StampaQuotidiana ,
Secondo
la
carta
costituzionale
,
e
il
nostro
modestissimo
parere
,
non
c
'
è
ragione
alcuna
per
entrare
in
guerra
,
salvo
che
il
paese
sia
attaccato
.
Cosa
che
non
è
.
E
qualche
agitazione
dei
giorni
scorsi
fra
i
Democratici
di
sinistra
faceva
supporre
che
nel
parlamento
si
delineasse
una
minoranza
di
qualche
spessore
contro
questo
folle
conflitto
.
Non
è
stato
così
.
Non
solo
maggioranza
e
,
chiamiamola
così
,
opposizione
hanno
votato
un
dispositivo
comune
,
ma
i
loro
discorsi
esprimevano
la
medesima
soddisfazione
:
siamo
riusciti
a
farci
invitare
da
Bush
,
ci
siamo
imposti
a
cena
da
Blair
,
Chirac
e
Schroeder
,
siamo
stati
ammessi
in
serie
A
e
questo
val
bene
una
guerra
.
In
tutto
35
voti
contro
alla
Camera
,
32
al
Senato
.
Chi
,
pur
pensando
da
un
pezzo
assai
male
dell
'
Ulivo
,
si
attendeva
almeno
un
dubbio
sull
'
efficacia
di
questa
spedizione
-
se
non
si
vada
alla
cieca
a
colpire
degli
innocenti
e
ad
alimentare
il
fondamentalismo
nazionalista
,
terreno
di
coltura
dei
talebani
,
o
almeno
l
'
ombra
di
un
caso
di
coscienza
,
perché
d
'
una
decisione
tremenda
si
tratta
-
si
era
sbagliato
.
E
anche
chi
,
giudicando
abbastanza
cinici
quei
gruppi
dirigenti
,
pensava
almeno
al
rapporto
di
scambio
sulla
Palestina
ha
sentito
invece
ripetere
dall
'
Ulivo
e
i
Ds
le
parole
,
non
so
se
più
stolte
o
offensive
,
di
Berlusconi
su
un
piano
Marshall
:
come
se
si
trattasse
di
sfamare
pezzenti
palestinesi
e
così
tutto
si
risolvesse
.
Una
guerra
è
tragica
,
il
livello
delle
nostre
Camere
è
stato
derisorio
.
I
nostri
rappresentanti
sembrano
non
sapere
di
che
parlano
.
Nulla
sanno
dell
'
Afghanistan
,
nulla
suppongono
sulle
radici
del
nuovo
e
temibile
fondamentalismo
,
nulla
propongono
su
come
limitare
le
derive
del
Jihad
o
Al
Qaeda
.
Nulla
di
bin
Laden
,
la
cui
storia
americana
preferiscono
tacere
e
del
quale
si
sono
lasciati
sequestrare
le
parole
più
recenti
come
gattini
ciechi
.
Non
hanno
registrato
che
,
la
guerra
non
essendo
cominciata
oggi
e
i
bombardamenti
sempre
più
fitti
non
avendo
ottenuto
nulla
,
gli
Usa
e
Blair
sono
già
impantanati
in
quel
territorio
miserabile
malgrado
la
magnitudine
dei
mezzi
,
anzi
non
sono
in
grado
di
usarli
tutti
(
e
l
'
Italia
corre
a
metterne
altri
)
.
Sono
,
deputati
e
senatori
,
i
soli
a
non
sapere
che
lo
stato
maggiore
di
Bush
è
in
allarme
,
è
diviso
,
e
un
uomo
d
'
arme
sperimentato
come
Powell
è
silenziato
.
Che
Bush
parla
d
'
una
guerra
a
tempi
e
confini
illimitati
perché
non
ne
vede
uno
sbocco
.
E
che
ogni
tanto
su
quel
confuso
vociare
plana
il
vocabolo
"
atomica
"
-
magari
una
bella
atomica
tattica
che
sbricioli
un
po
'
di
montagne
afghane
-
la
cui
utilizzazione
non
è
annunciata
ma
nemmeno
esclusa
.
Un
alleato
entrerebbe
nel
merito
,
un
vassallo
tace
e
acconsente
.
Chi
ha
veduto
quei
volti
fra
annoiati
e
imbarazzati
,
chi
ha
sentito
Fassino
e
Adornato
che
-
forse
perché
provenienti
dalla
stessa
covata
-
dicevano
le
stesse
cose
,
usavano
gli
stessi
argomenti
,
duettavano
,
ha
avuto
un
'
impressione
di
irrealtà
.
Non
un
'
eco
della
preoccupazione
che
si
sente
sottovoce
per
strada
.
Solo
uno
di
Rifondazione
,
uno
dei
Verdi
,
uno
del
Pcdi
ha
detto
qualche
verità
.
E
hanno
taciuto
coloro
che
avevano
dissentito
nel
gruppo
ds
:
che
cos
'
è
una
guerra
davanti
alla
disciplina
di
partito
,
e
quel
partito
?
Il
tutto
in
tempi
minimi
,
passaggio
obbligato
e
via
-
guerra
o
rogatorie
fa
lo
stesso
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
.
E
adesso
è
tutto
più
difficile
.
Non
ce
l
'
aspettavamo
.
Non
ci
aspettavamo
che
due
boeing
fossero
scagliati
contro
le
torri
gemelle
di
New
York
,
pieni
di
gente
da
far
morire
e
guidati
da
gente
decisa
a
morire
,
metafora
gigantesca
della
tecnica
che
si
autodistrugge
,
messa
in
atto
per
vulnerare
gli
Stati
Uniti
.
Non
ci
aspettavamo
,
scrive
ieri
Bernardo
Valli
,
che
bin
Laden
,
emaciato
e
visionario
,
mandasse
in
onda
appena
scattata
l
'
operazione
americana
sulla
sua
rete
tv
al
Jazeera
,
un
video
girato
in
anticipo
per
dire
che
con
l
'
attentato
alle
torri
era
iniziata
la
guerra
santa
contro
gli
Stati
Uniti
e
le
dirigenze
arabe
corrotte
,
aggiungendo
crudelmente
che
ora
l
'
Occidente
prova
quello
che
noi
proviamo
da
ottant
'
anni
.
Non
ce
lo
aspettavamo
che
un
fondamentalismo
,
roba
da
paesi
terzi
,
usasse
sapientemente
capitali
,
tecniche
di
comunicazione
,
reti
di
intelligence
,
servizi
e
infine
i
media
,
come
se
non
avessimo
predicato
a
destra
e
a
sinistra
che
la
tecnologia
cambiava
anche
possibilità
,
condizioni
e
perfino
soggetti
del
conflitto
.
E
ancora
,
non
ce
lo
aspettavamo
-
dicono
i
più
-
perché
non
siamo
mostri
e
bin
Laden
lo
è
.
Semplicissimo
,
perché
farla
lunga
,
è
un
terrorista
,
punto
,
distruggiamo
il
terrorista
,
punto
.
Altri
non
si
aspettavano
una
così
enorme
"
operazione
di
polizia
internazionale
"
-
una
guerra
che
pretende
di
non
esserlo
contro
una
guerra
che
non
lo
è
ma
pretende
di
esserlo
-
perché
chi
può
temere
una
banda
di
talebani
?
Altri
ancora
non
cessano
di
stupirsi
dell
'
insorgenza
fondamentalista
dopo
dieci
anni
che
intonano
il
lamento
funebre
sulla
fine
della
ragione
e
consegnano
l
'
etica
alle
religioni
.
Forse
è
il
momento
di
stupirsi
di
meno
e
interrogarsi
di
più
sulle
ferite
del
mondo
.
Sembra
averlo
fatto
più
dell
'
Europa
l
'
amministrazione
Bush
,
stretta
fra
la
necessità
conclamata
di
far
vendetta
e
il
ragionevole
timore
di
non
riuscire
a
infliggere
una
punizione
decisiva
all
'
ex
alleato
,
ora
nemico
,
dal
perimetro
incerto
,
dalla
collocazione
fluida
e
trasversale
,
con
troppi
punti
di
appoggio
e
troppi
focolai
.
Gli
Usa
hanno
cercato
il
massimo
delle
coperture
internazionali
-
in
Europa
le
hanno
avute
gratis
-
perché
non
escludono
affatto
che
bin
Laden
non
sia
facilmente
acchiappabile
e
se
anche
lo
fosse
non
sono
certi
che
quel
terrorismo
finirebbe
con
lui
;
secondo
,
perché
temono
che
i
bombardamenti
dell
'
Afghanistan
siano
di
scarso
valore
strategico
ma
,
colpendo
quella
sciagurata
popolazione
,
inneschino
una
ulteriore
ondata
antiamericana
,
mettendo
in
pericolo
le
deboli
e
non
amate
dirigenze
dei
paesi
arabi
che
definiamo
"
moderati
"
,
primo
il
Pakistan
;
terzo
,
perché
cominciano
a
chiedersi
se
al
miliardario
saudita
bin
Laden
non
prema
,
più
che
la
Palestina
e
i
luoghi
santi
,
un
rovesciamento
dei
poteri
e
delle
alleanze
internazionali
a
Ryad
,
chiave
per
il
possesso
del
petrolio
e
quindi
decisivo
per
pesare
sull
'
economia
mondiale
.
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
:
nell
'
infinito
succedersi
di
negoziati
più
o
meno
fitti
e
di
autentici
fatti
compiuti
,
è
stato
indebolito
Arafat
ed
è
stata
alimentata
Hamas
.
Adesso
spegnere
l
'
incendio
è
ancora
più
difficile
sia
in
Israele
,
sia
fra
i
palestinesi
,
sia
in
tutta
la
regione
.
Il
tentativo
di
far
passare
la
rappresaglia
e
la
messa
in
guardia
del
mondo
arabo
per
un
sostegno
a
una
"
liberazione
"
dell
'
Afghanistan
dai
talebani
indica
l
'
ampiezza
della
preoccupazione
americana
.
Ma
non
è
detto
che
l
'
operazione
riesca
,
malgrado
l
'
aiuto
di
Putin
:
l
'
Afghanistan
è
immenso
,
impervio
,
è
una
trappola
,
i
talebani
sono
stati
addestrati
,
e
il
tempo
è
poco
prima
che
esplodano
altre
polveriere
.
E
anche
se
l
'
immensa
superiorità
delle
armi
riuscisse
a
vincere
a
Kabul
,
sarebbe
finita
?
Sgomenta
che
nessuna
riflessione
sui
nodi
avvelenati
del
mondo
arabo
venga
avanzata
in
Europa
.
Sgomenta
non
solo
che
per
l
'
Italia
parli
un
Berlusconi
,
che
perfino
Bush
preferisce
tener
fuori
,
ma
che
tutto
l
'
Ulivo
parli
come
il
premier
,
e
tutti
i
Ds
,
nessuna
mozione
esclusa
,
tutti
pronti
ad
andare
in
guerra
.
Domenica
un
popolo
marcerà
fra
Perugia
e
Assisi
,
ma
tolte
le
esili
forze
di
Rifondazione
comunista
,
Pdci
e
Verdi
,
chi
ne
tradurrà
in
politica
l
'
esigenza
di
fermare
le
armi
e
di
lavorare
almeno
per
spezzoni
alle
condizioni
della
pace
?
StampaQuotidiana ,
Non
è
dei
poveri
né
per
i
poveri
la
dirigenza
della
Jihad
,
è
agita
da
potentati
politici
e
finanziari
che
degli
States
conoscono
il
funzionamento
.
Si
è
sbagliato
chi
di
noi
ha
pensato
che
l
'
unificazione
capitalistica
facesse
degli
Usa
un
impero
(...)
Mi
si
dirà
antiamericana
?
Sono
antimperialista
,
altra
parola
che
mi
sembra
bollata
di
ostracismo
.
O
siete
con
me
o
siete
con
bin
Laden
,
grida
Bush
,
mentre
si
appresta
a
punire
l
'
Afghanistan
,
talebani
,
non
talebani
e
popolo
inclusi
.
Conosco
il
ricatto
.
Non
ci
sto
.
Non
mi
schiero
con
Bush
e
lascio
agli
stolti
di
dedurne
che
sono
con
bin
Laden
.
Vorrei
ragionare
su
quel
che
è
successo
,
su
quel
che
può
succedere
e
sul
che
fare
.
L'11
settembre
non
è
stata
una
guerra
.
Le
guerre
impegnano
le
nazioni
.
E
'
stato
un
atto
terroristico
e
ne
possiede
tutti
i
lineamenti
:
la
priorità
del
simbolo
,
il
colpire
inatteso
,
la
segretezza
della
mano
,
l
'
intreccio
omicidio
suicidio
,
destinati
a
moltiplicare
il
panico
.
Il
terrore
ha
per
primo
fine
il
terrore
.
Non
tutti
i
molti
attentati
della
storia
sono
terroristici
,
ma
questo
sì
:
chi
lo
ha
compiuto
conosceva
il
bersaglio
,
le
debolezze
del
suo
dominio
dal
cielo
,
la
sicura
amplificazione
dei
media
.
Grazie
ai
quali
le
due
Torri
sono
crollate
non
una
ma
diecimila
volte
sugli
schermi
,
aiutando
a
gridare
:
è
una
guerra
e
chiamando
alla
guerra
.
Gli
attentatori
lo
avevano
certamente
messo
nel
conto
.
Non
è
stata
l
'
apocalisse
.
Non
nell
'
accezione
ingenua
della
devastazione
enorme
:
altre
più
massicce
devastazioni
si
sono
seguite
negli
ultimi
dieci
anni
.
Ma
non
abbiamo
definito
apocalisse
quella
dei
centocinquantamila
sgozzati
in
Algeria
,
dei
sei
settecentomila
Tutsi
uccisi
dagli
Hutu
,
dei
trecentomila
ammazzati
nell
'
Iraq
dall
'
operazione
"
Tempesta
nel
deserto
"
e
il
mezzo
milione
di
bambini
che
muoiono
,
si
dice
,
per
l
'
embargo
dei
medicamenti
.
Tanto
meno
i
trentacinquemila
morti
in
Turchia
e
i
settantamila
in
India
,
in
questo
stesso
2001
,
anche
se
la
speculazione
non
è
estranea
a
quelle
catastrofi
.
Dunque
alcune
stragi
pesano
come
montagne
,
altre
come
piume
?
Se
non
è
corretto
valutare
un
evento
soltanto
dal
numero
delle
vittime
non
è
neanche
lecito
valutarlo
soltanto
dal
vulnus
portato
all
'
idea
di
sé
che
ne
ha
chi
ne
è
ferito
,
in
questo
caso
gli
Stati
uniti
.
Ancora
più
torbido
il
richiamo
colto
all
'
Apocalisse
:
scontro
finale
fra
la
Bestia
e
l
'
Agnello
.
Il
Bene
siamo
noi
la
Bestia
sono
loro
.
Così
ha
detto
Bush
e
ha
aggiunto
"
Dio
è
con
noi
"
.
Non
è
stato
l
'
assalto
dell
'
Islam
alla
cristianità
,
come
sulle
prime
si
è
detto
(
antinomia
veneranda
,
ricorda
Bocca
)
.
Poi
ci
si
è
ritratti
con
imbarazzo
:
non
è
l
'
Islam
ma
il
fondamentalismo
islamico
che
colpisce
l
'
occidente
cristiano
.
Ma
l
'
Islam
è
un
oceano
e
dimostrare
che
ha
i
suoi
fondamentalismi
è
facile
quanto
dimostrare
quelli
del
cristianesimo
e
dell
'
ebraismo
.
E
tuttavia
Ariel
Sharon
non
è
"
gli
ebrei
"
,
Pio
XII
non
è
stato
"
i
cattolici
"
e
neppure
lo
stolto
Bush
è
"
gli
americani
"
,
anche
se
di
queste
aree
sono
o
sono
stati
i
leader
designati
.
Cattiva
polemica
,
confusione
.
In
verità
nulla
fa
pensare
che
quello
alle
due
Torri
sia
un
attacco
al
cristianesimo
,
dubito
che
sia
un
attacco
alla
democrazia
,
certo
non
lo
è
al
mondo
delle
merci
e
dei
commerci
contro
il
quale
nessuno
nell
'
Islam
,
neanche
i
talebani
,
ha
nulla
.
Chi
ha
colpito
ha
voluto
colpire
l
'
arroganza
degli
Stati
uniti
nel
Medioriente
e
metterne
in
difficoltà
gli
stati
arabi
alleati
.
Non
è
stata
una
vendetta
dei
poveri
.
L
'
Islam
non
parla
di
questione
sociale
,
ma
senza
questo
i
poveri
non
sono
in
grado
di
compiere
che
una
jacquerie
.
L
'
attacco
alle
due
Torri
è
tutto
fuorché
una
jacquerie
.
Non
è
dei
poveri
né
per
i
poveri
la
dirigenza
della
Jihad
,
che
traversa
tutto
l
'
Islam
senza
avere
(
ancora
)
uno
stato
proprio
e
gioca
anche
sulla
disperazione
,
ignoranza
ed
oppressione
delle
masse
il
cui
consenso
è
necessario
alle
dittature
arabe
,
costringendo
queste
ultime
a
tirare
il
sasso
e
nascondere
la
mano
.
La
Jihad
è
agita
da
potentati
politici
e
finanziari
che
degli
States
conoscono
il
funzionamento
e
i
mezzi
e
in
questo
senso
Osama
bin
Laden
,
saudita
,
già
agente
della
Cia
,
è
un
modello
.
Viene
da
una
famiglia
che
dal
1940
è
il
più
forte
gruppo
di
costruzione
e
trasporti
dell
'
Arabia
saudita
,
ma
partecipa
a
holding
dell
'
elettricità
(
a
Rihad
e
a
La
Mecca
,
a
Cipro
e
in
Canada
)
,
nei
petroli
,
nell
'
elettronica
,
nell
'
import
-
export
,
nelle
telecomunicazioni
(
Nortel
e
Motorola
)
e
nei
satelliti
(
Iridium
)
.
Famiglia
e
Arabia
saudita
hanno
liquidato
Osama
con
due
miliardi
di
dollari
che
egli
gestisce
sulle
borse
e
nella
miriade
di
società
off
shore
dei
suoi
.
E
alimenta
le
ong
islamiche
Relief
e
Blessed
Relief
.
Questi
sono
"
loro
"
,
la
Bestia
contro
la
quale
ci
leviamo
,
noi
,
il
Bene
.
Sono
quelli
che
gli
Stati
uniti
hanno
creduto
di
utilizzare
in
Afghanistan
e
nel
Medioriente
e
oggi
gli
si
rivoltano
contro
.
E
'
una
lotta
per
il
dominio
in
quello
scacchiere
.
Non
è
fra
i
guai
minori
di
Bush
che
i
saudiani
siano
i
maggiori
finanziatori
della
Jihad
ma
l
'
Arabia
saudita
il
paese
più
intrinsecamente
legato
agli
interessi
americani
.
La
vera
domanda
è
perché
ora
?
Fino
a
dieci
anni
fa
la
Jihad
non
era
così
forte
e
fino
a
dieci
giorni
fa
agiva
solo
all
'
interno
dell
'
Islam
,
ala
ortodossa
contro
le
"
deviazioni
"
,
l
'
Algeria
è
il
più
sanguinoso
esempio
.
Finché
non
ne
è
stato
toccato
,
l
'
occidente
non
se
ne
è
curato
affatto
,
privilegiando
i
rapporti
d
'
affari
,
massacratori
o
fondamentalisti
che
fossero
i
detentori
di
gas
per
l
'
Europa
,
di
armi
contro
l
'
Unione
sovietica
o
gli
alimentatori
di
un
contenzioso
pakistano
contro
l
'
India
.
Non
se
ne
è
curato
quando
sotto
gli
occhi
di
tutti
sono
affluiti
,
negli
ultimi
anni
,
ad
addestrarsi
nell
'
Afghanistan
,
i
fondamentalisti
di
ogni
provenienza
.
E
invece
si
doveva
vedere
come
la
Jihad
assumesse
grandi
dimensioni
da
quando
il
Medioriente
ha
smesso
di
essere
assieme
paralizzato
e
coperto
dal
deterrente
delle
due
superpotenze
e
una
sola
di
essa
è
rimasta
in
campo
,
gli
Stati
uniti
.
I
quali
sono
diventati
parte
in
causa
,
sollecitatori
e
finanziatori
di
tutti
i
conflitti
del
settore
,
per
i
loro
immediati
interessi
o
per
inintelligenza
dei
processi
.
Neanche
l
'
acuto
Noam
Chomski
si
ricorda
che
prima
del
1989
una
guerra
nel
Golfo
sarebbe
stata
impensabile
.
E
che
chi
negli
emirati
vi
ha
chiamato
gli
States
,
da
tempo
non
apprezza
che
essi
così
pesantemente
vi
restino
.
Non
apprezza
,
il
mondo
arabo
,
che
gli
Usa
esigano
il
rispetto
delle
risoluzioni
dell
'
Onu
dall
'
Iraq
ma
non
lo
esigano
(
e
non
occorrerebbe
una
guerra
)
da
Israele
.
La
Jihad
insomma
è
cresciuta
nel
venire
affine
di
qualsiasi
visione
laica
di
riscatto
di
quelle
popolazioni
con
la
caduta
dell
'
Urss
e
col
blocco
assieme
contingente
e
leonino
fra
dirigenze
arabe
e
Pentagono
.
Nazionalismo
,
fondamentalismo
,
concretissimi
interessi
di
alcuni
e
disperazioni
di
molti
hanno
fatto
della
Jihad
la
miscela
esplosiva
che
oggi
è
.
Azioni
e
reazioni
degli
Stati
uniti
le
hanno
facilitato
il
terreno
di
coltura
,
come
lo
accrescerà
la
dissennata
reazione
di
Bush
che
farà
a
pezzi
in
Afghanistan
molti
,
non
bin
Laden
,
e
però
non
oserà
invaderlo
:
i
russi
gli
hanno
spiegato
che
non
ce
la
farebbe
.
Ma
bombarderà
a
destra
e
a
sinistra
Kabul
e
forse
,
secondo
le
abitudini
,
Baghdad
.
Si
è
sbagliato
chi
di
noi
ha
pensato
che
l
'
unificazione
capitalistica
facesse
degli
Usa
un
impero
,
sia
pur
meno
colto
di
quello
che
già
non
piaceva
a
Tacito
,
ma
che
sarebbe
stato
oggettivamente
assimilatore
e
mediatore
.
Gli
Usa
non
sono
questo
.
Si
muovono
in
modo
ancora
più
arrogante
di
Francia
e
Inghilterra
,
che
avevano
spartito
con
l
'
ascia
la
regione
,
e
per
di
più
in
tempi
che
offrono
a
chi
si
sente
umiliato
e
offeso
i
mezzi
e
i
saperi
per
destabilizzare
chi
lo
umilia
o
lo
offende
.
Nulla
è
stato
più
stupido
che
allevare
il
terrorismo
e
pensare
di
servirsene
.
Esso
è
imprendibile
e
lo
resterà
finché
non
avrà
perduto
il
consenso
sul
suo
proprio
terreno
.
Ma
non
lo
perderà
di
certo
mentre
Bush
bombarda
l
'
Afghanistan
.
Anzi
con
questa
azione
gli
Stati
uniti
perderanno
anche
il
sostegno
degli
stati
arabi
finora
amici
.
La
Lega
araba
ha
già
cominciato
.
Bush
si
infila
in
una
guerra
dalla
quale
non
tirerà
fuori
i
piedi
perché
l
'
ha
promessa
ai
suoi
concittadini
,
che
al
92
per
cento
la
vogliono
anche
loro
:
ma
non
dividerà
gli
stati
arabi
,
e
accrescerà
il
potenziale
di
vendetta
della
Jihad
.
La
sola
guerra
che
è
in
grado
di
vincere
è
in
casa
sua
contro
la
tanto
vantata
"
società
aperta
"
:
effetto
fatale
delle
emergenze
.
Si
espone
a
essere
colpito
di
nuovo
,
a
non
vincere
da
nessuna
parte
e
perdere
poco
a
poco
il
consenso
che
la
scossa
dell'11
settembre
gli
ha
dato
.
Ci
sono
errori
senza
rimedi
.
Se
ne
accorge
l
'
Europa
che
ora
lo
sostiene
ora
ne
prende
le
distanze
,
firma
patti
scellerati
con
la
Nato
e
poi
elucubra
sull
'
articolo
5
,
non
vuole
mandare
i
ragazzi
di
leva
nelle
montagne
afghane
né
complicarsi
le
cose
con
i
musulmani
che
si
trova
in
casa
,
né
col
Mediterraneo
,
dove
l
'
Italia
della
seconda
repubblica
-
sia
detto
fra
parentesi
-
fa
ancora
meno
politica
della
prima
.
Dovremmo
accorgercene
anche
noi
,
che
pure
siamo
stretti
fra
la
spada
e
il
muro
,
perché
non
c
'
è
occasione
che
non
sia
buona
per
cercare
di
massacrare
la
poca
sinistra
che
resta
.
Abbiamo
anche
noi
le
nostre
colpe
,
non
fosse
che
di
omissione
.
Scrive
Pintor
che
non
ci
aspettavamo
quel
che
è
successo
:
è
vero
.
Ma
non
è
una
virtù
.
Come
gli
Usa
abbiamo
guardato
a
noi
stessi
e
non
al
mondo
,
dove
pure
nulla
era
nascosto
.
Coprendoci
il
capo
con
la
cenere
dei
comunismi
,
abbiamo
cessato
di
guardare
a
chi
era
incastrato
in
condizioni
materiali
più
delle
nostre
tremende
.
Prendiamo
la
Palestina
:
uno
stato
confusionale
fa
oscillare
la
sinistra
fra
senso
di
colpa
verso
gli
ebrei
,
rigurgiti
di
antisemitismo
e
,
come
ha
scoperto
Mannheimer
,
vorremmo
tanto
che
i
palestinesi
smettessero
di
agitarsi
.
Tale
è
il
peso
del
fallimento
dei
socialismi
reali
che
alcuni
di
noi
si
sono
persuasi
che
nulla
ci
sia
da
fare
,
tanto
il
male
è
nel
mondo
e
il
mondo
è
del
male
,
mentre
alcuni
altri
si
sono
illusi
sulle
virtù
rivoluzionarie
di
identità
arcaiche
,
che
ci
sono
parse
lodevoli
perché
antimoderniste
e
tutte
si
sono
involte
su
sé
stesse
,
fra
degenerazione
e
paralisi
.
Ora
gli
eventi
ci
presentano
i
conti
e
bisogna
rispondere
per
quello
che
siamo
.
Non
siamo
tutti
americani
-
io
almeno
non
lo
sono
.
Non
apprezzo
i
"
valori
"
liberisti
che
gli
Stati
uniti
impongono
,
mi
duole
il
lutto
dei
loro
cittadini
ma
non
mi
piace
che
si
credessero
al
di
sopra
delle
conseguenze
di
quel
che
il
loro
paese
fa
.
Mi
si
dirà
antiamericana
?
Sì
lo
sono
,
e
mi
stupisco
che
esitino
tanto
ad
esserlo
molti
amici
che
più
di
me
in
passato
lo
erano
.
Considero
che
gli
Stati
uniti
stiano
facendo
ancora
una
politica
imperialista
che
ferisce
altre
popolazioni
e
si
rivolterà
contro
loro
stessi
:
sono
antimperialista
,
altra
parola
che
mi
sembra
bollata
di
ostracismo
.
La
verità
è
che
siamo
deboli
.
Ma
questo
non
ci
assolve
dal
dire
no
,
Bush
è
un
pazzo
pericoloso
,
non
colpirà
la
Jihad
ma
molta
gente
senza
colpa
,
e
spingerà
gli
Stati
uniti
a
vivere
assediando
il
mondo
e
ad
esserne
assediati
.
StampaPeriodica ,
La
crisi
della
sinistra
ha
raggiunto
una
comicità
obiettiva
:
la
sinistra
autocensura
la
sinistra
.
La
candidatura
Rutelli
è
appunto
questo
:
Rutelli
va
bene
come
candidato
premier
perché
si
è
depurato
,
facendo
il
sindaco
di
Roma
,
di
ogni
memoria
della
sinistra
,
della
sua
stessa
sinistra
,
quella
radicale
.
E
con
ciò
si
è
separato
da
ogni
contenuto
politico
:
Rutelli
è
oggi
solo
un
volto
.
Sentire
il
comunista
Diliberto
affermare
seriamente
che
Rutelli
va
bene
appunto
per
questo
pone
la
domanda
:
perché
la
sinistra
si
è
convinta
che
il
modo
per
vincere
elettoralmente
sia
quello
di
annullarsi
politicamente
?
D
'
Alema
si
è
sottratto
al
gioco
con
la
fuga
,
dopo
aver
perso
le
europee
,
le
regionali
e
il
referendum
elettorale
.
La
via
socialdemocratica
dei
postcomunisti
si
è
dissolta
da
sola
a
opera
del
suo
inventore
.
La
sinistra
ha
in
realtà
politicamente
una
forza
maggiore
di
quella
che
i
suoi
dirigenti
le
attribuiscono
.
Il
problema
è
la
viltà
dei
dirigenti
della
sinistra
:
nessuno
di
essi
vuole
rischiare
una
sconfitta
elettorale
.
C
'
è
dignità
anche
in
una
sconfitta
elettorale
.
Se
D
'
Alema
dicesse
«
ci
sto
»
,
avrebbe
ancora
le
migliori
chance
a
sinistra
:
non
quella
di
vincere
ma
quella
di
salvare
la
storia
della
sinistra
.
Solo
chi
sa
reggere
le
sconfitte
merita
la
vittoria
,
Berlusconi
lo
ha
dimostrato
.
Oggi
la
sinistra
preferisce
Rutelli
ad
Amato
:
e
anche
questa
è
una
storia
della
autoliquidazione
della
sinistra
.
Amato
pensava
di
lanciare
lui
,
in
nome
dell
'
eredità
socialista
,
la
linea
socialdemocratica
o
qualcosa
di
simile
.
Lo
respingono
sia
i
socialisti
sia
i
postcomunisti
.
Amato
,
nonostante
le
sue
performance
al
governo
,
è
sempre
l
'
uomo
di
qualcun
altro
;
in
sé
non
ha
immagine
politica
,
è
come
se
non
ne
avesse
mai
raggiunto
lo
status
.
Rutelli
ha
più
chance
perché
è
un
re
gioioso
di
essere
nudo
:
può
essere
candidato
perché
non
rappresenta
nulla
.
La
sinistra
è
giunta
veramente
a
questo
stato
pietoso
:
o
è
lo
stato
di
coscienza
dei
suoi
dirigenti
che
ha
bisogno
della
sconfitta
purificatrice
?
Paradossalmente
l
'
unico
leader
che
emerga
in
questa
maggioranza
è
il
capo
della
lobby
democristiana
campana
:
Clemente
Mastella
.
E
'
divenuto
l
'
unico
capitano
coraggioso
della
sinistra
.
E
mi
meraviglio
che
chi
conosce
Mastella
pensi
di
consigliarlo
di
abdicare
a
questo
ruolo
di
re
in
potenza
per
ritornare
tra
le
braccia
di
Casini
.
Mastella
è
l
'
unico
che
rappresenta
a
sinistra
la
volontà
di
vincere
.
Ha
capito
che
il
vero
leader
della
sinistra
,
l
'
unico
macho
della
maggioranza
,
è
lui
:
Ceppaloni
è
divenuto
il
centro
strategico
della
sinistra
italiana
.
Se
Berlusconi
chiedesse
veramente
le
elezioni
,
le
otterrebbe
.
Egli
può
calcolare
che
questa
sinistra
lo
conduce
alla
vittoria
tanto
più
facilmente
quanto
più
a
lungo
possibile
.
Anche
se
questo
fosse
vero
,
come
pare
,
carità
di
patria
dovrebbe
obbligare
il
leader
del
Polo
a
chiedere
subito
le
elezioni
.
Ma
la
sinistra
,
che
accetta
la
sua
liquefazione
al
fuoco
lento
del
governo
Amato
,
mostra
che
alle
sue
parole
orgogliose
non
corrisponde
alcun
vero
orgoglio
di
sé
.
Se
Berlusconi
esita
a
cogliere
la
vittoria
,
la
sinistra
è
paralizzata
dalla
sconfitta
che
non
è
ancora
avvenuta
.
Ma
che
è
già
scritta
nella
sua
grande
paura
:
di
temere
che
,
perso
il
corpo
del
governo
,
essa
si
trovi
a
dover
riconoscere
di
avere
,
in
quel
corpo
,
lasciato
l
'
anima
.
StampaPeriodica ,
Società
aperta
?
Non
demonizziamo
le
idee
di
Biffi
(
e
Sartori
)
.
Ho
ammirato
la
relazione
del
cardinale
Ruini
ai
vescovi
italiani
riuniti
a
Torino
per
un
pellegrinaggio
alla
Sindone
:
una
relazione
di
lucidità
e
di
equilibrio
,
fredda
come
la
ragion
politica
.
Ruini
ha
governato
con
finezza
il
grande
trapasso
dalla
Dc
al
postcomunismo
e
oggi
alla
nascita
del
centrodestra
.
Ha
lasciato
cadere
del
tutto
gli
accenni
del
cardinale
Biffi
alla
questione
islamica
,
perché
è
politicamente
esplosiva
.
E
il
cardinale
Ruini
come
ogni
fine
politico
non
ama
l
'
esplosione
.
Solo
il
grande
ossequio
della
sinistra
per
tutto
ciò
che
è
ecclesiastico
ha
evitato
al
cardinale
Biffi
l
'
accusa
di
razzista
.
Però
il
cardinale
di
Bologna
ha
posto
il
problema
islamico
non
come
un
problema
religioso
ma
come
un
problema
civile
.
E
,
se
avesse
letto
il
testo
di
Giovanni
Sartori
su
pluralismo
e
multiculturalismo
,
avrebbe
potuto
farlo
in
termini
concettualmente
più
ricchi
e
perfettamente
sociologici
.
Esiste
un
problema
islamico
come
problema
religioso
.
I
maggiori
studiosi
dell
'
Islam
in
Italia
si
sono
convertiti
all
'
Islam
,
per
il
fascino
di
questa
religione
.
La
decristianizzazione
della
teologia
che
è
in
corso
da
decenni
nel
nostro
Paese
ha
debilitato
il
Cristianesimo
sino
al
punto
che
esso
vive
solo
con
le
devozioni
alla
Madonna
,
le
reliquie
e
il
Giubileo
:
le
idee
sono
bandite
dalla
catechesi
,
lo
constata
con
gioia
persino
il
vescovo
della
Cei
che
si
occupa
della
catechesi
,
Chiarinelli
.
L
'
Islam
oggi
trova
in
Italia
una
cultura
cristiana
decristianizzata
ed
esercita
il
fascino
del
pensiero
e
quello
della
religione
.
lo
considero
la
sfida
islamica
religiosa
un
bene
.
Prima
o
poi
nella
Chiesa
qualcuno
si
accorgerà
che
ci
sarebbe
bisogno
anche
di
pensiero
cattolico
e
non
solo
di
politica
,
di
giubilei
e
di
devozioni
.
Ben
venga
un
Islam
di
religione
e
di
pensiero
di
fronte
a
dei
cristiani
senza
religione
e
senza
pensiero
.
Ma
il
cardinale
Biffi
ha
posto
il
problema
dei
limiti
della
società
aperta
che
Sartori
ha
analizzato
in
termini
chiarissimi
.
La
società
aperta
può
aprirsi
a
tutti
ma
non
a
coloro
che
contestano
la
società
aperta
.
L
'
Islam
è
la
negazione
della
società
aperta
,
non
vi
è
altra
via
umana
significativa
che
il
Corano
:
come
se
la
società
occidentale
accettasse
ancora
i
cattolici
e
i
protestanti
delle
guerre
di
religione
.
Spero
che
venga
tradotto
in
italiano
il
bel
libro
di
Gilles
Kepel
sulla
«
guerra
santa
»
islamica
.
Anche
se
ne
dubito
.
Esso
mette
ben
in
luce
che
nei
paesi
islamici
il
nazionalismo
arabo
può
limitare
,
anche
se
sempre
meno
,
il
sorgere
dell
'
islamismo
politico
mediante
il
controllo
istituzionale
.
Ma
qui
in
Italia
,
dove
non
c
'
è
alcun
controllo
istituzionale
di
un
regime
arabo
,
abbiamo
il
fiorire
dell
'
Islamismo
politico
che
punta
sulla
differenza
e
sul
conflitto
con
l
'
Occidente
.
Il
cardinale
Ruini
ci
faccia
qualche
riflessione
.
Perché
non
invitare
Sartori
invece
di
Massimo
Cacciari
ai
convegni
dei
vescovi
italiani
?
Io
credo
che
i
vescovi
avrebbero
occasione
di
imparare
qualcosa
invece
di
fare
la
parte
del
pubblico
beota
innanzi
alle
divagazioni
sul
corpo
astrale
del
filosofo
veneziano
.
StampaPeriodica ,
Sì
all
'
autonomia
amministrativa
,
occhio
a
quella
fiscale
I
referendum
regionali
sono
un
prezzo
politico
per
chiudere
la
questione
dello
scisma
del
Nord
,
un
fatto
spirituale
e
sociale
che
ha
dominato
la
vita
italiana
degli
anni
Novanta
;
una
vera
crisi
della
Nazione
come
forma
dell
'
Italia
.
Per
questo
i
referendum
consultivi
sono
ancora
carichi
di
una
potenza
mitica
come
se
essi
dovessero
segnare
un
evento
spirituale
nella
figure
del
rifacimento
istituzionale
.
E
non
sarà
così
perché
le
esigenze
dell
'
unità
di
un
sistema
giuridico
,
economico
,
sociale
nazionale
si
impongono
nella
società
mondiale
molto
più
di
quando
accadesse
quando
vigeva
intatta
la
sovranità
statale
.
I
vincoli
internazionali
rafforzano
,
non
indeboliscono
le
esigenze
della
certezza
e
dell
'
eguaglianza
del
diritto
in
ogni
parte
dello
Stato
.
La
capacità
di
imposizione
fiscale
delle
regioni
non
può
essere
sopravvalutata
.
Le
regioni
a
statuto
speciale
già
esistenti
ce
l
'
hanno
e
non
ne
hanno
mai
fatto
uso
.
L
'
autonomia
regionale
ha
un
senso
solo
se
determina
una
diminuzione
del
peso
burocratico
e
consente
una
maggiore
disponibilità
all
'
esigenza
della
società
civile
.
Ma
si
deve
tenere
conto
che
la
società
civile
non
è
la
terra
degli
angeli
e
che
le
lobby
esistono
ancora
,
rese
più
forti
dalla
fine
dei
partiti
storici
.
Le
decisioni
che
contano
saranno
sempre
prese
a
livello
nazionale
proprio
perché
lo
Stato
nazionale
è
l
'
agente
inevitabile
del
sistema
internazionale
.
In
una
società
ormai
internazionalizzata
,
le
nazioni
acquistano
come
sistemi
economici
e
sociali
il
peso
che
hanno
perso
come
sovranità
nazionale
.
Vi
è
inoltre
il
rischio
che
la
moltiplicazione
delle
fonti
di
diritto
aumenti
i
vincoli
e
quindi
i
poteri
della
burocrazia
e
le
difficoltà
amministrative
poste
all
'
azione
del
cittadino
.
Si
è
visto
che
difficoltà
ha
avuto
a
imporsi
la
legge
Bassanini
,
il
corpo
morto
che
la
burocrazia
ha
contrapposto
all
'
iniziativa
del
governo
.
Quello
che
è
proposto
con
i
referendum
consultivi
delle
regioni
padane
è
un
decentramento
di
compiti
alle
regioni
che
lo
chiederanno
.
Con
ciò
avremmo
altre
regioni
a
statuto
speciale
,
che
comporterà
in
altro
modo
il
trasferimento
di
mezzi
dallo
Stato
alle
regioni
.
Questo
è
un
processo
nazionale
che
deve
essere
governato
a
livello
nazionale
e
che
richiede
un
contratto
tra
le
regioni
settentrionali
a
quelle
meridionali
.
Per
questo
è
valido
l
'
impegno
posto
dal
presidente
del
Piemonte
Ghigo
per
trovare
una
piattaforma
comune
con
le
regioni
di
sinistra
.
Infine
merito
di
Berlusconi
è
di
essere
riuscito
a
porre
in
termini
di
decentramento
ciò
che
era
nato
in
forma
di
rivoluzione
.
Sul
piano
etico
politico
,
la
riforma
ha
importanza
maggiore
che
sul
piano
amministrativo
.
Si
tratta
di
deporre
l
'
ormai
scomposto
mito
del
Risorgimento
e
le
criminalizzazioni
che
ne
sono
seguite
e
di
recuperare
la
storia
dell
'
Italia
preunitaria
.
Sarebbe
un
bel
sogno
se
sul
tricolore
giacobino
che
Ciampi
esalta
si
potessero
porre
i
simboli
delle
repubbliche
marinare
che
combatterono
contro
la
pressione
islamica
.
E
'
certo
che
la
nuova
legislatura
sarà
finalmente
costituente
se
il
centrodestra
,
che
ha
posto
con
la
riforma
regionale
il
superamento
della
Costituzione
del
'48
,
potrà
finalmente
portare
fuori
il
Paese
dalla
crisi
esistenziale
dell
'
identità
della
sinistra
.
StampaPeriodica ,
Queste
votazioni
polacche
segnano
la
fine
di
un
'
epoca
che
coincide
con
la
fine
del
glorioso
movimento
sindacale
e
politico
di
Solidarnosc
.
La
storia
non
è
stata
benevola
nei
confronti
del
movimento
d
'
ispirazione
cattolica
,
creato
da
Lech
Walesa
e
sostenuto
da
Papa
Karol
Wojtyla
,
che
nei
ruggenti
anni
Ottanta
affrontò
il
potere
comunista
a
Danzica
e
a
Varsavia
dando
la
prima
fatale
picconata
allo
sgretolamento
dell
'
impero
sovietico
in
Europa
.
L
'
elettrotecnico
Walesa
,
grande
agitatore
populista
,
colorito
oratore
di
piazza
,
audace
ispiratore
delle
masse
operaie
anticomuniste
,
doveva
rivelarsi
in
seguito
un
capo
di
stato
inadeguato
al
ruolo
e
alla
funzione
che
la
carica
richiedeva
:
il
declino
della
sua
immagine
fu
tale
da
fargli
ottenere
,
nelle
ultime
elezioni
presidenziali
,
l'1
per
cento
dei
voti
.
Il
deserto
in
cui
scompare
Solidarnosc
lo
si
percepisce
fisicamente
nella
crisi
senza
sbocco
in
cui
versano
i
cantieri
di
Danzica
,
che
vent
'
anni
orsono
costituirono
la
piattaforma
e
il
fulcro
dell
'
eroica
ribellione
walesiana
:
privatizzati
nel
1998
,
decimati
dai
licenziamenti
,
hanno
visto
scendere
il
numero
dei
dipendenti
a
3.800
rispetto
ai
18
mila
occupati
nel
1980
.
Danzica
,
già
fucina
di
rivolta
contro
la
non
economia
comunista
,
oggi
è
diventata
un
covo
di
protesta
contro
gli
eccessi
dell
'
economia
di
mercato
.
La
disoccupazione
,
che
impazza
in
diversi
settori
,
colpisce
ormai
il
16
per
cento
della
popolazione
attiva
,
3
milioni
di
persone
.
Offuscano
il
quadro
altre
cifre
poco
allegre
.
L
'
uscente
coalizione
tripartita
guidata
da
Jerzy
Buzek
,
di
cui
facevano
parte
anche
i
resti
di
Solidarnosc
,
lascia
un
buco
finanziario
di
molti
miliardi
di
dollari
,
con
un
tasso
di
crescita
caduto
al
2
per
cento
.
La
situazione
appare
tanto
più
fosca
se
si
pensa
che
la
Polonia
,
fino
a
ieri
la
prima
della
classe
in
campo
economico
nei
territori
ex
comunisti
dell
'
Est
,
aveva
raggiunto
fra
il
1997
e
il
2000
un
ritmo
di
crescita
annuo
oscillante
dal
7
al
5
per
cento
.
Se
aggiungiamo
al
tutto
gli
scandali
e
la
corruzione
,
che
non
hanno
risparmiato
neppure
alcuni
ministri
di
punta
del
dicastero
Buzek
,
avremo
la
spiegazione
del
maggiore
paradosso
che
oggi
emerge
dalla
Polonia
postwalesiana
.
Cioè
il
crescente
successo
elettorale
dei
grandi
nemici
d
'
una
volta
,
i
comunisti
tramutati
in
socialdemocratici
,
che
con
Alexander
Kwasniewski
hanno
già
conquistato
due
volte
di
seguito
la
presidenza
della
repubblica
e
che
ora
si
apprestano
a
occupare
il
governo
con
Leszek
Miller
.
Si
sa
che
lo
strano
fenomeno
non
è
soltanto
polacco
.
La
paradossale
endemia
che
vede
,
in
diversi
paesi
dell
'
Est
,
i
postcomunisti
indossare
vesti
capitaliste
e
sostituirsi
alle
fragili
e
inesperte
classi
dirigenti
della
prima
fase
democratica
,
è
dovuta
essenzialmente
al
fatto
che
dopo
mezzo
secolo
di
comunismo
non
è
facile
reinventare
di
punto
in
bianco
il
mercato
e
la
libertà
.
I
rischi
a
medio
termine
si
sono
rivelati
,
un
po
'
dovunque
,
più
estesi
e
insidiosi
dei
vantaggi
immediati
.
I
politici
e
i
tecnici
comunisti
,
che
sapevano
come
gestire
società
illiberali
,
hanno
poi
sovente
mostrato
di
saper
governare
,
meglio
dei
liberali
veri
o
improvvisati
,
i
travagli
della
transizione
riformista
da
un
sistema
all
'
altro
.
La
Polonia
non
sembra
fare
eccezione
alla
regola
.
Solo
che
nella
Polonia
cattolica
,
il
paese
di
Solidarnosc
benedetto
dal
Papa
,
l
'
ariete
nell
'
assalto
alle
fortezze
totalitarie
dell
'
Est
,
il
fenomeno
assume
connotati
di
contrasto
e
di
visibilità
maggiori
,
poniamo
,
che
in
Lituania
,
in
Ungheria
o
in
Romania
.
Ecco
perché
Leszek
Miller
,
leader
della
vincente
coalizione
di
sinistra
,
uomo
che
fino
all
'
ultimo
conservò
la
sua
poltrona
nel
politburo
del
defunto
partito
comunista
,
si
sforza
oggi
di
apparire
più
realista
del
re
:
più
capitalista
di
George
Bush
,
più
europeista
di
Romano
Prodi
,
più
atlantista
di
Tony
Blair
.
Egli
sa
bene
che
in
un
paese
emblematico
ed
esposto
come
la
Polonia
,
il
cui
sovrano
ombra
resta
pur
sempre
Karol
Wojtyla
,
un
postcomunista
per
essere
governativamente
credibile
e
commestibile
deve
essere
anzitutto
e
soltanto
«
post
»
;
l
'
altra
metà
del
neologismo
meglio
farla
dimenticare
al
più
presto
.
Non
a
caso
lo
slogan
d
'
urto
nella
campagna
elettorale
di
Miller
diceva
:
«
Torniamo
alla
normalità
,
lasciamo
vincere
il
futuro
!
»
.
Slogan
in
verità
piuttosto
contraddittorio
,
ma
quanto
mai
idoneo
a
catturare
il
voto
di
un
elettorato
altrettanto
contraddittorio
.
In
esso
si
esprimeva
il
duplice
desiderio
di
recuperare
una
sicurezza
sociale
perduta
e
di
tentare
una
modernizzazione
riformatrice
graduale
e
controllata
.
Finita
l
'
epopea
di
Solidarnosc
,
comincia
forse
da
adesso
la
fase
in
risalita
più
faticosa
della
terza
repubblica
polacca
.
StampaPeriodica ,
L
'
Italia
non
manderà
truppe
di
terra
nelle
zone
dove
opereranno
gli
americani
a
caccia
di
terroristi
.
Ma
questa
è
una
previsione
,
non
una
decisione
politica
.
Quando
Silvio
Berlusconi
dice
alla
Camera
:
«
Siamo
in
prima
linea
»
e
ripete
lunedì
a
Londra
:
«
Faremo
la
nostra
parte
»
,
vuol
significare
che
siamo
disponibili
a
qualunque
tipo
di
intervento
ci
fosse
richiesto
dalla
Nato
.
Ma
il
ministro
della
Difesa
Antonio
Martino
ancora
martedì
pomeriggio,18
settembre
,
durante
una
visita
in
Macedonia
,
era
furibondo
per
l
'
equivoco
determinato
da
una
sua
dichiarazione
di
due
giorni
prima
a
Domenica
in
.
Rispondendo
a
una
spettatrice
in
ansia
per
il
suo
fidanzato
che
partiva
militare
,
Martino
aveva
detto
di
escludere
l
'
invio
di
truppe
italiane
per
combattere
Osama
Bin
Laden
e
i
suoi
soci
.
In
un
lancio
d
'
agenzia
,
la
previsione
diventò
una
decisione
politica
dell
'
Italia
di
tirarsi
indietro
.
E
il
ministro
trascorse
la
serata
a
trasmettere
smentite
,
a
tranquillizzare
Berlusconi
,
molto
infastidito
,
e
gli
americani
,
infastiditi
e
allarmati
.
Premesso
dunque
che
manderemmo
anche
i
vigili
urbani
se
ce
li
chiedessero
,
l
'
andamento
tecnico
dei
preparativi
lascia
immaginare
che
truppe
di
terra
non
saranno
necessarie
.
Le
basi
aeree
italiane
sono
a
disposizione
degli
alleati
ed
è
verosimile
che
se
fosse
richiesta
una
nostra
presenza
,
essa
sarebbe
affidata
all
'
Aeronautica
.
Eppure
,
la
«
lunga
guerra
di
Bush
»
allo
stato
si
annuncia
molto
diversa
da
quella
del
'91
contro
Saddam
Hussein
.
Berlusconi
ha
detto
a
Londra
che
la
Nato
è
impegnata
a
«
individuare
e
punire
i
colpevoli
e
chi
li
ha
fiancheggiati
,
appoggiati
,
sostenuti
»
.
Ma
ce
ne
vorrà
prima
che
la
caccia
a
Bin
Laden
possa
trasformarsi
nel
conflitto
contro
uno
dei
tanti
«
paesi
canaglia
»
.
George
W
.
Bush
ha
fatto
sapere
agli
alleati
di
non
voler
mostrare
la
bandiera
in
una
«
azione
esemplare
»
,
come
è
capitato
talvolta
a
Bill
Clinton
.
La
sua
ambizione
è
assai
più
alta
:
vuole
sradicare
il
terrorismo
e
non
accetta
che
alcuno
possa
tagliargli
la
strada
.
«
Farà
una
serie
di
operazioni
chirurgiche
»
ci
è
stato
detto
martedì
pomeriggio
al
piano
nobile
di
Palazzo
Chigi
.
«
Ma
è
chiaro
che
se
qualcuno
disturberà
il
chirurgo
,
dovrà
fare
i
conti
con
l
'
intero
ospedale
»
.
I
tre
soli
paesi
al
mondo
che
riconoscono
il
regime
dei
talebani
(
Arabia
Saudita
,
Emirati
e
Pakistan
)
si
sono
messi
a
disposizione
di
Bush
.
Muammar
Gheddafi
manda
messaggi
riservatissimi
al
suo
collega
americano
,
via
Roma
,
per
chiarire
che
lui
vuole
restare
fuori
dalla
faccenda
.
Saddam
Hussein
ha
bisogno
probabilmente
dei
tranquillanti
per
dormire
.
Lo
stesso
Yasser
Arafat
,
dopo
aver
donato
il
sangue
per
i
feriti
delle
Twin
Towers
,
il
18
settembre
ha
assicurato
il
suo
sostegno
agli
americani
.
Questo
lascia
intendere
quanto
terrore
si
sia
diffuso
nel
mondo
arabo
,
quanto
sia
ragionevole
la
posizione
congiunta
di
Tony
Blair
e
di
Berlusconi
di
non
fare
vittime
civili
per
rispondere
a
chi
ne
ha
provocate
tante
e
di
coinvolgere
nella
condanna
e
nell
'
azione
di
pulizia
il
maggior
numero
di
paesi
arabi
.
Dietro
le
pieghe
ancora
confuse
dell
'
emergenza
,
c
'
è
tuttavia
da
osservare
che
a
soli
quattro
mesi
dal
13
maggio
le
elezioni
politiche
sembrano
lontanissime
.
Prima
gli
incidenti
di
Genova
,
poi
le
bombe
d
'
agosto
,
oggi
la
tragedia
americana
hanno
prodotto
in
Berlusconi
un
forte
mutamento
psicologico.Egli
è
chiamato
a
rispettare
il
«
contratto
con
gli
italiani
»
sottoscritto
a
Porta
a
porta
l'8
maggio
e
lo
sa
bene
.
Sarà
giudicato
sugli
aumenti
alle
pensioni
minime
e
sulla
riforma
del
sistema
previdenziale
,
sulla
rivoluzione
scolastica
e
quella
sanitaria
,
sui
benefici
fiscali
e
sulle
grandi
opere
pubbliche
.
Ma
gli
ultimi
avvenimenti
lo
hanno
proiettato
su
una
dimensione
imprevista
e
possono
rappresentare
per
lui
un
rischio
,
ma
soprattutto
una
grande
occasione
.
A
quanto
riferiscono
i
testimoni
,
se
a
Londra
il
17
settembre
fosse
andato
Francesco
Rutelli
,
sarebbe
stato
difficile
immaginare
una
maggiore
cordialità
e
un
'
intesa
politica
più
solida
,
fino
alla
conferenza
stampa
congiunta
proposta
da
Blair
e
del
tutto
inconsueta
per
Downing
street
.
L
'
asse
con
Bush
era
nato
in
tempi
non
sospetti
e
poiché
in
questo
momento
Stati
Uniti
e
Gran
Bretagna
(
come
in
tutte
le
occasioni
di
grave
crisi
internazionale
)
sono
i
locomotori
della
Nato
(
e
non
solo
)
,
l
'
Italia
si
trova
al
tavolo
di
una
partita
più
importante
del
solito
.
Saprà
giocarla
Berlusconi
?
L
'
opposizione
teme
di
sì
.
Se
si
leggono
in
controluce
le
alzate
di
spalle
su
questa
o
quella
dichiarazione
del
Cavaliere
o
di
altri
membri
del
governo
,
nel
centrosinistra
si
teme
che
Berlusconi
riesca
a
interpretare
sentimenti
davvero
molto
diffusi
nella
opinione
pubblica
italiana
e
trasversali
agli
schieramenti
politici
.
Decisione
nel
punire
i
terroristi
senza
fare
vittime
innocenti
.
Fermezza
contro
Bin
Laden
e
chiunque
lo
aiuti
.
Mano
tesa
ai
paesi
arabi
di
buona
volontà
.
Difesa
della
nostra
identità
culturale
ed
etica
senza
criminalizzare
religioni
e
civiltà
diverse
.
Sono
pochissimi
quelli
che
se
la
sentono
di
prendere
le
distanze
da
posizioni
come
queste
.
Massimo
D
'
Alema
gestì
bene
la
crisi
del
Kosovo
,
ma
ebbe
bisogno
dei
voti
del
centrodestra
per
l
'
impegno
militare
.
Berlusconi
non
ha
bisogno
di
nessuno
.
Se
apre
all
'
opposizione
,
lo
fa
per
acquisire
punti
di
autorevolezza
,
come
Alcide
De
Gasperi
che
cercava
sostegni
anche
quando
aveva
il
50
per
cento
di
share
.
Se
Berlusconi
saprà
giocare
,
se
la
sua
«
Finanziaria
eccezionale
»
sarà
rassicurante
negli
investimenti
militari
e
nella
costruzione
di
una
nuova
intelligence
che
l
'
Italia
non
ha
mai
avuto
,
senza
stravolgere
alcuna
voce
del
bilancio
sociale
,
l
'
opposizione
potrebbe
trovarsi
davvero
a
mal
partito
.
StampaPeriodica ,
Che
fosse
una
grottesca
telenovela
spionistica
,
quella
che
ha
visto
lo
pseudoimprenditore
italiano
Angelo
Antonio
Piu
e
la
sua
compagna
bielorussa
Irina
Ussak
,
rispettivamente
condannati
a
quattro
anni
di
carcere
ciascuno
,
lo
si
è
capito
perfino
dalle
parole
pronunciate
dopo
la
sentenza
dagli
esponenti
del
durissimo
Kgb
di
Minsk
:
«
Non
aveva
una
grande
esperienza
,
era
impreparato
,
non
parlava
neppure
la
nostra
lingua
.
Come
si
fa
a
mandare
in
Bielorussia
una
spia
del
genere
?
»
.
Ma
la
vera
domanda
è
un
'
altra
.
Come
si
fa
a
incriminare
per
spionaggio
uno
straniero
che
non
sa
fare
la
spia
,
accusando
la
sua
amica
bielorussa
di
«
alto
tradimento
»
,
per
poi
comminare
ai
colpevoli
una
pena
assai
blanda
in
un
paese
dove
simili
delitti
vengono
spesso
e
facilmente
puniti
con
la
condanna
a
morte
?
Come
si
fa
a
trasformare
una
cronaca
di
poveri
amanti
in
un
grave
complotto
contro
lo
stato
?
La
risposta
a
tale
miserevole
faccenda
,
di
per
sé
irrilevante
e
quasi
comica
,
in
senso
lato
la
possiamo
trovare
nel
clima
tutt
'
altro
che
comico
che
da
anni
grava
su
questa
che
è
la
meno
ex
e
la
più
sovietica
delle
ex
repubbliche
sovietiche
.
In
senso
più
stretto
troviamo
un
'
ulteriore
risposta
nella
torbida
atmosfera
che
ha
preceduto
e
accompagnato
lo
svolgimento
delle
recenti
elezioni
che
il
9
settembre
hanno
riconfermato
alla
presidenza
del
paese
,
per
altri
sette
anni
,
il
dittatore
bielorusso
Aleksander
Lukassenko
.
Una
vittoria
-
truffa
annunciata
con
intimidazioni
e
brogli
denunciati
dagli
osservatori
dell
'
Osce
(
Organizzazione
per
la
sicurezza
e
la
cooperazione
in
Europa
)
.
Il
prevedibilissimo
risultato
ha
assegnato
a
Lukassenko
il
75,6
per
cento
dei
suffragi
contro
il
15,3
rosicchiato
a
fatica
dal
sindacalista
Vladimir
Goncharik
,
principale
candidato
dell
'
opposizione
.
Non
a
caso
,
la
farsa
processuale
contro
lo
sventurato
italiano
Piu
e
la
sua
amica
ha
avuto
inizio
due
giorni
prima
delle
elezioni
presidenziali
,
stravinte
dal
dittatore
nazistalinista
in
un
clima
di
paranoia
antioccidentale
e
caccia
alle
streghe
.
Il
che
la
dice
assai
lunga
sui
metodi
e
i
soprusi
in
uso
nell
'
infelice
«
ex
»
repubblica
sovietica
.
Lukassenko
,
47
anni
,
un
tempo
amministratore
d
'
una
fattoria
collettiva
di
polli
,
atleta
dilettante
,
portamento
marziale
accentuato
da
un
paio
di
baffi
alla
cosacca
,
gestisce
ormai
da
tempo
come
un
misero
pollame
colcosiano
i
suoi
11
milioni
di
sudditi
(
reddito
mensile
77
dollari
)
.
Nei
modi
primitivi
,
nelle
idee
bellicose
,
nei
metodi
brutali
e
truffaldini
è
una
specie
di
microcaricatura
bielorussa
di
Stalin
,
Hitler
e
Milossevic
.
Sponsorizzata
e
blandita
dalla
madre
Russia
vicina
,
tollerata
non
si
sa
bene
perché
dall
'
Europa
,
pressoché
ignorata
dagli
Stati
Uniti
,
l
'
anacronistica
dittatura
lukasenkiana
è
riuscita
a
instaurare
al
centro
del
continente
un
misto
di
vecchia
Urss
e
di
vecchissimo
principato
tartaro
.
La
sigla
della
ex
polizia
politica
sovietica
,
Kgb
,
è
rimasta
immutata
a
Minsk
:
i
proconsoli
di
Mosca
occupano
posti
di
massima
responsabilità
nel
governo
illiberale
,
nell
'
economia
statizzata
,
nelle
istituzioni
inquinate
dalla
corruttela
.
In
realtà
la
Bielorussia
,
dove
il
popolo
è
costretto
a
parlare
il
russo
nelle
scuole
e
negli
uffici
,
non
è
che
una
colonia
povera
della
Russia
in
cui
Lukassenko
ricopre
il
ruolo
di
un
prefetto
di
polizia
agli
ordini
dei
viceré
di
Putin
.
Le
demoralizzate
opposizioni
democratiche
,
minoritarie
e
perseguitate
,
vorrebbero
riacquistare
l
'
indipendenza
vera
di
cui
la
repubblica
fruì
per
pochi
anni
dopo
il
crollo
del
comunismo
.
Mentre
molti
sudditi
comuni
,
forse
la
maggioranza
,
desidererebbero
farla
finita
con
la
finzione
di
un
'
indipendenza
artificiale
e
venire
assorbiti
formalmente
dalla
grande
e
più
ricca
e
più
debolscevizzata
Federazione
russa
.
Mosca
,
però
,
non
vuole
concedere
a
Minsk
né
la
sovranità
piena
né
il
pieno
incorporamento
alla
Federazione
.
Vladimir
Putin
preferisce
mantenere
la
Bielorussia
a
bagnomaria
come
un
feudo
semi
indipendente
situato
coi
suoi
traffici
illeciti
,
i
suoi
radar
e
le
sue
installazioni
missilistiche
a
mezza
via
fra
Est
e
Ovest
,
a
ridosso
della
Nato
e
dell
'
Unione
Europea
in
procinto
di
allargarsi.Ma
dopo
l
'
attacco
terroristico
contro
l
'
America
,
molte
cose
stanno
cambiando
anche
in
Russia
.
Se
Putin
vorrà
davvero
avvicinarsi
all
'
Occidente
,
per
costituire
una
diga
comune
contro
il
diluvio
islamico
,
potrà
continuare
a
mantenere
il
lazzaretto
bielorusso
come
un
cuneo
di
divisione
e
d
'
infezione
nel
cuore
del
continente
europeo
?
StampaPeriodica ,
Il
quadro
economico
è
cambiato
radicalmente
rispetto
al
10
settembre
.
Abbiamo
preparato
una
Legge
finanziaria
straordinaria
perché
è
straordinario
il
momento
.
Abbiamo
stanziato
alcune
migliaia
di
miliardi
per
potenziare
la
sicurezza
interna
e
i
servizi
di
intelligence
.
Eppure
,
siamo
riusciti
a
tener
fede
agli
impegni
di
migliorare
la
qualità
della
vita
dei
pensionati
e
delle
famiglie
»
.
Alla
vigilia
della
presentazione
della
prima
Finanziaria
del
governo
Berlusconi
,
Gianfranco
Fini
non
crede
che
la
recessione
economica
possa
compromettere
a
lungo
l
'
economia
italiana
.
«
Per
tranquillizzare
i
mercati
,
è
indispensabile
che
tutti
i
focolai
di
terrorismo
vengano
individuati
e
sradicati
.
Tutti
sanno
che
i
prossimi
mesi
non
saranno
agevoli
.
Ma
è
ragionevole
pensare
che
dalla
primavera
del
2002
possa
ripartire
la
ripresa
economica
internazionale
.
L
'
Italia
sarà
certamente
in
grado
di
cogliere
questa
occasione
»
.
Quanti
provvedimenti
economici
avete
dovuto
rinviare
dopo
gli
attentati
di
New
York
?
Ragioniamo
con
la
logica
di
un
governo
che
ha
cinque
anni
davanti
a
sé
e
che
si
è
trovato
con
un
deficit
imprevisto
grazie
anche
alla
politica
del
centrosinistra
.
Abbiamo
dovuto
graduare
nel
tempo
alcuni
interventi
anche
se
nel
pacchetto
dei
100
giorni
abbiamo
potuto
adottare
misure
come
la
Tremonti
bis
e
la
legge
obiettivo
per
le
opere
pubbliche
finalizzate
ad
aiutare
l
'
economia
e
a
far
ripartire
la
produzione
»
.
Quanto
dovremo
aspettare
per
gli
sgravi
fiscali
che
avete
promesso
in
campagna
elettorale
?
Tutta
la
riforma
del
sistema
fiscale
sarà
oggetto
di
delega
a
margine
della
Finanziaria
e
sarà
messa
a
punto
nell
'
arco
del
2002
.
Alla
base
di
tutto
questo
ci
sono
gli
attentati
di
New
York
.
Il
presidente
egiziano
ha
confermato
l
'
intenzione
dei
terroristi
di
colpire
il
vertice
di
Genova
.
Avevate
avuto
segnalazioni
precise
?
Mubarak
ha
confermato
che
i
servizi
segreti
italiani
avevano
segnalato
,
anche
su
informazioni
di
altri
colleghi
,
che
gli
estremisti
islamici
avrebbero
cercato
di
colpire
Bush
in
aria
.
Il
governo
decise
di
chiudere
lo
spazio
aereo
di
Genova
tirandosi
addosso
una
nuvola
di
polemiche
.
Alla
luce
di
quanto
è
successo
l'11
settembre
quelle
polemiche
si
dimostrano
tragicamente
infondate
e
chi
ci
accusò
di
voler
limitare
la
libertà
di
movimento
dei
cittadini
dovrebbe
riflettere
.
Va
rivisto
anche
il
giudizio
negativo
che
molti
hanno
dato
sull
'
opera
di
prevenzione
dei
nostri
servizi
?
Il
governo
non
lasciò
nulla
al
caso
.
Intervenne
su
indicazioni
precise
e
questo
deve
indurre
tutti
a
essere
meno
superficiali
nella
valutazione
della
supposta
incapacità
dei
nostri
servizi
come
elemento
utile
a
garantire
la
sicurezza
.
Avete
elementi
concreti
per
considerare
l
'
Italia
come
un
obiettivo
dei
terroristi
?
Anche
per
la
sua
posizione
geografica
,
l
'
Italia
è
certamente
uno
degli
obiettivi
di
questa
follia
criminale
.
Ma
la
vigilanza
è
molto
alta
e
l
'
arresto
di
lunedì
scorso
dei
cinque
giovani
afghani
dimostra
che
funziona
.
Però
la
gente
è
inquieta
,
molti
hanno
paura
.
Io
credo
che
abbia
ragione
il
ministro
dell
'
Interno
quando
definisce
del
tutto
fuori
luogo
un
allarmismo
generico
e
immotivato
.
Per
questo
mi
auguro
maggiore
consapevolezza
da
parte
di
chi
ha
il
compito
delicatissimo
di
informare
l
'
opinione
pubblica
.
Si
riferisce
alle
notizie
sull
'
eventuale
uso
da
parte
degli
americani
della
bomba
atomica
?
Appunto
.
Non
c
'
è
alcuna
ipotesi
realistica
in
proposito
.
Qualcuno
dice
che
gli
Stati
Uniti
non
ci
tengono
in
gran
conto
.
Non
è
vero
.
I
rapporti
personali
tra
Bush
e
Berlusconi
sono
un
ulteriore
elemento
di
garanzia
circa
la
lealtà
dell
'
Italia
e
la
sua
capacità
a
tener
fede
agli
impegni
.
Senza
le
doppiezze
e
i
bizantinismi
che
purtroppo
hanno
caratterizzato
la
politica
italiana
in
passato
,
determinando
un
giudizio
complessivo
di
scarsa
serietà
e
affidabilità
.
Debbo
riconoscere
che
,
a
parte
rarissime
eccezioni
,
il
comportamento
responsabile
dell
'
opposizione
concorre
a
garantire
la
piena
tenuta
del
nostro
Paese
.
Il
nostro
sostegno
militare
agli
americani
sarà
virtuale
?
Voglio
dire
:
non
ci
saranno
chiesti
uomini
e
mezzi
?
Noi
faremo
tutto
quello
che
sarà
deciso
in
sede
Nato
.
Se
gli
inglesi
sono
già
operativi
è
perché
il
loro
rapporto
con
gli
Stati
Uniti
è
da
sempre
strettissimo
e
il
loro
potenziale
di
intervento
militare
è
assai
più
elevato
del
nostro
.
Ma
sarebbe
sbagliato
misurare
l
'
affidabilità
dell
'
Italia
sulla
base
del
numero
di
mezzi
che
ci
sarà
richiesto
.
Questo
regolamento
di
conti
con
il
terrorismo
internazionale
non
potrà
limitarsi
solo
ad
aspetti
militari
.
Appunto
.
È
significativo
constatare
che
sulla
legittimità
della
risposta
militare
concordano
tutti
.
Ed
è
estremamente
importante
quel
che
ha
detto
la
gerarchia
cattolica
.
Ma
la
lotta
al
terrorismo
dovrà
servirsi
necessariamente
anche
di
altri
strumenti
come
l
'
individuazione
dei
santuari
finanziari
e
l
'
adozione
di
alcune
misure
di
embargo
.
Anche
qui
l
'
Italia
è
chiamata
a
fare
la
sua
parte
.