StampaQuotidiana ,
Non
è
lecito
dubitare
.
A
Torino
il
Presidente
del
Consiglio
ha
dichiarato
nettamente
di
essere
dall
'
altra
parte
.
Per
il
controllo
degli
operai
sulle
industrie
.
Per
la
sottomissione
a
tutte
le
violenze
che
sono
state
compiute
e
sono
compiute
da
una
minoranza
,
mentre
la
maggioranza
degli
operai
ha
disertato
le
fabbriche
.
Presa
di
possesso
,
rapina
,
sequestro
di
persone
,
furto
,
non
sono
più
nemmeno
amnistiati
ché
è
tolto
ad
essi
il
carattere
di
reato
.
Si
elabora
il
nuovo
diritto
.
Il
Governo
si
compiace
di
dichiararsi
impotente
.
Così
,
in
questa
sorte
di
disgrazia
che
sono
i
governi
succedutisi
in
Italia
per
distruggere
la
vittoria
,
Giolitti
prende
apertamente
,
deliberatamente
la
successione
di
Nitti
.
Già
minacciando
di
continuare
l
'
opera
ne
fasta
nella
politica
adriatica
,
egli
oggi
si
pone
per
la
politica
interna
nel
quadro
della
politica
di
sconfitta
,
di
cui
abbiamo
segnati
i
caratteri
.
Quando
la
vertenza
era
dei
soli
metallurgici
,
già
il
Governo
aveva
dimostrato
di
favorire
la
tesi
aggressiva
operaia
e
cercava
giustificazioni
in
asseriti
torti
degli
industriali
.
Ma
oggi
queste
giustificazioni
sono
impossibili
.
La
vertenza
non
è
più
limitata
all
'
industria
metallurgica
.
Il
controllo
operaio
tocca
tutta
l
'
economia
nazionale
.
Ne
scrolla
le
basi
e
ne
minaccia
l
'
esistenza
,
in
piena
crisi
di
materie
prime
,
di
tonnellaggio
,
di
finanziamento
,
quando
era
necessario
concentrare
uno
sforzo
nazionale
per
scongiurare
il
pericolo
del
fallimento
.
Ebbene
l
'
on
.
Giolitti
appoggiandosi
a
quelle
frazioni
e
fazioni
plutocratiche
che
portano
in
sé
sempre
il
germe
della
sconfitta
,
l
'
abulia
nazionale
,
il
senso
della
sottovalutazione
,
l
'
on
.
Giolitti
,
non
ha
esitato
.
Egli
vuoi
continuare
nell
'
opera
di
defezione
dello
Stato
.
Già
nella
vertenza
dei
ferrovieri
secondari
,
il
ministro
dei
Lavori
Pubblici
,
aveva
operato
come
già
Nitti
nello
sciopero
dei
ferrovieri
.
Si
poteva
credere
ad
un
difetto
del
ministro
.
Invece
no
.
Siamo
di
fronte
ad
un
'
azione
di
governo
.
O
peggio
all
'
inazione
che
cerca
poi
di
incollarsi
per
etichetta
un
programma
.
Poiché
siamo
nella
continuazione
dello
stesso
sistema
dell
'
amnistia
ai
disertori
che
tradiva
i
combattenti
e
distruggeva
il
fondamento
nazionale
dello
Stato
;
delle
trattative
del
comm
.
Magno
col
sindacato
rosso
dei
ferrovieri
che
tradiva
i
ferrovieri
rimasti
fedeli
allo
Stato
.
Quando
il
governo
con
la
sua
viltà
e
partigianeria
ha
creato
una
situazione
di
crisi
,
e
il
paese
resta
smarrito
senza
guida
,
anzi
col
senso
del
tradimento
,
allora
giustifica
la
sua
inazione
con
le
condizioni
del
paese
stesso
.
Così
ha
fatto
Nitti
.
Così
continua
Giolitti
,
ritornato
al
potere
perché
attendeva
che
trovasse
un
punto
di
arresto
nella
china
fatale
.
E
non
c
'
è
nemmeno
lo
stile
di
una
sottomissione
ad
una
volontà
organizzata
poiché
questa
domanda
di
controllo
sulle
fabbriche
è
stata
improvvisata
perché
non
fosse
da
una
parte
misurata
l
'
impotenza
massimalistica
e
dall
'
altra
travolta
l
'
organizzazione
privilegiata
proletaria
,
le
cui
schiere
sono
quasi
tutte
costituite
dagli
esonerati
.
L
'
esperimento
della
presa
di
possesso
è
una
cosa
ridicola
destinata
all
'
esaurimento
.
Ma
come
Nitti
intervenne
a
trattare
col
sindacato
rosso
proprio
quando
lo
sciopero
ferroviario
era
vinto
,
così
Giolitti
interviene
in
favore
del
controllo
,
quando
l
'
esperimento
della
gestione
diretta
è
fallito
.
Quando
cioè
l
'
assenteismo
del
governo
,
che
ha
lasciato
occupare
le
fabbriche
,
poteva
forse
trovare
un
'
assolutoria
nella
dura
esperienza
cui
sono
costrette
le
masse
operaie
.
L
'
intervento
dell
'
on
.
Giolitti
è
però
la
confessione
di
una
defezione
dello
Stato
e
di
una
incapacità
di
governo
.
Con
la
prima
si
subisce
l
'
esperimento
di
una
gestione
,
quando
lo
Stato
doveva
garantire
all
'
economia
nazionale
il
massimo
sforzo
per
poter
fronteggiare
il
carico
finanziario
e
correggere
il
terribile
sbilancio
commerciale
.
Con
la
seconda
si
vuole
la
resa
a
discrezione
a
chi
non
ha
altra
forza
che
la
debolezza
,
lo
smarrimento
,
la
vergognosa
esibizione
di
sottomissione
della
parte
avversa
.
Oggi
gli
industriali
debbono
decidere
.
Ma
la
libertà
,
la
possibilità
della
loro
decisione
sono
infirmate
.
L
'
on
.
Giolitti
ha
dichiarato
di
non
essere
neutrale
.
Ma
partigiano
.
E
,
quel
che
è
peggio
,
partigiano
per
incoscienza
e
per
impotenza
.
Cioè
per
servitù
.
Così
la
generazione
di
Adua
tenta
di
strangolare
la
vittoria
.
StampaQuotidiana ,
Ed
ora
che
importa
di
fare
?
Importa
di
far
conoscere
all
'
Italia
il
vero
carattere
dei
moti
di
Torino
.
Importa
si
sappia
che
Torino
ha
parlato
per
l
'
Italia
,
e
non
per
sé
,
come
vorrebbero
far
credere
i
nostri
nemici
.
Importa
che
il
nuovo
ministero
non
abbia
carattere
piuttosto
piemontese
che
siciliano
,
lombardo
che
napolitano
,
e
via
dicendo
.
Importa
in
una
parola
tener
fermo
più
che
mai
ad
un
programma
veramente
,
grandemente
ITALIANO
.
Perché
ci
siam
noi
dichiarati
ostili
alla
Convenzione
?
Forse
per
la
sola
ed
abbietta
ragione
ch
'
essa
ledeva
gli
interessi
di
Torino
?
No
certo
perché
se
un
tale
egoismo
avesse
forza
in
questi
paesi
,
invece
di
provocare
continuamente
per
un
decennio
intero
la
terza
riscossa
,
essi
sarebbero
chiusi
ad
ogn
'
idea
di
guerra
nazionale
,
per
godersi
una
pace
che
la
situazione
dell
'
Europa
avrebbe
guarentita
.
Torino
dunque
ha
avversata
la
Convenzione
colla
Francia
anzitutto
perché
la
crede
funestissima
all
'
Italia
.
E
qui
,
poiché
i
nostri
avversari
si
studiano
di
trarre
in
inganno
le
popolazioni
circa
le
origini
di
questa
discussione
,
ci
si
permetta
per
conto
nostro
un
po
'
di
rivista
retrospettiva
.
Il
giorno
in
cui
la
Convenzione
colla
Francia
fu
conosciuta
in
seguito
ad
una
indiscrezione
più
o
meno
volontaria
della
stampa
officiosa
,
noi
ignoravamo
ancora
la
clausola
segreta
del
trasferimento
della
capitale
,
né
vi
avremmo
pensato
neppur
per
sogno
,
sia
perché
avevamo
prestata
fede
alla
smentita
risolutissima
data
dall
'
Opinione
,
sia
perché
non
viene
in
mente
a
nessuno
che
un
fatto
interno
,
come
il
trasferimento
della
sede
del
governo
da
luogo
a
luogo
,
possa
fare
oggetto
di
convenzioni
internazionali
,
salvo
il
caso
in
cui
uno
dei
due
governi
subisca
la
legge
dell
'
altro
.
Noi
dunque
scrivemmo
il
seguente
articolo
:
«
Torino
,
17
settembre
La
conclusione
d
'
una
convenzione
od
accordo
colla
Francia
per
l
'
intiera
cessazione
dell
'
occupazione
francese
in
Roma
sembra
ormai
un
fatto
compiuto
e
(
salvo
il
caso
di
articoli
segreti
)
essa
sarebbe
un
avviamento
allo
scioglimento
definitivo
.
«
I
francesi
si
ritirerebbero
da
Roma
entro
due
anni
,
tempo
stimato
sufficentissimo
perché
il
governo
papale
possa
formarsi
una
forza
militare
sua
propria
.
«
Il
governo
italiano
dal
canto
suo
prenderebbe
l
'
impegno
di
non
invadere
né
lasciare
invadere
il
territorio
pontificio
,
sicché
i
romani
resterebbero
soli
giudici
di
conservare
o
licenziare
il
Papa
e
la
guardia
pretoriana
di
esso
.
«
Oltre
a
ciò
assumeremo
a
nostro
carico
una
parte
proporzionale
del
debito
romano
.
«
Come
ben
dice
il
Cittadino
d
'
Asti
«
non
è
questa
ancora
una
soluzione
,
ma
sarebbe
tuttavia
tale
atto
che
metterebbe
fine
ad
una
incertezza
Ia
quale
,
mentre
è
cagione
di
gravi
imbarazzi
alla
Francia
,
è
permanente
motivo
di
malessere
all
'
Italia
.
Eppertanto
tutto
il
partito
liberale
temperato
sarà
senza
dubbio
disposto
ad
accettarlo
come
un
pegno
della
più
intima
amicizia
che
sarebbe
ristabilita
tra
il
Regno
d
'
Italia
ed
il
governo
imperiale
di
Francia
»
.
«
Ma
ci
sono
dei
ma
assai
forti
che
meritano
molte
serie
considerazioni
.
«
Così
per
esempio
non
soccombiamo
sotto
il
peso
della
quistione
finanziaria
,
e
se
per
prima
condizione
ci
si
accrescono
i
debiti
,
evidentemente
i
due
anni
d
'
aspettativa
saranno
d
'
altrettanto
più
duri
per
noi
che
non
pel
governo
papale
.
«
Aspettando
gli
utili
cominceremo
con
averne
il
danno
.
«
Si
dirà
forse
che
questo
aumento
di
spesa
sarà
compensato
da
una
condizione
sottintesa
,
cioè
dal
disarmo
?
«
Ma
allora
per
non
aver
Roma
se
non
che
in
modo
eventuale
in
avvenire
noi
rinuncieremo
fin
d
'
ora
e
in
modo
esplicito
a
Venezia
.
«
La
questione
è
molto
grave
.
«
Sul
bilancio
della
guerra
si
possono
fare
molte
e
importantissime
economie
,
ma
non
tali
da
far
contrappeso
all
'
aggravio
che
ci
verrebbe
dall
'
assunto
debito
romano
,
se
pur
non
volessimo
intaccare
l
'
organizzazione
stessa
dell
'
esercito
anziché
limitarci
all
'
invio
di
più
classi
in
congedo
.
«
Oltre
a
ciò
è
forte
da
temere
che
i
partiti
invece
di
quietare
s
'
inasprissero
,
tanto
più
se
s
'
aggiungessero
altre
condizioni
ancora
ignote
.
«
In
conclusione
la
combinazione
immaginata
tra
il
governo
francese
e
l
'
italiano
,
nei
termini
in
cui
finora
è
fatta
conoscere
,
esprimerebbe
le
migliori
intenzioni
da
ambe
le
parti
;
ma
siccome
il
governo
italiano
si
addosserebbe
nuovi
pesi
immediati
senza
essere
sicuro
che
entro
i
due
anni
lo
scioglimento
di
Roma
arrivi
a
giorno
fisso
,
così
temiamo
assai
che
contro
il
volere
dei
contraenti
la
convenzione
invece
di
essere
utile
all
'
Italia
e
dannosa
al
governo
pontificio
sia
un
'
arma
a
doppio
taglio
che
possa
facilissimamente
ferire
l
'
Italia
sola
.
«
Infatti
in
due
anni
può
aver
luogo
un
mondo
di
avvenimenti
tutti
a
nostro
danno
,
e
non
un
solo
in
favore
,
perché
ad
ogni
modo
noi
saremo
vincolati
per
tutto
il
biennio
.
«
Il
primo
di
questi
avvenimenti
già
s
'
intende
,
sarebbe
il
pagamento
dei
milioni
del
debito
pontificio
;
e
questo
sarebbe
certo
.
«
Il
secondo
una
crisi
qualunque
in
Francia
che
desse
motivo
più
o
meno
fondato
al
governo
di
Parigi
di
prolungare
l
'
occupazione
anche
oltre
quei
due
anni
.
«
Il
terzo
una
crisi
qualunque
in
Italia
,
e
questa
pur
troppo
non
pare
improbabile
se
non
iscongiuriamo
la
fatale
iettatura
che
perseguita
le
nostre
finanze
.
«
Egli
è
evidente
che
al
primo
sorgere
d
'
un
pericolo
interno
ci
si
direbbe
dopo
il
biennio
:
«
Non
siete
forti
abbastanza
per
guarantire
che
il
Papa
non
sarà
attaccato
,
e
perciò
con
grandissimo
nostro
dispiacere
noi
resteremo
ancora
a
Roma
»
.
Di
guisa
che
la
convenzione
non
avrebbe
portato
alcun
altro
risultato
se
non
che
i
milioni
del
debito
papalino
invece
d
'
essere
pagati
dal
Papa
,
lo
sarebbero
dal
governo
italiano
,
cioè
dagli
avversari
politici
del
Papa
.
Saremmo
insomma
i
minchioni
della
farsa
.
«
La
condizione
dell
'
Italia
,
peggiorata
d
'
assai
,
potrebbe
divenir
tale
da
rendere
problematico
,
non
che
il
conseguimento
dell
'
Unità
completa
con
Roma
e
Venezia
,
anche
la
conservazione
di
ciò
che
esiste
fin
d
'
ora
.
«
Quindi
è
che
concludiamo
:
«
la
combinazione
di
cui
si
parla
può
essere
buona
ma
a
patto
che
la
nostra
condizione
finanziaria
non
ne
resti
aggravata
sotto
alcun
aspetto
,
e
che
non
sianvi
condizioni
che
gettino
la
discordia
fra
gli
italiani
,
come
sarebbe
quella
di
una
rinuncia
esplicita
od
implicita
a
Venezia
.
«
In
caso
diverso
meglio
,
assai
meglio
la
libertà
d
'
azione
finora
goduta
.
Essa
ha
certo
i
suoi
inconvenienti
ma
di
gran
lunga
minori
di
quelli
che
scaturirebbero
da
un
contratto
il
quale
in
fin
dei
conti
non
vincolerebbe
che
noi
soli
,
che
portando
nuovi
aggravi
e
fortissime
cagioni
di
discordie
tenderebbe
(
senza
volerlo
)
assai
più
allo
sfasciamento
che
al
consolidamento
di
questa
Italia
»
.
Ecco
in
qual
modo
oppugnammo
la
Convenzione
sin
dal
primo
giorno
,
e
la
pacatezza
di
parole
così
disinteressate
è
la
migliore
risposta
che
possiam
fare
ai
nostri
nemici
.
La
clausola
segreta
del
trasferimento
cominciò
a
trapelare
in
città
nella
giornata
stessa
del
17
.
E
non
era
per
fermo
tal
condizione
da
farci
mutar
parere
intorno
al
complesso
della
Convenzione
!
Noi
vi
vedemmo
l
'
abbandono
di
Roma
,
noi
vi
vedemmo
una
ragione
di
più
per
respingere
un
trattato
fatale
,
ma
indipendentemente
da
qualsiasi
considerazione
torinese
per
la
buona
ragione
che
non
esitammo
giammai
a
combattere
anche
Torino
quando
Torino
ci
parve
aver
torto
,
e
sono
note
le
nostre
polemiche
contro
il
municipio
durante
anni
ed
anni
.
Invano
i
nostri
avversari
vollero
trarci
sul
campo
municipale
facendo
suonar
alta
la
quistione
dei
compensi
.
Noi
non
riconoscemmo
che
la
quistione
italiana
.
Non
è
in
campo
Torino
;
è
in
campo
Roma
.
Torino
non
ha
protestato
per
se
sola
;
ha
protestato
per
l
'
Italia
.
Ed
è
questa
la
condotta
in
cui
dobbiamo
persistere
con
fermezza
.
Il
cambiamento
di
ministero
non
risolverebbe
la
quistione
(
come
ha
già
osservato
il
Diritto
)
;
ed
infatti
la
Convenzione
colla
Francia
esiste
tuttora
,
e
ci
crea
una
situazione
piena
di
difficoltà
.
Se
sarà
eseguita
,
evidentemente
non
diverrà
migliore
per
ciò
solo
che
la
eseguirà
Lamarmora
piuttostoché
Minghetti
e
Peruzzi
.
E
nel
caso
contrario
i
nostri
nemici
presenteranno
il
fatto
come
trionfo
esclusivo
del
così
detto
piemontesismo
,
per
suscitare
nel
resto
d
'
Italia
una
reazione
contro
Torino
e
il
Piemonte
.
Questa
situazione
,
di
cui
l
'
Italia
va
debitrice
al
ministero
scivolato
nel
sangue
,
è
molto
grave
.
E
se
per
risolverla
,
se
per
potere
annullare
una
Convenzione
che
già
sin
d
'
ora
ha
portato
all
'
Italia
assai
maggior
danno
che
una
battaglia
perduta
è
necessario
un
ministero
inaccessibile
all
'
accusa
di
piemontesismo
,
noi
saremo
i
primi
ad
appoggiarlo
.
Né
esitiamo
a
riconoscere
che
un
ministero
con
prevalenza
di
piemontesi
di
qualsiasi
colore
sarebbe
il
meno
acconcio
ad
ottenere
un
tale
risultato
.
Noi
crediamo
che
per
la
salvezza
d
'
Italia
la
Convenzione
non
debba
eseguirsi
,
ma
il
suo
annullamento
deve
essere
fatto
in
modo
che
non
sia
né
sembri
una
vittoria
esclusiva
di
Torino
.
Non
è
Torino
che
deve
vincere
,
ma
la
causa
d
'
Italia
,
la
causa
della
unità
,
la
causa
della
libertà
,
ROMA
!
StampaQuotidiana ,
A
che
cosa
miravano
,
da
quale
motivo
erano
animati
i
barricadieri
di
Firenze
e
gl
'
incendiari
di
Trieste
nel
perpetrare
i
loro
atti
terroristici
?
Non
dal
disagio
economico
e
tanto
meno
dalla
fame
.
La
fame
e
il
disagio
economico
non
possono
più
compiere
la
loro
classica
funzione
di
cattivi
consiglieri
presso
una
classe
che
oramai
ha
raggiunto
salari
notevolmente
più
alti
del
reddito
medio
che
l
'
economia
nazionale
comporti
.
Se
fosse
il
disagio
economico
ad
alimentare
un
qualsiasi
proposito
rivoluzionario
,
prima
di
arrivare
alle
odierne
categorie
di
rivoltosi
,
esso
dovrebbe
svolgere
la
sua
attività
istigatrice
presso
infinite
altre
categorie
e
ceti
,
che
,
pur
lottando
per
i
loro
miglioramenti
,
forniscono
invece
i
contingenti
più
numerosi
e
più
volenterosi
alla
difesa
dell
'
ordine
.
Nelle
attuali
condizioni
della
economia
nazionale
,
si
comprenderebbero
più
facilmente
gli
impiegati
dello
Stato
e
gli
ufficiali
dell
'
esercito
a
dar
fuoco
agli
uffici
e
alle
caserme
,
che
non
gli
operai
incendiare
gli
opifici
e
i
contadini
devastare
i
campi
.
E
non
dal
bisogno
di
scuotere
il
giogo
di
una
opprimente
oligarchia
politica
,
ché
il
cosiddetto
regime
di
libertà
e
il
suffragio
universale
e
i
pavidi
governi
borghesi
hanno
ormai
già
finito
di
trasformare
gli
oppressi
in
oppressori
e
d
'
insediare
le
camarille
socialiste
in
buona
parte
dei
municipi
italiani
.
E
neppure
infine
dalla
fondata
speranza
di
potere
instaurare
un
ordine
nuovo
quale
esso
sia
,
ché
essi
sanno
per
prova
quanto
salda
sia
la
fedeltà
dell
'
esercito
e
quanto
deliberato
il
proposito
di
tutte
le
classi
non
esclusa
la
grande
maggioranza
di
quelle
a
cui
essi
stessi
appartengono
,
a
non
consentire
attentati
all
'
ordine
costituito
.
Or
dunque
,
né
la
necessità
,
economica
o
politica
,
né
una
grande
passione
,
per
quanto
errata
,
né
uno
scopo
ritenuto
possibile
,
se
anche
non
probabile
,
possono
invocarsi
a
giustificare
,
o
almeno
a
spiegare
,
la
furia
insurrezionale
che
si
è
venuta
determinando
in
questi
ultimi
giorni
.
Siamo
dunque
di
fronte
alla
rivolta
gratuita
,
alla
rivolta
senza
causa
e
senza
scopo
,
alla
rivolta
per
la
rivolta
.
Un
simile
atto
nel
mondo
della
delinquenza
individuale
si
chiamerebbe
un
delitto
per
brutale
malvagità
.
La
cosa
e
il
nome
non
possono
mutare
se
invece
di
uno
siano
in
mille
,
o
in
diecimila
,
a
compiere
gli
stessi
fatti
.
Ciò
che
è
avvenuto
a
Firenze
e
a
Trieste
non
merita
il
nome
di
rivoluzione
e
neppure
di
rivolta
,
ma
di
follia
criminosa
di
parossismo
delinquente
,
che
invano
si
cercherebbe
di
spiegare
con
l
'
azione
di
cause
attuali
di
qualsiasi
specie
,
ma
solo
con
l
'
azione
atavica
di
antichi
istinti
sanguinari
.
Di
fronte
ad
un
fenomeno
simile
è
assurdo
e
pericoloso
pronunziare
parole
di
pace
.
Ogni
atteggiamento
conciliatore
sarebbe
una
dedizione
,
che
darebbe
nuova
esca
al
furore
criminale
,
che
imperversa
per
le
città
e
per
le
campagne
d
'
Italia
.
Noi
rifiutiamo
di
associarci
all
'
opera
di
pacificazione
che
da
più
parti
s
'
invoca
.
Lasciamo
questo
compito
ai
politicanti
borghesi
,
abituati
a
comprare
ora
per
ora
,
a
furia
di
compromessi
e
a
prezzo
della
propria
dignità
,
il
diritto
di
vivere
,
e
ai
politicanti
socialisti
che
,
pur
fingendo
di
deplorare
gli
eccessi
,
hanno
tutto
l
'
interesse
di
mantenere
in
vita
la
criminalità
rivoluzionaria
,
per
ricattare
la
borghesia
e
consolidare
il
loro
potere
personale
.
E
lasciamo
ai
politicanti
comunisti
di
speculare
sulla
vanità
dei
crimini
odierni
,
per
gridare
la
faute
...
a
Serrati
.
Noi
,
abituati
a
dire
parole
nuove
e
ingrate
alla
vecchia
Italia
borghese
e
socialista
,
diciamo
che
ogni
tentativo
di
pacificazione
è
una
commedia
indegna
,
e
che
non
si
deve
disarmare
fino
a
che
il
nuovo
brigantaggio
che
infesta
l
'
Italia
non
sarà
distrutto
alla
radice
.
StampaQuotidiana ,
Guardiamo
sempre
a
Santena
,
e
Santena
ci
risponde
:
Venezia
e
Roma
.
Guardiamo
ai
convenzionisti
,
e
ci
rispondono
:
Tappa
e
disarmo
.
Ebbene
,
no
.
Né
tappa
né
disarmo
.
Quest
'
è
il
nostro
programma
dell
'
avvenire
,
questa
la
posizione
nostra
franca
,
netta
,
decisa
.
Ma
la
Convenzione
è
legge
.
Sì
,
è
legge
,
e
la
rispetteremo
.
Ma
noi
le
daremo
altro
sviluppo
da
quello
che
intenderebbero
darle
i
loro
autori
.
Mentr
'
essi
abdicarono
al
programma
del
Conte
Cavour
,
noi
lo
vorremo
compito
fino
alla
sua
ultima
sillaba
.
Noi
,
soli
difensori
delle
Questioni
urgenti
di
Massimo
d
'
Azeglio
quand
'
era
vivo
Cavour
,
contro
il
briaco
schiamazzare
d
'
una
stampa
che
appena
allora
vagìa
di
politica
,
noi
non
apostatiamo
alla
nostra
fede
come
fan
essi
che
oggi
accettano
quello
contro
cui
bestemmiavano
allora
.
Noi
,
cui
piacque
sentir
le
nobili
ire
della
stampa
a
noi
ostile
contro
il
programma
di
raccoglimento
del
Conte
di
San
Martino
,
non
apostatiamo
oggi
al
nostro
grido
che
«
il
disarmo
con
Venezia
in
catene
sarebbe
tradimento
»
,
ma
subendo
la
inesorabile
necessità
a
cui
ci
trascina
la
Convenzione
fatta
legge
,
ci
adopreremo
perché
si
arrestino
,
per
quanto
è
possibile
,
le
ultime
conseguenze
di
un
atto
che
ci
condurrebbe
sa
Dio
a
quali
tristi
sciagure
.
Per
far
ciò
bisogna
che
il
Piemonte
corra
dietro
all
'
Italia
,
che
gli
si
tenta
rapire
.
Bisogna
rispettare
la
legge
del
trasporto
ma
star
sentinelle
col
moschetto
al
viso
per
attendere
l
'
ultimo
minuto
dei
due
anni
in
cui
la
Francia
s
'
è
impegnata
a
trarre
il
Corpo
d
'
occupazione
da
Roma
.
Bisogna
completare
l
'
Italia
con
Venezia
nostra
,
colla
Monarchia
in
Campidoglio
.
Eccoci
fermi
nei
nostri
principii
,
eccoci
saldi
sempre
alla
nostra
bandiera
.
Chi
vede
in
noi
il
municipalismo
,
ci
guarda
colle
lenti
proprie
.
Come
non
conosciamo
consorterie
,
come
non
conosciamo
partiti
,
come
non
conosciamo
interessi
che
ci
leghino
a
una
piuttostoché
ad
altra
contrada
,
così
non
conosciamo
municipii
.
Il
nostro
campanile
è
in
Campidoglio
.
Il
nostro
programma
è
quello
del
Conte
Cavour
!
StampaQuotidiana ,
Ogni
sforzo
diretto
a
porre
fine
alla
violenza
e
a
conciliare
gli
animi
esasperati
non
può
non
essere
guardato
con
benevolenza
e
secondato
con
sincero
desiderio
di
successo
.
Ma
perché
il
successo
sia
non
apparente
,
ma
reale
e
fecondo
di
utili
risultati
per
il
Paese
,
bisogna
che
i
vantaggi
conseguiti
dalla
parte
nazionale
sulla
parte
antinazionale
,
dall
'
Italia
sull
'
antitalia
abbiano
pieno
riconoscimento
e
siano
consolidati
in
quel
nuovo
stato
di
fatto
,
che
seguirà
all
'
accordo
.
Diversamente
sarebbe
non
una
pace
,
ma
una
semplice
tregua
a
tutto
vantaggio
dei
nemici
interni
,
che
la
pusillanime
tolleranza
o
assenza
dei
governanti
aveva
resi
audaci
e
spavaldi
e
che
la
spontanea
reazione
delle
giovani
forze
nazionali
,
dopo
averli
costretti
ad
una
disperata
difensiva
,
li
ha
ridotti
a
chiedere
mercé
.
Il
Popolo
italiano
non
è
una
scolaresca
in
vacanza
,
che
dopo
avere
giocato
alla
guerra
,
si
diverte
a
stipulare
la
pace
.
La
pace
interna
deve
essere
una
cosa
seria
,
appunto
perché
la
guerra
interna
è
stata
una
cosa
triste
ed
atroce
.
Come
coi
nemici
esterni
così
coi
nemici
interni
l
'
Italia
non
può
volere
una
pace
di
compromesso
,
ma
una
pace
vittoriosa
.
Ora
una
pace
vittoriosa
all
'
interno
non
può
voler
dire
semplicemente
la
fine
della
materiale
violenza
,
ma
il
riconoscimento
pieno
ed
universale
della
supremazia
morale
dell
'
Italia
,
l
'
osservanza
per
tutti
del
culto
,
per
lo
meno
esterno
,
della
Patria
.
Se
la
fine
della
violenza
non
deve
essere
l
'
effetto
dell
'
esaurimento
fisico
delle
parti
contendenti
o
di
un
intervento
coercitivo
del
potere
pubblico
,
ma
l
'
oggetto
di
una
regolare
stipulazione
contrattuale
,
questa
non
può
avere
per
presupposto
il
diritto
ad
una
incondizionata
libertà
di
manifestare
e
di
esaltare
la
propria
idealità
,
anche
se
in
contrasto
ed
in
ispregio
con
l
'
idea
sovrana
di
Patria
.
Non
si
può
contrattare
il
rispetto
alla
bandiera
nazionale
,
mediante
il
corrispettivo
del
rispetto
alla
bandiera
rossa
.
Al
disarmo
materiale
della
parte
nazionale
deve
corrispondere
da
parte
degli
elementi
sovversivi
il
disarmo
degli
spiriti
almeno
nelle
loro
manifestazioni
esteriori
.
Ora
sono
gli
uomini
,
che
si
assumono
la
responsabilità
di
rappresentarli
,
in
grado
di
garantire
che
non
avranno
più
a
ripetersi
gli
oltraggi
alla
bandiera
nazionale
,
il
vilipendio
dell
'
esercito
,
gli
insulti
ai
combattenti
e
le
offese
alla
vittoria
italiana
,
che
già
furono
in
onore
nelle
manifestazioni
pubbliche
e
sulla
stampa
di
loro
parte
?
Di
non
permettere
più
lo
sventolio
delle
bandiere
rosse
nei
loro
municipi
e
nelle
sedi
delle
loro
organizzazioni
,
i
voti
antipatriottici
nei
loro
consessi
?
Se
sì
,
firmino
pure
l
'
accordo
e
la
pace
sarà
fatta
.
Se
no
,
è
perfettamente
inutile
che
si
reciti
la
commedia
della
pace
interna
,
mediante
la
stipulazione
di
un
regolare
protocollo
di
rappresentanti
senza
credenziali
.
È
inutile
,
perché
la
violenza
,
non
potrà
mai
essere
eliminata
finché
permangono
le
provocazioni
alla
violenza
.
Noi
non
possiamo
ammettere
che
i
simboli
della
Patria
,
come
la
bandiera
nazionale
,
e
gli
organi
essenziali
della
Patria
,
come
l
'
esercito
,
siano
identificati
ai
simboli
e
agli
organi
di
un
partito
e
quindi
equiparati
,
nel
mutuo
rispetto
e
nella
mutua
tolleranza
,
ai
simboli
e
agli
organi
di
un
altro
partito
,
che
disconosce
la
Patria
in
tutti
i
suoi
attributi
e
in
tutti
i
suoi
simboli
.
Perciò
un
accordo
per
la
pacificazione
non
può
avere
per
oggetto
che
o
la
garanzia
dei
capi
socialisti
dell
'
ossequio
da
parte
dei
loro
seguaci
alle
forme
e
agli
istituti
che
incarnano
e
simboleggiano
la
maestà
della
Patria
;
o
l
'
impegno
da
parte
degli
stessi
capi
di
consentire
acché
lo
Stato
reprima
fermamente
,
anche
,
se
occorre
,
mercé
nuovi
provvedimenti
legislativi
,
ogni
forma
di
vilipendio
alla
Patria
e
ogni
offesa
alla
coscienza
nazionale
.
StampaQuotidiana ,
Il
telegrafo
aveva
alquanto
addolcito
il
tuono
di
superiorità
assunto
dal
discorso
napoleonico
nella
parte
che
concerne
la
quistione
italiana
.
L
'
Imperatore
non
ha
detto
solamente
:
«
Nel
mezzogiorno
dell
'
Europa
la
nostra
azione
doveva
esercitarsi
con
maggiore
risolutezza
»
ma
ha
voluto
esplicitamente
rivendicare
la
Convenzione
come
un
atto
suo
proprio
e
personalissimo
.
Egli
così
s
'
è
espresso
:
«
Nel
mezzogiorno
dell
'
Europa
l
'
azione
della
Francia
doveva
esercitarsi
con
maggior
risolutezza
.
IO
HO
VOLUTO
render
possibile
la
soluzione
di
un
difficile
problema
»
.
Davanti
a
questo
J
'
AI
VOULU
che
cosa
resta
della
famosa
formula
del
ministero
passato
«
indipendenti
sempre
,
isolati
mai
?
»
.
J
'
ai
voulu
,
e
l
'
Italia
(
salvo
il
piccolo
Stato
ai
piedi
delle
Alpi
a
cui
le
membra
sparse
della
patria
italiana
cercavano
di
riattaccarsi
per
mezzo
di
deboli
legami
)
ha
trangugiata
la
pillola
non
solo
con
rassegnazione
,
ma
con
entusiasmo
.
Questo
divario
d
'
opinione
tra
il
resto
d
'
Italia
e
il
piccolo
paese
porge
al
discorso
imperiale
naturalissima
occasione
di
fulminare
i
pregiudizi
anti
-
convenzionisti
,
e
di
lasciar
cadere
dalla
penna
un
'
idea
nuova
espressa
in
modo
irréprochable
,
l
'
idea
cioè
che
tra
le
membra
della
patria
italiana
e
il
piccolo
paese
ai
piedi
delle
Alpi
corra
un
non
so
che
di
distinto
,
o
in
altri
termini
,
che
l
'
Italia
che
si
proclama
costituita
definitivamente
senza
Venezia
e
senza
Roma
,
potrà
esserlo
anche
senza
il
piccolo
paese
.
Ma
del
piccolo
paese
che
cosa
intendesi
di
fare
?
Un
Regno
a
parte
perché
serva
di
cuscino
intermedio
per
rammorbidire
gli
attriti
fra
la
Francia
e
l
'
Italia
futura
,
come
prima
fra
la
Francia
e
l
'
Austria
?
Oppure
addirittura
dipartimenti
francesi
?
Oh
bene
!
Il
Piemonte
risponde
intanto
alla
frase
imperiale
,
ricordandosi
l
'
eroe
biellese
,
e
gridando
VIVA
PIETRO
MICCA
!
Il
Piemonte
ha
da
lagnarsi
altamente
di
alcune
provincie
italiane
,
ma
i
torti
di
fratelli
non
gli
faranno
rinnegare
la
madre
.
E
poi
or
ch
'
è
palese
che
la
Convenzione
non
è
cosa
italiana
,
perchè
avrebbe
rancori
contro
gente
che
non
sapeva
quello
che
si
facesse
?
Viva
l
'
Italia
!
Viva
Pietro
Micca
!
StampaQuotidiana ,
Mentre
a
Roma
si
tratta
,
a
Bologna
,
cioè
nella
culla
del
fascismo
e
dove
il
fascismo
conserva
ancora
intatto
lo
spirito
delle
sue
origini
,
si
rivendica
il
carattere
di
pura
ed
energica
resistenza
nazionale
del
movimento
fascista
e
si
proclama
l
'
assoluta
impossibilità
per
il
fascismo
,
in
quanto
forza
spontaneamente
e
direttamente
espressa
dalle
viscere
della
società
italiana
per
supplire
alla
negligenza
dello
Stato
,
a
salvaguardia
dei
suoi
caratteri
nazionali
,
di
venire
a
diretto
contatto
con
le
forze
antinazionali
e
di
collaborare
,
sia
pure
accidentalmente
con
esse
,
ad
un
'
opera
di
apparente
pacificazione
.
A
nessuno
può
sfuggire
l
'
importanza
di
una
tale
declinatoria
delle
cosidette
trattative
di
pace
,
fatta
non
soltanto
dall
'
organizzazione
fascista
più
autentica
e
combattiva
,
ma
fatta
anche
in
nome
dei
principii
più
essenziali
del
fascismo
e
di
un
interesse
altissimo
,
che
non
solo
trascende
la
latta
delle
fazioni
,
ma
respinge
energicamente
per
proprio
conto
il
carattere
fazioso
che
si
vorrebbe
attribuire
all
'
azione
fascista
.
È
in
sostanza
una
pregiudiziale
assai
grave
,
che
le
organizzazioni
emiliane
-
romagnole
riunite
a
congresso
muovono
ai
tentativi
di
pacificazione
.
Questi
tentativi
esse
dicono
muovono
dal
presupposto
che
la
lotta
cruenta
che
ora
si
combatte
è
opera
di
due
fazioni
egualmente
dannose
all
'
interesse
nazionale
,
perché
entrambe
le
fazioni
si
sono
poste
volontariamente
fuori
della
legge
e
in
egual
modo
disconoscono
l
'
autorità
dello
Stato
.
Ora
il
fascismo
non
può
in
alcun
modo
rinunziare
a
ciò
che
costituisce
la
sua
stessa
ragion
d
'
essere
e
che
apparve
nitidamente
a
tutti
al
momento
della
sua
origine
:
e
cioè
che
il
fascismo
non
è
un
fenomeno
classista
,
che
spieghi
un
'
azione
di
ostilità
offensiva
contro
altre
espressioni
di
interessi
classisti
,
nei
quali
si
scompone
l
'
unità
dello
spirito
nazionale
,
ma
è
l
'
espressione
integrale
di
questo
,
in
quanto
assume
una
funzione
di
resistenza
alle
sopraffazioni
delle
forze
centrifughe
,
che
vorrebbero
dilaniarlo
e
dissolverlo
;
che
il
fascismo
,
insomma
,
non
è
una
fazione
in
contrasto
con
altre
fazioni
dentro
lo
Stato
e
al
disopra
dello
Stato
,
ma
un
fattore
di
conservazione
nazionale
,
che
si
sprigiona
direttamente
dalle
intime
latebre
della
società
nazionale
,
quando
la
funzione
protettiva
dello
Stato
le
è
venuta
meno
.
Esso
quindi
non
può
ritrarsi
dalla
sua
posizione
di
battaglia
,
finché
lo
Stato
non
venga
a
rilevarlo
:
è
l
'
esercito
irregolare
,
che
ha
occupato
alcune
posizioni
e
le
difende
strenuamente
dai
contrattacchi
nemici
,
finché
non
intervenga
l
'
esercito
regolare
a
disimpegnarlo
e
a
prendere
il
suo
posto
.
Trattare
col
nemico
,
prima
che
questo
momento
sia
giunto
,
sarebbe
un
tradimento
.
Accedere
alle
trattative
significa
porsi
volontariamente
sullo
stesso
piano
dei
socialisti
,
cioè
ammettere
di
essere
una
fazione
fra
le
altre
e
disconoscere
,
come
le
altre
,
l
'
autorità
dello
Stato
,
che
è
in
se
stessa
e
dovrà
alla
fine
,
contro
tutte
le
paure
e
le
esitazioni
dei
governanti
,
essere
riconosciuta
da
tutti
sovrana
.
Le
trattative
rappresentano
quindi
una
insidia
:
il
loro
vero
scopo
non
sarebbe
quello
di
raggiungere
sinceramente
la
pacificazione
,
quanto
quello
di
compromettere
il
fascismo
e
fargli
perdere
la
coscienza
del
suo
vero
compito
politico
insieme
con
la
coscienza
della
sua
superiorità
morale
.
Ora
a
meno
che
non
si
possa
dimostrare
che
,
contro
la
stringente
efficacia
di
queste
eccezioni
pregiudiziali
,
sussiste
la
necessità
di
più
impellenti
ragioni
di
opportunità
politica
,
sì
da
poter
loro
contrapporre
efficacemente
un
cave
a
consequentiariis
,
dobbiamo
convenire
che
gli
argomenti
addotti
dal
Congresso
emiliano
-
romagnolo
non
potranno
non
produrre
una
forte
impressione
ed
esercitare
una
notevole
influenza
sulle
trattative
in
corso
.
ProsaGiuridica ,
VITTORIO
EMANUELE
III
PER
GRAZIA
DI
DIO
E
PER
VOLONTÀ
DELLA
NAZIONE
RE
D
'
ITALIA
Il
Senato
e
la
Camera
dei
deputati
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Art
.
1
Chiunque
commette
un
fatto
diretto
contro
la
vita
,
l
'
integrità
o
la
libertà
personale
del
Re
o
del
Reggente
è
punito
con
la
morte
.
La
stessa
pena
si
applica
,
se
il
fatto
sia
diretto
contro
la
vita
,
l
'
integrità
o
la
libertà
personale
della
Regina
,
del
Principe
ereditario
o
del
Capo
del
Governo
.
Art
.
2
Sono
egualmente
puniti
con
la
morte
i
delitti
preveduti
dagli
articoli
104
,
107
,
108
,
120
e
252
del
Codice
penale
.
Art
.
3
Quando
due
o
più
persone
concertano
di
commettere
alcuno
dei
delitti
preveduti
nei
precedenti
articoli
,
sono
punite
,
pel
solo
fatto
del
concerto
,
con
la
reclusione
da
cinque
a
quindici
anni
.
I
capi
,
promotori
ed
organizzatori
sono
puniti
con
la
reclusione
da
quindici
a
trenta
anni
.
Chiunque
,
pubblicamente
o
a
mezzo
della
stampa
,
istiga
a
commettere
alcuno
dei
delitti
preveduti
nei
precedenti
articoli
o
ne
fa
l
'
apologia
,
è
punito
,
pel
solo
fatto
della
istigazione
o
della
apologia
,
con
la
reclusione
da
cinque
a
quindici
anni
.
Art
.
4
Chiunque
ricostituisce
,
anche
sotto
forma
o
nome
diverso
,
associazioni
,
organizzazioni
o
partiti
discolti
per
ordine
della
pubblica
autorità
,
è
punito
con
la
reclusione
da
tre
a
dieci
anni
,
oltre
l
'
interdizione
perpetua
dai
pubblici
uffici
.
Chi
fa
parte
di
tali
associazioni
,
organizzazioni
o
partiti
è
punito
,
pel
solo
fatto
della
partecipazione
,
con
la
reclusione
da
due
a
cinque
anni
,
e
con
l
'
interdizione
perpetua
dai
pubblici
uffici
.
Alla
stessa
pena
soggiace
chi
fa
,
in
qualsiasi
modo
,
propaganda
della
dottrina
,
dei
programmi
e
dei
metodi
d
'
azione
di
tali
associazioni
,
organizzazioni
o
partiti
.
Art
.
5
Il
cittadino
che
,
fuori
del
territorio
dello
Stato
,
diffonde
o
comunica
,
sotto
qualsiasi
forma
,
voci
o
notizie
false
,
esagerate
o
tendenziose
sulle
condizioni
interne
dello
Stato
,
per
modo
da
menomare
il
credito
o
il
prestigio
dello
Stato
all
'
estero
,
o
svolge
comunque
una
attività
tale
da
recar
nocumento
agli
interessi
nazionali
,
è
punito
con
la
reclusione
da
cinque
a
quindici
anni
,
e
con
l
'
interdizione
perpetua
dai
pubblici
uffici
.
Nella
ipotesi
preveduta
dal
presente
articolo
,
la
condanna
pronunciata
in
contumacia
importa
,
di
diritto
,
la
perdita
della
cittadinanza
e
la
confisca
dei
beni
.
Il
giudice
può
sostituire
alla
confisca
il
sequestro
;
in
tal
caso
esso
ne
determina
la
durata
e
stabilisce
la
destinazione
delle
rendite
dei
beni
.
La
perdita
della
cittadinanza
non
influisce
sullo
stato
di
cittadinanza
del
coniuge
e
dei
figli
del
condannato
.
Tutte
le
alienazioni
dei
beni
fatte
dal
condannato
dopo
commesso
il
reato
e
nell
'
anno
antecedente
a
questo
,
si
presumono
fatte
in
frode
dello
Stato
,
e
i
beni
medesimi
sono
compresi
nella
confisca
o
nel
sequestro
.
Gli
effetti
della
condanna
in
contumacia
,
di
cui
ai
precedenti
capoversi
,
cessano
con
la
costituzione
o
con
l
'
arresto
del
condannato
:
in
tal
caso
,
i
beni
gli
sono
restituiti
nello
stato
in
cui
si
trovano
,
salvi
i
diritti
legittimamente
acquisiti
dai
terzi
.
Art
.
6
Per
i
delitti
preveduti
nella
presente
legge
,
quando
il
fatto
sia
di
lieve
entità
,
ovvero
concorrano
circostanze
che
,
ai
termini
del
Codice
penale
,
importino
una
diminuzione
di
pena
,
il
giudice
ha
facoltà
di
sostituire
alla
pena
di
morte
la
reclusione
da
quindici
a
trenta
anni
,
alla
interdizione
perpetua
dai
pubblici
uffici
la
interdizione
temporanea
,
e
di
diminuire
le
altre
pene
fino
alla
metà
.
Per
gli
stessi
delitti
,
tutti
coloro
che
,
in
qualsiasi
modo
,
siano
concorsi
a
commetterli
,
sono
puniti
con
le
pene
stabilite
dalla
presente
legge
.
Art
.
7
La
competenza
per
i
delitti
preveduti
dalla
presente
legge
è
devoluta
a
un
tribunale
speciale
costituito
da
un
presidente
,
scelto
tra
gli
ufficiali
generali
del
Regio
esercito
,
della
Regia
marina
,
della
Regia
aeronautica
e
della
Milizia
volontaria
per
la
sicurezza
nazionale
,
di
cinque
giudici
scelti
tra
gli
ufficiali
della
Milizia
volontaria
per
la
sicurezza
nazionale
,
aventi
grado
di
console
,
l
'
uno
e
gli
altri
,
tanto
in
servizio
attivo
permanente
,
che
in
congedo
o
fuori
quadro
,
e
di
un
relatore
senza
voto
scelto
tra
il
personale
della
giustizia
militare
.
Il
tribunale
può
funzionare
,
quando
il
bisogno
lo
richieda
,
con
più
sezioni
,
e
i
dibattimenti
possono
celebrarsi
,
tanto
nel
luogo
ove
ha
sede
il
tribunale
,
quanto
in
qualunque
altro
comune
del
Regno
.
La
costituzione
di
tale
tribunale
è
ordinata
dal
Ministro
per
la
guerra
,
che
ne
determina
la
composizione
,
la
sede
e
il
comando
presso
cui
è
stabilito
.
Quando
concorrano
le
condizioni
previste
dall
'
art
.
559
del
Codice
penale
per
l
'
esercito
,
possono
altresì
costituirsi
tribunali
straordinari
.
Nei
procedimenti
pei
delitti
preveduti
dalla
presente
legge
si
applicano
le
norme
del
Codice
penale
per
l
'
esercito
sulla
procedura
penale
in
tempo
di
guerra
.
Tutte
le
facoltà
spettanti
,
ai
termini
del
detto
Codice
,
al
comandante
in
capo
,
sono
conferite
al
Ministro
per
la
guerra
.
Le
sentenze
del
tribunale
speciale
non
sono
suscettibili
di
ricorso
,
nè
di
alcun
altro
mezzo
di
impugnativa
,
salva
la
revisione
.
I
procedimenti
pei
delitti
preveduti
dalla
presente
legge
,
in
corso
al
giorno
della
sua
attuazione
,
sono
devoluti
,
nello
stato
in
cui
si
trovano
,
alla
cognizione
del
tribunale
speciale
,
di
cui
alla
prima
parte
del
presente
articolo
.
Art
.
8
Nulla
è
innovato
circa
le
facoltà
conferite
al
Governo
con
la
legge
24
dicembre
1925
,
n
.
2260
.
La
presente
legge
entra
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
,
e
cessa
di
aver
vigore
dopo
cinque
anni
da
tale
data
,
salva
l
'
esecuzione
di
condanne
già
pronunciate
.
Entro
lo
stesso
periodo
di
tempo
,
il
Governo
del
Re
ha
facoltà
di
emanare
le
norme
per
l
'
attuazione
della
presente
legge
,
e
per
il
suo
coordinamento
col
Codice
penale
,
col
Codice
di
procedura
penale
,
col
Codice
penale
per
l
'
esercito
e
con
le
altre
leggi
.
Ordiniamo
che
la
presente
,
munita
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserta
nella
raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarla
e
di
farla
osservare
come
legge
dello
Stato
.
Data
a
Roma
,
addì
25
novembre
1926
.
VITTORIO
EMANUELE
.
MUSSOLINI
ROCCO
Visto
,
il
Guardasigilli
:
ROCCO
.
StampaQuotidiana ,
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Memento
del
tuo
ieri
,
ancora
avvolto
di
tenebre
e
di
gramaglie
.
Dove
più
splendida
è
la
natura
,
dove
più
imponente
all
'
uomo
rivelasi
la
grandezza
di
Dio
,
nell
'
incantevole
azzurro
di
un
mare
raccolto
in
una
conca
di
fiori
,
dove
mugghiano
e
gittan
fiamme
i
vulcani
,
ivi
che
più
grande
parea
dovess
'
essere
la
felicità
di
un
popolo
privilegiato
,
era
invece
più
vasta
la
tenebra
,
più
terribile
il
lutto
,
più
disperata
la
condizione
di
quei
tuoi
figli
.
Memento
,
Italia
,
che
questa
sventura
durò
per
secoli
su
quella
terra
di
paradiso
,
e
che
solo
da
ieri
ritornata
al
sorriso
di
Dio
,
alla
luce
della
libertà
,
potrebbe
,
se
non
hai
senno
,
ritornare
nella
tenebra
e
nel
lutto
.
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Dove
l
'
ingegno
svegliato
,
e
la
fortezza
degli
animi
,
ha
fatto
più
ubertosa
e
più
colta
la
contrada
,
cui
ingemmano
le
fiorenti
colline
e
le
ridenti
vallate
della
Brianza
,
ivi
per
secoli
pesò
il
dominio
della
razza
straniera
,
e
fino
a
ieri
i
patiboli
erano
lo
stemma
dell
'
ultimo
impero
.
Memento
,
Italia
,
quante
lagrime
e
quanto
sangue
t
'
ha
costata
la
redenzione
di
quella
contrada
,
e
quanti
secoli
di
nuova
servitù
le
ripeserebbero
addosso
,
se
colle
tue
nuove
divisioni
apristi
le
porte
al
ridominio
del
vinto
di
ieri
.
Nelle
contrade
più
vicine
al
sito
,
d
'
onde
chi
usurpa
il
nome
di
Vicario
del
Dio
di
carità
e
d
'
amore
,
avrebbe
dovuto
effondere
uno
spirito
di
carità
e
d
'
amore
,
ivi
fu
più
lungo
e
più
atroce
e
più
spietato
il
martirio
delle
tue
genti
.
La
luce
della
libertà
inondò
tutta
quella
sacra
terra
che
conserva
il
nome
d
'
Emilia
,
e
dove
l
'
immoralità
era
legge
di
governo
,
che
si
insegnava
fra
un
versetto
e
l
'
altro
della
dottrina
cristiana
,
ora
la
virtù
delle
oneste
coscienze
è
diventata
il
dogma
dei
tuoi
figli
redenti
.
Memento
,
Italia
,
che
fu
lungo
,
infinito
,
il
regno
dell
'
ignoranza
in
quelle
afflitte
contrade
.
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
,
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Memento
,
Italia
,
che
quella
terra
gentile
dove
le
Arti
hanno
piantato
il
loro
tempio
immortale
,
d
'
onde
Dante
,
Sole
dell
'
intelletto
,
illuminò
l
'
Universo
,
va
ora
a
diventare
il
tuo
nido
.
Falla
forte
come
la
tua
rude
culla
dell
'
Alpi
,
e
infondi
in
quelle
miti
contrade
dei
fiori
,
in
quei
templi
delle
arti
,
una
vena
dell
'
ira
di
Dante
,
uno
spiro
dell
'
anima
di
Buonarroti
,
un
lampo
di
sdegno
del
forte
figlio
di
Gavinara
.
Memento
,
Italia
,
che
in
quella
contrada
ove
tutto
è
tradizione
eloquente
di
glorie
patrie
levan
dritte
al
cielo
le
loro
merlature
le
torri
memori
delle
fraterne
discordie
dell
'
evo
medio
Memento
che
quelle
discordie
perpetuarono
le
tue
sventure
Memento
,
Italia
,
che
fosti
polvere
,
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
Qui
dove
è
meno
fantastico
il
cielo
,
dove
meno
azzurri
e
meno
caldi
i
tramonti
,
dove
agli
incandescenti
vulcani
s
'
alzan
contro
le
cresce
algenti
delle
naturali
nostre
bastite
,
è
un
popolo
calmo
e
forte
,
che
messo
a
guardia
dell
'
Alpi
,
ha
difeso
sempre
con
onore
il
suo
suolo
,
e
stette
così
fermo
alle
minaccie
e
ai
perigli
,
che
meritò
l
'
onore
di
slanciarsi
a
romper
le
catene
degli
altri
.
Perch
'
ei
fu
forte
,
perch
'
ei
fu
sobrio
,
perch
'
ei
volle
di
qua
dove
iniziò
l
'
impresa
,
compirla
,
alcuni
tuoi
figli
gli
furono
ingratamente
addosso
.
Memento
,
Italia
,
che
questa
eredità
di
Caino
fu
la
più
atroce
sventura
,
che
pesò
sui
figli
tuoi
e
che
converse
l
'
antica
loro
potenza
nella
servitù
dei
secoli
.
Grida
,
o
Italia
,
colla
tua
voce
di
madre
autorevole
,
che
cessi
una
volta
la
ingiuria
,
se
vogliono
che
l
'
abbracciamento
si
compia
sincero
,
e
che
la
reazione
dell
'
offeso
non
perpetui
la
divisione
,
che
ci
riconduca
tutti
in
catene
.
Là
dove
l
'
onda
bacia
i
marmorei
palagi
della
Grande
Mendica
,
che
fu
per
14
secoli
strapotente
,
e
reina
,
ora
per
queste
discordie
ricalò
la
disperazione
ed
il
lutto
.
Là
dove
un
giorno
si
trionfava
del
mondo
,
ora
s
'
è
schiavi
d
'
un
Prete
.
Memento
,
Italia
,
che
quelle
tue
figlie
imprecano
a
te
per
le
discordie
dei
tuoi
figli
.
Parla
colla
tua
voce
di
madre
,
e
imponi
la
concordia
e
le
armi
,
con
cui
sole
si
può
rompere
la
servitù
.
Memento
,
Italia
,
dei
tanti
morti
,
che
solo
nei
tre
lustri
dell
'
ultimo
tuo
sforzo
,
ti
ha
costati
per
liberarti
in
parte
.
Memento
,
dei
molti
che
ti
costerà
la
liberazione
delle
ultime
tue
sorelle
Imponi
,
Italia
,
la
concordia
e
l
'
armi
Imponi
la
fede
in
questa
sacra
bandiera
,
sul
cui
campo
v
'
è
una
croce
non
deturpata
dagli
spergiuri
,
di
cui
il
Prete
di
Roma
ha
coverto
quella
di
Cristo
.
Memento
,
che
fosti
polvere
,
e
che
puoi
polvere
ridiventare
.
StampaQuotidiana ,
Il
cosidetto
trattato
di
pace
siamo
dolenti
e
soddisfatti
nel
medesimo
tempo
di
applicare
questo
termine
di
politica
internazionale
ad
un
fatto
di
politica
interna
fra
fascisti
e
socialisti
è
un
fatto
compiuto
.
I
negoziatori
sotto
l
'
esperta
e
sapiente
guida
del
Presidente
della
Camera
hanno
dovuto
superare
non
poche
difficoltà
per
concluderlo
,
difficoltà
dipendenti
non
tanto
dal
contenuto
del
modus
vivendi
concreto
che
si
cercava
di
stabilire
,
quanto
dalla
posizione
di
disagio
morale
e
politico
,
in
cui
ciascuna
delle
parti
veniva
a
trovarsi
per
il
fatto
di
essersi
messa
a
contatto
dell
'
altra
,
sopra
uno
stesso
piano
morale
e
politico
.
Specialmente
nell
'
implicito
riconoscimento
della
qualità
di
belligerante
della
parte
fascista
,
presupponeva
in
questa
parte
un
tale
spirito
di
sacrificio
e
di
rinunzia
alla
superiore
posizione
di
fattore
politico
operante
non
in
senso
partigiano
ma
nazionale
,
che
non
tutti
erano
disposti
a
sopportare
e
che
le
organizzazioni
emiliane
-
romagnole
esplicitamente
respingevano
.
Ma
queste
pregiudiziali
di
amor
proprio
politico
,
furono
superate
dalle
più
evidenti
necessità
d
'
ordine
generale
,
che
prevalsero
nella
valutazione
dei
capi
fascisti
;
e
noi
,
che
pure
abbiamo
dato
perché
il
problema
fosse
integrato
in
tutti
i
suoi
elementi
il
massimo
rilievo
a
quelle
pregiudiziali
di
carattere
morale
,
non
possiamo
non
compiacercene
.
Così
pure
non
abbiamo
alcuna
difficoltà
di
dare
atto
all
'
on
.
Mussolini
che
il
movimento
fascista
sia
stato
da
lui
fondato
il
22
marzo
1919
e
non
abbia
avuto
la
sua
culla
a
Bologna
dopo
quella
data
come
noi
avevamo
scritto
sebbene
fosse
evidente
che
noi
con
quella
espressione
non
abbiamo
inteso
alludere
all
'
atto
di
nascita
in
senso
cronologico
del
fascismo
,
ma
all
'
origine
della
sua
forza
politica
,
la
quale
senza
dubbio
meglio
si
sviluppò
e
si
affermò
in
quelle
regioni
dove
l
'
opera
di
spossessamento
dello
Stato
da
parte
del
socialismo
era
stata
compiuta
quasi
totalmente
.
Oggi
che
il
trattato
di
pace
è
stato
firmato
dobbiamo
porne
in
rilievo
gli
aspetti
buoni
e
valorizzarne
la
portata
nazionale
,
la
quale
pure
esiste
,
e
potrà
essere
tanto
più
efficiente
,
quanto
più
diventerà
chiara
nella
coscienza
pubblica
e
soprattutto
in
quella
parte
di
essa
,
che
avendo
una
più
squisita
sensibilità
patriottica
,
è
maggiormente
portata
ad
assumere
un
atteggiamento
di
risoluta
intransigenza
.
Questo
non
sminuisce
affatto
il
valore
delle
riserve
che
abbiamo
già
fatte
:
fuori
di
queste
,
il
valore
politico
del
trattato
consiste
,
secondo
noi
,
in
due
punti
essenziali
,
che
del
resto
sono
stati
assai
bene
illustrati
dall
'
on
.
Mussolini
nella
sua
recente
intervista
.
Innanzi
tutto
sta
il
fatto
che
il
trattato
separa
nettamente
l
'
azione
dei
socialisti
da
quella
dei
comunisti
.
Tale
separazione
già
esisteva
all
'
interno
,
ora
essa
comincia
ad
apparire
e
ad
operare
anche
verso
l
'
esterno
.
Con
ciò
non
si
vuol
intendere
che
lo
spirito
del
socialismo
si
sia
essenzialmente
modificato
;
sarebbe
una
illusione
il
credere
che
il
partito
socialista
da
antinazionale
sia
diventato
nazionale
,
per
il
semplice
fatto
del
Trattato
.
Ma
soltanto
che
l
'
atteggiamento
antinazionale
dei
socialisti
tende
a
differenziarsi
da
quello
dei
comunisti
:
il
che
però
potrà
avere
il
risultato
pratico
di
rendere
meno
difficile
il
compito
di
repressione
dello
Stato
quando
una
volontà
dello
Stato
sia
per
sorgere
contro
le
violenze
comuniste
.
La
solidarietà
antinazionale
dei
socialisti
coi
comunisti
malgrado
tutte
le
riserve
dell
'
on
.
Modigliani
in
nome
dell
'
internazionalismo
non
può
non
ricevere
un
forte
colpo
dal
Trattato
,
che
esclude
i
comunisti
.
Rimane
sempre
un
lato
oscuro
:
ed
è
nelle
conseguenze
che
tra
i
socialisti
,
che
i
comunisti
accusano
di
«
conversione
alla
vigliaccheria
»
,
potrebbero
avere
un
eventuale
inasprimento
di
lotta
tra
fascisti
e
comunisti
o
un
'
azione
decisamente
repressiva
dello
Stato
.
Il
secondo
punto
degno
di
rilievo
,
dal
punto
di
vista
nazionale
,
è
che
il
trattato
attesta
la
volontà
di
por
termine
alla
funzione
contingente
e
diciamo
pure
rivoluzionaria
del
fascismo
e
di
iniziare
lo
svolgimento
di
un
'
attività
politica
più
normale
e
nazionale
in
senso
positivo
.
Intendiamoci
,
non
già
che
il
trattato
segni
concretamente
il
passaggio
dall
'
azione
diretta
all
'
azione
politica
e
rigidamente
legalitaria
del
fascismo
.
Questo
non
si
ottiene
per
via
di
decreti
,
ma
per
via
di
evoluzione
storica
,
la
quale
non
può
essere
affrettata
che
entro
limiti
assai
modesti
.
Tuttavia
l
'
affermare
pubblicamente
che
questa
volontà
esiste
e
il
consacrarla
in
un
documento
solenne
è
già
un
contribuire
efficacemente
a
che
essa
si
realizzi
.
Il
trattato
,
insomma
,
esprime
non
soltanto
la
speranza
,
ma
il
proposito
che
il
fascismo
da
fattore
contingente
,
che
ha
compiuto
mirabilmente
la
sua
funzione
in
un
momento
eccezionale
della
vita
del
paese
,
diventi
un
fattore
politico
normale
,
un
elemento
di
propulsione
di
politica
nazionale
in
una
vita
politica
ricostituita
.
Ora
il
nazionalismo
,
che
ha
validamente
sostenuto
il
fascismo
nel
periodo
più
turbolento
della
sua
vita
,
che
gli
è
stato
accanto
anche
in
momenti
più
difficili
della
sua
attività
anche
quando
tutti
coloro
che
lo
avevano
esaltato
cominciavano
a
disertare
la
causa
;
il
nazionalismo
,
che
pure
attraverso
gli
atteggiamenti
estremisti
ed
eccessivi
che
il
fascismo
era
stato
costretto
assumere
,
aveva
saputo
distinguere
quanto
di
serio
e
di
solido
politicamente
vi
era
nella
sostanza
di
questo
improvvisato
movimento
;
non
può
non
affrettare
coi
suoi
voti
la
trasformazione
di
esso
in
un
fattore
permanente
della
politica
normale
del
nostro
Paese
.
Fuori
degli
atteggiamenti
esteriori
diversi
,
che
le
contingenze
eccezionali
possono
aver
consigliato
all
'
uno
e
all
'
altro
di
assumere
,
il
fondamento
dei
due
movimenti
politici
non
potrà
non
risultare
in
luce
più
viva
,
quando
la
normalità
della
vita
politica
italiana
sarà
pienamente
ristabilita
.