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IL CLERO ITALIANO ( - , 1861 )
StampaPeriodica ,
La religione non è nata da ’ fatti , né la sua forma essenziale esterna è l ’ effetto di una complicazione d ’ eventi , o il risultato del concerto de ’ pensieri degli uomini ; essa è il parto della mente di Dio , e da Lui l ’ organizzazione del suo eterno regime fu esclusivamente costituita . In nulla dipende da ’ fatti umani il suo prestigio . Che ci venite dunque a dire che il cattolicismo unica vera religione , che è il cristianesimo nella sua purezza sia per essere oscurato da ’ fatti de ’ suoi ministri , e che fra breve il protestantesimo s ’ impossesserà d ’ Italia ? Nel secolo XIX queste puerili asserzioni , questi panici timori , questa confusione di ciò che è divino con quello che è umano ? Che importa al cattolicismo che Italia le sia fedele ; come qual male ridonda alla divinità che l ’ uomo si perda ? L ’ uno si estende al di là dell ’ Europa , l ’ altra è glorificata nella sua giustizia . Ma di grazia chi è questo clero reazionario che tanto avversa alla causa italiana ? Non è certamento quello che imbrandì le armi e la sostenne col sangue ; non è l ’ episcopato in gran parte della Sicilia ; non sono i vescovi delle Puglie che spedirono indirizzi a Vittorio Emanuele , o scrissero lettere pastorali per inculcare la libertà e l ’ unione italiana a ’ loro sudditi ; non è il vescovo di Striano che tanto si è distinto a seguire il movimento dell ’ Italia meridionale ; non sono i vescovi dell ’ alta Italia i quali già governano i fedeli , stando il libero regime del Re Galantuomo . Si riduce dunque tutta la colpa a quelli i quali sono passivi , cioè che non hanno presa parte alcuna nell ’ azione . Eppure quanto c ’ illudiamo ! Essi sono i più utili alla causa italiana . Dico primamente sono passivi . Sì tali sono . Signori miei , via le dicerie e le immaginazioni . Un governo libero e forte è un governo sapiente che non si fa accalappiare dagli allarmi di chi cerca suscitare tumulti perché non è contento del governo . Oh quanti sono i mascherati ! I fatti dove sono ? Noi non crediamo alle ciarle , poca fede deve prestarsi a qualche penna venduta allo straniero : dove sono i processi , dove sono le condanne , dove è la flagranza , dov ’ è la congiura scoperta la quale abbia a capo ( non già quattro o cinque preti ignoranti , qualche monaco indegno di portare l ’ abito religioso e qualche altro , che si è dimenticato della sua divina missione ) ma che abbia a capo almeno la decima parte de ’ vescovi e del clero , per dirsi che il clero avversa il progresso sociale ? Ma noi vi dicevamo : essi sono utili alla causa italiana . Signori miei giornalisti , invece di destare sdegni senza scopo animate piuttosto il popolo italiano ad attendere a ’ suoi veri interessi , a procurare il proprio bene , la prosperità del paese ... oh quanto meglio adempirebbero essi alla loro missione ; e si toglierebbero mille ostacoli . O la nostra causa è giusta o è ingiusta : se è giusta a che vi serve l ’ azione di tutto il clero ? il coagire tutto il clero a concorrervi con l ’ azione sarebbe un volere a forza un appoggio dal sacerdozio , quasi che noi Italiani non l ’ avessimo nella nostra causa medesima ; fate supporre che noi dubitiamo della giustizia de ’ nostri sforzi e andiamo mendicando titoli e colori dal clero ; come in alcuni passati governi la scuola febroniana attuata nel sistema amministrativo del culto prendeva ipocritamente le sembianze di zelo per la Chiesa e pel cattolicismo . E non vedete che la passività del clero , la sua inerzia è una tacita espressione che dichiara che non prende azione contraria , poiché non entra nel punto dommatico , o morale , quanto avviene nelle trasformazioni sociali nel solo punto di vista governativo ? Se fosse altrimenti avrebbe ben fatta sentire la sua energica parola ; avrebbe con pari zelo e coraggio esposto il petto alle spade , il capo alla mannaia . E se vedete che noi pure infimi nel cattolicesimo alziamo la voce contro i fogli anticattolici , contro i libri perversi , contro i seducenti sofisti ; lo è perché amiamo che la causa italiana non venga ad essere disonorata da essi . Signori miei , non tocchiamo il cattolicismo , altrimenti Iddio ci spezzerà le spade . Voi ci parlate delle azioni della corte romana . Ma se voi stessi separate re da papa , come ora volete confondere papa con re ? Che chiede il Papa ? La sua indipendenza . La indipendenza del Pontefice è necessaria non solo a tutt ’ i cattolici , ma principalmente all ’ Italia . Un potere che sia giudice de ’ sovrani e de ’ sudditi è il più grande perno della transazione democratica , che è la Costituzione . Vorremmo che pacata la mente de ’ nostri lettori vi riflettesse . Voltaire stesso la credeva necessaria a tutta l ’ umanità . Nel Medioevo l ’ autorità del Papa salvò l ’ Italia , e salvò l ’ Europa dalla tirannia degl ’ imperatori . Eccovi un nemico de ’ papi e del cattolicismo che ne fa testimonianza . “ L ’ interesse del genere umano ” egli dice “ esige un freno che trattenga certi principi e che ponga al sicuro la vita del popolo : questo della religione avrebbe potuto per effetto di un generale consentimento essere in mano de ’ papi . Quei primi pontefici prendendo parte nelle temporali dispute per acchetarle , avvertendo i popoli ed i re de ’ loro doveri , riprendendo i loro delitti , riserbando le scomuniche per i grandi attentati , avrebbero dovuto essere riguardati come imagini di Dio sulla terra . Niun nuovo principe osava dirsi sovrano , né poteva essere riconosciuto dagli altri principi senza la permissione del Papa . ” Ecco il fondamento della storia del Medioevo . Italiani , il vessillo del cattolicismo è la bandiera della vera libertà : la croce ; stringetevi intorno a questa e vostre saranno le vittorie . L ’ episcopato vi benedirà , e registrerà i vostri nomi come de ’ più cari suoi figli , se correndo alla difesa della libertà nazionale con uno sguardo cruccioso caccerete lungi da voi i seducenti vostri nemici , gl ’ inverecondi apostati della religione degli avi nostri . Iddio benedirà i vostri sentimenti patriottici se sono secondo gli ordini di sua Provvidenza .
ProsaGiuridica ,
Il Ministro dell ' Interno Visto l ' art . 11 del decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 126 convertito nella legge 2 giugno 1939 , n . 739 , sul trattamento dei beni ebraici ; Visto il decreto 27 marzo 1939 , n . 665 , che ha approvato lo Statuto dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ; Vista la legge 19 dicembre 1940 , n . 1994 , riguardante modifiche alla legge di guerra in materia di beni appartenenti a sudditi nemici ; Visto il decreto legislativo in data 4 gennaio 1944 , n . 2 , contenente modifiche alle disposizione riguardanti i beni e le aziende ebraiche di cui al predetto decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 126; Visto l ' art . 17 della legge 16 giugno 1939 , n . 942 , riguardante la requisizione dei beni espropriati dalle esattorie e rimasti invenduti al secondo incanto ; Visto il decreto legislativo del Duce 31 marzo 1944-XXII , n . 109 , che approva lo Statuto e il regolamento dell ' Ente ; Visto il decreto ministeriale 15 settembre 1944 , n . 685 , relativo all ' adeguamento del trattamento tributario per i beni gestiti dall ' Ente ; Ritenuta la necessità di modificare lo statuto dell ' Ente per disporre l ' istituzione del posto di Direttore Generale onde meglio assicurare il funzionamento dell ' Ente ; Visto il decreto legislativo del Duce 8 ottobre 1943-XXII e 18 gennaio 1944-XXII , N ; 41 , relativi alla sfera di competenza ed al funzionamento degli organi di Governo ; Decreta : Art . 1 . Lo Statuto dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare in seno al decreto legislativo del Duce 31 marzo 1944-XXII , n . 109 , è sostituito da quello annesso al presente provvedimento , composto di numero 18 articoli . Il presente decreto entra in vigore nel giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale d ' Italia e sarà previa registrazione alla Corte dei Conti ratificato dal Consiglio dei Ministri ed inserto , munito del sigillo dello Stato , nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti . Posta Civile 316 , addì 30 dicembre 1944-XXIII . Il Ministro : Pellegrini V . Il Guardasigilli : Pisenti – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Statuto dell ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare [ … ] Art . 7 . Il Consiglio di Amministrazione ha tutti i poteri per il funzionamento dell ' Ente . Esso delibera un apposito regolamento interno da approvarsi dal Ministro per le Finanze , per stabilire le norme di assunzione e di stato giuridico ed il trattamento economico , a qualsiasi titolo , di attività e di quiescenza del personale . Designa al Ministro per le Finanze , per la nomina , il Direttore Generale dell ' Ente e ne fissa la retribuzione . Il Consiglio di Amministrazione è convocato dal Presidente il quale ne da tempestivo avviso ai Consiglieri ed ai Sindaci effettivi . Il Direttore Generale assiste alle riunioni del Consiglio di Amministrazione con voto consultivo ed è tenuto ad esprimere in ogni deliberazione il proprio parere che deve essere trascritto nel relativo verbale . Per la validità delle deliberazioni occorre l ' intervento di almeno 5 componenti . Le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta di voti : in caso di parità prevale il voto del Presidente . Art . 8 . Il Consiglio di Amministrazione nomina nel suo seno la Giunta esecutiva , determinandone le attribuzioni e i poteri . La Giunta è composta di cinque membri fra i quali il Presidente . Il Direttore Generale assiste alle riunioni della Giunta con voto consultivo ed è tenuto ad esprimere in ogni deliberazione il proprio parere che deve essere trascritto nel relativo verbale . Funge da Segretario della Giunta esecutiva il segretario del Consiglio di Amministrazione . La Giunta esecutiva è convocata dal Presidente , il quale dà tempestivo avviso ai membri ed ai sindaci effettivi . Per la validità delle sue deliberazioni occorre la presenza di almeno tre membri compreso fra essi il Presidente e , in caso di assenza o legittimo impedimento , il Vice Presidente . Le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta di voti . Art . 9 . La Giunta esecutiva delibera sulle operazioni per le quali sia stata delegata dal Consiglio di amministrazione e dentro i limiti della delegazione stessa . Non possono essere delegate alla Giunta le deliberazioni : a ) sulla formazione del bilancio ; b ) sul conferimento di deleghe alle mansioni dell ' Ente quando le deleghe non sono limitate a singole gestioni , specificatamente indicate , di determinati beni o aziende , ma si riferiscono , invece , a mansioni che vengono genericamente affidate ad un delegato per intere circoscrizioni territoriali . Le deliberazioni della Giunta sono comunicate al Consiglio nella prima seduta successiva . [ … ] Art . 14 . Il Direttore Generale che dura in carica tre anni e può essere anche riconfermato , regge gli uffici dell ' Ente e ne ha la responsabilità verso il Presidente . Esercita pertanto tutti i necessari controlli e propone al Presidente i provvedimenti da adottare nei confronti del personale e dell ' andamento del servizio . [ … ] [n.d.r . gli articoli del precedente regolamento dal n.14 al 17 restano invariati ma vengono rinumerati da 15 a 18 ] Il Ministro per le Finanze : Pellegrini
GLI INDIFFERENTI ( - , 1934 )
StampaQuotidiana ,
Con tale titolo , ebbe qualche fortuna editoriale alcuni anni fa un romanzo italiano . Non si tratta di ciò . Gli « indifferenti » , nella espressione più integrale della parola , sono i compagni socialisti italiani del sud - est della Francia , i quali se ne fregano del loro partito nella più fascistica delle maniere . Il Comitato direttivo ha un bel lanciare degli appelli periodici ; questi cadono completamente nel vuoto , cioè fra individui sordi come una campana , muti come pesci , addormentati come marmotte . Leggete e commovetevi se ne siete ancora capaci , in questi tempi duri per tutti , ma catastrofici per quel po ' di « pus » che è rimasto in circolazione oltre le patrie frontiere . La circolare « riservata » è in data 1° novembre u . s . : « I due appelli dell ' Esecutivo Federale e della Direzione del Partito in merito alla « Quindicina della Tessera e quella della Stampa » non hanno avuto eco alcuna fra le Sezioni ed i compagni nostri . Lo assenteismo il più completo e l ' indifferenza la più assoluta hanno fatto riscontro al nostro richiamo . « Mentre precedentemente la Segreteria Federale era affollata di richieste per assemblee , e riunioni di propaganda ; ed ammirabile ne era l ' attività dei compagni in ogni località ; per la quindicina della tessera e della stampa , nessuna sezione , ad eccezione di Marsiglia , ha sentito il dovere di adunarsi in assemblea o di convocare riunioni di propaganda . « A quanto pare fra i compagni si è fatta strada l ' idea della inutilità della propaganda del partito , o del dovere di dare forza attiva all ' azione singola delle Sezioni o Gruppi nostri . « La Segreteria è pure a conoscenza che raramente il Bollettino Federale viene portato a conoscenza dei compagni ; per cui si domanda se vale ancora la pena di farne la pubblicazione ; come pure domanda ai compagni se credono veramente di avere compiuto interamente il loro dovere di socialisti e di rivoluzionari , disinteressandosi , come essi fanno , dell ' azione nostra di Partito » . Dopo queste constatazioni ultrafallimentari si potrebbe chiudere decentemente la bottega , se non ci fosse il solito gruppo dei professionali che ci vive sopra .
FIUME E WILSON ( - , 1919 )
StampaQuotidiana ,
La maggiore trepidazione dell ' anima italiana , in questi giorni di sospeso destino , è per Fiume . In questo nome si placano tutte le discordie e convergono tutte le speranze . Che Fiume sia città in maggioranza italiana e irremovibilmente risoluta a non tollerare usurpazione straniera è un dato di fatto cui debbono ormai tutti , e in parte anche i jugoslavi , inchinarsi . Le statistiche comunali di dicembre 1918 migliorano , ma non rovesciano le risultanze della statistica magiara di otto anni or sono , secondo la quale a 24.000 italiani non potevano opporsi che circa 14.000 fra serbo - croati e sloveni . Perfino l ' inclusione di Sussak , se per Sussak s ' intende non già il vasto comune croato di Sussak - Tersatto ma il sobborgo fiumano di Oltreponte , lascerebbe gl ' italiani in maggioranza di circa 6000 . Ma più ancora del numero conta l ' ardore di questi italiani , lo slancio irrefrenabile con cui fin dal 30 ottobre invocarono la patria che li aveva sacrificati a non sappiamo quale necessità politica e ancora oggi la invocano , decisi ad ottenerla contro qualsiasi violenza di padroni o illecita intrusione di terzi . Ma non occorre insistere . La conoscenza della volontà di Fiume è ormai così vittoriosamente diffusa che più nessuno pensa di soggiogare questa città alla Croazia , contro la quale essa combatté tutte le sue lotte storiche . Perché dunque si tarda a consacrarne il diritto di autodecisione ? perché si coltivano espedienti intermedii e si propone d ' istituire Fiume col suo angusto territorio in Stato neutro e sovrano , staccato dalla Jugoslavia e dall ' Italia ? Tale proposito si attribuisce sopra tutto all ' Inghilterra e all ' America , a Lloyd George ed a Wilson . Anche a Wilson , a colui che con incomparabile eloquenza sostenne il diritto dei popoli di disporre della loro sorte . Le malignità di retroscena che si narrarono per spiegare alcune inesplicabili opposizioni al diritto di Fiume non possono toccare quest ' uomo . Se ancora egli crede che la libertà di Fiume debba essere manomessa , che il principio generale di cui egli si fece mallevadore debba subire un ' infrazione forse più grave di ogni altra , perché ferirebbe in pari tempo un piccolo popolo uscito di schiavitù e un grande popolo vincitore , diviene necessario pensare che questa impressionante infedeltà debba giustificarsi con alti e imperiosi motivi . Ma a tale presunzione logica non sa dare risposta soddisfacente nessuna analisi dei fatti . Riconosciuto che la maggioranza di Fiume è italiana e d ' italiano volere , solo tre generi di ostacoli possono intralciare l ' adempimento delle deduzioni logiche e morali che discendono dalle premesse . Si può obbiettare in primo luogo che l ' Italia ufficiale non chiese Fiume nel trattato concluso a Londra in aprile 1915 . È l ' obbiezione diplomatica . Si può obbiettare in secondo luogo che occorre ai jugoslavi e agli altri popoli dell ' interno un libero sbocco adriatico . E l ' obbiezione economica . Si può obbiettare in terzo e ultimo luogo che per la solidità della pace futura è necessario giungere a un compromesso fra italiani e jugoslavi , sicché né gli uni né gli altri realizzino integralmente il programma massimo nazionale , e , pur essendo , com ' è giusto , favorita l ' Italia , sia data in qualche punto soddisfazione alla tracotante rivale . È l ' obbiezione politica . Non spenderemo parole sull ' obbiezione diplomatica . È superfluo dire al Presidente Wilson , non sospetto di ortodossia diplomatica e di bigotto ossequio pei trattati segreti , che il documento di Londra , qualunque cosa esso valga , val meno della volontà di Fiume e dell ' Italia e che sarebbe cosa da Antico Testamento punire il popolo italiano e il popolo fiumano perché quattr ' anni or sono alcuni diplomatici italiani e russi , inglesi e francesi , per motivi che ora è inutile ricercare , non iscrissero quella partita nel libro del nostro credito nazionale . Più seria può sembrare l ' obbiezione economica . E non staremo a ripetere ciò che ormai da tutti si conosce sulla compartecipazione relativamente scarsa della Jugoslavia al traffico di Fiume . Non ritorneremo sulla dimostrazione incontestabile che porta naturale dell ' Austria , della Boemia , della Slovenia è Trieste meglio che Fiume . Non enumereremo ancora una volta i sei , o nove , o dodici sbocchi adriatici che rimarranno ai jugoslavi anche senza Fiume . E per comodità di discussione ammetteremo senz ' altro che Fiume , già collegata col sistema ferroviario medieuropeo ed egregiamente attrezzata , sia in condizione di privilegio : che del suo porto abbiano necessità i jugoslavi e tutti gli altri . Ma forse l ' Italia nega ai jugoslavi ed agli altri il porto di Fiume ? forse essa si batte per il monopolio dei docks anzi che per la libertà dei cittadini ? aspira a intascare trenta danari o non piuttosto a salvare trentamila anime di suoi fratelli ? Se v ' è coscienza nazionale non annerita dal ferro e dal carbone né ingiallita dall ' oro , questa è la coscienza nazionale italiana . Nessuno ha ancora dimostrato che non sia possibile dar Fiume all ' Italia , impegnando l ' Italia a rispettare tutte le servitù di transito che si riterranno necessarie e a considerare quel porto come bene comune , a tener quella porta spalancata per tutti i popoli . Nessuno ha ancora dimostrato che l ' idealismo wilsoniano non andrebbe in malora se ai criteri strategici degli antichi imperialismi militareschi e sciabolatori si sostituissero i criteri economici e portuali dei nuovi imperialismi plutocratici e accaparratori . Se è iniquo che i popoli seguano le sorti delle linee offensive e difensive e delle teste di ponte , non è meno iniquo che siano spartiti secondo le ubicazioni dei giacimenti minerari e gli assi dei sistemi ferroviari e fluviali . Il porto di Fiume sia di tutti ; ma l ' anima di Fiume non può essere che nostra . L ' obbiezione politica è la più importante . Se non che , maturamente esaminata , si volge proprio contro quelli che vorrebbero giovarsene per imporre una soluzione ibrida del problema di Fiume . Si vuole un compromesso per far sì che gradatamente , nella convinzione del reciproco sacrificio , s ' attenuino i rancori fra italiani e jugoslavi e divenga possibile una pacifica convivenza sul comune mare . Ma in nessun luogo un compromesso è più difficile , in nessun luogo un mezzo termine è più pericoloso che a Fiume . Si pensi a questo misero e soffocato staterello neutro fra Italia e Jugoslavia , a questo minuscolo vaso di coccio fra i due vasi di bronzo . Forse che col non risolvere il quesito lo si cancella ? forse che , dichiarata Fiume città sovrana , cesseranno di vivere e di lottare entro le sue mura italiani e slavi ? Gli uni e gli altri sentiranno la precarietà del provvedimento ; gli uni e gli altri cercheranno di assicurare la loro piccola patria alla loro grande patria . Le lotte ch ' erano già aspre diverranno crudeli . Probabilmente il primo e ultimo atto del Parlamento fiumano consisterebbe in una formale deliberazione di annessione all ' Italia . Se la città è sovrana , nessuno può impedirle di esercitare la sovranità abdicando . Se il territorio italiano sarà confinante con quello di Fiume , quale forza umana potrà radicare i pali dell ' arbitrario confine ? quale Società delle Nazioni potrà accollarsi un compito da Santa Alleanza e consacrare col sangue lo statu quo ? Ovvero supponiamo che l ' Italia giunga soltanto all ' Arsa o al Monte Maggiore o ai Caldiera , che una striscia di territorio jugoslavo sia , come una spada , tra Fiume e l ' Italia . E questo il modo di metter pace fra l ' Italia e Jugoslavia ? si farà la conciliazione col filo della spada ? O supponiamo infine che questo futile e grottesco statu quo , simile a quelli che il concerto europeo decretava nei Balcani , si prolunghi per mesi e per anni . Ma l ' Italia farà quanto è in lei per attrarre le merci e gli uomini verso Trieste e cercherà amici dovunque ; e dovunque cercherà amici la Jugoslavia perché la prosperità di Fiume soffochi Trieste . Mentre le cittadinanze che vivranno in vista di queste e di quelle banchine si tenderanno le braccia , la rivalità fra i due porti diverrà spietata e feroce , poiché la prosperità di Trieste rinfocolerebbe l ' irredentismo italiano di Fiume , mentre la vittoria del porto di Fiume avviverebbe l ' irredentismo sloveno nell ' Istria italiana . E questa la pace giusta ? è questa la pace duratura ? Noi ricordiamo il fervore , che anche all ' ospite parve favoloso , con cui Wilson fu accolto in Italia . In quel delirio quasi idolatrico v ' era gratitudine pel suo intervento di guerra e fede nel suo intervento di pace . Ancora una volta , in quest ' appassionata vigilia , ci rivolgiamo a lui perché egli ricordi che una giusta e saggia soluzione del problema di Fiume è una insostituibile pietra angolare della pace e che Fiume città libera e neutra , s ' egli voglia un istante riflettere su questi nostri ragionamenti , è una soluzione senza giustizia e senza saggezza . Anzi , non è affatto una soluzione . E un fiacco espediente dilatorio destinato a perpetuare la discordia .
UN MESE DOPO ( - , 1919 )
StampaQuotidiana ,
La simpatia cordiale , sebbene non esente di preoccupazioni , con cui la massima parte del paese ha assistito finora all ' impresa fiumana è dovuta sopra tutto a una causa d ' ordine positivo e ad una d ' ordine negativo . Positivamente , la rivendicazione di Fiume è tra quelle sui cui gl ' Italiani hanno un animo solo e una sola volontà : non potevano dunque mostrarsi sentimentalmente severi verso quei figlioli prodighi che tradirono la disciplina formale per asserire una disciplina d ' amore . Negativamente , divenne chiaro dopo i primi giorni d ' ansietà che i liberatori di Fiume sapevano destramente mantenere un difficile equilibrio sull ' orlo precipitoso in cui erano costretti a muoversi . Non provocarono conflitti cruenti nella città occupata , non salparono verso la Dalmazia né valicarono la linea d ' armistizio , non aggredirono gli Alleati , non mossero verso nessun Isonzo e nessun Rubicone , non dichiararono guerra agli Slavi , ma anzi edotti da un più vicino esame della realtà e saggiamente immemori degli oltraggi sanguinosi che usavano scagliare contro i popoli vicini pronunciarono quell ' augurio alla « fraternità italo - croata » che ai « rinunciatari » era rinfacciato come un tradimento . Le loro parole furono spesso , nei proclami e nei discorsi , smisurate , ma le azioni rimasero sostanzialmente misurate e sobrie . Sicché gl ' Italiani che vogliono l ' unità della patria e desiderano l ' annessione di Fiume , mentre non vogliono né nuove guerre esterne né guerre civili e non desiderano che Fiume annetta l ' Italia , vedendo coincidere la passione dei volontari con quella dell ' intero popolo e non contrastare troppo tragicamente i loro atti coi postulati della pace e dell ' ordine , preferirono considerare il lento svolgersi di quel fatto con un cauto ottimismo che non escludeva e non esclude le soluzioni concilianti e benefiche a tutte le parti in causa . Senonché s ' è compiuto già il mese , ed ancora non si scioglie il nodo . La crisi morale che travaglia gli spedizionari di Fiume e i loro più intimi amici nell ' interno del Regno , provoca , come non era difficile prevedere , una recrudescenza di non meditate parole . Un mese , quando l ' equilibrio è così paradossalmente instabile , è già un lungo lasso di tempo , né qui si tratta di quelle provvisorietà che possono adagiarsi nel definitivo . Passare all ' attacco oltre le linee d ' armistizio i volontari non possono , anche perché sentono che l ' unanimità del paese non li seguirebbe di là da Fiume ; cedere alla voce della coscienza che impone la subordinazione alla legge non vogliono . Stretti fra l ' uscio dell ' inazione forzosa e il muro dell ' intransigente puntiglio personale , i più accesi si sfogano in fantasie che dal colpo di mano salterebbero al colpo di Stato . Alcuni episodi profondamente deplorevoli sembrano rinfocolare queste folli propagande . Non v ' è nessuna giustificazione per quelli che hanno sbarcato a Fiume , ove , come il Comando stesso confessava , non mancavano armi e munizioni per una difesa contro improbabili attacchi slavi , il carico del Persia destinato all ' Estremo Oriente . Non v ' è nessuna giustificazione per il generale Ceccherini che , trascurando i doveri del grado e osando perfino giustificare l ' arbitrio con l ' altro arbitrio di una lettera al Re , ha portato l ' esempio di una nefasta insubordinazione in una città ove formicolavano già gli ufficiali autodecisionari e non v ' era bisogno di nuove reclute altolocate . Questi nuovi incidenti farebbero pensare a mire e ad ubbie che ben poco han da vedere con Fiume . A buon conto , il condottiero dei Fasci adunati a congresso ha detto a Firenze ed ha stampato a Milano queste testuali parole : « Dobbiamo occuparci delle elezioni perché qualunque cosa si faccia è sempre buona regola di stringersi insieme , di non bruciare i vascelli dietro di sé . Può essere che in questo mese di ottobre le cose precipitino in un ritmo così frenetico da rendere quasi superfluo il fatto elettorale . Può essere , invece , che le elezioni si svolgano . Dobbiamo essere pronti anche a questa seconda eventualità » . E ’ vero che lo stesso oratore , nello stesso discorso , aveva definito la dittatura militare uno spauracchio d ' invenzione governativa ; ma ciò non toglie che le sue parole , se avessero un senso , significherebbero l ' augurio della dittatura e di una manomissione militare dell ' Italia . Non prendiamo tragicamente queste manifestazioni , che ascriviamo a irruenta foga oratoria , sapendo bene che tra il dire e il fare c ' è di mezzo il mare . Tuttavia anche le parole sono , a modo loro , azioni ; e né parole di questo calibro né atti come quelli del Persia e del generale Ceccherini giovano all ' educazione del paese ed alla valutazione della nostra maturità politica nel mondo . Gli spiriti assennati e previdenti dovrebbero por mente al troppo contrabbando che , a loro insaputa , vorrebbe passare sotto la bandiera tricolore spiegata da mani quasi sempre inconsapevoli e pure su mercanzie non sempre pure . Molti , fuori d ' Italia , compiacendosi del grido : Fiume ! Fiume ! , pensano invece alla Germania da vendicare , al Baltico da conquistare pel pangermanismo risorgente , ai trattati da stracciare , al disordine da propagare altrove in servizio dei vinti ora che la repubblica dei Soviet pare agonizzante , alla rivoluzione da sobillare in Italia perché strozzi in fasce la vittoria giacché non fu possibile deprecarne la nascita con le convulsioni del '17 e con le manovre abortive del ‘18 . Altri poi , confondendo il loro grido con quello di chi mosse verso il Quarnaro per un impeto di candido amore , chiedono , chiedendo Fiume , la testa di un ministero o di un ministro ; e v ' è chi pensa con malcelata amarezza alla smobilitazione come alla fine di prebende acquisite cui non è agevole la rinunzia : chi a volontà elettorali da soffocare sapendo che dacché furono convocati i Comizi le suggestioni anarcoidi hanno i giorni contati ; chi finalmente alle fortune da trafugare intatte profittando di un parapiglia che renda irriti e nulli prestito forzoso e riforma tributaria . Non è credibile che uomini come Gabriele D ' Annunzio e i suoi amici , anche se non ben provvisti di freni inibitori nelle pubbliche manifestazioni , non si sentano scorati da questo tanfo . In un mese la spedizione di Fiume , raggiunto pienamente il suo scopo dimostrativo , s ' è andata svuotando di significato internazionale . L ' Italia tutta ad una voce reclama Fiume , ma tutta ad una voce , e con l ' esplicito consenso di quelli che parteggiano pei volontari , respinge una soluzione violenta che metterebbe l ' Italia fuori della Conferenza e della Società delle Nazioni ove essa siede fra gli arbitri . Tutto il mondo è ormai d ' accordo nel ritenere che la questione di Fiume debba essere risoluta con soddisfazione dell ' Italia , salva restando la suscettibilità personale di Wilson . Ma Wilson e le sue suscettibilità passano ; Fiume e l ' Italia e la loro volontà restano . In queste condizioni la persistenza dei volontari non giova a Fiume ma la compromette , non giova all ' Italia ma la espone alle cortesi minacce che l ' Inghilterra , con l ' aria di smentirle , pienamente conferma . Al fondo dell ' atto appassionato di un mese fa , esaurito il suo senso internazionale , può finire per restare nient ' altro che un fondo limaccioso di politica interna . Noi crediamo nel patriottismo di Gabriele D ' Annunzio e dei suoi amici . Fummo con D ' Annunzio nella crisi dell ' intervento e ammirammo le sue gesta stupende di guerra come sempre avevamo ammirato lo splendore di cui egli accrebbe le patrie lettere . Perciò gli parliamo a cuore aperto . Vivendo in un ' atmosfera esaltata ed ardente egli non percepisce la voce accorata , sebbene ancora sommessa , con cui tutto ciò che v ' è di più nobile e di più consapevolmente responsabile nella coscienza del paese lo invita a non approfondire la ferita ch ' egli ha inferta alla compagine dell ' esercito , all ' organismo più essenziale della nostra potenza e della nostra resistenza . Ma non dovrebbe rimaner sordo all ' ammonimento che gli giunse dal vincitore di Vittorio Veneto , dal generale Caviglia ; dovrebbero impressionarlo le disapprovazioni , tacite o esplicite , di altri fra quelli che più potentemente contribuirono al trionfo delle armi italiane . Crediamo nella sete di gloria del soldato - poeta e nel suo raffinato senso estetico che lo deve rendere ansioso di evitare il pericolo che l ' impresa di settembre perda ogni sua bellezza e degeneri nella scura turbolenza del litigio personale e fazioso . Crediamo anche nel buon senso che raramente si scompagna dall ' altezza d ' ingegno . Se qualcuno davvero fosse così stolto da susurrare all ' orecchio di D ' Annunzio il nome del Rubicone , egli non potrebbe che sorridere alla vana lusinga . L ' indifferenza del paese verso consimili minacce è fatta d ' incredulità . Se il proposito si delineasse , il popolo balzerebbe come un solo uomo . Chi farneticasse oggi , in Italia , di violenze liberticide non conseguirebbe certo la grandezza di Cesare . Condannato al supplizio del ridicolo , non si alzerebbe nemmeno sino alla gloria infame di Catilina .
L'AMMONIMENTO ( - , 1919 )
StampaQuotidiana ,
Giova sperare che i legionari di Fiume o a dir meglio coloro che vorrebbero snaturare gli scopi della loro sedizione patriottica e portarli , oltre Fiume , ad avventurose stravaganze nelle quali essi avrebbero le beffe e la patria il danno , prendano atto dell ' atteggiamento assunto dall ' opinione pubblica italiana non appena fu possibile divulgare i loro nuovi propositi e gl ' inizi di attuazione . Non è affatto esagerato dire che un coro unanime di riprovazione s ' è levato da un capo all ' altro d ' Italia . Quasi tutti disapprovano la degenerazione dell ' impresa in quanto nuoce gravemente ai fini di politica estera e d ' integrazione territoriale ; ma tutti quelli che hanno senso di responsabilità la deplorano vivacemente , con cordoglio e con sdegno , in quanto spezza o mira a spezzare il cardine stesso dello Stato e dell ' unità e dell ' indipendenza nazionale : che è appunto la disciplina militare , infirmata dalle sobillazioni del Comando di Fiume , sconsacrata dal pronunciamento dell ' ammiraglio Millo , che ha creduto di servire la patria e il Re abiurando il suo giuramento di obbedienza alla patria e al Re . Pochissime , insignificanti , estremamente fiacche e tortuose sono le difese . Qualche interessato vuol far credere che i dannunziani si mossero a queste prodezze perché era imminente l ' attuazione del progetto Tittoni , il quale sacrifica , essi dicono , la massima parte della Dalmazia senza raggiungere una soddisfacente soluzione del problema di Fiume . Sia detto senza eufemismi che questa accusa è contraria alla verità . Il progetto di Tittoni , dal momento in cui Wilson lo respinse , non è mai stato vicino all ' attuazione , la nostra situazione adriatica è ancora tutta quanta in forse , e i recenti sviluppi della politica europea ed americana presenterebbero probabilità di equi miglioramenti , se le impulsive violenze dei « condottieri » non paralizzassero ogni volontà di giuste transazioni . Comunque , sia o non sia il progetto Fittoni prossimo ad essere attuato , spetta al paese , al Parlamento , al Governo del Re accettarlo o respingerlo , sanzionarlo o annullarlo . L ' Italia ha per capitale Roma , non Fiume , né Zara ; è governata dal suo popolo , non da una congiura che cuoce di dover chiamare militare a chiunque ricordi che il lealismo dell ' esercito nazionale fu da Novara a Vittorio Veneto , attraverso Custoza e Caporetto , il più augurale palladio della nostra fortuna , il più sicuro sostegno d ' Italia durante l ' avversità . Altri , turbati dal pericolo di corresponsabilità intollerabili , tentano di nascondere il sole con le cinque dita , di negare l ' evidenza dei detti e dei fatti e dei propositi confessi . Pretendono ( senza nemmen l ' ombra di una dimostrazione almeno indiziaria ) che le notizie dell ' altra sponda siano tendenziose e allarmiste . Ebbene , no . È inutile tergiversare quando i propositi di « propagare l ' incendio » e di far cominciare « il bello » furono dal Comando di Fiume propalati e vantati fin dalla metà di settembre , e poi sempre nel sèguito , tranne quella parentesi di sagge parole che ingannarono , senza addormentarli , quanti sperarono che la carità di patria e la saggezza fossero nei volontari di Ronchi più forti della faziosità senza legge . Non serve sofisticare quando i detti e i fatti e gli scritti di D ' Annunzio e di Millo sono sulle bocche di tutti . Non ha senso smentire quando quelli stessi che smentiscono conobbero e volentieri ripeterono le parole di colore non oscuro preferite dal Comando di Fiume . Queste scarse e inefficaci eccezioni non fanno che confermare la regola . La regola è , nella stampa e nell ' opinione pubblica , la deplorazione dei fatti e dei propositi manifestati a Fiume e a Zara , sopra tutto in quanto mandano in aria la disciplina dell ' esercito e della flotta e staccano la forza armata dal corpo della patria , facendone un moncherino convulso . Vi sono giornali , non sospetti di malanimo verso i legionari e i loro capi , che nello sfruttamento socialista dello spauracchio imperialista vedono una , e non l ' ultima , fra le cause della catastrofe elettorale del 16 novembre . Vi sono altri che sanno quanto l ' infatuazione sciovinista abbia nociuto ai fini di politica estera dell ' Italia ed al conseguimento di una giusta pace adriatica . I legionari di Fiume o , a dir meglio , i loro capi se lo tengano per detto . Ancora sono in tempo per far prevalere il bene che vogliono all ' Italia sul male che vorrebbero arrecarle , per farsi assolvere delle cattive intenzioni con l ' astenersi dalle pessime azioni .
IL SANGUE FRATERNO ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Tre anni e mezzo di guerra contro il nemico secolare , sacrifici inenarrabili , una vittoria senza eguale , due anni di torbido e febbrile armistizio con tumulti , ire , miserie , amarezze di ogni genere . Finalmente il 12 novembre la pace è scritta . Quasi tutti gl ' italiani , e tutti gli stranieri a una voce la proclamano degna della vittoria . L ' Austria - Ungheria degli Absburgo è una morta senza resurrezione , i Jugoslavi che mirarono all ' Isonzo si ritraggono dietro il crinale delle Alpi Giulie ; Gorizia , Trieste , Pola , tutta l ' Istria , Zara son nostre ; Fiume è libera . Nell ' inevitabile dibattito gli Slavi cedono cinquecentomila loro fratelli all ' Italia , l ' Italia cede . poche decine di migliaia d ' italiani al vicino , ma li vuole protetti con effettive garanzie . Il 12 novembre pareva il principio di nuova storia , la data iniziale della pace e della ricostruzione . Ed ecco la nuova storia . Ecco la pace e la ricostruzione . Un figlio dell ' Italia , glorioso per opere scritte ed agite , esige che la sua gloria sia sopra a tutte le leggi e la sua volontà personale stia sopra ai Trattati . Egli rifiuta di sanzionare il Trattato di Rapallo sanzionato dal Governo , dai due rami del Parlamento , dal Re ; insulta ; minaccia ; semina lo spirito di sedizione fra le truppe dell ' esercito patrio e fra le unità della marina nazionale ; accoglie trionfalmente i marinai che gli portano in dono navi di cui non erano i padroni ; tollera che i suoi legionari versino il sangue fraterno ; respinge le lusinghe , le preghiere , le supplicazioni di tutto un popolo che sta quasi ai suoi piedi implorando che un figlio prediletto risparmi alla patria un lutto ed un ' onta incancellabili per sempre . Finalmente alla dichiarazione di blocco egli risponde con una dichiarazione di guerra in piena regola contro il Governo d ' Italia . Il sangue scorre ed è sangue italiano , di commilitoni che furono allo stesso fuoco e patirono le stesse ferite . D ' Annunzio pubblica un bollettino di guerra , in cui l ' esercito d ' Italia è chiamato l ' esercito avversario e dove , come dopo un ' azione contro lo straniero implacabile , il Comando di Fiume si vanta che le sue perdite siano « certamente di gran lunga inferiori a quelle subite dall ' avversario » . Ma l ' « avversario » marciava il più spesso con l ' ordine : avanti senza sparare ! Lo spettacolo è orrendo , e l ' animo se ne ritrae sbigottito . A Fiume , in questa che era l ' ultimogenita fra le città sacre dell ' Italia e per due anni di passione diventò la più cara , furono adunate armi contro l ' Italia ! Da Fiume si dirama un comunicato , il secondo di D ' Annunzio , anche più incredibile del primo , in cui gli alpini costretti a un duro dovere sono oltraggiati come ubriachi e gli ufficiali di marina sono vituperati come assassini e l ' Italia è trattata da un italiano con lo stesso stile che adoperavano i tedeschi , nei tempi del loro più truce orgoglio , contro gli spregevoli nemici . Prova di insania più lampante di quella che offre questo secondo bollettino di guerra civile non potrebbe né desiderarsi dai malvagi né temersi dai buoni . Gli occhi stessi non reggono alla lettura di queste intollerabili cronache . Quale spirito puro avrà la forza di commuovere l ' anima di Gabriele D ' Annunzio ? di persuadergli che non è umiliazione e vergogna , ma gloria suprema alzare bandiera bianca davanti all ’ « avversario » , quando l ' avversario è la patria ?
StampaPeriodica ,
La civilizzazione del popolo è la conseguenza di sua istruzione . Sinora il popolo è stato manodotto con l ’ esempio e con l ’ entusiasmo , oggi è chiamato a concorrere al grande edifizio della restaurazione italiana col senno e col braccio . Guai se sarà soverchiato da una casta , o sperperato dalla influenza molteplice degli utopisti . Popolo napoletano , è tuo retaggio il discernimento . La Grecia civilizzatrice di Europa che diede leggi a ’ popoli liberi , per mantenersi in libertà , spediva qui i suoi figli ; essi furono gli avi tuoi . Il sangue greco si confuse col sangue latino ; la Magna Grecia col Lazio addivenne una sola famiglia di eroi e di sapienti . Tu puoi vantare anzi di ogni altra parte d ’ Italia più grandi uomini , e in numero maggiore , e sino nell ’ ultima classe ricordi un uomo , che fé tremare lo straniero , e con la parola reggere da sovrano la moltitudine sollevata nel pieno del suo furore . Gli aurei secoli di Napoli ritorneranno se con efficacia il saggio governo attuerà il progetto della istruzione , e il popolo corrisponderà . Cessi la servile imitazione nelle arti , il genio d ’ inventare è il carattere esclusivamente del popolo italiano ; giovani , istruitevi e sarete padri di nuove invenzioni . La natura è indefinitivamente modificabile , sono inesauribili i suoi tesori , li scuopre l ’ istruzione . Che dirà lo straniero ? L ’ Italia sa imbrandire solamente la spada per distruggere , non sa edificare su i frantumi aborriti ed abbellirsi ? Alle guerre succede spesso l ’ ignoranza , da questa prende motivo il dispotismo per dominare ; l ’ Arabo guerriero e capo di religione brutale vietava a ’ suoi seguaci l ’ istruirsi per corroborare la sua autocrazia . E che ? sul terreno della libertà combatterete per un concetto del quale ignorate la natura ? I giovani che compongono l ’ eletto ceto della Guardia Nazionale garanzia del popolo e del re se trascureranno la scienza delle leggi , e d ’ istruirsi fin dove si estende il reciproco dritto del popolo e dell ’ imperante saranno ciechi strumenti egualmente della giustizia e della ingiustizia . Fin da oggi la patria dimanda alla gioventù : che farai un giorno per me ? Quale storia aggiungerai a quelle , onde la mia grandezza rifulge ? Giovani andate a raccogliere nelle scuole le gemme ed inghirlandate la fronte della nostra madre l ’ Italia . È vero : spetta al governo incoraggiare le scienze e le arti ; ma deve concorrervi ancora l ’ opera de ’ cittadini agiati . Un governo è senza dubbio eccellente allorché progredisce l ’ economia sociale del paese . Noi non siamo parteggiani di alcun sistema , solo facciamo riflettere che i due primi produttori , e principali obbietti dell ’ economia sono agricoltura ed arti . Il commercio suppone la fecondità ; perché si abbia la prima e si realizzi la seconda conviene si attivi l ’ emulazione dell ’ una , la perfezione delle altre . L ’ esposizioni annuali delle più importanti produzioni agricole ed artistiche sono commendabili , le onorificenze sono una spinta efficace , ma non conseguono oggi il fine completamente . La classe degli agricoltori è la classe più povera e più disprezzata , quantunque ella sia la prima produttrice . Manca il denaro a chi volesse industriarsi a migliorare il suo fondo . Il governo pensi soccorrerli anticipandogliene le spese da rivalersene dalle derrate ; formandosi a tale oggetto un monte in ciascuno de ’ comuni a benefizio del colono più industrioso . Vi sono degli artigiani che potrebbero avvanzarsi nel loro mestiere ; ma la loro opera è disprezzata perché manca di quell ’ apparecchio e di quei finimenti , che trovansi ne ’ lavori de ’ forestieri . I cittadini capitalisti invece d ’ impiegare ad usura il loro denaro con discapito notabilissimo della società , se sono amanti del lustro della loro patria aiutino gli artigiani , si formi una società ausiliatrice di essi , ed orni le nostre abitazioni il lavoro dell ’ Italiano , ci vesta l ’ industriosa mano del connazionale . Il frutto della terra esuberante , la materia grezza che supera , esca da ’ nostri porti , e vi entri quella che a noi manca , e sarà più il denaro che entrerà nella penisola , che quello che uscirà ; poiché di derrate abbondiamo più dello straniero : ed un tempo le nostre manifatture saranno ricercate dalla Francia ed invidiate dalla Gran Brettagna : all ’ uopo proporremo di tratto in tratto al diletto popolo taluni progetti economici . Se all ’ egoismo desolatore succederà la filantropia vera non finta , pratica non teorica , ne ’ fatti non già ne ’ detti , Italia si dimenticherà delle lacrime della sua vedovanza e giubilerà al riaprirsi a ’ figli suoi un ’ era di prosperità e di grandezza .
ProsaGiuridica ,
Il Duce della Repubblica Sociale Italiana e Capo del Governo Visto il Decreto 18 aprile 1944-XXII , n . 171 , riguardante la istituzione dell ' Ispettorato Generale per la Razza ; Sentito il Consiglio dei Ministri ; D ' intesa con i Ministri dell ' Interno , delle Finanze , della Giustizia e della Cultura Popolare ; Decreta : Art . 1 . L ' Ispettorato Generale per la Razza ha il seguente ordinamento : 1 ) una Direzione Generale da cui dipendono l ' Ufficio degli Affari Generali e del personale , l ' Ufficio Legislativo , applicazione leggi razziali e statistica , l ' Ufficio studi , l ' Ufficio propaganda e stampa , l ' Ufficio ragioneria , l ' Ufficio cassa e l ' Ufficio economato ; 2 ) Gabinetto e Segreteria particolare . Art . 2 . Ai servizi dell ' Ispettorato si provvede con personale di ruolo nonché con personale distaccato e collocato fuori ruolo da altre Amministrazioni dello Stato nei limiti previsti per ciascun gruppo e grado dell ' unita tabella . All ' assunzione di personale è provveduto su proposta dell ' Ispettorato Generale per la Razza con decreto del Duce d ' intesa con il Ministro per le Finanze , mentre per il distacco o il collocamento fuori ruolo di personale di altre Amministrazioni sarà provveduto su proposta dell ' Ispettorato Generale per la Razza , con decreto del Duce d ' intesa con i Ministri Interessati . Art . 3 . Per le immissioni nel ruolo di gruppo A è richiesta la laurea conseguita in una Università o in un istituto superiore . Per le immissioni nel ruolo di Gruppo B è richiesto il diploma di scuola media superiore . Per le immissioni nel ruolo di gruppo C è richiesto il diploma di scuola media inferiore . Per i subalterni è richiesta la licenza elementare . Art . 4 . L ' Ispettore Generale per la Razza attua le proprie finalità alla periferia , a mezzo delle Prefetture . Art . 5 . Alle spese relative all ' impianto e al funzionamento dell ' Ispettorato Generale per la Razza si provvede con i fondi stanziati in apposito capitolo , compreso nel bilancio di previsione della spesa del Ministero delle Finanze , alla rubrica " Presidenza del Consiglio dei Ministri " . Il Ministro delle Finanze è autorizzato ad introdurre , con propri decreti , le variazioni di bilancio occorrenti per la attuazione del presente Decreto . Art . 6 . Il presente Decreto ha vigore dal giorno della istituzione dell ' Ispettorato Generale per la Razza , sarà pubblicato nella " Gazzetta ufficiale " e , munito del sigillo dello Stato , sarà inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti . Quartier Generale , addì 28 febbraio 1945-XXIII . Mussolini Il Ministro per l ' Interno : Zerbino Il Ministro per le Finanze : Pellegrini Il Ministro per la Giustizia : Pisenti Il Ministro per la Cultura Popolare : Mezzasoma V . Il Guardasigilli : Pisenti Tabella 2 Funzionari di gruppo A e di grado non inferiore al V 3 Funzionari di gruppo A e di grado non superiore al VI 4 Funzionari di gruppo A e di grado VII 3 Funzionari di gruppo A e di grado VIII 3 Funzionari di gruppo A e di grado IX 3 Funzionari di gruppo A e di grado X e XI 12 Funzionari di gruppo B 15 impiegati di gruppo C 6 impiegati subalterni
StampaQuotidiana ,
L ' autorità politica di Milano ha creduto di dover proibire il comizio pro Fiume e Dalmazia italiana ch ' era stato annunciato per ieri sera alla Scala . Sui motivi particolari di questo provvedimento il lettore troverà notizie in altra parte del giornale . Ciò che conta è il motivo generale . Si temeva che la manifestazione non potesse svolgersi pacatamente , che le diverse opinioni dell ' una e dell ' altra parte del pubblico venissero a cozzi veementi , a disordinate esplosioni . In altri termini si temeva una ripetizione , forse ancora peggiorata , delle brutalità cui assistemmo con incoercibile disgusto la sera di sabato , quando la violenza dei partitanti riuscì a prevalere sulla onesta attenzione degli imparziali e a sovvertire le tradizioni di civile educazione di cui Milano si vanta . Un uomo immacolato che aveva dato tutta la sua vita a nobili idee e il suo sangue alla patria , un autorevole rappresentante del popolo che fino a pochi giorni innanzi era stato ministro , desiderava , com ' era suo diritto e suo dovere , spiegare davanti a un ' accolta di cittadini , in quella che usava chiamare la capitale morale d ' Italia , le cause del suo dissenso dal Governo e le sue concezioni della guerra e della pace e i modi in cui egli credeva necessario garantire al popolo reduce di trincea una pace che non fosse una tregua buona soltanto a prender fiato per ricominciare l ' eccidio . Alla cittadinanza che con incomparabile fervore aveva applaudito Wilson egli intendeva dire che non è lecito wilsoneggiare nelle parole salvo ad esasperare i più ciechi odi di razza e metter su le cataste pei nuovi incendi . Con patente premeditazione alcuni iracondi conculcarono , infierendo contro un uomo la cui superiorità rende ancora più imperdonabile l ' oltraggio , la libertà di parola : proibirono a Leonida Bissolati di dire le sue verità e i suoi errori , sicuri certo di domarlo con l ' insulto e col fischio che con le ragioni e i fatti . Non si commettono simili sopraffazioni senza esporsi alle conseguenze ; non si provoca senza suscitare reazione . Una parte della cittadinanza non intendeva , evidentemente , che rimanesse senza risposta la violenza fatta a Bissolati e che si falsasse la volontà di Milano comparando il pacifico e plaudente contegno che si sperava dal pubblico per la sera di martedì con la gazzarra che s ' era voluta inscenare tre sere innanzi e interpretando il contrasto come una prova plebiscitaria dell ' annessionismo integrale dei milanesi . Spieghiamo senza giustificare . Deploriamo profondamente che per timore di questa rappresaglia popolare sia stata vietata la parola , iersera , anche ad uomini a cui nessun milanese può aver pensato senza entusiastico consenso o senza accorato rispetto . Doveva parlare un oratore di Fiume . E non v ' è milanese , non v ' è italiano che non giudichi superiore ad ogni discussione l ' irredentismo fiumano . Dovevano parlare un oratore di Traù e uno di Spalato , ed esporre , certamente , la tesi della completa annessione dalmatica : tesi che non è la nostra , ma che rispettiamo perché dissimile dal Patto di Londra ove la Dalmazia è stroncata in due ed è abbandonato senza alcuna protezione tutto ciò che è italiano a Traù , a Spalato , a Ragusa , a Cattaro corrisponde almeno a un concetto organico e coerente ; tesi che rispettiamo vieppiù quando i suoi fautori vengono con commosso spirito di patria da quelle terre a noi per farci udire il loro grido di dolore . Qualunque debba essere il confine territoriale , quei nostri fratelli ci son sacri . Qualunque sia la volontà nazionale della Dalmazia , v ' è però , fuori d ' ogni contestazione , una italianità dalmatica , vi è una piccola , ma preziosa minoranza di dalmati italiani . Se può esser revocato in dubbio il loro diritto di chiedere che venga con - giunta all ' Italia una terra ove in immensa maggioranza vive un popolo di altra razza e di altra volontà che chiede di governarsi da sé , è certo però il loro diritto di chiedere che l ' Italia li tuteli , che non li abbandoni senza garanzie , che siano corretti in loro favore i trattati ufficiali . Che questi italiani di Fiume e di Dalmazia non abbiano potuto dire a Milano la loro sofferenza e la loro speranza è cosa profondamente triste ed iniqua . Il loro diritto alla parola , non può essere stato travolto da un ' animosità , che sarebbe stolta ed infame , verso i nostri fratelli dalmatici , ma dal turbine delle nefaste passioni politiche che i loro troppo zelanti amici vanno scatenando . E forse la loro esperienza non sarà stata invano . Forse essi potranno , con l ' autorità che viene dalla lontananza e dal dolore , persuadere i loro amici a più civili costumi politici , dimostrar loro il danno che viene alla causa nazionale ed alla dalmatica dal tentativo di trasformare Roma e Milano in due Zagabrie ; di abbassare il nostro paese al livello di quella Jugoslavia ove anche ieri un ministro negava perfino il diritto italiano su Trieste . Della grave iattura che minaccia al paese l ' imperversare di queste fazioni noi siamo , non da oggi , consapevoli . E non ci rassegniamo a credere che il frastuono debba a lungo sopprimere ogni volontà di meditazione , sopra tutto in una materia , come questa , atta come nessun ' altra a venir discussa alla luce calma dei dati , delle date , della geografia , della storia , del senno politico , e che gl ' ispiratori della parte avversa possano non presentire il peso delle responsabilità cui vanno incontro affocando una propaganda senza misura che falsifica i fatti , allucina le convinzioni , e confonde l ' indiscutibile rivendicazione di Fiume con le rivendicazioni di Spalato e di Traù che non solo tutti sanno escluse dal Patto di Londra , ma che nessuno può affermare siano oggi prese in pratica considerazione dal Governo o possano essere al Governo imposte con qualche probabilità di attuazione . È in errore chi crede che il disfattismo sia finito con la vittoria . Consapevole o inconsapevole , lavora praticamente a un fine disfattista chi fa ciò che è necessario e sufficiente perché nel giorno della pace questo popolo , che s ' è gloriosamente battuto e ha superbamente vinto e che ne avrà come compenso l ' unità nazionale , in - comparabili confini e prestigio internazionale ovunque e in ogni modo a dismisura accresciuto , sia piombato nella morbosa sensazione della disfatta . Chi convince il popolo italiano della necessità , della possibilità , della giustizia di un programma annessionistico di cui la realtà dei fatti e la situazione internazionale non ci garantiscono la realizzazione , lavora a defraudarlo della coscienza di aver vinto , la quale , di tutti i frutti della vittoria , è il più prezioso e il più fecondo . , I giusti e gli onesti di ogni partito dovrebbero , non meno che gli uomini di governo , sentire l ' imminenza e la serietà di questo pericolo , nel quale sono inclusi ed impliciti molti altri . Per conto nostro , continueremo imperturbati la nostra strada , sdegnosi di una falsa e momentanea popolarità della quale non esaminammo gli auspici quando ci dichiarammo antigermanici prima della Marna e quando non barcollammo dopo Caporetto . L ' Italia che chiedeva Trento e Trieste , che ancora tre mesi fa ripeteva questi due nomi come le parole di un ideale supremo compensatore di ogni sacrificio , sembrerebbe oggi , a prestar fede a certi gridi , non aver quasi attribuito pregio di difficoltà e di gloria a queste conquiste ed essersi battuta per le Alpi Dinariche e aver considerato come pace transattiva e parecchista quella che realizzasse il sogno secolare dei suoi giusti confini . Non ci lasceremo stordire da questo tumulto . Condannando , da qualunque parte vengano , l ' intolleranza e il disordine , vogliamo perseverare nel nostro costume di chiedere e ricambiare rispetto per le opinioni liberamente e ragionevolmente professate , di non scompagnare la fermezza nel pensare dalla temperanza e dalla civile moderazione nell ' esprimere il nostro pensiero . Su questi tristi fatti di cronaca vorremmo stendere l ' oblio . Ci chiama un còmpito più alto e più proficuo : il còmpito di documentare con le ragioni e coi fatti che ancora è necessario esporre il programma di pace che noi crediamo utile e giusto per l ' Italia .