StampaQuotidiana ,
Noi
non
attendevamo
affatto
dall
'
onorevole
Giolitti
e
da
coloro
che
con
lui
hanno
accettato
di
essere
al
governo
la
resurrezione
dello
spirito
nazionale
,
che
è
e
dev
'
essere
tutt
'
uno
con
la
volontà
della
guerra
e
con
la
coscienza
della
vittoria
.
Se
quest
'
attesa
fosse
stata
in
noi
avremmo
tradito
non
soltanto
il
senso
storico
della
guerra
e
della
vittoria
,
che
abbiamo
difeso
contro
tutte
le
avversioni
e
tutte
le
deformazioni
,
ma
anche
il
buon
senso
politico
.
Conosciamo
la
realtà
mostruosa
che
s
'
è
voluta
sovrapporre
a
mortificare
,
corrompere
,
sopraffare
lo
spirito
nazionale
.
Sappiamo
,
per
averle
volta
a
volta
definite
e
combattute
,
le
forze
che
,
derivanti
dal
fondo
secolare
ed
ereditario
di
servitù
,
hanno
resistito
prima
,
poi
tentato
di
trionfare
della
massima
prova
,
affrontata
e
superata
con
la
guerra
e
con
la
vittoria
della
Nazione
italiana
per
raggiungere
la
sua
unità
storica
di
potenza
europea
e
mondiale
.
Si
sono
chiamate
socialismo
ufficiale
,
neutralismo
,
vilsonismo
rinunciatore
e
traditore
della
vittoria
.
Ad
esse
si
è
aggiunta
e
per
esse
ha
prevalso
un
'
altra
forza
esterna
,
potentissima
,
la
coalizione
degli
Alleati
e
dell
'
Associato
,
sicché
mentre
quelle
travagliavano
e
assalivano
la
formazione
dell
'
unità
,
questa
si
opponeva
all
'
affermazione
di
potenza
.
In
questa
realtà
mostruosa
,
minacciante
l
'
esistenza
stessa
della
Nazione
dopo
Caporetto
,
ingigantitasi
nell
'
antitesi
alla
vittoria
,
e
che
trovava
figure
e
forze
rappresentative
o
complicità
passive
in
coloro
stessi
che
avevano
la
responsabilità
della
guerra
,
lo
spirito
nazionale
non
ha
avuto
al
governo
alcun
interprete
risolutivo
,
capace
di
dominare
le
forze
avverse
.
Tanto
vero
che
,
subito
dopo
la
vittoria
,
gli
uomini
ch
'
erano
al
governo
,
assunsero
un
contegno
di
difesa
,
come
di
chi
dovesse
accettare
il
compito
di
ridurre
al
minimo
il
danno
di
quelle
forze
avverse
,
non
di
chi
sentisse
col
diritto
e
col
dovere
di
una
prova
,
mirabilmente
superata
.
Tanto
vero
che
da
allora
cominciò
il
pericolo
e
il
danno
di
promesse
fatte
dal
banco
del
governo
e
non
mantenute
negli
atti
.
Non
pareva
tuttavia
che
la
crisi
antinazionale
potesse
essere
unificata
in
un
'
opera
di
distruzione
,
quando
un
uomo
,
l
'
onorevole
Nitti
,
impadronitosi
con
un
colpo
di
mano
del
potere
,
esercitò
questo
in
nome
di
tutte
le
forze
avverse
alla
vittoria
,
del
socialismo
ufficiale
,
del
neutralismo
,
del
vilsonismo
rinunciatore
,
della
sottomissione
alla
coalizione
ostile
degli
Alleati
e
dell
'
Associato
.
In
un
anno
l
'
opera
di
quest
'
uomo
,
che
nel
mito
della
guerra
prenderà
statura
e
figura
di
uno
gnomo
distruttore
,
attraverso
la
negazione
della
vittoria
,
ha
attaccato
l
'
esistenza
stessa
della
Nazione
e
dello
Stato
.
Dopo
Caporetto
,
bastò
un
fiume
a
separare
l
'
Italia
dal
dominio
straniero
.
Ieri
,
in
questa
rivolta
matricida
,
patrocinata
dal
governo
,
l
'
Italia
non
sapeva
più
come
e
dove
trovare
una
barriera
contro
il
tradimento
interno
e
l
'
umiliazione
esterna
.
Il
gabinetto
Giolitti
,
con
l
'
uomo
che
ne
è
a
capo
,
è
necessariamente
,
fatalmente
,
la
risoluzione
empirica
,
nel
mezzo
parlamentare
quale
è
,
di
una
superstite
volontà
di
resistenza
dello
Stato
e
della
Nazione
non
ad
una
rivoluzione
,
e
cioè
ad
una
violenza
consapevole
come
strillano
le
nostre
scimmie
leniniste
,
ma
ad
una
mania
suicida
,
ad
una
medievale
voluttà
di
dissolvimento
,
qual
è
stata
impersonata
dall
'
on
.
Nitti
.
Sicché
proprio
noi
,
proprio
perché
vogliamo
esser
voce
di
quello
spirito
nazionale
,
che
è
tutt
'
uno
con
la
coscienza
della
vittoria
,
né
abbiamo
atteso
né
abbiamo
desiderato
tentativi
verbali
,
nelle
dichiarazioni
di
ieri
,
per
ricongiungersi
ad
una
fase
storica
,
quella
della
grande
guerra
,
che
resta
un
fatto
nazionale
,
dal
quale
l
'
on
.
Giolitti
si
sequestrò
.
L
'
atto
politico
,
che
si
chiama
fiducia
,
e
che
non
dovrebbe
esser
confuso
con
le
esigenze
parlamentari
,
e
che
serba
per
noi
intatto
il
valore
di
una
comunione
di
coscienze
,
e
che
oggi
dovrebbe
esser
fatto
in
nome
dello
spirito
nazionale
,
non
poteva
e
non
può
essere
da
noi
compiuto
,
poiché
ci
era
impedito
dalla
storia
.
E
,
diciamo
la
verità
,
ci
avrebbe
repugnato
se
ad
esso
l
'
on
.
Giolitti
si
fosse
indotto
ad
avvicinarsi
con
inaccettabili
esercitazioni
rettoriche
.
Siamo
però
disposti
,
appunto
per
la
posizione
storica
che
nella
guerra
e
nella
vittoria
noi
abbiamo
mantenuta
e
in
contrasto
ha
mantenuto
l
'
on
.
Giolitti
,
a
riconoscere
come
una
elementare
onestà
il
proposito
delle
aride
,
scarne
dichiarazioni
di
ieri
,
di
fondarsi
sulle
constatazioni
della
realtà
presente
,
sulle
indicazioni
di
alcune
cause
di
imponente
forza
materiale
,
per
esporre
un
programma
di
governo
,
senza
tentare
di
ricongiungersi
o
anche
di
inquadrarsi
nel
grande
fatto
della
nostra
storia
nazionale
,
europea
e
mondiale
.
Non
sum
dignus
,
può
anche
aver
pensato
l
'
on
.
Giolitti
,
e
sta
bene
.
La
posizione
storica
del
gabinetto
è
tutta
dunque
nella
realtà
di
oggi
,
nella
contingenza
torbida
dell
'
ora
.
Non
è
nella
storia
di
ieri
,
e
vedremo
quanto
potrà
essere
nella
storia
di
domani
.
Per
oggi
,
rimaniamo
nell
'
oggi
,
dopo
aver
segnate
le
proporzioni
di
questo
tentativo
,
anzi
di
questo
proposito
di
governo
,
e
possiamo
,
nell
'
attesa
degli
atti
,
considerare
il
valore
dell
'
azione
promessa
.
In
politica
estera
l
'
enunciazione
è
generica
,
ma
nella
volontà
di
ristabilire
rapporti
normali
con
tutti
è
implicita
la
politica
di
indipendenza
che
,
nel
crollo
di
quella
comune
della
Intesa
,
deve
esser
ripresa
.
Non
c
'
è
altro
,
e
poteva
esserci
altro
,
ma
dopo
tanto
logorio
di
promesse
non
mantenute
,
di
soluzioni
proposte
e
non
accettate
,
anche
la
pausa
potrebbe
essere
un
proposito
.
Nella
pausa
una
commissione
parlamentare
farà
scuola
di
politica
estera
.
Ce
n
'
è
bisogno
perché
la
Camera
è
analfabeta
.
Ma
sul
funzionamento
,
sui
poteri
,
necessariamente
consultivi
della
Commissione
,
soltanto
la
pratica
darà
materia
a
giudizio
,
ché
nessuna
cosa
è
buona
o
cattiva
in
sé
.
Noi
ad
ogni
modo
crediamo
che
la
politica
estera
non
è
politica
di
segreti
.
Tanto
vero
che
basta
studiarla
per
capirla
,
basta
sentirla
nazionalmente
per
eseguirla
.
Infatti
il
pessimo
di
questa
politica
non
è
effetto
di
un
conflitto
di
attribuzioni
,
ma
è
stato
ed
è
la
conseguenza
del
non
capire
e
del
non
sentire
,
o
del
capir
male
e
del
sentire
contro
l
'
Italia
.
Insomma
la
Commissione
parlamentare
può
essere
un
mulino
a
vento
,
e
non
c
'
è
per
ora
da
combatterla
a
priori
.
Noi
intanto
per
essere
brevi
,
ci
possiamo
risparmiare
di
ripetere
oggi
il
nostro
programma
di
politica
estera
,
di
riaffermare
la
volontà
di
impegnare
per
esso
tutte
le
forze
che
sentono
nazionalmente
,
e
però
di
vegliare
su
qualsiasi
atto
del
governo
,
dovunque
se
ne
possano
compiere
.
Ieri
non
ce
n
'
è
stato
nessuno
,
ma
,
dopo
Nitti
,
non
c
'
è
stato
quello
di
sottomettersi
alle
imposizioni
straniere
.
Ecco
tutto
.
Nella
politica
interna
sono
elencati
propositi
di
azione
con
una
sola
proposta
di
riforma
:
l
'
autonomia
alle
provincie
e
ai
comuni
.
Non
è
il
caso
di
contrapporre
a
questa
parte
la
solita
esercitazione
verbale
,
che
affligge
tutto
il
riformismo
italiano
.
Si
tratta
di
sapere
,
per
noi
,
se
lo
Stato
esisterà
ancora
.
Nella
politica
economica
e
finanziaria
è
tipico
il
tentativo
,
del
quale
soffre
la
borghesia
italiana
da
quando
abdicò
al
socialismo
demagogico
le
ragioni
ideali
e
nazionali
della
sua
esistenza
storica
,
di
difendere
lo
Stato
e
il
suo
credito
non
con
un
proposito
consapevole
e
meditato
,
ma
con
una
sottomissione
a
formule
che
sono
state
avvalorate
in
uno
smarrimento
generale
di
principii
e
per
uno
scopo
distruttivo
dello
Stato
stesso
.
L
'
onorevole
Nitti
era
riuscito
ad
avvalorare
ancora
più
questa
disintegrazione
di
criterii
e
di
atti
,
continuando
a
predicare
dal
governo
le
necessità
dei
sacrifici
,
in
modo
da
accreditare
esso
stesso
la
campagna
contro
una
resistenza
avida
e
sfruttatrice
degli
spostamenti
di
ricchezza
creati
dalla
guerra
.
L
'
on
.
Giolitti
vuol
tagliare
il
nodo
gordiano
.
Vuole
uccidere
la
demagogia
con
la
demagogia
.
L
'
errore
,
vecchio
,
è
oggi
portato
ai
suoi
limiti
estremi
,
poiché
nella
perpetuazione
di
esso
si
sono
purtroppo
consumate
molte
forze
che
potevano
vincerlo
.
Ancora
una
volta
l
'
Italia
è
chiamata
non
ad
un
atto
di
riflessione
,
non
ad
un
superamento
di
illuminata
coscienza
,
non
ad
un
proposito
maturo
,
ma
ad
un
esperimento
sulle
resistenze
vive
della
nazione
,
sulla
resistenza
delle
forze
elementari
di
ogni
ordine
economico
,
sulla
risoluzione
dell
'
errore
nell
'
accettazione
dell
'
errore
.
Questo
è
così
tipico
nella
chirurgia
finanziaria
,
ieri
verbalmente
adottata
dal
governo
,
che
l
'
on
.
Giolitti
,
dopo
aver
indicato
alcuni
modi
di
riduzione
delle
importazioni
,
ha
taciuto
del
modo
di
assicurare
le
esportazioni
,
e
cioè
la
produzione
,
e
cioè
l
'
attività
economica
della
Nazione
,
sui
cui
margini
deve
vivere
una
sana
finanza
.
Ed
è
questo
invece
oggi
il
problema
fondamentale
,
di
ordine
sociale
,
di
iniziativa
,
di
danaro
e
di
tecnica
,
di
conquista
di
mercati
,
e
cioè
di
energia
dinamica
all
'
interno
e
all
'
estero
,
che
impedisca
sia
l
'
Italia
travolta
o
diminuita
in
questa
crisi
di
ricostituzione
mondiale
,
che
segue
alla
guerra
.
Ma
già
questo
appartiene
ad
una
visione
più
larga
.
E
questo
governo
invece
si
confessa
,
in
realtà
,
non
come
la
reazione
accusata
dai
socialisti
per
far
credere
che
essi
sono
per
la
rivoluzione
,
ma
come
un
reagente
ad
una
minaccia
di
sfacelo
.
I
socialisti
,
che
anch
'
essi
sono
in
fondo
impauriti
da
questa
minaccia
,
sono
stati
paralizzati
e
forniti
di
un
alibi
con
l
'
accettazione
di
alcune
loro
formule
.
Ieri
abbiamo
così
avuto
un
tentativo
parlamentare
di
ristabilire
l
'
equilibrio
nel
mezzo
,
da
cui
le
istituzioni
che
ci
reggono
,
vogliono
sian
tratti
i
governi
,
e
cioè
nel
Parlamento
.
Per
avere
almeno
un
Governo
,
per
rappresentare
lo
Stato
.
Quanto
alla
Nazione
,
popolo
,
civiltà
,
tradizione
,
forza
insopprimibile
,
coscienza
e
volontà
avvenire
,
essa
per
ora
,
ha
soldati
,
non
ha
quadri
.
Aspetta
che
venga
la
sua
ora
.