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QUARANTADUE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Quarantadue sono gli iscritti a parlare sulle comunicazioni del Governo ; e , a quanto si assicura , sono già in aumento . Saliranno a cinquanta e a più di cinquanta e cioè all ' ottavo dei presenti che si calcola saranno quattrocento . Questa proporzione è assurda e ridicola . È una vecchia tradizione abitudinaria , che bisogna abbandonare . È intollerabile . Sono pregati quanti , custodi degl ' immortali principii , credessero di riconoscere nelle nostre parole un proposito di violare una delle tante libertà , la libertà di parola , di ricordarsi di quello che inutilmente è stato detto e scritto e ripetuto tutte le volte che , dopo una crisi , o ad una riapertura di Camera , ci sia stata la solita accademia sulle comunicazioni del governo . In quelle occasioni , da tutte le parti , compresa la stampa socialdemocratica , si è deplorato le chiacchiere inutili , la logorante esposizione di tutto lo scibile , l ' indisciplina dei gruppi incapaci di designare un rappresentante , la vanità dei singoli , preoccupati di collocare il proprio discorso , e via di seguito . E la deplorazione è stata vana , sempre vana , tanto da diventare anche essa un ' accademia rituale come la discussione . Noi crediamo invece che si debba finirla con l ' una e con l ' altra accademia . La libertà di parola non c ' entra . Poiché in un Parlamento bene ordinato il diritto di parlare trova norme e limiti spontanei nella disciplina dei gruppi , nella sostanza dei discorsi , nella condotta degli ascoltatori . In Inghilterra e in Francia è norma quasi costante che le dichiarazioni del governo abbiano la sanzione del voto nella giornata stessa in cui sono state pronunziate . Soltanto in Italia un voto può arrivare dopo una settimana . Ci pare poi che questa sia una buona occasione per finirla . C ' è un governo che si costituisce con atti , che si è già affermato con atti , che vuol continuare per atti . Gli atti per la costituzione del governo , gli atti del governo , sono noti , definiti . La Camera quindi può , deve anzi giudicarli , senza prolisse e variopinte interpretazioni . Le comunicazioni del governo saranno appoggiate a questi atti e non saranno il solito discorso , che entra in gara con altri discorsi , che si conclude in un secondo discorso , che provochi i vani discorsetti delle dichiarazioni di voto . Non ci deve essere posto per la chiacchiera , soprattutto per la chiacchiera personale dei numerosi deputati , i quali debbono risolvere pubblicamente il loro caso di coscienza , per passare dal culto socialdemocratico al filofascismo . Questi casi di coscienza siano risoluti col voto , e basta . Tutto il resto non avrebbe alcun interesse . Potrebbe anzi fare schifo . La Camera deve , se ne è capace , dimostrare alla Nazione di assolvere ancora un qualche compito . Serio , positivo , quale certamente non è indicato dal numero degli oratori , chiamandoli così , iscritti per la discussione sulle comunicazioni del governo . La Camera deve ricordarsi di avere , con i suoi lunghi periodi di vanità parolaia , con i suoi volgarissimi e abietti litigi , con la sua incontinenza demagogica nel compromettere la solidità del bilancio , toccato l ' estremo della degenerazione parlamentaristica , di aver essa dato al Paese il tristo spettacolo di un istituto in paralisi , in dissoluzione . La Camera ha oggi la responsabilità delle sue colpe , dei suoi errori , la cui diagnosi è stata inutilmente ripetuta . Spetta oggi alla Camera di dimostrarsi almeno capace di contrizione .