StampaQuotidiana ,
Ed
ora
che
importa
di
fare
?
Importa
di
far
conoscere
all
'
Italia
il
vero
carattere
dei
moti
di
Torino
.
Importa
si
sappia
che
Torino
ha
parlato
per
l
'
Italia
,
e
non
per
sé
,
come
vorrebbero
far
credere
i
nostri
nemici
.
Importa
che
il
nuovo
ministero
non
abbia
carattere
piuttosto
piemontese
che
siciliano
,
lombardo
che
napolitano
,
e
via
dicendo
.
Importa
in
una
parola
tener
fermo
più
che
mai
ad
un
programma
veramente
,
grandemente
ITALIANO
.
Perché
ci
siam
noi
dichiarati
ostili
alla
Convenzione
?
Forse
per
la
sola
ed
abbietta
ragione
ch
'
essa
ledeva
gli
interessi
di
Torino
?
No
certo
perché
se
un
tale
egoismo
avesse
forza
in
questi
paesi
,
invece
di
provocare
continuamente
per
un
decennio
intero
la
terza
riscossa
,
essi
sarebbero
chiusi
ad
ogn
'
idea
di
guerra
nazionale
,
per
godersi
una
pace
che
la
situazione
dell
'
Europa
avrebbe
guarentita
.
Torino
dunque
ha
avversata
la
Convenzione
colla
Francia
anzitutto
perché
la
crede
funestissima
all
'
Italia
.
E
qui
,
poiché
i
nostri
avversari
si
studiano
di
trarre
in
inganno
le
popolazioni
circa
le
origini
di
questa
discussione
,
ci
si
permetta
per
conto
nostro
un
po
'
di
rivista
retrospettiva
.
Il
giorno
in
cui
la
Convenzione
colla
Francia
fu
conosciuta
in
seguito
ad
una
indiscrezione
più
o
meno
volontaria
della
stampa
officiosa
,
noi
ignoravamo
ancora
la
clausola
segreta
del
trasferimento
della
capitale
,
né
vi
avremmo
pensato
neppur
per
sogno
,
sia
perché
avevamo
prestata
fede
alla
smentita
risolutissima
data
dall
'
Opinione
,
sia
perché
non
viene
in
mente
a
nessuno
che
un
fatto
interno
,
come
il
trasferimento
della
sede
del
governo
da
luogo
a
luogo
,
possa
fare
oggetto
di
convenzioni
internazionali
,
salvo
il
caso
in
cui
uno
dei
due
governi
subisca
la
legge
dell
'
altro
.
Noi
dunque
scrivemmo
il
seguente
articolo
:
«
Torino
,
17
settembre
La
conclusione
d
'
una
convenzione
od
accordo
colla
Francia
per
l
'
intiera
cessazione
dell
'
occupazione
francese
in
Roma
sembra
ormai
un
fatto
compiuto
e
(
salvo
il
caso
di
articoli
segreti
)
essa
sarebbe
un
avviamento
allo
scioglimento
definitivo
.
«
I
francesi
si
ritirerebbero
da
Roma
entro
due
anni
,
tempo
stimato
sufficentissimo
perché
il
governo
papale
possa
formarsi
una
forza
militare
sua
propria
.
«
Il
governo
italiano
dal
canto
suo
prenderebbe
l
'
impegno
di
non
invadere
né
lasciare
invadere
il
territorio
pontificio
,
sicché
i
romani
resterebbero
soli
giudici
di
conservare
o
licenziare
il
Papa
e
la
guardia
pretoriana
di
esso
.
«
Oltre
a
ciò
assumeremo
a
nostro
carico
una
parte
proporzionale
del
debito
romano
.
«
Come
ben
dice
il
Cittadino
d
'
Asti
«
non
è
questa
ancora
una
soluzione
,
ma
sarebbe
tuttavia
tale
atto
che
metterebbe
fine
ad
una
incertezza
Ia
quale
,
mentre
è
cagione
di
gravi
imbarazzi
alla
Francia
,
è
permanente
motivo
di
malessere
all
'
Italia
.
Eppertanto
tutto
il
partito
liberale
temperato
sarà
senza
dubbio
disposto
ad
accettarlo
come
un
pegno
della
più
intima
amicizia
che
sarebbe
ristabilita
tra
il
Regno
d
'
Italia
ed
il
governo
imperiale
di
Francia
»
.
«
Ma
ci
sono
dei
ma
assai
forti
che
meritano
molte
serie
considerazioni
.
«
Così
per
esempio
non
soccombiamo
sotto
il
peso
della
quistione
finanziaria
,
e
se
per
prima
condizione
ci
si
accrescono
i
debiti
,
evidentemente
i
due
anni
d
'
aspettativa
saranno
d
'
altrettanto
più
duri
per
noi
che
non
pel
governo
papale
.
«
Aspettando
gli
utili
cominceremo
con
averne
il
danno
.
«
Si
dirà
forse
che
questo
aumento
di
spesa
sarà
compensato
da
una
condizione
sottintesa
,
cioè
dal
disarmo
?
«
Ma
allora
per
non
aver
Roma
se
non
che
in
modo
eventuale
in
avvenire
noi
rinuncieremo
fin
d
'
ora
e
in
modo
esplicito
a
Venezia
.
«
La
questione
è
molto
grave
.
«
Sul
bilancio
della
guerra
si
possono
fare
molte
e
importantissime
economie
,
ma
non
tali
da
far
contrappeso
all
'
aggravio
che
ci
verrebbe
dall
'
assunto
debito
romano
,
se
pur
non
volessimo
intaccare
l
'
organizzazione
stessa
dell
'
esercito
anziché
limitarci
all
'
invio
di
più
classi
in
congedo
.
«
Oltre
a
ciò
è
forte
da
temere
che
i
partiti
invece
di
quietare
s
'
inasprissero
,
tanto
più
se
s
'
aggiungessero
altre
condizioni
ancora
ignote
.
«
In
conclusione
la
combinazione
immaginata
tra
il
governo
francese
e
l
'
italiano
,
nei
termini
in
cui
finora
è
fatta
conoscere
,
esprimerebbe
le
migliori
intenzioni
da
ambe
le
parti
;
ma
siccome
il
governo
italiano
si
addosserebbe
nuovi
pesi
immediati
senza
essere
sicuro
che
entro
i
due
anni
lo
scioglimento
di
Roma
arrivi
a
giorno
fisso
,
così
temiamo
assai
che
contro
il
volere
dei
contraenti
la
convenzione
invece
di
essere
utile
all
'
Italia
e
dannosa
al
governo
pontificio
sia
un
'
arma
a
doppio
taglio
che
possa
facilissimamente
ferire
l
'
Italia
sola
.
«
Infatti
in
due
anni
può
aver
luogo
un
mondo
di
avvenimenti
tutti
a
nostro
danno
,
e
non
un
solo
in
favore
,
perché
ad
ogni
modo
noi
saremo
vincolati
per
tutto
il
biennio
.
«
Il
primo
di
questi
avvenimenti
già
s
'
intende
,
sarebbe
il
pagamento
dei
milioni
del
debito
pontificio
;
e
questo
sarebbe
certo
.
«
Il
secondo
una
crisi
qualunque
in
Francia
che
desse
motivo
più
o
meno
fondato
al
governo
di
Parigi
di
prolungare
l
'
occupazione
anche
oltre
quei
due
anni
.
«
Il
terzo
una
crisi
qualunque
in
Italia
,
e
questa
pur
troppo
non
pare
improbabile
se
non
iscongiuriamo
la
fatale
iettatura
che
perseguita
le
nostre
finanze
.
«
Egli
è
evidente
che
al
primo
sorgere
d
'
un
pericolo
interno
ci
si
direbbe
dopo
il
biennio
:
«
Non
siete
forti
abbastanza
per
guarantire
che
il
Papa
non
sarà
attaccato
,
e
perciò
con
grandissimo
nostro
dispiacere
noi
resteremo
ancora
a
Roma
»
.
Di
guisa
che
la
convenzione
non
avrebbe
portato
alcun
altro
risultato
se
non
che
i
milioni
del
debito
papalino
invece
d
'
essere
pagati
dal
Papa
,
lo
sarebbero
dal
governo
italiano
,
cioè
dagli
avversari
politici
del
Papa
.
Saremmo
insomma
i
minchioni
della
farsa
.
«
La
condizione
dell
'
Italia
,
peggiorata
d
'
assai
,
potrebbe
divenir
tale
da
rendere
problematico
,
non
che
il
conseguimento
dell
'
Unità
completa
con
Roma
e
Venezia
,
anche
la
conservazione
di
ciò
che
esiste
fin
d
'
ora
.
«
Quindi
è
che
concludiamo
:
«
la
combinazione
di
cui
si
parla
può
essere
buona
ma
a
patto
che
la
nostra
condizione
finanziaria
non
ne
resti
aggravata
sotto
alcun
aspetto
,
e
che
non
sianvi
condizioni
che
gettino
la
discordia
fra
gli
italiani
,
come
sarebbe
quella
di
una
rinuncia
esplicita
od
implicita
a
Venezia
.
«
In
caso
diverso
meglio
,
assai
meglio
la
libertà
d
'
azione
finora
goduta
.
Essa
ha
certo
i
suoi
inconvenienti
ma
di
gran
lunga
minori
di
quelli
che
scaturirebbero
da
un
contratto
il
quale
in
fin
dei
conti
non
vincolerebbe
che
noi
soli
,
che
portando
nuovi
aggravi
e
fortissime
cagioni
di
discordie
tenderebbe
(
senza
volerlo
)
assai
più
allo
sfasciamento
che
al
consolidamento
di
questa
Italia
»
.
Ecco
in
qual
modo
oppugnammo
la
Convenzione
sin
dal
primo
giorno
,
e
la
pacatezza
di
parole
così
disinteressate
è
la
migliore
risposta
che
possiam
fare
ai
nostri
nemici
.
La
clausola
segreta
del
trasferimento
cominciò
a
trapelare
in
città
nella
giornata
stessa
del
17
.
E
non
era
per
fermo
tal
condizione
da
farci
mutar
parere
intorno
al
complesso
della
Convenzione
!
Noi
vi
vedemmo
l
'
abbandono
di
Roma
,
noi
vi
vedemmo
una
ragione
di
più
per
respingere
un
trattato
fatale
,
ma
indipendentemente
da
qualsiasi
considerazione
torinese
per
la
buona
ragione
che
non
esitammo
giammai
a
combattere
anche
Torino
quando
Torino
ci
parve
aver
torto
,
e
sono
note
le
nostre
polemiche
contro
il
municipio
durante
anni
ed
anni
.
Invano
i
nostri
avversari
vollero
trarci
sul
campo
municipale
facendo
suonar
alta
la
quistione
dei
compensi
.
Noi
non
riconoscemmo
che
la
quistione
italiana
.
Non
è
in
campo
Torino
;
è
in
campo
Roma
.
Torino
non
ha
protestato
per
se
sola
;
ha
protestato
per
l
'
Italia
.
Ed
è
questa
la
condotta
in
cui
dobbiamo
persistere
con
fermezza
.
Il
cambiamento
di
ministero
non
risolverebbe
la
quistione
(
come
ha
già
osservato
il
Diritto
)
;
ed
infatti
la
Convenzione
colla
Francia
esiste
tuttora
,
e
ci
crea
una
situazione
piena
di
difficoltà
.
Se
sarà
eseguita
,
evidentemente
non
diverrà
migliore
per
ciò
solo
che
la
eseguirà
Lamarmora
piuttostoché
Minghetti
e
Peruzzi
.
E
nel
caso
contrario
i
nostri
nemici
presenteranno
il
fatto
come
trionfo
esclusivo
del
così
detto
piemontesismo
,
per
suscitare
nel
resto
d
'
Italia
una
reazione
contro
Torino
e
il
Piemonte
.
Questa
situazione
,
di
cui
l
'
Italia
va
debitrice
al
ministero
scivolato
nel
sangue
,
è
molto
grave
.
E
se
per
risolverla
,
se
per
potere
annullare
una
Convenzione
che
già
sin
d
'
ora
ha
portato
all
'
Italia
assai
maggior
danno
che
una
battaglia
perduta
è
necessario
un
ministero
inaccessibile
all
'
accusa
di
piemontesismo
,
noi
saremo
i
primi
ad
appoggiarlo
.
Né
esitiamo
a
riconoscere
che
un
ministero
con
prevalenza
di
piemontesi
di
qualsiasi
colore
sarebbe
il
meno
acconcio
ad
ottenere
un
tale
risultato
.
Noi
crediamo
che
per
la
salvezza
d
'
Italia
la
Convenzione
non
debba
eseguirsi
,
ma
il
suo
annullamento
deve
essere
fatto
in
modo
che
non
sia
né
sembri
una
vittoria
esclusiva
di
Torino
.
Non
è
Torino
che
deve
vincere
,
ma
la
causa
d
'
Italia
,
la
causa
della
unità
,
la
causa
della
libertà
,
ROMA
!