StampaQuotidiana ,
Con
un
discorso
preciso
e
fermo
,
tenuto
nella
sede
della
sezione
nazionalista
di
Milano
,
e
che
i
nostri
lettori
conoscono
,
l
'
on
.
Stefano
Benni
anticipava
qualche
giorno
fa
il
manifesto
che
oggi
l
'
Alleanza
economica
parlamentare
,
di
cui
egli
è
autorevole
partecipante
rivolge
al
paese
.
Non
è
senza
significato
che
nazionalisti
abbiano
sollecitato
da
un
tecnico
che
vede
chiaro
in
politica
,
come
l
'
on
.
Benni
,
una
illustrazione
del
problema
centrale
dello
Stato
;
e
che
,
parlando
a
nazionalisti
,
il
deputato
dell
'
Alleanza
economica
parlamentare
sia
stato
tratto
,
dopo
una
inesorabile
disamina
del
deficit
statale
e
particolarmente
di
quello
ferroviario
,
ad
una
decisa
conclusione
politica
,
appunto
quella
che
i
nazionalisti
hanno
da
più
di
un
anno
affermata
,
l
'
opposizione
al
collaborazionismo
socialista
.
Non
è
senza
significato
,
perché
è
propria
del
nazionalismo
la
valorizzazione
antidemagogica
dei
fattori
della
produzione
del
presente
sistema
economico
,
posta
già
al
principio
della
nostra
più
che
decennale
propaganda
;
e
perché
non
può
trarsi
da
un
esame
,
come
quello
compiuto
dall
'
on
.
Benni
,
altra
conclusione
politicamente
onesta
e
leale
,
che
quella
da
noi
patrocinata
.
Infatti
il
deficit
più
preoccupante
è
appunto
quello
che
deriva
dal
socialismo
di
Stato
,
che
i
partiti
al
potere
hanno
per
un
ventennio
adottato
,
scontando
anticipatamente
,
a
danno
del
paese
,
quella
collaborazione
che
oggi
si
vorrebbe
soltanto
per
ragioni
di
polizia
.
Il
collaborazionismo
socialista
è
però
non
solo
in
contraddizione
repugnante
col
rivoluzionarismo
di
ieri
;
non
solo
in
ritardo
per
la
stessa
decomposizione
del
partito
e
della
Confederazione
del
Lavoro
;
ma
anche
e
soprattutto
in
contrasto
aperto
con
l
'
esperienza
disastrosa
accumulata
in
questi
anni
di
politica
socialista
per
procura
.
Se
si
parlasse
seriamente
di
collaborazionismo
e
cioè
di
un
programma
collaborazionista
,
e
non
del
piacere
di
vedere
Treves
e
Modigliani
sottomessi
a
fare
i
ministri
della
Monarchia
(
bel
guadagno
!
)
,
o
di
acquistare
note
capacità
e
illibatezze
come
Dugoni
e
Vacirca
,
o
di
creare
una
più
numerosa
compagnia
di
ventura
all
'
on
.
Nitti
,
o
di
soddisfare
la
demagogia
popolare
degli
onorevoli
Mauri
e
Miglioli
;
se
si
parlasse
della
politica
da
fare
con
i
socialisti
,
si
vedrebbe
che
questa
è
stata
già
fatta
e
con
pessimi
risultati
.
Non
esiste
però
alcun
margine
per
quel
collaborazionismo
riformistico
,
col
quale
i
socialisti
dovrebbero
giustificare
la
loro
partecipazione
al
potere
.
E
l
'
on
.
Labriola
ne
ha
fatta
anch
'
egli
in
questi
ultimi
tempi
,
ampia
dimostrazione
.
Esiste
invece
una
necessità
urgente
,
dominante
,
quella
di
obbedire
all
'
esperienza
ormai
chiara
,
e
opporsi
non
solo
alla
continuazione
del
socialismo
di
Stato
,
ma
restituire
lo
Stato
alle
sue
funzioni
essenziali
,
che
non
adempie
,
liberandolo
dai
deficit
che
lo
opprimono
,
come
vuole
l
'
Alleanza
economica
parlamentare
.
E
questa
necessità
,
come
ha
riconosciuto
l
'
on
.
Benni
nel
suo
discorso
di
Milano
,
è
nettamente
anticollaborazionistica
.
Il
problema
centrale
oggi
è
economico
-
finanziario
.
Esso
è
cioè
antiriformistico
,
antiparlamentaristico
,
e
però
anticollaborazionistico
.
Non
si
può
continuare
nell
'
inganno
demagogico
delle
«
audaci
riforme
»
,
cui
troppi
partiti
partecipano
;
non
si
può
indulgere
alle
combinazioni
parlamentari
per
fare
e
disfare
gabinetti
;
quando
non
si
riesce
nemmeno
a
cristallizzare
il
deficit
,
perché
si
continua
appunto
in
quella
politica
che
ha
provocato
e
alimentato
il
deficit
finanziario
e
determinata
la
paralisi
economica
.
Riconoscere
come
problema
centrale
quello
indicato
dall
'
Alleanza
economica
parlamentare
e
rifiutare
il
collaborazionismo
è
un
atto
solo
di
indispensabile
lealtà
politica
.
Non
nuovo
per
noi
,
anzi
definito
fin
dal
nostro
primo
definirci
nell
'
anteguerra
,
quando
ci
schierammo
risolutamente
contro
il
socialismo
di
Stato
,
di
cui
profetammo
i
danni
.
E
così
ancora
una
volta
tutta
la
falsa
,
calunniosa
propaganda
rivolta
contro
il
nazionalismo
,
accusato
di
reazione
,
di
cecità
conservatrice
verso
la
luce
del
riformismo
audace
,
di
grettezza
incomprensiva
dei
«
tempi
nuovi
»
,
è
dimostrata
essere
quello
che
è
sempre
stata
:
frutto
di
ignoranza
bestiale
e
di
fatua
chiacchiera
demagogica
.
Noi
avevamo
veduto
tempestivamente
,
nella
sua
unità
politico
-
economica
,
il
problema
centrale
,
che
oggi
è
confessato
nelle
stesse
miserie
del
collaborazionismo
,
denunziato
da
un
gruppo
di
deputati
di
varie
parti
della
Camera
,
perché
affiora
,
fra
le
illusioni
demagogiche
,
in
una
tragica
evidenza
di
cifre
.
StampaQuotidiana ,
Che
cosa
si
vuole
?
C
'
è
ancora
un
barlume
di
coscienza
politica
,
nazionale
,
nei
crisaioli
di
sinistra
,
soprattutto
democratici
e
popolari
?
Dobbiamo
credere
di
no
;
ma
dobbiamo
anche
parlar
chiaro
a
costoro
,
se
questa
è
ora
di
responsabilità
.
Dobbiamo
credere
di
no
,
perché
quando
sabato
il
deputato
nazionalista
Suvich
pronunciava
il
primo
discorso
consapevole
,
animoso
,
sul
problema
centrale
di
oggi
:
quello
economico
-
finanziario
;
e
sui
banchi
di
sinistra
e
di
estrema
si
parlottava
e
si
congiurava
per
tentare
un
ridicolo
colpo
da
convenzione
sugli
infortuni
patiti
dalle
suppellettili
dell
'
on
.
Miglioli
;
l
'
on
.
Turati
,
che
pur
dovrebbe
almeno
rispettare
in
se
stesso
la
qualità
di
vecchio
parlamentare
,
si
restituì
invece
alla
funzione
di
scimpanzè
socialista
,
borbottando
nella
barba
,
rivolto
al
deputato
Suvich
:
Quel
signore
ci
disturba
.
Ebbene
sembra
che
non
soltanto
l
'
on
.
Turati
e
i
suoi
sozii
collaborazionisti
siano
ridotti
a
questo
abbrutimento
di
speculazione
parlamentare
,
esemplarmente
rappresentato
da
Menè
Modigliani
.
No
.
Partecipano
ad
esso
troppi
altri
.
E
troppi
altri
«
sinistri
»
,
con
lo
scudo
crociato
e
senza
,
sotto
la
gragnuola
dei
colpi
che
la
socialdemocrazia
riceve
,
in
Italia
e
fuori
,
ripetono
ad
ogni
ammonimento
di
politica
estera
,
di
politica
finanziaria
,
di
politica
interna
:
Quel
signore
ci
disturba
.
E
«
quel
signore
»
è
la
storia
,
è
l
'
esperienza
,
è
la
reazione
delle
leggi
immutabili
della
vita
contro
l
'
intollerabile
demagogia
.
«
Quel
signore
»
è
l
'
America
,
che
ha
liquidato
il
vilsonismo
in
un
regime
di
casa
di
salute
e
ha
rifiutato
ogni
accostamento
con
la
Russia
bolscevica
,
perché
bolscevica
.
«
Quel
signore
»
è
l
'
Europa
,
che
liquida
nelle
relazioni
internazionali
e
nell
'
assetto
di
ciascun
paese
tutte
le
falsità
rivoluzionarie
e
si
irrigidisce
in
una
difesa
nazionale
e
imperiale
.
«
Quel
signore
»
è
la
stessa
Russia
,
che
,
soppresso
di
fatto
il
comunismo
,
si
vale
dell
'
etichetta
del
regime
per
tentare
una
politica
aggressiva
al
capitalismo
europeo
e
mondiale
,
irridendo
a
tutte
le
formule
della
socialdemocrazia
internazionale
,
scodinzolante
fino
a
ieri
intorno
al
bolscevismo
di
Mosca
e
a
quello
importato
in
casa
.
«
Quel
signore
»
è
l
'
Italia
che
ha
difesa
la
vittoria
dall
'
assalto
più
pericoloso
,
da
quello
del
nemico
interno
;
è
la
Nazione
che
si
è
restituita
alla
coscienza
dello
sforzo
compiuto
con
la
guerra
e
con
la
vittoria
.
«
Quel
signore
»
è
il
fallimento
della
politica
del
socialismo
di
Stato
,
indicato
in
cifre
insopprimibili
.
«
Quel
signore
»
è
il
crollo
di
tutta
l
'
impostura
socialista
del
dopo
guerra
,
che
si
frantuma
nella
fine
del
monopolio
proletario
,
nel
mostruoso
ridicolo
delle
amministrazioni
comunali
e
provinciali
sboccanti
nel
fallimento
e
nella
latitanza
degli
amministratori
,
in
episodi
quotidiani
di
esosità
sopraffattrici
o
vigliacche
.
Tutto
questo
,
che
è
la
confessione
quotidiana
della
demagogia
socialdemocratica
,
tutto
questo
disturba
.
Il
mondo
va
a
destra
.
L
'
Italia
,
che
ha
pagato
a
caro
prezzo
,
dilapidando
la
vittoria
,
il
donchisciottismo
socialdemocratico
e
l
'
esperimento
bolscevico
;
che
ha
sofferto
in
beni
morali
e
materiali
;
l
'
Italia
vuoi
fermarsi
su
questa
china
sinistra
.
E
il
paese
punta
i
piedi
per
non
inabissarsi
.
Ebbene
tutto
ciò
disturba
.
Disturba
,
perché
bisogna
sopprimere
la
storia
,
l
'
esperienza
,
la
volontà
,
con
la
congiura
parlamentare
,
soltanto
parlamentare
.
Perché
proprio
oggi
che
la
politica
socialista
o
voluta
dai
socialisti
è
in
bancarotta
fraudolenta
,
proprio
oggi
che
i
socialisti
stessi
sono
costretti
a
ridursi
in
Montecitorio
,
perché
dietro
di
loro
hanno
il
partito
in
brandelli
e
le
organizzazioni
in
sfacelo
;
proprio
oggi
la
speculazione
della
borsa
di
Montecitorio
vuol
portare
alla
quotazione
,
col
collaborazionismo
,
questi
titoli
screditati
.
La
speculazione
non
soltanto
socialista
,
ma
la
speculazione
di
tutti
i
sinistri
.
E
allora
noi
domandiamo
ai
crisaioli
democratici
e
popolari
se
essi
hanno
coscienza
della
violenza
,
che
si
vuol
tentare
,
di
questa
massima
delle
violenze
che
si
vuoi
tentare
della
Camera
sul
paese
.
Noi
domandiamo
a
costoro
,
che
sopprimono
differenze
di
programmi
e
di
indirizzi
;
che
osano
,
alcuni
,
parlare
anche
a
nome
della
coscienza
cattolica
italiana
;
che
ignorano
tutte
le
necessità
italiane
di
restaurazione
internazionale
e
nazionale
,
mettendo
innanzi
propositi
di
falsa
pacificazione
;
se
essi
non
sentono
essere
questa
,
che
essi
vogliono
,
la
massima
provocazione
.
Contro
cui
si
rivolta
la
vera
sofferenza
,
la
vera
sensibilità
,
la
vera
intelligenza
della
Nazione
.
Noi
domandiamo
se
coloro
,
che
di
fronte
alla
tirannia
rossa
tacevano
e
curvavano
vilissimamente
la
schiena
perché
i
colpi
cadessero
con
minor
forza
,
e
che
oggi
,
di
fronte
alla
riscossa
nazionale
,
fingono
tanto
orrore
di
guerra
civile
,
solo
perché
,
al
tempo
della
sopraffazione
bolscevica
,
di
guerra
civile
non
parlavano
,
avendo
rinunziato
alla
lotta
,
avendo
consegnato
lo
Stato
e
mostrandosi
disposti
a
consegnare
anche
la
Monarchia
;
noi
domandiamo
se
coloro
che
così
parlano
,
sanno
,
nella
loro
smania
di
crisi
che
nasconde
poi
,
con
lo
scudo
crociato
o
senza
,
tante
piccole
ambizioni
personali
di
promozioni
a
ministri
e
sottosegretari
;
sanno
che
cosa
può
essere
domani
questa
crisi
di
provocazione
e
di
violenza
,
di
vera
sfida
alle
forze
giovani
e
sane
della
Nazione
.
E
domandiamo
se
proprio
debbano
andare
direttamente
o
per
procura
al
potere
,
coloro
che
una
volta
si
vantavano
capi
di
masse
,
e
ora
sono
rifugiati
a
Montecitorio
,
come
in
un
asilo
,
dopo
aver
disertato
il
loro
posto
di
lotta
e
di
responsabilità
.
I
democratici
,
che
non
hanno
ancora
smarrita
del
tutto
la
coscienza
nazionale
nel
servilismo
socialista
;
i
popolari
che
non
hanno
soffocato
in
una
torbida
demagogia
il
senso
di
responsabilità
,
e
in
un
abbrutimento
di
contingenza
parlamentare
il
senso
di
una
continuità
di
vita
superiore
,
guardino
ancora
a
questa
realtà
.
Non
facciano
questione
di
ministero
,
come
non
facciamo
noi
.
Guardino
ad
altro
.
Perché
la
crisi
nazionale
,
che
è
nella
sua
fase
di
chiarificazione
e
di
assestamento
,
potrebbe
diventare
guerra
civile
,
solo
se
si
tentasse
di
sopraffarlo
con
una
crisi
parlamentare
,
di
cui
del
resto
gli
stessi
fautori
,
pronti
alla
miserabile
congiura
quotidiana
,
e
alla
gherminella
di
fine
di
seduta
,
non
posseggono
affatto
il
controllo
,
privi
come
sono
di
effettivi
propositi
comuni
e
della
scelta
di
un
capo
,
che
sia
,
non
che
capo
di
governo
,
almeno
capo
della
loro
masnada
.
StampaQuotidiana ,
L
'
anormalità
permanente
della
situazione
parlamentare
,
dovuta
a
cause
non
attuali
,
ma
remote
che
si
riferiscono
alla
composizione
originaria
della
Camera
stessa
,
si
è
acutizzata
in
seguito
alle
scenate
di
sabato
scorso
.
Così
che
voci
di
crisi
sono
già
cominciate
a
circolare
e
,
insieme
con
le
voci
di
crisi
,
anche
i
nomi
dei
preconizzati
successori
.
Sono
i
soliti
nomi
di
eminenti
parlamentari
,
che
riscuotono
le
simpatie
di
tutti
i
partiti
e
che
ciascun
partito
vorrebbe
monopolizzare
per
proprio
conto
;
ragion
per
cui
,
alla
stretta
dei
conti
,
devono
cedere
il
posto
a
personalità
di
statura
minore
.
Ma
quale
che
sia
la
sorte
imminente
del
gabinetto
attuale
,
e
quali
che
siano
gli
uomini
che
eventualmente
potrebbero
essere
chiamati
a
comporre
il
nuovo
gabinetto
,
noi
contestiamo
recisamente
,
che
l
'
attuale
situazione
politica
possa
essere
superata
mediante
una
nuova
combinazione
ministeriale
e
che
,
attraverso
una
crisi
ministeriale
,
si
possa
sboccare
ad
una
situazione
radicalmente
diversa
dalla
presente
.
La
situazione
nuova
,
auspicata
non
soltanto
dai
socialisti
ma
anche
da
molti
popolari
e
dagli
elementi
più
torbidi
dell
'
assemblea
,
dovrebbe
essere
caratterizzata
dall
'
esclusione
dei
ministri
di
Destra
dal
governo
,
e
dal
passaggio
della
stessa
Destra
all
'
opposizione
.
Ma
il
passaggio
della
Destra
all
'
opposizione
vorrebbe
dire
la
guerra
civile
nel
Paese
.
Un
ministero
contro
la
Destra
sarebbe
necessariamente
un
ministero
di
violenza
.
La
coscienza
pubblica
non
giudicherebbe
diversamente
e
gli
stessi
socialisti
non
concepiscono
diversamente
un
governo
diretto
a
combattere
con
tutte
le
armi
la
volontà
manifesta
del
Paese
,
che
si
va
orientando
verso
destra
.
L
'
on
.
Canepa
lo
ha
detto
assai
efficacemente
:
si
vuole
un
governo
che
,
con
gli
stati
d
'
assedio
e
i
tribunali
militari
,
riduca
al
dovere
i
partiti
nazionali
,
un
governo
modello
1898
.
L
'
on
.
Canepa
ha
perfettamente
ragione
;
un
governo
senza
la
Destra
e
contro
la
Destra
non
potrebbe
essere
un
governo
di
tipo
diverso
.
Ora
quale
delle
personalità
parlamentari
,
di
cui
si
fanno
i
nomi
,
sarebbe
disposto
a
assumersi
la
responsabilità
di
formare
un
governo
di
questo
genere
?
Giolitti
,
De
Nicola
,
Orlando
?
Non
li
vediamo
.
Ci
sarebbe
soltanto
l
'
on
.
Nitti
,
ma
Nitti
presenta
in
confronto
degli
altri
nomi
l
'
inconveniente
di
non
salvare
neppure
le
apparenze
,
di
non
potere
neppure
dissimulare
il
proposito
liberticida
del
nuovo
Governo
antinazionale
.
Il
suo
stesso
nome
è
un
programma
di
guerra
civile
.
E
allora
?
Allora
è
evidente
che
nessuna
combinazione
nuova
è
possibile
,
che
sia
capace
di
realizzare
il
programma
che
sta
a
cuore
agli
elementi
antinazionali
.
Qualunque
altro
governo
non
può
che
avere
il
programma
del
presente
ministero
:
il
programma
cioè
di
tenere
ferma
l
'
autorità
dello
Stato
contro
le
esorbitanze
di
tutti
i
partiti
,
senza
ricorrere
a
provvedimenti
straordinari
ed
anticostituzionali
,
e
di
giungere
a
ristabilire
l
'
ordine
,
attraverso
la
pacificazione
degli
animi
,
non
attraverso
la
guerra
civile
.
StampaQuotidiana ,
La
cronaca
parlamentare
continua
a
darci
ragione
.
Mentre
si
dovrebbe
cercare
di
chiarire
le
responsabilità
politiche
e
di
rispettare
quello
che
resta
delle
norme
parlamentari
,
i
gruppi
che
hanno
sollecitata
la
crisi
esibiscono
,
nella
loro
smania
,
la
loro
crisi
di
irresponsabilità
.
Incapaci
di
definire
una
volontà
comune
,
anche
e
soprattutto
i
popolari
divisi
da
tendenze
e
da
ambizioni
;
incapaci
di
assumere
una
netta
responsabilità
politica
,
essi
hanno
patrocinato
la
perpetuazione
di
una
procedura
,
già
inaugurata
in
crisi
precedenti
,
già
giudicata
e
condannata
dalla
Corona
,
quando
l
'
on
.
Bonomi
,
dimessosi
per
le
stesse
inqualificabili
e
irresponsabili
manovre
di
gruppi
,
fu
rimandato
dal
Re
alla
Camera
per
affrontare
la
discussione
e
il
voto
.
La
cronaca
di
ieri
è
la
riprova
di
quello
che
abbiamo
scritto
in
questi
giorni
,
non
per
difendere
il
gabinetto
,
ma
per
bollare
la
«
manovra
»
,
tempestivamente
denunziata
dall
'
on
.
Federzoni
,
sabato
sera
sull
'
oramai
repugnante
episodio
Miglioli
.
Non
c
'
è
più
alcun
pudore
.
Si
buttano
via
o
si
calpestano
gli
stessi
«
immortali
»
principii
.
Eccoli
tutti
in
combutta
,
gli
antireazionari
,
coloro
che
hanno
orrore
della
Destra
,
i
fautori
della
libertà
,
socialisti
e
filosocialisti
,
a
predicare
nei
corridoi
il
ritorno
al
'98
arrovesciato
,
agli
stati
d
'
assedio
;
ma
anche
a
patrocinare
il
silenzio
nell
'
aula
,
il
seppellimento
senza
discussione
del
ministero
,
la
livragazione
viscida
,
anche
per
non
ritornare
sull
'
ultima
origine
della
crisi
:
la
«
casa
paterna
»
dell
'
on
.
Miglioli
ridotta
a
casa
di
fitto
!
Eccoli
gli
antireazionarii
,
i
tempinuovisti
a
ripatrocinare
le
crisi
extraparlamentari
,
a
domandare
semplicemente
la
caduta
di
un
ministero
,
per
farne
un
altro
,
senza
dichiarare
il
proprio
programma
.
Perché
il
programma
è
inconfessabile
.
Così
,
mentre
la
collaborazionista
Giustizia
chiama
retoricamente
il
Parlamento
baluardo
della
libertà
,
la
giornata
di
ieri
ha
,
quali
che
potranno
essere
gli
eventi
,
suggellato
per
sempre
la
miseria
della
sconcia
manovra
,
inscenata
da
sabato
,
col
tentativo
di
annullare
la
stessa
superstite
dignità
del
Parlamento
nell
'
impostura
d
'
un
episodio
gettato
nell
'
aula
;
nell
'
intrigo
di
corridoio
sollevato
a
giudizio
politico
,
per
decidere
sulla
vita
di
un
ministero
e
intimargli
le
dimissioni
con
una
procedura
messicana
.
Ma
non
basta
.
Gli
antireazionari
,
i
difensori
della
legge
,
i
tempinuovisti
,
i
pacificatori
non
guardano
pel
sottile
.
E
se
i
comunisti
e
comitati
irresponsabili
di
Alleanze
di
Lavoro
e
squadre
di
arditi
del
popolo
si
gettano
nelle
avventure
dello
sciopero
generale
e
tentano
una
riscossa
per
proprio
conto
e
per
conto
di
stranieri
,
facciano
pure
in
questo
momento
.
Tutto
fa
materia
.
È
tanto
di
guadagnato
per
la
causa
collaborazionistica
,
per
le
intese
del
collaborazionista
Modigliani
,
del
popolare
Mauri
,
del
riformista
Celli
,
del
nittiano
Falcioni
e
di
altri
illustri
e
benemeriti
rappresentanti
della
responsabilità
politica
italiana
.
Se
questo
ricatto
turbolento
che
si
tenta
di
fuori
è
fatto
da
coloro
che
,
tutti
i
giorni
,
sui
loro
quotidiani
,
accusano
con
estrema
violenza
i
collaborazionisti
,
li
chiamano
traditori
e
venduti
,
e
dichiarano
di
volere
la
dittatura
comunista
contro
le
combinazioni
parlamentari
,
non
fa
nulla
.
Intanto
è
bene
approfittarne
.
L
'
alfonsismo
dei
nittiani
ha
fatto
scuola
.
Così
tra
la
speculazione
,
l
'
irresponsabilità
e
il
ricatto
matura
la
crisi
,
con
i
connotati
che
quotidianamente
noi
le
segniamo
.
E
poiché
quotidianamente
i
fatti
ci
danno
ragione
,
anche
e
soprattutto
quelli
compiuti
dai
nostri
avversari
,
non
ci
sorprendiamo
affatto
che
il
Corriere
d
'
Italia
divenuto
sempre
più
sinistro
,
abbia
perduto
le
staffe
per
la
nostra
Diffida
per
la
guerra
civile
.
Quello
che
non
possiamo
tuttavia
affatto
tollerare
è
che
il
giornale
popolare
,
in
questo
tumulto
di
collaborazionismo
,
abbia
perduto
siffattamente
la
memoria
,
in
una
precipitosa
autodifesa
del
suo
passato
antibolscevico
,
da
invitarci
a
rileggere
noi
stessi
per
«
arrossire
»
come
rei
di
aver
difeso
noi
,
proprio
noi
l
'
on
.
Nitti
,
caduto
invece
per
merito
dei
popolari
.
I
quali
,
dopo
essersi
opposti
allo
sciopero
ferroviario
,
avevano
dovuto
vedere
i
ferrovieri
bianchi
lasciati
«
in
balia
delle
violenze
e
del
ludibrio
dei
loro
colleghi
rossi
»
,
sotto
«
l
'
onta
di
un
governo
che
revocava
perfino
le
loro
regolari
promozioni
»
.
Eh
!
no
!
L
'
Italia
è
paese
di
memoria
labile
,
ma
non
è
proprio
lecito
di
cambiar
le
carte
.
Eh
!
no
!
La
storia
è
stata
ben
altra
.
E
proprio
la
collezione
dell
'
Idea
Nazionale
sta
a
testimoniare
che
l
'
opposizione
al
governo
di
Nitti
è
stata
costante
,
decisa
,
violenta
,
solo
da
parte
nostra
.
Sta
a
testimoniare
che
noi
non
difendemmo
affatto
l
'
on
.
Nitti
,
anzi
continuammo
a
dargli
addosso
,
quando
i
popolari
,
costituitisi
in
gruppo
dopo
le
elezioni
del
'19
,
debuttarono
facendo
cadere
l'11
maggio
1920
il
gabinetto
Nitti
,
che
ancora
non
li
comprendeva
.
Se
non
che
noi
rimanemmo
,
e
come
!
all
'
opposizione
,
e
invece
i
popolari
,
che
avevano
fatto
cadere
Nitti
solo
per
bramosia
di
potere
,
sabotarono
la
combinazione
Bonomi
,
ed
accettarono
di
perdere
la
loro
verginità
politica
,
andando
proprio
con
Nitti
,
cioè
accettarono
che
le
loro
prime
nozze
al
potere
fossero
coincidenti
con
«
l
'
onta
di
un
governo
che
aveva
revocato
etcetera
etcetera
»
.
Questa
fu
la
fiera
entrata
dei
popolari
nella
vita
ministeriale
,
e
fu
giudicata
da
noi
allora
con
parole
profetiche
,
delle
quali
dovrebbe
arrossire
il
Corriere
d
'
Italia
,
se
il
rossore
è
il
segno
della
castità
e
non
certo
di
un
gruppo
politico
che
,
andato
al
governo
la
prima
volta
con
Nitti
moribondo
(
caduto
subito
nella
ignominia
dell
'
eccidio
del
24
maggio
)
,
è
rimasto
al
governo
con
Giolitti
,
Bonomi
,
Facta
e
vuoi
portare
ora
al
governo
i
patroni
e
i
difensori
delle
«
violenze
e
del
ludibrio
rossi
»
;
i
fautori
costanti
di
un
governo
,
considerato
come
un
'
«
onta
»
.
Questa
è
la
crisi
di
oggi
,
che
si
riconnette
al
periodo
nittiano
,
quando
noi
scrivemmo
,
arrossendo
sì
,
ma
per
amore
all
'
Italia
:
«
soluzioni
messicane
»
!
StampaQuotidiana ,
Gaeta
è
nostra
,
e
non
ha
costato
poco
,
e
fu
una
asprissima
impresa
,
e
lo
attestano
le
fumanti
e
colossali
rovine
dei
tre
bastioni
saltati
in
aria
successivamente
.
La
breccia
era
largamente
aperta
sui
sepolti
cadaveri
e
sulle
vittime
ancor
vive
,
ed
il
generale
Cialdini
poteva
,
profittando
della
costernazione
degli
assediati
,
spingervi
sopra
i
suoi
soldati
e
farla
terribilmente
finita
.
Ma
il
nemico
fece
un
appello
alla
sua
umanità
per
dissotterrare
i
sepolti
vivi
ed
il
cuore
generoso
del
generale
concesse
;
ma
spingendosi
avanti
e
colla
spada
alla
mano
.
Egli
aveva
vinto
ed
il
nemico
non
poté
più
sfuggire
alla
sua
inevitabile
stretta
,
e
concesse
persino
prigioniera
l
'
intera
guarnigione
,
pegno
sino
alle
imminenti
ed
inevitabili
cadute
dei
fortilizi
di
Messina
e
di
Civitella
del
Tronto
.
E
così
il
generale
Cialdini
,
prendendo
Gaeta
,
ha
espugnato
tre
fortezze
.
La
notte
scorsa
egli
ha
avuto
la
soddisfazione
staccandosi
la
sciabola
di
deporla
in
un
angolo
della
torre
d
'
Orlando
.
Onore
al
generale
Cialdini
,
onore
ai
nostri
bravi
soldati
.
Essi
hanno
tutti
quanti
,
sulla
terra
e
sul
mare
,
lungamente
ben
meritato
della
patria
.
Cittadini
,
chi
vuole
concorrere
con
noi
a
dare
una
corona
a
Cialdini
?
È
una
proposizione
che
fu
ieri
fatta
da
molti
,
mentre
i
cento
ed
un
colpi
di
cannone
rallegravano
il
cuore
ed
il
volto
di
tutti
.
Ma
siccome
il
piacere
diviso
è
un
piacere
maggiore
,
e
che
non
si
deve
mai
agire
in
modo
esclusivo
,
così
apriamo
la
sottoscrizione
a
tutti
quelli
che
vorranno
parteciparvi
con
noi
.
Vi
ha
una
condizione
ed
è
quella
di
far
presto
.
Perciò
si
è
creduto
opportuno
di
interpellarne
in
proposito
il
cavaliere
Borani
.
Possiamo
quindi
assicurare
che
la
corona
sarà
fatta
in
giorni
quindici
.
Essa
sarà
di
lauro
e
quercia
in
oro
smaltato
ad
imitazione
del
vero
.
Porterà
sul
nastro
l
'
iscrizione
al
generale
Cialdini
,
con
la
data
della
capitolazione
della
fortezza
.
Se
la
sottoscrizione
eccederà
la
somma
necessaria
al
peso
dell
'
oro
e
fattura
,
si
aggiungerà
nel
mezzo
il
nome
di
Gaeta
in
brillanti
.
Perché
la
cosa
si
faccia
con
soddisfazione
di
tutti
,
ogni
sottoscrittore
riceverà
il
resoconto
stampato
di
tutte
le
somme
ricevute
,
nel
quale
sarà
pure
notato
il
peso
ed
il
costo
della
corona
,
firmato
dal
cav
.
Borani
,
dai
fratelli
Cora
e
dal
Direttore
di
questo
giornale
.
La
corona
sarà
presentata
al
generale
sopra
un
cuscino
bianco
in
seta
,
ricamato
in
oro
.
Essa
rimarrà
prima
esposta
al
pubblico
per
tre
giorni
nelle
vetrine
del
negozio
dei
fratelli
Borani
,
orefici
.
Le
sottoscrizioni
si
ricevono
presso
l
'
uffizio
di
distribuzione
della
Gazzetta
del
Popolo
.
StampaQuotidiana ,
Prima
di
scendere
all
'
esame
della
crisi
nei
suoi
termini
concreti
e
personali
,
è
necessario
esaminarla
,
fuori
del
groviglio
parlamentare
,
nelle
sue
grandi
linee
politiche
,
occorre
cioè
stabilire
i
criteri
direttivi
da
seguire
,
nelle
attuali
contingenze
,
per
giungere
,
dopo
tre
crisi
in
poco
più
di
un
anno
di
vita
della
legislatura
,
alla
costituzione
di
un
governo
forte
e
vitale
.
Di
un
'
apparente
soluzione
della
crisi
,
di
un
governo
cioè
che
avesse
soltanto
il
compito
di
tenere
il
posto
fino
alla
soluzione
definitiva
della
crisi
,
non
si
dovrebbe
più
parlare
.
Ora
sotto
questo
aspetto
integralmente
politico
e
non
grettamente
parlamentare
,
la
crisi
si
presenta
assai
meno
complicata
di
quanto
,
a
prima
vista
,
si
possa
immaginare
.
Avuto
riguardo
alla
distribuzione
delle
forze
parlamentari
,
la
crisi
presenta
tre
soluzioni
possibili
:
o
un
governo
collaborazionista
,
o
con
o
senza
la
partecipazione
diretta
dei
socialisti
al
potere
,
o
un
governo
di
concentrazione
nazionale
,
o
un
governo
equidistante
.
Si
tratta
ora
di
esaminare
queste
tre
soluzioni
possibili
in
confronto
alle
esigenze
politiche
,
a
cui
la
nuova
combinazione
dovrebbe
soddisfare
per
assicurare
un
governo
che
avesse
quella
relativa
stabilità
e
quel
tanto
di
forza
,
che
la
situazione
consente
.
Dobbiamo
subito
scartare
la
terza
ipotesi
,
perché
un
governo
equidistante
sarebbe
,
nelle
circostanze
presenti
,
necessariamente
un
governo
non
vitale
;
ad
esso
cioè
mancherebbe
il
requisito
principale
,
che
oggi
si
richiede
in
qualsiasi
governo
;
quello
di
avere
una
base
parlamentare
sufficiente
.
Esso
potrebbe
trascinarsi
innanzi
qualche
mese
a
furia
di
espedienti
,
ma
non
potrebbe
affrontare
nessuno
dei
grandi
problemi
,
che
incombono
sulla
vita
del
Paese
.
Un
governo
collaborazionista
avrebbe
sì
una
base
parlamentare
sufficiente
,
ma
non
ne
avrebbe
nessuna
nel
Paese
,
dove
i
socialisti
,
col
fallimento
dello
sciopero
generale
antifascista
,
hanno
dato
la
prova
della
loro
impotenza
,
impotenza
che
sarebbe
ancora
maggiore
il
giorno
in
cui
il
Partito
socialista
si
sfasciasse
definitivamente
,
il
che
seguirebbe
immediatamente
all
'
avvento
del
governo
collaborazionista
.
Inoltre
l
'
attività
di
un
simile
governo
si
esaurirebbe
tutta
nello
sforzo
di
mantenersi
al
potere
,
né
vi
potrebbe
riuscire
senza
un
'
opera
di
sistematica
repressione
.
Un
governo
collaborazionista
è
oggi
fatalmente
condannato
ad
essere
un
governo
di
violenza
.
Esso
dovrebbe
imporre
la
propria
esistenza
alla
Nazione
.
Resta
la
terza
ipotesi
:
quella
di
un
gabinetto
di
concentrazione
nazionale
.
Questo
governo
è
il
solo
che
,
oltre
ad
avere
una
base
sufficiente
in
Parlamento
,
potrebbe
tentare
un
'
opera
di
restaurazione
della
legge
,
senza
incontrare
gravi
ostacoli
nel
Paese
.
Un
'
insurrezione
socialista
,
nelle
condizioni
in
cui
è
ora
ridotto
il
Partito
,
non
sarebbe
oggi
da
temere
contro
lo
Stato
.
E
il
Fascismo
,
che
giustamente
dice
di
essersi
sostituito
allo
Stato
assente
nell
'
opera
di
restaurazione
dei
valori
nazionali
,
dovrebbe
necessariamente
rientrare
nell
'
orbita
della
legalità
,
il
giorno
in
cui
un
governo
di
concentrazione
nazionale
,
senza
mire
faziose
,
mostrasse
seriamente
di
voler
riprendere
sul
serio
il
timone
dello
Stato
.
Comunque
,
è
oramai
tempo
che
la
crisi
si
abbia
finalmente
una
soluzione
politica
e
non
puramente
parlamentare
,
cioè
una
soluzione
che
chiuda
realmente
e
non
lasci
praticamente
aperta
la
crisi
.
StampaQuotidiana ,
I
rappresentanti
d
'
Italia
proclameranno
oggi
l
'
unità
della
patria
sotto
lo
scettro
costituzionale
di
Vittorio
Emanuele
.
I
prodigi
di
cui
l
'
Italia
è
stata
teatro
nei
due
anni
trascorsi
hanno
talmente
avvezzi
gli
animi
alle
cose
straordinarie
,
che
questo
grande
atto
che
corona
l
'
edifizio
altro
non
pare
che
il
riconoscimento
d
'
un
fatto
compiuto
.
Per
poterne
apprezzare
tutta
la
maestà
e
l
'
immenso
suo
significato
,
è
forza
che
la
mente
si
riporti
a
qualche
anno
addietro
,
quando
il
regno
d
'
Italia
unita
non
solo
non
era
fra
le
cose
probabili
,
ma
pareva
sogno
di
mente
inferma
o
pio
desiderio
di
utopista
.
Comprenderete
allora
come
nei
secoli
futuri
quel
modesto
palazzo
Carignano
in
cui
la
proclamazione
avrà
luogo
,
sarà
per
ogni
italiano
un
monumento
ben
caro
e
memorabile
.
Il
regno
d
'
Italia
è
un
fatto
compiuto
,
ma
nella
esultanza
di
questo
grande
avvenimento
non
perdete
memoria
dei
secoli
d
'
angoscia
,
del
sangue
sparso
per
elevare
un
tale
edificio
.
Questa
memoria
vi
servirà
di
ammaestramento
per
l
'
avvenire
,
per
non
perdere
il
frutto
di
quel
sangue
.
Questa
memoria
sarà
inoltre
un
atto
di
riconoscenza
ai
generosi
che
sacrificando
la
vita
per
la
patria
e
per
la
libertà
vi
hanno
portati
ad
essere
una
grande
nazione
.
Nato
dal
sangue
di
martiri
,
e
fondato
ad
un
tempo
sulle
tradizioni
gloriose
della
più
antica
Casa
Coronata
d
'
Europa
,
il
regno
d
'
Italia
ha
eguali
elementi
di
progresso
e
di
stabilità
,
di
libertà
e
d
'
ordine
.
Parte
d
'
Europa
può
bensì
considerarlo
con
sentimenti
ostili
,
ma
la
forza
del
nostro
diritto
è
tale
nel
concetto
de
'
popoli
che
quei
sentimenti
debbono
tacere
;
e
il
più
gran
fatto
d
'
innovazione
nell
'
assetto
dell
'
Europa
moderna
si
compie
senza
che
alcuno
si
attenti
di
impugnarlo
colle
armi
.
Ma
passeranno
anni
prima
che
sia
spenta
nei
nostri
nemici
la
speranza
di
poter
rompere
nuovamente
il
fascio
delle
provincie
italiane
,
di
poter
ristabilire
odiate
dinastie
sui
troni
abbattuti
.
Se
l
'
oppressione
fu
consigliera
d
'
unione
agli
Italiani
,
lo
sia
ora
il
pericolo
manifesto
delle
insidie
nemiche
.
Quello
spirito
d
'
unione
si
rivelò
nella
proclamazione
stessa
del
regno
d
'
Italia
.
È
indispensabile
in
una
Camera
una
opposizione
costituzionale
,
ma
in
questa
circostanza
straordinaria
l
'
opposizione
è
inconcepibile
.
A
che
dunque
si
verrebbe
in
campo
con
ammendamenti
come
ne
è
corsa
voce
?
In
ultima
analisi
ogni
membro
della
Camera
voterà
il
progetto
di
legge
nella
forma
in
cui
è
proposto
,
e
allora
perché
opporre
difficoltà
che
non
sono
destinate
ad
aver
un
risultato
?
Sin
da
quando
si
è
stabilito
che
gli
atti
del
Governo
saranno
intestati
in
nome
del
Re
per
divina
provvidenza
e
per
volere
degli
Italiani
anche
coloro
i
quali
vogliono
che
nel
titolo
del
Re
d
'
Italia
l
'
elezione
popolare
sia
fatta
palese
,
hanno
ampia
soddisfazione
senza
pretendere
che
invece
di
Re
d
'
Italia
si
dica
con
espressione
insufficiente
Re
degli
Italiani
.
A
coloro
poi
i
quali
vorrebbero
cogliere
quest
'
occasione
per
sollevare
discussioni
politiche
,
il
signor
Massari
col
proprio
esempio
ha
indicato
un
mezzo
assai
migliore
,
domandando
di
rivolgere
in
tempo
opportuno
interpellanze
al
ministero
sulle
condizioni
interne
delle
provincie
della
Italia
meridionale
.
StampaQuotidiana ,
Nel
numero
precedente
abbiamo
parlato
del
caso
improbabile
in
cui
il
Parlamento
volesse
rendersi
da
se
stesso
impopolarissimo
.
Ma
in
qual
modo
un
Parlamento
si
rende
impopolare
?
Anzi
tutto
col
trattar
male
gli
affari
della
Nazione
.
In
secondo
luogo
col
non
trattarli
né
bene
né
male
,
vale
a
dire
col
perdere
il
tempo
.
Amici
della
presente
maggioranza
,
frutto
della
concordia
nazionale
,
noi
confidiamo
che
essa
non
correrà
mai
pericolo
d
'
impopolarità
pel
primo
di
questi
due
motivi
.
Ma
non
potrebbe
cadervi
pel
secondo
?
Potrebbe
,
pur
troppo
,
se
non
provvede
a
tempo
.
Le
vecchie
provincie
avvezze
a
certe
lentezze
inevitabili
in
qualsiasi
regime
rappresentativo
,
saprebbero
aspettare
senza
stupirsene
e
senza
inquietarsene
.
Ma
nelle
provincie
meridionali
,
siccome
è
estrema
l
'
aspettazione
,
così
sarebbe
più
facilmente
preso
in
mala
parte
il
tardare
di
qualche
risultato
pratico
e
dei
lavori
di
riordinamento
che
s
'
attendono
dalla
Camera
.
Finora
si
sono
fatte
utili
interpellanze
ed
altre
ne
sono
annunziate
.
E
sta
bene
;
purché
si
badi
poi
che
il
troppo
è
troppo
!
Le
interpellanze
che
porgono
l
'
occasione
di
sciorinare
eloquenti
discorsi
portano
la
luce
sopra
certe
quistioni
,
ma
non
riorganizzano
niente
.
Or
bene
,
oramai
ciò
che
più
preme
all
'
Italia
è
un
pronto
ed
efficace
riordinamento
.
Ben
presto
saranno
trascorsi
due
mesi
dacché
la
Camera
è
aperta
,
e
salvo
la
proclamazione
del
Regno
d
'
Italia
,
essa
d
'
altro
non
s
'
è
nutrita
che
d
'
interpellanze
.
Era
cosa
inevitabile
,
lo
sappiamo
;
ma
non
era
intieramente
inevitabile
il
disordine
con
cui
esse
hanno
avuto
luogo
.
Non
era
inevitabile
che
quasi
tutti
gli
oratori
parlassero
per
proprio
conto
senza
un
previo
concerto
col
proprio
partito
che
avrebbe
risparmiate
molte
ripetizioni
,
ed
anche
alcune
dicerie
inutili
.
Non
era
inevitabile
che
per
prendere
una
deliberazione
sopra
quistioni
urgentissime
come
quella
di
Napoli
e
Sicilia
,
si
spendessero
cinque
tornate
.
Mentre
qui
si
discuteva
i
cospiratori
borbonici
a
Napoli
operavano
.
Nei
tempi
normali
e
nei
paesi
da
lungo
tempo
costituiti
,
i
deputati
sono
uomini
di
consiglio
,
e
si
comprende
che
non
procedano
colla
rapidità
degli
uomini
d
'
azione
.
Ma
nelle
presenti
condizioni
d
'
Italia
la
Camera
,
volere
o
non
volere
,
deve
partecipare
assai
delle
qualità
degli
uomini
d
'
azione
;
ed
imitare
ciò
che
Cavour
diceva
della
diplomazia
italiana
che
in
questi
ultimi
tempi
scrisse
poco
ed
operò
molto
.
Così
la
Camera
deve
operar
molto
e
parlar
poco
.
StampaQuotidiana ,
Un
drappello
di
Viterbesi
,
circa
90
a
100
,
si
armò
fuori
della
città
il
giorno
30
settembre
,
marciò
su
Bomarzo
,
lasciando
la
città
di
Viterbo
tranquilla
,
forse
per
non
promuovere
un
immediato
intervento
delle
truppe
italiane
;
a
Bomarzo
,
col
concorso
dell
'
intera
popolazione
,
proclamò
il
governo
nazionale
.
Nello
stesso
giorno
alle
3
pom
.
gli
insorti
si
impossessarono
delle
porte
della
città
di
Acquapendente
,
mentre
i
carabinieri
pontifici
si
ritiravano
in
caserma
,
ed
ivi
resistettero
sino
ad
essere
fatti
prigionieri
.
Gli
insorti
s
'
impossessarono
della
cassa
erariale
,
e
ingrossati
,
marciarono
lasciando
in
Acquapendente
istituito
il
governo
nazionale
.
L
'
insurrezione
delle
provincie
romane
è
certa
,
generale
.
Si
aspettano
notizie
di
Roma
,
ove
il
fermento
si
fa
ognor
più
vivo
.
Le
truppe
al
confine
dànno
segni
evidenti
di
simpatia
al
movimento
,
talché
una
repressione
allo
slancio
nazionale
,
in
soccorso
di
Roma
,
si
rende
ognora
più
difficile
,
anzi
impossibile
.
Le
notizie
di
dilatazione
del
movimento
insurrezionale
proseguirono
e
proseguono
ad
arrivare
telegraficamente
al
governo
dalla
frontiera
.
La
proporzione
delle
camicie
rosse
sinora
si
conosceva
minima
nella
forza
insurrezionale
,
talché
è
evidente
il
fondo
locale
,
quando
pure
dimenticassimo
che
molti
cittadini
delle
provincie
romane
la
indossavano
essi
stessi
nelle
file
dei
volontari
,
sempre
e
recentemente
nella
campagna
del
1866
.
È
stata
aperta
una
sottoscrizione
per
soccorrere
i
feriti
.
Nessun
uomo
di
cuore
mancherà
all
'
appello
.
StampaQuotidiana ,
Il
movimento
romano
non
si
allarga
solamente
negli
Stati
detti
Pontifici
,
ma
si
ripercuote
anche
nell
'
interno
del
Regno
con
crescente
intensità
.
Il
numero
dei
volontari
che
sarebbero
pronti
a
partire
,
ove
non
s
'
opponesse
la
mancanza
d
'
armi
e
di
mezzi
,
già
supera
di
molto
le
migliaia
nel
solo
Piemonte
.
Al
nostro
uffizio
è
come
una
processione
continua
benché
più
volte
abbiamo
ripetuto
che
non
si
fanno
arruolamenti
né
pubblici
né
clandestini
,
e
che
alla
rivoluzione
romana
non
sono
gli
uomini
che
manchino
,
ma
solo
le
armi
e
i
denari
.
Noi
siamo
lieti
di
questo
entusiasmo
,
ma
dobbiamo
ripetere
che
non
facciamo
spedizione
alcuna
di
volontari
,
e
che
quindi
è
inutile
rivolgersi
a
noi
.
Noi
teniamo
ordine
di
mandare
soccorsi
di
denaro
e
di
ripetere
che
partano
quelli
soltanto
i
quali
possano
disporre
di
mezzi
propri
.
Gli
altri
aspettino
per
non
correre
il
rischio
di
far
sciupare
inutilmente
i
mezzi
limitati
di
cui
il
Comitato
può
disporre
.
Il
mezzo
più
efficace
di
aiutare
gli
insorti
sta
nel
denaro
.
Chiunque
sorga
promotore
di
sottoscrizioni
e
ne
spedisca
l
'
importo
al
Comitato
Centrale
ha
ben
meritato
dell
'
insurrezione
.
Importantissima
sotto
questo
aspetto
è
la
parte
che
molti
Municipi
vanno
prendendo
alla
sottoscrizione
nazionale
.
Né
trattasi
già
di
Municipi
secondari
,
ma
anche
di
illustri
città
come
Brescia
,
Cremona
,
ed
altre
.
Siccome
l
'
esempio
sarà
imitato
,
il
governo
del
Re
si
troverà
di
fronte
ad
una
agitazione
di
nuovo
genere
,
ad
una
dimostrazione
d
'
una
imponenza
eccezionale
.
La
sottoscrizione
è
pei
feriti
,
dunque
non
porge
alcun
pretesto
ad
un
divieto
a
termini
di
legge
.
Ma
il
significato
dell
'
atto
patriottico
resta
intiero
,
ed
è
tale
manifestazione
dell
'
opinione
pubblica
,
che
il
governo
italiano
se
fosse
bene
ispirato
dovrebbe
essere
già
a
Roma
.
Non
diremo
altro
per
ora
.
La
grande
dimostrazione
è
appena
sull
'
esordire
,
ed
è
già
divenuta
gigante
.
Precorrere
e
guidare
od
essere
rimorchiato
,
ecco
l
'
alternativa
che
si
para
dinanzi
al
governo
italiano
!
Precorra
!
Il
movimento
romano
non
può
e
non
deve
abortire
,
e
a
nessun
patto
abortirà
.
Lo
ripetiamo
adunque
:
o
precorrere
con
lode
,
od
essere
rimorchiato
con
danno
.
Cavour
non
avrebbe
esitato
.