StampaPeriodica ,
«
Spiega
perché
la
California
non
è
l
'
Italia
»
mi
dice
Carlo
Rossella
,
mutuando
il
titolo
di
un
libro
di
Franco
Tatò
.
«
Ma
resto
soltanto
tre
giorni
...
»
.
«
Scegli
qualche
tema
che
ti
colpisce
e
scrivi
una
specie
di
diario
»
insiste
.
E
mi
fa
sentire
,
si
passi
il
paragone
immodesto
,
come
Montanelli
quando
nel'52
il
Corriere
lo
mandò
a
raccontare
New
York
.
Gaetano
Afeltra
,
allora
redattore
capo
e
anima
del
giornale
,
aveva
fatto
il
suo
viaggio
più
lungo
da
Amalfi
a
Milano
.
«
Eppure
»
scrisse
Montanelli
«
eccomi
al
Waldorf
Astoria
ad
aspettare
che
Gaetanino
mi
chiami
da
Milano
per
sapere
da
che
parte
devo
cominciare
per
render
chiara
l
'
America
,
la
mia
America
,
ai
lettori
»
.
Il
problema
è
che
allora
l
'
America
,
a
cominciare
da
Afeltra
,
non
la
conosceva
nessuno
.
Adesso
la
California
la
conoscono
in
molti
.
Il
tentativo
,
dunque
,
è
pericoloso
.
Comunque
,
proviamo
.
Le
città
.
Los
Angeles
è
fatta
a
misura
d
'
auto
.
Sarà
un
caso
,
ma
il
pomeriggio
in
cui
sono
andato
a
spasso
in
centro
,
diciamo
così
,
i
pedoni
erano
scomparsi
.
Sbucano
dai
garage
sotterranei
,
entrano
in
uffici
e
negozi
e
arrivederci
.
La
via
Monte
Napoleone
di
Beverly
Hills
si
chiama
Rodeo
drive
,
è
piena
di
raffinate
luci
natalizie
e
di
negozi
di
balocchi
per
grandi
:
vestiti
,
orologi
,
oggetti
più
diversi
con
una
sola
cosa
in
comune
:
il
lusso
sfrenato
.
Le
grandi
griffe
italiane
dominano
il
quartiere
.
Se
sapete
quanto
costa
una
borsa
in
Italia
,
entrate
a
domandare
:
vi
chiederanno
il
triplo
.
Accidenti
all
'
euro
,
qui
siamo
poveri
in
canna
.
Chiedo
a
un
amico
come
mai
qui
non
esiste
il
problema
del
parcheggio
.
«
Vengono
a
fare
spese
con
l
'
autista
»
risponde
.
Se
a
Los
Angeles
si
va
dal
pienone
delle
autostrade
urbane
al
deserto
dei
quartieri
chic
,
San
Francisco
è
tutt
'
altra
storia
.
A
Chinatown
trovate
più
cinesi
che
a
Pechino
,
a
North
Beach
siete
in
Italia
.
Il
vecchio
Caffè
Trieste
è
un
'
istituzione
,
il
sabato
si
suona
e
si
canta
,
una
signora
sta
scrivendo
un
libro
sulla
storia
vissuta
tra
questi
tavoli
.
Alla
chiesa
di
San
Pietro
e
Paolo
dicono
messa
in
italiano
e
in
cinese
.
Ho
incontrato
due
sposi
che
salivano
sulla
carrozzella
bianca
.
Per
i
parenti
c
'
era
una
limousine
bianca
lunga
quanto
un
bus
.
L
'
ambiente
.
A
Beverly
Hills
e
a
Bel
Air
,
dove
vivono
gli
attori
più
ricchi
di
Hollywood
,
lavorano
20
mila
giardinieri
e
si
vede
.
Per
chilometri
incontri
solo
siepi
bellissime
e
piante
d
'
ogni
specie
che
segnano
il
confine
tra
una
invisibile
villa
e
l
'
altra
.
Se
dimentichi
di
comprare
il
pane
,
devi
provvedere
con
l
'
elicottero
.
Le
spiagge
di
Malibu
e
di
Santa
Monica
in
questa
stagione
sono
incantevoli
:
nelle
ore
più
calde
si
può
prendere
il
sole
in
costume
.
Anche
se
nei
giorni
feriali
non
c
'
è
quasi
nessuno
,
la
vigilanza
è
strettissima
.
Sulla
sabbia
non
trovi
un
pezzo
di
carta
o
una
cicca
nemmeno
se
bandisci
un
concorso
internazionale
.
Ogni
trenta
metri
c
'
è
un
bidone
per
i
rifiuti
.
Per
chi
sporca
la
multa
è
di
mille
dollari
,
2
milioni
e
300
mila
lire
.
Noi
siamo
più
poveri
.
Ma
se
multassero
di
mezzo
milione
chi
getta
una
busta
di
plastica
in
mare
o
un
cartoccio
sulla
sabbia
,
l
'
Italia
diventerebbe
un
altro
paese
.
Le
donne
.
Sono
stato
alla
festa
per
i
quarant
'
anni
di
attività
di
Valentino
.
Mi
ha
detto
Flavio
Briatore
,
che
accompagnava
la
bellissima
Naomi
:
«
Celebriamo
un
mito
.
Reggere
quarant
'
anni
in
quest
'
ambiente
è
straordinario
»
.
Valentino
qui
è
a
casa
sua
più
che
a
Roma
.
Come
Pavarotti
.
Venerato
da
donne
bellissime
,
si
gode
un
successo
costruito
abito
dopo
abito
.
Non
sono
pratico
di
dive
e
di
modelle
,
fino
a
Claudia
Schiffer
arrivo
da
solo
,
poi
chiedo
a
qualche
Virgilio
di
condurmi
per
mano
in
questo
mondo
fatato
.
Quella
è
Anjelica
Huston
,
quello
schianto
è
Charlize
Theron
,
ma
sì
,
la
donna
-
Martini
.
Bellissima
Ivonne
Sciò
come
Jennifer
Beals
(
Flashdance
)
ed
Elisabeth
Hurley
.
Bella
la
Herzigova
,
ma
lì
giochiamo
in
casa
.
Giudizio
complessivo
:
alte
come
giraffe
,
splendide
,
sederi
e
tette
perfetti
.
Ma
tutte
uguali
,
meglio
le
italiane
.
Musei
.
Il
nuovo
Getty
Center
di
Los
Angeles
lascia
senza
fiato
.
Mai
visto
niente
di
più
bello
e
funzionale
.
Non
si
paga
il
biglietto
,
come
nei
nostri
musei
siciliani
,
e
questo
non
sta
bene
perché
l
'
arte
costa
e
non
si
regala
.
(
Perché
nella
romana
San
Luigi
dei
Francesi
non
si
recinge
un
settore
di
preghiera
e
non
si
chiede
un
biglietto
per
vedere
e
mantenere
gli
straordinari
Caravaggio
?
)
.
Ma
il
vecchio
Getty
e
i
suoi
eredi
hanno
voluto
donare
questo
splendore
agli
Stati
Uniti
e
a
caval
donato
...
Non
ci
sono
impianti
di
allarme
visibili
,
la
vigilanza
è
strettissima
,
ma
discreta
e
cortese
.
I
custodi
sono
assai
meno
colti
dei
nostri
:
a
Brera
o
al
Poldi
Pezzoli
possono
farsi
scoperte
magnifiche
.
Negli
Usa
si
investe
molto
in
cultura
perché
il
fisco
è
generoso
.
Premia
i
Paul
Getty
,
ma
rende
integralmente
detraibili
anche
le
centomila
lire
della
tessera
di
socio
del
Moma
a
New
York
.
In
Italia
,
dove
l
'
arte
potrebbe
mantenerci
tutti
da
signori
,
il
fisco
è
miope
.
Per
usare
un
eufemismo
.
StampaPeriodica ,
Sandro
,
dove
sei
?
E
dove
sei
cara
vecchia
sterlina
ceduta
a
prezzi
stracciati
?
Era
la
fine
di
giugno
del
1975
e
Sandro
Paternostro
mi
disse
:
compralo
.
Un
bellissimo
vassoio
inglese
del
'700
costava
poco
più
di
mezzo
milione
.
Per
me
,
redattore
ordinario
del
telegiornale
,
era
quasi
uno
stipendio
.
Perciò
non
lo
comprai
.
Nonostante
Sandro
,
che
aveva
fama
di
gran
fiuto
per
gli
affari
,
mi
implorasse
di
farlo
.
«
Compralo
e
poi
rivendilo
a
Bulgàri
»
.
Diceva
Bulgàri
,
con
l
'
accento
sbagliato
.
Lo
diceva
mentre
la
sua
vivacissima
bambina
rischiava
di
mandare
in
frantumi
antiche
porcellane
cinesi
esposte
alla
Grosvenor
House
,
mentre
l
'
inflessibile
moglie
tedesca
gli
ordinava
di
fermarsi
per
strada
a
comprare
un
pollo
da
portare
a
cena
e
mentre
la
sterlina
era
al
minimo
storico
sulla
lira
:
millecinquecento
lire
.
I
taxi
neri
portavano
la
scritta
«
For
hire
»
(
a
noleggio
)
,
le
cabine
rosse
del
telefono
facevano
impazzire
gli
stranieri
confusi
tra
scellini
del
vecchio
e
del
nuovo
sistema
di
conto
,
i
commessi
di
Liberty
misuravano
ancora
la
stoffa
a
yard
e
gli
italiani
compravano
tutto
a
prezzi
di
saldo
.
Da
allora
sono
tornato
a
Londra
molte
volte
,
il
mio
reddito
è
sensibilmente
migliorato
,
ma
per
la
prima
volta
nei
giorni
delle
vendite
natalizie
mi
sono
rifiutato
di
comprare
la
mia
amata
carta
da
Smythson
of
Bond
street
:
con
la
sterlina
a
3.200
lire
ogni
tanto
sbagliavo
i
conti
di
uno
zero
.
In
Gran
Bretagna
mi
sono
sentito
sempre
uomo
d
'
Oltremanica
:
stavolta
ero
un
extracomunitario
accattone
.
«
Lo
shopping
?
Meglio
a
Roma
e
a
Milano
»
mi
aveva
avvertito
Antonio
Caprarica
,
corrispondente
della
Rai
da
qui
.
Ma
non
immaginavo
questo
disastro.Ottenuta
al
prezzo
scontatissimo
di
600
mila
lire
per
notte
una
bella
stanza
d
'
albergo
a
Piccadilly
con
l
'
amata
vista
su
Green
Park
e
il
Big
Ben
sullo
sfondo
,
constato
che
la
prima
colazione
costa
60
mila
lire
,
assai
più
che
in
qualunque
albergo
italiano
a
cinque
stelle
.
Prenotando
con
un
modesto
anticipo
,
trovo
sorprendentemente
un
tavolo
al
Connaught
,
nell
'
omonimo
,
delizioso
albergo
di
Mayfair
:
resta
una
delle
migliori
tavole
d
'
Inghilterra
.
Il
servizio
è
efficiente
,
premuroso
,
cortese
e
assai
curato
nelle
forme
:
ma
i
camerieri
si
muovono
con
fretta
eccessiva
.
Sembrerebbero
italiani
,
se
non
fosse
che
gli
italiani
nei
nostri
migliori
ristoranti
,
dal
Pescatore
di
Canneto
sull
'
Oglio
a
Pinchiorri
di
Firenze
,
da
Santin
di
Cassinetta
a
Don
Alfonso
di
Sant
'
Agata
sui
Due
Golfi
,
non
corrono
e
sembrano
educati
alla
corte
d
'Inghilterra.Visto
che
i
piatti
alla
carta
richiedono
non
meno
di
45
minuti
,
chiedo
un
roast
-
beef
(
eccellente
)
al
carrello
.
Il
maître
strapazza
il
suo
assistente
che
non
sa
affettarlo
con
le
cadenze
religiose
richieste
,
mi
serve
un
contorno
di
asparagi
e
poi
dolce
e
caffè
.
Bevo
un
ottimo
Rioja
del
?94
,
vino
rosso
spagnolo
del
Nord
prodotto
al
confine
col
Paese
Basco
:
100
mila
lire
.
Per
capirci
,
un
Chianti
di
medio
calibro
costa
129
mila
lire
,
i
grandi
(
ma
non
grandissimi
)
toscani
e
piemontesi
stanno
intorno
alle
400
mila
.
Il
mio
conto
è
di
320
mila
lire
,
senza
piatto
d
'entrata.Bond
street
è
piena
di
tutte
le
principali
griffe
continentali
e
americane
.
Gli
italiani
la
fanno
da
padroni
ed
è
più
facile
fare
un
confronto
sui
prezzi
degli
stessi
oggetti
qui
e
là
:
a
Londra
costano
talvolta
il
doppio
,
quasi
sempre
il
triplo
che
da
noi
.
A
naso
ho
la
sensazione
che
il
potere
d
'
acquisto
della
sterlina
per
gli
inglesi
equivalga
alle
nostre
2.500
lire
,
con
una
sopravvalutazione
per
noi
del
30
per
cento
.
Amici
italiani
che
vivono
qui
da
molti
anni
con
posizioni
influenti
dicono
di
peggio
:
2.200
lire
,
equivalente
al
cambio
di
dieci
anni
fa
.
Se
un
cartello
dice
:
fate
un
'
offerta
di
2
sterline
,
chiede
di
fatto
5
mila
lire
.
Al
cambio
per
noi
fanno
6.500
.
Se
l
'
ingresso
a
una
mostra
d
'
arte
ci
costa
22
mila
lire
,
agli
inglesi
costa
15
mila
.
Come
in
tutte
le
grandi
città
europee
,
i
taxi
costano
meno
che
a
Roma
e
anche
meno
che
a
Milano
,
che
noi
romani
troviamo
in
questo
campo
(
l
'
unico
)
più
economica
della
capitale
.
Si
parte
da
5
mila
lire
e
con
15
mila
lire
si
fa
una
corsa
che
da
noi
costa
venti
.
Detto
questo
,
Londra
è
sempre
più
europea
(
cosa
che
ai
nostalgici
come
me
dispiace
un
poco
)
,
è
pulitissima
,
curatissima
,
elegante
,
anche
se
un
nostro
diplomatico
mi
parla
in
un
orecchio
di
terribili
e
durevoli
miserie
in
periferia
.
Chi
viene
dalla
Roma
del
Giubileo
,
dove
non
è
stata
fatta
nessuna
grande
opera
pubblica
,
resta
senza
fiato
dinanzi
alla
Great
Court
,
la
meravigliosa
struttura
architettonica
,
inaugurata
all
'
inizio
di
dicembre
dalla
regina
,
che
sposa
antico
e
postmoderno
nel
cuore
del
British
Museum
.
L
'
ingresso
è
libero
,
come
lo
è
nella
straordinaria
Reading
Room
circolare
che
ne
costituisce
il
cuore
.
Essa
raccoglie
decine
di
migliaia
di
volumi
specialistici
:
l
'
accesso
ai
computer
,
ora
gestito
dai
commessi
,
sarà
progressivamente
generalizzato
e
intanto
ciascuno
può
consultare
l
'
indice
generale
cartaceo
.
Ho
aperto
alla
voce
Leonardo
e
mi
son
piovute
addosso
22
pagine
con
l
'
elenco
delle
opere
disponibili
sull
'argomento.Gli
appassionati
di
Impressionismo
troveranno
una
buona
mostra
alla
National
Gallery
.
Ma
visto
che
ci
sono
,
non
trascurino
di
rivedere
,
se
già
la
conoscono
,
la
straordinaria
collezione
del
Rinascimento
italiano
(
anche
qui
l
'
ingresso
è
gratuito
)
.
Troveranno
una
novità
per
noi
dolorosa
:
un
piccolo
Cimabue
acquistato
quest
'
anno
all
'
asta
(
Vittorio
Sgarbi
mi
parla
di
una
ventina
di
miliardi
)
.
Entrambe
le
esposizioni
,
quella
fissa
e
quella
stagionale
,
sono
ordinate
benissimo
.
Un
'
altra
mostra
di
impressionisti
sta
alla
Courtauld
Gallery
,
uno
dei
paradisi
della
Somerset
House
,
bellissimo
palazzo
settecentesco
affacciato
sul
Tamigi
e
riaperto
da
poco
.
Ma
chi
ci
va
non
trascuri
la
splendida
collezione
di
quadri
antichi
di
Samuel
Courtauld
,
il
magnate
che
s
'
innamorò
del
Rinascimento
italiano
visitando
Firenze
esattamente
un
secolo
fa
e
avendo
parecchi
soldi
si
circondò
di
molti
Rubens
e
Bruegel
e
di
tanti
altri
gioielli
.
Chi
ama
l
'
arte
contemporanea
non
manchi
la
Tate
Modern
,
recentissima
filiazione
della
Tate
Gallery
.
Una
colossale
struttura
architettonica
d
'
avanguardia
offre
in
uno
spazio
immenso
il
meglio
del
postmoderno
.
L
'
ingresso
,
fortunatamente
per
noi
italiani
,
è
gratuito
.
Recuperiamo
così
nei
musei
un
briciolo
di
quel
che
abbiamo
speso
in
giro.Gli
esperti
dicono
che
prima
o
poi
la
sterlina
dovrà
dimagrire
e
i
negozianti
londinesi
sono
i
primi
ad
augurarselo
,
visto
che
trattano
la
«
Chelsea
pound
»
,
produttrice
a
Londra
di
prezzi
assai
più
alti
che
nel
resto
del
Regno
Unito
.
All
'
elegante
commessa
di
un
elegante
,
inglesissimo
negozio
ho
detto
:
«
Dite
a
Blair
che
a
questi
prezzi
non
ce
la
facciamo
»
.
Lei
ha
risposto
gelida
:
«
Sono
francese
,
detesto
Blair
,
rimpiango
De
Gaulle
»
.
StampaPeriodica ,
Viviane
,
la
proprietaria
del
ristorante
A
Travessa
,
ritrovo
dei
deputati
a
due
passi
dall
'
assemblea
nazionale
portoghese
,
ha
scovato
un
bel
sistema
per
offrire
pesce
fresco
ai
suoi
clienti
.
"
Ho
distribuito
dei
telefonini
ai
pescatori
.
Così
mi
chiamano
dalle
barche
e
mi
dicono
cosa
hanno
pescato
in
quel
momento
"
.
Il
telefonino
sui
pescherecci
è
uno
dei
tanti
simboli
del
nuovo
Portogallo
globalizzato
ed
europeo
,
passato
in
25
anni
dal
quasi
Medioevo
del
dottor
Antonio
de
Oliveira
Salazar
al
gsm
bi
-
banda
dell
'
epoca
socialista
-
democratica
di
Antonio
Guterres
.
Il
nuovo
monumento
di
Lisbona
,
quello
che
tutti
i
tassisti
consigliano
di
vedere
,
non
è
più
la
torre
di
Belem
,
che
veglia
ai
bordi
del
Tago
su
un
impero
definitivamente
scomparso
.
Ma
è
lo
shopping
center
Colombo
,
un
miraggio
americano
,
un
simbolo
della
globalizzazione
commerciale
,
atterrato
alla
periferia
della
capitale
.
Un
inviato
di
Le
Figaro
lo
ha
visitato
e
ne
è
rimasto
stupefatto
:
6
mila
posti
per
parcheggiare
le
auto
,
50
ristoranti
,
450
negozi
,
apertura
senza
sosta
per
365
giorni
l
'
anno
,
migliaia
di
clienti
e
di
famiglie
in
visita
,
inebriati
dal
consumismo
e
dal
miracolo
portoghese
.
Anche
se
gli
stipendi
sono
bassi
(
il
salario
medio
raggiunge
appena
1.350.000
lire
al
mese
lorde
e
quello
di
un
quadro
i
3
milioni
)
,
a
dispetto
di
un
sistema
sociale
arcaico
(
non
c
'
è
nulla
fra
il
medico
privato
a
90
mila
lire
minime
per
visita
e
l
'
ospedale
pubblico
dove
si
aspetta
anni
per
essere
operati
)
,
i
10
milioni
di
portoghesi
consumano
e
si
indebitano
,
visto
che
hanno
una
grande
fiducia
nel
futuro
del
loro
paese
.
La
disoccupazione
è
al
minimo
storico
,
i
posti
di
lavoro
sono
in
continua
crescita
e
l
'
Europa
non
smette
di
pompare
denaro
nell
'
economia
.
Il
Portogallo
,
che
dall'1
gennaio
2000
ha
la
presidenza
semestrale
dell
'
Unione
Europea
,
deve
tutto
all
'
Europa
.
Agli
inizi
degli
anni
80
,
un
quinquennio
o
poco
più
dalla
rivoluzione
dei
garofani
che
cancellò
definitivamente
il
regime
salazarista
,
i
lusitani
guardavano
ancora
al
mare
.
Oggi
hanno
scoperto
,
come
nel
Quindicesimo
secolo
,
un
nuovo
continente
,
più
redditizio
delle
Indie
.
Gli
aiuti
provenienti
da
Bruxelles
coprono
il
12
per
cento
del
bilancio
nazionale
portoghese
.
Dal
1995
a
oggi
,
per
esempio
,
più
di
35
mila
miliardi
di
lire
sono
arrivati
a
Lisbona
.
E
altrettanti
ne
arriveranno
da
qui
al
2006
,
quando
i
piani
di
assistenza
avranno
termine
e
il
Portogallo
dovrà
camminare
sulle
proprie
gambe
.
Almeno
110
mila
posti
di
lavoro
sono
stati
creati
grazie
all
'
Europa
.
Coi
fondi
dell
'
Unione
si
sono
costruiti
ponti
,
strade
,
autostrade
,
infrastrutture
tecnologiche
.
Oggi
i
principali
investimenti
dello
stato
sono
rivolti
a
migliorare
la
situazione
delle
zone
rurali
e
poverissime
dell
'
interno
.
Non
un
escudo
è
stato
sprecato
o
rubato
.
Non
vi
sono
stati
casi
vergognosi
di
spreco
,
alla
maniera
della
nostra
Cassa
del
Mezzogiorno
.
La
classe
dei
paesi
si
vede
anche
dalla
gestione
degli
aiuti
internazionali
.
Non
a
caso
i
grandi
gruppi
dell
'
economia
globalizzata
preferiscono
il
Portogallo
all
'
Italia
.
Sulle
rive
del
Tago
ci
sono
più
efficienza
e
onestà
che
su
quelle
del
Tevere
.
StampaPeriodica ,
Da
quasi
cinquant
'
anni
l
'
Eni
è
una
delle
poche
aziende
italiane
globalizzate
.
Alla
fine
degli
anni
Cinquanta
l
'
Ente
nazionale
idrocarburi
,
allora
guidato
dalla
mano
felice
di
Enrico
Mattei
,
divenne
una
temibile
potenza
nel
campo
petrolifero
ed
energetico
.
Tanto
potente
da
costringere
i
nemici
'
amerikani
'
di
Mattei
a
tessere
contro
di
lui
un
'
orribile
congiura
sfociata
nella
esplosione
in
volo
dell
'
aereo
del
presidente
a
Bascapè
.
L
'
Eni
,
grazie
al
sostegno
del
premier
Amintore
Fanfani
e
all
'
appoggio
della
sinistra
Dc
,
aveva
sviluppato
nel
mondo
,
soprattutto
in
quello
arabo
,
una
sua
diplomazia
molto
efficiente
.
Al
Quai
d
'
Orsay
e
al
Foreign
Office
ancora
ricordano
l
'
impegno
dell
'
apparato
Eni
a
favore
dell
'
Fln
algerino
e
dei
movimenti
indipendentisti
in
Africa
occidentale
.
La
politica
estera
dell
'
ente
,
in
quei
tempi
,
i
tempi
dei
cosiddetti
'
mau
mau
della
Farnesina
'
,
era
in
completa
sintonia
con
quella
del
ministero
degli
Esteri
.
Fu
questa
la
felice
stagione
della
politica
mediterranea
dell
'
Italia
,
tanto
criticata
a
Washington
,
a
Parigi
e
a
Londra
.
Da
allora
l
'
Eni
ha
sempre
avuto
un
forte
apparato
all
'
estero
,
guidato
da
personaggi
di
primissimo
ordine
,
veri
antesignani
della
globalizzazione
e
della
mondializzazione
.
Per
chi
in
questi
ultimi
decenni
ha
viaggiato
fra
Il
Cairo
e
Caracas
,
Hong
Kong
e
Teheran
,
Baghdad
e
Lagos
,
gli
uomini
dell
'
Eni
hanno
sempre
rappresentato
un
interessante
punto
di
riferimento
.
Alla
struttura
internazionale
dell
'
Eni
si
è
sempre
appoggiato
Franco
Bernabè
.
Anche
su
questo
apparato
voleva
fondare
la
sua
strategia
di
suprema
globalizzazione
e
mondializzazione
del
gruppo
petrolifero
un
uomo
di
altissimo
valore
internazionale
come
l
'
ambasciatore
Renato
Ruggiero
,
ex
presidente
dell
'
Eni
.
Ma
con
una
nota
del
3
agosto
1999
(
quando
era
amministratore
delegato
)
Vittorio
Mincato
ha
abolito
la
famosa
direzione
esteri
,
ha
messo
gli
uffici
di
Londra
,
Vienna
,
Riyad
,
Istanbul
,
Tokyo
e
Singapore
alle
dipendenze
del
direttore
generale
della
divisione
Agip
Luciano
Sgubini
(
da
sempre
critico
verso
la
struttura
diplomatica
dell
'
Eni
e
sostenitore
di
quella
più
commerciale
dell
'
Agip
)
e
si
è
preso
direttamente
carico
delle
sedi
di
New
York
e
Mosca
.
E
come
risulta
,
da
pochi
giorni
Sgubini
ha
addirittura
deciso
,
d
'
accordo
con
l
'
attuale
presidente
Mincato
,
di
dare
il
colpo
finale
alla
'
Farnesina
'
dell
'
Eni
e
di
chiudere
definitivamente
alcune
sedi
in
Asia
,
Africa
ed
Europa
(
i
nomi
sono
ancora
segreti
)
e
di
richiamare
in
patria
uomini
di
grande
esperienza
.
In
un
momento
tanto
importante
per
le
alleanze
internazionali
il
vertice
dell
'
Eni
si
preoccupa
di
ridurre
quelle
rappresentanze
all
'
estero
dove
si
possono
trovare
futuri
partner
e
possibili
convergenze
.
Tale
comportamento
appare
,
a
dir
poco
,
strano
.
Tutto
ciò
fa
però
capire
meglio
il
mistero
delle
dimissioni
di
Ruggiero
.
L
'
ambasciatore
,
uomo
dai
grandi
orizzonti
e
dalle
grandi
strategie
,
si
sentiva
un
po
'
limitato
nella
sua
azione
da
quel
certo
provincialismo
che
lo
circondava
.
Proprio
la
soppressione
,
fortemente
voluta
da
Mincato
,
della
direzione
esteri
dell
'
Eni
gli
aveva
fatto
capire
che
era
giunto
il
momento
di
mollare
.
Così
vanno
le
cose
in
Italia
,
un
paese
dove
si
parla
a
vanvera
di
globalizzazione
ma
si
fa
poco
per
sostenerne
i
protagonisti
.
StampaPeriodica ,
Renaissance
Books
è
un
editore
di
Los
Angeles
molto
aperto
al
nuovo
e
all
'
anticonvenzionale
.
Pubblica
libri
di
politologia
e
di
storia
.
Non
poteva
che
essere
Renaissance
Books
a
stampare
Vote.com,
il
saggio
dissacrante
e
provocatorio
di
Dick
Morris
dedicato
al
rapporto
fra
Internet
e
politica
.
Nell
'
era
della
globalizzazione
e
dei
"
webbies
"
,
i
consumatori
di
Internet
,
la
lettura
di
Vote.com
diventa
un
obbligo
per
politici
,
giornalisti
,
ricercatori
,
cultori
di
una
nuova
rivoluzione
basata
sull
'
uso
di
Internet
nei
rapporti
fra
cittadini
e
stato
,
oppure
fra
uomini
della
terra
e
futuro
governo
mondiale
.
Dick
Morris
è
da
vent
'
anni
amico
di
Bill
Clinton
e
lo
ha
consigliato
durante
momenti
difficili
.
La
specialità
di
Morris
sono
le
campagne
elettorali
e
di
opinione
,
dirette
a
convincere
la
gente
che
un
presidente
è
buono
,
che
una
legge
è
giusta
,
che
l
'
avversario
è
un
imbecille
.
In
Vote.com
Morris
spiega
come
il
grande
capitale
,
i
lobbisti
,
i
media
,
il
Congresso
degli
Usa
e
quello
dei
singoli
stati
americani
stiano
perdendo
la
loro
influenza
e
come
Internet
possa
ridare
potere
al
popolo
.
Per
Morris
gli
80
milioni
di
americani
che
sono
collegati
a
Internet
rappresentano
il
"
quinto
potere
"
,
una
nuova
forza
capace
di
trasformare
la
politica
,
una
sorta
di
"
comitato
"
di
cittadini
"
online
"
.
Per
Morris
tutto
ciò
è
il
sogno
della
democrazia
diretta
di
Thomas
Jefferson
,
quella
dei
"
town
meeting
"
.
La
velocità
e
l
'
interattività
di
Internet
possono
trasformare
la
democrazia
Usa
in
un
sistema
di
politica
istantanea
attraverso
il
metodo
dei
referendum
popolari
condotti
per
via
telematica
.
La
filosofia
di
Internet
,
così
come
la
spiega
Morris
,
è
quella
di
eliminare
gli
intermediari
.
Le
azioni
si
comprano
e
si
vendono
direttamente
,
senza
pagare
commissioni
.
I
biglietti
aerei
si
acquistano
online
,
senza
far
guadagnare
un
dollaro
agli
agenti
di
viaggio
.
I
libri
si
fanno
arrivare
a
casa
attraverso
Amazon
.
E
'
dunque
inevitabile
che
anche
le
intermediazioni
nel
campo
della
politica
finiscano
con
l
'
essere
eliminate
.
Sinora
il
pubblico
di
Internet
ha
ricevuto
notizie
e
informazioni
politiche
di
ogni
genere
:
un
input
colossale
e
continuo
.
Ma
l
'
output
,
la
manifestazione
efficace
delle
proprie
opinioni
,
è
confinato
al
voto
per
la
nomina
dei
propri
rappresentanti
nelle
istituzioni
o
del
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Secondo
Morris
Internet
permette
al
cittadino
di
rovesciare
tutto
e
di
esprimersi
direttamente
,
in
tempo
reale
,
su
qualsiasi
problema
.
In
tal
modo
la
capacità
della
gente
di
influire
,
di
condizionare
,
di
orientare
le
decisioni
della
politica
di
Washington
e
dei
governi
locali
sale
in
modo
esponenziale
.
Morris
e
la
moglie
Eileen
McGann
stanno
per
aprire
un
sito
che
si
chiama
Vote.com
.
L
'
obiettivo
è
di
incoraggiare
i
webbies
a
votare
,
di
informare
dei
risultati
i
congressmen
,
i
senatori
,
i
governatori
e
il
presidente
.
Appena
i
cittadini
votano
via
Internet
su
una
legge
o
un
provvedimento
i
politici
interessati
ne
conoscono
immediatamente
l
'
opinione
.
Resta
difficile
per
un
rappresentante
del
popolo
approvare
una
norma
al
Congresso
se
i
milioni
di
abbonati
a
Internet
hanno
espresso
parere
contrario
.
La
macchina
descritta
da
Morris
è
infernale
per
il
futuro
della
vecchia
politica
e
delle
vecchie
istituzioni
.
Il
"
quinto
potere
"
è
davvero
alle
porte
,
anche
in
Italia
,
dove
la
politica
è
molto
più
decrepita
e
ingessata
che
negli
Usa
.
StampaPeriodica ,
Mary
McGrory
,
pepata
opinion
columnist
del
Washington
post
,
ha
consigliato
al
candidato
presidenziale
George
W
.
Bush
di
"
farsi
un
giro
in
Europa
"
.
In
Gran
Bretagna
per
comprendere
la
necessità
di
una
dura
legislazione
sul
controllo
delle
armi
e
migliorare
l
'
inglese
.
In
Russia
per
confrontarsi
,
sulle
nuove
"
star
wars
"
.
A
Roma
per
farsi
perdonare
dal
Papa
la
visita
alla
famigerata
università
razzista
del
reverendo
Bob
Jones
.
Per
Mary
McGrory
,
il
giovane
Bush
è
un
po
'
troppo
localista
,
ha
un
tocco
isolazionista
e
ha
bisogno
di
avere
una
visione
più
globale
e
meno
texana
del
mondo
.
In
realtà
George
W
.
ha
tenuto
,
finora
,
pochi
discorsi
di
politica
estera
.
Al
contrario
del
suo
concorrente
Al
Gore
,
capace
di
giocare
con
esperienza
su
temi
come
la
globalizzazione
,
il
riscaldamento
dell
'
atmosfera
,
l
'
aids
nel
mondo
,
i
sistemi
antimissili
e
gli
stati
pronti
a
colpire
gli
Usa
a
tradimento
.
Gore
,
vicepresidente
da
otto
anni
,
ha
trattato
a
lungo
questi
argomenti
ed
è
stato
coinvolto
nel
day
-
by
-
day
degli
affari
internazionali
.
Il
giovane
Bush
invece
si
è
molto
occupato
di
condanne
a
morte
e
di
tolleranza
zero
contro
la
criminalità
.
Gore
parla
già
come
un
presidente
.
Bush
ha
ancora
l
'
aria
dello
sceriffo
,
non
compassionevole
ma
spietato
(
da
governatore
non
ha
mai
concesso
la
grazia
a
un
condannato
a
morte
)
.
Ma
al
contrario
di
Gore
,
che
si
avvale
della
collaborazione
dell
'
antipaticissimo
e
antieuropeo
Leon
Fuerth
,
Bush
dispone
di
un
impressionante
team
di
consiglieri
,
che
fanno
dimenticare
la
sua
incapacità
di
riconoscere
i
paesi
su
una
carta
geografica
mascherata
.
Vanno
dall
'
ambasciatore
Paul
Wolfowitz
a
Robert
Zoellick
,
uno
dei
principali
think
-
tanker
delle
presidenze
Reagan
e
Bush
,
al
supertecnico
della
Difesa
Richard
Perle
,
all
'
ex
ministro
della
Difesa
Dick
Cheney
,
al
grande
Brent
Scowcroft
,
al
supereconomista
Michael
Boskin
.
Coordina
il
team
un
'
intraprendente
dama
afroamericana
,
Condoleza
Rice
,
ex
rettore
della
università
di
Stanford
,
guru
dell
'
Hoover
institute
.
Scoperta
dal
segretario
di
stato
George
Shultz
ai
tempi
di
Ronald
Reagan
,
Rice
,
responsabile
del
dipartimento
Unione
Sovietica
ed
Est
Europa
al
Consiglio
per
la
sicurezza
nazionale
,
ha
gestito
nel
1989
il
crollo
del
comunismo
e
la
caduta
del
Muro
di
Berlino
,
esperienza
raccontata
in
un
bel
saggio
,
Germany
united
and
Europe
transformed
,
scritto
a
quattro
mani
con
Philip
Zelikov
.
Una
regola
non
scritta
della
campagna
elettorale
è
che
un
consigliere
non
debba
mai
mettere
in
ombra
il
capo
.
Rice
,
invece
,
risponde
in
prima
persona
agli
interventi
di
Gore
in
politica
estera
.
I
giornalisti
la
cercano
per
qualunque
tema
,
dalla
Cina
alla
Sierra
Leone
.
Il
New
York
Times
mette
la
sua
foto
accanto
a
quella
di
Gore
.
Rice
piace
perché
è
esotica
,
nera
,
donna
,
conservatrice
e
davvero
esperta
di
politica
internazionale
.
Le
sue
idee
le
ha
esposte
in
gennaio
su
Foreign
affairs
.
Sono
poche
ma
chiare
:
gli
Stati
Uniti
devono
perseguire
il
proprio
interesse
nazionale
più
che
far
prevalere
nell
'
azione
internazionale
gli
aspetti
umanitari
;
Cina
e
Russia
vanno
trattate
come
concorrenti
e
non
come
partner
.
Gli
stati
amici
debbono
essere
tenuti
in
alta
considerazione
e
non
umiliati
.
Gli
Stati
Uniti
non
possono
essere
un
'
arrogante
potenza
solitaria
ma
devono
favorire
le
potenze
regionali
alleate
,
come
Corea
del
Sud
e
Giappone
.
In
questa
prospettiva
il
ruolo
dell
'
Europa
diventa
ancora
più
forte
.
Rice
,
in
caso
di
vittoria
di
Bush
,
sarà
nominata
consigliere
per
la
sicurezza
nazionale
,
il
posto
chiave
della
strategia
presidenziale
.
La
professoressa
,
già
allieva
del
padre
di
Madeleine
Albright
,
è
amica
del
giovane
Bush
e
anche
facendo
jogging
gli
dà
i
suoi
preziosi
consigli
.