendio
è
ancora
più
difficile
sia
in
Israele
,
sia
fra
i
palestinesi
,
sia
in
tutta
la
regione
.
Il
tentativo
di
far
passare
la
rappresaglia
e
la
messa
in
guardia
del
mondo
arabo
per
un
sostegno
a
una
"
liberazione
"
dell
'
Afghanistan
dai
talebani
indica
l
'
ampiezza
della
preoccupazione
americana
.
Ma
non
è
detto
che
l
'
operazione
riesca
,
malgrado
l
'
aiuto
di
Putin
:
l
'
Afghanistan
è
immenso
,
impervio
,
è
una
trappola
,
i
talebani
sono
stati
addestrati
,
e
il
tempo
è
poco
prima
che
esplodano
altre
polveriere
.
E
anche
se
l
'
immensa
superiorità
delle
armi
riuscisse
a
vincere
a
Kabul
,
sarebbe
finita
?
Sgomenta
che
nessuna
riflessione
sui
nodi
avvelenati
del
mondo
arabo
venga
avanzata
in
Europa
.
Sgomenta
non
solo
che
per
l
'
Italia
parli
un
Berlusconi
,
che
perfino
Bush
preferisce
tener
fuori
,
ma
che
tutto
l
'
Ulivo
parli
come
il
premier
,
e
tutti
i
Ds
,
nessuna
mozione
esclusa
,
tutti
pronti
ad
andare
in
guerra
.
Domenica
un
popolo
marcerà
fra
Perugia
e
Assisi
,
ma
tolte
le
esili
forze
di
Rifondazione
comunista
,
Pdci
e
Verdi
,
chi
ne
tradurrà
in
politica
l
'
esigenza
di
fermare
le
armi
e
di
lavorare
almeno
per
spezzoni
alle
condizioni
della
pace
?