StampaQuotidiana ,
In
questi
giorni
c
'
è
stato
un
turbinio
di
notizie
nel
campo
della
genetica
umana
.
Hanno
iniziato
Clinton
e
Blair
ricordando
che
il
genoma
umano
non
è
brevettabile
e
che
l
'
iniziativa
governativa
anglo
-
americana
renderà
disponibile
la
sequenza
completa
entro
poco
tempo
.
Il
Nasdaq
,
il
listino
di
borsa
americano
che
racchiude
i
titoli
tecnologici
,
ha
reagito
negativamente
all
'
annuncio
,
a
testimoniare
i
legami
sempre
più
stretti
tra
ricerca
biologica
e
investimenti
.
Ha
fatto
seguito
il
24
marzo
l
'
annuncio
che
il
genoma
della
Drosophila
,
il
moscerino
della
frutta
che
riveste
una
grande
importanza
nei
laboratori
di
genetica
,
era
stato
completamente
sequenziato
.
Dei
giorni
scorsi
l
'
annuncio
della
stessa
Celera
Genomics
di
aver
terminato
una
sequenza
quasi
completa
del
genoma
della
nostra
specie
.
Ma
ieri
il
responsabile
della
fondazione
internazionale
"
Progetto
genoma
umano
"
,
Francis
Collins
,
ha
messo
in
dubbio
il
completamento
della
sequenza
.
Il
tutto
mentre
si
rincorrono
voci
e
smentite
sulla
clonazione
umana
.
Per
questo
è
necessario
non
solo
che
vi
sia
un
ampio
dibattito
su
queste
problematiche
,
ma
soprattutto
che
vi
sia
una
corretta
informazione
su
quanto
sta
succedendo
.
Ospitiamo
l
'
intervento
di
Paolo
Raineri
e
Paolo
Vezzoni
,
dell
'
Istituto
di
tecnologie
biomediche
avanzate
del
Cnr
di
Milano
e
collaboratori
di
Renato
Dulbecco
,
e
un
'
intervista
al
decano
dei
genetisti
italiani
,
il
gesuita
Angelo
Serra
.
L
'
ultimo
secolo
ha
segnato
un
tumultuoso
avanzamento
nelle
scienze
della
vita
.
La
genetica
,
la
branca
della
biologia
che
studia
i
meccanismi
ereditari
,
si
è
imposta
all
'
attenzione
dei
ricercatori
e
poi
del
grande
pubblico
non
solo
come
un
insieme
di
conoscenze
tese
ad
interpretare
i
fenomeni
del
vivente
,
ma
anche
come
una
serie
di
tecnologie
che
incidono
fortemente
sulla
nostra
vita
quotidiana
.
Oggi
ci
si
rivolge
alla
genetica
per
investigare
malattie
di
grande
diffusione
come
quelle
tumorali
,
per
diagnosticare
con
grande
precisione
i
pazienti
affetti
da
malattie
ereditarie
o
per
cercare
di
affrontare
piaghe
sociali
quale
quella
dell
'
Aida
.
In
tutte
queste
patologie
,
il
colpevole
si
trova
nel
genoma
delle
nostre
cellule
,
cioè
nel
Dna
,
quella
molecola
di
oltre
tre
miliardi
di
"
lettere
"
che
nel
suo
insieme
racchiude
tutte
le
istruzioni
perché
il
nostro
organismo
si
formi
a
partire
da
un
'
unica
cellula
embrionaria
e
possa
poi
funzionare
nel
migliore
dei
modi
.
L
'
alterazione
anche
di
una
sola
di
queste
lettere
può
segnare
fin
dalla
nascita
la
sorte
dell
'
individuo
e
portarlo
a
morte
o
ad
invalidità
permanente
,
sottolineando
,
se
ancora
ce
ne
fosse
bisogno
,
quanto
aleatorio
sia
il
destino
dell
'
uomo
.
Oggi
,
grazie
al
Progetto
Genoma
iniziato
poco
meno
di
quindici
anni
fa
,
conosciamo
quasi
per
intero
tutto
il
testo
racchiuso
nel
genoma
della
nostra
specie
.
Si
è
trattato
di
un
grande
sforzo
della
comunità
scientifica
internazionale
che
sta
per
giungere
a
compimento
non
una
ma
due
volte
,
in
quanto
all
'
impegno
del
settore
pubblico
si
è
contrapposta
un
'
aggressiva
iniziativa
privata
capitanata
da
Craig
Venter
,
che
da
ricercatore
degli
Istituti
nazionali
di
sanità
di
Bethesda
nel
Maryland
è
passato
a
dirigere
il
progetto
privato
.
Questo
sta
a
dimostrare
non
solo
che
i
benefici
sono
enormi
,
ma
che
essi
sono
anche
potenzialmente
sfruttabili
in
termini
commerciali
.
È
intuibile
che
ogni
nuova
tecnologia
possa
portare
con
sé
costi
e
benefici
.
Sarebbe
ingenuo
pensare
che
le
scoperte
scientifiche
risolvano
problemi
senza
crearne
di
nuovi
.
Un
'
analisi
razionale
tuttavia
consente
in
genere
di
massimizzare
i
vantaggi
e
ridurre
i
danni
.
Cosa
ci
può
dare
la
conoscenza
dei
meccanismi
che
regolano
i
geni
ottenuta
nell
'
ambito
del
Progetto
Genoma
?
Al
momento
attuale
ci
dà
essenzialmente
i
mezzi
per
diagnosi
precise
e
precoci
,
e
in
un
futuro
,
speriamo
prossimo
,
ci
darà
delle
cure
,
che
,
bisogna
ripeterlo
bene
per
evitare
atroci
illusioni
,
non
sono
proprio
dietro
l
'
angolo
.
La
terapia
genica
,
ad
esempio
,
su
cui
si
poggiano
numerose
speranze
,
non
si
è
ancora
rivelata
utile
in
nessun
paziente
.
D
'
altro
canto
si
deve
pensare
al
fatto
che
l
'
insulina
oggi
utilizzata
per
curare
milioni
di
diabetici
è
insulina
umana
,
cioè
il
prodotto
di
uno
dei
nostri
geni
,
ottenuta
con
le
tecniche
dell
'
ingegneria
genetica
.
Cosa
possiamo
aspettarci
di
brutto
dalla
genetica
?
Molti
temono
un
'
invasione
della
privacy
dell
'
individuo
.
Certamente
sarà
possibile
prevedere
la
predisposizione
dell
'
individuo
ad
alcune
malattie
e
conseguentemente
ognuno
conoscerà
di
più
sul
proprio
destino
.
Prendiamo
ad
esempio
il
morbo
di
Huntington
,
una
grave
malattia
ereditaria
in
cui
i
primi
sintomi
si
manifestano
solo
verso
la
quarta
decade
di
vita
.
Il
gene
responsabile
di
questa
malattia
è
stato
individuato
ed
è
così
possibile
predire
alla
nascita
se
un
bambino
si
ammalerà
o
no
.
Le
conseguenze
psicologiche
dell
'
esecuzione
del
test
possono
essere
drammatiche
,
perché
chi
risulterà
sano
trarrà
un
sospiro
di
sollievo
,
ma
chi
ne
uscirà
condannato
potrebbe
cadere
in
una
grave
depressione
.
La
predizione
delle
malattie
però
non
è
una
novità
in
campo
medico
,
anzi
è
lo
scopo
principale
di
una
branca
della
medicina
preventiva
,
basti
pensare
ai
test
per
identificare
i
cosiddetti
"
gruppi
a
rischio
"
per
una
determinata
patologia
.
Con
la
genetica
la
precisione
aumenterà
notevolmente
,
ma
resteranno
sempre
i
criteri
fondamentali
della
pratica
clinica
,
la
volontarietà
dell
'
esame
e
il
segreto
professionale
,
che
sono
già
codificati
dalle
leggi
,
che
,
nel
caso
,
potranno
essere
rinforzate
.
Nel
caso
del
morbo
di
Huntington
,
ad
esempio
,
ognuno
è
libero
di
sottoporsi
o
meno
al
test
diagnostico
e
se
deciderà
di
eseguirlo
rimarrà
l
'
unico
destinatario
dell
'
informazione
.
Lo
stesso
discorso
vale
per
eventuali
discriminazioni
nelle
assunzioni
o
nella
stipula
di
assicurazioni
,
in
quanto
la
legge
può
proibire
la
richiesta
di
esami
da
parte
del
datore
di
lavoro
o
della
compagnia
assicuratrice
.
L
'
ultima
paura
riguarda
infine
la
manipolazione
genetica
dell
'
uomo
.
Questa
può
essere
di
due
tipi
,
quella
tesa
a
ristabilire
la
normalità
,
nel
caso
ad
esempio
di
una
malattia
genetica
(
terapia
genica
)
,
e
quella
tesa
al
miglioramento
della
specie
,
reale
o
immaginario
.
Per
quanto
riguarda
la
terapia
genica
,
quella
eseguita
sul
singolo
individuo
(
terapia
genica
somatica
)
è
ormai
accettata
da
tutti
,
essendo
in
sostanza
uguale
a
qualsiasi
intervento
terapeutico
di
tipo
tradizionale
:
in
questo
caso
la
modificazione
rimane
solamente
nel
paziente
e
non
viene
passata
alla
progenie
.
Vi
sarebbe
tuttavia
la
possibilità
teorica
di
effettuare
una
terapia
genica
sulle
cellule
germinali
o
sugli
embrioni
a
uno
stadio
assai
precoce
,
così
che
non
solo
ne
verrebbe
curato
il
paziente
,
ma
anche
tutta
la
sua
discendenza
.
Questo
approccio
,
detto
di
terapia
genica
germinale
,
è
in
questo
momento
al
di
là
delle
nostre
possibilità
pratiche
,
e
secondo
molti
sarebbe
da
vietare
in
ogni
caso
.
Crediamo
tuttavia
che
,
se
un
domani
si
superassero
gli
ostacoli
tecnici
che
la
rendono
oggi
impossibile
,
essa
non
debba
essere
rifiutata
a
priori
,
ma
attentamente
vagliata
sulla
base
dei
benefici
che
essa
potrebbe
dare
.
In
fondo
,
non
si
tratterebbe
di
un
'
alterazione
del
genoma
umano
ma
semplicemente
di
una
sua
"
restitutio
ad
integrum
"
,
che
è
essenzialmente
lo
scopo
di
tutta
la
scienza
medica
.
Per
quanto
riguarda
invece
la
possibilità
di
migliorare
(
o
peggiorare
?
)
selettivamente
la
specie
umana
sulla
base
delle
conoscenze
acquisite
nell
'
ambito
del
Progetto
Genoma
,
la
prospettiva
è
assai
più
lontana
,
e
per
il
momento
non
è
ben
chiaro
neanche
come
questo
potrebbe
aver
luogo
,
né
con
che
benefici
.
Ma
a
prescindere
da
ciò
,
ogni
intervento
dovrebbe
limitarsi
a
pratiche
terapeutiche
preventive
o
all
'
eliminazione
di
difetti
;
peraltro
non
vi
sono
criteri
assoluti
e
conseguenti
vincoli
riguardo
il
concetto
di
"
miglioramento
"
,
che
si
presterebbe
pertanto
ad
ogni
genere
di
abusi
.
Possibilità
nuove
danno
origine
a
problemi
morali
nuovi
e
,
a
volte
,
inediti
.
Ci
sembra
,
però
,
che
i
tradizionali
metodi
di
valutazione
etica
siano
spesso
insufficienti
o
inadeguati
,
in
ragione
soprattutto
del
loro
riferimento
a
principi
o
norme
troppo
astratte
e
generali
.
Si
ha
l
'
impressione
che
vi
sia
spesso
uno
iato
tra
la
cultura
scientifica
biologica
e
il
pensiero
cattolico
,
il
quale
,
pur
focalizzandosi
su
alcuni
aspetti
peraltro
importantissimi
,
lascia
che
altri
vengano
tranquillamente
ignorati
,
come
se
fossero
qualcosa
che
veramente
non
ci
riguarda
.
StampaQuotidiana ,
"
Il
confronto
con
la
Riforma
ha
messo
in
ombra
l
'
attenzione
alla
"
forma
culturale
"
.
L
'
unico
a
rivalutarla
è
stato
von
Balthasar
"
.
"
Sono
lontano
dalle
posizioni
di
Vattimo
e
di
Prini
.
Sono
convinto
che
occorra
riscoprire
il
rito
cercando
di
liberarsi
delle
proprie
passioni
"
Uno
dei
libri
più
noti
del
filosofo
dell
'
estetica
Mario
Perniola
riprende
il
titolo
da
una
espressione
che
Walter
Benjamin
usa
nel
saggio
sulla
moda
quando
parla
appunto
di
"
sex
appeal
dell
'
inorganico
"
.
Avendo
ben
presenti
le
riflessioni
di
Leopardi
,
Benjamin
coglie
della
moda
la
spinta
mortificante
,
che
costringe
appunto
il
corpo
dentro
un
artificio
,
lo
rende
cosa
morta
.
Perniola
,
rovesciando
la
prospettiva
di
Benjamin
,
pensa
invece
che
la
"
cosa
"
,
proprio
perché
è
inerte
,
possa
costituire
una
metafora
paradigmatica
per
l
'
uomo
contemporaneo
rispetto
a
uno
sviluppo
della
tecnica
che
rompe
la
barriera
tra
naturale
e
artificiale
,
tra
corpo
e
protesi
;
secondo
Perniola
quello
tecnologico
è
il
mondo
dove
la
"
cosa
"
acquista
una
enigmatica
capacità
di
sentire
,
mentre
l
'
uomo
si
trasforma
fino
a
farsi
"
cosa
"
,
ovvero
si
purifica
delle
sue
passioni
.
Il
rimando
al
"
post
-
organico
"
,
tema
di
molteplici
riflessioni
in
questi
ultimi
decenni
,
è
d
'
obbligo
.
Perniola
ha
scritto
un
saggio
che
ci
riguarda
da
vicino
:
s
'
intitola
infatti
"
Del
sentire
cattolico
"
,
e
uscirà
nei
prossimi
giorni
dall
'
editrice
il
Mulino
.
Non
è
un
saggio
da
"
credente
"
,
Perniola
si
definisce
"
laico
"
ma
non
in
quanto
ateo
,
e
la
prima
parte
del
libro
ha
un
titolo
sibillino
:
"
Perché
non
posso
non
dirmi
"
cattolico
"
"
.
Richiamo
a
Croce
che
,
tuttavia
,
rimanda
alla
questione
storica
dello
scisma
protestante
,
"
è
a
partire
da
quella
ferita
storica
-
dice
Perniola
-
che
io
intendo
mostrare
quali
sono
i
caratteri
essenziali
del
cattolicesimo
"
.
Cattolico
,
per
Perniola
,
è
qualcosa
che
si
spiega
solo
nel
contrappunto
con
la
Riforma
.
Il
cattolicesimo
che
Perniola
intende
è
ben
delineato
nel
sottotitolo
del
libro
:
"
La
forma
culturale
di
una
religione
universale
"
.
Inutile
nascondersi
che
la
posizione
del
filosofo
è
critica
verso
il
cattolicesimo
dogmatico
e
la
sua
etica
,
che
secondo
Perniola
si
sono
"
irrigiditi
troppo
negli
ultimi
secoli
,
e
penso
-
dice
-
alla
lettera
apostolica
del
1998
Ad
tuendam
fidem
,
che
ribadisce
l
'
estraneità
alla
piena
comunione
con
la
Chiesa
cattolica
di
chi
respinge
determinate
dottrine
attinenti
al
campo
dogmatico
o
morale
"
.
Per
Perniola
la
forma
dogmatica
che
il
cattolicesimo
ha
assunto
dopo
il
Concilio
di
Trento
è
fondamentalmente
ideologica
,
tesa
al
proselitismo
e
meno
a
determinare
una
cultura
capace
di
arrivare
anche
a
chi
non
è
cattolico
.
"
Pensi
-
mi
dice
-
al
successo
culturale
del
protestantesimo
,
alla
svolta
culturale
che
il
protestantesimo
ha
avuto
con
l
'
illuminismo
e
quanta
influenza
ha
esercitato
sul
pensiero
;
e
dall
'
altro
al
successo
culturale
dell
'
ebraismo
dovuto
al
fatto
che
l
'
ebraismo
è
una
religione
senza
proselitismo
.
A
mio
avviso
sarebbe
una
strada
auspicabile
anche
per
il
cattolicesimo
e
nel
mio
libro
cerco
di
dire
che
questo
è
già
avvenuto
,
che
fa
parte
dell
'
essenza
del
cattolicesimo
,
sta
scritto
nel
XVI
secolo
tra
il
1517
,
anno
in
cui
Lutero
si
distacca
dalla
Chiesa
,
e
il
1563
,
quando
si
chiude
il
Concilio
di
Trento
.
Il
mio
punto
di
vista
è
che
questa
potenzialità
culturale
c
'
era
già
ma
è
stata
emarginata
nel
tempo
con
progressivi
irrigidimenti
dottrinali
,
secondo
un
principio
di
"
rivalità
mimentica
"
che
la
Chiesa
ha
manifestato
verso
il
protestantesimo
,
l
'
illuminismo
,
l
'ideologia..."
.
Perniola
usa
qui
un
concetto
di
René
Girard
,
l
'
antropologo
e
letterato
che
ha
rivisto
le
teorie
del
"
capro
espiatorio
"
nel
sacrificio
primitivo
mettendo
in
luce
la
sostanziale
diversità
e
il
capovolgimento
radicale
portato
da
Cristo
col
proprio
olocausto
;
il
concetto
è
appunto
quello
della
"
rivalità
mimentica
"
:
"
Nel
senso
-
spiega
Perniola
-
dell
'
assunzione
dei
caratteri
dell
'
avversario
per
potersi
mantenere
sullo
stesso
piano
"
.
Se
così
stanno
le
cose
,
dove
sarebbe
il
limite
del
cattolicesimo
attuale
?
Secondo
il
filosofo
consiste
nell
'
aver
sacrificato
gli
aspetti
formali
e
istituzionali
che
gli
erano
propri
a
vantaggio
di
quelli
dogmatici
:
come
esempio
positivo
cita
sant
'
Ignazio
e
il
metodo
pedagogico
gesuitico
.
"
Quando
parlo
di
"
forma
culturale
di
una
religione
universale
"
-
spiega
-
intendo
una
forma
che
consenta
il
confronto
,
per
esempio
,
con
le
religioni
orientali
:
sant
'
Ignazio
dice
che
gli
esercizi
spirituali
possono
essere
fatti
da
tutti
,
credenti
e
non
,
anche
dai
pagani
.
Il
suo
,
in
definitiva
,
era
un
metodo
per
trovare
l
'
equilibrio
spirituale
a
la
propria
strada
nel
mondo
.
In
questo
senso
sostengo
che
il
cattolicesimo
può
mettere
tra
parentesi
le
affermazioni
dogmatiche
e
morali
.
E
in
effetti
,
guardando
bene
,
si
vede
che
l
'
umanismo
gesuitico
è
tattica
più
che
strategia
,
perché
i
gesuiti
si
scoprono
filoumanisti
in
Europa
,
in
India
sono
filoinduisti
,
così
come
in
Cina
sono
filoconfuciani
.
Il
tema
fondamentale
dei
discepoli
di
sant
'
Ignazio
è
la
flessibilità
,
non
la
difesa
rigorosa
dell
'
identità
che
invece
è
tipica
dell
'
intellettuale
umanista
"
.
Non
le
pare
che
un
cattolicesimo
inteso
come
metodo
o
forma
meditativa
rischi
di
diventare
una
religione
dell
'
esteriorità
?
"
No
,
la
vera
contrapposizione
è
tra
una
religione
della
soggettività
,
che
diventa
una
esperienza
"
dal
di
dentro
"
tipica
della
modernità
e
del
protestantesimo
,
e
una
religione
anti
-
soggettiva
,
che
esalta
appunto
il
proprio
coefficiente
di
universalità
,
e
produce
un
'
esperienza
"
dal
di
fuori
"
,
cioè
consente
all
'
individuo
di
liberarsi
dalle
sue
passioni
,
dalle
sue
affezioni
disordinate
,
per
vedere
la
differenza
nel
mondo
e
nella
storia
,
piuttosto
che
,
come
nel
protestantesimo
,
cercare
la
differenza
in
Dio
"
.
Uno
dei
nomi
che
Perniola
evoca
nel
nostro
colloquio
è
quello
del
teologo
svizzero
Hans
Urs
von
Balthasar
,
l
'
unico
,
secondo
Perniola
,
ad
aver
riproposto
nel
nostro
secolo
la
questione
della
"
forma
"
essenziale
del
cattolicesimo
,
forma
che
Balthasar
ritrova
più
spesso
nell
'
opera
di
certi
poeti
o
scrittori
che
nei
teologi
.
Anche
Perniola
,
se
dovesse
indicare
due
nomi
che
nel
Novecento
hanno
espresso
i
caratteri
essenziali
del
cattolicesimo
,
chiamerebbe
in
causa
due
scrittori
piuttosto
che
i
teologi
:
sono
l
'
austriaco
Robert
Musil
e
la
brasiliana
Clarice
Lispector
.
In
particolare
,
a
Perniola
interessa
di
von
Balthasar
il
tentativo
di
mostrare
la
continuità
tra
mondanità
e
sovramondanità
,
tra
ellenismo
e
cristianesimo
.
Mi
domando
se
questa
interpretazione
del
pensiero
di
von
Balthasar
non
sia
conseguente
con
l
'
idea
di
ritrovare
nel
cattolicesimo
una
linea
di
continuità
col
paganesimo
...
Perniola
replica
secco
:
"
Direi
,
piuttosto
,
con
lo
stoicismo
"
.
Allo
stoicismo
-
aggiunge
-
"
si
ricollega
l
'
idea
di
una
"
sensibilità
anti
-
soggettiva
"
che
tende
alla
liberazione
dalle
proprie
passioni
,
senza
essere
per
questo
mera
apatia
,
piuttosto
è
la
dimensione
di
una
"
partecipazione
impartecipe
"
al
mondo
e
alla
storia
.
Il
riferimento
è
ancora
Ignazio
:
non
si
poteva
passare
alla
seconda
settimana
degli
Esercizi
se
non
si
era
raggiunto
un
punto
d
'
indifferenza
ed
essere
così
pronti
ad
assumere
uno
stato
o
un
'
altro
secondo
quale
sarà
la
volontà
di
Dio
,
la
storia
in
sostanza
.
Il
cattolicesimo
come
metodo
o
come
forma
può
fare
a
meno
della
trascendenza
...
"
.
Ma
una
fede
nell
'
ordine
della
pura
immanenza
,
senza
escatologia
,
non
le
sembra
che
si
riduca
a
essere
un
credo
per
intellettuali
,
oppure
una
mera
pratica
meditativa
?
"
La
mia
strada
è
ben
diversa
da
quella
del
cristianesimo
debole
di
Vattimo
o
dallo
"
scisma
sommerso
"
di
Prini
.
Io
metto
tra
parentesi
la
dimensione
del
credere
e
propongo
quella
del
sentire
,
di
un
'
esperienza
distaccata
,
che
però
è
esperienza
.
Mi
chiedo
piuttosto
se
questa
esigenza
religiosa
non
possa
essere
soddisfatta
dalla
dimensione
rituale
e
cerimoniale
che
invece
mi
sembra
sia
stata
messa
in
disparte
negli
ultimi
decenni
...
"
.
Ma
un
rito
senza
contenuto
non
le
pare
un
'
illusione
?
"
No
,
penso
invece
che
sia
un
interrogativo
su
come
andranno
le
cose
,
su
quale
sarà
la
volontà
di
Dio
;
è
un
'
attenzione
al
problema
della
storia
,
e
nel
caso
specifico
,
proprio
per
allontanare
il
sospetto
di
una
religione
per
intellettuali
,
credo
che
il
rito
possa
essere
una
strada
accessibile
a
tutti
"
.
Il
rito
però
ha
come
sfondo
una
comunità
...
"
Secondo
me
no
.
Mi
hanno
molto
aiutato
,
in
questo
senso
,
le
riflessioni
sul
rito
di
Aldo
Natale
Terrin
(
Il
rito
.
Antropologia
e
fenomenologia
della
ritualità
,
Morcelliana
,
1999
,
ndr
)
.
La
mia
attenzione
è
diretta
a
chi
sostiene
che
il
rito
non
ha
altra
funzione
che
produrre
delle
persone
ritualizzate
,
oppure
che
il
rito
non
ha
alcun
significato
,
è
,
come
spiega
Terrin
,
autoreferenziale
e
autotelico
,
quindi
nei
suoi
caratteri
fondamentali
implica
il
distacco
da
tutto
ciò
che
è
vitalistico
,
soggettivistico
.
StampaQuotidiana ,
La
patria
è
in
pericolo
.
"
Ritornano
gli
sconfitti
della
storia
"
;
le
forze
"
fanatiche
"
,
"
reazionarie
"
e
"
sanfediste
"
dell
'
anti
-
Risorgimento
sono
lanciate
in
"
una
aggressione
contro
i
principi
laici
e
liberali
che
sono
parte
fondante
della
Costituzione
repubblicana
"
,
con
"
propositi
di
erosione
dell
'
assetto
democratico
della
società
"
.
È
Alessandro
Galante
Garrone
a
gridare
ieri
quest
'
allarme
un
po
'
spropositato
in
prima
pagina
di
La
Stampa
con
un
articolo
-
anzi
un
appello
"
firmato
già
da
66
intellettuali
"
-
di
chiamata
alla
Nuova
Resistenza
:
i
sanfedisti
assetati
di
rivincita
"
devono
essere
respinti
"
.
La
loro
"
provocazione
è
inaccettabile
per
l
'
Italia
civile
"
.
Con
chi
ce
l
'
ha
?
Con
il
tentativo
,
spiega
,
"
nel
meeting
di
Comunione
e
Liberazione
"
di
denigrare
il
Risorgimento
.
Quell
'
evento
già
dimenticato
dalla
cronaca
continua
a
irritare
i
custodi
universitari
della
Storia
.
Anzi
,
l
'
irritazione
cresce
più
il
tempo
passa
.
Galante
Garrone
è
solo
l
'
ultimo
a
insorgere
.
Sempre
su
La
Stampa
,
nella
"
data
emblematica
del
20
settembre
"
(
sic
)
tre
storici
come
Galasso
,
Salvadori
e
Tranfaglia
hanno
già
gridato
la
loro
indignazione
per
"
il
revisionismo
"
della
"
parte
più
primitiva
del
clericalismo
italiano
"
.
Il
22
settembre
su
Repubblica
Salvadori
rincara
:
è
"
un
revisionismo
da
combattere
"
.
Il
26
,
un
altro
storico
torinese
,
Angelo
d
'
Orsi
,
torna
su
La
Stampa
a
spiegare
:
è
vero
,
la
"
revisione
è
l
'
anima
della
storia
"
.
Ma
essa
va
strappata
dalle
mani
"
degli
ideologi
di
turno
,
siano
i
neointegralisti
papisti
o
gli
ammiratori
del
duce
,
per
arrivare
fino
ai
negatori
dei
campi
di
sterminio
nazisti
"
.
Solo
"
la
cultura
democratica
e
razionalista
conosce
l
'
unico
modo
serio
di
essere
revisionisti
"
.
Conclusione
(
nel
titolo
)
:
"
Il
revisionismo
è
di
sinistra
"
,
altrimenti
è
un
delitto
.
Esagerano
?
"
Quel
che
più
spiace
,
è
constatare
che
questa
"
ingiunzione
a
tacere
"
viene
da
storici
che
sanno
il
loro
mestiere
"
,
risponde
lo
storico
Giorgio
Rumi
.
"
Io
sono
un
cattolico
che
difende
il
Risorgimento
,
penso
che
l
'
Unità
d
'
Italia
sia
stata
un
bene
;
non
per
questo
vilipendo
chi
combatté
per
i
Borboni
.
Da
una
parte
perché
i
cosiddetti
"
vinti
"
sono
miei
concittadini
.
Dall
'
altra
perché
so
che
il
Risorgimento
non
fu
la
lotta
fra
Luce
e
Tenebre
,
fra
Progresso
Laico
e
Reazione
cattolica
,
raccontata
da
una
certa
versione
ufficiosa
.
I
fatti
e
le
persone
furono
molto
più
complessi
.
Cavour
e
Ricasoli
erano
dei
cristiani
.
Visconti
Venosta
,
il
ministro
degli
Esteri
che
preparò
le
condizioni
per
la
presa
di
Roma
,
visse
una
crisi
di
coscienza
che
trascinò
per
vent
'
anni
.
Il
tenente
che
aprì
a
cannonate
la
breccia
di
Porta
Pia
finì
frate
di
clausura
.
Nel
Conclave
del
1849
,
l
'
Austria
mise
un
veto
sull
'
elezione
di
Mastai
Ferretti
,
il
futuro
"
reazionario
"
Pio
IX
,
perché
lo
giudicava
troppo
liberale
"
.
Aggiunge
Rumi
:
"
Mi
pare
penoso
che
quegli
storiografi
si
arroghino
un
diritto
di
censura
su
chi
interpreta
i
documenti
in
modo
diverso
.
Come
se
usassero
la
storia
per
sacralizzare
un
assetto
istituzionale
di
fatto
,
anziché
per
scoprire
come
è
davvero
andata
.
La
storia
non
si
scrive
per
difendere
"
la
linea
giusta
"
.
La
generazione
di
Galante
Garrone
è
quella
che
,
giustamente
,
si
disgustò
della
"
romanità
"
recitata
dal
fascismo
.
Dovrebbe
dunque
essere
in
grado
di
capire
che
i
giovani
di
Cl
,
proprio
in
quanto
giovani
,
fanno
la
stessa
cosa
:
sentono
finta
la
versione
autorizzata
del
Risorgimento
,
non
ci
si
ritrovano
,
la
sfidano
.
E
la
sfida
intellettuale
,
poi
,
è
il
bello
della
ricerca
,
storica
e
scientifica
"
.
Ma
la
"
generazione
dei
Galante
Garrone
"
non
ha
accolto
bene
nemmeno
la
sfida
di
De
Felice
,
la
sua
lettura
del
fascismo
.
"
Giovanni
Volpe
fece
lavorare
alla
Enciclopedia
Italiana
degli
storici
che
sapeva
bene
essere
antifascisti
"
,
racconta
Rumi
a
modo
di
apologo
:
"
Quanti
di
noi
sapremmo
,
quanti
saprebbero
avere
la
stessa
generosità
intellettuale
,
oggi
?
Volpi
fu
grande
in
questo
.
E
alcuni
storiografi
ufficiosi
sono
piccini
"
.
Dice
Agostino
Giovagnoli
(
storico
alla
Cattolica
di
Milano
)
:
"
C
'
è
poco
di
storico
in
questa
chiamata
alle
armi
degli
storici
.
Vedo
un
tentativo
di
risollevare
una
conflittualità
,
questa
sì
antistorica
,
fra
cattolici
e
laici
:
e
la
provocazione
della
mostra
di
Rimini
in
fondo
,
fa
comodo
.
Consente
di
gridare
"
al
lupo
"
per
un
lupo
di
carta
.
In
realtà
,
oggi
,
laici
e
cattolici
sono
entrambi
minoranza
di
fronte
a
una
società
flaccidamente
adagiata
nel
vuoto
di
valori
e
progetti
"
.
Un
altro
storico
,
Francesco
Traniello
,
docente
di
storia
contemporanea
a
Scienze
Politiche
a
Torino
,
giustifica
:
"
L
'
eccesso
d
'
allarme
di
tanti
storiografi
laici
,
fra
cui
ho
molti
amici
,
nasce
dal
fatto
che
quella
mostra
sull
'
"
altro
Risorgimento
"
ha
coinciso
,
del
tutto
casualmente
,
con
la
beatificazione
di
Pio
IX
.
Per
di
più
in
un
passaggio
politico
,
dove
è
opportuno
"
tener
fermo
"
(
lo
raccomanda
anche
il
Papa
)
un
certo
grado
di
unità
nazionale
,
contro
derive
disgreganti
.
E
la
reazione
del
campo
laico
è
resa
più
esasperata
da
un
fatto
:
il
tipo
di
argomenti
scelto
dalla
"
provocazione
"
di
Cl
non
appartiene
agli
argomenti
polemici
tradizionali
di
quella
che
Spadolini
chiamò
"
l
'
opposizione
cattolica
"
,
che
è
poi
più
il
cattolicesimo
sociale
che
quello
liberale
.
Quelli
,
non
sono
mai
giunti
ad
attaccare
il
mito
dello
Stato
nazionale
,
a
ridurre
il
Risorgimento
a
oppressione
criminosa
.
Del
resto
,
anche
molti
cattolici
non
mi
pare
siano
stati
contenti
di
quelle
uscite
cielline
...
"
.
Appunto
:
i
ciellini
sono
giovani
d
'
oggi
.
Non
chiedono
a
nessuno
il
permesso
di
pensare
.
"
D
'
accordo
.
Non
ci
sono
argomenti
-
tabù
.
Ma
si
deve
sapere
che
nel
campo
laico
certi
nervi
sono
più
scoperti
.
Mi
sentirei
di
invitare
tutti
a
più
reciproca
tolleranza
.
Qualche
elemento
comune
deve
pur
restare
ed
essere
difeso
da
tutti
"
.
Franco
Cardini
è
canzonatorio
:
"
Nel
momento
in
cui
tutti
,
destra
e
sinistra
,
sono
(
a
parole
)
per
rifare
l
'
Italia
in
senso
federale
,
come
scandalizzarsi
che
qualcuno
rilegga
la
storia
dell
'
unificazione
nazionale
?
E
poi
,
l
'
area
culturale
che
ci
ha
rotto
per
anni
le
orecchie
col
"
vietato
vietare
"
,
ora
vuol
vietare
una
lettura
storica
che
discute
la
storia
ufficiale
.
Mi
sembra
che
i
veri
clericali
siano
proprio
loro
,
i
difensori
d
'
ufficio
della
versione
"
intoccabile
"
del
Risorgimento
"
.
E
Pietro
Scoppola
?
"
Non
posso
rispondere
"
,
si
scusa
,
"
perché
sto
giusto
scrivendo
un
articolo
per
Repubblica
sul
tema
sollevato
da
Galante
Garrone
.
Anche
in
risposta
della
sciagurata
manifestazione
anticlericale
del
20
settembre
"
.
Lo
leggeremo
.
StampaPeriodica ,
Viviane
,
la
proprietaria
del
ristorante
A
Travessa
,
ritrovo
dei
deputati
a
due
passi
dall
'
assemblea
nazionale
portoghese
,
ha
scovato
un
bel
sistema
per
offrire
pesce
fresco
ai
suoi
clienti
.
"
Ho
distribuito
dei
telefonini
ai
pescatori
.
Così
mi
chiamano
dalle
barche
e
mi
dicono
cosa
hanno
pescato
in
quel
momento
"
.
Il
telefonino
sui
pescherecci
è
uno
dei
tanti
simboli
del
nuovo
Portogallo
globalizzato
ed
europeo
,
passato
in
25
anni
dal
quasi
Medioevo
del
dottor
Antonio
de
Oliveira
Salazar
al
gsm
bi
-
banda
dell
'
epoca
socialista
-
democratica
di
Antonio
Guterres
.
Il
nuovo
monumento
di
Lisbona
,
quello
che
tutti
i
tassisti
consigliano
di
vedere
,
non
è
più
la
torre
di
Belem
,
che
veglia
ai
bordi
del
Tago
su
un
impero
definitivamente
scomparso
.
Ma
è
lo
shopping
center
Colombo
,
un
miraggio
americano
,
un
simbolo
della
globalizzazione
commerciale
,
atterrato
alla
periferia
della
capitale
.
Un
inviato
di
Le
Figaro
lo
ha
visitato
e
ne
è
rimasto
stupefatto
:
6
mila
posti
per
parcheggiare
le
auto
,
50
ristoranti
,
450
negozi
,
apertura
senza
sosta
per
365
giorni
l
'
anno
,
migliaia
di
clienti
e
di
famiglie
in
visita
,
inebriati
dal
consumismo
e
dal
miracolo
portoghese
.
Anche
se
gli
stipendi
sono
bassi
(
il
salario
medio
raggiunge
appena
1.350.000
lire
al
mese
lorde
e
quello
di
un
quadro
i
3
milioni
)
,
a
dispetto
di
un
sistema
sociale
arcaico
(
non
c
'
è
nulla
fra
il
medico
privato
a
90
mila
lire
minime
per
visita
e
l
'
ospedale
pubblico
dove
si
aspetta
anni
per
essere
operati
)
,
i
10
milioni
di
portoghesi
consumano
e
si
indebitano
,
visto
che
hanno
una
grande
fiducia
nel
futuro
del
loro
paese
.
La
disoccupazione
è
al
minimo
storico
,
i
posti
di
lavoro
sono
in
continua
crescita
e
l
'
Europa
non
smette
di
pompare
denaro
nell
'
economia
.
Il
Portogallo
,
che
dall'1
gennaio
2000
ha
la
presidenza
semestrale
dell
'
Unione
Europea
,
deve
tutto
all
'
Europa
.
Agli
inizi
degli
anni
80
,
un
quinquennio
o
poco
più
dalla
rivoluzione
dei
garofani
che
cancellò
definitivamente
il
regime
salazarista
,
i
lusitani
guardavano
ancora
al
mare
.
Oggi
hanno
scoperto
,
come
nel
Quindicesimo
secolo
,
un
nuovo
continente
,
più
redditizio
delle
Indie
.
Gli
aiuti
provenienti
da
Bruxelles
coprono
il
12
per
cento
del
bilancio
nazionale
portoghese
.
Dal
1995
a
oggi
,
per
esempio
,
più
di
35
mila
miliardi
di
lire
sono
arrivati
a
Lisbona
.
E
altrettanti
ne
arriveranno
da
qui
al
2006
,
quando
i
piani
di
assistenza
avranno
termine
e
il
Portogallo
dovrà
camminare
sulle
proprie
gambe
.
Almeno
110
mila
posti
di
lavoro
sono
stati
creati
grazie
all
'
Europa
.
Coi
fondi
dell
'
Unione
si
sono
costruiti
ponti
,
strade
,
autostrade
,
infrastrutture
tecnologiche
.
Oggi
i
principali
investimenti
dello
stato
sono
rivolti
a
migliorare
la
situazione
delle
zone
rurali
e
poverissime
dell
'
interno
.
Non
un
escudo
è
stato
sprecato
o
rubato
.
Non
vi
sono
stati
casi
vergognosi
di
spreco
,
alla
maniera
della
nostra
Cassa
del
Mezzogiorno
.
La
classe
dei
paesi
si
vede
anche
dalla
gestione
degli
aiuti
internazionali
.
Non
a
caso
i
grandi
gruppi
dell
'
economia
globalizzata
preferiscono
il
Portogallo
all
'
Italia
.
Sulle
rive
del
Tago
ci
sono
più
efficienza
e
onestà
che
su
quelle
del
Tevere
.
StampaQuotidiana ,
Quetta
(
Pakistan
)
-
«
Vivo
o
morto
»
,
aveva
detto
giorni
fa
il
presidente
George
Bush
in
uno
dei
suoi
brevi
infuocati
appelli
all
'
America
e
al
mondo
,
sollecitando
una
rapida
clamorosa
conclusione
della
caccia
al
principe
del
terrorismo
,
Osama
Bin
Laden
,
e
presunto
responsabile
numero
uno
del
«
più
atroce
crimine
contro
l
'
umanità
»
di
tutti
i
tempi
.
Non
c
'
è
bisogno
di
una
taglia
sopra
la
sua
testa
,
come
per
Jessie
James
nel
Far
West
,
per
incentivare
le
migliaia
di
investigatori
che
dall
'
11
settembre
stanno
indagando
senza
sosta
,
con
accanimento
,
ma
finora
senza
tangibili
risultati
.
La
supposizione
che
Bin
Laden
abbia
lasciato
il
Paese
o
sia
stato
trafugato
altrove
(
ad
esempio
attraverso
lo
stretto
corridoio
montano
che
lambisce
,
all
'
estremità
,
il
territorio
cinese
)
è
stata
accolta
con
scetticismo
dai
segugi
più
scaltri
e
meglio
informati
.
Fino
ad
ora
quasi
tutte
le
piste
confluiscono
nel
cuore
tenebroso
dell
'
Afghanistan
,
un
Paese
così
ricco
di
anfratti
,
spelonche
,
caverne
,
cunicoli
,
canyon
,
voragini
e
miniere
abbandonate
che
sembra
fatto
apposta
per
offrire
rifugio
permanente
a
un
uomo
in
fuga
.
Come
territorio
prediletto
di
caccia
,
è
stata
scelta
la
zona
attorno
a
Kandahar
,
capoluogo
della
provincia
omonima
sudoccidentale
,
che
dall
'
autunno
del
'
96
è
la
sede
del
governo
talebano
e
del
suo
inclito
capo
,
il
mullah
Mohammad
Omar
.
È
stato
proprio
quest
'
ultimo
a
convincere
Bin
Laden
a
lasciare
Kabul
,
città
insidiosa
e
politicamente
equivoca
,
e
a
trasferirsi
nella
capitale
del
Sud
-
ovest
,
dove
avrebbe
trovato
terreno
fertile
per
il
suo
fervore
di
apostolo
dell
'
integralismo
.
E
in
qualche
modo
tutto
questo
ha
funzionato
fino
al
mese
scorso
:
ma
dall
'
11
settembre
,
le
mura
di
Kandahar
non
son
più
bastate
a
proteggerlo
,
né
le
sue
moschee
,
né
le
fittissime
siepi
dei
suoi
fioriti
giardini
.
Prima
ancora
che
il
mullah
Omar
glielo
consigliasse
,
Bin
Laden
ha
messo
al
sicuro
la
sua
famiglia
in
luoghi
estremi
e
a
«
prova
di
bomba
»
,
fuori
dall
'
eventuale
traiettoria
degli
ordigni
punitivi
di
Bush
:
un
gruppetto
di
sfollati
Vip
-
vien
suggerito
con
ironia
-
,
di
cui
fanno
parte
le
quattro
mogli
-
l
'
ultima
sposata
recentemente
-
e
la
numerosa
prole
.
Se
è
rimasto
in
zona
,
Bin
Laden
non
deve
essere
troppo
lontano
dalla
sua
famiglia
:
ma
nel
tentativo
di
neutralizzare
e
prevenire
le
segnalazioni
degli
spioni
,
si
sposterebbe
di
continuo
,
con
moto
perpetuo
,
da
un
nascondiglio
all
'
altro
.
Ma
non
è
improbabile
che
abbia
scelto
altri
luoghi
dove
la
sua
presenza
sarebbe
meno
sospetta
.
L
'
Afghanistan
lo
conosce
bene
(
quasi
certamente
meglio
della
sua
patria
,
l
'
Arabia
Saudita
)
essendoci
stato
negli
anni
Ottanta
per
combattere
contro
i
russi
a
fianco
dei
mujaheddin
;
ed
essendovi
tornato
nel
'
96
,
quando
lo
scacciarono
-
lui
,
il
munifico
finanziatore
del
terrorismo
islamico
-
dal
Sudan
.
La
maggior
parte
dei
capi
-
guerriglieri
della
guerra
santa
contro
gli
sciuravi
,
i
russi
,
non
sono
più
-
come
si
dice
-
«
sulla
piazza
»
:
e
se
lo
fossero
,
dubito
che
vogliano
inginocchiarsi
accanto
a
lui
cinque
volte
al
giorno
per
pregare
Allah
o
spartire
con
lui
,
la
sera
,
riso
,
montone
e
latte
cagliato
.
Ahmad
Shad
Massud
,
il
leone
del
Panshir
,
è
morto
assassinato
due
giorni
prima
dell
'
attacco
alla
due
Torri
;
il
comandante
Abdul
Haq
-
altro
vero
eroe
-
peregrina
da
un
Paese
all
'
altro
,
in
esilio
permanente
;
il
generale
uzbeko
Dustan
,
uomo
per
tutte
le
stagioni
,
è
chissà
dove
;
altri
oscuri
eroi
della
Resistenza
ai
sovietici
si
sono
eclissati
per
sempre
,
senza
medaglie
.
Il
solo
uomo
che
potrebbe
tendergli
la
mano
e
oserebbe
farlo
è
Gulbuddin
Heckmatyar
,
ex
leader
dello
Hezb
-
i
-
Islami
(
uno
dei
sette
partiti
della
Santa
Alleanza
contro
i
sovietici
)
,
che
dall
'
Iran
-
dove
si
trova
-
si
è
detto
pronto
a
tornare
e
ad
abbracciare
la
causa
dei
talebani
.
Accomunati
dalla
stessa
indole
,
sono
dotati
,
ambedue
,
di
sentimenti
gentili
:
quand
'
era
studente
di
ingegneria
a
Kabul
,
durante
il
regime
filosovietico
,
Gulbuddin
(
è
stato
lui
stesso
a
raccontarmelo
)
portava
in
tasca
la
cartavetro
per
raschiar
via
il
rossetto
dalle
labbra
delle
studentesse
più
audaci
.
Avendo
amici
ovunque
,
Bin
Laden
avrebbe
potuto
scegliere
il
rifugio
da
lui
ritenuto
più
sicuro
in
ognuna
delle
trentadue
province
dell
'
Afghanistan
.
Era
a
Jalalabad
,
nel
Ningrahar
,
il
12
settembre
del
'
96
quando
i
talebani
la
misero
a
ferro
e
a
fuoco
;
ed
era
a
Kabul
,
due
settimane
dopo
,
quando
cacciarono
il
governo
legittimo
di
Rabbani
-
Massud
.
Era
a
Khost
,
a
fine
agosto
del
'
98
,
quando
i
missili
americani
colpirono
un
campo
d
'
addestramento
per
ucciderlo
e
ne
uscì
illeso
.
«
Vivo
o
morto
»
,
ha
detto
il
presidente
Bush
.
C
'
è
chi
suggerisce
che
,
se
lo
vogliono
vivo
,
la
caccia
all
'
uomo
deve
assumere
ritmi
più
veloci
:
e
questo
perché
Bin
Laden
-
44
anni
-
non
gode
ottima
salute
.
Afflitto
da
un
mal
di
schiena
che
lo
perseguita
da
anni
,
il
finanziatore
del
terrorismo
islamico
cammina
a
fatica
e
deve
appoggiarsi
ad
un
bastone
.
Ma
non
basta
.
Ha
problemi
di
bassa
pressione
e
disturbi
ai
reni
.
Secondo
notizie
di
cronaca
impossibili
da
verificare
,
è
stato
necessario
l
'
intervento
urgente
di
un
medico
iracheno
che
si
è
precipitato
in
Afghanistan
per
assisterlo
.
Ha
destato
perciò
sorpresa
l
'
annuncio
(
se
non
si
tratta
di
pura
fantasia
)
che
con
tanti
acciacchi
il
miliardario
arabo
-
saudita
abbia
voluto
inserire
nel
suo
harem
una
nuova
,
incontaminata
perla
.
Non
diversamente
dalla
salute
,
anche
il
suo
favoloso
patrimonio
economico
-
secondo
fonti
del
più
stretto
entourage
talebano
-
sarebbero
in
declino
:
al
punto
-
scrivono
i
giornali
-
da
non
poter
più
accedere
per
mancanza
di
fondi
alle
organizzazioni
finanziarie
internazionali
che
hanno
finora
sostenuto
il
movimento
integralista
islamico
da
lui
fondato
nel
'
98
,
Al
Qaeda
.
Ma
non
si
può
escludere
il
sospetto
che
all
'
origine
di
queste
voci
vi
sia
il
tentativo
di
sgretolare
l
'
«
invulnerabilità
»
e
«
sacralità
»
(
per
i
suoi
seguaci
)
del
personaggio
.
Gli
afghani
in
fuga
da
Kandahar
non
hanno
molto
da
raccontare
quando
,
esausti
e
bianchi
di
polvere
,
raggiungono
il
Passo
di
Chaman
,
dopo
una
marcia
(
più
spesso
a
piedi
)
di
120
chilometri
.
Stanno
ammucchiati
sotto
il
sole
per
ore
nella
terra
di
nessuno
mentre
le
guardie
di
frontiera
pachistane
esaminano
i
documenti
.
Solo
chi
ha
le
carte
in
regola
,
può
andare
oltre
,
appena
fuori
dalla
minaccia
della
guerra
.
Solo
qualche
giorno
fa
,
trecento
profughi
(
in
maggioranza
donne
e
bambini
)
erano
riusciti
a
superare
in
qualche
modo
,
semiclandestinamente
,
la
barriera
e
avevano
trovato
temporaneo
rifugio
in
un
«
campo
»
di
vecchi
afghani
,
scappati
negli
anni
Ottanta
,
durante
l
'
invasione
sovietica
.
Ma
la
polizia
pachistana
li
ha
snidati
,
caricati
sui
camion
e
poi
scaricati
nella
terra
di
nessuno
,
a
Chaman
.
Le
donne
piangevano
,
i
bambini
strillavano
.
Niente
da
fare
.
Tra
le
sue
molte
tragedie
,
il
Pakistan
ha
anche
questa
.
Ci
sono
già
tre
milioni
di
profughi
nei
termitai
umani
lungo
il
confine
:
e
quei
trecento
,
cui
se
ne
aggiungeranno
fatalmente
altre
centinaia
di
migliaia
nei
prossimi
mesi
,
erano
già
di
troppo
.
A
Chaman
ero
stato
altre
volte
,
negli
anni
Ottanta
.
Non
era
difficile
passare
la
frontiera
perché
i
militari
pachistani
davano
man
forte
ai
guerriglieri
afghani
,
contro
i
russi
.
Il
difficile
era
raggiungere
Kandahar
,
perché
l
'
unica
strada
era
sorvegliata
dalle
truppe
sovietiche
ed
esposta
alle
mitragliate
dei
Mig
che
la
sorvolavano
regolarmente
.
Per
noi
cronisti
non
esisteva
altra
soluzione
che
affrontare
la
crosta
del
deserto
su
una
moto
,
nel
mio
caso
una
Yamaha
,
guidata
da
uno
spericolato
mujaheddin
.
«
Desert
very
big
»
,
mi
aveva
detto
prima
che
mi
mettessi
a
cavalcioni
sul
sellino
:
davvero
grande
quel
deserto
.
E
lo
stato
delle
mie
ossa
,
quando
arrivai
a
destinazione
dopo
quindici
-
sedici
ore
di
marcia
,
non
era
quello
della
partenza
.
Era
il
maggio
dell
'
86
.
Dopo
sei
anni
e
mezzo
di
guerra
-
aveva
scritto
-
Kandahar
era
ancora
,
tra
i
grandi
capoluoghi
di
provincia
afghani
,
la
città
discola
e
impertinente
che
l
'
Armata
Rossa
non
era
mai
riuscita
completamente
a
soggiogare
.
Si
trovava
in
una
situazione
di
comproprietà
militare
tra
le
forze
del
regime
(
filosovietico
)
e
i
vari
gruppi
della
Resistenza
.
La
potevi
visitare
solo
di
notte
,
quando
i
russi
si
ritiravano
nelle
caserme
di
periferia
e
lei
tornava
in
mano
alla
sua
gente
,
ai
mujaheddin
.
«
Kandahar
è
nostra
-
dicevano
-
,
almeno
fino
all
'
alba
»
.
Adesso
è
del
mullah
Omar
,
dei
talebani
,
di
Osama
Bin
Laden
.
E
gli
afghani
se
ne
scappano
via
,
per
sempre
.
StampaPeriodica ,
Da
quasi
cinquant
'
anni
l
'
Eni
è
una
delle
poche
aziende
italiane
globalizzate
.
Alla
fine
degli
anni
Cinquanta
l
'
Ente
nazionale
idrocarburi
,
allora
guidato
dalla
mano
felice
di
Enrico
Mattei
,
divenne
una
temibile
potenza
nel
campo
petrolifero
ed
energetico
.
Tanto
potente
da
costringere
i
nemici
'
amerikani
'
di
Mattei
a
tessere
contro
di
lui
un
'
orribile
congiura
sfociata
nella
esplosione
in
volo
dell
'
aereo
del
presidente
a
Bascapè
.
L
'
Eni
,
grazie
al
sostegno
del
premier
Amintore
Fanfani
e
all
'
appoggio
della
sinistra
Dc
,
aveva
sviluppato
nel
mondo
,
soprattutto
in
quello
arabo
,
una
sua
diplomazia
molto
efficiente
.
Al
Quai
d
'
Orsay
e
al
Foreign
Office
ancora
ricordano
l
'
impegno
dell
'
apparato
Eni
a
favore
dell
'
Fln
algerino
e
dei
movimenti
indipendentisti
in
Africa
occidentale
.
La
politica
estera
dell
'
ente
,
in
quei
tempi
,
i
tempi
dei
cosiddetti
'
mau
mau
della
Farnesina
'
,
era
in
completa
sintonia
con
quella
del
ministero
degli
Esteri
.
Fu
questa
la
felice
stagione
della
politica
mediterranea
dell
'
Italia
,
tanto
criticata
a
Washington
,
a
Parigi
e
a
Londra
.
Da
allora
l
'
Eni
ha
sempre
avuto
un
forte
apparato
all
'
estero
,
guidato
da
personaggi
di
primissimo
ordine
,
veri
antesignani
della
globalizzazione
e
della
mondializzazione
.
Per
chi
in
questi
ultimi
decenni
ha
viaggiato
fra
Il
Cairo
e
Caracas
,
Hong
Kong
e
Teheran
,
Baghdad
e
Lagos
,
gli
uomini
dell
'
Eni
hanno
sempre
rappresentato
un
interessante
punto
di
riferimento
.
Alla
struttura
internazionale
dell
'
Eni
si
è
sempre
appoggiato
Franco
Bernabè
.
Anche
su
questo
apparato
voleva
fondare
la
sua
strategia
di
suprema
globalizzazione
e
mondializzazione
del
gruppo
petrolifero
un
uomo
di
altissimo
valore
internazionale
come
l
'
ambasciatore
Renato
Ruggiero
,
ex
presidente
dell
'
Eni
.
Ma
con
una
nota
del
3
agosto
1999
(
quando
era
amministratore
delegato
)
Vittorio
Mincato
ha
abolito
la
famosa
direzione
esteri
,
ha
messo
gli
uffici
di
Londra
,
Vienna
,
Riyad
,
Istanbul
,
Tokyo
e
Singapore
alle
dipendenze
del
direttore
generale
della
divisione
Agip
Luciano
Sgubini
(
da
sempre
critico
verso
la
struttura
diplomatica
dell
'
Eni
e
sostenitore
di
quella
più
commerciale
dell
'
Agip
)
e
si
è
preso
direttamente
carico
delle
sedi
di
New
York
e
Mosca
.
E
come
risulta
,
da
pochi
giorni
Sgubini
ha
addirittura
deciso
,
d
'
accordo
con
l
'
attuale
presidente
Mincato
,
di
dare
il
colpo
finale
alla
'
Farnesina
'
dell
'
Eni
e
di
chiudere
definitivamente
alcune
sedi
in
Asia
,
Africa
ed
Europa
(
i
nomi
sono
ancora
segreti
)
e
di
richiamare
in
patria
uomini
di
grande
esperienza
.
In
un
momento
tanto
importante
per
le
alleanze
internazionali
il
vertice
dell
'
Eni
si
preoccupa
di
ridurre
quelle
rappresentanze
all
'
estero
dove
si
possono
trovare
futuri
partner
e
possibili
convergenze
.
Tale
comportamento
appare
,
a
dir
poco
,
strano
.
Tutto
ciò
fa
però
capire
meglio
il
mistero
delle
dimissioni
di
Ruggiero
.
L
'
ambasciatore
,
uomo
dai
grandi
orizzonti
e
dalle
grandi
strategie
,
si
sentiva
un
po
'
limitato
nella
sua
azione
da
quel
certo
provincialismo
che
lo
circondava
.
Proprio
la
soppressione
,
fortemente
voluta
da
Mincato
,
della
direzione
esteri
dell
'
Eni
gli
aveva
fatto
capire
che
era
giunto
il
momento
di
mollare
.
Così
vanno
le
cose
in
Italia
,
un
paese
dove
si
parla
a
vanvera
di
globalizzazione
ma
si
fa
poco
per
sostenerne
i
protagonisti
.
StampaQuotidiana ,
Gustavo
Adolfo
Rol
(
1903-1994
)
-
considerato
da
molti
parapsicologi
il
più
grande
sensitivo
del
Novecento
.
-
continua
a
far
discutere
da
morto
come
avveniva
quando
era
vivo
.
Sul
Corriere
della
Sera
del
12
marzo
2000
lo
scrittore
Alberto
Bevilacqua
ha
tratto
spunto
dall
'
uscita
di
un
volume
di
scritti
di
Rol
curato
da
Caterina
Ferrari
per
prendersela
con
le
"
squallide
denigrazioni
"
di
certi
"
signori
"
-
tra
cui
un
"
noto
divulgatore
"
(
con
ogni
evidenza
Piero
Angela
,
che
lo
scrittore
però
non
nomina
)
-
i
quali
,
chiusi
in
uno
scetticismo
miope
,
avrebbero
attaccato
e
umiliato
Rol
.
L
'
argomento
non
è
semplice
come
può
sembrare
.
I
fenomeni
paranormali
di
Rol
hanno
affascinato
intere
generazioni
,
hanno
commosso
e
stupito
molti
grandi
del
mondo
,
ed
è
difficile
credere
che
si
sia
trattato
sempre
e
soltanto
di
mistificazioni
.
I
molti
che
lo
hanno
conosciuto
bene
portano
con
sé
il
ricordo
di
un
uomo
onesto
,
disinteressato
,
che
non
ha
mai
chiesto
denaro
,
anzi
ha
contribuito
generosamente
del
suo
alle
cause
benefiche
che
gli
stavano
a
cuore
.
Gran
signore
,
Rol
si
è
mantenuto
ai
margini
della
ricerca
parapsicologica
accademica
,
così
che
oggi
non
abbiamo
studi
scientifici
su
Rol
sul
tipo
di
quelli
condotti
all
'
Università
della
California
e
altrove
su
altri
sensitivi
del
ventesimo
secolo
.
Leggendo
l
'
introduzione
di
Giuditta
Dembech
agli
Scritti
per
Alda
-
una
raccolta
di
testi
di
Rol
indirizzati
a
una
misteriosa
donna
amata
-
si
ha
l
'
impressione
che
il
mancato
incontro
tra
Rol
e
la
parapsicologia
universitaria
non
sia
dipeso
soltanto
dal
sensitivo
torinese
.
Secondo
la
Dembech
,
quando
Rol
chiese
al
fisico
Tullio
Regge
che
gli
venisse
affiancato
un
ricercatore
,
ne
ebbe
in
cambio
l
'
invito
a
sottomettersi
ai
controlli
di
un
illusionista
.
Più
tardi
,
un
"
giovane
ricercatore
dell
'
Università
di
Torino
"
,
che
aveva
cominciato
a
interessarsi
a
Rol
,
avrebbe
ricevuto
dai
suoi
superiori
universitari
il
consiglio
di
non
continuare
la
ricerca
.
Certo
,
però
,
Rol
preferiva
vivere
nella
discrezione
,
e
per
altri
sensitivi
la
strada
della
collaborazione
con
la
ricerca
scientifica
è
stata
pubblica
,
faticosa
e
spesso
anche
umiliante
.
Così
,
la
possibilità
di
"
risolvere
"
il
mistero
di
Rol
è
morta
con
lui
.
Né
coloro
che
credono
dogmaticamente
a
tutto
quanto
riferiscono
i
suoi
sostenitori
,
né
gli
scettici
di
professione
-
che
,
non
meno
dogmaticamente
,
considerano
a
priori
qualunque
fenomeno
paranormale
come
illusorio
o
fasullo
-
possono
oggi
veramente
pensare
di
"
provare
"
all
'
altra
parte
di
avere
ragione
.
Rol
era
infastidito
da
coloro
che
si
interessavano
esclusivamente
ai
suoi
"
fenomeni
"
.
Nel
1975
scriveva
:
"
Dopo
tanto
tempo
non
ho
costruito
nulla
in
voi
;
ho
soltanto
colmato
molte
ore
della
vostra
noia
,
vi
ho
dato
spettacolo
(...)
Almeno
un
piccolo
tentativo
avreste
pur
potuto
farlo
,
quello
di
muovervi
verso
di
me
o
almeno
verso
le
cose
altissime
che
mostro
a
voi
ciechi
,
egoisti
,
indifferenti
a
quel
che
succede
"
.
Ma
quali
erano
le
"
cose
altissime
"
che
Rol
"
mostrava
"
?
Spesso
amava
dire
che
il
suo
insegnamento
sarebbe
stato
reso
noto
soltanto
dopo
la
morte
,
ed
è
in
effetti
in
questi
anni
che
documenti
inediti
cominciano
ad
affiorare
,
anche
se
molto
resta
ancora
da
pubblicare
.
Rol
si
diceva
credente
e
praticante
,
e
certamente
tra
i
suoi
ammiratori
si
annoverano
molti
cattolici
(
alcuni
dei
quali
noti
e
illustri
)
.
Quello
che
si
sa
delle
sue
idee
lascia
però
molte
perplessità
.
Trascuriamo
pure
il
suo
atteggiamento
nei
confronti
dell
'
amore
e
del
matrimonio
-
che
prevedeva
"
matrimoni
celesti
"
,
ma
non
puramente
platonici
,
in
presenza
di
legami
matrimoniali
preesistenti
e
del
tutto
validi
-
che
potrebbe
attenere
al
semplice
privato
di
Rol
.
Si
potrebbe
anche
considerare
non
decisivo
l
'
atteggiamento
sulla
reincarnazione
,
perché
-
scrive
Giuditta
Dembech
-
"
a
volte
l
'
accettava
completamente
,
lanciandosi
a
raccontare
episodi
che
ci
stupivano
sull
'
uno
o
sull
'
altro
personaggio
storico
,
o
addirittura
sui
presenti
...
A
volte
invece
accampava
forti
riserve
,
modificando
o
contraddicendo
quanto
aveva
affermato
in
precedenza
.
Altre
ancora
pareva
respingerla
apertamente
"
.
Sembrerebbe
dunque
che
non
si
possa
ascrivere
con
certezza
Rol
al
campo
oggi
vasto
dei
reincarnazionisti
,
anche
se
molti
ammiratori
lo
considerano
la
reincarnazione
di
Carlo
Magno
e
di
Napoleone
,
e
se
la
Dembech
ritiene
che
"
(
)
Rol
credesse
fermamente
nella
reincarnazione
"
e
si
smentisse
occasionalmente
sul
punto
soprattutto
"
(
)
per
non
urtare
la
suscettibilità
della
Chiesa
"
.
Ma
è
il
messaggio
centrale
che
sembra
emergere
da
quanto
si
va
pubblicando
di
Rol
a
essere
estraneo
alla
visione
del
mondo
cattolica
.
L
'
insegnamento
di
Rol
è
incentrato
sulla
nozione
di
"
spirito
intelligente
"
come
realtà
che
è
nel
senso
più
vero
"
quello
che
siamo
"
,
e
che
rimane
sulla
terra
anche
dopo
la
morte
.
Il
sensitivo
torinese
disprezzava
certamente
le
sedute
spiritiche
comuni
e
"
volgari
"
,
e
tanto
più
i
medium
che
operano
per
denaro
.
Tuttavia
,
non
escludeva
che
gli
"
spiriti
intelligenti
"
potessero
manifestarsi
dai
"
regni
invisibili
"
,
e
partecipava
a
"
sedute
"
se
riteneva
che
fossero
immuni
dai
pericoli
dello
spiritismo
volgare
.
Talora
ne
distruggeva
la
documentazione
,
proprio
per
non
favorire
la
diffusione
di
quello
spiritismo
che
riteneva
pericoloso
.
Ma
qualche
cosa
rimane
.
Giuditta
Dembech
riproduce
per
esempio
a
proposito
di
una
poesia
del
sensitivo
,
La
ruelle
des
chats
,
una
annotazione
manoscritta
di
Rol
che
la
definisce
"
poesia
scritta
dallo
spirito
intelligente
di
uno
studente
afgano
,
vivente
a
Parigi
.
Seduta
in
casa
Visca
,
11-12
gennaio
1975
"
.
E
a
proposito
di
questa
"
seduta
"
,
Rol
annota
che
"
contemporaneamente
,
come
nella
precedente
seduta
(
pochi
giorni
innanzi
)
,
si
ottenne
dallo
spirito
intelligente
di
Francisco
Goya
il
disegno
di
una
donna
sdraiata
(
nella
seduta
di
prima
Goya
disegnò
il
ritratto
della
duchessa
d
'
Alba
)
"
.
Sarebbe
sbagliato
definire
Rol
semplicemente
uno
spiritista
;
e
non
solo
per
la
sua
reiterata
presa
di
distanze
dallo
spiritismo
(
in
cui
,
affermava
,
"
vi
è
del
vero
(
)
ma
ancora
troppo
poco
per
farne
una
'
dottrina
'
"
)
.
La
sua
nozione
di
"
spirito
intelligente
"
si
ritrova
,
al
di
fuori
della
tradizione
propriamente
spiritista
,
nell
'
ambiente
teosofico
e
in
vari
filoni
del
New
Thought
anglo
-
americano
.
Lo
"
spirito
intelligente
"
per
Rol
continua
a
esistere
in
una
sorta
di
eterno
presente
:
"
La
mela
che
Sempronio
mangiava
il
16
luglio
1329
,
esiste
tuttora
,
non
meno
di
quando
era
attaccata
ai
rami
dell
'
albero
e
prima
ancora
che
l
'
albero
esistesse
né
col
16
luglio
1329
la
sua
funzione
venne
a
cessare
,
poiché
nel
tutto
che
si
accumula
,
ogni
cosa
rimane
operante
,
Dio
e
i
suoi
pensieri
essendo
la
medesima
cosa
e
non
potendo
un
aspetto
separato
di
questa
cosa
modificare
la
natura
della
cosa
stessa
.
Dio
è
eterno
e
inconsumabile
,
onnipotente
e
multiforme
e
noi
,
parte
di
Dio
,
siamo
la
stessa
cosa
che
Dio
"
.
L
'
affinità
con
il
mondo
"
akashico
"
di
Rudolf
Steiner
(
1861-1925
)
-
più
ancora
che
con
la
Teosofia
,
le
cui
affinità
con
il
pensiero
di
Rol
erano
state
notate
già
dal
fratello
Carlo
(
1897-1978
)
,
frequentatore
a
Buenos
Aires
della
Società
Teosofica
Argentina
-
sembra
particolarmente
evidente
.
Rol
,
del
resto
,
definisce
Steiner
"
forse
il
primo
uomo
che
sia
riuscito
a
farsi
libero
"
e
l
'
antroposofia
"
scienza
pura
dello
spirito
nella
stessa
guisa
che
la
scienza
naturale
è
scienza
della
natura
"
.
E
questo
anche
se
Steiner
,
"
l
'
inventore
della
scienza
antroposofica
"
,
secondo
Rol
aprì
"
(
)
solamente
uno
spiraglio
(
)
della
massiccia
porta
di
granito
che
separa
l
'
uomo
che
vive
dal
mondo
delle
rivelazioni
alle
quali
è
destinato
"
.
Questi
riferimenti
culturali
di
Rol
sono
a
filoni
certamente
importanti
nella
storia
culturale
dell
'
Occidente
,
ma
dove
la
visione
del
destino
dell
'
anima
(
e
non
solo
)
è
diversa
e
inconciliabile
rispetto
alla
dottrina
cattolica
.
Quest
'
ultima
-
nelle
sue
espressioni
magisteriali
,
che
non
vanno
confuse
con
le
affermazioni
di
singoli
sacerdoti
talora
entusiasti
di
presunti
fenomeni
di
contatto
con
i
defunti
-
ripudia
qualunque
tipo
di
"
seduta
"
e
di
medianità
.
I
cattolici
hanno
imparato
fin
dall
'
Ottocento
a
diffidare
di
chi
propone
scorciatoie
per
"
provare
"
l
'
immortalità
dell
'
anima
-
o
dello
"
spirito
intelligente
"
-
e
,
con
tutto
il
rispetto
per
l
'
onestà
di
Rol
,
le
manifestazioni
dello
spirito
di
Goya
,
che
disegna
la
duchessa
d
'
Alba
oltre
cento
anni
dopo
essere
morto
,
o
la
"
scienza
pura
dello
spirito
"
di
Steiner
veramente
non
c
'
entrano
con
la
fede
cristiana
.
Tutto
questo
non
è
,
né
vuole
essere
,
una
presa
di
posizione
nella
polemica
sul
carattere
reale
o
simulato
dei
"
fenomeni
"
di
Rol
.
Una
soluzione
soddisfacente
per
tutti
ai
quesiti
sollevati
da
questa
polemica
,
per
i
motivi
accennati
,
è
allo
stato
impossibile
.
E
'
tuttavia
importante
distinguere
fra
i
"
fenomeni
"
e
la
dottrina
di
chi
dei
"
fenomeni
"
è
protagonista
.
La
Chiesa
cattolica
insegna
che
la
dottrina
è
ben
più
importante
dei
fenomeni
apparentemente
miracolosi
nel
giudicare
della
santità
di
un
candidato
alla
beatificazione
,
o
dell
'
attendibilità
di
una
apparizione
mariana
.
Certamente
per
un
cattolico
è
sulla
base
della
dottrina
che
si
deve
giudicare
il
significato
di
"
fenomeni
"
apparentemente
straordinari
,
e
non
viceversa
.
Gustavo
Adolfo
Rol
è
ora
affidato
alla
misericordia
infinita
di
Dio
,
e
ci
piace
credere
che
questa
saprà
apprezzare
le
sue
intenzioni
,
presumibilmente
buone
.
Le
dottrine
cui
fatalmente
si
accosta
chi
approfondisce
la
sua
figura
appartengono
invece
-
al
di
là
dei
suoi
personali
desideri
-
a
una
tradizione
metaphysical
(
nel
senso
anglosassone
del
termine
)
ed
esoterica
certo
meritevole
di
essere
studiata
come
componente
importante
della
cultura
occidentale
moderna
,
ma
altrettanto
certamente
alternativa
rispetto
alla
fede
della
Chiesa
.
StampaQuotidiana ,
Aita
,
aita
:
tornano
gli
anticlericali
!
Erano
decenni
che
non
si
vedevano
così
in
massa
,
confinati
tutt
'
al
più
in
sparuti
Circoli
dello
Sbattezzo
e
sugli
editoriali
in
neretto
di
Repubblica
.
Ora
invece
Roma
è
tappezzata
di
manifesti
cubitali
:
"
XX
settembre
(
sic
!
,
con
le
cifre
romane
come
nelle
targhe
delle
strade
!
)
.
Tutti
alla
grande
MANIFESTAZIONE
ANTICLERICALE
"
.
Il
raduno
-
ovviamente
-
è
presso
Porta
Pia
:
e
speriamo
di
non
(
ri
)
vedere
le
camicie
rosse
.
Dopo
il
Gay
Pride
,
anche
gli
anticlericali
mostrano
dunque
il
loro
orgoglio
.
Peccato
che
l
'
adunata
,
anziché
Garibaldi
-
che
era
pur
sempre
un
Eroe
di
due
mondi
-
,
gliela
debbano
suonare
Marco
Pannella
ed
Emma
Bonino
(
accompagnamento
di
Edoardo
Bennato
e
Arnoldo
Foà
)
.
Sono
essi
gli
eredi
del
Risorgimento
?
Povero
Mazzini
,
povero
Salvemini
e
povero
anche
Spadolini
:
così
fieri
del
loro
aristocratico
liberalismo
.
Qui
il
cartellone
sembra
raffazzonato
con
richiami
polemici
dell
'
ultim
'
ora
(
c
'
è
pure
un
convegno
dove
si
parlerà
,
uno
in
fila
all
'
altro
,
di
:
Sillabo
,
Pio
IX
,
Giordano
Bruno
,
Risorgimento
e
persino
Ratzinger
,
circa
il
recente
documento
Dominus
Iesus
)
;
e
bisogna
pur
ammettere
che
qualche
ragione
per
insorgere
,
negli
ultimi
mesi
,
gli
avversari
"
clericali
"
gliel
'
hanno
pur
data
.
Insomma
:
sarà
il
contraccolpo
per
il
plateale
successo
della
Giornata
mondiale
dei
giovani
;
sarà
la
preoccupazione
per
il
ritorno
in
forze
di
un
certo
"
revisionismo
"
sui
miti
risorgimentali
(
leggi
mostra
anti
-
sabauda
al
Meeting
di
Rimini
e
beatificazione
di
Pio
IX
)
,
ma
gli
anticlericali
hanno
stavolta
deciso
di
reagire
in
forze
.
Basta
consultare
la
mailing
list
"
Ateismo
"
dell
'
Unione
atei
e
razionalisti
agnostici
italiani
per
constatare
come
i
contatti
siano
cresciuti
regolarmente
lungo
il
Giubileo
,
con
punte
a
giugno
(
Gay
Pride
)
,
e
in
settembre
siano
già
oltre
230
.
Adesso
Pannella
disegna
il
130°
anniversario
della
presa
di
Roma
come
una
sorta
di
replica
a
Tor
Vergata
.
Solo
che
non
sono
più
i
tempi
del
Papa
-
Re
e
anche
l
'
anticlericalismo
è
profondamente
cambiato
.
Del
resto
:
che
senso
avrebbe
l
'
odio
ottocentesco
per
i
preti
ai
tempi
del
mea
culpa
e
dei
credenti
minoranza
?
Così
l
'
armata
anticlericale
si
presenta
a
Porta
Pia
più
brancaleone
che
no
:
i
sostenitori
della
liberalizzazione
delle
droghe
fanno
corteo
con
le
delegazioni
dei
mazziniani
,
i
fans
di
Giordano
Bruno
insieme
agli
omosessuali
del
Fuori
...
E
pure
le
intenzioni
meno
bellicose
e
le
posizioni
più
sfumate
rischiano
di
finire
nella
caldera
della
strumentalizzazione
politica
.
Lo
conferma
indirettamente
anche
uno
dei
relatori
al
convegno
"
Scienza
Chiesa
e
Libertà
.
Ieri
e
oggi
"
che
contorna
la
manifestazione
romana
:
Domenico
Settembrini
,
docente
di
Storia
delle
dottrine
politiche
.
Professore
,
ma
davvero
lei
ce
l
'
ha
coi
preti
?
"
C
'
è
un
carattere
di
verità
in
certe
critiche
che
possono
sembrare
anti
-
cattoliche
.
Si
sono
verificati
ultimamente
alcuni
avvenimenti
ecclesiastici
(
Pio
IX
,
il
documento
Ratzinger
,
gli
attacchi
anti
-
risorgimentali
del
Meeting
,
eccetera
)
che
ritengo
di
tipo
clericale
.
Io
non
voglio
sacralizzare
l
'
unità
d
'
Italia
;
però
vorrei
che
si
ricordasse
che
il
nostro
regime
di
libertà
e
di
convivenza
ha
come
precedente
quell
'
atto
chiamato
Risorgimento
"
.
Diciamo
allora
che
lei
è
anticlericale
per
ragion
patria
;
ma
basta
questo
per
farsi
vedere
oggi
a
Porta
Pia
?
"
Sì
,
anzi
considero
che
il
20
settembre
dovrebbe
essere
festa
nazionale
...
Se
poi
la
manifestazione
pannelliana
acquisterà
un
sapore
più
eccessivo
di
quello
che
mi
potrebbe
star
bene
,
beh
,
sarà
colpa
delle
contingenze
che
lo
hanno
creato
.
È
anche
inevitabile
,
perché
oggi
in
politica
i
due
schieramenti
fanno
a
gara
per
accaparrarsi
il
voto
cattolico
.
Se
ci
sono
travalicamenti
clericali
,
dunque
(
e
secondo
me
ci
sono
)
,
la
responsabilità
sono
assai
più
dei
politici
laici
che
della
Chiesa
.
Dirò
di
più
:
quando
la
minoranza
cattolica
era
rappresentata
dalla
Dc
le
cose
andavano
meglio
,
tra
noi
"
laici
"
c
'
era
meno
opportunismo
"
.
Ma
guarda
un
po
'
:
un
anticlericale
che
rimpiange
la
Dc
...
E
perché
poi
,
se
la
colpa
è
dei
laici
diventati
troppo
"
chierichetti
"
,
prendersela
coi
preti
tanto
da
rinverdire
le
tristezze
dell
'
anticlericalismo
?
Forse
qualcuno
vuole
puntare
sul
bersaglio
grosso
,
tanto
per
coalizzare
il
frammentato
fronte
progressista
.
Eh
già
:
i
radicali
parlano
a
suocera
-
il
Vaticano
-
perché
nuora
intenda
;
ovvero
Giuliano
Amato
e
soprattutto
l
'
ex
enfant
prodige
Francesco
Rutelli
,
già
pannelliano
,
ambedue
in
odore
di
troppo
smaccato
"
servilismo
"
cattolico
.
La
rediviva
Porta
Pia
2000
vuol
dunque
far
breccia
più
nella
sinistra
piuttosto
che
non
nella
stessa
Chiesa
?
Lo
conferma
il
programma
della
manifestazione
odierna
,
aizzata
contro
"
la
"
politica
"
italiana
...
incapace
di
riaffermare
la
distinzione
tra
dettato
confessionale
,
norma
morale
e
norma
giuridica
,
tra
peccato
e
reato
"
.
Un
altro
professore
,
il
filosofo
Raimondo
Cubeddu
,
giustifica
così
la
sua
partecipazione
al
convegno
romano
:
"
Voglio
rivendicare
la
dignità
e
la
validità
della
tradizione
liberale
.
Prima
la
Giornata
della
gioventù
e
le
tante
voci
levate
a
chiedere
"
esami
di
coscienza
"
sulla
cultura
laica
;
poi
MicroMega
che
pende
dalle
labbra
del
Papa
e
del
cardinal
Martini
(
personaggi
che
peraltro
rispetto
)
...
Beh
,
insomma
,
un
po
'
di
sconforto
mi
viene
davanti
alla
posizione
supina
di
questa
sinistra
,
che
cerca
di
sostituire
la
fede
(
fallita
)
nel
marxismo
con
un
'
altra
e
dimentica
una
cultura
laica
che
invece
conserva
la
sua
dignità
e
vuole
avere
spazio
politico
.
La
cultura
laica
non
esiste
più
?
Macché
,
siete
voi
di
sinistra
che
avete
fallito
"
.
E
così
lei
va
a
Porta
Pia
...
"
Mica
sono
un
anticlericale
,
io
.
Per
me
la
manifestazione
è
un
tentativo
per
mettere
insieme
i
cocci
di
una
laicità
rimasta
ferma
ai
miti
dell
'
Ottocento
e
che
ora
-
vedendosi
sopravanzata
-
si
ribella
"
.
E
i
cattolici
,
come
prenderanno
questo
presunto
ritorno
dell
'
anticlericalismo
?
Lo
storico
Giorgio
Rumi
non
si
scompone
:
"
Grazie
a
Dio
l
'
anticlericalismo
in
Italia
è
finito
;
anzi
,
c
'
è
un
bisogno
del
prete
anche
tra
i
non
credenti
che
da
gran
tempo
non
si
vedeva
...
Lo
stesso
Pannella
si
è
premurato
di
precisare
che
la
sua
iniziativa
non
è
contro
la
religione
;
il
che
accentua
l
'
aspetto
anti
-
temporalista
della
manifestazione
romana
"
.
Che
-
tradotto
-
significa
?
"
Un
aumento
della
preoccupazione
laica
per
i
supposti
"
successi
temporali
"
della
Chiesa
e
la
paura
di
un
"
arieccoli
"
dei
cattolici
nella
politica
italiana
.
Ma
si
tratta
di
timori
fuori
dalla
realtà
:
niente
è
più
lontano
dal
governo
di
questo
Papa
che
una
rentrée
temporale
"
.
Il
collega
Franco
Cardini
annusa
invece
il
complotto
:
"
Senza
dubbio
Pannella
cerca
elementi
di
coagulo
per
una
sinistra
che
sta
perdendo
referenti
.
Ma
c
'
è
anche
una
posta
più
alta
e
non
solo
italiana
:
la
Chiesa
cattolica
è
rimasta
l
'
unica
forza
universale
ad
opporsi
agli
aspetti
più
disumani
della
globalizzazione
e
negli
ultimi
mesi
i
radicali
si
sono
fatti
assoluti
promotori
proprio
di
quel
progressismo
neo
-
capitalistico
.
La
rievocazione
di
Porta
Pia
cela
dunque
qualcosa
di
più
di
un
rigurgito
anticlericale
tutto
sommato
"
romantico
"
;
l
'
avversione
accanita
alla
Chiesa
nasconde
la
volontà
di
eliminare
l
'
ultimo
avversario
sulla
strada
del
capitalismo
più
selvaggio
e
più
cinico
"
.
StampaPeriodica ,
Renaissance
Books
è
un
editore
di
Los
Angeles
molto
aperto
al
nuovo
e
all
'
anticonvenzionale
.
Pubblica
libri
di
politologia
e
di
storia
.
Non
poteva
che
essere
Renaissance
Books
a
stampare
Vote.com,
il
saggio
dissacrante
e
provocatorio
di
Dick
Morris
dedicato
al
rapporto
fra
Internet
e
politica
.
Nell
'
era
della
globalizzazione
e
dei
"
webbies
"
,
i
consumatori
di
Internet
,
la
lettura
di
Vote.com
diventa
un
obbligo
per
politici
,
giornalisti
,
ricercatori
,
cultori
di
una
nuova
rivoluzione
basata
sull
'
uso
di
Internet
nei
rapporti
fra
cittadini
e
stato
,
oppure
fra
uomini
della
terra
e
futuro
governo
mondiale
.
Dick
Morris
è
da
vent
'
anni
amico
di
Bill
Clinton
e
lo
ha
consigliato
durante
momenti
difficili
.
La
specialità
di
Morris
sono
le
campagne
elettorali
e
di
opinione
,
dirette
a
convincere
la
gente
che
un
presidente
è
buono
,
che
una
legge
è
giusta
,
che
l
'
avversario
è
un
imbecille
.
In
Vote.com
Morris
spiega
come
il
grande
capitale
,
i
lobbisti
,
i
media
,
il
Congresso
degli
Usa
e
quello
dei
singoli
stati
americani
stiano
perdendo
la
loro
influenza
e
come
Internet
possa
ridare
potere
al
popolo
.
Per
Morris
gli
80
milioni
di
americani
che
sono
collegati
a
Internet
rappresentano
il
"
quinto
potere
"
,
una
nuova
forza
capace
di
trasformare
la
politica
,
una
sorta
di
"
comitato
"
di
cittadini
"
online
"
.
Per
Morris
tutto
ciò
è
il
sogno
della
democrazia
diretta
di
Thomas
Jefferson
,
quella
dei
"
town
meeting
"
.
La
velocità
e
l
'
interattività
di
Internet
possono
trasformare
la
democrazia
Usa
in
un
sistema
di
politica
istantanea
attraverso
il
metodo
dei
referendum
popolari
condotti
per
via
telematica
.
La
filosofia
di
Internet
,
così
come
la
spiega
Morris
,
è
quella
di
eliminare
gli
intermediari
.
Le
azioni
si
comprano
e
si
vendono
direttamente
,
senza
pagare
commissioni
.
I
biglietti
aerei
si
acquistano
online
,
senza
far
guadagnare
un
dollaro
agli
agenti
di
viaggio
.
I
libri
si
fanno
arrivare
a
casa
attraverso
Amazon
.
E
'
dunque
inevitabile
che
anche
le
intermediazioni
nel
campo
della
politica
finiscano
con
l
'
essere
eliminate
.
Sinora
il
pubblico
di
Internet
ha
ricevuto
notizie
e
informazioni
politiche
di
ogni
genere
:
un
input
colossale
e
continuo
.
Ma
l
'
output
,
la
manifestazione
efficace
delle
proprie
opinioni
,
è
confinato
al
voto
per
la
nomina
dei
propri
rappresentanti
nelle
istituzioni
o
del
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Secondo
Morris
Internet
permette
al
cittadino
di
rovesciare
tutto
e
di
esprimersi
direttamente
,
in
tempo
reale
,
su
qualsiasi
problema
.
In
tal
modo
la
capacità
della
gente
di
influire
,
di
condizionare
,
di
orientare
le
decisioni
della
politica
di
Washington
e
dei
governi
locali
sale
in
modo
esponenziale
.
Morris
e
la
moglie
Eileen
McGann
stanno
per
aprire
un
sito
che
si
chiama
Vote.com
.
L
'
obiettivo
è
di
incoraggiare
i
webbies
a
votare
,
di
informare
dei
risultati
i
congressmen
,
i
senatori
,
i
governatori
e
il
presidente
.
Appena
i
cittadini
votano
via
Internet
su
una
legge
o
un
provvedimento
i
politici
interessati
ne
conoscono
immediatamente
l
'
opinione
.
Resta
difficile
per
un
rappresentante
del
popolo
approvare
una
norma
al
Congresso
se
i
milioni
di
abbonati
a
Internet
hanno
espresso
parere
contrario
.
La
macchina
descritta
da
Morris
è
infernale
per
il
futuro
della
vecchia
politica
e
delle
vecchie
istituzioni
.
Il
"
quinto
potere
"
è
davvero
alle
porte
,
anche
in
Italia
,
dove
la
politica
è
molto
più
decrepita
e
ingessata
che
negli
Usa
.
StampaQuotidiana ,
L
'
illuminismo
continua
ad
essere
il
nostro
orizzonte
culturale
.
Ma
ci
basta
?
Non
possiamo
farne
a
meno
,
le
nostre
società
liberaldemocratiche
vengono
da
lì
e
anche
gran
parte
della
nostra
cultura
.
L
'
Encyclopédie
a
metà
del
Settecento
soppiantò
la
Bibbia
.
E
questo
mostra
che
nell
'
irreligiosità
illuminista
è
contenuta
anche
una
nuova
fede
,
con
quanto
di
rassicurante
e
di
rischioso
c
'
è
in
ogni
fede
.
Libertà
,
ragione
,
uguaglianza
,
progresso
sono
i
punti
cardinali
della
nostra
geografia
culturale
.
Ma
non
c
'
è
anche
in
questo
qualcosa
di
dogmatico
?
E
soprattutto
:
quanto
è
avvenuto
precedentemente
nella
storia
europea
può
essere
ridotto
ad
una
serie
di
tappe
per
raggiungere
la
meta
illuministica
e
liberal
-
democratica
?
La
cultura
greca
e
latina
,
il
cristianesimo
medievale
,
il
Rinascimento
diviso
tra
scienza
e
magia
,
sono
solo
oggetti
di
studio
,
cioè
"
culture
superate
"
?
Non
solo
la
Scuola
di
Francoforte
(
da
Max
Horkheimer
fino
all
'
ultimo
allievo
Jurgen
Habermas
)
,
ma
anche
i
grandi
romanzieri
russi
dell
'
Ottocento
,
soprattutto
Dostoevskij
e
Tolstoj
,
sono
stati
critici
dell
'
illuminismo
e
dell
'
intelligencja
atea
,
pur
procedendo
secondo
una
logica
analitica
spietatamente
lucida
nell
'
esaminare
i
problemi
morali
e
politici
del
loro
tempo
.
La
riproposta
dell
'
illuminismo
e
nello
stesso
tempo
dei
dubbi
su
di
esso
è
il
tratto
caratteristico
più
interessante
dell
'
ultimo
numero
di
MicroMega
.
Mi
fermo
su
due
soli
testi
,
quello
di
Habermas
,
intitolato
esplicitamente
Fede
e
Sapere
,
che
apre
il
numero
e
quello
di
Tolstoj
su
Buddha
e
su
Krishna
che
lo
chiude
.
Soprattutto
un
passo
del
saggio
di
Habermas
mi
sembra
interessante
:
"
Il
diavolo
non
esiste
,
ma
l
'
arcangelo
caduto
imperversa
ora
come
prima
,
non
solo
nel
bene
capovolto
in
atto
mostruoso
,
ma
anche
nella
pulsione
irrefrenabile
di
vendetta
che
lo
segue
a
ruota
(...)
Quando
il
peccato
si
è
trasformato
in
colpa
e
la
trasgressione
dei
comandamenti
divini
in
violazione
della
legge
umana
,
qualcosa
è
andato
perduto
.
(...)
Il
legittimo
scetticismo
di
Horkheimer
nei
confronti
della
entusiastica
speranza
di
Benjamin
nella
forza
rigeneratrice
della
memoria
umana
-
"
gli
uccisi
sono
davvero
uccisi
"
-
non
smentisce
tuttavia
l
'
impulso
impotente
a
cambiare
ancora
qualcosa
nell
'
irrevocabile
"
.
Habermas
ama
le
formulazioni
condensate
e
labirintiche
.
Tuttavia
il
senso
di
quello
che
dice
è
piuttosto
chiaro
.
Pur
non
credendo
nell
'
esistenza
del
diavolo
,
i
laici
illuministi
sono
costretti
a
constatare
periodicamente
che
vengono
compiuti
atti
"
mostruosi
"
in
cui
si
eccede
la
misura
di
quella
che
consideriamo
razionalità
e
sensibilità
umana
.
A
fin
di
bene
,
con
giustificazioni
morali
e
anche
religiose
sinistramente
esibite
,
si
compiono
delitti
letteralmente
demoniaci
.
Dostoevskij
analizzò
questo
nuovo
genere
di
crimini
nei
suoi
romanzi
,
a
partire
da
Delitto
e
castigo
.
Ma
anche
la
vendetta
che
segue
al
crimine
mostruoso
e
vorrebbe
ristabilire
con
la
violenza
l
'
equilibrio
turbato
da
una
violenza
precedente
,
è
a
sua
volta
mostruosa
e
diabolica
,
proprio
perché
legittimata
da
chi
la
compie
con
argomenti
razionali
e
morali
.
La
differenza
tra
la
violazione
della
legge
umana
e
la
nozione
di
peccato
è
questa
:
la
prima
si
risolve
attraverso
la
sanzione
legale
(
o
vendetta
legittima
)
,
mentre
la
trasgressione
dei
comandamenti
divini
allude
all
'
idea
che
la
realtà
non
finisce
qui
,
non
appartiene
solo
al
mondo
umano
,
anzitutto
perché
il
mondo
umano
e
tanto
meno
la
natura
non
appartengono
all
'
umanità
:
noi
non
ne
siamo
i
padroni
assoluti
.
Il
limite
dell
'
illuminismo
è
appunto
la
desacralizzazione
della
natura
e
del
nostro
corpo
,
ridotti
a
campo
di
ricerca
e
manipolazione
scientifica
.
Il
limite
della
fede
,
a
mio
parere
,
consiste
nell
'
idea
che
il
male
viene
cancellato
dalla
richiesta
di
perdono
e
dal
perdono
concesso
.
Da
un
lato
il
male
compiuto
è
considerato
(
secondo
ragione
)
irreversibile
e
irrevocabile
:
"
gli
uccisi
sono
davvero
uccisi
"
per
sempre
e
niente
può
ridare
loro
la
vita
.
D
'
altro
lato
(
secondo
fede
)
si
conserva
un
impulso
a
riparare
all
'
irreparabile
ipotizzando
l
'
esistenza
di
un
'
altra
dimensione
(
religiosa
)
della
realtà
,
in
cui
il
male
viene
cancellato
.
Pubblicando
in
chiusura
gli
scritti
di
Tolstoj
,
sia
illuminista
che
evangelico
,
sul
buddhismo
e
l
'
induismo
,
mi
pare
che
MicroMega
voglia
suggerire
questo
:
che
l
'
illuminismo
definisce
ancora
l
'
orizzonte
culturale
moderno
,
ma
non
ci
basta
e
può
anche
metterci
nelle
mani
del
diavolo
,
soprattutto
se
crediamo
davvero
di
poter
fare
del
mondo
e
di
noi
stessi
tutto
quello
che
vogliamo
avendo
come
solo
limite
i
nostri
sistemi
legali
.