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Walesa non abita più qui ( Bettiza Enzo , 2001 )
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Queste votazioni polacche segnano la fine di un ' epoca che coincide con la fine del glorioso movimento sindacale e politico di Solidarnosc . La storia non è stata benevola nei confronti del movimento d ' ispirazione cattolica , creato da Lech Walesa e sostenuto da Papa Karol Wojtyla , che nei ruggenti anni Ottanta affrontò il potere comunista a Danzica e a Varsavia dando la prima fatale picconata allo sgretolamento dell ' impero sovietico in Europa . L ' elettrotecnico Walesa , grande agitatore populista , colorito oratore di piazza , audace ispiratore delle masse operaie anticomuniste , doveva rivelarsi in seguito un capo di stato inadeguato al ruolo e alla funzione che la carica richiedeva : il declino della sua immagine fu tale da fargli ottenere , nelle ultime elezioni presidenziali , l'1 per cento dei voti . Il deserto in cui scompare Solidarnosc lo si percepisce fisicamente nella crisi senza sbocco in cui versano i cantieri di Danzica , che vent ' anni orsono costituirono la piattaforma e il fulcro dell ' eroica ribellione walesiana : privatizzati nel 1998 , decimati dai licenziamenti , hanno visto scendere il numero dei dipendenti a 3.800 rispetto ai 18 mila occupati nel 1980 . Danzica , già fucina di rivolta contro la non economia comunista , oggi è diventata un covo di protesta contro gli eccessi dell ' economia di mercato . La disoccupazione , che impazza in diversi settori , colpisce ormai il 16 per cento della popolazione attiva , 3 milioni di persone . Offuscano il quadro altre cifre poco allegre . L ' uscente coalizione tripartita guidata da Jerzy Buzek , di cui facevano parte anche i resti di Solidarnosc , lascia un buco finanziario di molti miliardi di dollari , con un tasso di crescita caduto al 2 per cento . La situazione appare tanto più fosca se si pensa che la Polonia , fino a ieri la prima della classe in campo economico nei territori ex comunisti dell ' Est , aveva raggiunto fra il 1997 e il 2000 un ritmo di crescita annuo oscillante dal 7 al 5 per cento . Se aggiungiamo al tutto gli scandali e la corruzione , che non hanno risparmiato neppure alcuni ministri di punta del dicastero Buzek , avremo la spiegazione del maggiore paradosso che oggi emerge dalla Polonia postwalesiana . Cioè il crescente successo elettorale dei grandi nemici d ' una volta , i comunisti tramutati in socialdemocratici , che con Alexander Kwasniewski hanno già conquistato due volte di seguito la presidenza della repubblica e che ora si apprestano a occupare il governo con Leszek Miller . Si sa che lo strano fenomeno non è soltanto polacco . La paradossale endemia che vede , in diversi paesi dell ' Est , i postcomunisti indossare vesti capitaliste e sostituirsi alle fragili e inesperte classi dirigenti della prima fase democratica , è dovuta essenzialmente al fatto che dopo mezzo secolo di comunismo non è facile reinventare di punto in bianco il mercato e la libertà . I rischi a medio termine si sono rivelati , un po ' dovunque , più estesi e insidiosi dei vantaggi immediati . I politici e i tecnici comunisti , che sapevano come gestire società illiberali , hanno poi sovente mostrato di saper governare , meglio dei liberali veri o improvvisati , i travagli della transizione riformista da un sistema all ' altro . La Polonia non sembra fare eccezione alla regola . Solo che nella Polonia cattolica , il paese di Solidarnosc benedetto dal Papa , l ' ariete nell ' assalto alle fortezze totalitarie dell ' Est , il fenomeno assume connotati di contrasto e di visibilità maggiori , poniamo , che in Lituania , in Ungheria o in Romania . Ecco perché Leszek Miller , leader della vincente coalizione di sinistra , uomo che fino all ' ultimo conservò la sua poltrona nel politburo del defunto partito comunista , si sforza oggi di apparire più realista del re : più capitalista di George Bush , più europeista di Romano Prodi , più atlantista di Tony Blair . Egli sa bene che in un paese emblematico ed esposto come la Polonia , il cui sovrano ombra resta pur sempre Karol Wojtyla , un postcomunista per essere governativamente credibile e commestibile deve essere anzitutto e soltanto « post » ; l ' altra metà del neologismo meglio farla dimenticare al più presto . Non a caso lo slogan d ' urto nella campagna elettorale di Miller diceva : « Torniamo alla normalità , lasciamo vincere il futuro ! » . Slogan in verità piuttosto contraddittorio , ma quanto mai idoneo a catturare il voto di un elettorato altrettanto contraddittorio . In esso si esprimeva il duplice desiderio di recuperare una sicurezza sociale perduta e di tentare una modernizzazione riformatrice graduale e controllata . Finita l ' epopea di Solidarnosc , comincia forse da adesso la fase in risalita più faticosa della terza repubblica polacca .
La partita decisiva di Berlusconi ( Vespa Bruno , 2001 )
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L ' Italia non manderà truppe di terra nelle zone dove opereranno gli americani a caccia di terroristi . Ma questa è una previsione , non una decisione politica . Quando Silvio Berlusconi dice alla Camera : « Siamo in prima linea » e ripete lunedì a Londra : « Faremo la nostra parte » , vuol significare che siamo disponibili a qualunque tipo di intervento ci fosse richiesto dalla Nato . Ma il ministro della Difesa Antonio Martino ancora martedì pomeriggio,18 settembre , durante una visita in Macedonia , era furibondo per l ' equivoco determinato da una sua dichiarazione di due giorni prima a Domenica in . Rispondendo a una spettatrice in ansia per il suo fidanzato che partiva militare , Martino aveva detto di escludere l ' invio di truppe italiane per combattere Osama Bin Laden e i suoi soci . In un lancio d ' agenzia , la previsione diventò una decisione politica dell ' Italia di tirarsi indietro . E il ministro trascorse la serata a trasmettere smentite , a tranquillizzare Berlusconi , molto infastidito , e gli americani , infastiditi e allarmati . Premesso dunque che manderemmo anche i vigili urbani se ce li chiedessero , l ' andamento tecnico dei preparativi lascia immaginare che truppe di terra non saranno necessarie . Le basi aeree italiane sono a disposizione degli alleati ed è verosimile che se fosse richiesta una nostra presenza , essa sarebbe affidata all ' Aeronautica . Eppure , la « lunga guerra di Bush » allo stato si annuncia molto diversa da quella del '91 contro Saddam Hussein . Berlusconi ha detto a Londra che la Nato è impegnata a « individuare e punire i colpevoli e chi li ha fiancheggiati , appoggiati , sostenuti » . Ma ce ne vorrà prima che la caccia a Bin Laden possa trasformarsi nel conflitto contro uno dei tanti « paesi canaglia » . George W . Bush ha fatto sapere agli alleati di non voler mostrare la bandiera in una « azione esemplare » , come è capitato talvolta a Bill Clinton . La sua ambizione è assai più alta : vuole sradicare il terrorismo e non accetta che alcuno possa tagliargli la strada . « Farà una serie di operazioni chirurgiche » ci è stato detto martedì pomeriggio al piano nobile di Palazzo Chigi . « Ma è chiaro che se qualcuno disturberà il chirurgo , dovrà fare i conti con l ' intero ospedale » . I tre soli paesi al mondo che riconoscono il regime dei talebani ( Arabia Saudita , Emirati e Pakistan ) si sono messi a disposizione di Bush . Muammar Gheddafi manda messaggi riservatissimi al suo collega americano , via Roma , per chiarire che lui vuole restare fuori dalla faccenda . Saddam Hussein ha bisogno probabilmente dei tranquillanti per dormire . Lo stesso Yasser Arafat , dopo aver donato il sangue per i feriti delle Twin Towers , il 18 settembre ha assicurato il suo sostegno agli americani . Questo lascia intendere quanto terrore si sia diffuso nel mondo arabo , quanto sia ragionevole la posizione congiunta di Tony Blair e di Berlusconi di non fare vittime civili per rispondere a chi ne ha provocate tante e di coinvolgere nella condanna e nell ' azione di pulizia il maggior numero di paesi arabi . Dietro le pieghe ancora confuse dell ' emergenza , c ' è tuttavia da osservare che a soli quattro mesi dal 13 maggio le elezioni politiche sembrano lontanissime . Prima gli incidenti di Genova , poi le bombe d ' agosto , oggi la tragedia americana hanno prodotto in Berlusconi un forte mutamento psicologico.Egli è chiamato a rispettare il « contratto con gli italiani » sottoscritto a Porta a porta l'8 maggio e lo sa bene . Sarà giudicato sugli aumenti alle pensioni minime e sulla riforma del sistema previdenziale , sulla rivoluzione scolastica e quella sanitaria , sui benefici fiscali e sulle grandi opere pubbliche . Ma gli ultimi avvenimenti lo hanno proiettato su una dimensione imprevista e possono rappresentare per lui un rischio , ma soprattutto una grande occasione . A quanto riferiscono i testimoni , se a Londra il 17 settembre fosse andato Francesco Rutelli , sarebbe stato difficile immaginare una maggiore cordialità e un ' intesa politica più solida , fino alla conferenza stampa congiunta proposta da Blair e del tutto inconsueta per Downing street . L ' asse con Bush era nato in tempi non sospetti e poiché in questo momento Stati Uniti e Gran Bretagna ( come in tutte le occasioni di grave crisi internazionale ) sono i locomotori della Nato ( e non solo ) , l ' Italia si trova al tavolo di una partita più importante del solito . Saprà giocarla Berlusconi ? L ' opposizione teme di sì . Se si leggono in controluce le alzate di spalle su questa o quella dichiarazione del Cavaliere o di altri membri del governo , nel centrosinistra si teme che Berlusconi riesca a interpretare sentimenti davvero molto diffusi nella opinione pubblica italiana e trasversali agli schieramenti politici . Decisione nel punire i terroristi senza fare vittime innocenti . Fermezza contro Bin Laden e chiunque lo aiuti . Mano tesa ai paesi arabi di buona volontà . Difesa della nostra identità culturale ed etica senza criminalizzare religioni e civiltà diverse . Sono pochissimi quelli che se la sentono di prendere le distanze da posizioni come queste . Massimo D ' Alema gestì bene la crisi del Kosovo , ma ebbe bisogno dei voti del centrodestra per l ' impegno militare . Berlusconi non ha bisogno di nessuno . Se apre all ' opposizione , lo fa per acquisire punti di autorevolezza , come Alcide De Gasperi che cercava sostegni anche quando aveva il 50 per cento di share . Se Berlusconi saprà giocare , se la sua « Finanziaria eccezionale » sarà rassicurante negli investimenti militari e nella costruzione di una nuova intelligence che l ' Italia non ha mai avuto , senza stravolgere alcuna voce del bilancio sociale , l ' opposizione potrebbe trovarsi davvero a mal partito .
L'anacronistico dittatore di Minsk ( Bettiza Enzo , 2001 )
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Che fosse una grottesca telenovela spionistica , quella che ha visto lo pseudoimprenditore italiano Angelo Antonio Piu e la sua compagna bielorussa Irina Ussak , rispettivamente condannati a quattro anni di carcere ciascuno , lo si è capito perfino dalle parole pronunciate dopo la sentenza dagli esponenti del durissimo Kgb di Minsk : « Non aveva una grande esperienza , era impreparato , non parlava neppure la nostra lingua . Come si fa a mandare in Bielorussia una spia del genere ? » . Ma la vera domanda è un ' altra . Come si fa a incriminare per spionaggio uno straniero che non sa fare la spia , accusando la sua amica bielorussa di « alto tradimento » , per poi comminare ai colpevoli una pena assai blanda in un paese dove simili delitti vengono spesso e facilmente puniti con la condanna a morte ? Come si fa a trasformare una cronaca di poveri amanti in un grave complotto contro lo stato ? La risposta a tale miserevole faccenda , di per sé irrilevante e quasi comica , in senso lato la possiamo trovare nel clima tutt ' altro che comico che da anni grava su questa che è la meno ex e la più sovietica delle ex repubbliche sovietiche . In senso più stretto troviamo un ' ulteriore risposta nella torbida atmosfera che ha preceduto e accompagnato lo svolgimento delle recenti elezioni che il 9 settembre hanno riconfermato alla presidenza del paese , per altri sette anni , il dittatore bielorusso Aleksander Lukassenko . Una vittoria - truffa annunciata con intimidazioni e brogli denunciati dagli osservatori dell ' Osce ( Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ) . Il prevedibilissimo risultato ha assegnato a Lukassenko il 75,6 per cento dei suffragi contro il 15,3 rosicchiato a fatica dal sindacalista Vladimir Goncharik , principale candidato dell ' opposizione . Non a caso , la farsa processuale contro lo sventurato italiano Piu e la sua amica ha avuto inizio due giorni prima delle elezioni presidenziali , stravinte dal dittatore nazistalinista in un clima di paranoia antioccidentale e caccia alle streghe . Il che la dice assai lunga sui metodi e i soprusi in uso nell ' infelice « ex » repubblica sovietica . Lukassenko , 47 anni , un tempo amministratore d ' una fattoria collettiva di polli , atleta dilettante , portamento marziale accentuato da un paio di baffi alla cosacca , gestisce ormai da tempo come un misero pollame colcosiano i suoi 11 milioni di sudditi ( reddito mensile 77 dollari ) . Nei modi primitivi , nelle idee bellicose , nei metodi brutali e truffaldini è una specie di microcaricatura bielorussa di Stalin , Hitler e Milossevic . Sponsorizzata e blandita dalla madre Russia vicina , tollerata non si sa bene perché dall ' Europa , pressoché ignorata dagli Stati Uniti , l ' anacronistica dittatura lukasenkiana è riuscita a instaurare al centro del continente un misto di vecchia Urss e di vecchissimo principato tartaro . La sigla della ex polizia politica sovietica , Kgb , è rimasta immutata a Minsk : i proconsoli di Mosca occupano posti di massima responsabilità nel governo illiberale , nell ' economia statizzata , nelle istituzioni inquinate dalla corruttela . In realtà la Bielorussia , dove il popolo è costretto a parlare il russo nelle scuole e negli uffici , non è che una colonia povera della Russia in cui Lukassenko ricopre il ruolo di un prefetto di polizia agli ordini dei viceré di Putin . Le demoralizzate opposizioni democratiche , minoritarie e perseguitate , vorrebbero riacquistare l ' indipendenza vera di cui la repubblica fruì per pochi anni dopo il crollo del comunismo . Mentre molti sudditi comuni , forse la maggioranza , desidererebbero farla finita con la finzione di un ' indipendenza artificiale e venire assorbiti formalmente dalla grande e più ricca e più debolscevizzata Federazione russa . Mosca , però , non vuole concedere a Minsk né la sovranità piena né il pieno incorporamento alla Federazione . Vladimir Putin preferisce mantenere la Bielorussia a bagnomaria come un feudo semi indipendente situato coi suoi traffici illeciti , i suoi radar e le sue installazioni missilistiche a mezza via fra Est e Ovest , a ridosso della Nato e dell ' Unione Europea in procinto di allargarsi.Ma dopo l ' attacco terroristico contro l ' America , molte cose stanno cambiando anche in Russia . Se Putin vorrà davvero avvicinarsi all ' Occidente , per costituire una diga comune contro il diluvio islamico , potrà continuare a mantenere il lazzaretto bielorusso come un cuneo di divisione e d ' infezione nel cuore del continente europeo ?
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Il quadro economico è cambiato radicalmente rispetto al 10 settembre . Abbiamo preparato una Legge finanziaria straordinaria perché è straordinario il momento . Abbiamo stanziato alcune migliaia di miliardi per potenziare la sicurezza interna e i servizi di intelligence . Eppure , siamo riusciti a tener fede agli impegni di migliorare la qualità della vita dei pensionati e delle famiglie » . Alla vigilia della presentazione della prima Finanziaria del governo Berlusconi , Gianfranco Fini non crede che la recessione economica possa compromettere a lungo l ' economia italiana . « Per tranquillizzare i mercati , è indispensabile che tutti i focolai di terrorismo vengano individuati e sradicati . Tutti sanno che i prossimi mesi non saranno agevoli . Ma è ragionevole pensare che dalla primavera del 2002 possa ripartire la ripresa economica internazionale . L ' Italia sarà certamente in grado di cogliere questa occasione » . Quanti provvedimenti economici avete dovuto rinviare dopo gli attentati di New York ? Ragioniamo con la logica di un governo che ha cinque anni davanti a sé e che si è trovato con un deficit imprevisto grazie anche alla politica del centrosinistra . Abbiamo dovuto graduare nel tempo alcuni interventi anche se nel pacchetto dei 100 giorni abbiamo potuto adottare misure come la Tremonti bis e la legge obiettivo per le opere pubbliche finalizzate ad aiutare l ' economia e a far ripartire la produzione » . Quanto dovremo aspettare per gli sgravi fiscali che avete promesso in campagna elettorale ? Tutta la riforma del sistema fiscale sarà oggetto di delega a margine della Finanziaria e sarà messa a punto nell ' arco del 2002 . Alla base di tutto questo ci sono gli attentati di New York . Il presidente egiziano ha confermato l ' intenzione dei terroristi di colpire il vertice di Genova . Avevate avuto segnalazioni precise ? Mubarak ha confermato che i servizi segreti italiani avevano segnalato , anche su informazioni di altri colleghi , che gli estremisti islamici avrebbero cercato di colpire Bush in aria . Il governo decise di chiudere lo spazio aereo di Genova tirandosi addosso una nuvola di polemiche . Alla luce di quanto è successo l'11 settembre quelle polemiche si dimostrano tragicamente infondate e chi ci accusò di voler limitare la libertà di movimento dei cittadini dovrebbe riflettere . Va rivisto anche il giudizio negativo che molti hanno dato sull ' opera di prevenzione dei nostri servizi ? Il governo non lasciò nulla al caso . Intervenne su indicazioni precise e questo deve indurre tutti a essere meno superficiali nella valutazione della supposta incapacità dei nostri servizi come elemento utile a garantire la sicurezza . Avete elementi concreti per considerare l ' Italia come un obiettivo dei terroristi ? Anche per la sua posizione geografica , l ' Italia è certamente uno degli obiettivi di questa follia criminale . Ma la vigilanza è molto alta e l ' arresto di lunedì scorso dei cinque giovani afghani dimostra che funziona . Però la gente è inquieta , molti hanno paura . Io credo che abbia ragione il ministro dell ' Interno quando definisce del tutto fuori luogo un allarmismo generico e immotivato . Per questo mi auguro maggiore consapevolezza da parte di chi ha il compito delicatissimo di informare l ' opinione pubblica . Si riferisce alle notizie sull ' eventuale uso da parte degli americani della bomba atomica ? Appunto . Non c ' è alcuna ipotesi realistica in proposito . Qualcuno dice che gli Stati Uniti non ci tengono in gran conto . Non è vero . I rapporti personali tra Bush e Berlusconi sono un ulteriore elemento di garanzia circa la lealtà dell ' Italia e la sua capacità a tener fede agli impegni . Senza le doppiezze e i bizantinismi che purtroppo hanno caratterizzato la politica italiana in passato , determinando un giudizio complessivo di scarsa serietà e affidabilità . Debbo riconoscere che , a parte rarissime eccezioni , il comportamento responsabile dell ' opposizione concorre a garantire la piena tenuta del nostro Paese . Il nostro sostegno militare agli americani sarà virtuale ? Voglio dire : non ci saranno chiesti uomini e mezzi ? Noi faremo tutto quello che sarà deciso in sede Nato . Se gli inglesi sono già operativi è perché il loro rapporto con gli Stati Uniti è da sempre strettissimo e il loro potenziale di intervento militare è assai più elevato del nostro . Ma sarebbe sbagliato misurare l ' affidabilità dell ' Italia sulla base del numero di mezzi che ci sarà richiesto . Questo regolamento di conti con il terrorismo internazionale non potrà limitarsi solo ad aspetti militari . Appunto . È significativo constatare che sulla legittimità della risposta militare concordano tutti . Ed è estremamente importante quel che ha detto la gerarchia cattolica . Ma la lotta al terrorismo dovrà servirsi necessariamente anche di altri strumenti come l ' individuazione dei santuari finanziari e l ' adozione di alcune misure di embargo . Anche qui l ' Italia è chiamata a fare la sua parte .
Dall'odio etnico alle guerre sante ( Bettiza Enz , 2001 )
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La bomba lanciata a Belfast contro un corteo di bambine cattoliche che , nei giorni di riapertura dell ' anno scolastico , si recavano alla Holy Cross Primary School situata nell ' infuocato quartiere di Ardoyne , è stata un ' imboscata protestante certamente inaudita quanto orrenda . Mai , nella guerra civile che da trent ' anni continua a insanguinare l ' Irlanda del Nord , era accaduto che fanciulli innocenti venissero presi a bersaglio dai bombaroli dell ' una o dell ' altra fazione . Le analogie che vengono a mente esulano dai confini dell ' Europa occidentale : Little Rock , Bosnia , Kosovo , Algeria , Nigeria , Sudan , Indonesia . Però , in questi giorni cruciali , il paragone che forse colpisce più l ' occhio e l ' immaginazione è quello fra l ' Irlanda del Nord e la Palestina . Non v ' è dubbio che il lancio della granata contro lo scolaresche cattoliche dell ' Ulster sia stato , di per sé , un gesto assolutamente indegno di una società civile europea . Ma in un certo senso ancora più inquietante , più emblematica , perché volutamente intonata al clima d ' intolleranza confessionale generalizzata che va espandendosi nel mondo , è stata la fitta sassaiola che , prima della bomba , i protestanti avevano fatto piovere sulle giovani alunne della Holy Cross School.Tale prima eccezionale intifada anticattolica non è stata che un ' intenzionale citazione della seconda intifada mediorientale : quella rilanciata dai palestinesi contro gli ebrei per motivi religiosi un anno fa , quando Ariel Sharon , non ancora primo ministro , decise di compiere una passeggiata attraverso la Spianata delle Moschee di Gerusalemme . Da quel momento , attizzata da un evidente atto di provocazione religiosa , la lotta per la liberazione della Palestina perdeva i suoi connotati tradizionalmente laici e assumeva , anch ' essa , caratteristiche religiose e fondamentaliste sempre più accentuate e indiscriminate . Scendevano in campo , scavalcando l ' indebolita Autorità palestinese di Yasser Arafat , i fanatici della guerra santa , della Jihad islamista , i kamikaze di Hamas e i guerriglieri dell ' Hezbollah libanese . Dai sassi si passava alle bombe , alle autobombe , agli uomini bomba che s ' immolano nelle discoteche , nelle pizzerie e nei centri israeliani con la certezza di rinascere seduta stante nei paradisi di Allah . Ciò che più impressiona di questa nuova epidemia terroristica è la sua omologazione nelle tecniche e nei gesti simbolici , i sassi nell ' Ulster come in Cisgiordania , omologazione pericolosa che sembra scavalcare i confini tra mondi culturalmente diversi : non a caso uno studioso della London school of economics ha potuto azzardare lo slogan « Irlanda del Nord fotocopia della Palestina » . Da un altro lato impressiona la virulenza con cui l ' odio religioso , dilagando sempre più in primo piano , sembra prevalere e diventare un po ' dovunque la fase suprema dell ' astio etnico , il quale spesso poggia su basi surrettizie o immaginarie . Si ricorda distrattamente che arabi ed ebrei sono semiti , ma si sottolinea con più forza che gli uni sono musulmani e gli altri giudei . Si guardano le drammatiche immagini di Belfast e si vedono bimbe cattoliche terrorizzate che hanno gli stessi capelli biondi o rossi delle bimbe protestanti : più del cromosoma le distingue il marchio della religione . C ' è infine l ' aspetto , non meno preoccupante , dell ' integralismo religioso globalizzato . Più le differenze confessionali si fanno ampie e globali , contrapponendo per esempio nel suo insieme l ' intero mondo islamico a quello cristiano e giudaico , tanto più l ' intolleranza politicizzata di una parte tende a prevalere senza reciprocità sulla tolleranza legale e morale dell ' altra . L ' Europa difatti tollera l ' invasione delle sue coste meridionali da parte di nomadi masse islamiche , lascia che Parigi e Milano diventino centri islamici mondiali ; ma cosa avverrebbe se folle di europei senza lavoro invadessero le coste libiche o algerine , o se tentassimo di erigere una basilica cristiana nei deserti dell ' Arabia Saudita ? Perfino alla conferenza delle Nazioni Unite di Durban abbiamo visto trionfare l ' intollerante fondamentalismo terzomondista , fomentato da stati teocratici che , con l ' appoggio di governi dispotici come quello castrista , sono riusciti a imporre l ' equazione ingiuriosa del sionismo parificato al razzismo . Le delegazioni americana , canadese , australiana e israeliana hanno abbandonato la conferenza . Le delegazioni europee sono rimaste . La cultura della resa e del rimorso ha paralizzato una volta di più gli europei che , pur lapidandosi a Belfast , rinunciano poi a difendersi concordi dall ' aggressore esterno .
La California non è l'Italia ( Vespa Bruno , 2000 )
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« Spiega perché la California non è l ' Italia » mi dice Carlo Rossella , mutuando il titolo di un libro di Franco Tatò . « Ma resto soltanto tre giorni ... » . « Scegli qualche tema che ti colpisce e scrivi una specie di diario » insiste . E mi fa sentire , si passi il paragone immodesto , come Montanelli quando nel'52 il Corriere lo mandò a raccontare New York . Gaetano Afeltra , allora redattore capo e anima del giornale , aveva fatto il suo viaggio più lungo da Amalfi a Milano . « Eppure » scrisse Montanelli « eccomi al Waldorf Astoria ad aspettare che Gaetanino mi chiami da Milano per sapere da che parte devo cominciare per render chiara l ' America , la mia America , ai lettori » . Il problema è che allora l ' America , a cominciare da Afeltra , non la conosceva nessuno . Adesso la California la conoscono in molti . Il tentativo , dunque , è pericoloso . Comunque , proviamo . Le città . Los Angeles è fatta a misura d ' auto . Sarà un caso , ma il pomeriggio in cui sono andato a spasso in centro , diciamo così , i pedoni erano scomparsi . Sbucano dai garage sotterranei , entrano in uffici e negozi e arrivederci . La via Monte Napoleone di Beverly Hills si chiama Rodeo drive , è piena di raffinate luci natalizie e di negozi di balocchi per grandi : vestiti , orologi , oggetti più diversi con una sola cosa in comune : il lusso sfrenato . Le grandi griffe italiane dominano il quartiere . Se sapete quanto costa una borsa in Italia , entrate a domandare : vi chiederanno il triplo . Accidenti all ' euro , qui siamo poveri in canna . Chiedo a un amico come mai qui non esiste il problema del parcheggio . « Vengono a fare spese con l ' autista » risponde . Se a Los Angeles si va dal pienone delle autostrade urbane al deserto dei quartieri chic , San Francisco è tutt ' altra storia . A Chinatown trovate più cinesi che a Pechino , a North Beach siete in Italia . Il vecchio Caffè Trieste è un ' istituzione , il sabato si suona e si canta , una signora sta scrivendo un libro sulla storia vissuta tra questi tavoli . Alla chiesa di San Pietro e Paolo dicono messa in italiano e in cinese . Ho incontrato due sposi che salivano sulla carrozzella bianca . Per i parenti c ' era una limousine bianca lunga quanto un bus . L ' ambiente . A Beverly Hills e a Bel Air , dove vivono gli attori più ricchi di Hollywood , lavorano 20 mila giardinieri e si vede . Per chilometri incontri solo siepi bellissime e piante d ' ogni specie che segnano il confine tra una invisibile villa e l ' altra . Se dimentichi di comprare il pane , devi provvedere con l ' elicottero . Le spiagge di Malibu e di Santa Monica in questa stagione sono incantevoli : nelle ore più calde si può prendere il sole in costume . Anche se nei giorni feriali non c ' è quasi nessuno , la vigilanza è strettissima . Sulla sabbia non trovi un pezzo di carta o una cicca nemmeno se bandisci un concorso internazionale . Ogni trenta metri c ' è un bidone per i rifiuti . Per chi sporca la multa è di mille dollari , 2 milioni e 300 mila lire . Noi siamo più poveri . Ma se multassero di mezzo milione chi getta una busta di plastica in mare o un cartoccio sulla sabbia , l ' Italia diventerebbe un altro paese . Le donne . Sono stato alla festa per i quarant ' anni di attività di Valentino . Mi ha detto Flavio Briatore , che accompagnava la bellissima Naomi : « Celebriamo un mito . Reggere quarant ' anni in quest ' ambiente è straordinario » . Valentino qui è a casa sua più che a Roma . Come Pavarotti . Venerato da donne bellissime , si gode un successo costruito abito dopo abito . Non sono pratico di dive e di modelle , fino a Claudia Schiffer arrivo da solo , poi chiedo a qualche Virgilio di condurmi per mano in questo mondo fatato . Quella è Anjelica Huston , quello schianto è Charlize Theron , ma sì , la donna - Martini . Bellissima Ivonne Sciò come Jennifer Beals ( Flashdance ) ed Elisabeth Hurley . Bella la Herzigova , ma lì giochiamo in casa . Giudizio complessivo : alte come giraffe , splendide , sederi e tette perfetti . Ma tutte uguali , meglio le italiane . Musei . Il nuovo Getty Center di Los Angeles lascia senza fiato . Mai visto niente di più bello e funzionale . Non si paga il biglietto , come nei nostri musei siciliani , e questo non sta bene perché l ' arte costa e non si regala . ( Perché nella romana San Luigi dei Francesi non si recinge un settore di preghiera e non si chiede un biglietto per vedere e mantenere gli straordinari Caravaggio ? ) . Ma il vecchio Getty e i suoi eredi hanno voluto donare questo splendore agli Stati Uniti e a caval donato ... Non ci sono impianti di allarme visibili , la vigilanza è strettissima , ma discreta e cortese . I custodi sono assai meno colti dei nostri : a Brera o al Poldi Pezzoli possono farsi scoperte magnifiche . Negli Usa si investe molto in cultura perché il fisco è generoso . Premia i Paul Getty , ma rende integralmente detraibili anche le centomila lire della tessera di socio del Moma a New York . In Italia , dove l ' arte potrebbe mantenerci tutti da signori , il fisco è miope . Per usare un eufemismo .
Londra, ma quanto mi costi ( Vespa Bruno , 2000 )
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Sandro , dove sei ? E dove sei cara vecchia sterlina ceduta a prezzi stracciati ? Era la fine di giugno del 1975 e Sandro Paternostro mi disse : compralo . Un bellissimo vassoio inglese del '700 costava poco più di mezzo milione . Per me , redattore ordinario del telegiornale , era quasi uno stipendio . Perciò non lo comprai . Nonostante Sandro , che aveva fama di gran fiuto per gli affari , mi implorasse di farlo . « Compralo e poi rivendilo a Bulgàri » . Diceva Bulgàri , con l ' accento sbagliato . Lo diceva mentre la sua vivacissima bambina rischiava di mandare in frantumi antiche porcellane cinesi esposte alla Grosvenor House , mentre l ' inflessibile moglie tedesca gli ordinava di fermarsi per strada a comprare un pollo da portare a cena e mentre la sterlina era al minimo storico sulla lira : millecinquecento lire . I taxi neri portavano la scritta « For hire » ( a noleggio ) , le cabine rosse del telefono facevano impazzire gli stranieri confusi tra scellini del vecchio e del nuovo sistema di conto , i commessi di Liberty misuravano ancora la stoffa a yard e gli italiani compravano tutto a prezzi di saldo . Da allora sono tornato a Londra molte volte , il mio reddito è sensibilmente migliorato , ma per la prima volta nei giorni delle vendite natalizie mi sono rifiutato di comprare la mia amata carta da Smythson of Bond street : con la sterlina a 3.200 lire ogni tanto sbagliavo i conti di uno zero . In Gran Bretagna mi sono sentito sempre uomo d ' Oltremanica : stavolta ero un extracomunitario accattone . « Lo shopping ? Meglio a Roma e a Milano » mi aveva avvertito Antonio Caprarica , corrispondente della Rai da qui . Ma non immaginavo questo disastro.Ottenuta al prezzo scontatissimo di 600 mila lire per notte una bella stanza d ' albergo a Piccadilly con l ' amata vista su Green Park e il Big Ben sullo sfondo , constato che la prima colazione costa 60 mila lire , assai più che in qualunque albergo italiano a cinque stelle . Prenotando con un modesto anticipo , trovo sorprendentemente un tavolo al Connaught , nell ' omonimo , delizioso albergo di Mayfair : resta una delle migliori tavole d ' Inghilterra . Il servizio è efficiente , premuroso , cortese e assai curato nelle forme : ma i camerieri si muovono con fretta eccessiva . Sembrerebbero italiani , se non fosse che gli italiani nei nostri migliori ristoranti , dal Pescatore di Canneto sull ' Oglio a Pinchiorri di Firenze , da Santin di Cassinetta a Don Alfonso di Sant ' Agata sui Due Golfi , non corrono e sembrano educati alla corte d 'Inghilterra.Visto che i piatti alla carta richiedono non meno di 45 minuti , chiedo un roast - beef ( eccellente ) al carrello . Il maître strapazza il suo assistente che non sa affettarlo con le cadenze religiose richieste , mi serve un contorno di asparagi e poi dolce e caffè . Bevo un ottimo Rioja del ?94 , vino rosso spagnolo del Nord prodotto al confine col Paese Basco : 100 mila lire . Per capirci , un Chianti di medio calibro costa 129 mila lire , i grandi ( ma non grandissimi ) toscani e piemontesi stanno intorno alle 400 mila . Il mio conto è di 320 mila lire , senza piatto d 'entrata.Bond street è piena di tutte le principali griffe continentali e americane . Gli italiani la fanno da padroni ed è più facile fare un confronto sui prezzi degli stessi oggetti qui e là : a Londra costano talvolta il doppio , quasi sempre il triplo che da noi . A naso ho la sensazione che il potere d ' acquisto della sterlina per gli inglesi equivalga alle nostre 2.500 lire , con una sopravvalutazione per noi del 30 per cento . Amici italiani che vivono qui da molti anni con posizioni influenti dicono di peggio : 2.200 lire , equivalente al cambio di dieci anni fa . Se un cartello dice : fate un ' offerta di 2 sterline , chiede di fatto 5 mila lire . Al cambio per noi fanno 6.500 . Se l ' ingresso a una mostra d ' arte ci costa 22 mila lire , agli inglesi costa 15 mila . Come in tutte le grandi città europee , i taxi costano meno che a Roma e anche meno che a Milano , che noi romani troviamo in questo campo ( l ' unico ) più economica della capitale . Si parte da 5 mila lire e con 15 mila lire si fa una corsa che da noi costa venti . Detto questo , Londra è sempre più europea ( cosa che ai nostalgici come me dispiace un poco ) , è pulitissima , curatissima , elegante , anche se un nostro diplomatico mi parla in un orecchio di terribili e durevoli miserie in periferia . Chi viene dalla Roma del Giubileo , dove non è stata fatta nessuna grande opera pubblica , resta senza fiato dinanzi alla Great Court , la meravigliosa struttura architettonica , inaugurata all ' inizio di dicembre dalla regina , che sposa antico e postmoderno nel cuore del British Museum . L ' ingresso è libero , come lo è nella straordinaria Reading Room circolare che ne costituisce il cuore . Essa raccoglie decine di migliaia di volumi specialistici : l ' accesso ai computer , ora gestito dai commessi , sarà progressivamente generalizzato e intanto ciascuno può consultare l ' indice generale cartaceo . Ho aperto alla voce Leonardo e mi son piovute addosso 22 pagine con l ' elenco delle opere disponibili sull 'argomento.Gli appassionati di Impressionismo troveranno una buona mostra alla National Gallery . Ma visto che ci sono , non trascurino di rivedere , se già la conoscono , la straordinaria collezione del Rinascimento italiano ( anche qui l ' ingresso è gratuito ) . Troveranno una novità per noi dolorosa : un piccolo Cimabue acquistato quest ' anno all ' asta ( Vittorio Sgarbi mi parla di una ventina di miliardi ) . Entrambe le esposizioni , quella fissa e quella stagionale , sono ordinate benissimo . Un ' altra mostra di impressionisti sta alla Courtauld Gallery , uno dei paradisi della Somerset House , bellissimo palazzo settecentesco affacciato sul Tamigi e riaperto da poco . Ma chi ci va non trascuri la splendida collezione di quadri antichi di Samuel Courtauld , il magnate che s ' innamorò del Rinascimento italiano visitando Firenze esattamente un secolo fa e avendo parecchi soldi si circondò di molti Rubens e Bruegel e di tanti altri gioielli . Chi ama l ' arte contemporanea non manchi la Tate Modern , recentissima filiazione della Tate Gallery . Una colossale struttura architettonica d ' avanguardia offre in uno spazio immenso il meglio del postmoderno . L ' ingresso , fortunatamente per noi italiani , è gratuito . Recuperiamo così nei musei un briciolo di quel che abbiamo speso in giro.Gli esperti dicono che prima o poi la sterlina dovrà dimagrire e i negozianti londinesi sono i primi ad augurarselo , visto che trattano la « Chelsea pound » , produttrice a Londra di prezzi assai più alti che nel resto del Regno Unito . All ' elegante commessa di un elegante , inglesissimo negozio ho detto : « Dite a Blair che a questi prezzi non ce la facciamo » . Lei ha risposto gelida : « Sono francese , detesto Blair , rimpiango De Gaulle » .
L'abc della moralità politica ( Veca Salvatore , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Una campagna elettorale decente ? Ecco tre idee che ci possono aiutare . Nel confronto non ci sono nemici , solo avversari . Le regole vanno osservate , anche quando non ci piacciono . E ci vuole rispetto tra i competitori . Negli anni Trenta del secolo scorso Carlo Rosselli si chiede nel suo Socialismo liberale quale fosse la natura del conflitto politico in una democrazia . Si chiedeva anche perché fosse fondamentale l ' osservanza del " metodo liberale o democratico di lotta politica " . Vale la pena di riflettere sulle sue risposte . Il metodo di lotta politica è quel metodo chi " per la intima essenza , è tutto penetrato dal principio di libertà . E ancora : " Sul terreno politico si potrebbe definire come un complesso di regole di giuoco che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare . Prima ancora di essere un sistema di meccanica politica , esso vuol essere una sorta patto di civiltà che gli uomini di tutte le fedi stringono fra loro per salvare nella lotta gli attributi della loro umanità " . Ci sono almeno tre idee importanti in queste parole di Rosselli pensate e scritte al confino di Lipari negli anni terribili del collasso europeo delle democrazie , gli anni del consolidamento e della nascita dei regimi totalitari . Tre idee che possono forse aiutarci a fissare i minima moralia di una campagna elettorale decente . La prima riguarda la mutua compatibilità fra la condivisione di alcuni valori politici di base e la sacrosanta divisione fra idee di società e di agenda politica alternative fra loro . In parole povere , non c ' è alcuna contraddizione fra quanto ci unisce e quanto ci divide . Dividendoci nettamente , radicalmente e duramente su promesse distinte di governo , noi non revochiamo la nostra lealtà civile a quanto in ogni caso ci accomuna . E accettare questa prima idea è solo un atto dovuto per chiunque accetti e sostenga la priorità della libertà delle persone come valore che non è controverso . Come valore che è e deve essere sottratto alla controversia . Questo vuol dire che nel confronto non ci sono nemici : ci sono avversari . Ci sono competitori , punto e basta . Chi si confronti con gli avversari trattandoli come nemici viene meno alla prima regola aurea del metodo e non prende sul serio nei fatti la priorità della libertà delle persone , per quanto liberale si dichiari a parole . Veniamo alla seconda idea : essa chiarisce la natura propriamente controversiale della democrazia che proprio nella fase elettorale assume un carattere di spicco . Non c ' è democrazia senza conflitto . Il patto di civiltà , di cui parlava Carlo Rosselli nei terribili anni Trenta di un secolo in cui , come si dice , chiunque desiderasse una vita tranquilla ha fatto male a nascere , regola il conflitto . A che cosa servono le regole per la competizione , le famose regole del gioco ? Esse stabiliscono quali mosse siano ammesse e quali no . E se i partecipanti vogliono giocare a quel gioco , vogliono vincere quella partita , vogliono prevalere sugli avversari con un punteggio superiore che , fino a prova contraria , consiste nell ' ammontare di fiducia che ottengono dai votanti . Chiunque sgarri rispetto alle regole , le violi o le usi opportunisticamente si tira fuori , defeziona dalla controversia democratica . Contravviene ai fondamentali della moralità politica ed è semplicemente degno di biasimo . L ' insofferenza per le regole è un brutto segnale . E non vale l ' argomento per cui non ci piacciono le regole e , quindi , non siamo tenuti a osservarle . Al critico delle regole si dovrà replicare che c ' è un solo modo nella controversia democratica , per ottenere il cambiamento delle regole o la loro abolizione , se è il caso . E ' quello di far crescere il consenso e la fiducia a favore della propria posizione che deve misurarsi lealmente con quella degli avversari . Osservo di sfuggita che per misurarsi con gli avversari è sfortunatamente necessario che ci si confronti , davanti a un uditorio , con gli avversari . Se no , di che diavolo di confronto democratico parliamo ? E perché tirare in ballo la solenne natura controversiale della democrazia ? Che Berlusconi insista nel rífiutarsi a un confronto con Rutelli è intrinsecamente sbagliato . Uno potrebbe obiettare : perché è sbagliato ? Che male c ' è ? Non è forse libero di scegliere il leader della Casa delle libertà ? Per replicare , ci viene in soccorso la terza idea sui minima moralia di una campagna elettorale decente . La terza idea è quella del mutuo riconoscimento o dell ' eguale rispetto dovuto a chiunque sia un partecipante alla competizione . L ' espressione " eguale rispetto " è terribilmente vaga . E ' curioso che noi sappiamo benissimo spiegare in quali circostanze proviamo l ' esperienza del deficit o della mancanza del rispetto da parte di altri e facciamo più fatica a chiarire le cose in positivo . Rispettare una persona non vuol dire esprimere stima nei confronti di quella persona . La stima è variabile , dipende dal merito o dal valore di mercato di una persona per le sue capacità , le sue competenze o le sue abilità in un qualche campo . L ' egualitarismo con la stima fa dei brutti scherzi . Ma il rispetto deve essere invece distribuito ugualmente : perché , almeno in democrazia , ciascuno vale almeno quanto ciascun altro . Mancare di rispetto allora vuol dire o ritenere che le persone abbiano solo un valore di mercato o ritenere di valere , per qualche misteriosa ragione , più o molto più degli altri . Queste credenze sono del tutto legittime in molti campi della nostra vita individuale e collettiva , in amore , in affari , in cucina e nello sport . Ma non hanno diritto di cittadinanza nella sfera pubblica della controversia democratica . E questo ce lo suggeriscono le nostre tre idee a proposito dell ' abc della moralità politica .
Sinistra, ricominciamo da tre ( Gravagnuolo Bruno , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Metti che due filosofi politici , suppergiù coetanei , decidano di sedersi a un tavolo con un registratore . Per raccontare la loro parabola generazionale , cosi come s ' è dipanata negli ultimi decenni . E per tentare di aggiornare la rotta , riassestando le idee sul corso del mondo . Potrebbero venirne fuori sproloqui . O confessioni reducistiche , specie se i due si sono formati in pieno sessantotto . In passato è già accaduto , e con interlocutori illustri . E il tentativo non ha lasciato tracce , se non fiumi di inchiostro malinconici . Invece , nel caso di Angelo Bolaffi e Giacomo Marramao , il tandem ha funzionato . E il verbale merita di essere conservato : Frammento e sistema ( Donzelli , pagine 173 , lire 18.000 ) . Conservati dai più giovani e anche da quelli - che immersi nella medesima temperie - volessero capire quel che hanno pensato , lungo gli anni , due ex giovani neo - marxisti di fine anni sessanta . I quali , pur senza essere « pentiti » , han mutato a fondo il loro modo di pensare . Bolaffi e Marramao sono due filosofi politici , entrambi legati in origine all ' « impero filosofico del Reich » , alla Germania . Studioso di Weimar e di Weber , il primo . Direttore della Fondazione Basso il secondo : ermeneuta del « tempo » e del nesso « potere - secolarizzazione » , studioso di Mondolfo . Allievo di Colletti , il primo . Di Eugenio Garin il secondo . Due marxisti inizialmente , autori vent ' anni fa su Rinascita di un articolo intitolato « Chi , ha paura di Bad Godesberg ? » , che suscitò reprimende . Oggi approdati a un pensiero di sinistra democratica , che fa perno sui diritti in era di globalizzazione . E sull ' universalismo in era di differenze ed « etiche in conflitto . Frammento e sistema sono i due corni del dilemma ricorrente nel libro . Quello profilatosi con la crisi del marxismo già negli anni settanta . E che vedeva il nichilismo decostruttivo opporsi alla grande sintesi ideologica incrinata . Sino al dilemma attuale , che vede sul pianeta lo scontro / incontro tra dimensione globale e dimensione locale ( il « glocale » ) . Con l ' avvertenza però che non di topografia si tratta . Bensì di « sinergia - allergia » . Compenetrazione tra simultaneità dell ' economia mondiale , e « reazione allergica » di identità culturali attivate e schiacciate dal global - market . Prima di entrare in questa sindrome d ' epoca , sprigionata dal 1989 , soffermiamoci sul cammino anteriore dei due studiosi . E ' la crisi del marxismo e del comunismo lo snodo . E poi , in entrambi , la scoperta di alcune questioni capitali . La crisi di rappresentanza democratica . I divieti dei corporativismi incrociati . La paralisi della decisione . Lo svelarsi nichilistico della politica « infondata » , dissolte ormai le filosofie della storia . E perciò , Schmitt e Kelsen . Nietzsche e Heidegger . E la tragedia di Weimar , laboratorio di una democrazia avanzata che collassa , plebiscitariamente , per eccesso di domande nel 1933 . Ma il tutto ben dentro lo scontro Oriente - Occidente , nel cuore d ' Europa . Notazione interessante a due : il totalitarismo è frutto dell ' esplosione moderna del pluralismo . In una realtà « massificata dalla tecnica » ( Marramao ) . E senza più il freno del « diritto naturale » e dello « Ius pubblicum europaeum » ( Bolaffi ) . Cruna d ' ago per scorgere il futuro ­ cioè l ' oggi - è così il balzo nel passato della democrazia , « prima » della catastrofe continentale del '900 . Gli addentellati a ritroso ? Ben prima del fascismo e del comunismo , stanno in due modelli : lo stato nazione « tellurico - continentale » , e lo « stato « oceanico » di tipo anglo - americano . Sovranità territoriale e arcipelago sovrano , secondo la vecchia profezia di Karl Schmitt . E arriviamo all ' altro fulcro della discussione . Si è eclissato il Leviatano , sia nella forma territoriale che in quella « transmarina » ? Marramao propende per il sì , come pure Bolaffi . E qui forse esagerano , benché poi il primo scorga nuovi « Microleviatani » sulla mappa del dopo '89 . Infatti , non solo ci sono le nuove entità nazionaliste , attivate dal crollo comunista . Ci sono anche gli Usa , rimasti unici arbitri . E quanto all ' Europa , ci son gli stati - guida al suo interno , per nulla intenzionati a rinunciare al loro « direttorio » . Poi c ' è la Russia , neo - stato nazionale , in lizza geopolitica . E la Cina . E i fondamentalismi a base etnico - nazionale . Vince un nuovo bellum omnium contro omnes , per giunta planetario ? Bolaffi ne è preoccupato . Al punto da rivalutare l ' istanza del « diritto naturale » - contro il decisionista Schmitt e contro il relativista Kelsen - come garanzia cosmopolita armata di forza . Marramao al contrario diffida di ogni « etica normativa » , da imporre con i ragionamenti duri del « contratto sociale » , e della filosofia analitica anglosassone ( John Rawls ) . E quindi con l ' imperium degli stati più forti , bardati di tornado e « diritto positivo » . E allora ? Qui la filosofia sconta il suo limite sugli scogli del mondo . Come convincere un Talebano ha gli stessi diritti dell ' uomo ? Che l ' « Altro » ha gli stessi diritti dell ' islamico ? E viceversa , come convincere un « leghista » , a dismettere la sua intolleranza ? Insomma , siamo tutti « stranieri morali » nel mondo che ci divide , e che però ci avvicina in tempo reale e simultaneo . Può bastare , come suggerisce Marramao , lo scambio di reciproche narrazioni tra « diversi » ? O una « fusione di orizzonti » , basata sulla medesima « capacità simbolizzante » che tutti ci accomuna sotto ogni latitudine ? Forse no , senza arene internazionali del diritto , legittimate da forza e da consenso . Altra questione , molto dibattuta nel dialogo : il nesso « interessi - valori - identità » . Ebbene , è giusta la proposta di una « politica universalista delle differenze » avanzata da Marramao , inclusiva di una « Magna carta dei diritti biologici » . Ma perché il tutto non si risolva in un « elegante escamotage » o in « deregulation morale » - come teme Bolaffi - non basta denunciare le opposte prigioni del « comunitarismo » e dell ' « individualismo » . Occorre invece isolare un serie di valori davvero portanti e irrinunciabili . A far da filtro , al di sopra delle « differenze » individuali e di gruppo . E perciò , libertà politiche e civili . Diritto all ' « autorealizzazione » , inclusa l ' attuazione della propria specificità culturale . Diritto alla fecondazione assistita , nel rispetto dei nascituri . Limiti alle manipolazioni genetiche del vivente . E diritti economici : lavoro , bisogni di base , welfare . In tal senso è ben vero che l ' « interesse economico » , senza « forme simboliche » , non si esprime ( Marramao ) . E ' cieco ed afono . Ma non per questo il « conflitto distributivo » finisce . Al contrario , proprio l ' esplodere delle « differenze » segnala l ' irruzione dell ' « economia - mondo - ineguale » , che acuisce il conflitto di culture . E impone quindi politiche economiche post - liberiste , per sedare lo « Scontro di civiltà » che insidia dal di dentro e dal di fuori l ' Occidente ( e Huntington non ignora le « faglie interne » all ' Occidente ! ) . Il capitolo finale del libro porta impressa l ' eco delle Twin - Towers . E vi rimbalzano tutti i temi precedenti . Per Bolaffi e Marramao è ormai fine del « Secolo americano » e unipolare . Una fase che impone di rilanciare il dialogo inter - culturale . Assieme a una nuova geopolitica a più attori . A partire - con Walter Benjamin - dall ' « infelicità degli ultimi » , non dal Bene come « Virtù occidentale » . Nondimeno , per capire la tragedia , non basta dire che il primum movens del fondamentalismo è la « nevrosi identitaria » di un certo Islam subalterno ( Marramao ) . La domanda è : da chi , e perché , quell ' Islam radicale , povero e ricco , è stato eccitato ? Per quale disegno geopolitico ed economico ? Per uscire dal nuovo luttuoso disordine mondiale - oltre la guerra al terrorismo - dobbiamo continuare a chiedercelo . Malgrado gli inviti patriottici al silenzio del professor Panebianco .
StampaQuotidiana ,
Una incredibile notte dalle parti di Tuscania , a due passi da Roma , tra raffiche di mitra , bengala che si alzavano in cielo , gracidio di radio portatili , ordini imperiosi gridati in un megafono e l ' allora colonnello dei carabinieri Mori che , a grandi gesti , invitava noi cronisti a buttarsi per terra per non essere presi in pieno dai colpi . Che anno era ? Non lo ricordo più . Un gruppo di fuoco dei brigatisti rossi , ad un posto di blocco della zona , aveva massacrato due giovanissimi e inesperti carabinieri . Rivedo ancora , con gli occhi della memoria , la scarpa di uno di quei ragazzi che si era sfilata , la banda rossa sui pantaloni della divisa e il corpo appoggiato di lato . Nel buio , nel gelo , tra forre , pozzi e alberi , i due gruppi armati avevano cominciato a spararsi tra loro in un caos indescrivibile e con le pallottole che fischiavano da tutte le parti . Ad un tratto , per la sciabolata di luce di una torcia elettrica , avevo visto Paolo Zardo di « Paese Sera » che cercava di traversare una stradina , senza rendersi bene conto di quello che stava accadendo . Allora mi ero messo a gridare come un pazzo : « Paolo , Paolo , buttati giù . Qui sparano tutti » . Il colonnello Mori , mi aveva tirato per il cappotto per mettermi al riparo . Ma io continuavo ad urlare : « Paolo , Paolo , attento » . Per un attimo , mi si erano parati davanti i visi in lacrime di Lilli Bonucci , la « sua ragazzona » e quelli dei loro figli piccolissimi : Piero e Francesco . Allora avevo spiccato la corsa e raggiunto Paolo in mezzo alla stradina . Lo avevo subito acchiappato al volo scaraventandolo a terra in mezzo alla polvere nella quale eravamo rotolati insieme . Ricordo ancora un paio di insulti in veneziano e una specie di grido strozzato : « Ma che cazzo fai ? » . La spiegazione aveva richiesto solo qualche istante affannoso . Quello era il lavoro , di giorno e di notte , di noi cronisti , nel periodo più terribile e angoscioso del terrorismo . Fu l ' ultima volta che lavorai con Paolo Zardo e non riesco che a ricordarlo come lo vidi in quella situazione : calmo , tranquillo , con il loden verde in quella notte maledetta , piena di freddo paura e angoscia . Caro Paolo , quanto lavoro e quanta fatica , in nome della verità , della giustizia . E con la profonda convinzione che stavamo combattendo per una Italia migliore , contro le trame , le stragi , il golpismo imperante e per la democrazia del nostro scassatissimo paese . Ma di quale giornalismo distaccato e freddo si va raccontando ? C ' erano le trame nere e i delitti infami dei brigatisti rossi che , stranamente , sparavano ai magistrati democratici e onesti o a semplici carabinieri e poliziotti da un milione e mezzo al mese . Subito dopo gridavano di aver « colpito al cuore lo Stato » . Ci facevano orrore le loro chiacchiere , i loro documenti di rivendicazione , così ridondanti , difficili , funerei , scritti con la puzza sotto il naso e molto , molto borghesi . Un anno fa , proprio in questi giorni , Paolo Zardo è andato via per sempre e all ' improvviso . Era convinto che , forse , ce l ' avrebbe fatta con quel suo cuore ballerino . Invece proprio lui , il cuore , lo aveva fregato . Ma il cuore , per convenzione , è anche sede di tante cose . Il tuo era quello di uomo coraggioso , di una persona leale e onesta . Onesta e testarda come lo sono tutti i veneziani . Quelli che , quando scelgono , scelgono fino in fondo , costi quel che costi . Viene da ridere a pensare che eri l ' unico cronista e inviato di « Paese Sera » che avrebbe voluto lavorare , come atto di fede , all ' Unità dove , ai vecchi tempi , davano lo stipendio di un operaio metallurgico . Al grande e diffusissimo « Paese Sera » , la paga era , invece , quella sindacale . Insomma , eri uno dei pochi che chiedeva , in nome di quel tuo essere comunista e iscritto al Pci , di guadagnare ancora di meno , lavorando - come si diceva allora - nel giornale di Gramsci e di Togliatti . Ovviamente non ti accontentarono mai . Tra i banconi della tipografia e le grandi stanze a vetrate della vecchia sede di via dei Taurini , eri necessario per « Paese Sera » che aveva bisogno di cronisti con i fiocchi che credevano davvero - senza puzza sotto il naso - in quel che stavano facendo . A volte , negli intervalli del pranzo , ne parlavamo fuori , facendo due passi . Ci raggiungeva Gianni Rodari che , con grande dolcezza , ti diceva di piantarla . Eri un comunista ? Allora dovevi stare dove eri più utile al partito e al giornale . E tu , ovviamente , brontolando a bassa voce come facevi sempre , finivi per dire , ridendo : « Va bene , obbedisco » . Un anno fa , quando Paolo Zardo ci ha lasciati , l ' Unità non era in edicola e non abbiamo potuto ricordarlo come sarebbe stato giusto . Né lui , né il suo lavoro . Lo facciamo ora . Nato nel 1928 , Paolo Zardo , figlio di musicisti , era subito entrato in contatto con i giornali . Era orgogliosissimo di essere un veneziano puro , vero , autentico . Nel 1958 era arrivato a Roma e lo avevano piazzato subito nella cronaca di « Paese Sera » . Era curioso , onesto . Scriveva con misura e senza esagerazioni . Quando aveva in mano una qualche notizia , riusciva sempre ad arrivare fino in fondo . Dopo una certa attesa ( allora non era facile diventarlo ) lo avevano promosso « inviato di cronaca per i grandi fatti » . Così , Zardo aveva seguito , con dolore , orrore e rabbia , la strage di Piazza Fontana , quella di Brescia , quella dell ' Italicus , i neofascisti di Pian di Rascino , il sequestro di Cristina Mazzotti , il terremoto in Friuli , i funerali di Togliatti , l ' assassinio di Moro . Mille volte e a qualunque ora , ci incontravamo sul lavoro . Purtroppo , ricordare un cronista e un inviato , significa sempre ricollegarsi ai grandi « fatti » e alle tragedie di mezzo mondo per raccontare le quali i giornalisti - sia detto senza retorica - spendono tutto il loro tempo , la passione , la fatica e , a volte , persino la vita . Paolo Zardo ha sempre dato con generosità e coraggio . Fare il cronista , per lui , significava semplicemente stare con la gente , aiutarla , capirla , dare una mano . Paolo , nella vita , ha scritto un solo libro . Era intitolato : « Cronaca addio » .