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StampaQuotidiana ,
Una festa meravigliosa quella di iersera in casa del prefetto marchese De Seta , in occasione del concerto col quale si chiudono i ricevimenti di quest ' anno nell ' ospitalissima e signorile famiglia . Le signore della nostra aristocrazia e della migliore società palermitana affollavano le sale ; il mondo ufficiale era al completo , a cominciare dal sindaco senatore Tasca Lanza , dai Generali Guy e de Boucard , Corticelli ecc . Il marchese e la marchesa De Seta facevano gli onori colla loro grazia squisita . Il concerto fu un vero avvenimento d ' arte , perché le incantevoli signorine De Seta che sono intelligentissime e bravissime musiciste , insieme alle loro gentili amiche formavano iersera una troupe insuperabile . S ' incominciò con Tops là bas ! di Monti , per mandolini , eseguito con entrain mirabile dalle signorine Nerina e Delia Whitaker , Emma ed Oliva di Cangi , Nina e Rosa De Seta , Costanza Vannucci , Marta di Napoli , Giuseppina di Montereale , Paolina Firmaturi e dalla signorina Angelina Termini che accompagnava al pianoforte . Le signorine Aileen Whitaker e Rosa De Seta eseguirono deliziosamente il duetto per arpe Idillio di San Fiorenzo . Seguì la signorina Amalia di Villafranca colla Romanza di Schumann trascritta per pianoforte da Liszt , mostrandosi come sempre eccellente pianista , e degna allieva del bravo maestro Arcieri . Poscia le signorine Rosa e Nina De Seta fecero gustare Berceuse di Godard e Saltarella di Papini ( violino e piano ) ; la signorina Rosa De Seta ( arpa ) e la signora Marchello ( piano ) suonarono il Guarany di Gomez trascrizione del Bellotta . La signorina Marianna Tagliavia cantò squisitamente l ' aria del Mefistofele e Valzer biondo di Marino , accompagnata egregiamente dall ' ottimo prof . Morasca . Dopo il concerto si schiusero le porte del buffet elegantissimo e sontuosissimo . Lo champagne scorreva a profusione nel gaio cicaleccio dello sciame lieto degli amici ed habitués ammiratissimi . Poscia le giovani eleganti coppie si abbandonarono alle dolcezze del boston e i quattro salti durarono fino a tardi .
StampaPeriodica ,
« Giustizia e Libertà » sorse nell ' ottobre 1929 con le caratteristiche di un movimento di azione . I fondatori non vollero appesantirlo con troppi bagagli teorici . L ' obbiettivo immediato consisteva nel rompere il contagio della paura , nel richiamare alla lotta una opposizione polverizzata , nel creare una coscienza e una volontà rivoluzionarie in una minoranza audace capace , col tempo , di trascinare le masse . « Giovani e veterani si leggeva nel primo appello di " Giustizia e Libertà " chiamiamo a noi i migliori , i dispersi , i credenti , i giovani . Provenienti da diverse correnti politiche , archiviamo per ora le tessere e creiamo una unità d ' azione . Movimento rivoluzionario , non partito , " Giustizia e Libertà " è il nome ed il simbolo . Repubblicani , socialisti e democratici , ci battiamo per la libertà , per la repubblica , per la giustizia sociale . Non siamo più tre espressioni differenti ma un trinomio inscindibile » . La dichiarazione iniziale di principi che ha accompagnato per due anni le pubblicazioni del movimento , e che conserva ancora tutta la sua forza ideale , oltre che a fissare il comune denominatore programmatico servì ad operare una prima ma fondamentale selezione tra gli antifascisti : da un lato gli elementi decisi , che sentivano la necessità morale e politica di una lotta rivoluzionaria e che , aderendo a « Giustizia e Libertà » , erano pronti a pagare di persona ; dall ' altro gli elementi timidi e cerebralizzanti , facilmente disposti al compromesso , in perpetua attesa del « miracolo » , rifuggenti da ogni seria partecipazione alla lotta . Questa selezione fu , contro ogni apparenza , eminentemente politica ; più che cento programmi essa valse a separare gli elementi conservatori dagli elementi rivoluzionari . Un conservatore non aderirà infatti mai ad una impostazione e a metodi di lotta seriamente rivoluzionari , quali sono quelli di «G.L.», ben sapendo che nel mondo moderno ogni rivoluzione è necessariamente sociale e che vano sarebbe il tentativo di trattenerla entro gli stretti limiti della politica formale . All ' inverso , coloro i quali accettano la impostazione rivoluzionaria della lotta , sono poi , salvo rare eccezioni , anche coloro che affermano la necessità di una radicale trasformazione dei rapporti sociali . Per cotesta selezione agì con insuperabile efficacia la tesi repubblicana , affermata da «G.L.» sino dagli inizi con una intransigenza assoluta . Essa allontanò di colpo dal movimento gli elementi conservatori che sempre e dovunque , ma soprattutto nella situazione italiana , hanno considerato la monarchia come il più forte puntello della conservazione sociale ; e consentì al movimento di gettarsi subito con grande energia nella battaglia , senza troppo preoccuparsi di discussioni teoretiche che avrebbero rischiato di rallentare il ritmo dell ' azione . Due anni sono passati da allora ; due anni duri , di lotta silenziosa e tenace , di sacrifici innumeri e spesso ignorati , consacrati dalla morte o da feroci condanne di Tribunale . Abbiamo noi raggiunto l ' obiettivo iniziale che ci eravamo assegnati ? Senza tema di esagerare possiamo rispondere affermativamente . La coscienza della necessità , della fatalità storica della lotta rivoluzionaria , si è imposta . Le vecchie posizioni di compromesso monarchico - papaline - corporative sono state spazzate . Nuclei di « Giustizia e Libertà » esistono in moltissimi centri italiani . « Giustizia e Libertà » non è ormai più il sogno di pochi generosi od illusi . È una realtà poderosa , è la concreta speranza di liberazione cui guarda il Paese . Il fascismo , che sa identificare i suoi avversari , ha già da tempo riconosciuto in «G.L.» il centro animatore della rivoluzione italiana . Due anni sono passati ; nuovi compiti urgono . Mentre la lotta continua , appare ormai indispensabile il precisare la fisionomia politica del movimento . La dichiarazione iniziale di principi chiede d ' essere sviluppata e definita nelle sue pratiche applicazioni , specie sociali . Non basta più parlare genericamente di libertà , di repubblica , di giustizia sociale . Bisogna anche dire come , in virtù di quali trasformazioni , attraverso quali istituti vogliamo che questa libertà , questa repubblica , questa giustizia sociale siano realizzate . Tale precisazione non è imposta solo da un dovere di chiarezza e da un elementare senso di responsabilità politica , ma dal rapido maturarsi della coscienza rivoluzionaria nel nostro Paese . Due anni fa un tentativo di precisazione programmatica non avrebbe servito che ad alimentare nuove discussioni e scissioni ; oggi , dopo due anni di lotte comuni condotte sotto il segno di «G.L.», esso non potrà che imprimere nuovo slancio all ' azione rivoluzionaria . La fase dell ' antifascismo negativo o indistinto è chiusa in Italia . Il bisogno di vedere affermata una posizione di antifascismo costruttivo , che si pronunci sui problemi fondamentali della rivoluzione , che tenga conto delle grandi esperienze del dopoguerra europeo , e che implichi un radicale rinnovamento della vita italiana , si è ormai generalizzato . Consapevole di questa situazione e di queste esigenze la direzione del movimento ha creduto che il tempo fosse venuto di dare a « Giustizia e Libertà » un programma . La direzione ha lungamente discusso , ha interrogato quanti più compagni fosse possibile e ha finalmente elaborato , con la collaborazione dei rappresentanti di vari gruppi , lo schema di programma che segue . Con questo programma non si è inteso vincolare in modo assoluto i membri . Si è voluto piuttosto fissare alcuni caposaldi di orientamento e determinare una chiarificazione indispensabile alla educazione politica della nuova generazione e allo sviluppo dell ' azione rivoluzionaria . Non appena la situazione lo consentirà , la direzione convocherà un convegno per la redazione e l ' approvazione definitiva del programma . Schema di programma . Il fascismo non può essere abbattuto che da un movimento rivoluzionario che imposti e risolva decisamente , in funzione di libertà , i problemi politici e sociali fondamentali della vita italiana . Il movimento « Giustizia e Libertà » , per il suo stesso modo di costituzione e per la sostanza del suo programma , è la espressione concreta delle forze che si battono sul terreno rivoluzionario contro il fascismo . Nell ' ordine politico « Giustizia e Libertà » mira alla conquista della libertà , cioè di uno Stato repubblicano che realizzi le forme della più larga democrazia , basandosi essenzialmente sulle classi lavoratrici e sulle organizzazioni autonome ; nell ' ordine sociale « Giustizia e Libertà » vuole affermato un principio di giustizia che renda effettiva quella democrazia , affrontando in modo radicale il problema della terra e dell ' industria e quello dei rapporti interni di fabbrica . La rivoluzione antifascista non sarà un semplice mutamento di forme politiche superficiali , né un ritorno al passato , ma una profonda trasformazione economico - politica . Al Governo sorto dalla rivoluzione e ai Comitati locali rivoluzionari spetterà il compito di porre le basi del nuovo Stato . Una Assemblea Costituente , eletta a suffragio universale e convocata entro breve termine , consacrerà l ' opera della rivoluzione e fisserà l ' ordinamento definitivo della Repubblica . Le basi del nuovo regime . La monarchia sarà dichiarata decaduta e sarà proclamata la Repubblica . La libertà di associazione , di organizzazione professionale , di stampa , di riunione , di emigrazione ecc . saranno ristabilite . Soppresse la milizia e la polizia fascista , sarà costituita una guardia repubblicana per la difesa della Rivoluzione . I maggiori responsabili e i favoreggiatori , finanziatori e profittatori del fascismo , cominciando dal re , saranno processati ; i beni dei condannati saranno confiscati perché formino un fondo per indennizzare le vittime politiche . Le aziende giornalistiche fasciste saranno confiscate e messe a disposizione dei comitati rivoluzionari . Le corporazioni e i sindacati fascisti saranno sciolti . La riforma agraria . La rivoluzione antifascista affronterà il problema agrario sulla base del principio : « La terra a chi lavora » , tutelando nello stesso tempo gli interessi della produzione . Si distingueranno le aziende in cui , senza dannose conseguenze economiche , è possibile l ' immediato conferimento della proprietà ai lavoratori , da quelle che esigono l ' impiego di molte braccia , di ingenti capitali e di superiore direzione tecnica nelle quali il frazionamento della unità fondiaria disorganizzerebbe e ridurrebbe la produzione . Conseguentemente : I mezzadri , i piccoli fittavoli , i partecipanti , gli enfiteuti e in generale tutti coloro che coltivano la terra col loro lavoro personale e con quello della loro famiglia , acquisteranno la proprietà della terra che coltivano , rimanendo obbligati verso i vecchi proprietari ad una moderata indennità rateale garantita dallo Stato , che rappresenterà il titolo legittimo di acquisto e che , in caso di confisca della proprietà , andrà allo Stato . Sarà stabilita una quota massima di indennità . Laddove sia richiesto dagli interessi della produzione , saranno costituiti dei Consorzi o delle Cooperative per la gestione dei servizi comuni , sotto la direzione o il controllo di tecnici . Le aziende agrarie , per le quali l ' attribuzione individuale della terra riuscirebbe antieconomica , diventeranno proprietà comune e indivisibile dei coltivatori , salvo al vecchio proprietario ed al fittabile per il capitale da lui impiegato , il diritto all ' indennità di cui al paragrafo precedente . Le nuove aziende saranno gestite in cooperativa od altra forma collettiva secondo le necessità economiche locali . I lavoratori che non abbiano trovato occupazione permanente come proprietari o comproprietari di aziende agricole personali o collettive , avranno diritto di preferenza nella assegnazione delle terre pubbliche e di bonifica . Lo Stato organizzerà il credito agrario in modo da assicurare il successo della riforma agraria . Provvedimenti speciali regoleranno i debiti ipotecari . Riforma industriale e bancaria . La rivoluzione antifascista affronterà il problema della crisi dell ' industria , che non è solo economica , ma di uomini e di classi . Essa non potrà risolversi se non con una riorganizzazione generale dell ' industria e con la trasformazione dei rapporti interni di fabbrica . Un organo permanente per la direzione e il controllo della vita economica nazionale traccerà un piano di ricostruzione economica e fisserà , in accordo con i pubblici poteri , le direttive fondamentali della produzione . La riforma dell ' industria sarà basata sulla socializzazione con gestione autonoma , sul controllo operaio e la democrazia di fabbrica , da applicarsi secondo i criteri che seguono : Le industrie e le aziende che presentano i caratteri di un servizio pubblico essenziale ( idroelettrica , dei fertilizzanti , grandi banche private di credito ) o che fruiscono di un monopolio naturale ( mineraria ) , o hanno vissuto sinora estorcendo alla collettività enormi protezioni doganali o sovvenzioni ( siderurgica , saccarifera , costruzioni navali ) saranno socializzate . La gestione delle aziende socializzate non sarà assunta dallo Stato , ma da organismi autonomi , non burocratici , diretti da tecnici con la partecipazione di rappresentanti degli operai e impiegati dell ' azienda , dei consumatori e degli enti pubblici interessati . Il capitale azionario delle industrie socializzate , salvo quello confiscato ai responsabili del fascismo , sarà trasformato a titolo di moderata indennità , in obbligazioni da estinguersi in una generazione . Per evitare , nel periodo del trapasso , lo sconvolgimento della produzione nelle industrie socializzate e la gravissima disoccupazione che ne seguirebbe , sarà fatto obbligo ai tecnici di conservare le loro funzioni , salvo la revisione successiva . Il controllo operaio , introdotto in tutte le grandi e medie aziende , così pubbliche come private , dovrà assicurare alle classi lavoratrici una effettiva compartecipazione alla gestione delle aziende . Esso sarà organizzato in modo da affermare la libertà operaia nella fabbrica , da sviluppare le capacità industriali della classe operaia , e da opporsi , nell ' interesse della produzione , alle tendenze di burocrazia e di centralizzazione . Politica sindacale e cooperativa . Le proprietà del partito e delle organizzazioni fasciste saranno confiscate per essere trasferite alle organizzazioni operaie e contadine . I contratti collettivi saranno immediatamente riveduti . L ' indennità di disoccupazione dovrà essere sufficiente alla vita e versata durante l ' intero periodo di disoccupazione a tutti i disoccupati . Sarà promossa l ' organizzazione e la difesa degli interessi dei lavoratori a domicilio ( apprendisti , garzoni , lavoratori casalinghi ecc . ) con la fissazione dei minimi di salario e di contratti - tipo . Il movimento cooperativo riceverà , in tutti i suoi rami , il massimo appoggio . Si promuoverà il collegamento tra cooperative di produzione industriali e agricole e le cooperative di consumo , riorganizzando i mercati con la soppressione degli intermediari parassitari . Politica finanziaria e doganale . Sarà introdotta la nominatività dei titoli e ristabilita , con aliquote progressive , la imposta di successione . Provvedimenti radicali saranno presi per l ' abolizione del dazio sul grano e dei dazi sui generi di consumo popolare . Le tariffe doganali saranno rivedute nel senso di una progressiva generale riduzione . Politica delle abitazioni . Immediata riduzione degli affitti . Municipalizzazione delle aree e delle costruzioni edilizie . Politica che favorisca il passaggio della attuale proprietà edilizia ai Municipi o agli inquilini contro il pagamento di una moderata indennità . Politica estera e coloniale - Minoranze allogene . La Repubblica Italiana farà una decisa politica di pace e di disarmo ; ridurrà grandemente le spese militari e coloniali ; propugnerà l ' organizzazione unitaria dell ' Europa e una politica di libero scambio . Riconoscerà l ' autonomia culturale e amministrativa alle minoranze allogene . Adotterà una politica di intesa e di libertà verso gli abitanti delle colonie . Giustizia e riforma carceraria . Indipendenza e inamovibilità della magistratura , previo allontanamento degli elementi indegni ad opera di una Commissione indipendente dal Potere Esecutivo . Radicale riforma del regime carcerario . Politica scolastica . Scuola gratuita , aperta in tutti i suoi gradi al popolo e aderente alle forme rinnovate della vita sociale . L ' insegnamento e la cultura riceveranno il massimo impulso e saranno considerati come essenziali alla vita e al progresso della Repubblica . Politica ecclesiastica . Separazione completa dello Stato dalla Chiesa , previa confisca dei beni dell ' alto clero e delle Congregazioni religiose . Incondizionata libertà di coscienza e di culto . Il Trattato di Conciliazione , la Convenzione Finanziaria e il Concordato saranno dichiarati nulli . Ai titoli di rendita ( 1 miliardo ) consegnati al Vaticano sarà tolta ogni validità . Autonomie . L ' organizzazione del nuovo Stato dovrà basarsi sulle più ampie autonomie . Le funzioni del Governo centrale dovranno limitarsi alle sole materie che interessano la vita nazionale . Il principio dell ' autonomia è uno dei principi direttivi del movimento rivoluzionario « Giustizia e Libertà » .
StampaQuotidiana ,
Sebbene fosse aspettata , dopo parecchi giorni di dolorose alternative , ieri la morte di Leone XIII produsse viva impressione ed il giornale uscito qualche ora dopo pervenuto l ' annunzio ufficiale venne avidamente letto da tutti . Iersera , poiché il Municipio non aveva ricevuto comunicazione ufficiale dell ' avvenimento , ebbe luogo il consueto concerto al Foro Umberto I , dove del resto intervenne , come al solito , poca gente . Un gruppo di giovani cattolici verso le 10 si recò alla marina e protestò con una dimostrazione perché non si era sospeso il concerto . Un altro gruppo , di opposto avviso , fece una contro dimostrazione . Intervenne il commissario cav . Damiani che indusse i dimostranti ad allontanarsi ; e così l ' incidente non ebbe più seguito .
StampaQuotidiana ,
Dopo una lunga discussione sulla mozione del deputato Bissolati per una inchiesta sulla gestione del ministro della P . I . , dal 1901 al 1903 , il Presidente della Camera dei Deputati annunzia che in adempimento del mandato conferitogli dalla Camera ha chiamato a far parte del comitato incaricato di procedere all ' inchiesta sull ' amministrazione dell ' on . Nasi , gli on . Berenini , Cappelli , Chiapusso , Gorio e Guicciardini .
CONGRESSO DEL PSLI ( - , 1926 )
StampaPeriodica ,
Il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ha tenuto il suo Congresso . Esso ha approvato il programma del partito , ha votato un caldo appello all ' unità e ha concretato in una mozione della quale diamo qui di seguito ( riportandola da « Giustizia » ) la parte essenziale , il proprio pensiero sulla situazione . Il Convegno : premesso innanzi tutto che il Partito socialista dei lavoratori italiani procede nel vecchio solco del socialismo marxista , che non è un partito nuovo se non per le dure vicende del nostro Paese , che aderisce all ' Internazionale socialista operaia , e mira alla conquista del potere politico dello Stato , per trasformarlo , da organo di oppressione , in organo di affrancazione della classe lavoratrice e di tutta la società umana dal giogo del sistema capitalistico ; approvata la dichiarazione programmatica intorno ai metodi e ai fini dell ' azione del partito ; riconfermata nei rapporti con la dittatura fascista quell ' assoluta opposizione che ebbe nell ' Aventino la sua più alta espressione morale ; constatato che il fascismo , malgrado non possa semplicisticamente identificarsi in un puro fatto di reazione borghese e capitalistica , ha trovato il suo maggiore appoggio nei ceti più retrivi del privilegio economico e il suo strumento nella complice acquiescenza alla distruzione del regime costituzionale da parte di chi doveva maggiormente difenderlo ; ritenuto perciò che la crisi scatenata dal fascismo , essendo nel più alto senso istituzionale e riproponendo quindi tutti i problemi della vita dello stato , non si supererà con un semplice ritorno allo statu quo ante ; dichiarata ancora una volta la sua fede nel metodo democratico virilmente inteso e difeso , quale strumento di civili competizioni di classi e di partiti ; afferma che un ' opposizione integrale ed efficiente al fascismo deve appoggiarsi principalmente e necessariamente sul proletariato manuale e intellettuale e impegna tutti i suoi aderenti alla più intensa propaganda dei seguenti principii ( segue un riassunto della « dichiarazione programmatica » ) . Questa mozione segna , a nostro parere , un notevole passo sulla via della chiarificazione politica della situazione oppositrice . Per la prima volta in un documento ufficiale del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani troviamo affermati in modo chiaro ed esplicito alcuni punti essenziali da noi sempre sostenuti . Per la prima volta troviamo riconosciuto il nerbo della futura opposizione italiana che deve essere e non può non essere il proletariato manuale e intellettuale . Ci piace soprattutto la netta impostazione della lotta , come lotta per un rinnovamento radicale , sostanziale della vita politica ; la ribellione al vecchio regime nel quale stanno le cause prime e profonde dei mali che ci affliggono ; la sensazione che si vuol dare che i socialisti sono sempre più decisi a rinnegare i compromessi aprioristici dando alla battaglia quella nettezza di posizioni ideali che solo è capace di suscitare le forti passioni e i grandi sacrifici che l ' ora impone ai non conformisti attivi . Una simile impostazione discende direttamente , d ' altronde , da quella realistica visione del fenomeno fascista che « Il Quarto Stato » ha sempre sostenuto e alla quale il Congresso nella sua grande maggioranza ha decisamente aderito . Il fascismo non è cioè un semplice fatto di reazione borghese ; esso assume caratteri tutti suoi particolari e inconfondibili in relazione al clima storico nel quale e dal quale si è sviluppato . Esso è il logico sbocco di tutta la vita italiana ; è la sintesi dei mali antichi e recenti di un paese di scarsa educazione politica , povero e capitalisticamente arretrato , dove la libertà conquistata da esigue minoranze attraverso transazioni e rinuncie restò estranea alla coscienza generale , dove si ebbero tutte le degenerazioni del sistema democratico parlamentare senza che mai fosse esistita una vera democrazia e un vero parlamento , dove al di là dello scenario di cartone della sovranità popolare il potere di fatto sempre risiedette nelle mani di una ristretta oligarchia facente capo al potere esecutivo , al partito di corte , alla burocrazia e a taluni gruppi plutocratici settentrionali , dove insomma difettarono le condizioni elementari per il sorgere e l ' affermarsi di una salda coscienza politica . Accettato questo punto di vista si pone inevitabilmente il problema di risalire alle cause del fenomeno senza arrestarsi alle pure manifestazioni esteriori e patologiche di esso , di impostare la battaglia in modo integrale , di riesaminare realisticamente la situazione e le forze oppositrici , di formulare un programma di opposizione che non abbia solo riguardo al lato negativo ( l ' antifascismo ) ma anche al positivo ( il post - fascismo ) in guisa da dare il la per la ripresa e da orientare finalmente le masse brancolanti da due anni nel buio . Quanto al problema dell ' unità socialista il Congresso ha votato un ordine del giorno che documenta l ' importanza che i compagni del PSLI vi attribuiscono . Il Congresso auspica che « in questa dura vigilia i socialisti italiani vogliano comporsi a unità nell ' orbita della Internazionale , affratellandosi nell ' azione » . L ' unica condizione è quindi che l ' unità si faccia nell ' Internazionale . I socialisti coi socialisti , i comunisti coi comunisti , tornano a ripetere i compagni del PSLI , convinti che il movimento italiano non potrà alla lunga sfuggire a quella netta separazione di compiti che si è compiuta in tutti i paesi tra i partiti affigliati all ' Internazionale socialista e a quella comunista e che ha eliminato prima o poi tutte le formazioni intermedie . Allo stato attuale delle cose , posti di fronte alla situazione che si va purtroppo profilando nel partito massimalista , dobbiamo riconoscere che non è possibile sfuggire a questa impostazione del problema . Infatti il partito massimalista , dopo tre o quattro anni di scissioni a ripetizione , dopo aver tagliato , epurato , espulso , si ritrova come dopo Livorno , come dopo Roma , in balia di correnti inconciliabili . Da un lato tornano fuori da un letargo biennale i terzinternazionalisti , assai più numerosi del previsto , che richiedono a gran voce una « dignitosa » adesione all ' Internazionale di Mosca ; dall ' altro i cosidetti defensionisti costretti a prendere una posizione intermedia tra Mosca e Zurigo , aderiscono a un Bureau parigino tanto scarno di partiti aderenti quanto di possibilità di sviluppo , specie ora che l ' unico partito efficiente che vi aderisce il norvegese è sulle soglie di uscirne . In tale situazione , di fronte al nuovo rafforzarsi del terzinternazionalismo , si spiega perfettamente che il desiderio di unità socialista espresso dal Congresso del PSLI abbia trovato nel problema internazionale il suo criterio limite . Diciamo : sincero desiderio di unità , e non appello demagogico senza fondamento nei fatti e nei desideri . La riprova ci è data dal fatto che i compagni del PSLI pur avendo approvato una lunga dichiarazione programmatica della quale avremo occasione di occuparci , si sono rifiutati , come taluno invece proponeva , di reclamare l ' unità sulla base della dichiarazione medesima . Giustamente ritenendo che l ' unità può derivare solo da reciproche transazioni e che il programma votato non potrebbe in ogni modo essere accettato a priori e in toto dai socialisti di sinistra . Ci voleva l ' ingenuità ( o altro ) del Comitato di Difesa Socialista per dichiararsi favorevolissimo all ' unità ... nel massimalismo sulla base del programma di Bologna ! Queste dunque le premesse e le promesse del Congresso unitario che trovano « Il Quarto Stato » in buona parte consenziente . Ma i fatti ? Cosa si propongono in concreto di fare i nuovi dirigenti del partito per impedire che il Congresso abbia a ridursi alla consueta accademia , e la volontà virile di lotta in esso manifestatasi rimanga allo stato potenziale ? Quale lo sbocco concreto , quale la piattaforma di lotta , quali gli obiettivi immediati ? Che cosa si propone di fare questo partito , per porre fine all ' indecoroso , dannosissimo atomismo dell ' opposizione italiana divisa in sette gruppi sovente in rissa tra loro ? È favorevole o meno alla concentrazione di sinistra socialista repubblicana ? Che cosa intende contrapporre sul terreno programmatico al programma comunista ? Silenzio su tutta la linea . Su tutte queste questioni molto concrete la mozione non dice nulla . E qui sta il suo massimo difetto , la sua maggiore lacuna . Se il silenzio derivasse solo da una comprensibile riserva a mettere in piazza questioni gelose come quelle sopraccennate , ci asterremmo da ogni rilievo critico . Ma noi crediamo che sia piuttosto vero il contrario . Che non si dica nulla perché nulla per ora si creda utile di poter fare ; che il silenzio perduri soprattutto a causa della mentalità di taluni dei capi più autorevoli , rispettati e rispettabili del PSLI contrari a tutti gli irrigidimenti , desiderosi di conservare i contatti con tutte le forze di opposizione , ansiosi di mantenere aperte tutte le vie , tutte le porte , per tutte le soluzioni , in nome di una nuova originale forma di intransigenza : quella delle transigenze . Non crediamo che sia il caso di criticare per l ' ennesima volta questa che fu ironicamente definita come una forma incomprensibile di malthusianismo politico . Ci sia solo permesso di osservare che sta bene volersi tenere aperte tutte le porte evitando i programmi troppo assoluti e le troppo astratte pregiudiziali , ma purché si tratti di porte reali , attuali , che diano adito a strade capaci di essere percorse con una qualche utilità dalle forze socialiste ; e non invece di porte e di strade tutte e solo potenziali create dalla fantasia . E d ' altra parte si vorrà pur riconoscere che a un certo punto occorrerà bene decidersi a spalancare una porta e a imboccare una via ; perché , per voler tenere in perpetuo tutte le porte contemporaneamente aperte , si corre il rischio di vedersele sbattere una per una sul naso , così da rimanere per l ' eternità appiccicati alla soglia , poveri postulanti in attesa del fatto nuovo rivoluzionario che eliminando il fascismo elimini anche il problema oppositore . Ma preferiamo per ora non insistere su questo punto . Sul terreno concreto delle cose noi vedremo se le premesse e le promesse sopra ricordate sono una platonica concessione alle esigenze dell ' ora o il punto di partenza per quella ripresa dell ' opposizione italiana imperniata nel movimento socialista per la quale ci battemmo fino dal primo numero di questo foglio .
StampaPeriodica ,
Non grideremo : “ Evviva ” Fino a che un palmo solo Del sacro italo suolo Serva a straniero acciar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché l ’ Italia intera La tricolor bandiera Non vegga sventolar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché Venezia è doma , Finché il Pastor di Roma Confonde trono e altar . Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Gridiamo “ guerra e morte ! ” Libera , unita e forte Vogliam l ’ Italia al par Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia Imperatore d ' Etiopia Visto l ' art . 3 , n . 2 , della legge 31 gennaio 1926 - IV , n . 100; Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di provvedere alla costituzione di un organo consultivo centrale , presso il Ministero dell ' interno , per le questioni che interessano la demografia e la razza ; Udito il Consiglio dei Ministri ; Sulla proposta del DUCE , Primo Ministro Segretario di Stato , Ministro per l ' interno ; Abbiamo decretato e decretiamo : Art . 1 . È istituito presso il Ministero dell ' interno , il Consiglio superiore per la demografia e la razza , chiamato a dare pareri sulle questioni di carattere generale interessanti la demografia e la razza . Art . 2 . Il Consiglio è presieduto dal Ministro per l ' interno o , per sua delega , dal Sottosegretario di Stato . Ne fanno parte : un vice presidente e 14 membri scelti fra le persone particolarmente versate nei problemi della demografia e della razza . Essi sono nominati con decreto Reale , su proposta del Ministro per l ' interno , durano in carica tre anni e possono essere confermati . Fanno , inoltre , parte del Consiglio : - il presidente dell ' Istituto centrale di statistica ; - il direttore generale per la Demografia e la razza ; il direttore generale della Sanità pubblica ; - il presidente dell ' Opera nazionale per la maternità ed infanzia ; - il presidente dell ' Unione fascista fra le famiglie numerose ; - due rappresentanti del Partito Nazionale Fascista , designati dal Segretario del P.N.F. , Ministro Segretario di Stato ; - due rappresentanti del Ministero dell ' Africa Italiana ; - i rappresentanti per ciascuno dei ministeri per gli affari esteri , di grazia e giustizia , delle finanze , dell ' educazione nazionale , delle corporazioni e della cultura popolare , designati dalle rispettive Amministrazioni . Le funzioni di segretario del Consiglio sono esercitate dal direttore generale per la Demografia e la razza . Il presente decreto entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge . Il Duce , Ministro per l ' interno , proponente , è autorizzato a presentare il relativo disegno di legge . Ordiniamo che il presente decreto , munito del sigillo dello Stato , sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare . Dato a San Rossore , addì 5 settembre 1938 - Anno XVI Vittorio Emanuele - Mussolini Visto il Guardasigilli : Solmi
StampaQuotidiana ,
Non era punto da mettere in dubbio che la Camera avrebbe rifiutato la presa in considerazione del progetto dell ' on . Bresciamorra per una indennità ai deputati ; ma è soddisfacente che questo voto sia stato dato poco dopo un discorso dell ' on . Buoncompagni che è fra i migliori fra quanti mai se ne odano nella nostra Camera . Egli ha parlato da uomo di Stato insigne , e dopo aver ricordato come già altre volte simile proposta era stata fatta e respinta , è entrato nelle viscere della quistione : non esser vero che delle indennità si avvantaggerebbero gli uomini di eletto ingegno , piuttosto i mediocri ; esser indecoroso che la Camera in tanta angustia dell ' erario , pensasse al suo particolare interesse ; e da ultimo volersi , in questa bisogna , imitare piuttosto il Parlamento inglese , che gli altri . Per la coltura morale di tutta la nazione è meglio che il servire il paese fosse ufficio gratuito . Anche l ' on . Presidente del Consiglio parlò egregiamente . Egli vinse addirittura la causa , quando disse che sarebbe stato sconvenientissimo che la prima volta che si modifica lo Statuto , ciò fosse per un vantaggio proprio e diretto dei deputati . Non c ' è dubbio che il voto della Camera sarà accolto con favore dappertutto . Sono pochissimi in Italia , favorevoli alla retribuzione dei deputati . Il genio delle nostre popolazioni non si presta punto a questo concetto ; e forse perché s ' intende che , se i deputati fossero retribuiti , bisognerebbe fare altrettanto coi senatori , eppoi coi consiglieri comunali e coi provinciali , e in somma con tutti coloro che prestano l ' opera loro alla cosa pubblica . Adesso , e dopo il voto quasi direi solenne della Camera , la quistione è risoluta , e per varii anni non si presenterà più alle deliberazioni dell ' Assemblea .
StampaPeriodica ,
I Fin dal III Congresso del partito ( Lione ) , ed anzi già durante le discussioni preparatorie del congresso che si tennero nel 1925 , nell ' Ufficio politico e nel Comitato centrale , si affacciò la necessità di dare un programma al partito . Superata la crisi interna e conquistata una superiore maturità ideologica e politica il partito cominciò a vedere i problemi della rivoluzione italiana e i propri compiti con occhi nuovi . Fino al 1923-1924 noi ci sentivamo il partito di una frazione del proletariato , di una frazione che voleva diventare maggioranza attraverso la « conquista molecolare » dei proletari e limitandosi ad operare entro gli organismi tradizionali del proletariato italiano . Questa ristrettezza del nostro campo politico limitò la nostra azione e impedì al partito di presentarsi di fronte alle grandi masse come il partito del proletariato italiano e la guida di tutta la popolazione lavoratrice . Basta rievocare la posizione assunta dal partito in numerose occasioni , dal 1921 alla fine del 1923 , per convincersene . È verso la seconda metà del 1924 ( crisi Matteotti ) che noi incominciamo ad avere un respiro politico più ampio , ed a manovrare nel giuoco delle forze politiche per presentarci come un « partito di governo » di fronte alle masse lavoratrici . Dal periodo che si potrebbe chiamare « di organizzazione » passiamo al periodo della vera e propria azione politica . Non vorrei che i compagni fossero tratti a credere che io pensi che i due periodi si caratterizzano nettamente e che essi diano , come i momenti di un processo logico , la spiegazione dello sviluppo del nostro partito . Infatti non è vero che dal 1921 al 1924 noi ci siamo occupati di organizzazione e non di politica ; né è possibile pensare che dopo il 1924 noi abbiamo trascurato o sottovalutato i problemi di organizzazione . Il periodo 1921-1924 è prevalentemente « interno » e di propaganda ; nel secondo quello nel quale siamo tuttora noi affrontiamo tutti i problemi interni ed esterni : il partito vede meglio , anzi , i problemi interni e li risolve nella misura e nel modo in cui è capace di vedere e di affrontare i propri compiti politici . Il momento tipico del passaggio dall ' uno all ' altro periodo è stato quello della trasformazione organica del partito sulla base delle cellule . Dal 1924-1925 in poi non ci sentiamo più il partito di una frazione del proletariato , ma il partito politico rivoluzionario del proletariato , di tutto il proletariato italiano . A questo risultato siamo giunti liberandoci dagli ultimi residui della ideologia massimalista ( dei quali si nutriscono oggi avidamente i gruppi di opposizione che sono fuori del nostro partito ) ed affrontando risolutamente i problemi della strategia e della tattica seguendo gli insegnamenti del marxismo - leninismo , sulla base della analisi della struttura della società italiana , dello sviluppo del capitalismo italiano e delle contraddizioni che esso genera , della formazione e del movimento delle classi ; cioè impossessandoci del metodo di analisi marxista . II Il bisogno di darci il programma è coinciso con l ' allargarsi della visione dei nostri compiti storici e politici . Non tutti i compagni , è vero , vedono ancora tutti questi compiti e sanno adeguare ad essi la propria azione . Non tutti i compagni riescono ancora a concepire il carattere « popolare » e « nazionale » della rivoluzione proletaria , che il partito rivoluzionario del proletariato deve trascinare e dirigere tutta la popolazione lavoratrice , che esso deve avere , perciò , un programma di azione applicando il quale esso riesce a portare alla insurrezione ed alla lotta per il potere le masse decisive del proletariato urbano e dei lavoratori della campagna , e deve avere un programma di governo « nazionale » dei lavoratori che risponda ai bisogni e agli interessi della totalità della popolazione lavoratrice , cioè della stragrande maggioranza della popolazione . La debolezza ideologica e politica che è restata in alcuni strati del nostro partito , e che dovrà essere e sarà necessariamente superata nel corso del nostro lavoro , trova una spiegazione nelle condizioni estremamente difficili che ci sono state fatte dalla situazione italiana , durante gli otto anni della nostra esistenza . Nelle nostre file , tuttora , il rivoluzionarismo della frase sostituisce qua e là il rivoluzionarismo marxista . La coscienza del « governo » , del « potere » , dello « Stato » che si forma e si sviluppa nel partito , il quale è « governo » , è « potere » , è « Stato » in sviluppo non è ben radicata tra noi . È pur vero che questa « coscienza » si sviluppa con lo sviluppo stesso del processo rivoluzionario e si allarga fino a diventare coscienza di tutto il proletariato ; ma essa è anche un eccitatore del processo e ne determina la orientazione . Date , quindi , al partito il programma vuol dire rafforzare in esso la coscienza del potere , elevarlo politicamente nella comprensione dei gravissimi compiti che esso deve assolvere . Ma dare il programma al partito vuol dire anche dare il programma al proletariato , vuol dire porre il partito comunista di fronte a tutto il proletariato come il proprio e solo partito , accelerare il dislocamento degli operai e dei salariati agricoli verso il loro partito ; e quindi porre il proletariato , dinanzi alle grandi masse popolari , come l ' erede e il solo erede della borghesia e del capitalismo al potere . III La necessità per il nostro partito di avere il programma non è contestabile , e credo che non sarà contestata . Piuttosto da molte parti ci si domanderà : « Ma il PCI non aveva già un programma ? E se non lo aveva come è potuto andare avanti per otto anni ? È possibile che il partito si dia il programma solo dopo otto o nove anni di esistenza ? » . A domande simili noi già rispondemmo trattando della questione del programma della Internazionale comunista . Noi siamo arrivati al programma della Internazionale comunista attraverso ad una esperienza complessa . Ma ciò non vuoi dire che dal 1919 ( e io direi meglio dal 1917 ) la Internazionale comunista marciasse alla giornata . Tutti i documenti fondamentali , dal I Congresso della Internazionale in poi , sono stati dei documenti programmatici o hanno fissato problemi di tattica generale . Il programma della Internazionale comunista coordina tutta la imponente esperienza ideologica e politica della Internazionale nel corso dei suoi primi nove anni di vita e presenta , per la prima volta dopo il 1847 , un documento che fissa gli obiettivi della lotta rivoluzionaria del partito comunista mondiale . Anche noi abbiamo dovuto seguire la strada delle esperienze ideologiche e politiche del nostro partito per giungere alla formulazione del programma . Ma ciò non vuol dire che il nostro partito , dal 1921 , abbia marciato alla giornata . Al Congresso di Livorno ( San Marco , 1921 ) noi non abbiamo approvato un programma , bensì una mozione programmatica della forma di quelle che erano adottate dai partiti della seconda Internazionale Questa mozione è una dichiarazione di principio del comunismo marxista la quale può e deve essere accettata da chiunque si richiami al marxismo rivoluzionario . Essa non è però né un programma della Internazionale comunista ( perché vi mancano l ' analisi della situazione mondiale del capitalismo , la descrizione del processo che porta alla morte inevitabile del capitalismo , l ' analisi delle forze motrici rivoluzionarie mondiali , le direttive della lotta per la dittatura proletaria , la indicazione di che cosa farà il proletariato quando avrà preso il potere , ecc . ) né è un programma del PCI ( perché vi mancano l ' analisi della struttura del capitalismo italiano , della formazione e dei rapporti fra le classi della società italiana , della stabilizzazione italiana , la indicazione dei compiti che si pongono al PCI per realizzare il blocco operaio - contadino , ecc . ecc . ) La mozione programmatica di Livorno non fu essa a distinguerci dai cosiddetti comunisti unitari ( massimalisti ) e dagli opportunisti . I massimalisti , infatti , non potevano allora non aderire ai principi espressi nella nostra mozione , e la loro grande maggioranza non sarebbe aliena dall ' approvarli , a parole , anche oggi . I punti di differenziazione tra noi e i massimalisti , nel 1921 , furono precisamente i rapporti internazionali ed i problemi concreti della rivoluzione italiana ; il che è quanto dire che il dissenso che portò alla scissione fu determinato non già da una divergenza sui principi generali , divergenza che gli opportunisti negano sempre , ma da una divergenza decisiva sul terreno della applicazione dei principi generali ai problemi concreti della rivoluzione italiana . È in questo momento che l ' opportunismo centrista si svela , sempre . La discussione con i centristi e la divisione da essi nel Congresso socialista di Livorno , avvennero : a ) sui ventuno punti posti dalla Internazionale comunista come condizione per la entrata dei partiti socialisti nella organizzazione comunista mondiale , e quindi sulla esclusione dei riformisti e degli opportunisti del PSI , sulla centralizzazione rivoluzionaria dei partiti e della Internazionale comunista , sul compito delle frazioni comuniste , sui rapporti tra partiti e sindacati , ecc . ; b ) sulla contemporaneità internazionale della rivoluzione , teoria evocata dai riformisti e dagli opportunisti per mascherare la loro profonda essenza controrivoluzionaria , e contro la quale i comunisti allora si batterono ( questa teoria è oggi passata nel patrimonio ideologico della opposizione sedicente di « sinistra » la quale , al contrario , è una opposizione di destra mascherata ) ; c ) sui problemi agrario , nazionale e coloniale . Il dissenso fu perciò programmatico ; ma il nostro programma non era stato elaborato , precisato , era generico , si riallacciava a taluni elementi generali ( in specie ai documenti fondamentali del II Congresso della Internazionale ) . Se noi avessimo potuto ( ma ciò non era possibile ) presentarci a Livorno con un programma organico , il dissenso con i centristi e con gli opportunisti sarebbe stato ancora , immediatamente , più profondo e appariscente . IV Ma potevamo noi andare a Livorno con il programma ? E , prima di tutto , che cosa significa avere un programma ? Avere un programma significa realizzare il massimo di unità ideologica nell ' interno del partito . Avevamo noi questa unità ideologica interna nel gennaio 1921 ? No : noi non l ' avevamo . Il nostro partito si era formato attraverso alla fusione di tre aggruppamenti : la frazione astensionista del PSI ( Bordiga ) ; il gruppo dell ' Ordine nuovo ( Gramsci ) , la sinistra socialista rivoluzionaria ( Gennari - Bombacci - Marabini , ecc . ) . Questi tre aggruppamenti muovevano da posizioni ideologiche differenti , più o meno sviluppate , ed erano fusi nella convinzione della necessità di dare al proletariato italiano il suo partito rivoluzionario . Basta rileggere , oggi , a distanza di otto anni il resoconto del Congresso di Livorno e gli interventi degli oratori comunisti per convincersi che una unità ideologica nel gennaio 1921 non esisteva fra i comunisti . Ciò , del resto , era risaputo da noi , e anche fuori del nostro partito . Al Congresso di Livorno alcuni oratori riformisti e centristi dissero ad alta voce che i comunisti non erano d ' accordo su tutte le questioni , quasi a denunziare una nostra debolezza costituzionale . Ben rispose Terracini che questo era un problema nostro , del futuro PCI , e che avremmo successivamente affrontato e risolto . Mancando una unità ideologica , ci mancava anche una esperienza autonoma , di partito . Senza l ' una e l ' altra un programma comunista , che non sia uno schema artificiale , non è possibile formularlo . V La nostra revisione ideologica , che accompagna lo sforzo verso la unità ideologica , è divenuta profonda dopo l ' avvento del fascismo al potere , durante il 1925 , sebbene verso di essa come abbiamo detto il partito si fosse già mosso nella seconda metà del 1924 e nella preparazione del III Congresso . Le tesi del III Congresso del partito , che hanno un filo unico che le lega , pur avendo alcune manchevolezze che solo oggi siamo in grado di vedere e di completare , rappresentano un grande balzo in avanti per il partito . Le esigenze programmatiche vi si risentono in modo evidente . Tutta la prima parte delle tesi politiche ha contenuto programmatico . Per la prima volta i problemi essenziali della rivoluzione proletaria italiana sono visti dai comunisti , e sono visti con occhio marxista . Il II Congresso ( Roma 1922 ) non ci aveva dato nulla di tutto questo : le tesi di Roma barcamenavano una teoria della tattica generale , ma non affrontavano i problemi della rivoluzione italiana . Né il programma di azione presentato dal Comitato esecutivo e dalla delegazione del PCI al IV Congresso mondiale ( 1922 ) colmava la lacuna . Il III Congresso del partito segna , perciò , un punto fermo nella maturazione ideologica del partito , ed è una vittoria politica per il proletariato italiano . La lotta contro il « sinistrismo » si è iniziata come una lotta sulle questioni della tattica e della organizzazione . Successivamente si è visto che il sinistrismo » rappresentava anche una deviazione nella « strategia » . Il dissenso con i « sinistri » era perciò programmatico . Le posizioni ideologiche che noi abbiamo conquistato lottando contro il sinistrismo sono state delle posizioni programmatiche . Dai dissensi sulla strategia , sulla tattica e sulla organizzazione siamo giunti a precisare : a ) che il sinistrismo non ha nessuna dimestichezza con il metodo dialettico di Marx , non è capace di compiere delle analisi ; b ) che esso non ha mai fatto una analisi della società italiana , delle classi e dei loro rapporti , e del processo di formazione del blocco operaio - contadino ; c ) che esso ha una concezione errata della natura e del ruolo dei partito comunista , e dei rapporti tra il proletariato e le altre classi che si muovono o che sono portate a muoversi contro il regime del capitalismo ; d ) che esso nega o restringe il compito del partito di intervenire con la sua azione politica , al fine di dislocare strati di masse influenzati da altri partiti e portarli sotto la influenza dei comunisti ; e ) che esso svaluta l ' attività di fronte unico e la sua organizzazione , ecc . Queste deviazioni di tipo « sinistroide » , ma caratteristiche del massimalismo , sono state battute decisamente dal partito senza possibilità di resurrezione in grande stile . Il nostro partito ha pure combattuto le deviazioni di destra , le quali si presentarono però sempre in esso come scarsamente vivaci . Esse non ebbero una seria base proletaria nel partito , e furono piuttosto la espressione della mentalità di gruppi di vecchi leaders che non erano riusciti a digerire la teoria e la pratica della Internazionale comunista da essi accettate quando ancora non le conoscevano . VI Dal III Congresso in poi il partito ha sviluppato le sue capacità politiche e la sua preparazione ideologica . I documenti del settembre 1926 ( risoluzione politica , risoluzione sul lavoro nel Mezzogiorno ) sono già degli sviluppi delle tesi di Lione . Il lavoro politico del partito compiuto nel 1925-1926-1927 sulla base delle direttive derivate da una giusta analisi della situazione , lo ha imposto decisamente all ' attenzione delle masse lavoratrici italiane . Il lavoro politico e di organizzazione , negli ultimi anni , malgrado le gravi difficoltà del nostro lavoro , non solo non ha indebolito il lavoro ideologico , ma lo ha migliorato ed esteso a uno strato più vasto di compagni . Lo Stato operaio ha portato innanzi lo studio di alcuni problemi che non erano stati ancora approfonditi , in particolare lo studio della situazione economica e quello del fascismo . Noi abbiamo , quindi , oggi una maturità sufficiente per passare alla formulazione del programma . D ' altra parte , dopo l ' approvazione del programma della Internazionale comunista , che è il programma del nostro partito mondiale , tutte le sezioni della Internazionale debbono passare a darsi i propri programmi nazionali , dei quali il programma mondiale è la premessa essenziale . Il Comitato centrale del nostro partito , già da alcuni mesi , ha nominato una commissione del programma , la quale , però , non ha potuto ancora iniziare il lavoro . Io mi limiterò , qui , ad esprimere alcune opinioni personali di carattere generale sul programma da dare al nostro partito , le quali potranno essere utilizzate o rigettate dalla commissione . Quale deve essere il tipo di programma da dare al nostro partito ? Da quanto ho sopra detto escludo che il programma possa essere una semplice dichiarazione di principi , quali erano , ad esempio , quelli del 1892 ( Genova ) e del 1919 ( Bologna ) del PSI , e quale fu quello approvato al nostro I Congresso ( 1921 ) . D ' altronde noi non abbiamo più bisogno , oggi , di incastrare nei nostri programmi nazionali una dichiarazione di principi , giacché il programma della Internazionale comunista che è la premessa di ogni programma nazionale , è una sufficientissima elaborazione dei principi della Internazionale comunista . I programmi nazionali della seconda Internazionale ( la seconda Internazionale non ha mai avuto un programma mondiale perché non ha mai avuto una politica ed una organizzazione dirette e centralizzate internazionalmente ) erano fatti sul tipo di mozioni , comprendenti due parti : una affermazione di principi , breve e talora brevissima , ed una esposizione delle rivendicazioni parziali ( programma massimo e programma minimo ) . Noi sappiamo che nella seconda Internazionale si andarono dimenticando a poco a poco i principi , e il programma delle rivendicazioni parziali ( delle riforme , diciamo meglio ) divenne il vero programma dei partiti della vecchia socialdemocrazia . Il programma della Internazionale comunista è tornato al tipo del manifesto , nel quale i principi e le rivendicazioni parziali sono tra loro legati in modo armonico , per cui l ' obiettivo della lotta per la dittatura proletaria non è mai perduto di vista , anzi tutto il processo di lotte parziali è visto come un mezzo per la conquista e la direzione delle masse sulla via della rivoluzione e della dittatura proletaria . Io penso che il programma del PCI debba mantenere il tipo del programma della Internazionale che risponde alla migliore tradizione del marxismo militante . Ho sotto gli occhi i progetti di programmi presentati dai partiti comunisti della Germania , del Giappone e della Bulgaria alla commissione del programma del IV Congresso . Sono certo che i compagni di questi partiti , nel redigere i programmi dei loro partiti , ricominceranno il loro ex novo . Infatti il vecchio progetto del partito comunista tedesco non era se non una lunga esposizione , e abbastanza pesante nella forma , della analisi del capitalismo mondiale del dopoguerra , e dei principi sui quali si è costituita la Internazionale comunista . Cito i titoli dei capitoli : 1 . L ' epoca dell ' imperialismo ; 2 . La guerra mondiale ; 3 . I trattati di pace imperialisti ; 4 . La crisi del capitalismo ; 5 . La presa del potere politico : a ) il proletariato come potenza motrice e classe dirigente della trasformazione socialista ; 6 ) il ruolo del partito comunista ecc . ; c ) il ruolo della violenza ; d ) la democrazia borghese ; e ) misure transitorie che preludono alla conquista del potere politico ; 6 . Trasformazione del regime capitalista in regime socialista , ecc . Non si tratta di un progetto di programma del Partito comunista tedesco , ma piuttosto di un contributo alla elaborazione di un programma della Internazionale comunista . Infatti i problemi della rivoluzione tedesca non vi sono visti in modo particolare . Questo progetto di programma , indipendentemente dal suo valore intrinseco ( esso fu scritto nel 1922 ) , non potrebbe servire ai compagni e al proletariato tedesco . Il progetto di programma del Partito comunista giapponese si avvicina al tipo di un programma nazionale : esso , infatti , è preceduto da una nota nella quale è detto che il progetto vuol essere un capitolo nel quale si pongano i problemi della rivoluzione e della lotta rivoluzionaria nel Giappone . Ma anche come capitolo complementare esso è insufficiente , non dà una idea della struttura economica e sociale del Giappone , non indica la soluzione comunista dei problemi particolari che si presentano alle masse lavoratrici del Giappone . Il progetto del Partito comunista bulgaro è più vicino a quello che mi sembra debba essere adottato dai partiti e dal nostro , toltane la prima parte che è già , e meglio elaborata , nel programma della Internazionale comunista . Però nel vecchio progetto del Partito comunista bulgaro mancano i problemi della strategia e della tattica . Il nostro programma , a parer mio , deve essere un programma di azione ed un programma di governo . Dobbiamo nel nostro programma analizzare il sistema mondiale del capitalismo , il suo sviluppo e il suo declino ? O la crisi generale del capitalismo e l ' aprirsi dell ' èra delle rivoluzioni proletarie ? O riaffermare i principi del comunismo ? No , tutto ciò non è necessario . Tutto ciò è nel programma della Internazionale comunista , del quale il nostro è una parte complementare . D ' altronde noi non possiamo limitarci ad un programma di azione , cioè ad indicare quali sono le forze che il proletariato deve abbattere , con quali mezzi e con quali azioni esso deve riuscire a conquistare , a trascinare e a dirigere le masse contro lo Stato borghese , e quali sono i compiti che al partito si pongono , per vincere , nella lotta del proletariato per il potere . Il nostro programma deve rispondere anche ad un ' altra esigenza , e a delle domande che le grandi masse ci pongono : « Che cosa voi farete quando avrete il potere nelle mani ? » . Gli italiani vogliono conoscere quale sarà il carattere e l ' ampiezza del loro potere . I contadini poveri avranno o no la terra ? E cosa darà il governo ai mezzadri , ai fittavoli , ai piccoli proprietari coltivatori ? E come sarà regolato il problema del debito pubblico ? E quello del debito estero ? E il problema meridionale ? E il problema delle minoranze nazionali ? E il problema coloniale ? E quello della istruzione , dell ' igiene , dell ' assistenza sociale , della Chiesa e della religione , dell ' esercito , ecc . ecc . ? Si tratta , quindi , né più ne meno che di fissare il programma di governo dei comunisti italiani . Se noi non rispondiamo a queste esigenze il nostro programma non avrà un valore verso l ' esterno , verso le masse , un valore di propaganda e di agitazione , ma sarà un documento interno , che interesserà solo i compagni . E certo che non è possibile , oggi , fare un programma di governo dettagliato ; non è possibile senza cadere nell ' artifizio ; giacché non è possibile prevedere tutte le modificazioni che il processo rivoluzionario italiano porterà nelle numerose branche della vita del paese ; ma vi sono dei problemi essenziali , fondamentali la cui gravità è causa ed effetto dello sviluppo delle contraddizioni del capitalismo : di essi e di altri problemi secondari , sì , ma ai quali il capitalismo non può dare una soluzione noi possiamo e dobbiamo indicare fin da oggi la soluzione comunista , la soluzione che noi daremo quando il proletariato avrà preso il potere . VII La forma del programma deve essere la più semplice possibile . Su questa questione noi dobbiamo insistere . Dato che il programma non potrà essere breve , esso dovrà essere semplice , di lettura facile e gradevole . Dobbiamo cercar di uscire , una volta tanto , dalla forma irta , arida dei nostri documenti . Bisognerà abbandonare il frasario e la terminologia scientifici , e quelli che sono divenuti abituali nel nostro linguaggio . Noi adoperiamo accenti del linguaggio e della cultura dell ' avvenire , perché noi esprimiamo nuovi e superiori bisogni dell ' umanità ed una civiltà nuova . Ma le masse a cui dobbiamo parlare sono ancora immerse nella società capitalistica : esse non ci comprendono se non parliamo il loro linguaggio . Noi dobbiamo preparare un documento che possa essere compreso da tutti gli operai italiani , pur non potendosi esigere che esso possa essere adattato alla capacità dell ' ultimo cafone del mio paese . Documento che serva alla propaganda diretta : voglio dire che non abbia bisogno di troppe interpretazioni orali sussidiarie . Il carattere semplice del documento non può contraddire alla serietà della esposizione ed alla precisione dei concetti . VIII Il programma dovrebbe essere composto di quattro parti : Analisi della struttura economica e della società italiana . ( Bisognerà tradurre queste formulazioni in linguaggio più comprensibile per le masse . ) Questa analisi è indispensabile : senza di essa ci manca la spiegazione del senso del processo di sviluppo del capitalismo italiano . Non mi soffermo qui a indicare tutti i punti che questa prima parte dovrà toccare . Dall ' analisi della struttura economica si dovrà passare a vedere come si sono formate le classi , e quali sono stati i loro rapporti reciproci e le modificazioni di questi rapporti sino al 1914 . Io chiuderei questa prima parte al 1914 . Il periodo che si apre con la guerra ha delle caratteristiche particolari : è il periodo della fase rivoluzionaria . Nella prima parte credo che dovrebbe anche essere fatta una descrizione della funzione avuta dai partiti borghesi ( partiti tradizionali , giolittismo , ecc . ) e dai partiti e movimenti proletari : anarchismo , socialismo ( riformismo , integralismo , intransigentismo ) , sindacalismo oltreché del carattere del repubblicanesimo , del clericalismo e dell ' autonomismo meridionale . La guerra del 1914 , inizio della rivoluzione proletaria . Bisognerà dire qualche cosa sulle forze che hanno spinto il capitale italiano a spezzare la neutralità e ad entrare nel conflitto . E , quindi , i caratteri nuovi della crisi del capitalismo italiano aggravata dai trattati di pace . Il movimento rivoluzionario in Italia e la sconfitta del 1920 . La stabilizzazione e i suoi caratteri tipici : il fascismo . Le modificazioni di struttura che si manifestano con lo sviluppo relativo della tecnica , e con la riorganizzazione della produzione . Impossibilità storica per il capitalismo italiano di ritornare alle forme democratiche . Prospettive . Qui bisognerà dire quali spostamenti di classe hanno operato la crisi del dopoguerra e il fascismo , e come si sono orientate politicamente le classi lavoratrici ( operai e contadini ) fino al 1921 e successivamente , precisando la funzione del partito comunista nel processo di riorganizzazione delle masse . Quindi una critica delle posizioni della opposizione costituzionale e della « concentrazione » , e la dimostrazione che l ' abbattimento del fascismo non è possibile senza l ' abbattimento del capitalismo , e che la direzione della lotta vittoriosa delle masse lavoratrici contro il fascismo non può spettare che alla classe proletaria italiana , diretta dal partito comunista , il quale deve organizzare e dirigere la insurrezione armata delle masse rivolta alla conquista del potere . La terza parte deve comprendere il programma di governo dei comunisti , cioè deve dire che cosa si propongono i comunisti di fare dopo avere abbattuto il potere del fascismo e del capitalismo , nel periodo di transizione dal capitalismo al socialismo ( dittatura del proletariato ) . Bisognerà dire quali misure prenderà il governo operaio immediatamente dopo essersi costituito allo scopo di affrontare i conati della controrivoluzione e di togliere il potere economico al capitalismo ; in che modo lo Stato operaio si organizzerà , organizzerà l ' industria , l ' agricoltura , il consumo , la finanza , ecc . ; come affronterà la questione della terra , del Mezzogiorno , delle minoranze nazionali , delle colonie , del debito pubblico , del debito estero , delle imposte , ecc . Ritengo che questa parte debba essere sufficientemente sviluppata , e debba dare una risposta alle più importanti questioni che non solo gli operai , ma pure e specialmente i contadini , i piccoli esercenti , gli intellettuali e i tecnici pongono ogni qualvolta essi si sforzano di immaginarsi come i comunisti potrebbero dirigere lo Stato , e di raffigurarsi concretamente che cosa sia la dittatura del proletariato . d ) La quarta parte dovrebbe contenere i problemi della strategia , della tattica e della organizzazione del partito e della lotta rivoluzionaria , cioè il programma di azione . Il nostro programma di azione approvato dal Comitato centrale nel mese di ottobre 1927 e pubblicato nel n . 10 di Lo Stato operaio ( anno II ) ci dà una traccia che noi possiamo ricalcare . Bisogna però tener presente che il programma non è solo destinato ai compagni ma anche alle masse per cui in questa quarta parte occorre evitare una forma troppo didascalica , che può avere ed ha il suo valore quando un documento è indirizzato all ' interno , ai membri del partito , ma genera confusione se il documento è fatto per tutti i lavoratori . Richiamandosi alle parti a ) e b ) la parte d ) indicherà quali sono le forze motrici rivoluzionarie fondamentali della rivoluzione proletaria , a che punto oggi è il processo di formazione del blocco operaio - contadino , cosa occorre fare per accelerarlo . Quindi tutta la serie dei compiti che spettano al partito , di natura interna ( organizzativi , ideologici ) ed esterna ( di propaganda , di agitazione , di organizzazione delle masse ) , nella direzione operaia e contadina , sul terreno del lavoro coloniale e delle minoranze nazionali , ecc . Né dimenticare che il nostro è il partito della insurrezione , e perciò i problemi della insurrezione ( lavoro militare , lavoro nell ' armata , ecc . ) debbono avere un posto importante nel programma . IX Lo studio e la preparazione del programma non deve essere un compito affidato esclusivamente alla commissione del programma . D ' abitudine le commissioni lavorano in modo chiuso , e poi presentano alla discussione degli organismi che le hanno nominate un progetto di documento . Io credo che alla preparazione del programma debbono partecipare tutti gli elementi attivi del partito , tanto quelli che lavorano in Italia quanto quelli che sono sparsi nei cinque continenti . In che modo questa larga collaborazione si può ottenere ? La commissione stabilirà il tipo di programma che ritiene utile adottare , la sua struttura e le sue parti generali e particolari . Questo primo risultato del suo lavoro sarà reso pubblico a mezzo di Lo Stato operaio . Da questo momento il lavoro di studio e di preparazione del programma seguirà due direzioni : una verso l ' interno della commissione , ed una verso l ' esterno , verso i compagni e perché no ? verso la massa dei simpatizzanti . La commissione affiderà a ciascuno dei suoi membri lo studio di una parte del programma . I risultati di questi studi verranno pubblicati in uno o più articoli sulla rivista del partito . Su questi articoli la discussione pubblica dovrebbe essere aperta non solo ai membri della commissione ma ai compagni tutti . D ' altra parte i compagni non solo possono trattare sulla rivista le questioni poste dalla commissione , ma anche altre che non siano state poste . La discussione pubblica sul programma potrà offrire una buona occasione per una chiarificazione delle posizioni ideologiche e delle direttive del partito . Sebbene noi vogliamo avere presto il programma , non possiamo pretendere di averlo prima di alcuni mesi . Abbiamo , perciò , il tempo necessario per studiarlo e per prepararlo . Tutto il materiale della discussione pubblica verrà raccolto ed esaminato dalla commissione , e ridiscusso nella commissione la quale elaborerà il progetto di programma che sarà portato all ' esame ed all ' approvazione del Comitato centrale del partito . Approvato dal Comitato centrale del partito il progetto di programma resterà allo stato di progetto fino a quando non potrà essere convocato il IV Congresso del partito , giacché il programma non può essere approvato definitivamente se non da un congresso . Poniamoci , intanto , allo studio della questione del programma . Esso contribuirà ad elevare il livello ideologico dei compagni ; ed alla fine noi riesciremo a dimostrare che il nostro partito non solo sa stare degnamente al proprio posto di lotta ma è in grado di dare una soluzione a tutti i problemi della popolazione lavoratrice italiana , dinanzi alla direzione della lotta rivoluzionaria contro il fascismo ed alla successione al regime del fascismo e del capitalismo .
StampaQuotidiana ,
L ' Agenzia Stefani ci comunica il seguente dolorosissimo dispaccio : « Roma 9 - Un ' immensa sciagura ha colpito l ' Italia ! S.M. Vittorio Emanuele II cessò di vivere alle 2,30 p . m . dopo ricevuti i conforti della religione . S.M. Umberto , suo augusto figlio è salito al trono ed ha confermato ne l ' ufficio gli attuali ministri » .