StampaQuotidiana ,
Gustavo
Adolfo
Rol
(
1903-1994
)
-
considerato
da
molti
parapsicologi
il
più
grande
sensitivo
del
Novecento
.
-
continua
a
far
discutere
da
morto
come
avveniva
quando
era
vivo
.
Sul
Corriere
della
Sera
del
12
marzo
2000
lo
scrittore
Alberto
Bevilacqua
ha
tratto
spunto
dall
'
uscita
di
un
volume
di
scritti
di
Rol
curato
da
Caterina
Ferrari
per
prendersela
con
le
"
squallide
denigrazioni
"
di
certi
"
signori
"
-
tra
cui
un
"
noto
divulgatore
"
(
con
ogni
evidenza
Piero
Angela
,
che
lo
scrittore
però
non
nomina
)
-
i
quali
,
chiusi
in
uno
scetticismo
miope
,
avrebbero
attaccato
e
umiliato
Rol
.
L
'
argomento
non
è
semplice
come
può
sembrare
.
I
fenomeni
paranormali
di
Rol
hanno
affascinato
intere
generazioni
,
hanno
commosso
e
stupito
molti
grandi
del
mondo
,
ed
è
difficile
credere
che
si
sia
trattato
sempre
e
soltanto
di
mistificazioni
.
I
molti
che
lo
hanno
conosciuto
bene
portano
con
sé
il
ricordo
di
un
uomo
onesto
,
disinteressato
,
che
non
ha
mai
chiesto
denaro
,
anzi
ha
contribuito
generosamente
del
suo
alle
cause
benefiche
che
gli
stavano
a
cuore
.
Gran
signore
,
Rol
si
è
mantenuto
ai
margini
della
ricerca
parapsicologica
accademica
,
così
che
oggi
non
abbiamo
studi
scientifici
su
Rol
sul
tipo
di
quelli
condotti
all
'
Università
della
California
e
altrove
su
altri
sensitivi
del
ventesimo
secolo
.
Leggendo
l
'
introduzione
di
Giuditta
Dembech
agli
Scritti
per
Alda
-
una
raccolta
di
testi
di
Rol
indirizzati
a
una
misteriosa
donna
amata
-
si
ha
l
'
impressione
che
il
mancato
incontro
tra
Rol
e
la
parapsicologia
universitaria
non
sia
dipeso
soltanto
dal
sensitivo
torinese
.
Secondo
la
Dembech
,
quando
Rol
chiese
al
fisico
Tullio
Regge
che
gli
venisse
affiancato
un
ricercatore
,
ne
ebbe
in
cambio
l
'
invito
a
sottomettersi
ai
controlli
di
un
illusionista
.
Più
tardi
,
un
"
giovane
ricercatore
dell
'
Università
di
Torino
"
,
che
aveva
cominciato
a
interessarsi
a
Rol
,
avrebbe
ricevuto
dai
suoi
superiori
universitari
il
consiglio
di
non
continuare
la
ricerca
.
Certo
,
però
,
Rol
preferiva
vivere
nella
discrezione
,
e
per
altri
sensitivi
la
strada
della
collaborazione
con
la
ricerca
scientifica
è
stata
pubblica
,
faticosa
e
spesso
anche
umiliante
.
Così
,
la
possibilità
di
"
risolvere
"
il
mistero
di
Rol
è
morta
con
lui
.
Né
coloro
che
credono
dogmaticamente
a
tutto
quanto
riferiscono
i
suoi
sostenitori
,
né
gli
scettici
di
professione
-
che
,
non
meno
dogmaticamente
,
considerano
a
priori
qualunque
fenomeno
paranormale
come
illusorio
o
fasullo
-
possono
oggi
veramente
pensare
di
"
provare
"
all
'
altra
parte
di
avere
ragione
.
Rol
era
infastidito
da
coloro
che
si
interessavano
esclusivamente
ai
suoi
"
fenomeni
"
.
Nel
1975
scriveva
:
"
Dopo
tanto
tempo
non
ho
costruito
nulla
in
voi
;
ho
soltanto
colmato
molte
ore
della
vostra
noia
,
vi
ho
dato
spettacolo
(...)
Almeno
un
piccolo
tentativo
avreste
pur
potuto
farlo
,
quello
di
muovervi
verso
di
me
o
almeno
verso
le
cose
altissime
che
mostro
a
voi
ciechi
,
egoisti
,
indifferenti
a
quel
che
succede
"
.
Ma
quali
erano
le
"
cose
altissime
"
che
Rol
"
mostrava
"
?
Spesso
amava
dire
che
il
suo
insegnamento
sarebbe
stato
reso
noto
soltanto
dopo
la
morte
,
ed
è
in
effetti
in
questi
anni
che
documenti
inediti
cominciano
ad
affiorare
,
anche
se
molto
resta
ancora
da
pubblicare
.
Rol
si
diceva
credente
e
praticante
,
e
certamente
tra
i
suoi
ammiratori
si
annoverano
molti
cattolici
(
alcuni
dei
quali
noti
e
illustri
)
.
Quello
che
si
sa
delle
sue
idee
lascia
però
molte
perplessità
.
Trascuriamo
pure
il
suo
atteggiamento
nei
confronti
dell
'
amore
e
del
matrimonio
-
che
prevedeva
"
matrimoni
celesti
"
,
ma
non
puramente
platonici
,
in
presenza
di
legami
matrimoniali
preesistenti
e
del
tutto
validi
-
che
potrebbe
attenere
al
semplice
privato
di
Rol
.
Si
potrebbe
anche
considerare
non
decisivo
l
'
atteggiamento
sulla
reincarnazione
,
perché
-
scrive
Giuditta
Dembech
-
"
a
volte
l
'
accettava
completamente
,
lanciandosi
a
raccontare
episodi
che
ci
stupivano
sull
'
uno
o
sull
'
altro
personaggio
storico
,
o
addirittura
sui
presenti
...
A
volte
invece
accampava
forti
riserve
,
modificando
o
contraddicendo
quanto
aveva
affermato
in
precedenza
.
Altre
ancora
pareva
respingerla
apertamente
"
.
Sembrerebbe
dunque
che
non
si
possa
ascrivere
con
certezza
Rol
al
campo
oggi
vasto
dei
reincarnazionisti
,
anche
se
molti
ammiratori
lo
considerano
la
reincarnazione
di
Carlo
Magno
e
di
Napoleone
,
e
se
la
Dembech
ritiene
che
"
(
)
Rol
credesse
fermamente
nella
reincarnazione
"
e
si
smentisse
occasionalmente
sul
punto
soprattutto
"
(
)
per
non
urtare
la
suscettibilità
della
Chiesa
"
.
Ma
è
il
messaggio
centrale
che
sembra
emergere
da
quanto
si
va
pubblicando
di
Rol
a
essere
estraneo
alla
visione
del
mondo
cattolica
.
L
'
insegnamento
di
Rol
è
incentrato
sulla
nozione
di
"
spirito
intelligente
"
come
realtà
che
è
nel
senso
più
vero
"
quello
che
siamo
"
,
e
che
rimane
sulla
terra
anche
dopo
la
morte
.
Il
sensitivo
torinese
disprezzava
certamente
le
sedute
spiritiche
comuni
e
"
volgari
"
,
e
tanto
più
i
medium
che
operano
per
denaro
.
Tuttavia
,
non
escludeva
che
gli
"
spiriti
intelligenti
"
potessero
manifestarsi
dai
"
regni
invisibili
"
,
e
partecipava
a
"
sedute
"
se
riteneva
che
fossero
immuni
dai
pericoli
dello
spiritismo
volgare
.
Talora
ne
distruggeva
la
documentazione
,
proprio
per
non
favorire
la
diffusione
di
quello
spiritismo
che
riteneva
pericoloso
.
Ma
qualche
cosa
rimane
.
Giuditta
Dembech
riproduce
per
esempio
a
proposito
di
una
poesia
del
sensitivo
,
La
ruelle
des
chats
,
una
annotazione
manoscritta
di
Rol
che
la
definisce
"
poesia
scritta
dallo
spirito
intelligente
di
uno
studente
afgano
,
vivente
a
Parigi
.
Seduta
in
casa
Visca
,
11-12
gennaio
1975
"
.
E
a
proposito
di
questa
"
seduta
"
,
Rol
annota
che
"
contemporaneamente
,
come
nella
precedente
seduta
(
pochi
giorni
innanzi
)
,
si
ottenne
dallo
spirito
intelligente
di
Francisco
Goya
il
disegno
di
una
donna
sdraiata
(
nella
seduta
di
prima
Goya
disegnò
il
ritratto
della
duchessa
d
'
Alba
)
"
.
Sarebbe
sbagliato
definire
Rol
semplicemente
uno
spiritista
;
e
non
solo
per
la
sua
reiterata
presa
di
distanze
dallo
spiritismo
(
in
cui
,
affermava
,
"
vi
è
del
vero
(
)
ma
ancora
troppo
poco
per
farne
una
'
dottrina
'
"
)
.
La
sua
nozione
di
"
spirito
intelligente
"
si
ritrova
,
al
di
fuori
della
tradizione
propriamente
spiritista
,
nell
'
ambiente
teosofico
e
in
vari
filoni
del
New
Thought
anglo
-
americano
.
Lo
"
spirito
intelligente
"
per
Rol
continua
a
esistere
in
una
sorta
di
eterno
presente
:
"
La
mela
che
Sempronio
mangiava
il
16
luglio
1329
,
esiste
tuttora
,
non
meno
di
quando
era
attaccata
ai
rami
dell
'
albero
e
prima
ancora
che
l
'
albero
esistesse
né
col
16
luglio
1329
la
sua
funzione
venne
a
cessare
,
poiché
nel
tutto
che
si
accumula
,
ogni
cosa
rimane
operante
,
Dio
e
i
suoi
pensieri
essendo
la
medesima
cosa
e
non
potendo
un
aspetto
separato
di
questa
cosa
modificare
la
natura
della
cosa
stessa
.
Dio
è
eterno
e
inconsumabile
,
onnipotente
e
multiforme
e
noi
,
parte
di
Dio
,
siamo
la
stessa
cosa
che
Dio
"
.
L
'
affinità
con
il
mondo
"
akashico
"
di
Rudolf
Steiner
(
1861-1925
)
-
più
ancora
che
con
la
Teosofia
,
le
cui
affinità
con
il
pensiero
di
Rol
erano
state
notate
già
dal
fratello
Carlo
(
1897-1978
)
,
frequentatore
a
Buenos
Aires
della
Società
Teosofica
Argentina
-
sembra
particolarmente
evidente
.
Rol
,
del
resto
,
definisce
Steiner
"
forse
il
primo
uomo
che
sia
riuscito
a
farsi
libero
"
e
l
'
antroposofia
"
scienza
pura
dello
spirito
nella
stessa
guisa
che
la
scienza
naturale
è
scienza
della
natura
"
.
E
questo
anche
se
Steiner
,
"
l
'
inventore
della
scienza
antroposofica
"
,
secondo
Rol
aprì
"
(
)
solamente
uno
spiraglio
(
)
della
massiccia
porta
di
granito
che
separa
l
'
uomo
che
vive
dal
mondo
delle
rivelazioni
alle
quali
è
destinato
"
.
Questi
riferimenti
culturali
di
Rol
sono
a
filoni
certamente
importanti
nella
storia
culturale
dell
'
Occidente
,
ma
dove
la
visione
del
destino
dell
'
anima
(
e
non
solo
)
è
diversa
e
inconciliabile
rispetto
alla
dottrina
cattolica
.
Quest
'
ultima
-
nelle
sue
espressioni
magisteriali
,
che
non
vanno
confuse
con
le
affermazioni
di
singoli
sacerdoti
talora
entusiasti
di
presunti
fenomeni
di
contatto
con
i
defunti
-
ripudia
qualunque
tipo
di
"
seduta
"
e
di
medianità
.
I
cattolici
hanno
imparato
fin
dall
'
Ottocento
a
diffidare
di
chi
propone
scorciatoie
per
"
provare
"
l
'
immortalità
dell
'
anima
-
o
dello
"
spirito
intelligente
"
-
e
,
con
tutto
il
rispetto
per
l
'
onestà
di
Rol
,
le
manifestazioni
dello
spirito
di
Goya
,
che
disegna
la
duchessa
d
'
Alba
oltre
cento
anni
dopo
essere
morto
,
o
la
"
scienza
pura
dello
spirito
"
di
Steiner
veramente
non
c
'
entrano
con
la
fede
cristiana
.
Tutto
questo
non
è
,
né
vuole
essere
,
una
presa
di
posizione
nella
polemica
sul
carattere
reale
o
simulato
dei
"
fenomeni
"
di
Rol
.
Una
soluzione
soddisfacente
per
tutti
ai
quesiti
sollevati
da
questa
polemica
,
per
i
motivi
accennati
,
è
allo
stato
impossibile
.
E
'
tuttavia
importante
distinguere
fra
i
"
fenomeni
"
e
la
dottrina
di
chi
dei
"
fenomeni
"
è
protagonista
.
La
Chiesa
cattolica
insegna
che
la
dottrina
è
ben
più
importante
dei
fenomeni
apparentemente
miracolosi
nel
giudicare
della
santità
di
un
candidato
alla
beatificazione
,
o
dell
'
attendibilità
di
una
apparizione
mariana
.
Certamente
per
un
cattolico
è
sulla
base
della
dottrina
che
si
deve
giudicare
il
significato
di
"
fenomeni
"
apparentemente
straordinari
,
e
non
viceversa
.
Gustavo
Adolfo
Rol
è
ora
affidato
alla
misericordia
infinita
di
Dio
,
e
ci
piace
credere
che
questa
saprà
apprezzare
le
sue
intenzioni
,
presumibilmente
buone
.
Le
dottrine
cui
fatalmente
si
accosta
chi
approfondisce
la
sua
figura
appartengono
invece
-
al
di
là
dei
suoi
personali
desideri
-
a
una
tradizione
metaphysical
(
nel
senso
anglosassone
del
termine
)
ed
esoterica
certo
meritevole
di
essere
studiata
come
componente
importante
della
cultura
occidentale
moderna
,
ma
altrettanto
certamente
alternativa
rispetto
alla
fede
della
Chiesa
.
StampaQuotidiana ,
Aita
,
aita
:
tornano
gli
anticlericali
!
Erano
decenni
che
non
si
vedevano
così
in
massa
,
confinati
tutt
'
al
più
in
sparuti
Circoli
dello
Sbattezzo
e
sugli
editoriali
in
neretto
di
Repubblica
.
Ora
invece
Roma
è
tappezzata
di
manifesti
cubitali
:
"
XX
settembre
(
sic
!
,
con
le
cifre
romane
come
nelle
targhe
delle
strade
!
)
.
Tutti
alla
grande
MANIFESTAZIONE
ANTICLERICALE
"
.
Il
raduno
-
ovviamente
-
è
presso
Porta
Pia
:
e
speriamo
di
non
(
ri
)
vedere
le
camicie
rosse
.
Dopo
il
Gay
Pride
,
anche
gli
anticlericali
mostrano
dunque
il
loro
orgoglio
.
Peccato
che
l
'
adunata
,
anziché
Garibaldi
-
che
era
pur
sempre
un
Eroe
di
due
mondi
-
,
gliela
debbano
suonare
Marco
Pannella
ed
Emma
Bonino
(
accompagnamento
di
Edoardo
Bennato
e
Arnoldo
Foà
)
.
Sono
essi
gli
eredi
del
Risorgimento
?
Povero
Mazzini
,
povero
Salvemini
e
povero
anche
Spadolini
:
così
fieri
del
loro
aristocratico
liberalismo
.
Qui
il
cartellone
sembra
raffazzonato
con
richiami
polemici
dell
'
ultim
'
ora
(
c
'
è
pure
un
convegno
dove
si
parlerà
,
uno
in
fila
all
'
altro
,
di
:
Sillabo
,
Pio
IX
,
Giordano
Bruno
,
Risorgimento
e
persino
Ratzinger
,
circa
il
recente
documento
Dominus
Iesus
)
;
e
bisogna
pur
ammettere
che
qualche
ragione
per
insorgere
,
negli
ultimi
mesi
,
gli
avversari
"
clericali
"
gliel
'
hanno
pur
data
.
Insomma
:
sarà
il
contraccolpo
per
il
plateale
successo
della
Giornata
mondiale
dei
giovani
;
sarà
la
preoccupazione
per
il
ritorno
in
forze
di
un
certo
"
revisionismo
"
sui
miti
risorgimentali
(
leggi
mostra
anti
-
sabauda
al
Meeting
di
Rimini
e
beatificazione
di
Pio
IX
)
,
ma
gli
anticlericali
hanno
stavolta
deciso
di
reagire
in
forze
.
Basta
consultare
la
mailing
list
"
Ateismo
"
dell
'
Unione
atei
e
razionalisti
agnostici
italiani
per
constatare
come
i
contatti
siano
cresciuti
regolarmente
lungo
il
Giubileo
,
con
punte
a
giugno
(
Gay
Pride
)
,
e
in
settembre
siano
già
oltre
230
.
Adesso
Pannella
disegna
il
130°
anniversario
della
presa
di
Roma
come
una
sorta
di
replica
a
Tor
Vergata
.
Solo
che
non
sono
più
i
tempi
del
Papa
-
Re
e
anche
l
'
anticlericalismo
è
profondamente
cambiato
.
Del
resto
:
che
senso
avrebbe
l
'
odio
ottocentesco
per
i
preti
ai
tempi
del
mea
culpa
e
dei
credenti
minoranza
?
Così
l
'
armata
anticlericale
si
presenta
a
Porta
Pia
più
brancaleone
che
no
:
i
sostenitori
della
liberalizzazione
delle
droghe
fanno
corteo
con
le
delegazioni
dei
mazziniani
,
i
fans
di
Giordano
Bruno
insieme
agli
omosessuali
del
Fuori
...
E
pure
le
intenzioni
meno
bellicose
e
le
posizioni
più
sfumate
rischiano
di
finire
nella
caldera
della
strumentalizzazione
politica
.
Lo
conferma
indirettamente
anche
uno
dei
relatori
al
convegno
"
Scienza
Chiesa
e
Libertà
.
Ieri
e
oggi
"
che
contorna
la
manifestazione
romana
:
Domenico
Settembrini
,
docente
di
Storia
delle
dottrine
politiche
.
Professore
,
ma
davvero
lei
ce
l
'
ha
coi
preti
?
"
C
'
è
un
carattere
di
verità
in
certe
critiche
che
possono
sembrare
anti
-
cattoliche
.
Si
sono
verificati
ultimamente
alcuni
avvenimenti
ecclesiastici
(
Pio
IX
,
il
documento
Ratzinger
,
gli
attacchi
anti
-
risorgimentali
del
Meeting
,
eccetera
)
che
ritengo
di
tipo
clericale
.
Io
non
voglio
sacralizzare
l
'
unità
d
'
Italia
;
però
vorrei
che
si
ricordasse
che
il
nostro
regime
di
libertà
e
di
convivenza
ha
come
precedente
quell
'
atto
chiamato
Risorgimento
"
.
Diciamo
allora
che
lei
è
anticlericale
per
ragion
patria
;
ma
basta
questo
per
farsi
vedere
oggi
a
Porta
Pia
?
"
Sì
,
anzi
considero
che
il
20
settembre
dovrebbe
essere
festa
nazionale
...
Se
poi
la
manifestazione
pannelliana
acquisterà
un
sapore
più
eccessivo
di
quello
che
mi
potrebbe
star
bene
,
beh
,
sarà
colpa
delle
contingenze
che
lo
hanno
creato
.
È
anche
inevitabile
,
perché
oggi
in
politica
i
due
schieramenti
fanno
a
gara
per
accaparrarsi
il
voto
cattolico
.
Se
ci
sono
travalicamenti
clericali
,
dunque
(
e
secondo
me
ci
sono
)
,
la
responsabilità
sono
assai
più
dei
politici
laici
che
della
Chiesa
.
Dirò
di
più
:
quando
la
minoranza
cattolica
era
rappresentata
dalla
Dc
le
cose
andavano
meglio
,
tra
noi
"
laici
"
c
'
era
meno
opportunismo
"
.
Ma
guarda
un
po
'
:
un
anticlericale
che
rimpiange
la
Dc
...
E
perché
poi
,
se
la
colpa
è
dei
laici
diventati
troppo
"
chierichetti
"
,
prendersela
coi
preti
tanto
da
rinverdire
le
tristezze
dell
'
anticlericalismo
?
Forse
qualcuno
vuole
puntare
sul
bersaglio
grosso
,
tanto
per
coalizzare
il
frammentato
fronte
progressista
.
Eh
già
:
i
radicali
parlano
a
suocera
-
il
Vaticano
-
perché
nuora
intenda
;
ovvero
Giuliano
Amato
e
soprattutto
l
'
ex
enfant
prodige
Francesco
Rutelli
,
già
pannelliano
,
ambedue
in
odore
di
troppo
smaccato
"
servilismo
"
cattolico
.
La
rediviva
Porta
Pia
2000
vuol
dunque
far
breccia
più
nella
sinistra
piuttosto
che
non
nella
stessa
Chiesa
?
Lo
conferma
il
programma
della
manifestazione
odierna
,
aizzata
contro
"
la
"
politica
"
italiana
...
incapace
di
riaffermare
la
distinzione
tra
dettato
confessionale
,
norma
morale
e
norma
giuridica
,
tra
peccato
e
reato
"
.
Un
altro
professore
,
il
filosofo
Raimondo
Cubeddu
,
giustifica
così
la
sua
partecipazione
al
convegno
romano
:
"
Voglio
rivendicare
la
dignità
e
la
validità
della
tradizione
liberale
.
Prima
la
Giornata
della
gioventù
e
le
tante
voci
levate
a
chiedere
"
esami
di
coscienza
"
sulla
cultura
laica
;
poi
MicroMega
che
pende
dalle
labbra
del
Papa
e
del
cardinal
Martini
(
personaggi
che
peraltro
rispetto
)
...
Beh
,
insomma
,
un
po
'
di
sconforto
mi
viene
davanti
alla
posizione
supina
di
questa
sinistra
,
che
cerca
di
sostituire
la
fede
(
fallita
)
nel
marxismo
con
un
'
altra
e
dimentica
una
cultura
laica
che
invece
conserva
la
sua
dignità
e
vuole
avere
spazio
politico
.
La
cultura
laica
non
esiste
più
?
Macché
,
siete
voi
di
sinistra
che
avete
fallito
"
.
E
così
lei
va
a
Porta
Pia
...
"
Mica
sono
un
anticlericale
,
io
.
Per
me
la
manifestazione
è
un
tentativo
per
mettere
insieme
i
cocci
di
una
laicità
rimasta
ferma
ai
miti
dell
'
Ottocento
e
che
ora
-
vedendosi
sopravanzata
-
si
ribella
"
.
E
i
cattolici
,
come
prenderanno
questo
presunto
ritorno
dell
'
anticlericalismo
?
Lo
storico
Giorgio
Rumi
non
si
scompone
:
"
Grazie
a
Dio
l
'
anticlericalismo
in
Italia
è
finito
;
anzi
,
c
'
è
un
bisogno
del
prete
anche
tra
i
non
credenti
che
da
gran
tempo
non
si
vedeva
...
Lo
stesso
Pannella
si
è
premurato
di
precisare
che
la
sua
iniziativa
non
è
contro
la
religione
;
il
che
accentua
l
'
aspetto
anti
-
temporalista
della
manifestazione
romana
"
.
Che
-
tradotto
-
significa
?
"
Un
aumento
della
preoccupazione
laica
per
i
supposti
"
successi
temporali
"
della
Chiesa
e
la
paura
di
un
"
arieccoli
"
dei
cattolici
nella
politica
italiana
.
Ma
si
tratta
di
timori
fuori
dalla
realtà
:
niente
è
più
lontano
dal
governo
di
questo
Papa
che
una
rentrée
temporale
"
.
Il
collega
Franco
Cardini
annusa
invece
il
complotto
:
"
Senza
dubbio
Pannella
cerca
elementi
di
coagulo
per
una
sinistra
che
sta
perdendo
referenti
.
Ma
c
'
è
anche
una
posta
più
alta
e
non
solo
italiana
:
la
Chiesa
cattolica
è
rimasta
l
'
unica
forza
universale
ad
opporsi
agli
aspetti
più
disumani
della
globalizzazione
e
negli
ultimi
mesi
i
radicali
si
sono
fatti
assoluti
promotori
proprio
di
quel
progressismo
neo
-
capitalistico
.
La
rievocazione
di
Porta
Pia
cela
dunque
qualcosa
di
più
di
un
rigurgito
anticlericale
tutto
sommato
"
romantico
"
;
l
'
avversione
accanita
alla
Chiesa
nasconde
la
volontà
di
eliminare
l
'
ultimo
avversario
sulla
strada
del
capitalismo
più
selvaggio
e
più
cinico
"
.
StampaPeriodica ,
Renaissance
Books
è
un
editore
di
Los
Angeles
molto
aperto
al
nuovo
e
all
'
anticonvenzionale
.
Pubblica
libri
di
politologia
e
di
storia
.
Non
poteva
che
essere
Renaissance
Books
a
stampare
Vote.com,
il
saggio
dissacrante
e
provocatorio
di
Dick
Morris
dedicato
al
rapporto
fra
Internet
e
politica
.
Nell
'
era
della
globalizzazione
e
dei
"
webbies
"
,
i
consumatori
di
Internet
,
la
lettura
di
Vote.com
diventa
un
obbligo
per
politici
,
giornalisti
,
ricercatori
,
cultori
di
una
nuova
rivoluzione
basata
sull
'
uso
di
Internet
nei
rapporti
fra
cittadini
e
stato
,
oppure
fra
uomini
della
terra
e
futuro
governo
mondiale
.
Dick
Morris
è
da
vent
'
anni
amico
di
Bill
Clinton
e
lo
ha
consigliato
durante
momenti
difficili
.
La
specialità
di
Morris
sono
le
campagne
elettorali
e
di
opinione
,
dirette
a
convincere
la
gente
che
un
presidente
è
buono
,
che
una
legge
è
giusta
,
che
l
'
avversario
è
un
imbecille
.
In
Vote.com
Morris
spiega
come
il
grande
capitale
,
i
lobbisti
,
i
media
,
il
Congresso
degli
Usa
e
quello
dei
singoli
stati
americani
stiano
perdendo
la
loro
influenza
e
come
Internet
possa
ridare
potere
al
popolo
.
Per
Morris
gli
80
milioni
di
americani
che
sono
collegati
a
Internet
rappresentano
il
"
quinto
potere
"
,
una
nuova
forza
capace
di
trasformare
la
politica
,
una
sorta
di
"
comitato
"
di
cittadini
"
online
"
.
Per
Morris
tutto
ciò
è
il
sogno
della
democrazia
diretta
di
Thomas
Jefferson
,
quella
dei
"
town
meeting
"
.
La
velocità
e
l
'
interattività
di
Internet
possono
trasformare
la
democrazia
Usa
in
un
sistema
di
politica
istantanea
attraverso
il
metodo
dei
referendum
popolari
condotti
per
via
telematica
.
La
filosofia
di
Internet
,
così
come
la
spiega
Morris
,
è
quella
di
eliminare
gli
intermediari
.
Le
azioni
si
comprano
e
si
vendono
direttamente
,
senza
pagare
commissioni
.
I
biglietti
aerei
si
acquistano
online
,
senza
far
guadagnare
un
dollaro
agli
agenti
di
viaggio
.
I
libri
si
fanno
arrivare
a
casa
attraverso
Amazon
.
E
'
dunque
inevitabile
che
anche
le
intermediazioni
nel
campo
della
politica
finiscano
con
l
'
essere
eliminate
.
Sinora
il
pubblico
di
Internet
ha
ricevuto
notizie
e
informazioni
politiche
di
ogni
genere
:
un
input
colossale
e
continuo
.
Ma
l
'
output
,
la
manifestazione
efficace
delle
proprie
opinioni
,
è
confinato
al
voto
per
la
nomina
dei
propri
rappresentanti
nelle
istituzioni
o
del
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Secondo
Morris
Internet
permette
al
cittadino
di
rovesciare
tutto
e
di
esprimersi
direttamente
,
in
tempo
reale
,
su
qualsiasi
problema
.
In
tal
modo
la
capacità
della
gente
di
influire
,
di
condizionare
,
di
orientare
le
decisioni
della
politica
di
Washington
e
dei
governi
locali
sale
in
modo
esponenziale
.
Morris
e
la
moglie
Eileen
McGann
stanno
per
aprire
un
sito
che
si
chiama
Vote.com
.
L
'
obiettivo
è
di
incoraggiare
i
webbies
a
votare
,
di
informare
dei
risultati
i
congressmen
,
i
senatori
,
i
governatori
e
il
presidente
.
Appena
i
cittadini
votano
via
Internet
su
una
legge
o
un
provvedimento
i
politici
interessati
ne
conoscono
immediatamente
l
'
opinione
.
Resta
difficile
per
un
rappresentante
del
popolo
approvare
una
norma
al
Congresso
se
i
milioni
di
abbonati
a
Internet
hanno
espresso
parere
contrario
.
La
macchina
descritta
da
Morris
è
infernale
per
il
futuro
della
vecchia
politica
e
delle
vecchie
istituzioni
.
Il
"
quinto
potere
"
è
davvero
alle
porte
,
anche
in
Italia
,
dove
la
politica
è
molto
più
decrepita
e
ingessata
che
negli
Usa
.
StampaQuotidiana ,
L
'
illuminismo
continua
ad
essere
il
nostro
orizzonte
culturale
.
Ma
ci
basta
?
Non
possiamo
farne
a
meno
,
le
nostre
società
liberaldemocratiche
vengono
da
lì
e
anche
gran
parte
della
nostra
cultura
.
L
'
Encyclopédie
a
metà
del
Settecento
soppiantò
la
Bibbia
.
E
questo
mostra
che
nell
'
irreligiosità
illuminista
è
contenuta
anche
una
nuova
fede
,
con
quanto
di
rassicurante
e
di
rischioso
c
'
è
in
ogni
fede
.
Libertà
,
ragione
,
uguaglianza
,
progresso
sono
i
punti
cardinali
della
nostra
geografia
culturale
.
Ma
non
c
'
è
anche
in
questo
qualcosa
di
dogmatico
?
E
soprattutto
:
quanto
è
avvenuto
precedentemente
nella
storia
europea
può
essere
ridotto
ad
una
serie
di
tappe
per
raggiungere
la
meta
illuministica
e
liberal
-
democratica
?
La
cultura
greca
e
latina
,
il
cristianesimo
medievale
,
il
Rinascimento
diviso
tra
scienza
e
magia
,
sono
solo
oggetti
di
studio
,
cioè
"
culture
superate
"
?
Non
solo
la
Scuola
di
Francoforte
(
da
Max
Horkheimer
fino
all
'
ultimo
allievo
Jurgen
Habermas
)
,
ma
anche
i
grandi
romanzieri
russi
dell
'
Ottocento
,
soprattutto
Dostoevskij
e
Tolstoj
,
sono
stati
critici
dell
'
illuminismo
e
dell
'
intelligencja
atea
,
pur
procedendo
secondo
una
logica
analitica
spietatamente
lucida
nell
'
esaminare
i
problemi
morali
e
politici
del
loro
tempo
.
La
riproposta
dell
'
illuminismo
e
nello
stesso
tempo
dei
dubbi
su
di
esso
è
il
tratto
caratteristico
più
interessante
dell
'
ultimo
numero
di
MicroMega
.
Mi
fermo
su
due
soli
testi
,
quello
di
Habermas
,
intitolato
esplicitamente
Fede
e
Sapere
,
che
apre
il
numero
e
quello
di
Tolstoj
su
Buddha
e
su
Krishna
che
lo
chiude
.
Soprattutto
un
passo
del
saggio
di
Habermas
mi
sembra
interessante
:
"
Il
diavolo
non
esiste
,
ma
l
'
arcangelo
caduto
imperversa
ora
come
prima
,
non
solo
nel
bene
capovolto
in
atto
mostruoso
,
ma
anche
nella
pulsione
irrefrenabile
di
vendetta
che
lo
segue
a
ruota
(...)
Quando
il
peccato
si
è
trasformato
in
colpa
e
la
trasgressione
dei
comandamenti
divini
in
violazione
della
legge
umana
,
qualcosa
è
andato
perduto
.
(...)
Il
legittimo
scetticismo
di
Horkheimer
nei
confronti
della
entusiastica
speranza
di
Benjamin
nella
forza
rigeneratrice
della
memoria
umana
-
"
gli
uccisi
sono
davvero
uccisi
"
-
non
smentisce
tuttavia
l
'
impulso
impotente
a
cambiare
ancora
qualcosa
nell
'
irrevocabile
"
.
Habermas
ama
le
formulazioni
condensate
e
labirintiche
.
Tuttavia
il
senso
di
quello
che
dice
è
piuttosto
chiaro
.
Pur
non
credendo
nell
'
esistenza
del
diavolo
,
i
laici
illuministi
sono
costretti
a
constatare
periodicamente
che
vengono
compiuti
atti
"
mostruosi
"
in
cui
si
eccede
la
misura
di
quella
che
consideriamo
razionalità
e
sensibilità
umana
.
A
fin
di
bene
,
con
giustificazioni
morali
e
anche
religiose
sinistramente
esibite
,
si
compiono
delitti
letteralmente
demoniaci
.
Dostoevskij
analizzò
questo
nuovo
genere
di
crimini
nei
suoi
romanzi
,
a
partire
da
Delitto
e
castigo
.
Ma
anche
la
vendetta
che
segue
al
crimine
mostruoso
e
vorrebbe
ristabilire
con
la
violenza
l
'
equilibrio
turbato
da
una
violenza
precedente
,
è
a
sua
volta
mostruosa
e
diabolica
,
proprio
perché
legittimata
da
chi
la
compie
con
argomenti
razionali
e
morali
.
La
differenza
tra
la
violazione
della
legge
umana
e
la
nozione
di
peccato
è
questa
:
la
prima
si
risolve
attraverso
la
sanzione
legale
(
o
vendetta
legittima
)
,
mentre
la
trasgressione
dei
comandamenti
divini
allude
all
'
idea
che
la
realtà
non
finisce
qui
,
non
appartiene
solo
al
mondo
umano
,
anzitutto
perché
il
mondo
umano
e
tanto
meno
la
natura
non
appartengono
all
'
umanità
:
noi
non
ne
siamo
i
padroni
assoluti
.
Il
limite
dell
'
illuminismo
è
appunto
la
desacralizzazione
della
natura
e
del
nostro
corpo
,
ridotti
a
campo
di
ricerca
e
manipolazione
scientifica
.
Il
limite
della
fede
,
a
mio
parere
,
consiste
nell
'
idea
che
il
male
viene
cancellato
dalla
richiesta
di
perdono
e
dal
perdono
concesso
.
Da
un
lato
il
male
compiuto
è
considerato
(
secondo
ragione
)
irreversibile
e
irrevocabile
:
"
gli
uccisi
sono
davvero
uccisi
"
per
sempre
e
niente
può
ridare
loro
la
vita
.
D
'
altro
lato
(
secondo
fede
)
si
conserva
un
impulso
a
riparare
all
'
irreparabile
ipotizzando
l
'
esistenza
di
un
'
altra
dimensione
(
religiosa
)
della
realtà
,
in
cui
il
male
viene
cancellato
.
Pubblicando
in
chiusura
gli
scritti
di
Tolstoj
,
sia
illuminista
che
evangelico
,
sul
buddhismo
e
l
'
induismo
,
mi
pare
che
MicroMega
voglia
suggerire
questo
:
che
l
'
illuminismo
definisce
ancora
l
'
orizzonte
culturale
moderno
,
ma
non
ci
basta
e
può
anche
metterci
nelle
mani
del
diavolo
,
soprattutto
se
crediamo
davvero
di
poter
fare
del
mondo
e
di
noi
stessi
tutto
quello
che
vogliamo
avendo
come
solo
limite
i
nostri
sistemi
legali
.
StampaQuotidiana ,
Non
passa
giorno
senza
che
io
riceva
lettere
che
mi
chiedono
di
Gustavo
Adolfo
Rol
,
che
protagonisti
del
secolo
,
fra
i
più
prestigiosi
in
ogni
campo
,
definirono
"
fenomeno
vivente
"
.
E
questo
perché
ne
cito
puntualmente
i
poteri
nella
rubrica
che
tengo
in
"
Sette
"
,
il
supplemento
settimanale
di
questo
quotidiano
.
Perché
di
Rol
sono
stato
uno
degli
amici
privilegiati
nei
suoi
"
rapporti
a
distanza
"
.
Perché
ho
raccontato
questi
rapporti
,
prodigiosi
,
in
uno
dei
miei
libri
,
quando
lui
era
ancora
in
vita
.
Perché
,
dietro
il
mio
tavolo
di
lavoro
,
tengo
un
dipinto
di
Madonna
con
bambino
,
che
nessuna
mano
terrena
ha
tracciato
;
l
'
ultimo
dono
di
Gustavo
,
che
sapeva
far
apparire
,
concretamente
,
dipinti
anche
celebri
.
Solo
ieri
,
due
lettere
.
In
una
,
una
signora
torinese
scrive
,
come
tanti
:
"
Sono
rimasta
affascinata
da
quest
'
uomo
che
non
è
stato
compreso
dai
media
"
.
Nell
'
altra
,
un
lettore
milanese
si
scaglia
,
giustamente
,
contro
"
quegli
esponenti
-
o
presunti
tali
-
del
mondo
scientifico
che
non
perdono
occasione
per
accanirsi
contro
tutto
quanto
non
è
riconducibile
alle
loro
scienze
esatte
"
.
Si
citano
,
in
particolare
,
i
nomi
-
che
non
farò
-
di
un
noto
divulgatore
e
di
una
scienziata
,
che
avrebbero
potuto
evitare
di
procurare
a
Rol
,
poco
prima
della
morte
,
l
'
ultima
,
inaccettabile
umiliazione
.
Ma
sono
,
con
tutto
me
stesso
,
d
'
accordo
:
il
sapere
tutto
su
come
s
'
accoppiano
le
foche
monache
,
non
autorizza
a
dileggiare
,
senza
conoscere
.
Che
proveranno
ora
questi
signori
leggendo
(
ma
non
lo
leggeranno
)
questo
prezioso
libro
di
Catterina
Ferrari
che
,
dopo
aver
vissuto
accanto
a
Gustavo
negli
ultimi
dieci
anni
,
ha
raccolto
,
senza
intervenire
in
prima
persona
,
eccezionali
documenti
diretti
:
dalle
"
Agende
"
alle
"
Lettere
"
,
ai
"
Pensieri
"
,
alle
"
Poesie
"
?
A
parte
le
facoltà
di
Rol
(
le
riassume
Federico
Fellini
:
"
L
'
uomo
più
sconcertante
che
io
abbia
conosciuto
.
Sono
talmente
enormi
le
sue
possibilità
,
da
superare
anche
l
'
altrui
facoltà
di
stupirsene
"
)
,
ci
si
trova
di
fronte
a
uno
scrittore
di
rara
intensità
,
a
un
pensatore
,
e
a
un
filosofo
del
credo
religioso
,
di
enorme
portata
.
Si
tratta
,
e
non
ci
sono
squallide
denigrazioni
che
tengano
,
di
una
personalità
fra
le
più
sorprendenti
del
secolo
.
La
verità
sta
venendo
a
galla
.
Le
manifestazioni
del
suo
talento
superiore
richiederebbero
uno
spazio
illimitato
,
ma
si
riassumono
nel
principio
:
"
Lo
spirito
intelligente
"
,
posseduto
da
ciascuno
di
noi
,
è
quel
"
quid
"
che
compendia
tutto
quello
che
noi
siamo
e
sa
tutto
del
presente
,
passato
e
futuro
,
e
rimane
sulla
terra
anche
dopo
la
morte
.
Molte
volte
ho
parlato
,
con
Rol
,
dei
suoi
rapporti
con
Einstein
,
che
ebbe
modo
di
assistere
,
affascinato
e
scosso
,
ai
suoi
esperimenti
che
ci
convincono
di
una
cosa
:
c
'
è
tanta
verità
ancora
da
scoprire
.
StampaPeriodica ,
Mary
McGrory
,
pepata
opinion
columnist
del
Washington
post
,
ha
consigliato
al
candidato
presidenziale
George
W
.
Bush
di
"
farsi
un
giro
in
Europa
"
.
In
Gran
Bretagna
per
comprendere
la
necessità
di
una
dura
legislazione
sul
controllo
delle
armi
e
migliorare
l
'
inglese
.
In
Russia
per
confrontarsi
,
sulle
nuove
"
star
wars
"
.
A
Roma
per
farsi
perdonare
dal
Papa
la
visita
alla
famigerata
università
razzista
del
reverendo
Bob
Jones
.
Per
Mary
McGrory
,
il
giovane
Bush
è
un
po
'
troppo
localista
,
ha
un
tocco
isolazionista
e
ha
bisogno
di
avere
una
visione
più
globale
e
meno
texana
del
mondo
.
In
realtà
George
W
.
ha
tenuto
,
finora
,
pochi
discorsi
di
politica
estera
.
Al
contrario
del
suo
concorrente
Al
Gore
,
capace
di
giocare
con
esperienza
su
temi
come
la
globalizzazione
,
il
riscaldamento
dell
'
atmosfera
,
l
'
aids
nel
mondo
,
i
sistemi
antimissili
e
gli
stati
pronti
a
colpire
gli
Usa
a
tradimento
.
Gore
,
vicepresidente
da
otto
anni
,
ha
trattato
a
lungo
questi
argomenti
ed
è
stato
coinvolto
nel
day
-
by
-
day
degli
affari
internazionali
.
Il
giovane
Bush
invece
si
è
molto
occupato
di
condanne
a
morte
e
di
tolleranza
zero
contro
la
criminalità
.
Gore
parla
già
come
un
presidente
.
Bush
ha
ancora
l
'
aria
dello
sceriffo
,
non
compassionevole
ma
spietato
(
da
governatore
non
ha
mai
concesso
la
grazia
a
un
condannato
a
morte
)
.
Ma
al
contrario
di
Gore
,
che
si
avvale
della
collaborazione
dell
'
antipaticissimo
e
antieuropeo
Leon
Fuerth
,
Bush
dispone
di
un
impressionante
team
di
consiglieri
,
che
fanno
dimenticare
la
sua
incapacità
di
riconoscere
i
paesi
su
una
carta
geografica
mascherata
.
Vanno
dall
'
ambasciatore
Paul
Wolfowitz
a
Robert
Zoellick
,
uno
dei
principali
think
-
tanker
delle
presidenze
Reagan
e
Bush
,
al
supertecnico
della
Difesa
Richard
Perle
,
all
'
ex
ministro
della
Difesa
Dick
Cheney
,
al
grande
Brent
Scowcroft
,
al
supereconomista
Michael
Boskin
.
Coordina
il
team
un
'
intraprendente
dama
afroamericana
,
Condoleza
Rice
,
ex
rettore
della
università
di
Stanford
,
guru
dell
'
Hoover
institute
.
Scoperta
dal
segretario
di
stato
George
Shultz
ai
tempi
di
Ronald
Reagan
,
Rice
,
responsabile
del
dipartimento
Unione
Sovietica
ed
Est
Europa
al
Consiglio
per
la
sicurezza
nazionale
,
ha
gestito
nel
1989
il
crollo
del
comunismo
e
la
caduta
del
Muro
di
Berlino
,
esperienza
raccontata
in
un
bel
saggio
,
Germany
united
and
Europe
transformed
,
scritto
a
quattro
mani
con
Philip
Zelikov
.
Una
regola
non
scritta
della
campagna
elettorale
è
che
un
consigliere
non
debba
mai
mettere
in
ombra
il
capo
.
Rice
,
invece
,
risponde
in
prima
persona
agli
interventi
di
Gore
in
politica
estera
.
I
giornalisti
la
cercano
per
qualunque
tema
,
dalla
Cina
alla
Sierra
Leone
.
Il
New
York
Times
mette
la
sua
foto
accanto
a
quella
di
Gore
.
Rice
piace
perché
è
esotica
,
nera
,
donna
,
conservatrice
e
davvero
esperta
di
politica
internazionale
.
Le
sue
idee
le
ha
esposte
in
gennaio
su
Foreign
affairs
.
Sono
poche
ma
chiare
:
gli
Stati
Uniti
devono
perseguire
il
proprio
interesse
nazionale
più
che
far
prevalere
nell
'
azione
internazionale
gli
aspetti
umanitari
;
Cina
e
Russia
vanno
trattate
come
concorrenti
e
non
come
partner
.
Gli
stati
amici
debbono
essere
tenuti
in
alta
considerazione
e
non
umiliati
.
Gli
Stati
Uniti
non
possono
essere
un
'
arrogante
potenza
solitaria
ma
devono
favorire
le
potenze
regionali
alleate
,
come
Corea
del
Sud
e
Giappone
.
In
questa
prospettiva
il
ruolo
dell
'
Europa
diventa
ancora
più
forte
.
Rice
,
in
caso
di
vittoria
di
Bush
,
sarà
nominata
consigliere
per
la
sicurezza
nazionale
,
il
posto
chiave
della
strategia
presidenziale
.
La
professoressa
,
già
allieva
del
padre
di
Madeleine
Albright
,
è
amica
del
giovane
Bush
e
anche
facendo
jogging
gli
dà
i
suoi
preziosi
consigli
.
StampaQuotidiana ,
Se
la
guerra
al
terrorismo
durerà
anni
bisognerà
attrezzarsi
per
neutralizzare
(
con
la
parola
,
con
la
persuasione
)
il
principale
alleato
di
Bin
Laden
e
soci
in
Occidente
,
la
loro
più
preziosa
«
quinta
colonna
»
:
il
relativismo
culturale
.
È
un
malanno
di
cui
l
'
Occidente
soffre
da
decenni
.
All
'
inizio
,
ha
infettato
alcune
minoranze
colte
.
Poi
,
veicolato
dalla
scuola
e
dai
mass
media
,
ha
toccato
ampi
settori
delle
classi
medie
scolarizzate
.
È
una
forma
di
nichilismo
nutrita
dalla
secolarizzazione
e
da
una
collettiva
perdita
di
memoria
storica
.
La
sua
forza
persuasiva
sta
nella
sua
apparente
ragionevolezza
(
che
,
tuttavia
,
nasconde
un
errore
logico
)
:
se
le
persone
hanno
«
pari
dignità
»
,
come
proprio
la
cultura
occidentale
ci
ha
insegnato
,
e
vanno
poste
,
tutte
,
sullo
stesso
piano
,
questo
non
deve
forse
valere
anche
per
le
«
culture
»
,
le
«
religioni
»
,
le
«
civiltà
»
?
L
'
errore
logico
consiste
nel
pensare
che
quanto
vale
per
gli
individui
debba
necessariamente
valere
anche
per
gli
aggregati
culturali
.
Il
relativismo
culturale
è
una
degenerazione
del
principio
di
tolleranza
inscritto
nella
democrazia
liberale
.
Si
tratta
di
una
forma
(
dissimulata
)
di
nichilismo
:
solo
chi
non
crede
più
in
niente
può
porre
tutto
sullo
stesso
piano
.
Se
tutti
i
«
valori
»
hanno
lo
stesso
valore
,
il
solo
numero
in
grado
di
esprimere
quel
valore
è
zero
.
Nulla
più
del
relativismo
culturale
rappresenta
oggi
,
agli
occhi
degli
adepti
dell
'
islamismo
radicale
,
l
'
inconfutabile
prova
che
quella
occidentale
è
una
civiltà
decadente
che
può
essere
sconfitta
.
Il
relativismo
culturale
,
alimentato
dall
'
amnesia
storica
,
lascia
con
poche
difese
a
fronte
delle
interpretazioni
demonizzanti
della
storia
occidentale
che
tanti
intellettuali
fanno
circolare
:
interpretazioni
che
rendono
coloro
che
le
accolgono
privi
di
rispetto
per
la
propria
cultura
,
e
di
«
buone
ragioni
»
per
difenderla
dai
suoi
nemici
.
Quando
,
ad
esempio
,
si
scrive
,
come
fosse
una
verità
inconfutabile
,
che
le
nostre
«
libertà
»
sono
fondate
sul
benessere
economico
,
a
sua
volta
prodotto
dallo
sfruttamento
dei
non
occidentali
,
non
si
dice
solo
una
solenne
sciocchezza
(
figlia
,
appunto
,
della
perdita
di
memoria
storica
)
:
le
nostre
libertà
,
così
come
il
nostro
benessere
,
sono
i
frutti
maturi
di
una
millenaria
evoluzione
occidentale
;
le
«
libertà
»
occidentali
sono
state
condizione
indispensabile
per
la
crescita
della
ricchezza
e
del
benessere
;
e
gran
parte
della
povertà
che
alligna
,
per
esempio
,
nei
Paesi
islamici
si
deve
al
clamoroso
fallimento
delle
loro
classi
dirigenti
.
Quelle
interpretazioni
rafforzano
la
mancanza
di
«
rispetto
di
sé
»
e
delle
proprie
istituzioni
,
che
è
il
migliore
alleato
dei
nemici
del
mondo
occidentale
.
Nei
giorni
di
Genova
,
teppisti
a
parte
,
tante
brave
e
miti
persone
erano
là
riunite
a
manifestare
contro
il
G8
parlando
di
quella
riunione
dei
capi
di
governo
di
alcuni
dei
Paesi
più
liberi
e
più
civili
del
mondo
,
più
o
meno
negli
stessi
termini
in
cui
ne
parla
Bin
Laden
.
Anche
lasciando
da
parte
l
'
islamismo
radicale
e
il
terrorismo
,
relativismo
culturale
e
perdita
di
memoria
sono
pessimi
biglietti
di
presentazione
quando
si
deve
,
come
dobbiamo
,
dialogare
con
persone
appartenenti
ad
altre
civiltà
,
Islam
in
testa
.
Non
ci
possono
essere
dialoghi
,
ma
solo
una
serie
infinita
di
fraintendimenti
,
se
chi
è
chiamato
a
dialogare
soffre
di
amnesia
e
ha
idee
confuse
sulla
propria
identità
.
Tuttavia
,
non
siamo
ancora
spacciati
.
Proprio
quando
insorgono
sfide
gravissime
,
i
gruppi
umani
,
spesso
,
recuperano
coesione
e
rispetto
di
sé
.
Forse
,
alla
fine
di
questo
conflitto
,
molti
occidentali
in
più
sapranno
di
nuovo
ciò
che
hanno
disimparato
,
che
la
civiltà
cui
appartengono
,
culla
,
unica
nella
storia
,
dei
diritti
e
delle
libertà
,
merita
di
essere
difesa
,
essendo
il
suo
valore
,
di
molto
,
superiore
a
zero
.
StampaQuotidiana ,
Nobel
assegnati
a
sistemisti
da
casinò
,
cattedre
prestigiose
a
"
indovini
matematici
"
che
creano
la
nuova
ortodossia
liberista
facendo
a
meno
di
Keynes
e
dimenticando
la
vera
scienza
monetaria
:
"
Che
è
soprattutto
storia
e
analisi
degli
errori
del
passato
"
.
Esempi
?
Merton
e
Scholes
,
premiati
nel
1997
,
subito
dopo
persero
in
Borsa
1250
miliardi
di
dollari
applicando
i
loro
calcoli
e
furono
salvati
dalla
bancarotta
con
soldi
pubblici
...
"
Si
passano
per
dogmi
dei
modelli
fatti
su
misura
per
gli
speculatori
e
contro
gli
interessi
delle
imprese
e
dei
lavoratori
"
E
se
i
grandi
economisti
-
perfino
quelli
insigniti
dei
Nobel
,
quelli
che
i
giornalisti
intervistano
rispettosamente
in
ginocchio
-
fossero
dei
falsi
guru
?
Se
mai
ne
avete
avuto
il
sospetto
,
di
certo
non
avete
mai
osato
esprimerlo
ad
alta
voce
.
Per
questo
,
ci
vuole
uno
di
loro
.
Ed
ecco
che
un
economista
francese
,
Bernard
Maris
,
docente
all
'
Università
di
Parigi
,
si
mette
a
gridare
che
il
Re
-
l
'
Economista
-
è
nudo
.
Il
suo
pamphlet
(
Lettera
aperta
agli
economisti
che
ci
prendono
per
imbecilli
,
in
Italia
pubblicato
da
Ponte
alle
Grazie
)
è
l
'
equivalente
di
un
uovo
marcio
,
di
un
pomodoro
fradicio
scagliato
contro
augusti
colleghi
.
Da
Milton
Friedman
(
Nobel
'76
,
il
guru
del
superliberismo
senza
limiti
)
a
Modigliani
,
si
tratta
-
dice
-
di
"
incompetenti
perentori
"
,
di
ripetitori
di
ricette
che
sanno
sbagliate
,
di
maggiordomi
degli
interessi
forti
.
Non
osano
dire
,
grida
Maris
,
che
"
non
esiste
teoria
del
liberalismo
,
dell
'
efficienza
,
della
concorrenza
;
queste
parole
non
sono
che
ideologia
e
utopia
,
totalitaria
come
furono
quelle
staliniste
"
.
Tutto
il
loro
liberismo
si
riduce
all
'
esortazione
:
"
Siate
egoisti
e
la
società
andrà
bene
.
Un
principio
esplicativo
semplice
quanto
la
lotta
di
classe
"
.
Questi
fanatici
del
liberismo
finiscono
per
distruggerlo
.
"
Come
i
pianificatori
del
socialismo
che
volevano
sempre
più
socialismo
hanno
assassinato
i
loro
Paesi
"
,
i
liberisti
integrali
"
fanno
oggi
la
stessa
cosa
"
.
Fra
i
bersagli
delle
invettive
di
Maris
,
i
più
facili
,
va
ammesso
,
sono
Robert
Merton
e
Myron
Scholes
:
vincitori
del
Nobel
per
l
'
economia
nel
1997
,
e
rovinatisi
nel
'98
con
il
fondo
speculativo
(
"
Long
Term
Management
Capital
"
)
da
loro
creato
per
fare
soldi
applicando
la
loro
teoria
,
grazie
alla
quale
avevano
vinto
il
Nobel
.
"
I
due
citrulli
"
,
come
li
chiama
Maris
,
avevano
confezionato
complessi
calcoli
,
gestiti
dai
computer
,
con
i
quali
s
'
erano
illusi
di
giocare
"
senza
rischio
"
sui
mercati
finanziari
più
speculativi
(
opzioni
e
futures
)
.
Ma
"
uno
studente
del
primo
anno
sa
che
nel
mercato
finanziario
sussiste
sempre
un
rischio
irriducibile
.
Per
definizione
,
perché
esista
il
mercato
occorre
che
venditore
e
compratore
abbiano
anticipazioni
contraddittorie
"
.
Infatti
chi
vende
teme
che
i
titoli
che
detiene
scendano
,
e
mentre
chi
compra
è
convinto
che
saliranno
:
se
non
ci
fosse
incertezza
,
"
il
mercato
sparirebbe
"
.
I
due
"
citrulli
Nobel
"
,
al
momento
della
loro
bancarotta
,
gestivano
1250
miliardi
di
dollari
(
pari
al
Pil
italiano
)
:
denaro
che
non
avevano
,
o
che
gli
era
stato
anticipato
da
celebri
banchieri
centrali
(
più
citrulli
di
loro
)
.
Per
colmare
il
buco
da
loro
prodotto
,
che
avrebbe
trascinato
i
"
mercati
"
nell
'
abisso
,
è
intervenuto
Alan
Greenspan
,
il
capo
della
Federal
Reserve
,
formando
un
comitato
di
salvataggio
di
banche
.
Miliardi
di
dollari
del
contribuente
spesi
.
"
Una
spaventosa
collusione
fra
potere
pubblico
e
grandi
interessi
privati
-
commenta
Maris
-
.
Proprio
ciò
che
il
Fondo
monetario
rimprovera
ai
Paesi
sottosviluppati
,
raccomandando
"
rigore
"
,
"
trasparenza
"
e
obbedienza
alle
leggi
di
mercato
"
.
Due
pesi
e
due
misure
:
ciò
che
non
è
stato
perdonato
a
Suharto
,
il
dittatore
dell
'
Indonesia
,
è
stato
condonato
a
Merton
e
Scholes
.
Ciò
pone
un
problema
:
come
mai
i
Nobel
per
l
'
economia
vengono
distribuiti
a
tipi
simili
?
"
Avviene
da
decenni
-
mi
risponde
al
telefono
Maris
-
.
È
una
strategia
denunciata
da
Maurice
Allais
,
uno
dei
pochi
economisti
-
Nobel
che
stimo
:
si
premiano
dei
creatori
di
"
modelli
matematici
"
,
degli
studiosi
di
"
diagrammi
sui
corsi
borsistici
"
,
per
creare
la
nuova
ortodossia
.
Nobel
e
cattedre
a
questo
tipo
di
aruspici
,
di
"
sistemisti
"
da
casinò
,
di
sognatori
di
un
'
economia
"
pura
"
e
matematica
,
hanno
creato
la
"
nuova
ortodossia
"
liberista
.
Il
prestigio
degli
indovini
-
matematici
ha
avuto
lo
scopo
di
oscurare
,
e
far
dimenticare
,
l
'
economia
seria
.
Che
è
soprattutto
storia
,
analisi
approfondita
degli
eventi
e
degli
errori
passati
"
.
Aggiunge
:
"
Per
esempio
,
Keynes
non
si
studia
più
.
Perché
è
inammissibile
per
la
nuova
ortodossia
:
ha
proposto
di
distruggere
i
rentiers
,
quelli
che
vivono
di
puri
frutti
del
capitale
.
Invece
,
la
nuova
ortodossia
economica
è
tutta
al
servizio
dei
rentiers
"
.
Come
,
come
?
"
Prenda
per
esempio
il
dogma
della
"
inflazione
-
zero
"
,
così
caro
ai
liberisti
-
monetaristi
:
essi
impongono
ai
Paesi
di
azzerare
l
'
inflazione
,
anche
a
costo
della
deflazione
del
ristagno
economico
"
,
spiega
Maris
:
"
Inflazione
zero
serve
a
conservare
al
denaro
il
suo
valore
.
In
modo
che
conviene
detenere
liquidità
o
prestare
,
piuttosto
che
prendere
a
prestito
.
È
una
"
regola
"
creata
su
misura
a
vantaggio
dei
rentiers
e
a
svantaggio
degli
imprenditori
.
I
rentiers
,
oggi
,
sono
i
grandi
fondi
d
'
investimento
,
che
esigono
altissimi
frutti
sul
denaro
che
prestano
alle
imprese
,
e
perciò
fanno
pressione
sulle
imprese
perché
riducano
i
costi
,
magari
tagliando
manodopera
.
Alla
fine
,
è
il
lavoro
che
sopporta
i
pesi
della
nuova
ortodossia
"
.
Però
il
liberismo
funziona
,
in
qualche
modo
.
Guardi
gli
Usa
:
crescita
senza
limiti
,
disoccupazione
ridotta
a
poco
o
nulla
...
"
Falso
.
Negli
Usa
la
disoccupazione
è
pari
a
quella
europea
.
Al
4%
strombazzato
dalle
statistiche
americane
,
bisogna
aggiungere
il
2%
della
popolazione
attiva
in
prigione
(
"
Il
carcere
è
il
sussidio
di
disoccupazione
americano
"
,
ha
detto
l
'
economista
Robert
Solow
)
,
i
disoccupati
che
si
dichiarano
"
auto
-
impiegati
"
(
almeno
un
altro
2%
)
,
e
i
milioni
di
"
working
poors
"
,
gente
che
,
pur
lavorando
,
non
guadagna
abbastanza
per
vivere
.
Quando
Bill
Gates
guadagna
il
10%
in
più
e
un
milione
di
working
poors
guadagna
il
10%
in
meno
,
l
'
America
grida
:
ci
stiamo
arricchendo
!
"
.
Ma
quale
economia
proporrebbe
lei
,
professore
?
Un
ritorno
al
passato
dell
'
autosufficienza
,
del
protezionismo
?
"
L
'
economia
oggi
è
mondiale
,
dunque
va
regolata
a
livello
mondiale
.
Definendo
in
modo
democratico
ciò
che
è
"
collettivo
"
,
e
quindi
va
sottratto
al
mercato
:
che
so
,
l
'
acqua
,
l
'
aria
,
la
cultura
,
l
'istruzione..."
.
Regolamentare
,
sottrarre
al
mercato
:
sono
concetti
vietati
oggi
,
professore
.
"
Se
i
cittadini
decidono
col
voto
che
l
'
aria
può
essere
venduta
in
bombole
,
d
'
accordo
.
Ma
bisogna
impedire
alle
imprese
di
venderci
l
'
aria
in
bombole
,
senza
esserne
state
autorizzate
.
Le
società
si
reggono
su
tre
gambe
:
un
terzo
di
mercato
,
un
terzo
di
pubblico
,
un
terzo
di
economia
sociale
(
cooperative
,
volontariato
eccetera
)
.
Volere
imporre
il
"
solo
mercato
"
è
pernicioso
come
il
"
tutto
Stato
"
.
E
soprattutto
,
il
"
mercato
"
,
specie
i
mercati
finanziari
,
devono
restare
un
gioco
a
somma
zero
"
.
Cioè
?
"
Un
gioco
dove
chi
entra
,
se
vince
e
guadagna
,
guadagni
a
spese
degli
altri
che
sono
entrati
nel
mercato
,
non
del
settore
pubblico
,
del
denaro
dei
contribuenti
,
e
dell
'
economia
sociale
,
come
oggi
avviene
"
.
StampaPeriodica ,
La
scuola
sembrava
vivere
passivamente
,
tra
proteste
,
mugugni
,
fughe
e
disillusioni
,
l
'
ondata
di
provvedimenti
con
cui
il
governo
l
'
ha
investita
negli
ultimi
anni
.
Invece
la
vicenda
del
concorso
di
merito
per
gli
insegnanti
sta
segnando
in
questi
giorni
un
punto
di
discontinuità
.
Lo
sciopero
più
esteso
degli
ultimi
anni
(
malgrado
che
i
sindacati
tradizionali
fossero
dall
'
altra
parte
)
una
manifestazione
imponente
di
insegnanti
nelle
strade
di
Roma
e
un
vero
assedio
del
palazzo
di
viale
Trastevere
riaprono
una
fase
importante
che
va
attentamente
indagata
.
Prende
forma
e
si
concentra
sulla
questione
degli
insegnanti
una
vicenda
più
generale
della
scuola
e
della
formazione
nel
nostro
paese
.
È
,
o
almeno
potrebbe
diventare
,
il
primo
movimento
(
un
po
'
come
Seattle
)
che
si
oppone
all
'
ordine
esistente
,
e
all
'
ideologia
privatistica
,
non
solo
a
difesa
di
una
categoria
minacciata
nei
suoi
diritti
,
o
di
diritti
conquistati
per
tutti
in
un
contesto
sociale
e
culturale
passato
,
ma
ponendo
un
problema
,
anzi
forse
il
problema
più
importante
dell
'
epoca
futura
:
la
formazione
dell
'
uomo
,
della
personalità
e
creatività
di
tutti
.
Ed
è
(
più
che
a
Seattle
)
un
movimento
che
muove
non
solo
su
una
tematica
specifica
e
insieme
di
valore
generale
,
ma
ha
radici
in
un
soggetto
sociale
omogeneo
,
radicato
in
un
territorio
,
con
un
peso
politico
rilevante
e
attivo
(
come
ha
rivelato
,
ancor
in
un
recente
passato
,
l
'
esperienza
francese
)
.
E
infatti
ha
già
una
breve
storia
,
non
solo
sindacale
:
l
'
opposizione
al
finanziariamento
pubblico
alla
scuola
privata
;
la
contrastata
esperienza
del
decentramento
;
il
dibattito
sulla
riforma
dei
cicli
;
alla
fine
il
rifiuto
del
"
concorsone
"
(
non
come
rifiuto
della
qualificazione
continua
o
richiesta
di
un
piatto
egualitarismo
,
ma
come
rifiuto
dei
modi
aberranti
con
cui
si
pretende
di
valutare
quella
qualificazione
)
e
di
aumenti
retributivi
innestati
su
uno
scandaloso
generale
regime
di
sottosalario
e
di
contenimento
dell
'
investimento
nella
scuola
.
Perciò
è
uno
dei
pochi
movimenti
che
non
si
scontra
con
un
muro
di
ostilità
dell
'
opinione
pubblica
,
si
oppone
con
nettezza
al
governo
di
centro
-
sinistra
fuori
ma
anche
dentro
i
suoi
confini
.
I
suoi
limiti
stanno
ancora
nel
fatto
che
non
è
riuscito
a
saldarsi
con
una
ripresa
di
un
movimento
degli
studenti
,
che
gli
è
indispensabile
,
né
è
riuscito
a
esprimere
un
'
idea
adeguata
di
linea
alternativa
;
ma
sono
limiti
imputabili
anzitutto
alla
sordità
della
politica
e
della
cultura
e
alla
crisi
delle
relative
organizzazioni
.
Ma
che
,
esso
stesso
,
potrebbe
smuovere
.
La
riforma
degli
ordinamenti
,
o
come
più
comunemente
si
dice
,
la
riforma
dei
cicli
scolastici
,
l
'
autonomia
scolastica
,
il
ruolo
manageriale
dei
capi
d
'
istituto
,
l
'
avvio
di
un
nuovo
profilo
degli
insegnanti
,
la
'
parificazione
'
tra
scuola
pubblica
e
privata
,
un
nodo
di
questioni
complesse
viene
ormai
al
dunque
.
Un
popolo
di
insegnanti
democratici
,
dopo
aver
sperato
che
la
sinistra
rispondesse
alla
loro
crisi
e
alla
crisi
della
scuola
,
presenta
il
conto
.
Un
conto
delicato
che
intreccia
questioni
sindacali
,
culturali
e
professionali
:
l
'
inizio
di
una
fase
nuova
.
Le
riforme
I
cambiamenti
sono
ormai
definiti
dal
punto
di
vista
legislativo
ed
è
possibile
valutare
in
che
modo
l
'
impatto
di
tali
provvedimenti
sta
cambiando
la
scuola
reale
.
Il
segno
prevalente
che
si
coglie
è
quello
di
una
progressiva
"
privatizzazione
della
scuola
pubblica
"
.
Il
finanziamento
delle
scuole
private
e
l
'
obiettivo
di
costruire
un
"
sistema
integrato
"
della
formazione
tra
pubblico
e
privato
sono
solo
il
punto
più
appariscente
,
quanto
grave
,
di
una
tendenza
più
generale
alla
privatizzazione
della
scuola
pubblica
.
Privatizzazione
è
innanzi
tutto
un
progressivo
disimpegno
finanziario
dello
Stato
nello
sviluppo
della
scuola
;
non
si
tratta
di
una
modifica
del
regime
giuridico
della
scuola
pubblica
,
ma
del
mutamento
della
sua
ragione
sociale
.
La
scuola
della
Repubblica
,
che
dovrebbe
essere
garante
del
diritto
di
cittadinanza
,
strumento
teso
alla
rimozione
delle
differenze
culturali
e
sociali
,
si
fa
,
invece
,
sempre
più
'
un
'
opportunità
'
per
i
cittadini
clienti
di
un
servizio
a
domanda
.
Non
è
mutamento
da
poco
e
va
scandagliato
attentamente
.
La
nuova
scuola
non
muta
la
struttura
della
scuola
dell
'
infanzia
,
quella
rivolta
ai
bambini
dai
tre
ai
cinque
anni
.
Rimane
per
questo
livello
formativo
l
'
assurdo
di
un
servizio
pubblico
presente
sul
territorio
solo
per
un
50%
della
popolazione
infantile
.
Per
il
resto
dei
bambini
esiste
solo
la
possibilità
di
una
scuola
materna
confessionale
e
privata
.
La
scuola
,
nel
suo
segmento
di
scuola
di
base
,
si
riduce
di
un
anno
.
La
scuola
secondaria
introduce
un
doppio
canale
formativo
fin
dal
primo
biennio
.
Sarà
possibile
sviluppare
esperienze
formative
anche
in
situazioni
non
scolastiche
,
nella
formazione
professionale
.
Infine
viene
introdotto
il
cosiddetto
obbligo
formativo
fino
ai
diciotto
anni
.
I
giovani
,
dopo
il
quindicesimo
anno
,
potranno
proseguire
gli
studi
scolastici
oppure
optare
(
e
opteranno
ovviamente
le
loro
famiglie
,
con
un
processo
inaccettabile
di
autoselezione
secondo
il
reddito
)
per
un
canale
di
formazione
professionale
.
In
buona
sostanza
la
riduzione
del
tempo
della
scolarità
risponde
solo
al
principio
della
riduzione
della
spesa
e
dell
'
allineamento
della
scuola
italiana
alle
politiche
europee
"
avare
"
e
sempre
più
ispirate
alle
politiche
di
contrazione
del
welfare
.
La
riforma
produce
una
riduzione
assoluta
del
tempo
di
scuola
;
il
tempo
e
la
quantità
non
sono
tutto
nella
scuola
,
ma
sono
la
precondizione
della
qualità
e
soprattutto
costituiscono
l
'
elemento
determinante
per
sostenere
i
ritardi
culturali
.
In
pedagogia
vale
il
principio
che
se
vuoi
risultati
soddisfacenti
per
il
complesso
della
popolazione
giovanile
,
devi
offrire
più
tempo
a
coloro
che
socialmente
portano
il
segno
di
un
ritardo
di
alfabetizzazione
e
di
cultura
.
Inoltre
,
per
paradosso
,
l
'
aver
fissato
il
completamento
dell
'
obbligo
al
quindicesimo
anno
d
'
età
può
produrre
un
incentivo
all
'
abbandono
precoce
della
scuola
dopo
l
'
ottenimento
del
titolo
.
Ricordiamo
che
attualmente
la
frequenza
del
biennio
della
secondaria
fino
a
sedici
anni
è
molto
ampia
rispetto
alla
popolazione
scolastica
in
età
corrispondente
.
Una
riforma
che
riduce
il
tempo
assoluto
della
formazione
di
base
e
che
rischia
di
ridurre
il
numero
assoluto
degli
studenti
non
può
essere
considerata
una
buona
riforma
.
Gli
ordinamenti
e
la
riforma
dei
cicli
scolastici
sono
,
come
è
evidente
,
solo
la
forma
giuridica
e
organizzativa
che
la
scuola
prende
sul
piano
legislativo
.
La
riforma
reale
della
scuola
è
faccenda
più
complessa
e
non
può
esaurirsi
nella
valutazione
dei
contenitori
giuridici
e
organizzativi
.
Della
proposta
del
governo
bisogna
dunque
saper
cogliere
il
contesto
e
il
retroterra
culturale
e
politico
,
al
fine
di
vagliarli
criticamente
,
ma
soprattutto
per
avanzare
delle
proposte
alternative
.
Il
punto
di
vista
più
interessante
per
capire
,
mi
sembra
che
consista
in
una
ricerca
e
una
ridefinizione
di
che
cosa
è
oggi
alfabetizzazione
e
,
per
altro
verso
,
nell
'
individuazione
delle
radici
sociali
della
povertà
culturale
.
La
scuola
italiana
soffre
di
due
livelli
di
selezione
.
La
selezione
'
storica
'
ha
agito
con
l
'
esclusione
classista
:
l
'
evasione
dalla
scuola
dell
'
obbligo
e
ampie
sacche
di
insuccesso
non
possono
portarci
a
considerare
di
massa
la
scuola
,
soprattutto
nei
livelli
superiori
e
universitari
.
La
stessa
persistenza
della
ciclicità
dell
'
istruzione
è
il
sedimento
di
una
scontata
e
ipocrita
ammissione
che
non
tutti
avrebbero
potuto
completare
l
'
intero
percorso
degli
studi
.
Ma
vi
è
un
rilievo
più
importante
da
fare
su
una
forma
"
moderna
"
di
selezione
.
Penso
agli
studi
della
Greenfield
e
altri
,
che
notano
come
la
forte
esposizione
dei
bambini
e
dei
giovani
al
sistema
complesso
dell
'
informazione
,
all
'
"
eccedenza
informativa
"
per
lo
più
veicolata
dai
media
,
invece
che
una
crescita
di
cultura
,
produce
un
"
rumore
di
fondo
"
,
una
perdita
di
capacità
critica
.
Si
determina
nella
scuola
un
analfabetismo
qualitativo
,
vissuto
precocemente
nella
famiglia
e
nella
società
e
difficilmente
recuperabile
.
Tempi
di
vita
e
tempi
della
formazione
Allora
una
riforma
degli
ordinamenti
deve
guardare
altrove
:
mi
pare
che
si
debba
partire
da
una
riflessione
su
come
nel
nostro
tempo
si
sono
trasformate
le
età
della
vita
,
quale
ritmo
ha
preso
la
crescita
umana
,
quali
peculiarità
prendono
oggi
l
'
infanzia
,
l
'
adolescenza
e
la
condizione
giovanile
.
La
scuola
accompagna
l
'
organizzazione
dei
tempi
di
vita
dei
ragazzi
e
delle
loro
famiglie
,
è
un
punto
di
osservazione
dell
'
organizzazione
complessiva
della
società
.
Quali
bisogni
è
possibile
leggere
nell
'
organizzazione
dei
tempi
della
nostra
vita
?
E
come
ci
si
può
ad
essi
riferire
per
fare
riforma
della
scuola
?
L
'
infanzia
è
il
primo
terreno
di
verifica
.
Il
nostro
è
un
secolo
che
ha
giocato
non
a
favore
dell
'
infanzia
,
ma
per
una
progressiva
marginalità
dei
bambini
e
delle
bambine
.
L
'
autonomia
infantile
è
,
ci
pare
,
il
punto
su
cui
ragionare
.
Come
può
la
scuola
garantire
un
passaggio
delicato
tra
la
famiglia
e
l
'
affidamento
ad
altri
adulti
,
gli
insegnanti
,
per
la
formazione
del
piccolo
cittadino
.
La
famiglia
è
una
risorsa
primaria
,
emotiva
e
educativa
per
i
piccoli
,
ma
l
'
autonomia
dal
senso
proprietario
che
inevitabilmente
i
genitori
esercitano
sui
piccoli
è
un
primo
passo
verso
l
'
acquisizione
della
cittadinanza
.
Con
quali
tempi
del
rapporto
didattico
,
in
quali
anni
,
con
quale
scansione
di
orari
si
devono
affidare
i
piccoli
alla
scuola
?
Questo
costituisce
il
primo
problema
della
riforma
.
Pensando
ad
una
scolarizzazione
precoce
si
pensa
erroneamente
ad
una
precoce
accelerazione
degli
apprendimenti
cognitivi
.
Non
deve
essere
così
.
Nei
nidi
e
nella
scuola
dell
'
infanzia
il
problema
è
la
socializzazione
e
l
'
innesto
di
esperienze
di
relazione
,
è
la
conduzione
dei
bambini
e
delle
bambine
in
un
universo
di
linguaggi
più
differenziato
e
più
ricco
di
quello
familiare
.
Nidi
e
scuola
dell
'
infanzia
devono
rimuovere
le
prime
differenze
e
devono
evitare
i
ritardi
rispetto
alla
scuola
che
verrà
,
devono
essere
scuola
educativa
e
non
assistenza
.
Qui
siamo
al
secondo
aspetto
della
riforma
,
i
suoi
contenuti
didattici
.
La
scuola
di
base
unitaria
ci
pare
buona
cosa
,
ma
non
è
positiva
la
riduzione
di
un
anno
di
scolarità
.
Penso
che
sia
opportuno
un
ritmo
più
semplice
di
quanto
propone
il
governo
:
un
ciclo
di
quattro
anni
,
da
sei
fino
a
nove
anni
,
a
tempo
pieno
,
unitario
nel
progetto
e
nell
'
impianto
educativo
.
Il
tempo
pieno
non
è
solo
un
modulo
organizzativo
,
ma
un
'
occasione
per
i
bambini
per
fare
esperienze
educative
globali
.
La
formazione
della
mente
vive
insieme
alla
formazione
delle
relazioni
,
al
gioco
,
alla
creatività
.
Penso
poi
ad
un
ulteriore
ciclo
di
quattro
anni
,
fino
a
tredici
anni
.
Una
scuola
più
individualizzata
nei
percorsi
,
più
adattata
alle
differenze
personali
e
culturali
degli
adolescenti
.
Una
scuola
delle
ragazze
e
dei
ragazzi
,
che
tra
apprendimento
e
esperienza
sociale
si
danno
gli
strumenti
per
la
formazione
di
un
io
personale
solido
.
Una
scuola
in
cui
si
insegna
tramite
laboratori
,
in
cui
le
relazioni
della
classe
si
intrecciano
con
ritmi
organizzativi
più
articolati
,
sia
per
i
tempi
e
gli
orari
che
per
i
contenuti
.
Il
giudizio
sulla
proposta
relativa
alla
scuola
secondaria
è
più
severo
.
Qui
appare
con
forza
una
convinta
adesione
del
governo
alle
idee
portanti
della
Confindustria
sulla
formazione
.
Scuola
della
flessibilità
,
addestramento
e
orientamento
precoce
,
scuola
vagamente
impostata
sulle
opportunità
e
senza
garanzie
di
promozione
culturale
.
Ma
vediamo
con
ordine
.
Innanzi
tutto
la
riduzione
complessiva
del
ciclo
degli
studi
.
Un
livello
così
basso
di
scolarità
si
arrende
all
'
ideologia
confindustriale
di
una
'
didattica
breve
'
in
vista
di
una
disponibilità
al
lavoro
precario
,
saltuario
,
appunto
alla
flessibilità
,
nuova
magia
dei
ceti
imprenditoriali
che
non
vedono
altra
possibilità
per
lo
sviluppo
.
La
secondaria
dovrebbe
invece
avere
un
biennio
obbligatorio
e
unitario
,
compatto
nei
contenuti
e
nelle
finalità
culturali
.
Dovrebbero
essere
semplificati
i
curricoli
di
apprendimento
;
il
lavoro
,
la
società
,
la
tecnica
,
i
linguaggi
e
la
conoscenza
della
natura
devono
essere
oggetto
critico
della
ricerca
culturale
dei
giovani
e
non
temi
di
addestramento
subalterno
.
Questa
ci
pare
l
'
uscita
positiva
dall
'
impostazione
gentiliana
della
scuola
.
La
scuola
deve
essere
poi
giocata
,
nel
triennio
successivo
,
tra
studio
e
prime
esperienze
di
avvicinamento
al
lavoro
,
in
prospettiva
una
scuola
obbligatoria
fino
a
18
anni
.
Questa
è
la
scelta
realistica
di
allineamento
agli
altri
sistemi
formativi
europei
.
Una
scuola
che
si
riorganizza
nei
tempi
,
comincia
a
adattarsi
per
diventare
il
primo
livello
di
un
ulteriore
passo
della
formazione
,
a
carattere
permanente
,
non
più
solo
rivolta
ai
giovani
,
ma
capace
di
offrire
allo
sviluppo
delle
persone
,
in
ogni
età
della
vita
,
un
riferimento
culturale
e
formativo
.
Sarebbe
utile
un
terzo
settore
della
formazione
.
Anche
l
'
obiettivo
di
una
generale
riduzione
dell
'
orario
di
lavoro
ha
in
questa
formazione
ricorrente
una
possibilità
.
Tempi
che
si
liberano
dal
lavoro
e
che
si
dedicano
alla
cura
di
sé
e
alla
crescita
culturale
.
Ma
la
riforma
è
soprattutto
investimento
di
risorse
,
umane
e
economiche
.
Il
governo
di
centrosinistra
non
ha
cambiato
strategia
,
non
ha
segnato
una
discontinuità
rispetto
ai
governi
di
destra
o
a
dominanza
democristiana
.
Una
ristrutturazione
poderosa
ha
colpito
i
bilanci
,
colpisce
la
struttura
materiale
della
scuola
sul
territorio
,
colpisce
gli
insegnanti
.
Una
riforma
senza
risorse
è
pura
propaganda
.
La
riduzione
del
finanziamento
pubblico
della
scuola
è
effetto
di
una
strategia
che
va
al
di
là
del
risanamento
del
debito
pubblico
.
Si
iscrive
in
un
quadro
di
trasformazione
della
scuola
in
un
sistema
misto
,
pubblico
e
privato
,
convenzionato
,
in
cui
mercato
e
redditi
familiari
diventano
il
differenziale
di
qualità
della
scuola
.
Che
fare
dunque
,
per
non
rimanere
nelle
secche
delle
analisi
?
Innanzi
tutto
risollevare
nella
scuola
la
partecipazione
dei
soggetti
,
studenti
,
insegnanti
e
cittadini
.
La
fuga
o
la
passività
degli
insegnanti
nella
scuola
è
motivata
dall
'
insicurezza
sulla
prospettiva
del
loro
ruolo
,
da
una
profonda
sfiducia
che
si
possa
cambiare
qualcosa
nel
modo
di
imparare
e
di
insegnare
.
La
scuola
potrebbe
perdere
una
generazione
professionale
importante
e
pregiudicarsi
così
le
possibilità
di
riforma
.
L
'
insensibilità
alla
questione
docente
,
come
parte
essenziale
della
riforma
,
è
ancora
il
movente
della
proposta
insensata
del
"
concorsone
"
per
la
selezione
professionale
,
che
rende
acuta
la
tensione
nelle
scuole
e
fa
da
catalizzatore
della
protesta
.
Cosa
è
questa
ampia
e
generale
reazione
alle
'
gare
salariali
'
,
come
ha
efficacemente
scritto
il
manifesto
?
Non
avveniva
più
da
anni
:
gli
insegnanti
non
accettano
di
sottoporsi
ad
una
selezione
per
lo
più
fondata
sull
'
ideologia
che
nella
scuola
la
qualità
dipende
dalla
competizione
premiata
dagli
incentivi
salariali
.
Un
'
ipotesi
povera
di
analisi
su
questa
professione
,
che
non
riesce
a
vedere
nell
'
insegnamento
-
come
sostiene
ampiamente
anche
Bruner
in
un
suo
testo
importante
sulla
scuola
americana
-
un
ruolo
sociale
e
politico
particolare
,
considerandolo
invece
un
semplice
lavoro
subordinato
.
L
'
efficacia
dell
'
insegnamento
dipende
dalla
condivisione
dei
fini
emancipativi
che
nella
scuola
si
attivano
.
Il
modello
aziendale
,
gerarchico
e
competitivo
,
non
solo
non
funziona
,
ma
allontana
gli
insegnanti
,
come
già
ampiamente
avviene
,
dalla
didattica
quotidiana
.
Programmazione
,
progettazione
didattica
,
innovazione
didattica
stanno
diventando
momenti
autoreferenziali
che
impoveriscono
la
cultura
e
l
'
azione
professionale
degli
insegnanti
.
Contro
la
povertà
di
una
selezione
fatta
con
i
quiz
,
con
le
simulazioni
di
lezione
(
dove
vanno
a
finire
decenni
di
ricerca
per
superare
nell
'
insegnamento
la
sequenza
della
lezione
,
interrogazione
,
valutazione
?
)
insorgono
gli
insegnanti
,
bloccati
tra
le
certezze
di
un
passato
professionale
che
non
funziona
e
le
riforme
che
non
convincono
.
L
'
idea
cattiva
di
autonomia
Questo
conflitto
oggi
si
intreccia
con
il
caos
che
si
è
determinato
con
un
'
insensata
politica
dell
'
autonomia
del
"
fai
da
te
"
.
La
riforma
dei
cicli
non
può
essere
perciò
separata
dalla
questione
più
corposa
dell
'
autonomia
.
L
'
autonomia
didattica
è
un
grande
valore
:
insieme
con
la
dimensione
cooperativa
è
la
sostanza
stessa
della
libertà
d
'
insegnamento
garantita
dalla
Costituzione
.
Ma
l
'
attuazione
dell
'
autonomia
sta
stravolgendo
tutto
questo
.
Gli
insegnanti
e
gli
studenti
,
isolati
,
ridotti
a
rango
di
clienti
,
perdono
poteri
reali
di
influenza
sulle
scelte
e
sui
fini
per
diventare
soggetti
passivi
nella
gestione
del
quotidiano
.
Il
cittadino
cliente
naviga
nel
vuoto
e
perde
ogni
connotazione
di
soggetto
collettivo
nel
rapportarsi
al
sistema
dei
diritti
che
dovrebbe
alimentare
ogni
servizio
sociale
.
Le
nostre
scuole
dovrebbero
essere
più
pubbliche
e
meno
di
mercato
.
Più
strumenti
di
eguaglianza
che
luoghi
inerti
di
convalida
della
differenziazione
sociale
.
L
'
introduzione
di
logiche
di
mercato
distrugge
la
promozione
dei
diritti
;
nel
migliore
dei
casi
riaffida
alla
scuola
o
una
funzione
giudicante
e
notarile
dell
'
avvenuta
assuefazione
al
conformismo
e
alla
differenza
sociale
,
oppure
dilata
la
dimensione
familistica
,
ideologica
,
"
etnica
"
dell
'
identità
giovanile
.
Il
problema
dell
'
autonomia
buona
è
lo
sviluppo
di
poteri
'
locali
'
capaci
di
riformare
la
scuola
dal
basso
,
secondo
linee
generali
di
innovazione
culturale
e
professionale
di
profilo
culturale
alto
.
Il
problema
dell
'
autonomia
della
scuola
è
in
ultima
analisi
un
problema
della
democrazia
e
dei
suoi
strumenti
.
La
libertà
di
insegnare
e
fare
scienza
All
'
autonomia
degli
insegnanti
e
degli
studenti
dovrebbe
spettare
l
'
assoluta
decisione
delle
tracce
educative
per
raggiungere
i
fini
sociali
e
politici
fissati
dalle
istanze
democratiche
di
un
paese
.
Insegnare
è
per
eccellenza
un
ruolo
pubblico
,
perché
dovrebbe
farsi
guidare
solo
dalla
libertà
della
scienza
,
della
coscienza
professionale
e
dalla
Costituzione
.
Null
'
altro
dovrebbe
influenzare
il
progetto
educativo
delle
scuole
.
La
Costituzione
,
nel
suo
andamento
compromissorio
affidò
la
responsabilità
educativa
alla
famiglia
e
alla
scuola
dello
Stato
.
Le
politiche
attuali
rifluiscono
verso
il
primato
della
famiglia
e
risolvono
l
'
ambiguità
costituzionale
a
favore
della
riproduzione
educativa
familiare
o
della
cultura
locale
'
leghista
'
:
la
comunità
naturale
dunque
,
piuttosto
che
la
società
e
la
cultura
nazionale
.
Questo
rifluire
produce
enormi
rischi
morali
e
culturali
,
incide
sul
tessuto
civile
del
paese
.
Torna
il
ruolo
prevalente
degli
educatori
come
riproduttori
passivi
del
senso
comune
ambientale
,
piuttosto
che
soggetti
di
una
ricerca
critica
sullo
stesso
contesto
sociale
.
È
necessario
invece
pensare
ad
una
scuola
come
libero
spazio
di
una
complessa
dialettica
tra
valori
e
interessi
diversi
;
un
luogo
di
proposta
e
anche
di
conflitto
tra
educatori
e
studenti
,
non
più
proprietà
e
investimento
dei
loro
genitori
,
ma
abitato
da
soggetti
umani
accomunati
da
un
'
avventura
morale
e
intellettuale
che
prepara
alla
cittadinanza
.
Si
tratta
di
considerare
la
scuola
e
l
'
educazione
come
un
gioco
difficile
che
non
solo
agisce
,
ma
che
,
mentre
è
giocato
,
fissa
le
regole
stesse
del
gioco
.
Un
gioco
su
un
piano
inclinato
,
più
complesso
di
un
gioco
con
regole
precostituite
,
in
cui
i
giocatori
,
studenti
e
educatori
,
seguendo
le
regole
date
,
ne
inventano
di
nuove
e
rompono
dinamicamente
con
il
senso
comune
e
le
mentalità
correnti
.
L
'
autogoverno
e
la
cooperazione
Esiste
oggi
un
lavoro
scolastico
che
rassomigli
a
questo
impegno
?
In
genere
dobbiamo
rispondere
negativamente
:
prevalgono
gli
aspetti
ripetitivi
sulla
creatività
e
l
'
invenzione
.
Ma
una
traccia
per
ricostruire
il
tessuto
di
una
ricerca
esiste
.
La
cooperazione
e
ducativa
appartiene
a
pieno
diritto
alla
riflessione
della
pedagogia
democratica
europea
e
italiana
.
Evidenzia
con
equilibrio
la
necessità
di
percorsi
personali
,
individualizzati
e
creativi
nell
'
insegnamento
.
E
si
pone
come
interazione
,
quasi
necessariamente
conflittuale
e
pluralistica
tra
lavori
l
'
uno
all
'
altro
trasparenti
,
nei
percorsi
e
nei
fini
.
Cooperare
e
cooperazione
sono
termini
che
richiamano
solidarietà
ottocentesche
.
Recuperarne
il
senso
in
un
contesto
moderno
,
legato
alla
definizione
di
nuove
metodologie
per
la
gestione
del
lavoro
intellettuale
,
costituisce
un
'
operazione
culturale
ardita
.
Nelle
organizzazioni
a
rete
bisogna
partire
dall
'
ipotesi
concettuale
e
pratica
che
non
si
può
eliminare
il
conflitto
;
il
conflitto
deve
essere
considerato
un
elemento
dinamico
e
produttivo
.
Come
può
essere
controllato
e
razionalizzato
?
Solo
aumentando
le
informazioni
circolanti
nella
rete
,
aumentando
la
partecipazione
dei
soggetti
e
chiarificando
i
fini
e
i
valori
.
Lavorare
cooperando
significa
accettare
questa
processualità
.
Per
risolvere
il
conflitto
bisogna
cercare
le
vie
che
portano
a
stabilire
patti
,
quando
i
patti
entrano
in
crisi
bisogna
rinnovare
il
confronto
tra
i
soggetti
.
Bisogna
saper
costruire
un
quadro
di
controllo
del
processo
educativo
che
abbia
il
suo
centro
riformatore
nel
ruolo
dei
soggetti
sociali
interessati
.
Questa
metodologia
di
controllo
costante
della
didattica
è
l
'
anima
stessa
della
cooperazione
,
la
trasparenza
è
la
sua
componente
essenziale
;
comporta
un
forte
decentramento
delle
responsabilità
,
riduce
il
ruolo
gerarchico
.
Il
tutto
funziona
se
c
'
è
questa
assunzione
reciproca
di
impegni
responsabili
.
Patti
d
'
aula
,
patti
d
'
istituto
,
patti
tra
soggetti
.
Questo
metodo
difficilmente
può
coesistere
con
un
'
organizzazione
burocratica
e
gerarchica
,
anche
tra
studenti
e
insegnanti
.
Prendere
decisioni
in
questo
ambiente
comunicativo
comporta
anche
il
mutamento
dello
stile
di
lavoro
degli
insegnanti
.
In
genere
nella
struttura
cooperativa
è
importante
la
trasparenza
delle
singole
intenzioni
,
antagonista
rispetto
alla
consuetudine
di
custodire
individualisticamente
il
contenuto
e
il
metodo
del
proprio
lavoro
.
È
importante
comunicare
con
trasparenza
perché
questo
riduce
il
conflitto
:
anche
le
più
semplici
procedure
vengono
trasformate
da
questo
stile
di
comportamento
.
Un
comportamento
trasparente
abbatte
significativamente
l
'
insuccesso
scolastico
dei
ragazzi
;
l
'
assenza
di
comunicazione
aumenta
il
fallimento
e
l
'
insuccesso
.
Ascoltare
è
difficile
,
ma
è
una
metodologia
interessante
.
Nella
scuola
bisognerebbe
prevedere
dei
momenti
istituzionalizzati
dell
'
ascolto
,
un
meccanismo
in
cui
si
esprimono
le
crisi
:
momenti
di
autodiagnosi
,
potremmo
dire
.
Cosa
invece
diventa
oggi
nella
realtà
quotidiana
l
'
autonomia
?
Assenza
di
un
campo
generale
di
riflessione
sulle
finalità
della
scuola
;
crescente
asfissia
della
didattica
costretta
nelle
procedure
burocratiche
;
frammentazione
insensata
,
nelle
singole
scuole
e
per
ogni
singolo
insegnante
,
della
ricerca
e
della
trasmissione
culturale
.
Difficile
scorgere
sotto
un
fraseggio
modernizzante
(
crediti
e
debiti
formativi
,
piani
dell
'
offerta
formativa
,
competenze
-
conoscenze
-
capacità
,
funzioni
-
obiettivo
,
tutor
,
didattica
breve
,
saperi
minimi
ecc
.
)
una
sostanza
riformatrice
che
cambia
la
scuola
.
Temo
che
si
tratti
di
un
linguaggio
da
nuovi
chierici
che
copre
un
vuoto
di
ridefinizione
degli
assi
culturali
,
un
deficit
di
progettazione
del
futuro
che
le
società
moderne
vivono
drammaticamente
.
I
giochi
non
sono
chiusi
,
riprende
attivamente
un
movimento
.
Mancano
finora
gli
studenti
,
l
'
altro
asse
decisivo
della
riforma
;
ma
ripartono
gli
insegnanti
,
forse
perché
essi
sono
più
direttamente
sottoposti
a
una
duplice
sollecitazione
:
l
'
umiliazione
della
loro
professione
e
la
speranza
di
essere
un
settore
sociale
portante
dello
schieramento
riformatore
di
questo
paese
.
La
sinistra
di
governo
non
ha
capito
e
entra
in
rotta
di
collisione
con
un
movimento
ampio
,
non
corporativo
,
esplicitamente
riformatore
.
Nella
palude
delle
logiche
di
Palazzo
la
scuola
torna
ad
essere
una
questione
sociale
che
chiede
risposte
alla
politica
.
Ci
sono
momenti
in
cui
sembra
che
le
passioni
democratiche
e
di
cambiamento
siano
in
totale
riflusso
,
ma
la
realtà
è
a
volte
più
ricca
della
nostra
stessa
speranza
.
StampaPeriodica ,
La
nota
pastorale
del
13
settembre
dell
'
arcivescovo
di
Bologna
,
cardinale
Giacomo
Biffi
,
è
stata
lanciata
così
dall
'
Ansa
,
la
nostra
massima
agenzia
di
stampa
:
«
Immigrazione
.
Biffi
allo
Stato
:
favorite
i
cattolici
»
.
Le
agenzie
di
stampa
devono
,
appunto
«
lanciare
»
.
E
di
quel
lancio
sono
stato
un
po
'
vittima
anche
io
perché
-
subito
intervistato
telefonicamente
-
ho
troppo
precipitosamente
risposto
che
«
quella
tesi
non
mi
convince
per
niente
»
.
Che
non
mi
convinca
resta
vero
.
Ma
dopo
aver
letto
l
'
intero
testo
del
cardinale
devo
fare
ammenda
e
desidero
riconoscere
che
quel
testo
,
nel
suo
insieme
,
fa
onore
al
suo
estensore
.
Per
una
volta
-
mi
succede
oramai
di
rado
-
mi
inchino
.
Certo
,
l
'
ottica
dell
'
uomo
di
Chiesa
è
diversa
da
quella
del
laico
,
e
quindi
da
quella
del
sottoscritto
.
Il
cardinale
Biffi
deve
dare
priorità
alla
sua
fede
,
e
perciò
alla
«
buona
religione
»
.
A
me
interessa
,
invece
,
la
«
buona
società
»
.
Ma
ferma
restando
questa
differenza
di
fondo
e
di
priorità
,
l
'
intervento
del
cardinale
mi
fa
riflettere
su
quanto
una
«
fede
intelligente
»
sia
vicina
e
conciliabile
con
la
«
intelligenza
della
ragione
»
.
Seguo
,
nel
citare
,
l
'
ordine
della
esposizione
del
cardinale
di
Bologna
.
1
.
«
Dobbiamo
riconoscere
che
il
fenomeno
di
una
massiccia
integrazione
ci
ha
colti
un
po
'
tutti
di
sorpresa
.
È
stato
colto
di
sorpresa
lo
Stato
[...]
che
pare
non
abbia
ancora
recuperata
la
capacità
di
gestire
razionalmente
la
situazione
riconducendola
entro
le
regole
irrinunciabili
[...]
di
una
ordinata
convivenza
civile
.
E
sono
state
colte
di
sorpresa
anche
le
comunità
cristiane
[...]
sprovviste
sinora
di
una
visione
non
astratta
,
non
settoriale
[...]
Le
generiche
esaltazioni
della
solidarietà
e
del
primato
della
carità
evangelica
[...]
si
dimostrano
più
bene
intenzionate
che
utili
quando
non
si
confrontano
davvero
con
la
complessità
del
problema
e
la
ruvidezza
della
realtà
effettuale
»
.
Queste
,
è
proprio
il
caso
di
dire
,
sono
parole
sante
.
E
davvero
responsabili
.
2
.
«
Non
è
compito
della
Chiesa
come
tale
di
risolvere
ogni
problema
sociale
»
.
Più
che
vero
.
Ma
fa
piacere
che
sia
un
cardinale
ad
asserirlo
,
e
che
poi
sia
un
alto
prelato
a
ricordare
allo
Stato
quali
siano
i
suoi
doveri
.
Occorre
,
scrive
,
che
«
ci
si
preoccupi
seriamente
di
salvare
l
'
identità
propria
della
nazione
.
L
'
Italia
non
è
una
landa
deserta
senza
storia
,
senza
tradizioni
vive
e
vitali
,
senza
una
inconfondibile
fisionomia
culturale
e
spirituale
,
da
popolare
indiscriminatamente
come
se
non
ci
fosse
un
patrimonio
di
umanesimo
e
di
civiltà
che
non
deve
andare
perduto
»
.
Anche
le
comunità
cristiane
«
non
possono
non
valutare
attentamente
i
singoli
e
i
diversi
gruppi
»
;
ma
,
alla
fin
fine
,
i
criteri
per
ammettere
gli
immigrati
sono
di
competenza
delle
autorità
civili
,
fermo
restando
che
quei
criteri
«
non
possono
essere
solamente
economici
e
previdenziali
»
e
che
«
le
condizioni
di
partenza
dei
nuovi
arrivati
non
sono
egualmente
propizie
»
ai
fini
di
«
una
possibile
e
auspicabile
[...]
integrazione
»
.
Di
nuovo
,
parole
sante
.
E
fa
dispiacere
dover
notare
che
una
lezione
come
quella
impartita
dal
cardinale
di
Bologna
non
ci
sia
mai
o
quasi
mai
arrivata
dai
nostri
politici
.
Tra
l
'
altro
,
non
ci
è
mai
arrivata
dalle
nostre
cattolicissime
Maria
Rosa
Russo
Jervolino
quando
governava
il
Viminale
,
né
tanto
meno
dal
ministro
Livia
Turco
che
ora
risponde
al
cardinale
che
«
la
legge
più
severa
sull
'
immigrazione
porta
il
mio
nome
»
.
Davvero
?
Entrare
clandestinamente
in
un
paese
è
un
reato
,
così
come
è
un
reato
rifiutare
di
fornire
le
proprie
generalità
.
E
la
severissima
legislazione
italiana
cosa
fa
?
Fornisce
al
clandestino
anonimo
un
foglio
di
via
e
poi
lo
rilascia
,
e
così
di
fatto
lo
fa
entrare
e
gli
consente
di
sparire
.
Peccato
che
il
cardinale
Biffi
non
la
possa
sostituire
.
Pur
essendo
anche
lui
cattolico
,
farebbe
molto
meglio
di
lei
.
3
.
Il
punto
dolente
dell
'
immigrazione
è
quello
dell
'
immigrazione
islamica
.
Il
presule
di
Bologna
lo
dichiara
senza
perifrasi
:
«
Il
caso
dei
musulmani
va
trattato
con
una
particolare
attenzione
.
Essi
hanno
[...]
un
diritto
di
famiglia
incompatibile
con
il
nostro
,
una
concezione
della
donna
lontanissima
dalla
nostra
(
sino
ad
ammettere
la
pratica
della
poligamia
)
.
Soprattutto
hanno
una
visione
rigorosamente
integralistica
della
vita
pubblica
[...]
la
perfetta
immedesimazione
tra
religione
e
politica
fa
parte
della
loro
fede
irrinunciabile
,
anche
se
a
proclamarla
e
a
farla
valere
aspettano
prudentemente
di
essere
diventati
preponderanti
»
.
Livia
Turco
si
affretta
a
controbattere
così
:
«
Non
dimentichiamo
tutto
ciò
che
accomuna
e
non
divide
le
tre
grandi
religioni
,
il
cristianesimo
,
l
'
ebraismo
e
L
'
islamismo
»
.
In
attesa
che
il
ministro
Turco
mi
ricordi
quel
che
evidentemente
io
dimentico
,
mi
pregio
ricordarle
(
qualora
sia
lei
a
non
saperlo
)
che
la
parola
Islàm
vuol
dire
sottomissione
,
che
la
parola
araba
per
libertà
-
horriayai
-
esprime
soltanto
una
situazione
di
non
schiavitù
(
dal
che
risulta
che
il
nostro
concetto
di
libertà
al
positivo
è
estraneo
alla
concezione
islamica
del
mondo
)
,
e
che
alla
nostra
separazione
tra
Chiesa
e
Stato
il
musulmano
contrappone
la
concezione
dell
'
Eddin
-
Dawa
,
che
vuoi
dire
religione
-
Stato
.
Ciò
posto
,
le
sarei
davvero
obbligato
se
una
volta
tanto
lei
precisasse
che
razza
di
cittadino
italiano
osservante
delle
leggi
italiane
risulterebbe
dalla
«
cittadinizzazione
»
del
suddetto
islamico
.
Per
ora
un
gruppettino
di
studenti
islamici
delle
scuole
genovesi
ha
chiesto
che
il
crocefisso
venga
eliminato
dalle
aule
,
ed
è
stato
subito
accontentato
.
In
barba
alla
vanteria
della
Turco
che
le
leggi
degli
immigrati
devono
sottostare
a
quelle
italiane
.
Io
,
laico
,
del
crocefisso
non
faccio
certo
un
caso
capitale
.
Ma
a
lei
,
cattolica
,
l
'
episodio
non
appare
un
pessimo
esordio
della
integrazione
scolastica
dell
'
islamico
?
Max
Weber
distingueva
tra
etica
della
responsabilità
(
una
moralità
che
mette
in
conto
le
conseguenze
delle
nostre
azioni
)
ed
etica
dei
principi
(
nella
quale
la
buona
intenzione
è
tutto
e
il
cattivo
esito
viene
ignorato
)
.
L
'
etica
della
responsabilità
è
,
se
si
vuole
,
impura
perché
è
pilotata
da
un
capire
,
mentre
l
'
etica
dei
principi
è
pura
,
ma
per
ciò
stesso
ottusa
(
non
sa
,
non
capisce
)
e
irresponsabile
.
La
chiesa
di
Giovanni
Paolo
II
ha
largamente
sposato
un
'
etica
dei
principi
.
Niente
profilattici
,
anche
se
quel
niente
incrementa
l
'
Aids
.
Niente
contraccettivi
,
anche
se
quel
niente
produce
un
eccesso
di
centinaia
di
milioni
di
bambini
destinati
a
morire
di
fame
.
La
giustificazione
è
che
provvederà
la
Provvidenza
.
In
attesa
stravince
l
'
imprevidenza
.
Ben
venga
,
allora
,
un
cardinale
che
si
ricorda
dell
'
etica
della
responsabilità
.
Ne
sia
lodato
il
Signore
.