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UN PAPA ITALIANO ( - , 1939 )
StampaPeriodica ,
La politica religiosa italiana trovò in Pio XI un Pontefice non solo di sentimenti italianissimi , ma di decisa e assoluta buona volontà . Insistenti voci di trattative fra la Santa Sede e l ' Italia nuova corsero dopo la guerra e specie nei primi mesi del 1921 . La discussione che ne segui verteva ormai su una sovranità de jure del Pontefice , da riconoscersi per trattato bilaterale e derivante dal sovrano e reale possesso di un territorio extra - nazionale nello Stato italiano . Il Duce , sin dagli anni della battaglia , aveva detto : " Affermo qui che la tradizione latina e imperiale di Roma è oggi rappresentata dal Cattolicesimo . Se , come diceva Mommsen venticinque o trent ' anni fa , non si resta a Roma senza un ' idea universale , io penso ed affermo che l ' unica idea universale che oggi esista a Roma è quella che si irradia dal Vaticano . " E più oltre : " Penso che , se il Vaticano rinuncia definitivamente ai suoi sogni temporalistici e credo che sia già su questa strada l ' Italia profana o laica dovrebbe fornirgli gli aiuti materiali per le scuole , per le Chiese , ospedali od altro , che una potenza profana ha a sua disposizione . Perché lo sviluppo del Cattolicesimo nel mondo , l ' aumento di 400 milioni di uomini che in tutte le parti della Terra guardano a Roma è di un interesse e di un orgoglio anche per noi che siamo italiani . " Queste parole furono veramente profetiche . Due Uomini giunti al vertice di due grandi organismi , affermavano la volontà di incontrarsi per risolvere uno dei più gravi problemi che affliggeva da anni la coscienza del popolo italiano . Il pontificato di Pio XI , rimane , pertanto , memorabile , per questo grande evento che prende il nome di Conciliazione . Il dissidio che era stato giudicato insanabile e che si prestava a insane speculazioni , fu composto dal Papa scomparso e da quell ' Uomo che il Pontefice stesso chiamò " l ' Uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare . " Alla magnanimità del Capo della Chiesa , si univa l ' opera coraggiosa di uno statista che aveva ridato all ' Italia il suo vero aspetto di paese cattolico . L ' impresa ritenuta pressoché impossibile , iniziata nello spirito della Vittoria , continuata nella esaltazione della coscienza religiosa , confluiva nella rinascita della romanità cattolica che trovava la sua legge nei Patti Lateranensi . Pio XI ha voluto che la Chiesa giungesse a questo , a sanare , cioè , un dissidio di cui si erano giovati , insieme , i nemici di Italia e quelli della Santa Sede . La questione romana , che aveva affaticato tante nobili intelligenze , e che aveva , nel contempo , costituito un pretesto per svariatissime speculazioni politiche ai tempi del liberalismo , si risolveva in una suprema composizione , frutto mirabile di un lungo , segreto , minuzioso lavoro , portato innanzi con tenacia indefessa e con cura paziente e industriosa , il tutto sorretto dalle due Parti da una incrollabile volontà di riuscire , La Conciliazione tanto appare più grande quanto più grandi e concordi sono i due termini congiunti : Roma sacra e Roma italiana . Essa ha creato lo Stato della Chiesa , il più piccolo per estensione territoriale , non arrivando tutto compreso a mezzo chilometro quadrato . Tuttavia , la minima espressione territoriale , presuppone una unità di spiriti e di intenti che in dieci anni ha maturato frutti di pace e di collaborazione . Al Papa della Conciliazione , al Capo della Chiesa , italianissimo in ogni suo atto , nel momento della scomparsa , il Popolo italiano si inchina riverente , memore e grato della Sua immortale opera .
StampaQuotidiana ,
La Rivoluzione francese , che ha incominciata la sua opera sublime colla dichiarazione dei diritti dell ' uomo , la continua e non poserà se non quando avrà estesa su tutta la faccia della terra quell ' eguaglianza che è umanamente conseguibile . Ma errano forse coloro che pensano ciò potersi ottenere per altre vie che non sieno quelle della libertà . Se oggi non è più lecito a chi si professa democratico , volere la emancipazione politica del popolo , senza la economica , è falso , è assurdo il lusingarsi che questa si possa conseguire senza il concorso di quella . Egli è per questo che noi deploriamo come nella lusinga di fare meglio i loro interessi materiali , molte associazioni di operaj si tengono affatto estranee alle questioni del più alto momento per l ' onore , il benessere , la libertà del proprio paese . Del loro errore fa testimonianza la storia di tutti i tempi e di tutti i paesi , la quale ci dimostra che la giustizia non si accorda che a coloro i quali se la sanno conquistare . E la logica conferma , spiega questa dimostrazione della storia . Non è punto nella natura di un privilegio , d ' un monopolio , di un potere esistente di cedere , o d ' abdicare senza esservi forzato . Perché il diritto trionfi necessita che a sua volta egli diventi una forza . E questa forza al popolo non può venire che dalla libertà politica . Che le masse di operai memori dei passati fasti e delle storiche virtù impugnino ed inalberino una tale bandiera ; che si stringano compatte intorno ad essa ; che dopo tante delusioni , tanti esperimenti infelici , tante vicende di casi pensino seriamente alla sua di salute !
IL LAVORO ( - , 1868 )
StampaQuotidiana ,
Il lavoro è divenuto la legge universale ed esso guida e fortifica le libere istituzioni . La libertà è il corollario necessario del lavoro . Rivoluzioni si son fatte , ed altre si faranno ancora . La società non s ' avanza che per iscosse ; perché l ' egoismo è ancora la legge comune , perché sonvi uomini e governi che non vogliono affatto seguire il movimento dell ' epoca ; perché altri vi sono che , una volta al potere disconoscono i principii , che hanno operata la loro elevazione . Lasciamo stare i governi , i quali non hanno compreso e non comprendono che il diritto di pensare è stato inscritto ne ' nostri cuori pria di esserlo ne ' nostri codici ; che la tolleranza e lo spirito di libertà sono i soli principii , che consolidano il potere , e fondiamo fuori dello stato , benché a lato di esso , lo spirito del lavoro , che seco ci apporta le speranze e la fortuna . Le tempeste non passano senza sradicare qualche albero . Guardate le querce e i suoi avanzi che sono trasportati dal loro corso ; ma guardate ancora come la terra si riveste di una nuova verzura : guardate come la natura sa prontamente riparare ai suoi disastri . Imitiamola . Non è una follia , in verità , condannarsi all ' inazione allorquando il lavoro apre a ' nostri sforzi ed alla nostra intelligenza uno spazio senza limite ? Fondiamo la grande associazione del lavoro . Che questa associazione si stabilisca al di sopra delle forme qualche volta mutabili dello Stato . Le nostre speranze , i nostri dolori , e le nostre affezioni politiche , non sono tutto . Al di sopra di esse , sonovi delle necessità sociali che si è condannati a subire . E , d ' altronde , persuadiamoci bene : noi siamo giunti in un ' epoca agitata da una trasformazione sociale che dobbiamo subire , e che non lascierà in piedi se non i governi fondati sulla volontà nazionale e sulla giustizia . Il vecchio mondo è finito ; le nostre vie ferrate , i nostri telegrammi che da un capo all ' altro della terra trasportano istantaneamente il pensiero umano , sfidano i tiranni , e si burlano dei sogni di una società , che non ha più ragione di essere . Le grandi scoperte hanno fatto sparire il passato ed aiuteranno a costituire l ' avvenire nella pace , nella giustizia e nella libertà . Propaghiamo con tutta l ' anima questi principii . Che il loro spirito ci sostenga . Lavoriamo per il loro trionfo , lavoriamo eziandio ad utilizzare le nostre ricchezze , e non si lasci cosa veruna improduttiva . Sviluppandosi il benessere noi giungeremo alla moralizzazione , e , voi lo sapete , il riposo di una buona coscienza nell ' agiatezza , costituisce la felicità .
ProsaGiuridica ,
VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D ' ITALIA Visto il R . decreto ­ legge 30 dicembre 1923 , n . 2859 , convertito nella legge 26 novembre 1925 , n . 2030; Visto l ' art . 3 , n . 2 , della legge 31 gennaio 1926 , n . 100; Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di provvedere a dichiarare festivo a tutti gli effetti civili il giorno 28 ottobre , anniversario della Marcia su Roma ; Udito il Consiglio dei Ministri ; Sulla proposta del Capo del Governo , Primo Ministro Segretario di Stato ; Abbiamo decretato e decretiamo : Il giorno 28 ottobre , anniversario della Marcia su Roma , è dichiarato festivo a tutti gli effetti civili . Il presente decreto sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge . Il Capo del Governo , Primo Ministro proponente , è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge . Ordiniamo che il presente decreto , munito del sigillo dello Stato , sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare . Dato a San Rossore , addì 21 ottobre 1926 . VITTORIO EMANUELE . MUSSOLINI . Visto , il Guardasigilli : ROCCO . Registrato alla Corte dei conti , addì 23 ottobre 1926 . Atti del Governo , registro 253 , foglio 133 . - - CASATI .
IL POPOLO ( - , 1868 )
StampaQuotidiana ,
Il popolo ha patito : patito molto , patito sempre , patito senza compenso . I mali sofferti dall ' altre classi , pei vizi della costituzione sociale , e specialmente per la tirannide politica che pesa da secoli sull ' Italia , furono e sono gravissimi ; e nondimeno i possessori di fortuna possono mitigarli , per sé e pei loro figli , cogli agi , colla varietà delle occupazioni , colle consolazioni domestiche , coi viaggi , cogli studi , con tutti i mezzi , che la ricchezza somministra in qualsivoglia stato di cose : gli uomini d ' ingegno possono trovare un certo compenso a quei mali nella coscienza della loro forza morale , nella ricerca della Verità , nella lode dei buoni , nella fama che accompagna le persecuzioni , nella possibilità di consegnare all ' infamia , scrivendo fuori di patria , i loro persecutori : – gli uomini del popolo non hanno sollievo né di distrazioni , né di gioie domestiche , avvelenate dalla miseria ; né di studi , vietati dai governi e dalla mancanza assoluta di mezzi e di tempo . La fama è parola che non esiste per essi : vivono e muoiono ignoti : le loro buone azioni rimangono un segreto per tutti . Così , senza compenso , senza sfogo , senza conforto di pietà da chi gli sta sopra , il popolo ha durato e dura soffrendo . Forse , la sola cosa che lo ha salvato dalla disperazione e dall ' odio per la società , è l ' abitudine dei dolori . Come un malato , che a forza di soffrire ha perduto la coscienza dell ' esistenza , il popolo soffriva finora in silenzio , rassegnatamente , quasi convinto che non v ' era per lui né speranza , né diritto a sperare miglioramento ... Ma ... oggi , il popolo è svegliato : svegliato all ' idea dei propri diritti e della propria potenza ...
QUESTIONE SOCIALE ( - , 1869 )
StampaQuotidiana ,
In tutte le statistiche del felice regno d ' Italia sonvi due dati di una eloquenza straordinaria : Popolazione ... circa 25 milioni . Contribuenti della imposta dei fabbricati , terre coltivate e tassa di commercio ... circa 2 milioni . Che cosa siano e che cosa facciano questi due milioni di bravi cittadini contribuenti tutti lo sanno . Una parte di essi suda tre volte l ' anno per esigere una pigione che cresce d ' anno in anno a seconda che le unioni dei figli del popolo van feconde di nuovi pigionali . Un ' altra parte ha la generosità di permettere che il contadino lavori le terre che essa non sa e non vuole coltivare e la magnanimità di lasciargli del prodotto del suo lavoro appena quel che gli basti perché non muoia assai presto di fame e di freddo . Un ' altra parte infine passa la vita a studiare la quantità dei prodotti e la quantità dei bisogni e trova il mezzo di accumulare mucchi d ' oro sulla fame , sul freddo , sulla luce , sulla sete : sulle innumeri miserie e sulle poche gioie del popolo ; questi mucchi d ' oro eleva poi a nemici ed a tiranni del lavoro , con essi asservendo inevitabilmente il popolo operaio . Tutti sono brava gente ; hanno una rispettabile posizione sociale , sono elettori , eleggibili e spesso Deputati ; per essi predica il curato , per essi è fatto il codice civile , per essi sta il giudice , l ' usciere , il birro ed il gendarme ; le scuole , i libri , le scienze , i musei , i teatri , i cavalli ed i cocchi , le strade ferrate ed i telegrafi tutto è per essi , percioché essi solo possono usufruire della civiltà , ad essi soltanto gli agi ed i gaudii della vita . Ma gli altri 23 milioni d ' Italiani che cosa fanno e che cosa sono ? Borghesi e privilegiati , ve la siete fatta mai questa domanda ? Voi lo sapete ; i 23 milioni lavorano da che il sole si leva fino a che non si corchi , e sono essi che fanno e pagano la civiltà di cui gioite ; sono essi che creano tutto quanto voi consumate , dal vostro pane al vostro lusso sfrenato ; senza di voi essi sarebbero liberi e felici , senza di essi voi morreste di fame . Voi lo sapete ; essi sono miserabili perché il proprietario e il capitale li deruba , essi sono schiavi perché non possono usufruire della mendace libertà politica che , scienti di tanto , avete loro accordata , essi sono bruti perché non volete che la luce della scienza irradii le loro menti ; ma , voi lo sapete , essi che sono la forza creatrice sono pure la forza demolitrice . Borghesi e privilegiati , la rivoluzione che sopraggiunge vuole e deve demolire il privilegio che fa servire la grande maggioranza del popolo Italiano ai vostri bisogni ed ai vostri capricci , che allontana questa maggioranza da tutte le gioie della vita per gettarla nelle più profonde miserie , che nega ad essa ogni diritto , fin anco quello di lavorare e di vivere ! L ' ineguaglianza che da secoli separa in due classi gli uomini : oziosi ed operai , privilegiati e proletari , ricchi e poveri , dotti e bruti , felici e miserabili , carnefici e vittime , deve sparire . La rivoluzione vuole l ' eguaglianza del punto di partenza per tutti gli uomini ; essa vuole per tutti la medesima educazione ed istruzione , per tutti gli istrumenti del lavoro : la terra al contadino ; il capitale all ' operaio . Borghesi e privilegiati , non vi ponete come ostacolo sulla via della rivoluzione ; quando l ' ora sarà suonata , lasciate passare la giustizia del popolo ; essa vuole distruggere le cose e non gli uomini , ma se gli uomini si radicano alle cose , spariranno con esse . Sparirà così per sempre la vecchia società privilegiata e tutte le sue esigenze disastrose con lei ; il grande stato centralista con tutte le sue luride infamie cadrà come per incanto al soffio della rivoluzione , e la nuova società si constituirà spontanea in nome della libertà e della felicità degli Italiani . Così liberamento si avrà : la federazione delle autonomie locali , nate dalla rivoluzione sociale , avendo per unica base il lavoro liberamente associato .
RISPOSTA DI BETTI ( - , 1937 )
StampaPeriodica ,
Egregio sig . Direttore , l ' unico punto che mi interessi , nell ' articolo di Alfonso Gatto uscito nel Bargello del 28 corr . e da me letto solo stamane , è quello in cui si fanno contro di me , in sede prudentemente letteraria , delle insinuazioni il cui senso reale è invece ( specie su un foglio politicamente sensibile come il Bargello ) evidentemente politico , dato che le mie poesie , figurazioni ecc . sono definite più volte come socialistoidi ( ! ) . Dev ' essere uno scherzo . Ma se per strana combinazione si trattasse invece del solito turpe tentativo di gettare senza parere addosso al nome di uno scrittore ( troppo duro da rodere sul terreno dell ' arte ) qualche penombra d ' altro genere , e di " fregarlo " in questo modo , informo subito subito a scanso di ogni equivoco , il signor Gatto e i suoi amici letterati , che il sottoscritto è fascista , fascista sul serio e senza eclissi , volontario di guerra , decorato di medaglia di bronzo al valor militare , magistrato . Inattaccabile , egregio sig . Gatto . Spero che il signor Gatto e i suoi amici letterati possano presentare , all ' occorrenza una fedina politica e morale altrettanto specchiata . Se poi si volesse limitare strategicamente il discorso alla zona piuttosto gassosa ( e così propizia per le insinuazioni a mano salva ) delle " intonazioni " ecc . ecc . , sappia ancora il sig . Gatto che tutte , dico tutte le poesie cui egli accenna furono le prime , in Italia , ad essere pubblicate , periodicamente , in serie completa , su un giornale politico di battaglia . Si tratta del "Tevere." Il quale , quanto a sensibilità intransigente e gelosa , nei riguardi di certe " intonazioni , " non ha evidentemente niente da imparare dal sig . Gatto . Mando copia della presente lettera al Segretario della Federazione Fiorentina dei Fasci di combattimento ... Ugo Betti
IL PROLETARIATO ( - , 1869 )
StampaQuotidiana ,
Il popolo non potrà innalzare il suo edificio sociale , se prima non avrà conquistato il terreno politico . Non è mestieri il dirlo : il partito democratico non cessò mai di mettere in prima fila delle sue preoccupazioni , l ' abolizione della miseria e dell ' ignoranza , queste due sorelle nemiche di ogni progresso e di ogni giustizia . Profondamente penetrato dal sentimento della vera eguaglianza , non volle mai ridurre ad una astrazione senza valore i principii proclamati alla fine del decimo ottavo secolo . Soltanto , egli pensò sempre doverne dimandare la realizzazione alla libertà politica . Esso non ebbe mai la semplicità d ' ammettere che la miseria potrebbe sparire , il lavoro prendere il suo posto , l ' uomo la sua dignità e la sua indipendenza , insino a che le società non fossero poggiate su altre basi , che quelle dei privilegi di nascita e di fortuna . Nessuna riforma sociale è possibile senza riforma politica , e nessuna riforma politica veramente seria senza riforme sociali ; questo è stato , questo è ancora il suo programma , ed è appunto per conquistarne l ' applicazione integrale , ch ' egli combatte da sessant ' anni . S ' è voluto dividere la questione , subordinare ora l ' uno , ora l ' altro dei termini del problema , il quale non può essere risolto senonché nell ' assieme , e sempre si è naufragato . I formalisti del 1848 hanno approdato a nulla ; e i Bonapartisti che dal 1851 s ' erano incaricati di migliorare le condizioni del popolo , sono così bene riesciti , ch ' esso è tanto infelice quanto lo fu dianzi , e molto dippiù . Pareva che nel 1848 , come nel 1852 , il suffragio universale , da sé solo , potesse affrancare il proletariato ; noi abbiamo visto , noi ne vediamo ancora i prodotti . La è cosa facile di dire al popolo : tu sei il numero , tu sei la forza ; mercé il lavoro tu stringi in pugno le chiavi della ricchezza publica , e se le tue braccia si fermassero un giorno solo , la vita sociale si fermerebbe di contraccolpo . Tu puoi dunque imporre le tue condizioni al capitale , sicuro di trascinarlo a patti . Tutto ciò è vero in teoria , ma fra la teoria e la pratica vi è un abisso . « Senza l ' istruzione , senza la libertà il popolo resterà schiavo del capitale e dei privilegi , fino alla consumazione dei secoli » . Ed il suffragio universale ed il diritto di coalizione non saprebbero proteggerlo . Fino a che gli abusi rimarranno in piedi , fino a che l ' ineguaglianza sociale sarà l ' arca santa , finché le leggi saran fatte coll ' opera e a pro ' dei ricchi e dei potenti ; fino a che la libertà , quale la intende la democrazia , non sarà una verità , i proletari non vedranno mai mutata la loro condizione . Lo sciopero non è più un delitto dinanzi alla legge , può darsi , e del resto non v ' ha che a risovvenirsi di quanto or ora succedeva a Lyon e nel bacino della Loira per farsene una mediocre idea . Se non si punisce lo sciopero in se stesso , lo si punisce in ciò che lo accompagna . Quasi sempre assolutamente come per lo passato , tutti questi dibattimenti fra il salario e il capitale , finiscono colla prigionia degli operai : fortunati ancora quando il Chassepot non si mette della partita , con tutte le sue dolorose conseguenze . No , l ' operaio non può liberamente discutere del suo salario , imperciocché non possiede se non che quanto gli provvede il suo lavoro , e la fame non aspetta . Il capitale di converso , può arenarsi nel guadagno , ma in realtà esso comanda sempre al lavoro . E quando noi parliamo dei lavoranti , è cosa intesa , che noi parliamo di tutti quelli che dipendono dal loro lavoro , che vivono giorno per giorno , e non hanno altre risorse . Rimane l ' associazione ; sì , se fosse meglio intesa , – più larga . In quanto alla carità , sventura all ' operaio , se è ridotto a mangiare del suo pane ! Da quel giorno egli ha cessato di esser uomo , e , a più forte ragione , d ' esser cittadino . Che la democrazia vi pensi ; ella ha il carico delle anime , e se non giunge a dimostrare al popolo che nulla gli rimane a sperare , fuorché in sé medesimo , che la sua salute è nelle sue mani , senza la vera libertà , egli non legherà ai suoi figli senonché l ' eredità dei suoi dolori , essa non vedrà mai il trionfo delle sue generose dottrine .
DOLOROSE VERITÀ ( - , 1869 )
StampaQuotidiana ,
Nelle condizioni attuali del proletario , il parlargli di patria , di politica , e di libertà è compito grave e diremo quasi doloroso . Coll ' animo cruciato , però nella coscienza di dire il vero , francamente esponiamo lo stato di penuria , misero , infelice con cui mantenne se non peggiorò questa classe , lo sgoverno che da dieci anni fu ed è alla testa della publica cosa . Si deve anzi tutto convenire che oggi per il proletario val più un tozzo di pane che qualsiasi promessa di miglioramento , di libertà . Avremmo amato meglio passare sotto silenzio questa confessione , mascherarla con mezzi termini ma è ipocrisia è colpa , e noi rifuggendo da questa e da quella diremo la Verità – perché questa è la sola che ponendo a nudo i mali che ci circondano , possa indicare il mezzo di guarirli . Questa classe che sì gran parte ha ed ebbe nelle rivoluzioni politico - sociali e che più di tutte le altre con abnegazione ed eroismo , ha saputo portare il suo contingente di lavoro e di scienza , d ' amore , di fede , e di sacrifizi al progresso . Questa classe diciamo è la più negletta , la più mai compensata delle sue fatiche e de ' suoi dolori , e le si niegano , da chi a lei deve tutto , i più sacrosanti diritti . Schiavi un giorno , vasalli jeri , canaglia ora ecco il fastoso titolo di quelli che la compongono . Sempre negletta quando non fu calpestata ed avvilita : ecco la sua storia . Quasi sempre nulla : ecco lo stato di questa classe oggi , jeri , sempre . E perché ? Forse che essa è meno potente , o da meno delle altre ? No , o nobili classi degli operaj : scrutiamo nella storia , in questa madre dei popoli , – che vi dovrebbero imparare assai – in essa vi troviamo fatti grandiosi della tua potenza , del tuo valore , del genio tuo . L'89 insegna . Quando desta dal tuo letargo e scosso per un momento il maglio che ti teneva avvinta volesti essere signora di te stessa , hai saputo antivenire di secoli i profeti stessi di libertà , hai saputo dominare con maggior senno che gli stessi legislatori . Sortita dalle officine del lavoro , tu hai saputo debellare la forza brutale ; – il medio evo ; – la cieca superstizione – la religione ; e facendoti sgabello di questa e di quella hai proclamato l ' eguaglianza e la libertà ; nello spazio di un giorno di poche ore , frantumasti l ' opera funesta di tanti secoli di servitù e di miseria . Questo – il tuo nulla ... O ne tremino i tiranni di questo nulla , perché se tu vorrai , potrai tutto .
I DIRITTI DEL LAVORO ( - , 1870 )
StampaQuotidiana ,
Ai nostri operai dedichiamo il seguente manifesto , nel quale a grandi tratti trovansi tracciati i problemi politico - sociali , che riguardano la nobile classe del popolo : « Tre volte in 60 anni il popolo ha affermato colla forza la propria sovranità e tre volte , parte per ignoranza , parte per bonarietà cavalleresca , egli confidò a mandatarj la cura di realizzare il suo ideale di giustizia e di libertà . Ma i mandatarj dimentichi della loro origine e della loro missione , ora striscianti cortigiani , ora despoti inflessibili , secondo i calcoli del proprio interesse , non hanno fatto che mantenere più strettamente gli operai nella immoralità del salariato . Direttamente o indirettamente noi sopportiamo tutti i carichi sociali . Coll ' imposta del sangue noi garantiamo , noi proteggiamo il capitale e la proprietà , da cui noi siamo esclusi per l ' organizzazione economica . Col lavoro noi formiamo le risorse necessarie al mantenimento di tutti i pubblici servizj impiegati a nostro detrimento dagli improduttivi e dai privilegiati . Ora , nel sedicente paese del suffragio universale e della legalità , la legge ci vieta la discussione delle questioni politiche , quasi che i fatti non fossero là a provare che tutte le rivoluzioni hanno avuto per causa principale la necessità di una trasformazione economica . Si dovrebbe quasi credere ( e questo sarebbe un rimprovero poco severo ) , che i nostri governanti non conoscessero la storia . Nel paese , sedicente del suffragio universale e della eguaglianza , la legge sulla stampa ci condanna al silenzio non solo per mezzo del bollo , ma più ancora per mezzo della cauzione . Operai , noi siamo sempre distolti dai nostri studj e dall ' espressione delle nostre idee con misure restrittive , e con leggi eccezionali in contraddizione aperta con i principj dell ' eguaglianza , e per ciò ingiuriosi pel povero . Ciò nonostante , se non vorrà recedere o ricadere in basso , il secolo decimonono deve risolvere i grandi problemi , che commuovono la società . Convinti che questi non possono affrontarsi che apertamente con discussioni e polemiche ; che fa di mestieri di libertà piena di parola e di stampa ; noi che contro gli attentati fatti all ' esercizio dei diritti naturali alziamo la voce protestando , oggi fondiamo una riunione e una biblioteca sotto il nome di Circolo degli operai , per darci un ' istruzione scambievole sui grandi problemi sociali che devono essere e saranno la politica dell ' avvenire . Noi vogliamo scoprire misure razionali che facciano scomparire le funzioni governative , e risolvere l ' organizzazione politica in quella economica , cioè noi ci affatichiamo per fondare una società basata unicamente sul lavoro , sullo scambio e sulla giustizia . Molte illusioni si sono avverate , e noi le vedemmo , e tenemmo conto di coloro che vogliono condurre il popolo con palinodie ; noi troppe fughe e diserzioni vedemmo , e non abbiamo fede che in noi . E perché ci serviremo noi di padroni quando solo la scienza e la verità noi cerchiamo ? Schieriamoci sotto una bandiera che abbia per motto : L ' emancipazione degli operai deve essere l ' opera degli stessi operai » .