StampaQuotidiana ,
Erano
le
19
del
giorno
otto
settembre
quando
giunse
la
notizia
della
conclusione
dell
'
armistizio
;
furono
ascoltate
tutte
le
trasmissioni
radiofoniche
.
Da
quel
momento
la
vigilanza
fu
rinforzata
e
una
sentinella
fu
posta
anche
di
notte
davanti
alla
camera
di
Mussolini
.
L
'
ispettore
che
aveva
la
direzione
dei
servizi
di
sorveglianza
appariva
sempre
più
preoccupato
.
La
truppa
aveva
accolto
la
dichiarazione
di
armistizio
senza
eccessivo
entusiasmo
.
Giungevano
le
prime
notizie
da
Roma
sulla
fuga
del
re
,
di
Badoglio
,
sull
'
iniziato
sfacelo
di
tutte
le
Forze
armate
e
dell
'
intera
Nazione
.
Il
cosiddetto
"
telegrafo
del
fante
"
funzionava
senza
interruzione
.
Il
giorno
dieci
alle
ore
20
Mussolini
scese
nella
sala
e
aperse
la
radio
.
Il
caso
volle
che
captasse
la
stazione
radio
-
trasmittente
di
Berlino
,
e
Mussolini
udì
chiaramente
questa
notizia
datata
da
Algeri
e
che
diceva
:
«
Il
Quartier
generale
alleato
annuncia
ufficialmente
che
fra
le
condizioni
dell
'
armistizio
è
contemplata
la
consegna
di
Mussolini
agli
alleati
»
.
Si
accese
una
discussione
.
Uno
degli
astanti
disse
:
«
Una
notizia
del
genere
è
già
stata
data
,
ma
poi
Londra
l
'
ha
successivamente
smentita
»
.
Mussolini
era
invece
convinto
che
la
notizia
corrispondesse
a
verità
.
Egli
era
deciso
a
non
consegnarsi
"
vivo
"
agli
Inglesi
e
soprattutto
agli
Americani
.
Il
comandante
dei
carabinieri
,
che
era
stato
prigioniero
degli
Inglesi
in
Egitto
e
pareva
che
profondamente
li
odiasse
,
disse
al
Duce
:
«
Un
'
ora
prima
che
ciò
accada
sarete
avvertito
e
potrete
fuggire
:
ve
lo
giuro
sulla
testa
del
mio
unico
figliuolo
»
.
Queste
parole
,
pronunciate
con
accento
sincero
e
accompagnate
da
lacrime
,
esprimevano
il
sentimento
dell
'
uomo
,
ma
chi
garantiva
che
fattori
dell
'
ultimo
minuto
non
sarebbero
intervenuti
?
C
'
erano
fra
i
guardiani
molti
giovani
che
non
nascondevano
la
loro
simpatia
per
Mussolini
,
ma
ve
n
'
erano
quattro
o
cinque
,
dallo
sguardo
sfuggente
e
torbido
,
che
avevano
l
'
aspetto
interno
ed
esterno
dei
sicari
.
Il
giorno
undici
settembre
tutte
le
notizie
e
le
voci
che
giungevano
da
Roma
indicavano
che
la
confusione
era
al
colmo
,
mentre
procedeva
l
'
occupazione
di
tutto
il
territorio
da
parte
delle
truppe
tedesche
.
Nella
mattinata
,
i
comandanti
del
distaccamento
del
Gran
Sasso
scesero
all
'
Aquila
,
dove
ebbero
una
lunga
conferenza
col
locale
Prefetto
e
non
meno
lunghe
comunicazioni
telefoniche
col
capo
della
Polizia
,
rimasto
ancora
al
Viminale
.
Circa
le
condizioni
dell
'
armistizio
,
nulla
di
preciso
:
ma
la
capitolazione
imposta
era
stata
accettata
.
Molte
versioni
furono
date
sullo
svolgersi
degli
avvenimenti
nei
giorni
7
e
8
settembre
.
La
più
attendibile
è
la
seguente
.
È
il
rapporto
di
uno
che
ha
visto
e
vissuto
.
Eccolo
:
«
Il
giorno
7
settembre
nel
tardo
pomeriggio
il
generale
americano
Taylor
,
giovane
e
aitante
,
accompagnato
da
un
vecchio
colonnello
pure
americano
,
giungeva
a
palazzo
Caprara
,
dentro
un
'
autoambulanza
,
provenendo
da
Gaeta
,
ove
era
stato
sbarcato
da
un
monitore
italiano
.
«
Lo
riceve
il
mio
informatore
che
già
sapeva
di
questa
visita
e
ne
avverte
prima
il
gen
.
Roatta
,
che
dichiara
di
non
voler
parlare
con
il
suddetto
generale
,
poi
il
generale
Rossi
,
sottocapo
di
S
.
M
.
generale
,
che
pure
si
rifiuta
(
solito
giuoco
delle
responsabilità
...
)
,
infine
lo
riceve
il
generale
Carboni
,
che
richiede
al
suo
capo
di
S
.
M
.
la
carta
con
la
dislocazione
delle
forze
italiane
e
tedesche
nella
zona
di
Roma
.
«
Il
generale
americano
si
mostra
vivamente
irritato
dall
'
attesa
cui
è
costretto
prima
di
essere
ricevuto
dal
generale
Carboni
»
.
«
Il
colloquio
si
prolunga
per
oltre
tre
ore
.
Pare
che
Carboni
facesse
presente
chiaramente
che
le
FF
.
AA
.
italiane
avrebbero
potuto
tenere
fronte
a
quelle
tedesche
nella
zona
di
Roma
non
più
di
cinque
ore
.
Il
generale
Taylor
ribatte
invece
che
il
generale
Castellano
,
firmando
l
'
armistizio
il
3
settembre
,
aveva
fatto
apparire
la
piena
efficienza
delle
FF
.
AA
.
italiane
contro
quelle
tedesche
,
affermando
che
con
il
concorso
anglo
-
americano
per
quanto
riguardava
la
zona
di
Roma
ed
anche
senza
di
questo
,
sia
a
Roma
come
in
alta
Italia
i
Tedeschi
sarebbero
stati
battuti
nettamente
,
o
quanto
meno
messi
in
gravi
difficoltà
,
tanto
da
considerare
la
situazione
italiana
risolta
ai
fini
della
guerra
degli
"
alleati
"
.
«
In
base
a
ciò
,
temendo
Eisenhower
che
gli
Italiani
potessero
ancora
cambiare
opinione
e
costituire
,
come
infatti
avrebbero
costituito
,
ancora
un
validissimo
aiuto
per
i
Germanici
,
pretese
la
immediata
firma
il
3
settembre
,
cui
Castellano
aderì
,
dati
i
poteri
di
cui
era
dotato
.
«
Taylor
si
convince
dell
'
esposizione
del
generale
Carboni
e
dopo
un
pranzo
,
che
sembra
sia
stato
molto
lauto
secondo
le
tradizioni
delle
mense
dello
S
.
M
.
da
me
sperimentate
,
si
recano
insieme
da
Badoglio
nella
sua
abitazione
ove
si
svolge
un
lungo
colloquio
durato
fino
alle
tre
della
notte
.
«
Badoglio
incarica
il
generale
Taylor
di
fare
chiaramente
presenti
le
difficoltà
in
cui
le
FF
.
AA
.
italiane
si
sarebbero
trovate
con
un
annuncio
prematuro
dell
'
armistizio
e
rimangono
d
'
accordo
che
prima
del
16
settembre
nessuna
azione
in
tal
senso
doveva
essere
fatta
.
«
Non
si
sa
per
quale
ragione
il
generale
americano
e
il
suo
aiutante
non
siano
partiti
prima
delle
ore
16
dell'8
settembre
,
in
un
aereo
speciale
della
R
.
Aeronautica
(
il
mio
informatore
fornì
loro
gli
abiti
borghesi
per
recarsi
all
'
aeroporto
)
.
«
L
'
annuncio
dell
'
armistizio
sorprese
il
generale
americano
mentre
era
in
viaggio
.
«
Perché
allora
il
generale
Eisenhower
aveva
a
lui
commesso
questa
missione
?
«
Dopo
l
'
annuncio
dell
'
armistizio
da
parte
,
italiana
alle
ore
20
viene
comunicato
alle
truppe
lo
stato
di
emergenza
.
«
Il
gen
.
Roatta
dentro
una
autoblinda
del
R
.
E
.
col
suo
aiutante
ten
.
col
.
Fenazzi
si
rifugia
a
palazzo
Caprara
ove
,
a
notte
inoltrata
,
lo
raggiungono
i
principali
esponenti
dello
S
.
M
.
«
Alle
4
del
mattino
viene
dato
ordine
dal
generale
Carboni
,
uscito
pallido
da
un
colloquio
con
Badoglio
,
che
si
trovava
al
Ministero
della
Guerra
,
che
il
corpo
d
'
armata
motocorazzato
doveva
sganciarsi
e
ripiegare
su
Tivoli
.
«
Il
suo
capo
di
S
.
M
.
gli
fa
presente
l
'
impossibilità
di
eseguire
tale
ordine
senza
compromettere
le
sorti
delle
unità
già
in
parte
impegnate
o
a
contatto
coi
Tedeschi
.
«
Carboni
risponde
che
a
Tivoli
si
trovava
il
re
e
tale
argomento
convince
tutti
.
L
'
ordine
scritto
viene
firmato
dal
generale
De
Stefanis
,
unico
rimasto
,
alle
ore
5-6
del
mattino
.
Carboni
scompare
fino
alla
sera
del
9
.
Le
truppe
si
trovano
in
una
tragica
alternativa
di
ordini
e
contrordini
.
Calvi
assume
il
comando
del
Corpo
d
'
Armata
e
conferma
l
'
ordine
,
che
viene
eseguito
.
«
La
sera
del
9
si
ripresenta
Carboni
che
è
del
parere
di
trattare
coi
Tedeschi
.
Inizio
delle
trattative
e
intervento
Caviglia
.
Rottura
delle
trattative
durante
il
mattino
del
10
.
Carboni
decide
di
combattere
.
Nuovo
intervento
Calvi
.
Carboni
scompare
.
«
Le
truppe
si
sbandano
.
Altri
generali
fuggono
e
si
travestono
.
«
Alle
ore
17
dell'8
settembre
il
generale
De
Stefanis
riceveva
una
telefonata
dal
Gabinetto
di
Badoglio
che
gli
comunicava
di
recarsi
subito
al
Quirinale
in
sostituzione
del
generale
Roatta
che
si
trovava
impegnato
presso
il
Maresciallo
Kesselring
in
colloquio
di
normale
carattere
operativo
.
«
Il
generale
De
Stefanis
telefonava
al
Quirinale
per
accertarsi
di
tale
invito
sembrandogli
strana
questa
chiamata
urgente
al
palazzo
del
re
e
gli
veniva
confermata
.
«
Alle
17,30
giungeva
al
Quirinale
ed
apprendeva
che
era
stato
convocato
un
segretissimo
Consiglio
della
Corona
.
«
Quasi
improvvisamente
si
trovò
quindi
in
una
sala
in
presenza
del
re
.
Erano
con
lui
convocati
:
Badoglio
,
Acquarone
,
Ambrosio
,
Sorice
,
Sandalli
,
De
Courten
,
Guariglia
.
Sembra
esclusa
la
presenza
del
generale
Carboni
.
«
Badoglio
prende
la
parola
e
informa
che
data
la
situazione
disperata
,
il
re
li
aveva
convocati
per
avere
il
loro
parere
.
«
Alle
meraviglia
che
si
manifestava
sui
volti
dei
presenti
,
Ambrosio
informava
che
dal
3
settembre
era
stato
firmato
un
armistizio
con
gli
Anglo
-
Americani
,
armistizio
del
quale
leggeva
le
clausole
,
e
che
gli
Anglo
-
Americani
avevano
dato
improvviso
annuncio
di
esso
contrariamente
alle
previsioni
.
«
Tanto
per
opportuna
conoscenza
ai
capi
di
S
.
M
.
dell
'
Esercito
,
Marina
,
Aeronautica
.
Guariglia
protesta
per
non
essere
stato
informato
della
avvenuta
firma
.
De
Stefanis
fa
ogni
riserva
,
data
l
'
assenza
di
Roatta
,
che
egli
prega
di
attendere
,
ma
esprime
personalmente
parere
contrario
.
Acquarone
insiste
per
l
'
accettazione
immediata
dell
'
armistizio
.
«
Badoglio
è
in
stato
di
depressione
nervosa
.
I
più
esprimono
parere
contrario
.
«
Badoglio
sembra
che
abbia
esclamato
:
"
Allora
io
devo
cadere
"
.
«
Alle
18,15
circa
giunge
un
radio
di
Eisenhower
concepito
in
termini
di
ultimatum
di
due
ore
.
«
Di
fronte
a
questo
ultimatum
,
il
panico
e
l
'
incertezza
prendono
l
'
animo
di
tutti
i
presenti
.
«
Sembra
che
di
fronte
a
una
nuova
richiesta
Eisenhower
abbia
comunicato
che
garanzie
per
il
futuro
sarebbero
state
date
con
la
più
larga
comprensione
delle
condizioni
nelle
quali
si
erano
venuti
a
trovare
l
'
Italia
e
il
suo
Governo
.
«
Alle
19
il
re
si
alza
in
piedi
e
comunica
che
egli
decide
di
accettare
l
'
armistizio
e
invita
a
redigere
l
'
annuncio
italiano
di
esso
,
che
doveva
essere
radiodiffuso
alle
ore
20
,
ora
nella
quale
scadeva
l
'
ultimatum
anglo
-
americano
.
«
De
Stefanis
si
oppone
all
'
ultima
parte
di
tale
annuncio
,
cioè
quella
riguardante
"
da
qualunque
Potenza
provengano
le
ostilità
,
ecc
.
"
.
«
La
sua
tesi
è
infine
accolta
dallo
stesso
re
e
viene
deciso
che
tale
ultima
parte
venga
tolta
dall
'
annuncio
.
Alle
19,30
il
Consiglio
si
scioglie
.
«
Alle
ore
21
,
De
Stefanis
,
alla
sua
mensa
di
Monterotondo
,
presenti
i
generali
Mariotti
,
Utili
Surdi
e
Parone
,
esprime
la
sua
meraviglia
e
il
suo
disappunto
per
l
'
aggiunta
della
frase
riguardante
le
ostilità
con
la
Germania
e
che
il
re
aveva
deciso
con
il
Consiglio
di
togliere
.
«
Sembra
che
Badoglio
avesse
all
'
ultimo
momento
di
sua
iniziativa
messo
la
frase
nell
'
annuncio
stesso
.
«
Fino
alle
ore
24
,
De
Stefanis
e
gli
altri
ufficiali
dello
S
.
M
.
rimangono
a
Monterotondo
.
«
Nel
frattempo
,
ad
una
richiesta
germanica
di
evacuare
la
Sardegna
con
la
consegna
dei
pezzi
da
88
contraerei
tedeschi
in
dotazione
ai
nostri
reparti
,
effettuata
a
mezzo
del
nostro
Comando
dell
'
isola
,
De
Stefanis
rispondeva
di
aderire
e
di
lasciar
imbarcare
i
Tedeschi
senza
alcun
disturbo
.
«
Dopo
,
tutti
si
trasferiscono
a
Roma
al
palazzo
Baracchini
e
Caprara
.
«
Alle
ore
6.30
del
9
settembre
De
Stefanis
e
Mariotti
:
partono
per
l
'
Abruzzo
.
A
Carsoli
,
punto
di
riunione
,
trovano
l
'
ordine
di
Ambrosio
di
proseguire
per
Chieti
.
De
Stefanis
prosegue
per
Avezzano
dove
ha
la
famiglia
,
sopraggiunta
in
auto
da
Mantova
,
e
da
ivi
accompagnato
dal
ten
.
col
.
di
S
.
M
.
Guido
Perone
,
alle
ore
15,30
,
per
Chieti
,
dicendo
che
alla
sera
avrebbe
fatto
ritorno
.
«
Alle
18
è
a
Chieti
ove
Ambrosio
presiede
un
rapporto
dello
S
.
M
.
Sono
presenti
i
generali
Roatta
,
Mariotti
,
Utili
,
Armellini
,
Salazar
e
altri
(
ten
.
gen
.
Braida
e
capitano
Barone
a
Roma
attualmente
)
.
«
Alle
ore
21,30
dopo
la
mensa
del
presidio
e
dopo
che
Roatta
ha
impartito
ordini
al
generale
Olmi
,
comandante
di
una
divisione
di
assumere
il
comando
della
piazza
di
Chieti
,
se
ne
partono
tutti
in
gran
fretta
e
in
gran
mistero
(
fari
spenti
,
macchine
a
brevi
distanze
per
non
perdere
la
strada
,
destinazione
ignota
)
.
«
Alla
mezzanotte
la
colonna
delle
macchine
giunge
a
Ortona
a
Mare
.
Alcune
ore
dopo
giungono
poche
auto
dalle
quali
discendono
il
re
,
la
regina
e
il
principe
Umberto
con
un
esiguo
seguito
.
«
La
regina
è
disfatta
e
prende
continuamente
delle
gocce
.
Il
principe
rimane
isolato
e
in
disparte
,
scosso
da
una
forte
tosse
.
«
Il
re
conferisce
con
Ambrosio
.
Sono
pure
presenti
Sandalli
e
De
Courten
.
Poco
dopo
attracca
un
rimorchiatore
.
Al
largo
attende
una
pirocorvetta
.
Nella
notte
fonda
il
carico
dei
fuggitivi
è
compiuto
.
La
nave
è
il
Gleno
.
Ai
carabinieri
di
scorta
vengono
distribuite
lire
cinquantamila
.
Alcuni
ufficiali
superiori
,
tra
i
quali
il
generale
Cener
della
Direzione
Superiore
Trasporti
,
rimangono
a
terra
»
.
Questo
è
il
racconto
di
un
testimonio
oculare
.
Si
può
aggiungere
che
la
famiglia
reale
si
era
nascosta
nel
Ministero
della
Guerra
da
dove
si
affrettò
a
partire
non
appena
venne
la
notizia
che
i
carri
armati
germanici
stavano
per
sboccare
in
Piazza
Venezia
.
La
fuga
fu
precipitosa
e
molte
carte
e
documenti
rimasero
sui
tavoli
o
negli
scaffali
.
Le
casse
contenenti
denaro
furono
però
regolarmente
vuotate
.
Con
questa
vera
e
propria
diserzione
verso
il
nemico
,
caso
unico
e
senza
precedenti
,
la
monarchia
dei
Savoia
,
nata
dopo
il
Trattato
di
Utrecht
del
1713
da
una
combinazione
diplomatica
delle
grandi
Potenze
,
che
prima
le
diedero
la
Sicilia
e
poi
in
cambio
la
Sardegna
,
si
avviava
a
una
disonorante
fine
.
Non
diverso
da
quello
del
popolo
italiano
sarà
il
giudizio
della
storia
.
StampaQuotidiana ,
Gli
artefici
del
tradimento
e
in
primo
luogo
il
re
capobanda
,
i
suoi
generali
e
i
suoi
consiglieri
fuggiaschi
ad
Ortona
si
resero
conto
anche
vagamente
di
quel
che
facevano
?
Furono
coscienti
criminali
o
criminali
incoscienti
o
le
due
cose
insieme
?
Eppure
le
conseguenze
erano
prevedibili
con
matematica
esattezza
.
Era
facile
prevedere
che
al
magico
suono
della
parola
"
armistizio
"
tutte
le
Forze
armate
si
sarebbero
polverizzate
;
che
i
Tedeschi
si
sarebbero
premuniti
disarmandole
sino
all
'
ultima
cartuccia
;
che
l
'
Italia
,
divisa
oramai
in
due
parti
,
sarebbe
stata
un
campo
di
battaglia
,
che
l
'
avrebbe
convertita
in
una
"
terra
bruciata
"
;
che
l
'
inganno
tramato
contro
l
'
alleato
e
il
successivo
tradimento
avrebbero
pesato
,
come
peseranno
,
per
un
imprevedibile
periodo
di
tempo
,
sull
'
avvenire
dell
'
Italia
;
che
d
'
ora
innanzi
sarebbe
stata
considerata
come
una
universale
verità
l
'
identità
stabilita
fra
"
Italiano
"
e
"
traditore
"
;
che
la
confusione
e
l
'
umiliazione
degli
spiriti
sarebbero
state
enormi
.
Diradata
la
immensa
nube
di
polvere
sollevata
dal
precipitare
di
tutta
l
'
impalcatura
statale
,
vuotati
col
saccheggio
,
prima
delle
truppe
,
poi
della
plebe
,
i
magazzini
militari
,
fu
possibile
notare
due
cristallizzazioni
di
quel
che
rimaneva
della
coscienza
nazionale
:
la
prima
consisteva
nel
considerare
liquidata
la
monarchia
.
Un
re
che
fugge
verso
il
nemico
;
un
re
caso
unico
nella
storia
che
consegna
volontariamente
allo
straniero
al
sud
nemico
,
al
nord
alleato
tutto
il
territorio
nazionale
,
è
un
uomo
che
si
condanna
da
sé
al
vituperio
delle
generazioni
presenti
e
future
.
Seconda
constatazione
:
i
magazzini
militari
erano
pieni
.
Montagne
di
equipaggiamenti
di
ogni
genere
e
cataste
di
armi
,
in
gran
parte
moderne
,
che
non
erano
state
distribuite
alle
truppe
.
In
data
22
aprile
1943
,
tre
mesi
appena
prima
della
crisi
,
l
'
ingegnere
Agostino
Rocca
,
amministratore
delegato
dell
'
"
Ansaldo
"
,
mandava
questo
rapporto
al
Duce
:
«
Duce
,
ritengo
opportuno
darvi
qualche
notizia
circa
la
produzione
di
artiglierie
dell
'
Ansaldo
.
Nei
primi
trentun
mesi
di
guerra
(
luglio
1940-gennaio
1943
)
le
nostre
officine
hanno
prodotto
5049
complessi
di
artiglieria
.
Nei
primi
trentun
mesi
della
guerra
passata
(
giugno
1915-gennaio
1917
)
la
vecchia
e
gloriosa
Giovanni
Ansaldo
ne
produsse
3699
.
«
Dal
diagramma
allegato
si
rileva
che
per
fare
i
5049
cannoni
abbiamo
impiegato
15
milioni
di
ore
lavorative
,
mentre
nella
guerra
passata
,
3699
ne
richiesero
6
milioni
.
«
Dallo
stesso
specchio
si
rileva
che
le
artiglierie
odierne
,
con
alte
velocità
iniziali
,
e
quindi
con
sforzi
più
elevati
,
richiedono
lavoro
assai
maggiore
che
non
le
artiglierie
della
guerra
passata
,
e
ciò
malgrado
il
progresso
verificatosi
nelle
macchine
e
negli
utensili
.
Dal
diagramma
allegato
D
si
rileva
che
all
'
inizio
della
guerra
del
1940
la
potenzialità
produttiva
era
più
elevata
che
nel
giugno
1915
,
perché
le
predisposizioni
adottate
nel
1939-1940
furono
ispirate
da
più
larga
visione
di
quelle
del
1914-1915
.
In
questo
come
in
tutti
gli
altri
settori
l
'
industria
italiana
,
grazie
alle
previsioni
autarchiche
e
corporative
del
regime
,
si
è
trovata
nel
1940
in
uno
stato
di
preparazione
assai
superiore
a
quella
del
1915
.
Dallo
stesso
diagramma
si
rileva
che
la
produzione
ha
raggiunto
il
suo
massimo
nel
1941
ed
è
lievemente
declinata
nel
1942
,
mentre
la
potenzialità
degli
impianti
consentirebbe
una
produzione
circa
doppia
di
quella
effettuata
nel
1941
.
«
Tutto
ciò
dimostra
che
i
programmi
di
potenziamento
da
voi
approvati
nel
1939-1940
e
attuati
dalle
aziende
dell
'I.R.I
.
consentivano
di
fare
largamente
fronte
ai
bisogni
delle
Forze
Armate
»
.
Dunque
:
un
solo
stabilimento
aveva
prodotto
cinquemila
bocche
da
fuoco
!
La
caduta
è
stata
di
quelle
che
gli
Spagnoli
chiamano
"
verticali
"
.
Il
raffronto
fra
quel
che
era
l
'
Italia
nel
1940
e
l
'
odierna
,
così
com
'
è
stata
ridotta
dalla
resa
a
discrezione
,
che
un
popolo
degno
di
questo
nome
non
avrebbe
mai
salutato
con
esplosioni
di
giubilo
come
quelle
che
avvennero
dopo
l'8
settembre
e
delle
quali
una
eco
abbastanza
forte
giunse
anche
al
Rifugio
del
Gran
Sasso
,
il
raffronto
,
dicevamo
,
è
veramente
angoscioso
.
Allora
l
'
Italia
era
un
Impero
,
oggi
non
è
nemmeno
uno
Stato
.
La
sua
bandiera
sventolava
da
Tripoli
a
Mogadiscio
,
da
Bastia
a
Rodi
,
a
Tirana
;
oggi
è
dovunque
ammainata
.
Nel
territorio
metropolitano
sventolano
bandiere
nemiche
.
Gli
Italiani
erano
ad
Addis
Abeba
,
oggi
gli
Africani
bivaccano
a
Roma
.
Qualsiasi
italiano
di
qualsiasi
età
,
categoria
,
vecchio
,
giovane
,
uomo
,
donna
,
operaio
,
contadino
,
intellettuale
si
ponga
la
domanda
:
valeva
la
pena
di
arrendersi
e
di
infamarsi
nei
secoli
per
giungere
a
questo
risultato
?
Se
invece
di
firmare
la
capitolazione
la
guerra
fosse
continuata
,
l
'
Italia
si
troverebbe
in
una
situazione
peggiore
di
quella
nella
quale
si
trova
dall'8
settembre
in
poi
?
Oltre
alla
catastrofe
"
morale
"
non
v
'
è
italiano
che
non
risenta
su
di
sé
le
conseguenze
fatali
di
quella
decisione
.
Non
v
'
è
famiglia
italiana
che
non
sia
stata
travolta
nel
turbine
,
mentre
le
famiglie
dei
trecentomila
Caduti
si
domandano
se
il
sacrificio
del
loro
sangue
sia
stato
vano
.
A
furia
di
ripetere
la
parola
"
tradimento
"
si
corre
il
rischio
di
perderne
il
significato
,
di
dubitare
dell
'
esistenza
stessa
del
fatto
.
Ma
,
piantare
un
pugnale
nella
schiena
all
'
alleato
col
quale
sino
al
bollettino
di
guerra
del
giorno
precedente
si
è
combattuto
insieme
,
non
è
il
più
nero
,
il
più
classico
dei
tradimenti
?
E
davanti
ai
dubbi
dell
'
alleato
,
davanti
alle
sue
legittime
richieste
,
mentire
sino
all
'
ultimo
,
mentire
anche
quando
le
emittenti
nemiche
già
diramavano
l
'
annuncio
della
capitolazione
,
non
è
il
più
nero
e
il
più
classico
degli
inganni
?
Vi
è
un
punto
bruciante
sul
quale
è
necessario
fermare
l
'
attenzione
degli
Italiani
:
la
responsabilità
del
tradimento
dinanzi
al
mondo
.
Se
la
responsabilità
specifica
del
tradimento
,
nel
nostro
Paese
,
può
essere
determinata
e
fatta
ricadere
su
taluni
individui
e
categorie
,
la
vergogna
del
tradimento
ricade
sulla
totalità
degli
Italiani
.
Per
gli
stranieri
è
l
'
Italia
che
ha
tradito
,
l
'
Italia
come
dato
storico
,
geografico
,
politico
,
morale
.
Il
clima
dove
il
tradimento
ha
potuto
perpetrarsi
è
italiano
.
Tutti
hanno
in
maggiore
o
minore
misura
contribuito
a
creare
questo
clima
,
ivi
compresi
milioni
e
milioni
di
assidui
ascoltatori
di
radio
-
Londra
,
i
quali
sono
responsabili
di
avere
determinato
in
sé
e
negli
altri
lo
stato
odierno
di
incosciente
abulia
.
Anche
la
storia
ha
il
suo
dare
e
avere
:
il
suo
attivo
e
passivo
.
È
giusto
che
ogni
italiano
sia
orgoglioso
di
appartenere
alla
terra
dove
sorsero
uomini
come
Cesare
,
Dante
,
Leonardo
,
Napoleone
:
un
raggio
di
quegli
astri
si
riverbera
su
ogni
italiano
:
ma
lo
stesso
accade
per
la
vergogna
e
il
disonore
;
un
elemento
si
rifrange
su
tutti
e
su
ognuno
di
noi
.
Per
cancellare
l
'
onta
,
per
ristabilire
l
'
equilibrio
,
non
v
'
è
che
la
prova
delle
prove
:
quella
del
sangue
.
Solo
attraverso
questa
prova
si
potrà
rispondere
ad
un
altro
non
meno
angoscioso
interrogativo
:
siamo
di
fronte
ad
un
eclissi
o
a
un
tramonto
?
Nella
storia
di
tutte
le
Nazioni
ci
sono
periodi
simili
a
quelli
che
l
'
Italia
attualmente
traversa
.
Qualche
cosa
del
genere
dovette
accadere
e
accadde
in
Russia
dopo
la
pace
di
Brest
-
Litowsk
.
Il
caos
nel
quale
sorse
il
leninismo
durò
praticamente
sei
anni
.
Quanto
è
accaduto
di
poi
dimostra
che
si
trattava
di
un
eclissi
,
non
di
un
tramonto
.
Eclissi
fu
quello
della
Prussia
dopo
Jena
,
battaglia
nella
quale
i
Tedeschi
si
batterono
come
sempre
eroicamente
e
perdettero
,
falciato
dalla
morte
,
quello
che
fu
chiamato
il
"
fiore
dell
'
esercito
di
Prussia
"
e
lo
stesso
comandante
in
capo
,
duca
.
di
Brunswick
.
Gli
intellettuali
italiani
di
oggi
tengono
un
atteggiamento
non
diverso
da
quello
di
Johannes
von
Muller
,
il
Tacito
tedesco
.
Lo
stesso
Hegel
salutò
in
Napoleone
l
'
anima
del
mondo
,
allorché
il
vincitore
traversò
Jena
.
I
vessilliferi
dell
'
illuminismo
berlinese
si
profusero
in
saluti
al
"
liberatore
"
.
Non
ci
fu
allora
un
principe
Doria
Pamphili
,
berlinese
,
sotto
la
specie
del
conte
Von
der
Schulemburg
-
Kehnert
?
Ma
fu
un
eclissi
.
La
coscienza
nazionale
prussiana
ebbe
un
risveglio
potente
e
rapido
.
Le
grandi
tradizioni
fridericiane
erano
soltanto
sopite
.
Uomini
come
Stein
,
Gneisenau
,
Schaarnhorst
furono
i
campioni
della
ripresa
.
E
soprattutto
il
filosofo
Fichte
coi
suoi
discorsi
alla
nazione
tedesca
.
Bisogna
rileggerli
.
È
una
lettura
corroborante
anche
per
gli
Italiani
del
1944
.
Udite
come
parla
dei
Romani
questo
grande
fra
i
filosofi
della
Germania
:
«
Che
cosa
animò
i
nobili
romani
(
le
cui
idee
e
il
cui
modo
di
pensare
vivono
ancora
e
respirano
fra
noi
attraverso
i
loro
monumenti
)
,
che
cosa
li
animò
a
tante
fatiche
e
sacrifici
,
a
tante
sofferenze
durate
per
la
Patria
?
Essi
stessi
ce
lo
dicono
chiaramente
.
La
speranza
sicura
nella
eternità
della
loro
Roma
,
la
certezza
che
in
questa
eternità
essi
stessi
vivrebbero
eterni
attraverso
i
tempi
.
E
questa
speranza
,
in
quanto
era
fondata
e
aveva
la
forma
in
cui
essi
avrebbero
dovuto
concepirla
se
avessero
preso
conoscenza
di
sé
,
non
li
ha
delusi
.
Ciò
che
era
veramente
eterno
,
nella
loro
eterna
Roma
,
vive
anche
oggi
,
(
ed
essi
così
continuano
a
vivere
fra
noi
)
e
vivrà
fino
alla
consumazione
dei
secoli
»
.
È
necessario
quale
conseguenza
della
tremenda
espiazione
di
oggi
che
il
sentimento
dei
Romani
diventi
il
dato
della
coscienza
degli
Italiani
e
cioè
che
l
'
Italia
non
può
morire
.
Gli
Italiani
devono
rivolgersi
le
domande
che
Fichte
stesso
in
una
delle
sue
lezioni
poneva
al
mondo
tedesco
:
«
Bisogna
mettersi
d
'
accordo
-
egli
diceva
intorno
alle
seguenti
domande
:
1°
)
se
sia
vero
o
no
che
esiste
una
Nazione
tedesca
e
se
la
possibilità
per
essa
di
perdurare
nella
sua
essenza
propria
e
indipendente
sia
minacciata
;
2°
)
se
meriti
o
no
di
essere
conservata
;
3°
)
se
ci
sia
un
mezzo
sicuro
ed
efficace
per
conservarla
e
quale
esso
sia
»
.
La
Prussia
rispose
a
queste
domande
con
le
divisioni
di
Blücher
a
Waterloo
.
Per
quanto
riguarda
l
'
Italia
,
si
può
rispondere
che
una
Nazione
italiana
esiste
ed
esisterà
,
che
merita
di
essere
conservata
e
che
per
questo
è
necessario
che
dei
due
fattori
che
oggi
pesano
sulla
coscienza
:
la
disfatta
e
il
disprezzo
,
sia
annullato
il
più
grave
,
l
'
ultimo
,
nell
'
unico
mezzo
possibile
e
insostituibile
:
tornando
a
combattere
coll
'
alleato
o
,
meglio
detto
,
cogli
alleati
.
Issando
ancora
e
sempre
la
vecchia
bandiera
della
Rivoluzione
fascista
,
che
è
la
bandiera
per
la
quale
e
contro
la
quale
il
mondo
si
è
schierato
in
due
campi
opposti
.
La
guerra
iniziatasi
per
non
avere
ottenuto
un
"
corridoio
"
tedesco
nel
"
corridoio
"
polacco
è
già
finita
;
quella
che
si
fa
oggi
è
una
vera
e
propria
guerra
di
religione
che
sta
trasformando
Stati
,
popoli
,
continenti
.
In
una
specie
di
diario
che
Mussolini
ha
scritto
alla
Maddalena
e
che
un
giorno
potrà
vedere
la
luce
,
sta
scritto
:
«
Nessuna
meraviglia
che
il
popolo
abbatta
gli
idoli
ch
'
esso
stesso
ha
creato
.
È
forse
l
'
unico
mezzo
da
applicare
per
ricondurli
nelle
proporzioni
della
comune
umanità
»
.
E
più
oltre
:
«
Fra
qualche
tempo
,
il
Fascismo
tornerà
a
brillare
all
'
orizzonte
.
Primo
,
in
conseguenza
delle
persecuzioni
di
cui
i
"
liberali
"
lo
faranno
oggetto
,
dimostrando
che
la
libertà
è
quella
che
ognuno
riserva
per
sé
e
nega
agli
altri
;
secondo
,
per
una
nostalgia
dei
"
tempi
felici
"
che
a
poco
a
poco
tornerà
a
rodere
l
'
animo
degli
Italiani
.
Di
ciò
soffriranno
in
modo
particolare
tutti
i
combattenti
delle
guerre
europee
e
specie
africane
.
Il
"
male
d
'
Africa
"
farà
strage
.
«
Quando
Napoleone
chiuse
il
suo
ciclo
,
commettendo
la
grande
ingenuità
di
contare
sulla
cavalleria
dei
Britanni
,
i
vent
'
anni
della
sua
epopea
furono
rinnegati
e
maledetti
.
Gran
parte
dei
Francesi
di
allora
e
taluni
anche
oggi
lo
condannarono
come
un
uomo
nefasto
che
per
tentare
di
realizzare
i
suoi
smisurati
sogni
di
dominazione
aveva
condotto
al
massacro
milioni
di
Francesi
.
La
sua
opera
anche
nel
campo
politico
fu
misconosciuta
.
L
'
impero
stesso
fu
ritenuto
un
paradosso
anacronistico
nella
storia
di
Francia
.
Gli
anni
passarono
.
L
'
ala
del
tempo
si
distese
sui
lutti
e
sulle
passioni
.
La
Francia
ha
vissuto
e
dal
1840
vive
ancora
nel
solco
luminoso
della
tradizione
napoleonica
.
I
venti
anni
napoleonici
,
più
che
un
dato
della
storia
,
sono
un
dato
oramai
indissociabile
della
coscienza
nazionale
francese
.
Forse
accadrà
in
Italia
qualche
cosa
del
genere
.
Il
decennio
che
va
dalla
Conciliazione
alla
fine
della
guerra
di
Spagna
il
decennio
che
sollevò
di
colpo
l
'
Italia
al
livello
dei
grandi
imperi
il
decennio
fascista
,
durante
il
quale
fu
permesso
a
tutti
gli
uomini
del
nostro
sangue
disseminati
in
ogni
terra
di
tenere
alta
la
fronte
e
di
proclamarsi
senza
arrossire
"
Italiani
"
,
di
questo
decennio
si
esalteranno
le
generazioni
nella
seconda
metà
di
questo
secolo
;
anche
se
oggi
nella
durezza
dei
tempi
tentano
,
invano
,
di
cancellarlo
»
.
E
altrove
,
sempre
nel
diario
della
Maddalena
:
«
Per
redimersi
bisogna
soffrire
.
Bisogna
che
i
milioni
e
milioni
di
Italiani
di
oggi
e
di
domani
vedano
,
sentano
nelle
loro
carni
e
nella
loro
anima
che
cosa
significa
la
disfatta
e
il
disonore
,
che
cosa
vuol
dire
perdere
l
'
indipendenza
,
che
cosa
vuol
dire
da
soggetto
diventare
oggetto
della
politica
altrui
,
che
cosa
vuol
dire
essere
completamente
disarmati
;
bisogna
bere
nell
'
amaro
calice
fino
alla
feccia
.
Solo
toccando
il
fondo
si
può
risalire
verso
le
stelle
.
Solo
l
'
esasperazione
di
essere
troppo
umiliati
darà
agli
Italiani
la
forza
della
riscossa
»
.
StampaQuotidiana ,
Nella
storia
di
tutti
i
tempi
e
di
tutti
i
popoli
vi
è
la
narrazione
di
fughe
e
di
liberazioni
drammatiche
,
romantiche
,
talora
rocambolesche
:
ma
quella
di
Mussolini
appare
anche
oggi
,
a
distanza
di
tempo
,
come
la
più
audace
,
la
più
romantica
e
al
tempo
stesso
la
più
"
moderna
"
,
dal
punto
di
vista
dei
mezzi
e
dello
stile
.
Veramente
,
essa
è
già
leggendaria
.
Mussolini
non
aveva
mai
nutrito
speranze
di
liberazione
da
parte
degli
Italiani
,
anche
fascisti
.
Che
qualcuno
ci
pensasse
è
sicuro
;
che
qua
e
là
si
siano
anche
imbastiti
piani
nei
gruppi
di
fascisti
tra
i
più
animosi
è
fuori
di
dubbio
;
ma
niente
andò
oltre
la
semplice
fase
del
progetto
:
d
'
altra
parte
,
i
gruppi
o
gli
individui
capaci
di
tentare
la
realizzazione
di
un
piano
erano
strettamente
sorvegliati
e
non
avevano
i
mezzi
necessari
per
effettuarlo
.
Sin
dal
principio
Mussolini
sentiva
che
il
Führer
avrebbe
tutto
tentato
pur
di
liberarlo
.
L
'
ambasciatore
Von
Mackensen
quasi
subito
andò
dal
re
per
avere
il
permesso
,
secondo
il
desiderio
del
Führer
,
di
visitare
Mussolini
,
ma
la
richiesta
fu
respinta
con
questa
nota
:
«
S
.
M
.
il
re
ha
fatto
presente
al
Maresciallo
Badoglio
il
desiderio
del
Führer
.
Nel
riconfermare
l
'
ottimo
stato
di
salute
di
S
.
E
.
Mussolini
e
il
suo
pieno
gradimento
per
il
trattamento
usatogli
,
il
Maresciallo
Badoglio
è
spiacente
di
non
poter
aderire
alla
richiesta
visita
,
e
ciò
nello
stesso
personale
interesse
di
S
.
E
.
Mussolini
.
È
però
pronto
a
fargli
subito
pervenire
quella
lettera
che
S
.
E
.
l
'
Ambasciatore
ritenesse
di
inviargli
e
di
riportarne
risposta
,
29
luglio
1943
»
.
Il
Capo
di
Gabinetto
del
Ministero
degli
Esteri
si
recò
dall
'
Ambasciatore
tedesco
e
ne
riferì
poi
al
Maresciallo
Badoglio
.
Data
la
situazione
di
un
Governo
italiano
che
"
fingeva
"
di
essere
alleato
e
di
voler
"
continuare
"
la
guerra
,
il
Governo
di
Berlino
non
poteva
con
"
passi
"
formali
,
quale
poteva
essere
la
richiesta
di
una
immediata
liberazione
,
compromettere
i
rapporti
fra
i
due
Governi
,
provocare
in
anticipo
una
crisi
nei
rapporti
medesimi
.
È
chiaro
che
Berlino
dubitava
degli
sviluppi
e
degli
obiettivi
della
politica
di
Badoglio
.
Ma
le
relazioni
diplomatiche
impedivano
di
rendere
il
dubbio
operante
,
prima
che
una
determinata
situazione
si
verificasse
.
Il
29
luglio
nessuno
si
ricordò
di
Mussolini
.
Ci
fu
una
eccezione
:
il
Maresciallo
del
Reich
Ermanno
Göring
telegrafava
al
Duce
nei
seguenti
termini
(
il
telegramma
fu
portato
a
Ponza
da
un
ufficiale
dei
carabinieri
)
:
«
Duce
,
mia
moglie
e
io
vi
mandiamo
in
questo
giorno
i
nostri
più
fervidi
auguri
.
Se
le
circostanze
mi
hanno
impedito
di
venire
a
Roma
come
mi
proponevo
,
per
offrirvi
,
insieme
coi
miei
voti
augurali
,
un
busto
di
Federico
il
Grande
,
più
cordiali
ancora
sono
i
sentimenti
della
mia
piena
solidarietà
e
fraterna
amicizia
che
vi
esprimo
in
questo
giorno
.
La
vostra
opera
di
uomo
di
Stato
rimane
nella
storia
dei
nostri
due
popoli
,
i
quali
sono
destinati
a
marciare
verso
un
comune
destino
.
Desidero
dirvi
che
i
nostri
pensieri
vi
seguono
costantemente
.
Voglio
ringraziarvi
per
l
'
ospitalità
gentile
che
mi
offriste
altra
volta
e
mi
proclamo
ancora
una
volta
,
con
incrollabile
fede
,
vostro
Göring
»
.
Anche
alla
Maddalena
Mussolini
notò
qualche
movimento
di
Germanici
:
essi
avevano
una
base
sul
lato
opposto
del
tratto
di
mare
,
a
Palau
.
Effettivamente
i
Tedeschi
avevano
ideato
un
piano
,
che
consisteva
nell
'
approdare
con
un
sottomarino
finto
inglese
,
con
equipaggi
dotati
di
uniformi
inglesi
che
avrebbero
prelevato
e
liberato
Mussolini
.
Il
piano
stava
per
essere
tentato
,
quando
Mussolini
fu
traslocato
al
Gran
Sasso
.
Il
sabato
sera
,
11
settembre
,
una
strana
atmosfera
di
incertezza
e
di
attesa
regnava
al
Gran
Sasso
.
Oramai
era
noto
che
il
Governo
era
fuggito
,
insieme
col
re
,
del
quale
veniva
annunciata
l
'
abdicazione
.
I
capi
che
avevano
la
sorveglianza
di
Mussolini
sembravano
imbarazzati
,
come
davanti
all
'
obbligo
di
dare
esecuzione
a
un
compito
particolarmente
ingrato
.
Nella
notte
dall'11
al
12
,
verso
le
2
,
Mussolini
si
alzò
e
scrisse
una
lettera
al
tenente
,
nella
quale
lo
avvertiva
che
gli
Inglesi
non
lo
avrebbero
mai
preso
vivo
.
Il
tenente
Faiola
,
dopo
avere
portato
via
dalla
stanza
del
Duce
tutto
ciò
che
rimaneva
di
metallico
e
di
tagliente
e
in
particolar
modo
le
lame
dei
rasoi
,
gli
ripeté
:
«
Fatto
prigioniero
a
Tobruk
,
dove
fui
gravemente
ferito
,
testimone
delle
crudeltà
britanniche
sugli
Italiani
,
io
non
consegnerò
mai
un
Italiano
agli
Inglesi
»
.
E
tornò
a
piangere
.
Il
resto
della
notte
trascorse
tranquillamente
.
Nelle
prime
ore
del
mastino
del
12
una
fitta
nuvolaglia
biancastra
copriva
le
cime
del
Gran
Sasso
,
ma
fu
tuttavia
possibile
avvertire
il
passaggio
di
alcuni
velivoli
.
Mussolini
sentiva
che
la
giornata
sarebbe
stata
decisiva
per
la
sua
sorte
.
Verso
mezzogiorno
il
sole
stracciò
le
nubi
e
tutto
il
cielo
apparve
luminoso
nella
chiarità
settembrina
.
Erano
esattamente
le
14
,
e
Mussolini
stava
con
le
braccia
incrociate
seduto
davanti
alla
finestra
aperta
,
quando
un
aliante
si
posò
a
cento
metri
di
distanza
dall
'
edificio
.
Ne
uscirono
quattro
o
cinque
uomini
in
kaki
i
quali
postarono
rapidamente
due
mitragliatrici
e
poi
avanzarono
.
Dopo
pochi
secondi
altri
alianti
atterrarono
nelle
immediate
vicinanze
e
gli
uomini
ripeterono
la
stessa
manovra
.
Altri
uomini
scesero
da
altri
alianti
.
Mussolini
non
pensò
minimamente
che
si
trattasse
di
Inglesi
.
Per
prelevarlo
e
condurlo
a
Salerno
non
avevano
bisogno
di
ricorrere
a
così
rischiosa
impresa
.
Fu
dato
l
'
allarme
.
Tutti
i
carabinieri
,
gli
agenti
si
precipitarono
con
le
armi
in
pugno
fuori
dal
portone
del
rifugio
,
schierandosi
contro
gli
assalitori
.
Nel
frattempo
il
ten
.
Faiola
irruppe
nella
stanza
del
Duce
intimandogli
:
Chiudete
la
finestra
e
non
muovetevi
!
Mussolini
rimase
invece
alla
finestra
e
vide
che
un
altro
più
folto
gruppo
di
Tedeschi
occupata
la
funivia
.
era
salito
e
dal
piazzale
di
arrivo
marciava
compatto
e
deciso
verso
l
'
albergo
.
Alla
testa
di
questo
gruppo
era
Skorzeni
.
I
carabinieri
avevano
già
le
armi
in
posizione
di
sparo
,
quando
Mussolini
scorse
nel
gruppo
Skorzeni
un
ufficiale
italiano
,
che
poi
giunto
più
vicino
riconobbe
per
il
generale
Soleti
del
corpo
dei
metropolitani
.
Allora
Mussolini
gridò
,
nel
silenzio
che
stava
per
precedere
di
pochi
secondi
il
fuoco
:
Che
fate
?
Non
vedete
?
C
'
è
un
generale
italiano
.
Non
sparate
!
Tutto
è
in
ordine
!
Alla
vista
del
generale
italiano
che
veniva
avanti
col
gruppo
tedesco
le
armi
si
abbassarono
.
Le
cose
erano
andate
così
.
Il
generale
Soleti
fu
prelevato
al
mattino
dal
reparto
Skorzeni
,
e
non
gli
fu
detto
nulla
circa
il
motivo
e
gli
scopi
.
Gli
fu
tolta
la
pistola
e
partì
per
l
'
ignota
destinazione
.
Quando
nel
momento
dell
'
irruzione
intuì
di
che
si
trattava
ne
fu
lieto
.
Si
dichiarò
felice
di
avere
contribuito
alla
liberazione
di
Mussolini
e
di
avere
,
forse
,
con
la
sua
presenza
,
evitato
un
sanguinoso
conflitto
.
Disse
a
Mussolini
che
non
era
consigliabile
tornare
immediatamente
a
Roma
,
dove
c
'
era
una
"
atmosfera
di
guerra
civile
"
,
diede
qualche
notizia
sulla
fuga
del
Governo
e
del
re
;
venne
ringraziato
dal
capitano
Skorzeni
e
poiché
il
Soleti
chiese
che
gli
fosse
riconsegnata
la
pistola
,
il
suo
desiderio
fu
accolto
,
così
come
l
'
altro
di
seguire
Mussolini
,
dovunque
fosse
andato
.
In
tutta
questa
rapidissima
successione
di
fatti
,
il
Gueli
non
ebbe
alcuna
parte
.
Si
fece
vedere
solo
all
'
epilogo
.
Gli
uomini
di
Skorzeni
,
dopo
essersi
impadroniti
delle
mitragliatrici
che
erano
state
posate
ai
lati
della
porta
d
'
ingresso
del
rifugio
,
salirono
in
gruppo
nella
stanza
del
Duce
.
Skorzeni
,
sudante
e
commosso
,
si
mise
sull
'
attenti
e
disse
:
«
Il
Führer
,
che
dopo
la
vostra
cattura
ha
pensato
per
notti
e
notti
al
modo
di
liberarvi
,
mi
ha
dato
questo
incarico
.
Io
ho
seguito
con
infinite
difficoltà
giorno
per
giorno
le
vostre
vicende
e
le
vostre
peregrinazioni
.
Oggi
ho
la
grande
gioia
,
liberandovi
,
di
aver
assolto
nel
modo
migliore
il
compito
che
mi
fu
assegnato
»
.
Il
Duce
rispose
:
«
Ero
convinto
sin
dal
principio
che
il
Führer
mi
avrebbe
dato
questa
prova
della
sua
amicizia
.
Lo
ringrazio
e
con
lui
ringrazio
voi
,
capitano
Skorzeni
,
e
i
vostri
camerati
che
hanno
con
voi
osato
»
.
Il
colloquio
si
portò
quindi
su
altri
argomenti
,
mentre
si
raccoglievano
le
carte
e
le
cose
di
Mussolini
.
Al
pianterreno
carabinieri
e
agenti
fraternizzavano
coi
Germanici
,
alcuni
dei
quali
erano
rimasti
non
gravemente
feriti
nell
'
atterraggio
.
Alle
15
tutto
era
pronto
per
la
partenza
.
All
'
uscita
,
Mussolini
salutò
con
effusione
i
camerati
del
gruppo
Skorzeni
e
tutti
insieme
-
Italiani
compresi
si
recarono
in
un
sottostante
breve
pianoro
dove
un
apparecchio
"
Cicogna
"
attendeva
.
Il
capitano
che
lo
pilotava
si
presentò
;
giovanissimo
:
Gerlach
,
un
asso
.
Prima
di
salire
sull
'
apparecchio
,
Mussolini
si
voltò
a
salutare
il
gruppo
dei
suoi
sorveglianti
:
sembravano
attoniti
.
Molti
sinceramente
commossi
.
Taluni
anche
con
le
lacrime
agli
occhi
.
Lo
spazio
dal
quale
il
"
Cicogna
"
doveva
partire
era
veramente
esiguo
.
Allora
fu
arretrato
per
guadagnare
qualche
metro
.
Al
termine
del
pianoro
vi
era
un
salto
abbastanza
profondo
.
Il
pilota
prese
posto
sull
'
apparecchio
;
dietro
lui
Skorzeni
e
quindi
Mussolini
.
Erano
le
ore
15
.
Il
"
Cicogna
"
si
mise
in
moto
.
Rullò
un
poco
.
Percorse
rapidamente
lo
spazio
sassoso
e
giunto
a
un
metro
dal
burrone
,
con
uno
strappo
violento
del
timone
,
spiccò
il
volo
.
Ancora
qualche
grido
.
Braccia
che
si
agitavano
.
E
poi
il
silenzio
dell
'
alta
atmosfera
.
Dopo
pochi
minuti
sorvolammo
L
'
Aquila
e
,
trascorsa
un
'
ora
,
il
"
Cicogna
"
planava
tranquillamente
all
'
aeroporto
di
Pratica
di
Mare
.
Quivi
un
grande
trimotore
era
già
pronto
,
Mussolini
vi
salì
.
Il
volo
aveva
per
mèta
Vienna
,
dove
si
giunse
a
notte
avanzata
.
Qualcuno
attendeva
all
'
aeroporto
.
Di
lì
al
"
Continentale
"
per
una
notte
.
All
'
indomani
,
verso
mezzogiorno
,
nuovo
volo
sino
a
Monaco
di
Baviera
.
Il
mattino
dopo
al
Quartier
generale
del
Führer
l
'
accoglienza
fu
semplicemente
fraterna
.
La
liberazione
di
Mussolini
ad
opera
di
"
arditi
"
tedeschi
suscitò
in
Germania
un
'
ondata
di
grande
entusiasmo
.
Si
può
dire
che
l
'
evento
fu
festeggiato
in
ogni
casa
.
La
radio
preparò
,
con
ripetute
emissioni
,
gli
ascoltatori
a
una
notizia
straordinaria
e
non
si
ebbe
delusione
alcuna
,
quando
la
notizia
,
verso
le
22
,
fu
conosciuta
.
Tutti
la
considerarono
come
un
avvenimento
eccezionale
.
Furono
mandati
a
Mussolini
centinaia
di
telegrammi
,
lettere
,
poesie
,
da
ogni
parte
del
Reich
.
Non
ebbe
l
'
evento
una
ripercussione
analoga
in
Italia
.
Erano
quelli
i
giorni
del
caos
,
della
distruzione
,
del
saccheggio
,
della
degradazione
.
La
notizia
fu
quindi
accolta
come
una
ingrata
sorpresa
,
con
fastidio
e
con
rancore
.
E
si
cominciò
col
negarla
:
si
diffuse
la
voce
che
si
trattava
di
una
commedia
,
che
Mussolini
era
già
morto
,
consegnato
agli
Inglesi
,
che
il
discorso
di
Monaco
era
stato
pronunciato
da
un
sosia
.
Questa
voce
continuò
a
circolare
anche
molti
mesi
dopo
,
elemento
indicativo
di
un
desiderio
.
Sebbene
centinaia
di
persone
abbiano
visto
Mussolini
,
tale
voce
non
è
del
tutto
scomparsa
.
Bisogna
spiegarsi
la
persistenza
di
questo
fenomeno
,
che
non
è
dovuto
semplicemente
alle
notizie
delle
emittenti
nemiche
sulla
salute
sempre
pericolante
di
Mussolini
,
sugli
attentati
in
continuazione
contro
di
lui
,
sulle
fughe
in
Germania
compiute
o
preannunciate
.
Bisogna
spiegarsi
altrimenti
il
fenomeno
e
riferirsi
a
certi
dati
della
rudimentale
psicologia
di
una
parte
del
popolo
italiano
,
più
"
talentosa
"
forse
che
"
intelligente
"
.
Mussolini
è
,
da
un
certo
punto
di
vista
,
un
uomo
"
duro
a
morire
"
.
Egli
è
stato
infatti
molte
volte
ai
margini
della
vita
.
All
'
ospedale
di
Ronchi
,
nel
marzo
del
1917
,
col
corpo
crivellato
di
schegge
,
doveva
morire
,
o
nella
migliore
delle
ipotesi
,
essere
amputato
della
gamba
destra
.
Non
accadde
niente
di
ciò
.
Dopo
la
guerra
,
al
ritorno
dal
Congresso
dei
Fasci
tenutosi
a
Firenze
nel
1920
,
un
formidabile
cozzo
,
che
frantumò
le
sbarre
di
un
passaggio
a
livello
nei
pressi
di
Faenza
,
non
provocò
che
un
leggero
stordimento
,
poiché
la
"
blindatura
"
cranica
di
Mussolini
aveva
brillantemente
"
neutralizzato
"
il
colpo
.
La
caduta
dell
'
aeroplano
sul
campo
di
Arcore
fu
una
esperienza
di
estremo
interesse
.
Mussolini
constatò
allora
che
la
velocità
della
caduta
dell
'
apparecchio
era
stata
uguale
alla
velocità
di
ideazione
del
pensiero
pensato
in
queste
parole
:
si
cade
!
Precipitare
di
piombo
da
un
'
altezza
di
50
metri
,
sia
pure
con
un
robusto
scassone
quale
il
non
dimenticabile
"
Aviati
"
,
non
è
uno
scherzo
.
Il
rombo
dell
'
urto
contro
il
suolo
fu
sonoro
assai
,
né
meno
stridulo
lo
scricchiolio
delle
ali
e
della
carlinga
.
Fu
un
accorrere
da
ogni
parte
del
campo
.
L
'
istruttore
pilota
quell
'
entusiasta
e
simpatico
veterano
del
volo
che
è
Cesare
Redaelli
era
leggermente
ferito
;
quanto
a
Mussolini
,
si
trattava
di
una
semplice
ammaccatura
al
ginocchio
.
Nella
testa
tipo
"
panzer
"
una
leggera
scalfittura
fra
naso
e
fronte
.
Abbastanza
emozionante
fu
il
volo
da
Ostia
a
Salerno
,
nel
giorno
del
famoso
,
e
per
un
certo
tempo
inedito
,
discorso
di
Eboli
,
nel
giugno
1935
.
Era
un
tempo
ciclonico
.
Poco
prima
dell
'
arrivo
un
fulmine
scoppiò
sull
'
aeroplano
bruciando
gli
aggeggi
della
radio
.
Non
capita
bisogna
riconoscerlo
ad
ogni
comune
mortale
di
essere
folgorato
a
3000
metri
sul
livello
del
mare
,
rimanendo
incolume
.
Non
parliamo
dei
molti
duelli
i
quali
,
anche
quando
l
'
arma
di
combattimento
era
la
spada
triangolare
,
non
uscivano
dal
tipo
degli
"
scherzi
innocenti
"
.
Forse
meno
innocenti
,
ma
incredibilmente
noiosi
,
gli
attentati
degli
anni
1925-1926
.
Un
paio
di
bombe
e
una
serie
di
revolverate
femminili
e
maschili
,
indigene
e
britanniche
,
oltre
a
qualche
altro
tentativo
rimasto
nell
'
ombra
dell
'
incognito
.
Normale
amministrazione
.
Passiamo
ora
dal
regno
,
come
dire
?
"
traumatico
"
a
quello
costituzionale
,
ovverosia
organico
.
Da
venti
anni
oramai
,
e
precisamente
dal
15
febbraio
1925
,
Mussolini
è
"
dotato
"
di
una
gentile
ulcera
duodenale
,
la
cui
storia
minuziosa
e
dettagliata
è
insieme
con
altre
ben
70
mila
storie
di
malati
negli
archivi
del
prof
.
Frugoni
.
Vederla
attraverso
le
lastre
,
effettuate
la
prima
volta
dall
'
esperto
e
integerrimo
ora
scomparso
Aristide
Busi
,
preside
della
Facoltà
di
medicina
di
Roma
,
fu
motivo
di
una
spiegabilissima
e
molto
intima
soddisfazione
.
Da
quanto
esposto
si
può
evincere
che
Mussolini
può
essere
considerato
,
almeno
sin
qui
,
un
uomo
"
duro
a
morire
"
.
E
come
si
spiega
allora
che
la
vaga
indifferenziabile
opinione
pubblica
lo
ha
considerato
morto
?
Ci
sono
,
se
così
può
dirsi
,
diverse
incarnazioni
di
Mussolini
.
Anche
dal
punto
di
vista
politico
egli
è
un
"
duro
a
morire
"
.
Nel
1914
,
espulso
dal
partito
socialista
italiano
nella
memorabile
assemblea
del
Teatro
del
"
Popolo
"
,
tutti
o
quasi
i
tesserati
lo
considerarono
un
uomo
finito
,
schiacciato
da
un
plebiscito
provocato
tra
le
file
dell
'
armento
,
cui
si
aggiunse
al
solito
una
"
questione
morale
"
.
Dopo
pochi
mesi
il
socialismo
neutralista
veniva
sbaragliato
sulle
pubbliche
piazze
.
Conclusa
la
guerra
,
l
'
Italia
dovette
subire
l
'
ondata
bolscevica
.
Nelle
elezioni
del
1919
,
nelle
quali
Mussolini
ebbe
l
'
onore
di
avere
a
compagno
di
lista
Arturo
Toscanini
,
il
quale
perciò
è
un
fascista
della
prima
ora
,
egli
riportò
4000
voti
di
fronte
ai
milioni
di
voti
degli
avversari
.
Il
rosso
imperversava
trionfante
e
minaccioso
.
Nell
'
ebbrezza
della
vittoria
fu
simulato
un
funerale
di
Mussolini
,
e
una
bara
che
lo
conteneva
in
effigie
passò
,
con
il
relativo
corteo
vociante
,
davanti
alla
sua
abitazione
di
Foro
Buonaparte
38
,
ultimo
piano
.
Da
quella
bara
rispuntò
il
Mussolini
degli
anni
1921-1922
.
Come
nel
novembre
del
1919
qualche
cosa
del
genere
fu
tentato
nel
luglio
del
1943
.
Questa
doveva
essere
la
volta
buona
,
la
definitiva
.
Poi
la
morte
politica
e
quella
fisica
avrebbero
proceduto
di
conserva
con
una
ben
calcolata
simultaneità
.
Colui
che
nei
domini
dell
'
imperscrutabile
regge
i
destini
mutevoli
degli
umani
ha
deciso
altrimenti
.
Vi
è
un
Mussolini
che
contiene
,
quello
di
ieri
come
quello
di
ieri
conteneva
quello
di
oggi
,
e
questo
Mussolini
,
pur
avendo
la
sua
dimora
non
più
a
Palazzo
Venezia
ma
alla
Villa
delle
Orsoline
,
si
è
messo
sotto
le
stanghe
,
al
lavoro
,
con
la
volontà
di
sempre
,
e
quindi
,
o
falange
non
tebana
di
Tommasi
increduli
,
se
lavora
deve
essere
,
per
lo
meno
,
vivo
.
Talete
il
filosofo
greco
ringraziava
gli
dei
di
averlo
fatto
nascere
uomo
e
non
bestia
;
maschio
e
non
femmina
,
greco
e
non
barbaro
.
Mussolini
ringrazia
gli
dei
di
avergli
risparmiato
la
farsa
di
un
assordante
processo
a
Madison
Square
di
Nuova
York
,
al
che
avrebbe
preferito
di
gran
lunga
una
regolare
impiccagione
nella
Torre
di
Londra
,
e
di
avergli
consentito
,
insieme
coi
migliori
Italiani
,
di
vivere
il
quinto
atto
del
terribile
dramma
che
tormenta
la
Patria
.
StampaQuotidiana ,
Accade
ancora
oggi
,
in
pieno
anno
XIII
,
aprendo
dei
giornali
stranieri
di
trovare
usata
troppo
spesso
e
svisata
nei
modi
più
bestiali
la
parola
«
Fascismo
»
.
Tale
abuso
deve
finire
.
È
l
'
ultima
offensiva
della
socialdemocrazia
che
,
dopo
aver
combattuto
inutilmente
l
'
affermazione
della
dottrina
mussoliniana
in
Italia
,
cerca
oggi
di
arginarne
l
'
espansione
spontanea
nel
mondo
,
spostando
la
lotta
dal
campo
teorico
:
al
campo
pratico
del
suo
divenire
fra
i
diversi
popoli
.
Un
colpo
di
Stato
,
una
repressione
sanguinosa
,
l
'
affermarsi
brutale
di
una
dittatura
,
tutto
è
buono
per
venire
raccolto
e
buttato
di
peso
nelle
colonne
della
stampa
internazionale
socialdemocratica
,
goffamente
standardizzato
sotto
la
dicitura
«
Fascismo
»
.
La
demagogia
proletaria
,
secondo
il
suo
costume
,
crede
ancora
alla
potenza
del
famoso
detto
creato
da
un
poeta
e
finito
da
un
re
:
vulgus
vult
decipi
ergo
decipiatur
.
Ma
il
trucco
è
troppo
grossolano
per
sfuggire
anche
ad
una
superficiale
osservazione
.
La
Rivoluzione
delle
Camicie
Nere
,
che
continua
e
che
rappresenta
l
'
espressione
unica
e
viva
del
vastissimo
movimento
sociale
che
ha
caratterizzato
il
sec
.
xx
,
ed
altri
secoli
caratterizzerà
,
trae
la
sua
quotidiana
e
normale
affermazione
universale
non
dalle
profezie
utopistiche
di
divinità
improvvisate
,
ma
dal
profondo
spirito
di
umanità
che
l
'
anima
e
ne
dirige
il
cammino
storico
.
È
pur
sempre
essa
che
,
sfuggendo
alle
strettoie
dei
modelli
convenzionali
delle
rivoluzioni
,
si
è
affermata
senza
bisogno
di
una
Enciclopedia
,
e
con
il
retaggio
di
una
guerra
vittoriosa
.
È
il
Fascismo
che
si
trova
sempre
presente
dove
il
popolo
lavoratore
si
crea
meraviglioso
artefice
dei
suoi
destini
,
dove
la
menzogna
tortuosa
della
diplomazia
vecchio
stile
viene
smascherata
in
tutta
la
sua
ipocrita
meschinità
,
dove
senza
tregua
si
afferma
la
lotta
intransigente
contro
la
mistificazione
classista
.
Cercare
quindi
di
costringere
il
Fascismo
in
un
fenomeno
di
natura
inferiore
,
in
un
accidente
sorto
dalla
sfrenata
ambizione
di
un
sogno
imperialistico
,
in
una
contingenza
voluta
dalla
versatile
malvagità
di
subdoli
affaristi
sarebbe
come
pretendere
di
chiudere
in
un
pugno
una
folgore
.
StampaQuotidiana ,
La
mattina
del
25
luglio
il
conte
Dino
Grandi
di
Mordano
si
rese
irreperibile
.
Invano
fu
cercato
alla
Camera
,
invano
fu
cercato
nella
sua
villa
pare
abbastanza
sontuosa
di
Frascati
,
anche
vana
fu
la
telefonata
per
rintracciarlo
a
Bologna
presso
il
Resto
del
Carlino
.
Nessuno
degli
interpellati
seppe
dare
qualche
notizia
:
da
Frascati
si
disse
che
era
partito
in
auto
diretto
a
Bologna
.
In
realtà
egli
era
rimasto
a
Roma
,
nascosto
,
nell
'
attesa
del
colpo
di
Stato
.
Anche
nei
giorni
successivi
rimase
a
Roma
.
Non
appena
conobbe
la
composizione
del
Governo
Badoglio
,
egli
scrisse
una
lettera
al
Maresciallo
,
per
dirgli
che
"
si
trattava
di
un
Ministero
solido
e
che
la
scelta
degli
uomini
non
avrebbe
potuto
essere
migliore
"
.
Dopo
qualche
altro
giorno
di
inutile
attesa
,
diventò
l
'
avvocato
Domenico
Galli
,
e
filò
verso
la
penisola
iberica
.
Si
trattenne
poco
in
Spagna
,
dove
trovò
una
ospitalità
che
si
può
chiamare
singolare
da
parte
del
console
di
Siviglia
,
e
non
sentendosi
sicuro
,
sotto
il
regime
di
Franco
,
si
trasferì
nel
Portogallo
,
nelle
vicinanze
di
Lisbona
,
e
precisamente
a
Estoril
.
Il
suo
atteggiamento
di
prima
,
il
suo
discorso
nella
seduta
del
Gran
Consiglio
,
la
sua
fuga
in
aereo
dall
'
Italia
,
con
passaporti
badoglieschi
,
tolgono
anche
l
'
ombra
del
dubbio
sulla
parte
sostenuta
da
lui
nell
'
effettuazione
della
congiura
.
Da
lui
,
prima
Sottogretario
all
'
Interno
,
quindi
Sottosegretario
agli
Esteri
,
successivamente
Ministro
degli
Esteri
,
poi
ambasciatore
a
Londra
,
finalmente
Ministro
della
Giustizia
e
nel
contempo
Presidente
della
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
nonché
coNte
col
predicato
di
Mordano
.
Poteva
bastare
?
No
.
Non
bastava
.
Ai
primi
di
marzo
del
1943
,
egli
si
presentò
a
Palazzo
Venezia
,
munito
dell
'
annuario
del
Ministero
degli
Esteri
e
così
parlò
a
Mussolini
:
Non
è
la
prima
volta
che
io
sono
imbarazzato
davanti
a
te
,
ma
in
questa
circostanza
lo
sono
in
modo
particolare
.
Tu
sai
che
dopo
un
certo
periodo
di
tempo
gli
ambasciatori
,
specialmente
se
sono
stati
lunghi
anni
accreditati
presso
la
Corte
di
San
Giacomo
a
Londra
,
sono
insigniti
del
Collare
dell
'
Annunziata
.
Io
credo
di
trovarmi
in
queste
condizioni
.
Vorresti
parlarne
al
re
?
Questi
erano
i
discorsi
che
annoiavano
terribilmente
Mussolini
.
Già
altra
volta
,
a
proposito
del
Collare
,
egli
aveva
rinunciato
al
suo
,
in
favore
di
Tomaso
Tittoni
.
Va
bene
rispose
Mussolini
ne
parlerò
al
prossimo
colloquio
.
Così
avvenne
.
Ma
di
primo
acchito
il
re
non
parve
affatto
entusiasta
della
cosa
.
Anzitutto
,
egli
disse
,
non
è
vero
che
chi
è
stato
ambasciatore
a
Londra
sia
per
ciò
decano
degli
ambasciatori
e
abbia
diritto
al
Collare
.
Questo
è
un
motivo
che
non
va
.
L
'
altro
,
ampliamento
del
territorio
dello
Stato
,
non
esiste
nel
caso
Grandi
.
Egli
può
essere
insignito
del
Collare
solo
in
quanto
è
Presidente
della
Camera
.
Però
,
conferendolo
a
lui
,
bisognerebbe
darlo
anche
al
conte
Suardo
,
Presidente
del
Senato
,
e
non
è
il
caso
dopo
le
chiacchiere
fattesi
,
in
questi
ultimi
tempi
,
a
carico
di
senatori
che
avrebbero
fornito
notizie
alla
Polizia
.
Mussolini
interruppe
per
dire
che
una
inchiesta
aveva
a
tal
proposito
concluso
con
la
insussistenza
del
fatto
.
Nell
'
udienza
successiva
,
il
re
non
fece
più
alcuna
obiezione
.
Al
contrario
,
riconobbe
che
anche
come
Guardasigilli
dopo
la
ultimazione
dei
Codici
il
Grandi
meritava
l
'
alta
distinzione
.
Questo
cambiamento
alla
distanza
di
quarantott
'
ore
sembrò
strano
.
Quanto
all
'
epoca
,
fu
scelta
la
festa
dell
'
Annunziata
,
e
di
lì
a
poco
,
il
25
marzo
del
1943
,
il
conte
Dino
Grandi
diventava
cugino
di
Vittorio
Emanuele
Savoia
.
I
giornali
pubblicarono
la
notizia
senza
eccessivo
rilievo
.
Il
Grandi
di
lì
a
qualche
giorno
tornò
a
Palazzo
Venezia
e
fece
tali
dichiarazioni
di
fedeltà
,
di
devozione
a
Mussolini
,
da
fare
tremare
i
muri
perimetrali
dell
'
edificio
.
Che
il
conferimento
del
Collare
fosse
un
elemento
della
congiura
?
Chi
avrebbe
infatti
potuto
dubitare
della
fede
fascista
di
Grandi
?
Qualcuno
c
'
era
,
ma
non
fu
ascoltato
.
Nelle
diverse
migliaia
di
"
fascicoli
"
che
contengono
vita
,
morte
e
miracoli
di
duecentomila
personaggi
fra
i
maggiori
e
minori
d
'
Italia
,
quello
di
Grandi
è
straordinariamente
voluminoso
.
Per
non
essere
costretti
a
scrivere
centinaia
di
pagine
,
trascuriamo
le
manifestazioni
pubbliche
scritte
e
orali
,
dalle
quali
risulta
che
egli
si
gloriava
di
essere
un
"
ortodosso
"
del
Fascismo
;
un
fedelissimo
di
Mussolini
,
che
aveva
fatto
di
lui
,
oscuro
cronista
del
Resto
del
Carlino
,
un
uomo
politico
di
rilievo
prima
nel
Partito
,
quindi
nella
Nazione
.
Che
cosa
sarei
stato
io
diceva
Grandi
-
se
non
ti
avessi
incontrato
?
Nella
più
propizia
delle
ipotesi
un
oscuro
avvocato
di
provincia
.
Sfogliamo
il
fascicolo
che
contiene
documenti
non
destinati
alla
pubblicità
e
quindi
,
si
suppone
,
senza
secondi
fini
.
Dopo
la
Marcia
su
Roma
e
precisamente
nel
marzo
del
1923
viene
chiamato
a
Roma
per
riprendere
l
'
attività
politica
e
in
tale
occasione
così
scrive
al
Duce
:
«
Ti
ringrazio
per
le
tue
parole
che
mi
hanno
ridato
a
un
tratto
tutta
la
mia
vecchia
forza
di
lottare
e
di
lavorare
.
Rimprovero
a
me
stesso
questo
tempo
perduto
a
consumarmi
in
silenzio
sterilmente
.
Nessuno
più
di
me
conosce
e
sa
i
miei
difetti
.
Essi
sono
grandissimi
e
infiniti
.
Ma
tu
che
sei
il
mio
Capo
mi
vedrai
alla
prova
.
Vedrai
di
quale
devozione
e
di
quale
lealtà
sarà
esempio
il
tuo
Dino
Grandi
»
.
Nel
maggio
del
1925
,
Mussolini
chiamò
Dino
Grandi
a
coprire
la
carica
di
Sottosegretario
al
Ministero
degli
Esteri
.
Il
Grandi
aveva
molto
desiderato
questa
nomina
e
non
lo
nasconde
.
In
questi
termini
egli
ringrazia
il
Duce
:
«
Senza
perplessità
e
goffe
modestie
ti
dico
che
la
inaspettata
nomina
mi
ha
molto
lusingato
,
anche
perché
l
'
avermi
tu
prescelto
ad
una
funzione
tanto
importante
mi
permetterà
di
esserti
più
vicino
.
Questa
è
la
massima
ambizione
e
il
maggior
premio
che
io
possa
desiderare
.
Tu
sai
d
'
altra
parte
quanto
illimitata
e
incondizionata
sia
la
mia
fedeltà
e
come
mio
unico
desiderio
sia
quello
di
ubbidirti
.
Fai
perciò
di
me
quello
che
riterrai
più
opportuno
e
più
rispondente
alle
esigenze
del
momento
che
tu
soltanto
sai
e
puoi
valutare
»
.
In
data
14
dicembre
1927
,
indirizzò
un
'
altra
lettera
al
Duce
nella
quale
sono
contenute
le
seguenti
parole
:
«
Qualche
mese
fa
tu
mi
ordinasti
di
riprendere
il
mio
posto
.
L
'
ho
ripreso
.
E
riprendendolo
con
tutta
la
mia
passione
non
ti
ripeto
che
una
assicurazione
che
è
un
giuramento
di
fedeltà
.
Ti
dico
solo
che
la
mia
fedeltà
è
cieca
,
assoluta
e
indistruttibile
.
Essa
è
la
conquista
spirituale
di
un
uomo
di
silenzio
e
di
meditazione
.
Mi
vedrai
alla
prova
»
.
Dopo
avere
diretto
per
molti
anni
il
Ministero
degli
Esteri
,
egli
fu
sostituito
.
Perché
?
Frequentando
assiduamente
Ginevra
,
egli
si
era
alquanto
mimetizzato
in
quel
perfido
ambiente
.
La
sua
linea
era
oramai
"
societaria
"
.
Non
vi
è
dubbio
che
egli
si
era
fatto
un
certo
nome
nel
mondo
internazionale
.
Aveva
visitato
quasi
tutte
le
capitali
europee
,
compresa
Ankara
.
Lo
si
considerava
un
uomo
di
tendenze
democratiche
,
un
uomo
di
destra
nella
politica
estera
del
Fascismo
.
La
linea
del
Governo
,
dopo
il
fallimento
del
patto
a
quattro
,
divergeva
.
Un
giorno
,
egli
fu
sostituito
e
mandato
ambasciatore
a
Londra
.
Si
può
pensare
che
da
quel
giorno
egli
cominciasse
a
covare
un
risentimento
che
lo
avrebbe
portato
lontano
.
Tuttavia
lo
tenne
accuratamente
celato
.
Quando
già
nell
'
aria
si
sentiva
che
qualche
cosa
di
nuovo
maturava
in
terra
d
'
Africa
,
in
data
20
febbraio
1935
,
da
Londra
così
scriveva
:
«
Sono
ritornato
al
mio
posto
di
lavoro
con
una
immagine
dell
'
Italia
fascista
quale
non
avevo
visto
mai
;
la
vera
Italia
del
tuo
tempo
,
che
va
incontro
agli
eventi
misurandoli
freddamente
,
senza
preoccupazioni
da
una
parte
,
senza
manifestazioni
di
isterico
entusiasmo
dall
'
altra
.
Le
cose
che
sono
.
I
Romani
che
se
ne
intendevano
avrebbero
chiamato
questo
il
tempo
della
Fortuna
virile
.
Credo
che
tu
debba
essere
soddisfatto
del
come
l
'
Italia
ha
risposto
al
tuo
ordine
di
marcia
»
.
Di
quando
in
quando
,
l
'
ambasciatore
a
Londra
scende
a
riprendere
contatto
con
la
vita
della
Nazione
e
del
Regime
.
Nessuna
riserva
o
critica
nelle
manifestazioni
destinate
alla
pubblicità
,
nessuna
riserva
nelle
manifestazioni
epistolari
riservate
,
ma
apologia
osannante
di
tutto
.
Nel
febbraio
del
1939
,
visitando
una
caserma
della
Milizia
così
scrive
:
«
L
'
impressione
che
vi
ho
riportata
è
profonda
.
Guidonia
è
il
più
maschio
generatore
di
potenza
per
la
nostra
guerra
di
domani
,
e
,
tra
le
tue
creazioni
,
quella
che
dà
forse
con
più
plastica
evidenza
il
senso
del
Genio
e
della
Potenza
»
.
È
l
'
anno
in
cui
nell
'
Esercito
italiano
si
introduce
,
cominciando
dalla
Milizia
,
il
"
passo
romano
"
di
parata
,
sul
quale
tante
oziose
discussioni
si
fecero
allora
.
Sta
di
fatto
che
l
'
unico
esercito
al
mondo
che
sfilasse
senza
uno
"
stile
"
di
marcia
,
era
l
'
Esercito
italiano
.
Che
il
passo
di
parata
sia
il
coronamento
indispensabile
dell
'
istruzione
in
ordine
chiuso
è
di
tutta
evidenza
e
che
tale
passo
sia
di
una
importanza
educativa
grandissima
è
indiscutibile
.
È
noto
l
'
episodio
di
Waterloo
.
A
un
certo
momento
della
battaglia
,
sorpresi
da
un
violento
fuoco
a
massa
dell
'
artiglieria
francese
,
alcuni
reparti
prussiani
ebbero
un
momento
di
incertezza
.
Blücher
li
fece
ritornare
in
linea
al
"
passo
dell
'
oca
"
e
ripresero
intrepidamente
il
combattimento
.
Quando
in
una
delle
sue
periodiche
visite
a
Roma
,
l
'
ambasciatore
Grandi
ha
l
'
occasione
di
assistere
alle
prime
sfilate
del
"
passo
romano
"
,
egli
ne
resta
semplicemente
elettrizzato
.
Lo
spettatore
si
lascia
trasportare
dall
'
entusiasmo
e
interpreta
dal
punto
di
vista
fonico
e
da
quello
morale
l
'
importanza
del
"
passo
"
con
questo
brano
di
una
lettera
apologetica
indirizzata
a
Mussolini
:
«
La
terra
tremava
sotto
la
picchiata
o
meglio
la
martellata
dei
piedi
dei
legionari
.
Ho
osservato
da
vicino
queste
Camicie
Nere
:
quando
essi
marciano
al
passo
romano
,
i
loro
occhi
sfavillano
,
la
bocca
si
fa
dura
e
lineare
e
la
faccia
acquista
un
senso
nuovo
che
,
non
è
soltanto
il
senso
marziale
,
ma
è
piuttosto
il
senso
di
superbia
soddisfatta
di
un
martellatore
che
spacca
,
che
schiaccia
la
testa
del
suo
nemico
.
Infatti
,
è
dopo
i
primi
10-12
passi
che
la
picchiata
diventa
di
una
potenza
uniformemente
crescente
e
questo
perché
la
eco
della
martellata
nell
'
orecchio
stesso
del
martellatore
vi
raddoppia
la
forza
.
Nella
necessaria
rivoluzione
del
costume
,
che
tu
stai
facendo
,
il
passo
romano
,
è
e
sarà
sempre
più
il
più
potente
strumento
di
pedagogia
fascista
.
Per
questo
mi
domando
se
nel
passo
di
parata
la
musica
non
vi
sia
di
troppo
.
Mentre
il
tamburo
"
sigilla
"
,
la
musica
della
banda
(
non
darmi
del
presuntuoso
per
queste
impressioni
)
crea
delle
diversioni
spirituali
a
tutto
scapito
di
quello
che
deve
essere
ingigantito
dal
silenzio
e
dal
tamburo
,
la
eco
e
la
vibrazione
di
questa
ritmica
potente
collettiva
martellata
di
bronzo
»
.
Erano
quelli
gli
anni
in
cui
il
Partito
si
proponeva
di
"
rivoluzionare
"
il
costume
.
A
tale
scopo
fu
introdotta
la
cerimonia
del
cambio
della
guardia
.
Il
cambio
della
guardia
era
diventato
col
tempo
la
più
sciatta
delle
cerimonie
militari
.
Non
aveva
pubblico
,
perché
non
interessava
nessuno
.
Dopo
avere
migliorato
lo
stile
del
cambio
della
guardia
al
Quirinale
,
facendo
marciare
insieme
alla
guardia
almeno
una
compagnia
con
musica
,
quasi
identica
cerimonia
si
svolgeva
davanti
a
Palazzo
Venezia
,
dinanzi
a
un
pubblico
sempre
più
numeroso
di
Italiani
e
di
stranieri
.
Una
volta
,
Grandi
ha
l
'
occasione
di
assistere
al
cambio
della
guardia
a
Palazzo
Venezia
e
dopo
aver
definito
la
cerimonia
"
superba
e
formidabile
"
così
prosegue
:
«
Quanto
ho
visto
a
Berlino
tempo
fa
,
e
quello
che
vedo
assai
spesso
a
Londra
non
hanno
nulla
a
che
vedere
.
L
'
ordine
chiuso
che
tu
hai
insegnato
ai
tuoi
soldati
è
di
una
originalità
unica
e
superba
.
Quei
tuoi
soldati
stamane
,
del
colore
dell
'
acciaio
,
si
muovevano
con
cuore
,
muscoli
e
tendini
di
acciaio
.
Non
era
il
"
balletto
"
anglo
-
sassone
.
Non
era
la
"
catapulta
"
teutonica
.
Era
un
monoblocco
di
acciaio
,
una
massa
potentemente
pesante
come
quella
tedesca
,
ma
non
tuttavia
di
ghisa
,
bensì
di
metallo
vibrante
.
È
il
più
potente
strumento
di
pedagogia
popolare
che
tu
abbia
creato
»
.
Chi
non
ha
in
questi
ultimi
tempi
gettato
un
sassolino
contro
il
Segretario
Starace
?
Nella
seduta
del
Gran
Consiglio
,
il
Grandi
fu
addirittura
feroce
.
Eppure
nel
1938
,
in
una
lettera
scritta
a
Mussolini
,
dopo
una
visita
alla
Farnesina
,
trova
modo
di
dire
«
che
ivi
Starace
sta
facendo
delle
cose
straordinarie
»
e
annunciando
la
sua
partenza
per
Londra
dichiara
che
eviterà
di
passare
per
la
Francia
,
ma
andrà
via
Germania
perché
,
egli
dice
,
«
in
questi
sette
anni
dacché
sono
a
Londra
,
io
non
mi
sono
mai
,
dico
mai
,
fermato
una
sola
notte
a
Parigi
,
città
che
odio
»
.
All
'
epoca
dell
'
occupazione
dell
'
Albania
,
così
scriveva
da
Londra
:
«
Gli
avvenimenti
di
oggi
mi
hanno
elettrizzato
lo
spirito
.
Tu
,
Duce
,
fai
camminare
la
Rivoluzione
col
moto
fatale
e
spietato
della
trattrice
.
Dopo
la
vendetta
di
Adua
,
la
vendetta
di
Valona
,
il
tuo
collaboratore
fedele
,
il
quale
ha
avuto
il
privilegio
di
essere
stato
,
per
otto
anni
,
testimonio
quotidiano
della
tua
azione
,
sa
che
questa
azione
tu
non
l
'
hai
mollata
mai
,
neppure
per
un
secondo
.
Questa
conquista
fa
dell
'
Adriatico
,
per
la
prima
volta
,
un
mare
militarmente
italiano
e
apre
all
'
Italia
di
Mussolini
le
antiche
strade
delle
conquiste
romane
in
Oriente
»
.
Quando
all
'
atteggiamento
del
conte
Grandi
di
fronte
alla
guerra
attuale
,
esso
fu
,
all
'
inizio
,
di
assoluta
entusiastica
adesione
.
Il
9
agosto
del
1940
presentando
al
Duce
una
copia
fotografica
di
un
suo
articolo
scritto
26
anni
prima
(
dicembre
1914
)
,
dal
quale
risulta
che
le
basi
dell
'
interventismo
del
1914
erano
le
stesse
basi
ideali
e
politiche
dell
'
interventismo
di
25
anni
dopo
,
scrive
:
«
Sin
da
allora
,
sotto
la
tua
guida
,
Duce
,
pensavamo
che
la
guerra
vera
,
la
guerra
rivoluzionaria
dell
'
Italia
,
doveva
ancora
venire
e
sarebbe
stata
la
guerra
futura
,
la
guerra
proletaria
fra
Italia
,
Germania
e
Russia
da
un
lato
,
Francia
e
Inghilterra
dall
'
altro
e
contro
queste
ultime
che
sin
da
allora
dichiaravamo
essere
le
nostre
vere
nemiche
,
anche
se
ci
preparavamo
a
combattere
insieme
ad
esse
»
.
Tornato
definitivamente
da
Londra
dove
in
taluni
circoli
godeva
di
una
certa
considerazione
,
fu
nominato
Guardasigilli
e
come
tale
diede
forte
impulso
al
completamento
dei
Codici
ch
'
egli
volle
chiamati
"
mussoliniani
"
.
Scelto
a
presiedere
la
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
,
pur
rimanendo
Guardasigilli
,
in
data
27
marzo
XVIII
così
scriveva
al
Duce
:
«
Ti
sono
profondamente
grato
di
quanto
hai
avuto
la
bontà
di
dirmi
stasera
.
Essere
sempre
più
uno
degli
Italiani
nuovi
che
sbalzi
a
martellate
.
Questo
vogliono
la
mia
vita
,
la
mia
fede
,
il
mio
spirito
che
da
25
anni
sono
tuoi
,
del
mio
Duce
»
.
Il
2
dicembre
del
1942
,
il
Duce
parlò
alla
Camera
sulla
situazione
politico
-
militare
.
Presiedeva
Grandi
.
L
'
assemblea
ebbe
una
tonalità
accesa
e
sembrava
denunciare
una
perfetta
unanimità
degli
spiriti
.
All
'
indomani
,
fu
consegnata
al
Duce
una
lettera
firmata
"
una
donna
"
che
così
si
esprimeva
:
«
Voi
avete
accanto
due
o
tre
gerarchi
che
tramano
qualche
cosa
.
Dalla
tribuna
della
stampa
ho
seguito
la
seduta
di
ieri
e
osservato
l
'
atteggiamento
impenetrabile
di
Grandi
.
I
suoi
applausi
erano
di
convenienza
.
È
stato
troppo
tempo
a
Londra
.
Una
che
lo
conosce
vi
dice
:
diffidate
!
»
Il
caso
Grandi
non
è
il
solo
,
è
uno
dei
tanti
,
e
tutti
si
rassomigliano
.
Storicamente
è
accertato
che
nelle
grandi
crisi
i
capi
mollano
o
tradiscono
mentre
i
piccoli
tengono
e
rimangono
fedeli
.
È
,
dunque
,
il
calcolo
(
cioè
l
'
intelligenza
)
che
gioca
nei
primi
,
mentre
nei
secondi
è
la
forza
primigenia
ed
elementare
del
sentimento
che
li
guida
.
Davanti
a
capovolgimenti
spirituali
come
quelli
che
l
'
epistolario
Grandi
documenta
(
e
non
è
che
una
minima
parte
)
,
si
comprende
lo
scetticismo
di
Mussolini
,
dovuto
anche
al
fatto
che
nella
sua
vita
egli
non
ha
mai
avuto
amici
.
È
stato
un
bene
?
Un
male
?
Alla
Maddalena
egli
si
è
posto
il
problema
,
ma
non
lo
ha
risolto
perché
:
«
Bene
o
male
oramai
è
troppo
tardi
.
Vi
è
nel
mondo
biblico
chi
ha
gridato
:
Guai
ai
solitari
e
chi
nel
mondo
del
Rinascimento
ha
proclamato
:
Sii
solo
e
sarai
tutto
tuo
.
Se
oggi
io
avessi
degli
amici
,
dovrebbero
o
potrebbero
"
compatirmi
"
,
cioè
letteralmente
"
patire
con
me
"
.
Non
avendone
,
i
miei
casi
non
escono
dal
cerchio
chiuso
della
mia
vita
»
.
StampaQuotidiana ,
Quando
si
è
dinanzi
a
fenomeni
storici
di
vasta
portata
,
come
una
guerra
o
una
rivoluzione
,
-
la
ricerca
delle
cause
prime
è
straordinariamente
difficile
.
Soprattutto
è
difficile
fissare
,
nel
tempo
,
l
'
origine
degli
avvenimenti
.
Si
corre
il
rischio
,
risalendo
nei
secoli
,
di
arrivare
alla
preistoria
,
poiché
causa
ed
effetto
si
condizionano
e
si
rincorrono
a
vicenda
.
Per
evitare
questo
è
necessario
stabilire
un
punto
di
partenza
:
un
atto
di
nascita
.
La
prima
manifestazione
del
Fascismo
risale
agli
anni
1914-1915
,
all
'
epoca
della
prima
guerra
mondiale
,
quando
i
"
Fasci
di
Azione
Rivoluzionaria
"
imposero
l
'
intervento
.
Rinascono
il
23
marzo
1919
come
"
Fasci
di
Combattimento
"
.
Tre
anni
dopo
,
la
Marcia
su
Roma
.
Dal
28
ottobre
del
1922
bisogna
partire
,
quando
si
voglia
esaminare
il
ventennio
del
regime
sino
al
luglio
del
1943
e
rintracciare
le
cause
prime
del
colpo
di
Stato
.
Che
cosa
fu
la
Marcia
su
Roma
?
Una
semplice
crisi
di
Governo
,
un
normale
cambiamento
di
Ministeri
?
No
.
Fu
qualche
cosa
di
più
.
Fu
una
insurrezione
?
Sì
.
Durata
,
con
varie
alternative
,
circa
due
anni
.
Sboccò
questa
insurrezione
in
una
rivoluzione
?
No
.
Premesso
che
una
rivoluzione
si
ha
quando
si
cambia
con
la
forza
non
il
solo
sistema
di
governo
,
ma
la
forma
istituzionale
dello
Stato
,
bisogna
riconoscere
che
da
questo
punto
di
vista
il
Fascismo
non
fece
nell
'
ottobre
del
1922
una
rivoluzione
.
C
'
era
una
monarchia
prima
,
e
una
monarchia
rimase
dopo
.
Mussolini
una
volta
disse
che
quando
nel
pomeriggio
del
31
ottobre
le
Camicie
Nere
marciarono
per
le
vie
di
Roma
,
fra
il
giubilo
acclamante
del
popolo
,
vi
fu
un
piccolo
errore
nel
determinare
l
'
itinerario
:
invece
di
passare
davanti
al
Palazzo
del
Quirinale
,
sarebbe
stato
meglio
penetrarvi
dentro
.
Non
lo
si
pensò
perché
in
quel
momento
tale
proposito
sarebbe
apparso
a
chiunque
inattuale
e
assurdo
.
Come
attaccare
la
monarchia
che
invece
di
sbarrare
le
porte
le
aveva
spalancate
?
Il
re
aveva
effettivamente
revocato
lo
stato
d
'
assedio
proclamato
all
'
ultima
ora
da
Facta
;
non
aveva
ascoltato
le
suggestioni
del
Maresciallo
Badoglio
o
quelle
che
gli
erano
state
attribuite
e
che
provocarono
una
molto
violenta
nota
del
Popolo
d
'
Italia
;
aveva
dato
a
Mussolini
l
'
incarico
di
comporre
un
Ministero
,
il
quale
fatta
esclusione
delle
sinistre
incapsulate
nella
pregiudiziale
antifascista
nasceva
sotto
i
segni
della
rivendicata
vittoria
e
della
concordia
nazionale
.
Un
improvviso
obiettivo
di
carattere
repubblicano
dato
alla
Marcia
avrebbe
complicato
le
cose
.
C
'
era
stato
il
discorso
di
Udine
del
settembre
1922
che
aveva
accantonato
la
tendenzialità
repubblicana
,
ma
già
dagli
inizi
del
movimento
la
posizione
del
Fascismo
di
fronte
alla
forma
delle
istituzioni
politiche
dello
Stato
era
stata
fissata
nella
dichiarazione
programmatica
del
primo
Comitato
centrale
dei
Fasci
italiani
di
Combattimento
nell
'
anno
1919
con
sede
in
via
Paolo
da
Cannobio
37
.
Tale
programma
,
al
comma
D
,
proponeva
la
«
convocazione
di
una
Assemblea
nazionale
per
la
durata
di
tre
anni
,
il
cui
primo
compito
sia
quello
di
stabilire
la
forma
dicostituzione
dello
Stato
»
.
Non
c
'
era
dunque
alcuna
formulazione
o
pregiudiziale
repubblicana
.
Un
anno
dopo
,
nell
'
adunata
nazionale
tenutasi
nel
ridotto
del
teatro
Lirico
di
Milano
nei
giorni
24
e
25
maggio
del
1920
,
alcuni
principi
orientatori
dell
'
azione
fascista
venivano
formulati
.
Essi
sono
condensati
nell
'
opuscolo
:
Orientamenti
tecnici
e
postulati
pratici
del
Fascismo
(
sede
centrale
in
via
Monte
di
Pietà
)
,
dove
,
dopo
avere
dichiarato
che
i
Fasci
di
Combattimento
«
non
si
opponevano
al
socialismo
in
sé
e
per
sé
dottrina
e
movimento
discutibili
ma
si
opponevano
alle
due
degenerazioni
teoriche
e
pratiche
,
che
si
riassumono
nella
parola
bolscevismo
»
passando
al
problema
del
regime
politico
,
in
questi
precisi
termini
si
esprimeva
:
«
Per
i
Fasci
di
Combattimento
la
questione
del
regime
è
subordinata
agli
interessi
morali
e
materiali
,
presenti
e
futuri
della
Nazione
,
intesa
nella
sua
realtà
e
nel
suo
divenire
storico
;
per
questo
essi
non
hanno
pregiudiziali
pro
o
contro
le
attuali
istituzioni
.
Ciò
non
autorizza
alcuno
a
considerare
i
Fasci
monarchici
,
né
dinastici
.
Se
per
tutelare
gli
interessi
della
Nazione
e
garantirne
l
'
avvenire
si
appalesa
necessario
un
cambiamento
di
regime
,
i
fascisti
si
appronteranno
a
questa
eventualità
,
ma
ciò
non
in
base
agli
immortali
principi
,
bensì
in
base
a
valutazioni
concrete
di
fatto
.
Non
tutti
i
regimi
sono
adatti
per
tutti
i
popoli
.
Non
tutte
le
teste
sono
adatte
per
il
berretto
frigio
.
A
un
dato
popolo
si
confà
un
dato
regime
.
Un
regime
può
svuotarsi
di
tutto
il
suo
contenuto
antiquato
e
democratizzarsi
come
in
Inghilterra
.
Ci
possono
essere
,
invece
,
e
ci
sono
delle
Repubbliche
ferocemente
aristocratiche
,
come
la
Russia
dei
cosiddetti
Sovieti
.
Oggi
i
fascisti
non
si
ritengono
affatto
legati
alle
sorti
delle
attuali
istituzioni
politiche
monarchiche
»
.
Come
si
vede
anche
nella
dichiarazione
del
1920
l
'
atteggiamento
del
Fascismo
potrebbe
chiamarsi
«
pragmatistico
»
.
Né
questo
atteggiamento
sostanzialmente
mutò
durante
gli
anni
1921-1922
.
Nel
momento
della
insurrezione
,
la
repubblica
,
come
dottrina
o
come
istituto
,
non
era
presente
all
'
animo
del
popolo
.
Dopo
la
morte
di
Giuseppe
Mazzini
e
dei
suoi
compagni
di
apostolato
l
'
ultimo
,
Aurelio
Saffi
,
morì
nel
1890
il
partito
repubblicano
visse
sulle
«
sante
memorie
»
,
soffocato
dalla
realtà
monarchica
e
premuto
dalle
nuove
dottrine
socialistiche
.
Tre
uomini
si
stagliano
dal
grigiore
collettivo
di
questo
crepuscolo
:
Dario
Papa
,
Giovanni
Bovio
e
Arcangelo
Ghisleri
,
quest
'
ultimo
di
una
intransigentissima
adamantina
fede
,
per
cui
non
volle
mai
essere
deputato
per
non
dover
giurare
.
Ma
gli
altri
esponenti
del
partito
si
erano
mimetizzati
attraverso
l
'
elemento
corruttore
per
eccellenza
,
che
è
il
parlamento
con
le
forme
monarchiche
,
sino
,
durante
la
guerra
,
ad
assumere
responsabilità
ministeriali
.
Questo
tipo
di
repubblicanesimo
demo
-
massonico
era
rappresentato
dall
'
ebreo
Salvatore
Barzilai
.
Si
può
affermare
che
monarchia
da
una
parte
e
massoneria
dall
'
altra
avevano
praticamente
svirilizzato
l
'
idea
e
il
partito
.
D
'
altra
parte
con
la
guerra
del
1915-18
,
con
la
liberazione
di
Trento
e
Trieste
,
il
compito
storico
del
partito
poteva
considerarsi
esaurito
.
Il
sogno
di
un
secolo
di
sacrifici
,
di
martiri
,
di
battaglie
era
stato
realizzato
.
Il
merito
di
avere
per
tanti
decenni
tenuta
accesa
questa
fiaccola
spetta
incontestabilmente
al
partito
repubblicano
.
Nel
dopoguerra
,
fatta
esclusione
della
«
parata
»
rossa
alla
riapertura
della
prima
Camera
eletta
nel
novembre
del
1919
,
nessuno
parlò
più
di
repubblica
,
nemmeno
fra
le
sinistre
.
Dal
giorno
in
cui
il
re
fece
a
Turati
l
'
"
onore
"
di
chiamarlo
a
conferire
al
Quirinale
e
Turati
vi
andò
,
sia
pure
in
cappello
a
cencio
e
giacca
,
parlare
di
repubblica
in
Italia
dove
la
monarchia
aveva
associato
il
suo
nome
alla
vittoria
sembrava
un
anacronismo
.
Dei
quadrumviri
uno
era
intransigentemente
monarchico
e
savoiardo
,
il
De
Vecchi
;
non
meno
,
in
fondo
,
monarchico
era
il
De
Bono
;
solo
Italo
Balbo
aveva
avuto
trascorsi
repubblicani
nella
sua
gioventù
,
mentre
Michele
Bianchi
il
cervello
"
politico
"
della
squadra
venuto
al
Fascismo
dalla
esperienza
sindacalistica
considerava
anch
'
egli
inattuale
il
problema
istituzionale
italiano
.
Date
queste
condizioni
storiche
e
politiche
contingenti
,
la
Marcia
su
Roma
non
poteva
instaurare
la
repubblica
,
alla
quale
il
popolo
era
completamente
impreparato
,
mentre
il
tentativo
di
realizzare
tale
istituto
fuori
tempo
avrebbe
probabilmente
complicato
,
se
non
pregiudicato
,
le
sorti
del
movimento
insurrezionale
.
La
monarchia
rimase
ma
il
Fascismo
sentì
quasi
immediatamente
il
bisogno
di
crearsi
istituti
suoi
propri
come
il
Gran
Consiglio
e
la
Milizia
Volontaria
per
la
Sicurezza
Nazionale
.
Nella
riunione
tenutasi
al
Grande
Albergo
di
Roma
nel
gennaio
del
1923
non
soltanto
nacquero
il
Gran
Consiglio
e
la
Milizia
,
ma
ebbe
inizio
un
sistema
politico
che
può
chiamarsi
"
diarchia
"
,
il
governo
in
due
,
il
"
doppio
comando
"
.
Mussolini
,
che
talvolta
è
un
terribile
umorista
senza
saperlo
,
disse
che
il
sistema
era
quello
della
stanza
matrimoniale
con
letti
separati
,
pessima
situazione
secondo
quanto
affermava
nella
sua
Fisiologia
del
matrimonio
Onorato
Balzac
.
A
poco
a
poco
la
diarchia
prese
un
carattere
sempre
più
definito
,
anche
se
non
sempre
fissato
in
leggi
speciali
.
Al
culmine
c
'
era
il
re
e
il
Duce
,
e
quando
le
truppe
schierate
salutavano
alla
voce
lo
facevano
per
l
'
uno
e
per
l
'
altro
.
Vi
fu
un
momento
in
cui
,
dopo
la
conquista
dell
'
Impero
,
il
generale
Baistrocchi
,
cedendo
alla
sua
vulcanica
esuberanza
,
faceva
ripetere
tre
volte
il
saluto
,
sino
a
quando
Mussolini
lo
invitò
a
non
introdurre
le
"
litanie
"
nei
reggimenti
.
Accanto
all
'
Esercito
che
obbediva
prevalentemente
al
re
,
c
'
era
la
Milizia
che
obbediva
prevalentemente
al
Duce
.
Il
re
aveva
una
guardia
del
corpo
,
composta
di
carabinieri
con
una
speciale
statura
,
e
un
giorno
Gino
Calza
-
Bini
,
creò
,
coi
"
Moschettieri
"
,
la
guardia
personale
del
Duce
.
Il
Consiglio
dei
ministri
discendeva
dallo
Statuto
,
ma
il
Gran
Consiglio
lo
precedeva
in
importanza
perché
proveniva
dalla
rivoluzione
.
L
'
inno
"
Giovinezza
"
,
marziale
e
impetuoso
,
si
appaiava
nelle
cerimonie
alla
marcia
reale
di
Gabetti
,
chiassosa
e
prolissa
,
che
poteva
essere
suonata
,
come
il
"
moto
perpetuo
"
,
a
consumazione
degli
esecutori
e
degli
ascoltatori
.
Per
evitare
la
noia
di
una
eccessivamente
lunga
ascoltazione
,
venivano
suonate
dell
'
uno
e
dell
'
altro
inno
soltanto
le
prime
battute
.
Anche
il
saluto
militare
non
sfuggì
al
sistema
della
diarchia
:
il
vecchio
saluto
fu
conservato
col
copricapo
;
il
saluto
romano
o
fascista
,
senza
berretto
(
come
se
nel
frattempo
le
teste
fossero
cambiate
!
)
.
Delle
tre
Forze
armate
la
più
realista
era
l
'
Esercito
,
seguiva
la
Marina
,
specie
nello
Stato
maggiore
,
solo
l
'
Aviazione
ostentava
i
segni
del
Littorio
,
sotto
i
quali
era
nata
o
almeno
rinata
.
Nell
'
Esercito
vi
era
un
'
arma
che
aveva
sopra
tutte
carattere
esclusivamente
dinastico
:
l
'
arma
dei
carabinieri
.
Era
questa
l
'
arma
del
re
.
Anche
qui
il
Fascismo
cercò
di
organizzare
una
polizia
che
desse
garanzie
dal
punto
di
vista
politico
e
vi
aggiunse
un
'
organizzazione
segreta
:
l
'
Ovra
.
Ma
la
dinastia
aveva
anch
'
essa
una
sua
polizia
e
un
servizio
di
informazioni
dall
'
interno
che
nelle
provincie
veniva
assolto
da
vecchi
funzionari
civili
o
militari
collocati
in
pensione
.
Che
la
monarchia
avesse
,
oltre
a
quella
del
Governo
,
una
sua
diplomazia
,
è
certo
:
non
solo
attraverso
i
diplomatici
che
si
recavano
sempre
a
conferire
al
Quirinale
quando
tornavano
a
Roma
,
ma
anche
attraverso
le
parentele
delle
famiglie
principesche
o
reali
o
attraverso
quella
che
una
volta
era
la
assai
numerosa
e
potente
"
internazionale
"
dei
re
,
oggi
ridotta
a
un
circolo
di
poche
larve
spettrali
.
Nessun
dubbio
che
il
corpo
di
stato
maggiore
dell
'
Esercito
fosse
soprattutto
"
regio
"
;
esso
formava
una
specie
di
casta
molto
circoscritta
se
non
completamente
chiusa
,
sulla
quale
la
dinastia
faceva
assegnamento
in
modo
assoluto
.
Se
la
Camera
appariva
un
'
emanazione
del
Partito
e
rappresentante
specifica
del
Regime
,
il
Senato
sottolineava
invece
il
suo
lealismo
dinastico
,
e
per
il
fatto
della
nomina
regia
e
per
la
sua
stessa
composizione
.
Il
numero
dei
generali
,
degli
ammiragli
,
dei
nominati
per
censo
era
sempre
imponente
.
Il
Senato
costituiva
quindi
,
più
che
una
forza
materiale
,
una
riserva
politico
-
morale
in
favore
della
dinastia
.
Tutta
l
'
aristocrazia
italiana
,
prima
la
bianca
,
poi
,
dopo
la
Conciliazione
,
anche
la
nera
,
costituiva
un
'
altra
forza
monarchica
.
Definita
la
questione
romana
,
la
curia
e
il
clero
entrarono
nell
'
orbita
regia
,
cosicché
nelle
cerimonie
religiose
era
di
prescrizione
la
preghiera
per
il
re
.
La
grossa
borghesia
,
industriali
,
agrari
,
banchieri
pur
non
esponendosi
in
prima
linea
,
marciava
anch
'
essa
sotto
le
insegne
regie
.
La
massoneria
considerava
il
re
come
uno
dei
"
fratelli
onorari
"
.
Il
giudaismo
del
pari
.
Precettore
del
principe
era
stato
l
'
ebreo
professore
Polacco
.
Perché
il
sistema
della
"
diarchia
"
a
base
di
"
parallele
"
funzionasse
,
occorreva
che
le
parallele
non
cessassero
di
essere
tali
.
Per
tutto
il
1923
,
l
'
anno
dei
"
pieni
poteri
"
,
non
ci
furono
grandi
novità
,
meno
il
grosso
incidente
di
Corfù
che
fu
in
sede
ginevrina
composto
con
piena
soddisfazione
del
Governo
italiano
.
Anno
di
crisi
seria
fu
,
invece
,
il
1924
.
Il
Regime
dovette
fronteggiare
le
conseguenze
di
un
delitto
che
prescindendo
da
ogni
altra
considerazione
era
per
il
modo
e
per
il
tempo
politicamente
sbagliato
.
La
pressione
dell
'
Aventino
sul
re
e
sui
circoli
vicini
nell
'
estate
del
1924
fu
assai
forte
.
Si
ebbero
passi
"
formali
"
al
Quirinale
da
parte
delle
opposizioni
.
Il
re
diede
qualche
assicurazione
generica
sul
terreno
propriamente
penale
,
ma
esitò
a
seguire
gli
aventiniani
sul
terreno
delle
responsabilità
politiche
.
Anche
il
famoso
memoriale
di
Cesare
Rossi
verso
la
fine
di
dicembre
,
pubblicato
per
iniziativa
del
Governo
in
anticipo
sugli
avversari
,
non
fece
una
impressione
eccessiva
sul
re
.
Oramai
gli
avversari
del
Fascismo
si
erano
imbottigliati
in
una
questione
morale
senza
vie
di
uscita
e
anche
,
esiliandosi
,
avevano
liberato
il
terreno
sul
quale
al
momento
prescelto
si
sarebbe
sferrato
il
contrattacco
del
Regime
.
Il
che
accadde
col
discorso
del
3
gennaio
1925
e
con
le
misure
prese
nelle
48
ore
successive
.
Mentre
il
re
aveva
resistito
con
abbastanza
decisione
alle
manovre
aventiniane
nella
seconda
metà
del
1924
anche
quando
più
o
meno
direttamente
era
stato
chiamato
in
gioco
non
apparve
invece
molto
soddisfatto
dall
'
azione
del
3
gennaio
,
attraverso
la
quale
,
con
la
soppressione
di
tutti
i
partiti
,
si
gettavano
le
basi
dello
Stato
totalitario
.
Fu
quello
il
primo
"
scontro
"
della
diarchia
.
Il
re
sentì
che
da
quel
giorno
la
monarchia
cessava
di
essere
costituzionale
nel
senso
parlamentare
della
parola
.
Non
vi
era
più
alcuna
possibilità
di
scelta
.
Il
gioco
dei
partiti
e
la
loro
alternanza
al
potere
finivano
.
La
funzione
della
monarchia
si
illanguidiva
.
Le
ricorrenti
crisi
ministeriali
,
insieme
con
le
grandi
calamità
nazionali
e
gli
auguri
di
capo
d
'
anno
,
poi
aboliti
,
erano
le
sole
occasioni
nelle
quali
il
re
faceva
qualche
cosa
che
lo
ricordasse
agli
Italiani
,
non
solo
come
collezionista
di
vecchie
monete
,
diligente
sino
al
fanatismo
.
Durante
una
crisi
ministeriale
la
sfilata
dei
papabili
al
Quirinale
era
un
avvenimento
,
al
centro
del
quale
stava
il
re
.
Dal
1925
,
tutto
ciò
finiva
.
Da
quell
'
anno
in
poi
,
il
cambio
dei
dirigenti
avrebbe
rivestito
il
carattere
di
un
movimento
di
ordine
interno
nell
'
ambito
del
Partito
.
Il
1925
fu
l
'
anno
delle
leggi
eccezionali
.
Il
1926
fu
quello
delle
leggi
costruttive
sul
piano
sociale
.
Ma
verso
il
novembre
la
Camera
che
si
chiamava
oramai
fascista
espulse
dal
suo
seno
colpevoli
di
decadenza
-
i
fuggiaschi
dell
'
Aventino
.
Anche
questo
inasprimento
in
senso
totalitario
della
politica
del
Regime
non
passò
inosservato
negli
ambienti
di
Corte
.
Da
quel
momento
si
cominciò
a
parlare
di
una
monarchia
prigioniera
del
Partito
,
e
si
compassionò
il
re
,
oramai
relegato
al
secondo
piano
,
di
fronte
al
Duce
.
Tuttavia
il
biennio
1925-26
trascorse
tranquillo
.
StampaQuotidiana ,
La
legge
che
determinò
il
primo
grave
urto
fra
monarchia
e
Fascismo
fu
la
legge
che
legalizzò
il
Gran
Consiglio
,
facendone
l
'
organo
supremo
,
fissandone
prerogative
e
compiti
.
Oltre
al
compito
di
tenere
aggiornata
una
lista
di
uomini
degni
di
governare
e
una
lista
del
genere
fu
una
volta
presentata
da
Mussolini
al
re
il
Gran
Consiglio
rivendicava
a
sé
il
diritto
di
intervenire
nella
successione
al
trono
.
Lo
scandalo
negli
ambienti
dinastici
fu
veramente
grande
.
Ciò
voleva
dire
un
colpo
mortale
allo
statuto
,
che
regolava
automaticamente
questo
problema
.
Taluni
arrivarono
ad
insinuare
che
quell
'
articolo
fosse
di
ispirazione
repubblicana
e
che
si
volesse
,
in
ogni
caso
,
ostacolare
l
'
assunzione
,
al
trono
del
principe
Umberto
e
proporre
l
'
allora
Duca
delle
Puglie
.
Da
quel
giorno
Vittorio
Savoia
cominciò
a
detestare
Mussolini
e
a
covare
un
odio
tremendo
contro
il
Fascismo
.
Il
Regime
disse
un
giorno
il
re
non
deve
entrare
in
queste
materie
che
una
legge
fondamentale
ha
già
regolato
.
Se
un
partito
in
regime
monarchico
vuole
decidere
circa
la
successione
al
trono
,
la
monarchia
non
è
più
tale
.
Il
grido
della
successione
non
può
essere
che
il
tradizionale
:
"
Il
re
è
morto
!
Viva
il
re
!
"
.
La
crisi
determinata
dalla
legge
del
Gran
Consiglio
durò
alcuni
mesi
,
pur
rimanendo
i
rapporti
della
diarchia
cordiali
alla
superficie
.
Nel
1929
,
l
'
evento
della
Conciliazione
dissipò
l
'
irritazione
e
le
relazioni
tornarono
normali
.
In
un
primo
tempo
il
re
non
credeva
alla
possibilità
della
soluzione
della
"
questione
romana
"
,
in
un
secondo
tempo
mise
in
dubbio
la
sincerità
del
Vaticano
,
finalmente
l
'
idea
che
l
'
ultima
ipoteca
su
Roma
da
parte
dell
'
ultimo
sovrano
spodestato
fosse
tolta
lo
lusingò
.
Anche
la
prospettiva
dello
scambio
delle
visite
fra
i
due
sovrani
confinanti
gli
sorrise
.
Vide
in
tutto
ciò
un
rafforzamento
delle
istituzioni
.
Anche
il
Concordato
non
gli
dispiacque
,
quantunque
il
suo
notorio
anticlericalismo
lo
rendesse
sospettoso
.
Ma
quando
vide
la
schiera
dei
vescovi
sfilare
davanti
a
lui
per
prestargli
giuramento
si
convinse
che
anche
nel
Concordato
ogni
concessione
al
Vaticano
aveva
avuto
la
sua
contropartita
.
Il
1929
fu
,
quindi
,
un
anno
fortunato
.
Qualche
tempo
dopo
la
firma
dei
Trattati
del
Laterano
,
in
uno
dei
soliti
colloqui
bisettimanali
,
il
re
disse
:
Siete
riuscito
in
un
'
opera
che
altri
non
avevano
tentato
e
non
avrebbero
condotto
a
termine
.
Coi
vostri
discorsi
al
Parlamento
avete
corretto
le
interpretazioni
estensive
di
taluni
circoli
clericali
.
Ciò
va
molto
bene
.
Non
so
come
potrei
attestarvi
davanti
al
pubblico
la
mia
riconoscenza
.
Non
so
,
veramente
...
Il
Collare
vi
fu
dato
dopo
l
'
annessione
di
Fiume
.
Forse
un
titolo
nobiliare
...
No
interruppe
Mussolini
.
Un
titolo
nobiliare
mi
renderebbe
immediatamente
ridicolo
.
Non
oserei
più
guardarmi
in
uno
specchio
.
Io
non
dirò
vanitosamente
:
"
Roi
ne
puis
,
prince
ne
daigne
,
Rohan
suis
"
,
ma
vi
prego
di
non
insistere
.
Ognuno
deve
avere
un
suo
stile
nella
vita
.
Il
re
comprese
e
la
cosa
non
ebbe
seguito
alcuno
.
Troppo
lungo
sarebbe
,
ora
,
narrare
tutti
gli
episodi
nei
quali
la
diarchia
fu
posta
a
più
o
meno
dura
prova
.
La
faccenda
aveva
aspetti
seri
e
talora
grotteschi
quando
ci
si
inoltrava
nei
sacri
quasi
imperscrutabili
labirinti
del
"
protocollo
"
.
Il
colmo
fu
raggiunto
durante
il
viaggio
del
Führer
a
Roma
.
La
diarchia
si
manifestò
allora
in
tutta
la
sua
pienezza
,
davanti
al
grande
pubblico
,
per
un
'
intera
settimana
,
con
episodi
che
sorpresero
,
irritarono
e
anche
divertirono
il
pubblico
.
Mussolini
aveva
visitato
nel
1937
la
Germania
.
Le
accoglienze
a
Berlino
e
a
Monaco
furono
memorabili
.
Milioni
di
berlinesi
si
riunirono
al
"
Maifeld
"
per
ascoltare
i
discorsi
del
Führer
e
del
Duce
.
L
'
eco
della
visita
nel
mondo
fu
grande
.
Nel
maggio
del
1938
il
Führer
giunse
a
Roma
.
Non
fu
sempre
facile
stabilire
le
formalità
della
visita
,
ma
è
chiaro
che
il
Führer
intendeva
soprattutto
visitare
la
Roma
del
Duce
.
Quando
il
treno
tedesco
giunse
alla
nuova
bellissima
stazione
di
San
Paolo
,
a
riceverlo
vi
era
,
insieme
col
re
,
il
Duce
.
Ma
poi
il
Führer
salì
nella
berlina
di
corte
insieme
col
re
e
si
diresse
al
Quirinale
.
La
folla
assiepata
lungo
la
via
dei
Trionfi
,
via
dell
'
Impero
,
piazza
Venezia
cercò
invano
il
Duce
:
egli
era
tornato
per
le
vie
secondarie
del
Testaccio
al
suo
ufficio
.
Il
Führer
apparve
urtato
di
ciò
.
Nei
giorni
successivi
ci
fu
l
'
alternanza
delle
funzioni
dell
'
ospitalità
.
Al
mattino
il
re
,
nel
pomeriggio
Mussolini
,
o
viceversa
,
accompagnavano
il
Führer
nelle
diverse
manifestazioni
,
a
seconda
del
loro
carattere
più
o
meno
politico
e
fascista
.
Nell
'
ambiente
gelido
del
Quirinale
,
anche
per
effetto
di
piccole
negligenze
di
carattere
materiale
,
il
Führer
si
sentì
a
disagio
.
Alla
grande
sfilata
militare
in
via
dei
Trionfi
il
seguito
del
Führer
notò
che
la
regina
e
le
sue
dame
,
mentre
si
curvavano
in
grandi
inchini
al
passaggio
delle
bandiere
dell
'
Esercito
,
fingevano
di
non
vedere
i
gagliardetti
della
Milizia
.
Nelle
cerimonie
in
cui
re
e
Duce
erano
insieme
presenti
,
il
Duce
stava
indietro
per
lasciare
al
proscenio
le
livree
del
seguito
.
La
cosa
fu
notata
specialmente
alla
festa
in
costume
di
piazza
di
Siena
,
una
delle
più
grandiose
e
pittoresche
manifestazioni
degli
ultimi
tempi
in
Roma
.
Il
Führer
invitò
il
Duce
a
venire
sulla
prima
fila
accanto
a
lui
.
Finalmente
il
soggiorno
romano
ebbe
termine
.
Uscito
da
quella
che
un
berlinese
chiamò
"
aria
delle
regie
catacombe
"
e
giunto
a
Firenze
,
il
Führer
cambiò
di
umore
.
Se
la
maestà
di
Roma
lo
aveva
fortemente
colpito
,
la
grazia
di
Firenze
lo
entusiasmò
.
Avrebbe
voluto
rimanervi
più
a
lungo
.
"
È
la
città
del
mio
sogno
"
,
egli
disse
.
Se
la
settimana
della
visita
del
Führer
a
Roma
rivelò
gli
aspetti
e
i
contrasti
che
potrebbero
chiamarsi
protocollari
della
diarchia
,
vi
fu
un
altro
episodio
che
fece
scoppiare
la
più
grave
delle
crisi
:
la
legge
che
creava
i
due
Primi
Marescialli
dell
'
Impero
.
Ciò
accadde
per
iniziativa
spontanea
di
alcuni
gruppi
di
deputati
e
di
senatori
,
dopo
un
discorso
di
Mussolini
,
discorso
che
aveva
sollevato
grande
entusiasmo
.
Approvata
la
legge
dai
due
rami
del
Parlamento
,
il
re
fu
in
procinto
di
negare
la
firma
che
la
promulgasse
.
Nel
colloquio
immediatamente
successivo
,
egli
era
eccitatissimo
.
Dopo
la
legge
del
Gran
Consiglio
egli
disse
-
questa
legge
è
un
altro
colpo
mortale
contro
le
mie
prerogative
sovrane
.
Io
avrei
potuto
darvi
,
quale
segno
della
mia
ammirazione
,
qualsiasi
grado
,
ma
questa
equiparazione
mi
crea
una
posizione
insostenibile
,
perché
è
un
'
altra
patente
violazione
dello
statuto
del
regno
.
Voi
sapete
obiettò
Mussolini
che
non
tengo
a
queste
che
possono
essere
considerate
esteriorità
.
I
promotori
hanno
ritenuto
che
conferendomi
tale
grado
,
voi
,
maestà
,
ne
venivate
automaticamente
insignito
.
No
.
Le
Camere
non
possono
prendere
iniziative
del
genere
.
Il
re
era
pallido
di
collera
.
Il
mento
gli
tremava
.
Questa
è
la
più
grossa
di
tutte
!
Data
l
'
imminenza
di
una
crisi
internazionale
non
voglio
aggiungere
altra
carne
al
fuoco
,
ma
in
altri
tempi
,
piuttosto
che
subire
questo
affronto
,
avrei
preferito
abdicare
.
Io
straccerei
questa
doppia
greca
.
E
guardò
con
un
'
occhiata
di
disprezzo
la
doppia
greca
al
braccio
e
al
berretto
.
Mussolini
rimase
alquanto
sorpreso
da
questo
scoppio
di
furore
e
volle
dal
punto
di
vista
strettamente
costituzionale
chiedere
il
parere
di
un
eminentissimo
cultore
di
tale
diritto
:
il
prof
.
Santi
Romano
,
presidente
del
Consiglio
di
Stato
.
Il
quale
mandò
una
memoria
di
poche
pagine
,
in
cui
dimostrava
con
rigore
logico
che
il
Parlamento
poteva
fare
ciò
che
aveva
fatto
e
che
insignendo
il
Duce
di
un
grado
militare
non
ancora
esistente
nella
gerarchia
,
di
tale
grado
doveva
essere
anche
insignito
il
re
,
nella
sua
qualità
di
Capo
supremo
di
detta
gerarchia
.
Quando
Mussolini
presentò
al
re
la
memoria
di
Santi
Romano
,
Vittorio
Emanuele
ebbe
un
nuovo
accesso
di
collera
.
I
professori
di
diritto
costituzionale
,
specialmente
quando
sono
dei
pusillanimi
opportunisti
,
come
il
prof
.
Santi
Romano
,
trovano
sempre
argomenti
per
giustificare
le
tesi
più
assurde
:
è
il
loro
mestiere
;
ma
io
continuo
ad
essere
della
mia
opinione
.
Del
resto
non
ho
nascosto
questo
mio
stato
d
'
animo
ai
due
presidenti
delle
Camere
,
perché
lo
rendessero
noto
ai
promotori
di
questo
smacco
alla
Corona
,
che
dovrà
essere
l
'
ultimo
.
Da
quel
momento
Vittorio
Emanuele
giurò
a
se
stesso
di
trarre
vendetta
.
Si
trattava
oramai
di
attendere
l
'
epoca
propizia
.
Nella
primavera
-
estate
del
1943
,
il
rapporto
tra
le
forze
della
diarchia
si
era
profondamente
alterato
.
Il
"
complesso
"
fascista
Governo
,
Partito
,
sindacati
,
amministrazione
appariva
sofferente
dell
'
usura
della
guerra
.
Decine
di
migliaia
di
fascisti
erano
caduti
sui
campi
di
battaglia
:
fra
di
essi
non
meno
di
duemila
gerarchi
.
Ecco
un
dato
di
fatto
che
parrebbe
delittuoso
dimenticare
.
Oltre
un
milione
di
fascisti
erano
sotto
le
armi
,
dispersi
dal
Varo
a
Rodi
,
da
Aiaccio
ad
Atene
.
Nel
Partito
in
Italia
erano
rimasti
pochi
elementi
,
i
quali
si
erano
applicati
oramai
a
un
compito
quasi
esclusivamente
assistenziale
.
A
ciò
aggiungasi
il
corso
sfortunato
delle
operazioni
militari
,
con
la
perdita
di
tutte
le
colonie
africane
;
i
bombardamenti
terroristici
sulle
città
;
i
crescenti
disagi
alimentari
.
Fu
allora
incominciata
una
sottile
,
continua
,
intelligente
opera
di
disintegrazione
del
morale
della
Nazione
.
Tutto
fu
utilizzato
a
tal
fine
.
E
quando
i
fatti
mancavano
furono
inventati
o
amplificati
.
A
un
certo
momento
fu
diffusa
l
'
impressione
che
l
'
edificio
fosse
minato
dall
'
interno
e
che
bastasse
un
urto
qualsiasi
per
farlo
crollare
.
Niente
e
nessuno
fu
risparmiato
.
Bisognava
soprattutto
"
demoralizzare
"
i
giovani
.
Due
forze
concorrenti
,
ma
affini
,
perché
entrambe
internazionali
,
agirono
con
particolare
intensità
in
tutti
i
campi
:
da
quello
della
politica
a
quello
dell
'
economia
.
La
massoneria
che
aveva
lungamente
dormito
,
ma
che
non
era
mai
morta
,
comprese
che
il
suo
momento
era
tornato
e
lavorò
gli
ambienti
che
a
lei
facevano
capo
:
professionisti
liberi
e
funzionari
civili
e
militari
dello
Stato
.
Un
sabotaggio
misterioso
e
inafferrabile
cominciò
ed
ebbe
ripercussioni
immediate
in
tutta
la
compagine
delle
Forze
armate
.
Le
voci
più
assurde
furono
diffuse
.
Contatti
con
le
forze
massoniche
anglosassoni
furono
riannodati
via
Lisbona
.
Questo
risveglio
dell
'
attività
massonica
non
passò
naturalmente
inosservato
oltre
il
portone
di
bronzo
e
si
partì
in
gara
,
sia
pure
sopra
un
altro
terreno
,
non
meno
demoralizzante
ed
insidioso
,
quale
è
quello
di
un
pacifismo
supernazionale
,
che
,
predicato
in
italiano
e
soprattutto
in
Italia
,
agiva
quale
deprimente
dell
'
animo
del
popolo
specialmente
in
talune
zone
.
A
questa
manovra
delle
due
grandi
organizzazioni
si
aggiungeva
l
'
apporto
dei
vecchi
e
nuovi
partiti
antifascisti
i
quali
avevano
un
programma
di
pura
e
semplice
rivincita
.
Mancata
con
lo
sbarco
in
Sicilia
l
'
ultima
speranza
di
un
successo
militare
,
la
crisi
della
diarchia
doveva
scoppiare
in
tutta
la
sua
brutale
espressione
.
Constatata
l
'
usura
del
Fascismo
,
l
'
altra
forza
della
diarchia
,
che
si
era
tenuta
in
riserva
e
che
aveva
anche
in
riserva
tenuto
le
forze
che
tradizionalmente
la
sostenevano
,
coglieva
l
'
occasione
propizia
per
passare
all
'
attacco
.
Nel
luglio
del
1943
la
Corona
,
che
finalmente
si
riteneva
la
più
forte
,
non
era
guidata
che
dall
'
istinto
della
sua
.
conservazione
fisica
;
la
guerra
,
la
Patria
,
l
'
avvenire
della
Nazione
non
entravano
minimamente
nei
suoi
calcoli
:
l
'
egoismo
più
miserabile
forse
anche
di
natura
strettamente
personale
ispirò
l
'
azione
del
re
,
il
quale
,
secondo
una
sua
personale
postuma
dichiarazione
da
Bari
,
volle
"
farla
finita
col
Fascismo
"
.
Il
re
ha
sbagliato
i
suoi
calcoli
e
la
Patria
crocifissa
sconta
le
conseguenze
del
tradimento
regio
.
Il
Fascismo
generoso
e
romantico
come
fu
nell
'
ottobre
del
1922
ha
scontato
l
'
errore
di
non
essere
stato
totalitario
sino
alla
vetta
della
piramide
e
di
aver
creduto
di
risolvere
il
problema
con
un
sistema
che
nelle
sue
applicazioni
storiche
remote
e
vicine
ha
palesato
la
sua
natura
di
difficile
e
temporaneo
compromesso
.
La
Rivoluzione
fascista
si
fermò
davanti
a
un
trono
.
Parve
allora
inevitabile
.
Gli
eventi
hanno
voluto
che
la
Corona
espiasse
con
la
sua
caduta
il
colpo
mancino
tirato
al
Regime
e
il
delitto
imperdonabile
commesso
contro
la
Patria
.
Questa
non
può
risorgere
e
vivere
che
sotto
le
insegne
della
Repubblica
.
StampaQuotidiana ,
Il
giorno
2
aprile
del
1925
,
Mussolini
,
appena
convalescente
,
pronunciava
al
Senato
discutendosi
il
progetto
di
legge
Di
Giorgio
un
discorso
di
carattere
militare
che
ebbe
l
'
onore
dell
'
affissione
in
tutti
i
Comuni
del
regno
per
acclamazione
,
quasi
unanime
,
del
Senato
.
Pochi
giorni
dopo
il
Duce
assumeva
la
direzione
del
Ministero
della
Guerra
.
L
'
allora
generale
d
'
armata
Pietro
Badoglio
,
da
Rio
de
Janeiro
,
dove
era
stato
mandato
ambasciatore
,
inviava
al
Duce
,
in
data
10
aprile
1925
,
il
seguente
telegramma
:
«
Nel
momento
in
cui
assume
direzione
Ministero
della
Guerra
,
voglia
V
.
E
.
gradire
mio
fervido
saluto
di
generale
dell
'
Esercito
e
di
soldato
della
Patria
vittoriosa
e
rispettata
»
.
Dopo
la
Marcia
su
Roma
,
Badoglio
fu
mandato
a
ricoprire
la
carica
di
ambasciatore
d
'
Italia
nel
Brasile
.
Poco
prima
dell
'
insurrezione
fascista
dell
'
ottobre
,
gli
erano
state
attribuite
dichiarazioni
che
provocarono
un
violento
trafiletto
pubblicato
in
data
14
ottobre
su
Il
Popolo
d
'
Italia
.
Nominato
ambasciatore
,
il
Badoglio
non
fece
difficoltà
di
sorta
e
partì
per
la
nuova
destinazione
,
dove
rimase
un
paio
d
'
anni
,
senza
acquistarsi
particolari
benemerenze
.
Quando
fece
ritorno
,
la
sua
adesione
al
regime
fascista
che
nel
frattempo
aveva
superato
la
prova
del
1924
parve
assolutamente
sincera
.
Egli
andava
dicendo
:
«
Dovunque
mi
si
mandi
ci
vado
:
quando
voi
ordinate
Badoglio
è
sempre
pronto
a
partire
»
.
Nella
primavera
del
1925
,
fu
questione
di
creare
la
carica
di
Capo
di
S
.
M
.
generale
,
per
la
preparazione
coordinata
di
tutte
le
Forze
armate
.
Il
generale
d
'
armata
Badoglio
era
i1
candidato
degli
ambienti
di
Corte
e
distanziava
tutti
gli
altri
:
il
re
stesso
diceva
che
dal
punto
di
vista
professionale
era
la
testa
migliore
»
.
Che
cosa
sia
avvenuto
dell
'
avv
.
Edoardo
Rotigliano
,
già
Senatore
del
regno
e
passato
al
Fascismo
dal
nazionalismo
fiorentino
,
non
è
possibile
sapere
in
questo
momento
:
l
'
ultima
sua
manifestazione
oratoria
fu
un
discorso
piuttosto
frondista
pronunciato
al
Senato
nella
primavera
del
1943
nel
quale
si
evocava
l
'
atteggiamento
del
re
dopo
Caporetto
.
Ora
l
'
ex
-
deputato
Rotigliano
mandò
in
data
4
aprile
1925
la
seguente
sintomatica
e
,
in
certa
guisa
,
quasi
profetica
lettera
al
Capo
del
Governo
Mussolini
:
«
Eccellenza
Presidente
.
Oggi
alla
Camera
si
parlava
insistentemente
della
nomina
del
generale
Badoglio
a
Capo
di
S
.
M
.
dell
'
Esercito
.
Mi
auguro
che
la
voce
sia
infondata
.
Ho
avuto
occasione
di
conoscere
in
guerra
il
generale
Badoglio
e
di
seguire
molto
da
vicino
la
sua
azione
.
Posso
assicurarle
che
non
ha
le
doti
di
carattere
indispensabili
per
essere
posto
a
capo
dell
'
Esercito
.
Molti
sanno
che
Badoglio
è
il
maggior
responsabile
di
Caporetto
,
ma
pochi
conoscono
il
contegno
ignobile
tenuto
da
lui
all
'
indomani
della
disfatta
,
quando
abbandonò
senza
comando
,
sulla
sinistra
dell
'
Isonzo
,
tre
delle
quattro
divisioni
del
suo
27°
corpo
d
'
armata
per
correre
a
Udine
e
a
Padova
ad
assicurarsi
la
impunità
e
a
brigare
per
la
sua
nomina
a
sottocapo
di
Stato
Maggiore
.
È
un
uomo
di
un
'
ambizione
insaziabile
.
Se
si
trovasse
a
capo
dell
'
Esercito
sono
sicuro
che
egli
approfitterebbe
della
carica
per
tentare
la
scalata
al
Governo
.
Io
non
ho
candidati
da
proporre
,
confermo
,
anzi
,
che
dei
generali
più
in
vista
,
nessuno
,
secondo
me
,
dà
sufficienti
garanzie
di
fedeltà
al
nostro
Regime
.
Ma
sotto
questo
aspetto
,
Badoglio
sarebbe
certamente
il
peggiore
di
tutti
.
Perdoni
,
Eccellenza
,
se
ho
creduto
mio
dovere
esprimerle
un
convincimento
che
è
frutto
di
una
mia
personale
diretta
conoscenza
di
avvenimenti
,
dei
quali
potrei
,
quando
Ella
lo
desiderasse
,
darle
la
prova
,
e
voglia
gradire
l
'
attestazione
della
mia
devozione
immutabile
.
-
E
.
Rotigliano
»
.
Seguiva
il
seguente
P
.
S
.
battuto
a
macchina
:
Tentò
,
mediante
un
telegramma
falsificato
,
di
fare
apparire
di
essere
stato
trasferito
ad
altro
Comando
,
prima
dello
sfondamento
del
suo
corpo
d
'
armata
.
La
lettera
del
Rotigliano
non
passò
inosservata
,
e
provocò
nuovi
colloqui
e
ulteriori
indagini
.
In
un
successivo
incontro
,
Mussolini
ebbe
l
'
impressione
che
si
trattasse
di
una
"
posizione
"
polemica
.
È
noto
che
i
nazionalisti
difendevano
a
spada
tratta
Cadorna
.
Il
quale
,
a
sua
volta
,
in
una
lettera
datata
da
Villar
Pellice
il
12
settembre
del
1919
così
scriveva
al
direttore
di
Vita
Italiana
:
«
La
Gazzetta
del
Popolo
ha
pubblicato
ieri
le
conclusioni
dell
'
inchiesta
su
Caporetto
»
.
Dopo
aver
detto
che
«
dovrebbe
scrivere
un
libro
per
replicare
»
,
così
testualmente
continua
:
«
Si
accollano
delle
responsabilità
a
me
e
ai
generali
Porro
,
Capello
,
Montuori
,
Bongiovanni
,
Cavaciocchi
e
neppure
si
parla
di
Badoglio
,
le
cui
responsabilità
sono
gravissime
.
Fu
proprio
il
suo
corpo
d
'
armata
(
il
27°
)
che
fu
sfondato
di
fronte
a
Tolmino
,
perdendo
in
un
sol
giorno
tre
fortissime
linee
di
difesa
e
ciò
sebbene
il
giorno
prima
(
23
ottobre
)
avesse
espresso
proprio
a
me
la
più
completa
fiducia
nella
resistenza
,
confermandomi
ciò
che
già
aveva
annunciato
il
19
ottobre
al
colonnello
Calcagno
,
da
me
inviatogli
per
assumere
informazioni
sulle
condizioni
del
suo
corpo
d
'
armata
e
sui
suoi
bisogni
.
La
rotta
di
questo
corpo
fu
quella
che
determinò
la
rottura
del
fronte
dell
'
intero
Esercito
.
E
il
Badoglio
la
passa
liscia
!
Qui
c
'
entra
evidentemente
la
massoneria
e
probabilmente
altre
influenze
,
visto
gli
onori
che
gli
hanno
elargito
in
seguito
.
E
mi
pare
che
basti
per
ora
!
»
.
Le
altre
influenze
alle
quali
alludeva
il
Cadorna
erano
quelle
della
monarchia
.
Sempre
a
proposito
di
Caporetto
,
sono
depositati
al
Museo
della
Guerra
di
Milano
i
tre
manoscritti
inediti
del
generale
Cavaciocchi
,
consegnati
dalla
figlia
al
Duce
a
mezzo
del
generale
Segato
,
quindici
anni
fa
e
da
rendere
pubblici
fra
qualche
tempo
.
Questa
battaglia
pro
e
contro
Badoglio
svoltasi
negli
ambienti
politico
-
militari
si
risolse
,
soprattutto
per
l
'
adesione
del
Duca
della
Vittoria
,
a
favore
di
Badoglio
.
Il
quale
assumendo
la
carica
,
in
una
lettera
datata
1°
maggio
1925
,
occupandosi
della
scelta
del
sottocapo
di
Stato
Maggiore
,
scartati
Grazioli
,
perché
"
scivoloso
"
,
Vaccari
perché
"
svanito
"
,
Ferrari
perché
"
scaduto
"
di
prestigio
,
proponeva
il
generale
Scipioni
nonostante
la
sua
aria
di
farmacista
.
Poi
così
concludeva
:
«
Quanto
sopra
ho
detto
è
quello
che
esattamente
penso
.
Ma
con
qualsiasi
sottocapo
di
Stato
maggiore
farò
lo
stesso
e
V
.
E
.
avrà
l
'
Esercito
che
desidera
.
Mi
rimetto
perciò
completamente
alle
decisioni
di
V
.
E
.
»
.
Il
primo
problema
che
fu
allora
affrontato
in
una
serie
di
sedute
tenutesi
al
Ministero
della
Guerra
,
sotto
la
presidenza
di
Mussolini
e
con
la
presenza
di
Bonzani
,
Thaon
di
Revel
,
fu
l
'
organizzazione
dell
'
Aeronautica
come
Forza
Armata
autonoma
.
Dopo
il
fallito
attentato
Zaniboni
,
su
carta
intestata
,
in
data
7
novembre
1925
,
Badoglio
mandava
al
Duce
la
seguente
lettera
:
«
Eccellenza
,
quale
capo
di
S
.
M
.
generale
e
collaboratore
fedele
del
Governo
nazionale
,
di
fronte
alla
conferma
che
l
'
ex
-
deputato
Zaniboni
nel
momento
del
suo
criminoso
tentativo
indossava
la
divisa
di
maggiore
degli
Alpini
,
sento
il
dovere
di
protestare
indignato
in
nome
di
quanti
indossano
l
'
uniforme
di
soldato
d
'
Italia
contro
l
'
atto
esecrando
di
chi
,
dimentico
delle
leggi
dell
'
onore
,
cercò
coi
segni
delle
benemerenze
del
passato
di
rendere
possibile
la
perpetrazione
del
più
vile
e
odioso
dei
misfatti
.
Dio
ha
protetto
V
.
E
.
e
l
'
Italia
!
Nel
palpito
della
Nazione
che
in
questi
giorni
vibrante
di
commozione
e
di
esultanza
le
si
è
serrata
affettuosamente
d
'
intorno
,
V
.
E
.
avrà
certo
riconosciuto
e
sentito
vicino
il
cuore
di
quanti
portiamo
le
armi
al
servizio
della
Patria
,
e
,
nel
nome
augusto
del
re
,
le
siamo
ossequientissimi
e
devoti
.
-
Suo
dev.mo
Badoglio
»
.
Fa
una
certa
impressione
a
distanza
di
quasi
vent
'
anni
sentire
dalle
labbra
del
Maresciallo
parlare
«
delle
leggi
dell
'
onore
»
.
Ed
è
curioso
che
fra
i
primi
collaboratori
del
governo
di
Bari
,
sorto
dalla
resa
a
discrezione
,
sia
stato
chiamato
il
fallito
attentatore
del
1925
!
Assunta
definitivamente
la
carica
,
Badoglio
si
occupò
di
problemi
militari
,
molto
dall
'
alto
,
limitandosi
a
impartire
direttive
di
ordine
generale
.
Raramente
frequentava
le
grandi
manovre
annuali
,
per
non
incontrarsi
con
gli
uomini
che
egli
detestava
,
come
ad
esempio
Cavallero
.
Ciò
non
gli
impediva
,
in
data
24
dicembre
del
1926
,
di
«
formulare
al
Duce
i
più
devoti
e
sentiti
auguri
»
insieme
col
voto
che
«
sotto
l
'
energica
direzione
del
Duce
,
l
'
Esercito
possa
raggiungere
la
più
completa
efficienza
.
Io
affermo
a
V
.
E
.
che
in
questa
grandiosa
opera
noi
le
saremo
collaboratori
instancabili
e
devotissimi
.
-
Pietro
Badoglio
»
.
Nell
'
autunno
del
1928
,
Badoglio
fu
nominato
Governatore
della
Libia
,
in
sostituzione
di
De
Bono
,
il
quale
aveva
avviato
lo
sviluppo
agricolo
della
colonia
.
Fu
convenuto
che
Badoglio
avrebbe
conservato
la
carica
di
Capo
di
S
.
M
.
generale
,
che
salvo
avvenimenti
imprevedibili
sarebbe
rimasto
in
Libia
dal
10
gennaio
1929
al
31
dicembre
1933
,
che
avrebbe
avuto
conservati
gli
stipendi
goduti
più
quelli
di
Governatore
,
che
Badoglio
chiedeva
fossero
almeno
uguali
a
quelli
che
aveva
come
ambasciatore
nel
Brasile
.
È
in
questo
momento
che
spunta
il
Marchesato
del
Sabotino
.
In
una
lettera
datata
12
settembre
1928-VI
egli
scriveva
:
«
Poiché
è
nota
la
generosità
di
V
.
E
.
nel
premiare
tutti
i
suoi
fedeli
collaboratori
,
io
mi
sono
permesso
di
rivolgermi
a
V
.
E
.
perché
mi
proponesse
a
S
.
M
.
il
re
per
la
concessione
di
un
titolo
nobiliare
estensibile
ai
figli
e
riferentesi
alla
mia
azione
sul
Sabotino
.
Sarei
gratissimo
a
V
.
E
.
se
mi
volesse
confermare
quanto
io
ho
l
'
onore
di
scriverle
in
questa
lettera
.
Come
ho
detto
ieri
a
voce
,
V
.
E
.
può
contare
ora
e
sempre
sulla
mia
più
completa
e
assoluta
devozione
.
-
Piero
Badoglio
,
Maresciallo
d
'
Italia
»
.
Non
è
qui
il
caso
di
esaminare
l
'
opera
politica
,
militare
,
economica
svolta
dal
Badoglio
in
Libia
durante
il
quinquennio
del
suo
Governo
.
Per
quella
obiettività
che
inspira
la
nostra
narrazione
,
si
può
dire
che
l
'
opera
iniziata
da
De
Bono
fu
perfezionata
su
più
vasta
scala
.
Di
quando
in
quanto
per
far
vedere
che
la
Libia
"
non
era
una
debolezza
per
l
'
Italia
"
mandava
al
Duce
frutta
e
verdure
e
uva
,
quali
primizie
di
quella
terra
che
le
braccia
industri
di
migliaia
di
Italiani
rendevano
feconda
.
Naufragato
nel
1933
l
'
unico
logico
razionale
storico
tentativo
di
realizzare
una
intesa
fra
le
Potenze
occidentali
che
coordinasse
la
evoluzione
politico
-
sociale
dell
'
Europa
,
apparve
chiaro
che
l
'
Italia
se
voleva
vivere
doveva
assicurarsi
un
più
largo
e
fertile
spazio
africano
.
In
data
30
dicembre
1934
,
Mussolini
mandava
ai
suoi
principali
collaboratori
politico
-
militari
la
sua
memoria
nella
quale
era
illustrato
il
piano
per
la
conquista
dell
'
Etiopia
.
Il
documento
esiste
ancora
come
esistono
le
centinaia
di
telegrammi
autografi
,
coi
quali
Mussolini
diresse
tutta
la
preparazione
e
le
diverse
fasi
della
campagna
.
Chi
potrà
mai
,
fra
coloro
che
l
'
hanno
vissuta
,
dimenticare
l
'
adunata
nazionale
del
2
ottobre
1935
?
E
quelle
del
5
e
del
9
maggio
del
1936
?
Chi
non
si
inorgoglisce
al
pensiero
della
resistenza
contro
l
'
assedio
societario
?
Chi
non
si
commuove
al
ricordo
della
"
giornata
della
fede
"
?
Nessuno
può
cancellare
queste
grandi
pagine
della
storia
del
popolo
italiano
.
Nelle
prefazioni
ai
libri
dei
tre
condottieri
dell
'
Impero
,
Mussolini
ha
riconosciuto
i
meriti
di
ognuno
di
essi
.
Date
le
proporzioni
che
la
guerra
poteva
assumere
fra
militari
e
civili
oltre
mezzo
milione
di
Italiani
si
erano
trasferiti
in
A
.
O
.
,
in
barba
agli
Inglesi
Mussolini
pensò
che
spettasse
al
Capo
di
S
.
M
.
generale
il
compito
di
dirigerla
.
Nel
settembre
,
all
'
apparire
della
flotta
inglese
nel
Mediterraneo
,
il
Maresciallo
Badoglio
ebbe
una
grave
crisi
e
considerò
compromessa
la
partita
.
In
una
lettera
egli
invocava
dal
Duce
,
«
che
tanto
aveva
fatto
per
l
'
Italia
,
un
gesto
che
impedisse
un
urto
con
la
Gran
Bretagna
»
e
Mussolini
gli
rispondeva
che
l
'
Italia
non
avrebbe
preso
l
'
iniziativa
nel
Mediterraneo
,
ma
avrebbe
resistito
al
ricatto
e
si
sarebbe
difesa
,
se
attaccata
.
La
flotta
inglese
venne
,
passeggiò
per
il
Mediterraneo
,
non
sparò
un
colpo
e
la
temuta
crisi
fu
scongiurata
.
Badoglio
non
fece
alcuna
difficoltà
,
quando
ebbe
l
'
ordine
di
andare
in
Africa
.
Da
Napoli
,
prima
di
partire
,
in
data
18
novembre
del
1935
,
così
telegrafava
al
Duce
:
«
Nel
lasciare
l
'
Italia
per
raggiungere
l
'
Eritrea
,
desidero
esprimere
a
V
.
E
.
i
sentimenti
della
mia
profonda
gratitudine
per
avermi
dato
modo
di
servire
ancora
una
volta
agli
ordini
dell
'
E
.
V
.
la
causa
dell
'
Italia
fascista
nelle
terre
d
'
oltremare
.
L
'
opera
felicemente
iniziala
sarà
portata
a
compimento
secondo
la
volontà
del
Duce
e
nello
sforzo
che
unisce
in
un
solo
blocco
di
fede
e
di
passione
popolo
,
soldati
e
Camicie
Nere
»
.
Durante
la
campagna
,
nelle
giornate
appassionanti
del
maggio
1936
,
nelle
successive
manifestazioni
,
il
Maresciallo
Badoglio
non
solo
non
attenuò
,
ma
ostentò
il
suo
fascismo
,
anche
se
non
tesserato
.
I
fascisti
gli
resero
onori
dovunque
.
Lo
consideravano
uno
dei
loro
.
E
intanto
presentò
i
conti
.
Il
primo
fu
la
richiesta
di
un
altro
titolo
nobiliare
.
Ciò
accadde
subito
,
appena
tornato
da
Addis
Abeba
nel
luglio
del
1936
.
Il
bravo
Fedele
,
allora
commissario
della
Consulta
Araldica
,
mentre
era
favorevole
al
conferimento
del
titolo
di
Duca
,
era
contrario
al
predicato
di
Addis
Abeba
e
alla
trasmissibilità
del
titolo
che
il
Maresciallo
non
voleva
soltanto
per
i
figli
maschi
,
ma
anche
per
la
figlia
.
Chiedeva
inoltre
per
tutta
la
vita
gli
assegni
di
guerra
e
che
le
spese
per
la
concessione
del
motu
proprio
fossero
sostenute
dalla
Presidenza
del
Consiglio
.
Il
re
oppose
qualche
resistenza
soprattutto
per
il
predicato
.
Ma
poi
finì
per
accondiscendere
.
Mussolini
si
limitò
a
"
seguire
la
pratica
"
.
Così
sorse
il
Duca
di
Addis
Abeba
.
Il
Badoglio
riprese
,
quindi
,
la
sua
carica
,
lasciando
ad
altri
la
fatica
ingrata
di
pacificare
l
'
Impero
.
Si
era
costituito
a
Roma
una
specie
di
"
clan
"
badogliano
che
aveva
cura
di
custodire
i
lauri
della
gloria
sulla
testa
del
Maresciallo
.
Quando
Sem
Benelli
nella
parte
finale
del
libro
"
Io
e
l
'
Africa
"
attribuì
a
Mussolini
il
merito
della
conclusione
vittoriosa
e
rapida
della
campagna
,
Badoglio
mandò
allo
scrittore
una
vivacissima
lettera
di
protesta
,
alla
quale
fu
risposto
in
termini
espliciti
ed
esaurienti
.
Così
quando
nel
1940
uscì
il
libro
di
Alberto
Cappa
su
"
La
guerra
totale
"
,
il
colonnello
Gandin
,
capo
ufficio
del
Maresciallo
Badoglio
,
segnalava
il
fatto
alla
Segreteria
del
Duce
con
questi
sdegnatissimi
termini
:
«
Per
il
caso
non
sia
a
voi
ancora
noto
,
vi
segnalo
l
'
accluso
libro
dove
si
ripetono
ignobili
accuse
contro
la
persona
del
Maresciallo
Badoglio
.
Ciò
credo
mio
dovere
di
fare
,
dato
che
il
Maresciallo
non
intende
fare
alcun
passo
al
riguardo
.
Devoti
ossequi
»
.
Il
libro
parlava
della
battaglia
di
Caporetto
e
aveva
una
prefazione
di
Enrico
Caviglia
che
diceva
:
«
È
uno
studio
meritevole
di
essere
letto
e
meditato
da
chi
si
occupa
di
arte
militare
e
di
politica
generale
.
Chi
ha
una
responsabilità
qualsiasi
,
politica
o
militare
,
non
può
oggi
ignorare
gli
elementi
della
guerra
totale
che
investono
tutte
le
forze
della
nazione
»
.
Sino
a
tutto
il
1938-1939
i
rapporti
con
Mussolini
furono
,
almeno
nelle
apparenze
,
cordiali
.
Tanto
che
in
data
21
settembre
1938
,
in
occasione
di
una
visita
del
Duce
alla
provincia
di
Alessandria
,
il
Maresciallo
gli
offriva
l
'
ospitalità
della
villa
o
almeno
un
tè
,
il
che
«
sarebbe
stato
di
grandissimo
onore
per
lui
e
di
grande
soddisfazione
per
l
'
intera
provincia
»
.
La
guerra
contro
la
Francia
fu
accettata
da
Badoglio
con
apparente
entusiasmo
.
La
volle
ritardare
però
sino
al
possibile
.
È
autentico
che
quando
il
Badoglio
presentò
a
Villa
Incisa
,
nei
dintorni
di
Roma
,
le
condizioni
dell
'
armistizio
ai
Francesi
,
i
suoi
occhi
si
riempirono
di
lacrime
.
Ancora
nel
1940
,
il
Maresciallo
,
in
occasione
dell
'
anniversario
della
fondazione
dei
Fasci
,
rivolgeva
al
Duce
«
il
suo
fervido
pensiero
augurale
»
.
Con
questa
rapida
corsa
retrospettiva
nel
ventennio
fascista
la
figura
del
Maresciallo
più
volte
traditore
è
nettamente
messa
a
fuoco
e
bollata
in
maniera
definitiva
.
Egli
si
appartò
dal
Regime
e
cominciò
a
premeditare
la
sua
vendetta
dopo
l
'
inizio
della
campagna
di
Grecia
,
quando
fu
esonerato
dalla
carica
di
Capo
di
S
.
M
.
generale
.
StampaQuotidiana ,
Sono
ormai
passati
più
di
dieci
giorni
dal
giorno
in
cui
Mussolini
e
il
suo
governo
sono
stati
cacciati
dal
potere
.
Nonostante
ciò
,
l
'
Italia
è
ancora
in
guerra
;
il
nuovo
governo
italiano
non
ha
ancora
iniziato
i
passi
necessari
per
mettere
fine
alla
guerra
;
i
resti
di
due
divisioni
scelte
tedesche
continuano
a
offrire
resistenza
all
'
avanzata
degli
alleati
da
Catania
verso
Messina
;
i
nodi
ferroviari
e
i
centri
dell
'
industria
di
guerra
del
Mezzogiorno
e
delle
isole
continuano
a
essere
severamente
bombardati
.
Perché
questa
situazione
,
la
quale
a
prima
vista
non
può
che
apparire
a
ogni
italiano
paradossale
,
assurda
,
incomprensibile
?
Il
25
luglio
è
stato
cacciato
Mussolini
.
Egli
è
stato
cacciato
perché
,
evidentemente
,
in
tutti
gli
strati
della
società
italiana
era
penetrata
la
coscienza
che
la
sua
politica
e
il
suo
regime
avevano
fatto
fallimento
,
in
modo
completo
e
clamoroso
e
in
tutti
i
campi
della
vita
del
paese
.
Mussolini
ha
fatto
fallimento
nel
campo
militare
,
perché
sotto
la
sua
direzione
l
'
esercito
si
è
sfasciato
e
il
paese
è
passato
di
sconfitta
in
sconfitta
.
Mussolini
ha
fatto
fallimento
nel
campo
economico
,
perché
non
solo
ha
profondamente
disorganizzato
l
'
economia
del
paese
,
ma
ha
trasformato
l
'
Italia
,
sotto
questo
aspetto
,
in
una
pura
e
semplice
appendice
della
Germania
.
Mussolini
ha
fatto
fallimento
nel
campo
della
politica
internazionale
perché
dell
'
Italia
,
che
prima
di
lui
era
una
grande
potenza
,
ha
fatto
un
vassallo
dell
'
imperialismo
tedesco
.
Mussolini
ha
fatto
fallimento
,
infine
,
nel
campo
della
politica
interna
,
perché
sotto
il
suo
governo
il
paese
si
è
completamente
disgregato
,
la
compattezza
e
la
disciplina
nazionali
sono
venute
meno
,
dappertutto
hanno
dilagato
la
corruzione
,
il
malcontento
,
la
rivolta
contro
il
suo
regime
tirannico
.
Se
Mussolini
è
stato
cacciato
,
è
dunque
perché
la
stragrande
maggioranza
del
popolo
aveva
capito
ch
'
egli
portava
l
'
Italia
alla
rovina
,
alla
catastrofe
.
Ma
qual
era
la
causa
prima
e
fondamentale
di
questa
catastrofe
?
Domandatelo
a
qualsiasi
italiano
ed
egli
vi
risponderà
franco
e
senza
esitare
:
la
guerra
.
Qual
è
stata
l
'
origine
di
tutti
i
mali
che
Mussolini
ha
fatto
cadere
sul
popolo
italiano
?
È
stata
la
guerra
;
è
stata
la
guerra
ingiusta
,
imperialista
,
di
conquista
e
di
rapina
preparata
e
predicata
dal
fascismo
per
vent
'
anni
,
e
da
lui
scatenata
in
combutta
con
l
'
imperialismo
tedesco
al
principio
,
e
in
seguito
,
dopo
le
prime
vergognose
sconfitte
,
come
vassallo
e
servo
di
esso
.
È
possibile
separare
Mussolini
dalla
guerra
?
No
,
non
è
possibile
.
È
possibile
fare
del
fascismo
e
della
guerra
contro
le
potenze
democratiche
antihitleriane
e
antifasciste
due
cose
diverse
?
Non
solo
non
è
possibile
;
ma
è
assurdo
.
È
possibile
cacciare
Mussolini
,
sciogliere
il
partito
fascista
,
proclamare
la
propria
volontà
di
liberare
l
'
Italia
dal
fascismo
,
e
in
pari
tempo
continuare
imperterriti
la
guerra
mussoliniana
,
la
guerra
fascista
,
la
guerra
dell
'
Asse
,
la
guerra
dell
'
imperialismo
tedesco
e
di
Hitler
?
Non
solo
è
impossibile
;
non
solo
è
assurdo
;
ma
il
tentare
di
farlo
è
puramente
e
semplicemente
un
delitto
,
perché
significa
né
più
né
meno
che
frustrare
la
volontà
così
chiaramente
manifestata
dal
popolo
italiano
di
salvarsi
dalla
catastrofe
alla
quale
Mussolini
e
il
regime
fascista
l
'
hanno
trascinato
.
Liquidare
il
fascismo
e
salvare
l
'
Italia
,
senza
rompere
l
'
Asse
e
senza
iniziare
un
'
ardita
politica
di
riavvicinamento
dell
'
Italia
alle
grandi
potenze
democratiche
civili
,
non
si
può
.
Ecco
perché
,
cacciato
Mussolini
immediatamente
un
altro
problema
si
è
posto
davanti
al
popolo
italiano
,
ed
esige
da
esso
una
soluzione
.
Gli
uomini
che
sotto
la
pressione
delle
masse
popolari
sono
stati
costretti
a
disfarsi
di
Mussolini
,
è
evidente
che
non
intendono
soddisfare
in
modo
conseguente
le
aspirazioni
della
nazione
e
soprattutto
l
'
aspirazione
fondamentale
,
ch
'
è
quella
della
rottura
con
la
Germania
hitleriana
e
della
fine
della
guerra
.
È
evidente
adunque
che
questi
uomini
non
sono
andati
al
potere
per
adempiere
la
volontà
del
popolo
e
della
nazione
;
ma
soltanto
per
riuscire
,
facendo
alle
masse
alcune
concessioni
,
a
continuare
,
nella
sostanza
,
la
stessa
politica
mussoliniana
.
È
assurdo
però
pensare
che
questo
loro
piano
riesca
.
Le
potenze
democratiche
hanno
gli
occhi
ben
aperti
,
e
non
si
lasciano
trarre
in
inganno
.
Esse
sanno
che
fino
a
che
non
si
rompe
con
Hitler
,
e
non
si
è
decisi
,
se
occorre
,
a
schierarsi
contro
Hitler
,
non
si
è
data
la
prova
di
aver
veramente
rotto
col
fascismo
e
di
volerlo
liquidare
senza
residui
.
Ma
anche
il
popolo
italiano
ha
aperto
gli
occhi
e
non
si
lascerà
trarre
in
inganno
.
Fatto
il
primo
passo
sulla
via
della
emancipazione
,
esso
non
esiterà
a
compiere
,
costi
quello
che
costi
,
tutti
i
passi
successivi
,
necessari
a
che
questa
emancipazione
sia
completa
ed
effettiva
.
StampaQuotidiana ,
Raccontano
i
giornali
che
nelle
giornate
successive
al
25
luglio
,
cioè
dopo
la
caduta
di
Mussolini
,
gruppi
di
cittadini
,
armati
di
scale
,
di
corde
e
di
scalpelli
,
si
sono
dedicati
,
nelle
vie
e
nelle
piazze
d
'
Italia
,
all
'
opera
di
far
scomparire
i
segni
esteriori
del
ventennio
di
dominio
fascista
.
Si
abbattono
gli
stemmi
e
le
insegne
.
Si
fanno
a
pezzi
e
si
trascinano
nel
fango
le
statue
.
Si
fanno
sparire
dagli
edifici
gli
emblemi
di
un
regime
che
fu
regime
di
schiavitù
,
che
ha
portato
il
popolo
alla
disperazione
e
la
nazione
alla
rovina
.
Sembra
che
anche
dai
biglietti
da
mille
,
per
decisione
del
governo
,
dovrà
sparire
il
fascio
littorio
.
E
quest
'
ultimo
,
specialmente
,
mi
pare
dovrebb
'
essere
un
buon
segno
,
se
volesse
dire
che
persino
coloro
i
quali
sono
abituati
a
trattare
a
tu
per
tu
coi
biglietti
da
mille
,
cioè
coloro
che
detengono
,
con
le
ricchezze
,
il
potere
effettivo
nella
società
,
vedono
oggi
con
fastidio
persino
i
simboli
della
tirannide
mussolinesca
,
e
che
tutto
un
passato
di
violenze
,
di
umiliazioni
,
di
vergogna
,
veramente
si
sta
liquidando
.
Ma
sarà
poi
veramente
così
?
Il
popolo
è
sincero
,
spontaneo
,
diretto
,
nelle
sue
azioni
.
Il
popolo
sa
che
la
rovina
d
'
Italia
è
stato
il
fascismo
.
Quando
dà
alle
fiamme
uno
stemma
o
scalpella
un
'
insegna
,
esso
esprime
una
esigenza
elementare
di
giustizia
e
di
rinnovamento
del
paese
.
Esso
dice
che
il
fascismo
deve
essere
sradicato
dalla
vita
e
dall
'
animo
della
nazione
,
se
si
vuole
che
questa
veramente
sia
libera
,
e
trovi
,
e
sia
in
grado
di
percorrere
sino
in
fondo
la
strada
della
propria
rinascita
.
Ma
che
cos
'
è
il
fascismo
?
I
simboli
e
le
insegne
contano
,
ma
non
decidono
.
Mussolini
ebbe
a
dire
,
una
volta
,
che
il
fascismo
si
identificava
con
la
sua
persona
.
In
realtà
,
sono
così
poche
e
così
negative
le
facoltà
di
cui
quest
'
uomo
ha
dato
prova
,
la
sua
figura
e
l
'
opera
sua
si
collocano
così
in
basso
nella
scala
dei
valori
umani
,
che
sarebbe
offesa
profonda
alla
nazione
italiana
affermare
ch
'
è
bastata
l
'
azione
del
corruttore
e
del
somaro
di
Predappio
per
farla
precipitare
così
miseramente
.
In
realtà
,
il
fascismo
è
stato
un
processo
profondo
di
degenerazione
e
decomposizione
della
società
italiana
,
di
cui
bisogna
ben
comprendere
le
cause
e
gli
aspetti
,
se
si
vuole
poterlo
sradicare
.
Alla
radice
di
questo
processo
vi
è
un
fatto
che
ci
sembra
l
'
essenziale
,
perché
determina
tutto
il
rimanente
.
Alcuni
gruppi
più
avidi
e
più
rapaci
e
quindi
più
reazionari
,
identificano
se
stessi
con
la
nazione
,
osano
presentare
come
programma
nazionale
quello
che
non
è
altro
che
il
soddisfacimento
dei
loro
interessi
egoistici
di
casta
.
Era
nell
'
interesse
della
nazione
italiana
gettare
tutte
le
sue
risorse
e
tutta
se
stessa
in
una
serie
di
guerre
di
rapina
,
che
la
rendono
nemica
di
tutti
i
popoli
liberi
e
civili
,
e
serva
di
quella
potenza
da
preda
ch
'
è
la
Germania
imperialista
hitleriana
?
Quanto
poco
ciò
fosse
nell
'
interesse
della
nazione
italiana
lo
dimostra
il
risultato
che
questa
politica
ha
avuto
,
e
che
sta
oggi
davanti
agli
occhi
esterrefatti
di
tutti
gli
italiani
.
Il
paese
è
sconfitto
,
devastato
;
intiere
città
distrutte
;
distrutta
l
'
opera
di
alcune
generazioni
.
Come
l
'
Italia
uscirà
da
questo
abisso
,
ancora
non
lo
si
può
dire
.
Ma
era
prevedibile
questo
risultato
?
Non
soltanto
era
prevedibile
,
ma
fu
previsto
dagli
uomini
più
illuminati
del
paese
,
liberali
,
democratici
,
comunisti
,
cattolici
,
e
conservatori
persino
.
L
'
Italia
,
con
la
sua
debole
struttura
statale
e
dopo
la
prova
assai
dura
della
prima
guerra
mondiale
,
non
poteva
nazionalmente
rafforzarsi
se
non
consacrandosi
alla
soluzione
dei
suoi
problemi
economici
e
politici
interni
.
Alle
grandi
masse
del
popolo
dagli
operai
alla
piccola
e
media
borghesia
,
ai
contadini
e
ai
ceti
intellettuali
dovevano
essere
aperte
le
porte
del
benessere
e
quelle
del
potere
.
Nel
soddisfacimento
dei
bisogni
di
queste
masse
,
e
non
nella
preparazione
di
una
guerra
di
rapina
si
doveva
trovare
lo
stimolo
a
uno
sviluppo
impetuoso
di
tutta
la
economia
del
paese
.
La
vera
grandezza
del
paese
doveva
essere
trovata
nello
sviluppo
logico
di
quei
principi
di
democrazia
,
di
libertà
,
e
di
collaborazione
pacifica
tra
i
popoli
,
nel
nome
dei
quali
l
'
Italia
è
risorta
,
è
riuscita
a
costituirsi
come
Stato
unitario
.
Ma
democrazia
,
libertà
,
collaborazione
pacifica
tra
i
popoli
erano
e
sono
cose
non
ammissibili
per
i
mercanti
di
cannoni
,
per
i
pescicani
della
finanza
e
della
siderurgia
,
per
i
latifondisti
,
per
i
grossi
agrari
e
per
gli
uomini
politici
legati
a
loro
.
Ciò
che
contava
e
conta
per
costoro
è
il
loro
privilegio
di
casta
;
ciò
ch
'
essi
intendono
quando
parlano
di
«
grandezza
della
nazione
»
è
l
'
accrescimento
astronomico
della
loro
ricchezza
,
le
cui
basi
sono
nella
miseria
e
nello
sfruttamento
del
popolo
.
Le
guerre
di
conquista
e
di
rapina
non
sono
altro
,
per
costoro
,
che
la
continuazione
,
sopra
un
piano
internazionale
della
politica
che
corrisponde
alla
loro
natura
di
classi
parassitarie
e
di
animali
da
preda
.
La
sciagura
attuale
d
'
Italia
ha
la
sua
radice
nel
fatto
che
il
fascismo
,
da
una
parte
sopprimendo
col
terrore
fisico
ogni
possibilità
di
discussione
,
di
opposizione
e
di
movimento
,
dall
'
altra
parte
abbagliando
una
parte
del
popolo
con
la
sua
retorica
nazionalista
e
militaresca
,
ha
coperto
di
una
maschera
sedicente
nazionale
la
politica
dei
veri
nemici
della
nazione
,
perché
nemici
del
benessere
e
delle
libertà
nazionali
.
Per
vent
'
anni
tutta
la
vita
del
paese
e
dello
Stato
è
stata
costruita
su
una
menzogna
,
su
un
inganno
;
e
questo
spiega
tutte
le
forme
di
decomposizione
proprie
del
regime
di
Mussolini
,
dal
trionfo
della
plutocrazia
alla
sommità
,
sino
al
dilagare
nei
quadri
intermedi
della
corruzione
e
della
prepotenza
sfacciate
,
sino
alla
permanenza
ventennale
a
capo
dello
Stato
e
dell
'
esercito
di
un
uomo
di
cui
la
storia
dirà
che
all
'
infuori
della
capacità
di
ingannare
tutta
una
generazione
,
altre
non
ne
possedeva
.
Il
rimedio
a
male
così
grave
che
già
ha
gli
aspetti
di
una
vera
catastrofe
,
non
si
potrà
trovare
né
in
un
mezzo
termine
,
né
in
un
cambio
di
facciata
.
Badoglio
ha
cambiato
la
facciata
,
prendendo
il
posto
di
Mussolini
e
sciogliendo
il
partito
fascista
.
Ma
con
lui
continua
l
'
essenziale
:
continua
la
guerra
al
servizio
dell
'
imperialismo
tedesco
,
e
continua
la
privazione
di
libertà
delle
masse
popolari
.
Segno
che
egli
continua
a
essere
l
'
uomo
di
quei
gruppi
che
non
vogliono
rinunciare
alla
politica
di
guerra
e
di
intrighi
imperialistici
che
ha
portato
la
nazione
alla
rovina
.
Segno
ch
'
egli
continua
a
essere
l
'
uomo
di
quei
gruppi
che
le
libertà
popolari
della
nazione
non
le
vogliono
veder
restaurate
,
perché
sanno
che
questo
aprirebbe
la
strada
alla
distruzione
dei
loro
privilegi
.
Ed
è
invece
in
queste
due
direzioni
che
i
colpi
e
l
'
attività
ricostruttive
devono
essere
rivolti
,
se
davvero
si
vuole
sradicare
il
fascismo
.
La
plutocrazia
non
è
la
nazione
,
anzi
,
è
il
nemico
della
nazione
;
la
politica
imperialista
dei
gruppi
plutocratici
non
è
una
politica
nazionale
,
anzi
,
è
la
politica
che
ha
portato
la
nazione
alla
rovina
.
Questa
è
la
prima
cosa
da
mettersi
bene
nella
testa
,
l
'
essenziale
.
La
seconda
è
che
la
nazione
deve
essere
libera
e
non
serva
di
una
cricca
di
gruppi
privilegiati
.
Devono
essere
liberi
e
partecipare
in
pieno
alla
vita
politica
i
lavoratori
,
gli
operai
,
i
contadini
,
gli
intellettuali
,
gli
uomini
delle
classi
produttrici
.
La
libertà
politica
per
le
masse
è
condizione
preliminare
del
risorgimento
d
'
Italia
.
Chi
non
comprende
queste
necessità
primordiali
della
vita
politica
italiana
nel
momento
presente
e
non
lotta
per
soddisfarle
,
non
solo
non
può
dire
di
volere
la
rinascita
della
nazione
,
ma
è
un
ostacolo
nel
suo
cammino
.
Essere
nazionale
,
oggi
,
in
Italia
,
vuol
dire
essere
antifascista
;
cioè
vuoi
dire
essere
contro
l
'
imperialismo
plutocratico
e
per
la
libertà
.
Qui
sono
le
radici
del
fascismo
,
e
qui
deve
essere
diretto
il
colpo
decisivo
.