StampaQuotidiana ,
Il
Comitato
Centrale
dell
'
Associazione
Nazionalista
Italiana
ha
votato
il
seguente
ordine
del
giorno
:
Il
Comitato
Centrale
dell
'
Associazione
Nazionalista
Italiana
;
constatato
che
il
Governo
disgregatore
e
rinunciatore
di
Nitti
è
caduto
esclusivamente
perché
l
'
Italia
è
insorta
contro
lo
scempio
della
sua
vita
statale
e
nazionale
all
'
interno
e
quello
del
suo
diritto
e
della
sua
dignità
all
'
estero
e
specialmente
nel
vitale
problema
dell
'
Adriatico
;
deciso
come
sempre
a
non
ammettere
all
'
azione
politica
nazionalista
altra
misura
che
il
supremo
interesse
dell
'
Italia
;
riafferma
l
'
urgenza
della
restaurazione
dell
'
autorità
e
della
funzione
dello
Stato
,
e
la
necessità
della
soluzione
italiana
del
problema
adriatico
,
che
si
concreta
nella
applicazione
del
Trattato
di
Londra
e
nel
rispetto
dell
'
autodecisione
di
Fiume
;
si
dichiara
pronto
a
combattere
con
tutte
le
sue
forze
,
così
come
ha
fatto
per
il
Ministero
Nitti
,
qualunque
Gabinetto
non
sia
per
adempiere
tali
doveri
,
nella
certezza
che
contro
le
necessità
storiche
della
Patria
,
dal
nazionalismo
costantemente
propugnate
,
non
si
governa
;
e
frattanto
delibera
di
intensificare
la
propaganda
ai
fini
sopra
indicati
.
Quest
'
ordine
del
giorno
,
nel
quale
è
fissata
in
termini
chiari
e
precisi
la
posizione
del
Nazionalismo
di
fronte
al
nuovo
Ministero
,
fa
giustizia
di
tutte
le
deformazioni
,
che
gli
organi
rinunciatori
vanno
facendo
dell
'
opera
nostra
.
Ma
quest
'
atteggiamento
,
che
possiamo
definire
di
vigile
e
diffidente
attesa
:
diffidenza
giustificata
dai
precedenti
dell
'
uomo
chiamato
a
presiederlo
,
attesa
giustificata
dalle
ragioni
intrinseche
della
situazione
politica
,
di
cui
il
nuovo
Ministero
è
l
'
espressione
;
non
può
essere
adeguatamente
valutato
se
non
mettendolo
in
relazione
appunto
con
le
critiche
onde
è
stato
fatto
segno
e
con
gli
autori
di
queste
critiche
.
È
sintomatico
il
fatto
che
dell
'
antico
interventismo
antigiolittiano
,
sola
quella
parte
che
,
disertando
dalle
ragioni
nazionali
della
nostra
guerra
,
per
attribuirle
un
sedicente
e
donchisciottesco
preminente
carattere
europeo
e
democratico
,
sostenne
il
Ministero
Nitti
ed
oggi
si
schiera
contro
il
nuovo
Ministero
precisamente
per
quel
tanto
di
carattere
antirinunciatore
;
che
si
presume
debba
avere
;
è
sintomatico
,
diciamo
,
il
fatto
che
dell
'
antico
interventismo
solo
la
parte
che
tradì
,
nella
rinuncia
,
la
ragione
vera
e
propria
della
nostra
guerra
,
si
faccia
oggi
innanzi
per
rimproverare
al
nazionalismo
di
abbandonare
la
sua
posizione
storica
di
fronte
a
Giovanni
Giolitti
.
Che
essi
stessi
abbiano
già
abbandonata
la
posizione
storica
iniziale
dell
'
intervento
di
fronte
all
'
Italia
e
alla
vittoria
e
rinnegata
l
'
antica
solidarietà
interventista
,
dileggiando
sotto
la
qualifica
dispregiativa
di
fascisti
tutti
coloro
che
mantennero
ferma
la
pregiudiziale
delle
integrali
rivendicazioni
nazionali
di
fronte
alla
politica
di
dedizione
e
di
rinuncie
dell
'
on
.
Nitti
,
sono
fatti
che
non
contano
:
oggi
il
mito
dell
'
interventismo
,
già
relegato
in
soffitta
durante
il
governo
Nitti
favorito
da
neutralisti
e
socialisti
di
tutte
le
gradazioni
,
deve
rivivere
e
riprodurre
in
Italia
l
'
antica
divisione
,
non
tanto
per
rendere
impossibile
all
'
on
.
Giolitti
di
governare
,
quanto
per
rendere
impossibile
l
'
attuazione
di
un
programma
nazionale
all
'
interno
e
all
'
estero
:
cioè
la
restaurazione
dell
'
autorità
e
della
funzione
dello
Stato
e
la
soluzione
italiana
del
problema
adriatico
.
Si
dice
:
è
un
'
illusione
sperare
che
un
simile
programma
possa
essere
realizzato
da
un
Ministero
,
presieduto
dall
'
on
.
Giolitti
,
anche
se
di
esso
facciano
parte
soltanto
uomini
rappresentativi
dei
partiti
che
furono
per
l
'
intervento
e
parteciparono
ai
ministeri
di
guerra
.
Rispondiamo
che
il
nazionalismo
,
per
mantenere
la
sua
posizione
strettamente
aderente
ai
fini
nazionali
che
si
propone
,
non
ha
bisogno
di
fare
atti
di
preventiva
fiducia
verso
il
nuovo
Ministero
,
ma
nello
stesso
tempo
,
non
può
non
tenere
conto
che
il
nuovo
ministero
emana
da
una
situazione
politica
determinatasi
in
perfetta
antitesi
con
quella
rappresentata
dall
'
on
.
Nitti
,
che
i
rinunciatori
e
i
sabotatori
dello
Stato
vorrebbero
perpetuare
.
La
posizione
dei
nazionalisti
verso
il
nuovo
Ministero
,
risulta
chiara
dal
contrasto
fondamentale
,
in
cui
essa
viene
a
trovarsi
di
fronte
alla
posizione
rispettivamente
assunta
verso
lo
stesso
Ministero
dall
'
elemento
nittiano
e
rinunciatore
.
I
nazionalisti
subordinano
la
pregiudiziale
personale
alla
pregiudiziale
nazionale
.
I
rinunciatori
mettono
avanti
la
pregiudiziale
personale
per
confondere
ed
annullare
quella
nazionale
.
Agitare
intempestivamente
la
pregiudiziale
personale
vorrebbe
dire
confondersi
e
fare
il
gioco
dei
rinunciatori
,
i
quali
non
esiterebbero
un
solo
istante
a
diventare
giolittiani
se
avessero
la
certezza
o
soltanto
la
speranza
che
l
'
on
.
Giolitti
fosse
disposto
a
mettere
la
sua
innegabile
capacità
di
governo
a
servizio
del
programma
dell
'
on
.
Nitti
.
L
'
antigiolittismo
dei
nazionalisti
,
se
ha
da
essere
,
non
sarà
quello
stesso
dei
rinunciatori
,
che
sfruttano
le
ragioni
storiche
nazionali
dell
'
interventismo
a
vantaggio
di
un
programma
attuale
antinazionale
,
ma
sarà
l
'
antigiolittismo
della
nuova
,
Italia
,
che
con
la
sua
implacabile
opposizione
,
rese
impossibile
il
governo
dell
'
on
.
Nitti
.
StampaQuotidiana ,
Noi
non
attendevamo
affatto
dall
'
onorevole
Giolitti
e
da
coloro
che
con
lui
hanno
accettato
di
essere
al
governo
la
resurrezione
dello
spirito
nazionale
,
che
è
e
dev
'
essere
tutt
'
uno
con
la
volontà
della
guerra
e
con
la
coscienza
della
vittoria
.
Se
quest
'
attesa
fosse
stata
in
noi
avremmo
tradito
non
soltanto
il
senso
storico
della
guerra
e
della
vittoria
,
che
abbiamo
difeso
contro
tutte
le
avversioni
e
tutte
le
deformazioni
,
ma
anche
il
buon
senso
politico
.
Conosciamo
la
realtà
mostruosa
che
s
'
è
voluta
sovrapporre
a
mortificare
,
corrompere
,
sopraffare
lo
spirito
nazionale
.
Sappiamo
,
per
averle
volta
a
volta
definite
e
combattute
,
le
forze
che
,
derivanti
dal
fondo
secolare
ed
ereditario
di
servitù
,
hanno
resistito
prima
,
poi
tentato
di
trionfare
della
massima
prova
,
affrontata
e
superata
con
la
guerra
e
con
la
vittoria
della
Nazione
italiana
per
raggiungere
la
sua
unità
storica
di
potenza
europea
e
mondiale
.
Si
sono
chiamate
socialismo
ufficiale
,
neutralismo
,
vilsonismo
rinunciatore
e
traditore
della
vittoria
.
Ad
esse
si
è
aggiunta
e
per
esse
ha
prevalso
un
'
altra
forza
esterna
,
potentissima
,
la
coalizione
degli
Alleati
e
dell
'
Associato
,
sicché
mentre
quelle
travagliavano
e
assalivano
la
formazione
dell
'
unità
,
questa
si
opponeva
all
'
affermazione
di
potenza
.
In
questa
realtà
mostruosa
,
minacciante
l
'
esistenza
stessa
della
Nazione
dopo
Caporetto
,
ingigantitasi
nell
'
antitesi
alla
vittoria
,
e
che
trovava
figure
e
forze
rappresentative
o
complicità
passive
in
coloro
stessi
che
avevano
la
responsabilità
della
guerra
,
lo
spirito
nazionale
non
ha
avuto
al
governo
alcun
interprete
risolutivo
,
capace
di
dominare
le
forze
avverse
.
Tanto
vero
che
,
subito
dopo
la
vittoria
,
gli
uomini
ch
'
erano
al
governo
,
assunsero
un
contegno
di
difesa
,
come
di
chi
dovesse
accettare
il
compito
di
ridurre
al
minimo
il
danno
di
quelle
forze
avverse
,
non
di
chi
sentisse
col
diritto
e
col
dovere
di
una
prova
,
mirabilmente
superata
.
Tanto
vero
che
da
allora
cominciò
il
pericolo
e
il
danno
di
promesse
fatte
dal
banco
del
governo
e
non
mantenute
negli
atti
.
Non
pareva
tuttavia
che
la
crisi
antinazionale
potesse
essere
unificata
in
un
'
opera
di
distruzione
,
quando
un
uomo
,
l
'
onorevole
Nitti
,
impadronitosi
con
un
colpo
di
mano
del
potere
,
esercitò
questo
in
nome
di
tutte
le
forze
avverse
alla
vittoria
,
del
socialismo
ufficiale
,
del
neutralismo
,
del
vilsonismo
rinunciatore
,
della
sottomissione
alla
coalizione
ostile
degli
Alleati
e
dell
'
Associato
.
In
un
anno
l
'
opera
di
quest
'
uomo
,
che
nel
mito
della
guerra
prenderà
statura
e
figura
di
uno
gnomo
distruttore
,
attraverso
la
negazione
della
vittoria
,
ha
attaccato
l
'
esistenza
stessa
della
Nazione
e
dello
Stato
.
Dopo
Caporetto
,
bastò
un
fiume
a
separare
l
'
Italia
dal
dominio
straniero
.
Ieri
,
in
questa
rivolta
matricida
,
patrocinata
dal
governo
,
l
'
Italia
non
sapeva
più
come
e
dove
trovare
una
barriera
contro
il
tradimento
interno
e
l
'
umiliazione
esterna
.
Il
gabinetto
Giolitti
,
con
l
'
uomo
che
ne
è
a
capo
,
è
necessariamente
,
fatalmente
,
la
risoluzione
empirica
,
nel
mezzo
parlamentare
quale
è
,
di
una
superstite
volontà
di
resistenza
dello
Stato
e
della
Nazione
non
ad
una
rivoluzione
,
e
cioè
ad
una
violenza
consapevole
come
strillano
le
nostre
scimmie
leniniste
,
ma
ad
una
mania
suicida
,
ad
una
medievale
voluttà
di
dissolvimento
,
qual
è
stata
impersonata
dall
'
on
.
Nitti
.
Sicché
proprio
noi
,
proprio
perché
vogliamo
esser
voce
di
quello
spirito
nazionale
,
che
è
tutt
'
uno
con
la
coscienza
della
vittoria
,
né
abbiamo
atteso
né
abbiamo
desiderato
tentativi
verbali
,
nelle
dichiarazioni
di
ieri
,
per
ricongiungersi
ad
una
fase
storica
,
quella
della
grande
guerra
,
che
resta
un
fatto
nazionale
,
dal
quale
l
'
on
.
Giolitti
si
sequestrò
.
L
'
atto
politico
,
che
si
chiama
fiducia
,
e
che
non
dovrebbe
esser
confuso
con
le
esigenze
parlamentari
,
e
che
serba
per
noi
intatto
il
valore
di
una
comunione
di
coscienze
,
e
che
oggi
dovrebbe
esser
fatto
in
nome
dello
spirito
nazionale
,
non
poteva
e
non
può
essere
da
noi
compiuto
,
poiché
ci
era
impedito
dalla
storia
.
E
,
diciamo
la
verità
,
ci
avrebbe
repugnato
se
ad
esso
l
'
on
.
Giolitti
si
fosse
indotto
ad
avvicinarsi
con
inaccettabili
esercitazioni
rettoriche
.
Siamo
però
disposti
,
appunto
per
la
posizione
storica
che
nella
guerra
e
nella
vittoria
noi
abbiamo
mantenuta
e
in
contrasto
ha
mantenuto
l
'
on
.
Giolitti
,
a
riconoscere
come
una
elementare
onestà
il
proposito
delle
aride
,
scarne
dichiarazioni
di
ieri
,
di
fondarsi
sulle
constatazioni
della
realtà
presente
,
sulle
indicazioni
di
alcune
cause
di
imponente
forza
materiale
,
per
esporre
un
programma
di
governo
,
senza
tentare
di
ricongiungersi
o
anche
di
inquadrarsi
nel
grande
fatto
della
nostra
storia
nazionale
,
europea
e
mondiale
.
Non
sum
dignus
,
può
anche
aver
pensato
l
'
on
.
Giolitti
,
e
sta
bene
.
La
posizione
storica
del
gabinetto
è
tutta
dunque
nella
realtà
di
oggi
,
nella
contingenza
torbida
dell
'
ora
.
Non
è
nella
storia
di
ieri
,
e
vedremo
quanto
potrà
essere
nella
storia
di
domani
.
Per
oggi
,
rimaniamo
nell
'
oggi
,
dopo
aver
segnate
le
proporzioni
di
questo
tentativo
,
anzi
di
questo
proposito
di
governo
,
e
possiamo
,
nell
'
attesa
degli
atti
,
considerare
il
valore
dell
'
azione
promessa
.
In
politica
estera
l
'
enunciazione
è
generica
,
ma
nella
volontà
di
ristabilire
rapporti
normali
con
tutti
è
implicita
la
politica
di
indipendenza
che
,
nel
crollo
di
quella
comune
della
Intesa
,
deve
esser
ripresa
.
Non
c
'
è
altro
,
e
poteva
esserci
altro
,
ma
dopo
tanto
logorio
di
promesse
non
mantenute
,
di
soluzioni
proposte
e
non
accettate
,
anche
la
pausa
potrebbe
essere
un
proposito
.
Nella
pausa
una
commissione
parlamentare
farà
scuola
di
politica
estera
.
Ce
n
'
è
bisogno
perché
la
Camera
è
analfabeta
.
Ma
sul
funzionamento
,
sui
poteri
,
necessariamente
consultivi
della
Commissione
,
soltanto
la
pratica
darà
materia
a
giudizio
,
ché
nessuna
cosa
è
buona
o
cattiva
in
sé
.
Noi
ad
ogni
modo
crediamo
che
la
politica
estera
non
è
politica
di
segreti
.
Tanto
vero
che
basta
studiarla
per
capirla
,
basta
sentirla
nazionalmente
per
eseguirla
.
Infatti
il
pessimo
di
questa
politica
non
è
effetto
di
un
conflitto
di
attribuzioni
,
ma
è
stato
ed
è
la
conseguenza
del
non
capire
e
del
non
sentire
,
o
del
capir
male
e
del
sentire
contro
l
'
Italia
.
Insomma
la
Commissione
parlamentare
può
essere
un
mulino
a
vento
,
e
non
c
'
è
per
ora
da
combatterla
a
priori
.
Noi
intanto
per
essere
brevi
,
ci
possiamo
risparmiare
di
ripetere
oggi
il
nostro
programma
di
politica
estera
,
di
riaffermare
la
volontà
di
impegnare
per
esso
tutte
le
forze
che
sentono
nazionalmente
,
e
però
di
vegliare
su
qualsiasi
atto
del
governo
,
dovunque
se
ne
possano
compiere
.
Ieri
non
ce
n
'
è
stato
nessuno
,
ma
,
dopo
Nitti
,
non
c
'
è
stato
quello
di
sottomettersi
alle
imposizioni
straniere
.
Ecco
tutto
.
Nella
politica
interna
sono
elencati
propositi
di
azione
con
una
sola
proposta
di
riforma
:
l
'
autonomia
alle
provincie
e
ai
comuni
.
Non
è
il
caso
di
contrapporre
a
questa
parte
la
solita
esercitazione
verbale
,
che
affligge
tutto
il
riformismo
italiano
.
Si
tratta
di
sapere
,
per
noi
,
se
lo
Stato
esisterà
ancora
.
Nella
politica
economica
e
finanziaria
è
tipico
il
tentativo
,
del
quale
soffre
la
borghesia
italiana
da
quando
abdicò
al
socialismo
demagogico
le
ragioni
ideali
e
nazionali
della
sua
esistenza
storica
,
di
difendere
lo
Stato
e
il
suo
credito
non
con
un
proposito
consapevole
e
meditato
,
ma
con
una
sottomissione
a
formule
che
sono
state
avvalorate
in
uno
smarrimento
generale
di
principii
e
per
uno
scopo
distruttivo
dello
Stato
stesso
.
L
'
onorevole
Nitti
era
riuscito
ad
avvalorare
ancora
più
questa
disintegrazione
di
criterii
e
di
atti
,
continuando
a
predicare
dal
governo
le
necessità
dei
sacrifici
,
in
modo
da
accreditare
esso
stesso
la
campagna
contro
una
resistenza
avida
e
sfruttatrice
degli
spostamenti
di
ricchezza
creati
dalla
guerra
.
L
'
on
.
Giolitti
vuol
tagliare
il
nodo
gordiano
.
Vuole
uccidere
la
demagogia
con
la
demagogia
.
L
'
errore
,
vecchio
,
è
oggi
portato
ai
suoi
limiti
estremi
,
poiché
nella
perpetuazione
di
esso
si
sono
purtroppo
consumate
molte
forze
che
potevano
vincerlo
.
Ancora
una
volta
l
'
Italia
è
chiamata
non
ad
un
atto
di
riflessione
,
non
ad
un
superamento
di
illuminata
coscienza
,
non
ad
un
proposito
maturo
,
ma
ad
un
esperimento
sulle
resistenze
vive
della
nazione
,
sulla
resistenza
delle
forze
elementari
di
ogni
ordine
economico
,
sulla
risoluzione
dell
'
errore
nell
'
accettazione
dell
'
errore
.
Questo
è
così
tipico
nella
chirurgia
finanziaria
,
ieri
verbalmente
adottata
dal
governo
,
che
l
'
on
.
Giolitti
,
dopo
aver
indicato
alcuni
modi
di
riduzione
delle
importazioni
,
ha
taciuto
del
modo
di
assicurare
le
esportazioni
,
e
cioè
la
produzione
,
e
cioè
l
'
attività
economica
della
Nazione
,
sui
cui
margini
deve
vivere
una
sana
finanza
.
Ed
è
questo
invece
oggi
il
problema
fondamentale
,
di
ordine
sociale
,
di
iniziativa
,
di
danaro
e
di
tecnica
,
di
conquista
di
mercati
,
e
cioè
di
energia
dinamica
all
'
interno
e
all
'
estero
,
che
impedisca
sia
l
'
Italia
travolta
o
diminuita
in
questa
crisi
di
ricostituzione
mondiale
,
che
segue
alla
guerra
.
Ma
già
questo
appartiene
ad
una
visione
più
larga
.
E
questo
governo
invece
si
confessa
,
in
realtà
,
non
come
la
reazione
accusata
dai
socialisti
per
far
credere
che
essi
sono
per
la
rivoluzione
,
ma
come
un
reagente
ad
una
minaccia
di
sfacelo
.
I
socialisti
,
che
anch
'
essi
sono
in
fondo
impauriti
da
questa
minaccia
,
sono
stati
paralizzati
e
forniti
di
un
alibi
con
l
'
accettazione
di
alcune
loro
formule
.
Ieri
abbiamo
così
avuto
un
tentativo
parlamentare
di
ristabilire
l
'
equilibrio
nel
mezzo
,
da
cui
le
istituzioni
che
ci
reggono
,
vogliono
sian
tratti
i
governi
,
e
cioè
nel
Parlamento
.
Per
avere
almeno
un
Governo
,
per
rappresentare
lo
Stato
.
Quanto
alla
Nazione
,
popolo
,
civiltà
,
tradizione
,
forza
insopprimibile
,
coscienza
e
volontà
avvenire
,
essa
per
ora
,
ha
soldati
,
non
ha
quadri
.
Aspetta
che
venga
la
sua
ora
.
StampaQuotidiana ,
Ieri
la
Camera
ha
preso
le
vacanze
dopo
quarantasei
giorni
d
'
intenso
lavoro
.
Non
diciamo
che
tutti
i
problemi
che
essa
ha
affrontati
siano
stati
risoluti
definitivamente
,
e
tanto
meno
che
i
provvedimenti
concreti
da
essa
adottati
siano
tutti
veramente
utili
e
tali
da
non
far
rimpiangere
la
sua
inattività
.
I
provvedimenti
finanziari
,
alla
cui
confezione
furono
dedicate
gran
parte
delle
sue
fatiche
,
per
una
buona
metà
rappresentano
più
un
'
offa
gittata
dal
Governo
alla
demagogia
,
che
un
sistema
di
utili
provvidenze
destinate
a
risanare
la
finanza
dello
Stato
e
a
liberare
l
'
economia
nazionale
dalle
angustie
in
cui
versa
,
e
attendono
di
essere
temperati
e
corretti
in
pratica
da
una
saggia
opera
d
'
interpretazione
,
perché
il
loro
rendimento
non
vada
a
totale
detrimento
dell
'
economia
generale
.
Ma
quale
che
sia
l
'
entità
e
la
bontà
delle
soluzioni
concrete
da
essa
prese
,
un
problema
d
'
importanza
pregiudiziale
,
e
che
già
era
stato
definito
insolubile
,
è
stato
invece
risoluto
dalla
nuova
Camera
,
in
questi
quarantasei
giorni
di
attività
parlamentare
,
in
modo
abbastanza
soddisfacente
:
ed
è
il
problema
del
proprio
funzionamento
.
Da
vari
anni
la
Camera
non
lavorava
e
la
sua
inattività
era
diventata
pericolosa
al
Paese
.
Perché
in
astratto
si
può
anche
discutere
se
sia
migliore
un
regime
,
nel
quale
la
facoltà
di
legiferare
spetti
al
Governo
,
salvo
un
semplice
diritto
di
controllo
al
Parlamento
,
ma
quando
in
concreto
il
potere
legislativo
risiede
nel
Parlamento
e
questo
,
per
propria
insufficienza
,
se
ne
spoglia
a
favore
del
Governo
,
il
danno
è
grave
ed
evidente
.
Di
tutti
i
regimi
il
peggiore
è
sempre
quello
della
illegittimità
e
del
disordine
.
E
un
parlamento
che
deve
funzionare
,
secondo
un
compito
costituzionale
ben
definito
,
quando
non
adempie
al
suo
compito
,
rappresenta
un
principio
di
disordine
e
del
peggior
disordine
,
come
quello
che
vien
dall
'
alto
.
Ora
in
Italia
eravamo
appunto
a
questo
.
La
vecchia
Camera
non
funzionava
,
perché
sorpassata
dagli
avvenimenti
e
sopravvivente
alla
sua
stessa
esistenza
legale
.
La
nuova
Camera
non
funzionava
perché
nata
e
mantenuta
artificialmente
in
una
atmosfera
di
faziosità
.
Al
momento
della
sua
nascita
,
il
Governo
,
suggestionato
dalla
visione
apocalittica
dei
prossimi
rivolgimenti
banditi
dai
socialisti
,
non
ebbe
cura
di
organizzare
e
ravvivare
,
come
era
suo
elementare
dovere
,
la
resistenza
dei
partiti
costituzionali
.
E
dopo
aver
ceduto
alla
faziosità
dei
socialisti
al
momento
delle
elezioni
,
il
Governo
riuscì
ad
attrarre
nell
'
orbita
della
propria
faziosità
la
nuova
Camera
,
con
lo
spauracchio
di
rivolgimenti
costituzionali
in
senso
inverso
.
Ora
come
poteva
funzionare
una
Camera
,
che
era
sorta
e
si
manteneva
sotto
l
'
incubo
di
tali
speranze
e
di
tali
paure
?
Come
poteva
essere
l
'
organo
costituzionale
normale
di
un
regime
,
del
quale
sentiva
e
sosteneva
la
precarietà
?
L
'
assemblea
,
in
tali
condizioni
,
aveva
smarrita
la
coscienza
stessa
del
suo
essere
,
non
sapeva
bene
se
fosse
una
assemblea
legislativa
o
una
costituente
.
In
realtà
,
nata
dal
disordine
,
era
diventata
uno
strumento
del
disordine
.
Organo
sovrano
di
un
regime
,
si
era
posta
fuori
e
contro
il
regime
stesso
.
Ora
il
principale
merito
di
questi
quarantasei
giorni
di
lavoro
parlamentare
è
appunto
questo
di
avere
ridato
alla
Camera
la
coscienza
della
propria
funzione
e
al
Paese
la
sensazione
che
la
crisi
di
regime
,
che
si
era
pronunziata
non
tanto
nei
fatti
esteriori
quanto
nella
coscienza
del
Parlamento
,
è
stata
superata
.
Noi
dobbiamo
riconoscere
all
'
on
.
Giolitti
il
merito
di
aver
compiuto
questa
difficile
opera
di
restaurazione
costituzionale
,
essenzialissima
alla
restaurazione
dell
'
ordine
nel
Paese
.
E
l
'
ha
ottenuta
in
un
modo
semplicissimo
:
facendo
lavorare
il
Parlamento
.
L
'
inattività
del
Parlamento
era
esiziale
al
Paese
,
molto
più
del
suo
cattivo
lavoro
,
perché
in
essa
sorge
e
cresce
la
coscienza
della
inattualità
del
regime
,
cioè
il
mito
della
rivoluzione
.
L
'
on
.
Giolitti
ha
rotto
il
circolo
vizioso
:
facendo
lavorare
il
Parlamento
,
l
'
ha
fatto
rientrare
nel
regime
.
Così
dopo
le
mediocri
discussioni
sui
provvedimenti
finanziarii
,
siamo
giunti
alle
ultime
discussioni
sulla
politica
estera
improntate
ad
uno
spirito
nazionale
che
qualche
mese
fa
sarebbe
stata
follia
sperare
dalla
Camera
attuale
:
i
socialisti
hanno
sì
ripetute
le
loro
pregiudiziali
internazionaliste
ed
antinazionali
,
ma
la
Camera
ha
potuto
discutere
dal
punto
di
vista
nazionale
i
grandi
problemi
della
politica
estera
.
Con
che
si
è
avuta
la
dimostrazione
pratica
che
una
Camera
,
con
156
socialisti
,
può
ancora
funzionare
,
restando
nello
spirito
nazionale
e
costituzionale
.
E
ciò
rappresenta
un
largo
guadagno
per
il
Paese
,
che
soprattutto
ha
bisogno
di
ordine
.
A
tale
restaurazione
costituzionale
della
funzione
parlamentare
,
ha
contribuito
non
poco
anche
il
giovane
Presidente
della
Camera
,
il
quale
nel
dirigere
i
lavori
dell
'
Assemblea
,
è
stato
un
ottimo
presidente
tecnico
,
ma
non
ha
mai
sacrificato
alle
esigenze
della
tecnica
le
ragioni
della
dignità
nazionale
,
dando
così
la
prova
d
'
una
chiara
intelligenza
e
d
'
un
senso
politico
altissimo
,
che
hanno
finito
per
imporsi
a
tutta
l
'
assemblea
.
Ora
che
l
'
ordine
regna
in
alto
,
abbiamo
ragione
di
sperare
che
il
Paese
possa
riprendere
tranquillamente
l
'
interrotto
cammino
verso
le
sue
migliori
fortune
.
StampaQuotidiana ,
Elemento
profondamente
caratteristico
della
nuova
situazione
parlamentare
,
che
rispecchia
tutto
un
nuovo
orientamento
dello
spirito
pubblico
italiano
,
è
la
costituzione
di
un
gruppo
nazionalista
nella
Camera
della
XXVI
legislatura
.
Sia
lecito
a
questo
giornale
manifestare
la
propria
compiacenza
per
un
tale
risultato
,
a
cui
esso
sa
di
avere
,
in
parte
almeno
,
contribuito
con
una
ostinata
propaganda
più
che
decenne
.
Il
nostro
movimento
politico
ebbe
fin
dal
suo
sorgere
una
piccola
pattuglia
di
punta
a
Montecitorio
.
Era
composta
di
due
o
tre
militanti
irregolari
,
giunti
in
Parlamento
con
diversa
qualifica
,
raccoltisi
sotto
la
nostra
eterodossa
bandiera
quale
per
vocazione
temeraria
,
quale
per
gusto
sportivo
:
degno
fra
tutti
di
memoria
,
di
gratitudine
e
di
ammirazione
per
l
'
ardimento
,
per
la
serietà
,
per
la
fede
,
per
il
valore
,
Piero
Foscari
,
che
primo
nella
Camera
italiana
imbevuta
di
quietismo
socialdemocratico
,
osò
parlare
di
nazionalismo
e
indicare
all
'
Italia
nel
mare
e
oltre
il
mare
le
mète
del
suo
volere
e
del
suo
avvenire
.
Qualche
fortunata
se
pure
sporadica
affermazione
elettorale
permise
ai
nazionalisti
di
conquistare
,
per
la
XXIV
legislatura
,
una
rappresentanza
parlamentare
alquanto
più
salda
,
che
,
sfidando
serenamente
le
impopolarità
paventate
dalle
maggioranze
,
seppe
presagire
la
guerra
,
dichiararne
la
necessità
e
concorrere
con
le
altre
forze
lealmente
nazionali
della
Camera
a
difendere
la
guerra
stessa
durante
il
suo
svolgimento
,
rivendicarne
i
fini
nazionali
,
custodirne
i
frutti
vittoriosi
.
La
dittatura
sediziosa
dell
'
on
.
Nitti
ottenne
di
ridurre
nuovamente
ad
appena
tre
,
con
le
nefaste
elezioni
generali
del
1919
,
il
numero
dei
deputati
nazionalisti
;
ma
per
pochi
che
fossero
gli
onorevoli
D
'
Ayala
,
Federzoni
e
Siciliani
bastarono
a
mettere
in
mora
il
baldanzoso
autocrate
disfattista
e
sopra
tutto
a
denunziare
i
disastrosi
effetti
della
sua
politica
di
sistematica
demolizione
della
vittoria
.
Si
può
ben
dire
che
il
tradimento
adriatico
,
del
quale
oggi
ha
acquistato
piena
e
dolorosa
consapevolezza
la
più
gran
parte
dell
'
opinione
pubblica
,
fu
rivelato
a
questa
dalla
tempestiva
,
pertinace
e
quasi
disperata
protesta
dei
deputati
nazionalisti
,
che
ebbero
poi
l
'
onore
di
guidare
al
non
inutile
cimento
il
manipolo
degli
oppositori
del
Trattato
di
Rapallo
.
Antesignani
efficaci
e
sicuri
di
tutto
quanto
oggi
il
fascismo
ha
di
sanamente
e
fortemente
italiano
,
in
tempi
nei
quali
gli
uomini
del
fascismo
non
potevano
essere
ancora
politicamente
nati
o
servivano
con
non
minore
entusiasmo
altre
idealità
,
i
pochi
deputati
nazionalisti
,
isolati
,
abbandonati
da
tutte
le
vigliaccherie
dei
partiti
medi
alla
tracotanza
rissosa
della
trionfante
Estrema
socialista
,
solo
nel
periodo
più
recente
sostenuti
un
poco
dagli
ultimi
superstiti
della
vecchia
gloriosa
Destra
liberale
,
fecero
onoratamente
per
due
legislature
il
loro
dovere
.
Propugnarono
senza
timore
alla
Camera
,
la
liberazione
della
Nazione
dalla
tirannide
demagogica
dei
rossi
,
allorché
costoro
erano
onnipotenti
.
Vi
propugnarono
una
politica
di
giusta
espansione
nazionale
,
quando
la
codardia
era
,
nel
Governo
e
nel
Parlamento
,
vantato
sinonimo
di
saggezza
e
di
prudenza
.
Vi
propugnarono
il
rinnovamento
della
vita
pubblica
italiana
,
fuori
delle
torpide
clientele
oligarchiche
dei
partiti
e
degli
uomini
,
che
avevano
attossicato
il
popolo
e
disgregato
lo
Stato
.
Adesso
sono
ritornati
a
Montecitorio
cresciuti
,
ancor
più
che
di
numero
,
di
autorità
e
di
importanza
.
Stavolta
essi
sono
,
anzitutto
,
non
più
esponenti
di
situazioni
particolari
o
locali
,
personalmente
aderenti
,
dentro
la
Camera
,
a
un
dato
indirizzo
programmatico
;
bensì
rappresentanti
diretti
di
una
parte
politica
che
ha
ormai
una
sua
forza
,
sia
pure
ancora
iniziale
,
nel
Paese
,
e
che
con
questa
ha
tenuto
gagliardamente
un
vasto
tratto
del
fronte
comune
nell
'
ultima
battaglia
impegnata
dai
partiti
nazionali
contro
i
nemici
interni
.
Di
più
,
se
la
schiera
è
tuttora
esigua
,
essa
compone
in
realtà
una
élite
omogenea
e
armoniosa
,
in
cui
a
parlamentari
già
anziani
e
sperimentati
ma
sempre
ardenti
di
giovanile
,
spregiudicata
combattività
,
sono
venuti
ad
aggiungersi
uomini
di
eccezionali
attitudini
,
ognuno
dei
quali
può
dare
in
Parlamento
un
prezioso
contributo
alla
causa
e
alla
propaganda
dell
'
idea
nazionalista
:
e
già
lo
si
vide
dalla
tempestosa
discussione
della
prima
tornata
parlamentare
,
a
cui
tre
oratori
nazionalisti
parteciparono
,
fiancheggiando
cordialmente
e
vigorosamente
l
'
azione
dei
colleghi
fascisti
.
D
'
altra
parte
il
modo
stesso
come
si
è
pervenuti
alla
costituzione
del
gruppo
,
senza
accattare
inscrizioni
di
qua
e
di
là
pur
di
ingrossare
le
file
,
ma
curando
solo
l
'
identità
delle
convinzioni
e
dei
propositi
,
è
stato
in
un
momento
in
cui
altri
aggruppamenti
parlamentari
danno
così
grottesco
spettacolo
di
opportunistiche
fusioni
e
confusioni
un
esempio
unico
più
che
raro
di
sincerità
politica
;
qual
è
stata
anche
la
prontezza
coraggiosa
con
che
un
Paolucci
,
un
Gray
,
un
Siciliani
,
alieni
da
ogni
vieto
calcolo
di
convenienza
egoistica
,
hanno
risoluto
delicate
posizioni
elettorali
che
troppi
altri
avrebbero
desiderato
perpetuare
in
un
fruttuoso
equivoco
.
Necessariamente
autonomo
per
la
dottrina
originale
e
profonda
a
cui
si
inspira
e
per
la
ferrea
disciplina
ond
'
è
vincolato
,
cosciente
delle
proprie
possibilità
ma
legittimamente
orgoglioso
della
propria
missione
,
il
gruppo
parlamentare
nazionalista
non
pensa
ad
assorbire
alcuno
né
teme
di
essere
comechessia
assorbito
o
rimorchiato
da
altri
.
Esso
intende
tuttavia
offrire
,
e
offrirà
certo
,
nella
situazione
presente
,
la
misura
massima
della
sua
capacità
di
azione
positiva
col
cooperare
a
un
grande
compito
politico
e
storico
:
la
risurrezione
di
una
Destra
nazionale
nella
Camera
italiana
.
L
'
appello
schietto
dei
deputati
fascisti
trova
una
rispondenza
viva
e
spontanea
,
oltre
che
nella
volontà
dei
nazionalisti
,
nella
condizione
obiettiva
delle
cose
,
che
,
a
malgrado
di
ogni
proclamato
o
sottinteso
dissenso
,
accomuna
fatalmente
oggi
e
accomunerà
domani
quelli
che
fino
a
ieri
combatterono
insieme
per
la
stessa
fede
.
E
coi
liberali
dell
'
antica
Destra
i
nazionalisti
hanno
legami
di
indimenticabili
mutue
solidarietà
che
,
anche
volendo
,
non
si
potrebbero
infrangere
.
L
'
alleanza
di
queste
energie
sane
sorge
dunque
naturalmente
,
per
contrapporre
con
virile
concordia
ai
verbalismi
equivoci
e
presuntuosi
della
molteplice
socialdemocrazia
,
paraninfa
compiacente
fra
Turati
e
Cocco
Ortu
,
le
ragioni
nude
e
perenni
della
realtà
nazionale
.
Sarà
una
lotta
aspra
,
lunga
,
incessante
,
difficilissima
.
Ma
averla
provocata
,
dopo
tanti
anni
da
che
gli
avversari
si
erano
assuefatti
a
trionfare
senza
combattere
,
è
già
aver
dimostrato
di
saperla
vincere
.
E
la
Destra
nazionale
la
vincerà
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
il
Governo
abolisce
il
monopolio
del
caffè
e
i
commenti
degli
economisti
«
del
senno
di
poi
»
vengono
a
dire
quello
che
noi
da
un
pezzo
sapevamo
,
e
cioè
che
questo
monopolio
non
solo
non
ha
reso
nulla
allo
Stato
,
ma
si
è
risolto
effettivamente
nella
perdita
di
qualche
milione
,
l
'
on
.
Nitti
cui
spetta
la
gloria
di
questi
nefasti
monopolistici
,
lotta
nella
nativa
Lucania
a
riconquistarsi
il
pericolante
favore
degli
elettori
con
tutti
i
lenocinii
della
sua
consumata
arte
politica
.
Che
un
ex
Presidente
del
Consiglio
,
meridionale
per
giunta
,
debba
,
a
nemmeno
un
anno
di
distanza
dall
'
abbandono
del
potere
,
temere
la
sorte
dell
'
urna
se
non
precisamente
per
sé
,
certo
per
i
propri
compagni
di
lista
,
è
fenomeno
nuovissimo
nelle
cronache
politiche
italiane
ed
è
,
soprattutto
,
gravemente
dimostrativo
nei
confronti
dell
'
on
.
Nitti
.
A
spiegarlo
,
non
basta
l
'
accanimento
degli
avversari
politici
,
anche
se
questi
avversari
politici
abbiano
la
forza
e
l
'
abilità
dell
'
on
.
Giolitti
.
Se
la
Basilicata
che
era
il
feudo
politico
di
Francesco
Nitti
minaccia
di
abbandonarlo
,
oggi
,
vuol
dire
che
tutto
il
sistema
politico
che
nel
nittismo
si
riassumeva
,
è
condannato
inesorabilmente
;
vuol
dire
che
la
caratteristica
che
le
imminenti
elezioni
vanno
assumendo
,
è
precisamente
questa
:
«
contro
il
nittismo
»
.
Così
considerato
,
l
'
episodio
dell
'
accanimento
che
i
nittiani
portano
nella
lotta
elettorale
della
Basilicata
,
diventa
l
'
esponente
della
situazione
elettorale
del
Paese
.
Gli
stessi
blocchi
nazionali
,
che
cosa
sono
mai
se
non
la
difesa
della
Nazione
fatta
dalla
Nazione
stessa
contro
i
pericoli
mortali
formati
attraverso
e
grazie
alla
politica
nittiana
?
Basti
osservare
il
nucleo
centrale
che
dovunque
li
informa
per
convincersene
.
Questo
nucleo
è
,
dovunque
,
costituito
dai
nazionalisti
e
dai
Fasci
.
Ora
,
che
cosa
sono
i
Nazional
-
Fascisti
se
non
la
reazione
spontanea
formatasi
nell
'
elemento
più
giovane
,
più
ardito
,
più
saldo
del
Paese
contro
quegli
eccessi
del
socialismo
degenerato
in
bolscevismo
che
avevano
trovato
in
Francesco
Saverio
Nitti
l
'
avallante
e
il
legittimatore
?
È
storia
di
ieri
.
Chi
aveva
permesso
si
formasse
in
Italia
l
'
ambiente
donde
scaturì
l
'
ultima
Camera
dei
Misiano
,
dei
Riba
,
degli
Abbo
,
dei
Giulietti
,
se
non
colui
che
aveva
insultato
alla
guerra
e
ai
suoi
Martiri
amnistiando
i
disertori
,
che
aveva
svalorizzato
la
vittoria
prostituendo
l
'
Italia
con
tutte
le
rinunzie
supinamente
accettate
;
lamentando
,
dal
banco
del
Governo
,
in
faccia
al
mondo
intero
,
la
miseria
e
la
fame
del
Paese
di
contro
ai
pochi
coraggiosi
che
osavano
prospettare
ed
esaltare
i
diritti
del
sacrificio
gloriosamente
sostenuto
?
Wilson
diceva
:
«
Fiume
,
no
!
»
e
Nitti
,
senza
nemmeno
curarsi
di
vedere
se
dietro
questo
«
no
»
ci
fosse
davvero
il
veto
degli
Americani
o
non
soltanto
quello
della
banca
ebraica
internazionale
,
rispondeva
:
«
Sta
bene
,
no
»
.
Inghilterra
e
Francia
,
alle
nostre
legittime
richieste
perché
ci
fosse
assegnata
,
nella
ripartizione
delle
fonti
di
approvvigionamento
di
materie
prime
e
di
combustibile
la
parte
che
ci
spettava
,
rispondevano
:
Dei
bacini
metalliferi
,
minerari
,
carboniferi
?
che
bisogno
ne
avete
?
Pensiamo
noi
a
darvi
il
carbone
e
a
darvi
i
minerali
.
Anzi
ve
li
portiamo
in
casa
con
le
nostre
stesse
navi
:
che
volete
di
più
?
E
Nitti
,
supino
a
ringraziare
:
Ma
benissimo
;
oh
quanto
siete
generosi
!
Qualcuno
tentava
bene
di
protestare
,
in
Parlamento
e
nel
Paese
,
ma
Nitti
aveva
trovato
la
formula
per
far
stare
tutti
zitti
:
Per
carità
!
mi
volete
rovinare
?
Non
sapete
che
l
'
America
non
ci
dà
più
né
un
soldo
né
un
chicco
di
grano
se
non
stiamo
zitti
e
buoni
?
Non
sapete
che
abbiamo
la
fame
alle
porte
?
la
fame
e
la
rivoluzione
?
La
rivoluzione
minacciava
davvero
.
Ma
creata
,
o
almeno
,
permessa
da
lui
.
Fu
sotto
di
lui
,
lui
consenziente
,
che
la
masnada
bolscevica
trovò
le
sue
più
spavalde
audacie
:
esponente
di
tutti
gli
insulti
quotidiani
al
tricolore
,
la
quotidiana
aggressione
ai
militari
di
qualunque
grado
e
di
qualunque
arma
.
Fu
sotto
di
lui
,
lui
consenziente
,
che
Enrico
Malatesta
rientrò
in
Italia
e
poté
organizzare
,
fra
uno
sventolio
di
bandiere
rosse
,
quel
giro
trionfale
di
propaganda
comunista
che
trovò
poi
la
sua
eco
quotidiana
e
stabile
nella
Umanità
Nuova
e
,
più
tardi
,
il
suo
apogeo
nelle
bombe
del
Diana
.
Sotto
di
lui
,
infine
,
che
gridare
:
Viva
l
'
esercito
!
Viva
l
'
Italia
!
fu
considerato
sedizione
e
l
'
esporre
il
tricolore
,
provocazione
delittuosa
.
Né
meno
grave
di
questa
,
politica
e
diretta
,
è
la
responsabilità
di
Francesco
Nitti
nello
svolgimento
della
vita
economica
del
Paese
durante
il
suo
avvento
al
potere
.
Nessuno
dei
problemi
che
erano
imposti
,
e
urgentemente
,
dalla
necessità
del
riassetto
e
della
ricostruzione
,
venne
da
lui
risolto
.
Viceversa
,
si
affermò
attraverso
due
capisaldi
economici
ugualmente
disastrosi
:
i
monopoli
e
gli
aggravi
fiscali
.
Coi
primi
rovinava
il
commercio
del
Paese
;
con
l
'
altro
rovinava
le
industrie
colpendole
nel
momento
in
cui
esse
dovevano
superare
la
doppia
crisi
del
passaggio
dalla
guerra
alla
pace
e
della
intensificazione
della
produzione
imposta
,
quest
'
ultima
,
e
dalla
necessità
di
ridurre
al
minimo
le
importazioni
dall
'
estero
e
da
quella
di
assicurare
lavoro
alla
larga
disponibilità
di
mano
d
'
opera
che
la
cessazione
della
guerra
gettava
sul
mercato
.
Fu
in
questo
momento
che
il
Nitti
mentre
da
una
parte
liquidava
la
situazione
delle
industrie
,
nei
rapporti
con
il
Governo
,
con
uomini
che
erano
gli
esponenti
dei
criterii
e
dei
postulati
dell
'
alta
banca
internazionale
escogitava
dall
'
altra
il
decreto
sulla
nominatività
dei
titoli
che
veniva
a
distogliere
il
capitale
privato
dall
'
impiego
in
titoli
industriali
.
Fu
in
questo
momento
che
egli
cedette
al
Giulietti
,
a
prezzo
vilissimo
,
i
vapori
per
la
costituzione
di
quella
«
Cooperativa
Garibaldi
»
,
che
doveva
essere
non
soltanto
un
termine
di
concorrenza
sleale
contro
i
piccoli
armatori
che
costituiscono
per
tradizione
la
forza
intima
della
Marina
mercantile
italiana
,
ma
ancora
e
purtroppo
,
il
seme
del
bolscevismo
trasportato
in
seno
della
Federazione
Marinara
ed
esaltato
,
attraverso
la
bandiera
rossa
comunista
issata
sull
'
albero
maestro
dei
vapori
della
Cooperativa
.
Prosperava
l
'
impresa
Giulietti
sotto
le
ali
protettrici
del
Nitti
,
ma
intanto
rimanevano
invece
inascoltate
le
richieste
,
i
memoriali
,
le
esposizioni
degli
armatori
,
dei
costruttori
navali
,
degli
uomini
politici
che
prospettavano
al
Governo
l
'
urgenza
di
provvedimenti
realmente
efficaci
a
favore
della
marina
mercantile
,
l
'
urgenza
,
soprattutto
,
di
dotare
l
'
Italia
di
un
tonnellaggio
adeguato
ai
nuovi
bisogni
della
sua
nuova
vita
.
A
tutte
queste
proposte
e
richieste
,
Nitti
rispondeva
portando
Villa
e
De
Vito
al
Ministero
dei
Trasporti
e
avallando
i
disastrosi
decreti
del
primo
e
la
statizzazione
dei
giacimenti
ligniferi
fatta
dal
secondo
.
Che
un
uomo
della
competenza
dell
'
onorevole
Nitti
in
materia
di
economia
statale
passasse
così
di
errore
in
errore
in
buona
fede
,
è
inammissibile
.
Nessuno
potrà
mai
credere
che
egli
non
vedesse
quale
disastro
rappresentassero
per
il
Paese
la
sua
negativa
politica
commerciale
;
la
sua
coercitiva
e
paralizzante
politica
industriale
;
la
sua
disastrosa
politica
dei
trasporti
;
la
sua
catastrofica
politica
degli
approvvigionamenti
;
la
sua
avida
politica
fiscale
;
la
sua
criminosa
politica
demagogica
;
infine
,
la
sua
concezione
meramente
opportunistica
del
potere
per
cui
ogni
fattore
della
vita
nazionale
diventava
per
lui
soltanto
strumento
di
dominio
e
non
elemento
da
adoperare
in
armonia
con
gli
altri
per
il
bene
comune
.
E
allora
?
E
allora
dobbiamo
concludere
che
nel
concetto
dell
'
on
.
Nitti
,
governare
non
significava
più
mettere
le
proprie
forze
al
servizio
del
Paese
,
sibbene
,
asservire
il
Paese
alla
propria
ambizione
e
le
risorse
del
Paese
al
proprio
particolare
interesse
politico
.
Questo
il
suo
concetto
;
questa
la
sua
opera
;
questo
il
suo
delitto
.
Delitto
;
ché
,
per
giungere
al
proprio
fine
e
per
mantenere
il
potere
ad
ogni
costo
,
egli
non
esitò
a
servirsi
di
ogni
mezzo
,
anche
di
quelli
che
,
come
il
bolscevismo
accarezzato
dal
suo
bisogno
di
crearsi
un
appoggio
anche
nella
demagogia
diventavano
pericolo
mortale
per
il
Paese
.
Fosse
venuta
davvero
la
rivoluzione
,
egli
avrebbe
sfruttata
anche
questa
.
Ché
,
per
la
sua
amoralità
politica
,
ogni
carta
era
buona
in
quel
giuoco
che
per
sventura
nostra
si
chiamava
Italia
.
Tutto
stava
nel
gettarla
in
tempo
sul
tappeto
.
Questo
,
l
'
uomo
che
per
troppo
tempo
ha
arrischiato
nel
calcolo
delle
probabilità
del
profitto
suo
personale
la
vita
del
Paese
;
l
'
uomo
che
pensa
di
poter
riprendere
il
giuoco
;
l
'
uomo
che
,
per
rifarsi
il
prestigio
perduto
anche
in
quella
non
difficile
terra
che
è
la
sua
,
va
promettendo
agli
elettori
della
Lucania
che
nel
novembre
prossimo
egli
riavrà
sicuramente
il
potere
.
Uva
acerba
,
anche
per
la
vecchia
volpe
di
Muro
Lucano
.
E
speriamo
che
il
blocco
nazionale
delle
elezioni
le
impedisca
per
sempre
di
maturare
.
Nel
fascio
degli
antichi
littori
,
c
'
era
anche
la
scure
!
StampaQuotidiana ,
La
Giunta
Esecutiva
dell
'
«
Associazione
Nazionalista
Italiana
»
ha
lanciato
il
seguente
manifesto
al
Paese
:
«
Il
nazionalismo
italiano
non
improvvisa
il
suo
programma
e
rifiuta
di
adattarsi
ad
un
programma
elettorale
.
Esso
porta
nella
lotta
delle
"
unioni
nazionali
"
cui
ha
partecipato
con
disciplina
italiana
senza
egoismi
di
partito
,
intatto
il
suo
fervore
,
intatte
le
sue
affermazioni
di
dottrina
,
continuata
la
sua
azione
politica
,
provata
nei
fatti
la
sua
fede
.
Queste
elezioni
sono
un
revisione
,
una
contrizione
,
una
sconfessione
per
tutti
tranne
che
per
il
nazionalismo
.
I
socialisti
,
che
pretendevano
annientare
la
Nazione
e
la
sua
vittoria
nell
'
internazionalismo
della
Russia
bolscevica
,
sono
in
contesa
e
si
sconfessano
a
vicenda
,
sottomettendosi
ipocritamente
,
dopo
il
tentato
matricidio
,
alle
supreme
verità
nazionali
,
alle
sole
verità
,
da
noi
soltanto
tenacemente
affermate
contro
tutte
le
loro
negazioni
,
contro
tutte
le
complici
ideologie
dell
'
internazionale
bianca
,
del
vilsonismo
e
del
liberalismo
socialdemocratico
.
I
partiti
e
i
gruppi
costituzionali
che
non
avevano
più
osato
,
di
fronte
alla
sopraffazione
socialista
,
assumere
la
responsabilità
della
nostra
guerra
,
quale
è
stata
nella
storia
del
conflitto
europeo
,
e
cioè
un
atto
di
volontà
consapevole
e
decisa
quale
noi
soli
sempre
lo
abbiamo
ricordato
con
giusto
orgoglio
agli
Alleati
e
ai
nemici
;
che
non
osavano
più
esaltare
la
vittoria
,
quale
è
stata
nella
storia
del
conflitto
,
e
cioè
una
vittoria
soltanto
italiana
,
di
virtù
e
di
sacrifizio
italiani
contro
il
potente
secolare
nemico
,
quale
noi
soli
sempre
abbiamo
ricordato
con
giusto
orgoglio
e
con
gagliarda
difesa
agli
Alleati
ai
nemici
e
a
tutti
coloro
che
in
Italia
la
disertavano
;
oggi
,
partiti
e
gruppi
,
dopo
due
anni
di
smarrimento
e
di
sottomissione
in
cui
avevano
consentito
perfino
il
tradimento
di
governo
,
compiuto
da
Nitti
frenetico
dilapidatore
della
vittoria
,
sono
ricondotti
,
dallo
spettacolo
della
viltà
socialista
,
alla
contrizione
per
tutti
gli
errori
commessi
.
Massimo
quello
di
non
aver
mantenuto
la
fede
nell
'
Italia
,
che
noi
custodimmo
nel
dileggio
e
nella
derisione
,
quando
perfino
parve
e
fu
sedizione
la
fede
nell
'
Italia
e
la
fedeltà
al
grande
Italiano
,
che
la
fede
faceva
azione
,
a
Gabriele
d
'
Annunzio
.
Non
v
'
è
partito
,
non
v
'
è
uomo
fuori
degli
autori
della
riscossa
nazionale
,
da
noi
non
improvvisata
,
ma
annunciata
sicura
fin
da
quando
incominciò
la
nostra
opera
,
alla
vigilia
della
guerra
libica
che
non
debba
oggi
domandare
,
in
questa
lotta
,
l
'
indulgenza
dell
'
oblio
su
proprie
responsabilità
di
deviazione
o
di
smarrimento
,
se
non
addirittura
su
proprie
colpe
e
su
proprie
gravi
complicità
antinazionali
.
Noi
no
.
E
questo
diciamo
con
dolore
,
poiché
tale
verità
che
potrebbe
essere
vanità
di
partito
è
la
nostra
umiliazione
di
cittadini
e
di
italiani
.
Non
uno
degli
atti
compiuti
dopo
la
vittoria
può
oggi
essere
ricordato
degno
di
questa
,
degno
dello
spirito
e
della
chiaroveggenza
con
cui
si
doveva
raccoglierne
i
frutti
e
affrontare
la
crisi
mondiale
del
dopoguerra
.
Dalla
patita
sopraffazione
degli
Alleati
che
ci
defraudava
in
Asia
e
in
Africa
e
nella
ripartizione
economica
della
vittoria
(
la
quale
soltanto
quando
ebbe
bisogno
del
nostro
aiuto
decisivo
fu
chiamata
comune
)
a
questo
Trattato
di
Rapallo
che
,
invano
presentato
dai
rinunciatori
come
un
atto
di
volontà
,
oggi
non
appare
nemmeno
un
compromesso
,
ma
soltanto
un
mostruoso
abbandono
alla
brutalità
jugoslava
:
dalla
tentata
diffamazione
della
guerra
ridotta
con
faziosità
parricida
all
'
episodio
di
Caporetto
,
dalla
tentata
rinnegazione
dello
spirito
e
dell
'
orgoglio
militari
della
Nazione
vittoriosa
,
cui
la
vittoria
era
negata
come
una
vergogna
,
alla
distruzione
dell
'
autorità
dello
Stato
,
costretto
ad
essere
servo
nella
difesa
dei
cittadini
e
della
proprietà
e
dell
'
ordine
sociale
,
tiranno
nella
disastrosa
esperienza
di
un
socialismo
di
stato
demagogo
e
saccheggiatore
dell
'
erario
:
non
uno
degli
atti
di
governo
compiuti
può
essere
ricordato
come
una
volontà
nazionale
,
pari
al
sacrifizio
trionfale
del
popolo
sui
campi
di
battaglia
.
Noi
abbiamo
la
coscienza
di
avere
domandato
un
governo
nazionale
,
di
avere
combattuto
fierissimamente
negli
uomini
e
negli
atti
l
'
opera
di
una
legislatura
,
che
fu
la
legislatura
della
rinnegazione
della
vittoria
.
Noi
però
non
dobbiamo
esporre
un
programma
.
Ci
basta
promettere
di
continuare
in
quello
che
siamo
sempre
stati
e
che
i
fati
e
i
fatti
hanno
provato
essere
non
una
dottrina
di
sopraffazione
,
come
soprattutto
per
ignoranza
è
stata
la
nostra
invano
diffamata
,
ma
un
'
anticipazione
appassionata
e
logica
della
storica
missione
dell
'
Italia
nel
mondo
,
rinsaldata
nella
prova
più
tremenda
che
potesse
imaginarsi
,
una
anticipazione
delle
verità
nazionali
di
tradizione
,
di
civiltà
,
di
potenza
e
di
espansione
produttiva
e
demografica
,
cui
l
'
internazionalismo
socialista
aveva
contrapposto
,
con
la
pusillanime
convergenza
degli
altri
partiti
,
tutte
le
menzogne
delle
ideologie
antinazionali
e
di
una
economia
fatta
di
miseria
comunista
e
di
organizzazione
burocratica
.
Noi
soli
non
abbiamo
mai
concesso
al
socialismo
e
alla
sua
falsa
utopia
quello
che
tutti
i
partiti
avevano
ad
esso
concesso
,
credendo
di
aver
acquistato
così
il
loro
benessere
,
e
cioè
il
patrimonio
più
sacro
:
quello
delle
idee
conduttrici
della
vita
nazionale
.
Queste
idee
,
questo
spirito
,
questa
volontà
nazionali
per
cui
soli
i
partiti
hanno
il
diritto
di
domandare
l
'
esercizio
del
potere
,
e
non
per
i
soliti
e
facili
programmi
elettorali
combinati
con
le
solite
smanie
riformistiche
noi
vogliamo
che
la
lotta
elettorale
si
mostri
capace
di
esprimere
.
Le
"
unioni
nazionali
"
debbono
significare
la
volontà
nazionale
dei
partiti
che
sentono
finalmente
di
poter
governare
in
nome
di
una
idea
,
per
la
difesa
della
Nazione
e
dello
Stato
,
contro
il
tradimento
della
vittoria
,
contro
la
continuazione
del
disastroso
esperimento
di
socialismo
statale
,
fatto
di
statizzazioni
,
monopoli
,
municipalizzazioni
che
ha
mortificato
l
'
economia
e
sconquassata
la
finanza
,
e
cioè
contro
quella
socialdemocrazia
che
,
dopo
essere
stata
complice
del
comunismo
,
si
presenta
oggi
nella
ipocrisia
di
Turati
e
dei
suoi
correi
,
pronta
ad
accaparrare
il
potere
,
come
se
le
sue
sconfessioni
di
oggi
fossero
un
merito
e
non
una
colpa
,
anzi
un
delitto
di
lesa
patria
.
Il
nazionalismo
che
in
Nitti
ha
combattuto
il
nittismo
e
cioè
il
delitto
di
dare
l
'
Italia
,
la
Nazione
,
lo
Stato
,
ai
nemici
della
Nazione
e
dello
Stato
,
non
muta
la
sua
lotta
,
la
continua
,
Non
per
sé
,
ma
per
l
'
Italia
.
Questa
è
la
sua
promessa
»
.
LA
GIUNTA
ESECUTIVA
StampaQuotidiana ,
Il
Corriere
d
'
Italia
non
sapendo
più
che
dire
,
ci
chiama
«
giolittiani
»
.
Proprio
ieri
,
mentre
noi
denunziavamo
il
pericolo
di
una
ripresa
della
politica
del
nobiluomo
Sforza
,
attribuita
dalla
Stampa
all
'
onorevole
Giolitti
,
il
Corriere
si
compiaceva
di
scrivere
che
noi
,
totalmente
dimentichi
della
politica
di
Sforza
,
ci
eravamo
imbrancati
nelle
file
giolittiane
,
dalle
quali
erano
invece
esulati
tutti
quei
popolari
che
tanto
della
politica
del
nobiluomo
Sforza
quanto
della
politica
economica
dell
'
on
.
Giolitti
,
erano
stati
complici
ed
esecutori
puntualissimi
.
Ma
la
verità
è
il
Corriere
l
'
ha
capita
perfettamente
che
il
nostro
atteggiamento
nella
presente
crisi
è
stato
determinato
da
motivi
politici
,
che
sono
in
perfetta
antitesi
con
quelli
che
hanno
determinata
la
condotta
del
Corriere
e
dei
popolari
.
Giolitti
personalmente
non
c
'
entra
.
Cominciamo
col
constatare
,
che
all
'
inizio
della
crisi
noi
ci
siamo
trovati
perfettamente
d
'
accordo
col
Corriere
nel
deplorare
il
colpo
di
mano
dei
giolittiani
e
la
forma
incostituzionale
con
cui
la
crisi
fu
determinata
.
Perché
al
di
sopra
di
tutte
le
direttive
politiche
concrete
e
di
tutte
le
opinioni
in
ordine
al
regime
,
noi
teniamo
al
retto
funzionamento
del
regime
quale
esso
sia
.
Non
si
può
difendere
la
causa
dell
'
ordine
,
senza
volere
che
l
'
ordine
sia
rispettato
nelle
stesse
sfere
,
dalle
quali
esso
deve
promanare
.
Dopo
ciò
,
noi
abbiamo
affermato
la
necessità
di
un
governo
stabile
,
sembrandoci
oramai
tempo
di
dare
un
po
'
di
requie
al
Paese
,
se
non
per
affrettare
almeno
per
non
impedire
la
sua
necessaria
ricostituzione
.
Ma
la
situazione
parlamentare
,
alla
quale
principalmente
si
deve
aver
riguardo
per
formare
un
governo
stabile
,
era
ed
è
tale
che
non
offre
se
non
due
soluzioni
logiche
e
solide
:
o
un
governo
di
concentrazione
nazionale
,
caratterizzato
dalla
partecipazione
in
pieno
della
Destra
,
o
un
governo
con
la
collaborazione
dei
socialisti
.
Ora
l
'
onorevole
Orlando
in
un
primo
momento
e
l
'
onorevole
Giolitti
in
un
secondo
momento
parvero
gli
uomini
meglio
indicati
a
realizzare
la
prima
delle
due
soluzioni
e
i
nazionalisti
hanno
cercato
naturalmente
di
agevolare
il
compito
tanto
a
l
'
uno
come
all
'
altro
,
non
perché
l
'
uno
o
l
'
altro
rappresentassero
delle
soluzioni
ideali
,
dal
loro
punto
di
vista
programmatico
,
ma
perché
fra
tutte
le
soluzioni
possibili
,
erano
quelle
che
avrebbero
permesso
di
realizzare
questi
due
fatti
di
grande
importanza
politica
:
la
concentrazione
dei
partiti
nazionali
e
l
'
avvento
di
un
governo
stabile
.
I
popolari
,
invece
,
che
non
solo
non
provano
alcun
disgusto
,
ma
mostrano
di
desiderare
la
collaborazione
con
gli
elementi
antinazionali
,
hanno
cercato
invece
di
creare
ostacoli
prima
alla
combinazione
Orlando
e
poi
alla
combinazione
Giolitti
.
E
questo
è
il
fondo
del
dissidio
fra
noi
e
i
popolari
:
il
perché
poi
essi
non
temano
anzi
desiderino
un
governo
collaborazionista
,
di
chiaro
significato
e
di
sostanziale
carattere
antinazionale
è
argomento
,
che
abbiamo
illustrato
più
d
'
una
volta
e
sul
quale
ritorneremo
,
se
occorre
.
Alle
designazioni
di
Orlando
prima
e
di
Giolitti
poi
essi
hanno
contrapposto
la
soluzione
di
un
governo
di
Sinistra
,
unicamente
allo
scopo
di
impedire
la
concentrazione
nazionale
e
di
non
romperla
definitivamente
coi
socialisti
.
Il
nostro
«
giolittismo
»
dunque
è
stato
determinato
dai
motivi
opposti
a
quelli
che
determinarono
l
'
«
antigiolittismo
»
dei
popolari
,
cioè
da
motivi
essenzialmente
politici
e
squisitamente
nazionali
.
StampaQuotidiana ,
Il
Corriere
d
'
Italia
non
sapendo
più
che
dire
,
ci
chiama
«
giolittiani
»
.
Proprio
ieri
,
mentre
noi
denunziavamo
il
pericolo
di
una
ripresa
della
politica
del
nobiluomo
Sforza
,
attribuita
dalla
Stampa
all
'
onorevole
Giolitti
,
il
Corriere
si
compiaceva
di
scrivere
che
noi
,
totalmente
dimentichi
della
politica
di
Sforza
,
ci
eravamo
imbrancati
nelle
file
giolittiane
,
dalle
quali
erano
invece
esulati
tutti
quei
popolari
che
tanto
della
politica
del
nobiluomo
Sforza
quanto
della
politica
economica
dell
'
on
.
Giolitti
,
erano
stati
complici
ed
esecutori
puntualissimi
.
Ma
la
verità
è
il
Corriere
l
'
ha
capita
perfettamente
che
il
nostro
atteggiamento
nella
presente
crisi
è
stato
determinato
da
motivi
politici
,
che
sono
in
perfetta
antitesi
con
quelli
che
hanno
determinata
la
condotta
del
Corriere
e
dei
popolari
.
Giolitti
personalmente
non
c
'
entra
.
Cominciamo
col
constatare
,
che
all
'
inizio
della
crisi
noi
ci
siamo
trovati
perfettamente
d
'
accordo
col
Corriere
nel
deplorare
il
colpo
di
mano
dei
giolittiani
e
la
forma
incostituzionale
con
cui
la
crisi
fu
determinata
.
Perché
al
di
sopra
di
tutte
le
direttive
politiche
concrete
e
di
tutte
le
opinioni
in
ordine
al
regime
,
noi
teniamo
al
retto
funzionamento
del
regime
quale
esso
sia
.
Non
si
può
difendere
la
causa
dell
'
ordine
,
senza
volere
che
l
'
ordine
sia
rispettato
nelle
stesse
sfere
,
dalle
quali
esso
deve
promanare
.
Dopo
ciò
,
noi
abbiamo
affermato
la
necessità
di
un
governo
stabile
,
sembrandoci
oramai
tempo
di
dare
un
po
'
di
requie
al
Paese
,
se
non
per
affrettare
almeno
per
non
impedire
la
sua
necessaria
ricostituzione
.
Ma
la
situazione
parlamentare
,
alla
quale
principalmente
si
deve
aver
riguardo
per
formare
un
governo
stabile
,
era
ed
è
tale
che
non
offre
se
non
due
soluzioni
logiche
e
solide
:
o
un
governo
di
concentrazione
nazionale
,
caratterizzato
dalla
partecipazione
in
pieno
della
Destra
,
o
un
governo
con
la
collaborazione
dei
socialisti
.
Ora
l
'
onorevole
Orlando
in
un
primo
momento
e
l
'
onorevole
Giolitti
in
un
secondo
momento
parvero
gli
uomini
meglio
indicati
a
realizzare
la
prima
delle
due
soluzioni
e
i
nazionalisti
hanno
cercato
naturalmente
di
agevolare
il
compito
tanto
a
l
'
uno
come
all
'
altro
,
non
perché
l
'
uno
o
l
'
altro
rappresentassero
delle
soluzioni
ideali
,
dal
loro
punto
di
vista
programmatico
,
ma
perché
fra
tutte
le
soluzioni
possibili
,
erano
quelle
che
avrebbero
permesso
di
realizzare
questi
due
fatti
di
grande
importanza
politica
:
la
concentrazione
dei
partiti
nazionali
e
l
'
avvento
di
un
governo
stabile
.
I
popolari
,
invece
,
che
non
solo
non
provano
alcun
disgusto
,
ma
mostrano
di
desiderare
la
collaborazione
con
gli
elementi
antinazionali
,
hanno
cercato
invece
di
creare
ostacoli
prima
alla
combinazione
Orlando
e
poi
alla
combinazione
Giolitti
.
E
questo
è
il
fondo
del
dissidio
fra
noi
e
i
popolari
:
il
perché
poi
essi
non
temano
anzi
desiderino
un
governo
collaborazionista
,
di
chiaro
significato
e
di
sostanziale
carattere
antinazionale
è
argomento
,
che
abbiamo
illustrato
più
d
'
una
volta
e
sul
quale
ritorneremo
,
se
occorre
.
Alle
designazioni
di
Orlando
prima
e
di
Giolitti
poi
essi
hanno
contrapposto
la
soluzione
di
un
governo
di
Sinistra
,
unicamente
allo
scopo
di
impedire
la
concentrazione
nazionale
e
di
non
romperla
definitivamente
coi
socialisti
.
Il
nostro
«
giolittismo
»
dunque
è
stato
determinato
dai
motivi
opposti
a
quelli
che
determinarono
l
'
«
antigiolittismo
»
dei
popolari
,
cioè
da
motivi
essenzialmente
politici
e
squisitamente
nazionali
.
ProsaGiuridica ,
VITTORIO
EMANUELE
III
PER
GRAZIA
DI
DIO
E
PER
VOLONTÀ
DELLA
NAZIONE
RE
D
'
ITALIA
Visto
l
'
art
.
3
,
n
.
2
,
della
legge
31
gennaio
1926
,
n
.
100;
Ritenuta
la
necessità
urgente
ed
assoluta
;
Udito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Sulla
proposta
del
Capo
del
Governo
Primo
Ministro
Segretario
di
Stato
,
di
concerto
con
i
Ministri
per
l
'
interno
e
per
le
finanze
;
Abbiamo
decretato
e
decretiamo
:
Art
.
1
È
istituito
nel
territorio
del
Regno
un
servizio
speciale
di
investigazione
politica
,
avente
per
scopo
la
difesa
dell
'
ordine
nazionale
dello
Stato
.
Art
.
2
Il
servizio
d
'
investigazione
politica
dipende
dal
Ministro
per
l
'
interno
.
Ad
esso
sovraintendono
,
nelle
rispettive
Provincie
,
i
Prefetti
.
Art
.
3
È
istituito
un
ufficio
speciale
di
investigazione
politica
presso
ciascun
Comando
di
legione
della
Milizia
volontaria
per
la
sicurezza
nazionale
.
Gli
uffici
speciali
dei
Comandi
di
legione
fanno
capo
agli
uffici
speciali
provinciali
,
istituiti
presso
le
singole
Prefetture
,
alle
dirette
dipendenze
dei
rispettivi
Prefetti
.
Art
.
4
Il
Ministro
per
l
'
interno
è
autorizzato
a
stabilire
le
norme
per
la
esecuzione
del
presente
decreto
.
Art
.
5
Il
presente
decreto
entra
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
e
sarà
presentato
al
Parlamento
per
la
sua
conversione
in
legge
.
Il
Capo
del
Governo
,
proponente
,
è
autorizzato
alla
presentazione
del
relativo
disegno
di
legge
.
Ordiniamo
che
il
presente
decreto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserto
nella
raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarlo
e
di
farlo
osservare
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
6
novembre
1926
.
VITTORIO
EMANUELE
.
MUSSOLINI
-
-
FEDERZONI
-
-
VOLPI
.
Visto
,
il
Guardasigilli
:
ROCCO
.
Registrato
alla
Corte
dei
conti
,
addì
17
novembre
1926
.
Atti
del
Governo
,
registro
254
,
foglio
95
..
-
-
COOP
StampaQuotidiana ,
Quanto
abbiamo
scritto
ieri
relativamente
alla
riunione
del
Gruppo
socialista
che
ha
discusso
a
lungo
della
collaborazione
e
della
intransigenza
senza
giungere
a
conclusione
pratica
di
sorta
,
merita
un
piccolo
codicillo
.
È
noto
che
alle
19,30
l
'
on
.
Matteotti
è
entrato
ove
il
gruppo
era
riunito
e
ha
portato
la
notizia
che
il
Ministero
Facta
si
poteva
ormai
considerare
come
fatto
;
così
che
per
il
momento
veniva
a
mancare
ogni
ragione
di
contese
.
Ma
non
è
noto
che
i
collaborazionisti
,
per
paura
dei
«
selvaggi
»
non
hanno
voluto
e
saputo
dire
chiaramente
tutto
il
loro
pensiero
e
che
durante
la
radunanza
si
sono
tenuti
sul
se
e
sul
ma
e
sul
fino
ad
un
certo
punto
.
Ci
sono
troppi
causidici
ci
diceva
nei
corridoi
un
deputato
socialista
di
aperta
fede
collaborazionista
.
Ma
tra
tutti
questi
«
ponzadubbi
»
per
paura
,
ci
sono
dei
collaborazionisti
aperti
,
i
quali
credono
che
si
debba
dire
intero
il
proprio
credo
per
trascinare
se
è
possibile
l
'
ala
sinistra
su
una
posizione
meno
intransigente
se
non
proprio
a
destra
di
colpo
;
certi
in
cuore
che
il
piano
inclinato
della
politica
l
'
avrebbe
per
necessità
,
diciamo
così
,
fisiche
,
portato
al
collaborazionismo
completo
.
Le
situazioni
sono
quel
che
sono
e
non
quello
che
si
vorrebbe
che
fossero
...
Le
mezze
misure
non
danno
frutti
:
l
'
astensione
in
dati
momenti
a
beneficio
del
cosidetto
governo
migliore
o
anche
il
voto
favorevole
non
avvantaggiano
né
il
gruppo
parlamentare
né
il
partito
.
Anzi
,
può
danneggiarli
,
nel
senso
che
l
'
appoggio
potrebbe
dar
loro
delle
responsabilità
senza
nessun
corrispettivo
.
Insomma
,
si
sarebbe
nelle
condizioni
di
chi
vive
in
concubinato
:
tutti
i
guai
del
matrimonio
senza
i
vantaggi
.
«
E
allora
,
opinarono
i
collaborazionisti
aperti
,
tipo
on
.
Zaniboni
il
quale
ieri
aveva
deciso
di
presentare
un
ordine
del
giorno
che
togliesse
gli
equivoci
non
preoccupiamoci
dei
deliberati
del
passato
Congresso
e
delle
flaccide
e
incerte
intransigenze
della
Direzione
;
ma
agiamo
liberamente
come
gruppo
parlamentare
autonomo
.
La
Direzione
ci
denunzierà
ad
un
congresso
da
convocare
al
più
presto
e
penseremo
noi
a
difenderci
e
a
spiegare
le
ragioni
che
ci
hanno
spinto
alla
collaborazione
diretta
;
alla
quale
presto
o
tardi
si
deve
pur
venire
procedendo
per
gradi
e
cioè
attraverso
l
'
astensione
per
il
governo
migliore
in
un
primo
tempo
e
all
'
appoggio
mediante
il
sì
negli
appelli
nominali
in
un
secondo
...
»
.
Tutto
ciò
sarebbe
stato
detto
se
l
'
on
.
Matteotti
non
fosse
intervenuto
a
dare
la
notizia
della
risoluzione
della
crisi
.
L
'
on
Zaniboni
,
che
si
è
posto
alla
testa
dei
collaborazionisti
diretti
,
avrebbe
espresso
intero
il
pensiero
suo
e
di
tutti
gli
altri
che
Treves
e
Turati
compresi
non
hanno
ardito
affrontare
l
'
ira
dei
«
selvaggi
»
.
Ma
è
bene
sin
da
ora
fissare
questi
termini
del
dibattito
socialista
sospeso
per
ragioni
parlamentari
,
e
che
risorgerà
alla
prima
occasione
.
L
'
intransigenza
è
in
liquidazione
.