StampaPeriodica ,
Queste
votazioni
polacche
segnano
la
fine
di
un
'
epoca
che
coincide
con
la
fine
del
glorioso
movimento
sindacale
e
politico
di
Solidarnosc
.
La
storia
non
è
stata
benevola
nei
confronti
del
movimento
d
'
ispirazione
cattolica
,
creato
da
Lech
Walesa
e
sostenuto
da
Papa
Karol
Wojtyla
,
che
nei
ruggenti
anni
Ottanta
affrontò
il
potere
comunista
a
Danzica
e
a
Varsavia
dando
la
prima
fatale
picconata
allo
sgretolamento
dell
'
impero
sovietico
in
Europa
.
L
'
elettrotecnico
Walesa
,
grande
agitatore
populista
,
colorito
oratore
di
piazza
,
audace
ispiratore
delle
masse
operaie
anticomuniste
,
doveva
rivelarsi
in
seguito
un
capo
di
stato
inadeguato
al
ruolo
e
alla
funzione
che
la
carica
richiedeva
:
il
declino
della
sua
immagine
fu
tale
da
fargli
ottenere
,
nelle
ultime
elezioni
presidenziali
,
l'1
per
cento
dei
voti
.
Il
deserto
in
cui
scompare
Solidarnosc
lo
si
percepisce
fisicamente
nella
crisi
senza
sbocco
in
cui
versano
i
cantieri
di
Danzica
,
che
vent
'
anni
orsono
costituirono
la
piattaforma
e
il
fulcro
dell
'
eroica
ribellione
walesiana
:
privatizzati
nel
1998
,
decimati
dai
licenziamenti
,
hanno
visto
scendere
il
numero
dei
dipendenti
a
3.800
rispetto
ai
18
mila
occupati
nel
1980
.
Danzica
,
già
fucina
di
rivolta
contro
la
non
economia
comunista
,
oggi
è
diventata
un
covo
di
protesta
contro
gli
eccessi
dell
'
economia
di
mercato
.
La
disoccupazione
,
che
impazza
in
diversi
settori
,
colpisce
ormai
il
16
per
cento
della
popolazione
attiva
,
3
milioni
di
persone
.
Offuscano
il
quadro
altre
cifre
poco
allegre
.
L
'
uscente
coalizione
tripartita
guidata
da
Jerzy
Buzek
,
di
cui
facevano
parte
anche
i
resti
di
Solidarnosc
,
lascia
un
buco
finanziario
di
molti
miliardi
di
dollari
,
con
un
tasso
di
crescita
caduto
al
2
per
cento
.
La
situazione
appare
tanto
più
fosca
se
si
pensa
che
la
Polonia
,
fino
a
ieri
la
prima
della
classe
in
campo
economico
nei
territori
ex
comunisti
dell
'
Est
,
aveva
raggiunto
fra
il
1997
e
il
2000
un
ritmo
di
crescita
annuo
oscillante
dal
7
al
5
per
cento
.
Se
aggiungiamo
al
tutto
gli
scandali
e
la
corruzione
,
che
non
hanno
risparmiato
neppure
alcuni
ministri
di
punta
del
dicastero
Buzek
,
avremo
la
spiegazione
del
maggiore
paradosso
che
oggi
emerge
dalla
Polonia
postwalesiana
.
Cioè
il
crescente
successo
elettorale
dei
grandi
nemici
d
'
una
volta
,
i
comunisti
tramutati
in
socialdemocratici
,
che
con
Alexander
Kwasniewski
hanno
già
conquistato
due
volte
di
seguito
la
presidenza
della
repubblica
e
che
ora
si
apprestano
a
occupare
il
governo
con
Leszek
Miller
.
Si
sa
che
lo
strano
fenomeno
non
è
soltanto
polacco
.
La
paradossale
endemia
che
vede
,
in
diversi
paesi
dell
'
Est
,
i
postcomunisti
indossare
vesti
capitaliste
e
sostituirsi
alle
fragili
e
inesperte
classi
dirigenti
della
prima
fase
democratica
,
è
dovuta
essenzialmente
al
fatto
che
dopo
mezzo
secolo
di
comunismo
non
è
facile
reinventare
di
punto
in
bianco
il
mercato
e
la
libertà
.
I
rischi
a
medio
termine
si
sono
rivelati
,
un
po
'
dovunque
,
più
estesi
e
insidiosi
dei
vantaggi
immediati
.
I
politici
e
i
tecnici
comunisti
,
che
sapevano
come
gestire
società
illiberali
,
hanno
poi
sovente
mostrato
di
saper
governare
,
meglio
dei
liberali
veri
o
improvvisati
,
i
travagli
della
transizione
riformista
da
un
sistema
all
'
altro
.
La
Polonia
non
sembra
fare
eccezione
alla
regola
.
Solo
che
nella
Polonia
cattolica
,
il
paese
di
Solidarnosc
benedetto
dal
Papa
,
l
'
ariete
nell
'
assalto
alle
fortezze
totalitarie
dell
'
Est
,
il
fenomeno
assume
connotati
di
contrasto
e
di
visibilità
maggiori
,
poniamo
,
che
in
Lituania
,
in
Ungheria
o
in
Romania
.
Ecco
perché
Leszek
Miller
,
leader
della
vincente
coalizione
di
sinistra
,
uomo
che
fino
all
'
ultimo
conservò
la
sua
poltrona
nel
politburo
del
defunto
partito
comunista
,
si
sforza
oggi
di
apparire
più
realista
del
re
:
più
capitalista
di
George
Bush
,
più
europeista
di
Romano
Prodi
,
più
atlantista
di
Tony
Blair
.
Egli
sa
bene
che
in
un
paese
emblematico
ed
esposto
come
la
Polonia
,
il
cui
sovrano
ombra
resta
pur
sempre
Karol
Wojtyla
,
un
postcomunista
per
essere
governativamente
credibile
e
commestibile
deve
essere
anzitutto
e
soltanto
«
post
»
;
l
'
altra
metà
del
neologismo
meglio
farla
dimenticare
al
più
presto
.
Non
a
caso
lo
slogan
d
'
urto
nella
campagna
elettorale
di
Miller
diceva
:
«
Torniamo
alla
normalità
,
lasciamo
vincere
il
futuro
!
»
.
Slogan
in
verità
piuttosto
contraddittorio
,
ma
quanto
mai
idoneo
a
catturare
il
voto
di
un
elettorato
altrettanto
contraddittorio
.
In
esso
si
esprimeva
il
duplice
desiderio
di
recuperare
una
sicurezza
sociale
perduta
e
di
tentare
una
modernizzazione
riformatrice
graduale
e
controllata
.
Finita
l
'
epopea
di
Solidarnosc
,
comincia
forse
da
adesso
la
fase
in
risalita
più
faticosa
della
terza
repubblica
polacca
.
StampaPeriodica ,
L
'
Italia
non
manderà
truppe
di
terra
nelle
zone
dove
opereranno
gli
americani
a
caccia
di
terroristi
.
Ma
questa
è
una
previsione
,
non
una
decisione
politica
.
Quando
Silvio
Berlusconi
dice
alla
Camera
:
«
Siamo
in
prima
linea
»
e
ripete
lunedì
a
Londra
:
«
Faremo
la
nostra
parte
»
,
vuol
significare
che
siamo
disponibili
a
qualunque
tipo
di
intervento
ci
fosse
richiesto
dalla
Nato
.
Ma
il
ministro
della
Difesa
Antonio
Martino
ancora
martedì
pomeriggio,18
settembre
,
durante
una
visita
in
Macedonia
,
era
furibondo
per
l
'
equivoco
determinato
da
una
sua
dichiarazione
di
due
giorni
prima
a
Domenica
in
.
Rispondendo
a
una
spettatrice
in
ansia
per
il
suo
fidanzato
che
partiva
militare
,
Martino
aveva
detto
di
escludere
l
'
invio
di
truppe
italiane
per
combattere
Osama
Bin
Laden
e
i
suoi
soci
.
In
un
lancio
d
'
agenzia
,
la
previsione
diventò
una
decisione
politica
dell
'
Italia
di
tirarsi
indietro
.
E
il
ministro
trascorse
la
serata
a
trasmettere
smentite
,
a
tranquillizzare
Berlusconi
,
molto
infastidito
,
e
gli
americani
,
infastiditi
e
allarmati
.
Premesso
dunque
che
manderemmo
anche
i
vigili
urbani
se
ce
li
chiedessero
,
l
'
andamento
tecnico
dei
preparativi
lascia
immaginare
che
truppe
di
terra
non
saranno
necessarie
.
Le
basi
aeree
italiane
sono
a
disposizione
degli
alleati
ed
è
verosimile
che
se
fosse
richiesta
una
nostra
presenza
,
essa
sarebbe
affidata
all
'
Aeronautica
.
Eppure
,
la
«
lunga
guerra
di
Bush
»
allo
stato
si
annuncia
molto
diversa
da
quella
del
'91
contro
Saddam
Hussein
.
Berlusconi
ha
detto
a
Londra
che
la
Nato
è
impegnata
a
«
individuare
e
punire
i
colpevoli
e
chi
li
ha
fiancheggiati
,
appoggiati
,
sostenuti
»
.
Ma
ce
ne
vorrà
prima
che
la
caccia
a
Bin
Laden
possa
trasformarsi
nel
conflitto
contro
uno
dei
tanti
«
paesi
canaglia
»
.
George
W
.
Bush
ha
fatto
sapere
agli
alleati
di
non
voler
mostrare
la
bandiera
in
una
«
azione
esemplare
»
,
come
è
capitato
talvolta
a
Bill
Clinton
.
La
sua
ambizione
è
assai
più
alta
:
vuole
sradicare
il
terrorismo
e
non
accetta
che
alcuno
possa
tagliargli
la
strada
.
«
Farà
una
serie
di
operazioni
chirurgiche
»
ci
è
stato
detto
martedì
pomeriggio
al
piano
nobile
di
Palazzo
Chigi
.
«
Ma
è
chiaro
che
se
qualcuno
disturberà
il
chirurgo
,
dovrà
fare
i
conti
con
l
'
intero
ospedale
»
.
I
tre
soli
paesi
al
mondo
che
riconoscono
il
regime
dei
talebani
(
Arabia
Saudita
,
Emirati
e
Pakistan
)
si
sono
messi
a
disposizione
di
Bush
.
Muammar
Gheddafi
manda
messaggi
riservatissimi
al
suo
collega
americano
,
via
Roma
,
per
chiarire
che
lui
vuole
restare
fuori
dalla
faccenda
.
Saddam
Hussein
ha
bisogno
probabilmente
dei
tranquillanti
per
dormire
.
Lo
stesso
Yasser
Arafat
,
dopo
aver
donato
il
sangue
per
i
feriti
delle
Twin
Towers
,
il
18
settembre
ha
assicurato
il
suo
sostegno
agli
americani
.
Questo
lascia
intendere
quanto
terrore
si
sia
diffuso
nel
mondo
arabo
,
quanto
sia
ragionevole
la
posizione
congiunta
di
Tony
Blair
e
di
Berlusconi
di
non
fare
vittime
civili
per
rispondere
a
chi
ne
ha
provocate
tante
e
di
coinvolgere
nella
condanna
e
nell
'
azione
di
pulizia
il
maggior
numero
di
paesi
arabi
.
Dietro
le
pieghe
ancora
confuse
dell
'
emergenza
,
c
'
è
tuttavia
da
osservare
che
a
soli
quattro
mesi
dal
13
maggio
le
elezioni
politiche
sembrano
lontanissime
.
Prima
gli
incidenti
di
Genova
,
poi
le
bombe
d
'
agosto
,
oggi
la
tragedia
americana
hanno
prodotto
in
Berlusconi
un
forte
mutamento
psicologico.Egli
è
chiamato
a
rispettare
il
«
contratto
con
gli
italiani
»
sottoscritto
a
Porta
a
porta
l'8
maggio
e
lo
sa
bene
.
Sarà
giudicato
sugli
aumenti
alle
pensioni
minime
e
sulla
riforma
del
sistema
previdenziale
,
sulla
rivoluzione
scolastica
e
quella
sanitaria
,
sui
benefici
fiscali
e
sulle
grandi
opere
pubbliche
.
Ma
gli
ultimi
avvenimenti
lo
hanno
proiettato
su
una
dimensione
imprevista
e
possono
rappresentare
per
lui
un
rischio
,
ma
soprattutto
una
grande
occasione
.
A
quanto
riferiscono
i
testimoni
,
se
a
Londra
il
17
settembre
fosse
andato
Francesco
Rutelli
,
sarebbe
stato
difficile
immaginare
una
maggiore
cordialità
e
un
'
intesa
politica
più
solida
,
fino
alla
conferenza
stampa
congiunta
proposta
da
Blair
e
del
tutto
inconsueta
per
Downing
street
.
L
'
asse
con
Bush
era
nato
in
tempi
non
sospetti
e
poiché
in
questo
momento
Stati
Uniti
e
Gran
Bretagna
(
come
in
tutte
le
occasioni
di
grave
crisi
internazionale
)
sono
i
locomotori
della
Nato
(
e
non
solo
)
,
l
'
Italia
si
trova
al
tavolo
di
una
partita
più
importante
del
solito
.
Saprà
giocarla
Berlusconi
?
L
'
opposizione
teme
di
sì
.
Se
si
leggono
in
controluce
le
alzate
di
spalle
su
questa
o
quella
dichiarazione
del
Cavaliere
o
di
altri
membri
del
governo
,
nel
centrosinistra
si
teme
che
Berlusconi
riesca
a
interpretare
sentimenti
davvero
molto
diffusi
nella
opinione
pubblica
italiana
e
trasversali
agli
schieramenti
politici
.
Decisione
nel
punire
i
terroristi
senza
fare
vittime
innocenti
.
Fermezza
contro
Bin
Laden
e
chiunque
lo
aiuti
.
Mano
tesa
ai
paesi
arabi
di
buona
volontà
.
Difesa
della
nostra
identità
culturale
ed
etica
senza
criminalizzare
religioni
e
civiltà
diverse
.
Sono
pochissimi
quelli
che
se
la
sentono
di
prendere
le
distanze
da
posizioni
come
queste
.
Massimo
D
'
Alema
gestì
bene
la
crisi
del
Kosovo
,
ma
ebbe
bisogno
dei
voti
del
centrodestra
per
l
'
impegno
militare
.
Berlusconi
non
ha
bisogno
di
nessuno
.
Se
apre
all
'
opposizione
,
lo
fa
per
acquisire
punti
di
autorevolezza
,
come
Alcide
De
Gasperi
che
cercava
sostegni
anche
quando
aveva
il
50
per
cento
di
share
.
Se
Berlusconi
saprà
giocare
,
se
la
sua
«
Finanziaria
eccezionale
»
sarà
rassicurante
negli
investimenti
militari
e
nella
costruzione
di
una
nuova
intelligence
che
l
'
Italia
non
ha
mai
avuto
,
senza
stravolgere
alcuna
voce
del
bilancio
sociale
,
l
'
opposizione
potrebbe
trovarsi
davvero
a
mal
partito
.
StampaPeriodica ,
Che
fosse
una
grottesca
telenovela
spionistica
,
quella
che
ha
visto
lo
pseudoimprenditore
italiano
Angelo
Antonio
Piu
e
la
sua
compagna
bielorussa
Irina
Ussak
,
rispettivamente
condannati
a
quattro
anni
di
carcere
ciascuno
,
lo
si
è
capito
perfino
dalle
parole
pronunciate
dopo
la
sentenza
dagli
esponenti
del
durissimo
Kgb
di
Minsk
:
«
Non
aveva
una
grande
esperienza
,
era
impreparato
,
non
parlava
neppure
la
nostra
lingua
.
Come
si
fa
a
mandare
in
Bielorussia
una
spia
del
genere
?
»
.
Ma
la
vera
domanda
è
un
'
altra
.
Come
si
fa
a
incriminare
per
spionaggio
uno
straniero
che
non
sa
fare
la
spia
,
accusando
la
sua
amica
bielorussa
di
«
alto
tradimento
»
,
per
poi
comminare
ai
colpevoli
una
pena
assai
blanda
in
un
paese
dove
simili
delitti
vengono
spesso
e
facilmente
puniti
con
la
condanna
a
morte
?
Come
si
fa
a
trasformare
una
cronaca
di
poveri
amanti
in
un
grave
complotto
contro
lo
stato
?
La
risposta
a
tale
miserevole
faccenda
,
di
per
sé
irrilevante
e
quasi
comica
,
in
senso
lato
la
possiamo
trovare
nel
clima
tutt
'
altro
che
comico
che
da
anni
grava
su
questa
che
è
la
meno
ex
e
la
più
sovietica
delle
ex
repubbliche
sovietiche
.
In
senso
più
stretto
troviamo
un
'
ulteriore
risposta
nella
torbida
atmosfera
che
ha
preceduto
e
accompagnato
lo
svolgimento
delle
recenti
elezioni
che
il
9
settembre
hanno
riconfermato
alla
presidenza
del
paese
,
per
altri
sette
anni
,
il
dittatore
bielorusso
Aleksander
Lukassenko
.
Una
vittoria
-
truffa
annunciata
con
intimidazioni
e
brogli
denunciati
dagli
osservatori
dell
'
Osce
(
Organizzazione
per
la
sicurezza
e
la
cooperazione
in
Europa
)
.
Il
prevedibilissimo
risultato
ha
assegnato
a
Lukassenko
il
75,6
per
cento
dei
suffragi
contro
il
15,3
rosicchiato
a
fatica
dal
sindacalista
Vladimir
Goncharik
,
principale
candidato
dell
'
opposizione
.
Non
a
caso
,
la
farsa
processuale
contro
lo
sventurato
italiano
Piu
e
la
sua
amica
ha
avuto
inizio
due
giorni
prima
delle
elezioni
presidenziali
,
stravinte
dal
dittatore
nazistalinista
in
un
clima
di
paranoia
antioccidentale
e
caccia
alle
streghe
.
Il
che
la
dice
assai
lunga
sui
metodi
e
i
soprusi
in
uso
nell
'
infelice
«
ex
»
repubblica
sovietica
.
Lukassenko
,
47
anni
,
un
tempo
amministratore
d
'
una
fattoria
collettiva
di
polli
,
atleta
dilettante
,
portamento
marziale
accentuato
da
un
paio
di
baffi
alla
cosacca
,
gestisce
ormai
da
tempo
come
un
misero
pollame
colcosiano
i
suoi
11
milioni
di
sudditi
(
reddito
mensile
77
dollari
)
.
Nei
modi
primitivi
,
nelle
idee
bellicose
,
nei
metodi
brutali
e
truffaldini
è
una
specie
di
microcaricatura
bielorussa
di
Stalin
,
Hitler
e
Milossevic
.
Sponsorizzata
e
blandita
dalla
madre
Russia
vicina
,
tollerata
non
si
sa
bene
perché
dall
'
Europa
,
pressoché
ignorata
dagli
Stati
Uniti
,
l
'
anacronistica
dittatura
lukasenkiana
è
riuscita
a
instaurare
al
centro
del
continente
un
misto
di
vecchia
Urss
e
di
vecchissimo
principato
tartaro
.
La
sigla
della
ex
polizia
politica
sovietica
,
Kgb
,
è
rimasta
immutata
a
Minsk
:
i
proconsoli
di
Mosca
occupano
posti
di
massima
responsabilità
nel
governo
illiberale
,
nell
'
economia
statizzata
,
nelle
istituzioni
inquinate
dalla
corruttela
.
In
realtà
la
Bielorussia
,
dove
il
popolo
è
costretto
a
parlare
il
russo
nelle
scuole
e
negli
uffici
,
non
è
che
una
colonia
povera
della
Russia
in
cui
Lukassenko
ricopre
il
ruolo
di
un
prefetto
di
polizia
agli
ordini
dei
viceré
di
Putin
.
Le
demoralizzate
opposizioni
democratiche
,
minoritarie
e
perseguitate
,
vorrebbero
riacquistare
l
'
indipendenza
vera
di
cui
la
repubblica
fruì
per
pochi
anni
dopo
il
crollo
del
comunismo
.
Mentre
molti
sudditi
comuni
,
forse
la
maggioranza
,
desidererebbero
farla
finita
con
la
finzione
di
un
'
indipendenza
artificiale
e
venire
assorbiti
formalmente
dalla
grande
e
più
ricca
e
più
debolscevizzata
Federazione
russa
.
Mosca
,
però
,
non
vuole
concedere
a
Minsk
né
la
sovranità
piena
né
il
pieno
incorporamento
alla
Federazione
.
Vladimir
Putin
preferisce
mantenere
la
Bielorussia
a
bagnomaria
come
un
feudo
semi
indipendente
situato
coi
suoi
traffici
illeciti
,
i
suoi
radar
e
le
sue
installazioni
missilistiche
a
mezza
via
fra
Est
e
Ovest
,
a
ridosso
della
Nato
e
dell
'
Unione
Europea
in
procinto
di
allargarsi.Ma
dopo
l
'
attacco
terroristico
contro
l
'
America
,
molte
cose
stanno
cambiando
anche
in
Russia
.
Se
Putin
vorrà
davvero
avvicinarsi
all
'
Occidente
,
per
costituire
una
diga
comune
contro
il
diluvio
islamico
,
potrà
continuare
a
mantenere
il
lazzaretto
bielorusso
come
un
cuneo
di
divisione
e
d
'
infezione
nel
cuore
del
continente
europeo
?
StampaPeriodica ,
Il
quadro
economico
è
cambiato
radicalmente
rispetto
al
10
settembre
.
Abbiamo
preparato
una
Legge
finanziaria
straordinaria
perché
è
straordinario
il
momento
.
Abbiamo
stanziato
alcune
migliaia
di
miliardi
per
potenziare
la
sicurezza
interna
e
i
servizi
di
intelligence
.
Eppure
,
siamo
riusciti
a
tener
fede
agli
impegni
di
migliorare
la
qualità
della
vita
dei
pensionati
e
delle
famiglie
»
.
Alla
vigilia
della
presentazione
della
prima
Finanziaria
del
governo
Berlusconi
,
Gianfranco
Fini
non
crede
che
la
recessione
economica
possa
compromettere
a
lungo
l
'
economia
italiana
.
«
Per
tranquillizzare
i
mercati
,
è
indispensabile
che
tutti
i
focolai
di
terrorismo
vengano
individuati
e
sradicati
.
Tutti
sanno
che
i
prossimi
mesi
non
saranno
agevoli
.
Ma
è
ragionevole
pensare
che
dalla
primavera
del
2002
possa
ripartire
la
ripresa
economica
internazionale
.
L
'
Italia
sarà
certamente
in
grado
di
cogliere
questa
occasione
»
.
Quanti
provvedimenti
economici
avete
dovuto
rinviare
dopo
gli
attentati
di
New
York
?
Ragioniamo
con
la
logica
di
un
governo
che
ha
cinque
anni
davanti
a
sé
e
che
si
è
trovato
con
un
deficit
imprevisto
grazie
anche
alla
politica
del
centrosinistra
.
Abbiamo
dovuto
graduare
nel
tempo
alcuni
interventi
anche
se
nel
pacchetto
dei
100
giorni
abbiamo
potuto
adottare
misure
come
la
Tremonti
bis
e
la
legge
obiettivo
per
le
opere
pubbliche
finalizzate
ad
aiutare
l
'
economia
e
a
far
ripartire
la
produzione
»
.
Quanto
dovremo
aspettare
per
gli
sgravi
fiscali
che
avete
promesso
in
campagna
elettorale
?
Tutta
la
riforma
del
sistema
fiscale
sarà
oggetto
di
delega
a
margine
della
Finanziaria
e
sarà
messa
a
punto
nell
'
arco
del
2002
.
Alla
base
di
tutto
questo
ci
sono
gli
attentati
di
New
York
.
Il
presidente
egiziano
ha
confermato
l
'
intenzione
dei
terroristi
di
colpire
il
vertice
di
Genova
.
Avevate
avuto
segnalazioni
precise
?
Mubarak
ha
confermato
che
i
servizi
segreti
italiani
avevano
segnalato
,
anche
su
informazioni
di
altri
colleghi
,
che
gli
estremisti
islamici
avrebbero
cercato
di
colpire
Bush
in
aria
.
Il
governo
decise
di
chiudere
lo
spazio
aereo
di
Genova
tirandosi
addosso
una
nuvola
di
polemiche
.
Alla
luce
di
quanto
è
successo
l'11
settembre
quelle
polemiche
si
dimostrano
tragicamente
infondate
e
chi
ci
accusò
di
voler
limitare
la
libertà
di
movimento
dei
cittadini
dovrebbe
riflettere
.
Va
rivisto
anche
il
giudizio
negativo
che
molti
hanno
dato
sull
'
opera
di
prevenzione
dei
nostri
servizi
?
Il
governo
non
lasciò
nulla
al
caso
.
Intervenne
su
indicazioni
precise
e
questo
deve
indurre
tutti
a
essere
meno
superficiali
nella
valutazione
della
supposta
incapacità
dei
nostri
servizi
come
elemento
utile
a
garantire
la
sicurezza
.
Avete
elementi
concreti
per
considerare
l
'
Italia
come
un
obiettivo
dei
terroristi
?
Anche
per
la
sua
posizione
geografica
,
l
'
Italia
è
certamente
uno
degli
obiettivi
di
questa
follia
criminale
.
Ma
la
vigilanza
è
molto
alta
e
l
'
arresto
di
lunedì
scorso
dei
cinque
giovani
afghani
dimostra
che
funziona
.
Però
la
gente
è
inquieta
,
molti
hanno
paura
.
Io
credo
che
abbia
ragione
il
ministro
dell
'
Interno
quando
definisce
del
tutto
fuori
luogo
un
allarmismo
generico
e
immotivato
.
Per
questo
mi
auguro
maggiore
consapevolezza
da
parte
di
chi
ha
il
compito
delicatissimo
di
informare
l
'
opinione
pubblica
.
Si
riferisce
alle
notizie
sull
'
eventuale
uso
da
parte
degli
americani
della
bomba
atomica
?
Appunto
.
Non
c
'
è
alcuna
ipotesi
realistica
in
proposito
.
Qualcuno
dice
che
gli
Stati
Uniti
non
ci
tengono
in
gran
conto
.
Non
è
vero
.
I
rapporti
personali
tra
Bush
e
Berlusconi
sono
un
ulteriore
elemento
di
garanzia
circa
la
lealtà
dell
'
Italia
e
la
sua
capacità
a
tener
fede
agli
impegni
.
Senza
le
doppiezze
e
i
bizantinismi
che
purtroppo
hanno
caratterizzato
la
politica
italiana
in
passato
,
determinando
un
giudizio
complessivo
di
scarsa
serietà
e
affidabilità
.
Debbo
riconoscere
che
,
a
parte
rarissime
eccezioni
,
il
comportamento
responsabile
dell
'
opposizione
concorre
a
garantire
la
piena
tenuta
del
nostro
Paese
.
Il
nostro
sostegno
militare
agli
americani
sarà
virtuale
?
Voglio
dire
:
non
ci
saranno
chiesti
uomini
e
mezzi
?
Noi
faremo
tutto
quello
che
sarà
deciso
in
sede
Nato
.
Se
gli
inglesi
sono
già
operativi
è
perché
il
loro
rapporto
con
gli
Stati
Uniti
è
da
sempre
strettissimo
e
il
loro
potenziale
di
intervento
militare
è
assai
più
elevato
del
nostro
.
Ma
sarebbe
sbagliato
misurare
l
'
affidabilità
dell
'
Italia
sulla
base
del
numero
di
mezzi
che
ci
sarà
richiesto
.
Questo
regolamento
di
conti
con
il
terrorismo
internazionale
non
potrà
limitarsi
solo
ad
aspetti
militari
.
Appunto
.
È
significativo
constatare
che
sulla
legittimità
della
risposta
militare
concordano
tutti
.
Ed
è
estremamente
importante
quel
che
ha
detto
la
gerarchia
cattolica
.
Ma
la
lotta
al
terrorismo
dovrà
servirsi
necessariamente
anche
di
altri
strumenti
come
l
'
individuazione
dei
santuari
finanziari
e
l
'
adozione
di
alcune
misure
di
embargo
.
Anche
qui
l
'
Italia
è
chiamata
a
fare
la
sua
parte
.
StampaPeriodica ,
La
bomba
lanciata
a
Belfast
contro
un
corteo
di
bambine
cattoliche
che
,
nei
giorni
di
riapertura
dell
'
anno
scolastico
,
si
recavano
alla
Holy
Cross
Primary
School
situata
nell
'
infuocato
quartiere
di
Ardoyne
,
è
stata
un
'
imboscata
protestante
certamente
inaudita
quanto
orrenda
.
Mai
,
nella
guerra
civile
che
da
trent
'
anni
continua
a
insanguinare
l
'
Irlanda
del
Nord
,
era
accaduto
che
fanciulli
innocenti
venissero
presi
a
bersaglio
dai
bombaroli
dell
'
una
o
dell
'
altra
fazione
.
Le
analogie
che
vengono
a
mente
esulano
dai
confini
dell
'
Europa
occidentale
:
Little
Rock
,
Bosnia
,
Kosovo
,
Algeria
,
Nigeria
,
Sudan
,
Indonesia
.
Però
,
in
questi
giorni
cruciali
,
il
paragone
che
forse
colpisce
più
l
'
occhio
e
l
'
immaginazione
è
quello
fra
l
'
Irlanda
del
Nord
e
la
Palestina
.
Non
v
'
è
dubbio
che
il
lancio
della
granata
contro
lo
scolaresche
cattoliche
dell
'
Ulster
sia
stato
,
di
per
sé
,
un
gesto
assolutamente
indegno
di
una
società
civile
europea
.
Ma
in
un
certo
senso
ancora
più
inquietante
,
più
emblematica
,
perché
volutamente
intonata
al
clima
d
'
intolleranza
confessionale
generalizzata
che
va
espandendosi
nel
mondo
,
è
stata
la
fitta
sassaiola
che
,
prima
della
bomba
,
i
protestanti
avevano
fatto
piovere
sulle
giovani
alunne
della
Holy
Cross
School.Tale
prima
eccezionale
intifada
anticattolica
non
è
stata
che
un
'
intenzionale
citazione
della
seconda
intifada
mediorientale
:
quella
rilanciata
dai
palestinesi
contro
gli
ebrei
per
motivi
religiosi
un
anno
fa
,
quando
Ariel
Sharon
,
non
ancora
primo
ministro
,
decise
di
compiere
una
passeggiata
attraverso
la
Spianata
delle
Moschee
di
Gerusalemme
.
Da
quel
momento
,
attizzata
da
un
evidente
atto
di
provocazione
religiosa
,
la
lotta
per
la
liberazione
della
Palestina
perdeva
i
suoi
connotati
tradizionalmente
laici
e
assumeva
,
anch
'
essa
,
caratteristiche
religiose
e
fondamentaliste
sempre
più
accentuate
e
indiscriminate
.
Scendevano
in
campo
,
scavalcando
l
'
indebolita
Autorità
palestinese
di
Yasser
Arafat
,
i
fanatici
della
guerra
santa
,
della
Jihad
islamista
,
i
kamikaze
di
Hamas
e
i
guerriglieri
dell
'
Hezbollah
libanese
.
Dai
sassi
si
passava
alle
bombe
,
alle
autobombe
,
agli
uomini
bomba
che
s
'
immolano
nelle
discoteche
,
nelle
pizzerie
e
nei
centri
israeliani
con
la
certezza
di
rinascere
seduta
stante
nei
paradisi
di
Allah
.
Ciò
che
più
impressiona
di
questa
nuova
epidemia
terroristica
è
la
sua
omologazione
nelle
tecniche
e
nei
gesti
simbolici
,
i
sassi
nell
'
Ulster
come
in
Cisgiordania
,
omologazione
pericolosa
che
sembra
scavalcare
i
confini
tra
mondi
culturalmente
diversi
:
non
a
caso
uno
studioso
della
London
school
of
economics
ha
potuto
azzardare
lo
slogan
«
Irlanda
del
Nord
fotocopia
della
Palestina
»
.
Da
un
altro
lato
impressiona
la
virulenza
con
cui
l
'
odio
religioso
,
dilagando
sempre
più
in
primo
piano
,
sembra
prevalere
e
diventare
un
po
'
dovunque
la
fase
suprema
dell
'
astio
etnico
,
il
quale
spesso
poggia
su
basi
surrettizie
o
immaginarie
.
Si
ricorda
distrattamente
che
arabi
ed
ebrei
sono
semiti
,
ma
si
sottolinea
con
più
forza
che
gli
uni
sono
musulmani
e
gli
altri
giudei
.
Si
guardano
le
drammatiche
immagini
di
Belfast
e
si
vedono
bimbe
cattoliche
terrorizzate
che
hanno
gli
stessi
capelli
biondi
o
rossi
delle
bimbe
protestanti
:
più
del
cromosoma
le
distingue
il
marchio
della
religione
.
C
'
è
infine
l
'
aspetto
,
non
meno
preoccupante
,
dell
'
integralismo
religioso
globalizzato
.
Più
le
differenze
confessionali
si
fanno
ampie
e
globali
,
contrapponendo
per
esempio
nel
suo
insieme
l
'
intero
mondo
islamico
a
quello
cristiano
e
giudaico
,
tanto
più
l
'
intolleranza
politicizzata
di
una
parte
tende
a
prevalere
senza
reciprocità
sulla
tolleranza
legale
e
morale
dell
'
altra
.
L
'
Europa
difatti
tollera
l
'
invasione
delle
sue
coste
meridionali
da
parte
di
nomadi
masse
islamiche
,
lascia
che
Parigi
e
Milano
diventino
centri
islamici
mondiali
;
ma
cosa
avverrebbe
se
folle
di
europei
senza
lavoro
invadessero
le
coste
libiche
o
algerine
,
o
se
tentassimo
di
erigere
una
basilica
cristiana
nei
deserti
dell
'
Arabia
Saudita
?
Perfino
alla
conferenza
delle
Nazioni
Unite
di
Durban
abbiamo
visto
trionfare
l
'
intollerante
fondamentalismo
terzomondista
,
fomentato
da
stati
teocratici
che
,
con
l
'
appoggio
di
governi
dispotici
come
quello
castrista
,
sono
riusciti
a
imporre
l
'
equazione
ingiuriosa
del
sionismo
parificato
al
razzismo
.
Le
delegazioni
americana
,
canadese
,
australiana
e
israeliana
hanno
abbandonato
la
conferenza
.
Le
delegazioni
europee
sono
rimaste
.
La
cultura
della
resa
e
del
rimorso
ha
paralizzato
una
volta
di
più
gli
europei
che
,
pur
lapidandosi
a
Belfast
,
rinunciano
poi
a
difendersi
concordi
dall
'
aggressore
esterno
.
StampaPeriodica ,
«
Spiega
perché
la
California
non
è
l
'
Italia
»
mi
dice
Carlo
Rossella
,
mutuando
il
titolo
di
un
libro
di
Franco
Tatò
.
«
Ma
resto
soltanto
tre
giorni
...
»
.
«
Scegli
qualche
tema
che
ti
colpisce
e
scrivi
una
specie
di
diario
»
insiste
.
E
mi
fa
sentire
,
si
passi
il
paragone
immodesto
,
come
Montanelli
quando
nel'52
il
Corriere
lo
mandò
a
raccontare
New
York
.
Gaetano
Afeltra
,
allora
redattore
capo
e
anima
del
giornale
,
aveva
fatto
il
suo
viaggio
più
lungo
da
Amalfi
a
Milano
.
«
Eppure
»
scrisse
Montanelli
«
eccomi
al
Waldorf
Astoria
ad
aspettare
che
Gaetanino
mi
chiami
da
Milano
per
sapere
da
che
parte
devo
cominciare
per
render
chiara
l
'
America
,
la
mia
America
,
ai
lettori
»
.
Il
problema
è
che
allora
l
'
America
,
a
cominciare
da
Afeltra
,
non
la
conosceva
nessuno
.
Adesso
la
California
la
conoscono
in
molti
.
Il
tentativo
,
dunque
,
è
pericoloso
.
Comunque
,
proviamo
.
Le
città
.
Los
Angeles
è
fatta
a
misura
d
'
auto
.
Sarà
un
caso
,
ma
il
pomeriggio
in
cui
sono
andato
a
spasso
in
centro
,
diciamo
così
,
i
pedoni
erano
scomparsi
.
Sbucano
dai
garage
sotterranei
,
entrano
in
uffici
e
negozi
e
arrivederci
.
La
via
Monte
Napoleone
di
Beverly
Hills
si
chiama
Rodeo
drive
,
è
piena
di
raffinate
luci
natalizie
e
di
negozi
di
balocchi
per
grandi
:
vestiti
,
orologi
,
oggetti
più
diversi
con
una
sola
cosa
in
comune
:
il
lusso
sfrenato
.
Le
grandi
griffe
italiane
dominano
il
quartiere
.
Se
sapete
quanto
costa
una
borsa
in
Italia
,
entrate
a
domandare
:
vi
chiederanno
il
triplo
.
Accidenti
all
'
euro
,
qui
siamo
poveri
in
canna
.
Chiedo
a
un
amico
come
mai
qui
non
esiste
il
problema
del
parcheggio
.
«
Vengono
a
fare
spese
con
l
'
autista
»
risponde
.
Se
a
Los
Angeles
si
va
dal
pienone
delle
autostrade
urbane
al
deserto
dei
quartieri
chic
,
San
Francisco
è
tutt
'
altra
storia
.
A
Chinatown
trovate
più
cinesi
che
a
Pechino
,
a
North
Beach
siete
in
Italia
.
Il
vecchio
Caffè
Trieste
è
un
'
istituzione
,
il
sabato
si
suona
e
si
canta
,
una
signora
sta
scrivendo
un
libro
sulla
storia
vissuta
tra
questi
tavoli
.
Alla
chiesa
di
San
Pietro
e
Paolo
dicono
messa
in
italiano
e
in
cinese
.
Ho
incontrato
due
sposi
che
salivano
sulla
carrozzella
bianca
.
Per
i
parenti
c
'
era
una
limousine
bianca
lunga
quanto
un
bus
.
L
'
ambiente
.
A
Beverly
Hills
e
a
Bel
Air
,
dove
vivono
gli
attori
più
ricchi
di
Hollywood
,
lavorano
20
mila
giardinieri
e
si
vede
.
Per
chilometri
incontri
solo
siepi
bellissime
e
piante
d
'
ogni
specie
che
segnano
il
confine
tra
una
invisibile
villa
e
l
'
altra
.
Se
dimentichi
di
comprare
il
pane
,
devi
provvedere
con
l
'
elicottero
.
Le
spiagge
di
Malibu
e
di
Santa
Monica
in
questa
stagione
sono
incantevoli
:
nelle
ore
più
calde
si
può
prendere
il
sole
in
costume
.
Anche
se
nei
giorni
feriali
non
c
'
è
quasi
nessuno
,
la
vigilanza
è
strettissima
.
Sulla
sabbia
non
trovi
un
pezzo
di
carta
o
una
cicca
nemmeno
se
bandisci
un
concorso
internazionale
.
Ogni
trenta
metri
c
'
è
un
bidone
per
i
rifiuti
.
Per
chi
sporca
la
multa
è
di
mille
dollari
,
2
milioni
e
300
mila
lire
.
Noi
siamo
più
poveri
.
Ma
se
multassero
di
mezzo
milione
chi
getta
una
busta
di
plastica
in
mare
o
un
cartoccio
sulla
sabbia
,
l
'
Italia
diventerebbe
un
altro
paese
.
Le
donne
.
Sono
stato
alla
festa
per
i
quarant
'
anni
di
attività
di
Valentino
.
Mi
ha
detto
Flavio
Briatore
,
che
accompagnava
la
bellissima
Naomi
:
«
Celebriamo
un
mito
.
Reggere
quarant
'
anni
in
quest
'
ambiente
è
straordinario
»
.
Valentino
qui
è
a
casa
sua
più
che
a
Roma
.
Come
Pavarotti
.
Venerato
da
donne
bellissime
,
si
gode
un
successo
costruito
abito
dopo
abito
.
Non
sono
pratico
di
dive
e
di
modelle
,
fino
a
Claudia
Schiffer
arrivo
da
solo
,
poi
chiedo
a
qualche
Virgilio
di
condurmi
per
mano
in
questo
mondo
fatato
.
Quella
è
Anjelica
Huston
,
quello
schianto
è
Charlize
Theron
,
ma
sì
,
la
donna
-
Martini
.
Bellissima
Ivonne
Sciò
come
Jennifer
Beals
(
Flashdance
)
ed
Elisabeth
Hurley
.
Bella
la
Herzigova
,
ma
lì
giochiamo
in
casa
.
Giudizio
complessivo
:
alte
come
giraffe
,
splendide
,
sederi
e
tette
perfetti
.
Ma
tutte
uguali
,
meglio
le
italiane
.
Musei
.
Il
nuovo
Getty
Center
di
Los
Angeles
lascia
senza
fiato
.
Mai
visto
niente
di
più
bello
e
funzionale
.
Non
si
paga
il
biglietto
,
come
nei
nostri
musei
siciliani
,
e
questo
non
sta
bene
perché
l
'
arte
costa
e
non
si
regala
.
(
Perché
nella
romana
San
Luigi
dei
Francesi
non
si
recinge
un
settore
di
preghiera
e
non
si
chiede
un
biglietto
per
vedere
e
mantenere
gli
straordinari
Caravaggio
?
)
.
Ma
il
vecchio
Getty
e
i
suoi
eredi
hanno
voluto
donare
questo
splendore
agli
Stati
Uniti
e
a
caval
donato
...
Non
ci
sono
impianti
di
allarme
visibili
,
la
vigilanza
è
strettissima
,
ma
discreta
e
cortese
.
I
custodi
sono
assai
meno
colti
dei
nostri
:
a
Brera
o
al
Poldi
Pezzoli
possono
farsi
scoperte
magnifiche
.
Negli
Usa
si
investe
molto
in
cultura
perché
il
fisco
è
generoso
.
Premia
i
Paul
Getty
,
ma
rende
integralmente
detraibili
anche
le
centomila
lire
della
tessera
di
socio
del
Moma
a
New
York
.
In
Italia
,
dove
l
'
arte
potrebbe
mantenerci
tutti
da
signori
,
il
fisco
è
miope
.
Per
usare
un
eufemismo
.
StampaPeriodica ,
Sandro
,
dove
sei
?
E
dove
sei
cara
vecchia
sterlina
ceduta
a
prezzi
stracciati
?
Era
la
fine
di
giugno
del
1975
e
Sandro
Paternostro
mi
disse
:
compralo
.
Un
bellissimo
vassoio
inglese
del
'700
costava
poco
più
di
mezzo
milione
.
Per
me
,
redattore
ordinario
del
telegiornale
,
era
quasi
uno
stipendio
.
Perciò
non
lo
comprai
.
Nonostante
Sandro
,
che
aveva
fama
di
gran
fiuto
per
gli
affari
,
mi
implorasse
di
farlo
.
«
Compralo
e
poi
rivendilo
a
Bulgàri
»
.
Diceva
Bulgàri
,
con
l
'
accento
sbagliato
.
Lo
diceva
mentre
la
sua
vivacissima
bambina
rischiava
di
mandare
in
frantumi
antiche
porcellane
cinesi
esposte
alla
Grosvenor
House
,
mentre
l
'
inflessibile
moglie
tedesca
gli
ordinava
di
fermarsi
per
strada
a
comprare
un
pollo
da
portare
a
cena
e
mentre
la
sterlina
era
al
minimo
storico
sulla
lira
:
millecinquecento
lire
.
I
taxi
neri
portavano
la
scritta
«
For
hire
»
(
a
noleggio
)
,
le
cabine
rosse
del
telefono
facevano
impazzire
gli
stranieri
confusi
tra
scellini
del
vecchio
e
del
nuovo
sistema
di
conto
,
i
commessi
di
Liberty
misuravano
ancora
la
stoffa
a
yard
e
gli
italiani
compravano
tutto
a
prezzi
di
saldo
.
Da
allora
sono
tornato
a
Londra
molte
volte
,
il
mio
reddito
è
sensibilmente
migliorato
,
ma
per
la
prima
volta
nei
giorni
delle
vendite
natalizie
mi
sono
rifiutato
di
comprare
la
mia
amata
carta
da
Smythson
of
Bond
street
:
con
la
sterlina
a
3.200
lire
ogni
tanto
sbagliavo
i
conti
di
uno
zero
.
In
Gran
Bretagna
mi
sono
sentito
sempre
uomo
d
'
Oltremanica
:
stavolta
ero
un
extracomunitario
accattone
.
«
Lo
shopping
?
Meglio
a
Roma
e
a
Milano
»
mi
aveva
avvertito
Antonio
Caprarica
,
corrispondente
della
Rai
da
qui
.
Ma
non
immaginavo
questo
disastro.Ottenuta
al
prezzo
scontatissimo
di
600
mila
lire
per
notte
una
bella
stanza
d
'
albergo
a
Piccadilly
con
l
'
amata
vista
su
Green
Park
e
il
Big
Ben
sullo
sfondo
,
constato
che
la
prima
colazione
costa
60
mila
lire
,
assai
più
che
in
qualunque
albergo
italiano
a
cinque
stelle
.
Prenotando
con
un
modesto
anticipo
,
trovo
sorprendentemente
un
tavolo
al
Connaught
,
nell
'
omonimo
,
delizioso
albergo
di
Mayfair
:
resta
una
delle
migliori
tavole
d
'
Inghilterra
.
Il
servizio
è
efficiente
,
premuroso
,
cortese
e
assai
curato
nelle
forme
:
ma
i
camerieri
si
muovono
con
fretta
eccessiva
.
Sembrerebbero
italiani
,
se
non
fosse
che
gli
italiani
nei
nostri
migliori
ristoranti
,
dal
Pescatore
di
Canneto
sull
'
Oglio
a
Pinchiorri
di
Firenze
,
da
Santin
di
Cassinetta
a
Don
Alfonso
di
Sant
'
Agata
sui
Due
Golfi
,
non
corrono
e
sembrano
educati
alla
corte
d
'Inghilterra.Visto
che
i
piatti
alla
carta
richiedono
non
meno
di
45
minuti
,
chiedo
un
roast
-
beef
(
eccellente
)
al
carrello
.
Il
maître
strapazza
il
suo
assistente
che
non
sa
affettarlo
con
le
cadenze
religiose
richieste
,
mi
serve
un
contorno
di
asparagi
e
poi
dolce
e
caffè
.
Bevo
un
ottimo
Rioja
del
?94
,
vino
rosso
spagnolo
del
Nord
prodotto
al
confine
col
Paese
Basco
:
100
mila
lire
.
Per
capirci
,
un
Chianti
di
medio
calibro
costa
129
mila
lire
,
i
grandi
(
ma
non
grandissimi
)
toscani
e
piemontesi
stanno
intorno
alle
400
mila
.
Il
mio
conto
è
di
320
mila
lire
,
senza
piatto
d
'entrata.Bond
street
è
piena
di
tutte
le
principali
griffe
continentali
e
americane
.
Gli
italiani
la
fanno
da
padroni
ed
è
più
facile
fare
un
confronto
sui
prezzi
degli
stessi
oggetti
qui
e
là
:
a
Londra
costano
talvolta
il
doppio
,
quasi
sempre
il
triplo
che
da
noi
.
A
naso
ho
la
sensazione
che
il
potere
d
'
acquisto
della
sterlina
per
gli
inglesi
equivalga
alle
nostre
2.500
lire
,
con
una
sopravvalutazione
per
noi
del
30
per
cento
.
Amici
italiani
che
vivono
qui
da
molti
anni
con
posizioni
influenti
dicono
di
peggio
:
2.200
lire
,
equivalente
al
cambio
di
dieci
anni
fa
.
Se
un
cartello
dice
:
fate
un
'
offerta
di
2
sterline
,
chiede
di
fatto
5
mila
lire
.
Al
cambio
per
noi
fanno
6.500
.
Se
l
'
ingresso
a
una
mostra
d
'
arte
ci
costa
22
mila
lire
,
agli
inglesi
costa
15
mila
.
Come
in
tutte
le
grandi
città
europee
,
i
taxi
costano
meno
che
a
Roma
e
anche
meno
che
a
Milano
,
che
noi
romani
troviamo
in
questo
campo
(
l
'
unico
)
più
economica
della
capitale
.
Si
parte
da
5
mila
lire
e
con
15
mila
lire
si
fa
una
corsa
che
da
noi
costa
venti
.
Detto
questo
,
Londra
è
sempre
più
europea
(
cosa
che
ai
nostalgici
come
me
dispiace
un
poco
)
,
è
pulitissima
,
curatissima
,
elegante
,
anche
se
un
nostro
diplomatico
mi
parla
in
un
orecchio
di
terribili
e
durevoli
miserie
in
periferia
.
Chi
viene
dalla
Roma
del
Giubileo
,
dove
non
è
stata
fatta
nessuna
grande
opera
pubblica
,
resta
senza
fiato
dinanzi
alla
Great
Court
,
la
meravigliosa
struttura
architettonica
,
inaugurata
all
'
inizio
di
dicembre
dalla
regina
,
che
sposa
antico
e
postmoderno
nel
cuore
del
British
Museum
.
L
'
ingresso
è
libero
,
come
lo
è
nella
straordinaria
Reading
Room
circolare
che
ne
costituisce
il
cuore
.
Essa
raccoglie
decine
di
migliaia
di
volumi
specialistici
:
l
'
accesso
ai
computer
,
ora
gestito
dai
commessi
,
sarà
progressivamente
generalizzato
e
intanto
ciascuno
può
consultare
l
'
indice
generale
cartaceo
.
Ho
aperto
alla
voce
Leonardo
e
mi
son
piovute
addosso
22
pagine
con
l
'
elenco
delle
opere
disponibili
sull
'argomento.Gli
appassionati
di
Impressionismo
troveranno
una
buona
mostra
alla
National
Gallery
.
Ma
visto
che
ci
sono
,
non
trascurino
di
rivedere
,
se
già
la
conoscono
,
la
straordinaria
collezione
del
Rinascimento
italiano
(
anche
qui
l
'
ingresso
è
gratuito
)
.
Troveranno
una
novità
per
noi
dolorosa
:
un
piccolo
Cimabue
acquistato
quest
'
anno
all
'
asta
(
Vittorio
Sgarbi
mi
parla
di
una
ventina
di
miliardi
)
.
Entrambe
le
esposizioni
,
quella
fissa
e
quella
stagionale
,
sono
ordinate
benissimo
.
Un
'
altra
mostra
di
impressionisti
sta
alla
Courtauld
Gallery
,
uno
dei
paradisi
della
Somerset
House
,
bellissimo
palazzo
settecentesco
affacciato
sul
Tamigi
e
riaperto
da
poco
.
Ma
chi
ci
va
non
trascuri
la
splendida
collezione
di
quadri
antichi
di
Samuel
Courtauld
,
il
magnate
che
s
'
innamorò
del
Rinascimento
italiano
visitando
Firenze
esattamente
un
secolo
fa
e
avendo
parecchi
soldi
si
circondò
di
molti
Rubens
e
Bruegel
e
di
tanti
altri
gioielli
.
Chi
ama
l
'
arte
contemporanea
non
manchi
la
Tate
Modern
,
recentissima
filiazione
della
Tate
Gallery
.
Una
colossale
struttura
architettonica
d
'
avanguardia
offre
in
uno
spazio
immenso
il
meglio
del
postmoderno
.
L
'
ingresso
,
fortunatamente
per
noi
italiani
,
è
gratuito
.
Recuperiamo
così
nei
musei
un
briciolo
di
quel
che
abbiamo
speso
in
giro.Gli
esperti
dicono
che
prima
o
poi
la
sterlina
dovrà
dimagrire
e
i
negozianti
londinesi
sono
i
primi
ad
augurarselo
,
visto
che
trattano
la
«
Chelsea
pound
»
,
produttrice
a
Londra
di
prezzi
assai
più
alti
che
nel
resto
del
Regno
Unito
.
All
'
elegante
commessa
di
un
elegante
,
inglesissimo
negozio
ho
detto
:
«
Dite
a
Blair
che
a
questi
prezzi
non
ce
la
facciamo
»
.
Lei
ha
risposto
gelida
:
«
Sono
francese
,
detesto
Blair
,
rimpiango
De
Gaulle
»
.
StampaQuotidiana ,
Una
campagna
elettorale
decente
?
Ecco
tre
idee
che
ci
possono
aiutare
.
Nel
confronto
non
ci
sono
nemici
,
solo
avversari
.
Le
regole
vanno
osservate
,
anche
quando
non
ci
piacciono
.
E
ci
vuole
rispetto
tra
i
competitori
.
Negli
anni
Trenta
del
secolo
scorso
Carlo
Rosselli
si
chiede
nel
suo
Socialismo
liberale
quale
fosse
la
natura
del
conflitto
politico
in
una
democrazia
.
Si
chiedeva
anche
perché
fosse
fondamentale
l
'
osservanza
del
"
metodo
liberale
o
democratico
di
lotta
politica
"
.
Vale
la
pena
di
riflettere
sulle
sue
risposte
.
Il
metodo
di
lotta
politica
è
quel
metodo
chi
"
per
la
intima
essenza
,
è
tutto
penetrato
dal
principio
di
libertà
.
E
ancora
:
"
Sul
terreno
politico
si
potrebbe
definire
come
un
complesso
di
regole
di
giuoco
che
tutte
le
parti
in
lotta
si
impegnano
a
rispettare
.
Prima
ancora
di
essere
un
sistema
di
meccanica
politica
,
esso
vuol
essere
una
sorta
patto
di
civiltà
che
gli
uomini
di
tutte
le
fedi
stringono
fra
loro
per
salvare
nella
lotta
gli
attributi
della
loro
umanità
"
.
Ci
sono
almeno
tre
idee
importanti
in
queste
parole
di
Rosselli
pensate
e
scritte
al
confino
di
Lipari
negli
anni
terribili
del
collasso
europeo
delle
democrazie
,
gli
anni
del
consolidamento
e
della
nascita
dei
regimi
totalitari
.
Tre
idee
che
possono
forse
aiutarci
a
fissare
i
minima
moralia
di
una
campagna
elettorale
decente
.
La
prima
riguarda
la
mutua
compatibilità
fra
la
condivisione
di
alcuni
valori
politici
di
base
e
la
sacrosanta
divisione
fra
idee
di
società
e
di
agenda
politica
alternative
fra
loro
.
In
parole
povere
,
non
c
'
è
alcuna
contraddizione
fra
quanto
ci
unisce
e
quanto
ci
divide
.
Dividendoci
nettamente
,
radicalmente
e
duramente
su
promesse
distinte
di
governo
,
noi
non
revochiamo
la
nostra
lealtà
civile
a
quanto
in
ogni
caso
ci
accomuna
.
E
accettare
questa
prima
idea
è
solo
un
atto
dovuto
per
chiunque
accetti
e
sostenga
la
priorità
della
libertà
delle
persone
come
valore
che
non
è
controverso
.
Come
valore
che
è
e
deve
essere
sottratto
alla
controversia
.
Questo
vuol
dire
che
nel
confronto
non
ci
sono
nemici
:
ci
sono
avversari
.
Ci
sono
competitori
,
punto
e
basta
.
Chi
si
confronti
con
gli
avversari
trattandoli
come
nemici
viene
meno
alla
prima
regola
aurea
del
metodo
e
non
prende
sul
serio
nei
fatti
la
priorità
della
libertà
delle
persone
,
per
quanto
liberale
si
dichiari
a
parole
.
Veniamo
alla
seconda
idea
:
essa
chiarisce
la
natura
propriamente
controversiale
della
democrazia
che
proprio
nella
fase
elettorale
assume
un
carattere
di
spicco
.
Non
c
'
è
democrazia
senza
conflitto
.
Il
patto
di
civiltà
,
di
cui
parlava
Carlo
Rosselli
nei
terribili
anni
Trenta
di
un
secolo
in
cui
,
come
si
dice
,
chiunque
desiderasse
una
vita
tranquilla
ha
fatto
male
a
nascere
,
regola
il
conflitto
.
A
che
cosa
servono
le
regole
per
la
competizione
,
le
famose
regole
del
gioco
?
Esse
stabiliscono
quali
mosse
siano
ammesse
e
quali
no
.
E
se
i
partecipanti
vogliono
giocare
a
quel
gioco
,
vogliono
vincere
quella
partita
,
vogliono
prevalere
sugli
avversari
con
un
punteggio
superiore
che
,
fino
a
prova
contraria
,
consiste
nell
'
ammontare
di
fiducia
che
ottengono
dai
votanti
.
Chiunque
sgarri
rispetto
alle
regole
,
le
violi
o
le
usi
opportunisticamente
si
tira
fuori
,
defeziona
dalla
controversia
democratica
.
Contravviene
ai
fondamentali
della
moralità
politica
ed
è
semplicemente
degno
di
biasimo
.
L
'
insofferenza
per
le
regole
è
un
brutto
segnale
.
E
non
vale
l
'
argomento
per
cui
non
ci
piacciono
le
regole
e
,
quindi
,
non
siamo
tenuti
a
osservarle
.
Al
critico
delle
regole
si
dovrà
replicare
che
c
'
è
un
solo
modo
nella
controversia
democratica
,
per
ottenere
il
cambiamento
delle
regole
o
la
loro
abolizione
,
se
è
il
caso
.
E
'
quello
di
far
crescere
il
consenso
e
la
fiducia
a
favore
della
propria
posizione
che
deve
misurarsi
lealmente
con
quella
degli
avversari
.
Osservo
di
sfuggita
che
per
misurarsi
con
gli
avversari
è
sfortunatamente
necessario
che
ci
si
confronti
,
davanti
a
un
uditorio
,
con
gli
avversari
.
Se
no
,
di
che
diavolo
di
confronto
democratico
parliamo
?
E
perché
tirare
in
ballo
la
solenne
natura
controversiale
della
democrazia
?
Che
Berlusconi
insista
nel
rífiutarsi
a
un
confronto
con
Rutelli
è
intrinsecamente
sbagliato
.
Uno
potrebbe
obiettare
:
perché
è
sbagliato
?
Che
male
c
'
è
?
Non
è
forse
libero
di
scegliere
il
leader
della
Casa
delle
libertà
?
Per
replicare
,
ci
viene
in
soccorso
la
terza
idea
sui
minima
moralia
di
una
campagna
elettorale
decente
.
La
terza
idea
è
quella
del
mutuo
riconoscimento
o
dell
'
eguale
rispetto
dovuto
a
chiunque
sia
un
partecipante
alla
competizione
.
L
'
espressione
"
eguale
rispetto
"
è
terribilmente
vaga
.
E
'
curioso
che
noi
sappiamo
benissimo
spiegare
in
quali
circostanze
proviamo
l
'
esperienza
del
deficit
o
della
mancanza
del
rispetto
da
parte
di
altri
e
facciamo
più
fatica
a
chiarire
le
cose
in
positivo
.
Rispettare
una
persona
non
vuol
dire
esprimere
stima
nei
confronti
di
quella
persona
.
La
stima
è
variabile
,
dipende
dal
merito
o
dal
valore
di
mercato
di
una
persona
per
le
sue
capacità
,
le
sue
competenze
o
le
sue
abilità
in
un
qualche
campo
.
L
'
egualitarismo
con
la
stima
fa
dei
brutti
scherzi
.
Ma
il
rispetto
deve
essere
invece
distribuito
ugualmente
:
perché
,
almeno
in
democrazia
,
ciascuno
vale
almeno
quanto
ciascun
altro
.
Mancare
di
rispetto
allora
vuol
dire
o
ritenere
che
le
persone
abbiano
solo
un
valore
di
mercato
o
ritenere
di
valere
,
per
qualche
misteriosa
ragione
,
più
o
molto
più
degli
altri
.
Queste
credenze
sono
del
tutto
legittime
in
molti
campi
della
nostra
vita
individuale
e
collettiva
,
in
amore
,
in
affari
,
in
cucina
e
nello
sport
.
Ma
non
hanno
diritto
di
cittadinanza
nella
sfera
pubblica
della
controversia
democratica
.
E
questo
ce
lo
suggeriscono
le
nostre
tre
idee
a
proposito
dell
'
abc
della
moralità
politica
.
StampaQuotidiana ,
Metti
che
due
filosofi
politici
,
suppergiù
coetanei
,
decidano
di
sedersi
a
un
tavolo
con
un
registratore
.
Per
raccontare
la
loro
parabola
generazionale
,
cosi
come
s
'
è
dipanata
negli
ultimi
decenni
.
E
per
tentare
di
aggiornare
la
rotta
,
riassestando
le
idee
sul
corso
del
mondo
.
Potrebbero
venirne
fuori
sproloqui
.
O
confessioni
reducistiche
,
specie
se
i
due
si
sono
formati
in
pieno
sessantotto
.
In
passato
è
già
accaduto
,
e
con
interlocutori
illustri
.
E
il
tentativo
non
ha
lasciato
tracce
,
se
non
fiumi
di
inchiostro
malinconici
.
Invece
,
nel
caso
di
Angelo
Bolaffi
e
Giacomo
Marramao
,
il
tandem
ha
funzionato
.
E
il
verbale
merita
di
essere
conservato
:
Frammento
e
sistema
(
Donzelli
,
pagine
173
,
lire
18.000
)
.
Conservati
dai
più
giovani
e
anche
da
quelli
-
che
immersi
nella
medesima
temperie
-
volessero
capire
quel
che
hanno
pensato
,
lungo
gli
anni
,
due
ex
giovani
neo
-
marxisti
di
fine
anni
sessanta
.
I
quali
,
pur
senza
essere
«
pentiti
»
,
han
mutato
a
fondo
il
loro
modo
di
pensare
.
Bolaffi
e
Marramao
sono
due
filosofi
politici
,
entrambi
legati
in
origine
all
'
«
impero
filosofico
del
Reich
»
,
alla
Germania
.
Studioso
di
Weimar
e
di
Weber
,
il
primo
.
Direttore
della
Fondazione
Basso
il
secondo
:
ermeneuta
del
«
tempo
»
e
del
nesso
«
potere
-
secolarizzazione
»
,
studioso
di
Mondolfo
.
Allievo
di
Colletti
,
il
primo
.
Di
Eugenio
Garin
il
secondo
.
Due
marxisti
inizialmente
,
autori
vent
'
anni
fa
su
Rinascita
di
un
articolo
intitolato
«
Chi
,
ha
paura
di
Bad
Godesberg
?
»
,
che
suscitò
reprimende
.
Oggi
approdati
a
un
pensiero
di
sinistra
democratica
,
che
fa
perno
sui
diritti
in
era
di
globalizzazione
.
E
sull
'
universalismo
in
era
di
differenze
ed
«
etiche
in
conflitto
.
Frammento
e
sistema
sono
i
due
corni
del
dilemma
ricorrente
nel
libro
.
Quello
profilatosi
con
la
crisi
del
marxismo
già
negli
anni
settanta
.
E
che
vedeva
il
nichilismo
decostruttivo
opporsi
alla
grande
sintesi
ideologica
incrinata
.
Sino
al
dilemma
attuale
,
che
vede
sul
pianeta
lo
scontro
/
incontro
tra
dimensione
globale
e
dimensione
locale
(
il
«
glocale
»
)
.
Con
l
'
avvertenza
però
che
non
di
topografia
si
tratta
.
Bensì
di
«
sinergia
-
allergia
»
.
Compenetrazione
tra
simultaneità
dell
'
economia
mondiale
,
e
«
reazione
allergica
»
di
identità
culturali
attivate
e
schiacciate
dal
global
-
market
.
Prima
di
entrare
in
questa
sindrome
d
'
epoca
,
sprigionata
dal
1989
,
soffermiamoci
sul
cammino
anteriore
dei
due
studiosi
.
E
'
la
crisi
del
marxismo
e
del
comunismo
lo
snodo
.
E
poi
,
in
entrambi
,
la
scoperta
di
alcune
questioni
capitali
.
La
crisi
di
rappresentanza
democratica
.
I
divieti
dei
corporativismi
incrociati
.
La
paralisi
della
decisione
.
Lo
svelarsi
nichilistico
della
politica
«
infondata
»
,
dissolte
ormai
le
filosofie
della
storia
.
E
perciò
,
Schmitt
e
Kelsen
.
Nietzsche
e
Heidegger
.
E
la
tragedia
di
Weimar
,
laboratorio
di
una
democrazia
avanzata
che
collassa
,
plebiscitariamente
,
per
eccesso
di
domande
nel
1933
.
Ma
il
tutto
ben
dentro
lo
scontro
Oriente
-
Occidente
,
nel
cuore
d
'
Europa
.
Notazione
interessante
a
due
:
il
totalitarismo
è
frutto
dell
'
esplosione
moderna
del
pluralismo
.
In
una
realtà
«
massificata
dalla
tecnica
»
(
Marramao
)
.
E
senza
più
il
freno
del
«
diritto
naturale
»
e
dello
«
Ius
pubblicum
europaeum
»
(
Bolaffi
)
.
Cruna
d
'
ago
per
scorgere
il
futuro
cioè
l
'
oggi
-
è
così
il
balzo
nel
passato
della
democrazia
,
«
prima
»
della
catastrofe
continentale
del
'900
.
Gli
addentellati
a
ritroso
?
Ben
prima
del
fascismo
e
del
comunismo
,
stanno
in
due
modelli
:
lo
stato
nazione
«
tellurico
-
continentale
»
,
e
lo
«
stato
«
oceanico
»
di
tipo
anglo
-
americano
.
Sovranità
territoriale
e
arcipelago
sovrano
,
secondo
la
vecchia
profezia
di
Karl
Schmitt
.
E
arriviamo
all
'
altro
fulcro
della
discussione
.
Si
è
eclissato
il
Leviatano
,
sia
nella
forma
territoriale
che
in
quella
«
transmarina
»
?
Marramao
propende
per
il
sì
,
come
pure
Bolaffi
.
E
qui
forse
esagerano
,
benché
poi
il
primo
scorga
nuovi
«
Microleviatani
»
sulla
mappa
del
dopo
'89
.
Infatti
,
non
solo
ci
sono
le
nuove
entità
nazionaliste
,
attivate
dal
crollo
comunista
.
Ci
sono
anche
gli
Usa
,
rimasti
unici
arbitri
.
E
quanto
all
'
Europa
,
ci
son
gli
stati
-
guida
al
suo
interno
,
per
nulla
intenzionati
a
rinunciare
al
loro
«
direttorio
»
.
Poi
c
'
è
la
Russia
,
neo
-
stato
nazionale
,
in
lizza
geopolitica
.
E
la
Cina
.
E
i
fondamentalismi
a
base
etnico
-
nazionale
.
Vince
un
nuovo
bellum
omnium
contro
omnes
,
per
giunta
planetario
?
Bolaffi
ne
è
preoccupato
.
Al
punto
da
rivalutare
l
'
istanza
del
«
diritto
naturale
»
-
contro
il
decisionista
Schmitt
e
contro
il
relativista
Kelsen
-
come
garanzia
cosmopolita
armata
di
forza
.
Marramao
al
contrario
diffida
di
ogni
«
etica
normativa
»
,
da
imporre
con
i
ragionamenti
duri
del
«
contratto
sociale
»
,
e
della
filosofia
analitica
anglosassone
(
John
Rawls
)
.
E
quindi
con
l
'
imperium
degli
stati
più
forti
,
bardati
di
tornado
e
«
diritto
positivo
»
.
E
allora
?
Qui
la
filosofia
sconta
il
suo
limite
sugli
scogli
del
mondo
.
Come
convincere
un
Talebano
ha
gli
stessi
diritti
dell
'
uomo
?
Che
l
'
«
Altro
»
ha
gli
stessi
diritti
dell
'
islamico
?
E
viceversa
,
come
convincere
un
«
leghista
»
,
a
dismettere
la
sua
intolleranza
?
Insomma
,
siamo
tutti
«
stranieri
morali
»
nel
mondo
che
ci
divide
,
e
che
però
ci
avvicina
in
tempo
reale
e
simultaneo
.
Può
bastare
,
come
suggerisce
Marramao
,
lo
scambio
di
reciproche
narrazioni
tra
«
diversi
»
?
O
una
«
fusione
di
orizzonti
»
,
basata
sulla
medesima
«
capacità
simbolizzante
»
che
tutti
ci
accomuna
sotto
ogni
latitudine
?
Forse
no
,
senza
arene
internazionali
del
diritto
,
legittimate
da
forza
e
da
consenso
.
Altra
questione
,
molto
dibattuta
nel
dialogo
:
il
nesso
«
interessi
-
valori
-
identità
»
.
Ebbene
,
è
giusta
la
proposta
di
una
«
politica
universalista
delle
differenze
»
avanzata
da
Marramao
,
inclusiva
di
una
«
Magna
carta
dei
diritti
biologici
»
.
Ma
perché
il
tutto
non
si
risolva
in
un
«
elegante
escamotage
»
o
in
«
deregulation
morale
»
-
come
teme
Bolaffi
-
non
basta
denunciare
le
opposte
prigioni
del
«
comunitarismo
»
e
dell
'
«
individualismo
»
.
Occorre
invece
isolare
un
serie
di
valori
davvero
portanti
e
irrinunciabili
.
A
far
da
filtro
,
al
di
sopra
delle
«
differenze
»
individuali
e
di
gruppo
.
E
perciò
,
libertà
politiche
e
civili
.
Diritto
all
'
«
autorealizzazione
»
,
inclusa
l
'
attuazione
della
propria
specificità
culturale
.
Diritto
alla
fecondazione
assistita
,
nel
rispetto
dei
nascituri
.
Limiti
alle
manipolazioni
genetiche
del
vivente
.
E
diritti
economici
:
lavoro
,
bisogni
di
base
,
welfare
.
In
tal
senso
è
ben
vero
che
l
'
«
interesse
economico
»
,
senza
«
forme
simboliche
»
,
non
si
esprime
(
Marramao
)
.
E
'
cieco
ed
afono
.
Ma
non
per
questo
il
«
conflitto
distributivo
»
finisce
.
Al
contrario
,
proprio
l
'
esplodere
delle
«
differenze
»
segnala
l
'
irruzione
dell
'
«
economia
-
mondo
-
ineguale
»
,
che
acuisce
il
conflitto
di
culture
.
E
impone
quindi
politiche
economiche
post
-
liberiste
,
per
sedare
lo
«
Scontro
di
civiltà
»
che
insidia
dal
di
dentro
e
dal
di
fuori
l
'
Occidente
(
e
Huntington
non
ignora
le
«
faglie
interne
»
all
'
Occidente
!
)
.
Il
capitolo
finale
del
libro
porta
impressa
l
'
eco
delle
Twin
-
Towers
.
E
vi
rimbalzano
tutti
i
temi
precedenti
.
Per
Bolaffi
e
Marramao
è
ormai
fine
del
«
Secolo
americano
»
e
unipolare
.
Una
fase
che
impone
di
rilanciare
il
dialogo
inter
-
culturale
.
Assieme
a
una
nuova
geopolitica
a
più
attori
.
A
partire
-
con
Walter
Benjamin
-
dall
'
«
infelicità
degli
ultimi
»
,
non
dal
Bene
come
«
Virtù
occidentale
»
.
Nondimeno
,
per
capire
la
tragedia
,
non
basta
dire
che
il
primum
movens
del
fondamentalismo
è
la
«
nevrosi
identitaria
»
di
un
certo
Islam
subalterno
(
Marramao
)
.
La
domanda
è
:
da
chi
,
e
perché
,
quell
'
Islam
radicale
,
povero
e
ricco
,
è
stato
eccitato
?
Per
quale
disegno
geopolitico
ed
economico
?
Per
uscire
dal
nuovo
luttuoso
disordine
mondiale
-
oltre
la
guerra
al
terrorismo
-
dobbiamo
continuare
a
chiedercelo
.
Malgrado
gli
inviti
patriottici
al
silenzio
del
professor
Panebianco
.
StampaQuotidiana ,
Una
incredibile
notte
dalle
parti
di
Tuscania
,
a
due
passi
da
Roma
,
tra
raffiche
di
mitra
,
bengala
che
si
alzavano
in
cielo
,
gracidio
di
radio
portatili
,
ordini
imperiosi
gridati
in
un
megafono
e
l
'
allora
colonnello
dei
carabinieri
Mori
che
,
a
grandi
gesti
,
invitava
noi
cronisti
a
buttarsi
per
terra
per
non
essere
presi
in
pieno
dai
colpi
.
Che
anno
era
?
Non
lo
ricordo
più
.
Un
gruppo
di
fuoco
dei
brigatisti
rossi
,
ad
un
posto
di
blocco
della
zona
,
aveva
massacrato
due
giovanissimi
e
inesperti
carabinieri
.
Rivedo
ancora
,
con
gli
occhi
della
memoria
,
la
scarpa
di
uno
di
quei
ragazzi
che
si
era
sfilata
,
la
banda
rossa
sui
pantaloni
della
divisa
e
il
corpo
appoggiato
di
lato
.
Nel
buio
,
nel
gelo
,
tra
forre
,
pozzi
e
alberi
,
i
due
gruppi
armati
avevano
cominciato
a
spararsi
tra
loro
in
un
caos
indescrivibile
e
con
le
pallottole
che
fischiavano
da
tutte
le
parti
.
Ad
un
tratto
,
per
la
sciabolata
di
luce
di
una
torcia
elettrica
,
avevo
visto
Paolo
Zardo
di
«
Paese
Sera
»
che
cercava
di
traversare
una
stradina
,
senza
rendersi
bene
conto
di
quello
che
stava
accadendo
.
Allora
mi
ero
messo
a
gridare
come
un
pazzo
:
«
Paolo
,
Paolo
,
buttati
giù
.
Qui
sparano
tutti
»
.
Il
colonnello
Mori
,
mi
aveva
tirato
per
il
cappotto
per
mettermi
al
riparo
.
Ma
io
continuavo
ad
urlare
:
«
Paolo
,
Paolo
,
attento
»
.
Per
un
attimo
,
mi
si
erano
parati
davanti
i
visi
in
lacrime
di
Lilli
Bonucci
,
la
«
sua
ragazzona
»
e
quelli
dei
loro
figli
piccolissimi
:
Piero
e
Francesco
.
Allora
avevo
spiccato
la
corsa
e
raggiunto
Paolo
in
mezzo
alla
stradina
.
Lo
avevo
subito
acchiappato
al
volo
scaraventandolo
a
terra
in
mezzo
alla
polvere
nella
quale
eravamo
rotolati
insieme
.
Ricordo
ancora
un
paio
di
insulti
in
veneziano
e
una
specie
di
grido
strozzato
:
«
Ma
che
cazzo
fai
?
»
.
La
spiegazione
aveva
richiesto
solo
qualche
istante
affannoso
.
Quello
era
il
lavoro
,
di
giorno
e
di
notte
,
di
noi
cronisti
,
nel
periodo
più
terribile
e
angoscioso
del
terrorismo
.
Fu
l
'
ultima
volta
che
lavorai
con
Paolo
Zardo
e
non
riesco
che
a
ricordarlo
come
lo
vidi
in
quella
situazione
:
calmo
,
tranquillo
,
con
il
loden
verde
in
quella
notte
maledetta
,
piena
di
freddo
paura
e
angoscia
.
Caro
Paolo
,
quanto
lavoro
e
quanta
fatica
,
in
nome
della
verità
,
della
giustizia
.
E
con
la
profonda
convinzione
che
stavamo
combattendo
per
una
Italia
migliore
,
contro
le
trame
,
le
stragi
,
il
golpismo
imperante
e
per
la
democrazia
del
nostro
scassatissimo
paese
.
Ma
di
quale
giornalismo
distaccato
e
freddo
si
va
raccontando
?
C
'
erano
le
trame
nere
e
i
delitti
infami
dei
brigatisti
rossi
che
,
stranamente
,
sparavano
ai
magistrati
democratici
e
onesti
o
a
semplici
carabinieri
e
poliziotti
da
un
milione
e
mezzo
al
mese
.
Subito
dopo
gridavano
di
aver
«
colpito
al
cuore
lo
Stato
»
.
Ci
facevano
orrore
le
loro
chiacchiere
,
i
loro
documenti
di
rivendicazione
,
così
ridondanti
,
difficili
,
funerei
,
scritti
con
la
puzza
sotto
il
naso
e
molto
,
molto
borghesi
.
Un
anno
fa
,
proprio
in
questi
giorni
,
Paolo
Zardo
è
andato
via
per
sempre
e
all
'
improvviso
.
Era
convinto
che
,
forse
,
ce
l
'
avrebbe
fatta
con
quel
suo
cuore
ballerino
.
Invece
proprio
lui
,
il
cuore
,
lo
aveva
fregato
.
Ma
il
cuore
,
per
convenzione
,
è
anche
sede
di
tante
cose
.
Il
tuo
era
quello
di
uomo
coraggioso
,
di
una
persona
leale
e
onesta
.
Onesta
e
testarda
come
lo
sono
tutti
i
veneziani
.
Quelli
che
,
quando
scelgono
,
scelgono
fino
in
fondo
,
costi
quel
che
costi
.
Viene
da
ridere
a
pensare
che
eri
l
'
unico
cronista
e
inviato
di
«
Paese
Sera
»
che
avrebbe
voluto
lavorare
,
come
atto
di
fede
,
all
'
Unità
dove
,
ai
vecchi
tempi
,
davano
lo
stipendio
di
un
operaio
metallurgico
.
Al
grande
e
diffusissimo
«
Paese
Sera
»
,
la
paga
era
,
invece
,
quella
sindacale
.
Insomma
,
eri
uno
dei
pochi
che
chiedeva
,
in
nome
di
quel
tuo
essere
comunista
e
iscritto
al
Pci
,
di
guadagnare
ancora
di
meno
,
lavorando
-
come
si
diceva
allora
-
nel
giornale
di
Gramsci
e
di
Togliatti
.
Ovviamente
non
ti
accontentarono
mai
.
Tra
i
banconi
della
tipografia
e
le
grandi
stanze
a
vetrate
della
vecchia
sede
di
via
dei
Taurini
,
eri
necessario
per
«
Paese
Sera
»
che
aveva
bisogno
di
cronisti
con
i
fiocchi
che
credevano
davvero
-
senza
puzza
sotto
il
naso
-
in
quel
che
stavano
facendo
.
A
volte
,
negli
intervalli
del
pranzo
,
ne
parlavamo
fuori
,
facendo
due
passi
.
Ci
raggiungeva
Gianni
Rodari
che
,
con
grande
dolcezza
,
ti
diceva
di
piantarla
.
Eri
un
comunista
?
Allora
dovevi
stare
dove
eri
più
utile
al
partito
e
al
giornale
.
E
tu
,
ovviamente
,
brontolando
a
bassa
voce
come
facevi
sempre
,
finivi
per
dire
,
ridendo
:
«
Va
bene
,
obbedisco
»
.
Un
anno
fa
,
quando
Paolo
Zardo
ci
ha
lasciati
,
l
'
Unità
non
era
in
edicola
e
non
abbiamo
potuto
ricordarlo
come
sarebbe
stato
giusto
.
Né
lui
,
né
il
suo
lavoro
.
Lo
facciamo
ora
.
Nato
nel
1928
,
Paolo
Zardo
,
figlio
di
musicisti
,
era
subito
entrato
in
contatto
con
i
giornali
.
Era
orgogliosissimo
di
essere
un
veneziano
puro
,
vero
,
autentico
.
Nel
1958
era
arrivato
a
Roma
e
lo
avevano
piazzato
subito
nella
cronaca
di
«
Paese
Sera
»
.
Era
curioso
,
onesto
.
Scriveva
con
misura
e
senza
esagerazioni
.
Quando
aveva
in
mano
una
qualche
notizia
,
riusciva
sempre
ad
arrivare
fino
in
fondo
.
Dopo
una
certa
attesa
(
allora
non
era
facile
diventarlo
)
lo
avevano
promosso
«
inviato
di
cronaca
per
i
grandi
fatti
»
.
Così
,
Zardo
aveva
seguito
,
con
dolore
,
orrore
e
rabbia
,
la
strage
di
Piazza
Fontana
,
quella
di
Brescia
,
quella
dell
'
Italicus
,
i
neofascisti
di
Pian
di
Rascino
,
il
sequestro
di
Cristina
Mazzotti
,
il
terremoto
in
Friuli
,
i
funerali
di
Togliatti
,
l
'
assassinio
di
Moro
.
Mille
volte
e
a
qualunque
ora
,
ci
incontravamo
sul
lavoro
.
Purtroppo
,
ricordare
un
cronista
e
un
inviato
,
significa
sempre
ricollegarsi
ai
grandi
«
fatti
»
e
alle
tragedie
di
mezzo
mondo
per
raccontare
le
quali
i
giornalisti
-
sia
detto
senza
retorica
-
spendono
tutto
il
loro
tempo
,
la
passione
,
la
fatica
e
,
a
volte
,
persino
la
vita
.
Paolo
Zardo
ha
sempre
dato
con
generosità
e
coraggio
.
Fare
il
cronista
,
per
lui
,
significava
semplicemente
stare
con
la
gente
,
aiutarla
,
capirla
,
dare
una
mano
.
Paolo
,
nella
vita
,
ha
scritto
un
solo
libro
.
Era
intitolato
:
«
Cronaca
addio
»
.