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IL PROBLEMA CENTRALE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Con un discorso preciso e fermo , tenuto nella sede della sezione nazionalista di Milano , e che i nostri lettori conoscono , l ' on . Stefano Benni anticipava qualche giorno fa il manifesto che oggi l ' Alleanza economica parlamentare , di cui egli è autorevole partecipante rivolge al paese . Non è senza significato che nazionalisti abbiano sollecitato da un tecnico che vede chiaro in politica , come l ' on . Benni , una illustrazione del problema centrale dello Stato ; e che , parlando a nazionalisti , il deputato dell ' Alleanza economica parlamentare sia stato tratto , dopo una inesorabile disamina del deficit statale e particolarmente di quello ferroviario , ad una decisa conclusione politica , appunto quella che i nazionalisti hanno da più di un anno affermata , l ' opposizione al collaborazionismo socialista . Non è senza significato , perché è propria del nazionalismo la valorizzazione antidemagogica dei fattori della produzione del presente sistema economico , posta già al principio della nostra più che decennale propaganda ; e perché non può trarsi da un esame , come quello compiuto dall ' on . Benni , altra conclusione politicamente onesta e leale , che quella da noi patrocinata . Infatti il deficit più preoccupante è appunto quello che deriva dal socialismo di Stato , che i partiti al potere hanno per un ventennio adottato , scontando anticipatamente , a danno del paese , quella collaborazione che oggi si vorrebbe soltanto per ragioni di polizia . Il collaborazionismo socialista è però non solo in contraddizione repugnante col rivoluzionarismo di ieri ; non solo in ritardo per la stessa decomposizione del partito e della Confederazione del Lavoro ; ma anche e soprattutto in contrasto aperto con l ' esperienza disastrosa accumulata in questi anni di politica socialista per procura . Se si parlasse seriamente di collaborazionismo e cioè di un programma collaborazionista , e non del piacere di vedere Treves e Modigliani sottomessi a fare i ministri della Monarchia ( bel guadagno ! ) , o di acquistare note capacità e illibatezze come Dugoni e Vacirca , o di creare una più numerosa compagnia di ventura all ' on . Nitti , o di soddisfare la demagogia popolare degli onorevoli Mauri e Miglioli ; se si parlasse della politica da fare con i socialisti , si vedrebbe che questa è stata già fatta e con pessimi risultati . Non esiste però alcun margine per quel collaborazionismo riformistico , col quale i socialisti dovrebbero giustificare la loro partecipazione al potere . E l ' on . Labriola ne ha fatta anch ' egli in questi ultimi tempi , ampia dimostrazione . Esiste invece una necessità urgente , dominante , quella di obbedire all ' esperienza ormai chiara , e opporsi non solo alla continuazione del socialismo di Stato , ma restituire lo Stato alle sue funzioni essenziali , che non adempie , liberandolo dai deficit che lo opprimono , come vuole l ' Alleanza economica parlamentare . E questa necessità , come ha riconosciuto l ' on . Benni nel suo discorso di Milano , è nettamente anticollaborazionistica . Il problema centrale oggi è economico - finanziario . Esso è cioè antiriformistico , antiparlamentaristico , e però anticollaborazionistico . Non si può continuare nell ' inganno demagogico delle « audaci riforme » , cui troppi partiti partecipano ; non si può indulgere alle combinazioni parlamentari per fare e disfare gabinetti ; quando non si riesce nemmeno a cristallizzare il deficit , perché si continua appunto in quella politica che ha provocato e alimentato il deficit finanziario e determinata la paralisi economica . Riconoscere come problema centrale quello indicato dall ' Alleanza economica parlamentare e rifiutare il collaborazionismo è un atto solo di indispensabile lealtà politica . Non nuovo per noi , anzi definito fin dal nostro primo definirci nell ' anteguerra , quando ci schierammo risolutamente contro il socialismo di Stato , di cui profetammo i danni . E così ancora una volta tutta la falsa , calunniosa propaganda rivolta contro il nazionalismo , accusato di reazione , di cecità conservatrice verso la luce del riformismo audace , di grettezza incomprensiva dei « tempi nuovi » , è dimostrata essere quello che è sempre stata : frutto di ignoranza bestiale e di fatua chiacchiera demagogica . Noi avevamo veduto tempestivamente , nella sua unità politico - economica , il problema centrale , che oggi è confessato nelle stesse miserie del collaborazionismo , denunziato da un gruppo di deputati di varie parti della Camera , perché affiora , fra le illusioni demagogiche , in una tragica evidenza di cifre .
StampaQuotidiana ,
Che cosa si vuole ? C ' è ancora un barlume di coscienza politica , nazionale , nei crisaioli di sinistra , soprattutto democratici e popolari ? Dobbiamo credere di no ; ma dobbiamo anche parlar chiaro a costoro , se questa è ora di responsabilità . Dobbiamo credere di no , perché quando sabato il deputato nazionalista Suvich pronunciava il primo discorso consapevole , animoso , sul problema centrale di oggi : quello economico - finanziario ; e sui banchi di sinistra e di estrema si parlottava e si congiurava per tentare un ridicolo colpo da convenzione sugli infortuni patiti dalle suppellettili dell ' on . Miglioli ; l ' on . Turati , che pur dovrebbe almeno rispettare in se stesso la qualità di vecchio parlamentare , si restituì invece alla funzione di scimpanzè socialista , borbottando nella barba , rivolto al deputato Suvich : Quel signore ci disturba . Ebbene sembra che non soltanto l ' on . Turati e i suoi sozii collaborazionisti siano ridotti a questo abbrutimento di speculazione parlamentare , esemplarmente rappresentato da Menè Modigliani . No . Partecipano ad esso troppi altri . E troppi altri « sinistri » , con lo scudo crociato e senza , sotto la gragnuola dei colpi che la socialdemocrazia riceve , in Italia e fuori , ripetono ad ogni ammonimento di politica estera , di politica finanziaria , di politica interna : Quel signore ci disturba . E « quel signore » è la storia , è l ' esperienza , è la reazione delle leggi immutabili della vita contro l ' intollerabile demagogia . « Quel signore » è l ' America , che ha liquidato il vilsonismo in un regime di casa di salute e ha rifiutato ogni accostamento con la Russia bolscevica , perché bolscevica . « Quel signore » è l ' Europa , che liquida nelle relazioni internazionali e nell ' assetto di ciascun paese tutte le falsità rivoluzionarie e si irrigidisce in una difesa nazionale e imperiale . « Quel signore » è la stessa Russia , che , soppresso di fatto il comunismo , si vale dell ' etichetta del regime per tentare una politica aggressiva al capitalismo europeo e mondiale , irridendo a tutte le formule della socialdemocrazia internazionale , scodinzolante fino a ieri intorno al bolscevismo di Mosca e a quello importato in casa . « Quel signore » è l ' Italia che ha difesa la vittoria dall ' assalto più pericoloso , da quello del nemico interno ; è la Nazione che si è restituita alla coscienza dello sforzo compiuto con la guerra e con la vittoria . « Quel signore » è il fallimento della politica del socialismo di Stato , indicato in cifre insopprimibili . « Quel signore » è il crollo di tutta l ' impostura socialista del dopo guerra , che si frantuma nella fine del monopolio proletario , nel mostruoso ridicolo delle amministrazioni comunali e provinciali sboccanti nel fallimento e nella latitanza degli amministratori , in episodi quotidiani di esosità sopraffattrici o vigliacche . Tutto questo , che è la confessione quotidiana della demagogia socialdemocratica , tutto questo disturba . Il mondo va a destra . L ' Italia , che ha pagato a caro prezzo , dilapidando la vittoria , il donchisciottismo socialdemocratico e l ' esperimento bolscevico ; che ha sofferto in beni morali e materiali ; l ' Italia vuoi fermarsi su questa china sinistra . E il paese punta i piedi per non inabissarsi . Ebbene tutto ciò disturba . Disturba , perché bisogna sopprimere la storia , l ' esperienza , la volontà , con la congiura parlamentare , soltanto parlamentare . Perché proprio oggi che la politica socialista o voluta dai socialisti è in bancarotta fraudolenta , proprio oggi che i socialisti stessi sono costretti a ridursi in Montecitorio , perché dietro di loro hanno il partito in brandelli e le organizzazioni in sfacelo ; proprio oggi la speculazione della borsa di Montecitorio vuol portare alla quotazione , col collaborazionismo , questi titoli screditati . La speculazione non soltanto socialista , ma la speculazione di tutti i sinistri . E allora noi domandiamo ai crisaioli democratici e popolari se essi hanno coscienza della violenza , che si vuol tentare , di questa massima delle violenze che si vuoi tentare della Camera sul paese . Noi domandiamo a costoro , che sopprimono differenze di programmi e di indirizzi ; che osano , alcuni , parlare anche a nome della coscienza cattolica italiana ; che ignorano tutte le necessità italiane di restaurazione internazionale e nazionale , mettendo innanzi propositi di falsa pacificazione ; se essi non sentono essere questa , che essi vogliono , la massima provocazione . Contro cui si rivolta la vera sofferenza , la vera sensibilità , la vera intelligenza della Nazione . Noi domandiamo se coloro , che di fronte alla tirannia rossa tacevano e curvavano vilissimamente la schiena perché i colpi cadessero con minor forza , e che oggi , di fronte alla riscossa nazionale , fingono tanto orrore di guerra civile , solo perché , al tempo della sopraffazione bolscevica , di guerra civile non parlavano , avendo rinunziato alla lotta , avendo consegnato lo Stato e mostrandosi disposti a consegnare anche la Monarchia ; noi domandiamo se coloro che così parlano , sanno , nella loro smania di crisi che nasconde poi , con lo scudo crociato o senza , tante piccole ambizioni personali di promozioni a ministri e sottosegretari ; sanno che cosa può essere domani questa crisi di provocazione e di violenza , di vera sfida alle forze giovani e sane della Nazione . E domandiamo se proprio debbano andare direttamente o per procura al potere , coloro che una volta si vantavano capi di masse , e ora sono rifugiati a Montecitorio , come in un asilo , dopo aver disertato il loro posto di lotta e di responsabilità . I democratici , che non hanno ancora smarrita del tutto la coscienza nazionale nel servilismo socialista ; i popolari che non hanno soffocato in una torbida demagogia il senso di responsabilità , e in un abbrutimento di contingenza parlamentare il senso di una continuità di vita superiore , guardino ancora a questa realtà . Non facciano questione di ministero , come non facciamo noi . Guardino ad altro . Perché la crisi nazionale , che è nella sua fase di chiarificazione e di assestamento , potrebbe diventare guerra civile , solo se si tentasse di sopraffarlo con una crisi parlamentare , di cui del resto gli stessi fautori , pronti alla miserabile congiura quotidiana , e alla gherminella di fine di seduta , non posseggono affatto il controllo , privi come sono di effettivi propositi comuni e della scelta di un capo , che sia , non che capo di governo , almeno capo della loro masnada .
MODELLO: 1898 ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
L ' anormalità permanente della situazione parlamentare , dovuta a cause non attuali , ma remote che si riferiscono alla composizione originaria della Camera stessa , si è acutizzata in seguito alle scenate di sabato scorso . Così che voci di crisi sono già cominciate a circolare e , insieme con le voci di crisi , anche i nomi dei preconizzati successori . Sono i soliti nomi di eminenti parlamentari , che riscuotono le simpatie di tutti i partiti e che ciascun partito vorrebbe monopolizzare per proprio conto ; ragion per cui , alla stretta dei conti , devono cedere il posto a personalità di statura minore . Ma quale che sia la sorte imminente del gabinetto attuale , e quali che siano gli uomini che eventualmente potrebbero essere chiamati a comporre il nuovo gabinetto , noi contestiamo recisamente , che l ' attuale situazione politica possa essere superata mediante una nuova combinazione ministeriale e che , attraverso una crisi ministeriale , si possa sboccare ad una situazione radicalmente diversa dalla presente . La situazione nuova , auspicata non soltanto dai socialisti ma anche da molti popolari e dagli elementi più torbidi dell ' assemblea , dovrebbe essere caratterizzata dall ' esclusione dei ministri di Destra dal governo , e dal passaggio della stessa Destra all ' opposizione . Ma il passaggio della Destra all ' opposizione vorrebbe dire la guerra civile nel Paese . Un ministero contro la Destra sarebbe necessariamente un ministero di violenza . La coscienza pubblica non giudicherebbe diversamente e gli stessi socialisti non concepiscono diversamente un governo diretto a combattere con tutte le armi la volontà manifesta del Paese , che si va orientando verso destra . L ' on . Canepa lo ha detto assai efficacemente : si vuole un governo che , con gli stati d ' assedio e i tribunali militari , riduca al dovere i partiti nazionali , un governo modello 1898 . L ' on . Canepa ha perfettamente ragione ; un governo senza la Destra e contro la Destra non potrebbe essere un governo di tipo diverso . Ora quale delle personalità parlamentari , di cui si fanno i nomi , sarebbe disposto a assumersi la responsabilità di formare un governo di questo genere ? Giolitti , De Nicola , Orlando ? Non li vediamo . Ci sarebbe soltanto l ' on . Nitti , ma Nitti presenta in confronto degli altri nomi l ' inconveniente di non salvare neppure le apparenze , di non potere neppure dissimulare il proposito liberticida del nuovo Governo antinazionale . Il suo stesso nome è un programma di guerra civile . E allora ? Allora è evidente che nessuna combinazione nuova è possibile , che sia capace di realizzare il programma che sta a cuore agli elementi antinazionali . Qualunque altro governo non può che avere il programma del presente ministero : il programma cioè di tenere ferma l ' autorità dello Stato contro le esorbitanze di tutti i partiti , senza ricorrere a provvedimenti straordinari ed anticostituzionali , e di giungere a ristabilire l ' ordine , attraverso la pacificazione degli animi , non attraverso la guerra civile .
StampaQuotidiana ,
La cronaca parlamentare continua a darci ragione . Mentre si dovrebbe cercare di chiarire le responsabilità politiche e di rispettare quello che resta delle norme parlamentari , i gruppi che hanno sollecitata la crisi esibiscono , nella loro smania , la loro crisi di irresponsabilità . Incapaci di definire una volontà comune , anche e soprattutto i popolari divisi da tendenze e da ambizioni ; incapaci di assumere una netta responsabilità politica , essi hanno patrocinato la perpetuazione di una procedura , già inaugurata in crisi precedenti , già giudicata e condannata dalla Corona , quando l ' on . Bonomi , dimessosi per le stesse inqualificabili e irresponsabili manovre di gruppi , fu rimandato dal Re alla Camera per affrontare la discussione e il voto . La cronaca di ieri è la riprova di quello che abbiamo scritto in questi giorni , non per difendere il gabinetto , ma per bollare la « manovra » , tempestivamente denunziata dall ' on . Federzoni , sabato sera sull ' oramai repugnante episodio Miglioli . Non c ' è più alcun pudore . Si buttano via o si calpestano gli stessi « immortali » principii . Eccoli tutti in combutta , gli antireazionari , coloro che hanno orrore della Destra , i fautori della libertà , socialisti e filosocialisti , a predicare nei corridoi il ritorno al '98 arrovesciato , agli stati d ' assedio ; ma anche a patrocinare il silenzio nell ' aula , il seppellimento senza discussione del ministero , la livragazione viscida , anche per non ritornare sull ' ultima origine della crisi : la « casa paterna » dell ' on . Miglioli ridotta a casa di fitto ! Eccoli gli antireazionarii , i tempinuovisti a ripatrocinare le crisi extraparlamentari , a domandare semplicemente la caduta di un ministero , per farne un altro , senza dichiarare il proprio programma . Perché il programma è inconfessabile . Così , mentre la collaborazionista Giustizia chiama retoricamente il Parlamento baluardo della libertà , la giornata di ieri ha , quali che potranno essere gli eventi , suggellato per sempre la miseria della sconcia manovra , inscenata da sabato , col tentativo di annullare la stessa superstite dignità del Parlamento nell ' impostura d ' un episodio gettato nell ' aula ; nell ' intrigo di corridoio sollevato a giudizio politico , per decidere sulla vita di un ministero e intimargli le dimissioni con una procedura messicana . Ma non basta . Gli antireazionari , i difensori della legge , i tempinuovisti , i pacificatori non guardano pel sottile . E se i comunisti e comitati irresponsabili di Alleanze di Lavoro e squadre di arditi del popolo si gettano nelle avventure dello sciopero generale e tentano una riscossa per proprio conto e per conto di stranieri , facciano pure in questo momento . Tutto fa materia . È tanto di guadagnato per la causa collaborazionistica , per le intese del collaborazionista Modigliani , del popolare Mauri , del riformista Celli , del nittiano Falcioni e di altri illustri e benemeriti rappresentanti della responsabilità politica italiana . Se questo ricatto turbolento che si tenta di fuori è fatto da coloro che , tutti i giorni , sui loro quotidiani , accusano con estrema violenza i collaborazionisti , li chiamano traditori e venduti , e dichiarano di volere la dittatura comunista contro le combinazioni parlamentari , non fa nulla . Intanto è bene approfittarne . L ' alfonsismo dei nittiani ha fatto scuola . Così tra la speculazione , l ' irresponsabilità e il ricatto matura la crisi , con i connotati che quotidianamente noi le segniamo . E poiché quotidianamente i fatti ci danno ragione , anche e soprattutto quelli compiuti dai nostri avversari , non ci sorprendiamo affatto che il Corriere d ' Italia divenuto sempre più sinistro , abbia perduto le staffe per la nostra Diffida per la guerra civile . Quello che non possiamo tuttavia affatto tollerare è che il giornale popolare , in questo tumulto di collaborazionismo , abbia perduto siffattamente la memoria , in una precipitosa autodifesa del suo passato antibolscevico , da invitarci a rileggere noi stessi per « arrossire » come rei di aver difeso noi , proprio noi l ' on . Nitti , caduto invece per merito dei popolari . I quali , dopo essersi opposti allo sciopero ferroviario , avevano dovuto vedere i ferrovieri bianchi lasciati « in balia delle violenze e del ludibrio dei loro colleghi rossi » , sotto « l ' onta di un governo che revocava perfino le loro regolari promozioni » . Eh ! no ! L ' Italia è paese di memoria labile , ma non è proprio lecito di cambiar le carte . Eh ! no ! La storia è stata ben altra . E proprio la collezione dell ' Idea Nazionale sta a testimoniare che l ' opposizione al governo di Nitti è stata costante , decisa , violenta , solo da parte nostra . Sta a testimoniare che noi non difendemmo affatto l ' on . Nitti , anzi continuammo a dargli addosso , quando i popolari , costituitisi in gruppo dopo le elezioni del '19 , debuttarono facendo cadere l'11 maggio 1920 il gabinetto Nitti , che ancora non li comprendeva . Se non che noi rimanemmo , e come ! all ' opposizione , e invece i popolari , che avevano fatto cadere Nitti solo per bramosia di potere , sabotarono la combinazione Bonomi , ed accettarono di perdere la loro verginità politica , andando proprio con Nitti , cioè accettarono che le loro prime nozze al potere fossero coincidenti con « l ' onta di un governo che aveva revocato etcetera etcetera » . Questa fu la fiera entrata dei popolari nella vita ministeriale , e fu giudicata da noi allora con parole profetiche , delle quali dovrebbe arrossire il Corriere d ' Italia , se il rossore è il segno della castità e non certo di un gruppo politico che , andato al governo la prima volta con Nitti moribondo ( caduto subito nella ignominia dell ' eccidio del 24 maggio ) , è rimasto al governo con Giolitti , Bonomi , Facta e vuoi portare ora al governo i patroni e i difensori delle « violenze e del ludibrio rossi » ; i fautori costanti di un governo , considerato come un ' « onta » . Questa è la crisi di oggi , che si riconnette al periodo nittiano , quando noi scrivemmo , arrossendo sì , ma per amore all ' Italia : « soluzioni messicane » !
StampaQuotidiana ,
Gaeta è nostra , e non ha costato poco , e fu una asprissima impresa , e lo attestano le fumanti e colossali rovine dei tre bastioni saltati in aria successivamente . La breccia era largamente aperta sui sepolti cadaveri e sulle vittime ancor vive , ed il generale Cialdini poteva , profittando della costernazione degli assediati , spingervi sopra i suoi soldati e farla terribilmente finita . Ma il nemico fece un appello alla sua umanità per dissotterrare i sepolti vivi ed il cuore generoso del generale concesse ; ma spingendosi avanti e colla spada alla mano . Egli aveva vinto ed il nemico non poté più sfuggire alla sua inevitabile stretta , e concesse persino prigioniera l ' intera guarnigione , pegno sino alle imminenti ed inevitabili cadute dei fortilizi di Messina e di Civitella del Tronto . E così il generale Cialdini , prendendo Gaeta , ha espugnato tre fortezze . La notte scorsa egli ha avuto la soddisfazione staccandosi la sciabola di deporla in un angolo della torre d ' Orlando . Onore al generale Cialdini , onore ai nostri bravi soldati . Essi hanno tutti quanti , sulla terra e sul mare , lungamente ben meritato della patria . Cittadini , chi vuole concorrere con noi a dare una corona a Cialdini ? È una proposizione che fu ieri fatta da molti , mentre i cento ed un colpi di cannone rallegravano il cuore ed il volto di tutti . Ma siccome il piacere diviso è un piacere maggiore , e che non si deve mai agire in modo esclusivo , così apriamo la sottoscrizione a tutti quelli che vorranno parteciparvi con noi . Vi ha una condizione ed è quella di far presto . Perciò si è creduto opportuno di interpellarne in proposito il cavaliere Borani . Possiamo quindi assicurare che la corona sarà fatta in giorni quindici . Essa sarà di lauro e quercia in oro smaltato ad imitazione del vero . Porterà sul nastro l ' iscrizione al generale Cialdini , con la data della capitolazione della fortezza . Se la sottoscrizione eccederà la somma necessaria al peso dell ' oro e fattura , si aggiungerà nel mezzo il nome di Gaeta in brillanti . Perché la cosa si faccia con soddisfazione di tutti , ogni sottoscrittore riceverà il resoconto stampato di tutte le somme ricevute , nel quale sarà pure notato il peso ed il costo della corona , firmato dal cav . Borani , dai fratelli Cora e dal Direttore di questo giornale . La corona sarà presentata al generale sopra un cuscino bianco in seta , ricamato in oro . Essa rimarrà prima esposta al pubblico per tre giorni nelle vetrine del negozio dei fratelli Borani , orefici . Le sottoscrizioni si ricevono presso l ' uffizio di distribuzione della Gazzetta del Popolo .
StampaQuotidiana ,
Prima di scendere all ' esame della crisi nei suoi termini concreti e personali , è necessario esaminarla , fuori del groviglio parlamentare , nelle sue grandi linee politiche , occorre cioè stabilire i criteri direttivi da seguire , nelle attuali contingenze , per giungere , dopo tre crisi in poco più di un anno di vita della legislatura , alla costituzione di un governo forte e vitale . Di un ' apparente soluzione della crisi , di un governo cioè che avesse soltanto il compito di tenere il posto fino alla soluzione definitiva della crisi , non si dovrebbe più parlare . Ora sotto questo aspetto integralmente politico e non grettamente parlamentare , la crisi si presenta assai meno complicata di quanto , a prima vista , si possa immaginare . Avuto riguardo alla distribuzione delle forze parlamentari , la crisi presenta tre soluzioni possibili : o un governo collaborazionista , o con o senza la partecipazione diretta dei socialisti al potere , o un governo di concentrazione nazionale , o un governo equidistante . Si tratta ora di esaminare queste tre soluzioni possibili in confronto alle esigenze politiche , a cui la nuova combinazione dovrebbe soddisfare per assicurare un governo che avesse quella relativa stabilità e quel tanto di forza , che la situazione consente . Dobbiamo subito scartare la terza ipotesi , perché un governo equidistante sarebbe , nelle circostanze presenti , necessariamente un governo non vitale ; ad esso cioè mancherebbe il requisito principale , che oggi si richiede in qualsiasi governo ; quello di avere una base parlamentare sufficiente . Esso potrebbe trascinarsi innanzi qualche mese a furia di espedienti , ma non potrebbe affrontare nessuno dei grandi problemi , che incombono sulla vita del Paese . Un governo collaborazionista avrebbe sì una base parlamentare sufficiente , ma non ne avrebbe nessuna nel Paese , dove i socialisti , col fallimento dello sciopero generale antifascista , hanno dato la prova della loro impotenza , impotenza che sarebbe ancora maggiore il giorno in cui il Partito socialista si sfasciasse definitivamente , il che seguirebbe immediatamente all ' avvento del governo collaborazionista . Inoltre l ' attività di un simile governo si esaurirebbe tutta nello sforzo di mantenersi al potere , né vi potrebbe riuscire senza un ' opera di sistematica repressione . Un governo collaborazionista è oggi fatalmente condannato ad essere un governo di violenza . Esso dovrebbe imporre la propria esistenza alla Nazione . Resta la terza ipotesi : quella di un gabinetto di concentrazione nazionale . Questo governo è il solo che , oltre ad avere una base sufficiente in Parlamento , potrebbe tentare un ' opera di restaurazione della legge , senza incontrare gravi ostacoli nel Paese . Un ' insurrezione socialista , nelle condizioni in cui è ora ridotto il Partito , non sarebbe oggi da temere contro lo Stato . E il Fascismo , che giustamente dice di essersi sostituito allo Stato assente nell ' opera di restaurazione dei valori nazionali , dovrebbe necessariamente rientrare nell ' orbita della legalità , il giorno in cui un governo di concentrazione nazionale , senza mire faziose , mostrasse seriamente di voler riprendere sul serio il timone dello Stato . Comunque , è oramai tempo che la crisi si abbia finalmente una soluzione politica e non puramente parlamentare , cioè una soluzione che chiuda realmente e non lasci praticamente aperta la crisi .
TORINO, 13 MARZO ( - , 1861 )
StampaQuotidiana ,
I rappresentanti d ' Italia proclameranno oggi l ' unità della patria sotto lo scettro costituzionale di Vittorio Emanuele . I prodigi di cui l ' Italia è stata teatro nei due anni trascorsi hanno talmente avvezzi gli animi alle cose straordinarie , che questo grande atto che corona l ' edifizio altro non pare che il riconoscimento d ' un fatto compiuto . Per poterne apprezzare tutta la maestà e l ' immenso suo significato , è forza che la mente si riporti a qualche anno addietro , quando il regno d ' Italia unita non solo non era fra le cose probabili , ma pareva sogno di mente inferma o pio desiderio di utopista . Comprenderete allora come nei secoli futuri quel modesto palazzo Carignano in cui la proclamazione avrà luogo , sarà per ogni italiano un monumento ben caro e memorabile . Il regno d ' Italia è un fatto compiuto , ma nella esultanza di questo grande avvenimento non perdete memoria dei secoli d ' angoscia , del sangue sparso per elevare un tale edificio . Questa memoria vi servirà di ammaestramento per l ' avvenire , per non perdere il frutto di quel sangue . Questa memoria sarà inoltre un atto di riconoscenza ai generosi che sacrificando la vita per la patria e per la libertà vi hanno portati ad essere una grande nazione . Nato dal sangue di martiri , e fondato ad un tempo sulle tradizioni gloriose della più antica Casa Coronata d ' Europa , il regno d ' Italia ha eguali elementi di progresso e di stabilità , di libertà e d ' ordine . Parte d ' Europa può bensì considerarlo con sentimenti ostili , ma la forza del nostro diritto è tale nel concetto de ' popoli che quei sentimenti debbono tacere ; e il più gran fatto d ' innovazione nell ' assetto dell ' Europa moderna si compie senza che alcuno si attenti di impugnarlo colle armi . Ma passeranno anni prima che sia spenta nei nostri nemici la speranza di poter rompere nuovamente il fascio delle provincie italiane , di poter ristabilire odiate dinastie sui troni abbattuti . Se l ' oppressione fu consigliera d ' unione agli Italiani , lo sia ora il pericolo manifesto delle insidie nemiche . Quello spirito d ' unione si rivelò nella proclamazione stessa del regno d ' Italia . È indispensabile in una Camera una opposizione costituzionale , ma in questa circostanza straordinaria l ' opposizione è inconcepibile . A che dunque si verrebbe in campo con ammendamenti come ne è corsa voce ? In ultima analisi ogni membro della Camera voterà il progetto di legge nella forma in cui è proposto , e allora perché opporre difficoltà che non sono destinate ad aver un risultato ? Sin da quando si è stabilito che gli atti del Governo saranno intestati in nome del Re per divina provvidenza e per volere degli Italiani anche coloro i quali vogliono che nel titolo del Re d ' Italia l ' elezione popolare sia fatta palese , hanno ampia soddisfazione senza pretendere che invece di Re d ' Italia si dica con espressione insufficiente Re degli Italiani . A coloro poi i quali vorrebbero cogliere quest ' occasione per sollevare discussioni politiche , il signor Massari col proprio esempio ha indicato un mezzo assai migliore , domandando di rivolgere in tempo opportuno interpellanze al ministero sulle condizioni interne delle provincie della Italia meridionale .
TORINO, 9 APRILE ( - , 1861 )
StampaQuotidiana ,
Nel numero precedente abbiamo parlato del caso improbabile in cui il Parlamento volesse rendersi da se stesso impopolarissimo . Ma in qual modo un Parlamento si rende impopolare ? Anzi tutto col trattar male gli affari della Nazione . In secondo luogo col non trattarli né bene né male , vale a dire col perdere il tempo . Amici della presente maggioranza , frutto della concordia nazionale , noi confidiamo che essa non correrà mai pericolo d ' impopolarità pel primo di questi due motivi . Ma non potrebbe cadervi pel secondo ? Potrebbe , pur troppo , se non provvede a tempo . Le vecchie provincie avvezze a certe lentezze inevitabili in qualsiasi regime rappresentativo , saprebbero aspettare senza stupirsene e senza inquietarsene . Ma nelle provincie meridionali , siccome è estrema l ' aspettazione , così sarebbe più facilmente preso in mala parte il tardare di qualche risultato pratico e dei lavori di riordinamento che s ' attendono dalla Camera . Finora si sono fatte utili interpellanze ed altre ne sono annunziate . E sta bene ; purché si badi poi che il troppo è troppo ! Le interpellanze che porgono l ' occasione di sciorinare eloquenti discorsi portano la luce sopra certe quistioni , ma non riorganizzano niente . Or bene , oramai ciò che più preme all ' Italia è un pronto ed efficace riordinamento . Ben presto saranno trascorsi due mesi dacché la Camera è aperta , e salvo la proclamazione del Regno d ' Italia , essa d ' altro non s ' è nutrita che d ' interpellanze . Era cosa inevitabile , lo sappiamo ; ma non era intieramente inevitabile il disordine con cui esse hanno avuto luogo . Non era inevitabile che quasi tutti gli oratori parlassero per proprio conto senza un previo concerto col proprio partito che avrebbe risparmiate molte ripetizioni , ed anche alcune dicerie inutili . Non era inevitabile che per prendere una deliberazione sopra quistioni urgentissime come quella di Napoli e Sicilia , si spendessero cinque tornate . Mentre qui si discuteva i cospiratori borbonici a Napoli operavano . Nei tempi normali e nei paesi da lungo tempo costituiti , i deputati sono uomini di consiglio , e si comprende che non procedano colla rapidità degli uomini d ' azione . Ma nelle presenti condizioni d ' Italia la Camera , volere o non volere , deve partecipare assai delle qualità degli uomini d ' azione ; ed imitare ciò che Cavour diceva della diplomazia italiana che in questi ultimi tempi scrisse poco ed operò molto . Così la Camera deve operar molto e parlar poco .
StampaQuotidiana ,
Un drappello di Viterbesi , circa 90 a 100 , si armò fuori della città il giorno 30 settembre , marciò su Bomarzo , lasciando la città di Viterbo tranquilla , forse per non promuovere un immediato intervento delle truppe italiane ; a Bomarzo , col concorso dell ' intera popolazione , proclamò il governo nazionale . Nello stesso giorno alle 3 pom . gli insorti si impossessarono delle porte della città di Acquapendente , mentre i carabinieri pontifici si ritiravano in caserma , ed ivi resistettero sino ad essere fatti prigionieri . Gli insorti s ' impossessarono della cassa erariale , e ingrossati , marciarono lasciando in Acquapendente istituito il governo nazionale . L ' insurrezione delle provincie romane è certa , generale . Si aspettano notizie di Roma , ove il fermento si fa ognor più vivo . Le truppe al confine dànno segni evidenti di simpatia al movimento , talché una repressione allo slancio nazionale , in soccorso di Roma , si rende ognora più difficile , anzi impossibile . Le notizie di dilatazione del movimento insurrezionale proseguirono e proseguono ad arrivare telegraficamente al governo dalla frontiera . La proporzione delle camicie rosse sinora si conosceva minima nella forza insurrezionale , talché è evidente il fondo locale , quando pure dimenticassimo che molti cittadini delle provincie romane la indossavano essi stessi nelle file dei volontari , sempre e recentemente nella campagna del 1866 . È stata aperta una sottoscrizione per soccorrere i feriti . Nessun uomo di cuore mancherà all ' appello .
TORINO, 17 OTTOBRE ( - , 1867 )
StampaQuotidiana ,
Il movimento romano non si allarga solamente negli Stati detti Pontifici , ma si ripercuote anche nell ' interno del Regno con crescente intensità . Il numero dei volontari che sarebbero pronti a partire , ove non s ' opponesse la mancanza d ' armi e di mezzi , già supera di molto le migliaia nel solo Piemonte . Al nostro uffizio è come una processione continua benché più volte abbiamo ripetuto che non si fanno arruolamenti né pubblici né clandestini , e che alla rivoluzione romana non sono gli uomini che manchino , ma solo le armi e i denari . Noi siamo lieti di questo entusiasmo , ma dobbiamo ripetere che non facciamo spedizione alcuna di volontari , e che quindi è inutile rivolgersi a noi . Noi teniamo ordine di mandare soccorsi di denaro e di ripetere che partano quelli soltanto i quali possano disporre di mezzi propri . Gli altri aspettino per non correre il rischio di far sciupare inutilmente i mezzi limitati di cui il Comitato può disporre . Il mezzo più efficace di aiutare gli insorti sta nel denaro . Chiunque sorga promotore di sottoscrizioni e ne spedisca l ' importo al Comitato Centrale ha ben meritato dell ' insurrezione . Importantissima sotto questo aspetto è la parte che molti Municipi vanno prendendo alla sottoscrizione nazionale . Né trattasi già di Municipi secondari , ma anche di illustri città come Brescia , Cremona , ed altre . Siccome l ' esempio sarà imitato , il governo del Re si troverà di fronte ad una agitazione di nuovo genere , ad una dimostrazione d ' una imponenza eccezionale . La sottoscrizione è pei feriti , dunque non porge alcun pretesto ad un divieto a termini di legge . Ma il significato dell ' atto patriottico resta intiero , ed è tale manifestazione dell ' opinione pubblica , che il governo italiano se fosse bene ispirato dovrebbe essere già a Roma . Non diremo altro per ora . La grande dimostrazione è appena sull ' esordire , ed è già divenuta gigante . Precorrere e guidare od essere rimorchiato , ecco l ' alternativa che si para dinanzi al governo italiano ! Precorra ! Il movimento romano non può e non deve abortire , e a nessun patto abortirà . Lo ripetiamo adunque : o precorrere con lode , od essere rimorchiato con danno . Cavour non avrebbe esitato .