StampaPeriodica ,
La
religione
non
è
nata
da
fatti
,
né
la
sua
forma
essenziale
esterna
è
l
effetto
di
una
complicazione
d
eventi
,
o
il
risultato
del
concerto
de
pensieri
degli
uomini
;
essa
è
il
parto
della
mente
di
Dio
,
e
da
Lui
l
organizzazione
del
suo
eterno
regime
fu
esclusivamente
costituita
.
In
nulla
dipende
da
fatti
umani
il
suo
prestigio
.
Che
ci
venite
dunque
a
dire
che
il
cattolicismo
unica
vera
religione
,
che
è
il
cristianesimo
nella
sua
purezza
sia
per
essere
oscurato
da
fatti
de
suoi
ministri
,
e
che
fra
breve
il
protestantesimo
s
impossesserà
d
Italia
?
Nel
secolo
XIX
queste
puerili
asserzioni
,
questi
panici
timori
,
questa
confusione
di
ciò
che
è
divino
con
quello
che
è
umano
?
Che
importa
al
cattolicismo
che
Italia
le
sia
fedele
;
come
qual
male
ridonda
alla
divinità
che
l
uomo
si
perda
?
L
uno
si
estende
al
di
là
dell
Europa
,
l
altra
è
glorificata
nella
sua
giustizia
.
Ma
di
grazia
chi
è
questo
clero
reazionario
che
tanto
avversa
alla
causa
italiana
?
Non
è
certamento
quello
che
imbrandì
le
armi
e
la
sostenne
col
sangue
;
non
è
l
episcopato
in
gran
parte
della
Sicilia
;
non
sono
i
vescovi
delle
Puglie
che
spedirono
indirizzi
a
Vittorio
Emanuele
,
o
scrissero
lettere
pastorali
per
inculcare
la
libertà
e
l
unione
italiana
a
loro
sudditi
;
non
è
il
vescovo
di
Striano
che
tanto
si
è
distinto
a
seguire
il
movimento
dell
Italia
meridionale
;
non
sono
i
vescovi
dell
alta
Italia
i
quali
già
governano
i
fedeli
,
stando
il
libero
regime
del
Re
Galantuomo
.
Si
riduce
dunque
tutta
la
colpa
a
quelli
i
quali
sono
passivi
,
cioè
che
non
hanno
presa
parte
alcuna
nell
azione
.
Eppure
quanto
c
illudiamo
!
Essi
sono
i
più
utili
alla
causa
italiana
.
Dico
primamente
sono
passivi
.
Sì
tali
sono
.
Signori
miei
,
via
le
dicerie
e
le
immaginazioni
.
Un
governo
libero
e
forte
è
un
governo
sapiente
che
non
si
fa
accalappiare
dagli
allarmi
di
chi
cerca
suscitare
tumulti
perché
non
è
contento
del
governo
.
Oh
quanti
sono
i
mascherati
!
I
fatti
dove
sono
?
Noi
non
crediamo
alle
ciarle
,
poca
fede
deve
prestarsi
a
qualche
penna
venduta
allo
straniero
:
dove
sono
i
processi
,
dove
sono
le
condanne
,
dove
è
la
flagranza
,
dov
è
la
congiura
scoperta
la
quale
abbia
a
capo
(
non
già
quattro
o
cinque
preti
ignoranti
,
qualche
monaco
indegno
di
portare
l
abito
religioso
e
qualche
altro
,
che
si
è
dimenticato
della
sua
divina
missione
)
ma
che
abbia
a
capo
almeno
la
decima
parte
de
vescovi
e
del
clero
,
per
dirsi
che
il
clero
avversa
il
progresso
sociale
?
Ma
noi
vi
dicevamo
:
essi
sono
utili
alla
causa
italiana
.
Signori
miei
giornalisti
,
invece
di
destare
sdegni
senza
scopo
animate
piuttosto
il
popolo
italiano
ad
attendere
a
suoi
veri
interessi
,
a
procurare
il
proprio
bene
,
la
prosperità
del
paese
...
oh
quanto
meglio
adempirebbero
essi
alla
loro
missione
;
e
si
toglierebbero
mille
ostacoli
.
O
la
nostra
causa
è
giusta
o
è
ingiusta
:
se
è
giusta
a
che
vi
serve
l
azione
di
tutto
il
clero
?
il
coagire
tutto
il
clero
a
concorrervi
con
l
azione
sarebbe
un
volere
a
forza
un
appoggio
dal
sacerdozio
,
quasi
che
noi
Italiani
non
l
avessimo
nella
nostra
causa
medesima
;
fate
supporre
che
noi
dubitiamo
della
giustizia
de
nostri
sforzi
e
andiamo
mendicando
titoli
e
colori
dal
clero
;
come
in
alcuni
passati
governi
la
scuola
febroniana
attuata
nel
sistema
amministrativo
del
culto
prendeva
ipocritamente
le
sembianze
di
zelo
per
la
Chiesa
e
pel
cattolicismo
.
E
non
vedete
che
la
passività
del
clero
,
la
sua
inerzia
è
una
tacita
espressione
che
dichiara
che
non
prende
azione
contraria
,
poiché
non
entra
nel
punto
dommatico
,
o
morale
,
quanto
avviene
nelle
trasformazioni
sociali
nel
solo
punto
di
vista
governativo
?
Se
fosse
altrimenti
avrebbe
ben
fatta
sentire
la
sua
energica
parola
;
avrebbe
con
pari
zelo
e
coraggio
esposto
il
petto
alle
spade
,
il
capo
alla
mannaia
.
E
se
vedete
che
noi
pure
infimi
nel
cattolicesimo
alziamo
la
voce
contro
i
fogli
anticattolici
,
contro
i
libri
perversi
,
contro
i
seducenti
sofisti
;
lo
è
perché
amiamo
che
la
causa
italiana
non
venga
ad
essere
disonorata
da
essi
.
Signori
miei
,
non
tocchiamo
il
cattolicismo
,
altrimenti
Iddio
ci
spezzerà
le
spade
.
Voi
ci
parlate
delle
azioni
della
corte
romana
.
Ma
se
voi
stessi
separate
re
da
papa
,
come
ora
volete
confondere
papa
con
re
?
Che
chiede
il
Papa
?
La
sua
indipendenza
.
La
indipendenza
del
Pontefice
è
necessaria
non
solo
a
tutt
i
cattolici
,
ma
principalmente
all
Italia
.
Un
potere
che
sia
giudice
de
sovrani
e
de
sudditi
è
il
più
grande
perno
della
transazione
democratica
,
che
è
la
Costituzione
.
Vorremmo
che
pacata
la
mente
de
nostri
lettori
vi
riflettesse
.
Voltaire
stesso
la
credeva
necessaria
a
tutta
l
umanità
.
Nel
Medioevo
l
autorità
del
Papa
salvò
l
Italia
,
e
salvò
l
Europa
dalla
tirannia
degl
imperatori
.
Eccovi
un
nemico
de
papi
e
del
cattolicismo
che
ne
fa
testimonianza
.
L
interesse
del
genere
umano
egli
dice
esige
un
freno
che
trattenga
certi
principi
e
che
ponga
al
sicuro
la
vita
del
popolo
:
questo
della
religione
avrebbe
potuto
per
effetto
di
un
generale
consentimento
essere
in
mano
de
papi
.
Quei
primi
pontefici
prendendo
parte
nelle
temporali
dispute
per
acchetarle
,
avvertendo
i
popoli
ed
i
re
de
loro
doveri
,
riprendendo
i
loro
delitti
,
riserbando
le
scomuniche
per
i
grandi
attentati
,
avrebbero
dovuto
essere
riguardati
come
imagini
di
Dio
sulla
terra
.
Niun
nuovo
principe
osava
dirsi
sovrano
,
né
poteva
essere
riconosciuto
dagli
altri
principi
senza
la
permissione
del
Papa
.
Ecco
il
fondamento
della
storia
del
Medioevo
.
Italiani
,
il
vessillo
del
cattolicismo
è
la
bandiera
della
vera
libertà
:
la
croce
;
stringetevi
intorno
a
questa
e
vostre
saranno
le
vittorie
.
L
episcopato
vi
benedirà
,
e
registrerà
i
vostri
nomi
come
de
più
cari
suoi
figli
,
se
correndo
alla
difesa
della
libertà
nazionale
con
uno
sguardo
cruccioso
caccerete
lungi
da
voi
i
seducenti
vostri
nemici
,
gl
inverecondi
apostati
della
religione
degli
avi
nostri
.
Iddio
benedirà
i
vostri
sentimenti
patriottici
se
sono
secondo
gli
ordini
di
sua
Provvidenza
.
ProsaGiuridica ,
Il
Ministro
dell
'
Interno
Visto
l
'
art
.
11
del
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126
convertito
nella
legge
2
giugno
1939
,
n
.
739
,
sul
trattamento
dei
beni
ebraici
;
Visto
il
decreto
27
marzo
1939
,
n
.
665
,
che
ha
approvato
lo
Statuto
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
;
Vista
la
legge
19
dicembre
1940
,
n
.
1994
,
riguardante
modifiche
alla
legge
di
guerra
in
materia
di
beni
appartenenti
a
sudditi
nemici
;
Visto
il
decreto
legislativo
in
data
4
gennaio
1944
,
n
.
2
,
contenente
modifiche
alle
disposizione
riguardanti
i
beni
e
le
aziende
ebraiche
di
cui
al
predetto
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126;
Visto
l
'
art
.
17
della
legge
16
giugno
1939
,
n
.
942
,
riguardante
la
requisizione
dei
beni
espropriati
dalle
esattorie
e
rimasti
invenduti
al
secondo
incanto
;
Visto
il
decreto
legislativo
del
Duce
31
marzo
1944-XXII
,
n
.
109
,
che
approva
lo
Statuto
e
il
regolamento
dell
'
Ente
;
Visto
il
decreto
ministeriale
15
settembre
1944
,
n
.
685
,
relativo
all
'
adeguamento
del
trattamento
tributario
per
i
beni
gestiti
dall
'
Ente
;
Ritenuta
la
necessità
di
modificare
lo
statuto
dell
'
Ente
per
disporre
l
'
istituzione
del
posto
di
Direttore
Generale
onde
meglio
assicurare
il
funzionamento
dell
'
Ente
;
Visto
il
decreto
legislativo
del
Duce
8
ottobre
1943-XXII
e
18
gennaio
1944-XXII
,
N
;
41
,
relativi
alla
sfera
di
competenza
ed
al
funzionamento
degli
organi
di
Governo
;
Decreta
:
Art
.
1
.
Lo
Statuto
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
in
seno
al
decreto
legislativo
del
Duce
31
marzo
1944-XXII
,
n
.
109
,
è
sostituito
da
quello
annesso
al
presente
provvedimento
,
composto
di
numero
18
articoli
.
Il
presente
decreto
entra
in
vigore
nel
giorno
successivo
a
quello
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
d
'
Italia
e
sarà
previa
registrazione
alla
Corte
dei
Conti
ratificato
dal
Consiglio
dei
Ministri
ed
inserto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
.
Posta
Civile
316
,
addì
30
dicembre
1944-XXIII
.
Il
Ministro
:
Pellegrini
V
.
Il
Guardasigilli
:
Pisenti
Statuto
dell
'
Ente
di
gestione
e
liquidazione
immobiliare
[
]
Art
.
7
.
Il
Consiglio
di
Amministrazione
ha
tutti
i
poteri
per
il
funzionamento
dell
'
Ente
.
Esso
delibera
un
apposito
regolamento
interno
da
approvarsi
dal
Ministro
per
le
Finanze
,
per
stabilire
le
norme
di
assunzione
e
di
stato
giuridico
ed
il
trattamento
economico
,
a
qualsiasi
titolo
,
di
attività
e
di
quiescenza
del
personale
.
Designa
al
Ministro
per
le
Finanze
,
per
la
nomina
,
il
Direttore
Generale
dell
'
Ente
e
ne
fissa
la
retribuzione
.
Il
Consiglio
di
Amministrazione
è
convocato
dal
Presidente
il
quale
ne
da
tempestivo
avviso
ai
Consiglieri
ed
ai
Sindaci
effettivi
.
Il
Direttore
Generale
assiste
alle
riunioni
del
Consiglio
di
Amministrazione
con
voto
consultivo
ed
è
tenuto
ad
esprimere
in
ogni
deliberazione
il
proprio
parere
che
deve
essere
trascritto
nel
relativo
verbale
.
Per
la
validità
delle
deliberazioni
occorre
l
'
intervento
di
almeno
5
componenti
.
Le
deliberazioni
sono
prese
a
maggioranza
assoluta
di
voti
:
in
caso
di
parità
prevale
il
voto
del
Presidente
.
Art
.
8
.
Il
Consiglio
di
Amministrazione
nomina
nel
suo
seno
la
Giunta
esecutiva
,
determinandone
le
attribuzioni
e
i
poteri
.
La
Giunta
è
composta
di
cinque
membri
fra
i
quali
il
Presidente
.
Il
Direttore
Generale
assiste
alle
riunioni
della
Giunta
con
voto
consultivo
ed
è
tenuto
ad
esprimere
in
ogni
deliberazione
il
proprio
parere
che
deve
essere
trascritto
nel
relativo
verbale
.
Funge
da
Segretario
della
Giunta
esecutiva
il
segretario
del
Consiglio
di
Amministrazione
.
La
Giunta
esecutiva
è
convocata
dal
Presidente
,
il
quale
dà
tempestivo
avviso
ai
membri
ed
ai
sindaci
effettivi
.
Per
la
validità
delle
sue
deliberazioni
occorre
la
presenza
di
almeno
tre
membri
compreso
fra
essi
il
Presidente
e
,
in
caso
di
assenza
o
legittimo
impedimento
,
il
Vice
Presidente
.
Le
deliberazioni
sono
prese
a
maggioranza
assoluta
di
voti
.
Art
.
9
.
La
Giunta
esecutiva
delibera
sulle
operazioni
per
le
quali
sia
stata
delegata
dal
Consiglio
di
amministrazione
e
dentro
i
limiti
della
delegazione
stessa
.
Non
possono
essere
delegate
alla
Giunta
le
deliberazioni
:
a
)
sulla
formazione
del
bilancio
;
b
)
sul
conferimento
di
deleghe
alle
mansioni
dell
'
Ente
quando
le
deleghe
non
sono
limitate
a
singole
gestioni
,
specificatamente
indicate
,
di
determinati
beni
o
aziende
,
ma
si
riferiscono
,
invece
,
a
mansioni
che
vengono
genericamente
affidate
ad
un
delegato
per
intere
circoscrizioni
territoriali
.
Le
deliberazioni
della
Giunta
sono
comunicate
al
Consiglio
nella
prima
seduta
successiva
.
[
]
Art
.
14
.
Il
Direttore
Generale
che
dura
in
carica
tre
anni
e
può
essere
anche
riconfermato
,
regge
gli
uffici
dell
'
Ente
e
ne
ha
la
responsabilità
verso
il
Presidente
.
Esercita
pertanto
tutti
i
necessari
controlli
e
propone
al
Presidente
i
provvedimenti
da
adottare
nei
confronti
del
personale
e
dell
'
andamento
del
servizio
.
[
]
[n.d.r
.
gli
articoli
del
precedente
regolamento
dal
n.14
al
17
restano
invariati
ma
vengono
rinumerati
da
15
a
18
]
Il
Ministro
per
le
Finanze
:
Pellegrini
StampaQuotidiana ,
Con
tale
titolo
,
ebbe
qualche
fortuna
editoriale
alcuni
anni
fa
un
romanzo
italiano
.
Non
si
tratta
di
ciò
.
Gli
«
indifferenti
»
,
nella
espressione
più
integrale
della
parola
,
sono
i
compagni
socialisti
italiani
del
sud
-
est
della
Francia
,
i
quali
se
ne
fregano
del
loro
partito
nella
più
fascistica
delle
maniere
.
Il
Comitato
direttivo
ha
un
bel
lanciare
degli
appelli
periodici
;
questi
cadono
completamente
nel
vuoto
,
cioè
fra
individui
sordi
come
una
campana
,
muti
come
pesci
,
addormentati
come
marmotte
.
Leggete
e
commovetevi
se
ne
siete
ancora
capaci
,
in
questi
tempi
duri
per
tutti
,
ma
catastrofici
per
quel
po
'
di
«
pus
»
che
è
rimasto
in
circolazione
oltre
le
patrie
frontiere
.
La
circolare
«
riservata
»
è
in
data
1°
novembre
u
.
s
.
:
«
I
due
appelli
dell
'
Esecutivo
Federale
e
della
Direzione
del
Partito
in
merito
alla
«
Quindicina
della
Tessera
e
quella
della
Stampa
»
non
hanno
avuto
eco
alcuna
fra
le
Sezioni
ed
i
compagni
nostri
.
Lo
assenteismo
il
più
completo
e
l
'
indifferenza
la
più
assoluta
hanno
fatto
riscontro
al
nostro
richiamo
.
«
Mentre
precedentemente
la
Segreteria
Federale
era
affollata
di
richieste
per
assemblee
,
e
riunioni
di
propaganda
;
ed
ammirabile
ne
era
l
'
attività
dei
compagni
in
ogni
località
;
per
la
quindicina
della
tessera
e
della
stampa
,
nessuna
sezione
,
ad
eccezione
di
Marsiglia
,
ha
sentito
il
dovere
di
adunarsi
in
assemblea
o
di
convocare
riunioni
di
propaganda
.
«
A
quanto
pare
fra
i
compagni
si
è
fatta
strada
l
'
idea
della
inutilità
della
propaganda
del
partito
,
o
del
dovere
di
dare
forza
attiva
all
'
azione
singola
delle
Sezioni
o
Gruppi
nostri
.
«
La
Segreteria
è
pure
a
conoscenza
che
raramente
il
Bollettino
Federale
viene
portato
a
conoscenza
dei
compagni
;
per
cui
si
domanda
se
vale
ancora
la
pena
di
farne
la
pubblicazione
;
come
pure
domanda
ai
compagni
se
credono
veramente
di
avere
compiuto
interamente
il
loro
dovere
di
socialisti
e
di
rivoluzionari
,
disinteressandosi
,
come
essi
fanno
,
dell
'
azione
nostra
di
Partito
»
.
Dopo
queste
constatazioni
ultrafallimentari
si
potrebbe
chiudere
decentemente
la
bottega
,
se
non
ci
fosse
il
solito
gruppo
dei
professionali
che
ci
vive
sopra
.
StampaQuotidiana ,
La
maggiore
trepidazione
dell
'
anima
italiana
,
in
questi
giorni
di
sospeso
destino
,
è
per
Fiume
.
In
questo
nome
si
placano
tutte
le
discordie
e
convergono
tutte
le
speranze
.
Che
Fiume
sia
città
in
maggioranza
italiana
e
irremovibilmente
risoluta
a
non
tollerare
usurpazione
straniera
è
un
dato
di
fatto
cui
debbono
ormai
tutti
,
e
in
parte
anche
i
jugoslavi
,
inchinarsi
.
Le
statistiche
comunali
di
dicembre
1918
migliorano
,
ma
non
rovesciano
le
risultanze
della
statistica
magiara
di
otto
anni
or
sono
,
secondo
la
quale
a
24.000
italiani
non
potevano
opporsi
che
circa
14.000
fra
serbo
-
croati
e
sloveni
.
Perfino
l
'
inclusione
di
Sussak
,
se
per
Sussak
s
'
intende
non
già
il
vasto
comune
croato
di
Sussak
-
Tersatto
ma
il
sobborgo
fiumano
di
Oltreponte
,
lascerebbe
gl
'
italiani
in
maggioranza
di
circa
6000
.
Ma
più
ancora
del
numero
conta
l
'
ardore
di
questi
italiani
,
lo
slancio
irrefrenabile
con
cui
fin
dal
30
ottobre
invocarono
la
patria
che
li
aveva
sacrificati
a
non
sappiamo
quale
necessità
politica
e
ancora
oggi
la
invocano
,
decisi
ad
ottenerla
contro
qualsiasi
violenza
di
padroni
o
illecita
intrusione
di
terzi
.
Ma
non
occorre
insistere
.
La
conoscenza
della
volontà
di
Fiume
è
ormai
così
vittoriosamente
diffusa
che
più
nessuno
pensa
di
soggiogare
questa
città
alla
Croazia
,
contro
la
quale
essa
combatté
tutte
le
sue
lotte
storiche
.
Perché
dunque
si
tarda
a
consacrarne
il
diritto
di
autodecisione
?
perché
si
coltivano
espedienti
intermedii
e
si
propone
d
'
istituire
Fiume
col
suo
angusto
territorio
in
Stato
neutro
e
sovrano
,
staccato
dalla
Jugoslavia
e
dall
'
Italia
?
Tale
proposito
si
attribuisce
sopra
tutto
all
'
Inghilterra
e
all
'
America
,
a
Lloyd
George
ed
a
Wilson
.
Anche
a
Wilson
,
a
colui
che
con
incomparabile
eloquenza
sostenne
il
diritto
dei
popoli
di
disporre
della
loro
sorte
.
Le
malignità
di
retroscena
che
si
narrarono
per
spiegare
alcune
inesplicabili
opposizioni
al
diritto
di
Fiume
non
possono
toccare
quest
'
uomo
.
Se
ancora
egli
crede
che
la
libertà
di
Fiume
debba
essere
manomessa
,
che
il
principio
generale
di
cui
egli
si
fece
mallevadore
debba
subire
un
'
infrazione
forse
più
grave
di
ogni
altra
,
perché
ferirebbe
in
pari
tempo
un
piccolo
popolo
uscito
di
schiavitù
e
un
grande
popolo
vincitore
,
diviene
necessario
pensare
che
questa
impressionante
infedeltà
debba
giustificarsi
con
alti
e
imperiosi
motivi
.
Ma
a
tale
presunzione
logica
non
sa
dare
risposta
soddisfacente
nessuna
analisi
dei
fatti
.
Riconosciuto
che
la
maggioranza
di
Fiume
è
italiana
e
d
'
italiano
volere
,
solo
tre
generi
di
ostacoli
possono
intralciare
l
'
adempimento
delle
deduzioni
logiche
e
morali
che
discendono
dalle
premesse
.
Si
può
obbiettare
in
primo
luogo
che
l
'
Italia
ufficiale
non
chiese
Fiume
nel
trattato
concluso
a
Londra
in
aprile
1915
.
È
l
'
obbiezione
diplomatica
.
Si
può
obbiettare
in
secondo
luogo
che
occorre
ai
jugoslavi
e
agli
altri
popoli
dell
'
interno
un
libero
sbocco
adriatico
.
E
l
'
obbiezione
economica
.
Si
può
obbiettare
in
terzo
e
ultimo
luogo
che
per
la
solidità
della
pace
futura
è
necessario
giungere
a
un
compromesso
fra
italiani
e
jugoslavi
,
sicché
né
gli
uni
né
gli
altri
realizzino
integralmente
il
programma
massimo
nazionale
,
e
,
pur
essendo
,
com
'
è
giusto
,
favorita
l
'
Italia
,
sia
data
in
qualche
punto
soddisfazione
alla
tracotante
rivale
.
È
l
'
obbiezione
politica
.
Non
spenderemo
parole
sull
'
obbiezione
diplomatica
.
È
superfluo
dire
al
Presidente
Wilson
,
non
sospetto
di
ortodossia
diplomatica
e
di
bigotto
ossequio
pei
trattati
segreti
,
che
il
documento
di
Londra
,
qualunque
cosa
esso
valga
,
val
meno
della
volontà
di
Fiume
e
dell
'
Italia
e
che
sarebbe
cosa
da
Antico
Testamento
punire
il
popolo
italiano
e
il
popolo
fiumano
perché
quattr
'
anni
or
sono
alcuni
diplomatici
italiani
e
russi
,
inglesi
e
francesi
,
per
motivi
che
ora
è
inutile
ricercare
,
non
iscrissero
quella
partita
nel
libro
del
nostro
credito
nazionale
.
Più
seria
può
sembrare
l
'
obbiezione
economica
.
E
non
staremo
a
ripetere
ciò
che
ormai
da
tutti
si
conosce
sulla
compartecipazione
relativamente
scarsa
della
Jugoslavia
al
traffico
di
Fiume
.
Non
ritorneremo
sulla
dimostrazione
incontestabile
che
porta
naturale
dell
'
Austria
,
della
Boemia
,
della
Slovenia
è
Trieste
meglio
che
Fiume
.
Non
enumereremo
ancora
una
volta
i
sei
,
o
nove
,
o
dodici
sbocchi
adriatici
che
rimarranno
ai
jugoslavi
anche
senza
Fiume
.
E
per
comodità
di
discussione
ammetteremo
senz
'
altro
che
Fiume
,
già
collegata
col
sistema
ferroviario
medieuropeo
ed
egregiamente
attrezzata
,
sia
in
condizione
di
privilegio
:
che
del
suo
porto
abbiano
necessità
i
jugoslavi
e
tutti
gli
altri
.
Ma
forse
l
'
Italia
nega
ai
jugoslavi
ed
agli
altri
il
porto
di
Fiume
?
forse
essa
si
batte
per
il
monopolio
dei
docks
anzi
che
per
la
libertà
dei
cittadini
?
aspira
a
intascare
trenta
danari
o
non
piuttosto
a
salvare
trentamila
anime
di
suoi
fratelli
?
Se
v
'
è
coscienza
nazionale
non
annerita
dal
ferro
e
dal
carbone
né
ingiallita
dall
'
oro
,
questa
è
la
coscienza
nazionale
italiana
.
Nessuno
ha
ancora
dimostrato
che
non
sia
possibile
dar
Fiume
all
'
Italia
,
impegnando
l
'
Italia
a
rispettare
tutte
le
servitù
di
transito
che
si
riterranno
necessarie
e
a
considerare
quel
porto
come
bene
comune
,
a
tener
quella
porta
spalancata
per
tutti
i
popoli
.
Nessuno
ha
ancora
dimostrato
che
l
'
idealismo
wilsoniano
non
andrebbe
in
malora
se
ai
criteri
strategici
degli
antichi
imperialismi
militareschi
e
sciabolatori
si
sostituissero
i
criteri
economici
e
portuali
dei
nuovi
imperialismi
plutocratici
e
accaparratori
.
Se
è
iniquo
che
i
popoli
seguano
le
sorti
delle
linee
offensive
e
difensive
e
delle
teste
di
ponte
,
non
è
meno
iniquo
che
siano
spartiti
secondo
le
ubicazioni
dei
giacimenti
minerari
e
gli
assi
dei
sistemi
ferroviari
e
fluviali
.
Il
porto
di
Fiume
sia
di
tutti
;
ma
l
'
anima
di
Fiume
non
può
essere
che
nostra
.
L
'
obbiezione
politica
è
la
più
importante
.
Se
non
che
,
maturamente
esaminata
,
si
volge
proprio
contro
quelli
che
vorrebbero
giovarsene
per
imporre
una
soluzione
ibrida
del
problema
di
Fiume
.
Si
vuole
un
compromesso
per
far
sì
che
gradatamente
,
nella
convinzione
del
reciproco
sacrificio
,
s
'
attenuino
i
rancori
fra
italiani
e
jugoslavi
e
divenga
possibile
una
pacifica
convivenza
sul
comune
mare
.
Ma
in
nessun
luogo
un
compromesso
è
più
difficile
,
in
nessun
luogo
un
mezzo
termine
è
più
pericoloso
che
a
Fiume
.
Si
pensi
a
questo
misero
e
soffocato
staterello
neutro
fra
Italia
e
Jugoslavia
,
a
questo
minuscolo
vaso
di
coccio
fra
i
due
vasi
di
bronzo
.
Forse
che
col
non
risolvere
il
quesito
lo
si
cancella
?
forse
che
,
dichiarata
Fiume
città
sovrana
,
cesseranno
di
vivere
e
di
lottare
entro
le
sue
mura
italiani
e
slavi
?
Gli
uni
e
gli
altri
sentiranno
la
precarietà
del
provvedimento
;
gli
uni
e
gli
altri
cercheranno
di
assicurare
la
loro
piccola
patria
alla
loro
grande
patria
.
Le
lotte
ch
'
erano
già
aspre
diverranno
crudeli
.
Probabilmente
il
primo
e
ultimo
atto
del
Parlamento
fiumano
consisterebbe
in
una
formale
deliberazione
di
annessione
all
'
Italia
.
Se
la
città
è
sovrana
,
nessuno
può
impedirle
di
esercitare
la
sovranità
abdicando
.
Se
il
territorio
italiano
sarà
confinante
con
quello
di
Fiume
,
quale
forza
umana
potrà
radicare
i
pali
dell
'
arbitrario
confine
?
quale
Società
delle
Nazioni
potrà
accollarsi
un
compito
da
Santa
Alleanza
e
consacrare
col
sangue
lo
statu
quo
?
Ovvero
supponiamo
che
l
'
Italia
giunga
soltanto
all
'
Arsa
o
al
Monte
Maggiore
o
ai
Caldiera
,
che
una
striscia
di
territorio
jugoslavo
sia
,
come
una
spada
,
tra
Fiume
e
l
'
Italia
.
E
questo
il
modo
di
metter
pace
fra
l
'
Italia
e
Jugoslavia
?
si
farà
la
conciliazione
col
filo
della
spada
?
O
supponiamo
infine
che
questo
futile
e
grottesco
statu
quo
,
simile
a
quelli
che
il
concerto
europeo
decretava
nei
Balcani
,
si
prolunghi
per
mesi
e
per
anni
.
Ma
l
'
Italia
farà
quanto
è
in
lei
per
attrarre
le
merci
e
gli
uomini
verso
Trieste
e
cercherà
amici
dovunque
;
e
dovunque
cercherà
amici
la
Jugoslavia
perché
la
prosperità
di
Fiume
soffochi
Trieste
.
Mentre
le
cittadinanze
che
vivranno
in
vista
di
queste
e
di
quelle
banchine
si
tenderanno
le
braccia
,
la
rivalità
fra
i
due
porti
diverrà
spietata
e
feroce
,
poiché
la
prosperità
di
Trieste
rinfocolerebbe
l
'
irredentismo
italiano
di
Fiume
,
mentre
la
vittoria
del
porto
di
Fiume
avviverebbe
l
'
irredentismo
sloveno
nell
'
Istria
italiana
.
E
questa
la
pace
giusta
?
è
questa
la
pace
duratura
?
Noi
ricordiamo
il
fervore
,
che
anche
all
'
ospite
parve
favoloso
,
con
cui
Wilson
fu
accolto
in
Italia
.
In
quel
delirio
quasi
idolatrico
v
'
era
gratitudine
pel
suo
intervento
di
guerra
e
fede
nel
suo
intervento
di
pace
.
Ancora
una
volta
,
in
quest
'
appassionata
vigilia
,
ci
rivolgiamo
a
lui
perché
egli
ricordi
che
una
giusta
e
saggia
soluzione
del
problema
di
Fiume
è
una
insostituibile
pietra
angolare
della
pace
e
che
Fiume
città
libera
e
neutra
,
s
'
egli
voglia
un
istante
riflettere
su
questi
nostri
ragionamenti
,
è
una
soluzione
senza
giustizia
e
senza
saggezza
.
Anzi
,
non
è
affatto
una
soluzione
.
E
un
fiacco
espediente
dilatorio
destinato
a
perpetuare
la
discordia
.
StampaQuotidiana ,
La
simpatia
cordiale
,
sebbene
non
esente
di
preoccupazioni
,
con
cui
la
massima
parte
del
paese
ha
assistito
finora
all
'
impresa
fiumana
è
dovuta
sopra
tutto
a
una
causa
d
'
ordine
positivo
e
ad
una
d
'
ordine
negativo
.
Positivamente
,
la
rivendicazione
di
Fiume
è
tra
quelle
sui
cui
gl
'
Italiani
hanno
un
animo
solo
e
una
sola
volontà
:
non
potevano
dunque
mostrarsi
sentimentalmente
severi
verso
quei
figlioli
prodighi
che
tradirono
la
disciplina
formale
per
asserire
una
disciplina
d
'
amore
.
Negativamente
,
divenne
chiaro
dopo
i
primi
giorni
d
'
ansietà
che
i
liberatori
di
Fiume
sapevano
destramente
mantenere
un
difficile
equilibrio
sull
'
orlo
precipitoso
in
cui
erano
costretti
a
muoversi
.
Non
provocarono
conflitti
cruenti
nella
città
occupata
,
non
salparono
verso
la
Dalmazia
né
valicarono
la
linea
d
'
armistizio
,
non
aggredirono
gli
Alleati
,
non
mossero
verso
nessun
Isonzo
e
nessun
Rubicone
,
non
dichiararono
guerra
agli
Slavi
,
ma
anzi
edotti
da
un
più
vicino
esame
della
realtà
e
saggiamente
immemori
degli
oltraggi
sanguinosi
che
usavano
scagliare
contro
i
popoli
vicini
pronunciarono
quell
'
augurio
alla
«
fraternità
italo
-
croata
»
che
ai
«
rinunciatari
»
era
rinfacciato
come
un
tradimento
.
Le
loro
parole
furono
spesso
,
nei
proclami
e
nei
discorsi
,
smisurate
,
ma
le
azioni
rimasero
sostanzialmente
misurate
e
sobrie
.
Sicché
gl
'
Italiani
che
vogliono
l
'
unità
della
patria
e
desiderano
l
'
annessione
di
Fiume
,
mentre
non
vogliono
né
nuove
guerre
esterne
né
guerre
civili
e
non
desiderano
che
Fiume
annetta
l
'
Italia
,
vedendo
coincidere
la
passione
dei
volontari
con
quella
dell
'
intero
popolo
e
non
contrastare
troppo
tragicamente
i
loro
atti
coi
postulati
della
pace
e
dell
'
ordine
,
preferirono
considerare
il
lento
svolgersi
di
quel
fatto
con
un
cauto
ottimismo
che
non
escludeva
e
non
esclude
le
soluzioni
concilianti
e
benefiche
a
tutte
le
parti
in
causa
.
Senonché
s
'
è
compiuto
già
il
mese
,
ed
ancora
non
si
scioglie
il
nodo
.
La
crisi
morale
che
travaglia
gli
spedizionari
di
Fiume
e
i
loro
più
intimi
amici
nell
'
interno
del
Regno
,
provoca
,
come
non
era
difficile
prevedere
,
una
recrudescenza
di
non
meditate
parole
.
Un
mese
,
quando
l
'
equilibrio
è
così
paradossalmente
instabile
,
è
già
un
lungo
lasso
di
tempo
,
né
qui
si
tratta
di
quelle
provvisorietà
che
possono
adagiarsi
nel
definitivo
.
Passare
all
'
attacco
oltre
le
linee
d
'
armistizio
i
volontari
non
possono
,
anche
perché
sentono
che
l
'
unanimità
del
paese
non
li
seguirebbe
di
là
da
Fiume
;
cedere
alla
voce
della
coscienza
che
impone
la
subordinazione
alla
legge
non
vogliono
.
Stretti
fra
l
'
uscio
dell
'
inazione
forzosa
e
il
muro
dell
'
intransigente
puntiglio
personale
,
i
più
accesi
si
sfogano
in
fantasie
che
dal
colpo
di
mano
salterebbero
al
colpo
di
Stato
.
Alcuni
episodi
profondamente
deplorevoli
sembrano
rinfocolare
queste
folli
propagande
.
Non
v
'
è
nessuna
giustificazione
per
quelli
che
hanno
sbarcato
a
Fiume
,
ove
,
come
il
Comando
stesso
confessava
,
non
mancavano
armi
e
munizioni
per
una
difesa
contro
improbabili
attacchi
slavi
,
il
carico
del
Persia
destinato
all
'
Estremo
Oriente
.
Non
v
'
è
nessuna
giustificazione
per
il
generale
Ceccherini
che
,
trascurando
i
doveri
del
grado
e
osando
perfino
giustificare
l
'
arbitrio
con
l
'
altro
arbitrio
di
una
lettera
al
Re
,
ha
portato
l
'
esempio
di
una
nefasta
insubordinazione
in
una
città
ove
formicolavano
già
gli
ufficiali
autodecisionari
e
non
v
'
era
bisogno
di
nuove
reclute
altolocate
.
Questi
nuovi
incidenti
farebbero
pensare
a
mire
e
ad
ubbie
che
ben
poco
han
da
vedere
con
Fiume
.
A
buon
conto
,
il
condottiero
dei
Fasci
adunati
a
congresso
ha
detto
a
Firenze
ed
ha
stampato
a
Milano
queste
testuali
parole
:
«
Dobbiamo
occuparci
delle
elezioni
perché
qualunque
cosa
si
faccia
è
sempre
buona
regola
di
stringersi
insieme
,
di
non
bruciare
i
vascelli
dietro
di
sé
.
Può
essere
che
in
questo
mese
di
ottobre
le
cose
precipitino
in
un
ritmo
così
frenetico
da
rendere
quasi
superfluo
il
fatto
elettorale
.
Può
essere
,
invece
,
che
le
elezioni
si
svolgano
.
Dobbiamo
essere
pronti
anche
a
questa
seconda
eventualità
»
.
E
vero
che
lo
stesso
oratore
,
nello
stesso
discorso
,
aveva
definito
la
dittatura
militare
uno
spauracchio
d
'
invenzione
governativa
;
ma
ciò
non
toglie
che
le
sue
parole
,
se
avessero
un
senso
,
significherebbero
l
'
augurio
della
dittatura
e
di
una
manomissione
militare
dell
'
Italia
.
Non
prendiamo
tragicamente
queste
manifestazioni
,
che
ascriviamo
a
irruenta
foga
oratoria
,
sapendo
bene
che
tra
il
dire
e
il
fare
c
'
è
di
mezzo
il
mare
.
Tuttavia
anche
le
parole
sono
,
a
modo
loro
,
azioni
;
e
né
parole
di
questo
calibro
né
atti
come
quelli
del
Persia
e
del
generale
Ceccherini
giovano
all
'
educazione
del
paese
ed
alla
valutazione
della
nostra
maturità
politica
nel
mondo
.
Gli
spiriti
assennati
e
previdenti
dovrebbero
por
mente
al
troppo
contrabbando
che
,
a
loro
insaputa
,
vorrebbe
passare
sotto
la
bandiera
tricolore
spiegata
da
mani
quasi
sempre
inconsapevoli
e
pure
su
mercanzie
non
sempre
pure
.
Molti
,
fuori
d
'
Italia
,
compiacendosi
del
grido
:
Fiume
!
Fiume
!
,
pensano
invece
alla
Germania
da
vendicare
,
al
Baltico
da
conquistare
pel
pangermanismo
risorgente
,
ai
trattati
da
stracciare
,
al
disordine
da
propagare
altrove
in
servizio
dei
vinti
ora
che
la
repubblica
dei
Soviet
pare
agonizzante
,
alla
rivoluzione
da
sobillare
in
Italia
perché
strozzi
in
fasce
la
vittoria
giacché
non
fu
possibile
deprecarne
la
nascita
con
le
convulsioni
del
'17
e
con
le
manovre
abortive
del
18
.
Altri
poi
,
confondendo
il
loro
grido
con
quello
di
chi
mosse
verso
il
Quarnaro
per
un
impeto
di
candido
amore
,
chiedono
,
chiedendo
Fiume
,
la
testa
di
un
ministero
o
di
un
ministro
;
e
v
'
è
chi
pensa
con
malcelata
amarezza
alla
smobilitazione
come
alla
fine
di
prebende
acquisite
cui
non
è
agevole
la
rinunzia
:
chi
a
volontà
elettorali
da
soffocare
sapendo
che
dacché
furono
convocati
i
Comizi
le
suggestioni
anarcoidi
hanno
i
giorni
contati
;
chi
finalmente
alle
fortune
da
trafugare
intatte
profittando
di
un
parapiglia
che
renda
irriti
e
nulli
prestito
forzoso
e
riforma
tributaria
.
Non
è
credibile
che
uomini
come
Gabriele
D
'
Annunzio
e
i
suoi
amici
,
anche
se
non
ben
provvisti
di
freni
inibitori
nelle
pubbliche
manifestazioni
,
non
si
sentano
scorati
da
questo
tanfo
.
In
un
mese
la
spedizione
di
Fiume
,
raggiunto
pienamente
il
suo
scopo
dimostrativo
,
s
'
è
andata
svuotando
di
significato
internazionale
.
L
'
Italia
tutta
ad
una
voce
reclama
Fiume
,
ma
tutta
ad
una
voce
,
e
con
l
'
esplicito
consenso
di
quelli
che
parteggiano
pei
volontari
,
respinge
una
soluzione
violenta
che
metterebbe
l
'
Italia
fuori
della
Conferenza
e
della
Società
delle
Nazioni
ove
essa
siede
fra
gli
arbitri
.
Tutto
il
mondo
è
ormai
d
'
accordo
nel
ritenere
che
la
questione
di
Fiume
debba
essere
risoluta
con
soddisfazione
dell
'
Italia
,
salva
restando
la
suscettibilità
personale
di
Wilson
.
Ma
Wilson
e
le
sue
suscettibilità
passano
;
Fiume
e
l
'
Italia
e
la
loro
volontà
restano
.
In
queste
condizioni
la
persistenza
dei
volontari
non
giova
a
Fiume
ma
la
compromette
,
non
giova
all
'
Italia
ma
la
espone
alle
cortesi
minacce
che
l
'
Inghilterra
,
con
l
'
aria
di
smentirle
,
pienamente
conferma
.
Al
fondo
dell
'
atto
appassionato
di
un
mese
fa
,
esaurito
il
suo
senso
internazionale
,
può
finire
per
restare
nient
'
altro
che
un
fondo
limaccioso
di
politica
interna
.
Noi
crediamo
nel
patriottismo
di
Gabriele
D
'
Annunzio
e
dei
suoi
amici
.
Fummo
con
D
'
Annunzio
nella
crisi
dell
'
intervento
e
ammirammo
le
sue
gesta
stupende
di
guerra
come
sempre
avevamo
ammirato
lo
splendore
di
cui
egli
accrebbe
le
patrie
lettere
.
Perciò
gli
parliamo
a
cuore
aperto
.
Vivendo
in
un
'
atmosfera
esaltata
ed
ardente
egli
non
percepisce
la
voce
accorata
,
sebbene
ancora
sommessa
,
con
cui
tutto
ciò
che
v
'
è
di
più
nobile
e
di
più
consapevolmente
responsabile
nella
coscienza
del
paese
lo
invita
a
non
approfondire
la
ferita
ch
'
egli
ha
inferta
alla
compagine
dell
'
esercito
,
all
'
organismo
più
essenziale
della
nostra
potenza
e
della
nostra
resistenza
.
Ma
non
dovrebbe
rimaner
sordo
all
'
ammonimento
che
gli
giunse
dal
vincitore
di
Vittorio
Veneto
,
dal
generale
Caviglia
;
dovrebbero
impressionarlo
le
disapprovazioni
,
tacite
o
esplicite
,
di
altri
fra
quelli
che
più
potentemente
contribuirono
al
trionfo
delle
armi
italiane
.
Crediamo
nella
sete
di
gloria
del
soldato
-
poeta
e
nel
suo
raffinato
senso
estetico
che
lo
deve
rendere
ansioso
di
evitare
il
pericolo
che
l
'
impresa
di
settembre
perda
ogni
sua
bellezza
e
degeneri
nella
scura
turbolenza
del
litigio
personale
e
fazioso
.
Crediamo
anche
nel
buon
senso
che
raramente
si
scompagna
dall
'
altezza
d
'
ingegno
.
Se
qualcuno
davvero
fosse
così
stolto
da
susurrare
all
'
orecchio
di
D
'
Annunzio
il
nome
del
Rubicone
,
egli
non
potrebbe
che
sorridere
alla
vana
lusinga
.
L
'
indifferenza
del
paese
verso
consimili
minacce
è
fatta
d
'
incredulità
.
Se
il
proposito
si
delineasse
,
il
popolo
balzerebbe
come
un
solo
uomo
.
Chi
farneticasse
oggi
,
in
Italia
,
di
violenze
liberticide
non
conseguirebbe
certo
la
grandezza
di
Cesare
.
Condannato
al
supplizio
del
ridicolo
,
non
si
alzerebbe
nemmeno
sino
alla
gloria
infame
di
Catilina
.
StampaQuotidiana ,
Giova
sperare
che
i
legionari
di
Fiume
o
a
dir
meglio
coloro
che
vorrebbero
snaturare
gli
scopi
della
loro
sedizione
patriottica
e
portarli
,
oltre
Fiume
,
ad
avventurose
stravaganze
nelle
quali
essi
avrebbero
le
beffe
e
la
patria
il
danno
,
prendano
atto
dell
'
atteggiamento
assunto
dall
'
opinione
pubblica
italiana
non
appena
fu
possibile
divulgare
i
loro
nuovi
propositi
e
gl
'
inizi
di
attuazione
.
Non
è
affatto
esagerato
dire
che
un
coro
unanime
di
riprovazione
s
'
è
levato
da
un
capo
all
'
altro
d
'
Italia
.
Quasi
tutti
disapprovano
la
degenerazione
dell
'
impresa
in
quanto
nuoce
gravemente
ai
fini
di
politica
estera
e
d
'
integrazione
territoriale
;
ma
tutti
quelli
che
hanno
senso
di
responsabilità
la
deplorano
vivacemente
,
con
cordoglio
e
con
sdegno
,
in
quanto
spezza
o
mira
a
spezzare
il
cardine
stesso
dello
Stato
e
dell
'
unità
e
dell
'
indipendenza
nazionale
:
che
è
appunto
la
disciplina
militare
,
infirmata
dalle
sobillazioni
del
Comando
di
Fiume
,
sconsacrata
dal
pronunciamento
dell
'
ammiraglio
Millo
,
che
ha
creduto
di
servire
la
patria
e
il
Re
abiurando
il
suo
giuramento
di
obbedienza
alla
patria
e
al
Re
.
Pochissime
,
insignificanti
,
estremamente
fiacche
e
tortuose
sono
le
difese
.
Qualche
interessato
vuol
far
credere
che
i
dannunziani
si
mossero
a
queste
prodezze
perché
era
imminente
l
'
attuazione
del
progetto
Tittoni
,
il
quale
sacrifica
,
essi
dicono
,
la
massima
parte
della
Dalmazia
senza
raggiungere
una
soddisfacente
soluzione
del
problema
di
Fiume
.
Sia
detto
senza
eufemismi
che
questa
accusa
è
contraria
alla
verità
.
Il
progetto
di
Tittoni
,
dal
momento
in
cui
Wilson
lo
respinse
,
non
è
mai
stato
vicino
all
'
attuazione
,
la
nostra
situazione
adriatica
è
ancora
tutta
quanta
in
forse
,
e
i
recenti
sviluppi
della
politica
europea
ed
americana
presenterebbero
probabilità
di
equi
miglioramenti
,
se
le
impulsive
violenze
dei
«
condottieri
»
non
paralizzassero
ogni
volontà
di
giuste
transazioni
.
Comunque
,
sia
o
non
sia
il
progetto
Fittoni
prossimo
ad
essere
attuato
,
spetta
al
paese
,
al
Parlamento
,
al
Governo
del
Re
accettarlo
o
respingerlo
,
sanzionarlo
o
annullarlo
.
L
'
Italia
ha
per
capitale
Roma
,
non
Fiume
,
né
Zara
;
è
governata
dal
suo
popolo
,
non
da
una
congiura
che
cuoce
di
dover
chiamare
militare
a
chiunque
ricordi
che
il
lealismo
dell
'
esercito
nazionale
fu
da
Novara
a
Vittorio
Veneto
,
attraverso
Custoza
e
Caporetto
,
il
più
augurale
palladio
della
nostra
fortuna
,
il
più
sicuro
sostegno
d
'
Italia
durante
l
'
avversità
.
Altri
,
turbati
dal
pericolo
di
corresponsabilità
intollerabili
,
tentano
di
nascondere
il
sole
con
le
cinque
dita
,
di
negare
l
'
evidenza
dei
detti
e
dei
fatti
e
dei
propositi
confessi
.
Pretendono
(
senza
nemmen
l
'
ombra
di
una
dimostrazione
almeno
indiziaria
)
che
le
notizie
dell
'
altra
sponda
siano
tendenziose
e
allarmiste
.
Ebbene
,
no
.
È
inutile
tergiversare
quando
i
propositi
di
«
propagare
l
'
incendio
»
e
di
far
cominciare
«
il
bello
»
furono
dal
Comando
di
Fiume
propalati
e
vantati
fin
dalla
metà
di
settembre
,
e
poi
sempre
nel
sèguito
,
tranne
quella
parentesi
di
sagge
parole
che
ingannarono
,
senza
addormentarli
,
quanti
sperarono
che
la
carità
di
patria
e
la
saggezza
fossero
nei
volontari
di
Ronchi
più
forti
della
faziosità
senza
legge
.
Non
serve
sofisticare
quando
i
detti
e
i
fatti
e
gli
scritti
di
D
'
Annunzio
e
di
Millo
sono
sulle
bocche
di
tutti
.
Non
ha
senso
smentire
quando
quelli
stessi
che
smentiscono
conobbero
e
volentieri
ripeterono
le
parole
di
colore
non
oscuro
preferite
dal
Comando
di
Fiume
.
Queste
scarse
e
inefficaci
eccezioni
non
fanno
che
confermare
la
regola
.
La
regola
è
,
nella
stampa
e
nell
'
opinione
pubblica
,
la
deplorazione
dei
fatti
e
dei
propositi
manifestati
a
Fiume
e
a
Zara
,
sopra
tutto
in
quanto
mandano
in
aria
la
disciplina
dell
'
esercito
e
della
flotta
e
staccano
la
forza
armata
dal
corpo
della
patria
,
facendone
un
moncherino
convulso
.
Vi
sono
giornali
,
non
sospetti
di
malanimo
verso
i
legionari
e
i
loro
capi
,
che
nello
sfruttamento
socialista
dello
spauracchio
imperialista
vedono
una
,
e
non
l
'
ultima
,
fra
le
cause
della
catastrofe
elettorale
del
16
novembre
.
Vi
sono
altri
che
sanno
quanto
l
'
infatuazione
sciovinista
abbia
nociuto
ai
fini
di
politica
estera
dell
'
Italia
ed
al
conseguimento
di
una
giusta
pace
adriatica
.
I
legionari
di
Fiume
o
,
a
dir
meglio
,
i
loro
capi
se
lo
tengano
per
detto
.
Ancora
sono
in
tempo
per
far
prevalere
il
bene
che
vogliono
all
'
Italia
sul
male
che
vorrebbero
arrecarle
,
per
farsi
assolvere
delle
cattive
intenzioni
con
l
'
astenersi
dalle
pessime
azioni
.
StampaQuotidiana ,
Tre
anni
e
mezzo
di
guerra
contro
il
nemico
secolare
,
sacrifici
inenarrabili
,
una
vittoria
senza
eguale
,
due
anni
di
torbido
e
febbrile
armistizio
con
tumulti
,
ire
,
miserie
,
amarezze
di
ogni
genere
.
Finalmente
il
12
novembre
la
pace
è
scritta
.
Quasi
tutti
gl
'
italiani
,
e
tutti
gli
stranieri
a
una
voce
la
proclamano
degna
della
vittoria
.
L
'
Austria
-
Ungheria
degli
Absburgo
è
una
morta
senza
resurrezione
,
i
Jugoslavi
che
mirarono
all
'
Isonzo
si
ritraggono
dietro
il
crinale
delle
Alpi
Giulie
;
Gorizia
,
Trieste
,
Pola
,
tutta
l
'
Istria
,
Zara
son
nostre
;
Fiume
è
libera
.
Nell
'
inevitabile
dibattito
gli
Slavi
cedono
cinquecentomila
loro
fratelli
all
'
Italia
,
l
'
Italia
cede
.
poche
decine
di
migliaia
d
'
italiani
al
vicino
,
ma
li
vuole
protetti
con
effettive
garanzie
.
Il
12
novembre
pareva
il
principio
di
nuova
storia
,
la
data
iniziale
della
pace
e
della
ricostruzione
.
Ed
ecco
la
nuova
storia
.
Ecco
la
pace
e
la
ricostruzione
.
Un
figlio
dell
'
Italia
,
glorioso
per
opere
scritte
ed
agite
,
esige
che
la
sua
gloria
sia
sopra
a
tutte
le
leggi
e
la
sua
volontà
personale
stia
sopra
ai
Trattati
.
Egli
rifiuta
di
sanzionare
il
Trattato
di
Rapallo
sanzionato
dal
Governo
,
dai
due
rami
del
Parlamento
,
dal
Re
;
insulta
;
minaccia
;
semina
lo
spirito
di
sedizione
fra
le
truppe
dell
'
esercito
patrio
e
fra
le
unità
della
marina
nazionale
;
accoglie
trionfalmente
i
marinai
che
gli
portano
in
dono
navi
di
cui
non
erano
i
padroni
;
tollera
che
i
suoi
legionari
versino
il
sangue
fraterno
;
respinge
le
lusinghe
,
le
preghiere
,
le
supplicazioni
di
tutto
un
popolo
che
sta
quasi
ai
suoi
piedi
implorando
che
un
figlio
prediletto
risparmi
alla
patria
un
lutto
ed
un
'
onta
incancellabili
per
sempre
.
Finalmente
alla
dichiarazione
di
blocco
egli
risponde
con
una
dichiarazione
di
guerra
in
piena
regola
contro
il
Governo
d
'
Italia
.
Il
sangue
scorre
ed
è
sangue
italiano
,
di
commilitoni
che
furono
allo
stesso
fuoco
e
patirono
le
stesse
ferite
.
D
'
Annunzio
pubblica
un
bollettino
di
guerra
,
in
cui
l
'
esercito
d
'
Italia
è
chiamato
l
'
esercito
avversario
e
dove
,
come
dopo
un
'
azione
contro
lo
straniero
implacabile
,
il
Comando
di
Fiume
si
vanta
che
le
sue
perdite
siano
«
certamente
di
gran
lunga
inferiori
a
quelle
subite
dall
'
avversario
»
.
Ma
l
'
«
avversario
»
marciava
il
più
spesso
con
l
'
ordine
:
avanti
senza
sparare
!
Lo
spettacolo
è
orrendo
,
e
l
'
animo
se
ne
ritrae
sbigottito
.
A
Fiume
,
in
questa
che
era
l
'
ultimogenita
fra
le
città
sacre
dell
'
Italia
e
per
due
anni
di
passione
diventò
la
più
cara
,
furono
adunate
armi
contro
l
'
Italia
!
Da
Fiume
si
dirama
un
comunicato
,
il
secondo
di
D
'
Annunzio
,
anche
più
incredibile
del
primo
,
in
cui
gli
alpini
costretti
a
un
duro
dovere
sono
oltraggiati
come
ubriachi
e
gli
ufficiali
di
marina
sono
vituperati
come
assassini
e
l
'
Italia
è
trattata
da
un
italiano
con
lo
stesso
stile
che
adoperavano
i
tedeschi
,
nei
tempi
del
loro
più
truce
orgoglio
,
contro
gli
spregevoli
nemici
.
Prova
di
insania
più
lampante
di
quella
che
offre
questo
secondo
bollettino
di
guerra
civile
non
potrebbe
né
desiderarsi
dai
malvagi
né
temersi
dai
buoni
.
Gli
occhi
stessi
non
reggono
alla
lettura
di
queste
intollerabili
cronache
.
Quale
spirito
puro
avrà
la
forza
di
commuovere
l
'
anima
di
Gabriele
D
'
Annunzio
?
di
persuadergli
che
non
è
umiliazione
e
vergogna
,
ma
gloria
suprema
alzare
bandiera
bianca
davanti
all
«
avversario
»
,
quando
l
'
avversario
è
la
patria
?
StampaPeriodica ,
La
civilizzazione
del
popolo
è
la
conseguenza
di
sua
istruzione
.
Sinora
il
popolo
è
stato
manodotto
con
l
esempio
e
con
l
entusiasmo
,
oggi
è
chiamato
a
concorrere
al
grande
edifizio
della
restaurazione
italiana
col
senno
e
col
braccio
.
Guai
se
sarà
soverchiato
da
una
casta
,
o
sperperato
dalla
influenza
molteplice
degli
utopisti
.
Popolo
napoletano
,
è
tuo
retaggio
il
discernimento
.
La
Grecia
civilizzatrice
di
Europa
che
diede
leggi
a
popoli
liberi
,
per
mantenersi
in
libertà
,
spediva
qui
i
suoi
figli
;
essi
furono
gli
avi
tuoi
.
Il
sangue
greco
si
confuse
col
sangue
latino
;
la
Magna
Grecia
col
Lazio
addivenne
una
sola
famiglia
di
eroi
e
di
sapienti
.
Tu
puoi
vantare
anzi
di
ogni
altra
parte
d
Italia
più
grandi
uomini
,
e
in
numero
maggiore
,
e
sino
nell
ultima
classe
ricordi
un
uomo
,
che
fé
tremare
lo
straniero
,
e
con
la
parola
reggere
da
sovrano
la
moltitudine
sollevata
nel
pieno
del
suo
furore
.
Gli
aurei
secoli
di
Napoli
ritorneranno
se
con
efficacia
il
saggio
governo
attuerà
il
progetto
della
istruzione
,
e
il
popolo
corrisponderà
.
Cessi
la
servile
imitazione
nelle
arti
,
il
genio
d
inventare
è
il
carattere
esclusivamente
del
popolo
italiano
;
giovani
,
istruitevi
e
sarete
padri
di
nuove
invenzioni
.
La
natura
è
indefinitivamente
modificabile
,
sono
inesauribili
i
suoi
tesori
,
li
scuopre
l
istruzione
.
Che
dirà
lo
straniero
?
L
Italia
sa
imbrandire
solamente
la
spada
per
distruggere
,
non
sa
edificare
su
i
frantumi
aborriti
ed
abbellirsi
?
Alle
guerre
succede
spesso
l
ignoranza
,
da
questa
prende
motivo
il
dispotismo
per
dominare
;
l
Arabo
guerriero
e
capo
di
religione
brutale
vietava
a
suoi
seguaci
l
istruirsi
per
corroborare
la
sua
autocrazia
.
E
che
?
sul
terreno
della
libertà
combatterete
per
un
concetto
del
quale
ignorate
la
natura
?
I
giovani
che
compongono
l
eletto
ceto
della
Guardia
Nazionale
garanzia
del
popolo
e
del
re
se
trascureranno
la
scienza
delle
leggi
,
e
d
istruirsi
fin
dove
si
estende
il
reciproco
dritto
del
popolo
e
dell
imperante
saranno
ciechi
strumenti
egualmente
della
giustizia
e
della
ingiustizia
.
Fin
da
oggi
la
patria
dimanda
alla
gioventù
:
che
farai
un
giorno
per
me
?
Quale
storia
aggiungerai
a
quelle
,
onde
la
mia
grandezza
rifulge
?
Giovani
andate
a
raccogliere
nelle
scuole
le
gemme
ed
inghirlandate
la
fronte
della
nostra
madre
l
Italia
.
È
vero
:
spetta
al
governo
incoraggiare
le
scienze
e
le
arti
;
ma
deve
concorrervi
ancora
l
opera
de
cittadini
agiati
.
Un
governo
è
senza
dubbio
eccellente
allorché
progredisce
l
economia
sociale
del
paese
.
Noi
non
siamo
parteggiani
di
alcun
sistema
,
solo
facciamo
riflettere
che
i
due
primi
produttori
,
e
principali
obbietti
dell
economia
sono
agricoltura
ed
arti
.
Il
commercio
suppone
la
fecondità
;
perché
si
abbia
la
prima
e
si
realizzi
la
seconda
conviene
si
attivi
l
emulazione
dell
una
,
la
perfezione
delle
altre
.
L
esposizioni
annuali
delle
più
importanti
produzioni
agricole
ed
artistiche
sono
commendabili
,
le
onorificenze
sono
una
spinta
efficace
,
ma
non
conseguono
oggi
il
fine
completamente
.
La
classe
degli
agricoltori
è
la
classe
più
povera
e
più
disprezzata
,
quantunque
ella
sia
la
prima
produttrice
.
Manca
il
denaro
a
chi
volesse
industriarsi
a
migliorare
il
suo
fondo
.
Il
governo
pensi
soccorrerli
anticipandogliene
le
spese
da
rivalersene
dalle
derrate
;
formandosi
a
tale
oggetto
un
monte
in
ciascuno
de
comuni
a
benefizio
del
colono
più
industrioso
.
Vi
sono
degli
artigiani
che
potrebbero
avvanzarsi
nel
loro
mestiere
;
ma
la
loro
opera
è
disprezzata
perché
manca
di
quell
apparecchio
e
di
quei
finimenti
,
che
trovansi
ne
lavori
de
forestieri
.
I
cittadini
capitalisti
invece
d
impiegare
ad
usura
il
loro
denaro
con
discapito
notabilissimo
della
società
,
se
sono
amanti
del
lustro
della
loro
patria
aiutino
gli
artigiani
,
si
formi
una
società
ausiliatrice
di
essi
,
ed
orni
le
nostre
abitazioni
il
lavoro
dell
Italiano
,
ci
vesta
l
industriosa
mano
del
connazionale
.
Il
frutto
della
terra
esuberante
,
la
materia
grezza
che
supera
,
esca
da
nostri
porti
,
e
vi
entri
quella
che
a
noi
manca
,
e
sarà
più
il
denaro
che
entrerà
nella
penisola
,
che
quello
che
uscirà
;
poiché
di
derrate
abbondiamo
più
dello
straniero
:
ed
un
tempo
le
nostre
manifatture
saranno
ricercate
dalla
Francia
ed
invidiate
dalla
Gran
Brettagna
:
all
uopo
proporremo
di
tratto
in
tratto
al
diletto
popolo
taluni
progetti
economici
.
Se
all
egoismo
desolatore
succederà
la
filantropia
vera
non
finta
,
pratica
non
teorica
,
ne
fatti
non
già
ne
detti
,
Italia
si
dimenticherà
delle
lacrime
della
sua
vedovanza
e
giubilerà
al
riaprirsi
a
figli
suoi
un
era
di
prosperità
e
di
grandezza
.
ProsaGiuridica ,
Il
Duce
della
Repubblica
Sociale
Italiana
e
Capo
del
Governo
Visto
il
Decreto
18
aprile
1944-XXII
,
n
.
171
,
riguardante
la
istituzione
dell
'
Ispettorato
Generale
per
la
Razza
;
Sentito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
D
'
intesa
con
i
Ministri
dell
'
Interno
,
delle
Finanze
,
della
Giustizia
e
della
Cultura
Popolare
;
Decreta
:
Art
.
1
.
L
'
Ispettorato
Generale
per
la
Razza
ha
il
seguente
ordinamento
:
1
)
una
Direzione
Generale
da
cui
dipendono
l
'
Ufficio
degli
Affari
Generali
e
del
personale
,
l
'
Ufficio
Legislativo
,
applicazione
leggi
razziali
e
statistica
,
l
'
Ufficio
studi
,
l
'
Ufficio
propaganda
e
stampa
,
l
'
Ufficio
ragioneria
,
l
'
Ufficio
cassa
e
l
'
Ufficio
economato
;
2
)
Gabinetto
e
Segreteria
particolare
.
Art
.
2
.
Ai
servizi
dell
'
Ispettorato
si
provvede
con
personale
di
ruolo
nonché
con
personale
distaccato
e
collocato
fuori
ruolo
da
altre
Amministrazioni
dello
Stato
nei
limiti
previsti
per
ciascun
gruppo
e
grado
dell
'
unita
tabella
.
All
'
assunzione
di
personale
è
provveduto
su
proposta
dell
'
Ispettorato
Generale
per
la
Razza
con
decreto
del
Duce
d
'
intesa
con
il
Ministro
per
le
Finanze
,
mentre
per
il
distacco
o
il
collocamento
fuori
ruolo
di
personale
di
altre
Amministrazioni
sarà
provveduto
su
proposta
dell
'
Ispettorato
Generale
per
la
Razza
,
con
decreto
del
Duce
d
'
intesa
con
i
Ministri
Interessati
.
Art
.
3
.
Per
le
immissioni
nel
ruolo
di
gruppo
A
è
richiesta
la
laurea
conseguita
in
una
Università
o
in
un
istituto
superiore
.
Per
le
immissioni
nel
ruolo
di
Gruppo
B
è
richiesto
il
diploma
di
scuola
media
superiore
.
Per
le
immissioni
nel
ruolo
di
gruppo
C
è
richiesto
il
diploma
di
scuola
media
inferiore
.
Per
i
subalterni
è
richiesta
la
licenza
elementare
.
Art
.
4
.
L
'
Ispettore
Generale
per
la
Razza
attua
le
proprie
finalità
alla
periferia
,
a
mezzo
delle
Prefetture
.
Art
.
5
.
Alle
spese
relative
all
'
impianto
e
al
funzionamento
dell
'
Ispettorato
Generale
per
la
Razza
si
provvede
con
i
fondi
stanziati
in
apposito
capitolo
,
compreso
nel
bilancio
di
previsione
della
spesa
del
Ministero
delle
Finanze
,
alla
rubrica
"
Presidenza
del
Consiglio
dei
Ministri
"
.
Il
Ministro
delle
Finanze
è
autorizzato
ad
introdurre
,
con
propri
decreti
,
le
variazioni
di
bilancio
occorrenti
per
la
attuazione
del
presente
Decreto
.
Art
.
6
.
Il
presente
Decreto
ha
vigore
dal
giorno
della
istituzione
dell
'
Ispettorato
Generale
per
la
Razza
,
sarà
pubblicato
nella
"
Gazzetta
ufficiale
"
e
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
sarà
inserto
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
.
Quartier
Generale
,
addì
28
febbraio
1945-XXIII
.
Mussolini
Il
Ministro
per
l
'
Interno
:
Zerbino
Il
Ministro
per
le
Finanze
:
Pellegrini
Il
Ministro
per
la
Giustizia
:
Pisenti
Il
Ministro
per
la
Cultura
Popolare
:
Mezzasoma
V
.
Il
Guardasigilli
:
Pisenti
Tabella
2
Funzionari
di
gruppo
A
e
di
grado
non
inferiore
al
V
3
Funzionari
di
gruppo
A
e
di
grado
non
superiore
al
VI
4
Funzionari
di
gruppo
A
e
di
grado
VII
3
Funzionari
di
gruppo
A
e
di
grado
VIII
3
Funzionari
di
gruppo
A
e
di
grado
IX
3
Funzionari
di
gruppo
A
e
di
grado
X
e
XI
12
Funzionari
di
gruppo
B
15
impiegati
di
gruppo
C
6
impiegati
subalterni
StampaQuotidiana ,
L
'
autorità
politica
di
Milano
ha
creduto
di
dover
proibire
il
comizio
pro
Fiume
e
Dalmazia
italiana
ch
'
era
stato
annunciato
per
ieri
sera
alla
Scala
.
Sui
motivi
particolari
di
questo
provvedimento
il
lettore
troverà
notizie
in
altra
parte
del
giornale
.
Ciò
che
conta
è
il
motivo
generale
.
Si
temeva
che
la
manifestazione
non
potesse
svolgersi
pacatamente
,
che
le
diverse
opinioni
dell
'
una
e
dell
'
altra
parte
del
pubblico
venissero
a
cozzi
veementi
,
a
disordinate
esplosioni
.
In
altri
termini
si
temeva
una
ripetizione
,
forse
ancora
peggiorata
,
delle
brutalità
cui
assistemmo
con
incoercibile
disgusto
la
sera
di
sabato
,
quando
la
violenza
dei
partitanti
riuscì
a
prevalere
sulla
onesta
attenzione
degli
imparziali
e
a
sovvertire
le
tradizioni
di
civile
educazione
di
cui
Milano
si
vanta
.
Un
uomo
immacolato
che
aveva
dato
tutta
la
sua
vita
a
nobili
idee
e
il
suo
sangue
alla
patria
,
un
autorevole
rappresentante
del
popolo
che
fino
a
pochi
giorni
innanzi
era
stato
ministro
,
desiderava
,
com
'
era
suo
diritto
e
suo
dovere
,
spiegare
davanti
a
un
'
accolta
di
cittadini
,
in
quella
che
usava
chiamare
la
capitale
morale
d
'
Italia
,
le
cause
del
suo
dissenso
dal
Governo
e
le
sue
concezioni
della
guerra
e
della
pace
e
i
modi
in
cui
egli
credeva
necessario
garantire
al
popolo
reduce
di
trincea
una
pace
che
non
fosse
una
tregua
buona
soltanto
a
prender
fiato
per
ricominciare
l
'
eccidio
.
Alla
cittadinanza
che
con
incomparabile
fervore
aveva
applaudito
Wilson
egli
intendeva
dire
che
non
è
lecito
wilsoneggiare
nelle
parole
salvo
ad
esasperare
i
più
ciechi
odi
di
razza
e
metter
su
le
cataste
pei
nuovi
incendi
.
Con
patente
premeditazione
alcuni
iracondi
conculcarono
,
infierendo
contro
un
uomo
la
cui
superiorità
rende
ancora
più
imperdonabile
l
'
oltraggio
,
la
libertà
di
parola
:
proibirono
a
Leonida
Bissolati
di
dire
le
sue
verità
e
i
suoi
errori
,
sicuri
certo
di
domarlo
con
l
'
insulto
e
col
fischio
che
con
le
ragioni
e
i
fatti
.
Non
si
commettono
simili
sopraffazioni
senza
esporsi
alle
conseguenze
;
non
si
provoca
senza
suscitare
reazione
.
Una
parte
della
cittadinanza
non
intendeva
,
evidentemente
,
che
rimanesse
senza
risposta
la
violenza
fatta
a
Bissolati
e
che
si
falsasse
la
volontà
di
Milano
comparando
il
pacifico
e
plaudente
contegno
che
si
sperava
dal
pubblico
per
la
sera
di
martedì
con
la
gazzarra
che
s
'
era
voluta
inscenare
tre
sere
innanzi
e
interpretando
il
contrasto
come
una
prova
plebiscitaria
dell
'
annessionismo
integrale
dei
milanesi
.
Spieghiamo
senza
giustificare
.
Deploriamo
profondamente
che
per
timore
di
questa
rappresaglia
popolare
sia
stata
vietata
la
parola
,
iersera
,
anche
ad
uomini
a
cui
nessun
milanese
può
aver
pensato
senza
entusiastico
consenso
o
senza
accorato
rispetto
.
Doveva
parlare
un
oratore
di
Fiume
.
E
non
v
'
è
milanese
,
non
v
'
è
italiano
che
non
giudichi
superiore
ad
ogni
discussione
l
'
irredentismo
fiumano
.
Dovevano
parlare
un
oratore
di
Traù
e
uno
di
Spalato
,
ed
esporre
,
certamente
,
la
tesi
della
completa
annessione
dalmatica
:
tesi
che
non
è
la
nostra
,
ma
che
rispettiamo
perché
dissimile
dal
Patto
di
Londra
ove
la
Dalmazia
è
stroncata
in
due
ed
è
abbandonato
senza
alcuna
protezione
tutto
ciò
che
è
italiano
a
Traù
,
a
Spalato
,
a
Ragusa
,
a
Cattaro
corrisponde
almeno
a
un
concetto
organico
e
coerente
;
tesi
che
rispettiamo
vieppiù
quando
i
suoi
fautori
vengono
con
commosso
spirito
di
patria
da
quelle
terre
a
noi
per
farci
udire
il
loro
grido
di
dolore
.
Qualunque
debba
essere
il
confine
territoriale
,
quei
nostri
fratelli
ci
son
sacri
.
Qualunque
sia
la
volontà
nazionale
della
Dalmazia
,
v
'
è
però
,
fuori
d
'
ogni
contestazione
,
una
italianità
dalmatica
,
vi
è
una
piccola
,
ma
preziosa
minoranza
di
dalmati
italiani
.
Se
può
esser
revocato
in
dubbio
il
loro
diritto
di
chiedere
che
venga
con
-
giunta
all
'
Italia
una
terra
ove
in
immensa
maggioranza
vive
un
popolo
di
altra
razza
e
di
altra
volontà
che
chiede
di
governarsi
da
sé
,
è
certo
però
il
loro
diritto
di
chiedere
che
l
'
Italia
li
tuteli
,
che
non
li
abbandoni
senza
garanzie
,
che
siano
corretti
in
loro
favore
i
trattati
ufficiali
.
Che
questi
italiani
di
Fiume
e
di
Dalmazia
non
abbiano
potuto
dire
a
Milano
la
loro
sofferenza
e
la
loro
speranza
è
cosa
profondamente
triste
ed
iniqua
.
Il
loro
diritto
alla
parola
,
non
può
essere
stato
travolto
da
un
'
animosità
,
che
sarebbe
stolta
ed
infame
,
verso
i
nostri
fratelli
dalmatici
,
ma
dal
turbine
delle
nefaste
passioni
politiche
che
i
loro
troppo
zelanti
amici
vanno
scatenando
.
E
forse
la
loro
esperienza
non
sarà
stata
invano
.
Forse
essi
potranno
,
con
l
'
autorità
che
viene
dalla
lontananza
e
dal
dolore
,
persuadere
i
loro
amici
a
più
civili
costumi
politici
,
dimostrar
loro
il
danno
che
viene
alla
causa
nazionale
ed
alla
dalmatica
dal
tentativo
di
trasformare
Roma
e
Milano
in
due
Zagabrie
;
di
abbassare
il
nostro
paese
al
livello
di
quella
Jugoslavia
ove
anche
ieri
un
ministro
negava
perfino
il
diritto
italiano
su
Trieste
.
Della
grave
iattura
che
minaccia
al
paese
l
'
imperversare
di
queste
fazioni
noi
siamo
,
non
da
oggi
,
consapevoli
.
E
non
ci
rassegniamo
a
credere
che
il
frastuono
debba
a
lungo
sopprimere
ogni
volontà
di
meditazione
,
sopra
tutto
in
una
materia
,
come
questa
,
atta
come
nessun
'
altra
a
venir
discussa
alla
luce
calma
dei
dati
,
delle
date
,
della
geografia
,
della
storia
,
del
senno
politico
,
e
che
gl
'
ispiratori
della
parte
avversa
possano
non
presentire
il
peso
delle
responsabilità
cui
vanno
incontro
affocando
una
propaganda
senza
misura
che
falsifica
i
fatti
,
allucina
le
convinzioni
,
e
confonde
l
'
indiscutibile
rivendicazione
di
Fiume
con
le
rivendicazioni
di
Spalato
e
di
Traù
che
non
solo
tutti
sanno
escluse
dal
Patto
di
Londra
,
ma
che
nessuno
può
affermare
siano
oggi
prese
in
pratica
considerazione
dal
Governo
o
possano
essere
al
Governo
imposte
con
qualche
probabilità
di
attuazione
.
È
in
errore
chi
crede
che
il
disfattismo
sia
finito
con
la
vittoria
.
Consapevole
o
inconsapevole
,
lavora
praticamente
a
un
fine
disfattista
chi
fa
ciò
che
è
necessario
e
sufficiente
perché
nel
giorno
della
pace
questo
popolo
,
che
s
'
è
gloriosamente
battuto
e
ha
superbamente
vinto
e
che
ne
avrà
come
compenso
l
'
unità
nazionale
,
in
-
comparabili
confini
e
prestigio
internazionale
ovunque
e
in
ogni
modo
a
dismisura
accresciuto
,
sia
piombato
nella
morbosa
sensazione
della
disfatta
.
Chi
convince
il
popolo
italiano
della
necessità
,
della
possibilità
,
della
giustizia
di
un
programma
annessionistico
di
cui
la
realtà
dei
fatti
e
la
situazione
internazionale
non
ci
garantiscono
la
realizzazione
,
lavora
a
defraudarlo
della
coscienza
di
aver
vinto
,
la
quale
,
di
tutti
i
frutti
della
vittoria
,
è
il
più
prezioso
e
il
più
fecondo
.
,
I
giusti
e
gli
onesti
di
ogni
partito
dovrebbero
,
non
meno
che
gli
uomini
di
governo
,
sentire
l
'
imminenza
e
la
serietà
di
questo
pericolo
,
nel
quale
sono
inclusi
ed
impliciti
molti
altri
.
Per
conto
nostro
,
continueremo
imperturbati
la
nostra
strada
,
sdegnosi
di
una
falsa
e
momentanea
popolarità
della
quale
non
esaminammo
gli
auspici
quando
ci
dichiarammo
antigermanici
prima
della
Marna
e
quando
non
barcollammo
dopo
Caporetto
.
L
'
Italia
che
chiedeva
Trento
e
Trieste
,
che
ancora
tre
mesi
fa
ripeteva
questi
due
nomi
come
le
parole
di
un
ideale
supremo
compensatore
di
ogni
sacrificio
,
sembrerebbe
oggi
,
a
prestar
fede
a
certi
gridi
,
non
aver
quasi
attribuito
pregio
di
difficoltà
e
di
gloria
a
queste
conquiste
ed
essersi
battuta
per
le
Alpi
Dinariche
e
aver
considerato
come
pace
transattiva
e
parecchista
quella
che
realizzasse
il
sogno
secolare
dei
suoi
giusti
confini
.
Non
ci
lasceremo
stordire
da
questo
tumulto
.
Condannando
,
da
qualunque
parte
vengano
,
l
'
intolleranza
e
il
disordine
,
vogliamo
perseverare
nel
nostro
costume
di
chiedere
e
ricambiare
rispetto
per
le
opinioni
liberamente
e
ragionevolmente
professate
,
di
non
scompagnare
la
fermezza
nel
pensare
dalla
temperanza
e
dalla
civile
moderazione
nell
'
esprimere
il
nostro
pensiero
.
Su
questi
tristi
fatti
di
cronaca
vorremmo
stendere
l
'
oblio
.
Ci
chiama
un
còmpito
più
alto
e
più
proficuo
:
il
còmpito
di
documentare
con
le
ragioni
e
coi
fatti
che
ancora
è
necessario
esporre
il
programma
di
pace
che
noi
crediamo
utile
e
giusto
per
l
'
Italia
.