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> anno_i:[2000 TO 2030}
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Gustavo Adolfo Rol ( 1903-1994 ) - considerato da molti parapsicologi il più grande sensitivo del Novecento . - continua a far discutere da morto come avveniva quando era vivo . Sul Corriere della Sera del 12 marzo 2000 lo scrittore Alberto Bevilacqua ha tratto spunto dall ' uscita di un volume di scritti di Rol curato da Caterina Ferrari per prendersela con le " squallide denigrazioni " di certi " signori " - tra cui un " noto divulgatore " ( con ogni evidenza Piero Angela , che lo scrittore però non nomina ) - i quali , chiusi in uno scetticismo miope , avrebbero attaccato e umiliato Rol . L ' argomento non è semplice come può sembrare . I fenomeni paranormali di Rol hanno affascinato intere generazioni , hanno commosso e stupito molti grandi del mondo , ed è difficile credere che si sia trattato sempre e soltanto di mistificazioni . I molti che lo hanno conosciuto bene portano con sé il ricordo di un uomo onesto , disinteressato , che non ha mai chiesto denaro , anzi ha contribuito generosamente del suo alle cause benefiche che gli stavano a cuore . Gran signore , Rol si è mantenuto ai margini della ricerca parapsicologica accademica , così che oggi non abbiamo studi scientifici su Rol sul tipo di quelli condotti all ' Università della California e altrove su altri sensitivi del ventesimo secolo . Leggendo l ' introduzione di Giuditta Dembech agli Scritti per Alda - una raccolta di testi di Rol indirizzati a una misteriosa donna amata - si ha l ' impressione che il mancato incontro tra Rol e la parapsicologia universitaria non sia dipeso soltanto dal sensitivo torinese . Secondo la Dembech , quando Rol chiese al fisico Tullio Regge che gli venisse affiancato un ricercatore , ne ebbe in cambio l ' invito a sottomettersi ai controlli di un illusionista . Più tardi , un " giovane ricercatore dell ' Università di Torino " , che aveva cominciato a interessarsi a Rol , avrebbe ricevuto dai suoi superiori universitari il consiglio di non continuare la ricerca . Certo , però , Rol preferiva vivere nella discrezione , e per altri sensitivi la strada della collaborazione con la ricerca scientifica è stata pubblica , faticosa e spesso anche umiliante . Così , la possibilità di " risolvere " il mistero di Rol è morta con lui . Né coloro che credono dogmaticamente a tutto quanto riferiscono i suoi sostenitori , né gli scettici di professione - che , non meno dogmaticamente , considerano a priori qualunque fenomeno paranormale come illusorio o fasullo - possono oggi veramente pensare di " provare " all ' altra parte di avere ragione . Rol era infastidito da coloro che si interessavano esclusivamente ai suoi " fenomeni " . Nel 1975 scriveva : " Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi ; ho soltanto colmato molte ore della vostra noia , vi ho dato spettacolo (...) Almeno un piccolo tentativo avreste pur potuto farlo , quello di muovervi verso di me o almeno verso le cose altissime che mostro a voi ciechi , egoisti , indifferenti a quel che succede " . Ma quali erano le " cose altissime " che Rol " mostrava " ? Spesso amava dire che il suo insegnamento sarebbe stato reso noto soltanto dopo la morte , ed è in effetti in questi anni che documenti inediti cominciano ad affiorare , anche se molto resta ancora da pubblicare . Rol si diceva credente e praticante , e certamente tra i suoi ammiratori si annoverano molti cattolici ( alcuni dei quali noti e illustri ) . Quello che si sa delle sue idee lascia però molte perplessità . Trascuriamo pure il suo atteggiamento nei confronti dell ' amore e del matrimonio - che prevedeva " matrimoni celesti " , ma non puramente platonici , in presenza di legami matrimoniali preesistenti e del tutto validi - che potrebbe attenere al semplice privato di Rol . Si potrebbe anche considerare non decisivo l ' atteggiamento sulla reincarnazione , perché - scrive Giuditta Dembech - " a volte l ' accettava completamente , lanciandosi a raccontare episodi che ci stupivano sull ' uno o sull ' altro personaggio storico , o addirittura sui presenti ... A volte invece accampava forti riserve , modificando o contraddicendo quanto aveva affermato in precedenza . Altre ancora pareva respingerla apertamente " . Sembrerebbe dunque che non si possa ascrivere con certezza Rol al campo oggi vasto dei reincarnazionisti , anche se molti ammiratori lo considerano la reincarnazione di Carlo Magno e di Napoleone , e se la Dembech ritiene che " ( … ) Rol credesse fermamente nella reincarnazione " e si smentisse occasionalmente sul punto soprattutto " ( … ) per non urtare la suscettibilità della Chiesa " . Ma è il messaggio centrale che sembra emergere da quanto si va pubblicando di Rol a essere estraneo alla visione del mondo cattolica . L ' insegnamento di Rol è incentrato sulla nozione di " spirito intelligente " come realtà che è nel senso più vero " quello che siamo " , e che rimane sulla terra anche dopo la morte . Il sensitivo torinese disprezzava certamente le sedute spiritiche comuni e " volgari " , e tanto più i medium che operano per denaro . Tuttavia , non escludeva che gli " spiriti intelligenti " potessero manifestarsi dai " regni invisibili " , e partecipava a " sedute " se riteneva che fossero immuni dai pericoli dello spiritismo volgare . Talora ne distruggeva la documentazione , proprio per non favorire la diffusione di quello spiritismo che riteneva pericoloso . Ma qualche cosa rimane . Giuditta Dembech riproduce per esempio a proposito di una poesia del sensitivo , La ruelle des chats , una annotazione manoscritta di Rol che la definisce " poesia scritta dallo spirito intelligente di uno studente afgano , vivente a Parigi . Seduta in casa Visca , 11-12 gennaio 1975 " . E a proposito di questa " seduta " , Rol annota che " contemporaneamente , come nella precedente seduta ( pochi giorni innanzi ) , si ottenne dallo spirito intelligente di Francisco Goya il disegno di una donna sdraiata ( nella seduta di prima Goya disegnò il ritratto della duchessa d ' Alba ) " . Sarebbe sbagliato definire Rol semplicemente uno spiritista ; e non solo per la sua reiterata presa di distanze dallo spiritismo ( in cui , affermava , " vi è del vero ( … ) ma ancora troppo poco per farne una ' dottrina ' " ) . La sua nozione di " spirito intelligente " si ritrova , al di fuori della tradizione propriamente spiritista , nell ' ambiente teosofico e in vari filoni del New Thought anglo - americano . Lo " spirito intelligente " per Rol continua a esistere in una sorta di eterno presente : " La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329 , esiste tuttora , non meno di quando era attaccata ai rami dell ' albero e prima ancora che l ' albero esistesse né col 16 luglio 1329 la sua funzione venne a cessare , poiché nel tutto che si accumula , ogni cosa rimane operante , Dio e i suoi pensieri essendo la medesima cosa e non potendo un aspetto separato di questa cosa modificare la natura della cosa stessa . Dio è eterno e inconsumabile , onnipotente e multiforme e noi , parte di Dio , siamo la stessa cosa che Dio " . L ' affinità con il mondo " akashico " di Rudolf Steiner ( 1861-1925 ) - più ancora che con la Teosofia , le cui affinità con il pensiero di Rol erano state notate già dal fratello Carlo ( 1897-1978 ) , frequentatore a Buenos Aires della Società Teosofica Argentina - sembra particolarmente evidente . Rol , del resto , definisce Steiner " forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero " e l ' antroposofia " scienza pura dello spirito nella stessa guisa che la scienza naturale è scienza della natura " . E questo anche se Steiner , " l ' inventore della scienza antroposofica " , secondo Rol aprì " ( … ) solamente uno spiraglio ( … ) della massiccia porta di granito che separa l ' uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato " . Questi riferimenti culturali di Rol sono a filoni certamente importanti nella storia culturale dell ' Occidente , ma dove la visione del destino dell ' anima ( e non solo ) è diversa e inconciliabile rispetto alla dottrina cattolica . Quest ' ultima - nelle sue espressioni magisteriali , che non vanno confuse con le affermazioni di singoli sacerdoti talora entusiasti di presunti fenomeni di contatto con i defunti - ripudia qualunque tipo di " seduta " e di medianità . I cattolici hanno imparato fin dall ' Ottocento a diffidare di chi propone scorciatoie per " provare " l ' immortalità dell ' anima - o dello " spirito intelligente " - e , con tutto il rispetto per l ' onestà di Rol , le manifestazioni dello spirito di Goya , che disegna la duchessa d ' Alba oltre cento anni dopo essere morto , o la " scienza pura dello spirito " di Steiner veramente non c ' entrano con la fede cristiana . Tutto questo non è , né vuole essere , una presa di posizione nella polemica sul carattere reale o simulato dei " fenomeni " di Rol . Una soluzione soddisfacente per tutti ai quesiti sollevati da questa polemica , per i motivi accennati , è allo stato impossibile . E ' tuttavia importante distinguere fra i " fenomeni " e la dottrina di chi dei " fenomeni " è protagonista . La Chiesa cattolica insegna che la dottrina è ben più importante dei fenomeni apparentemente miracolosi nel giudicare della santità di un candidato alla beatificazione , o dell ' attendibilità di una apparizione mariana . Certamente per un cattolico è sulla base della dottrina che si deve giudicare il significato di " fenomeni " apparentemente straordinari , e non viceversa . Gustavo Adolfo Rol è ora affidato alla misericordia infinita di Dio , e ci piace credere che questa saprà apprezzare le sue intenzioni , presumibilmente buone . Le dottrine cui fatalmente si accosta chi approfondisce la sua figura appartengono invece - al di là dei suoi personali desideri - a una tradizione metaphysical ( nel senso anglosassone del termine ) ed esoterica certo meritevole di essere studiata come componente importante della cultura occidentale moderna , ma altrettanto certamente alternativa rispetto alla fede della Chiesa .
Anticlericali, rieccoli ( Beretta Roberto , 2000 )
StampaQuotidiana ,
Aita , aita : tornano gli anticlericali ! Erano decenni che non si vedevano così in massa , confinati tutt ' al più in sparuti Circoli dello Sbattezzo e sugli editoriali in neretto di Repubblica . Ora invece Roma è tappezzata di manifesti cubitali : " XX settembre ( sic ! , con le cifre romane come nelle targhe delle strade ! ) . Tutti alla grande MANIFESTAZIONE ANTICLERICALE " . Il raduno - ovviamente - è presso Porta Pia : e speriamo di non ( ri ) vedere le camicie rosse . Dopo il Gay Pride , anche gli anticlericali mostrano dunque il loro orgoglio . Peccato che l ' adunata , anziché Garibaldi - che era pur sempre un Eroe di due mondi - , gliela debbano suonare Marco Pannella ed Emma Bonino ( accompagnamento di Edoardo Bennato e Arnoldo Foà ) . Sono essi gli eredi del Risorgimento ? Povero Mazzini , povero Salvemini e povero anche Spadolini : così fieri del loro aristocratico liberalismo . Qui il cartellone sembra raffazzonato con richiami polemici dell ' ultim ' ora ( c ' è pure un convegno dove si parlerà , uno in fila all ' altro , di : Sillabo , Pio IX , Giordano Bruno , Risorgimento e persino Ratzinger , circa il recente documento Dominus Iesus ) ; e bisogna pur ammettere che qualche ragione per insorgere , negli ultimi mesi , gli avversari " clericali " gliel ' hanno pur data . Insomma : sarà il contraccolpo per il plateale successo della Giornata mondiale dei giovani ; sarà la preoccupazione per il ritorno in forze di un certo " revisionismo " sui miti risorgimentali ( leggi mostra anti - sabauda al Meeting di Rimini e beatificazione di Pio IX ) , ma gli anticlericali hanno stavolta deciso di reagire in forze . Basta consultare la mailing list " Ateismo " dell ' Unione atei e razionalisti agnostici italiani per constatare come i contatti siano cresciuti regolarmente lungo il Giubileo , con punte a giugno ( Gay Pride ) , e in settembre siano già oltre 230 . Adesso Pannella disegna il 130° anniversario della presa di Roma come una sorta di replica a Tor Vergata . Solo che non sono più i tempi del Papa - Re e anche l ' anticlericalismo è profondamente cambiato . Del resto : che senso avrebbe l ' odio ottocentesco per i preti ai tempi del mea culpa e dei credenti minoranza ? Così l ' armata anticlericale si presenta a Porta Pia più brancaleone che no : i sostenitori della liberalizzazione delle droghe fanno corteo con le delegazioni dei mazziniani , i fans di Giordano Bruno insieme agli omosessuali del Fuori ... E pure le intenzioni meno bellicose e le posizioni più sfumate rischiano di finire nella caldera della strumentalizzazione politica . Lo conferma indirettamente anche uno dei relatori al convegno " Scienza Chiesa e Libertà . Ieri e oggi " che contorna la manifestazione romana : Domenico Settembrini , docente di Storia delle dottrine politiche . Professore , ma davvero lei ce l ' ha coi preti ? " C ' è un carattere di verità in certe critiche che possono sembrare anti - cattoliche . Si sono verificati ultimamente alcuni avvenimenti ecclesiastici ( Pio IX , il documento Ratzinger , gli attacchi anti - risorgimentali del Meeting , eccetera ) che ritengo di tipo clericale . Io non voglio sacralizzare l ' unità d ' Italia ; però vorrei che si ricordasse che il nostro regime di libertà e di convivenza ha come precedente quell ' atto chiamato Risorgimento " . Diciamo allora che lei è anticlericale per ragion patria ; ma basta questo per farsi vedere oggi a Porta Pia ? " Sì , anzi considero che il 20 settembre dovrebbe essere festa nazionale ... Se poi la manifestazione pannelliana acquisterà un sapore più eccessivo di quello che mi potrebbe star bene , beh , sarà colpa delle contingenze che lo hanno creato . È anche inevitabile , perché oggi in politica i due schieramenti fanno a gara per accaparrarsi il voto cattolico . Se ci sono travalicamenti clericali , dunque ( e secondo me ci sono ) , la responsabilità sono assai più dei politici laici che della Chiesa . Dirò di più : quando la minoranza cattolica era rappresentata dalla Dc le cose andavano meglio , tra noi " laici " c ' era meno opportunismo " . Ma guarda un po ' : un anticlericale che rimpiange la Dc ... E perché poi , se la colpa è dei laici diventati troppo " chierichetti " , prendersela coi preti tanto da rinverdire le tristezze dell ' anticlericalismo ? Forse qualcuno vuole puntare sul bersaglio grosso , tanto per coalizzare il frammentato fronte progressista . Eh già : i radicali parlano a suocera - il Vaticano - perché nuora intenda ; ovvero Giuliano Amato e soprattutto l ' ex enfant prodige Francesco Rutelli , già pannelliano , ambedue in odore di troppo smaccato " servilismo " cattolico . La rediviva Porta Pia 2000 vuol dunque far breccia più nella sinistra piuttosto che non nella stessa Chiesa ? Lo conferma il programma della manifestazione odierna , aizzata contro " la " politica " italiana ... incapace di riaffermare la distinzione tra dettato confessionale , norma morale e norma giuridica , tra peccato e reato " . Un altro professore , il filosofo Raimondo Cubeddu , giustifica così la sua partecipazione al convegno romano : " Voglio rivendicare la dignità e la validità della tradizione liberale . Prima la Giornata della gioventù e le tante voci levate a chiedere " esami di coscienza " sulla cultura laica ; poi MicroMega che pende dalle labbra del Papa e del cardinal Martini ( personaggi che peraltro rispetto ) ... Beh , insomma , un po ' di sconforto mi viene davanti alla posizione supina di questa sinistra , che cerca di sostituire la fede ( fallita ) nel marxismo con un ' altra e dimentica una cultura laica che invece conserva la sua dignità e vuole avere spazio politico . La cultura laica non esiste più ? Macché , siete voi di sinistra che avete fallito " . E così lei va a Porta Pia ... " Mica sono un anticlericale , io . Per me la manifestazione è un tentativo per mettere insieme i cocci di una laicità rimasta ferma ai miti dell ' Ottocento e che ora - vedendosi sopravanzata - si ribella " . E i cattolici , come prenderanno questo presunto ritorno dell ' anticlericalismo ? Lo storico Giorgio Rumi non si scompone : " Grazie a Dio l ' anticlericalismo in Italia è finito ; anzi , c ' è un bisogno del prete anche tra i non credenti che da gran tempo non si vedeva ... Lo stesso Pannella si è premurato di precisare che la sua iniziativa non è contro la religione ; il che accentua l ' aspetto anti - temporalista della manifestazione romana " . Che - tradotto - significa ? " Un aumento della preoccupazione laica per i supposti " successi temporali " della Chiesa e la paura di un " arieccoli " dei cattolici nella politica italiana . Ma si tratta di timori fuori dalla realtà : niente è più lontano dal governo di questo Papa che una rentrée temporale " . Il collega Franco Cardini annusa invece il complotto : " Senza dubbio Pannella cerca elementi di coagulo per una sinistra che sta perdendo referenti . Ma c ' è anche una posta più alta e non solo italiana : la Chiesa cattolica è rimasta l ' unica forza universale ad opporsi agli aspetti più disumani della globalizzazione e negli ultimi mesi i radicali si sono fatti assoluti promotori proprio di quel progressismo neo - capitalistico . La rievocazione di Porta Pia cela dunque qualcosa di più di un rigurgito anticlericale tutto sommato " romantico " ; l ' avversione accanita alla Chiesa nasconde la volontà di eliminare l ' ultimo avversario sulla strada del capitalismo più selvaggio e più cinico " .
Democrazia direttissima ( Rossella Carlo , 2000 )
StampaPeriodica ,
Renaissance Books è un editore di Los Angeles molto aperto al nuovo e all ' anticonvenzionale . Pubblica libri di politologia e di storia . Non poteva che essere Renaissance Books a stampare Vote.com, il saggio dissacrante e provocatorio di Dick Morris dedicato al rapporto fra Internet e politica . Nell ' era della globalizzazione e dei " webbies " , i consumatori di Internet , la lettura di Vote.com diventa un obbligo per politici , giornalisti , ricercatori , cultori di una nuova rivoluzione basata sull ' uso di Internet nei rapporti fra cittadini e stato , oppure fra uomini della terra e futuro governo mondiale . Dick Morris è da vent ' anni amico di Bill Clinton e lo ha consigliato durante momenti difficili . La specialità di Morris sono le campagne elettorali e di opinione , dirette a convincere la gente che un presidente è buono , che una legge è giusta , che l ' avversario è un imbecille . In Vote.com Morris spiega come il grande capitale , i lobbisti , i media , il Congresso degli Usa e quello dei singoli stati americani stiano perdendo la loro influenza e come Internet possa ridare potere al popolo . Per Morris gli 80 milioni di americani che sono collegati a Internet rappresentano il " quinto potere " , una nuova forza capace di trasformare la politica , una sorta di " comitato " di cittadini " online " . Per Morris tutto ciò è il sogno della democrazia diretta di Thomas Jefferson , quella dei " town meeting " . La velocità e l ' interattività di Internet possono trasformare la democrazia Usa in un sistema di politica istantanea attraverso il metodo dei referendum popolari condotti per via telematica . La filosofia di Internet , così come la spiega Morris , è quella di eliminare gli intermediari . Le azioni si comprano e si vendono direttamente , senza pagare commissioni . I biglietti aerei si acquistano online , senza far guadagnare un dollaro agli agenti di viaggio . I libri si fanno arrivare a casa attraverso Amazon . E ' dunque inevitabile che anche le intermediazioni nel campo della politica finiscano con l ' essere eliminate . Sinora il pubblico di Internet ha ricevuto notizie e informazioni politiche di ogni genere : un input colossale e continuo . Ma l ' output , la manifestazione efficace delle proprie opinioni , è confinato al voto per la nomina dei propri rappresentanti nelle istituzioni o del presidente degli Stati Uniti . Secondo Morris Internet permette al cittadino di rovesciare tutto e di esprimersi direttamente , in tempo reale , su qualsiasi problema . In tal modo la capacità della gente di influire , di condizionare , di orientare le decisioni della politica di Washington e dei governi locali sale in modo esponenziale . Morris e la moglie Eileen McGann stanno per aprire un sito che si chiama Vote.com . L ' obiettivo è di incoraggiare i webbies a votare , di informare dei risultati i congressmen , i senatori , i governatori e il presidente . Appena i cittadini votano via Internet su una legge o un provvedimento i politici interessati ne conoscono immediatamente l ' opinione . Resta difficile per un rappresentante del popolo approvare una norma al Congresso se i milioni di abbonati a Internet hanno espresso parere contrario . La macchina descritta da Morris è infernale per il futuro della vecchia politica e delle vecchie istituzioni . Il " quinto potere " è davvero alle porte , anche in Italia , dove la politica è molto più decrepita e ingessata che negli Usa .
Le tentazioni dell'illuminismo ( Berardinelli Alfonso , 2001 )
StampaQuotidiana ,
L ' illuminismo continua ad essere il nostro orizzonte culturale . Ma ci basta ? Non possiamo farne a meno , le nostre società liberaldemocratiche vengono da lì e anche gran parte della nostra cultura . L ' Encyclopédie a metà del Settecento soppiantò la Bibbia . E questo mostra che nell ' irreligiosità illuminista è contenuta anche una nuova fede , con quanto di rassicurante e di rischioso c ' è in ogni fede . Libertà , ragione , uguaglianza , progresso sono i punti cardinali della nostra geografia culturale . Ma non c ' è anche in questo qualcosa di dogmatico ? E soprattutto : quanto è avvenuto precedentemente nella storia europea può essere ridotto ad una serie di tappe per raggiungere la meta illuministica e liberal - democratica ? La cultura greca e latina , il cristianesimo medievale , il Rinascimento diviso tra scienza e magia , sono solo oggetti di studio , cioè " culture superate " ? Non solo la Scuola di Francoforte ( da Max Horkheimer fino all ' ultimo allievo Jurgen Habermas ) , ma anche i grandi romanzieri russi dell ' Ottocento , soprattutto Dostoevskij e Tolstoj , sono stati critici dell ' illuminismo e dell ' intelligencja atea , pur procedendo secondo una logica analitica spietatamente lucida nell ' esaminare i problemi morali e politici del loro tempo . La riproposta dell ' illuminismo e nello stesso tempo dei dubbi su di esso è il tratto caratteristico più interessante dell ' ultimo numero di MicroMega . Mi fermo su due soli testi , quello di Habermas , intitolato esplicitamente Fede e Sapere , che apre il numero e quello di Tolstoj su Buddha e su Krishna che lo chiude . Soprattutto un passo del saggio di Habermas mi sembra interessante : " Il diavolo non esiste , ma l ' arcangelo caduto imperversa ora come prima , non solo nel bene capovolto in atto mostruoso , ma anche nella pulsione irrefrenabile di vendetta che lo segue a ruota (...) Quando il peccato si è trasformato in colpa e la trasgressione dei comandamenti divini in violazione della legge umana , qualcosa è andato perduto . (...) Il legittimo scetticismo di Horkheimer nei confronti della entusiastica speranza di Benjamin nella forza rigeneratrice della memoria umana - " gli uccisi sono davvero uccisi " - non smentisce tuttavia l ' impulso impotente a cambiare ancora qualcosa nell ' irrevocabile " . Habermas ama le formulazioni condensate e labirintiche . Tuttavia il senso di quello che dice è piuttosto chiaro . Pur non credendo nell ' esistenza del diavolo , i laici illuministi sono costretti a constatare periodicamente che vengono compiuti atti " mostruosi " in cui si eccede la misura di quella che consideriamo razionalità e sensibilità umana . A fin di bene , con giustificazioni morali e anche religiose sinistramente esibite , si compiono delitti letteralmente demoniaci . Dostoevskij analizzò questo nuovo genere di crimini nei suoi romanzi , a partire da Delitto e castigo . Ma anche la vendetta che segue al crimine mostruoso e vorrebbe ristabilire con la violenza l ' equilibrio turbato da una violenza precedente , è a sua volta mostruosa e diabolica , proprio perché legittimata da chi la compie con argomenti razionali e morali . La differenza tra la violazione della legge umana e la nozione di peccato è questa : la prima si risolve attraverso la sanzione legale ( o vendetta legittima ) , mentre la trasgressione dei comandamenti divini allude all ' idea che la realtà non finisce qui , non appartiene solo al mondo umano , anzitutto perché il mondo umano e tanto meno la natura non appartengono all ' umanità : noi non ne siamo i padroni assoluti . Il limite dell ' illuminismo è appunto la desacralizzazione della natura e del nostro corpo , ridotti a campo di ricerca e manipolazione scientifica . Il limite della fede , a mio parere , consiste nell ' idea che il male viene cancellato dalla richiesta di perdono e dal perdono concesso . Da un lato il male compiuto è considerato ( secondo ragione ) irreversibile e irrevocabile : " gli uccisi sono davvero uccisi " per sempre e niente può ridare loro la vita . D ' altro lato ( secondo fede ) si conserva un impulso a riparare all ' irreparabile ipotizzando l ' esistenza di un ' altra dimensione ( religiosa ) della realtà , in cui il male viene cancellato . Pubblicando in chiusura gli scritti di Tolstoj , sia illuminista che evangelico , sul buddhismo e l ' induismo , mi pare che MicroMega voglia suggerire questo : che l ' illuminismo definisce ancora l ' orizzonte culturale moderno , ma non ci basta e può anche metterci nelle mani del diavolo , soprattutto se crediamo davvero di poter fare del mondo e di noi stessi tutto quello che vogliamo avendo come solo limite i nostri sistemi legali .
Nessuna meraviglia: semplicemente Rol ( Bevilacqua Alberto , 2000 )
StampaQuotidiana ,
Non passa giorno senza che io riceva lettere che mi chiedono di Gustavo Adolfo Rol , che protagonisti del secolo , fra i più prestigiosi in ogni campo , definirono " fenomeno vivente " . E questo perché ne cito puntualmente i poteri nella rubrica che tengo in " Sette " , il supplemento settimanale di questo quotidiano . Perché di Rol sono stato uno degli amici privilegiati nei suoi " rapporti a distanza " . Perché ho raccontato questi rapporti , prodigiosi , in uno dei miei libri , quando lui era ancora in vita . Perché , dietro il mio tavolo di lavoro , tengo un dipinto di Madonna con bambino , che nessuna mano terrena ha tracciato ; l ' ultimo dono di Gustavo , che sapeva far apparire , concretamente , dipinti anche celebri . Solo ieri , due lettere . In una , una signora torinese scrive , come tanti : " Sono rimasta affascinata da quest ' uomo che non è stato compreso dai media " . Nell ' altra , un lettore milanese si scaglia , giustamente , contro " quegli esponenti - o presunti tali - del mondo scientifico che non perdono occasione per accanirsi contro tutto quanto non è riconducibile alle loro scienze esatte " . Si citano , in particolare , i nomi - che non farò - di un noto divulgatore e di una scienziata , che avrebbero potuto evitare di procurare a Rol , poco prima della morte , l ' ultima , inaccettabile umiliazione . Ma sono , con tutto me stesso , d ' accordo : il sapere tutto su come s ' accoppiano le foche monache , non autorizza a dileggiare , senza conoscere . Che proveranno ora questi signori leggendo ( ma non lo leggeranno ) questo prezioso libro di Catterina Ferrari che , dopo aver vissuto accanto a Gustavo negli ultimi dieci anni , ha raccolto , senza intervenire in prima persona , eccezionali documenti diretti : dalle " Agende " alle " Lettere " , ai " Pensieri " , alle " Poesie " ? A parte le facoltà di Rol ( le riassume Federico Fellini : " L ' uomo più sconcertante che io abbia conosciuto . Sono talmente enormi le sue possibilità , da superare anche l ' altrui facoltà di stupirsene " ) , ci si trova di fronte a uno scrittore di rara intensità , a un pensatore , e a un filosofo del credo religioso , di enorme portata . Si tratta , e non ci sono squallide denigrazioni che tengano , di una personalità fra le più sorprendenti del secolo . La verità sta venendo a galla . Le manifestazioni del suo talento superiore richiederebbero uno spazio illimitato , ma si riassumono nel principio : " Lo spirito intelligente " , posseduto da ciascuno di noi , è quel " quid " che compendia tutto quello che noi siamo e sa tutto del presente , passato e futuro , e rimane sulla terra anche dopo la morte . Molte volte ho parlato , con Rol , dei suoi rapporti con Einstein , che ebbe modo di assistere , affascinato e scosso , ai suoi esperimenti che ci convincono di una cosa : c ' è tanta verità ancora da scoprire .
Una star di nome Condoleza ( Rossella Carlo , 2000 )
StampaPeriodica ,
Mary McGrory , pepata opinion columnist del Washington post , ha consigliato al candidato presidenziale George W . Bush di " farsi un giro in Europa " . In Gran Bretagna per comprendere la necessità di una dura legislazione sul controllo delle armi e migliorare l ' inglese . In Russia per confrontarsi , sulle nuove " star wars " . A Roma per farsi perdonare dal Papa la visita alla famigerata università razzista del reverendo Bob Jones . Per Mary McGrory , il giovane Bush è un po ' troppo localista , ha un tocco isolazionista e ha bisogno di avere una visione più globale e meno texana del mondo . In realtà George W . ha tenuto , finora , pochi discorsi di politica estera . Al contrario del suo concorrente Al Gore , capace di giocare con esperienza su temi come la globalizzazione , il riscaldamento dell ' atmosfera , l ' aids nel mondo , i sistemi antimissili e gli stati pronti a colpire gli Usa a tradimento . Gore , vicepresidente da otto anni , ha trattato a lungo questi argomenti ed è stato coinvolto nel day - by - day degli affari internazionali . Il giovane Bush invece si è molto occupato di condanne a morte e di tolleranza zero contro la criminalità . Gore parla già come un presidente . Bush ha ancora l ' aria dello sceriffo , non compassionevole ma spietato ( da governatore non ha mai concesso la grazia a un condannato a morte ) . Ma al contrario di Gore , che si avvale della collaborazione dell ' antipaticissimo e antieuropeo Leon Fuerth , Bush dispone di un impressionante team di consiglieri , che fanno dimenticare la sua incapacità di riconoscere i paesi su una carta geografica mascherata . Vanno dall ' ambasciatore Paul Wolfowitz a Robert Zoellick , uno dei principali think - tanker delle presidenze Reagan e Bush , al supertecnico della Difesa Richard Perle , all ' ex ministro della Difesa Dick Cheney , al grande Brent Scowcroft , al supereconomista Michael Boskin . Coordina il team un ' intraprendente dama afroamericana , Condoleza Rice , ex rettore della università di Stanford , guru dell ' Hoover institute . Scoperta dal segretario di stato George Shultz ai tempi di Ronald Reagan , Rice , responsabile del dipartimento Unione Sovietica ed Est Europa al Consiglio per la sicurezza nazionale , ha gestito nel 1989 il crollo del comunismo e la caduta del Muro di Berlino , esperienza raccontata in un bel saggio , Germany united and Europe transformed , scritto a quattro mani con Philip Zelikov . Una regola non scritta della campagna elettorale è che un consigliere non debba mai mettere in ombra il capo . Rice , invece , risponde in prima persona agli interventi di Gore in politica estera . I giornalisti la cercano per qualunque tema , dalla Cina alla Sierra Leone . Il New York Times mette la sua foto accanto a quella di Gore . Rice piace perché è esotica , nera , donna , conservatrice e davvero esperta di politica internazionale . Le sue idee le ha esposte in gennaio su Foreign affairs . Sono poche ma chiare : gli Stati Uniti devono perseguire il proprio interesse nazionale più che far prevalere nell ' azione internazionale gli aspetti umanitari ; Cina e Russia vanno trattate come concorrenti e non come partner . Gli stati amici debbono essere tenuti in alta considerazione e non umiliati . Gli Stati Uniti non possono essere un ' arrogante potenza solitaria ma devono favorire le potenze regionali alleate , come Corea del Sud e Giappone . In questa prospettiva il ruolo dell ' Europa diventa ancora più forte . Rice , in caso di vittoria di Bush , sarà nominata consigliere per la sicurezza nazionale , il posto chiave della strategia presidenziale . La professoressa , già allieva del padre di Madeleine Albright , è amica del giovane Bush e anche facendo jogging gli dà i suoi preziosi consigli .
SMEMORATI TRA NOI ( Panebianco Angelo , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Se la guerra al terrorismo durerà anni bisognerà attrezzarsi per neutralizzare ( con la parola , con la persuasione ) il principale alleato di Bin Laden e soci in Occidente , la loro più preziosa « quinta colonna » : il relativismo culturale . È un malanno di cui l ' Occidente soffre da decenni . All ' inizio , ha infettato alcune minoranze colte . Poi , veicolato dalla scuola e dai mass media , ha toccato ampi settori delle classi medie scolarizzate . È una forma di nichilismo nutrita dalla secolarizzazione e da una collettiva perdita di memoria storica . La sua forza persuasiva sta nella sua apparente ragionevolezza ( che , tuttavia , nasconde un errore logico ) : se le persone hanno « pari dignità » , come proprio la cultura occidentale ci ha insegnato , e vanno poste , tutte , sullo stesso piano , questo non deve forse valere anche per le « culture » , le « religioni » , le « civiltà » ? L ' errore logico consiste nel pensare che quanto vale per gli individui debba necessariamente valere anche per gli aggregati culturali . Il relativismo culturale è una degenerazione del principio di tolleranza inscritto nella democrazia liberale . Si tratta di una forma ( dissimulata ) di nichilismo : solo chi non crede più in niente può porre tutto sullo stesso piano . Se tutti i « valori » hanno lo stesso valore , il solo numero in grado di esprimere quel valore è zero . Nulla più del relativismo culturale rappresenta oggi , agli occhi degli adepti dell ' islamismo radicale , l ' inconfutabile prova che quella occidentale è una civiltà decadente che può essere sconfitta . Il relativismo culturale , alimentato dall ' amnesia storica , lascia con poche difese a fronte delle interpretazioni demonizzanti della storia occidentale che tanti intellettuali fanno circolare : interpretazioni che rendono coloro che le accolgono privi di rispetto per la propria cultura , e di « buone ragioni » per difenderla dai suoi nemici . Quando , ad esempio , si scrive , come fosse una verità inconfutabile , che le nostre « libertà » sono fondate sul benessere economico , a sua volta prodotto dallo sfruttamento dei non occidentali , non si dice solo una solenne sciocchezza ( figlia , appunto , della perdita di memoria storica ) : le nostre libertà , così come il nostro benessere , sono i frutti maturi di una millenaria evoluzione occidentale ; le « libertà » occidentali sono state condizione indispensabile per la crescita della ricchezza e del benessere ; e gran parte della povertà che alligna , per esempio , nei Paesi islamici si deve al clamoroso fallimento delle loro classi dirigenti . Quelle interpretazioni rafforzano la mancanza di « rispetto di sé » e delle proprie istituzioni , che è il migliore alleato dei nemici del mondo occidentale . Nei giorni di Genova , teppisti a parte , tante brave e miti persone erano là riunite a manifestare contro il G8 parlando di quella riunione dei capi di governo di alcuni dei Paesi più liberi e più civili del mondo , più o meno negli stessi termini in cui ne parla Bin Laden . Anche lasciando da parte l ' islamismo radicale e il terrorismo , relativismo culturale e perdita di memoria sono pessimi biglietti di presentazione quando si deve , come dobbiamo , dialogare con persone appartenenti ad altre civiltà , Islam in testa . Non ci possono essere dialoghi , ma solo una serie infinita di fraintendimenti , se chi è chiamato a dialogare soffre di amnesia e ha idee confuse sulla propria identità . Tuttavia , non siamo ancora spacciati . Proprio quando insorgono sfide gravissime , i gruppi umani , spesso , recuperano coesione e rispetto di sé . Forse , alla fine di questo conflitto , molti occidentali in più sapranno di nuovo ciò che hanno disimparato , che la civiltà cui appartengono , culla , unica nella storia , dei diritti e delle libertà , merita di essere difesa , essendo il suo valore , di molto , superiore a zero .
Economisti, che incompetenti ( Blondet, Maurizio , 2000 )
StampaQuotidiana ,
Nobel assegnati a sistemisti da casinò , cattedre prestigiose a " indovini matematici " che creano la nuova ortodossia liberista facendo a meno di Keynes e dimenticando la vera scienza monetaria : " Che è soprattutto storia e analisi degli errori del passato " . Esempi ? Merton e Scholes , premiati nel 1997 , subito dopo persero in Borsa 1250 miliardi di dollari applicando i loro calcoli e furono salvati dalla bancarotta con soldi pubblici ... " Si passano per dogmi dei modelli fatti su misura per gli speculatori e contro gli interessi delle imprese e dei lavoratori " E se i grandi economisti - perfino quelli insigniti dei Nobel , quelli che i giornalisti intervistano rispettosamente in ginocchio - fossero dei falsi guru ? Se mai ne avete avuto il sospetto , di certo non avete mai osato esprimerlo ad alta voce . Per questo , ci vuole uno di loro . Ed ecco che un economista francese , Bernard Maris , docente all ' Università di Parigi , si mette a gridare che il Re - l ' Economista - è nudo . Il suo pamphlet ( Lettera aperta agli economisti che ci prendono per imbecilli , in Italia pubblicato da Ponte alle Grazie ) è l ' equivalente di un uovo marcio , di un pomodoro fradicio scagliato contro augusti colleghi . Da Milton Friedman ( Nobel '76 , il guru del superliberismo senza limiti ) a Modigliani , si tratta - dice - di " incompetenti perentori " , di ripetitori di ricette che sanno sbagliate , di maggiordomi degli interessi forti . Non osano dire , grida Maris , che " non esiste teoria del liberalismo , dell ' efficienza , della concorrenza ; queste parole non sono che ideologia e utopia , totalitaria come furono quelle staliniste " . Tutto il loro liberismo si riduce all ' esortazione : " Siate egoisti e la società andrà bene . Un principio esplicativo semplice quanto la lotta di classe " . Questi fanatici del liberismo finiscono per distruggerlo . " Come i pianificatori del socialismo che volevano sempre più socialismo hanno assassinato i loro Paesi " , i liberisti integrali " fanno oggi la stessa cosa " . Fra i bersagli delle invettive di Maris , i più facili , va ammesso , sono Robert Merton e Myron Scholes : vincitori del Nobel per l ' economia nel 1997 , e rovinatisi nel '98 con il fondo speculativo ( " Long Term Management Capital " ) da loro creato per fare soldi applicando la loro teoria , grazie alla quale avevano vinto il Nobel . " I due citrulli " , come li chiama Maris , avevano confezionato complessi calcoli , gestiti dai computer , con i quali s ' erano illusi di giocare " senza rischio " sui mercati finanziari più speculativi ( opzioni e futures ) . Ma " uno studente del primo anno sa che nel mercato finanziario sussiste sempre un rischio irriducibile . Per definizione , perché esista il mercato occorre che venditore e compratore abbiano anticipazioni contraddittorie " . Infatti chi vende teme che i titoli che detiene scendano , e mentre chi compra è convinto che saliranno : se non ci fosse incertezza , " il mercato sparirebbe " . I due " citrulli Nobel " , al momento della loro bancarotta , gestivano 1250 miliardi di dollari ( pari al Pil italiano ) : denaro che non avevano , o che gli era stato anticipato da celebri banchieri centrali ( più citrulli di loro ) . Per colmare il buco da loro prodotto , che avrebbe trascinato i " mercati " nell ' abisso , è intervenuto Alan Greenspan , il capo della Federal Reserve , formando un comitato di salvataggio di banche . Miliardi di dollari del contribuente spesi . " Una spaventosa collusione fra potere pubblico e grandi interessi privati - commenta Maris - . Proprio ciò che il Fondo monetario rimprovera ai Paesi sottosviluppati , raccomandando " rigore " , " trasparenza " e obbedienza alle leggi di mercato " . Due pesi e due misure : ciò che non è stato perdonato a Suharto , il dittatore dell ' Indonesia , è stato condonato a Merton e Scholes . Ciò pone un problema : come mai i Nobel per l ' economia vengono distribuiti a tipi simili ? " Avviene da decenni - mi risponde al telefono Maris - . È una strategia denunciata da Maurice Allais , uno dei pochi economisti - Nobel che stimo : si premiano dei creatori di " modelli matematici " , degli studiosi di " diagrammi sui corsi borsistici " , per creare la nuova ortodossia . Nobel e cattedre a questo tipo di aruspici , di " sistemisti " da casinò , di sognatori di un ' economia " pura " e matematica , hanno creato la " nuova ortodossia " liberista . Il prestigio degli indovini - matematici ha avuto lo scopo di oscurare , e far dimenticare , l ' economia seria . Che è soprattutto storia , analisi approfondita degli eventi e degli errori passati " . Aggiunge : " Per esempio , Keynes non si studia più . Perché è inammissibile per la nuova ortodossia : ha proposto di distruggere i rentiers , quelli che vivono di puri frutti del capitale . Invece , la nuova ortodossia economica è tutta al servizio dei rentiers " . Come , come ? " Prenda per esempio il dogma della " inflazione - zero " , così caro ai liberisti - monetaristi : essi impongono ai Paesi di azzerare l ' inflazione , anche a costo della deflazione del ristagno economico " , spiega Maris : " Inflazione zero serve a conservare al denaro il suo valore . In modo che conviene detenere liquidità o prestare , piuttosto che prendere a prestito . È una " regola " creata su misura a vantaggio dei rentiers e a svantaggio degli imprenditori . I rentiers , oggi , sono i grandi fondi d ' investimento , che esigono altissimi frutti sul denaro che prestano alle imprese , e perciò fanno pressione sulle imprese perché riducano i costi , magari tagliando manodopera . Alla fine , è il lavoro che sopporta i pesi della nuova ortodossia " . Però il liberismo funziona , in qualche modo . Guardi gli Usa : crescita senza limiti , disoccupazione ridotta a poco o nulla ... " Falso . Negli Usa la disoccupazione è pari a quella europea . Al 4% strombazzato dalle statistiche americane , bisogna aggiungere il 2% della popolazione attiva in prigione ( " Il carcere è il sussidio di disoccupazione americano " , ha detto l ' economista Robert Solow ) , i disoccupati che si dichiarano " auto - impiegati " ( almeno un altro 2% ) , e i milioni di " working poors " , gente che , pur lavorando , non guadagna abbastanza per vivere . Quando Bill Gates guadagna il 10% in più e un milione di working poors guadagna il 10% in meno , l ' America grida : ci stiamo arricchendo ! " . Ma quale economia proporrebbe lei , professore ? Un ritorno al passato dell ' autosufficienza , del protezionismo ? " L ' economia oggi è mondiale , dunque va regolata a livello mondiale . Definendo in modo democratico ciò che è " collettivo " , e quindi va sottratto al mercato : che so , l ' acqua , l ' aria , la cultura , l 'istruzione..." . Regolamentare , sottrarre al mercato : sono concetti vietati oggi , professore . " Se i cittadini decidono col voto che l ' aria può essere venduta in bombole , d ' accordo . Ma bisogna impedire alle imprese di venderci l ' aria in bombole , senza esserne state autorizzate . Le società si reggono su tre gambe : un terzo di mercato , un terzo di pubblico , un terzo di economia sociale ( cooperative , volontariato eccetera ) . Volere imporre il " solo mercato " è pernicioso come il " tutto Stato " . E soprattutto , il " mercato " , specie i mercati finanziari , devono restare un gioco a somma zero " . Cioè ? " Un gioco dove chi entra , se vince e guadagna , guadagni a spese degli altri che sono entrati nel mercato , non del settore pubblico , del denaro dei contribuenti , e dell ' economia sociale , come oggi avviene " .
SCUOLA SOTTO ESAME ( Semeraro Scipione , 2000 )
StampaPeriodica ,
La scuola sembrava vivere passivamente , tra proteste , mugugni , fughe e disillusioni , l ' ondata di provvedimenti con cui il governo l ' ha investita negli ultimi anni . Invece la vicenda del concorso di merito per gli insegnanti sta segnando in questi giorni un punto di discontinuità . Lo sciopero più esteso degli ultimi anni ( malgrado che i sindacati tradizionali fossero dall ' altra parte ) una manifestazione imponente di insegnanti nelle strade di Roma e un vero assedio del palazzo di viale Trastevere riaprono una fase importante che va attentamente indagata . Prende forma e si concentra sulla questione degli insegnanti una vicenda più generale della scuola e della formazione nel nostro paese . È , o almeno potrebbe diventare , il primo movimento ( un po ' come Seattle ) che si oppone all ' ordine esistente , e all ' ideologia privatistica , non solo a difesa di una categoria minacciata nei suoi diritti , o di diritti conquistati per tutti in un contesto sociale e culturale passato , ma ponendo un problema , anzi forse il problema più importante dell ' epoca futura : la formazione dell ' uomo , della personalità e creatività di tutti . Ed è ( più che a Seattle ) un movimento che muove non solo su una tematica specifica e insieme di valore generale , ma ha radici in un soggetto sociale omogeneo , radicato in un territorio , con un peso politico rilevante e attivo ( come ha rivelato , ancor in un recente passato , l ' esperienza francese ) . E infatti ha già una breve storia , non solo sindacale : l ' opposizione al finanziariamento pubblico alla scuola privata ; la contrastata esperienza del decentramento ; il dibattito sulla riforma dei cicli ; alla fine il rifiuto del " concorsone " ( non come rifiuto della qualificazione continua o richiesta di un piatto egualitarismo , ma come rifiuto dei modi aberranti con cui si pretende di valutare quella qualificazione ) e di aumenti retributivi innestati su uno scandaloso generale regime di sottosalario e di contenimento dell ' investimento nella scuola . Perciò è uno dei pochi movimenti che non si scontra con un muro di ostilità dell ' opinione pubblica , si oppone con nettezza al governo di centro - sinistra fuori ma anche dentro i suoi confini . I suoi limiti stanno ancora nel fatto che non è riuscito a saldarsi con una ripresa di un movimento degli studenti , che gli è indispensabile , né è riuscito a esprimere un ' idea adeguata di linea alternativa ; ma sono limiti imputabili anzitutto alla sordità della politica e della cultura e alla crisi delle relative organizzazioni . Ma che , esso stesso , potrebbe smuovere . La riforma degli ordinamenti , o come più comunemente si dice , la riforma dei cicli scolastici , l ' autonomia scolastica , il ruolo manageriale dei capi d ' istituto , l ' avvio di un nuovo profilo degli insegnanti , la ' parificazione ' tra scuola pubblica e privata , un nodo di questioni complesse viene ormai al dunque . Un popolo di insegnanti democratici , dopo aver sperato che la sinistra rispondesse alla loro crisi e alla crisi della scuola , presenta il conto . Un conto delicato che intreccia questioni sindacali , culturali e professionali : l ' inizio di una fase nuova . Le riforme I cambiamenti sono ormai definiti dal punto di vista legislativo ed è possibile valutare in che modo l ' impatto di tali provvedimenti sta cambiando la scuola reale . Il segno prevalente che si coglie è quello di una progressiva " privatizzazione della scuola pubblica " . Il finanziamento delle scuole private e l ' obiettivo di costruire un " sistema integrato " della formazione tra pubblico e privato sono solo il punto più appariscente , quanto grave , di una tendenza più generale alla privatizzazione della scuola pubblica . Privatizzazione è innanzi tutto un progressivo disimpegno finanziario dello Stato nello sviluppo della scuola ; non si tratta di una modifica del regime giuridico della scuola pubblica , ma del mutamento della sua ragione sociale . La scuola della Repubblica , che dovrebbe essere garante del diritto di cittadinanza , strumento teso alla rimozione delle differenze culturali e sociali , si fa , invece , sempre più ' un ' opportunità ' per i cittadini clienti di un servizio a domanda . Non è mutamento da poco e va scandagliato attentamente . La nuova scuola non muta la struttura della scuola dell ' infanzia , quella rivolta ai bambini dai tre ai cinque anni . Rimane per questo livello formativo l ' assurdo di un servizio pubblico presente sul territorio solo per un 50% della popolazione infantile . Per il resto dei bambini esiste solo la possibilità di una scuola materna confessionale e privata . La scuola , nel suo segmento di scuola di base , si riduce di un anno . La scuola secondaria introduce un doppio canale formativo fin dal primo biennio . Sarà possibile sviluppare esperienze formative anche in situazioni non scolastiche , nella formazione professionale . Infine viene introdotto il cosiddetto obbligo formativo fino ai diciotto anni . I giovani , dopo il quindicesimo anno , potranno proseguire gli studi scolastici oppure optare ( e opteranno ovviamente le loro famiglie , con un processo inaccettabile di autoselezione secondo il reddito ) per un canale di formazione professionale . In buona sostanza la riduzione del tempo della scolarità risponde solo al principio della riduzione della spesa e dell ' allineamento della scuola italiana alle politiche europee " avare " e sempre più ispirate alle politiche di contrazione del welfare . La riforma produce una riduzione assoluta del tempo di scuola ; il tempo e la quantità non sono tutto nella scuola , ma sono la precondizione della qualità e soprattutto costituiscono l ' elemento determinante per sostenere i ritardi culturali . In pedagogia vale il principio che se vuoi risultati soddisfacenti per il complesso della popolazione giovanile , devi offrire più tempo a coloro che socialmente portano il segno di un ritardo di alfabetizzazione e di cultura . Inoltre , per paradosso , l ' aver fissato il completamento dell ' obbligo al quindicesimo anno d ' età può produrre un incentivo all ' abbandono precoce della scuola dopo l ' ottenimento del titolo . Ricordiamo che attualmente la frequenza del biennio della secondaria fino a sedici anni è molto ampia rispetto alla popolazione scolastica in età corrispondente . Una riforma che riduce il tempo assoluto della formazione di base e che rischia di ridurre il numero assoluto degli studenti non può essere considerata una buona riforma . Gli ordinamenti e la riforma dei cicli scolastici sono , come è evidente , solo la forma giuridica e organizzativa che la scuola prende sul piano legislativo . La riforma reale della scuola è faccenda più complessa e non può esaurirsi nella valutazione dei contenitori giuridici e organizzativi . Della proposta del governo bisogna dunque saper cogliere il contesto e il retroterra culturale e politico , al fine di vagliarli criticamente , ma soprattutto per avanzare delle proposte alternative . Il punto di vista più interessante per capire , mi sembra che consista in una ricerca e una ridefinizione di che cosa è oggi alfabetizzazione e , per altro verso , nell ' individuazione delle radici sociali della povertà culturale . La scuola italiana soffre di due livelli di selezione . La selezione ' storica ' ha agito con l ' esclusione classista : l ' evasione dalla scuola dell ' obbligo e ampie sacche di insuccesso non possono portarci a considerare di massa la scuola , soprattutto nei livelli superiori e universitari . La stessa persistenza della ciclicità dell ' istruzione è il sedimento di una scontata e ipocrita ammissione che non tutti avrebbero potuto completare l ' intero percorso degli studi . Ma vi è un rilievo più importante da fare su una forma " moderna " di selezione . Penso agli studi della Greenfield e altri , che notano come la forte esposizione dei bambini e dei giovani al sistema complesso dell ' informazione , all ' " eccedenza informativa " per lo più veicolata dai media , invece che una crescita di cultura , produce un " rumore di fondo " , una perdita di capacità critica . Si determina nella scuola un analfabetismo qualitativo , vissuto precocemente nella famiglia e nella società e difficilmente recuperabile . Tempi di vita e tempi della formazione Allora una riforma degli ordinamenti deve guardare altrove : mi pare che si debba partire da una riflessione su come nel nostro tempo si sono trasformate le età della vita , quale ritmo ha preso la crescita umana , quali peculiarità prendono oggi l ' infanzia , l ' adolescenza e la condizione giovanile . La scuola accompagna l ' organizzazione dei tempi di vita dei ragazzi e delle loro famiglie , è un punto di osservazione dell ' organizzazione complessiva della società . Quali bisogni è possibile leggere nell ' organizzazione dei tempi della nostra vita ? E come ci si può ad essi riferire per fare riforma della scuola ? L ' infanzia è il primo terreno di verifica . Il nostro è un secolo che ha giocato non a favore dell ' infanzia , ma per una progressiva marginalità dei bambini e delle bambine . L ' autonomia infantile è , ci pare , il punto su cui ragionare . Come può la scuola garantire un passaggio delicato tra la famiglia e l ' affidamento ad altri adulti , gli insegnanti , per la formazione del piccolo cittadino . La famiglia è una risorsa primaria , emotiva e educativa per i piccoli , ma l ' autonomia dal senso proprietario che inevitabilmente i genitori esercitano sui piccoli è un primo passo verso l ' acquisizione della cittadinanza . Con quali tempi del rapporto didattico , in quali anni , con quale scansione di orari si devono affidare i piccoli alla scuola ? Questo costituisce il primo problema della riforma . Pensando ad una scolarizzazione precoce si pensa erroneamente ad una precoce accelerazione degli apprendimenti cognitivi . Non deve essere così . Nei nidi e nella scuola dell ' infanzia il problema è la socializzazione e l ' innesto di esperienze di relazione , è la conduzione dei bambini e delle bambine in un universo di linguaggi più differenziato e più ricco di quello familiare . Nidi e scuola dell ' infanzia devono rimuovere le prime differenze e devono evitare i ritardi rispetto alla scuola che verrà , devono essere scuola educativa e non assistenza . Qui siamo al secondo aspetto della riforma , i suoi contenuti didattici . La scuola di base unitaria ci pare buona cosa , ma non è positiva la riduzione di un anno di scolarità . Penso che sia opportuno un ritmo più semplice di quanto propone il governo : un ciclo di quattro anni , da sei fino a nove anni , a tempo pieno , unitario nel progetto e nell ' impianto educativo . Il tempo pieno non è solo un modulo organizzativo , ma un ' occasione per i bambini per fare esperienze educative globali . La formazione della mente vive insieme alla formazione delle relazioni , al gioco , alla creatività . Penso poi ad un ulteriore ciclo di quattro anni , fino a tredici anni . Una scuola più individualizzata nei percorsi , più adattata alle differenze personali e culturali degli adolescenti . Una scuola delle ragazze e dei ragazzi , che tra apprendimento e esperienza sociale si danno gli strumenti per la formazione di un io personale solido . Una scuola in cui si insegna tramite laboratori , in cui le relazioni della classe si intrecciano con ritmi organizzativi più articolati , sia per i tempi e gli orari che per i contenuti . Il giudizio sulla proposta relativa alla scuola secondaria è più severo . Qui appare con forza una convinta adesione del governo alle idee portanti della Confindustria sulla formazione . Scuola della flessibilità , addestramento e orientamento precoce , scuola vagamente impostata sulle opportunità e senza garanzie di promozione culturale . Ma vediamo con ordine . Innanzi tutto la riduzione complessiva del ciclo degli studi . Un livello così basso di scolarità si arrende all ' ideologia confindustriale di una ' didattica breve ' in vista di una disponibilità al lavoro precario , saltuario , appunto alla flessibilità , nuova magia dei ceti imprenditoriali che non vedono altra possibilità per lo sviluppo . La secondaria dovrebbe invece avere un biennio obbligatorio e unitario , compatto nei contenuti e nelle finalità culturali . Dovrebbero essere semplificati i curricoli di apprendimento ; il lavoro , la società , la tecnica , i linguaggi e la conoscenza della natura devono essere oggetto critico della ricerca culturale dei giovani e non temi di addestramento subalterno . Questa ci pare l ' uscita positiva dall ' impostazione gentiliana della scuola . La scuola deve essere poi giocata , nel triennio successivo , tra studio e prime esperienze di avvicinamento al lavoro , in prospettiva una scuola obbligatoria fino a 18 anni . Questa è la scelta realistica di allineamento agli altri sistemi formativi europei . Una scuola che si riorganizza nei tempi , comincia a adattarsi per diventare il primo livello di un ulteriore passo della formazione , a carattere permanente , non più solo rivolta ai giovani , ma capace di offrire allo sviluppo delle persone , in ogni età della vita , un riferimento culturale e formativo . Sarebbe utile un terzo settore della formazione . Anche l ' obiettivo di una generale riduzione dell ' orario di lavoro ha in questa formazione ricorrente una possibilità . Tempi che si liberano dal lavoro e che si dedicano alla cura di sé e alla crescita culturale . Ma la riforma è soprattutto investimento di risorse , umane e economiche . Il governo di centrosinistra non ha cambiato strategia , non ha segnato una discontinuità rispetto ai governi di destra o a dominanza democristiana . Una ristrutturazione poderosa ha colpito i bilanci , colpisce la struttura materiale della scuola sul territorio , colpisce gli insegnanti . Una riforma senza risorse è pura propaganda . La riduzione del finanziamento pubblico della scuola è effetto di una strategia che va al di là del risanamento del debito pubblico . Si iscrive in un quadro di trasformazione della scuola in un sistema misto , pubblico e privato , convenzionato , in cui mercato e redditi familiari diventano il differenziale di qualità della scuola . Che fare dunque , per non rimanere nelle secche delle analisi ? Innanzi tutto risollevare nella scuola la partecipazione dei soggetti , studenti , insegnanti e cittadini . La fuga o la passività degli insegnanti nella scuola è motivata dall ' insicurezza sulla prospettiva del loro ruolo , da una profonda sfiducia che si possa cambiare qualcosa nel modo di imparare e di insegnare . La scuola potrebbe perdere una generazione professionale importante e pregiudicarsi così le possibilità di riforma . L ' insensibilità alla questione docente , come parte essenziale della riforma , è ancora il movente della proposta insensata del " concorsone " per la selezione professionale , che rende acuta la tensione nelle scuole e fa da catalizzatore della protesta . Cosa è questa ampia e generale reazione alle ' gare salariali ' , come ha efficacemente scritto il manifesto ? Non avveniva più da anni : gli insegnanti non accettano di sottoporsi ad una selezione per lo più fondata sull ' ideologia che nella scuola la qualità dipende dalla competizione premiata dagli incentivi salariali . Un ' ipotesi povera di analisi su questa professione , che non riesce a vedere nell ' insegnamento - come sostiene ampiamente anche Bruner in un suo testo importante sulla scuola americana - un ruolo sociale e politico particolare , considerandolo invece un semplice lavoro subordinato . L ' efficacia dell ' insegnamento dipende dalla condivisione dei fini emancipativi che nella scuola si attivano . Il modello aziendale , gerarchico e competitivo , non solo non funziona , ma allontana gli insegnanti , come già ampiamente avviene , dalla didattica quotidiana . Programmazione , progettazione didattica , innovazione didattica stanno diventando momenti autoreferenziali che impoveriscono la cultura e l ' azione professionale degli insegnanti . Contro la povertà di una selezione fatta con i quiz , con le simulazioni di lezione ( dove vanno a finire decenni di ricerca per superare nell ' insegnamento la sequenza della lezione , interrogazione , valutazione ? ) insorgono gli insegnanti , bloccati tra le certezze di un passato professionale che non funziona e le riforme che non convincono . L ' idea cattiva di autonomia Questo conflitto oggi si intreccia con il caos che si è determinato con un ' insensata politica dell ' autonomia del " fai da te " . La riforma dei cicli non può essere perciò separata dalla questione più corposa dell ' autonomia . L ' autonomia didattica è un grande valore : insieme con la dimensione cooperativa è la sostanza stessa della libertà d ' insegnamento garantita dalla Costituzione . Ma l ' attuazione dell ' autonomia sta stravolgendo tutto questo . Gli insegnanti e gli studenti , isolati , ridotti a rango di clienti , perdono poteri reali di influenza sulle scelte e sui fini per diventare soggetti passivi nella gestione del quotidiano . Il cittadino cliente naviga nel vuoto e perde ogni connotazione di soggetto collettivo nel rapportarsi al sistema dei diritti che dovrebbe alimentare ogni servizio sociale . Le nostre scuole dovrebbero essere più pubbliche e meno di mercato . Più strumenti di eguaglianza che luoghi inerti di convalida della differenziazione sociale . L ' introduzione di logiche di mercato distrugge la promozione dei diritti ; nel migliore dei casi riaffida alla scuola o una funzione giudicante e notarile dell ' avvenuta assuefazione al conformismo e alla differenza sociale , oppure dilata la dimensione familistica , ideologica , " etnica " dell ' identità giovanile . Il problema dell ' autonomia buona è lo sviluppo di poteri ' locali ' capaci di riformare la scuola dal basso , secondo linee generali di innovazione culturale e professionale di profilo culturale alto . Il problema dell ' autonomia della scuola è in ultima analisi un problema della democrazia e dei suoi strumenti . La libertà di insegnare e fare scienza All ' autonomia degli insegnanti e degli studenti dovrebbe spettare l ' assoluta decisione delle tracce educative per raggiungere i fini sociali e politici fissati dalle istanze democratiche di un paese . Insegnare è per eccellenza un ruolo pubblico , perché dovrebbe farsi guidare solo dalla libertà della scienza , della coscienza professionale e dalla Costituzione . Null ' altro dovrebbe influenzare il progetto educativo delle scuole . La Costituzione , nel suo andamento compromissorio affidò la responsabilità educativa alla famiglia e alla scuola dello Stato . Le politiche attuali rifluiscono verso il primato della famiglia e risolvono l ' ambiguità costituzionale a favore della riproduzione educativa familiare o della cultura locale ' leghista ' : la comunità naturale dunque , piuttosto che la società e la cultura nazionale . Questo rifluire produce enormi rischi morali e culturali , incide sul tessuto civile del paese . Torna il ruolo prevalente degli educatori come riproduttori passivi del senso comune ambientale , piuttosto che soggetti di una ricerca critica sullo stesso contesto sociale . È necessario invece pensare ad una scuola come libero spazio di una complessa dialettica tra valori e interessi diversi ; un luogo di proposta e anche di conflitto tra educatori e studenti , non più proprietà e investimento dei loro genitori , ma abitato da soggetti umani accomunati da un ' avventura morale e intellettuale che prepara alla cittadinanza . Si tratta di considerare la scuola e l ' educazione come un gioco difficile che non solo agisce , ma che , mentre è giocato , fissa le regole stesse del gioco . Un gioco su un piano inclinato , più complesso di un gioco con regole precostituite , in cui i giocatori , studenti e educatori , seguendo le regole date , ne inventano di nuove e rompono dinamicamente con il senso comune e le mentalità correnti . L ' autogoverno e la cooperazione Esiste oggi un lavoro scolastico che rassomigli a questo impegno ? In genere dobbiamo rispondere negativamente : prevalgono gli aspetti ripetitivi sulla creatività e l ' invenzione . Ma una traccia per ricostruire il tessuto di una ricerca esiste . La cooperazione e ducativa appartiene a pieno diritto alla riflessione della pedagogia democratica europea e italiana . Evidenzia con equilibrio la necessità di percorsi personali , individualizzati e creativi nell ' insegnamento . E si pone come interazione , quasi necessariamente conflittuale e pluralistica tra lavori l ' uno all ' altro trasparenti , nei percorsi e nei fini . Cooperare e cooperazione sono termini che richiamano solidarietà ottocentesche . Recuperarne il senso in un contesto moderno , legato alla definizione di nuove metodologie per la gestione del lavoro intellettuale , costituisce un ' operazione culturale ardita . Nelle organizzazioni a rete bisogna partire dall ' ipotesi concettuale e pratica che non si può eliminare il conflitto ; il conflitto deve essere considerato un elemento dinamico e produttivo . Come può essere controllato e razionalizzato ? Solo aumentando le informazioni circolanti nella rete , aumentando la partecipazione dei soggetti e chiarificando i fini e i valori . Lavorare cooperando significa accettare questa processualità . Per risolvere il conflitto bisogna cercare le vie che portano a stabilire patti , quando i patti entrano in crisi bisogna rinnovare il confronto tra i soggetti . Bisogna saper costruire un quadro di controllo del processo educativo che abbia il suo centro riformatore nel ruolo dei soggetti sociali interessati . Questa metodologia di controllo costante della didattica è l ' anima stessa della cooperazione , la trasparenza è la sua componente essenziale ; comporta un forte decentramento delle responsabilità , riduce il ruolo gerarchico . Il tutto funziona se c ' è questa assunzione reciproca di impegni responsabili . Patti d ' aula , patti d ' istituto , patti tra soggetti . Questo metodo difficilmente può coesistere con un ' organizzazione burocratica e gerarchica , anche tra studenti e insegnanti . Prendere decisioni in questo ambiente comunicativo comporta anche il mutamento dello stile di lavoro degli insegnanti . In genere nella struttura cooperativa è importante la trasparenza delle singole intenzioni , antagonista rispetto alla consuetudine di custodire individualisticamente il contenuto e il metodo del proprio lavoro . È importante comunicare con trasparenza perché questo riduce il conflitto : anche le più semplici procedure vengono trasformate da questo stile di comportamento . Un comportamento trasparente abbatte significativamente l ' insuccesso scolastico dei ragazzi ; l ' assenza di comunicazione aumenta il fallimento e l ' insuccesso . Ascoltare è difficile , ma è una metodologia interessante . Nella scuola bisognerebbe prevedere dei momenti istituzionalizzati dell ' ascolto , un meccanismo in cui si esprimono le crisi : momenti di autodiagnosi , potremmo dire . Cosa invece diventa oggi nella realtà quotidiana l ' autonomia ? Assenza di un campo generale di riflessione sulle finalità della scuola ; crescente asfissia della didattica costretta nelle procedure burocratiche ; frammentazione insensata , nelle singole scuole e per ogni singolo insegnante , della ricerca e della trasmissione culturale . Difficile scorgere sotto un fraseggio modernizzante ( crediti e debiti formativi , piani dell ' offerta formativa , competenze - conoscenze - capacità , funzioni - obiettivo , tutor , didattica breve , saperi minimi ecc . ) una sostanza riformatrice che cambia la scuola . Temo che si tratti di un linguaggio da nuovi chierici che copre un vuoto di ridefinizione degli assi culturali , un deficit di progettazione del futuro che le società moderne vivono drammaticamente . I giochi non sono chiusi , riprende attivamente un movimento . Mancano finora gli studenti , l ' altro asse decisivo della riforma ; ma ripartono gli insegnanti , forse perché essi sono più direttamente sottoposti a una duplice sollecitazione : l ' umiliazione della loro professione e la speranza di essere un settore sociale portante dello schieramento riformatore di questo paese . La sinistra di governo non ha capito e entra in rotta di collisione con un movimento ampio , non corporativo , esplicitamente riformatore . Nella palude delle logiche di Palazzo la scuola torna ad essere una questione sociale che chiede risposte alla politica . Ci sono momenti in cui sembra che le passioni democratiche e di cambiamento siano in totale riflusso , ma la realtà è a volte più ricca della nostra stessa speranza .
Ma quanto è laico, Eminenza! ( Sartori Giovanni , 2000 )
StampaPeriodica ,
La nota pastorale del 13 settembre dell ' arcivescovo di Bologna , cardinale Giacomo Biffi , è stata lanciata così dall ' Ansa , la nostra massima agenzia di stampa : « Immigrazione . Biffi allo Stato : favorite i cattolici » . Le agenzie di stampa devono , appunto « lanciare » . E di quel lancio sono stato un po ' vittima anche io perché - subito intervistato telefonicamente - ho troppo precipitosamente risposto che « quella tesi non mi convince per niente » . Che non mi convinca resta vero . Ma dopo aver letto l ' intero testo del cardinale devo fare ammenda e desidero riconoscere che quel testo , nel suo insieme , fa onore al suo estensore . Per una volta - mi succede oramai di rado - mi inchino . Certo , l ' ottica dell ' uomo di Chiesa è diversa da quella del laico , e quindi da quella del sottoscritto . Il cardinale Biffi deve dare priorità alla sua fede , e perciò alla « buona religione » . A me interessa , invece , la « buona società » . Ma ferma restando questa differenza di fondo e di priorità , l ' intervento del cardinale mi fa riflettere su quanto una « fede intelligente » sia vicina e conciliabile con la « intelligenza della ragione » . Seguo , nel citare , l ' ordine della esposizione del cardinale di Bologna . 1 . « Dobbiamo riconoscere che il fenomeno di una massiccia integrazione ci ha colti un po ' tutti di sorpresa . È stato colto di sorpresa lo Stato [...] che pare non abbia ancora recuperata la capacità di gestire razionalmente la situazione riconducendola entro le regole irrinunciabili [...] di una ordinata convivenza civile . E sono state colte di sorpresa anche le comunità cristiane [...] sprovviste sinora di una visione non astratta , non settoriale [...] Le generiche esaltazioni della solidarietà e del primato della carità evangelica [...] si dimostrano più bene intenzionate che utili quando non si confrontano davvero con la complessità del problema e la ruvidezza della realtà effettuale » . Queste , è proprio il caso di dire , sono parole sante . E davvero responsabili . 2 . « Non è compito della Chiesa come tale di risolvere ogni problema sociale » . Più che vero . Ma fa piacere che sia un cardinale ad asserirlo , e che poi sia un alto prelato a ricordare allo Stato quali siano i suoi doveri . Occorre , scrive , che « ci si preoccupi seriamente di salvare l ' identità propria della nazione . L ' Italia non è una landa deserta senza storia , senza tradizioni vive e vitali , senza una inconfondibile fisionomia culturale e spirituale , da popolare indiscriminatamente come se non ci fosse un patrimonio di umanesimo e di civiltà che non deve andare perduto » . Anche le comunità cristiane « non possono non valutare attentamente i singoli e i diversi gruppi » ; ma , alla fin fine , i criteri per ammettere gli immigrati sono di competenza delle autorità civili , fermo restando che quei criteri « non possono essere solamente economici e previdenziali » e che « le condizioni di partenza dei nuovi arrivati non sono egualmente propizie » ai fini di « una possibile e auspicabile [...] integrazione » . Di nuovo , parole sante . E fa dispiacere dover notare che una lezione come quella impartita dal cardinale di Bologna non ci sia mai o quasi mai arrivata dai nostri politici . Tra l ' altro , non ci è mai arrivata dalle nostre cattolicissime Maria Rosa Russo Jervolino quando governava il Viminale , né tanto meno dal ministro Livia Turco che ora risponde al cardinale che « la legge più severa sull ' immigrazione porta il mio nome » . Davvero ? Entrare clandestinamente in un paese è un reato , così come è un reato rifiutare di fornire le proprie generalità . E la severissima legislazione italiana cosa fa ? Fornisce al clandestino anonimo un foglio di via e poi lo rilascia , e così di fatto lo fa entrare e gli consente di sparire . Peccato che il cardinale Biffi non la possa sostituire . Pur essendo anche lui cattolico , farebbe molto meglio di lei . 3 . Il punto dolente dell ' immigrazione è quello dell ' immigrazione islamica . Il presule di Bologna lo dichiara senza perifrasi : « Il caso dei musulmani va trattato con una particolare attenzione . Essi hanno [...] un diritto di famiglia incompatibile con il nostro , una concezione della donna lontanissima dalla nostra ( sino ad ammettere la pratica della poligamia ) . Soprattutto hanno una visione rigorosamente integralistica della vita pubblica [...] la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede irrinunciabile , anche se a proclamarla e a farla valere aspettano prudentemente di essere diventati preponderanti » . Livia Turco si affretta a controbattere così : « Non dimentichiamo tutto ciò che accomuna e non divide le tre grandi religioni , il cristianesimo , l ' ebraismo e L ' islamismo » . In attesa che il ministro Turco mi ricordi quel che evidentemente io dimentico , mi pregio ricordarle ( qualora sia lei a non saperlo ) che la parola Islàm vuol dire sottomissione , che la parola araba per libertà - horriayai - esprime soltanto una situazione di non schiavitù ( dal che risulta che il nostro concetto di libertà al positivo è estraneo alla concezione islamica del mondo ) , e che alla nostra separazione tra Chiesa e Stato il musulmano contrappone la concezione dell ' Eddin - Dawa , che vuoi dire religione - Stato . Ciò posto , le sarei davvero obbligato se una volta tanto lei precisasse che razza di cittadino italiano osservante delle leggi italiane risulterebbe dalla « cittadinizzazione » del suddetto islamico . Per ora un gruppettino di studenti islamici delle scuole genovesi ha chiesto che il crocefisso venga eliminato dalle aule , ed è stato subito accontentato . In barba alla vanteria della Turco che le leggi degli immigrati devono sottostare a quelle italiane . Io , laico , del crocefisso non faccio certo un caso capitale . Ma a lei , cattolica , l ' episodio non appare un pessimo esordio della integrazione scolastica dell ' islamico ? Max Weber distingueva tra etica della responsabilità ( una moralità che mette in conto le conseguenze delle nostre azioni ) ed etica dei principi ( nella quale la buona intenzione è tutto e il cattivo esito viene ignorato ) . L ' etica della responsabilità è , se si vuole , impura perché è pilotata da un capire , mentre l ' etica dei principi è pura , ma per ciò stesso ottusa ( non sa , non capisce ) e irresponsabile . La chiesa di Giovanni Paolo II ha largamente sposato un ' etica dei principi . Niente profilattici , anche se quel niente incrementa l ' Aids . Niente contraccettivi , anche se quel niente produce un eccesso di centinaia di milioni di bambini destinati a morire di fame . La giustificazione è che provvederà la Provvidenza . In attesa stravince l ' imprevidenza . Ben venga , allora , un cardinale che si ricorda dell ' etica della responsabilità . Ne sia lodato il Signore .