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Erano le 19 del giorno otto settembre quando giunse la notizia della conclusione dell ' armistizio ; furono ascoltate tutte le trasmissioni radiofoniche . Da quel momento la vigilanza fu rinforzata e una sentinella fu posta anche di notte davanti alla camera di Mussolini . L ' ispettore che aveva la direzione dei servizi di sorveglianza appariva sempre più preoccupato . La truppa aveva accolto la dichiarazione di armistizio senza eccessivo entusiasmo . Giungevano le prime notizie da Roma sulla fuga del re , di Badoglio , sull ' iniziato sfacelo di tutte le Forze armate e dell ' intera Nazione . Il cosiddetto " telegrafo del fante " funzionava senza interruzione . Il giorno dieci alle ore 20 Mussolini scese nella sala e aperse la radio . Il caso volle che captasse la stazione radio - trasmittente di Berlino , e Mussolini udì chiaramente questa notizia datata da Algeri e che diceva : « Il Quartier generale alleato annuncia ufficialmente che fra le condizioni dell ' armistizio è contemplata la consegna di Mussolini agli alleati » . Si accese una discussione . Uno degli astanti disse : « Una notizia del genere è già stata data , ma poi Londra l ' ha successivamente smentita » . Mussolini era invece convinto che la notizia corrispondesse a verità . Egli era deciso a non consegnarsi " vivo " agli Inglesi e soprattutto agli Americani . Il comandante dei carabinieri , che era stato prigioniero degli Inglesi in Egitto e pareva che profondamente li odiasse , disse al Duce : « Un ' ora prima che ciò accada sarete avvertito e potrete fuggire : ve lo giuro sulla testa del mio unico figliuolo » . Queste parole , pronunciate con accento sincero e accompagnate da lacrime , esprimevano il sentimento dell ' uomo , ma chi garantiva che fattori dell ' ultimo minuto non sarebbero intervenuti ? C ' erano fra i guardiani molti giovani che non nascondevano la loro simpatia per Mussolini , ma ve n ' erano quattro o cinque , dallo sguardo sfuggente e torbido , che avevano l ' aspetto interno ed esterno dei sicari . Il giorno undici settembre tutte le notizie e le voci che giungevano da Roma indicavano che la confusione era al colmo , mentre procedeva l ' occupazione di tutto il territorio da parte delle truppe tedesche . Nella mattinata , i comandanti del distaccamento del Gran Sasso scesero all ' Aquila , dove ebbero una lunga conferenza col locale Prefetto e non meno lunghe comunicazioni telefoniche col capo della Polizia , rimasto ancora al Viminale . Circa le condizioni dell ' armistizio , nulla di preciso : ma la capitolazione imposta era stata accettata . Molte versioni furono date sullo svolgersi degli avvenimenti nei giorni 7 e 8 settembre . La più attendibile è la seguente . È il rapporto di uno che ha visto e vissuto . Eccolo : « Il giorno 7 settembre nel tardo pomeriggio il generale americano Taylor , giovane e aitante , accompagnato da un vecchio colonnello pure americano , giungeva a palazzo Caprara , dentro un ' autoambulanza , provenendo da Gaeta , ove era stato sbarcato da un monitore italiano . « Lo riceve il mio informatore che già sapeva di questa visita e ne avverte prima il gen . Roatta , che dichiara di non voler parlare con il suddetto generale , poi il generale Rossi , sottocapo di S . M . generale , che pure si rifiuta ( solito giuoco delle responsabilità ... ) , infine lo riceve il generale Carboni , che richiede al suo capo di S . M . la carta con la dislocazione delle forze italiane e tedesche nella zona di Roma . « Il generale americano si mostra vivamente irritato dall ' attesa cui è costretto prima di essere ricevuto dal generale Carboni » . « Il colloquio si prolunga per oltre tre ore . Pare che Carboni facesse presente chiaramente che le FF . AA . italiane avrebbero potuto tenere fronte a quelle tedesche nella zona di Roma non più di cinque ore . Il generale Taylor ribatte invece che il generale Castellano , firmando l ' armistizio il 3 settembre , aveva fatto apparire la piena efficienza delle FF . AA . italiane contro quelle tedesche , affermando che con il concorso anglo - americano per quanto riguardava la zona di Roma ed anche senza di questo , sia a Roma come in alta Italia i Tedeschi sarebbero stati battuti nettamente , o quanto meno messi in gravi difficoltà , tanto da considerare la situazione italiana risolta ai fini della guerra degli " alleati " . « In base a ciò , temendo Eisenhower che gli Italiani potessero ancora cambiare opinione e costituire , come infatti avrebbero costituito , ancora un validissimo aiuto per i Germanici , pretese la immediata firma il 3 settembre , cui Castellano aderì , dati i poteri di cui era dotato . « Taylor si convince dell ' esposizione del generale Carboni e dopo un pranzo , che sembra sia stato molto lauto secondo le tradizioni delle mense dello S . M . da me sperimentate , si recano insieme da Badoglio nella sua abitazione ove si svolge un lungo colloquio durato fino alle tre della notte . « Badoglio incarica il generale Taylor di fare chiaramente presenti le difficoltà in cui le FF . AA . italiane si sarebbero trovate con un annuncio prematuro dell ' armistizio e rimangono d ' accordo che prima del 16 settembre nessuna azione in tal senso doveva essere fatta . « Non si sa per quale ragione il generale americano e il suo aiutante non siano partiti prima delle ore 16 dell'8 settembre , in un aereo speciale della R . Aeronautica ( il mio informatore fornì loro gli abiti borghesi per recarsi all ' aeroporto ) . « L ' annuncio dell ' armistizio sorprese il generale americano mentre era in viaggio . « Perché allora il generale Eisenhower aveva a lui commesso questa missione ? « Dopo l ' annuncio dell ' armistizio da parte , italiana alle ore 20 viene comunicato alle truppe lo stato di emergenza . « Il gen . Roatta dentro una autoblinda del R . E . col suo aiutante ten . col . Fenazzi si rifugia a palazzo Caprara ove , a notte inoltrata , lo raggiungono i principali esponenti dello S . M . « Alle 4 del mattino viene dato ordine dal generale Carboni , uscito pallido da un colloquio con Badoglio , che si trovava al Ministero della Guerra , che il corpo d ' armata motocorazzato doveva sganciarsi e ripiegare su Tivoli . « Il suo capo di S . M . gli fa presente l ' impossibilità di eseguire tale ordine senza compromettere le sorti delle unità già in parte impegnate o a contatto coi Tedeschi . « Carboni risponde che a Tivoli si trovava il re e tale argomento convince tutti . L ' ordine scritto viene firmato dal generale De Stefanis , unico rimasto , alle ore 5-6 del mattino . Carboni scompare fino alla sera del 9 . Le truppe si trovano in una tragica alternativa di ordini e contrordini . Calvi assume il comando del Corpo d ' Armata e conferma l ' ordine , che viene eseguito . « La sera del 9 si ripresenta Carboni che è del parere di trattare coi Tedeschi . Inizio delle trattative e intervento Caviglia . Rottura delle trattative durante il mattino del 10 . Carboni decide di combattere . Nuovo intervento Calvi . Carboni scompare . « Le truppe si sbandano . Altri generali fuggono e si travestono . « Alle ore 17 dell'8 settembre il generale De Stefanis riceveva una telefonata dal Gabinetto di Badoglio che gli comunicava di recarsi subito al Quirinale in sostituzione del generale Roatta che si trovava impegnato presso il Maresciallo Kesselring in colloquio di normale carattere operativo . « Il generale De Stefanis telefonava al Quirinale per accertarsi di tale invito sembrandogli strana questa chiamata urgente al palazzo del re e gli veniva confermata . « Alle 17,30 giungeva al Quirinale ed apprendeva che era stato convocato un segretissimo Consiglio della Corona . « Quasi improvvisamente si trovò quindi in una sala in presenza del re . Erano con lui convocati : Badoglio , Acquarone , Ambrosio , Sorice , Sandalli , De Courten , Guariglia . Sembra esclusa la presenza del generale Carboni . « Badoglio prende la parola e informa che data la situazione disperata , il re li aveva convocati per avere il loro parere . « Alle meraviglia che si manifestava sui volti dei presenti , Ambrosio informava che dal 3 settembre era stato firmato un armistizio con gli Anglo - Americani , armistizio del quale leggeva le clausole , e che gli Anglo - Americani avevano dato improvviso annuncio di esso contrariamente alle previsioni . « Tanto per opportuna conoscenza ai capi di S . M . dell ' Esercito , Marina , Aeronautica . Guariglia protesta per non essere stato informato della avvenuta firma . De Stefanis fa ogni riserva , data l ' assenza di Roatta , che egli prega di attendere , ma esprime personalmente parere contrario . Acquarone insiste per l ' accettazione immediata dell ' armistizio . « Badoglio è in stato di depressione nervosa . I più esprimono parere contrario . « Badoglio sembra che abbia esclamato : " Allora io devo cadere " . « Alle 18,15 circa giunge un radio di Eisenhower concepito in termini di ultimatum di due ore . « Di fronte a questo ultimatum , il panico e l ' incertezza prendono l ' animo di tutti i presenti . « Sembra che di fronte a una nuova richiesta Eisenhower abbia comunicato che garanzie per il futuro sarebbero state date con la più larga comprensione delle condizioni nelle quali si erano venuti a trovare l ' Italia e il suo Governo . « Alle 19 il re si alza in piedi e comunica che egli decide di accettare l ' armistizio e invita a redigere l ' annuncio italiano di esso , che doveva essere radiodiffuso alle ore 20 , ora nella quale scadeva l ' ultimatum anglo - americano . « De Stefanis si oppone all ' ultima parte di tale annuncio , cioè quella riguardante " da qualunque Potenza provengano le ostilità , ecc . " . « La sua tesi è infine accolta dallo stesso re e viene deciso che tale ultima parte venga tolta dall ' annuncio . Alle 19,30 il Consiglio si scioglie . « Alle ore 21 , De Stefanis , alla sua mensa di Monterotondo , presenti i generali Mariotti , Utili Surdi e Parone , esprime la sua meraviglia e il suo disappunto per l ' aggiunta della frase riguardante le ostilità con la Germania e che il re aveva deciso con il Consiglio di togliere . « Sembra che Badoglio avesse all ' ultimo momento di sua iniziativa messo la frase nell ' annuncio stesso . « Fino alle ore 24 , De Stefanis e gli altri ufficiali dello S . M . rimangono a Monterotondo . « Nel frattempo , ad una richiesta germanica di evacuare la Sardegna con la consegna dei pezzi da 88 contraerei tedeschi in dotazione ai nostri reparti , effettuata a mezzo del nostro Comando dell ' isola , De Stefanis rispondeva di aderire e di lasciar imbarcare i Tedeschi senza alcun disturbo . « Dopo , tutti si trasferiscono a Roma al palazzo Baracchini e Caprara . « Alle ore 6.30 del 9 settembre De Stefanis e Mariotti : partono per l ' Abruzzo . A Carsoli , punto di riunione , trovano l ' ordine di Ambrosio di proseguire per Chieti . De Stefanis prosegue per Avezzano dove ha la famiglia , sopraggiunta in auto da Mantova , e da ivi accompagnato dal ten . col . di S . M . Guido Perone , alle ore 15,30 , per Chieti , dicendo che alla sera avrebbe fatto ritorno . « Alle 18 è a Chieti ove Ambrosio presiede un rapporto dello S . M . Sono presenti i generali Roatta , Mariotti , Utili , Armellini , Salazar e altri ( ten . gen . Braida e capitano Barone a Roma attualmente ) . « Alle ore 21,30 dopo la mensa del presidio e dopo che Roatta ha impartito ordini al generale Olmi , comandante di una divisione di assumere il comando della piazza di Chieti , se ne partono tutti in gran fretta e in gran mistero ( fari spenti , macchine a brevi distanze per non perdere la strada , destinazione ignota ) . « Alla mezzanotte la colonna delle macchine giunge a Ortona a Mare . Alcune ore dopo giungono poche auto dalle quali discendono il re , la regina e il principe Umberto con un esiguo seguito . « La regina è disfatta e prende continuamente delle gocce . Il principe rimane isolato e in disparte , scosso da una forte tosse . « Il re conferisce con Ambrosio . Sono pure presenti Sandalli e De Courten . Poco dopo attracca un rimorchiatore . Al largo attende una pirocorvetta . Nella notte fonda il carico dei fuggitivi è compiuto . La nave è il Gleno . Ai carabinieri di scorta vengono distribuite lire cinquantamila . Alcuni ufficiali superiori , tra i quali il generale Cener della Direzione Superiore Trasporti , rimangono a terra » . Questo è il racconto di un testimonio oculare . Si può aggiungere che la famiglia reale si era nascosta nel Ministero della Guerra da dove si affrettò a partire non appena venne la notizia che i carri armati germanici stavano per sboccare in Piazza Venezia . La fuga fu precipitosa e molte carte e documenti rimasero sui tavoli o negli scaffali . Le casse contenenti denaro furono però regolarmente vuotate . Con questa vera e propria diserzione verso il nemico , caso unico e senza precedenti , la monarchia dei Savoia , nata dopo il Trattato di Utrecht del 1713 da una combinazione diplomatica delle grandi Potenze , che prima le diedero la Sicilia e poi in cambio la Sardegna , si avviava a una disonorante fine . Non diverso da quello del popolo italiano sarà il giudizio della storia .
ECLISSI O TRAMONTO? ( - , 1944 )
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Gli artefici del tradimento e in primo luogo il re capobanda , i suoi generali e i suoi consiglieri fuggiaschi ad Ortona si resero conto anche vagamente di quel che facevano ? Furono coscienti criminali o criminali incoscienti o le due cose insieme ? Eppure le conseguenze erano prevedibili con matematica esattezza . Era facile prevedere che al magico suono della parola " armistizio " tutte le Forze armate si sarebbero polverizzate ; che i Tedeschi si sarebbero premuniti disarmandole sino all ' ultima cartuccia ; che l ' Italia , divisa oramai in due parti , sarebbe stata un campo di battaglia , che l ' avrebbe convertita in una " terra bruciata " ; che l ' inganno tramato contro l ' alleato e il successivo tradimento avrebbero pesato , come peseranno , per un imprevedibile periodo di tempo , sull ' avvenire dell ' Italia ; che d ' ora innanzi sarebbe stata considerata come una universale verità l ' identità stabilita fra " Italiano " e " traditore " ; che la confusione e l ' umiliazione degli spiriti sarebbero state enormi . Diradata la immensa nube di polvere sollevata dal precipitare di tutta l ' impalcatura statale , vuotati col saccheggio , prima delle truppe , poi della plebe , i magazzini militari , fu possibile notare due cristallizzazioni di quel che rimaneva della coscienza nazionale : la prima consisteva nel considerare liquidata la monarchia . Un re che fugge verso il nemico ; un re caso unico nella storia che consegna volontariamente allo straniero al sud nemico , al nord alleato tutto il territorio nazionale , è un uomo che si condanna da sé al vituperio delle generazioni presenti e future . Seconda constatazione : i magazzini militari erano pieni . Montagne di equipaggiamenti di ogni genere e cataste di armi , in gran parte moderne , che non erano state distribuite alle truppe . In data 22 aprile 1943 , tre mesi appena prima della crisi , l ' ingegnere Agostino Rocca , amministratore delegato dell ' " Ansaldo " , mandava questo rapporto al Duce : « Duce , ritengo opportuno darvi qualche notizia circa la produzione di artiglierie dell ' Ansaldo . Nei primi trentun mesi di guerra ( luglio 1940-gennaio 1943 ) le nostre officine hanno prodotto 5049 complessi di artiglieria . Nei primi trentun mesi della guerra passata ( giugno 1915-gennaio 1917 ) la vecchia e gloriosa Giovanni Ansaldo ne produsse 3699 . « Dal diagramma allegato si rileva che per fare i 5049 cannoni abbiamo impiegato 15 milioni di ore lavorative , mentre nella guerra passata , 3699 ne richiesero 6 milioni . « Dallo stesso specchio si rileva che le artiglierie odierne , con alte velocità iniziali , e quindi con sforzi più elevati , richiedono lavoro assai maggiore che non le artiglierie della guerra passata , e ciò malgrado il progresso verificatosi nelle macchine e negli utensili . Dal diagramma allegato D si rileva che all ' inizio della guerra del 1940 la potenzialità produttiva era più elevata che nel giugno 1915 , perché le predisposizioni adottate nel 1939-1940 furono ispirate da più larga visione di quelle del 1914-1915 . In questo come in tutti gli altri settori l ' industria italiana , grazie alle previsioni autarchiche e corporative del regime , si è trovata nel 1940 in uno stato di preparazione assai superiore a quella del 1915 . Dallo stesso diagramma si rileva che la produzione ha raggiunto il suo massimo nel 1941 ed è lievemente declinata nel 1942 , mentre la potenzialità degli impianti consentirebbe una produzione circa doppia di quella effettuata nel 1941 . « Tutto ciò dimostra che i programmi di potenziamento da voi approvati nel 1939-1940 e attuati dalle aziende dell 'I.R.I . consentivano di fare largamente fronte ai bisogni delle Forze Armate » . Dunque : un solo stabilimento aveva prodotto cinquemila bocche da fuoco ! La caduta è stata di quelle che gli Spagnoli chiamano " verticali " . Il raffronto fra quel che era l ' Italia nel 1940 e l ' odierna , così com ' è stata ridotta dalla resa a discrezione , che un popolo degno di questo nome non avrebbe mai salutato con esplosioni di giubilo come quelle che avvennero dopo l'8 settembre e delle quali una eco abbastanza forte giunse anche al Rifugio del Gran Sasso , il raffronto , dicevamo , è veramente angoscioso . Allora l ' Italia era un Impero , oggi non è nemmeno uno Stato . La sua bandiera sventolava da Tripoli a Mogadiscio , da Bastia a Rodi , a Tirana ; oggi è dovunque ammainata . Nel territorio metropolitano sventolano bandiere nemiche . Gli Italiani erano ad Addis Abeba , oggi gli Africani bivaccano a Roma . Qualsiasi italiano di qualsiasi età , categoria , vecchio , giovane , uomo , donna , operaio , contadino , intellettuale si ponga la domanda : valeva la pena di arrendersi e di infamarsi nei secoli per giungere a questo risultato ? Se invece di firmare la capitolazione la guerra fosse continuata , l ' Italia si troverebbe in una situazione peggiore di quella nella quale si trova dall'8 settembre in poi ? Oltre alla catastrofe " morale " non v ' è italiano che non risenta su di sé le conseguenze fatali di quella decisione . Non v ' è famiglia italiana che non sia stata travolta nel turbine , mentre le famiglie dei trecentomila Caduti si domandano se il sacrificio del loro sangue sia stato vano . A furia di ripetere la parola " tradimento " si corre il rischio di perderne il significato , di dubitare dell ' esistenza stessa del fatto . Ma , piantare un pugnale nella schiena all ' alleato col quale sino al bollettino di guerra del giorno precedente si è combattuto insieme , non è il più nero , il più classico dei tradimenti ? E davanti ai dubbi dell ' alleato , davanti alle sue legittime richieste , mentire sino all ' ultimo , mentire anche quando le emittenti nemiche già diramavano l ' annuncio della capitolazione , non è il più nero e il più classico degli inganni ? Vi è un punto bruciante sul quale è necessario fermare l ' attenzione degli Italiani : la responsabilità del tradimento dinanzi al mondo . Se la responsabilità specifica del tradimento , nel nostro Paese , può essere determinata e fatta ricadere su taluni individui e categorie , la vergogna del tradimento ricade sulla totalità degli Italiani . Per gli stranieri è l ' Italia che ha tradito , l ' Italia come dato storico , geografico , politico , morale . Il clima dove il tradimento ha potuto perpetrarsi è italiano . Tutti hanno in maggiore o minore misura contribuito a creare questo clima , ivi compresi milioni e milioni di assidui ascoltatori di radio - Londra , i quali sono responsabili di avere determinato in sé e negli altri lo stato odierno di incosciente abulia . Anche la storia ha il suo dare e avere : il suo attivo e passivo . È giusto che ogni italiano sia orgoglioso di appartenere alla terra dove sorsero uomini come Cesare , Dante , Leonardo , Napoleone : un raggio di quegli astri si riverbera su ogni italiano : ma lo stesso accade per la vergogna e il disonore ; un elemento si rifrange su tutti e su ognuno di noi . Per cancellare l ' onta , per ristabilire l ' equilibrio , non v ' è che la prova delle prove : quella del sangue . Solo attraverso questa prova si potrà rispondere ad un altro non meno angoscioso interrogativo : siamo di fronte ad un eclissi o a un tramonto ? Nella storia di tutte le Nazioni ci sono periodi simili a quelli che l ' Italia attualmente traversa . Qualche cosa del genere dovette accadere e accadde in Russia dopo la pace di Brest - Litowsk . Il caos nel quale sorse il leninismo durò praticamente sei anni . Quanto è accaduto di poi dimostra che si trattava di un eclissi , non di un tramonto . Eclissi fu quello della Prussia dopo Jena , battaglia nella quale i Tedeschi si batterono come sempre eroicamente e perdettero , falciato dalla morte , quello che fu chiamato il " fiore dell ' esercito di Prussia " e lo stesso comandante in capo , duca . di Brunswick . Gli intellettuali italiani di oggi tengono un atteggiamento non diverso da quello di Johannes von Muller , il Tacito tedesco . Lo stesso Hegel salutò in Napoleone l ' anima del mondo , allorché il vincitore traversò Jena . I vessilliferi dell ' illuminismo berlinese si profusero in saluti al " liberatore " . Non ci fu allora un principe Doria Pamphili , berlinese , sotto la specie del conte Von der Schulemburg - Kehnert ? Ma fu un eclissi . La coscienza nazionale prussiana ebbe un risveglio potente e rapido . Le grandi tradizioni fridericiane erano soltanto sopite . Uomini come Stein , Gneisenau , Schaarnhorst furono i campioni della ripresa . E soprattutto il filosofo Fichte coi suoi discorsi alla nazione tedesca . Bisogna rileggerli . È una lettura corroborante anche per gli Italiani del 1944 . Udite come parla dei Romani questo grande fra i filosofi della Germania : « Che cosa animò i nobili romani ( le cui idee e il cui modo di pensare vivono ancora e respirano fra noi attraverso i loro monumenti ) , che cosa li animò a tante fatiche e sacrifici , a tante sofferenze durate per la Patria ? Essi stessi ce lo dicono chiaramente . La speranza sicura nella eternità della loro Roma , la certezza che in questa eternità essi stessi vivrebbero eterni attraverso i tempi . E questa speranza , in quanto era fondata e aveva la forma in cui essi avrebbero dovuto concepirla se avessero preso conoscenza di sé , non li ha delusi . Ciò che era veramente eterno , nella loro eterna Roma , vive anche oggi , ( ed essi così continuano a vivere fra noi ) e vivrà fino alla consumazione dei secoli » . È necessario quale conseguenza della tremenda espiazione di oggi che il sentimento dei Romani diventi il dato della coscienza degli Italiani e cioè che l ' Italia non può morire . Gli Italiani devono rivolgersi le domande che Fichte stesso in una delle sue lezioni poneva al mondo tedesco : « Bisogna mettersi d ' accordo - egli diceva intorno alle seguenti domande : 1° ) se sia vero o no che esiste una Nazione tedesca e se la possibilità per essa di perdurare nella sua essenza propria e indipendente sia minacciata ; 2° ) se meriti o no di essere conservata ; 3° ) se ci sia un mezzo sicuro ed efficace per conservarla e quale esso sia » . La Prussia rispose a queste domande con le divisioni di Blücher a Waterloo . Per quanto riguarda l ' Italia , si può rispondere che una Nazione italiana esiste ed esisterà , che merita di essere conservata e che per questo è necessario che dei due fattori che oggi pesano sulla coscienza : la disfatta e il disprezzo , sia annullato il più grave , l ' ultimo , nell ' unico mezzo possibile e insostituibile : tornando a combattere coll ' alleato o , meglio detto , cogli alleati . Issando ancora e sempre la vecchia bandiera della Rivoluzione fascista , che è la bandiera per la quale e contro la quale il mondo si è schierato in due campi opposti . La guerra iniziatasi per non avere ottenuto un " corridoio " tedesco nel " corridoio " polacco è già finita ; quella che si fa oggi è una vera e propria guerra di religione che sta trasformando Stati , popoli , continenti . In una specie di diario che Mussolini ha scritto alla Maddalena e che un giorno potrà vedere la luce , sta scritto : « Nessuna meraviglia che il popolo abbatta gli idoli ch ' esso stesso ha creato . È forse l ' unico mezzo da applicare per ricondurli nelle proporzioni della comune umanità » . E più oltre : « Fra qualche tempo , il Fascismo tornerà a brillare all ' orizzonte . Primo , in conseguenza delle persecuzioni di cui i " liberali " lo faranno oggetto , dimostrando che la libertà è quella che ognuno riserva per sé e nega agli altri ; secondo , per una nostalgia dei " tempi felici " che a poco a poco tornerà a rodere l ' animo degli Italiani . Di ciò soffriranno in modo particolare tutti i combattenti delle guerre europee e specie africane . Il " male d ' Africa " farà strage . « Quando Napoleone chiuse il suo ciclo , commettendo la grande ingenuità di contare sulla cavalleria dei Britanni , i vent ' anni della sua epopea furono rinnegati e maledetti . Gran parte dei Francesi di allora e taluni anche oggi lo condannarono come un uomo nefasto che per tentare di realizzare i suoi smisurati sogni di dominazione aveva condotto al massacro milioni di Francesi . La sua opera anche nel campo politico fu misconosciuta . L ' impero stesso fu ritenuto un paradosso anacronistico nella storia di Francia . Gli anni passarono . L ' ala del tempo si distese sui lutti e sulle passioni . La Francia ha vissuto e dal 1840 vive ancora nel solco luminoso della tradizione napoleonica . I venti anni napoleonici , più che un dato della storia , sono un dato oramai indissociabile della coscienza nazionale francese . Forse accadrà in Italia qualche cosa del genere . Il decennio che va dalla Conciliazione alla fine della guerra di Spagna il decennio che sollevò di colpo l ' Italia al livello dei grandi imperi il decennio fascista , durante il quale fu permesso a tutti gli uomini del nostro sangue disseminati in ogni terra di tenere alta la fronte e di proclamarsi senza arrossire " Italiani " , di questo decennio si esalteranno le generazioni nella seconda metà di questo secolo ; anche se oggi nella durezza dei tempi tentano , invano , di cancellarlo » . E altrove , sempre nel diario della Maddalena : « Per redimersi bisogna soffrire . Bisogna che i milioni e milioni di Italiani di oggi e di domani vedano , sentano nelle loro carni e nella loro anima che cosa significa la disfatta e il disonore , che cosa vuol dire perdere l ' indipendenza , che cosa vuol dire da soggetto diventare oggetto della politica altrui , che cosa vuol dire essere completamente disarmati ; bisogna bere nell ' amaro calice fino alla feccia . Solo toccando il fondo si può risalire verso le stelle . Solo l ' esasperazione di essere troppo umiliati darà agli Italiani la forza della riscossa » .
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Nella storia di tutti i tempi e di tutti i popoli vi è la narrazione di fughe e di liberazioni drammatiche , romantiche , talora rocambolesche : ma quella di Mussolini appare anche oggi , a distanza di tempo , come la più audace , la più romantica e al tempo stesso la più " moderna " , dal punto di vista dei mezzi e dello stile . Veramente , essa è già leggendaria . Mussolini non aveva mai nutrito speranze di liberazione da parte degli Italiani , anche fascisti . Che qualcuno ci pensasse è sicuro ; che qua e là si siano anche imbastiti piani nei gruppi di fascisti tra i più animosi è fuori di dubbio ; ma niente andò oltre la semplice fase del progetto : d ' altra parte , i gruppi o gli individui capaci di tentare la realizzazione di un piano erano strettamente sorvegliati e non avevano i mezzi necessari per effettuarlo . Sin dal principio Mussolini sentiva che il Führer avrebbe tutto tentato pur di liberarlo . L ' ambasciatore Von Mackensen quasi subito andò dal re per avere il permesso , secondo il desiderio del Führer , di visitare Mussolini , ma la richiesta fu respinta con questa nota : « S . M . il re ha fatto presente al Maresciallo Badoglio il desiderio del Führer . Nel riconfermare l ' ottimo stato di salute di S . E . Mussolini e il suo pieno gradimento per il trattamento usatogli , il Maresciallo Badoglio è spiacente di non poter aderire alla richiesta visita , e ciò nello stesso personale interesse di S . E . Mussolini . È però pronto a fargli subito pervenire quella lettera che S . E . l ' Ambasciatore ritenesse di inviargli e di riportarne risposta , 29 luglio 1943 » . Il Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri si recò dall ' Ambasciatore tedesco e ne riferì poi al Maresciallo Badoglio . Data la situazione di un Governo italiano che " fingeva " di essere alleato e di voler " continuare " la guerra , il Governo di Berlino non poteva con " passi " formali , quale poteva essere la richiesta di una immediata liberazione , compromettere i rapporti fra i due Governi , provocare in anticipo una crisi nei rapporti medesimi . È chiaro che Berlino dubitava degli sviluppi e degli obiettivi della politica di Badoglio . Ma le relazioni diplomatiche impedivano di rendere il dubbio operante , prima che una determinata situazione si verificasse . Il 29 luglio nessuno si ricordò di Mussolini . Ci fu una eccezione : il Maresciallo del Reich Ermanno Göring telegrafava al Duce nei seguenti termini ( il telegramma fu portato a Ponza da un ufficiale dei carabinieri ) : « Duce , mia moglie e io vi mandiamo in questo giorno i nostri più fervidi auguri . Se le circostanze mi hanno impedito di venire a Roma come mi proponevo , per offrirvi , insieme coi miei voti augurali , un busto di Federico il Grande , più cordiali ancora sono i sentimenti della mia piena solidarietà e fraterna amicizia che vi esprimo in questo giorno . La vostra opera di uomo di Stato rimane nella storia dei nostri due popoli , i quali sono destinati a marciare verso un comune destino . Desidero dirvi che i nostri pensieri vi seguono costantemente . Voglio ringraziarvi per l ' ospitalità gentile che mi offriste altra volta e mi proclamo ancora una volta , con incrollabile fede , vostro Göring » . Anche alla Maddalena Mussolini notò qualche movimento di Germanici : essi avevano una base sul lato opposto del tratto di mare , a Palau . Effettivamente i Tedeschi avevano ideato un piano , che consisteva nell ' approdare con un sottomarino finto inglese , con equipaggi dotati di uniformi inglesi che avrebbero prelevato e liberato Mussolini . Il piano stava per essere tentato , quando Mussolini fu traslocato al Gran Sasso . Il sabato sera , 11 settembre , una strana atmosfera di incertezza e di attesa regnava al Gran Sasso . Oramai era noto che il Governo era fuggito , insieme col re , del quale veniva annunciata l ' abdicazione . I capi che avevano la sorveglianza di Mussolini sembravano imbarazzati , come davanti all ' obbligo di dare esecuzione a un compito particolarmente ingrato . Nella notte dall'11 al 12 , verso le 2 , Mussolini si alzò e scrisse una lettera al tenente , nella quale lo avvertiva che gli Inglesi non lo avrebbero mai preso vivo . Il tenente Faiola , dopo avere portato via dalla stanza del Duce tutto ciò che rimaneva di metallico e di tagliente e in particolar modo le lame dei rasoi , gli ripeté : « Fatto prigioniero a Tobruk , dove fui gravemente ferito , testimone delle crudeltà britanniche sugli Italiani , io non consegnerò mai un Italiano agli Inglesi » . E tornò a piangere . Il resto della notte trascorse tranquillamente . Nelle prime ore del mastino del 12 una fitta nuvolaglia biancastra copriva le cime del Gran Sasso , ma fu tuttavia possibile avvertire il passaggio di alcuni velivoli . Mussolini sentiva che la giornata sarebbe stata decisiva per la sua sorte . Verso mezzogiorno il sole stracciò le nubi e tutto il cielo apparve luminoso nella chiarità settembrina . Erano esattamente le 14 , e Mussolini stava con le braccia incrociate seduto davanti alla finestra aperta , quando un aliante si posò a cento metri di distanza dall ' edificio . Ne uscirono quattro o cinque uomini in kaki i quali postarono rapidamente due mitragliatrici e poi avanzarono . Dopo pochi secondi altri alianti atterrarono nelle immediate vicinanze e gli uomini ripeterono la stessa manovra . Altri uomini scesero da altri alianti . Mussolini non pensò minimamente che si trattasse di Inglesi . Per prelevarlo e condurlo a Salerno non avevano bisogno di ricorrere a così rischiosa impresa . Fu dato l ' allarme . Tutti i carabinieri , gli agenti si precipitarono con le armi in pugno fuori dal portone del rifugio , schierandosi contro gli assalitori . Nel frattempo il ten . Faiola irruppe nella stanza del Duce intimandogli : Chiudete la finestra e non muovetevi ! Mussolini rimase invece alla finestra e vide che un altro più folto gruppo di Tedeschi occupata la funivia . era salito e dal piazzale di arrivo marciava compatto e deciso verso l ' albergo . Alla testa di questo gruppo era Skorzeni . I carabinieri avevano già le armi in posizione di sparo , quando Mussolini scorse nel gruppo Skorzeni un ufficiale italiano , che poi giunto più vicino riconobbe per il generale Soleti del corpo dei metropolitani . Allora Mussolini gridò , nel silenzio che stava per precedere di pochi secondi il fuoco : Che fate ? Non vedete ? C ' è un generale italiano . Non sparate ! Tutto è in ordine ! Alla vista del generale italiano che veniva avanti col gruppo tedesco le armi si abbassarono . Le cose erano andate così . Il generale Soleti fu prelevato al mattino dal reparto Skorzeni , e non gli fu detto nulla circa il motivo e gli scopi . Gli fu tolta la pistola e partì per l ' ignota destinazione . Quando nel momento dell ' irruzione intuì di che si trattava ne fu lieto . Si dichiarò felice di avere contribuito alla liberazione di Mussolini e di avere , forse , con la sua presenza , evitato un sanguinoso conflitto . Disse a Mussolini che non era consigliabile tornare immediatamente a Roma , dove c ' era una " atmosfera di guerra civile " , diede qualche notizia sulla fuga del Governo e del re ; venne ringraziato dal capitano Skorzeni e poiché il Soleti chiese che gli fosse riconsegnata la pistola , il suo desiderio fu accolto , così come l ' altro di seguire Mussolini , dovunque fosse andato . In tutta questa rapidissima successione di fatti , il Gueli non ebbe alcuna parte . Si fece vedere solo all ' epilogo . Gli uomini di Skorzeni , dopo essersi impadroniti delle mitragliatrici che erano state posate ai lati della porta d ' ingresso del rifugio , salirono in gruppo nella stanza del Duce . Skorzeni , sudante e commosso , si mise sull ' attenti e disse : « Il Führer , che dopo la vostra cattura ha pensato per notti e notti al modo di liberarvi , mi ha dato questo incarico . Io ho seguito con infinite difficoltà giorno per giorno le vostre vicende e le vostre peregrinazioni . Oggi ho la grande gioia , liberandovi , di aver assolto nel modo migliore il compito che mi fu assegnato » . Il Duce rispose : « Ero convinto sin dal principio che il Führer mi avrebbe dato questa prova della sua amicizia . Lo ringrazio e con lui ringrazio voi , capitano Skorzeni , e i vostri camerati che hanno con voi osato » . Il colloquio si portò quindi su altri argomenti , mentre si raccoglievano le carte e le cose di Mussolini . Al pianterreno carabinieri e agenti fraternizzavano coi Germanici , alcuni dei quali erano rimasti non gravemente feriti nell ' atterraggio . Alle 15 tutto era pronto per la partenza . All ' uscita , Mussolini salutò con effusione i camerati del gruppo Skorzeni e tutti insieme - Italiani compresi si recarono in un sottostante breve pianoro dove un apparecchio " Cicogna " attendeva . Il capitano che lo pilotava si presentò ; giovanissimo : Gerlach , un asso . Prima di salire sull ' apparecchio , Mussolini si voltò a salutare il gruppo dei suoi sorveglianti : sembravano attoniti . Molti sinceramente commossi . Taluni anche con le lacrime agli occhi . Lo spazio dal quale il " Cicogna " doveva partire era veramente esiguo . Allora fu arretrato per guadagnare qualche metro . Al termine del pianoro vi era un salto abbastanza profondo . Il pilota prese posto sull ' apparecchio ; dietro lui Skorzeni e quindi Mussolini . Erano le ore 15 . Il " Cicogna " si mise in moto . Rullò un poco . Percorse rapidamente lo spazio sassoso e giunto a un metro dal burrone , con uno strappo violento del timone , spiccò il volo . Ancora qualche grido . Braccia che si agitavano . E poi il silenzio dell ' alta atmosfera . Dopo pochi minuti sorvolammo L ' Aquila e , trascorsa un ' ora , il " Cicogna " planava tranquillamente all ' aeroporto di Pratica di Mare . Quivi un grande trimotore era già pronto , Mussolini vi salì . Il volo aveva per mèta Vienna , dove si giunse a notte avanzata . Qualcuno attendeva all ' aeroporto . Di lì al " Continentale " per una notte . All ' indomani , verso mezzogiorno , nuovo volo sino a Monaco di Baviera . Il mattino dopo al Quartier generale del Führer l ' accoglienza fu semplicemente fraterna . La liberazione di Mussolini ad opera di " arditi " tedeschi suscitò in Germania un ' ondata di grande entusiasmo . Si può dire che l ' evento fu festeggiato in ogni casa . La radio preparò , con ripetute emissioni , gli ascoltatori a una notizia straordinaria e non si ebbe delusione alcuna , quando la notizia , verso le 22 , fu conosciuta . Tutti la considerarono come un avvenimento eccezionale . Furono mandati a Mussolini centinaia di telegrammi , lettere , poesie , da ogni parte del Reich . Non ebbe l ' evento una ripercussione analoga in Italia . Erano quelli i giorni del caos , della distruzione , del saccheggio , della degradazione . La notizia fu quindi accolta come una ingrata sorpresa , con fastidio e con rancore . E si cominciò col negarla : si diffuse la voce che si trattava di una commedia , che Mussolini era già morto , consegnato agli Inglesi , che il discorso di Monaco era stato pronunciato da un sosia . Questa voce continuò a circolare anche molti mesi dopo , elemento indicativo di un desiderio . Sebbene centinaia di persone abbiano visto Mussolini , tale voce non è del tutto scomparsa . Bisogna spiegarsi la persistenza di questo fenomeno , che non è dovuto semplicemente alle notizie delle emittenti nemiche sulla salute sempre pericolante di Mussolini , sugli attentati in continuazione contro di lui , sulle fughe in Germania compiute o preannunciate . Bisogna spiegarsi altrimenti il fenomeno e riferirsi a certi dati della rudimentale psicologia di una parte del popolo italiano , più " talentosa " forse che " intelligente " . Mussolini è , da un certo punto di vista , un uomo " duro a morire " . Egli è stato infatti molte volte ai margini della vita . All ' ospedale di Ronchi , nel marzo del 1917 , col corpo crivellato di schegge , doveva morire , o nella migliore delle ipotesi , essere amputato della gamba destra . Non accadde niente di ciò . Dopo la guerra , al ritorno dal Congresso dei Fasci tenutosi a Firenze nel 1920 , un formidabile cozzo , che frantumò le sbarre di un passaggio a livello nei pressi di Faenza , non provocò che un leggero stordimento , poiché la " blindatura " cranica di Mussolini aveva brillantemente " neutralizzato " il colpo . La caduta dell ' aeroplano sul campo di Arcore fu una esperienza di estremo interesse . Mussolini constatò allora che la velocità della caduta dell ' apparecchio era stata uguale alla velocità di ideazione del pensiero pensato in queste parole : si cade ! Precipitare di piombo da un ' altezza di 50 metri , sia pure con un robusto scassone quale il non dimenticabile " Aviati " , non è uno scherzo . Il rombo dell ' urto contro il suolo fu sonoro assai , né meno stridulo lo scricchiolio delle ali e della carlinga . Fu un accorrere da ogni parte del campo . L ' istruttore pilota quell ' entusiasta e simpatico veterano del volo che è Cesare Redaelli era leggermente ferito ; quanto a Mussolini , si trattava di una semplice ammaccatura al ginocchio . Nella testa tipo " panzer " una leggera scalfittura fra naso e fronte . Abbastanza emozionante fu il volo da Ostia a Salerno , nel giorno del famoso , e per un certo tempo inedito , discorso di Eboli , nel giugno 1935 . Era un tempo ciclonico . Poco prima dell ' arrivo un fulmine scoppiò sull ' aeroplano bruciando gli aggeggi della radio . Non capita bisogna riconoscerlo ad ogni comune mortale di essere folgorato a 3000 metri sul livello del mare , rimanendo incolume . Non parliamo dei molti duelli i quali , anche quando l ' arma di combattimento era la spada triangolare , non uscivano dal tipo degli " scherzi innocenti " . Forse meno innocenti , ma incredibilmente noiosi , gli attentati degli anni 1925-1926 . Un paio di bombe e una serie di revolverate femminili e maschili , indigene e britanniche , oltre a qualche altro tentativo rimasto nell ' ombra dell ' incognito . Normale amministrazione . Passiamo ora dal regno , come dire ? " traumatico " a quello costituzionale , ovverosia organico . Da venti anni oramai , e precisamente dal 15 febbraio 1925 , Mussolini è " dotato " di una gentile ulcera duodenale , la cui storia minuziosa e dettagliata è insieme con altre ben 70 mila storie di malati negli archivi del prof . Frugoni . Vederla attraverso le lastre , effettuate la prima volta dall ' esperto e integerrimo ora scomparso Aristide Busi , preside della Facoltà di medicina di Roma , fu motivo di una spiegabilissima e molto intima soddisfazione . Da quanto esposto si può evincere che Mussolini può essere considerato , almeno sin qui , un uomo " duro a morire " . E come si spiega allora che la vaga indifferenziabile opinione pubblica lo ha considerato morto ? Ci sono , se così può dirsi , diverse incarnazioni di Mussolini . Anche dal punto di vista politico egli è un " duro a morire " . Nel 1914 , espulso dal partito socialista italiano nella memorabile assemblea del Teatro del " Popolo " , tutti o quasi i tesserati lo considerarono un uomo finito , schiacciato da un plebiscito provocato tra le file dell ' armento , cui si aggiunse al solito una " questione morale " . Dopo pochi mesi il socialismo neutralista veniva sbaragliato sulle pubbliche piazze . Conclusa la guerra , l ' Italia dovette subire l ' ondata bolscevica . Nelle elezioni del 1919 , nelle quali Mussolini ebbe l ' onore di avere a compagno di lista Arturo Toscanini , il quale perciò è un fascista della prima ora , egli riportò 4000 voti di fronte ai milioni di voti degli avversari . Il rosso imperversava trionfante e minaccioso . Nell ' ebbrezza della vittoria fu simulato un funerale di Mussolini , e una bara che lo conteneva in effigie passò , con il relativo corteo vociante , davanti alla sua abitazione di Foro Buonaparte 38 , ultimo piano . Da quella bara rispuntò il Mussolini degli anni 1921-1922 . Come nel novembre del 1919 qualche cosa del genere fu tentato nel luglio del 1943 . Questa doveva essere la volta buona , la definitiva . Poi la morte politica e quella fisica avrebbero proceduto di conserva con una ben calcolata simultaneità . Colui che nei domini dell ' imperscrutabile regge i destini mutevoli degli umani ha deciso altrimenti . Vi è un Mussolini che contiene , quello di ieri come quello di ieri conteneva quello di oggi , e questo Mussolini , pur avendo la sua dimora non più a Palazzo Venezia ma alla Villa delle Orsoline , si è messo sotto le stanghe , al lavoro , con la volontà di sempre , e quindi , o falange non tebana di Tommasi increduli , se lavora deve essere , per lo meno , vivo . Talete il filosofo greco ringraziava gli dei di averlo fatto nascere uomo e non bestia ; maschio e non femmina , greco e non barbaro . Mussolini ringrazia gli dei di avergli risparmiato la farsa di un assordante processo a Madison Square di Nuova York , al che avrebbe preferito di gran lunga una regolare impiccagione nella Torre di Londra , e di avergli consentito , insieme coi migliori Italiani , di vivere il quinto atto del terribile dramma che tormenta la Patria .
PRECISAZIONI ( - , 1934 )
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Accade ancora oggi , in pieno anno XIII , aprendo dei giornali stranieri di trovare usata troppo spesso e svisata nei modi più bestiali la parola « Fascismo » . Tale abuso deve finire . È l ' ultima offensiva della socialdemocrazia che , dopo aver combattuto inutilmente l ' affermazione della dottrina mussoliniana in Italia , cerca oggi di arginarne l ' espansione spontanea nel mondo , spostando la lotta dal campo teorico : al campo pratico del suo divenire fra i diversi popoli . Un colpo di Stato , una repressione sanguinosa , l ' affermarsi brutale di una dittatura , tutto è buono per venire raccolto e buttato di peso nelle colonne della stampa internazionale socialdemocratica , goffamente standardizzato sotto la dicitura « Fascismo » . La demagogia proletaria , secondo il suo costume , crede ancora alla potenza del famoso detto creato da un poeta e finito da un re : vulgus vult decipi ergo decipiatur . Ma il trucco è troppo grossolano per sfuggire anche ad una superficiale osservazione . La Rivoluzione delle Camicie Nere , che continua e che rappresenta l ' espressione unica e viva del vastissimo movimento sociale che ha caratterizzato il sec . xx , ed altri secoli caratterizzerà , trae la sua quotidiana e normale affermazione universale non dalle profezie utopistiche di divinità improvvisate , ma dal profondo spirito di umanità che l ' anima e ne dirige il cammino storico . È pur sempre essa che , sfuggendo alle strettoie dei modelli convenzionali delle rivoluzioni , si è affermata senza bisogno di una Enciclopedia , e con il retaggio di una guerra vittoriosa . È il Fascismo che si trova sempre presente dove il popolo lavoratore si crea meraviglioso artefice dei suoi destini , dove la menzogna tortuosa della diplomazia vecchio stile viene smascherata in tutta la sua ipocrita meschinità , dove senza tregua si afferma la lotta intransigente contro la mistificazione classista . Cercare quindi di costringere il Fascismo in un fenomeno di natura inferiore , in un accidente sorto dalla sfrenata ambizione di un sogno imperialistico , in una contingenza voluta dalla versatile malvagità di subdoli affaristi sarebbe come pretendere di chiudere in un pugno una folgore .
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La mattina del 25 luglio il conte Dino Grandi di Mordano si rese irreperibile . Invano fu cercato alla Camera , invano fu cercato nella sua villa pare abbastanza sontuosa di Frascati , anche vana fu la telefonata per rintracciarlo a Bologna presso il Resto del Carlino . Nessuno degli interpellati seppe dare qualche notizia : da Frascati si disse che era partito in auto diretto a Bologna . In realtà egli era rimasto a Roma , nascosto , nell ' attesa del colpo di Stato . Anche nei giorni successivi rimase a Roma . Non appena conobbe la composizione del Governo Badoglio , egli scrisse una lettera al Maresciallo , per dirgli che " si trattava di un Ministero solido e che la scelta degli uomini non avrebbe potuto essere migliore " . Dopo qualche altro giorno di inutile attesa , diventò l ' avvocato Domenico Galli , e filò verso la penisola iberica . Si trattenne poco in Spagna , dove trovò una ospitalità che si può chiamare singolare da parte del console di Siviglia , e non sentendosi sicuro , sotto il regime di Franco , si trasferì nel Portogallo , nelle vicinanze di Lisbona , e precisamente a Estoril . Il suo atteggiamento di prima , il suo discorso nella seduta del Gran Consiglio , la sua fuga in aereo dall ' Italia , con passaporti badoglieschi , tolgono anche l ' ombra del dubbio sulla parte sostenuta da lui nell ' effettuazione della congiura . Da lui , prima Sottogretario all ' Interno , quindi Sottosegretario agli Esteri , successivamente Ministro degli Esteri , poi ambasciatore a Londra , finalmente Ministro della Giustizia e nel contempo Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni nonché coNte col predicato di Mordano . Poteva bastare ? No . Non bastava . Ai primi di marzo del 1943 , egli si presentò a Palazzo Venezia , munito dell ' annuario del Ministero degli Esteri e così parlò a Mussolini : Non è la prima volta che io sono imbarazzato davanti a te , ma in questa circostanza lo sono in modo particolare . Tu sai che dopo un certo periodo di tempo gli ambasciatori , specialmente se sono stati lunghi anni accreditati presso la Corte di San Giacomo a Londra , sono insigniti del Collare dell ' Annunziata . Io credo di trovarmi in queste condizioni . Vorresti parlarne al re ? Questi erano i discorsi che annoiavano terribilmente Mussolini . Già altra volta , a proposito del Collare , egli aveva rinunciato al suo , in favore di Tomaso Tittoni . Va bene rispose Mussolini ne parlerò al prossimo colloquio . Così avvenne . Ma di primo acchito il re non parve affatto entusiasta della cosa . Anzitutto , egli disse , non è vero che chi è stato ambasciatore a Londra sia per ciò decano degli ambasciatori e abbia diritto al Collare . Questo è un motivo che non va . L ' altro , ampliamento del territorio dello Stato , non esiste nel caso Grandi . Egli può essere insignito del Collare solo in quanto è Presidente della Camera . Però , conferendolo a lui , bisognerebbe darlo anche al conte Suardo , Presidente del Senato , e non è il caso dopo le chiacchiere fattesi , in questi ultimi tempi , a carico di senatori che avrebbero fornito notizie alla Polizia . Mussolini interruppe per dire che una inchiesta aveva a tal proposito concluso con la insussistenza del fatto . Nell ' udienza successiva , il re non fece più alcuna obiezione . Al contrario , riconobbe che anche come Guardasigilli dopo la ultimazione dei Codici il Grandi meritava l ' alta distinzione . Questo cambiamento alla distanza di quarantott ' ore sembrò strano . Quanto all ' epoca , fu scelta la festa dell ' Annunziata , e di lì a poco , il 25 marzo del 1943 , il conte Dino Grandi diventava cugino di Vittorio Emanuele Savoia . I giornali pubblicarono la notizia senza eccessivo rilievo . Il Grandi di lì a qualche giorno tornò a Palazzo Venezia e fece tali dichiarazioni di fedeltà , di devozione a Mussolini , da fare tremare i muri perimetrali dell ' edificio . Che il conferimento del Collare fosse un elemento della congiura ? Chi avrebbe infatti potuto dubitare della fede fascista di Grandi ? Qualcuno c ' era , ma non fu ascoltato . Nelle diverse migliaia di " fascicoli " che contengono vita , morte e miracoli di duecentomila personaggi fra i maggiori e minori d ' Italia , quello di Grandi è straordinariamente voluminoso . Per non essere costretti a scrivere centinaia di pagine , trascuriamo le manifestazioni pubbliche scritte e orali , dalle quali risulta che egli si gloriava di essere un " ortodosso " del Fascismo ; un fedelissimo di Mussolini , che aveva fatto di lui , oscuro cronista del Resto del Carlino , un uomo politico di rilievo prima nel Partito , quindi nella Nazione . Che cosa sarei stato io diceva Grandi - se non ti avessi incontrato ? Nella più propizia delle ipotesi un oscuro avvocato di provincia . Sfogliamo il fascicolo che contiene documenti non destinati alla pubblicità e quindi , si suppone , senza secondi fini . Dopo la Marcia su Roma e precisamente nel marzo del 1923 viene chiamato a Roma per riprendere l ' attività politica e in tale occasione così scrive al Duce : « Ti ringrazio per le tue parole che mi hanno ridato a un tratto tutta la mia vecchia forza di lottare e di lavorare . Rimprovero a me stesso questo tempo perduto a consumarmi in silenzio sterilmente . Nessuno più di me conosce e sa i miei difetti . Essi sono grandissimi e infiniti . Ma tu che sei il mio Capo mi vedrai alla prova . Vedrai di quale devozione e di quale lealtà sarà esempio il tuo Dino Grandi » . Nel maggio del 1925 , Mussolini chiamò Dino Grandi a coprire la carica di Sottosegretario al Ministero degli Esteri . Il Grandi aveva molto desiderato questa nomina e non lo nasconde . In questi termini egli ringrazia il Duce : « Senza perplessità e goffe modestie ti dico che la inaspettata nomina mi ha molto lusingato , anche perché l ' avermi tu prescelto ad una funzione tanto importante mi permetterà di esserti più vicino . Questa è la massima ambizione e il maggior premio che io possa desiderare . Tu sai d ' altra parte quanto illimitata e incondizionata sia la mia fedeltà e come mio unico desiderio sia quello di ubbidirti . Fai perciò di me quello che riterrai più opportuno e più rispondente alle esigenze del momento che tu soltanto sai e puoi valutare » . In data 14 dicembre 1927 , indirizzò un ' altra lettera al Duce nella quale sono contenute le seguenti parole : « Qualche mese fa tu mi ordinasti di riprendere il mio posto . L ' ho ripreso . E riprendendolo con tutta la mia passione non ti ripeto che una assicurazione che è un giuramento di fedeltà . Ti dico solo che la mia fedeltà è cieca , assoluta e indistruttibile . Essa è la conquista spirituale di un uomo di silenzio e di meditazione . Mi vedrai alla prova » . Dopo avere diretto per molti anni il Ministero degli Esteri , egli fu sostituito . Perché ? Frequentando assiduamente Ginevra , egli si era alquanto mimetizzato in quel perfido ambiente . La sua linea era oramai " societaria " . Non vi è dubbio che egli si era fatto un certo nome nel mondo internazionale . Aveva visitato quasi tutte le capitali europee , compresa Ankara . Lo si considerava un uomo di tendenze democratiche , un uomo di destra nella politica estera del Fascismo . La linea del Governo , dopo il fallimento del patto a quattro , divergeva . Un giorno , egli fu sostituito e mandato ambasciatore a Londra . Si può pensare che da quel giorno egli cominciasse a covare un risentimento che lo avrebbe portato lontano . Tuttavia lo tenne accuratamente celato . Quando già nell ' aria si sentiva che qualche cosa di nuovo maturava in terra d ' Africa , in data 20 febbraio 1935 , da Londra così scriveva : « Sono ritornato al mio posto di lavoro con una immagine dell ' Italia fascista quale non avevo visto mai ; la vera Italia del tuo tempo , che va incontro agli eventi misurandoli freddamente , senza preoccupazioni da una parte , senza manifestazioni di isterico entusiasmo dall ' altra . Le cose che sono . I Romani che se ne intendevano avrebbero chiamato questo il tempo della Fortuna virile . Credo che tu debba essere soddisfatto del come l ' Italia ha risposto al tuo ordine di marcia » . Di quando in quando , l ' ambasciatore a Londra scende a riprendere contatto con la vita della Nazione e del Regime . Nessuna riserva o critica nelle manifestazioni destinate alla pubblicità , nessuna riserva nelle manifestazioni epistolari riservate , ma apologia osannante di tutto . Nel febbraio del 1939 , visitando una caserma della Milizia così scrive : « L ' impressione che vi ho riportata è profonda . Guidonia è il più maschio generatore di potenza per la nostra guerra di domani , e , tra le tue creazioni , quella che dà forse con più plastica evidenza il senso del Genio e della Potenza » . È l ' anno in cui nell ' Esercito italiano si introduce , cominciando dalla Milizia , il " passo romano " di parata , sul quale tante oziose discussioni si fecero allora . Sta di fatto che l ' unico esercito al mondo che sfilasse senza uno " stile " di marcia , era l ' Esercito italiano . Che il passo di parata sia il coronamento indispensabile dell ' istruzione in ordine chiuso è di tutta evidenza e che tale passo sia di una importanza educativa grandissima è indiscutibile . È noto l ' episodio di Waterloo . A un certo momento della battaglia , sorpresi da un violento fuoco a massa dell ' artiglieria francese , alcuni reparti prussiani ebbero un momento di incertezza . Blücher li fece ritornare in linea al " passo dell ' oca " e ripresero intrepidamente il combattimento . Quando in una delle sue periodiche visite a Roma , l ' ambasciatore Grandi ha l ' occasione di assistere alle prime sfilate del " passo romano " , egli ne resta semplicemente elettrizzato . Lo spettatore si lascia trasportare dall ' entusiasmo e interpreta dal punto di vista fonico e da quello morale l ' importanza del " passo " con questo brano di una lettera apologetica indirizzata a Mussolini : « La terra tremava sotto la picchiata o meglio la martellata dei piedi dei legionari . Ho osservato da vicino queste Camicie Nere : quando essi marciano al passo romano , i loro occhi sfavillano , la bocca si fa dura e lineare e la faccia acquista un senso nuovo che , non è soltanto il senso marziale , ma è piuttosto il senso di superbia soddisfatta di un martellatore che spacca , che schiaccia la testa del suo nemico . Infatti , è dopo i primi 10-12 passi che la picchiata diventa di una potenza uniformemente crescente e questo perché la eco della martellata nell ' orecchio stesso del martellatore vi raddoppia la forza . Nella necessaria rivoluzione del costume , che tu stai facendo , il passo romano , è e sarà sempre più il più potente strumento di pedagogia fascista . Per questo mi domando se nel passo di parata la musica non vi sia di troppo . Mentre il tamburo " sigilla " , la musica della banda ( non darmi del presuntuoso per queste impressioni ) crea delle diversioni spirituali a tutto scapito di quello che deve essere ingigantito dal silenzio e dal tamburo , la eco e la vibrazione di questa ritmica potente collettiva martellata di bronzo » . Erano quelli gli anni in cui il Partito si proponeva di " rivoluzionare " il costume . A tale scopo fu introdotta la cerimonia del cambio della guardia . Il cambio della guardia era diventato col tempo la più sciatta delle cerimonie militari . Non aveva pubblico , perché non interessava nessuno . Dopo avere migliorato lo stile del cambio della guardia al Quirinale , facendo marciare insieme alla guardia almeno una compagnia con musica , quasi identica cerimonia si svolgeva davanti a Palazzo Venezia , dinanzi a un pubblico sempre più numeroso di Italiani e di stranieri . Una volta , Grandi ha l ' occasione di assistere al cambio della guardia a Palazzo Venezia e dopo aver definito la cerimonia " superba e formidabile " così prosegue : « Quanto ho visto a Berlino tempo fa , e quello che vedo assai spesso a Londra non hanno nulla a che vedere . L ' ordine chiuso che tu hai insegnato ai tuoi soldati è di una originalità unica e superba . Quei tuoi soldati stamane , del colore dell ' acciaio , si muovevano con cuore , muscoli e tendini di acciaio . Non era il " balletto " anglo - sassone . Non era la " catapulta " teutonica . Era un monoblocco di acciaio , una massa potentemente pesante come quella tedesca , ma non tuttavia di ghisa , bensì di metallo vibrante . È il più potente strumento di pedagogia popolare che tu abbia creato » . Chi non ha in questi ultimi tempi gettato un sassolino contro il Segretario Starace ? Nella seduta del Gran Consiglio , il Grandi fu addirittura feroce . Eppure nel 1938 , in una lettera scritta a Mussolini , dopo una visita alla Farnesina , trova modo di dire « che ivi Starace sta facendo delle cose straordinarie » e annunciando la sua partenza per Londra dichiara che eviterà di passare per la Francia , ma andrà via Germania perché , egli dice , « in questi sette anni dacché sono a Londra , io non mi sono mai , dico mai , fermato una sola notte a Parigi , città che odio » . All ' epoca dell ' occupazione dell ' Albania , così scriveva da Londra : « Gli avvenimenti di oggi mi hanno elettrizzato lo spirito . Tu , Duce , fai camminare la Rivoluzione col moto fatale e spietato della trattrice . Dopo la vendetta di Adua , la vendetta di Valona , il tuo collaboratore fedele , il quale ha avuto il privilegio di essere stato , per otto anni , testimonio quotidiano della tua azione , sa che questa azione tu non l ' hai mollata mai , neppure per un secondo . Questa conquista fa dell ' Adriatico , per la prima volta , un mare militarmente italiano e apre all ' Italia di Mussolini le antiche strade delle conquiste romane in Oriente » . Quando all ' atteggiamento del conte Grandi di fronte alla guerra attuale , esso fu , all ' inizio , di assoluta entusiastica adesione . Il 9 agosto del 1940 presentando al Duce una copia fotografica di un suo articolo scritto 26 anni prima ( dicembre 1914 ) , dal quale risulta che le basi dell ' interventismo del 1914 erano le stesse basi ideali e politiche dell ' interventismo di 25 anni dopo , scrive : « Sin da allora , sotto la tua guida , Duce , pensavamo che la guerra vera , la guerra rivoluzionaria dell ' Italia , doveva ancora venire e sarebbe stata la guerra futura , la guerra proletaria fra Italia , Germania e Russia da un lato , Francia e Inghilterra dall ' altro e contro queste ultime che sin da allora dichiaravamo essere le nostre vere nemiche , anche se ci preparavamo a combattere insieme ad esse » . Tornato definitivamente da Londra dove in taluni circoli godeva di una certa considerazione , fu nominato Guardasigilli e come tale diede forte impulso al completamento dei Codici ch ' egli volle chiamati " mussoliniani " . Scelto a presiedere la Camera dei Fasci e delle Corporazioni , pur rimanendo Guardasigilli , in data 27 marzo XVIII così scriveva al Duce : « Ti sono profondamente grato di quanto hai avuto la bontà di dirmi stasera . Essere sempre più uno degli Italiani nuovi che sbalzi a martellate . Questo vogliono la mia vita , la mia fede , il mio spirito che da 25 anni sono tuoi , del mio Duce » . Il 2 dicembre del 1942 , il Duce parlò alla Camera sulla situazione politico - militare . Presiedeva Grandi . L ' assemblea ebbe una tonalità accesa e sembrava denunciare una perfetta unanimità degli spiriti . All ' indomani , fu consegnata al Duce una lettera firmata " una donna " che così si esprimeva : « Voi avete accanto due o tre gerarchi che tramano qualche cosa . Dalla tribuna della stampa ho seguito la seduta di ieri e osservato l ' atteggiamento impenetrabile di Grandi . I suoi applausi erano di convenienza . È stato troppo tempo a Londra . Una che lo conosce vi dice : diffidate ! » Il caso Grandi non è il solo , è uno dei tanti , e tutti si rassomigliano . Storicamente è accertato che nelle grandi crisi i capi mollano o tradiscono mentre i piccoli tengono e rimangono fedeli . È , dunque , il calcolo ( cioè l ' intelligenza ) che gioca nei primi , mentre nei secondi è la forza primigenia ed elementare del sentimento che li guida . Davanti a capovolgimenti spirituali come quelli che l ' epistolario Grandi documenta ( e non è che una minima parte ) , si comprende lo scetticismo di Mussolini , dovuto anche al fatto che nella sua vita egli non ha mai avuto amici . È stato un bene ? Un male ? Alla Maddalena egli si è posto il problema , ma non lo ha risolto perché : « Bene o male oramai è troppo tardi . Vi è nel mondo biblico chi ha gridato : Guai ai solitari e chi nel mondo del Rinascimento ha proclamato : Sii solo e sarai tutto tuo . Se oggi io avessi degli amici , dovrebbero o potrebbero " compatirmi " , cioè letteralmente " patire con me " . Non avendone , i miei casi non escono dal cerchio chiuso della mia vita » .
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Quando si è dinanzi a fenomeni storici di vasta portata , come una guerra o una rivoluzione , - la ricerca delle cause prime è straordinariamente difficile . Soprattutto è difficile fissare , nel tempo , l ' origine degli avvenimenti . Si corre il rischio , risalendo nei secoli , di arrivare alla preistoria , poiché causa ed effetto si condizionano e si rincorrono a vicenda . Per evitare questo è necessario stabilire un punto di partenza : un atto di nascita . La prima manifestazione del Fascismo risale agli anni 1914-1915 , all ' epoca della prima guerra mondiale , quando i " Fasci di Azione Rivoluzionaria " imposero l ' intervento . Rinascono il 23 marzo 1919 come " Fasci di Combattimento " . Tre anni dopo , la Marcia su Roma . Dal 28 ottobre del 1922 bisogna partire , quando si voglia esaminare il ventennio del regime sino al luglio del 1943 e rintracciare le cause prime del colpo di Stato . Che cosa fu la Marcia su Roma ? Una semplice crisi di Governo , un normale cambiamento di Ministeri ? No . Fu qualche cosa di più . Fu una insurrezione ? Sì . Durata , con varie alternative , circa due anni . Sboccò questa insurrezione in una rivoluzione ? No . Premesso che una rivoluzione si ha quando si cambia con la forza non il solo sistema di governo , ma la forma istituzionale dello Stato , bisogna riconoscere che da questo punto di vista il Fascismo non fece nell ' ottobre del 1922 una rivoluzione . C ' era una monarchia prima , e una monarchia rimase dopo . Mussolini una volta disse che quando nel pomeriggio del 31 ottobre le Camicie Nere marciarono per le vie di Roma , fra il giubilo acclamante del popolo , vi fu un piccolo errore nel determinare l ' itinerario : invece di passare davanti al Palazzo del Quirinale , sarebbe stato meglio penetrarvi dentro . Non lo si pensò perché in quel momento tale proposito sarebbe apparso a chiunque inattuale e assurdo . Come attaccare la monarchia che invece di sbarrare le porte le aveva spalancate ? Il re aveva effettivamente revocato lo stato d ' assedio proclamato all ' ultima ora da Facta ; non aveva ascoltato le suggestioni del Maresciallo Badoglio o quelle che gli erano state attribuite e che provocarono una molto violenta nota del Popolo d ' Italia ; aveva dato a Mussolini l ' incarico di comporre un Ministero , il quale fatta esclusione delle sinistre incapsulate nella pregiudiziale antifascista nasceva sotto i segni della rivendicata vittoria e della concordia nazionale . Un improvviso obiettivo di carattere repubblicano dato alla Marcia avrebbe complicato le cose . C ' era stato il discorso di Udine del settembre 1922 che aveva accantonato la tendenzialità repubblicana , ma già dagli inizi del movimento la posizione del Fascismo di fronte alla forma delle istituzioni politiche dello Stato era stata fissata nella dichiarazione programmatica del primo Comitato centrale dei Fasci italiani di Combattimento nell ' anno 1919 con sede in via Paolo da Cannobio 37 . Tale programma , al comma D , proponeva la « convocazione di una Assemblea nazionale per la durata di tre anni , il cui primo compito sia quello di stabilire la forma dicostituzione dello Stato » . Non c ' era dunque alcuna formulazione o pregiudiziale repubblicana . Un anno dopo , nell ' adunata nazionale tenutasi nel ridotto del teatro Lirico di Milano nei giorni 24 e 25 maggio del 1920 , alcuni principi orientatori dell ' azione fascista venivano formulati . Essi sono condensati nell ' opuscolo : Orientamenti tecnici e postulati pratici del Fascismo ( sede centrale in via Monte di Pietà ) , dove , dopo avere dichiarato che i Fasci di Combattimento « non si opponevano al socialismo in sé e per sé dottrina e movimento discutibili ma si opponevano alle due degenerazioni teoriche e pratiche , che si riassumono nella parola bolscevismo » passando al problema del regime politico , in questi precisi termini si esprimeva : « Per i Fasci di Combattimento la questione del regime è subordinata agli interessi morali e materiali , presenti e futuri della Nazione , intesa nella sua realtà e nel suo divenire storico ; per questo essi non hanno pregiudiziali pro o contro le attuali istituzioni . Ciò non autorizza alcuno a considerare i Fasci monarchici , né dinastici . Se per tutelare gli interessi della Nazione e garantirne l ' avvenire si appalesa necessario un cambiamento di regime , i fascisti si appronteranno a questa eventualità , ma ciò non in base agli immortali principi , bensì in base a valutazioni concrete di fatto . Non tutti i regimi sono adatti per tutti i popoli . Non tutte le teste sono adatte per il berretto frigio . A un dato popolo si confà un dato regime . Un regime può svuotarsi di tutto il suo contenuto antiquato e democratizzarsi come in Inghilterra . Ci possono essere , invece , e ci sono delle Repubbliche ferocemente aristocratiche , come la Russia dei cosiddetti Sovieti . Oggi i fascisti non si ritengono affatto legati alle sorti delle attuali istituzioni politiche monarchiche » . Come si vede anche nella dichiarazione del 1920 l ' atteggiamento del Fascismo potrebbe chiamarsi « pragmatistico » . Né questo atteggiamento sostanzialmente mutò durante gli anni 1921-1922 . Nel momento della insurrezione , la repubblica , come dottrina o come istituto , non era presente all ' animo del popolo . Dopo la morte di Giuseppe Mazzini e dei suoi compagni di apostolato l ' ultimo , Aurelio Saffi , morì nel 1890 il partito repubblicano visse sulle « sante memorie » , soffocato dalla realtà monarchica e premuto dalle nuove dottrine socialistiche . Tre uomini si stagliano dal grigiore collettivo di questo crepuscolo : Dario Papa , Giovanni Bovio e Arcangelo Ghisleri , quest ' ultimo di una intransigentissima adamantina fede , per cui non volle mai essere deputato per non dover giurare . Ma gli altri esponenti del partito si erano mimetizzati attraverso l ' elemento corruttore per eccellenza , che è il parlamento con le forme monarchiche , sino , durante la guerra , ad assumere responsabilità ministeriali . Questo tipo di repubblicanesimo demo - massonico era rappresentato dall ' ebreo Salvatore Barzilai . Si può affermare che monarchia da una parte e massoneria dall ' altra avevano praticamente svirilizzato l ' idea e il partito . D ' altra parte con la guerra del 1915-18 , con la liberazione di Trento e Trieste , il compito storico del partito poteva considerarsi esaurito . Il sogno di un secolo di sacrifici , di martiri , di battaglie era stato realizzato . Il merito di avere per tanti decenni tenuta accesa questa fiaccola spetta incontestabilmente al partito repubblicano . Nel dopoguerra , fatta esclusione della « parata » rossa alla riapertura della prima Camera eletta nel novembre del 1919 , nessuno parlò più di repubblica , nemmeno fra le sinistre . Dal giorno in cui il re fece a Turati l ' " onore " di chiamarlo a conferire al Quirinale e Turati vi andò , sia pure in cappello a cencio e giacca , parlare di repubblica in Italia dove la monarchia aveva associato il suo nome alla vittoria sembrava un anacronismo . Dei quadrumviri uno era intransigentemente monarchico e savoiardo , il De Vecchi ; non meno , in fondo , monarchico era il De Bono ; solo Italo Balbo aveva avuto trascorsi repubblicani nella sua gioventù , mentre Michele Bianchi il cervello " politico " della squadra venuto al Fascismo dalla esperienza sindacalistica considerava anch ' egli inattuale il problema istituzionale italiano . Date queste condizioni storiche e politiche contingenti , la Marcia su Roma non poteva instaurare la repubblica , alla quale il popolo era completamente impreparato , mentre il tentativo di realizzare tale istituto fuori tempo avrebbe probabilmente complicato , se non pregiudicato , le sorti del movimento insurrezionale . La monarchia rimase ma il Fascismo sentì quasi immediatamente il bisogno di crearsi istituti suoi propri come il Gran Consiglio e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale . Nella riunione tenutasi al Grande Albergo di Roma nel gennaio del 1923 non soltanto nacquero il Gran Consiglio e la Milizia , ma ebbe inizio un sistema politico che può chiamarsi " diarchia " , il governo in due , il " doppio comando " . Mussolini , che talvolta è un terribile umorista senza saperlo , disse che il sistema era quello della stanza matrimoniale con letti separati , pessima situazione secondo quanto affermava nella sua Fisiologia del matrimonio Onorato Balzac . A poco a poco la diarchia prese un carattere sempre più definito , anche se non sempre fissato in leggi speciali . Al culmine c ' era il re e il Duce , e quando le truppe schierate salutavano alla voce lo facevano per l ' uno e per l ' altro . Vi fu un momento in cui , dopo la conquista dell ' Impero , il generale Baistrocchi , cedendo alla sua vulcanica esuberanza , faceva ripetere tre volte il saluto , sino a quando Mussolini lo invitò a non introdurre le " litanie " nei reggimenti . Accanto all ' Esercito che obbediva prevalentemente al re , c ' era la Milizia che obbediva prevalentemente al Duce . Il re aveva una guardia del corpo , composta di carabinieri con una speciale statura , e un giorno Gino Calza - Bini , creò , coi " Moschettieri " , la guardia personale del Duce . Il Consiglio dei ministri discendeva dallo Statuto , ma il Gran Consiglio lo precedeva in importanza perché proveniva dalla rivoluzione . L ' inno " Giovinezza " , marziale e impetuoso , si appaiava nelle cerimonie alla marcia reale di Gabetti , chiassosa e prolissa , che poteva essere suonata , come il " moto perpetuo " , a consumazione degli esecutori e degli ascoltatori . Per evitare la noia di una eccessivamente lunga ascoltazione , venivano suonate dell ' uno e dell ' altro inno soltanto le prime battute . Anche il saluto militare non sfuggì al sistema della diarchia : il vecchio saluto fu conservato col copricapo ; il saluto romano o fascista , senza berretto ( come se nel frattempo le teste fossero cambiate ! ) . Delle tre Forze armate la più realista era l ' Esercito , seguiva la Marina , specie nello Stato maggiore , solo l ' Aviazione ostentava i segni del Littorio , sotto i quali era nata o almeno rinata . Nell ' Esercito vi era un ' arma che aveva sopra tutte carattere esclusivamente dinastico : l ' arma dei carabinieri . Era questa l ' arma del re . Anche qui il Fascismo cercò di organizzare una polizia che desse garanzie dal punto di vista politico e vi aggiunse un ' organizzazione segreta : l ' Ovra . Ma la dinastia aveva anch ' essa una sua polizia e un servizio di informazioni dall ' interno che nelle provincie veniva assolto da vecchi funzionari civili o militari collocati in pensione . Che la monarchia avesse , oltre a quella del Governo , una sua diplomazia , è certo : non solo attraverso i diplomatici che si recavano sempre a conferire al Quirinale quando tornavano a Roma , ma anche attraverso le parentele delle famiglie principesche o reali o attraverso quella che una volta era la assai numerosa e potente " internazionale " dei re , oggi ridotta a un circolo di poche larve spettrali . Nessun dubbio che il corpo di stato maggiore dell ' Esercito fosse soprattutto " regio " ; esso formava una specie di casta molto circoscritta se non completamente chiusa , sulla quale la dinastia faceva assegnamento in modo assoluto . Se la Camera appariva un ' emanazione del Partito e rappresentante specifica del Regime , il Senato sottolineava invece il suo lealismo dinastico , e per il fatto della nomina regia e per la sua stessa composizione . Il numero dei generali , degli ammiragli , dei nominati per censo era sempre imponente . Il Senato costituiva quindi , più che una forza materiale , una riserva politico - morale in favore della dinastia . Tutta l ' aristocrazia italiana , prima la bianca , poi , dopo la Conciliazione , anche la nera , costituiva un ' altra forza monarchica . Definita la questione romana , la curia e il clero entrarono nell ' orbita regia , cosicché nelle cerimonie religiose era di prescrizione la preghiera per il re . La grossa borghesia , industriali , agrari , banchieri pur non esponendosi in prima linea , marciava anch ' essa sotto le insegne regie . La massoneria considerava il re come uno dei " fratelli onorari " . Il giudaismo del pari . Precettore del principe era stato l ' ebreo professore Polacco . Perché il sistema della " diarchia " a base di " parallele " funzionasse , occorreva che le parallele non cessassero di essere tali . Per tutto il 1923 , l ' anno dei " pieni poteri " , non ci furono grandi novità , meno il grosso incidente di Corfù che fu in sede ginevrina composto con piena soddisfazione del Governo italiano . Anno di crisi seria fu , invece , il 1924 . Il Regime dovette fronteggiare le conseguenze di un delitto che prescindendo da ogni altra considerazione era per il modo e per il tempo politicamente sbagliato . La pressione dell ' Aventino sul re e sui circoli vicini nell ' estate del 1924 fu assai forte . Si ebbero passi " formali " al Quirinale da parte delle opposizioni . Il re diede qualche assicurazione generica sul terreno propriamente penale , ma esitò a seguire gli aventiniani sul terreno delle responsabilità politiche . Anche il famoso memoriale di Cesare Rossi verso la fine di dicembre , pubblicato per iniziativa del Governo in anticipo sugli avversari , non fece una impressione eccessiva sul re . Oramai gli avversari del Fascismo si erano imbottigliati in una questione morale senza vie di uscita e anche , esiliandosi , avevano liberato il terreno sul quale al momento prescelto si sarebbe sferrato il contrattacco del Regime . Il che accadde col discorso del 3 gennaio 1925 e con le misure prese nelle 48 ore successive . Mentre il re aveva resistito con abbastanza decisione alle manovre aventiniane nella seconda metà del 1924 anche quando più o meno direttamente era stato chiamato in gioco non apparve invece molto soddisfatto dall ' azione del 3 gennaio , attraverso la quale , con la soppressione di tutti i partiti , si gettavano le basi dello Stato totalitario . Fu quello il primo " scontro " della diarchia . Il re sentì che da quel giorno la monarchia cessava di essere costituzionale nel senso parlamentare della parola . Non vi era più alcuna possibilità di scelta . Il gioco dei partiti e la loro alternanza al potere finivano . La funzione della monarchia si illanguidiva . Le ricorrenti crisi ministeriali , insieme con le grandi calamità nazionali e gli auguri di capo d ' anno , poi aboliti , erano le sole occasioni nelle quali il re faceva qualche cosa che lo ricordasse agli Italiani , non solo come collezionista di vecchie monete , diligente sino al fanatismo . Durante una crisi ministeriale la sfilata dei papabili al Quirinale era un avvenimento , al centro del quale stava il re . Dal 1925 , tutto ciò finiva . Da quell ' anno in poi , il cambio dei dirigenti avrebbe rivestito il carattere di un movimento di ordine interno nell ' ambito del Partito . Il 1925 fu l ' anno delle leggi eccezionali . Il 1926 fu quello delle leggi costruttive sul piano sociale . Ma verso il novembre la Camera che si chiamava oramai fascista espulse dal suo seno colpevoli di decadenza - i fuggiaschi dell ' Aventino . Anche questo inasprimento in senso totalitario della politica del Regime non passò inosservato negli ambienti di Corte . Da quel momento si cominciò a parlare di una monarchia prigioniera del Partito , e si compassionò il re , oramai relegato al secondo piano , di fronte al Duce . Tuttavia il biennio 1925-26 trascorse tranquillo .
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La legge che determinò il primo grave urto fra monarchia e Fascismo fu la legge che legalizzò il Gran Consiglio , facendone l ' organo supremo , fissandone prerogative e compiti . Oltre al compito di tenere aggiornata una lista di uomini degni di governare e una lista del genere fu una volta presentata da Mussolini al re il Gran Consiglio rivendicava a sé il diritto di intervenire nella successione al trono . Lo scandalo negli ambienti dinastici fu veramente grande . Ciò voleva dire un colpo mortale allo statuto , che regolava automaticamente questo problema . Taluni arrivarono ad insinuare che quell ' articolo fosse di ispirazione repubblicana e che si volesse , in ogni caso , ostacolare l ' assunzione , al trono del principe Umberto e proporre l ' allora Duca delle Puglie . Da quel giorno Vittorio Savoia cominciò a detestare Mussolini e a covare un odio tremendo contro il Fascismo . Il Regime disse un giorno il re non deve entrare in queste materie che una legge fondamentale ha già regolato . Se un partito in regime monarchico vuole decidere circa la successione al trono , la monarchia non è più tale . Il grido della successione non può essere che il tradizionale : " Il re è morto ! Viva il re ! " . La crisi determinata dalla legge del Gran Consiglio durò alcuni mesi , pur rimanendo i rapporti della diarchia cordiali alla superficie . Nel 1929 , l ' evento della Conciliazione dissipò l ' irritazione e le relazioni tornarono normali . In un primo tempo il re non credeva alla possibilità della soluzione della " questione romana " , in un secondo tempo mise in dubbio la sincerità del Vaticano , finalmente l ' idea che l ' ultima ipoteca su Roma da parte dell ' ultimo sovrano spodestato fosse tolta lo lusingò . Anche la prospettiva dello scambio delle visite fra i due sovrani confinanti gli sorrise . Vide in tutto ciò un rafforzamento delle istituzioni . Anche il Concordato non gli dispiacque , quantunque il suo notorio anticlericalismo lo rendesse sospettoso . Ma quando vide la schiera dei vescovi sfilare davanti a lui per prestargli giuramento si convinse che anche nel Concordato ogni concessione al Vaticano aveva avuto la sua contropartita . Il 1929 fu , quindi , un anno fortunato . Qualche tempo dopo la firma dei Trattati del Laterano , in uno dei soliti colloqui bisettimanali , il re disse : Siete riuscito in un ' opera che altri non avevano tentato e non avrebbero condotto a termine . Coi vostri discorsi al Parlamento avete corretto le interpretazioni estensive di taluni circoli clericali . Ciò va molto bene . Non so come potrei attestarvi davanti al pubblico la mia riconoscenza . Non so , veramente ... Il Collare vi fu dato dopo l ' annessione di Fiume . Forse un titolo nobiliare ... No interruppe Mussolini . Un titolo nobiliare mi renderebbe immediatamente ridicolo . Non oserei più guardarmi in uno specchio . Io non dirò vanitosamente : " Roi ne puis , prince ne daigne , Rohan suis " , ma vi prego di non insistere . Ognuno deve avere un suo stile nella vita . Il re comprese e la cosa non ebbe seguito alcuno . Troppo lungo sarebbe , ora , narrare tutti gli episodi nei quali la diarchia fu posta a più o meno dura prova . La faccenda aveva aspetti seri e talora grotteschi quando ci si inoltrava nei sacri quasi imperscrutabili labirinti del " protocollo " . Il colmo fu raggiunto durante il viaggio del Führer a Roma . La diarchia si manifestò allora in tutta la sua pienezza , davanti al grande pubblico , per un ' intera settimana , con episodi che sorpresero , irritarono e anche divertirono il pubblico . Mussolini aveva visitato nel 1937 la Germania . Le accoglienze a Berlino e a Monaco furono memorabili . Milioni di berlinesi si riunirono al " Maifeld " per ascoltare i discorsi del Führer e del Duce . L ' eco della visita nel mondo fu grande . Nel maggio del 1938 il Führer giunse a Roma . Non fu sempre facile stabilire le formalità della visita , ma è chiaro che il Führer intendeva soprattutto visitare la Roma del Duce . Quando il treno tedesco giunse alla nuova bellissima stazione di San Paolo , a riceverlo vi era , insieme col re , il Duce . Ma poi il Führer salì nella berlina di corte insieme col re e si diresse al Quirinale . La folla assiepata lungo la via dei Trionfi , via dell ' Impero , piazza Venezia cercò invano il Duce : egli era tornato per le vie secondarie del Testaccio al suo ufficio . Il Führer apparve urtato di ciò . Nei giorni successivi ci fu l ' alternanza delle funzioni dell ' ospitalità . Al mattino il re , nel pomeriggio Mussolini , o viceversa , accompagnavano il Führer nelle diverse manifestazioni , a seconda del loro carattere più o meno politico e fascista . Nell ' ambiente gelido del Quirinale , anche per effetto di piccole negligenze di carattere materiale , il Führer si sentì a disagio . Alla grande sfilata militare in via dei Trionfi il seguito del Führer notò che la regina e le sue dame , mentre si curvavano in grandi inchini al passaggio delle bandiere dell ' Esercito , fingevano di non vedere i gagliardetti della Milizia . Nelle cerimonie in cui re e Duce erano insieme presenti , il Duce stava indietro per lasciare al proscenio le livree del seguito . La cosa fu notata specialmente alla festa in costume di piazza di Siena , una delle più grandiose e pittoresche manifestazioni degli ultimi tempi in Roma . Il Führer invitò il Duce a venire sulla prima fila accanto a lui . Finalmente il soggiorno romano ebbe termine . Uscito da quella che un berlinese chiamò " aria delle regie catacombe " e giunto a Firenze , il Führer cambiò di umore . Se la maestà di Roma lo aveva fortemente colpito , la grazia di Firenze lo entusiasmò . Avrebbe voluto rimanervi più a lungo . " È la città del mio sogno " , egli disse . Se la settimana della visita del Führer a Roma rivelò gli aspetti e i contrasti che potrebbero chiamarsi protocollari della diarchia , vi fu un altro episodio che fece scoppiare la più grave delle crisi : la legge che creava i due Primi Marescialli dell ' Impero . Ciò accadde per iniziativa spontanea di alcuni gruppi di deputati e di senatori , dopo un discorso di Mussolini , discorso che aveva sollevato grande entusiasmo . Approvata la legge dai due rami del Parlamento , il re fu in procinto di negare la firma che la promulgasse . Nel colloquio immediatamente successivo , egli era eccitatissimo . Dopo la legge del Gran Consiglio egli disse - questa legge è un altro colpo mortale contro le mie prerogative sovrane . Io avrei potuto darvi , quale segno della mia ammirazione , qualsiasi grado , ma questa equiparazione mi crea una posizione insostenibile , perché è un ' altra patente violazione dello statuto del regno . Voi sapete obiettò Mussolini che non tengo a queste che possono essere considerate esteriorità . I promotori hanno ritenuto che conferendomi tale grado , voi , maestà , ne venivate automaticamente insignito . No . Le Camere non possono prendere iniziative del genere . Il re era pallido di collera . Il mento gli tremava . Questa è la più grossa di tutte ! Data l ' imminenza di una crisi internazionale non voglio aggiungere altra carne al fuoco , ma in altri tempi , piuttosto che subire questo affronto , avrei preferito abdicare . Io straccerei questa doppia greca . E guardò con un ' occhiata di disprezzo la doppia greca al braccio e al berretto . Mussolini rimase alquanto sorpreso da questo scoppio di furore e volle dal punto di vista strettamente costituzionale chiedere il parere di un eminentissimo cultore di tale diritto : il prof . Santi Romano , presidente del Consiglio di Stato . Il quale mandò una memoria di poche pagine , in cui dimostrava con rigore logico che il Parlamento poteva fare ciò che aveva fatto e che insignendo il Duce di un grado militare non ancora esistente nella gerarchia , di tale grado doveva essere anche insignito il re , nella sua qualità di Capo supremo di detta gerarchia . Quando Mussolini presentò al re la memoria di Santi Romano , Vittorio Emanuele ebbe un nuovo accesso di collera . I professori di diritto costituzionale , specialmente quando sono dei pusillanimi opportunisti , come il prof . Santi Romano , trovano sempre argomenti per giustificare le tesi più assurde : è il loro mestiere ; ma io continuo ad essere della mia opinione . Del resto non ho nascosto questo mio stato d ' animo ai due presidenti delle Camere , perché lo rendessero noto ai promotori di questo smacco alla Corona , che dovrà essere l ' ultimo . Da quel momento Vittorio Emanuele giurò a se stesso di trarre vendetta . Si trattava oramai di attendere l ' epoca propizia . Nella primavera - estate del 1943 , il rapporto tra le forze della diarchia si era profondamente alterato . Il " complesso " fascista Governo , Partito , sindacati , amministrazione appariva sofferente dell ' usura della guerra . Decine di migliaia di fascisti erano caduti sui campi di battaglia : fra di essi non meno di duemila gerarchi . Ecco un dato di fatto che parrebbe delittuoso dimenticare . Oltre un milione di fascisti erano sotto le armi , dispersi dal Varo a Rodi , da Aiaccio ad Atene . Nel Partito in Italia erano rimasti pochi elementi , i quali si erano applicati oramai a un compito quasi esclusivamente assistenziale . A ciò aggiungasi il corso sfortunato delle operazioni militari , con la perdita di tutte le colonie africane ; i bombardamenti terroristici sulle città ; i crescenti disagi alimentari . Fu allora incominciata una sottile , continua , intelligente opera di disintegrazione del morale della Nazione . Tutto fu utilizzato a tal fine . E quando i fatti mancavano furono inventati o amplificati . A un certo momento fu diffusa l ' impressione che l ' edificio fosse minato dall ' interno e che bastasse un urto qualsiasi per farlo crollare . Niente e nessuno fu risparmiato . Bisognava soprattutto " demoralizzare " i giovani . Due forze concorrenti , ma affini , perché entrambe internazionali , agirono con particolare intensità in tutti i campi : da quello della politica a quello dell ' economia . La massoneria che aveva lungamente dormito , ma che non era mai morta , comprese che il suo momento era tornato e lavorò gli ambienti che a lei facevano capo : professionisti liberi e funzionari civili e militari dello Stato . Un sabotaggio misterioso e inafferrabile cominciò ed ebbe ripercussioni immediate in tutta la compagine delle Forze armate . Le voci più assurde furono diffuse . Contatti con le forze massoniche anglosassoni furono riannodati via Lisbona . Questo risveglio dell ' attività massonica non passò naturalmente inosservato oltre il portone di bronzo e si partì in gara , sia pure sopra un altro terreno , non meno demoralizzante ed insidioso , quale è quello di un pacifismo supernazionale , che , predicato in italiano e soprattutto in Italia , agiva quale deprimente dell ' animo del popolo specialmente in talune zone . A questa manovra delle due grandi organizzazioni si aggiungeva l ' apporto dei vecchi e nuovi partiti antifascisti i quali avevano un programma di pura e semplice rivincita . Mancata con lo sbarco in Sicilia l ' ultima speranza di un successo militare , la crisi della diarchia doveva scoppiare in tutta la sua brutale espressione . Constatata l ' usura del Fascismo , l ' altra forza della diarchia , che si era tenuta in riserva e che aveva anche in riserva tenuto le forze che tradizionalmente la sostenevano , coglieva l ' occasione propizia per passare all ' attacco . Nel luglio del 1943 la Corona , che finalmente si riteneva la più forte , non era guidata che dall ' istinto della sua . conservazione fisica ; la guerra , la Patria , l ' avvenire della Nazione non entravano minimamente nei suoi calcoli : l ' egoismo più miserabile forse anche di natura strettamente personale ispirò l ' azione del re , il quale , secondo una sua personale postuma dichiarazione da Bari , volle " farla finita col Fascismo " . Il re ha sbagliato i suoi calcoli e la Patria crocifissa sconta le conseguenze del tradimento regio . Il Fascismo generoso e romantico come fu nell ' ottobre del 1922 ha scontato l ' errore di non essere stato totalitario sino alla vetta della piramide e di aver creduto di risolvere il problema con un sistema che nelle sue applicazioni storiche remote e vicine ha palesato la sua natura di difficile e temporaneo compromesso . La Rivoluzione fascista si fermò davanti a un trono . Parve allora inevitabile . Gli eventi hanno voluto che la Corona espiasse con la sua caduta il colpo mancino tirato al Regime e il delitto imperdonabile commesso contro la Patria . Questa non può risorgere e vivere che sotto le insegne della Repubblica .
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Il giorno 2 aprile del 1925 , Mussolini , appena convalescente , pronunciava al Senato discutendosi il progetto di legge Di Giorgio un discorso di carattere militare che ebbe l ' onore dell ' affissione in tutti i Comuni del regno per acclamazione , quasi unanime , del Senato . Pochi giorni dopo il Duce assumeva la direzione del Ministero della Guerra . L ' allora generale d ' armata Pietro Badoglio , da Rio de Janeiro , dove era stato mandato ambasciatore , inviava al Duce , in data 10 aprile 1925 , il seguente telegramma : « Nel momento in cui assume direzione Ministero della Guerra , voglia V . E . gradire mio fervido saluto di generale dell ' Esercito e di soldato della Patria vittoriosa e rispettata » . Dopo la Marcia su Roma , Badoglio fu mandato a ricoprire la carica di ambasciatore d ' Italia nel Brasile . Poco prima dell ' insurrezione fascista dell ' ottobre , gli erano state attribuite dichiarazioni che provocarono un violento trafiletto pubblicato in data 14 ottobre su Il Popolo d ' Italia . Nominato ambasciatore , il Badoglio non fece difficoltà di sorta e partì per la nuova destinazione , dove rimase un paio d ' anni , senza acquistarsi particolari benemerenze . Quando fece ritorno , la sua adesione al regime fascista che nel frattempo aveva superato la prova del 1924 parve assolutamente sincera . Egli andava dicendo : « Dovunque mi si mandi ci vado : quando voi ordinate Badoglio è sempre pronto a partire » . Nella primavera del 1925 , fu questione di creare la carica di Capo di S . M . generale , per la preparazione coordinata di tutte le Forze armate . Il generale d ' armata Badoglio era i1 candidato degli ambienti di Corte e distanziava tutti gli altri : il re stesso diceva che dal punto di vista professionale era la testa migliore » . Che cosa sia avvenuto dell ' avv . Edoardo Rotigliano , già Senatore del regno e passato al Fascismo dal nazionalismo fiorentino , non è possibile sapere in questo momento : l ' ultima sua manifestazione oratoria fu un discorso piuttosto frondista pronunciato al Senato nella primavera del 1943 nel quale si evocava l ' atteggiamento del re dopo Caporetto . Ora l ' ex - deputato Rotigliano mandò in data 4 aprile 1925 la seguente sintomatica e , in certa guisa , quasi profetica lettera al Capo del Governo Mussolini : « Eccellenza Presidente . Oggi alla Camera si parlava insistentemente della nomina del generale Badoglio a Capo di S . M . dell ' Esercito . Mi auguro che la voce sia infondata . Ho avuto occasione di conoscere in guerra il generale Badoglio e di seguire molto da vicino la sua azione . Posso assicurarle che non ha le doti di carattere indispensabili per essere posto a capo dell ' Esercito . Molti sanno che Badoglio è il maggior responsabile di Caporetto , ma pochi conoscono il contegno ignobile tenuto da lui all ' indomani della disfatta , quando abbandonò senza comando , sulla sinistra dell ' Isonzo , tre delle quattro divisioni del suo 27° corpo d ' armata per correre a Udine e a Padova ad assicurarsi la impunità e a brigare per la sua nomina a sottocapo di Stato Maggiore . È un uomo di un ' ambizione insaziabile . Se si trovasse a capo dell ' Esercito sono sicuro che egli approfitterebbe della carica per tentare la scalata al Governo . Io non ho candidati da proporre , confermo , anzi , che dei generali più in vista , nessuno , secondo me , dà sufficienti garanzie di fedeltà al nostro Regime . Ma sotto questo aspetto , Badoglio sarebbe certamente il peggiore di tutti . Perdoni , Eccellenza , se ho creduto mio dovere esprimerle un convincimento che è frutto di una mia personale diretta conoscenza di avvenimenti , dei quali potrei , quando Ella lo desiderasse , darle la prova , e voglia gradire l ' attestazione della mia devozione immutabile . - E . Rotigliano » . Seguiva il seguente P . S . battuto a macchina : Tentò , mediante un telegramma falsificato , di fare apparire di essere stato trasferito ad altro Comando , prima dello sfondamento del suo corpo d ' armata . La lettera del Rotigliano non passò inosservata , e provocò nuovi colloqui e ulteriori indagini . In un successivo incontro , Mussolini ebbe l ' impressione che si trattasse di una " posizione " polemica . È noto che i nazionalisti difendevano a spada tratta Cadorna . Il quale , a sua volta , in una lettera datata da Villar Pellice il 12 settembre del 1919 così scriveva al direttore di Vita Italiana : « La Gazzetta del Popolo ha pubblicato ieri le conclusioni dell ' inchiesta su Caporetto » . Dopo aver detto che « dovrebbe scrivere un libro per replicare » , così testualmente continua : « Si accollano delle responsabilità a me e ai generali Porro , Capello , Montuori , Bongiovanni , Cavaciocchi e neppure si parla di Badoglio , le cui responsabilità sono gravissime . Fu proprio il suo corpo d ' armata ( il 27° ) che fu sfondato di fronte a Tolmino , perdendo in un sol giorno tre fortissime linee di difesa e ciò sebbene il giorno prima ( 23 ottobre ) avesse espresso proprio a me la più completa fiducia nella resistenza , confermandomi ciò che già aveva annunciato il 19 ottobre al colonnello Calcagno , da me inviatogli per assumere informazioni sulle condizioni del suo corpo d ' armata e sui suoi bisogni . La rotta di questo corpo fu quella che determinò la rottura del fronte dell ' intero Esercito . E il Badoglio la passa liscia ! Qui c ' entra evidentemente la massoneria e probabilmente altre influenze , visto gli onori che gli hanno elargito in seguito . E mi pare che basti per ora ! » . Le altre influenze alle quali alludeva il Cadorna erano quelle della monarchia . Sempre a proposito di Caporetto , sono depositati al Museo della Guerra di Milano i tre manoscritti inediti del generale Cavaciocchi , consegnati dalla figlia al Duce a mezzo del generale Segato , quindici anni fa e da rendere pubblici fra qualche tempo . Questa battaglia pro e contro Badoglio svoltasi negli ambienti politico - militari si risolse , soprattutto per l ' adesione del Duca della Vittoria , a favore di Badoglio . Il quale assumendo la carica , in una lettera datata 1° maggio 1925 , occupandosi della scelta del sottocapo di Stato Maggiore , scartati Grazioli , perché " scivoloso " , Vaccari perché " svanito " , Ferrari perché " scaduto " di prestigio , proponeva il generale Scipioni nonostante la sua aria di farmacista . Poi così concludeva : « Quanto sopra ho detto è quello che esattamente penso . Ma con qualsiasi sottocapo di Stato maggiore farò lo stesso e V . E . avrà l ' Esercito che desidera . Mi rimetto perciò completamente alle decisioni di V . E . » . Il primo problema che fu allora affrontato in una serie di sedute tenutesi al Ministero della Guerra , sotto la presidenza di Mussolini e con la presenza di Bonzani , Thaon di Revel , fu l ' organizzazione dell ' Aeronautica come Forza Armata autonoma . Dopo il fallito attentato Zaniboni , su carta intestata , in data 7 novembre 1925 , Badoglio mandava al Duce la seguente lettera : « Eccellenza , quale capo di S . M . generale e collaboratore fedele del Governo nazionale , di fronte alla conferma che l ' ex - deputato Zaniboni nel momento del suo criminoso tentativo indossava la divisa di maggiore degli Alpini , sento il dovere di protestare indignato in nome di quanti indossano l ' uniforme di soldato d ' Italia contro l ' atto esecrando di chi , dimentico delle leggi dell ' onore , cercò coi segni delle benemerenze del passato di rendere possibile la perpetrazione del più vile e odioso dei misfatti . Dio ha protetto V . E . e l ' Italia ! Nel palpito della Nazione che in questi giorni vibrante di commozione e di esultanza le si è serrata affettuosamente d ' intorno , V . E . avrà certo riconosciuto e sentito vicino il cuore di quanti portiamo le armi al servizio della Patria , e , nel nome augusto del re , le siamo ossequientissimi e devoti . - Suo dev.mo Badoglio » . Fa una certa impressione a distanza di quasi vent ' anni sentire dalle labbra del Maresciallo parlare « delle leggi dell ' onore » . Ed è curioso che fra i primi collaboratori del governo di Bari , sorto dalla resa a discrezione , sia stato chiamato il fallito attentatore del 1925 ! Assunta definitivamente la carica , Badoglio si occupò di problemi militari , molto dall ' alto , limitandosi a impartire direttive di ordine generale . Raramente frequentava le grandi manovre annuali , per non incontrarsi con gli uomini che egli detestava , come ad esempio Cavallero . Ciò non gli impediva , in data 24 dicembre del 1926 , di « formulare al Duce i più devoti e sentiti auguri » insieme col voto che « sotto l ' energica direzione del Duce , l ' Esercito possa raggiungere la più completa efficienza . Io affermo a V . E . che in questa grandiosa opera noi le saremo collaboratori instancabili e devotissimi . - Pietro Badoglio » . Nell ' autunno del 1928 , Badoglio fu nominato Governatore della Libia , in sostituzione di De Bono , il quale aveva avviato lo sviluppo agricolo della colonia . Fu convenuto che Badoglio avrebbe conservato la carica di Capo di S . M . generale , che salvo avvenimenti imprevedibili sarebbe rimasto in Libia dal 10 gennaio 1929 al 31 dicembre 1933 , che avrebbe avuto conservati gli stipendi goduti più quelli di Governatore , che Badoglio chiedeva fossero almeno uguali a quelli che aveva come ambasciatore nel Brasile . È in questo momento che spunta il Marchesato del Sabotino . In una lettera datata 12 settembre 1928-VI egli scriveva : « Poiché è nota la generosità di V . E . nel premiare tutti i suoi fedeli collaboratori , io mi sono permesso di rivolgermi a V . E . perché mi proponesse a S . M . il re per la concessione di un titolo nobiliare estensibile ai figli e riferentesi alla mia azione sul Sabotino . Sarei gratissimo a V . E . se mi volesse confermare quanto io ho l ' onore di scriverle in questa lettera . Come ho detto ieri a voce , V . E . può contare ora e sempre sulla mia più completa e assoluta devozione . - Piero Badoglio , Maresciallo d ' Italia » . Non è qui il caso di esaminare l ' opera politica , militare , economica svolta dal Badoglio in Libia durante il quinquennio del suo Governo . Per quella obiettività che inspira la nostra narrazione , si può dire che l ' opera iniziata da De Bono fu perfezionata su più vasta scala . Di quando in quanto per far vedere che la Libia " non era una debolezza per l ' Italia " mandava al Duce frutta e verdure e uva , quali primizie di quella terra che le braccia industri di migliaia di Italiani rendevano feconda . Naufragato nel 1933 l ' unico logico razionale storico tentativo di realizzare una intesa fra le Potenze occidentali che coordinasse la evoluzione politico - sociale dell ' Europa , apparve chiaro che l ' Italia se voleva vivere doveva assicurarsi un più largo e fertile spazio africano . In data 30 dicembre 1934 , Mussolini mandava ai suoi principali collaboratori politico - militari la sua memoria nella quale era illustrato il piano per la conquista dell ' Etiopia . Il documento esiste ancora come esistono le centinaia di telegrammi autografi , coi quali Mussolini diresse tutta la preparazione e le diverse fasi della campagna . Chi potrà mai , fra coloro che l ' hanno vissuta , dimenticare l ' adunata nazionale del 2 ottobre 1935 ? E quelle del 5 e del 9 maggio del 1936 ? Chi non si inorgoglisce al pensiero della resistenza contro l ' assedio societario ? Chi non si commuove al ricordo della " giornata della fede " ? Nessuno può cancellare queste grandi pagine della storia del popolo italiano . Nelle prefazioni ai libri dei tre condottieri dell ' Impero , Mussolini ha riconosciuto i meriti di ognuno di essi . Date le proporzioni che la guerra poteva assumere fra militari e civili oltre mezzo milione di Italiani si erano trasferiti in A . O . , in barba agli Inglesi Mussolini pensò che spettasse al Capo di S . M . generale il compito di dirigerla . Nel settembre , all ' apparire della flotta inglese nel Mediterraneo , il Maresciallo Badoglio ebbe una grave crisi e considerò compromessa la partita . In una lettera egli invocava dal Duce , « che tanto aveva fatto per l ' Italia , un gesto che impedisse un urto con la Gran Bretagna » e Mussolini gli rispondeva che l ' Italia non avrebbe preso l ' iniziativa nel Mediterraneo , ma avrebbe resistito al ricatto e si sarebbe difesa , se attaccata . La flotta inglese venne , passeggiò per il Mediterraneo , non sparò un colpo e la temuta crisi fu scongiurata . Badoglio non fece alcuna difficoltà , quando ebbe l ' ordine di andare in Africa . Da Napoli , prima di partire , in data 18 novembre del 1935 , così telegrafava al Duce : « Nel lasciare l ' Italia per raggiungere l ' Eritrea , desidero esprimere a V . E . i sentimenti della mia profonda gratitudine per avermi dato modo di servire ancora una volta agli ordini dell ' E . V . la causa dell ' Italia fascista nelle terre d ' oltremare . L ' opera felicemente iniziala sarà portata a compimento secondo la volontà del Duce e nello sforzo che unisce in un solo blocco di fede e di passione popolo , soldati e Camicie Nere » . Durante la campagna , nelle giornate appassionanti del maggio 1936 , nelle successive manifestazioni , il Maresciallo Badoglio non solo non attenuò , ma ostentò il suo fascismo , anche se non tesserato . I fascisti gli resero onori dovunque . Lo consideravano uno dei loro . E intanto presentò i conti . Il primo fu la richiesta di un altro titolo nobiliare . Ciò accadde subito , appena tornato da Addis Abeba nel luglio del 1936 . Il bravo Fedele , allora commissario della Consulta Araldica , mentre era favorevole al conferimento del titolo di Duca , era contrario al predicato di Addis Abeba e alla trasmissibilità del titolo che il Maresciallo non voleva soltanto per i figli maschi , ma anche per la figlia . Chiedeva inoltre per tutta la vita gli assegni di guerra e che le spese per la concessione del motu proprio fossero sostenute dalla Presidenza del Consiglio . Il re oppose qualche resistenza soprattutto per il predicato . Ma poi finì per accondiscendere . Mussolini si limitò a " seguire la pratica " . Così sorse il Duca di Addis Abeba . Il Badoglio riprese , quindi , la sua carica , lasciando ad altri la fatica ingrata di pacificare l ' Impero . Si era costituito a Roma una specie di " clan " badogliano che aveva cura di custodire i lauri della gloria sulla testa del Maresciallo . Quando Sem Benelli nella parte finale del libro " Io e l ' Africa " attribuì a Mussolini il merito della conclusione vittoriosa e rapida della campagna , Badoglio mandò allo scrittore una vivacissima lettera di protesta , alla quale fu risposto in termini espliciti ed esaurienti . Così quando nel 1940 uscì il libro di Alberto Cappa su " La guerra totale " , il colonnello Gandin , capo ufficio del Maresciallo Badoglio , segnalava il fatto alla Segreteria del Duce con questi sdegnatissimi termini : « Per il caso non sia a voi ancora noto , vi segnalo l ' accluso libro dove si ripetono ignobili accuse contro la persona del Maresciallo Badoglio . Ciò credo mio dovere di fare , dato che il Maresciallo non intende fare alcun passo al riguardo . Devoti ossequi » . Il libro parlava della battaglia di Caporetto e aveva una prefazione di Enrico Caviglia che diceva : « È uno studio meritevole di essere letto e meditato da chi si occupa di arte militare e di politica generale . Chi ha una responsabilità qualsiasi , politica o militare , non può oggi ignorare gli elementi della guerra totale che investono tutte le forze della nazione » . Sino a tutto il 1938-1939 i rapporti con Mussolini furono , almeno nelle apparenze , cordiali . Tanto che in data 21 settembre 1938 , in occasione di una visita del Duce alla provincia di Alessandria , il Maresciallo gli offriva l ' ospitalità della villa o almeno un tè , il che « sarebbe stato di grandissimo onore per lui e di grande soddisfazione per l ' intera provincia » . La guerra contro la Francia fu accettata da Badoglio con apparente entusiasmo . La volle ritardare però sino al possibile . È autentico che quando il Badoglio presentò a Villa Incisa , nei dintorni di Roma , le condizioni dell ' armistizio ai Francesi , i suoi occhi si riempirono di lacrime . Ancora nel 1940 , il Maresciallo , in occasione dell ' anniversario della fondazione dei Fasci , rivolgeva al Duce « il suo fervido pensiero augurale » . Con questa rapida corsa retrospettiva nel ventennio fascista la figura del Maresciallo più volte traditore è nettamente messa a fuoco e bollata in maniera definitiva . Egli si appartò dal Regime e cominciò a premeditare la sua vendetta dopo l ' inizio della campagna di Grecia , quando fu esonerato dalla carica di Capo di S . M . generale .
StampaQuotidiana ,
Sono ormai passati più di dieci giorni dal giorno in cui Mussolini e il suo governo sono stati cacciati dal potere . Nonostante ciò , l ' Italia è ancora in guerra ; il nuovo governo italiano non ha ancora iniziato i passi necessari per mettere fine alla guerra ; i resti di due divisioni scelte tedesche continuano a offrire resistenza all ' avanzata degli alleati da Catania verso Messina ; i nodi ferroviari e i centri dell ' industria di guerra del Mezzogiorno e delle isole continuano a essere severamente bombardati . Perché questa situazione , la quale a prima vista non può che apparire a ogni italiano paradossale , assurda , incomprensibile ? Il 25 luglio è stato cacciato Mussolini . Egli è stato cacciato perché , evidentemente , in tutti gli strati della società italiana era penetrata la coscienza che la sua politica e il suo regime avevano fatto fallimento , in modo completo e clamoroso e in tutti i campi della vita del paese . Mussolini ha fatto fallimento nel campo militare , perché sotto la sua direzione l ' esercito si è sfasciato e il paese è passato di sconfitta in sconfitta . Mussolini ha fatto fallimento nel campo economico , perché non solo ha profondamente disorganizzato l ' economia del paese , ma ha trasformato l ' Italia , sotto questo aspetto , in una pura e semplice appendice della Germania . Mussolini ha fatto fallimento nel campo della politica internazionale perché dell ' Italia , che prima di lui era una grande potenza , ha fatto un vassallo dell ' imperialismo tedesco . Mussolini ha fatto fallimento , infine , nel campo della politica interna , perché sotto il suo governo il paese si è completamente disgregato , la compattezza e la disciplina nazionali sono venute meno , dappertutto hanno dilagato la corruzione , il malcontento , la rivolta contro il suo regime tirannico . Se Mussolini è stato cacciato , è dunque perché la stragrande maggioranza del popolo aveva capito ch ' egli portava l ' Italia alla rovina , alla catastrofe . Ma qual era la causa prima e fondamentale di questa catastrofe ? Domandatelo a qualsiasi italiano ed egli vi risponderà franco e senza esitare : la guerra . Qual è stata l ' origine di tutti i mali che Mussolini ha fatto cadere sul popolo italiano ? È stata la guerra ; è stata la guerra ingiusta , imperialista , di conquista e di rapina preparata e predicata dal fascismo per vent ' anni , e da lui scatenata in combutta con l ' imperialismo tedesco al principio , e in seguito , dopo le prime vergognose sconfitte , come vassallo e servo di esso . È possibile separare Mussolini dalla guerra ? No , non è possibile . È possibile fare del fascismo e della guerra contro le potenze democratiche antihitleriane e antifasciste due cose diverse ? Non solo non è possibile ; ma è assurdo . È possibile cacciare Mussolini , sciogliere il partito fascista , proclamare la propria volontà di liberare l ' Italia dal fascismo , e in pari tempo continuare imperterriti la guerra mussoliniana , la guerra fascista , la guerra dell ' Asse , la guerra dell ' imperialismo tedesco e di Hitler ? Non solo è impossibile ; non solo è assurdo ; ma il tentare di farlo è puramente e semplicemente un delitto , perché significa né più né meno che frustrare la volontà così chiaramente manifestata dal popolo italiano di salvarsi dalla catastrofe alla quale Mussolini e il regime fascista l ' hanno trascinato . Liquidare il fascismo e salvare l ' Italia , senza rompere l ' Asse e senza iniziare un ' ardita politica di riavvicinamento dell ' Italia alle grandi potenze democratiche civili , non si può . Ecco perché , cacciato Mussolini immediatamente un altro problema si è posto davanti al popolo italiano , ed esige da esso una soluzione . Gli uomini che sotto la pressione delle masse popolari sono stati costretti a disfarsi di Mussolini , è evidente che non intendono soddisfare in modo conseguente le aspirazioni della nazione e soprattutto l ' aspirazione fondamentale , ch ' è quella della rottura con la Germania hitleriana e della fine della guerra . È evidente adunque che questi uomini non sono andati al potere per adempiere la volontà del popolo e della nazione ; ma soltanto per riuscire , facendo alle masse alcune concessioni , a continuare , nella sostanza , la stessa politica mussoliniana . È assurdo però pensare che questo loro piano riesca . Le potenze democratiche hanno gli occhi ben aperti , e non si lasciano trarre in inganno . Esse sanno che fino a che non si rompe con Hitler , e non si è decisi , se occorre , a schierarsi contro Hitler , non si è data la prova di aver veramente rotto col fascismo e di volerlo liquidare senza residui . Ma anche il popolo italiano ha aperto gli occhi e non si lascerà trarre in inganno . Fatto il primo passo sulla via della emancipazione , esso non esiterà a compiere , costi quello che costi , tutti i passi successivi , necessari a che questa emancipazione sia completa ed effettiva .
StampaQuotidiana ,
Raccontano i giornali che nelle giornate successive al 25 luglio , cioè dopo la caduta di Mussolini , gruppi di cittadini , armati di scale , di corde e di scalpelli , si sono dedicati , nelle vie e nelle piazze d ' Italia , all ' opera di far scomparire i segni esteriori del ventennio di dominio fascista . Si abbattono gli stemmi e le insegne . Si fanno a pezzi e si trascinano nel fango le statue . Si fanno sparire dagli edifici gli emblemi di un regime che fu regime di schiavitù , che ha portato il popolo alla disperazione e la nazione alla rovina . Sembra che anche dai biglietti da mille , per decisione del governo , dovrà sparire il fascio littorio . E quest ' ultimo , specialmente , mi pare dovrebb ' essere un buon segno , se volesse dire che persino coloro i quali sono abituati a trattare a tu per tu coi biglietti da mille , cioè coloro che detengono , con le ricchezze , il potere effettivo nella società , vedono oggi con fastidio persino i simboli della tirannide mussolinesca , e che tutto un passato di violenze , di umiliazioni , di vergogna , veramente si sta liquidando . Ma sarà poi veramente così ? Il popolo è sincero , spontaneo , diretto , nelle sue azioni . Il popolo sa che la rovina d ' Italia è stato il fascismo . Quando dà alle fiamme uno stemma o scalpella un ' insegna , esso esprime una esigenza elementare di giustizia e di rinnovamento del paese . Esso dice che il fascismo deve essere sradicato dalla vita e dall ' animo della nazione , se si vuole che questa veramente sia libera , e trovi , e sia in grado di percorrere sino in fondo la strada della propria rinascita . Ma che cos ' è il fascismo ? I simboli e le insegne contano , ma non decidono . Mussolini ebbe a dire , una volta , che il fascismo si identificava con la sua persona . In realtà , sono così poche e così negative le facoltà di cui quest ' uomo ha dato prova , la sua figura e l ' opera sua si collocano così in basso nella scala dei valori umani , che sarebbe offesa profonda alla nazione italiana affermare ch ' è bastata l ' azione del corruttore e del somaro di Predappio per farla precipitare così miseramente . In realtà , il fascismo è stato un processo profondo di degenerazione e decomposizione della società italiana , di cui bisogna ben comprendere le cause e gli aspetti , se si vuole poterlo sradicare . Alla radice di questo processo vi è un fatto che ci sembra l ' essenziale , perché determina tutto il rimanente . Alcuni gruppi più avidi e più rapaci e quindi più reazionari , identificano se stessi con la nazione , osano presentare come programma nazionale quello che non è altro che il soddisfacimento dei loro interessi egoistici di casta . Era nell ' interesse della nazione italiana gettare tutte le sue risorse e tutta se stessa in una serie di guerre di rapina , che la rendono nemica di tutti i popoli liberi e civili , e serva di quella potenza da preda ch ' è la Germania imperialista hitleriana ? Quanto poco ciò fosse nell ' interesse della nazione italiana lo dimostra il risultato che questa politica ha avuto , e che sta oggi davanti agli occhi esterrefatti di tutti gli italiani . Il paese è sconfitto , devastato ; intiere città distrutte ; distrutta l ' opera di alcune generazioni . Come l ' Italia uscirà da questo abisso , ancora non lo si può dire . Ma era prevedibile questo risultato ? Non soltanto era prevedibile , ma fu previsto dagli uomini più illuminati del paese , liberali , democratici , comunisti , cattolici , e conservatori persino . L ' Italia , con la sua debole struttura statale e dopo la prova assai dura della prima guerra mondiale , non poteva nazionalmente rafforzarsi se non consacrandosi alla soluzione dei suoi problemi economici e politici interni . Alle grandi masse del popolo dagli operai alla piccola e media borghesia , ai contadini e ai ceti intellettuali dovevano essere aperte le porte del benessere e quelle del potere . Nel soddisfacimento dei bisogni di queste masse , e non nella preparazione di una guerra di rapina si doveva trovare lo stimolo a uno sviluppo impetuoso di tutta la economia del paese . La vera grandezza del paese doveva essere trovata nello sviluppo logico di quei principi di democrazia , di libertà , e di collaborazione pacifica tra i popoli , nel nome dei quali l ' Italia è risorta , è riuscita a costituirsi come Stato unitario . Ma democrazia , libertà , collaborazione pacifica tra i popoli erano e sono cose non ammissibili per i mercanti di cannoni , per i pescicani della finanza e della siderurgia , per i latifondisti , per i grossi agrari e per gli uomini politici legati a loro . Ciò che contava e conta per costoro è il loro privilegio di casta ; ciò ch ' essi intendono quando parlano di « grandezza della nazione » è l ' accrescimento astronomico della loro ricchezza , le cui basi sono nella miseria e nello sfruttamento del popolo . Le guerre di conquista e di rapina non sono altro , per costoro , che la continuazione , sopra un piano internazionale della politica che corrisponde alla loro natura di classi parassitarie e di animali da preda . La sciagura attuale d ' Italia ha la sua radice nel fatto che il fascismo , da una parte sopprimendo col terrore fisico ogni possibilità di discussione , di opposizione e di movimento , dall ' altra parte abbagliando una parte del popolo con la sua retorica nazionalista e militaresca , ha coperto di una maschera sedicente nazionale la politica dei veri nemici della nazione , perché nemici del benessere e delle libertà nazionali . Per vent ' anni tutta la vita del paese e dello Stato è stata costruita su una menzogna , su un inganno ; e questo spiega tutte le forme di decomposizione proprie del regime di Mussolini , dal trionfo della plutocrazia alla sommità , sino al dilagare nei quadri intermedi della corruzione e della prepotenza sfacciate , sino alla permanenza ventennale a capo dello Stato e dell ' esercito di un uomo di cui la storia dirà che all ' infuori della capacità di ingannare tutta una generazione , altre non ne possedeva . Il rimedio a male così grave che già ha gli aspetti di una vera catastrofe , non si potrà trovare né in un mezzo termine , né in un cambio di facciata . Badoglio ha cambiato la facciata , prendendo il posto di Mussolini e sciogliendo il partito fascista . Ma con lui continua l ' essenziale : continua la guerra al servizio dell ' imperialismo tedesco , e continua la privazione di libertà delle masse popolari . Segno che egli continua a essere l ' uomo di quei gruppi che non vogliono rinunciare alla politica di guerra e di intrighi imperialistici che ha portato la nazione alla rovina . Segno ch ' egli continua a essere l ' uomo di quei gruppi che le libertà popolari della nazione non le vogliono veder restaurate , perché sanno che questo aprirebbe la strada alla distruzione dei loro privilegi . Ed è invece in queste due direzioni che i colpi e l ' attività ricostruttive devono essere rivolti , se davvero si vuole sradicare il fascismo . La plutocrazia non è la nazione , anzi , è il nemico della nazione ; la politica imperialista dei gruppi plutocratici non è una politica nazionale , anzi , è la politica che ha portato la nazione alla rovina . Questa è la prima cosa da mettersi bene nella testa , l ' essenziale . La seconda è che la nazione deve essere libera e non serva di una cricca di gruppi privilegiati . Devono essere liberi e partecipare in pieno alla vita politica i lavoratori , gli operai , i contadini , gli intellettuali , gli uomini delle classi produttrici . La libertà politica per le masse è condizione preliminare del risorgimento d ' Italia . Chi non comprende queste necessità primordiali della vita politica italiana nel momento presente e non lotta per soddisfarle , non solo non può dire di volere la rinascita della nazione , ma è un ostacolo nel suo cammino . Essere nazionale , oggi , in Italia , vuol dire essere antifascista ; cioè vuoi dire essere contro l ' imperialismo plutocratico e per la libertà . Qui sono le radici del fascismo , e qui deve essere diretto il colpo decisivo .