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StampaQuotidiana ,
Prima di scendere all ' esame della crisi nei suoi termini concreti e personali , è necessario esaminarla , fuori del groviglio parlamentare , nelle sue grandi linee politiche , occorre cioè stabilire i criteri direttivi da seguire , nelle attuali contingenze , per giungere , dopo tre crisi in poco più di un anno di vita della legislatura , alla costituzione di un governo forte e vitale . Di un ' apparente soluzione della crisi , di un governo cioè che avesse soltanto il compito di tenere il posto fino alla soluzione definitiva della crisi , non si dovrebbe più parlare . Ora sotto questo aspetto integralmente politico e non grettamente parlamentare , la crisi si presenta assai meno complicata di quanto , a prima vista , si possa immaginare . Avuto riguardo alla distribuzione delle forze parlamentari , la crisi presenta tre soluzioni possibili : o un governo collaborazionista , o con o senza la partecipazione diretta dei socialisti al potere , o un governo di concentrazione nazionale , o un governo equidistante . Si tratta ora di esaminare queste tre soluzioni possibili in confronto alle esigenze politiche , a cui la nuova combinazione dovrebbe soddisfare per assicurare un governo che avesse quella relativa stabilità e quel tanto di forza , che la situazione consente . Dobbiamo subito scartare la terza ipotesi , perché un governo equidistante sarebbe , nelle circostanze presenti , necessariamente un governo non vitale ; ad esso cioè mancherebbe il requisito principale , che oggi si richiede in qualsiasi governo ; quello di avere una base parlamentare sufficiente . Esso potrebbe trascinarsi innanzi qualche mese a furia di espedienti , ma non potrebbe affrontare nessuno dei grandi problemi , che incombono sulla vita del Paese . Un governo collaborazionista avrebbe sì una base parlamentare sufficiente , ma non ne avrebbe nessuna nel Paese , dove i socialisti , col fallimento dello sciopero generale antifascista , hanno dato la prova della loro impotenza , impotenza che sarebbe ancora maggiore il giorno in cui il Partito socialista si sfasciasse definitivamente , il che seguirebbe immediatamente all ' avvento del governo collaborazionista . Inoltre l ' attività di un simile governo si esaurirebbe tutta nello sforzo di mantenersi al potere , né vi potrebbe riuscire senza un ' opera di sistematica repressione . Un governo collaborazionista è oggi fatalmente condannato ad essere un governo di violenza . Esso dovrebbe imporre la propria esistenza alla Nazione . Resta la terza ipotesi : quella di un gabinetto di concentrazione nazionale . Questo governo è il solo che , oltre ad avere una base sufficiente in Parlamento , potrebbe tentare un ' opera di restaurazione della legge , senza incontrare gravi ostacoli nel Paese . Un ' insurrezione socialista , nelle condizioni in cui è ora ridotto il Partito , non sarebbe oggi da temere contro lo Stato . E il Fascismo , che giustamente dice di essersi sostituito allo Stato assente nell ' opera di restaurazione dei valori nazionali , dovrebbe necessariamente rientrare nell ' orbita della legalità , il giorno in cui un governo di concentrazione nazionale , senza mire faziose , mostrasse seriamente di voler riprendere sul serio il timone dello Stato . Comunque , è oramai tempo che la crisi si abbia finalmente una soluzione politica e non puramente parlamentare , cioè una soluzione che chiuda realmente e non lasci praticamente aperta la crisi .