Narrativa ,
I
Non
è
bella
la
vita
dei
pastori
in
Aspromonte
,
d
'
inverno
,
quando
i
torbidi
torrenti
corrono
al
mare
,
e
la
terra
sembra
navigare
sulle
acque
.
I
pastori
stanno
nelle
case
costruite
di
frasche
e
di
fango
,
e
dormono
con
gli
animali
.
Vanno
in
giro
coi
lunghi
cappucci
attaccati
a
una
mantelletta
triangolare
che
protegge
le
spalle
,
come
si
vede
talvolta
raffigurato
qualche
dio
greco
pellegrino
e
invernale
.
I
torrenti
hanno
una
voce
assordante
.
Sugli
spiazzi
le
caldaie
fumano
al
fuoco
,
le
grandi
caldaie
nere
sulla
bianca
neve
,
le
grandi
caldaie
dove
si
coagula
il
latte
tra
il
siero
verdastro
rinforzato
d
'
erbe
selvatiche
.
Tutti
intorno
coi
neri
cappucci
,
coi
vestiti
di
lana
nera
,
animano
i
monti
cupi
e
gli
alberi
stecchiti
,
mentre
la
quercia
verde
gonfia
le
ghiande
pei
porci
neri
.
Intorno
alla
caldaia
,
ficcano
i
lunghi
cucchiai
di
legno
inciso
,
e
buttano
dentro
grandi
fette
di
pane
.
Le
tirano
su
dal
siero
,
fumanti
,
screziate
di
bianco
purissimo
come
è
il
latte
sul
pane
.
I
pastori
cavano
fuori
i
coltelluzzi
e
lavorano
il
legno
,
incidono
di
cuori
fioriti
le
stecche
da
busto
delle
loro
promesse
spose
,
cavano
dal
legno
d
'
ulivo
la
figurina
da
mettere
sulla
conocchia
,
e
con
lo
spiedo
arroventato
fanno
buchi
al
piffero
di
canna
.
Stanno
accucciati
alle
soglie
delle
tane
,
davanti
al
bagliore
della
terra
,
e
aspettano
il
giorno
della
discesa
al
piano
,
quando
appenderanno
la
giacca
e
la
fiasca
all
'
albero
dolce
della
pianura
.
Allora
la
luna
nuova
avrà
spazzata
la
pioggia
,
ed
essi
scenderanno
in
paese
dove
stanno
le
case
di
muro
,
grevi
delle
chiacchiere
e
dei
sospiri
delle
donne
.
Il
paese
è
caldo
e
denso
più
di
una
mandra
.
Nelle
giornate
chiare
i
buoi
salgono
pel
sentiero
scosceso
come
per
un
presepe
,
e
,
ben
modellati
e
bianchi
come
sono
,
sembrano
più
grandi
degli
alberi
,
animali
preistorici
.
Arriva
di
quando
in
quando
la
nuova
che
un
bue
è
precipitato
nei
burroni
,
e
il
paese
,
come
una
muta
di
cani
,
aspetta
l
'
animale
squartato
,
appeso
in
piazza
al
palo
del
macellaio
,
tra
i
cani
che
ne
fiutano
il
sangue
e
le
donne
che
comperano
a
poco
prezzo
.
Né
le
pecore
né
i
buoi
né
i
porci
neri
appartengono
al
pastore
.
Sono
del
pigro
signore
che
aspetta
il
giorno
del
mercato
,
e
il
mercante
baffuto
che
viene
dalla
marina
.
Nella
solitudine
ventosa
della
montagna
il
pastore
fuma
la
crosta
della
pipa
,
guarda
saltare
il
figlio
come
un
capriolo
,
ode
i
canti
spersi
dei
più
giovani
,
intramezzati
dal
rumore
dell
'
acqua
nei
crepacci
,
che
borbotta
come
le
comari
che
vanno
a
far
legna
.
Qualcuno
,
seduto
su
un
poggio
,
come
su
un
mondo
,
dà
fiato
alla
zampogna
,
e
tutti
pensano
alle
donne
,
al
vino
,
alla
casa
di
muro
.
Pensano
alla
domenica
nel
paese
,
quando
si
empiono
i
vicoli
coi
lor
grossi
sospiri
,
e
rispondono
a
loro
,
soffiando
,
i
muli
nelle
stalle
e
i
porci
nei
covili
,
e
i
bambini
strillano
all
'
improvviso
come
passerotti
,
e
i
vecchi
che
non
si
possono
più
muovere
fissano
l
'
ultimo
filo
di
luce
,
e
le
vecchie
rinfrescano
all
'
aria
il
ventre
gonfio
e
affaticato
,
e
le
spose
sono
colombe
tranquille
.
Pensano
alla
visita
che
faranno
alla
casa
di
qualche
signore
borghese
,
dove
vedranno
la
bottiglia
del
vino
splendere
tra
le
mani
avare
del
padrone
di
casa
,
e
il
vino
calare
nel
bicchiere
che
vuoteranno
tutto
d
'
un
fiato
,
buttando
poi
con
violenza
le
ultime
gocciole
in
terra
.
Quel
vino
se
lo
ricordano
nelle
giornate
della
montagna
come
un
fuoco
dissetante
,
poveri
ed
eterni
poppanti
di
mandra
.
Accade
talvolta
che
dalle
mandre
vicine
arrivi
qualche
stupida
pecora
e
qualche
castrato
che
hanno
perduta
la
strada
.
Conoscono
gli
animali
come
noi
gli
uomini
,
e
sanno
di
chi
sono
,
come
noi
riconosciamo
i
forestieri
.
Si
affaccia
l
'
animale
interrogativo
,
e
i
cani
messi
in
allarme
si
chetano
subito
.
Zitti
e
cauti
afferrano
l
'
animale
e
lo
arrostiscono
.
Uno
gli
ha
ficcato
un
palo
in
corpo
,
un
altro
lo
rivoltola
sul
fuoco
,
un
altro
con
un
mazzetto
d
'
erbe
selvatiche
asperge
di
grasso
l
'
animale
rosolato
,
teso
,
solenne
come
una
vittima
prima
del
sacrifizio
,
propizia
al
bere
.
Bevono
acqua
e
si
sentono
ubbriachi
lo
stesso
.
Ma
serate
come
queste
ne
capitano
una
all
'
anno
,
se
pure
,
e
la
vita
è
dura
.
Almeno
,
a
primavera
salgono
da
loro
le
massaie
.
Allora
,
coi
primi
agnelli
che
saltano
sulla
terra
,
vagiscono
sull
'
erba
le
creature
dell
'
uomo
,
o
si
dondolano
nelle
culle
attaccate
fra
ramo
e
ramo
dove
balzano
ridesti
i
ghiri
e
gli
scoiattoli
.
Poi
rinverdiscono
perfino
le
pietre
,
e
la
gente
comincia
a
salire
la
montagna
col
vento
dell
'
estate
.
Cominciano
i
pellegrini
dei
santuari
a
passare
da
un
versante
all
'
altro
cantando
e
suonando
giorno
e
notte
.
Il
vinattiere
costruisce
la
sua
capanna
di
frasche
presso
la
sorgente
dell
'
acqua
,
e
la
notte
,
per
illuminare
la
strada
si
appicca
il
fuoco
agli
alberi
secchi
.
Gl
'
innamorati
girano
tra
la
folla
per
vedere
l
'
innamorata
;
e
cani
arrabbiati
,
vendicatori
,
devoti
,
latitanti
e
ubbriachi
che
rotolano
per
i
pendii
come
pietre
.
Allora
vive
la
montagna
,
e
da
tutte
le
parti
il
cielo
è
seminato
dei
fuochi
dei
razzi
che
si
levano
dai
paesi
lungo
il
mare
,
come
segni
indicatori
che
là
sono
le
case
,
là
i
santi
coi
loro
volti
di
popolani
che
non
hanno
più
da
faticare
e
stanno
nel
silenzio
spazioso
delle
chiese
.
Fu
appunto
in
una
di
queste
sere
che
in
montagna
accadde
una
disgrazia
.
Era
la
vigilia
della
festa
,
e
nella
capanna
di
un
pastore
,
l
'
Argirò
,
c
'
era
silenzio
.
Il
figliolo
stava
cheto
,
il
pastore
suo
padre
gli
diceva
scuro
:
"
Antonello
,
tu
verrai
con
me
in
paese
.
Te
la
senti
di
camminare
?
"
"
Sì
,
padre
"
.
"
Ci
sono
sei
ore
di
strada
"
.
"
Camminerò
"
.
"
C
'
è
la
luna
,
del
resto
,
e
si
andrà
bene
,
freschi
"
.
"
Camminerò
"
,
disse
Antonello
,
"
sono
forte
,
io
"
.
Il
ragazzo
era
serio
serio
,
con
quella
forma
di
partecipazione
al
dolore
degli
altri
per
cui
i
ragazzi
diventano
pensierosi
e
ubbidienti
;
aveva
il
costume
di
pastore
,
che
gli
avevano
fatto
da
poco
,
con
la
cintura
di
cuoio
alta
un
palmo
intorno
alla
pancia
;
era
contento
di
andare
in
paese
col
vestito
nuovo
,
peloso
,
per
la
prima
volta
.
Era
nato
in
montagna
,
e
non
si
sapeva
immaginare
una
casa
di
muro
,
come
gli
dicevano
.
Siccome
sentì
che
suo
padre
rimestava
qualche
cosa
nella
capanna
,
saltò
su
a
dire
:
"
Volete
aiuto
,
padre
?
"
Quello
non
rispose
;
nella
capanna
bassa
dove
si
entrava
carponi
,
stava
mettendo
tutto
nella
bisaccia
:
la
fiasca
,
la
mantelletta
da
inverno
,
il
sacco
.
"
Portiamo
via
tutto
?
"
"
Come
vuole
Dio
,
figliolo
"
.
Antonello
si
mise
a
frugare
sotto
lo
strame
delle
pareti
e
tirò
fuori
il
fischietto
e
un
pacchetto
di
figurine
di
santi
tutte
gualcite
.
"
Volete
mettere
dentro
anche
queste
?
"
Il
padre
le
ripose
nella
bisaccia
,
e
questo
rispetto
verso
le
sue
cose
fece
piacere
al
ragazzo
.
La
bisaccia
fu
messa
sulla
soglia
della
capanna
.
Il
padre
si
sedette
un
poco
,
si
terse
il
sudore
,
poi
si
levò
,
si
caricò
la
bisaccia
a
tracolla
:
"
Andiamo
"
.
Ma
prima
di
partire
chiuse
accuratamente
la
porta
di
frasche
assicurandola
con
un
macigno
che
vi
rotolò
davanti
.
Si
vedeva
di
lontano
il
mare
balenante
nell
'
ombra
serale
,
che
laggiù
non
era
ancora
arrivata
,
e
davanti
al
mare
una
montagna
che
pareva
un
dito
teso
,
e
ancora
più
vicino
la
striscia
bianca
del
torrente
.
La
sera
girava
pei
monti
in
silenzio
e
ripiegava
i
lunghi
raggi
del
sole
.
Le
ombre
cominciavano
ad
allungarsi
per
la
pianura
.
"
Volete
che
vi
porti
un
poco
la
bisaccia
,
padre
?
"
Il
padre
gli
accomodò
la
bisaccia
a
tracolla
,
puntandola
nel
mezzo
con
un
bastone
che
faceva
leva
sulla
spalla
del
ragazzo
.
Il
ragazzo
era
contento
di
quel
peso
,
e
sentiva
il
bastone
che
gli
faceva
un
dolce
male
.
Il
padre
diede
un
'
ultima
occhiata
alla
capanna
.
Appena
risalito
il
monte
,
si
volsero
.
Videro
l
'
albero
magro
inclinato
sulla
capanna
,
i
sassi
attorno
come
bestie
che
meriggiassero
,
o
come
mobili
di
una
casa
;
là
si
erano
seduti
tante
volte
.
Il
grosso
cane
bianco
,
accorso
come
se
sapesse
che
si
partiva
,
li
seguì
.
Valicata
l
'
altura
,
videro
la
strada
lungo
il
ciglio
del
burrone
popolata
d
'
uomini
e
di
bestie
.
"
Viva
Maria
!
"
gridarono
verso
di
loro
.
Il
padre
levò
la
mano
e
disse
con
un
filo
di
voce
:
"
Viva
!
"
Gridò
anche
il
ragazzo
con
una
voce
argentina
,
lieto
di
aprir
bocca
.
Si
sentiva
dietro
,
sull
'
altro
versante
,
partire
colpi
di
fucile
,
una
gragnuola
di
colpi
.
La
folla
si
snodava
lungo
lo
stretto
sentiero
in
fila
indiana
.
I
bambini
piangevano
nelle
ceste
che
le
donne
portavano
sulla
testa
,
i
muli
con
qualche
signore
seduto
sopra
facevano
rotolare
a
valle
i
sassi
,
una
signora
vestita
bene
camminava
a
piedi
nudi
tenendo
le
scarpe
in
mano
,
per
voto
.
Una
donna
del
popolo
andava
con
le
trecce
sciolte
.
Un
popolano
portava
sulla
testa
un
enorme
cero
che
aveva
fatto
fondere
del
suo
stesso
peso
,
e
della
lunghezza
del
suo
corpo
,
per
voto
.
Antonello
stava
a
bocca
aperta
.
Nella
valle
l
'
ombra
era
alta
,
e
pareva
che
la
riempisse
,
col
rumore
di
un
torrente
che
si
gettava
da
un
salto
del
monte
.
La
luna
si
affacciò
dalla
parte
del
mare
,
dietro
ai
monti
,
come
una
guardia
.
Presso
una
capanna
di
frasche
il
pastore
e
Antonello
si
fermarono
.
L
'
uomo
che
stava
dietro
al
banco
tra
una
fila
di
bottiglie
,
presso
un
bottazzo
di
vino
,
appena
vide
il
pastore
poggiò
le
mani
al
banco
,
si
sporse
,
e
disse
:
"
O
compare
Argirò
,
che
cosa
succede
?
"
"
La
mia
sfortuna
,
compare
Fermo
"
.
"
Che
c
'
è
?
"
"
Ho
perduto
il
mio
bene
.
I
buoi
che
avevo
in
custodia
dal
signor
Filippo
Mezzatesta
,
sono
precipitati
giù
nel
burrone
.
È
finita
.
Questa
è
la
rovina
della
casa
mia
.
O
quando
?
"
"
Oggi
stesso
,
dopo
mezzogiorno
.
Bella
festa
della
Madonna
che
è
per
me
"
.
"
E
le
avevate
a
metà
le
bestie
?
"
"
Sissignore
,
col
signor
Filippo
Mezzatesta
"
.
"
Perché
non
le
comperate
voi
?
La
pelle
è
buona
,
la
carne
è
come
macellata
oggi
.
Non
sono
morte
di
morbo
.
Con
tutta
questa
gente
che
passa
si
vende
.
Carne
di
bestia
morta
,
è
sempre
"
.
"
Come
macellata
,
vi
dico
.
Questa
osservazione
non
me
la
dovevate
fare
proprio
voi
.
Tra
di
noi
...
"
"
Andiamo
a
vedere
?
"
"
Sono
qui
sotto
al
burrone
del
Monaco
"
.
"
Quattro
animali
,
avete
detto
?
"
"
Sì
;
e
c
'
era
una
giovenca
che
era
una
bellezza
,
tenera
come
il
latte
"
.
"
Tu
aspettami
qui
"
,
disse
il
padre
ad
Antonello
.
"
Se
qualcuno
domanda
della
bottega
"
,
aggiunse
il
Fermo
,
"
digli
che
torno
subito
.
Non
far
toccare
niente
a
nessuno
"
.
"
Che
rovina
della
mia
vita
,
compare
Fermo
!
"
Si
avviarono
.
Antonello
sedette
davanti
alla
bottega
e
chiamò
il
cane
a
sé
tenendolo
pel
collare
.
Ma
quello
gli
sfuggì
per
correre
dietro
al
padrone
.
Antonello
,
rimasto
solo
,
aveva
paura
.
Sentiva
l
'
odore
del
vino
,
odore
nuovo
che
gli
piaceva
,
e
guardava
quelle
bottiglie
in
fila
con
tanti
colori
.
"
Rosolio
"
:
questa
parola
gli
venne
alla
mente
.
I
pellegrini
si
facevano
più
rari
;
una
comitiva
sbucò
suonando
e
sparando
in
aria
.
Andava
avanti
uno
con
una
zampogna
,
e
un
altro
batteva
ora
il
pugno
ora
le
cinque
dita
a
un
tamburello
.
Altri
li
seguivano
a
passo
di
ballo
,
per
voto
,
come
potevano
,
uomini
e
donne
.
Uomini
e
donne
si
davano
a
tratti
,
ballando
,
di
gran
colpi
con
le
natiche
,
senza
ridere
.
La
luna
si
faceva
più
rossa
,
l
'
ombra
cadeva
come
un
mantello
.
Gli
alberi
,
quasi
tutti
col
solco
e
lo
squarcio
del
fulmine
,
si
ingigantivano
nell
'
ombra
.
La
compagnia
dei
suonatori
si
allontanava
.
Una
ragazza
a
piedi
nudi
passava
davanti
al
ragazzo
.
Egli
le
vide
un
filo
di
sangue
che
le
colava
sul
piede
.
"
Ragazza
"
,
le
gridò
;
"
quello
è
sangue
"
.
Ella
rise
:
"
Lo
so
"
Un
'
altra
frotta
di
pellegrini
sbucò
coi
fucili
sulla
strada
.
Avevano
accese
le
fiaccole
.
Uno
si
fermò
ai
piedi
di
una
quercia
spaccata
in
due
dal
fulmine
,
gialla
e
morta
,
le
accostò
una
fiaccola
di
resina
ai
rami
:
una
fiammata
avvolse
la
quercia
che
divampò
tutta
come
una
torcia
gigantesca
crepitando
veloce
.
Allora
il
ragazzo
chiamò
a
gran
voce
:
"
Fido
!
"
.
Il
cane
apparve
sul
ciglio
della
strada
coi
suoi
occhi
stupiti
.
Dalla
folla
allora
partì
un
colpo
,
un
grido
:
"
Eccolo
il
cane
arrabbiato
!
"
.
Il
cane
stramazzò
al
suolo
guardando
all
'
ingiro
che
pareva
parlasse
e
domandasse
perché
.
Il
ragazzo
battendo
i
denti
si
accovacciò
sulla
soglia
della
bottega
.
La
compagnia
era
dileguata
ridendo
.
Antonello
si
toccò
la
bisaccia
,
vi
si
sedette
sopra
,
e
non
aveva
il
coraggio
di
guardarsi
intorno
.
II
L
'
Argirò
col
figliolo
arrivarono
al
paese
che
era
l
'
alba
.
Risalito
il
poggio
,
le
case
addossate
una
all
'
altra
come
una
mandra
si
presentarono
ai
loro
occhi
.
Da
secoli
questo
paese
si
era
cacciato
nella
valle
,
e
vi
si
era
addormentato
.
Intorno
,
a
qualche
miglio
di
distanza
gli
altri
paesi
che
si
vedevano
in
cima
ai
cocuzzoli
rocciosi
si
confondevano
con
la
pietra
,
ne
avevano
la
stessa
struttura
,
lo
stesso
colore
,
come
la
farfalla
che
si
confonde
col
fiore
su
cui
è
posata
.
Sembra
un
mondo
spento
,
lunare
.
Attraverso
i
letti
dei
torrenti
,
i
viandanti
che
tentano
di
raggiungere
le
vallate
,
nel
silenzio
reso
più
solitario
dal
ritmo
della
cavalcatura
,
sembrano
abitatori
di
spelonche
.
Ma
a
inoltrarsi
appena
fra
gli
speroni
dei
monti
,
sulla
striscia
del
torrente
,
si
vede
la
montagna
che
nasce
tra
la
valle
animarsi
della
sua
vita
segreta
,
e
sembra
di
udir
le
voci
di
tutte
le
sorgenti
che
scaturiscono
da
essa
.
Si
rivelano
i
paesi
coi
loro
fiocchi
di
fumo
,
le
voci
disperse
,
i
suoni
intermessi
,
la
voce
soprana
delle
campane
.
È
una
vita
alla
quale
occorre
essere
iniziati
per
capirla
,
esserci
nati
per
amarla
,
tanto
è
piena
,
come
la
contrada
,
di
pietre
e
di
spine
.
Ora
la
strada
cui
lavorano
da
vent
'
anni
sta
per
bruciare
all
'
arrivo
con
l
'
ultima
mina
.
Già
arriva
qualche
forestiero
dove
arrivava
soltanto
qualche
carabiniere
in
occasione
di
qualche
delitto
,
o
il
merciaio
ambulante
che
raccatta
gli
stracci
e
compera
i
capelli
che
le
donne
nascondono
nei
buchi
dei
muri
.
Ancora
i
puledri
col
monello
a
bisdosso
cavalcano
pel
sentiero
secolare
,
e
i
buoi
portano
dall
'
alta
montagna
i
tronchi
d
'
albero
legati
a
una
fune
trascinandoli
in
terra
senza
carro
.
È
un
fatto
che
qui
manca
la
nozione
geometrica
della
ruota
.
Ma
per
poco
ancora
.
Come
al
contatto
dell
'
aria
le
antiche
mummie
si
polverizzano
,
si
polverizzerà
così
questa
vita
.
È
una
civiltà
che
scompare
,
e
su
di
essa
non
c
'
è
da
piangere
,
ma
bisogna
trarre
,
chi
ci
è
nato
,
il
maggior
numero
di
memorie
.
La
liberazione
del
reame
delle
Due
Sicilie
trovò
qui
un
ordine
stabilito
da
secoli
.
Il
parapiglia
che
avvenne
col
riordinamento
dei
beni
demaniali
,
ingrossò
alcune
fortune
già
pingui
.
Il
paese
rimase
quello
che
era
:
un
agglomerato
di
case
rustiche
composto
di
una
stanza
a
terreno
,
colla
terra
naturale
per
impiantito
,
la
roccia
per
sedile
e
per
foco
lare
,
intorno
a
una
sola
casa
nobile
con
portici
,
stalle
,
cucine
,
giardini
,
servi
.
Il
popolo
si
agitava
e
si
affannava
intorno
a
questa
casa
che
era
attigua
alla
chiesa
,
e
dove
era
tutta
la
ricchezza
,
tutto
il
bene
e
il
male
del
paese
.
Antonello
vide
questa
casa
posta
in
alto
,
su
un
poggio
,
col
suo
portico
che
reggeva
una
loggia
.
Egli
seguiva
,
saltando
,
le
orme
del
padre
,
e
non
si
stupiva
delle
case
di
muro
.
Ad
alcuni
edifizi
il
sole
baluginante
faceva
brillare
qualche
cosa
di
lucido
,
come
il
ghiaccio
,
che
si
infocava
a
mano
a
mano
per
poi
diventare
liscio
e
chiaro
come
l
'
acqua
.
Domandò
soltanto
:
"
Quale
è
la
casa
dove
sta
la
mamma
?
"
Non
si
vedeva
la
casa
.
Era
confusa
fra
tante
,
non
dissimile
da
nessuna
.
Poi
i
suoi
occhi
tornarono
alla
grande
casa
col
portico
,
e
pensò
:
"
Quella
dev
'
essere
la
casa
dei
Mezzatesta
"
.
I
galli
si
mandavano
la
voce
,
spersi
richiami
di
donne
rompevano
il
silenzio
.
Il
ragazzo
con
un
bastone
si
divertiva
a
fare
strage
di
certi
cardi
coi
fioccosi
fiori
rossi
bruciati
dalla
grande
estate
.
Tutto
gli
parve
più
gentile
che
in
montagna
.
Raggiunta
la
prima
casa
,
parve
che
la
terra
improvvisamente
si
restringesse
.
Usciva
dalla
porta
spalancata
un
fiato
caldo
come
dalla
bocca
di
un
animale
.
Una
donna
si
pettinava
seduta
sullo
scalino
della
porta
e
immergeva
il
pettine
in
un
catino
d
'
acqua
.
Siccome
era
festa
,
il
paese
era
quasi
deserto
e
pigro
.
Le
poche
persone
rimaste
stavano
sedute
sugli
spiazzi
davanti
alle
case
,
o
sugli
scalini
,
intente
alle
faccende
loro
,
a
pettinare
i
ragazzi
,
a
pulire
le
verdure
pel
pasto
.
Certe
ragazze
,
che
andavano
scalze
e
col
vestitino
da
festa
,
portavano
appesa
al
petto
,
legata
a
un
nastro
colorato
,
la
medaglina
della
Madonna
.
Una
fila
di
muli
sbucò
da
un
vicolo
,
e
davanti
la
faccia
rossa
del
mercante
di
pelli
.
"
Che
c
'
e
,
Argirò
?
"
La
voce
dei
quattro
buoi
precipitati
in
montagna
passò
,
non
si
sa
come
,
da
porta
a
porta
.
A
casa
trovarono
la
madre
sulla
soglia
.
"
Che
c
'
è
,
per
l
'
amor
di
Dio
?
"
Argirò
le
raccontò
tutto
in
quattro
parole
.
Dalle
finestre
basse
le
donne
si
erano
affacciate
a
sentire
e
si
passarono
la
notizia
.
Una
si
presentò
con
un
'
aria
maligna
e
sottomessa
,
e
disse
:
"
O
Betta
,
ce
l
'
avete
un
chilo
di
questa
carne
per
me
?
"
Nessuno
le
rispose
,
ma
dall
'
interno
della
casa
la
voce
dell
'
Argirò
si
mise
a
gridare
:
"
Gente
maledetta
,
che
vuoi
mangiare
della
mia
rovina
,
che
non
aspetti
che
finiscano
le
disgrazie
per
buttartici
sopra
.
L
'
ho
già
venduta
tutta
,
e
tutti
ne
mangeranno
meno
che
questa
gente
maledetta
.
Quando
a
un
cristiano
capita
qualche
cosa
di
male
,
tutti
intorno
a
volersene
profittare
come
cani
!
Misericordia
,
Signore
!
Puah
,
puah
!
"
Antonello
si
era
seduto
sulla
cassa
della
biancheria
e
ascoltava
quelle
parole
come
una
nenia
,
attentamente
.
Per
la
prima
volta
capiva
di
essere
in
mezzo
a
qualche
cosa
di
ingiusto
;
il
sentimento
della
sua
condizione
gli
si
affacciò
alla
mente
improvviso
e
chiaro
e
si
sentiva
come
un
angelo
caduto
.
Guardava
fisso
l
'
immagine
di
San
Luca
appesa
dietro
alla
porta
.
Suo
padre
si
era
seduto
sul
letto
.
La
madre
gli
diede
quattro
fichi
e
un
pezzo
di
pane
:
"
Mangia
,
figliolo
"
.
Quello
sentì
le
mani
di
sua
madre
nelle
sue
per
un
attimo
,
calde
come
se
fossero
le
sue
mani
stesse
.
La
stanza
era
segreta
e
fresca
.
Fuori
si
sentivano
voci
e
rumori
quasi
in
ritmo
,
come
il
rumore
assiduo
della
pioggia
.
Antonello
si
addormentò
col
pane
nel
pugno
,
sulla
cassa
.
III
Non
erano
le
otto
quando
l
'
Argirò
entrava
nel
palazzo
dei
Mezzatesta
.
Il
portone
era
aperto
.
L
'
arco
del
portone
,
di
cinque
metri
d
'
altezza
,
mostrava
la
sola
pietra
lavorata
che
esistesse
in
paese
,
e
di
cui
uno
scampolo
era
servito
per
lo
stipite
della
chiesa
,
per
i
gradini
,
per
le
due
magre
colonne
.
Palazzo
e
chiesa
addossati
,
recanti
essi
soli
i
materiali
nobili
del
paese
,
il
ferro
e
la
pietra
,
e
la
sola
forma
nobile
,
la
colonna
.
Dentro
quel
palazzo
,
composto
di
tre
edifizi
addossati
con
scale
interne
ed
esterne
,
che
partivano
tutte
da
un
ampio
cortile
,
a
entrate
diverse
,
sostenuti
da
contrafforti
coi
fichi
selvatici
nella
massa
del
muro
,
sui
bastioni
,
o
come
ciuffi
sull
'
arco
del
portone
,
viveva
la
grande
famiglia
dei
Mezzatesta
,
con
le
scuderie
a
terreno
,
i
magazzini
,
le
cucine
piene
di
servi
,
e
al
piano
nobile
i
padroni
con
le
loro
donne
dal
capo
incerto
e
vezzoso
agitantesi
in
ritmo
di
comando
.
Essere
servi
in
quella
casa
era
già
un
privilegio
.
Le
serve
che
in
lunghe
file
tutto
il
giorno
andavano
e
tornavano
con
gli
orci
e
i
barili
sulla
testa
ad
attingere
acqua
a
tre
chilometri
dal
paese
,
formavano
la
cupidigia
segreta
dei
maschi
,
recando
esse
,
fuori
di
casa
,
il
sorriso
della
più
giovane
padrona
nata
dalle
nozze
fra
cugini
,
che
annaffiava
castamente
verso
sera
il
garofano
elegante
sulla
terrazza
.
Queste
serve
avevano
smesso
l
'
abito
popolare
.
In
queste
case
pochi
penetravano
senza
un
segreto
timore
.
Dovunque
ci
si
voltava
era
terra
di
questa
casa
,
dalle
foreste
sui
monti
agli
orti
acquatici
presso
il
mare
.
Dovunque
,
comunque
.
Era
loro
la
terra
,
loro
le
ulive
che
vi
cadevano
sopra
,
erano
loro
le
foreste
sui
monti
intorno
,
loro
i
campi
tosati
di
luglio
quando
tutta
la
terra
è
gialla
e
i
colli
cretosi
crepano
aridi
.
Quanti
schiaffi
volarono
sulle
facce
dei
contadini
,
quanti
calci
dietro
a
loro
!
Le
anticamere
rigurgitavano
di
gente
misera
che
aspettava
di
essere
ricevuta
,
rovinata
per
un
maiale
colpito
dal
morbo
o
per
un
bue
precipitato
in
qualche
strapiombo
.
Qui
si
discuteva
della
roba
,
perché
erano
di
quella
casa
gli
animali
che
pascolavano
e
gli
alberi
che
davano
frutto
.
La
notte
,
tappati
nelle
case
,
mentre
rari
passanti
si
illuminavano
la
strada
con
fiaccole
e
tizzoni
,
i
ragazzi
ascoltavano
le
fiabe
immaginando
che
si
svolgessero
in
quella
casa
,
e
in
quelle
scuderie
pensavano
che
la
Cenerentola
avesse
ballato
col
Reuccio
.
I
signori
,
detti
anche
galantuomini
o
calzoni
lunghi
,
erano
due
tipi
di
aspetto
uguale
,
dai
nasi
brevi
e
ricurvi
come
quelli
di
certi
pappagalli
.
Le
loro
ramificazioni
nei
paesi
vicini
si
conoscevano
come
le
discendenze
regali
.
Venendo
l
'
età
del
matrimonio
,
si
decise
che
uno
di
essi
,
Filippo
,
sposasse
una
cugina
,
per
non
spartire
la
roba
.
Costei
arrivò
dal
mare
e
si
seppellì
nella
grande
casa
.
Teneva
le
chiavi
dei
magazzini
.
Quando
apriva
le
porte
sulla
strada
assolata
,
era
come
se
si
aprisse
un
paradiso
ombroso
:
il
grano
vi
stava
a
montagne
d
'
oro
,
il
granoturco
decorava
con
le
sue
pannocchie
i
soffitti
,
i
formaggi
in
pile
stavano
sotto
i
rocchi
colanti
delle
salsicce
,
le
giare
dell
'
olio
e
le
botti
davano
sonore
intonazioni
nella
profondità
.
Solo
in
quella
casa
si
sentivano
le
voci
risuonare
come
in
chiesa
.
I
monelli
si
sporgevano
alle
grate
delle
scuderie
e
dei
magazzini
per
gridare
"
Ah
!
"
e
per
sentire
il
grido
diventare
cantante
nei
meandri
delle
botti
.
Una
grande
scalinata
di
pietra
grigia
,
larga
come
un
fiume
,
sormontata
da
quattro
colonne
,
su
cui
erano
gittati
tre
archi
,
si
aprì
davanti
all
'
Argirò
.
Salirono
tenendosi
al
muro
come
per
un
luogo
troppo
stretto
.
Poi
,
superata
la
scalinata
,
una
grande
porta
.
Antonello
diede
la
mano
al
padre
.
Nell
'
andito
buio
e
sonoro
si
rispondevano
segrete
più
porte
.
Un
odore
di
strame
,
di
olio
,
di
fieno
,
invadeva
l
'
andito
su
cui
si
spalancavano
le
inferriate
dei
magazzini
e
delle
stalle
.
Quando
,
traversato
l
'
andito
e
salita
un
'
altra
scala
si
trovarono
su
un
pianerottolo
,
la
luce
di
un
grande
finestrone
li
investì
come
un
torrente
.
Piccoli
,
con
un
senso
di
freddo
,
si
trovarono
davanti
a
tre
porte
chiuse
.
Una
di
queste
si
aprì
e
una
donna
attempata
si
affacciò
a
vedere
.
"
Ah
,
siete
voi
l
'
Argirò
!
"
"
Si
può
parlare
col
padrone
?
"
"
A
quest
'
ora
?
I
signori
dormono
a
quest
'
ora
"
,
fece
la
donna
.
"
Se
volete
aspettare
...
"
aggiunse
aprendo
la
porta
.
Era
una
cucina
vasta
e
nera
.
Lungo
le
pareti
erano
disposti
i
sacchi
gobbi
del
grano
.
Al
soffitto
era
appesa
una
lunga
decorazione
di
salsicce
attorcigliate
attorno
a
una
canna
.
In
un
angolo
era
elevato
un
lettuccio
su
due
trespoli
di
ferro
,
coperto
d
'
un
candido
lenzuolo
sotto
il
quale
s
'
indovinavano
le
forme
del
pane
fresco
appena
impastato
come
una
teoria
di
mammelle
tagliate
a
molte
sante
martiri
.
Tre
donne
stavano
sedute
in
terra
,
e
un
'
altra
,
presso
il
forno
che
era
in
uni
canto
come
un
mostro
familiare
,
gittava
dentro
rami
secchi
che
avvampavano
subitanei
.
Una
delle
ragazze
accosciate
in
terra
faceva
girare
un
tubo
di
ferro
su
un
fornello
acceso
,
e
un
fumo
gentile
,
greve
,
inebriante
,
si
sprigionava
di
là
.
"
Questo
è
l
'
odore
del
caffè
"
disse
il
padre
ad
Antonello
.
Antonello
stava
a
guardare
,
in
piedi
,
accanto
a
suo
padre
appoggiato
alla
porta
.
Di
tratto
in
tratto
la
ragazza
che
tostava
il
caffè
lo
guardava
di
sotto
in
su
per
poi
abbassare
repentinamente
gli
occhi
sui
suoi
piedi
nudi
.
"
È
vostro
figlio
?
"
disse
la
più
vecchia
.
"
Sì
"
.
"
È
solo
?
"
"
Ce
n
'
è
un
altro
che
deve
arrivare
"
.
"
Salute
e
pace
"
Le
altre
donne
sorrisero
come
per
ripetere
l
'
augurio
.
"
Perché
non
vi
sedete
?
"
Essi
presero
posto
lungo
la
panca
,
e
non
sapevano
dove
metter
le
mani
.
Antonello
cercava
di
scoprire
chi
fosse
tra
quelle
donne
la
padrona
.
Guardava
la
donna
che
introduceva
le
fascine
nel
forno
,
e
il
ritmo
della
sua
veste
che
in
quel
moto
continuo
si
levava
e
si
abbassava
sulle
sue
anche
facendo
strane
figure
che
storcevano
la
bocca
e
il
naso
.
L
'
odore
del
pane
che
lievitava
era
tenero
come
quello
del
latte
e
aspretto
come
il
sudore
.
"
Padre
,
qual
'
è
la
signora
Dolores
?
"
"
Non
è
qui
;
queste
sono
tutte
le
sue
serve
"
.
Allora
egli
si
mise
a
guardare
quella
che
tostava
il
caffè
e
che
aveva
una
medaglina
della
Madonna
puntata
sul
petto
,
sopra
la
mammella
sinistra
,
e
gli
parve
che
si
avvicinasse
a
lui
come
fatta
del
suo
stesso
sangue
,
sentimento
vago
e
nuovo
.
Una
voce
tuonò
nell
'
andito
,
una
voce
strascicata
e
nasale
,
ma
imperiosa
:
"
Annunziata
!
"
La
donna
più
vecchia
si
precipitò
al
fornello
gridando
:
"
Subito
il
caffè
"
.
Parve
che
si
accorresse
da
tutta
la
casa
verso
un
punto
,
come
se
uno
stormo
di
topi
fuggisse
.
L
'
Annunziata
uscì
col
vassoio
e
le
tazze
e
il
bricco
e
il
bianchissimo
zucchero
.
Il
forno
si
era
chetato
:
caldo
e
dolce
,
grigio
d
'
un
grigio
lontano
,
simile
a
un
cielo
nuvoloso
,
la
sua
profondità
era
segreta
e
sovrana
.
L
'
odore
del
pane
cominciò
a
diffondersi
mentre
a
mano
a
mano
la
pala
infornava
,
e
i
pani
stavano
in
quella
profondità
come
creature
vive
,
o
come
semi
nell
'
urna
d
'
un
fiore
.
Una
delle
donne
si
accostò
al
ragazzo
e
gli
mise
fra
le
mani
qualcosa
di
caldo
e
morbido
:
"
Una
ciambella
.
Mettila
in
tasca
"
.
Antonello
sentiva
il
calore
di
quella
forargli
i
panni
,
posare
calda
sullo
stinco
con
un
senso
piacevole
e
nuovo
.
"
È
pane
bianco
"
gli
disse
il
padre
tentando
di
sorridere
.
Filippo
Mezzatesta
non
era
ancora
vestito
che
volle
parlare
con
l
'
Argirò
.
Appoggiandosi
alle
spalle
di
due
robuste
donne
,
aveva
camminato
soffiando
,
sulla
punta
dei
piedi
scalzi
,
in
una
stanzetta
accanto
alla
camera
da
letto
e
si
era
buttato
di
schianto
su
un
sofà
.
Ora
poggiava
sul
tappetino
il
calcagno
nudo
,
tenendo
in
alto
raggricciate
le
dita
del
piede
.
Era
coperto
appena
della
camicia
e
di
un
paio
di
mutande
che
si
allacciavano
alla
caviglia
.
"
Carmela
,
Teresa
,
presto
,
bagasce
,
altrimenti
piglio
un
'
infreddatura
"
andava
dicendo
.
"
Oh
Dio
santo
,
o
Madonna
del
Carmine
!
"
Le
donne
accorrevano
di
qua
e
di
là
,
portando
gl
'
indumenti
.
Una
gl
'
infilò
le
calze
mentre
quello
continuava
a
soffiare
e
a
inveire
.
Poi
si
chetò
perché
era
arrivato
all
'
esercizio
più
pericoloso
:
quello
d
'
infilarsi
i
pantaloni
.
Alto
,
grosso
,
enorme
,
si
puntellava
con
la
mano
alla
testa
di
una
delle
due
donne
come
su
un
bastone
,
mentre
l
'
altra
lo
abbottonava
e
gli
affibbiava
la
cintura
di
cuoio
.
Le
sue
grosse
mani
cosparse
di
peli
rossicci
sentivano
la
testa
ben
pettinata
di
Carmela
coi
suoi
capelli
neri
,
e
la
forma
del
cranio
femminile
,
tondo
tondo
.
L
'
altra
li
aveva
impresso
nella
schiena
,
nella
furia
di
vestirlo
,
la
forma
delle
sue
dure
mammelle
.
Si
buttò
di
nuovo
sul
divano
mentre
gli
calzavano
le
scarpe
.
"
Piano
,
piano
,
con
garbo
!
"
Gli
stavano
infilando
la
scarpa
sinistra
ed
era
intento
a
soffiare
nella
tazza
del
caffè
quando
entrò
l
'
Argirò
.
Poggiò
il
piede
coperto
della
calzetta
rossa
in
terra
,
spalancò
i
piccoli
occhi
color
ciliegia
,
socchiusi
fra
le
guance
grosse
e
gonfie
coperte
di
peli
dorati
,
e
disse
:
"
Che
c
'
è
,
Zuccone
?
"
Antonello
,
che
seguiva
il
padre
come
un
'
ombra
,
sentì
per
la
prima
volta
questo
soprannome
.
Vedeva
ora
suo
padre
avanzare
a
capo
chino
,
ripiegare
la
berretta
nera
e
mettersela
in
tasca
,
stare
in
piedi
con
le
bracci
ciondoloni
,
appoggiato
alla
porta
come
chi
sia
sul
punto
di
scappare
.
"
Che
è
successo
?
"
gridò
il
signore
.
"
È
successo
,
è
successo
che
io
sono
rovinato
"
.
Raccontò
d
'
un
fiato
il
fatto
delle
bestie
,
e
,
come
se
abbandonasse
un
animale
vivo
,
mise
sulla
sedia
tre
biglietti
da
cento
lire
e
uno
da
cinquanta
che
si
muovevano
infatti
aprendo
gli
angoli
ripiegati
,
lentamente
,
come
insetti
che
allunghino
le
alucce
dopo
aver
finto
di
essere
morti
.
"
Ah
birbante
!
Ah
mascalzone
!
Tu
lo
hai
fatto
apposta
,
tu
mi
vuoi
rovinare
.
Ma
ti
rovino
io
,
invece
"
.
Gridava
e
pareva
sul
punto
di
soffocare
.
Si
mise
a
tossire
,
e
ne
era
tutto
scosso
e
traballante
nel
corpo
gigantesco
.
Le
donne
si
erano
messe
in
agitazione
e
gli
stavano
intorno
,
e
chi
gli
diceva
"
buono
buono
"
,
e
chi
gli
batteva
con
la
palma
della
mano
la
schiena
.
Si
affacciò
,
senza
rumore
,
attraverso
la
porta
socchiusa
,
un
ragazzo
che
stette
a
guardare
l
'
Antonello
.
Gli
si
avvicinò
,
gli
mise
una
mano
in
tasca
e
gli
disse
:
"
Hai
qualche
animalino
da
darmi
,
portato
dalla
montagna
?
"
Il
ragazzo
tirò
fuori
della
tasca
del
pastorello
la
ciambellina
,
la
guardò
,
si
mise
a
sbocconcellarla
.
Antonello
divenne
rosso
che
pareva
di
fuoco
e
non
sapeva
dove
guardare
.
"
Io
dico
,
signore
"
,
gridava
l
'
Argirò
,
"
che
quando
queste
cose
succedono
,
è
per
la
disgrazia
di
noi
poveri
pastori
.
I
signori
se
ne
infischiano
.
Essi
hanno
la
tavola
pronta
sempre
.
Ma
noialtri
...
"
"
Ce
ne
infischiamo
?
"
Il
Mezzatesta
si
era
piegato
a
raccattare
qualche
cosa
ma
non
ci
riuscì
,
impedito
com
'
era
dal
suo
voluminoso
ventre
.
In
un
secondo
tentativo
riuscì
ad
afferrare
la
scarpa
che
gli
stava
davanti
,
e
la
scaraventò
contro
il
pastore
.
Questi
la
ricevette
in
pieno
petto
,
e
la
vide
cadere
ai
suoi
piedi
chiodata
,
gialla
,
enorme
.
"
Tu
dici
che
ce
ne
infischiamo
?
Perché
?
Rubiamo
noi
forse
?
"
"
Non
dico
questo
.
Dico
che
voi
siete
il
padrone
di
mezzo
paese
,
il
padrone
nostro
,
e
della
nostra
ventura
.
Ma
io
che
facevo
affidamento
sulla
vendita
della
fiera
per
avere
la
mia
parte
,
per
me
è
un
disastro
.
Io
sono
rovinato
,
io
,
non
voi
.
Che
interesse
avevo
a
rovinarmi
con
le
mie
mani
?
È
la
mia
cattiva
stella
"
.
"
Nossignore
,
lo
hai
fatto
apposta
.
Tu
sei
una
zucca
,
proprio
come
ti
chiamano
.
Va
'
via
,
ora
,
e
non
mi
comparire
più
davanti
"
.
Dicendo
così
contava
il
denaro
che
quello
gli
aveva
lasciato
,
e
in
quell
'
atto
,
col
volto
chino
,
parlava
,
come
chi
prosegue
distrattamente
un
discorso
e
pensa
ad
altro
.
Le
donne
stavano
lungo
la
parete
con
le
mani
conserte
,
ed
era
come
non
sentissero
,
perché
più
volte
l
'
Argirò
,
guardandole
come
per
cercare
aiuto
,
aveva
veduto
i
loro
occhi
lontani
e
che
non
volevano
vedere
.
"
Ma
signore
mio
io
faccio
il
pastore
della
vostra
casa
fin
dalla
nascita
,
fin
da
quando
voi
eravate
ragazzo
.
Sono
come
questo
ragazzo
che
vedete
,
anche
lui
creatura
innocente
,
pastorello
vostro
.
Questa
volta
m
'
è
andata
male
.
Ma
come
vi
ho
servito
per
tanti
anni
?
"
"
Oh
,
sì
,
bella
la
vita
di
montagna
senza
far
nulla
.
Gli
animali
mangiano
da
loro
,
camminano
con
le
loro
zampe
.
Bello
sforzo
,
bello
sforzo
,
fare
il
pastore
"
.
"
La
cosa
è
andata
come
è
andata
.
Ma
che
non
potreste
darmi
da
custodire
i
maiali
,
per
esempio
,
o
le
pecore
?
La
sfortuna
non
si
ostinerà
poi
sempre
contro
di
me
"
.
"
Niente
,
niente
.
Va
'
via
.
Io
non
ti
voglio
più
vedere
.
Non
voglio
più
aver
nulla
da
fare
con
te
"
.
"
Ma
così
mi
rovinate
!
"
"
Ti
rovino
"
.
"
Ma
questo
,
ma
questo
...
"
Non
sapeva
che
dire
.
Si
guardò
attorno
,
vide
il
figlio
di
quell
'
uomo
,
che
sbocconcellava
l
'
ultimo
pezzo
di
ciambella
,
che
somigliava
sputato
a
suo
padre
e
lo
riconobbe
odiosamente
.
Con
una
sùbita
risoluzione
aggiunse
pacato
:
"
Allora
datemi
la
metà
del
mio
denaro
.
Quello
che
mi
spetta
"
.
"
Quello
che
ti
spetta
?
Sfacciato
!
Non
ti
do
un
soldo
,
capisci
?
E
ricorri
dal
giudice
,
se
vuoi
.
Fammi
la
causa
,
capisci
?
"
"
No
,
per
la
montagna
!
voi
me
la
darete
la
parte
mia
,
e
se
non
me
la
darete
la
darete
a
qualcun
altro
.
La
darete
a
Dio
ecco
,
al
Signore
Iddio
che
vede
questa
ingiustizia
"
.
Il
Mezzatesta
aveva
puntellati
i
pugni
sulle
ginocchia
aperte
,
sporgeva
il
capo
,
tirava
fuori
gli
occhi
,
apriva
la
bocca
per
parlare
.
Ma
l
'
Argirò
non
lo
sentì
perché
usciva
dalla
stanza
,
scendeva
le
scale
tirandosi
dietro
il
ragazzo
,
e
sentì
che
questo
gli
cercava
la
mano
con
la
sua
manina
.
Quest
'
atto
gli
fece
bene
al
cuore
.
Guardò
il
ragazzo
di
tralice
,
e
non
poté
resistere
dallo
sfiorargli
la
guancia
col
dorso
della
mano
.
Quando
passarono
davanti
alla
cucina
,
la
vecchietta
di
prima
domandò
:
"
Che
è
successo
?
"
"
Quel
che
vuole
Dio
"
.
E
scesero
per
quelle
scale
che
parevano
tanto
lunghe
.
Quando
furono
sotto
l
'
arco
,
l
'
Argirò
fu
preso
da
una
nuova
idea
.
"
Andiamo
da
questa
parte
"
,
disse
.
Traversarono
il
cortile
,
affrontarono
la
scala
ripida
,
che
menava
al
palazzo
più
basso
,
il
palazzo
del
fratello
di
Filippo
Mezzatesta
,
il
signor
Camillo
.
IV
La
porta
era
aperta
,
e
sulla
porta
,
seduta
in
terra
,
stava
una
donna
,
immobile
,
col
gomito
puntato
sul
ginocchio
,
col
pugno
chiuso
sul
mento
.
Intorno
a
lei
lo
stridore
delle
api
era
continuo
,
ed
ella
stentava
a
tenere
gli
occhi
aperti
nel
caldo
di
settembre
.
Quando
levò
la
testa
,
due
occhi
imperiosi
e
pungenti
si
puntarono
sul
visitatore
,
e
la
voce
di
lei
,
aspra
e
dura
,
disse
:
"
Che
cosa
vuoi
?
"
"
Volevo
parlare
col
signor
Camillo
Mezzatesta
"
.
"
Puoi
parlare
con
me
"
.
"
Io
sono
un
pastore
,
l
'
Argirò
,
quello
soprannominato
lo
Zuccone
"
.
"
A
servizio
di
chi
stai
?
"
"
Stavo
al
servizio
di
Filippo
Mezzatesta
"
.
La
donna
si
levò
di
scatto
,
traversò
la
porta
e
disse
:
"
Entra
"
.
Ora
si
era
levata
desta
e
pronta
.
Era
una
bella
donna
,
piena
,
del
colore
dell
'
alabastro
;
i
suoi
occhi
ammiccavano
continuamente
e
sembrava
che
volessero
dire
più
di
quanto
non
dicesse
con
la
bocca
sinuosa
e
grande
.
I
capelli
spartiti
in
mezzo
alla
fronte
le
davano
un
aspetto
docile
,
ma
i
suoi
occhi
focosi
e
inquieti
smentivano
subito
questa
prima
impressione
.
Scalza
,
con
l
'
aiuto
delle
donne
del
popolo
,
era
difficile
scambiarla
per
una
di
esse
,
perché
i
segni
di
un
'
agiatezza
e
di
una
mollezza
sconosciute
alle
altre
erano
disegnati
nella
sua
figura
.
Il
mento
rotondo
,
le
mani
fini
,
che
cavava
di
quando
in
quando
di
sotto
il
grembiule
come
un
'
arma
,
la
dicevano
tutt
'
altro
che
comune
.
Tanto
è
vero
che
l
'
Argirò
si
levò
la
berretta
dicendo
:
"
Mi
scusi
tanto
la
vostra
signoria
"
.
Ella
parve
lusingata
di
questo
fatto
perché
sorrise
lievemente
sollevando
gli
angoli
della
bocca
.
L
'
Argirò
la
guardava
incuriosito
con
lo
sguardo
dell
'
uomo
che
capisce
,
ma
ella
ridivenne
fiera
e
ermetica
,
e
parve
che
gli
dicesse
:
"
Bada
con
chi
hai
da
fare
"
.
Fu
introdotto
in
una
stanza
illuminata
a
malapena
da
una
finestrella
volta
a
mezzogiorno
,
su
cui
alcune
piante
di
zenzero
e
di
basilico
mettevano
una
nota
fresca
di
verde
,
come
se
di
là
vi
fosse
un
giardino
.
Un
uomo
nel
fondo
,
seduto
su
una
poltrona
,
stava
assorto
a
guardare
in
terra
con
una
specie
di
smarrimento
fisso
e
continuo
.
Levò
appena
la
testa
,
e
disse
con
una
voce
smorzata
in
cui
strascicava
le
esse
:
-
-
"
Siete
voi
,
Pirria
?
Che
cosa
c
'
è
?
"
Ma
levando
il
capo
apparve
un
uomo
dalla
fisionomia
lunga
e
patita
,
con
due
baffetti
radi
e
sfilacciosi
sul
labbro
superiore
,
i
fili
della
barba
non
rasata
da
qualche
giorno
sulle
guance
di
cui
sottolineavano
il
pallore
.
Portava
sulla
testa
,
legata
con
un
filo
di
cotone
rosso
,
una
specie
di
corona
di
foglie
di
limone
.
Di
quando
in
quando
si
portava
la
mano
alla
fronte
per
raggiustarsela
.
La
donna
disse
all
'
Argirò
:
"
Ha
il
mal
di
testa
"
.
In
quest
'
atto
sorrise
appena
con
un
lampo
degli
occhi
.
Difatti
quello
tirava
lunghi
sospiri
.
"
Parlagli
"
,
aggiunse
la
donna
,
"
e
sbrigati
"
.
L
'
Argirò
non
sapeva
più
di
dove
cominciare
.
Cominciò
a
dire
delle
bestie
,
per
poi
tornare
indietro
a
raccontare
dei
suoi
primi
rapporti
col
Mezzatesta
,
e
in
mezzo
vi
mescolava
sua
moglie
,
suo
figlio
,
i
ricordi
più
lontani
e
più
disparati
,
fino
a
che
la
donna
levò
la
voce
per
gridargli
:
"
Insomma
,
che
cosa
vuoi
?
"
Allora
l
'
Argirò
,
sempre
annaspando
,
si
mise
a
dire
:
"
Capisce
bene
,
vostra
eccellenza
,
che
io
con
una
famiglia
,
così
,
dico
con
due
persone
,
e
una
terza
che
deve
arrivare
,
e
l
'
inverno
che
viene
,
e
io
non
ho
niente
...
"
Non
lo
lasciarono
finire
.
La
donna
gli
troncò
la
parola
e
gli
disse
"
Noialtri
qui
non
abbiamo
niente
da
darti
.
Hai
capito
?
"
L
'
uomo
non
sapeva
più
che
fare
.
Camminando
all
'
indietro
voleva
infilare
la
porta
ma
urtò
contro
una
sedia
.
Il
signore
non
aveva
aperto
bocca
,
e
soltanto
aveva
guardato
di
quando
in
quando
ora
lui
ora
la
donna
,
chinando
il
capo
,
non
si
sa
se
in
segno
di
approvazione
o
di
stanchezza
.
Solo
quando
il
visitatore
stava
per
infilare
la
porta
fece
un
cenno
con
la
mano
,
come
per
richiamarlo
indietro
.
"
Ti
vuol
dire
qualche
cosa
"
disse
la
donna
.
L
'
Argirò
si
avvicinò
,
e
quello
,
con
una
voce
strascicata
,
lontana
,
pronunziò
:
"
Tu
puoi
andare
da
Ignazio
Lisca
.
Quello
che
ci
ha
i
denari
e
li
dà
in
prestito
"
.
Allungò
ancora
la
mano
e
disse
:
"
Digli
che
ti
ci
mando
io
"
.
Sorrise
debolmente
.
Poi
,
con
uno
strillo
inatteso
disse
:
"
Ohi
,
ohi
la
mia
testa
!
"
Ma
la
donna
non
gli
diede
retta
e
uscì
insieme
col
visitatore
.
Questi
ringraziava
e
si
metteva
la
berretta
.
Sulla
porta
ritrovò
suo
figlio
seduto
sullo
scalino
,
che
giocava
con
una
bambina
.
La
bambina
era
la
Saveria
,
la
figlia
di
Camillo
Mezzatesta
.
Poteva
avere
la
stessa
età
di
Antonello
:
tonda
,
nera
in
viso
,
con
una
treccina
annodata
alla
sommità
del
capo
,
aveva
l
'
aria
assonnata
e
materna
che
distingue
le
bimbe
meridionali
.
Era
su
di
lei
quasi
un
'
esperienza
di
razza
,
e
malgrado
la
sua
tenera
età
aveva
le
labbra
tumide
e
lo
sguardo
esperto
delle
donne
grandi
,
ma
innocentemente
,
e
non
era
colpa
sua
.
E
poi
queste
erano
soltanto
apparenze
,
perché
a
contemplarla
mentre
faceva
i
suoi
giochi
,
ci
si
accorgeva
che
faceva
tutto
posatamente
,
con
un
raccoglimento
infantile
.
Molte
bambine
del
suo
paese
erano
precoci
e
quasi
portavano
in
sé
le
colpe
dei
loro
genitori
,
malgrado
la
loro
innocenza
.
Ma
Saveria
recava
in
viso
le
tracce
della
sua
discendenza
,
e
particolarmente
la
bocca
della
madre
,
come
se
un
'
ape
cattiva
la
morsicasse
ed
ella
non
riuscisse
a
scacciarla
.
Costei
giocava
col
figlio
dell
'
Argirò
che
le
descriveva
la
vita
della
montagna
,
le
pecore
,
il
cane
,
il
lupo
.
Si
era
chinato
in
terra
e
simulava
negli
atti
gli
atteggiamenti
di
quegli
animali
.
La
bambina
stava
attenta
come
se
fosse
vero
,
e
a
stento
tratteneva
le
risa
,
soltanto
per
non
distrarlo
dal
gioco
e
per
seguitare
l
'
illusione
di
quella
finzione
.
Ma
quando
uscì
il
padre
,
Antonello
si
levò
prestamente
in
piedi
come
a
un
comando
e
gli
fu
accanto
.
La
bambina
gli
raccomandava
che
tornasse
.
Si
avviarono
,
e
quando
stettero
per
svoltare
l
'
angolo
della
strada
si
volsero
tutti
e
due
indietro
.
La
madre
e
la
bambina
li
guardavano
ancora
.
L
'
Argirò
sorrise
mostrando
i
denti
forti
e
bianchi
.
-
-
Caspita
che
razza
di
donna
!
-
-
brontolò
.
La
casa
d
'
Ignazio
Lisca
consisteva
in
due
stanze
basse
che
davano
da
una
parte
sulla
strada
e
dall
'
altra
guardavano
su
una
casa
diroccata
sul
piano
inferiore
della
strada
;
la
casa
diroccata
dovette
ai
suoi
tempi
essere
un
'
abitazione
ampia
,
con
qualche
ornamento
,
come
si
vedeva
dalla
scanalatura
di
pietra
della
porta
.
Abbandonata
non
si
sa
da
quanti
anni
,
forse
in
seguito
a
un
terremoto
,
il
tetto
era
sprofondato
,
il
terriccio
aveva
coperto
il
pavimento
,
un
grosso
fico
era
cresciuto
nel
mezzo
,
vasto
e
dritto
.
Finestre
senza
balconi
davano
su
questa
rovina
.
Ignazio
viveva
con
la
moglie
,
una
donna
vecchia
prima
del
tempo
,
e
con
la
figlia
,
una
bambina
di
dieci
anni
.
La
sua
parentela
era
molto
intricata
.
Suo
padre
lo
aveva
generato
da
una
che
non
era
sua
moglie
,
e
che
un
giorno
era
fuggita
non
si
sa
dove
.
Rimasto
solo
,
il
padre
si
era
dato
alle
pratiche
di
pietà
,
frequentando
la
chiesa
tutti
i
giorni
e
cantando
con
voce
di
capra
accanto
all
'
organo
.
Suo
figlio
si
era
sposato
con
una
donna
nata
da
un
misterioso
signore
lombardo
,
che
si
era
ritirato
nel
paese
dopo
aver
combattuto
con
Garibaldi
,
dicevano
per
causa
di
un
suo
disgraziato
e
non
corrisposto
amore
al
suo
paese
,
dove
non
voleva
tornare
e
dove
non
tornò
.
Costui
si
era
tenuta
in
casa
una
donna
senza
volerla
mai
sposare
,
e
che
gli
diede
questa
figlia
.
Ignazio
era
tutt
'
altr
'
uomo
da
suo
padre
.
Aveva
i
capelli
ricci
color
rame
,
ricci
come
quelli
di
suo
padre
che
ora
portava
una
ricciuta
barba
bianca
come
un
vecchio
dio
pagano
.
Ma
contrariamente
al
padre
,
Ignazio
era
furbo
e
sottile
,
come
una
rivincita
contro
la
sensualità
che
aveva
dominata
la
sua
casa
.
Si
era
messo
a
dare
denaro
a
prestito
appena
avuti
i
primi
spiccioli
.
Così
allargò
il
suo
commercio
e
la
sua
influenza
,
e
ben
pochi
non
erano
debitori
suoi
.
Inoltre
giocava
a
carte
con
chi
poteva
,
dalla
mattina
alla
sera
.
Giocava
anche
in
quel
giorno
che
era
la
festa
della
Madonna
.
Era
suo
compagno
di
gioco
il
Labbrone
,
un
giovane
che
,
da
quando
aveva
fatto
il
soldato
,
aveva
smesso
il
costume
da
pastore
,
e
siccome
aveva
imparato
a
leggere
aspirava
al
posto
di
fattorino
comunale
.
I
due
avversari
di
gioco
erano
:
il
Pazzo
arrivato
in
paese
con
la
moglie
di
uno
di
Palermo
e
con
tre
figli
di
costei
cui
aveva
aggiunto
altri
due
suoi
,
e
un
forestiero
,
Giovanni
Milone
.
Si
vedeva
bene
che
era
forestiero
.
Era
di
un
paese
vicino
dove
la
gente
aveva
fama
di
essere
la
più
furba
della
contrada
.
Una
vecchia
rivalità
fra
i
due
paesi
,
narrata
dalle
favole
,
si
dimostrava
quel
giorno
aver
fondamento
.
Un
disprezzo
reciproco
regnava
fra
il
Milone
e
gli
altri
tre
.
Milone
,
vestito
pulitamente
,
con
un
odore
di
saponetta
addosso
,
guardava
con
disprezzo
i
tre
nei
loro
abiti
sudici
e
rattoppati
,
il
pelo
del
petto
fuori
della
camicia
sbottonata
.
Ignazio
aveva
contato
su
questo
giorno
in
cui
il
Milone
sarebbe
sceso
dal
Santuario
con
le
tasche
piene
d
'
oro
.
Milone
era
un
parente
del
priore
del
Santuario
,
e
tutti
gli
anni
,
alla
festa
,
stava
al
banco
della
chiesa
.
Davanti
ai
suoi
occhi
,
sul
tappetino
del
banco
,
i
fedeli
buttavano
anelli
e
orecchini
per
voto
alla
Madonna
.
Egli
aveva
veduto
,
fin
da
ragazzo
,
la
sera
,
trasportare
quell
'
oro
in
un
sacco
,
un
sacco
pieno
d
'
oro
.
Da
due
anni
,
da
quando
aveva
conosciuto
donne
e
carte
,
si
faceva
scivolare
in
tasca
qualche
cosa
di
quell
'
oro
.
Poi
,
compiuta
quest
'
operazione
,
si
sentiva
troppo
ricco
,
e
gli
pareva
che
non
dovesse
finir
mai
quella
ricchezza
sacrilega
.
Sembrava
che
avesse
una
gran
fretta
di
liberarsi
di
quel
peso
.
Ignazio
,
che
sapeva
che
cosa
è
il
denaro
,
lo
aveva
agguantato
come
un
brigante
allo
svolto
di
una
strada
.
Rivalità
,
disprezzo
,
puntiglio
,
si
erano
ben
mescolati
fra
loro
.
Il
fatto
che
quegli
rubasse
era
pubblico
,
ormai
,
e
sembrava
quasi
senza
importanza
,
come
una
bricconata
di
ragazzo
.
"
Fa
'
vedere
,
fa
'
vedere
quello
che
hai
portato
quest
'
anno
-
-
Non
mi
seccate
-
-
si
difendeva
Giovanni
Milone
.
Gli
occhi
di
tutti
erano
puntati
sulle
tasche
del
suo
vestito
nuovo
,
non
ancora
slabbrate
dalla
frequenza
di
mettervi
le
mani
.
Ma
quelli
non
si
davano
per
vinti
.
Aspettavano
con
gli
occhi
spalancati
,
e
,
adocchiandogli
un
anello
al
dito
,
dicevano
:
"
Fa
'
vedere
"
.
Ma
Milone
ammucchiava
,
senza
darsene
per
inteso
,
monete
davanti
a
sé
e
le
faceva
suonare
una
contro
l
'
altra
.
Ignazio
sapeva
che
quando
avrebbe
finito
il
denaro
,
avrebbe
tirato
fuori
altro
.
Infatti
,
quello
,
perse
alcune
partite
,
buttò
sul
tavolo
un
paio
d
'
orecchini
.
Erano
di
quegli
orecchini
ben
noti
fra
le
donne
del
popolo
,
rappresentanti
un
intrico
di
fiorellini
d
'
oro
raggelati
nella
fonditura
,
con
qualche
sbavatura
,
fiori
d
'
un
'
estate
inoltrata
.
Fiori
lontani
da
quelli
che
offrono
i
campi
,
fiori
d
'
un
giardino
artificiale
.
Due
straordinari
fiori
di
smalto
splendevano
nel
mezzo
,
freschi
.
Stranamente
l
'
oro
pareva
consunto
come
se
gli
orecchini
si
fossero
schiacciati
durante
il
sonno
,
come
gli
anelli
che
si
consumano
alle
dita
delle
spose
,
durante
le
faccende
domestiche
.
Il
Milone
li
pesò
un
poco
nel
cavo
della
mano
.
Ora
quelli
che
gli
stavano
intorno
non
ardivano
di
allungare
la
mano
,
ma
aspettavano
che
li
facesse
valutare
.
Silenziosamente
il
Milone
,
dopo
averli
soppesati
,
li
passò
agli
altri
.
Socchiudendo
gli
occhi
,
Ignazio
fece
lo
stesso
.
"
Quanto
dici
che
pesano
?
"
"
Credo
che
valgano
sessanta
lire
"
disse
il
Milone
"
Sessanta
lire
?
"
fece
Ignazio
e
glieli
ricacciò
in
mano
frettolosamente
.
Il
Labbrone
che
non
era
stato
consultato
li
aveva
presi
fra
le
dita
e
li
studiava
,
mentre
il
Pazzo
inghiottiva
silenziosamente
un
po
'
di
saliva
che
gli
faceva
andare
su
e
giù
per
il
magro
collo
il
pomo
d
'
adamo
.
"
Lascia
stare
,
lascia
stare
"
,
fece
il
Milone
togliendoli
bruscamente
dalle
mani
del
Labbrone
con
disprezzo
.
"
Non
ve
li
mangio
mica
"
.
Si
riprese
l
'
oggetto
mettendolo
davanti
a
sé
,
e
lo
batteva
sul
tavolo
come
per
fissargli
un
posto
.
Era
irritato
d
'
aver
perduto
.
Guardò
Ignazio
negli
occhi
e
gli
disse
:
"
Vuoi
giocare
con
me
da
solo
a
solo
questo
paio
d
'
orecchini
?
Non
valgono
sessanta
lire
,
ma
li
gioco
lo
stesso
"
.
Si
distribuirono
le
carte
,
e
Milone
ne
pizzicava
gli
angoli
scoprendo
lentamente
le
figure
che
gli
erano
venute
in
sorte
.
Perse
.
Ignazio
si
prese
gli
orecchini
delicatamente
,
e
se
li
mise
in
tasca
dopo
avere
studiato
come
funzionava
la
chiusura
.
Poi
,
guardando
il
suo
avversario
di
sotto
in
su
,
con
gli
occhi
freddi
e
fissi
,
mentre
gli
tremavano
i
baffi
,
diceva
accennando
con
le
dita
della
destra
unite
:
"
Qua
,
qua
,
tira
fuori
qualche
altra
cosa
"
.
Allora
cadde
sul
tavolo
una
spilla
d
'
oro
della
stessa
forma
degli
orecchini
,
ma
con
tre
piccoli
diamantini
nel
mezzo
.
"
Se
hai
qualche
cosa
di
più
grosso
tiralo
fuori
.
Io
gioco
per
qualunque
somma
"
.
Allora
il
Milone
ammucchiò
sul
tavolo
davanti
a
sé
,
cavandole
da
tutte
le
tasche
,
varie
cose
:
"
Ne
ho
qui
per
settecento
lire
almeno
!
Le
hai
settecento
lire
da
giocare
?
"
Il
Labbrone
guardava
e
gli
pareva
che
la
camera
sprofondasse
.
Respirava
a
bocca
aperta
,
con
un
lieve
sibilo
.
Il
Pazzo
,
inquieto
,
si
ravviava
i
baffi
che
gli
tremolavano
come
una
grossa
farfalla
grigia
.
Ignazio
andò
nell
'
altra
stanza
,
e
tornò
poco
dopo
con
un
pugno
di
carte
-
-
moneta
ben
piegate
e
quasi
nuove
.
Le
mostrò
davanti
,
di
dietro
,
in
trasparenza
:
"
Io
non
guardo
se
la
tua
roba
vale
davvero
.
Ma
mi
voglio
cavare
il
gusto
di
vincerti
.
Queste
sono
settecento
lire
"
.
Il
Labbro
ne
con
una
voce
roca
disse
:
"
L
'
oro
vale
più
di
settecento
lire
"
.
Tossì
per
schiarirsi
la
voce
.
Gli
avversari
si
avvicinarono
al
tavolo
premendovi
contro
il
petto
.
Ognuno
si
accomodava
la
sua
roba
davanti
.
Si
stringevano
le
carte
sul
petto
,
se
le
accostavano
alla
bocca
.
Ignazio
scoprì
le
carte
risolutamente
:
"
Ho
vinto
:
è
inutile
che
continui
a
giocare
Seguito
a
giocare
con
le
carte
scoperte
,
se
vuoi
"
.
Milone
battè
il
pugno
sul
tavolo
quando
ebbe
provato
a
seguitare
la
partita
,
e
gridò
:
"
Tu
conosci
le
carte
,
tu
le
hai
segnate
"
.
"
O
Milone
,
tutti
gli
anni
mi
fai
la
stessa
storia
.
Guarda
e
vedi
se
sono
segnate
.
È
che
so
giocare
meglio
di
te
"
.
"
Ah
,
questo
non
lo
devi
dire
"
.
"
Del
resto
,
se
non
la
smetti
,
io
ti
denunzio
,
e
dico
che
hai
rubato
l
'
oro
alla
Madonna
"
.
Il
Milone
,
pallido
,
si
aggiustava
la
cintura
,
si
raggiustava
la
giacca
indosso
,
si
ravviava
il
ciuffo
,
e
diceva
:
"
Bene
,
non
mi
vedrai
mai
più
.
Ho
qui
altra
roba
.
Fossi
stupido
a
farmela
mangiare
da
te
.
Meglio
farsela
mangiare
dalle
donne
.
E
io
sono
un
cretino
a
venire
a
giocare
da
te
"
.
Ignazio
,
intento
a
guardare
quell
'
oro
che
aveva
preso
nel
pugno
,
replicava
:
"
Intanto
ti
ho
vinto
,
e
farai
bene
a
non
giocare
più
perché
di
carte
non
te
ne
intendi
.
Gran
giocatore
che
sei
!
"
"
Ah
"
,
replicò
Milone
,
"
se
dici
di
nuovo
che
non
so
giocare
...
"
Gli
afferrò
il
polso
mentre
quello
stringeva
il
pugno
pieno
d
'
oro
.
Fu
a
questo
punto
che
una
voce
nell
'
ingresso
chiese
:
"
È
permesso
?
"
Giovanni
Milone
lasciò
la
presa
mentre
il
Labbrone
lo
reggeva
o
fingeva
di
reggerlo
.
Il
Pazzo
,
seduto
,
giungeva
le
mani
e
mormorava
:
"
Per
l
'
amor
di
Dio
,
calmatevi
,
vi
volete
rovinare
?
"
"
Ma
non
lo
vedete
che
ha
paura
?
"
diceva
il
Milone
.
Poi
uscì
brontolando
:
"
Me
la
pagherai
!
"
V
L
'
Argirò
si
era
fermato
e
fingeva
di
non
vedere
.
Quando
quello
fu
uscito
,
uscirono
tutti
gli
altri
.
Il
Lisca
non
aveva
mai
avuto
da
fare
con
l
'
Argirò
;
stette
un
po
'
a
squadrarlo
,
mentre
quello
guardava
di
sotto
in
su
,
e
faceva
girare
la
berretta
fra
le
dita
delle
mani
congiunte
.
Poi
,
risolutamente
,
gli
disse
:
"
Che
volete
da
me
?
"
Mi
ha
mandato
da
voi
il
signor
Camillo
.
"
Bene
"
.
"
Ho
bisogno
del
vostro
aiuto
"
.
Gli
raccontò
in
poche
parole
la
storia
,
come
erano
precipitati
i
buoi
,
come
lo
aveva
accolto
Filippo
Mezzatesta
,
tutto
.
Di
quando
in
quando
Ignazio
lo
interrompeva
"
Ti
ha
detto
che
non
ti
dava
nulla
?
Ti
ha
detto
di
fargli
la
causa
?
Se
gli
fai
la
causa
la
perdi
"
.
Alla
fine
disse
:
"
Vuoi
venticinque
lire
per
la
semina
?
Vieni
,
ecco
qua
"
.
Gli
contò
il
denaro
fra
le
mani
,
con
un
gesto
di
disprezzo
,
come
se
lo
cacciasse
via
.
"
Me
lo
restituirai
in
grano
,
dopo
il
raccolto
,
al
prezzo
di
quest
'
anno
.
Quindi
,
se
il
grano
costa
di
più
...
"
"
È
vostro
"
.
"
Non
avresti
un
ragazzo
che
potesse
venire
tutti
i
giorni
da
me
ad
attingermi
un
orcio
d
'
acqua
alla
sorgente
?
"
"
Un
ragazzo
?
"
disse
pieno
di
gratitudine
l
'
Argirò
.
"
Vi
manderò
mia
moglie
"
.
"
Va
bene
.
Dille
che
venga
domani
mattina
,
le
do
quanto
agli
altri
,
per
questi
servigi
.
Le
do
due
soldi
per
ogni
viaggio
"
.
"
Le
date
quanto
volete
.
C
'
è
bisogno
di
questi
patti
?
"
Così
l
'
Argirò
aveva
qualche
speranza
per
l
'
avvenire
.
Egli
aveva
in
mente
un
pezzo
di
terra
da
prendere
in
fitto
dal
Comune
,
presso
il
torrente
,
dove
il
grano
sarebbe
venuto
bello
.
Il
Lisca
,
dietro
le
sue
spalle
,
gli
chiese
mentre
usciva
:
"
È
vostro
questo
ragazzo
?
"
"
Sì
,
è
mio
"
.
"
Come
si
chiama
?
"
"
Antonello
"
.
"
Senti
,
Antonello
,
eccoti
i
soldi
e
va
'
per
il
paese
a
sentire
se
qualcuno
ha
uova
da
vendere
.
Se
no
,
che
mangio
stasera
?
"
Il
ragazzo
si
levò
volenteroso
,
aspettò
che
quello
tirasse
fuori
del
taschino
stretto
i
denari
,
li
strinse
nel
pugno
.
"
Non
li
perdere
"
gli
raccomandò
il
padre
.
Il
ragazzo
si
mise
a
correre
per
le
strade
e
si
sentiva
la
voce
sua
d
'
argento
gridare
:
"
Chi
ce
le
ha
le
uova
?
"
Era
contento
.
Strillava
e
saltava
,
guardando
le
donne
davanti
alle
porte
e
alle
finestre
.
Gli
piaceva
di
sentire
come
gridava
.
La
sua
voce
si
sentiva
qua
e
là
per
il
paese
,
ora
soffocata
ora
squillante
.
Poi
,
quando
la
sera
fu
alta
,
se
ne
tornò
con
quattro
uova
dentro
la
berretta
.
La
sera
era
chiara
,
c
'
era
la
luna
.
Erano
intinti
di
luna
gli
alberi
e
la
montagna
,
il
mare
lontano
.
Dopo
i
grandi
calori
era
come
se
una
lieve
rugiada
fosse
passata
sul
mondo
a
inumidirne
la
sete
.
Pareva
di
sentire
la
voce
delle
fonti
ai
piedi
dei
monti
,
o
dei
fiumi
risecchiti
che
si
ricordavano
del
loro
boato
.
Le
ombre
delle
case
per
le
strade
strette
erano
dense
e
nere
,
e
tagliavano
a
spicchi
e
a
triangoli
le
strade
,
come
se
vi
fosse
stato
disteso
qua
e
là
un
panno
scuro
.
Ma
non
erano
voci
di
fontane
quelle
che
si
udivano
,
erano
le
voci
delle
donne
.
Giungevano
dalle
soglie
delle
porte
dove
stavano
raccolte
e
cantavano
lunghe
filastrocche
in
onore
della
Madonna
.
Nei
momenti
di
pausa
sembrava
di
udire
come
si
concertavano
per
la
canzone
seguente
,
poi
una
voce
peritosa
si
levava
lenta
,
si
spiegava
appena
come
un
razzo
a
metà
del
suo
cammino
,
poi
si
librava
sicura
in
una
grande
nota
tenuta
,
fino
a
che
,
per
sorreggerla
,
sorgevano
le
voci
delle
compagne
,
quasi
che
quella
svenisse
sotto
il
peso
di
una
grande
emozione
.
Poi
si
riprendeva
quella
voce
,
e
faceva
sentire
la
sua
angoscia
tra
quella
delle
compagne
,
appunto
come
una
sposa
quando
è
accompagnata
dalle
amiche
e
dai
parenti
che
le
parlano
dolce
.
Antonello
,
seduto
sulla
soglia
della
porta
del
Lisca
,
ascoltava
e
cercava
di
indovinare
di
dove
partissero
quei
canti
.
Gli
sembrava
che
si
sarebbe
addormentato
,
e
la
tenebra
delle
ombre
dense
e
la
luna
lo
fasciavano
di
oblio
come
in
un
mondo
incantato
.
Mentre
stava
così
,
due
ragazzi
con
la
berretta
calata
sulle
orecchie
,
scalzi
,
tozzi
,
col
vestito
a
brandelli
,
gli
si
fermarono
davanti
.
Si
tenevano
per
mano
,
e
presero
un
'
aria
seria
e
provocante
.
"
Chi
sei
tu
?
"
"
Io
sono
il
figlio
dell
'
Argirò
,
il
pastore
"
.
"
Ah
,
sei
pastore
?
"
I
due
ragazzi
si
allontanarono
.
Poi
improvvisamente
dall
'
angolo
di
una
casa
un
sasso
volò
sopra
di
lui
e
andò
a
battere
contro
la
porta
del
Lisca
.
Una
voce
,
la
voce
di
uno
dei
ragazzi
,
disse
:
"
Dàlli
al
forese
,
dàlli
al
pastore
,
dàlli
al
vestito
di
pelo
!
"
Egli
ora
vedeva
le
due
figure
acquattate
nel
vicolo
,
e
ne
scorgeva
le
ombre
buttate
in
terra
dalla
luna
,
due
grandi
berretti
come
una
testa
di
animale
.
Si
levò
e
si
mise
a
correre
.
E
quelli
a
inseguirlo
.
Ma
non
lo
seguirono
fino
alle
case
alte
dove
dormono
i
pastori
,
e
dove
un
'
altra
compagnia
di
ragazzi
stava
a
confabulare
sotto
la
luna
.
Qui
gli
domandarono
"
Chi
sei
?
"
"
Il
figlio
del
pastore
Argirò
"
.
"
Bene
,
sei
dei
nostri
!
Sta
'
qui
fermo
"
.
Uno
di
quelli
che
aveva
parlato
aveva
sporta
la
testa
,
per
guardare
.
Una
sassata
radente
lo
sfiorò
.
Erano
tutti
figli
di
pastori
,
col
vestito
di
lana
pelosa
,
con
la
cintura
di
cuoio
,
per
la
maggior
parte
scalzi
.
"
Che
cosa
è
successo
?
"
chiedeva
Antonello
.
Finalmente
uno
gli
rispose
:
"
Quelli
dell
'
Università
ci
vogliono
picchiare
"
.
"
E
chi
sono
quelli
dell
'
Università
?
"
"
Quelli
che
hanno
i
pantaloni
lunghi
.
I
figli
dei
signori
"
.
Quello
che
aveva
detto
così
teneva
un
grosso
ciottolo
in
mano
.
La
compagnia
,
così
com
'
era
,
decise
di
trasferirsi
in
una
casa
diroccata
e
abbandonata
,
di
cui
rimaneva
soltanto
un
muro
alto
,
e
il
quadrato
basso
delle
mura
crollate
.
Qui
un
odore
acuto
di
strame
li
avvolse
,
e
il
silenzio
,
e
la
luna
che
viaggiava
alta
sopra
il
cielo
.
Stavano
in
silenzio
ad
aspettare
.
Poi
uno
,
quello
col
ciottolo
in
mano
,
si
sporse
,
tirò
il
sasso
appena
vide
un
'
ombra
che
si
avvicinava
.
Uno
strillo
gli
rispose
.
Si
guardarono
tutti
in
viso
e
si
dispersero
.
Ma
Antonello
non
aveva
capito
.
E
nello
stesso
istante
una
voce
lo
chiamava
:
"
Antonello
!
Antonello
!
Olà
!
"
la
voce
di
sua
madre
.
Ma
,
mentre
pensava
di
muoversi
,
si
vide
aggredito
da
tre
ragazzi
,
fra
cui
distinse
quei
due
che
aveva
incontrati
prima
.
Uno
con
un
sasso
gli
batteva
sulla
nuca
,
e
un
altro
gli
teneva
ferme
le
mani
,
mentre
il
terzo
diceva
:
"
Dài
,
dài
,
così
impara
"
.
Poi
se
la
diedero
a
gambe
nella
notte
.
Antonello
sentiva
un
gran
dolore
,
e
caldo
,
sulla
nuca
.
Vi
passò
sopra
una
mano
,
se
la
guardò
poi
al
chiarore
della
luna
.
Non
c
'
era
sangue
.
Ma
gli
doleva
.
Zitto
zitto
prese
la
strada
di
casa
.
Non
disse
nulla
a
nessuno
,
sbocconcellò
il
pane
e
le
pere
che
la
madre
gli
diede
nel
buio
,
poi
si
buttò
in
terra
su
una
tela
di
sacco
distesa
,
come
faceva
lassù
nella
sua
capanna
,
mentre
suo
padre
si
era
sdraiato
al
fresco
,
dietro
la
porta
.
Anche
attraverso
il
tetto
di
tegole
senza
il
riparo
del
soffitto
filtrava
la
luce
lunare
.
Si
vedeva
,
nella
casa
,
dopo
un
poco
,
tutto
quello
che
c
'
era
:
la
grande
giara
dell
'
acqua
a
un
canto
,
il
cestone
del
pane
appeso
al
soffitto
,
il
focolare
che
faceva
nel
buio
come
una
macchia
grigia
,
e
il
letto
su
cui
era
stesa
sua
madre
,
alto
alto
.
Accanto
al
focolare
,
lo
sprone
della
roccia
,
su
cui
era
costruita
la
casa
,
stava
come
un
'
ombra
inginocchiata
.
Egli
sentiva
respirare
forte
suo
padre
,
e
sua
madre
s
'
indovinava
dal
sonno
tranquillo
e
immobile
come
se
fosse
morta
.
Dalle
case
vicine
giungevano
grossi
sospiri
,
e
nelle
stalle
soffiavano
contro
gl
'
interstizi
della
porta
i
maiali
e
gli
asini
.
Tutte
queste
voci
sentiva
Antonello
per
la
prima
volta
,
dopo
gli
assorti
silenzi
delle
montagne
.
Il
mondo
era
un
'
onda
sonora
intorno
alla
sua
casa
,
e
il
cielo
,
e
le
montagne
che
lo
sostengono
con
le
loro
cime
e
i
loro
alberi
,
come
un
baldacchino
,
ora
pesava
immenso
sul
paese
e
sulla
valle
.
Era
come
un
fiume
alto
tenuto
in
un
fragile
letto
,
da
cui
poteva
filtrare
e
rovesciarsi
.
Ma
soprattutto
era
il
continuo
chiacchiericcio
dell
'
abitato
che
gli
faceva
sentire
d
'
avere
iniziata
una
vita
nuova
.
La
vita
in
comune
gli
sembrava
una
curiosa
invenzione
e
un
accordo
fra
gente
che
ha
paura
.
Si
addormentò
di
colpo
con
un
suono
di
campane
nella
testa
,
là
dove
gli
doleva
.
Siccome
il
pellegrinaggio
e
le
feste
erano
finiti
,
Antonello
conobbe
altri
ragazzi
.
La
gente
che
era
tornata
dalla
festa
portava
ancora
il
vestito
nuovo
per
un
paio
di
giorni
,
e
le
medaglie
della
Madonna
coi
nastri
di
seta
verdi
e
rossi
e
gialli
e
azzurri
,
stavano
appese
al
collo
delle
bambine
.
Avevano
vendemmiato
.
La
terra
si
riposava
.
Qualche
contadino
di
buon
'
ora
aveva
già
cominciato
ad
andare
pei
campi
a
fare
quei
gesti
folli
che
sembra
facciano
i
contadini
veduti
di
lontano
,
quando
assaltano
la
terra
come
una
donna
.
I
pastori
avevano
ripresa
la
strada
dei
monti
,
ma
non
il
padre
di
Antonello
che
si
era
buttato
sul
campo
tolto
in
fitto
e
che
si
era
messo
a
rivoltolare
con
la
vanga
.
La
madre
ora
faceva
i
servigi
in
casa
del
Lisca
,
portava
acqua
,
lavava
i
panni
,
andava
al
mulino
per
la
macinatura
del
grano
.
Antonello
la
seguì
per
qualche
giorno
come
un
cagnolino
,
e
si
divertiva
a
portarle
l
'
orcio
piccolo
.
Ella
entrava
col
suo
passo
scalzo
nella
casa
del
Lisca
,
e
per
un
poco
si
sentiva
il
suo
sospirare
trafelato
.
La
signora
Lisca
,
spettinata
e
sciamannata
,
la
guardava
fare
.
Poi
le
dava
un
piattello
di
roba
che
era
avanzata
e
la
mandava
via
.
Quella
riprendeva
la
strada
e
aveva
trovato
da
lavorare
ancora
a
portare
pietre
sulla
testa
per
una
fabbrica
nuova
,
la
fabbrica
del
prete
che
si
costruiva
una
casa
.
Andavano
e
tornavano
lunghe
file
di
donne
al
sole
,
una
dietro
l
'
altra
,
e
non
parlavano
.
Antonello
le
seguì
anche
un
poco
.
Gli
avevano
cambiato
il
vestito
di
orbace
,
ora
che
non
andava
più
in
montagna
,
e
gli
avevano
messo
un
paio
di
pantaloni
che
non
sapeva
chi
li
avesse
regalati
a
suo
padre
.
Andò
a
cercare
i
compagni
della
sera
prima
,
ma
li
vide
che
andavano
in
montagna
dal
padre
,
a
riprendere
la
vita
delle
capanne
.
Stava
seduto
dove
sua
madre
cercava
le
pietre
da
portare
alla
fabbrica
,
in
un
campo
sotto
una
pianta
di
mirto
,
e
vide
comparire
i
due
figuri
di
quella
sera
.
Erano
vestiti
pressappoco
come
lui
,
solo
che
avevano
un
vecchio
berretto
da
uomo
,
lacero
e
sudicio
,
che
copriva
loro
il
capo
fino
agli
occhi
.
Uno
aveva
fatto
un
nodo
scorsoio
a
uno
stelo
di
saggina
,
e
lo
aveva
posato
su
un
sasso
.
Là
presso
una
lucertola
stava
al
sole
,
e
sul
collo
le
pullulava
come
un
lieve
battito
che
le
gonfiava
la
pelle
cinerina
.
Un
ragazzo
si
mise
a
fischiare
per
incantarla
e
la
lucertola
pareva
udire
,
perché
rimaneva
fissa
e
ferma
,
a
guardare
in
alto
,
forse
il
sole
che
rotolava
pel
cielo
raggiante
.
Ma
poi
improvvisamente
la
lucertola
fuggì
con
quello
strepito
che
è
la
voce
dei
campi
sul
meriggio
,
tutta
fatta
di
fughe
e
di
animali
che
si
nascondono
tra
le
fratte
e
scivolano
fra
l
'
erba
secca
e
sonora
.
Antonello
guardava
quello
che
facevano
i
due
.
Poi
sedette
su
un
sasso
,
tanto
per
darsi
un
contegno
ruppe
un
ramo
d
'
oleandro
,
e
con
un
coltelluzzo
si
mise
a
fare
sulla
scorza
lunghi
fregi
serpentini
con
un
gran
sole
al
sommo
.
Ne
venne
fuori
una
bella
bacchetta
.
Allora
,
uno
di
quei
ragazzi
,
il
più
grande
,
lo
studiò
,
gli
si
piantò
davanti
,
e
gli
disse
:
"
Dammela
,
altrimenti
ti
picchio
"
.
"
Te
la
do
volentieri
,
senza
botte
"
,
disse
Antonello
,
"
a
patto
che
mi
facciate
giocare
con
voi
"
.
I
due
si
guardarono
e
risero
d
'
un
sorriso
furbo
,
con
occhiate
adulte
.
"
Bene
,
giocherai
con
noi
"
.
La
bacchetta
passò
nelle
mani
del
ragazzo
grande
.
"
Come
ti
chiami
?
"
"
Antonello
"
.
"
Io
sono
il
Titta
"
.
Antonello
finse
di
sapere
chi
fosse
il
Titta
.
L
'
altro
soggiunse
:
"
E
io
sono
Peppino
"
.
Stettero
un
poco
in
silenzio
e
il
Titta
aveva
steso
il
braccio
al
collo
di
Peppino
che
se
ne
stava
chiotto
chiotto
.
Portavano
i
berretti
di
traverso
,
con
un
'
aria
di
sfida
.
A
un
certo
punto
il
Titta
disse
con
un
sorriso
furbo
:
"
Quanti
anni
hai
?
"
"
Dieci
"
.
"
Io
ne
ho
tredici
e
sono
un
ladro
.
Sì
,
sono
un
ladro
,
vuoi
vedere
?
"
Tirò
fuori
della
tasca
una
cosa
che
pareva
una
testa
di
qualche
statuina
,
dipinta
al
naturale
,
che
pareva
una
cosa
di
favola
.
"
Questa
l
'
ho
rubata
in
chiesa
"
aggiunse
serio
.
Ma
Peppino
che
fingeva
di
ridere
aveva
paura
,
e
diceva
:
"
C
'
è
la
scomunica
"
.
Sbucò
dalla
fratta
e
sedette
accanto
a
loro
una
bambina
scalza
,
nera
,
con
un
visino
piccino
e
patito
dove
due
grandi
occhi
umidi
guardavano
fra
le
ciglia
nere
.
Ella
chinava
la
testa
,
e
si
metteva
a
ridere
senza
ragione
.
Titta
la
guardava
con
aria
di
protezione
,
e
le
disse
bruscamente
:
"
Brava
,
hai
fatto
bene
a
venire
"
.
Ella
stava
compunta
e
timida
,
e
voleva
sentire
quello
che
dicevano
.
Si
guardava
di
tratto
in
tratto
dietro
le
spalle
,
in
alto
,
sul
ciglio
del
colle
dove
si
scorgevano
le
case
basse
.
"
Mia
madre
mi
cerca
"
.
Una
voce
difatti
gridava
:
"
Lisabetta
,
Lisabetta
!
"
"
Io
non
rispondo
,
altrimenti
mi
picchia
.
Io
non
voglio
andare
a
casa
"
.
"
Certo
sarebbe
bello
se
scappassimo
tutti
,
col
brigante
Nino
Martino
!
"
"
Non
ci
sono
più
i
briganti
in
montagna
"
replicò
convinto
Antonello
.
"
E
tu
che
ne
sai
?
Vivono
nelle
caverne
,
e
se
ci
sono
non
vengono
a
dirlo
a
te
"
.
La
bambina
ascoltava
.
Ma
a
sentirsi
chiamare
di
nuovo
,
Lisabetta
,
si
levò
e
corse
verso
la
casa
dicendo
:
"
Son
qui
"
.
Il
Titta
esclamò
:
"
Ora
l
'
ammazza
di
botte
"
.
Difatti
si
sentì
la
bambina
che
gridava
:
"
Basta
,
basta
,
non
ne
voglio
più
"
.
"
Dov
'
eri
,
disgraziata
?
Con
quel
mascalzone
del
Titta
?
Con
quel
figlio
d
'
una
buona
donna
?
Non
ti
ci
voglio
più
vedere
.
Se
ci
vai
ancora
ti
lego
mani
e
piedi
"
.
Il
Titta
ascoltava
e
rideva
:
"
Parla
di
me
:
ma
se
la
incontro
una
sera
,
quella
donna
,
le
spacco
la
testa
con
una
sassata
"
.
Siccome
il
sole
aveva
invasa
la
valletta
a
perpendicolo
,
tornarono
a
casa
.
Ne
scapparono
via
subito
con
un
pezzo
di
pane
e
un
pugno
di
frutta
e
pranzarono
sotto
gli
archi
del
loggiato
della
casa
Mezzatesta
.
VI
Stavano
in
quell
'
ombra
e
discorrevano
rado
,
tra
le
voci
del
meriggio
,
le
cicale
assordanti
,
l
'
odore
grave
e
arso
del
mondo
che
era
intorno
come
la
cenere
rimasta
a
un
incendio
.
In
breve
si
formò
una
comitiva
di
ragazzi
.
Il
Titta
tirò
fuori
un
mazzo
di
carte
,
tutte
gualcite
,
e
non
più
di
venti
,
e
si
mise
a
distribuirle
con
sussiego
.
Più
in
là
un
altro
gruppo
guardava
.
Distribuite
le
carte
,
disse
:
"
Giochiamo
"
,
e
ne
tirò
una
.
Gli
altri
fecero
lo
stesso
,
ma
nessuno
sapeva
giocare
.
Allora
il
Titta
si
prese
le
carte
che
erano
state
tirate
e
se
le
accumulò
davanti
.
"
Perché
?
"
domandò
Antonello
.
"
Perché
sì
"
replicò
il
Titta
e
non
gli
diede
altra
spiegazione
.
Ma
Antonello
insorse
:
"
Spiegami
perché
hai
vinto
tu
"
.
"
Perché
sì
"
.
Il
dialogo
andò
così
avanti
un
pezzo
.
Il
Titta
,
raggiustandosi
il
berretto
davanti
agli
occhi
,
si
volgeva
agli
altri
compagni
e
indicava
con
un
'
occhiata
d
'
intesa
l
'
avversario
.
Poi
,
mettendo
la
mano
avanti
,
e
puntandogliela
sul
petto
,
si
mise
a
spingerlo
e
a
dirgli
:
"
Va
'
,
va
'
,
va
'
!
"
Quest
'
atto
fece
ribollire
il
sangue
ad
Antonello
.
Gli
altri
incitavano
i
leticanti
con
grida
di
ohè
,
ohè
,
e
mettendosi
la
mano
davanti
alla
bocca
e
battendola
in
modo
da
fare
un
grido
modulato
.
Alla
fine
,
quando
il
Titta
si
fu
assicurato
d
'
essere
spalleggiato
,
tirò
un
pugno
sul
ventre
all
'
avversario
.
Questi
non
gridò
né
pianse
,
divenne
bianco
bianco
,
si
portò
la
mano
al
ventre
,
poi
sedette
in
terra
e
faceva
con
la
mano
il
cenno
:
"
Aspetta
,
aspetta
!
"
.
Un
gruppo
di
ragazzi
che
aveva
assistito
di
lontano
alla
scena
,
si
raccolse
intorno
ad
Antonello
.
Erano
dei
ragazzi
molto
più
miseri
di
quegli
altri
,
patiti
e
pallidi
,
non
erano
neppure
vestiti
del
tutto
.
Attraverso
le
lacerature
dei
vestiti
si
vedevano
le
loro
grosse
pance
tonde
.
Uno
di
essi
,
soprannominato
il
Sorcio
,
disse
all
'
orecchio
di
Antonello
circondandogli
col
braccio
il
collo
:
"
Gridagli
figlio
di
una
buona
donna
,
perché
lo
è
"
.
"
Davvero
?
"
"
Non
sai
chi
è
sua
madre
?
"
"
No
,
che
non
lo
so
"
.
Tutti
intorno
si
misero
ridere
.
I
discorsi
che
faceva
questo
secondo
gruppo
erano
molto
diversi
da
quelli
degli
altri
:
essi
parlavano
di
donne
.
Uno
descriveva
di
aver
veduto
una
donna
salire
una
scala
a
pioli
,
e
tutti
ridevano
con
una
specie
di
oppressione
e
di
soffocazione
.
Sembrava
a
tutti
di
sprofondare
in
un
mare
di
ovatta
.
Ma
ecco
che
,
accolto
da
grandi
grida
,
apparve
un
altro
ragazzo
che
portava
legato
a
un
laccio
un
aquilotto
appena
piumato
.
Se
ne
veniva
avanti
senza
voltarsi
,
e
spesso
lo
trascinava
nella
polvere
come
una
ciabatta
.
Era
vestito
con
un
abituccio
pulito
,
a
scacchi
turchini
e
neri
.
Era
molto
diverso
dai
suoi
compagni
.
Prima
di
tutto
un
color
gentile
e
pallido
gli
era
diffuso
nel
viso
,
e
due
occhi
stranamente
azzurri
erano
tristi
come
certe
acque
dense
nei
fossatelli
dei
campi
.
L
'
aquilotto
si
fermava
di
quando
in
quando
a
inseguire
una
lucertola
che
traversava
la
strada
.
Il
ragazzo
dell
'
aquilotto
non
era
evidentemente
come
tutti
gli
altri
,
perché
si
fermò
un
poco
più
alto
degli
altri
su
un
mucchio
di
terra
.
Aveva
la
vocazione
di
fare
il
prete
,
lo
chiamavano
il
Pretino
,
ma
il
suo
nome
era
Andrea
.
Il
Pretino
si
sedette
attorniato
dai
ragazzi
.
L
'
aquilotto
guardava
la
luce
intorno
.
Gli
batteva
presso
gli
occhi
come
il
palpito
d
'
una
vena
.
Gli
occhi
li
aveva
coperti
d
'
una
membrana
bianca
come
se
fosse
una
lieve
cenere
.
Il
Pretino
si
mosse
e
tutti
gli
altri
gli
furono
dietro
.
Il
sole
declinava
,
e
i
ragazzi
decisero
di
fare
la
processione
.
Il
Pretino
teneva
l
'
aquila
al
guinzaglio
,
e
andava
in
testa
a
tutti
con
le
mani
giunte
.
I
ragazzi
dietro
si
erano
raggruppati
per
ordine
,
e
con
dei
sassi
che
picchiavano
uno
contro
l
'
altro
facevano
i
piatti
della
banda
,
mentre
altri
che
con
la
bocca
andavano
mugolando
"
Piripiripirirì
"
facevano
le
trombe
.
Solo
il
Titta
guardava
in
disparte
con
un
lieve
sorriso
di
compatimento
.
Antonello
si
era
mescolato
alla
processione
e
ne
era
inebriato
.
Non
sapeva
che
volesse
dire
,
ma
si
sentiva
trasformato
,
come
alla
vigilia
di
capire
cose
cui
non
aveva
mai
pensato
.
Anche
lui
si
era
messo
uno
stecco
davanti
alla
bocca
e
fingeva
di
suonarvi
,
mentre
il
suo
vicino
aveva
trovato
da
imitare
le
trombe
che
arrivano
dietro
l
'
orecchia
,
con
uno
storto
ramo
di
fico
.
La
processione
sbucò
in
piazza
,
passò
sotto
le
case
tra
gli
sguardi
annoiati
della
gente
che
oziava
nelle
piazze
e
sulle
soglie
delle
porte
.
Poi
,
un
buon
tratto
fuori
del
paese
,
alla
sorgente
,
la
processione
si
sciolse
e
si
cominciò
un
altro
gioco
,
quello
di
fare
ponti
e
canali
e
orti
presso
il
ruscello
.
I
ragazzi
si
erano
dispersi
,
il
Pretino
portava
il
suo
aquilotto
fra
gli
alberi
e
sull
'
erba
.
Antonello
stava
attento
a
quei
giochi
.
Antonello
era
sotto
il
ponte
ed
ascoltava
la
strana
musica
dei
calabroni
e
delle
vespe
che
lo
fasciavano
di
sonno
.
Stava
per
andarsene
,
quando
sulla
punta
dei
piedi
scalzi
si
avvicinò
a
lui
una
bambina
.
Si
fermò
,
lo
stette
a
guardare
sotto
una
frangia
fittissima
di
ciglia
.
Aveva
un
viso
sottile
e
tutto
rifinito
,
fermo
e
breve
,
col
naso
che
si
attaccava
dritto
alla
fronte
e
che
le
dava
un
'
espressione
attonita
.
Egli
si
mise
a
fare
,
sul
ruscello
che
correva
sotto
il
ponte
,
un
ponticello
di
canne
,
poi
un
giardino
intorno
,
poi
il
recinto
d
'
una
mandra
,
poi
una
piccola
montagna
.
Lavorava
diligentemente
.
Alla
fine
la
bambina
disse
sgranando
gli
occhi
:
"
Oh
,
che
cos
'
è
?
"
e
indicò
,
tendendo
il
dito
,
l
'
opera
del
ragazzo
.
"
Questo
è
il
fiume
,
questo
il
giardino
,
questa
è
la
montagna
,
questa
la
mandra
"
.
"
Ma
non
ci
sono
gli
animali
"
.
Allora
Antonello
prese
dei
ciottoli
levigati
,
e
li
sparse
qua
e
là
.
"
Ecco
la
mandra
"
.
"
Oh
,
non
è
vero
!
"
Aveva
in
braccio
una
bambola
che
consisteva
in
un
sasso
tondo
rinvoltolato
in
un
cencio
bianco
,
come
una
mazza
.
Il
cencio
che
ricascava
da
tutte
le
parti
era
la
gonnella
della
bambola
che
non
aveva
né
occhi
né
bocca
.
"
E
questa
che
cos
'
è
?
"
disse
il
ragazzo
indicandola
.
"
È
la
mia
bambola
"
.
Ella
la
teneva
gelosa
35mente
stretta
in
grembo
,
e
di
quando
in
quando
la
guardava
fissa
allontanandola
da
sé
fra
le
mani
giunte
.
Poi
le
si
avventava
contro
e
le
stampava
di
quei
baci
caldi
e
quasi
rabbiosi
che
sanno
dare
le
madri
,
con
una
feroce
tenerezza
.
Antonello
la
considerò
un
poco
,
poi
le
si
accostò
.
Se
la
sentiva
respirare
vicina
.
Poi
si
misero
a
giocare
e
stabilirono
che
Antonello
era
il
marito
ed
ella
la
moglie
.
"
Come
ti
chiami
,
ragazzina
?
"
"
Teresa
"
,
disse
ella
indifferente
come
se
dicesse
il
nome
d
'
una
pianta
.
"
Bene
,
Teresa
,
adesso
io
torno
a
casa
"
.
Allora
Teresa
fece
le
viste
di
aver
molto
da
fare
.
Stese
la
bambola
in
terra
,
e
di
quando
in
quando
le
diceva
:
"
Zitta
,
zitta
,
adesso
vengo
a
darti
il
latte
"
.
Ma
appena
ebbe
detto
questo
le
venne
da
ridere
,
e
vergognandosi
delle
sue
parole
si
nascose
con
le
mani
la
bocca
.
Poi
si
mise
a
soffiare
su
un
focolare
immaginario
,
buttata
in
terra
.
Mentre
stavano
così
apparve
il
Pretino
.
"
Che
fate
?
"
"
Giochiamo
"
.
"
Mi
fate
giocare
anche
me
?
"
"
Ma
tu
non
sei
il
Pretino
che
non
gioca
?
"
"
Io
posso
giocare
,
chi
lo
ha
detto
che
non
posso
giocare
?
"
"
E
poi
in
tre
non
si
può
giocare
"
,
disse
la
bambina
:
"
bisogna
essere
soli
per
poter
giocare
"
.
Ella
diceva
queste
cose
tranquillamente
,
assorta
.
"
Vuoi
vedere
come
si
gioca
?
"
"
Vediamo
"
.
"
Ma
il
Pretino
deve
andar
fuori
"
"
Questa
è
la
mia
stanza
.
Allora
io
mi
corico
e
tu
ti
corichi
accanto
a
me
"
.
Il
Pretino
si
scostò
un
poco
fingendo
di
stare
dietro
la
porta
.
Invece
guardava
attento
,
con
gli
occhi
fissi
.
Antonello
si
coricò
accanto
alla
bambina
,
e
guardava
il
Pretino
.
Ella
gli
si
stringeva
accanto
,
e
sentiva
il
suo
respiro
che
era
come
la
voce
di
un
insetto
nell
'
aria
.
Anch
'
ella
faceva
col
respiro
un
ronzio
come
se
avesse
un
'
ape
nel
petto
.
Antonello
scese
dopo
un
poco
e
non
sapeva
che
dire
.
"
Mi
fai
provare
anche
a
me
?
"
disse
il
Pretino
.
"
Vieni
"
,
disse
ella
stando
sdraiata
e
agitando
le
mani
.
Aveva
un
'
aria
assorta
e
sofferente
.
Il
Pretino
le
stette
accanto
un
poco
ed
ella
gli
carezzava
la
testa
.
Il
ragazzo
tremava
.
Ella
lo
baciò
improvvisamente
stringendolo
fra
le
sue
braccia
magre
,
e
rideva
.
Il
ragazzo
si
mise
a
gridare
che
voleva
andar
via
.
VII
Il
Pretino
tornò
a
casa
col
batticuore
.
Si
mise
in
un
angolo
della
cucina
,
accano
alla
Saveria
,
che
era
sua
sorella
,
e
stette
a
guardare
il
fuoco
che
si
avvolgeva
alla
pentola
nera
.
Aveva
timore
di
guardare
sua
sorella
,
e
nello
stesso
tempo
gli
veniva
da
ridere
.
Ella
gli
si
sedette
accanto
,
ed
egli
non
tardò
ad
addormentarsi
col
capo
poggiato
alla
spalla
di
lei
.
Nel
sonno
udiva
tornare
in
casa
i
fratelli
,
e
la
voce
già
grave
e
burbera
del
Titta
,
e
quella
maliziosa
di
Peppino
,
e
quella
assennatina
di
sua
sorella
.
Nel
sonno
gli
pareva
che
sua
madre
picchiasse
la
Teresa
,
nel
sonno
vedeva
la
fontana
dove
le
donne
si
riunivano
a
ciarlare
,
le
strida
e
i
gesti
di
queste
donne
,
mobili
e
rapidi
,
e
gli
occhi
lucidi
,
e
gli
pareva
che
fossero
intorno
a
carezzarlo
con
le
loro
mani
brune
e
corte
,
e
ne
sentiva
il
respiro
come
quando
era
più
piccolo
.
Poi
sentì
che
qualcuno
amorevolmente
lo
spogliava
,
lo
metteva
a
letto
,
e
istintivamente
chiuse
le
braccia
intorno
a
una
testa
che
respirava
sul
suo
viso
un
alito
dolce
e
caldo
.
Era
sua
madre
;
e
come
sempre
gli
accadeva
nel
sonno
,
ne
sentiva
il
calore
della
pelle
,
e
la
grana
fine
e
quasi
un
sapore
dolciastro
.
Si
addormentò
su
un
'
alta
onda
di
sonno
come
se
il
suo
letto
si
fosse
levato
smisuratamente
e
toccasse
il
soffitto
.
Alla
mattina
il
suo
risveglio
fu
dolce
e
penoso
come
dopo
una
malattia
.
Aveva
l
'
impressione
,
nel
dormiveglia
mattutino
,
di
avere
lasciato
alla
vigilia
un
giocattolo
che
gli
piaceva
molto
,
ma
ora
destandosi
non
sapeva
più
quale
,
e
finalmente
gli
venne
alla
mente
l
'
immagine
di
Teresa
e
il
suo
gioco
.
Avrebbe
voluto
tornarvi
ma
non
vi
voleva
pensare
,
e
tremava
di
un
tremito
che
gli
scioglieva
il
sangue
.
Quando
fu
desto
e
vestito
,
sua
sorella
pettinata
strettamente
e
ancora
umida
d
'
acqua
fresca
,
gli
disse
che
la
mamma
doveva
parlargli
.
Egli
si
precipitò
nella
stanza
dov
'
era
di
solito
il
signor
Camillo
Mezzatesta
,
il
quale
ebbe
un
lampo
di
gioia
negli
occhi
a
vederlo
,
e
un
sorriso
all
'
angolo
della
bocca
,
infantile
.
Era
appena
rasato
.
I
servi
avevano
finito
di
vestirlo
,
e
stavano
ai
suoi
piedi
ad
allacciargli
le
scarpe
.
Egli
abbassava
di
quando
in
quando
gli
occhi
a
guardarli
,
senza
fretta
e
senza
impazienze
,
come
un
bambino
.
Quando
l
'
operazione
fu
finita
,
entrò
la
Pirria
e
sedette
su
una
sedia
bassa
.
Attrasse
a
sé
il
ragazzo
,
lo
baciò
sulla
guancia
con
un
bacio
schioccante
,
e
gli
domandò
con
più
attenzione
del
solito
:
"
Come
state
,
piccino
mio
?
"
Quando
era
tenera
gli
parlava
col
voi
.
Il
padre
lo
guardava
con
attenzione
,
e
sorrideva
mentre
un
filo
di
saliva
gli
scendeva
dagli
angoli
della
bocca
compiaciuta
.
In
quel
momento
una
voce
nell
'
atrio
suonò
allegra
,
la
voce
del
prete
.
Egli
esitò
un
minuto
sulla
porta
,
si
levò
il
cappello
precipitosamente
,
e
,
tirandosi
su
le
sottane
,
si
mise
a
sedere
accanto
al
padrone
di
casa
.
Gli
batté
la
mano
sul
ginocchio
dicendogli
:
"
Come
va
?
"
Ma
,
veduto
il
ragazzo
acanto
a
lui
,
lo
prese
sulle
ginocchia
e
carezzandolo
gli
disse
:
"
Ebbene
,
che
cosa
vogliamo
fare
con
questa
Comunione
?
Prima
di
partire
dovrà
pur
farla
"
.
"
Che
?
parto
di
già
?
"
chiese
il
ragazzo
con
voce
smarrita
.
Era
da
un
pezzo
che
si
parlava
di
mandarlo
al
seminario
a
studiare
per
diventare
prete
;
ed
egli
vi
pensava
sempre
;
ma
questa
mattina
non
si
sapeva
che
cosa
avesse
,
perché
si
mise
a
piangere
e
disse
:
"
E
i
miei
fratelli
,
il
Titta
e
Peppino
,
che
cosa
fanno
,
non
vengono
con
me
?
"
"
Oh
,
quelli
non
hanno
voglia
di
studiare
"
.
Scese
dalle
ginocchia
del
prete
e
si
rifugiò
presso
sua
madre
.
Questo
prete
,
il
Ceràvolo
,
era
un
uomo
tozzo
e
grasso
,
coi
capelli
grigi
e
uno
sguardo
fugace
negli
occhi
inquieti
che
non
posava
mai
a
lungo
in
un
luogo
.
"
Non
volete
più
andare
in
seminario
,
figliolo
?
"
disse
la
madre
.
Il
ragazzo
,
col
singhiozzo
in
gola
,
annuì
con
un
cenno
del
capo
.
"
Perché
,
altrimenti
,
come
farete
a
diventare
vescovo
?
"
Il
ragazzo
sorrise
.
Aprì
la
bocca
il
padre
,
il
quale
pronunziò
con
voce
strascicata
:
"
Del
resto
,
se
non
vuole
,
lasciatelo
stare
.
Noialtri
non
abbiamo
bisogno
di
nulla
"
.
"
Ma
che
si
fa
per
il
bisogno
?
Tra
i
nostri
figlioli
,
se
questo
ha
volontà
di
studiare
facciamolo
studiare
"
,
insorse
la
madre
.
"
Tanto
si
sa
che
i
suoi
fratelli
non
sono
buoni
a
niente
,
e
che
faranno
i
vagabondi
tutta
la
vita
.
Almeno
questo
...
"
Camillo
Mezzatesta
abbassò
il
capo
con
un
sorriso
puerile
e
disse
:
"
Questo
somiglia
a
me
.
Questo
è
il
mio
figliolo
"
.
E
indicava
il
ragazzo
col
dito
teso
.
Questa
faccenda
della
somiglianza
lo
aveva
sempre
preoccupato
di
fronte
alla
gente
.
Quando
era
stato
più
piccolo
,
il
Pretino
,
si
ricordava
,
le
donne
lo
fermavano
e
lo
guardavano
,
quando
non
gli
prendevano
il
viso
fra
le
mani
per
dire
:
"
Questo
sì
somiglia
a
suo
padre
.
Ma
gli
altri
...
"
Questo
fatto
lo
aveva
messo
sempre
in
una
condizione
di
privilegio
e
non
sapeva
perché
.
Anche
in
casa
,
il
Titta
e
il
Peppino
dormivano
in
una
stanza
e
lui
in
un
'
altra
,
e
non
li
vedeva
se
non
quando
si
trovavano
a
tavola
.
Sua
madre
insorse
per
dire
:
"
Che
cosa
volete
dire
con
questa
faccenda
della
somiglianza
?
"
Era
divenuta
pallida
e
fredda
,
come
non
era
facile
vedere
.
L
'
uomo
abbassò
gli
occhi
,
e
vide
il
ragazzo
che
guardava
fisso
ora
l
'
uno
ora
l
'
altra
.
Ma
brontolò
:
"
Niente
:
dico
che
questo
ha
preso
da
me
"
.
"
Va
'
a
giocare
,
figliolo
bello
,
va
'
a
giocare
"
,
disse
la
madre
rivolta
al
ragazzo
.
Il
Pretino
non
se
lo
fece
ripetere
due
volte
e
uscì
come
una
saetta
.
Appena
i
passi
del
ragazzo
si
sentirono
in
fondo
alle
scale
,
la
Pirria
si
levò
,
e
puntando
i
pugni
sui
fianchi
si
mise
a
dire
sottovoce
ma
con
un
tono
sibilante
:
"
Bisogna
finirla
con
questa
vergogna
del
figlio
e
non
figlio
,
della
somiglianza
a
me
o
a
voi
.
Tutto
il
paese
ne
è
pieno
,
e
quei
ragazzi
,
i
figli
miei
,
i
figli
vostri
,
vengono
tutti
i
giorni
a
dirmi
che
i
monelli
li
insultano
come
figlioli
di
una
sgualdrina
"
.
Si
tappò
la
bocca
con
la
mano
,
violentemente
,
e
in
quell
'
atto
era
bellissima
.
I
suoi
capelli
ricciuti
oscillavano
alla
sommità
del
capo
,
come
teneri
serpenti
,
i
suoi
occhi
splendevano
,
e
il
sentimento
dei
due
uomini
che
assistevano
a
quella
sfuriata
era
che
ella
fosse
ancora
mirabile
.
Il
prete
le
ruppe
la
parola
sulla
bocca
per
dirle
:
"
Lasciamo
andare
queste
cose
,
signora
Pirria
.
Lasciate
che
il
paese
dica
.
Ma
per
questo
ragazzo
che
va
agli
studi
,
che
entra
in
un
istituto
religioso
,
che
deve
mettersi
al
servizio
di
Dio
mi
pare
che
non
si
possa
fare
a
meno
di
regolare
seriamente
la
vostra
posizione
davanti
a
Dio
.
Come
volete
che
vi
accolgano
un
figlio
che
appare
come
figlio
d
'
ignoti
?
E
se
lo
accogliessero
sarebbe
una
condanna
che
peserebbe
su
quel
povero
innocente
per
tutta
la
vita
.
Fino
a
che
noialtri
siamo
qui
,
in
questo
paese
,
ci
conosciamo
,
sappiamo
chi
siete
voi
,
per
quanto
i
malintenzionati
e
i
monelli
si
facciano
giuoco
...
"
"
Questo
paese
è
pieno
di
bastarderia
,
ed
è
tutta
dovuta
a
questi
bei
campioni
dei
Mezzatesta
"
.
Il
prete
arricciò
il
naso
a
quest
'
uscita
.
Il
Mezzatesta
aveva
levato
il
capo
e
le
puntava
due
occhi
insolitamente
stupiti
.
Ella
si
mise
a
sedere
,
e
si
asciugava
le
lagrime
col
grembiule
.
"
Io
sono
qui
"
,
disse
il
prete
,
"
a
consigliarvi
per
il
bene
dei
vostri
figli
che
sono
vostri
figli
e
non
della
strada
,
a
chiudere
questo
capitolo
della
vostra
vita
irregolare
e
a
riparare
davanti
a
Dio
l
'
ingiustizia
caduta
su
questi
innocenti
.
Essi
sono
vostri
figli
,
riconosceteli
,
e
così
riparerete
un
peccato
che
può
diventare
un
delitto
"
.
Lo
sguardo
riconoscente
della
donna
lo
distrasse
,
ed
egli
smise
aspettando
la
risposta
di
Camillo
Mezzatesta
.
Quello
stava
ad
ascoltare
immobile
,
fissando
il
prete
come
se
non
dicesse
a
lui
ma
parlasse
dal
pulpito
.
Ma
si
scosse
,
fece
un
cenno
col
capo
,
e
diventando
più
pallido
di
quanto
non
fosse
,
rispose
:
"
Io
sono
disposto
a
riconoscere
per
mio
figliolo
Andreuccio
,
perché
lui
mi
appartiene
.
Perché
è
mio
figlio
e
ci
credo
;
ma
gli
altri
no
"
.
Quest
'
uscita
netta
e
secca
,
che
egli
pronunziò
levando
gli
occhi
con
un
resto
di
antica
nobiltà
,
come
se
parlasse
dall
'
alto
di
un
ritratto
,
stupì
i
due
ascoltatori
e
soprattutto
la
donna
che
mai
nella
sua
consuetudine
con
quell
'
uomo
lo
aveva
creduto
capace
di
tanto
.
Levò
gli
occhi
,
e
lo
vide
con
la
testa
alta
,
gli
occhi
fiammeggianti
,
la
mano
nello
sparato
della
giacca
,
nella
stessa
posa
del
ritratto
di
un
suo
antenato
che
si
poteva
ancora
osservare
nella
stanza
da
pranzo
.
Un
sentimento
di
dispetto
e
nello
stesso
tempo
un
'
involontaria
ammirazione
,
mai
sentita
verso
quell
'
uomo
,
la
smossero
,
mentre
,
sentendosi
molto
più
in
basso
di
quanto
la
consuetudine
con
quell
'
uomo
le
aveva
fatto
credere
,
perse
ogni
ritegno
:
un
diluvio
di
cattive
parole
e
di
espressioni
oscene
uscì
dalla
sua
bocca
:
"
Non
vi
vergognate
,
dopo
avermi
sedotta
e
portata
in
questa
casa
,
dopo
avermi
compromessa
agli
occhi
di
tutti
,
dopo
avermi
fatto
pubblicamente
la
vostra
mantenuta
,
non
vi
vergognate
di
trattarmi
così
?
Chi
sono
io
?
Infine
sono
la
madre
dei
vostri
figlioli
,
dico
dei
vostri
figli
"
.
A
queste
parole
il
Mezzatesta
levò
il
dito
e
voleva
parlare
;
ma
ella
,
temendo
il
peggio
,
levò
ancora
di
più
la
voce
.
Alla
fine
,
dopo
una
filastrocca
di
vituperi
,
ella
ricorse
all
'
ultima
minaccia
:
-
-
"
Ebbene
,
signor
mio
,
se
proprio
non
ne
volete
sapere
,
io
me
ne
vado
"
.
L
'
uomo
divenne
pallido
e
piagnucoloso
,
cominciò
a
supplicarla
che
non
se
ne
andasse
,
ché
altrimenti
che
cosa
avrebbe
detto
la
gente
?
Allora
la
donna
divenne
più
dolce
,
più
mite
,
gli
si
sedette
ai
piedi
e
gli
domandò
graziosamente
:
"
Siete
dunque
disposto
a
compiere
il
vostro
dovere
?
"
Egli
si
riprese
,
assunse
l
'
aria
straniera
che
aveva
usato
prima
,
e
pronunziò
:
"
Andreuccio
sì
,
ma
gli
altri
no
.
Gli
altri
non
meritano
il
nome
dei
Mezzatesta
"
.
La
donna
non
riusciva
a
rendersi
conto
che
proprio
quell
'
uomo
che
passava
le
giornate
solo
nella
sua
stanza
,
quasi
senza
volontà
,
senza
nessun
peso
nell
'
amministrazione
della
casa
,
riuscisse
a
pronunziare
quelle
parole
.
Di
scatto
uscì
,
e
fece
sentire
nell
'
altra
stanza
che
rimuginava
fra
le
sue
robe
,
come
chi
voglia
partire
.
Per
un
attimo
fu
un
silenzio
attento
.
Erano
rimasti
soli
il
prete
e
il
Mezzatesta
,
si
offrirono
del
tabacco
e
vi
fu
un
annusare
riflessivo
,
per
qualche
minuto
.
Poi
fu
il
Mezzatesta
a
riprendere
il
discorso
.
"
Ella
crede
che
io
sia
interamente
rimbecillito
,
ella
crede
che
io
non
sappia
nulla
e
non
mi
accorga
di
nulla
.
Io
so
tutto
,
e
so
di
chi
sono
quei
figlioli
.
Io
so
che
soltanto
Audreuccio
è
mio
.
Sono
pur
sempre
un
Mezzatesta
,
sono
uno
della
mia
famiglia
malgrado
tutto
.
Posso
essere
caduto
in
basso
,
e
certo
che
sono
caduto
in
basso
(
il
prete
fece
un
gesto
come
per
raccattarlo
)
;
sì
,
sono
caduto
in
basso
,
lo
so
;
ma
non
per
questo
il
mio
nome
deve
essere
buttato
nel
fango
.
Io
sì
,
ma
il
nome
dei
Mezzatesta
,
no
,
quello
no
!
"
Aveva
pronunziate
queste
parole
con
la
sua
calma
abituale
e
con
la
sua
pronunzia
incerta
.
"
Io
sono
debole
e
non
posso
fare
a
meno
di
quella
donna
;
ma
il
mio
nome
,
quello
,
quello
...
"
Parlava
con
sé
,
stesso
.
VIII
L
'
Argirò
non
se
ne
vedeva
riescir
bene
una
.
Prima
provò
a
coltivare
il
suo
pezzo
di
terra
,
ma
glielo
rovinò
il
torrente
.
Poi
si
mise
ad
allevare
un
paio
di
maiali
e
glieli
schiantò
il
morbo
.
Fece
molti
mestieri
fino
a
quando
,
essendo
venuti
certi
milanesi
per
i
lavori
delle
baracche
,
dopo
il
terremoto
,
riuscì
a
impiegarsi
come
sorvegliante
ai
lavori
e
mise
insieme
un
poco
di
denaro
.
Con
questo
pensò
subito
a
comperare
qualche
cosa
che
gli
servisse
per
un
suo
nuovo
mestiere
.
Comperò
una
mula
e
si
mise
a
fare
servizio
di
trasporto
fra
il
paese
e
il
mare
,
fornendo
ai
bottegai
le
merci
che
comperavano
negli
empori
della
marina
,
e
a
chiunque
servissero
.
Ora
cominciava
a
respirare
e
la
moglie
non
andava
più
a
servire
di
qua
e
di
là
.
Certo
,
le
donne
che
una
volta
erano
mandate
a
carovane
per
le
forniture
,
in
mancanza
di
bestie
,
si
lagnavano
che
quella
mula
avesse
tolto
loro
un
mestiere
.
L
'
Argirò
fece
il
passo
del
viandante
e
la
faccia
dell
'
uomo
che
vede
paesi
diversi
.
Se
ne
andava
cantando
e
dicendo
proverbi
,
non
parlava
che
a
sentenze
,
e
talvolta
diceva
pensieri
rimati
.
Faceva
tutte
le
mattine
la
strada
fra
il
paese
e
il
mare
,
venti
chilometri
attraverso
i
torrenti
e
i
boschi
che
sono
brutti
d
'
inverno
quando
scendono
improvvise
le
piene
,
e
i
fulmini
solcano
gli
alberi
che
li
aspettano
alti
levati
;
partiva
alle
quattro
del
mattino
e
tornava
la
sera
alle
quattro
;
dodici
ore
in
cui
si
intratteneva
coi
passanti
,
con
la
gente
delle
casupole
sparse
pei
campi
,
coi
lavoratori
delle
vigne
,
coi
pastori
quando
scendevano
al
piano
,
e
di
tutti
sapeva
come
andava
la
vita
.
Si
cacciava
innanzi
la
mula
che
era
la
sua
compagna
vera
,
le
faceva
lunghi
ragionamenti
,
le
dava
avvertenze
,
interpretava
i
suoi
sentimenti
,
la
informava
delle
novità
.
La
bestia
stava
a
sentire
con
quell
'
aria
attenta
delle
bestie
,
che
è
la
stessa
di
chi
ascolta
una
lingua
straniera
in
cui
cerca
di
afferrare
qualche
parola
.
Si
chiamava
Rosa
.
Pochi
erano
i
giorni
dell
'
anno
in
cui
non
facesse
questo
viaggio
:
nelle
grandi
feste
e
quando
pioveva
tanto
che
c
'
era
pericolo
di
esser
portati
via
dalla
piena
.
Allora
sedeva
sotto
l
'
arco
della
porta
,
e
guardava
il
paese
che
era
tutto
un
torrente
torbido
,
e
la
gente
che
girava
rasente
ai
muri
coi
sacchi
sulla
testa
per
ripararsi
dall
'
acqua
,
e
la
montagna
che
aveva
messo
anch
'
essa
un
cappuccio
di
nubi
.
Dov
'
era
la
grande
vallata
,
e
il
torrente
,
c
'
era
la
nebbia
opaca
come
il
cielo
,
e
il
corso
dei
torrenti
si
intravedeva
lucido
come
le
vie
dei
fulmini
nei
cieli
nuvolosi
.
Il
mare
si
indovinava
nel
grande
vuoto
dell
'
orizzonte
.
Quando
era
fermo
,
valeva
meno
di
qualunque
uomo
,
lui
che
era
abituato
a
vedere
i
risvegli
lungo
la
strada
,
e
come
andavano
i
lavori
,
e
come
crescevano
gli
orti
,
e
i
danni
del
torrente
giorno
per
giorno
.
Arrivava
in
vista
del
mare
quando
il
treno
passava
sul
ponte
(
ed
era
tutte
le
mattine
una
novità
puntuale
)
e
si
piegava
come
un
organetto
alle
voltate
.
Si
lamentava
,
quando
non
poteva
andar
via
.
Gli
altri
due
figli
,
gli
erano
nati
muti
,
e
lui
si
ostinava
a
volerne
,
sperando
che
quello
che
avesse
parlato
dopo
di
loro
avrebbe
detto
di
grandi
cose
.
Quei
due
,
quando
erano
venuti
,
avevano
articolato
quasi
per
isbaglio
le
sillabe
ma
ma
.
Poi
si
imbrogliarono
,
parve
,
e
dicevano
suoni
che
non
si
erano
mai
sentiti
,
ed
era
finita
.
Sarà
stato
perché
era
sempre
stanco
.
La
sera
,
quando
rincasava
,
gli
si
stringeva
il
cuore
,
e
le
lagrime
gli
diventavano
cocenti
dentro
il
petto
.
Da
tutte
le
case
si
strillava
,
da
tutte
le
case
si
piangeva
,
e
in
casa
sua
silenzio
,
i
ragazzi
seduti
intorno
alla
madre
,
che
parlava
loro
con
gridi
inumani
di
tratto
in
tratto
,
facendo
un
urlo
nella
bocca
messa
a
imbuto
,
che
pareva
la
madre
dei
gufi
.
Questi
ragazzi
erano
fuori
tutto
il
giorno
,
curiosi
di
vedere
e
di
sapere
;
si
appiattavano
mentre
gli
altri
giocavano
,
osservando
come
poveri
esclusi
dal
paradiso
,
e
se
c
'
era
da
affrontare
qualche
fatica
,
se
c
'
era
da
trasportare
qualche
cosa
,
se
c
'
era
da
fare
per
gioco
da
cavalli
o
da
asini
,
uscivano
fuori
e
si
mettevano
carponi
,
contenti
,
pur
di
stare
in
compagnia
.
Oppure
si
appiattavano
in
casa
,
sotto
la
scala
,
ad
aspettare
non
si
sa
che
cosa
.
Le
donne
,
che
generalmente
coi
figli
degli
altri
non
sono
buone
se
non
per
rispetto
ai
propri
,
verso
questi
poveretti
erano
tenere
,
e
allungavano
loro
qualche
cosuccia
da
mangiare
,
che
quelli
masticavano
senza
farsi
vedere
perché
avevano
vergogna
di
mostrarsi
.
Se
arrivava
qualcuno
in
paese
essi
erano
là
a
guardare
,
ed
entravano
nelle
case
senza
che
li
sentissero
.
Erano
come
le
ombre
,
e
nessuno
li
cacciava
via
,
perché
non
potevano
parlare
né
raccontare
quello
che
vedevano
.
Era
anzi
un
'
opera
di
carità
lasciarli
nei
loro
nascondigli
fino
a
che
non
si
fossero
annoiati
o
addormentati
.
Giravano
in
cerca
di
fatti
,
osservando
con
occhi
fissi
e
attenti
in
cui
,
insieme
con
quello
che
vedevano
,
pareva
di
leggere
i
ricordi
con
cui
Io
raffrontavano
per
farsene
un
giudizio
.
Ridevano
strizzando
l
'
occhio
,
spandendo
intorno
una
gaiezza
irragionevole
e
innocente
come
se
ridesse
un
passerotto
,
cosa
innaturale
.
Le
donne
dicevano
:
"
C
'
è
il
mutolo
"
,
come
se
dicessero
:
"
È
entrata
una
farfalla
"
.
Avevano
la
lingua
,
in
fondo
al
sorriso
malizioso
,
come
un
coltello
chiuso
in
fondo
a
una
tasca
,
e
pareva
davvero
che
la
balia
avesse
dimenticato
,
come
dice
vano
,
di
tagliar
loro
il
filo
di
carne
rosa
che
gliela
teneva
imbrigliata
al
palato
.
L
'
Argirò
,
era
come
se
avesse
fatta
una
scommessa
.
Gliene
nacque
uno
ancora
,
e
lui
era
convinto
che
fosse
quello
buono
.
IX
Antonello
aveva
preso
appena
sonno
che
sentì
la
voce
del
padre
su
di
lui
:
"
Guarda
che
la
mamma
ti
ha
fatto
un
fratellino
"
.
Gli
pareva
di
sognare
,
e
voltandosi
dall
'
altra
parte
sentì
un
odore
che
lo
riportava
all
'
infanzia
prima
,
come
spesso
gli
accadeva
durante
il
sonno
.
Poi
sentì
accanto
a
sé
sul
letto
,
fra
le
braccia
,
una
forma
tenera
e
rigida
nello
stesso
tempo
;
erano
le
fasce
in
cui
era
costretto
l
'
infante
che
non
poteva
muovere
mani
né
piedi
,
e
piangeva
con
la
voce
d
'
un
agnellino
.
Si
svegliò
e
si
sentì
due
,
come
se
lo
avessero
tratto
dai
suoi
sogni
di
ieri
;
quel
pianto
parlava
e
diceva
:
"
Sono
tuo
fratello
,
più
piccolo
di
te
,
e
tu
ormai
sei
grande
"
.
Era
azzurro
in
faccia
e
sdentato
come
un
vecchino
;
somigliava
al
padre
,
vecchio
e
nuovo
nello
stesso
tempo
.
Ora
la
casa
s
'
ingrandiva
,
Antonello
si
cacciava
sulla
sponda
del
letto
per
far
posto
al
piccino
,
il
quale
pareva
sapere
qualche
cosa
di
misterioso
,
che
si
lamentava
di
qualche
cosa
che
nessuno
riesciva
a
capire
.
Antonello
gli
metteva
il
dito
nel
pugno
per
sentirselo
stringere
,
gli
toccava
le
guance
e
gli
parve
che
rimanesse
,
dove
aveva
posato
il
dito
,
il
segno
d
'
una
fossetta
.
Poi
venne
il
padre
a
riprenderselo
e
diceva
:
"
Perbacco
,
di
questo
ne
faremo
un
dottorone
"
.
Antonello
domandò
:
"
Come
lo
chiameremo
?
"
"
Benedetto
"
.
Questo
nome
divenne
più
piccolo
e
vicino
,
divenne
conosciuto
,
si
rivestì
di
fasce
e
di
cuffie
,
come
comprato
nuovo
al
mercato
.
Il
nome
di
Antonello
parve
disusato
e
decaduto
.
Benedetto
diveniva
un
essere
privilegiato
perché
era
nuovo
,
e
ad
Antonello
pareva
di
esserci
sempre
stato
.
Benedetto
non
rispondeva
alle
sue
domande
,
ma
Antonello
lo
trattava
col
voi
e
gli
parlava
con
molto
riguardo
.
La
mamma
glielo
dava
in
braccio
e
gli
diceva
spesso
:
"
Tienilo
per
un
poco
e
attento
che
non
ti
cada
"
.
Antonello
lo
sentiva
divenire
tutti
i
giorni
più
pesante
,
come
se
lo
facesse
apposta
,
e
lo
guardava
piangergli
in
braccio
in
modo
inconsolabile
.
Antonello
sentiva
che
forse
era
colpa
sua
se
piangeva
.
Eppure
il
primo
sorriso
glielo
fece
a
lui
un
giorno
,
quando
gli
mise
un
dito
sul
mento
per
vezzeggiarlo
,
e
quello
rise
con
la
bocca
sdentata
.
Antonello
se
lo
portava
per
le
strade
in
braccio
,
che
pesava
assai
.
Guardava
gli
altri
monelli
giocare
,
e
lui
seduto
in
terra
col
fratellino
non
si
poteva
muovere
.
Certe
volte
tentava
di
giocare
con
Benedetto
stesso
,
quando
ne
aveva
troppa
voglia
,
e
faceva
ancora
dei
giochi
da
ragazzo
,
mentre
i
suoi
coetanei
guardavano
già
con
attenzione
le
donne
.
Poi
Benedetto
cominciò
a
camminare
,
le
vestine
gli
si
gonfiavano
come
se
volasse
,
e
mise
i
primi
denti
col
primo
vero
sorriso
.
Antonello
era
già
grande
e
si
vergognava
dei
suoi
piedi
nudi
,
troppo
lunghi
e
magri
,
si
metteva
a
sedere
per
non
mostrare
lo
strappo
dei
pantaloni
che
aveva
di
dietro
,
quando
passavano
le
ragazze
.
Il
fratello
,
piccolo
e
cocciuto
com
'
era
,
cominciò
a
comandare
.
Voleva
che
lo
accompagnasse
in
chiesa
dove
credeva
di
cantare
e
non
faceva
che
un
'
esclamazione
lunga
e
roca
.
Componeva
le
prime
parole
,
correttamente
,
senza
saltare
nessuna
lettera
.
Per
un
poco
si
era
dibattuto
fra
tutte
le
sillabe
del
mondo
scomposte
come
per
un
gioco
di
pazienza
,
poi
imbroccò
la
via
giusta
e
venne
fuori
con
una
infinità
di
parole
che
parvero
straordinarie
,
e
rideva
forse
per
mostrare
che
capiva
e
che
non
poteva
spiegarsi
meglio
perché
era
troppo
piccolo
.
"
Perbacco
!
"
disse
il
padre
.
"
Ne
voglio
fare
un
prete
predicatore
,
e
che
parli
per
tutta
la
famiglia
messa
insieme
"
.
Alla
prima
parola
sconcia
che
gli
sentì
dire
,
il
padre
rise
sgangheratamente
come
se
fosse
un
segno
certo
e
violento
di
vita
.
Siccome
Benedetto
era
nato
nell
'
età
meno
matura
del
padre
,
aveva
in
sé
qualche
cosa
di
predestinato
,
col
suo
colorito
pallido
e
biondastro
,
gli
occhi
azzurri
.
Siccome
aveva
la
memoria
pronta
,
le
donne
del
popolo
che
cantavano
in
chiesa
lo
chiamavano
perché
ripetesse
le
parole
dei
canti
imparati
.
Benedetto
vi
andava
,
e
le
donne
lo
tenevano
con
le
loro
mani
calde
,
e
lo
stringevano
fra
le
ginocchia
perché
stesse
fermo
.
Antonello
,
ora
che
non
aveva
più
a
badargli
,
si
nascondeva
dietro
la
fratta
della
fontana
per
vedere
le
donne
attingere
acqua
,
ne
sentiva
i
discorsi
e
gli
strilli
,
udiva
la
musica
del
getto
nell
'
orcio
di
creta
.
Qualche
volta
si
affacciava
,
quando
vedeva
la
Teresa
,
divenuta
grande
,
coi
rigonfi
del
corpetto
sul
seno
,
e
la
chiamava
:
"
Schiavina
!
Schiavina
!
"
Era
divenuta
bruna
in
faccia
,
come
di
cioccolata
,
e
la
chiamavano
Schiavina
di
soprannome
.
Ella
si
volgeva
e
diceva
levando
la
mano
per
ravviarsi
i
capelli
:
"
Mi
avete
fatto
paura
"
.
"
Figuratevi
che
bugia
mi
ha
raccontato
mio
padre
,
perché
non
vi
cerchi
:
mi
ha
detto
che
vi
è
andato
un
chicco
di
grano
nell
'
orecchia
,
che
vi
è
rimasto
ed
ha
messe
le
radici
nel
cervello
,
e
perciò
siete
pazza
,
dice
.
Ma
io
non
ci
credo
più
.
Schiavina
,
pensate
a
me
qualche
volta
?
"
"
Via
,
via
,
io
ho
altro
da
pensare
"
.
Ma
sorrideva
,
e
gli
mostrava
,
mentre
si
ravviava
i
capelli
,
la
palma
della
mano
nuda
coi
suoi
geroglifici
che
non
gli
riusciva
di
leggere
.
Un
giorno
l
'
Argirò
disse
ad
Antonello
:
"
Figliolo
,
ho
bisogno
di
te
.
Tu
vedi
quanto
è
intelligente
tuo
fratello
,
che
certo
diverrà
,
se
lo
facciamo
studiare
,
un
grand
'
uomo
,
Mi
è
venuta
quest
'
idea
,
e
me
la
sogno
la
notte
.
Se
riesco
a
fare
di
lui
un
prete
staremo
bene
tutti
,
e
anche
lui
.
Io
ho
pochi
soldi
da
parte
,
e
posso
cominciare
a
provvedere
.
Ma
poi
questo
mio
mestiere
non
mi
basterà
davvero
.
Sono
capace
di
indebitarmi
fino
ai
capelli
,
e
di
lavorare
il
doppio
.
Io
sono
risparmiatore
,
lo
sai
,
tant
'
è
vero
che
non
vado
mai
a
cavallo
sulla
mula
,
ma
a
piedi
sempre
,
perché
così
mi
campa
di
più
.
Qui
,
in
questo
paese
non
c
'
è
scampo
per
nessuno
,
con
questi
mariuoli
che
comandano
.
Bella
rivincita
che
sarebbe
per
me
,
per
noi
tutti
,
che
da
casa
nostra
uscisse
qualcuno
che
potesse
parlare
a
voce
alta
,
e
li
mettesse
a
posto
.
Il
prete
,
ci
vuole
.
Tu
mi
devi
aiutare
.
Comincia
a
lavorare
subito
e
a
guadagnare
.
Che
vuoi
fare
qui
,
imparare
un
mestiere
che
poi
non
ti
serve
ad
altro
che
a
farti
dannare
?
Ho
saputo
che
dalle
parti
di
C
...
si
lavora
a
ponti
e
a
strade
.
C
'
è
lavoro
e
tu
ci
devi
andare
.
Prima
fai
il
manovale
,
poi
fai
l
'
operaio
,
poi
finisci
sorvegliante
,
chi
lo
sa
?
se
il
Signore
ti
aiuta
.
Mi
mandi
la
metà
di
quello
che
guadagni
,
e
il
resto
te
lo
spendi
per
te
.
Io
ci
aggiungo
il
resto
,
e
mettiamo
insieme
quello
che
ci
vuole
per
mantenere
Benedetto
.
A
questa
gente
dobbiamo
fare
un
dispetto
che
se
lo
ricordino
per
tutta
la
vita
.
Poi
viene
Benedetto
vestito
da
prete
,
e
gli
devono
fare
l
'
inchino
.
Crepate
,
miserabili
;
zitti
,
prepotenti
.
Largo
.
Calcolo
che
verso
i
trentaquattro
anni
sarai
libero
di
sposarti
.
Va
bene
?
Ma
intanto
sta
'
attento
alle
donne
.
Non
ti
invischiare
,
non
t
'
innamorare
,
altrimenti
siamo
perduti
"
.
Antonello
non
ebbe
nulla
da
osservare
.
Scosse
il
capo
dicendo
di
sì
e
di
sì
,
non
capiva
bene
quello
che
prometteva
,
ma
gli
venivano
le
lagrime
agli
occhi
pensando
di
trovarsi
ormai
grande
e
utile
,
buono
per
lavorare
;
si
sentì
di
colpo
pari
a
suo
padre
,
e
tutti
intorno
gli
ebbero
riguardi
come
a
un
condannato
.
Nel
suo
cuore
sorse
uni
sentimento
paterno
verso
quel
ragazzo
.
Fuori
,
quando
si
trovò
a
lavorare
tirando
una
carretta
di
terriccio
alla
costruzione
di
una
strada
,
si
ricordava
di
suo
fratello
,
come
circondato
da
una
luce
misteriosa
,
e
scriveva
raccomandando
che
parlasse
davvero
bene
italiano
se
voleva
diventare
un
buon
predicatore
.
Questa
cosa
evidentemente
lo
preoccupava
,
e
pareva
che
non
pensasse
ad
altro
,
anche
quando
fu
chiamato
per
soldato
e
visse
nelle
città
.
Poi
trovò
altro
lavoro
,
in
un
paese
più
lontano
,
e
si
ricordava
,
dopo
una
visita
a
casa
,
di
aver
veduto
Benedetto
già
grande
,
che
si
preparava
a
partire
per
il
seminario
,
che
i
fratelli
mutoli
già
gli
baciavano
la
mano
per
mostrare
che
lo
riverivano
,
che
egli
non
si
poteva
muovere
per
la
stanzuccia
che
essi
,
dovunque
fossero
seduti
,
si
levavano
per
fargli
posto
;
che
certe
volte
,
mentre
mordevano
un
frutto
si
ricordavano
che
c
'
era
lui
e
gliel
'
offrivano
staccandoselo
dalla
bocca
,
col
segno
dei
denti
impresso
nella
dolce
polpa
.
X
Era
come
una
scommessa
.
Quando
Benedetto
tornava
a
casa
nei
mesi
dell
'
estate
,
infagottato
nel
suo
vestitino
nero
da
prete
,
gli
stava
intorno
la
gente
a
domandargli
per
sperimentarlo
se
sapesse
Egli
parlava
calmo
e
pacato
,
col
tono
d
'
un
adulto
,
e
diceva
cose
più
grandi
di
lui
.
Il
padre
era
come
ubbriaco
e
voleva
che
parlasse
sempre
,
e
dicesse
tutto
quello
che
sapeva
.
Il
fatto
che
il
figliolo
si
avviasse
al
sacerdozio
,
gli
dava
diritto
a
fare
delle
visite
di
dovere
quando
il
figliolo
arrivava
o
ripartiva
.
Allora
egli
entrava
nelle
case
dei
Mezzatesta
,
e
diceva
semplicemente
:
"
Siamo
venuti
a
farvi
una
visita
.
Lui
è
arrivato
"
.
Allora
quelli
,
donne
e
uomini
,
squadravano
il
ragazzo
da
capo
a
piedi
,
gli
osservavano
la
fronte
se
era
alta
o
bassa
,
e
come
parlava
,
e
se
aveva
un
difetto
di
pronunzia
.
Andreuccio
,
quello
ancora
soprannominato
il
Pretino
,
che
alla
fine
non
erano
riusciti
a
mandare
agli
studi
,
perché
se
ne
era
tornato
dicendo
che
si
mangiava
e
si
comandava
meglio
a
casa
sua
,
e
i
suoi
fratelli
il
Titta
e
il
Peppino
,
ora
non
facevano
altro
che
scorrazzare
per
le
terre
del
signor
Camillo
Mezzatesta
,
e
vendere
qualche
cosa
di
nascosto
per
poi
andare
a
spendere
nei
paesi
della
Marina
.
Lo
stavano
ad
ascoltare
senza
poter
vincere
un
certo
imbarazzo
.
Benedetto
diceva
cose
sensate
,
e
parlava
volentieri
dei
Santi
,
dei
loro
miracoli
,
in
modo
che
le
donnicciole
che
lo
sentivano
si
battevano
il
petto
devotamente
.
Le
bambine
,
coi
loro
occhi
neri
e
bianchi
,
lo
guardavano
fisso
,
sedute
in
terra
.
Egli
chiudeva
gli
occhi
,
sbattendo
in
fretta
le
palpebre
.
Una
sera
venne
anche
la
Schiavina
a
vederlo
,
e
gli
domandò
:
"
Come
sta
vostro
fratello
?
"
Il
padre
volle
troncare
subito
quel
discorso
.
L
'
Argirò
,
lo
Zuccone
,
il
disprezzato
,
fu
tenuto
in
una
certa
considerazione
,
trovava
anche
credito
.
Andava
lacero
,
raccattava
dovunque
quello
che
poteva
,
nei
suoi
viaggi
attraverso
gli
orti
della
valle
,
si
contentava
di
quello
che
gli
davano
e
trovava
modo
di
render
utile
ogni
cosa
;
tant
'
è
vero
che
a
chi
serviva
un
po
'
di
carta
o
una
bottiglia
vuota
o
uno
spago
o
un
chiodo
,
non
c
'
era
che
da
ricorrere
a
lui
che
conservava
tutto
.
Si
venne
a
sapere
in
breve
che
anche
altri
contadini
e
pastori
pensavano
di
mandare
i
figli
agli
studi
,
se
l
'
Argirò
aveva
mutato
già
rapidamente
condizione
nel
concetto
delle
persone
,
come
se
quel
figlio
fosse
un
capitale
depositato
in
una
banca
.
La
madre
di
Benedetto
era
tranquilla
soltanto
quando
il
figliolo
era
fuori
.
Aveva
paura
che
uscisse
di
casa
,
che
una
donna
lo
stregasse
,
che
gli
soffiassero
qualche
maledetta
polvere
addosso
,
che
egli
vedesse
le
donne
come
erano
fatte
,
che
ci
vuol
poco
,
nel
paese
,
ad
andare
di
sera
per
i
campi
.
Certe
ragazze
di
fronte
a
loro
,
avevano
dormito
un
pomeriggio
d
'
estate
sul
davanzale
della
finestra
,
che
faceva
impressione
,
e
poi
lo
guardavano
coi
loro
occhi
bovini
.
L
'
Argirò
si
metteva
in
tasca
le
lettere
di
nascosto
,
e
le
faceva
leggere
.
Ecco
come
scriveva
il
figliolo
:
"
Caro
padre
,
Buon
Natale
a
voi
e
alla
famiglia
,
ai
fratelli
,
a
tutti
.
Ho
ricevuto
tutto
,
e
le
scarpe
anche
,
e
non
ero
malato
.
La
berretta
ce
l
'
ho
e
i
quaderni
anche
,
e
credevo
che
i
piccoli
non
li
avessi
e
nemmeno
i
grandi
,
perché
non
ho
visto
nulla
nel
tavolino
.
E
ora
ci
ho
tutto
,
e
non
mi
mandate
niente
più
,
e
fornitevi
voi
che
la
sera
mangiate
pane
e
ulive
per
me
.
E
io
ho
anche
le
tre
sedie
,
e
la
volontà
di
studiare
,
e
di
appagare
i
vostri
desideri
.
La
posata
è
già
al
rame
,
e
il
torrone
lo
avreste
dovuto
tenere
per
voi
.
I
presepi
di
qui
sono
belli
.
Si
fingono
monti
facendo
alture
,
piccole
,
di
pietre
,
e
coprendole
con
vellutelli
.
Fanno
le
strade
in
mezzo
al
vellutello
,
fanno
il
fiume
finto
che
sembra
vero
e
va
a
gittarsi
in
un
laghetto
finto
,
dove
c
'
è
un
uomo
che
pesca
.
Fanno
la
grotta
che
sembra
vera
,
la
stalla
,
la
fontanella
e
tante
belle
cose
.
La
notte
di
Natale
,
che
gioia
,
giocammo
a
tombola
fino
alle
nove
della
sera
.
Io
ho
vinto
un
soldo
;
alle
nove
andammo
a
vestirci
,
e
andammo
in
cattedrale
dove
si
disse
la
Messa
e
a
mezzanotte
precisa
si
svelò
il
Bambino
che
era
grande
nella
sua
culla
dorata
.
Alle
due
andammo
a
dormire
e
dormimmo
fino
alle
otto
.
Spero
sentire
se
Antonello
lavora
e
se
il
Pretino
lo
passa
.
Ih
,
lavorava
Antonello
,
sai
?
Ti
mando
un
fiore
,
un
altro
al
padre
.
E
la
madre
e
i
fratelli
Santo
e
Ciro
?
Egli
dovrà
parlare
,
e
anche
Ciro
,
e
vorrò
sapere
che
qualche
giorno
imparate
a
parlare
.
Vorrò
sentire
all
'
onomastico
mio
che
parlano
.
Tutti
siano
occupati
,
e
i
genitori
godano
il
frutto
delle
loro
fatiche
saporitamente
.
Ci
ho
una
figura
di
San
Benedetto
.
Vi
bacio
la
mano
,
bacio
Antonello
,
Ciro
,
Santo
,
le
zie
,
lo
zio
,
il
nonno
,
la
comare
,
il
compare
e
auguro
a
tutti
mille
e
duemila
anni
di
felicità
salute
e
pace
.
Il
vostro
Argirò
Benedetto
.
Sancta
Maria
,
prega
per
me
ac
familiam
meam
"
.
L
'
Argirò
andava
in
giro
con
lettere
come
queste
,
che
si
gualcivano
nelle
sue
tasche
.
Inoltre
,
per
prepararsi
alla
venuta
del
figlio
,
si
mise
a
frequentare
la
chiesa
quando
poteva
,
e
la
domenica
cantava
accanto
all
'
organo
,
rinunziando
al
viaggio
.
Ma
impercettibilmente
nessuno
lo
poté
più
soffrire
.
Si
trovò
solo
senza
potersi
spiegare
la
ragione
,
solo
e
scansato
da
tutti
.
Inutilmente
cercava
di
attaccar
discorso
:
lo
stavano
a
sentire
un
poco
,
poi
ci
fischiettano
sopra
:
"
sì
sì
"
,
e
gli
voltavano
le
spalle
.
Tornò
impercettibilmente
a
un
animo
fanciullesco
,
quando
ci
si
vuol
rendere
conto
di
tutto
quello
che
si
vede
.
I
suoi
viaggi
diventavano
più
lunghi
perciò
:
con
la
lente
che
si
accostava
a
un
occhio
si
fermava
a
osservare
le
novità
,
la
macchina
del
fotografo
ambulante
,
il
fuoco
che
accende
lo
zingaro
coi
due
mantici
,
che
muove
alternamente
con
ambe
le
braccia
,
come
due
fisarmoniche
da
cui
non
riesce
cavare
neppure
una
nota
,
e
gli
orci
del
vasaio
e
i
pesci
del
mercante
,
senza
comperare
mai
niente
,
e
sempre
ostinatamente
attento
a
chi
incontrava
e
dove
si
fermava
.
Salutava
tutti
i
forestieri
che
incontrava
sui
muli
o
nelle
piazze
perché
voleva
discorrere
,
e
alla
fine
faceva
sapere
che
era
il
padre
di
un
ragazzo
che
studiava
per
prete
;
non
perché
lo
vedessero
così
povero
.
Era
come
se
stesse
sempre
vicino
a
quel
ragazzo
.
Le
stagioni
gli
tornavano
alla
mente
e
al
cuore
coi
loro
giochi
,
la
trottola
in
autunno
,
i
giochi
alle
noccioline
d
'
inverno
,
i
pifferi
in
febbraio
,
il
gioco
degli
aliossi
in
aprile
.
Le
grandi
stagioni
dei
ragazzi
.
Era
capace
di
girare
una
giornata
per
trovare
quell
'
osso
della
giuntura
della
zampa
degli
agnelli
,
con
cui
si
gioca
dopo
averlo
annerito
bene
e
lustrato
.
Glielo
avrebbe
spedito
,
perché
giocasse
.
Tutto
era
divenuto
per
lui
favoloso
e
immobile
come
in
un
'
infanzia
:
gl
'
insetti
dei
prati
,
i
fiori
dell
'
anemone
e
dell
'
asfodelo
,
che
vengono
su
improvvisamente
in
certi
spiazzi
dei
campi
a
segnare
le
impronte
della
primavera
che
vi
trascorre
col
passo
del
vento
.
Certe
volte
era
preoccupato
di
trovarsi
un
flauto
di
oleandro
,
e
quando
veniva
il
tempo
della
smielatura
poneva
da
parte
un
pezzo
di
cera
gialla
per
metterlo
a
pallina
nel
piffero
che
faceva
la
voce
dell
'
usignuolo
,
alla
sua
stagione
,
in
dicembre
.
Solo
perché
aveva
quel
figlio
stava
attento
che
suonasse
la
prima
zampogna
a
tempo
debito
,
quando
scoppia
improvvisamente
come
una
fonte
in
disgelo
nelle
notti
d
'
inverno
,
e
quando
i
pifferi
dei
ragazzi
suonano
insieme
tutti
a
Natale
,
che
pare
la
foresta
dei
rosignuoli
,
una
profonda
foresta
dove
si
accendono
come
luci
i
frutti
del
corbezzolo
.
Pensando
a
Benedetto
,
aveva
fatto
un
altarino
su
un
'
asse
,
con
certi
mozziconi
di
candela
e
un
'
immagine
di
carta
.
La
sua
casa
era
come
un
nido
vuoto
che
si
ritrova
fra
gli
alberi
,
dove
è
chiaro
il
lavoro
fatto
ad
averlo
messo
insieme
filo
per
filo
.
Si
privò
di
ogni
piacere
come
per
una
lunga
vigilia
propiziatrice
,
attento
a
quel
figliolo
che
doveva
improvvisamente
venir
fuori
a
parlare
con
bocca
nuova
e
dire
le
cose
che
fanno
tremare
il
cuore
.
Decise
di
andarle
a
trovare
una
primavera
,
senza
avvertirlo
,
portandogli
le
cose
che
gli
sarebbero
piaciute
.
All
'
uso
dei
pastori
mise
tutto
in
una
bisaccia
che
si
portò
a
tracolla
,
e
queste
cose
erano
il
suo
tesoro
e
non
immaginava
che
ne
esistessero
fuori
della
sua
casa
e
del
suo
paese
.
Tutta
l
'
umanità
che
si
vedeva
intorno
gli
pareva
ingannata
perché
non
conosceva
le
sue
pere
da
inverno
che
erano
tanto
tenere
,
e
i
suoi
dolci
duri
come
il
sasso
e
che
poi
si
sbriciolavano
sotto
i
denti
come
se
alla
fine
abbandonassero
tutti
i
loro
segreti
.
Egli
aveva
comperato
anche
un
organetto
in
una
fiera
e
lo
aveva
tenuto
in
serbo
.
L
'
organetto
suonava
allegro
come
se
gli
facesse
piacere
essere
destato
dalla
sua
inerzia
;
mettendovi
una
mano
intorno
come
una
cassa
armonica
faceva
un
suono
profondo
,
un
suono
d
'
organo
.
Il
metallo
nichelato
aveva
un
lieve
sapore
salato
,
i
fori
dell
'
organetto
erano
come
una
bocca
larga
,
che
ride
.
Dov
'
era
la
città
sull
'
altura
con
gli
olivi
pallidi
e
con
le
rocce
ferrigne
?
Tutto
gli
parve
più
ricco
e
più
nuovo
fuori
del
suo
paese
.
Ecco
un
bel
fiume
,
ecco
l
'
acqua
.
Benedetto
beve
di
certo
acqua
pura
e
fresca
.
Qui
c
'
è
le
fontane
,
qui
ci
sono
i
boschi
,
qui
c
'
è
tutto
.
Beati
quelli
che
stanno
nelle
città
dove
invecchiano
tardi
,
perché
hanno
tanti
piaceri
.
Hanno
le
case
grandi
e
comperano
quello
che
vogliono
perché
guadagnano
.
Ma
non
hanno
le
pere
da
inverno
e
i
pollastri
che
abbiamo
noi
.
Io
vorrei
sapere
che
cosa
pensano
i
superiori
e
i
compagni
quando
vedono
la
roba
che
gli
porto
io
.
Un
giorno
gliela
faccio
la
sorpresa
al
direttore
.
Gli
mando
una
cesta
di
frutta
da
inverno
con
un
poco
del
nostro
dolce
.
Si
sentiva
ricco
,
così
.
Era
sera
.
Arrivava
in
piazza
quando
scorse
una
fila
di
ragazzi
vestiti
di
nero
,
con
le
sottane
e
le
fasce
dei
seminaristi
;
erano
proprio
loro
,
piccoli
con
le
sottane
nere
,
e
in
quel
nero
non
si
vedevano
che
gli
occhi
lucidi
e
pronti
,
che
guardavano
qua
e
là
con
occhiate
fuggevoli
e
nostalgiche
.
Pareva
di
conoscerne
i
genitori
,
e
di
averli
veduti
curvi
sulla
terra
,
gente
del
popolo
,
pescatori
e
artigiani
,
come
erano
stati
i
primi
apostoli
.
I
cappelli
erano
troppo
grandi
,
le
vesti
troppo
lunghe
,
era
tutto
un
mondo
attonito
e
sommesso
.
Uno
arrotolava
una
fascia
rossa
che
gli
pendeva
dal
fianco
e
la
sventolava
come
una
bandiera
.
Quando
furono
vicini
gli
parve
di
sentire
un
sussurro
e
un
borbottio
,
come
un
gioco
improvvisamente
sospeso
.
Ma
invece
nessuno
di
loro
parlava
e
non
si
sapeva
perché
sembrava
che
si
dicessero
fra
di
loro
cose
infantili
e
supreme
.
Il
prete
che
li
accompagnava
apparve
in
fondo
alla
squadra
,
con
la
barba
rasata
nera
nera
,
gli
occhi
fissi
la
faccia
di
contadino
toccato
dalla
grazia
.
L
'
uomo
si
fermò
:
"
Se
ci
fosse
Benedetto
"
.
Ma
si
c
'
era
,
proprio
lui
,
Benedetto
,
col
cappello
troppo
grande
,
il
colletto
di
celluloide
che
gli
doveva
far
male
,
e
camminava
con
gli
altri
,
col
viso
bianco
,
fra
tante
facce
brune
,
come
un
essere
privilegiato
.
Lo
chiamò
:
"
Benedetto
!
"
ma
non
lo
sentirono
.
Allora
si
mise
a
tener
dietro
alla
squadra
che
si
avviava
fuori
della
città
..
Fuori
,
per
la
strada
di
campagna
,
il
gruppo
si
sciolse
,
allora
egli
sopraggiunse
di
corsa
e
si
mise
a
gridare
:
"
Benedetto
,
Benedetto
,
figlio
mio
!
"
Benedetto
si
volse
appena
,
lo
guardò
,
non
sorrise
,
in
quel
vestito
nero
che
pareva
lo
cancellasse
.
"
Non
mi
vedi
,
Benedetto
?
Sono
proprio
io
"
.
Il
ragazzo
si
volse
al
prete
che
li
accompagnava
e
disse
con
voce
chiara
e
ferma
,
dove
vibrava
il
tono
infantile
d
'
una
volta
,
ma
smorzato
come
un
ricordo
:
"
Reverendo
,
dica
a
mio
padre
che
non
posso
parlargli
perché
siamo
nel
periodo
della
Passione
di
Nostro
Signore
,
e
la
regola
del
seminario
ci
impone
il
raccoglimento
e
il
silenzio
"
.
Il
prete
ripeté
all
'
Argirò
quelle
parole
.
Benedetto
guardava
come
di
lontano
.
"
Perbacco
!
Io
vengo
a
vedere
mio
figlio
e
non
gli
posso
neppur
parlare
?
Mio
figlio
è
sempre
mio
figlio
"
.
E
si
avvicinò
tendendo
le
braccia
.
Ma
il
ragazzo
tese
le
sue
come
per
respingerlo
dolcemente
.
Il
prete
intervenne
dicendo
:
"
Lei
può
ritirare
suo
figlio
anche
questa
sera
,
se
vuole
.
Ma
fino
a
che
lo
lascia
fra
noi
non
può
dispensarlo
dall
'
osservanza
delle
regole
.
Non
vede
come
è
fervente
il
ragazzo
?
"
"
È
fervente
?
Sta
bene
?
Stai
bene
,
Benedetto
?
"
Ma
quello
non
rispose
.
Si
volse
un
poco
con
gli
occhi
al
cielo
che
veniva
voglia
di
baciarlo
.
"
O
perbacco
!
Sta
'
a
vedere
ora
che
non
posso
salutare
mio
figlio
!
Tu
parli
bene
,
Benedetto
mio
,
ma
io
ho
fatto
la
strada
a
piedi
.
Se
tu
sapessi
che
cosa
ti
ho
portato
parleresti
.
Ti
ho
portato
le
pere
da
inverno
.
E
ci
ho
un
bel
pollastro
.
E
il
dolce
di
miele
ti
piace
sempre
?
Una
volta
ti
piaceva
.
E
ho
comperato
un
organetto
,
di
quelli
che
costano
tre
lire
"
.
"
Reverendo
"
,
disse
Benedetto
,
senza
rispondere
al
padre
;
"
preghi
mio
padre
di
dare
queste
cose
ai
poveri
,
perché
io
non
posso
accettarle
prima
di
Pasqua
"
.
"
Ah
,
corpo
d
'
un
cane
!
Così
mi
rispondi
,
Benedetto
?
Sei
diventato
un
santo
davvero
?
Hai
imparato
a
predicare
anche
a
me
che
ti
conosco
?
"
La
squadra
dei
ragazzi
ora
si
muoveva
e
gli
volgeva
le
spalle
.
"
Quello
è
mio
figlio
,
per
la
montagna
!
e
sta
'
a
vedere
che
ora
non
posso
neppure
parlargli
.
Padre
mio
...
padre
suo
...
datelo
ai
poveri
...
Un
corno
,
ai
poveri
.
Il
povero
sono
io
.
È
la
regola
.
Ma
che
esiste
regola
quando
uno
arriva
da
lontano
?
E
io
che
volevo
uscire
con
lui
stasera
,
a
bere
un
buon
bicchiere
di
quello
buono
con
lui
.
Di
quello
mio
,
perché
qui
vino
buono
non
devono
saper
nemmeno
che
sia
.
Che
imbroglioni
che
devono
essere
questi
della
città
.
Macché
,
sono
venuto
qui
a
fare
la
carità
,
se
devo
dare
questa
roba
ai
poveri
?
Io
non
sono
pazzo
"
.
Tornava
lentamente
in
città
.
"
Caspita
come
sono
questi
preti
,
caspita
!
Me
lo
fanno
santo
sul
serio
.
Hai
inteso
come
predicava
?
Reverendo
padre
mio
,
non
posso
accettare
,
la
regola
,
e
sotto
,
e
sopra
...
Quello
predica
come
un
prete
vero
.
Ti
è
venuto
lo
scilinguagnolo
,
birbante
.
Ma
dimmi
almeno
buona
sera
.
Fammi
sentire
come
dirai
ai
Mezzatesta
:
ladri
e
birbanti
,
il
vostro
regno
è
finito
.
Fuori
di
qui
,
altrimenti
vi
prendo
a
calci
!
"
Alla
porta
del
seminario
non
ci
fu
verso
di
entrare
.
Gli
dissero
che
prima
di
sabato
nel
pomeriggio
era
inutile
che
tentasse
.
Ancora
sei
giorni
.
L
'
unica
era
tornarsene
indietro
.
Cenò
in
un
'
osteria
,
zitto
zitto
e
solo
solo
.
Disfece
i
suoi
pacchetti
,
che
era
un
peccato
mangiare
da
solo
.
Non
gli
entrava
niente
in
corpo
,
gli
si
era
chiusa
la
gola
,
tutto
gli
pareva
senza
sapere
.
Diede
un
morso
a
una
pera
e
vide
che
era
bacata
.
"
Ti
ci
metti
anche
tu
,
adesso
"
.
Si
sentiva
abbandonato
anche
da
Benedetto
,
e
si
preparava
a
tornarsene
indietro
perché
non
voleva
spendere
i
soldi
all
'
albergo
.
C
'
era
una
luna
di
gelo
,
le
finestre
del
seminario
erano
tutte
chiuse
,
e
gli
pareva
che
una
parete
,
dietro
a
cui
immaginava
che
dormisse
Benedetto
,
si
levasse
e
si
abbassasse
come
un
petto
gonfio
,
alla
luce
incerta
di
un
lampione
.
Si
mise
in
viaggio
.
Il
cielo
era
alto
alto
,
che
se
il
Signore
era
lassù
non
lo
vedeva
neppure
,
sperso
sulla
via
gialla
,
piccolo
nella
notte
e
nero
come
pezzo
di
legno
.
XI
Ma
lo
aspettava
di
peggio
quando
tornò
al
paese
.
La
moglie
gli
correva
incontro
che
non
poteva
più
parlare
;
poi
,
quando
poté
tirare
il
fiato
glielo
disse
:
avevano
dato
fuoco
alla
stalla
dov
'
era
la
mula
,
non
si
sa
chi
,
all
'
alba
.
"
E
la
mula
?
"
"
Bruciata
!
Che
il
morbo
bruci
chi
è
stato
"
.
Aveva
i
capelli
grigi
sparsi
su
per
le
spalle
come
stoppini
di
un
lume
spento
".Questa
è
la
rovina
,
questa
è
la
fine
per
davvero
"
.
Chi
poteva
essere
stato
?
O
non
era
troppo
facile
indovinarlo
?
Glielo
aveva
detto
tante
volte
di
non
menar
vanto
del
figlio
e
di
non
gloriarsi
dell
'
avvenire
,
perché
l
'
invidia
ha
gli
occhi
e
la
fortuna
è
cieca
.
Signore
Iddio
,
com
'
è
fatta
la
gente
!
che
non
può
vedere
un
po
'
di
bene
a
nessuno
,
e
anche
se
non
hanno
bisogno
di
nulla
invidiano
il
pane
che
si
mangia
e
le
speranze
che
vengono
su
.
Ella
se
lo
immaginava
chi
poteva
essere
.
Cominciò
a
darsi
dei
pugni
sulla
bocca
come
per
convincersi
a
stare
zitta
,
perché
l
'
Andreuccio
,
il
Peppino
e
il
Titta
,
con
quelle
facce
gialle
stavano
seduti
davanti
al
municipio
con
le
sedie
poggiate
al
muro
,
e
dondolavano
le
gambe
:
che
si
dondolassero
in
bocca
al
diavolo
.
Sì
,
che
si
dondolassero
e
la
madre
non
li
riconoscesse
,
si
dondolassero
a
una
forca
,
e
nessuno
ce
li
volesse
staccare
.
"
Volete
star
zitta
,
signora
mia
?
Ché
,
questa
è
la
fine
del
mondo
?
Ché
non
ci
si
può
rifare
?
Soltanto
chi
è
morto
ha
finito
.
Noialtri
abbiamo
la
pelle
dura
da
affilarci
il
rasoio
"
.
"
O
che
vi
accade
,
Argirò
?
"
Il
Titta
aveva
un
sorriso
canzonatorio
a
fior
di
labbra
,
e
i
fratelli
gli
si
nascondevano
dietro
le
spalle
per
non
ridere
.
"
La
Rosa
?
La
vostra
Rosina
?
"
"
Che
gliele
spargano
addosso
le
rosine
il
giorno
della
loro
prossima
morte
a
chi
è
stato
"
.
"
Volete
star
zitta
signora
moglie
?
Questo
è
il
nostro
destino
,
signor
Andreuccio
"
.
"
Ma
voi
ce
li
avete
sempre
i
soldi
sotto
il
mattone
,
lo
giurerei
.
Voi
non
vi
avvilite
per
tanto
poco
"
.
"
Che
mettano
sotto
il
mattone
chi
dico
io
"
.
"
Zitta
,
signora
moglie
.
Quanto
la
fate
lunga
.
È
lo
stesso
che
sputare
in
cielo
.
Chi
vi
dà
retta
?
È
modo
di
pregare
questo
?
"
Voltando
le
spalle
sentirono
che
davanti
alla
soglia
del
municipio
si
cantava
a
squarciagola
.
La
sera
era
brutta
e
fosca
,
coi
segni
del
temporale
imminente
.
Prometteva
tant
'
acqua
da
sommergere
il
grano
appena
verde
,
il
cielo
diveniva
rosso
di
fuoco
come
al
mese
di
settembre
.
In
questo
paese
anche
la
pioggia
è
nemica
.
O
non
ci
si
accosta
per
mesi
o
si
rovescia
da
tutte
le
cateratte
.
Verso
la
notte
cominciò
a
piovere
,
seguitò
per
più
giorni
come
per
dire
all
'
Argirò
che
,
anche
ad
avere
la
mula
,
i
torrenti
erano
troppo
grossi
e
non
si
potevano
fare
viaggi
.
Pareva
che
avrebbe
piovuto
sempre
,
ed
egli
non
sentiva
tanto
il
suo
dolore
,
attento
a
guardare
come
un
ebete
le
righe
della
pioggia
come
un
carcerato
le
sbarre
della
sua
prigione
.
Invece
si
levò
il
sipario
delle
nubi
,
e
la
terra
apparve
fresca
,
pulita
,
apparecchiata
,
che
si
distinguevano
perfino
gli
stazzi
in
montagna
.
Allora
si
ricordò
meglio
del
male
che
gli
avevano
fatto
e
gli
tornò
a
dolere
.
Seduta
presso
la
cenere
del
focolare
,
che
nemmeno
aveva
fatto
il
dolce
per
la
Pasqua
,
la
moglie
si
ricordava
come
se
la
assalissero
i
dolori
.
Dopo
qualche
minuto
di
abbandono
e
di
silenzio
tetro
si
affacciava
violentemente
alla
finestrella
come
un
pettirosso
che
si
ostina
a
trovare
l
'
uscita
della
gabbia
e
gridava
:
"
Maledizione
a
chi
dico
io
.
Maledizione
a
chi
ha
voluto
il
male
di
creature
innocenti
.
Che
li
fascino
con
l
'
allume
di
rocca
,
che
vadano
mendicando
per
i
forni
,
che
non
abbiano
pace
.
Che
la
madre
li
vada
cercando
e
non
li
riconosca
"
.
Ma
al
balcone
della
Pirria
un
'
altra
voce
femminile
ribatteva
:
"
Che
ricaschino
le
maledizioni
su
quella
brutta
bocca
"
.
Era
la
Pirria
che
si
scansava
come
da
un
fulmine
.
Allora
la
moglie
dell
'
Argirò
si
buttava
in
terra
e
gridava
:
"
Ecco
,
bacio
in
terra
,
bacio
in
terra
.
Ho
colpito
giusto
,
donnaccia
,
che
ti
conoscono
tutte
le
fratte
delle
campagne
,
che
ti
conoscono
le
stalle
"
.
La
Pirria
,
senza
più
ritegno
,
saltò
sul
balcone
coi
capelli
in
mano
e
il
pettine
brandito
:
"
Guardate
queste
straccione
che
audacia
si
pigliano
.
Ma
la
pagheranno
cara
"
.
Allora
si
videro
i
figli
del
signor
Camillo
Mezzatesta
con
l
'
Andreuccio
alla
testa
che
giravano
per
la
piazza
simulando
i
funerali
della
mula
,
e
uno
contraffaceva
l
'
Argirò
piangente
.
L
'
Argirò
li
vedeva
aggirarsi
,
senza
capire
,
e
si
lamentava
soltanto
:
"
Ohi
,
ohi
che
male
m
'
hanno
fatto
!
Che
cattiveria
è
questa
degli
uomini
!
"
"
Ma
non
la
vinceranno
!
"
si
affacciava
inviperita
la
moglie
.
"
Così
vi
voglio
in
processione
il
giorno
del
mio
trionfo
.
Ora
sono
io
che
mi
vanto
.
Io
ho
fatto
figli
che
si
ridono
di
queste
cose
.
Figli
che
sanno
stare
al
mondo
e
che
sono
forti
e
duri
.
Questa
pancia
li
ha
fatti
,
questa
pancia
!
"
E
si
batteva
violentemente
sulla
pancia
ingrossata
da
una
lunga
maternità
,
e
pareva
battesse
un
albero
carico
da
cui
saltasse
fuori
da
un
istante
all
'
altro
un
esercito
di
figli
inferocito
.
"
Io
sono
capace
di
andarmi
a
guadagnare
il
pane
traghettando
sulle
spalle
gente
per
due
soldi
,
al
torrente
.
Come
un
'
asina
.
Ma
non
la
vinceranno
,
quanto
è
vero
Dio
.
Devono
baciare
la
terra
dove
sono
passata
"
.
Antonello
fu
informato
che
il
padre
non
avrebbe
potuto
per
un
pezzo
provvedere
al
figliolo
:
che
si
stringesse
la
cintola
di
un
buco
ancora
,
e
resistesse
se
non
voleva
far
ridere
i
nemici
.
Poi
il
padre
avrebbe
guadagnato
anche
lui
.
Per
ora
si
era
messo
a
fare
il
corriere
a
piedi
,
andando
da
paese
a
paese
,
in
mancanza
di
meglio
.
Antonello
rispose
che
avrebbe
fatto
quello
che
poteva
,
e
intanto
gli
mandava
tutto
il
guadagno
dell
'
ultima
settimana
.
Si
raccomandava
soltanto
che
,
se
potevano
,
gli
mandassero
,
quando
facevano
il
pane
,
un
poco
di
quel
pane
impastato
dalla
mamma
,
che
è
tanto
buono
.
Poi
le
notizie
di
lui
si
fecero
più
scarse
,
poi
un
giorno
comparve
a
piedi
in
paese
.
Lo
riconobbero
e
cominciarono
a
ronzare
in
piazza
.
Egli
entrò
in
casa
che
nessuno
lo
aspettava
.
"
Sei
tu
,
figliolo
?
Mi
hai
fatto
paura
.
Che
ti
succede
?
"
era
pallido
,
emaciato
,
e
si
reggeva
appena
.
"
Perdonatemi
,
padre
,
perdonatemi
,
madre
,
perdonatemi
tutti
perché
sono
innocente
.
Del
resto
,
mi
vedete
?
"
Aprì
le
braccia
sul
petto
scarno
.
"
Non
posso
vivere
più
come
vivo
e
non
resisto
"
.
Volle
bere
nell
'
orcio
e
disse
:
"
Com
'
è
buona
,
quest
'
acqua
!
"
Ora
gli
sembrava
di
sentirsi
meglio
e
che
avrebbe
potuto
resistere
ancora
lontano
.
"
Mi
hanno
licenziato
perché
non
potevo
lavorare
abbastanza
.
Non
resistevo
e
stavo
sempre
malato
.
Io
lo
sapevo
che
cos
'
era
:
debolezza
.
Sono
tanti
anni
che
faccio
questa
vita
.
Come
può
campare
di
pane
solo
uno
che
lavora
?
"
I
ragazzi
muti
gli
stavano
attorno
.
Poi
venne
la
cena
.
La
madre
diede
anche
a
lui
una
fetta
di
pane
,
e
una
manciata
di
fichi
secchi
più
grossa
delle
altre
.
Stavano
seduti
intorno
al
focolare
freddo
e
si
sentiva
come
masticavano
.
Poi
,
raccattando
le
molliche
fra
le
pieghe
della
giacca
,
l
'
Antonello
disse
:
"
Come
è
buono
il
pane
nostro
"
.
Sentiva
il
giorno
crescere
e
scemare
,
pensando
ognuno
in
silenzio
la
vita
passata
e
cercando
una
strada
nell
'
avvenire
.
Poi
una
voce
chiamò
l
'
Argirò
dietro
la
porta
,
una
voce
di
donna
che
pareva
quella
d
'
un
angelo
venuto
improvvisamente
a
portare
un
consiglio
.
XII
Era
una
persona
che
non
si
era
mai
fatta
vedere
là
dentro
:
la
Schiavina
.
"
Ma
tu
non
sei
a
servizio
dell
'
Andreuccio
?
"
"
Lo
ero
,
lo
ero
,
comare
mia
.
Lasciatemi
dire
,
e
datemi
da
bere
un
sorso
d
'
acqua
,
per
l
'
amor
di
Dio
.
Sono
da
un
pezzo
abbandonata
in
una
baracca
fuori
del
paese
e
nessuno
mi
guarda
dacché
ho
lasciata
quella
casa
.
Figuratevi
che
non
avevo
la
forza
né
il
coraggio
di
andarmi
ad
attingere
un
orcio
d
'
acqua
.
Volevo
morire
.
Ma
poi
,
lo
sapete
come
succede
uno
si
pente
e
si
difende
.
Che
gente
cattiva
che
c
'
è
al
mondo
,
e
come
il
mondo
cambia
.
Qualche
cosa
ha
da
succedere
di
certo
,
perché
così
è
troppo
,
troppo
anche
per
dei
lupi
.
Mi
guardate
?
Non
mi
si
riconosce
più
,
non
è
vero
?
Ah
,
benedetti
voi
che
mi
avete
dissetata
,
avete
fatta
quest
'
opera
di
carità
.
E
ne
ho
trasportata
di
acqua
fresca
nella
mia
vita
!
"
Poi
si
mise
a
raccontare
.
Sì
.
Ella
si
era
messa
coll
'
Andreuccio
,
o
il
Pretino
,
come
lo
chiamavano
.
Prima
come
serva
,
poi
,
in
una
casa
vicino
al
mulino
,
dove
vivevano
insieme
.
Lei
era
orfana
,
fra
mille
tentazioni
,
e
ci
era
cascata
.
Era
il
meno
peggio
,
e
poi
gli
voleva
bene
.
Qualche
volta
la
picchiava
,
ma
lo
sapevano
che
lui
era
manesco
,
e
gli
uomini
certe
volte
manifestano
in
questo
modo
il
loro
amore
.
Certe
volte
la
prendeva
a
per
i
capelli
e
tirava
,
certe
volle
la
graffiava
.
Che
ci
volete
fare
?
Quando
uno
vuol
bene
.
Poi
usciva
,
inforcava
il
suo
cavallo
grigio
e
si
metteva
a
vagare
di
qua
e
di
là
,
come
se
avesse
sette
spiriti
in
corpo
.
Da
quando
aveva
fatto
il
soldato
e
aveva
vissuto
nelle
città
era
divenuto
così
strambo
.
Portava
quel
gran
cappello
nero
e
tondo
e
sembrava
bello
.
Ma
anche
lei
era
stata
bella
.
Non
la
dovevano
guardare
questa
sera
.
Del
resto
se
la
ricordavano
.
Lei
si
metteva
a
cercarlo
di
qua
e
di
là
,
domandando
alle
donne
che
passavano
se
lo
avessero
veduto
,
perché
aveva
paura
che
commettesse
qualche
cattiveria
e
magari
ne
buscasse
.
Si
metteva
a
correre
per
i
prati
e
per
i
boschi
,
guardando
dappertutto
se
scorgesse
la
gran
tesa
del
cappello
nero
.
Ma
,
nessuno
le
rispondeva
e
le
valli
e
i
boschi
si
prendevano
gioco
di
lei
fingendo
le
apparenze
di
lui
,
e
certe
volte
i
corvi
dietro
le
fratte
simulavano
il
suo
cappello
nero
.
Era
innamorata
.
(
Diceva
la
parola
innamorata
con
un
vago
accento
buffo
,
come
una
parola
più
forte
di
lei
,
e
che
le
avesse
fatto
del
male
)
.
Si
metteva
a
frugare
fra
gli
oleandri
del
torrente
,
convinta
di
scoprirlo
come
lo
scoprì
una
volta
con
una
donna
e
si
presero
per
i
capelli
.
No
,
non
era
fedele
.
Ella
spiava
anche
le
donne
che
si
avvicinavano
al
mulino
col
carico
di
grano
,
e
certe
volte
si
voleva
accertare
che
non
fosse
una
finta
per
poter
incontrare
Andreuccio
.
Non
capiva
nulla
,
e
la
vita
le
pareva
piena
di
tradimenti
,
di
appuntamenti
segreti
,
di
cose
che
non
capiva
.
E
così
le
apparivano
le
fratte
e
le
piante
quando
agitano
le
cime
come
se
qualcuno
fosse
là
dietro
.
Le
farfalle
si
rincorrevano
di
qua
e
di
là
e
le
sembravano
ambasciatrici
di
qualche
appuntamento
segreto
.
Quando
lei
passava
,
le
donne
la
fissavano
coi
loro
occhi
lucidi
e
immobili
e
dicevano
parole
di
fuoco
.
Allora
ella
si
metteva
a
inveire
e
domandava
che
stessero
a
fare
là
e
che
cosa
aspettassero
.
Certo
che
anche
lei
era
pazza
,
perché
aveva
fatto
cose
da
favole
,
e
peccati
.
Ma
lo
faceva
perché
egli
le
aveva
raccontato
di
cose
che
aveva
vedute
o
lette
in
città
.
Lo
amava
.
Davanti
alla
casa
c
'
era
un
boschetto
folto
di
rose
ed
essi
vi
si
rincorrevano
quando
c
'
era
la
luna
.
E
poi
cercavano
i
luoghi
selvatici
dove
c
'
erano
piante
strane
di
fiori
grossi
che
sembravano
avvelenate
,
cose
d
'
un
altro
regno
.
Li
conoscevano
insieme
,
specialmente
a
primavera
,
quando
certi
spiazzi
segreti
fioriscono
e
nessuno
lo
sa
.
Egli
guardava
come
un
padrone
lei
che
per
piacergli
si
metteva
a
ballare
sopra
quei
fiori
,
e
diceva
che
gli
pareva
di
essere
in
un
libro
.
E
poi
c
'
erano
le
ombre
blu
dei
boschi
,
le
fonti
segrete
dove
nessuno
vi
beve
,
che
nascono
diverse
ad
ogni
estate
,
e
gli
occhi
lascivi
delle
capre
,
e
quelli
attoniti
dei
buoi
,
e
tutto
il
mondo
animale
che
guardava
come
se
fosse
abituato
alle
apparizioni
misteriose
e
agli
spettacoli
che
nessun
sogno
riusciva
a
fingere
.
La
notte
calava
come
una
lunga
dimenticanza
,
ma
lei
si
svegliava
talvolta
all
'
improvviso
per
vedere
se
lui
c
'
era
ancora
.
Che
non
si
fa
quando
si
è
innamorati
?
Ella
si
presentava
a
lui
nelle
albe
nuove
coi
fiori
infilati
nei
capelli
,
perché
queste
commedie
gli
piacevano
.
Egli
parlava
delle
donne
conosciute
altrove
,
ed
ella
stava
ad
ascoltare
perché
voleva
imitarle
.
Poi
cominciò
a
trattarla
peggio
,
e
nei
momenti
di
furore
più
frequenti
le
diceva
:
"
La
mia
sorte
vuole
che
io
sia
l
'
ultimo
degli
uomini
,
mentre
volevo
essere
il
primo
di
tutti
e
il
migliore
.
Tutti
si
danno
da
fare
,
e
io
chi
sono
?
Un
vagabondo
,
il
figlio
di
una
donna
come
la
Pirria
e
non
mi
chiamo
neppure
Mezzatesta
,
ma
mi
hanno
messo
nome
Belfiore
,
un
nome
inventato
.
E
tutti
mi
canzonano
,
lo
so
,
anche
se
non
me
lo
dicono
in
faccia
"
.
La
sera
prima
che
vi
fosse
l
'
incendio
della
stalla
dell
'
Argirò
,
si
presentò
l
'
Andreuccio
in
casa
del
signor
Camillo
,
scortato
dai
suoi
due
fratelli
,
il
Titta
e
il
Peppino
,
che
tutti
sanno
che
vagabondi
siano
e
che
gente
da
discordia
.
"
Voi
non
ci
volete
riconoscere
tutti
e
tre
per
vostri
figli
?
Non
uno
solo
,
ma
tutti
e
tre
,
diciamo
,
perché
siamo
figli
della
stessa
madre
.
Oramai
siamo
grandi
e
dobbiamo
pensare
alla
nostra
vita
.
In
paese
tutti
salgono
e
noi
scendiamo
,
tutti
fanno
qualche
cosa
e
noi
non
facciamo
nulla
.
Chi
torna
coi
soldi
dall
'
America
,
chi
studia
,
chi
si
trova
un
mestiere
.
Sono
finiti
i
tempi
d
'
una
volta
,
e
fra
poco
,
se
non
stiamo
attenti
,
siamo
lo
zimbello
di
tutti
.
Volete
riconoscere
soltanto
Andreuccio
?
Nossignore
,
tutti
e
tre
.
E
a
tutti
e
tre
una
parte
della
terra
e
delle
proprietà
.
A
ognuno
quello
che
gli
tocca
.
Decidetevi
e
finitela
una
buona
volta
"
.
Ma
il
vecchio
,
duro
,
e
questa
volta
era
alleata
di
lui
anche
la
Pirria
.
Quelli
tirarono
fuori
le
rivoltelle
,
legarono
il
vecchio
alla
tavola
,
fino
a
che
disse
di
sì
,
che
avrebbe
fatto
quello
che
dicevano
loro
.
"
Ve
ne
approfittate
perché
sono
vecchio
.
Ma
il
nome
dei
Mezzatesta
...
"
Voi
lo
Sapete
che
l
'
aveva
sempre
con
quel
benedetto
nome
dei
Mezzatesta
.
Alla
fine
chiamarono
il
segretario
del
Comune
,
furono
fatte
le
carte
di
legittimazione
dei
figli
,
e
davanti
al
notaio
furono
spartiti
i
beni
.
Ma
in
quel
punto
saltò
fuori
il
Lisca
il
quale
chiese
alla
Pirria
la
restituzione
dei
denari
che
le
prestava
da
anni
,
o
in
cambio
la
terra
del
mulino
e
il
mulino
.
E
che
ne
aveva
fatto
la
Pirria
di
quei
soldi
?
Chi
li
aveva
mai
veduti
?
Il
Lisca
voleva
essere
pagato
,
perché
li
aveva
prestati
alla
signora
Mezzatesta
.
Il
signor
Camillo
,
con
la
sua
solita
voce
strascicata
disse
:
"
Piano
,
la
Pirria
non
è
mia
moglie
e
non
lo
sarà
mai
"
.
Per
chetare
il
Lisca
,
gli
diedero
quella
povera
innocente
della
Saveria
per
moglie
,
che
lui
voleva
da
tanto
tempo
,
da
quando
era
rimasto
vedovo
,
e
la
poverina
piangeva
da
spaccare
il
cuore
.
Ma
quando
i
patti
furono
conclusi
,
i
tre
fratelli
divennero
tre
diavoli
dannati
.
"
Ah
,
sì
,
finalmente
ci
avete
fatto
le
carte
!
Ora
comandiamo
noi
.
Via
,
signor
Camillo
Mezzatesta
,
nel
covile
,
fra
i
porci
"
.
"
Mi
cacciate
da
casa
mia
?
"
"
Vi
cacciamo
dal
vostro
palazzo
.
Via
nel
porcile
.
E
anche
tu
,
Pirria
,
ringraziaci
se
ci
dimentichiamo
di
te
"
.
Erano
proprio
tre
diavoli
dannati
.
Il
signor
Camillo
fu
davvero
cacciato
nel
porcile
e
soltanto
l
'
anima
benedetta
della
Saveria
lo
ha
tolto
fuori
e
se
lo
tiene
in
casa
,
e
leticano
tutti
i
giorni
,
perché
il
Lisca
non
vuole
che
mangi
a
tavola
con
loro
.
Il
Signor
Camillo
,
quello
che
,
una
volta
,
quando
passava
tremavano
tutti
!
Ma
non
è
il
peggiore
,
ed
è
più
stupido
che
cattivo
.
Il
suo
solo
torto
è
di
aver
voluto
bene
a
quella
donna
e
di
non
averne
potuto
fare
a
meno
.
Ma
lei
una
casuccia
se
la
è
tenuta
da
parte
in
piazza
e
vi
si
è
rifugiata
e
grida
tutto
il
giorno
.
Ecco
come
cominciavano
loro
;
dando
fuoco
alla
vostra
stalla
.
Il
signor
Filippo
Mezzatesta
,
quello
grosso
,
quando
lo
seppe
,
si
stava
,
spaccando
dal
gran
ridere
.
"
Ora
vedremo
che
farà
lo
Zuccone
,
ha
detto
"
.
Ma
anche
me
la
sorte
ha
voluto
punire
.
La
Pirria
,
messa
fuori
in
quel
modo
,
venne
giù
al
giardino
,
e
strappandosi
i
capelli
,
disse
al
figlio
:
"
Tu
non
mi
dai
più
pace
,
ma
ora
ti
levo
la
tua
.
Anche
la
Schiavina
,
la
tua
amante
,
è
figlia
mia
.
L
'
ho
fatta
col
mulattiere
che
morì
cinque
anni
fa
,
lo
Stanga
.
Ora
sposatela
la
tua
sorellastra
"
.
Io
volevo
morire
e
mi
buttai
ai
piedi
di
Andreuccio
dicendogli
che
mi
finisse
.
Mi
disse
soltanto
:
"
Va
'
,
e
non
ti
far
più
vedere
"
.
La
Schiavina
sbocconcellava
un
pezzo
di
pane
,
e
piangeva
silenziosamente
,
e
le
lagrime
le
facevano
salato
quel
pane
.
XIII
Era
una
notte
senza
luna
,
con
un
debole
lume
di
stelle
,
piena
tuttavia
di
rumori
,
di
passi
,
di
canti
lontani
.
Le
porte
si
erano
chiuse
all
'
ultimo
barlume
di
luce
,
e
qualcuno
stava
alla
finestra
,
nel
buio
,
a
respirare
il
fresco
che
scendeva
dai
monti
.
O
forse
era
soltanto
l
'
orcio
dell
'
acqua
,
che
pendeva
il
sereno
della
notte
.
Ed
ecco
che
in
quel
buio
si
levò
una
voce
,
alta
e
potente
,
che
veniva
dalla
cima
del
colle
soprastante
il
paese
.
Arrivava
distinta
come
quella
del
banditore
,
scendeva
a
larghe
spirali
su
quel
buio
d
'
uomini
,
e
le
parole
ben
sillabate
si
ricongiungevano
in
un
senso
meraviglioso
.
"
O
gente
!
"
diceva
quella
voce
:
"
O
voi
tutti
che
siete
poveri
,
che
soffrite
e
che
vi
arrabbiate
a
vivere
!
È
arrivato
il
giorno
in
cui
avrete
qualche
poco
d
'
allegria
.
Le
vostre
miserie
le
dimenticherete
,
perché
sta
arrivando
il
carnevale
,
sebbene
d
'
estate
.
Ve
lo
dico
io
!
Fra
poco
ci
sarà
abbondanza
e
allegria
per
tutti
.
Fra
poco
i
vostri
padroni
vi
verranno
a
pregare
,
fra
poco
starete
allegri
.
Riderete
.
Evviva
l
'
allegria
!
"
La
voce
si
tacque
,
qualche
finestra
che
si
era
aperta
per
intendere
meglio
si
chiuse
forte
.
Quella
voce
non
la
riconosceva
nessuno
e
quel
bando
era
qualcosa
di
soprannaturale
e
di
mai
ascoltato
.
Qualcuno
s
'
ingegnava
di
riconoscere
quella
voce
,
ma
senza
riuscirvi
.
Qualcuno
credette
forse
a
un
miracolo
.
XIV
La
mattina
seguente
un
bosco
di
Filippo
Mezzatesta
prese
fuoco
.
L
'
alba
aveva
sgomberata
la
montagna
dei
vapori
notturni
,
ma
una
bruma
bassa
rimaneva
come
un
velo
caduto
.
Poi
si
vide
un
luccicore
nel
sole
,
come
fa
il
fuoco
nella
luce
,
o
come
quello
che
con
gli
occhiali
da
presbite
alcuni
accendevano
nel
tabacco
della
pipa
.
Poi
un
alito
pesante
e
arso
che
si
mescolava
al
calore
del
solleone
.
Il
Mezzatesta
uscì
sulla
terrazza
a
guardare
.
Gli
portarono
una
sedia
,
e
si
mise
a
osservare
come
andava
il
fumo
greve
,
spostato
appena
da
qualche
alito
di
vento
,
come
se
fosse
troppo
denso
.
Poggiava
i
pugni
grossi
sul
davanzale
e
gridava
a
chiunque
passasse
:
"
Aiuto
,
non
lo
vedete
che
brucia
lassù
?
Quello
è
il
bosco
mio
,
il
bosco
di
Zefiria
.
Perché
non
correte
a
spegnere
?
"
"
La
vostra
Signoria
parla
con
me
?
"
rispondeva
qualcuno
e
seguitava
per
la
sua
strada
.
"
Gente
maledetta
da
Dio
,
perché
nessuno
corre
ad
aiutare
?
Olà
,
servi
,
correte
a
cercar
gente
.
Io
pago
,
pago
molto
!
"
Ma
nessuno
gli
dava
retta
e
i
servi
più
che
girare
come
asini
pel
paese
non
potevano
fare
.
Gli
sembrava
che
il
paese
intero
gli
volgesse
le
spalle
,
e
avesse
piacere
a
vederlo
disperarsi
enorme
sulla
terrazza
dove
non
appariva
mai
e
a
predicare
come
da
un
pulpito
.
Una
fila
di
ragazzi
e
di
donne
non
perdevano
uno
solo
dei
suoi
atti
e
delle
sue
parole
,
ed
egli
irritato
cominciò
a
tirare
in
basso
certi
calcinacci
che
aveva
staccato
dal
parapetto
della
terrazza
.
Guardava
i
progressi
del
fuoco
,
come
andava
sicuro
,
e
con
ordine
,
che
pareva
ragionasse
;
come
si
accendeva
e
come
sostava
,
come
si
alimentava
,
come
superava
le
barriere
dopo
essersi
raccolto
prima
del
salto
,
e
come
gli
rispondevano
subito
gli
alberi
più
lontano
prendendo
fuoco
subitamente
,
quasi
che
si
rallegrassero
e
si
incendiassero
soltanto
al
pensiero
dell
'
approssimarsi
della
fiamma
.
Alla
sera
il
fuoco
aveva
sbarrato
tutto
il
crinale
del
monte
.
Ci
volevano
non
meno
di
cinquanta
persone
a
tentare
di
fermare
quell
'
ira
di
Dio
.
Lui
protestava
che
avrebbe
pagato
.
Ma
gli
rispondevano
:
"
Poteva
pagare
prima
"
.
"
E
che
cosa
faccio
io
per
i
pascoli
quest
'
anno
?
E
che
do
da
mangiare
alle
bestie
?
O
fuoco
che
mi
brucia
,
o
danno
che
mi
rovina
!
"
I
pastori
arrivarono
dicendo
che
avevano
potuto
salvare
il
bestiame
portandolo
dall
'
altro
versante
,
che
inutilmente
si
erano
opposti
al
fuoco
e
che
la
montagna
ardeva
come
un
braciere
.
Egli
,
afferrato
al
parapetto
della
terrazza
,
ad
ogni
lembo
di
terra
che
il
fuoco
invadeva
,
gridava
come
se
la
vedesse
sprofondare
.
Sul
crinale
del
monte
i
ragazzi
videro
crollare
la
processione
d
'
alberi
che
si
staccavano
nel
cielo
e
intorno
a
cui
avevano
fantasticato
come
di
giganti
.
Il
Signor
Filippo
uscì
,
seguito
da
pochi
servi
e
pastori
,
si
fece
issare
su
un
mulo
,
e
prese
la
via
del
bosco
.
"
Lo
spengo
io
!
E
me
ne
ricorderò
di
quelli
che
non
mi
hanno
voluto
dare
aiuto
"
.
Ma
a
mezza
costa
il
mulo
non
poté
più
proseguire
,
ed
egli
,
in
testa
ai
suoi
uomini
,
affrontò
la
salita
.
Si
sentiva
l
'
imminenza
delle
fiamme
come
un
alito
stranamente
odoroso
.
Le
foglie
degli
alberi
più
lontani
si
accartocciavano
e
si
mettevano
a
tremare
come
creature
.
Più
lontano
,
tra
la
foschia
de
fumo
,
splendevano
verdi
e
abbaglianti
alcune
querce
come
in
un
teatro
,
ma
improvvisamente
avvampavano
con
uno
strepito
di
fuoco
d
'
artifizio
.
I
pastori
,
coi
piedi
e
le
mani
e
il
viso
coperti
di
stracci
,
fra
cui
solo
gli
occhi
si
aprivano
un
varco
,
fecero
a
colpi
d
'
accetta
certe
grandi
scope
di
rami
verdissimi
e
cominciarono
a
battere
il
fuoco
come
si
batte
il
grano
,
cercando
di
soffocare
le
fiamme
più
vicine
.
Era
notte
ma
ci
si
vedeva
come
davanti
a
un
forno
.
Si
sentivano
lontani
i
muggiti
e
i
belati
degli
armenti
in
fuga
,
e
fra
il
crepitio
delle
fiamme
che
era
come
un
gran
vento
impetuoso
,
le
voci
dei
pastori
che
gridavano
parole
incomprensibili
.
Nuovi
rami
verdi
sostituivano
quelli
con
cui
si
picchiava
il
fuoco
e
che
a
loro
volta
minacciavano
di
incendiarsi
,
ma
i
lentischi
là
in
mezzo
e
i
pinastri
sembravano
segnare
punto
e
daccapo
aggiungendo
le
fiamme
loro
veloci
a
tutte
le
difficoltà
del
fuoco
,
come
colate
d
'
olio
bollente
.
La
notte
era
lunga
,
e
il
calore
accumulato
nel
giorno
faceva
correre
per
l
'
orizzonte
lunghi
lampi
.
Una
voce
si
avvicinò
distintamente
e
disse
:
"
Duecento
pecore
sono
precipitate
in
un
burrone
.
Qualcuno
ci
si
è
parato
davanti
e
le
ha
spaventate
"
.
Ora
pareva
di
vedere
quell
'
individuo
agitarsi
fra
le
fiamme
con
un
forcone
,
saltare
come
una
salamandra
.
Era
invece
il
Signor
Filippo
che
gridava
aiuto
,
e
si
era
spinto
troppo
avanti
.
La
Pirria
sembrava
essersi
messa
in
festa
.
Aveva
cominciata
la
giornata
cicalando
con
le
donne
,
e
invitando
le
più
povere
a
venirsi
a
prendere
le
brode
del
giorno
avanti
per
i
maiali
,
e
le
scorze
dei
fichidindia
.
"
Oggi
è
la
festa
mia
"
diceva
.
Dopo
mezzodì
alcune
persone
con
un
tamburello
e
la
zampogna
si
misero
a
suonare
sulla
piazza
,
e
ballavano
.
La
Pirria
si
godeva
lo
spettacolo
dalla
finestra
.
Da
una
finestra
all
'
altra
le
donnicciuole
si
domandavano
che
festa
fosse
,
che
non
ne
avevano
mai
sentito
parlare
.
Ma
nessuno
le
sapeva
.
Non
si
sa
come
,
rotolò
in
mezzo
alla
piazza
un
barilotto
di
vino
e
correvano
i
bicchieri
da
mano
a
mano
.
La
Pirria
verso
sera
accese
il
lume
a
petrolio
e
lo
espose
alla
finestra
,
e
a
quel
chiarore
la
gente
si
era
data
convegno
,
cantando
e
cicalando
.
"
Non
li
vedete
i
fuochi
?
È
la
festa
della
montagna
"
.
Nella
casa
del
signor
Filippo
le
finestre
erano
chiuse
e
senza
lume
.
Solo
di
quando
in
quando
una
testa
si
affacciava
a
spiare
e
la
finestra
si
chiudeva
frettolosamente
come
davanti
alla
tempesta
.
La
voce
di
quello
che
succedeva
in
montagna
si
propagava
rapidamente
,
e
le
donne
se
lo
gridavano
a
squarciagola
.
Capre
e
buoi
del
signor
Filippo
non
esistevano
più
,
arrivavano
perfino
i
mercanti
da
fuori
a
chiedere
se
c
'
era
da
comperare
bestie
morte
.
Segno
che
la
fama
era
andata
molto
lontano
.
Poi
altri
mercanti
scesero
dalla
montagna
menando
davanti
a
sé
certe
bestie
,
e
a
chi
domandava
dove
le
avessero
comperate
rispondevano
che
gliele
aveva
vendute
un
giovane
,
lassù
.
"
Avete
capito
che
cosa
ci
aveva
?
"
strillava
la
Pirria
.
"
Cinquecento
pecore
,
duecento
buoi
,
e
settantacinque
porci
.
Avete
capito
?
"
Ad
aumentare
la
gazzarra
apparve
qualche
cosa
di
soprannaturale
,
un
uomo
che
pochi
riconobbero
per
l
'
Antonello
.
Passando
fra
quella
turba
magna
,
su
un
mulo
,
buttava
di
sella
certi
carichi
sanguinolenti
:
"
Ecco
,
gente
,
di
che
sfamarvi
.
Ecco
qui
carne
di
vitella
e
di
pecora
fresca
macellata
.
C
'
è
da
mangiare
per
tutti
.
Riempitevi
la
pancia
per
quello
che
avete
digiunato
"
.
Buttò
quella
roba
in
mezzo
alla
folla
e
sparì
.
Una
voce
là
in
mezzo
gridò
:
"
Anche
le
bestie
del
signor
Camillo
Mezzatesta
sono
sparite
"
.
Alla
scena
della
gazzarra
succedette
un
'
apparizione
di
donne
coi
capelli
sciolti
,
mogli
di
pastori
,
che
si
schierarono
davanti
alla
chiesa
facendo
gran
lamento
.
Si
strappavano
i
capelli
,
mentre
la
gente
si
rintanava
nelle
case
,
e
la
Pirria
ritirava
rapidamente
il
lume
,
ma
non
senza
gridare
:
"
Ah
,
gioia
mia
!
"
Ma
alcune
di
quelle
donne
si
ricomponevano
e
si
staccavano
da
quel
quadro
,
perché
un
pastore
venne
a
tranquillare
le
mogli
dei
piccoli
mandriani
,
che
non
erano
stati
toccati
:
"
Soltanto
i
grossi
,
si
sa
;
il
fulmine
sceglie
sempre
le
grandi
altezze
"
.
Immane
,
al
lume
di
una
fiaccola
di
resina
,
apparve
il
Signor
Filippo
.
La
piazza
era
stata
sgombrata
,
e
vi
si
aggiravano
soltanto
Andreuccio
e
il
Titta
che
inforcavano
i
loro
cavalli
per
raggiungere
la
montagna
e
far
giustizia
dei
malfattori
.
Si
gridò
:
"
Fate
attenzione
"
.
Uno
reggeva
la
fiaccola
sul
capo
del
signor
Filippo
,
nero
,
tutto
a
brandelli
,
mentre
qualcuno
gli
strofinava
il
viso
e
le
mani
con
una
pezza
intinta
d
'
olio
.
Aveva
due
righe
di
sangue
sul
viso
.
"
Attenti
a
non
urtarlo
,
scansatevi
.
Non
lo
vedete
che
ha
perduto
gli
occhi
?
"
XV
L
'
Antonello
stava
nella
sua
capanna
di
felci
e
di
canne
a
mezzacosta
dell
'
Aspromonte
.
Col
fucile
in
ispalla
girava
come
un
guardiano
,
all
'
erta
che
non
arrivasse
qualcuno
.
La
capanna
era
costruita
su
quattro
alberi
grossi
,
su
due
piani
,
e
al
pianterreno
aveva
un
posto
per
le
riserve
.
Qui
belavano
chiusi
i
montoni
,
e
i
buoi
,
che
facevano
un
gran
concerto
.
Qualcuno
passava
al
largo
,
ma
egli
lo
chiamava
con
un
cenno
,
e
posava
il
fucile
in
segno
di
pace
.
Voleva
che
,
se
andava
al
paese
,
portasse
qualche
piccolo
regalo
ai
suoi
amici
;
compensava
lautamente
.
Metteva
nella
bisaccia
del
passante
agnelli
vivi
e
coscie
di
manzo
.
Si
ricordava
dei
più
poveri
del
paese
,
con
la
memoria
dell
'
infanzia
.
Si
ricordava
dell
'
Agata
cieca
,
quella
che
andava
mendicando
,
e
le
mandava
un
agnellino
.
Si
ricordava
di
tutti
.
Gli
davano
anche
le
notizie
.
Il
signor
Filippo
era
rovinato
,
rovinati
i
tre
eredi
del
signor
Camillo
Mezzatesta
.
Erano
arrivati
la
notte
i
carabinieri
e
si
sarebbero
messi
alla
ricerca
degl
'
incendiari
.
Credevano
che
fosse
una
banda
,
e
l
'
Andreuccio
e
il
Titta
la
andavano
cercando
.
Egli
sorrideva
orgogliosamente
.
Intanto
era
tornato
suo
fratello
,
Benedetto
,
che
non
poteva
più
pagare
al
seminario
,
e
rimaneva
vestito
da
prete
.
Era
un
santo
,
predicava
la
pace
,
viveva
di
pane
ed
acqua
,
e
le
donne
lo
seguivano
e
gli
baciavano
l
'
orlo
della
veste
.
Giovane
com
'
era
,
dava
già
buoni
consigli
alla
gente
che
ne
chiedeva
,
e
scriveva
le
lettere
per
tutti
.
"
E
portate
"
,
diceva
l
'
Antonello
,
"
questi
pochi
denari
alla
Schiavina
,
con
questo
agnellino
.
La
conoscete
la
Schiavina
?
E
questo
maialino
che
lo
allevi
per
il
carnevale
,
alla
mia
salute
.
E
questi
denari
a
lui
,
a
,
mio
fratello
Benedetto
,
che
potrà
così
tornare
a
studiare
.
E
che
mi
perdoni
e
preghi
per
me
"
.
Ora
si
diceva
,
nelle
leggende
che
si
spargevano
sul
conto
suo
,
da
quelli
stessi
che
lo
avevano
veduto
,
che
stava
su
un
cumulo
di
carne
macellata
e
che
con
un
focone
davanti
alla
sua
capanna
faceva
arrostire
quarti
di
bue
e
bocconi
buoni
.
Egli
emanava
decreti
,
e
mandò
a
dire
ai
piccoli
mandriani
che
potevano
star
tranquilli
,
che
lui
non
ce
l
'
aveva
con
loro
.
Si
affacciarono
dunque
le
pecore
a
brucare
le
erbe
sui
precipizi
,
ed
egli
le
sentiva
scampanellare
e
belare
,
col
cuor
pieno
,
come
se
le
avesse
create
lui
.
Aspettava
la
sua
sorte
.
Quando
vide
i
berretti
dei
carabinieri
,
e
i
moschetti
puntati
su
di
lui
di
dietro
gli
alberi
,
buttò
il
fucile
e
andò
loro
incontro
.
"
Finalmente
"
,
disse
,
"
potrò
parlare
con
la
Giustizia
.
Ché
ci
è
voluto
per
poterla
incontrare
e
dirle
il
fatto
mio
!
"
LA
PIGIATRICE
D
'
UVA
Pareva
che
il
tempo
si
volesse
tenere
.
L
'
afa
era
ancora
pesante
,
il
cielo
velato
di
vapori
,
le
cicale
arrabbiate
;
a
oriente
,
dove
il
cielo
era
più
sgombro
,
qualche
fiocco
di
nuvole
era
spiaccicato
come
una
pennellata
.
La
pioggia
doveva
essere
assai
lontana
,
e
si
cominciò
la
vendemmia
.
Nelle
vigne
popolate
di
vespe
e
di
calabroni
i
grappoli
appena
punti
si
disfacevano
.
Un
odore
denso
era
dappertutto
,
e
i
pampini
erano
gelosi
come
vesti
.
I
grappoli
appiattati
nell
'
ombra
divenivano
misteriosi
come
tutti
gli
esseri
umani
che
si
affacciano
alla
vita
,
i
bianchi
parevano
di
cera
e
carnali
,
come
le
forme
delle
dita
,
o
dei
capezzoli
delle
capre
,
i
neri
serrati
e
ricciuti
come
la
testa
di
qualche
ragazza
.
Le
donne
si
sparsero
pel
campo
con
le
loro
ceste
sul
capo
,
e
si
adagiavano
sotto
le
viti
,
come
in
una
stanza
segreta
piena
d
'
inquiete
suggestioni
.
Le
dita
si
appiccicavano
legate
dai
succhi
e
dalle
ragnatele
.
Nell
'
aria
ancora
squillante
per
il
fresco
notturno
s
'
intonavano
canzoni
cui
si
rispondeva
da
vite
a
vite
,
e
i
peri
e
i
peschi
buttavano
giù
con
un
tonfo
qualche
frutto
troppo
maturo
.
L
'
aria
stessa
era
una
matassa
di
odori
vischiosi
,
all
'
ombra
delle
piante
.
Poi
il
giorno
ingrandiva
,
il
sole
bucava
e
infocava
il
cielo
disperdendone
i
vapori
,
e
tutto
era
chiaro
e
nudo
,
meno
la
nota
degli
aranci
che
rimanevano
appartati
nell
'
orto
sognando
le
chiare
notti
dell
'
inverno
.
Le
vespe
e
le
farfalle
messe
in
sospetto
volavano
più
alte
,
e
qualche
canto
era
interrotto
da
un
grido
pungente
.
Verso
mezzogiorno
il
palmento
si
empì
d
'
uva
e
fu
il
primo
convegno
delle
vespe
che
salivano
stordite
alla
superficie
dei
grappoli
.
L
'
aria
era
divenuta
di
miele
,
e
l
'
aroma
delle
piante
bruciate
dal
sole
si
mescolava
a
quello
dolce
e
inebriante
delle
uve
che
non
riuscivano
più
a
contenere
i
succhi
e
che
si
disfacevano
un
grappolo
sull
'
altro
,
nel
reciproco
peso
.
Mezzogiorno
era
alto
,
il
sole
era
un
buco
lucido
nel
cielo
opaco
,
la
voce
delle
cicale
saliva
di
tono
,
si
portava
in
alto
tutte
le
voci
dei
campi
,
e
,
tutta
la
terra
,
gridando
come
un
mare
,
era
colma
d
'
un
silenzio
assordante
.
I
vendemmiatori
si
riunirono
all
'
ombra
d
'
un
pesco
brandendo
la
bottiglia
di
vino
vecchio
che
si
passavano
a
turno
come
se
suonassero
la
trombetta
della
follia
.
Poi
una
giovane
saltò
su
,
una
giovane
coi
capelli
castani
striati
di
biondo
,
con
un
viso
camuso
e
ridente
.
Si
guardò
intorno
,
mentre
il
padrone
della
vigna
allegro
e
in
maniche
di
camicia
apriva
le
braccia
in
una
specie
d
'
invito
al
ballo
.
Da
lei
si
staccarono
due
ragazzi
che
si
diedero
a
inseguirsi
per
l
'
orto
,
tra
i
pomodori
rossi
e
le
melanzane
turchine
,
le
fiammelle
dei
peperoni
,
e
le
zucche
sdraiate
tutto
ventre
.
Avevano
i
pugni
pieni
d
'
uva
e
i
mostacci
violetti
di
mosto
.
Sembrava
che
la
donna
li
avesse
messi
al
mondo
in
quell
'
istante
di
lucida
follia
,
mentre
il
vino
vecchio
rideva
pallido
nella
bottiglia
,
e
quello
nuovo
nasceva
come
un
ruscello
torbido
dal
seno
di
quella
montagna
d
'
uve
.
La
donna
era
scalza
.
Sollevò
le
vesti
fino
al
ginocchio
,
e
reggendosele
con
le
due
mani
protese
tentò
di
scavalcare
il
muricciolo
del
palmento
;
ma
invece
incespicò
e
stava
per
cadere
,
quando
un
uomo
coi
pantaloni
rimboccati
fino
al
ginocchio
la
sostenne
e
per
un
attimo
la
tenne
fra
le
braccia
ridendo
sotto
il
naso
aquilino
.
Ella
fu
finalmente
nel
palmento
e
affondò
il
piede
fra
i
grappoli
,
che
fecero
un
vago
rumore
di
cosa
segreta
.
Sotto
il
suo
passo
si
sfranse
un
grappolo
nero
e
greve
,
mille
grappoli
la
circondarono
come
una
schiuma
di
un
mare
rosso
e
le
dipinsero
una
graziosa
scarpetta
sulla
pelle
bruna
.
Affondava
lentamente
fino
al
ginocchio
e
arrossiva
tutta
.
Cominciò
lievemente
a
muovere
i
passi
e
a
pestare
l
'
uva
.
Al
disopra
delle
ginocchia
le
sue
vene
azzurre
inseguivano
come
freschi
ruscelli
.
Abbassò
gli
occhi
impercettibilmente
per
vedere
;
poi
,
con
un
moto
che
pareva
di
danza
,
si
andava
snodando
la
treccia
che
le
pesava
sulla
testa
.
Vi
pose
sopra
un
fazzoletto
rosso
per
difendersi
dal
sole
,
e
in
certi
angoli
delle
sue
spalle
si
addensarono
ombre
azzurre
.
I
vendemmiatori
dopo
averla
osservata
come
in
un
momento
pericoloso
,
si
sparsero
di
nuovo
pei
campi
,
mentre
ella
affondava
nel
rosso
elemento
come
una
disperata
.
Il
caldo
e
i
vapori
del
mosto
la
stordivano
,
e
i
suoi
occhi
non
avevano
più
sguardo
.
La
caldaia
che
doveva
ricevere
il
mosto
presso
il
palmento
si
mise
a
ribollire
:
il
liquido
scendeva
come
da
una
ferita
troppo
larga
,
e
un
uomo
si
mise
ad
attingervi
carponi
con
una
misura
di
latta
,
a
versarlo
nei
barili
.
Il
liquido
voleva
scappare
da
tutte
le
parti
,
già
viaggiava
nella
fantasia
degli
uomini
,
empiva
facilmente
i
barili
,
mentre
i
muli
che
dovevano
trasportarlo
scalpitavano
inquieti
.
L
'
uomo
era
divenuto
fosco
,
e
guardava
la
donna
di
sotto
in
su
come
se
la
vedesse
la
prima
volta
.
Ella
scorgeva
tra
foglia
e
foglia
gli
uomini
al
lavoro
,
e
si
riparava
dall
'
arsura
delle
loro
occhiate
nei
verdi
segreti
fra
vite
e
vite
.
Le
sembrava
di
levarsi
impazzita
e
di
correre
per
tutto
il
colle
,
per
il
piano
lontano
dove
le
cavalcature
e
gli
armenti
mettevano
il
suono
dei
loro
campani
accanto
al
luccichio
delle
pietre
aride
del
torrente
.
Ella
non
si
tergeva
neppure
il
sudore
che
di
quando
in
quando
le
diveniva
fresco
come
una
pioggia
di
rugiada
.
Aveva
le
mani
grondanti
mosto
.
L
'
uomo
si
volse
per
dirle
:
"
Vuoi
che
ti
asciughi
il
sudore
?
"
"
Non
voglio
"
,
ella
rispose
con
una
voce
cattiva
.
"
Perché
mi
rispondi
così
?
"
Ella
ora
rideva
senza
ragione
,
come
se
lo
sforzo
di
pestare
l
'
uva
la
stancasse
piacevolmente
.
L
'
uomo
,
curvo
sulla
caldaia
,
mostrava
la
sua
pelle
scura
e
vellosa
fra
le
lacerature
del
vestito
.
Con
la
testa
china
sul
mosto
soffocante
,
cominciò
a
dire
con
una
voce
da
ubbriaco
:
"
Io
ti
ucciderò
,
un
giorno
,
ti
ucciderò
"
.
"
Non
lo
saprai
fare
"
.
"
Lo
vedrai
"
.
"
Perché
non
lo
fai
adesso
?
"
"
Ora
devi
finire
il
tuo
lavoro
"
.
"
Per
questo
?
Fallo
se
hai
coraggio
"
.
"
Tu
mi
dovrai
chiedere
perdono
in
ginocchio
,
prima
,
e
poi
...
"
"
Se
tu
avessi
questo
coraggio
io
non
ti
tradirei
"
.
Diceva
così
,
e
muoveva
le
gambe
in
un
ritmo
continuo
e
uguale
come
chi
debba
ballare
per
scommessa
.
L
'
uomo
si
levò
in
ginocchio
presso
la
caldaia
,
mentre
il
mosto
nei
barili
schiumava
attraverso
i
tappi
fatti
con
foglie
di
vite
.
Ella
aggiungeva
con
la
sua
voce
più
aspra
:
"
Io
sono
stata
di
chi
mi
piace
,
e
tu
non
mi
piaci
!
Ecco
:
vedi
che
non
sei
buono
a
uccidermi
?
Tu
lo
sai
e
stai
zitto
.
Tu
non
mi
farai
mai
nulla
.
E
allora
io
faccio
quello
che
mi
piace
"
.
All
'
ombra
del
fazzoletto
rosso
le
sue
labbra
si
muovevano
con
uno
straordinario
rilievo
,
come
quelle
eterne
e
inflessibili
delle
statue
.
"
Scendi
giù
"
.
le
disse
l
'
uomo
.
"
Se
vuoi
uccidermi
,
puoi
farlo
qui
"
.
La
rabbia
delle
cicale
assalì
il
sonno
pesante
del
pomeriggio
,
e
pareva
che
un
torrente
di
suoni
si
versasse
sulla
terra
dai
cieli
aperti
.
Le
ombre
dei
monti
e
degli
alberi
giravano
come
le
lancette
degli
orologi
,
e
le
vigne
lontane
avevano
assunto
da
un
'
ora
all
'
altra
quell
'
aspetto
spoglio
delle
vendemmie
,
quando
le
viti
annunziano
di
lontano
di
essere
sgravate
dal
loro
peso
.
La
donna
si
agitava
ora
su
un
cumulo
di
vinacce
torbide
,
e
come
un
mondo
di
lubrici
insetti
esse
le
si
attaccavano
alle
gambe
.
Una
lunga
armonia
scrosciante
si
levò
dall
'
attiguo
campo
di
lupini
che
rumoreggiavano
secchi
nel
loro
guscio
con
la
voce
di
mille
raganelle
,
mentre
qualcuno
le
traversava
di
corsa
.
Un
uomo
a
cavallo
spuntò
,
si
avvicinò
ingrandendo
a
vista
d
'
occhio
come
sotto
un
binocolo
,
un
giovane
trafelato
e
felice
precipitò
di
sella
,
correva
verso
il
palmento
,
lo
raggiungeva
,
vi
si
fermava
davanti
;
i
suoi
occhi
si
ficcavano
fra
l
'
uva
mentre
il
filo
del
mosto
si
assottigliava
scendendo
a
trivello
nella
caldaia
.
Sembrava
che
il
giovane
si
meravigliasse
di
trovarsi
tanto
alto
in
confronto
del
palmento
,
e
,
affacciandosi
con
la
cautela
con
cui
si
scruta
il
fondo
di
un
pozzo
,
fosse
deluso
di
vederlo
molto
più
piccolo
di
come
se
lo
immaginava
.
La
donna
si
tolse
il
fazzoletto
dal
capo
,
si
legò
i
capelli
di
nuovo
sulla
testa
,
si
asciugò
il
sudore
,
e
sentì
come
un
odore
di
foresta
selvaggia
intorno
.
Sedette
sul
muricciolo
del
palmento
,
le
dita
dei
piedi
le
spuntavano
fra
le
vinacce
ed
ella
ve
le
nascose
subito
di
nuovo
come
sotto
una
coltre
.
L
'
uomo
curvo
a
imbottare
mosto
,
col
viso
quasi
tuffato
nel
liquido
come
se
vi
fosse
rimasto
soffocato
,
si
volse
appena
.
Gli
occhi
di
lei
si
posarono
su
quell
'
uomo
buttato
in
terra
,
e
videro
il
suo
calcagno
magro
di
camminatore
,
e
la
nuca
,
sotto
il
cappello
di
paglia
,
magra
e
rientrante
e
cerea
al
confronto
dei
capelli
neri
come
la
pece
.
Il
giovane
sopraggiunto
si
curvò
sulla
caldaia
a
guardare
il
mosto
come
un
mare
perfidissimo
.
"
Chi
siete
?
"
gli
fece
l
'
uomo
diffidente
.
"
Il
figlio
del
padrone
;
non
mi
riconosci
?
"
Prese
il
mosto
fra
le
mani
giunte
e
vi
bevve
avidamente
.
"
Che
bellezza
,
dopo
tanti
anni
che
non
vedevo
la
vendemmia
!
Tutto
mi
pareva
tanto
più
grande
,
ma
è
bello
lo
stesso
"
.
L
'
uomo
seguitava
a
imbottare
senza
guardare
più
.
La
donna
,
come
per
coprire
il
silenzio
ostile
disse
al
suo
uomo
:
"
Mi
fai
bere
?
"
Egli
le
porse
la
misura
di
latta
senza
dir
parola
.
Ella
beveva
guardando
il
giovane
accanto
a
lei
,
e
si
vedeva
gli
occhi
specchiati
nel
mosto
cupo
.
Il
mondo
intorno
pareva
libero
e
felice
,
sgombro
di
non
si
sa
qual
vecchiaia
,
mentre
al
silenzio
immobile
del
meriggio
i
rami
carichi
dei
meli
e
dei
peschi
cominciavano
ad
agitarsi
animando
di
sé
il
paesaggio
intorno
.
Il
giovane
era
impallidito
sotto
il
colpo
del
vino
,
e
i
baffi
gli
tremavano
sul
labbro
.
La
donna
,
stando
seduta
,
ricominciò
ad
agitare
i
piedi
fra
l
'
uva
.
Il
giovane
fu
di
nuovo
d
'
un
balzo
sul
cavallo
,
era
già
tra
il
fracasso
dei
lupini
,
già
batteva
il
terreno
cretoso
,
appariva
e
spariva
fra
i
pioppi
,
curvo
sulla
criniera
del
cavallo
.
La
donna
con
una
voce
spenta
disse
:
"
Fa
caldo
"
.
La
voce
delle
api
le
ronzava
interminabilmente
negli
orecchi
.
Sedette
coi
piedi
fuori
del
palmento
.
Senza
nessuna
ragione
si
mise
a
piangere
,
e
quando
l
'
uomo
le
fu
vicino
,
si
diede
a
gridare
come
una
pazza
:
"
Voglio
quell
'
uomo
,
lo
voglio
andare
a
cercare
.
Non
voglio
più
nessuno
,
nessun
altro
che
lui
.
Andate
via
tutti
quelli
che
mi
state
intorno
.
Io
non
sapevo
che
esistesse
quell
'
uomo
.
Perché
non
me
lo
hanno
mai
fatto
vedere
?
"
L
'
uomo
aveva
messa
la
mano
in
tasca
e
si
gingillava
stupidamente
con
un
coltello
.
IL
RUBINO
Le
cronache
dei
giornali
registravano
uno
di
quei
fatti
che
per
una
giornata
sommuovono
una
città
e
fanno
il
giro
del
mondo
:
un
rubino
della
grossezza
d
'
una
nocciuola
,
un
gioiello
celebre
che
portava
un
nome
famoso
,
che
si
diceva
di
un
valore
spropositato
,
era
scomparso
.
Lo
portava
come
ornamento
un
principe
indiano
che
si
trovava
in
visita
in
una
metropoli
dell
'
America
del
Nord
.
Egli
si
era
accorto
di
averlo
perduto
subito
dopo
un
viaggio
fatto
in
un
'
auto
di
piazza
,
che
lo
aveva
depositato
in
incognito
in
un
albergo
suburbano
,
sfuggendo
alla
sorveglianza
del
suo
seguito
e
della
polizia
.
Furono
mobilitati
gli
agenti
investigativi
,
la
città
intera
si
destò
la
mattina
seguente
sotto
l
'
impressione
di
quella
perdita
,
e
fino
a
mezzogiorno
molti
s
'
illusero
di
trovare
sulla
loro
strada
il
famoso
gioiello
.
Cadde
sulla
città
una
di
quelle
ventate
di
ottimismo
e
di
delirio
,
quando
il
senso
della
ricchezza
di
uno
fa
più
ricche
le
speranze
di
tutti
.
Il
principe
,
nella
deposizione
che
fece
alla
polizia
,
fu
reticente
,
ma
escluse
che
la
persona
con
cui
aveva
viaggiato
potesse
essersi
resa
responsabile
di
quella
perdita
.
Perciò
non
doveva
essere
ricercata
.
Il
conduttore
del
veicolo
si
presentò
per
attestare
che
aveva
accompagnato
l
'
indiano
col
suo
turbante
prezioso
in
compagnia
di
una
donna
,
affermando
di
averli
lasciati
davanti
a
un
albergo
suburbano
.
Egli
affermava
che
la
donna
era
una
bianca
,
e
che
la
sola
cosa
che
la
distingueva
era
un
magnifico
brillante
,
della
grandezza
di
un
pisello
,
che
ella
portava
incastrato
alla
narice
sinistra
,
secondo
la
consuetudine
di
alcune
ricche
indiane
.
Questo
particolare
sviò
per
un
momento
l
'
attenzione
del
pubblico
dal
rubino
perduto
,
aggiungendo
curiosità
a
curiosità
.
Il
conduttore
del
veicolo
,
dopo
aver
visitato
accuratamente
l
'
interno
della
vettura
,
fece
il
calcolo
delle
persone
che
aveva
accompagnato
durante
le
prime
ore
di
quella
mattina
:
un
uomo
indaffarato
,
uno
straniero
che
aveva
accompagnato
fino
al
porto
e
che
evidentemente
s
'
imbarcava
per
l
'
Europa
,
una
donna
.
Lo
straniero
,
riconoscibile
per
un
italiano
,
era
uscito
da
una
di
quelle
case
dove
si
uniscono
a
vita
comune
gli
emigranti
;
questa
persona
portava
un
paio
di
pantaloni
larghi
come
amano
esagerare
gli
emigranti
,
le
scarpe
gibbose
e
tozze
che
si
usano
ormai
soltanto
fra
gente
di
quella
condizione
,
un
cappello
duro
su
un
viso
sbarbato
,
magro
,
seminato
di
rughe
.
Come
bagaglio
aveva
una
valigia
pesante
la
cui
chiusura
era
assicurata
da
una
grossa
fune
,
e
un
altro
involto
pesantissimo
che
pareva
una
scatola
di
acciaio
.
Egli
era
partito
il
giorno
stesso
.
Ma
l
'
idea
di
quest
'
individuo
si
cancellò
subito
dalle
ricerche
,
perché
lo
straniero
aveva
l
'
aria
di
viaggiare
per
la
prima
volta
in
un
'
auto
di
piazza
,
non
sapeva
neppure
chiudere
lo
sportello
;
e
si
era
tenuto
sempre
accosto
al
finestrino
davanti
,
forse
per
non
essere
proiettato
all
'
indietro
dalla
corsa
,
e
osservava
attentamente
le
strade
,
come
fanno
quelli
che
lasciano
una
città
sapendo
di
lasciarla
forse
per
sempre
.
L
'
attenzione
del
conduttore
si
fissò
invece
sull
'
uomo
che
,
uscendo
dall
'
alberghetto
suburbano
,
aveva
presa
la
vettura
subito
dopo
il
principe
,
e
si
era
fatto
portare
nel
quartiere
dei
lavoratori
italiani
,
dove
poi
lo
straniero
aveva
preso
posto
.
Quel
viaggiatore
,
di
cui
diede
i
connotati
,
e
che
doveva
essere
uno
della
città
,
fu
cercato
inutilmente
.
Del
resto
,
il
fatto
che
egli
non
si
facesse
vivo
agli
appelli
dei
giornali
e
alla
promessa
di
una
forte
mancia
,
dimostrava
a
rigor
di
logica
che
era
stato
lui
a
impadronirsi
del
famoso
gioiello
.
Ma
trattandosi
di
un
oggetto
riconoscibilissimo
,
celebre
in
tutto
il
mondo
,
si
sperava
che
un
giorno
o
l
'
altro
sarebbe
riapparso
.
L
'
emigrante
che
tornava
a
casa
sua
,
in
un
paese
dell
'
Italia
meridionale
,
dopo
cinque
anni
di
assenza
,
non
seppe
mai
nulla
di
questa
storia
.
Egli
rimpatriava
con
un
bagaglio
dei
più
singolari
,
per
quanto
gli
emigranti
ci
abbiano
abituati
alle
cose
più
strane
.
Una
valigia
di
cuoio
finto
,
che
egli
credeva
vero
,
conteneva
la
sua
casacca
turchina
da
fatica
,
ben
pulita
e
stirata
,
dodici
penne
stilografiche
che
egli
si
riprometteva
di
vendere
alla
gente
del
suo
paese
,
dimenticando
che
si
trattava
di
mandriani
,
e
che
non
più
di
sei
borghesi
adoperavano
penna
e
calamaio
,
inoltre
alcune
posate
con
uno
stemma
,
una
macchinetta
per
tosare
di
cui
si
era
servito
per
tagliare
i
capelli
ai
suoi
compagni
di
lavoro
,
un
oggetto
di
metallo
di
cui
non
conosceva
l
'
uso
e
lo
scopo
,
che
aveva
forma
di
pistola
e
non
sparava
,
dodici
tappeti
di
tela
cerata
e
qualche
oggetto
per
far
figura
e
per
regalo
alla
moglie
,
al
figlio
,
agli
amici
.
Il
bagaglio
pesante
era
una
cassaforte
di
acciaio
,
usata
,
che
si
apriva
con
un
meccanismo
in
cui
bisognava
comporre
una
parola
di
sei
lettere
e
la
parola
questa
volta
era
:
Annina
.
Quanto
a
contanti
,
portava
mille
dollari
,
di
cui
trecento
doveva
restituirli
a
chi
glieli
aveva
prestati
pel
viaggio
.
In
un
taschino
del
gilè
portava
un
pezzo
di
cristallo
rosa
,
grande
come
una
nocciuola
,
sfaccettato
,
trovato
per
caso
nella
vettura
che
lo
aveva
accompagnato
al
porto
,
e
di
cui
non
sapeva
l
'
uso
.
Lo
aveva
trovato
ficcando
le
mani
dietro
il
cuscino
della
vettura
.
Lo
prese
per
un
amuleto
della
sua
vita
avvenire
,
e
forse
lo
avrebbe
fatto
legare
come
ciondolo
alla
catena
dell
'
orologio
.
Era
strano
che
non
fosse
forato
,
e
quindi
non
poteva
essere
neppure
una
delle
tante
pietre
grosse
che
si
adoperano
per
le
collane
delle
signore
nelle
città
.
Quando
uno
lascia
un
paese
,
tutte
le
cose
acquistano
prima
della
partenza
un
valore
straordinario
di
ricordo
,
e
ci
fanno
pregustare
la
lontananza
e
la
nostalgia
.
Così
gli
fu
caro
questo
pezzo
di
cristallo
,
gelido
a
toccarlo
,
abbastanza
lucente
e
limpido
,
come
se
fosse
vuoto
dentro
,
e
vi
fosse
del
rosolio
,
come
nei
confetti
.
Quest
'
uomo
,
intorno
agli
elementi
che
possedeva
,
aveva
stabilito
il
suo
negozio
.
La
cassaforte
attaccata
al
muro
,
il
banco
per
la
vendita
,
le
penne
stilografiche
in
una
scatola
,
le
posate
con
lo
stemma
,
i
tappeti
di
tela
cerata
esposti
,
quelli
dove
è
raffigurata
la
statua
della
Libertà
e
agli
angoli
portano
i
ritratti
dei
fondatori
dell
'
indipendenza
americana
,
il
tutto
a
puntini
bianchi
e
azzurri
.
Tutte
queste
cose
le
aveva
radunate
pazientemente
in
cinque
anni
,
pensando
al
suo
ritorno
,
e
scegliendo
le
cose
che
sarebbero
apparse
più
strane
in
un
paese
come
il
suo
,
per
quanto
potesse
scegliere
fra
le
occasioni
di
roba
usata
che
gli
si
offrivano
,
proveniente
non
si
sa
di
dove
,
ma
che
fa
un
gran
giro
fra
le
mani
degli
emigranti
.
Ora
sarebbe
divenuto
negoziante
di
generi
misti
,
dopo
essere
partito
bracciante
,
e
la
prima
idea
del
negozio
gliel
'
aveva
data
la
cassaforte
.
Si
sarebbe
detto
che
avesse
scelto
tale
mestiere
proprio
perché
possedeva
una
cassaforte
.
Si
sentiva
quasi
ricco
,
poiché
i
denari
che
aveva
in
tasca
erano
denari
forestieri
che
col
cambio
aumentavano
.
Calcolando
mentalmente
quanti
erano
,
il
suo
pensiero
si
perdeva
volentieri
in
cifre
ad
ogni
minuto
diverse
.
Provava
un
piacere
infantile
a
toccare
nel
taschino
quel
cristallo
rosa
,
e
cominciava
a
crederlo
un
portafortuna
.
Era
uno
di
quegli
oggetti
senza
utilità
,
che
rimangono
tutta
la
vita
con
noi
,
di
cui
nessuno
ha
la
forza
di
disfarsi
,
e
che
finiscono
a
diventare
compagni
di
vite
intere
se
non
di
intere
generazioni
.
Molte
cose
importanti
si
perdono
,
tenute
ben
custodite
e
nascoste
,
ma
questi
oggetti
non
si
perdono
mai
,
e
qualche
volta
vi
pensiamo
.
Quest
'
oggetto
ora
,
a
pochi
giorni
di
distanza
,
gli
ricordava
quella
giornata
di
partenza
,
l
'
interno
di
quella
vettura
,
le
strade
che
si
arrotolavano
lentamente
come
scenari
dopo
una
rappresentazione
,
e
diventavano
ricordi
di
cose
lontane
.
Egli
mise
il
negozio
in
una
parte
del
paese
abitata
dai
contadini
e
dai
mandriani
,
in
alto
.
Quindici
giorni
dopo
il
suo
arrivo
,
il
pianterreno
di
una
casupola
era
mobiliato
con
un
lungo
banco
,
uno
scaffale
dove
avevano
trovato
posto
i
pacchi
turchini
della
pasta
,
la
cotonina
turchina
per
le
massaie
,
da
un
canto
un
barile
di
vino
su
due
trespoli
e
un
coppo
d
'
olio
.
Accanto
al
banco
era
murata
la
cassaforte
,
ed
egli
provava
un
gran
piacere
ad
aprirla
in
presenza
alla
gente
.
In
questa
cassaforte
era
il
libro
dei
conti
e
lo
scartafaccio
delle
merci
vendute
a
credito
,
da
pagarsi
al
tempo
del
raccolto
o
della
vendita
delle
bestie
.
Il
negozio
acquistò
lentamente
l
'
aspetto
di
tutti
i
negozi
,
con
l
'
odore
delle
merci
,
i
segni
fatti
col
gesso
dalla
moglie
sulle
pareti
,
per
ricordarsi
delle
cose
date
a
credito
,
perché
non
sapeva
scrivere
.
Invece
il
figliolo
,
che
andava
a
scuola
,
cominciò
a
tracciare
sul
registro
i
nomi
dei
clienti
,
e
qualche
volta
faceva
assennatamente
la
guardia
alla
bottega
,
nei
pomeriggi
caldi
,
quando
non
c
'
era
altro
traffico
che
quello
della
neve
per
i
signori
che
si
svegliavano
dal
sonno
pomeridiano
.
Lentamente
le
lunghe
scarpe
americane
si
erano
aggrinzite
ai
piedi
della
moglie
che
aveva
acquistata
l
'
aria
soddisfatta
e
meticolosa
delle
bottegaie
,
la
stoffa
nuova
che
il
marito
aveva
portato
era
andata
a
finire
fra
gli
stracci
,
e
soltanto
il
cappello
duro
di
lui
era
quasi
nuovo
nell
'
armadio
.
I
tappeti
di
tela
cerata
erano
stati
dati
in
regalo
alle
famiglie
importanti
,
e
quanto
alle
penne
stilografiche
nessuno
le
aveva
volute
.
Qualcuno
le
aveva
rotte
maneggiandole
,
e
i
pezzi
stavano
nella
cassaforte
.
Il
padrone
della
bottega
,
aveva
,
in
fondo
l
'
animo
di
un
ragazzo
,
perché
pensava
spesso
che
i
pennini
di
quelle
stilografiche
erano
d
'
oro
,
e
li
teneva
cari
come
il
ragazzo
tien
cara
la
stagnola
delle
cioccolate
.
Conservava
anche
un
giornale
scritto
in
inglese
,
lo
aveva
sempre
risparmiato
,
anche
quando
ne
aveva
avuto
bisogno
per
incartare
le
merci
.
Talvolta
si
metteva
a
osservarlo
,
e
le
figurine
delle
pagine
di
pubblicità
gli
facevano
rivedere
la
gente
che
fumava
le
sigarette
col
bocchino
d
'
oro
,
le
ragazze
,
i
grammofoni
,
la
vita
dei
quartieri
centrali
dove
talvolta
si
avventurava
.
Quanto
alla
pallina
di
cristallo
,
se
ne
ricordò
un
giorno
,
e
la
diede
al
figliolo
che
ci
giocasse
coi
compagni
il
giorno
di
Natale
.
In
quest
'
epoca
,
serve
ai
ragazzi
una
nocciolina
più
pesante
per
tirare
contro
i
castelli
fatti
di
nocciuole
e
buttarli
giù
e
vincerli
;
di
solito
se
ne
prende
una
un
po
'
grossa
,
la
si
vuota
pazientemente
attraverso
un
forellino
,
poi
la
si
carica
con
alcuni
grani
di
piombo
da
caccia
.
Questa
di
cristallo
andava
bene
,
era
pesante
,
e
colpiva
nel
segno
.
Un
altro
giocava
con
una
pallina
di
vetro
di
quelle
che
si
trovano
nelle
boccette
delle
gazose
,
che
sono
tonde
;
ma
il
figlio
del
negoziante
sosteneva
che
fosse
più
bella
la
sua
perché
veniva
dall
'
America
e
perché
,
era
rossa
.
La
teneva
molto
cara
,
come
fanno
i
ragazzi
,
che
non
perdono
mai
queste
cose
.
Il
padre
pensava
spesso
,
vedendo
quest
'
oggetto
che
serviva
di
giocattolo
al
suo
ragazzo
,
alle
sue
illusioni
di
quando
viaggiava
pel
mondo
,
e
il
mondo
gli
pareva
pieno
di
preziose
cose
perdute
che
i
fortunati
ritrovano
.
Per
questo
aveva
sempre
frugato
dove
gli
capitava
,
sotto
i
materassi
dei
lettucci
nel
vapore
,
dietro
i
cuscini
di
cuoio
degli
autobus
;
non
aveva
mai
trovato
nulla
.
Sì
,
una
volta
soltanto
,
aveva
trovato
cinque
dollari
per
istrada
,
e
,
se
lo
ricordava
sempre
,
quel
giorno
pioveva
.
LA
ZINGARA
Lo
zingaro
arriva
una
mattina
in
piazza
che
nessuno
se
lo
aspetta
,
si
mette
a
sedere
in
terra
,
scava
una
buca
,
tira
fuori
due
mantici
di
pelle
vellosa
,
congiunge
nella
buca
i
due
becchi
di
latta
,
si
mette
a
mandar
su
e
giù
i
mantici
come
se
suonasse
un
organetto
.
Nella
buca
si
accende
la
fiammella
azzurra
del
carbone
.
Fa
questo
lavoro
con
raccoglimento
,
guardando
appena
in
giro
coi
suoi
occhi
bianchi
.
Quando
la
fiamma
è
gialla
e
sicura
,
si
leva
,
tira
fuori
un
pane
di
stagno
in
cui
si
specchia
abbagliante
tutto
il
sole
.
Aspetta
che
gli
portino
i
vasi
di
rame
da
stagnare
e
da
saldare
.
Sembra
che
sia
arrivato
solo
;
invece
si
sente
un
suono
come
di
chi
piange
piano
per
non
farsi
sentire
:
è
lo
zingaro
più
piccolo
che
gira
per
richiamo
suonando
il
suo
strumento
invisibile
,
una
lamina
d
'
acciaio
che
si
mette
sotto
la
lingua
e
fa
vibrare
,
variandone
i
suoni
col
cavo
delle
mani
disposto
a
cassa
armonica
.
Poi
ne
spunta
un
altro
,
e
le
donne
silenziose
e
infide
.
La
gente
chiude
la
porta
perché
gli
zingari
sono
ladri
,
e
le
madri
non
finiscono
di
raccomandare
alle
figlie
di
non
aprire
e
di
non
dar
retta
per
quanto
dicano
.
Le
zingare
lo
sanno
e
stanno
ore
intere
dietro
la
porta
dicendo
:
"
Aprite
,
vi
devo
dire
una
bella
cosa
,
perché
ho
letto
nella
vostra
fortuna
.
Aprite
,
bella
stella
"
.
Parlano
,
insistono
,
pregano
,
supplicano
.
Le
ragazze
tremano
perché
,
vorrebbero
aprire
e
intanto
hanno
paura
.
Stanno
dietro
la
porta
e
guardano
dal
buco
della
serratura
:
la
zingara
coi
suoi
occhi
bramosi
e
là
dietro
e
guarda
la
porta
per
lungo
e
per
largo
con
quel
senso
di
stupore
animale
proprio
dei
cani
davanti
alle
porte
chiuse
.
"
Io
so
chi
vi
vuol
bene
"
,
supplica
la
zingara
.
"
Apritemi
e
ve
lo
dico
"
.
Lo
zingaro
,
invece
,
sta
serio
serio
in
piazza
.
Tutti
i
trafficanti
,
quando
arrivano
,
si
mettono
a
gridare
per
annunziarsi
,
ma
lui
no
;
basta
che
si
veda
da
lungi
il
suo
fuocherello
,
che
si
senta
il
grosso
respiro
dei
mantici
,
perché
tutti
corrano
a
vedere
,
Egli
sta
attento
che
non
gli
rubino
nulla
i
ragazzi
.
Coi
suoi
occhi
mette
in
soggezione
e
sembra
che
veda
da
tutte
le
parti
.
Ha
i
cerchietti
d
'
oro
agli
orecchi
.
Suo
figlio
o
suo
fratello
gira
per
le
porte
a
cercare
lavoro
;
i
suoi
occhi
pronti
scoprono
tutto
nella
penombra
delle
case
,
si
ficcano
addosso
alle
belle
ragazze
.
I
suoi
denti
,
mentre
parla
o
ride
,
fanno
rabbrividire
.
Le
ragazze
si
rifugiano
in
un
angolo
e
tremano
di
aver
aperto
.
Le
pastore
e
le
contadine
sono
audaci
quando
arriva
l
'
orefice
o
il
venditore
di
orci
di
creta
.
Fanno
siepe
intorno
,
complici
,
qualcuna
di
loro
riesce
a
mettersi
sotto
il
grembiule
una
cuccuma
o
una
fiasca
.
Qualcuna
è
riuscita
a
trafugare
un
anello
;
tant
'
è
vero
che
i
venditori
,
quando
arrivano
,
ora
,
fanno
col
bastone
un
continuo
giro
per
tener
indietro
la
gente
.
"
Paese
di
celebri
ladri
!
"
esclamano
,
e
nessuno
n
'
ha
per
male
.
Ma
la
sera
,
quando
va
via
,
il
venditore
s
'
accorge
che
gli
manca
qualche
cosa
.
Con
gli
zingari
invece
è
più
difficile
.
I
ragazzi
studiano
,
in
disparte
,
i
momenti
di
distrazione
dello
zingaro
sperando
di
portargli
via
il
martelletto
da
stagnare
,
o
un
pezzo
di
stagno
.
Gli
zingari
vanno
via
all
'
improvviso
come
ladroni
,
e
tutti
si
frugano
per
vedere
se
manca
qualche
cosa
.
Una
volta
mancò
una
ragazza
,
la
Crisolia
.
La
Crisolia
molti
se
la
ricordavano
ragazzina
proprio
l
'
anno
avanti
,
quando
le
legavano
i
capelli
ricci
in
un
ciuffo
stretto
al
sommo
del
capo
.
Fin
da
piccina
aveva
sempre
tentato
di
partire
con
tutti
quelli
che
partivano
,
e
pareva
un
capriccio
infantile
e
innocuo
.
Veniva
a
sapere
che
qualcuno
andava
via
ed
ella
si
presentava
all
'
alba
,
senza
dir
motto
,
alla
casa
di
costui
,
aspettava
pazientemente
fuori
della
porta
,
e
sentiva
i
rumori
dei
preparativi
alla
partenza
;
teneva
sulle
ginocchia
il
suo
bagaglio
:
una
scatola
di
cartone
in
cui
era
la
sua
vesticciuola
rossa
delle
feste
.
La
gente
,
quando
si
accorgeva
che
ella
aspettava
,
apriva
la
porta
,
la
invitava
a
entrare
,
perché
era
risaputo
che
all
'
alba
di
tutte
le
partenze
la
Crisolia
faceva
la
sua
apparizione
.
Ella
si
metteva
in
un
angolo
e
guardava
tutto
attentamente
,
e
rideva
fra
sé
e
sé
.
In
fretta
,
prima
che
chi
partiva
si
muovesse
,
ella
discendeva
le
scale
e
si
precipitava
accanto
al
mulo
legato
davanti
al
mannnello
di
fieno
.
Si
arrampicava
coi
piedi
scalzi
(
la
mamma
non
le
aveva
messe
le
scarpe
per
la
partenza
)
sulle
sporgenze
del
muro
,
e
aspettava
.
Poi
,
quando
il
viaggiatore
scendeva
,
ella
supplicava
invano
che
la
portasse
con
sé
,
si
metteva
a
corrergli
dietro
,
e
piangeva
,
fino
a
che
non
lo
vedeva
dileguare
.
Poi
si
chetava
e
aspettava
di
partire
con
un
altro
,
mai
delusa
.
Ora
era
partita
sul
serio
dietro
allo
zingaro
.
Crisolia
non
ha
il
colore
della
pelle
degli
zingari
,
è
bianca
,
non
ha
rubato
mai
in
piazza
,
quando
arrivavano
i
mercanti
,
e
non
sa
rubare
neppur
ora
.
Lo
zingaro
la
guarda
compassionevolmente
,
non
senza
tenerezza
,
e
i
compagni
gliela
guardano
con
pietà
.
Ella
non
sa
più
perché
sta
con
lui
;
guarda
spesso
l
'
uomo
che
le
piacque
,
che
nella
sua
mente
non
ha
un
nome
preciso
,
e
si
chiama
ancora
e
sempre
per
lei
lo
Zingaro
.
Ella
non
ha
saputo
fargli
neppure
un
figlio
,
e
si
sa
che
i
ragazzi
servono
per
scorazzare
nei
paesi
,
e
portano
via
sempre
qualche
cosa
,
nascosta
sotto
la
camicia
.
Ella
non
va
più
da
molto
tempo
al
suo
paese
,
ma
in
tutti
i
paesi
che
traversa
riconosce
le
stesse
facce
del
luogo
dove
è
nata
;
questo
la
stupiva
un
poco
dapprima
;
a
quelle
si
affeziona
e
non
si
azzarda
a
far
male
.
Tutti
conoscono
la
vecchia
bigotta
che
sta
alla
Marina
.
Era
ricca
e
ora
non
ha
che
un
giardinetto
intorno
alla
casa
;
prega
tutto
il
giorno
,
e
quando
non
prega
sta
a
curare
i
suoi
fiori
;
delle
volte
aspetta
una
visita
promessa
,
perché
nei
momenti
liberi
è
in
giro
a
pregare
gli
amici
e
i
forestieri
che
vadano
a
visitare
il
suo
giardino
.
Bisogna
dirle
che
andrà
in
Paradiso
e
che
il
suo
giardino
è
bello
;
allora
fissa
l
'
interlocutore
coi
suoi
occhi
di
fedele
che
vede
lontano
e
domanda
:
"
Me
lo
dite
sul
serio
?
"
Poi
accompagna
il
visitatore
per
il
suo
giardinetto
,
guidandolo
per
ogni
pianta
come
in
un
mondo
.
"
Questa
è
la
menta
,
questa
è
la
salvia
,
questo
è
il
geranio
"
.
Guarda
i
fiori
che
spuntano
meravigliosamente
,
e
quando
è
generosa
stacca
una
foglia
e
la
porge
al
visitatore
.
Tutti
le
promettono
di
andare
da
lei
,
e
poi
magari
non
vanno
perché
si
annoiano
;
ella
aspetta
ore
intere
nelle
sue
stanze
dove
ha
messo
tutto
in
ordine
e
dove
ha
preparato
il
caffè
.
Lentamente
l
'
odore
inebriante
del
caffè
si
disperde
,
la
ciotola
diviene
fredda
,
ed
ella
la
tocca
di
quando
in
quando
come
si
fa
coi
febbricitanti
.
Nessuno
arriva
,
o
arriva
quando
è
sera
,
ed
è
troppo
tardi
per
vedere
il
giardino
.
Allora
esce
col
lume
a
farglielo
vedere
,
e
il
giardino
è
pieno
di
misteri
e
di
meandri
.
Quando
arrivano
le
zingare
,
costei
è
la
sola
che
apra
la
porta
sicura
e
che
si
fidi
di
loro
.
Dà
loro
i
trespoli
del
letto
,
e
il
tripode
di
ferro
della
catinella
perché
le
facciano
un
bel
lavoro
;
le
zingare
dileguano
e
non
si
fanno
più
vedere
.
Tutte
queste
vagabonde
lo
sanno
,
perché
ogni
carovana
manda
qualcuno
a
bussare
alla
sua
porta
e
a
supplicare
.
Le
prendono
la
vecchia
mano
,
l
'
aprono
,
e
vi
leggono
:
"
Qui
è
scritto
che
andrete
davvero
in
Paradiso
"
.
Invece
,
la
Crisolia
non
sa
fare
neppur
questo
.
Ella
dice
,
dietro
la
porta
,
cose
che
non
la
interessano
:
"
Presto
"
,
le
dice
"
riacquisterete
le
ricchezze
perdute
;
presto
vi
verrà
una
gran
novità
;
c
'
è
un
giovane
che
vi
vuol
male
ma
c
'
è
un
vecchio
signore
che
vi
protegge
"
.
"
A
me
dici
queste
cose
?
Chi
vuoi
che
mi
voglia
bene
e
che
mi
protegga
?
Tu
ti
devi
essere
sbagliata
,
e
non
sei
una
buona
zingara
"
.
La
vecchia
non
vuole
aprire
,
perché
questa
non
sa
tirar
bene
la
sorte
.
Ma
la
Crisolia
ha
paura
di
tornare
al
suo
uomo
a
mani
vuote
,
e
insiste
,
e
picchia
rabbiosamente
contro
la
porta
.
La
vecchia
dice
dietro
la
fessura
della
chiave
:
"
Tu
non
sei
una
vera
zingara
,
tu
devi
essere
una
ladra
"
.
Ora
la
Crisolia
trema
dietro
la
porta
e
supplica
:
"
Apritemi
,
signora
Adelaide
,
apritemi
perché
io
so
...
"
"
Che
cosa
sai
,
se
non
ti
viene
in
mente
che
non
mi
chiamo
Adelaide
?
"
Non
c
'
è
più
speranza
,
e
la
Crisolia
si
mette
a
supplicare
tremando
e
sudando
:
"
Datemi
qualche
cosa
a
gloria
del
Signore
,
datemi
qualche
cosa
:
un
pezzo
di
pane
,
mi
basta
.
Io
non
posso
tornare
a
mani
vuote
.
Voi
non
sapete
"
.
La
vecchia
non
risponde
altro
che
un
"
sì
,
sì
"
canzonatorio
,
e
la
Crisolia
la
vede
,
attraverso
la
serratura
,
che
sta
seduta
con
le
mani
sulle
ginocchia
,
e
un
ciuffo
di
capelli
stopposi
le
pende
sugli
occhi
spenti
.
Batte
le
mani
aperte
furiosamente
contro
la
porta
:
"
Datemi
almeno
un
po
'
d
'
acqua
.
Neanche
un
po
'
d
'
acqua
?
"
La
vecchia
alla
fine
si
decide
ad
aprire
e
le
butta
un
catino
d
'
acqua
sporca
addosso
.
La
Crisolia
,
come
un
cane
bagnato
,
si
mette
a
girare
per
i
vicoli
,
guarda
i
balconi
,
spia
le
entrate
delle
case
,
vede
che
molti
chiudono
precipitosamente
la
porta
.
Se
almeno
avesse
il
triangolo
di
acciaio
su
cui
battere
e
fare
un
poco
di
musica
per
richiamo
,
i
curiosi
si
affaccerebbero
.
Ma
così
ha
l
'
aria
di
essere
una
forestiera
e
non
una
zingara
,
perché
è
vestita
decentemente
e
non
è
scura
in
faccia
.
Sulla
fronte
ha
un
lieve
colore
perlaceo
e
dorato
;
le
labbra
rosse
,
le
guance
fiorenti
,
gli
occhi
chiari
e
limpidi
.
Ed
ecco
che
scorge
a
un
balcone
una
donna
,
una
ragazza
,
pare
,
che
si
sporge
un
poco
per
annaffiare
il
vaso
di
menta
:
si
vede
il
suo
gomito
aguzzo
e
infantile
.
La
Crisolia
infila
le
scale
,
di
corsa
,
arriva
davanti
alla
porta
sbarrata
,
bussa
discretamente
.
Nessuno
risponde
.
Bussa
più
forte
.
"
Chi
è
?
"
Ella
riprende
fiato
e
dice
in
fretta
in
fretta
come
ha
sentito
dire
a
molte
sue
compagne
:
"
Io
so
che
un
Peppino
vi
vuol
bene
,
che
una
vecchia
donna
vi
vuol
male
,
ma
c
'
è
un
vecchio
signore
che
vi
protegge
"
.
"
Ma
che
Peppino
!
"
strilla
una
voce
fresca
di
dentro
;
"
se
io
sono
sposata
,
e
mio
marito
si
chiama
Antonio
!
E
poi
mia
suocera
mi
vuol
bene
,
e
quanto
al
vecchio
signore
...
"
Ella
esita
.
Che
non
voglia
dire
che
il
vecchio
signore
,
suo
padre
,
si
deciderebbe
a
darle
quei
soldi
?
La
donna
dietro
la
porta
rincalza
:
"
Io
vi
so
dire
la
buona
ventura
"
.
Ma
questo
rimette
in
sospetto
la
padrona
di
casa
la
quale
non
risponde
.
"
Datemi
un
po
'
d
'
acqua
almeno
,
mi
contento
dell
'
acqua
.
La
volete
la
fortuna
per
un
po
'
d
'
acqua
?
"
"
Se
è
per
l
'
acqua
,
ecco
"
.
La
donna
ha
aperto
la
porta
.
È
una
cucina
abbastanza
larga
,
imbiancata
da
poco
,
segno
che
la
casa
è
abitata
da
gente
nuova
;
c
'
è
il
fornello
acceso
,
e
sopra
vi
bolle
una
pentola
con
un
odore
e
un
calore
di
mattinata
familiare
.
Dalla
finestrella
entra
la
luce
del
meriggio
,
e
la
grande
voce
della
campagna
supina
,
e
il
grappolo
sonoro
delle
cicale
.
La
padrona
di
casa
non
è
una
ragazza
come
pareva
.
Può
avere
diciotto
anni
,
esile
,
il
viso
magro
da
adolescente
,
e
poi
un
gran
ventre
su
cui
posa
le
mani
conserte
.
Ha
l
'
aspetto
avido
delle
ragazze
e
insieme
delle
donne
prossime
a
diventar
madri
,
e
i
suoi
gesti
ripetono
nelle
faccende
familiari
quelli
fatti
per
gioco
e
per
ischerzo
nell
'
infanzia
.
Su
una
sedia
è
un
cesto
di
frutta
,
ed
ella
lo
guarda
di
quando
in
quando
come
se
si
trattasse
di
darne
a
un
suo
figlio
ideale
,
a
un
figlio
non
nato
.
Forse
per
chetarlo
prende
un
pugno
di
ciliegie
e
mangia
,
come
se
le
spartisse
in
due
,
fra
madre
e
figlio
.
"
Ecco
l
'
acqua
.
Avete
dove
metterla
?
"
La
osserva
da
capo
a
piedi
,
i
piedi
nudi
,
mentre
la
zingara
si
e
chinata
sul
fornello
e
soffia
fra
le
brace
.
"
Dove
volete
che
metta
l
'
acqua
?
"
Avidamente
si
attacca
all
'
orcio
e
beve
a
grandi
sorsate
l
'
acqua
fresca
;
ora
ne
sembra
tutta
irrorata
,
la
pelle
le
diviene
fresca
e
morbida
,
la
gola
le
trema
mentre
beve
.
L
'
acqua
le
scende
sul
collo
,
fresca
,
mentre
posa
l
'
orcio
.
Si
pulisce
con
la
manica
.
"
Siete
sposata
da
poco
?
"
"
Sei
mesi
"
.
sSu
un
'
altra
sedia
è
una
fascia
bianca
arrotolata
.
La
zingara
la
prende
,
la
svolge
un
poco
,
sorride
;
ma
la
sposa
gliela
ghermisce
e
la
nasconde
in
una
cassa
.
La
zingara
ha
seguito
la
sposa
mentre
è
andata
di
là
,
dove
è
eretto
il
letto
alto
.
Appoggiata
alla
sponda
del
letto
la
padrona
di
casa
si
copre
il
ventre
gelosamente
con
le
due
mani
,
fissa
la
zingara
e
le
domanda
:
"
Voi
non
avete
avuto
figli
?
"
La
zingara
dice
di
no
col
capo
.
È
facile
indovinarlo
:
le
è
rimasto
un
che
d
'
immaturo
,
ha
la
vita
stretta
come
una
vespa
,
i
suoi
occhi
e
la
sua
bocca
hanno
contorni
netti
,
la
sua
voce
è
aspra
:
dà
,
insomma
,
l
'
idea
di
quegli
arboscelli
matti
che
crescono
sui
vecchi
muri
e
non
danno
frutti
,
pur
fiorendo
a
primavera
,
e
sembrano
forti
.
"
Il
Signore
non
me
ne
ha
voluti
dare
"
.
Intorno
a
lei
si
fa
il
silenzio
e
il
vuoto
,
mentre
la
padrona
di
casa
si
affretta
a
nascondere
tutto
quello
che
ricorda
il
bambino
che
deve
venire
.
La
zingara
se
ne
accorge
e
dice
:
"
Io
non
sono
nata
zingara
,
ma
mi
ci
sono
fatta
"
.
La
sposa
s
'
interessa
subito
a
questo
discorso
,
si
fa
raccontare
com
'
ella
è
fuggita
di
notte
,
come
si
nascose
presso
la
città
prima
,
come
al
suo
paese
ella
non
va
mai
,
mai
più
.
Ora
discorrono
tutte
e
due
presso
il
letto
,
e
la
sposa
vi
si
è
sdraiata
come
un
animale
.
Ricordandosene
improvvisamente
corre
in
un
angolo
,
trova
certe
mele
acerbe
,
ancora
piccole
come
mandorle
.
"
Le
mandorle
non
sono
buone
quest
'
anno
,
sono
vuote
,
ma
le
mele
,
anche
così
acerbe
,
sono
dolci
,
dolci
,
provate
"
.
È
intenta
a
mangiare
,
assorta
come
una
capra
,
e
come
una
capra
leva
gli
occhi
interrogativi
intorno
.
Il
frutto
sotto
i
suoi
denti
sembra
divenire
più
succoso
e
le
irrora
le
labbra
.
La
zingara
dà
un
morso
a
un
frutto
anch
'
essa
,
e
si
ricorda
improvvisamente
della
sua
infanzia
.
Dice
:
"
Io
sapevo
fare
tante
cose
,
sapevo
ricamare
,
sapevo
fare
il
merletto
.
Invece
eccomi
qui
"
.
La
sposa
domanda
tranquillamente
:
"
Vi
vuol
bene
lui
,
lo
zingaro
?
"
Ella
sospira
e
si
stringe
nelle
spalle
.
"
A
me
sì
,
il
mio
"
,
dice
la
sposa
.
"
Quando
torna
,
ora
che
è
la
stagione
dei
frutti
,
mi
porta
sempre
qualche
cosa
.
Entra
senza
dir
nulla
,
posa
una
manata
di
frutta
sulla
tavola
,
appena
staccata
dall
'
albero
,
e
lui
dice
:
"
Mangia
subito
e
non
ti
toccare
"
.
Ha
paura
che
faccia
il
figlio
con
una
voglia
di
nespola
o
di
ciliegia
"
.
La
zingara
dice
:
"
Avete
mai
mangiato
terra
e
carbone
,
come
fanno
tante
donne
nella
vostra
condizione
?
"
La
sposa
ha
una
smorfia
di
disgusto
.
"
A
me
,
perché
,
le
dovete
dire
certe
cose
?
"
Le
sembra
che
la
donna
voglia
farle
del
male
,
la
guarda
mentre
ha
preso
la
scopa
per
spazzare
,
gliela
strappa
di
mano
,
dice
:
"
È
tempo
che
ve
ne
andiate
via
"
.
Mentre
dice
questo
i
suoi
occhi
cadono
sulla
tovaglia
che
ella
ha
ripiegato
accuratamente
,
sui
bicchieri
che
ella
ha
lavato
,
sul
pavimento
spazzato
a
metà
.
La
Crisolia
la
guarda
supplichevole
:
"
Avete
veduto
che
so
fare
tutto
come
una
donna
civile
?
"
"
Andate
via
perché
se
mio
marito
mi
trova
con
una
zingara
mi
sgrida
"
.
La
Crisolia
si
è
avviata
alla
porta
,
e
prima
di
uscire
dice
:
"
Non
mi
regalate
nulla
?
Vi
ho
servita
"
.
Ma
quella
fa
di
no
col
capo
.
Allora
si
mette
a
supplicare
:
"
Per
l
'
amore
di
quello
che
vi
deve
nascere
,
datemi
qualche
cosa
,
per
non
farmi
tornare
a
mani
vuote
,
o
mi
dicono
che
non
lavoro
"
.
La
sposa
prende
la
scopa
,
la
brandisce
,
minaccia
come
si
fa
coi
monelli
.
La
Crisolia
si
precipita
in
cucina
,
dove
ha
veduto
un
pane
,
lo
afferra
,
se
lo
mette
sotto
il
grembiule
,
e
via
di
corsa
per
le
scale
.
La
sposa
si
è
affacciata
alla
finestra
gridando
:
"
Acchiappatela
la
zingara
che
mi
ha
derubata
"
.
Ora
si
vede
la
Crisolia
che
l
'
hanno
afferrata
chi
per
i
capelli
,
chi
per
le
orecchie
,
chi
per
la
veste
;
sente
che
vanno
cercando
una
guardia
,
e
non
si
può
muovere
.
Il
pane
è
caduto
in
terra
,
qualcuno
lo
raccatta
,
lo
spolvera
,
lo
bacia
,
perché
il
pane
non
si
butta
in
terra
.
Una
donna
esclama
:
"
Che
miracolo
,
acchiappare
una
zingara
che
ha
rubato
!
Credo
che
sia
la
prima
volta
che
succede
"
.
CORONATA
Ella
si
era
messa
al
collo
la
medaglina
della
Madonna
,
legata
con
un
nastro
color
giallo
che
le
stava
bene
,
sul
petto
,
e
commentava
sottilmente
il
color
ocra
della
sua
pelle
.
Certo
,
con
un
nastro
verde
sarebbe
stata
meglio
,
come
nell
'
anno
precedente
,
se
ne
ricordava
.
Ai
nodi
delle
trecce
i
suoi
capelli
divenivano
gialli
;
verdi
erano
gli
spicchi
di
stoffa
che
le
gonfiavano
il
corpetto
,
stranamente
celesti
i
suoi
occhi
.
A
guardarla
,
uno
si
ricordava
del
grano
,
dei
campi
d
'
estate
,
perché
come
l
'
estate
ella
era
asciutta
e
abbondante
.
Improvvisamente
si
mise
a
dire
che
non
voleva
più
andare
al
santuario
,
e
tremava
tutta
d
'
un
tremito
inconsulto
.
Il
padre
si
mise
a
gridare
:
che
non
era
modo
quello
,
dopo
avere
ottenuto
la
grazia
di
guarire
dalla
malattia
,
di
non
mantenere
il
voto
che
aveva
fatto
.
Doveva
fare
la
strada
a
piedi
,
scalza
,
con
un
cero
in
mano
,
quattro
ore
di
cammino
per
le
montagne
.
Allora
si
mise
a
supplicare
che
non
la
costringessero
,
che
si
sarebbero
accorti
che
aveva
ragione
lei
a
non
volerci
andare
,
che
aveva
fatto
cattivi
sogni
e
aveva
peggiori
presentimenti
.
Invece
ci
si
aggiunse
la
signora
Domenica
,
quella
che
aveva
il
bambino
mutolo
,
e
che
voleva
fosse
lei
,
la
Coronata
,
a
tenerlo
fra
le
braccia
davanti
all
'
altare
della
Madonna
che
gli
doveva
,
se
voleva
,
ridare
la
parola
.
La
Coronata
si
mise
a
piangere
e
si
affacciava
alla
finestra
come
se
aspettasse
qualcuno
.
Passavano
suonando
pifferi
e
zampogne
i
pellegrini
,
che
venivano
di
lontano
,
e
scaricavano
in
piazza
,
in
segno
di
gioia
,
fucili
e
pistole
caricate
a
mitraglia
.
C
'
era
chi
faceva
la
strada
ballando
,
e
chi
improvvisava
un
balletto
durante
la
sosta
in
piazza
,
c
'
erano
le
donne
coi
lattanti
caricati
nelle
ceste
che
portavano
sulla
testa
,
c
'
era
un
gran
chiasso
che
si
aggiungeva
allo
strepito
dell
'
estate
.
Uno
di
quei
pellegrini
,
con
un
cavallo
infiocchettato
come
se
lo
portasse
per
voto
,
si
mise
a
gridare
verso
di
lei
:
"
Viva
la
Madonna
!
"
e
ballava
furiosamente
brandendo
un
fucile
.
La
Coronata
rientrò
in
casa
tremando
tutta
come
una
gallina
,
scarruffata
,
e
si
mise
a
battere
col
piede
nudo
:
"
No
,
no
,
e
no
!
"
"
Turca
,
saracina
,
diavola
,
eretica
!
"
le
strillavano
intorno
.
Si
avviarono
,
la
madre
si
caricò
sul
capo
la
cesta
dei
viveri
,
la
Coronata
prese
il
cero
pesante
ornato
di
nastrini
,
si
mise
,
sulle
trecce
,
la
coroncina
di
spine
intrecciata
di
fiori
di
vitalba
che
sembravano
uno
stuolo
d
'
api
che
le
svolassero
intorno
al
viso
caldo
e
maturo
,
e
stava
attenta
a
non
pungersi
.
Si
batteva
la
mano
sul
petto
dicendo
:
"
Madonna
mia
,
che
cosa
mi
sta
per
succedere
!
"
Ma
nessuno
le
badava
,
e
il
padre
la
mandava
avanti
come
una
vitella
.
La
gente
del
cavallo
era
già
lontana
e
cantava
a
squarciagola
.
Il
mutolo
,
che
si
passavano
ora
l
'
una
ora
l
'
altra
portandolo
in
braccio
,
stava
a
guardare
come
tutti
gridavano
evviva
,
come
agitavano
le
armi
,
e
,
era
l
'
alba
,
gli
alberi
in
fiamme
che
avevano
illuminato
il
cammino
tutta
la
notte
.
"
Oh
,
lui
non
sente
niente
,
povero
angelo
!
"
diceva
la
signora
Domenica
.
Ma
il
mutolo
aveva
capito
,
e
agitava
le
braccine
come
chi
voglia
dire
qualche
cosa
.
A
una
fonte
della
montagna
la
gente
del
cavallo
si
era
fermata
,
mangiava
e
beveva
,
e
chi
non
aveva
da
masticare
cantava
a
squarciagola
.
Ma
non
cantavano
niente
di
religioso
,
tanto
che
la
signora
Domenica
si
lagnava
.
"
Guarda
che
razza
d
'
infedeli
,
che
vanno
cantando
canzonacce
alla
festa
ma
perché
ci
vanno
?
"
Nessuno
sapeva
di
dove
fossero
,
ma
la
Coronata
lo
sapeva
:
dovevano
essere
i
compratori
di
pelli
e
di
cera
che
venivano
dall
'
altro
versante
,
gente
che
vive
in
montagna
la
metà
dell
'
anno
,
e
poi
scende
con
le
bestie
cariche
di
merce
.
Come
lo
sapeva
?
Ella
si
mise
a
ridire
che
voleva
tornare
indietro
,
che
quella
era
una
brutta
giornata
per
lei
,
che
la
Madonna
le
perdonava
se
tornava
a
casa
.
Allora
il
padre
le
disse
che
era
capace
di
persuaderla
con
le
cattive
,
anche
coi
suoi
diciotto
anni
quanti
ne
aveva
.
L
'
alba
era
ormai
schiarita
,
il
sole
tentava
di
penetrare
nelle
valli
fresche
e
scure
,
cominciavano
sulle
vette
più
alte
le
cicale
a
cantare
,
mentre
in
basso
la
voce
invernale
dei
torrenti
strepitava
come
chi
non
vuole
ascoltare
.
Poi
cominciò
il
paesaggio
delle
baracche
di
felci
,
dove
tenevano
bottega
per
i
pellegrini
i
vinai
,
presso
le
fonti
limpide
,
e
le
strade
di
confluenza
dove
arrivavano
dagli
altri
paesi
le
genti
ubbriache
di
canti
,
di
chiasso
,
di
vino
e
i
malati
che
levavano
il
viso
emaciato
dalle
barelle
,
e
gli
ubbriachi
che
andavano
pencolando
sul
ciglio
delle
strade
come
i
muli
.
Si
spalancarono
gli
abissi
delle
valli
,
le
gole
dei
burroni
,
tra
un
coro
assordante
di
grida
,
uno
sventolio
di
cappelli
e
di
fazzoletti
,
i
pazzi
colpi
dei
fucili
:
apparve
il
santuario
bianco
con
la
sua
forma
di
vescovo
mitrato
,
in
fondo
alla
valle
.
La
Coronata
teneva
il
mutolo
in
braccio
presso
la
balaustra
dell
'
altare
,
e
diceva
:
"
Grida
,
grida
,
chiama
la
Madonna
"
.
Lo
teneva
stretto
fra
le
braccia
,
gli
premeva
il
capo
contro
il
marmo
freddo
della
ringhiera
.
Il
bambino
cacciava
fuori
urli
indistinti
,
grondante
di
sudore
,
coi
capelli
ritti
,
la
bocca
aperta
,
bianco
come
la
cera
.
Le
candele
dell
'
altare
si
storce
vano
lentamente
nel
gran
caldo
di
fiati
e
di
sospiri
della
folla
,
e
di
colpo
grondavano
grosse
lagrime
di
cera
sulla
tovaglia
dell
'
altare
.
La
Madonna
di
pietra
colorata
,
coperta
di
orecchini
e
di
braccialetti
,
guardava
coi
suoi
occhi
neri
dritto
alla
porta
da
cui
irrompeva
la
gente
,
sebbene
la
chiesa
fosse
affollata
.
Ad
ogni
gruppo
di
persone
che
entrava
,
la
folla
compatta
si
contraeva
come
il
corpo
di
un
mostro
che
digerisca
a
fatica
.
Vi
penetravano
,
come
in
un
mistico
ovile
,
le
mucche
e
le
capre
infiocchettate
che
i
pastori
portavano
in
voto
,
e
che
dovevano
giungere
fino
all
'
altare
.
Le
donne
,
attorno
al
mutolo
,
lo
premevano
da
tutte
le
parti
,
gli
gridavano
ai
sordi
orecchi
,
gli
mostravano
,
per
fargli
capire
,
come
muovevano
le
labbra
gialle
nell
'
atto
di
gridare
:
"
La
Madonna
!
"
.
Altre
donne
,
appassionate
di
quel
fatto
,
si
pigiavano
intorno
,
si
mettevano
a
battersi
il
petto
col
pugno
,
a
gridare
a
squarciagola
:
"
Fa
'
il
miracolo
,
Madonna
santa
!
"
Pareva
che
si
fosse
stabilita
una
gara
invidiosa
a
chi
ottenesse
il
miracolo
.
Il
mutolo
,
alto
su
tutta
la
folla
,
si
era
arrampicato
sul
marmo
della
balaustra
,
e
gli
pungevano
gli
occhi
tutte
quelle
candele
,
le
bocche
aperte
lo
stordivano
,
e
le
mani
intorno
che
lo
reggevano
parevano
portarlo
in
alto
,
in
alto
,
con
gli
angeli
.
Aveva
capito
,
e
ormai
la
voce
gli
usciva
dalle
labbra
come
in
rantolo
.
Gli
uomini
,
con
fusi
tra
la
folla
,
pallidi
a
sentirsi
stretti
fra
le
donne
,
si
smarrivano
.
Di
quando
in
quando
,
dal
banco
coperto
di
tela
bianca
,
su
cui
i
devoti
gittavano
orecchini
e
anelli
in
un
impeto
,
fremendo
e
gridando
:
"
Madonna
bella
!
"
,
il
prete
levava
gli
occhi
al
soffitto
,
come
se
vi
vedesse
volare
quella
voce
divenuta
articolata
,
e
quella
parola
che
avrebbe
fatto
saltare
di
urli
la
chiesa
.
Ma
a
un
tratto
la
Coronata
lasciò
andare
il
ragazzo
.
Un
uomo
si
era
avvicinato
a
lei
circondato
da
altri
visi
risoluti
.
Il
mutolo
si
afflosciò
sulla
balaustrata
,
gridò
,
parve
che
gridasse
distintamente
:
"
Madonna
mia
!
Mamma
mia
!
"
;
la
folla
si
levò
tumultuando
e
battendosi
il
petto
,
mentre
un
cavallo
nero
infiocchettato
di
rosso
si
faceva
strada
scalpitando
e
nitrendo
,
si
avvicinava
all
'
altare
,
ed
eccolo
che
invece
di
accosciarsi
come
era
uso
,
si
voltava
verso
la
porta
con
una
donna
in
groppa
,
e
sotto
i
colpi
di
un
giovane
fosco
,
aveva
infilato
la
porta
,
e
via
come
un
'
apparizione
.
La
gente
che
ballava
in
piazza
non
vi
aveva
fatto
caso
lì
per
lì
,
fino
a
quando
una
donna
non
si
precipitò
dalla
porta
della
chiesa
,
coi
capelli
sciolti
,
gridando
:
"
Mi
hanno
rubata
mia
figlia
!
"
Altre
grida
coprirono
quella
voce
:
"
Ha
fatto
il
miracolo
!
"
Il
cavallo
era
scomparso
non
si
sa
da
qual
parte
del
bosco
intorno
,
e
aveva
mandato
all
'
aria
un
gruppo
di
persone
intorno
all
'
indovina
ben
data
,
che
rimase
sola
sulla
piazza
come
se
giocasse
a
moscacieca
.
Le
madri
in
piazza
misero
fuori
un
gran
vocio
:
"
O
Marianna
,
o
Grazia
,
o
Lucia
!
"
per
assicurarsi
che
le
figliole
le
vi
fossero
ancora
.
Un
uomo
,
col
fucile
brandito
,
cominciò
a
chiedere
che
gli
prestassero
un
mulo
,
un
asino
,
per
inseguire
il
ladro
,
e
si
videro
un
uomo
e
una
donna
vecchi
che
spronavano
un
asino
ilare
e
trotterellante
,
dietro
le
tracce
del
cavallo
nero
.
Le
ragazze
erano
spaventate
e
sognanti
,
e
sapevano
di
che
paese
fosse
la
ragazza
rubata
.
Nel
bosco
fu
un
clamore
e
un
domandare
affannoso
a
chi
veniva
,
se
avevano
veduta
una
donna
in
groppa
a
un
cavallo
infiocchettato
e
un
giovane
anche
lui
in
groppa
.
Le
voci
erano
contraddittorie
,
sembrava
che
le
persone
non
capissero
nulla
,
che
cosa
fosse
una
donna
e
un
cavallo
.
Forse
avevano
paura
che
il
ladro
fosse
un
personaggio
pericoloso
,
e
indicavano
vagamente
la
strada
,
in
su
,
in
giù
,
di
qua
,
di
là
,
a
casaccio
.
La
madre
coi
capelli
sciolti
andava
invocando
e
supplicando
tutti
i
santi
.
Gridava
per
le
valli
:
"
O
Coronata
,
o
Coronata
!
Figliola
!
"
Ma
le
sue
parole
erano
coperte
dalla
voce
dei
fiumi
profondi
che
si
cercavano
per
le
valli
,
e
i
monti
stessi
non
ripetevano
né
ampliavano
quelle
parole
,
ma
facevano
una
vaga
risonanza
come
se
la
stessa
eco
fosse
ammutolita
.
Verso
sera
parve
,
in
una
conca
deserta
,
che
sul
pendio
d
'
una
montagna
si
accendesse
un
fuoco
;
parve
che
nella
macchia
scura
delicati
colori
di
panni
di
donna
risplendessero
come
un
'
apparizione
.
Il
padre
si
mise
sparare
all
'
impazzata
,
fino
a
che
si
fece
largo
fra
i
rami
d
'
un
albero
una
donna
che
si
mise
a
parlare
.
Tutta
la
valle
si
mise
a
sentire
,
e
ad
ampliare
quella
voce
che
pareva
sovrumana
,
la
voce
stessa
di
un
'
eco
che
miracolosamente
avesse
imparato
a
inventare
parole
;
e
diceva
:
"
Io
ve
lo
avevo
detto
che
non
volevo
partire
.
Lo
sapevo
che
sarebbe
finita
così
,
e
ormai
È
inutile
starci
a
pensare
.
Se
qualcuno
si
muove
gli
sparo
,
perché
questo
è
il
mio
marito
,
e
lo
amo
"
.
La
voce
si
spense
,
si
risentì
confusamente
ripetere
due
tre
volte
qualche
sillaba
di
quelle
parole
dagli
echi
assorti
e
lontani
,
con
la
loro
voce
burbera
e
ironica
.
Il
padre
era
seduto
su
un
sasso
,
col
viso
fra
le
mani
,
e
sembrava
morto
in
quell
'
atto
.
La
madre
,
coi
grigi
capelli
sciolti
,
con
le
lagrime
che
le
bagnavano
il
viso
come
un
sudore
disumano
,
disse
volgendosi
a
qualcuno
:
"
Ci
avrà
pensato
,
quel
maledetto
,
a
portarle
qualche
cosa
da
mangiare
?
Se
vi
fosse
qualcuno
che
le
portasse
una
pentola
e
un
poco
di
pasta
.
Io
no
,
non
li
voglio
più
vedere
.
Per
me
sono
morti
"
.
TERESITA
Il
Ferro
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
camminava
tutto
il
giorno
su
e
giù
per
la
stanza
come
un
carcerato
.
Appariva
a
tratti
alla
finestra
,
dava
un
'
occhiata
fuori
,
voltava
bruscamente
le
spalle
e
riprendeva
a
camminare
col
suo
passo
cadenzato
come
il
battito
d
'
un
orologio
.
I
ragazzi
,
quando
lo
vedevano
,
coi
capelli
bianchi
ritti
sulla
fronte
e
gli
occhi
grigi
,
si
nascondevano
dietro
il
grosso
macigno
che
era
rotolato
dall
'
alto
della
montagna
fin
sotto
alla
sua
finestra
.
Le
donne
di
casa
,
la
moglie
e
due
figlie
,
stavano
tutto
il
giorno
in
cucina
,
zitte
e
scalze
,
e
di
loro
non
si
sentiva
che
qualche
sospiro
.
Lo
servivano
,
gli
mettevano
le
scarpe
inginocchiate
ai
suoi
piedi
,
lo
lasciavano
mangiare
solo
,
sempre
attente
che
non
echeggiasse
la
sua
voce
iraconda
.
Egli
chiamava
:
"
Signora
Saveria
!
"
quando
chiamava
la
moglie
;
ella
accorreva
tremante
e
inchinata
,
e
stava
a
sentire
immobile
i
suoi
ordini
e
la
gragnuola
delle
sue
frasi
risentite
.
Egli
aveva
in
uggia
tutto
il
mondo
,
e
bastava
andare
a
chiedergli
un
consiglio
per
tornare
umiliati
e
irritati
dalle
male
parole
.
Ammetteva
alla
sua
presenza
soltanto
il
figlio
più
piccolo
,
quello
che
gli
somigliava
di
più
e
che
aveva
destinato
agli
studi
.
Altri
due
figli
più
grandi
,
appena
in
età
di
saltare
li
fece
pastori
.
Il
figliolo
privilegiato
lo
stava
a
guardare
ore
intere
come
andava
su
e
giù
,
facendo
a
tratti
qualche
gesto
quasi
per
togliersi
di
dosso
un
che
di
fastidioso
.
La
mattina
,
chiuso
nella
sua
stanza
,
sentiva
rivivere
tutta
la
casa
:
era
come
un
fremito
che
s
'
impossessava
di
tutto
,
coi
vetri
che
tintinnavano
,
con
le
scope
che
strisciavano
a
lungo
,
come
se
fuori
piovesse
a
scrosci
più
forti
e
men
forti
.
Poi
sentiva
la
voce
della
moglie
che
svegliava
la
bambina
più
piccola
,
Teresita
,
con
la
dolcezza
di
chi
distoglie
una
persona
amata
da
un
'
illusione
:
era
un
gorgheggio
,
un
richiamo
,
un
discreto
richiamo
tra
un
bosco
dove
qualcuno
si
fosse
smarrito
o
nascosto
.
Tutte
le
mattine
egli
notava
,
era
una
musica
nuova
,
qualche
cosa
di
bizzarro
e
di
capriccioso
che
la
madre
sapeva
inventare
.
Dopo
aver
fatto
il
trillo
dell
'
usignuolo
,
il
miagolio
del
gatto
e
il
tubare
della
voce
materna
,
chiamava
per
nome
la
bambina
:
"
Teresita
,
Teresita
"
,
e
la
distoglieva
così
dal
sonno
,
fino
a
che
quella
balzava
su
richiamata
dal
ricordo
improvviso
e
urgente
delle
cose
che
aveva
lasciate
alla
veglia
.
Poi
non
si
udiva
più
nulla
.
La
piccina
faceva
una
grande
fatica
a
orientarsi
;
tutta
la
casa
pendeva
sul
suo
silenzio
,
e
sulle
sue
prime
parole
roche
,
sul
suo
visino
ancora
impigliato
,
nel
groviglio
del
sonno
,
a
un
sogno
che
l
'
attraeva
ancora
come
fosse
ancora
vero
.
Il
padre
,
il
Ferro
,
aspettava
con
un
segreto
piacere
:
ella
si
avvicinava
alla
sua
porta
,
col
passo
strascicato
e
incerto
,
ed
era
come
gli
camminasse
sul
petto
.
Si
vedeva
,
di
sotto
l
'
interstizio
della
porta
,
l
'
ombra
della
piccina
assottigliarsi
e
allungarsi
fra
l
'
alta
luce
che
irrompeva
da
fuori
,
e
sull
'
altalena
delle
ombre
convergenti
in
cui
si
trasmutava
tutto
quello
che
si
moveva
nella
casa
,
ella
avanzava
finalmente
,
e
diceva
:
"
Papà
,
papà
"
.
Egli
la
lasciava
fare
e
taceva
.
Fino
a
che
la
piccina
cominciava
a
picchiare
,
in
ritmo
sempre
più
alto
come
una
frase
musicale
.
Ta
-
-
ta
-
-
ta
-
-
ta
.
Tatatatà
.
Poi
batteva
coi
piccoli
pugni
,
con
la
mano
aperta
,
col
ginocchio
nudo
.
Il
Ferro
ascoltava
e
rideva
fra
sé
e
sé
.
Quella
sofferenza
e
quell
'
attesa
gli
davano
un
piacere
infantile
.
Apriva
la
porta
,
l
'
afferrava
tra
le
braccia
,
se
la
faceva
sedere
accanto
,
sul
letto
,
e
le
domandava
:
"
Che
cosa
hai
sognato
?
Vuoi
bene
al
tuo
papà
?
"
Su
questa
domanda
era
solito
insistere
:
"
Vuoi
bene
al
tuo
papà
?
Quanto
gli
vuoi
bene
?
Molto
?
Quanto
?
"
"
Quanto
voglio
bene
al
sole
,
alla
luna
"
,
ella
rispondeva
,
"
quanto
agli
occhi
,
quanto
al
pane
,
quanto
al
cielo
"
.
Egli
non
si
stancava
di
ascoltarla
,
e
le
faceva
ripetere
all
'
infinito
quelle
proteste
d
'
amore
,
lui
che
non
era
abituato
a
sentirne
.
Poi
si
levava
,
i
suoi
occhi
grigi
ridiventavano
protervi
,
la
sua
bocca
riprendeva
la
piega
amara
del
disprezzo
.
Teresita
tornava
piccola
piccola
con
la
mamma
in
cucina
,
e
sapeva
che
non
poteva
più
mostrarsi
perché
il
padre
l
'
avrebbe
sgridata
.
Egli
voleva
soltanto
che
lo
svegliasse
la
mattina
dicendogli
che
gli
voleva
bene
.
Quando
la
rivedeva
vestita
,
con
la
treccina
stretta
al
sommo
del
capo
,
col
visino
assorto
delle
bambine
che
aspettano
qualche
cosa
,
provava
lo
stesso
sentimento
che
aveva
verso
le
altre
figliole
una
specie
di
animosità
inconscia
,
come
se
quelle
fossero
sogni
suoi
finiti
male
.
Poi
maritò
le
più
grandi
mentre
la
Teresita
era
ancor
piccola
,
e
andava
rimuginando
a
chi
l
'
avrebbe
data
:
vi
pensava
,
e
sentiva
che
avrebbe
odiato
il
marito
di
Teresita
.
Intanto
ordinò
ai
figli
più
grandi
che
si
trovassero
lavoro
fuori
:
uno
lo
arruolò
fra
le
guardie
di
finanza
,
e
quello
strillava
che
voleva
rimanere
in
paese
a
lavorare
la
terra
;
l
'
altro
scappò
di
casa
una
notte
e
non
si
seppe
più
nulla
di
lui
.
Una
fretta
irragionevole
lo
prese
di
fronte
alla
vecchiaia
,
e
non
fu
contento
se
non
quando
la
casa
fu
vuota
,
quando
tutti
se
ne
furono
andati
chi
di
qua
chi
di
là
,
e
che
però
si
ricordavano
di
lui
e
della
sua
durezza
con
una
specie
di
tenero
accoramento
verso
l
'
infanzia
passata
fra
tanta
inutile
severità
.
Tutti
fuori
di
casa
,
e
lui
,
solo
,
inquieto
come
un
vecchio
leone
.
Anche
il
figlio
prediletto
,
appena
avuta
una
professione
,
lo
abbandonò
perché
si
volle
sposare
.
Questo
fu
per
il
vecchio
il
più
gran
dolore
.
Chi
gli
voleva
bene
,
ormai
?
Uscì
di
casa
per
ultima
,
data
a
un
contadino
ricco
,
la
Teresita
,
divenuta
una
bella
ragazza
.
Gliela
diede
con
rabbia
.
Rimaser
soli
,
nella
casa
,
lui
e
la
moglie
,
uno
di
qua
e
l
'
altra
di
là
,
senza
mai
vedersi
o
quasi
,
perché
egli
seguitava
a
dormire
solo
e
a
mangiar
solo
.
Il
giorno
dopo
le
nozze
di
Teresita
,
il
Ferro
aveva
finito
col
vestirsi
tardi
,
irritato
e
sorpreso
di
non
vedere
più
,
come
al
solito
,
la
figlia
.
Alla
moglie
che
lo
stava
calzando
si
mise
a
domandare
:
"
Che
ne
è
della
Teresita
e
di
suo
marito
?
Non
viene
a
salutarmi
?
Non
vengono
a
baciarmi
la
mano
per
ringraziarmi
di
averli
uniti
?
Quel
mascalzone
crede
di
potersi
dispensare
dalle
buone
usanze
?
Che
cosa
sono
divenuto
io
?
Io
sono
capace
di
farlo
arrestare
.
Non
mi
vuole
più
bene
nessuno
;
nessuno
mi
vuole
più
bene
"
.
Non
c
'
era
modo
di
fargli
tenere
fermo
il
piede
per
infilargli
la
scarpa
.
"
Buono
,
buono
"
,
diceva
la
moglie
"
verranno
,
verranno
certo
più
tardi
a
salutarvi
e
a
chiedervi
la
benedizione
"
.
Arrivarono
difatti
che
il
sole
era
già
alto
.
La
Teresita
si
mise
a
picchiare
disperatamente
,
ma
il
Ferro
ordinò
che
non
si
aprisse
,
e
diceva
:
"
Snaturati
!
È
questa
l
'
ora
di
levarsi
?
È
questa
l
'
ora
di
venire
a
chiedermi
la
benedizione
?
Non
apro
,
non
voglio
aprire
.
Nessuno
mi
vuole
più
bene
,
Teresita
"
.
Ma
ebbe
il
coraggio
di
lagnarsi
fino
a
che
restò
chiusa
la
porta
.
Quando
si
decise
ad
aprire
,
sedette
solennemente
su
una
sedia
e
vide
avanzare
lo
sposo
con
la
faccia
storta
e
contrariata
dietro
le
spalle
di
Teresita
.
Si
misero
in
ginocchio
ai
suoi
piedi
ed
egli
li
benedì
non
senza
mettersi
poi
a
leticare
col
genero
:
che
lasciasse
venire
da
lui
tutte
le
mattine
la
Teresita
a
svegliarlo
,
altrimenti
non
si
sarebbe
più
levato
dal
letto
.
Teresita
era
bellissima
,
con
gli
occhi
chiari
,
e
una
dolce
stanchezza
nello
sguardo
.
Egli
sospettò
che
fosse
felice
e
ne
ebbe
dispetto
.
Le
domandò
:
"
Sei
contenta
?
"
Ella
annuì
con
un
gran
cenno
del
capo
.
Allora
egli
divenne
furibondo
:
"
Dove
me
la
porti
questa
figliola
,
mascalzone
!
Tu
non
te
la
meritavi
;
tu
sei
uno
stupido
:
tu
finirai
in
carcere
"
.
Erano
abituati
alle
sue
parole
grosse
e
non
vi
facevano
caso
.
Tentarono
di
consolarlo
,
ed
egli
non
chiedeva
di
meglio
che
d
'
esser
consolato
,
circondato
di
premure
,
sentirli
discorrere
di
lui
sottovoce
;
domandarsi
che
cosa
potevano
somministrargli
per
calmarlo
.
Al
primo
bicchier
d
'
acqua
rinvenne
,
e
li
vide
che
si
scostavano
lungo
le
pareti
della
stanza
per
lasciarlo
passeggiare
.
Da
allora
,
tutte
le
mattine
Teresita
si
levava
,
in
fretta
e
correva
come
sempre
,
alle
sette
,
a
svegliarlo
.
Egli
risentiva
la
sua
voce
e
il
suo
tocco
,
e
questa
volta
fuori
della
porta
di
casa
.
La
lasciava
picchiare
e
si
ravvoltolava
nelle
coperte
.
Ella
cominciava
a
parlare
per
persuaderlo
ad
aprire
,
per
potergli
dire
buon
giorno
,
per
dirgli
che
gli
voleva
bene
e
servirlo
.
Egli
taceva
,
e
gli
veniva
da
ridere
,
contento
,
udendo
che
la
voce
di
lei
era
sempre
quella
d
'
un
tempo
,
una
tenera
voce
che
usciva
dal
suo
petto
maturo
come
di
sotto
un
velo
.
Alle
volte
si
addormentava
di
nuovo
per
pochi
minuti
,
ed
era
dolce
dormire
sapendosi
vigilato
.
Sapeva
che
Teresita
sedeva
sullo
scalino
della
porta
;
di
quando
in
quando
metteva
le
labbra
al
buco
della
serratura
e
chiamava
:
"
Papà
,
papà
"
.
Quella
voce
arrivava
a
lui
deformata
dalla
cavità
attraverso
cui
passava
,
e
lo
faceva
ridere
,
come
se
si
trattasse
d
'
un
gioco
di
ragazzi
.
Alla
fine
apriva
,
ed
ella
entrava
umile
e
sottomessa
.
Venne
l
'
inverno
,
le
strade
del
paese
in
pendio
divennero
torrenti
,
la
neve
sulle
montagne
brillava
nuova
.
Una
mattina
il
Ferro
aspettava
che
Teresita
picchiasse
alla
porta
.
Pareva
che
fosse
il
vento
e
non
era
:
era
lei
che
batteva
e
chiamava
,
come
travolta
dalla
tempesta
:
"
Papà
,
papà
!
Aprite
,
sono
io
"
.
Egli
fingeva
di
non
udire
,
e
sentiva
la
rabbia
della
pioggia
che
si
allontanava
e
si
avvicinava
a
seconda
del
vento
,
e
il
brontolio
frettoloso
del
torrente
che
si
rompeva
davanti
agli
argini
della
porta
.
"
Papà
,
papà
!
"
Egli
pensava
:
"
Se
apro
subito
,
per
lei
sarà
troppo
facile
.
Che
picchi
ancora
.
Se
mi
vuol
bene
starà
sotto
la
pioggia
e
aspetterà
"
.
Ella
seguitava
a
battere
,
disperatamente
,
e
si
sentivano
le
sue
nude
mani
bagnate
contro
la
porta
.
"
No
,
non
aprite
"
,
ammonì
egli
alla
moglie
.
"
Ve
lo
dico
io
quando
dovete
aprire
"
.
Alla
fine
aprirono
.
Ella
entrò
vacillando
,
bianca
come
la
cenere
,
col
viso
umido
di
pioggia
,
i
piedi
rossi
.
Sedette
ai
piedi
del
padre
come
un
povero
animale
,
e
si
mise
a
piangere
poggiando
la
guancia
alle
sue
ginocchia
.
Disse
:
"
Lo
sapete
che
ho
fatto
un
bambino
questa
notte
?
"
Un
filo
di
sangue
le
scorreva
sulla
caviglia
nuda
,
sul
piede
nudo
.
"
Ho
sonno
"
,
aggiunse
,
"
e
mi
sento
male
.
Mi
avete
fatto
aspettare
tanto
,
là
fuori
"
.
Egli
si
mise
a
carezzarle
i
capelli
umidi
,
come
quando
era
piccola
.
Ella
stravolse
gli
occhi
e
disse
in
un
soffio
:
"
Non
volevano
lasciarmi
,
ma
io
per
forza
sono
voluta
venire
.
Sono
saltata
dal
letto
di
nascosto
,
quando
non
mi
vedeva
nessuno
"
.
Divenne
smorta
,
pesante
.
Egli
le
carezzava
i
capelli
e
le
diceva
:
"
Sì
,
sì
,
lo
so
che
vuoi
bene
al
tuo
papà
"
.
Ma
poi
sentì
che
ella
non
si
muoveva
più
,
come
se
dormisse
.
Aveva
l
'
occhio
azzurro
spalancato
e
senza
sguardo
.
Il
Ferro
allora
si
mise
a
gridare
come
un
bambino
spaventato
,
e
la
scoteva
inutilmente
:
"
Chi
mi
vuole
più
bene
,
ora
,
Teresita
,
chi
mi
vuole
più
bene
?
"
ROMANTICA
La
ragazza
strillava
che
voleva
giocare
sempre
col
ragazzo
con
cui
l
'
avevano
sorpresa
dietro
una
fratta
.
Non
era
bello
che
alla
sua
età
,
già
fatta
,
corresse
pei
campi
come
un
puledro
;
ma
quella
non
si
rassegnava
a
non
essere
più
una
bambina
,
e
la
si
ritrovava
dappertutto
,
dove
i
ragazzi
si
davano
convegno
.
No
,
non
poteva
fare
a
meno
di
lui
,
perché
lui
sapeva
raccontare
tante
cose
cui
nessuno
pensa
,
voleva
discorrere
con
lui
notte
e
giorno
,
per
tutta
la
vita
.
Il
padre
di
questa
ragazza
era
uno
dell
'
Alta
Italia
,
trapiantatosi
nel
nostro
paese
dopo
un
lungo
vagabondaggio
attraverso
l
'
Italia
meridionale
.
Doveva
appartenere
a
una
grande
famiglia
,
almeno
a
quanto
diceva
il
suo
nome
.
Già
molto
giovane
era
fuggito
per
seguire
Garibaldi
,
poi
,
invece
di
tornare
a
casa
sua
,
si
ridusse
a
vivere
da
noi
.
Questa
prima
parte
della
sua
vita
era
un
mistero
.
Poi
,
da
una
donna
del
luogo
ebbe
questa
figliola
,
e
tuttavia
non
la
sposò
.
La
figliola
gli
rassomigliava
,
e
nessuno
si
stupiva
che
fosse
tanto
disposta
a
scorrazzare
.
Voleva
stare
insieme
col
ragazzo
?
Che
ci
stesse
.
Cominciarono
a
giocare
davanti
alla
porta
di
casa
,
e
già
tutti
e
due
erano
grandi
,
e
s
'
involavano
qualche
volta
per
i
campi
;
tornavano
trafelati
a
mezzogiorno
,
col
sentimento
che
di
quest
'
ora
hanno
gli
animali
domestici
e
i
ragazzi
.
"
Ah
,
che
razza
di
fidanzati
e
di
sposi
!
"
diceva
la
madre
che
era
una
povera
schiava
,
sempre
a
badare
all
'
uova
,
ai
conigli
,
alla
capra
,
all
'
erbetta
,
che
non
sedeva
mai
su
una
sedia
,
che
dormiva
presso
il
focolare
nella
stanza
accanto
a
quella
dell
'
uomo
.
I
due
giovani
si
sposarono
come
per
gioco
;
il
marito
si
mise
a
lavorare
,
ma
giocavano
insieme
lo
stesso
quando
avevano
tempo
,
e
non
era
difficile
vederli
la
sera
che
si
accapigliavano
per
due
soldi
che
giocavano
a
battimuro
.
La
figliola
si
presentò
in
casa
una
sera
per
domandare
alla
madre
:
"
Che
storia
è
questa
della
figliola
non
legittima
?
È
vero
che
io
sono
una
di
queste
?
È
una
cosa
di
cui
mi
devo
vergognare
?
"
La
madre
tremava
.
Ella
seguitò
:
"
Almeno
spiegatemi
quello
che
devo
sapere
"
.
Fu
a
questo
punto
che
la
ragazza
divenne
donna
.
Cominciò
a
frequentare
la
casa
più
spesso
e
ad
aiutare
la
.
madre
.
"
Allora
voi
non
siete
sposata
con
lui
?
"
"
Io
?
oh
,
no
!
Egli
è
di
una
grande
famiglia
,
e
non
mi
ha
mai
voluto
dare
il
suo
nome
.
Io
mi
chiamo
sempre
Padella
"
.
"
Ma
vi
ha
voluto
bene
?
"
"
Non
lo
so
,
non
lo
so
,
io
.
Chi
lo
sa
che
cosa
hanno
in
testa
questi
uomini
?
Da
trent
'
anni
non
sa
più
nulla
dei
suoi
e
non
cerca
di
sapere
.
Io
non
gli
ho
mai
chiesto
nulla
.
Parla
tanto
poco
"
.
"
Ma
bene
,
ve
ne
ha
voluto
?
"
"
Non
lo
so
.
Non
si
vede
più
che
sono
stata
bella
?
Ma
lo
sono
stata
,
e
bene
gliene
ho
voluto
.
Il
destino
ci
ha
messi
insieme
e
ci
siamo
rimasti
.
Ora
che
tu
non
ci
sei
,
siamo
anche
più
lontani
.
Chi
dice
più
una
parola
?
Egli
pensa
sempre
,
non
si
sa
a
che
"
.
"
E
non
vi
ha
mai
fatto
una
carezza
?
"
La
giovine
seguitò
a
dire
che
col
suo
sposo
era
un
'
altra
faccenda
,
che
erano
felici
,
che
anche
nel
sonno
si
cercavano
senza
volerlo
.
Qualche
volta
sognavano
di
giocare
e
si
mettevano
a
leticare
dormendo
.
La
madre
diceva
:
"
Ragazzi
!
"
,
ma
teneva
il
viso
coperto
con
le
mani
,
ma
pareva
che
ricordasse
qualche
cosa
che
le
faceva
male
.
"
Io
non
ho
mai
saputo
come
siano
queste
cose
.
Quando
venne
lui
così
alto
,
con
quegli
occhi
,
con
le
sue
maniere
,
me
ne
sono
andata
con
lui
.
Che
importa
?
Mi
ha
trattata
come
un
povero
animale
.
Che
importa
?
Ah
,
vi
volete
bene
?
Anche
nel
sonno
?
"
Cercava
di
sorridere
.
Il
vecchio
rincasava
come
al
solito
,
alla
solita
ora
.
La
figlia
:
"
Che
avete
fatto
di
mia
madre
?
Perché
,
io
non
ho
mai
saputo
nulla
?
Perché
,
non
siete
stato
buono
con
lei
?
Perché
mia
madre
non
è
stata
felice
?
Io
,
guardatemi
,
io
sono
felice
"
.
Il
vecchio
guardò
la
sua
donna
come
se
si
accorgesse
di
lei
la
prima
volta
,
e
gli
sembrasse
impossibile
che
ella
fosse
capace
di
soffrire
per
qualche
cosa
.
La
figlia
aggiunse
:
"
Anche
lei
è
una
povera
creatura
di
Dio
"
.
La
donna
,
ad
occhi
asciutti
ripeteva
fiocamente
:
"
Anch
'
io
sono
una
povera
creatura
di
Dio
"
,
come
se
dicesse
a
sé
sola
,
ma
la
stesse
ad
ascoltare
tutto
il
mondo
i
morti
e
i
vivi
,
la
gente
lontana
e
il
cielo
,
e
divenuta
grande
lei
che
si
era
sempre
considerata
tanto
piccola
.
"
Tutta
la
vita
in
silenzio
senza
dire
altro
che
le
frasi
d
'
ogni
giorno
.
Non
abbiamo
parlato
mai
,
nessuno
mi
ha
detto
mai
nulla
,
come
si
parla
alle
persone
.
Io
qualche
volta
parlavo
alle
bestie
,
alle
galline
e
ai
conigli
,
ecco
con
chi
parlavo
"
.
Le
disse
queste
cose
o
le
pensò
,
e
a
distanza
la
sua
vita
non
le
parve
altro
che
una
lunga
alternativa
di
lavoro
e
di
sonni
pesanti
,
le
galline
che
covavano
,
i
pulcini
che
saltavano
nuovi
come
i
ragazzi
,
la
capra
che
doveva
pascolare
e
che
ella
si
trascinava
dietro
per
i
campi
come
fosse
un
cane
.
E
da
tutte
queste
cose
dipendeva
la
loro
vita
.
Per
la
prima
volta
ebbe
l
'
impressione
di
essere
stata
infelice
senza
averlo
mai
saputo
,
come
succede
ai
bambini
poveri
,
quando
ricevono
un
poco
di
bene
.
Si
accorgeva
oscuramente
come
tutta
lei
stessa
si
fosse
piegata
e
conformata
a
seconda
dei
bisogni
e
delle
faccende
quotidiane
,
e
nel
fondo
della
sua
memoria
non
c
'
era
altro
,
quando
non
pensava
,
che
il
belare
delle
capre
,
il
pigolio
dei
pulcini
,
le
grida
delle
cicale
che
la
stordivano
quando
andava
a
spigolare
dietro
le
orme
dei
mietitori
.
Ora
le
sembrava
che
sarebbe
morta
se
non
le
avessero
detto
una
parola
buona
,
ella
che
non
vi
aveva
mai
pensato
.
"
Li
sentite
"
,
disse
rivolta
all
'
uomo
,
"
che
si
abbracciano
nel
sonno
?
Che
leticano
nel
sonno
?
Quando
si
sono
mai
veduti
degli
sposi
a
questa
maniera
?
"
Sorrise
?
Voleva
sorridere
.
"
Ecco
,
ecco
,
dirò
...
"
cominciò
l
'
uomo
.
"
Dirò
"
.
Ma
esitava
.
Si
tuffò
nel
passato
come
in
un
mare
,
parlò
come
se
confessasse
.
Egli
non
era
mai
riuscito
a
togliersi
dal
cuore
una
figura
di
donna
che
aveva
amato
,
giovinetto
,
lassù
,
nella
sua
città
.
Questa
donna
,
ora
che
lo
confessava
a
qualcuno
,
si
accorgeva
di
non
amarla
da
un
pezzo
,
non
si
ricordava
che
poco
di
come
era
fatta
,
si
ricordava
soltanto
il
suo
nome
,
forse
non
amava
più
che
quel
nome
.
Come
si
chiamava
?
Palmira
.
Non
è
un
bel
nome
?
Forse
non
era
neppure
un
bel
nome
.
Ma
gli
era
parso
bellissimo
,
e
quando
se
lo
ricordava
rivedeva
il
suo
sguardo
.
Aveva
gli
occhi
neri
.
Era
bionda
?
Sì
,
era
bionda
.
Ma
non
m
'
interrompete
con
queste
domande
.
L
'
aveva
amata
adolescente
poi
giovinetto
,
ed
ella
per
lui
era
la
sua
terra
.
La
sua
terra
era
prospera
,
ricca
,
con
monti
e
fiumi
,
boschi
e
fonti
,
con
città
popolose
,
donne
amorose
.
Era
partito
volontario
con
Garibaldi
;
tornò
,
la
trovò
fidanzata
;
ripartì
,
voleva
dimenticarla
.
Dove
andare
?
Allora
si
usava
andarsene
per
dimenticare
,
e
c
'
era
scritto
anche
nei
romanzi
.
Aveva
compiuto
venti
anni
il
giorno
in
cui
passò
lo
Stretto
di
Messina
col
suo
Generale
.
La
gioventù
non
era
per
lui
altro
che
questa
terra
,
ora
,
la
terra
con
gli
aranceti
che
aveva
davanti
,
e
la
veduta
dell
'
Aspromonte
come
un
gigante
che
volta
irritato
le
spalle
.
Non
l
'
avrebbe
più
riveduta
,
aveva
fatto
proposito
.
Forse
,
se
non
si
fosse
ostinato
a
rimanerne
lontano
,
a
rivedere
quella
donna
sposata
sarebbe
guarito
.
Se
ne
accorgeva
troppo
tardi
,
ma
quando
se
ne
accorse
non
poteva
più
muoversi
,
coi
suoi
vestiti
troppo
disusati
.
Averla
potuta
rivedere
,
era
sicuro
che
sarebbe
guarito
.
Ora
quella
figura
era
scomparsa
dalla
sua
memoria
,
e
di
lei
non
rimaneva
che
un
nome
,
e
il
colore
dell
'
adolescenza
.
Dapprincipio
questo
sacrificio
gli
era
piaciuto
,
e
gli
era
piaciuto
annullarsi
in
questo
modo
.
L
'
amava
ancora
?
Non
era
possibile
.
Gli
era
rimasto
come
un
grande
rancore
,
e
la
sorpresa
di
trovarsi
alla
fine
della
vita
,
sì
,
alla
fine
,
senza
accorgersene
,
per
questo
risentimento
giovanile
.
Era
come
se
fosse
scivolato
da
una
grande
altezza
e
si
ritrovasse
nel
fondo
senza
memoria
del
tragitto
.
E
ora
?
Ecco
come
si
perde
la
vita
,
ecco
come
ci
si
dimentica
di
noi
stessi
.
Egli
diceva
o
borbottava
queste
cose
,
seduto
,
con
le
mani
sulle
ginocchia
tremanti
,
come
un
accusato
;
ma
non
lo
capivano
,
se
non
quanto
bastava
per
aver
pietà
dell
'
amore
.
"
E
ora
,
andate
a
riposare
.
Questa
è
l
'
ora
vostra
.
Ecco
la
tazza
del
latte
.
Andate
a
dormire
"
.
Ella
come
sempre
gli
accese
il
lume
,
gli
preparò
il
tetto
,
gli
tolse
le
scarpe
.
Ma
questa
sera
,
che
aria
nuova
correva
il
mondo
per
lei
!
Stranamente
le
ritornava
con
quest
'
estate
la
memoria
di
molte
estati
lontane
,
e
le
luci
dell
'
orizzonte
,
dove
il
mare
le
teneva
ancora
,
erano
le
luci
della
sua
gioventù
.
Il
mondo
le
si
ripresentava
nuovo
e
intatto
,
e
non
era
mutato
nulla
,
neppur
lei
,
e
i
rumori
spersi
della
strada
,
battere
di
porte
,
risate
,
pianto
di
bambini
,
calpestio
,
richiami
,
si
svolgevano
come
una
musica
nota
d
'
un
mondo
che
comincia
per
noi
.
Una
impressione
di
felicità
pioveva
su
tutte
le
cose
.
Perché
era
tanto
libera
e
leggera
oggi
?
"
Disgraziato
"
,
diceva
con
la
sua
figliola
,
"
disgraziato
,
povero
infelice
.
Da
noialtri
è
tutta
un
'
altra
cosa
:
ama
chi
t
'
ama
e
rispondi
a
chi
ti
chiama
"
.
E
a
tutte
le
ragioni
per
cui
riteneva
quell
'
uomo
un
essere
privilegiato
si
aggiungeva
anche
questa
.
Ormai
parlavano
di
Palmira
spesso
,
come
d
'
un
sogno
comune
,
poiché
non
avevano
altro
in
comune
.
Che
si
poteva
dire
di
essersi
amati
,
incontrarsi
un
giorno
nel
bosco
,
egli
col
fucile
in
ispalla
,
ella
intenta
a
raccogliere
ghiande
?
Invece
Palmira
era
lontana
,
era
stata
bionda
,
lo
era
ancora
,
poiché
ella
rimaneva
giovane
e
amata
nel
ricordo
.
Si
era
sposata
?
Nessuno
lo
sapeva
.
Egli
non
ne
aveva
avuto
più
notizie
,
ed
era
andato
ramingo
da
paese
a
paese
appunto
perché
ella
ne
perdesse
le
tracce
.
Forse
si
ricordava
ancora
di
lui
,
e
pensava
che
egli
si
era
perduto
per
lei
.
O
che
non
avesse
creduto
che
si
era
trovato
un
amore
migliore
?
Fu
in
questa
comunità
di
discorsi
e
di
pensieri
che
la
donna
gli
posò
il
capo
sulle
ginocchia
,
ed
egli
distrattamente
le
ravviava
i
capelli
grigi
.
"
Anch
'
io
sono
stata
bella
,
non
è
vero
"
Egli
diceva
:
"
Io
non
sono
più
quello
di
allora
.
Mi
sembra
di
essere
nato
una
seconda
volta
qui
,
e
qualche
volta
mi
sembra
di
sognare
.
E
del
resto
,
perché
soffrire
?
Chi
si
accorge
che
noi
soffriamo
?
"
"
Oh
,
io
sono
stata
felice
senza
sapere
nulla
,
contenta
di
servirvi
.
Ora
che
so
,
mi
dispiace
,
ma
prima
chi
pensava
a
queste
cose
?
Avevo
altro
da
pensare
"
.
Un
giorno
arrivò
una
lettera
per
il
forestiero
,
cosa
straordinaria
,
perché
egli
non
ne
riceveva
mai
.
Doveva
aver
fatto
una
lunga
strada
perché
era
coperta
di
bolli
,
di
indicazioni
,
di
correzioni
e
d
'
indirizzi
.
Sembrava
che
tutto
quello
che
doveva
dire
lo
portasse
scritto
sulla
busta
,
e
che
dentro
non
vi
fosse
più
nulla
,
come
i
pensieri
vecchi
che
finiscono
sempre
con
l
'
affiorare
e
con
l
'
essere
rivelati
.
Ma
il
forestiero
non
era
là
per
riceverla
;
non
viveva
più
.
Questa
lettera
rimase
molti
anni
ancora
nelle
mani
della
sua
donna
,
come
un
cimelio
.
La
lettera
che
si
era
trascinata
tanti
anni
sulle
sue
tracce
rimaneva
ancora
chiusa
come
se
non
fosse
stata
scritta
.
Solo
più
tardi
qualcuno
l
'
apri
e
la
lesse
.
Diceva
:
"
Spero
che
questa
lettera
arrivi
a
trovarti
.
Dove
sei
?
Non
ti
ricordi
di
me
?
Rispondi
.
Ho
paura
che
tu
sia
troppo
lontano
.
Per
carità
,
rispondimi
.
Ho
da
dirti
cose
decisive
per
la
tua
e
la
mia
vita
.
Se
non
risponderai
vuol
dire
che
sei
perduto
per
sempre
.
E
io
che
farò
?
Palmira
"
.
E
sotto
la
firma
:
"
Vieni
,
vieni
!
"
.
La
calligrafia
e
l
'
inchiostro
avevano
avuto
il
tempo
d
'
invecchiare
e
d
'
ingiallire
,
la
data
era
divenuta
remota
:
trentacinque
anni
prima
.
Del
resto
,
quello
che
l
'
aprì
,
per
caso
,
non
vi
capì
nulla
.
LA
SIGNORA
FLAVIA
Fu
come
se
tra
il
grigio
delle
case
fosse
fiorito
improvvisamente
un
giardino
.
La
signora
Flavia
scendeva
in
istrada
accompagnata
dalla
domestica
che
si
teneva
umilmente
un
passo
indietro
,
gli
occhi
bassi
sul
petto
abbondante
.
La
signora
,
vestita
di
rosa
,
sembrava
dovesse
perdere
l
'
equilibrio
da
un
momento
all
'
altro
,
non
essendo
abituata
alle
ineguaglianze
della
strada
.
A
lei
stessa
pareva
di
prender
terra
dopo
una
malattia
.
Si
sentiva
addosso
una
gran
pienezza
,
e
il
petto
e
i
fianchi
come
se
si
muovessero
troppo
.
Ma
nessuno
si
accorgeva
di
queste
cose
.
Piuttosto
,
sembrava
più
piccola
di
quanto
di
solito
la
immaginava
chi
l
'
aveva
intravista
qualche
volta
alla
finestra
,
o
traversante
le
sue
stanze
sonore
,
più
piccola
,
al
modo
stesso
delle
statue
calate
dal
loro
piedistallo
.
E
allora
a
qualcuno
sembrava
più
bella
e
più
vicina
,
e
il
fatto
stesso
che
era
più
tozza
di
quanto
si
pensava
,
e
di
quanto
promettevano
le
sue
gambe
forti
,
era
una
di
quelle
imperfezioni
da
artefici
popolari
,
che
piacciono
al
popolo
.
Ma
su
quel
corpo
,
si
volgeva
con
un
lieve
tentennamento
la
testa
piccola
,
le
labbra
forti
,
il
naso
ricurvo
e
brevissimo
,
la
fronte
diritta
e
quadrata
,
come
se
non
vi
potessero
regnare
altro
che
pensieri
ordinati
e
chiari
.
Passò
attraverso
le
strade
come
in
processione
.
La
gente
si
ricomponeva
e
ammutoliva
.
Si
sentivano
soltanto
rotolare
i
ciottoli
che
urtava
con
le
scarpette
.
Come
per
non
turbarla
,
la
salutavano
a
bassa
voce
.
Invece
saltò
su
con
una
voce
sgangherata
Serafino
che
disse
:
"
Sono
vostro
servo
!
"
Ella
si
volse
appena
,
senza
guardarlo
,
e
allora
il
Serafino
si
accorse
di
avere
i
piedi
scalzi
,
e
si
ricordò
di
avere
uno
spacco
dietro
ai
pantaloni
.
E
contava
diciassette
anni
.
Si
vergognò
subito
,
sedette
sul
muricciolo
,
nascondendo
un
piede
dietro
l
'
altro
.
La
signora
aveva
rallentato
il
passo
,
e
si
levò
la
voce
nasale
della
domestica
la
quale
lo
avvertì
:
"
Prepara
la
cavalla
bianca
per
domani
mattina
.
La
signora
Flavia
deve
andare
al
giardino
"
.
Serafino
stava
seduto
sempre
;
la
donna
lo
redarguì
:
"
E
levati
in
piedi
,
quando
ti
trovi
davanti
alla
signora
"
.
La
signora
Flavia
parve
non
aver
udito
.
Solo
,
abbassando
gli
occhi
,
vide
il
dito
grosso
del
piede
di
lui
che
si
muoveva
nervosamente
.
"
Quanto
zelo
questi
servi
!
Non
sanno
che
inventare
per
compiacere
i
padroni
.
È
certo
che
se
fosse
stata
lei
,
la
signora
,
non
vi
avrebbe
fatto
caso
"
.
Si
era
rintanato
,
e
sul
suo
pagliericcio
non
riusciva
a
prender
sonno
.
Egli
aveva
sentito
parlare
la
signora
,
qualche
sera
,
stando
seduto
sotto
la
finestra
di
lei
,
a
prendere
il
fresco
con
la
servitù
:
le
finestre
erano
aperte
,
e
la
voce
di
lei
scendeva
lunga
e
assorta
come
la
voce
delle
fontane
nei
boschi
.
Indovinava
anche
il
sonoro
passo
di
lei
.
Egli
pensava
sempre
di
avere
un
giorno
un
vestito
nuovo
per
mostrarsi
,
ed
era
sicuro
che
allora
lo
avrebbe
comandato
:
"
Serafino
,
va
'
a
prendermi
tre
soldi
di
neve
.
Serafino
,
ha
detto
la
signora
di
andare
a
comperare
questo
e
questo
"
.
Ma
forse
era
proprio
la
domestica
che
non
gli
dava
mai
le
commissioni
,
e
perciò
lui
non
lo
comandavano
mai
.
Egli
immaginava
che
lo
avrebbero
mandato
al
paese
vicino
a
portare
i
regali
di
Natale
e
di
Pasqua
ai
parenti
di
lei
;
poi
immaginava
che
sarebbe
tornato
con
un
bigliettino
di
ringraziamento
e
lo
avrebbero
fatto
passare
per
darlo
personalmente
alla
signora
Flavia
.
Ma
siccome
lui
badava
alla
cavalla
,
queste
commissioni
le
affidavano
agli
altri
servi
,
quelli
che
avevano
in
custodia
i
muli
e
le
asine
.
La
signora
andava
a
cavallo
raramente
,
quando
scendeva
al
mare
pei
bagni
,
e
quando
andava
a
trovare
i
parenti
.
E
lui
l
'
indomani
non
avrebbe
avuto
un
vestito
nuovo
da
mettere
.
Se
lo
pagavano
male
non
era
certo
colpa
della
signora
.
Era
il
marito
Che
gli
lesinava
i
denari
,
e
lui
serviva
per
poter
dire
che
era
in
casa
loro
,
e
pel
rispetto
che
gliene
veniva
.
Si
rivoltolava
nel
lettuccio
.
Certo
che
questa
gente
ha
dei
vestiti
inverosimili
.
Hai
veduto
che
razza
di
stoffa
portava
indosso
?
Una
stoffa
che
sembrava
pelle
.
Macché
,
più
delicata
della
pelle
.
Aveva
un
odore
di
stoffa
nuova
che
si
sentiva
a
un
miglio
di
distanza
,
come
se
passasse
un
mercante
con
la
sua
roba
uscita
fresca
dalla
fabbrica
.
Ella
è
bianchissima
in
viso
.
Si
capisce
,
perché
,
sta
sempre
chiusa
.
Ha
qualche
efelide
intorno
agli
occhi
perché
,
è
troppo
bianca
,
troppo
bianca
,
troppo
.
La
sua
bocca
è
un
teatro
.
Che
cos
'
è
un
teatro
?
Egli
non
lo
ha
mai
veduto
;
ma
la
bocca
di
lei
è
un
teatro
.
A
teatro
non
ci
sono
le
dame
vestite
di
bianco
,
i
cavalieri
lucenti
,
i
paladini
con
le
tuniche
rosa
,
e
il
cavaliere
Orlando
con
la
sua
spada
d
'
oro
?
Quant
'
è
vero
Dio
che
la
sua
bocca
è
un
teatro
.
E
poi
le
mani
.
Sembra
che
debbano
a
un
certo
punto
allungarsi
,
e
invece
si
fermano
,
vengono
le
unghie
appannate
,
e
sembrano
le
mani
brevi
delle
bambine
.
I
capelli
sono
ordinati
.
Si
potrebbero
contare
uno
per
uno
,
sono
capelli
vivi
,
forti
e
densi
come
i
giardini
ombrosi
.
Tre
soldi
di
neve
,
e
la
neve
ha
il
colore
un
poco
dorato
delle
sue
mani
.
I
suoi
denti
bianchi
fanno
venire
la
sete
,
come
la
neve
.
L
'
orcio
dell
'
acqua
è
sulla
finestra
.
Vi
batte
la
luna
e
il
sereno
,
è
fresco
e
rugiadoso
,
emana
un
odore
di
fontana
.
Giunge
di
lontano
l
'
odore
dal
mirto
che
ha
fatto
le
bacche
rosse
come
i
grani
d
'
una
collana
.
La
signora
padrona
è
impenetrabile
come
una
statua
,
e
nessuno
può
immaginarsela
mentre
ride
.
Invece
ride
nella
sua
stanza
,
e
gli
angoli
ne
risuonano
.
Poi
non
ride
più
;
si
allontana
invero
similmente
,
diviene
piccola
e
triste
come
una
foglia
appassita
.
L
'
alba
è
fredda
e
fa
rabbrividire
gli
uomini
nei
loro
letti
.
Non
si
sa
che
ora
sia
.
Arriva
la
luce
da
lontano
forse
è
la
luce
che
viene
dal
mare
,
forse
la
luce
della
luna
al
tramonto
.
Si
sente
tossire
nelle
case
basse
.
Si
desta
il
mondo
.
Nel
sonno
la
signora
è
scomparsa
dietro
una
nuvola
.
Serafino
non
riesce
più
a
ricordarsela
,
e
gli
sembra
d
'
averla
perduta
.
Forse
non
è
vero
che
domani
deve
accompagnarla
sulla
cavalla
bianca
.
Bisogna
levarsi
presto
per
ricucire
gli
strappi
ai
pantaloni
.
Che
stupido
non
averci
pensato
prima
.
Ma
lui
non
ha
la
fidanzata
.
Il
giorno
avanza
caldo
,
crucciato
,
fosco
.
Poi
sembra
che
debba
piovere
,
giunge
a
tratti
l
'
odore
del
bosco
umido
,
a
tratti
giunge
un
odore
gonfio
di
nuvole
acquose
,
e
le
cime
delle
piante
si
mettono
a
tremare
.
Ma
non
piove
,
invece
.
Il
sole
si
leva
trionfante
e
asciuga
il
mondo
,
le
ore
cominciano
a
scandirsi
grandi
sulla
terra
.
La
cavalla
ha
una
criniera
lunga
e
sfrangiata
,
una
criniera
da
bestia
selvatica
.
Questa
mattina
sembra
pallida
,
perché
ha
il
muso
color
cenere
,
e
la
criniera
sembra
ingiallire
alle
sfrangiature
.
Questa
cavalla
è
proprio
una
signorina
.
È
mansueta
,
aspetta
tranquillamente
scalpitando
come
chi
cambi
posizione
nell
'
attesa
.
Ubbidisce
alla
voce
.
Improvvisamente
,
a
una
buffata
di
vento
,
nitrisce
superba
.
Vuole
correre
,
e
si
sente
già
il
suo
trotto
attraverso
i
boschi
e
gli
orti
,
per
la
ghiaia
e
per
la
terra
molle
,
quando
la
terra
sembra
vuota
sonora
come
un
petto
.
La
signora
vi
monta
con
disinvoltura
,
vi
si
accomoda
seduta
e
prende
le
briglie
.
"
Non
volete
che
tenga
io
le
briglie
,
e
cammini
avanti
,
ché
non
si
adombri
?
"
No
.
Egli
deve
correre
dietro
la
cavalla
correre
correre
,
parlarle
a
voce
alta
e
a
voce
bassa
,
chiamarla
con
tutti
i
nomi
che
le
ha
dato
quando
erano
soli
,
e
la
domava
scagliandola
selvaggia
per
la
valle
.
Avanti
,
testarda
avanti
,
colomba
;
piano
,
bandiera
,
al
passo
,
madama
.
Si
traversa
il
bosco
d
'
ulivi
,
si
traversano
i
ruscelli
asciutti
,
le
vallette
folte
di
canne
,
dominate
da
un
lungo
respiro
,
e
il
lamento
delle
fonti
che
buttano
goccia
a
goccia
l
'
acqua
ricantandola
su
tutti
i
toni
,
e
le
gore
d
'
acqua
stagnante
col
loro
profumo
sfatto
e
il
canto
fiacco
di
una
ranocchia
che
vi
è
rimasta
prigioniera
.
La
signora
respira
liberamente
non
si
regge
più
il
petto
ondeggiante
con
la
mano
.
Per
un
poco
egli
le
trotta
accanto
e
le
dice
con
voce
mozza
:
"
Se
per
caso
avete
bisogno
,
potete
poggiare
la
mano
alla
mia
testa
"
.
E
le
offre
la
testa
ricciuta
e
nera
.
Ella
invece
sorride
mentre
la
cavalla
la
scuote
su
e
giù
,
e
la
sua
veste
fa
delle
strane
smorfie
.
Egli
grida
correndo
avanti
,
per
frenare
il
cavallo
,
ora
che
il
bosco
è
basso
,
ed
ella
potrebbe
urtare
in
qualche
ramo
:
"
Che
brava
cavallerizza
che
siete
!
Questo
animale
è
proprio
un
cristiano
,
una
creatura
come
me
e
come
voi
,
con
licenza
parlando
"
.
Ella
non
risponde
,
e
lievemente
curva
in
avanti
,
di
fianco
,
e
le
scarpette
che
ha
appaiate
da
una
parte
sembrano
due
colombe
pronte
a
volare
.
La
cavalla
nitrisce
,
le
risponde
un
'
altra
voce
nel
bosco
;
qua
e
là
si
accendono
nel
verde
cupo
i
melograni
rossi
come
fiamme
nella
penombra
.
Spunta
un
altro
cavallo
al
trotto
.
Il
cavaliere
tiene
sulle
ginocchia
una
donna
e
le
stringe
col
pugno
il
petto
per
tenerla
ferma
;
ella
è
pallida
di
paura
.
Sono
passati
.
"
Non
l
'
avrà
mica
rubata
,
quella
donna
!
"
grida
Serafino
correndo
e
saltando
davanti
alla
cavalla
.
Finisce
il
bosco
,
sono
arrivati
in
prossimità
del
fiume
che
fa
sentire
la
sua
voce
volubile
.
Serafino
si
ferma
davanti
alla
cavalla
che
si
arresta
impennandosi
.
La
donna
tira
le
briglie
e
fa
col
gomito
l
'
atto
di
chi
trae
la
corda
d
'
un
arco
per
iscoccarne
la
freccia
.
Ferma
,
c
'
è
il
fiume
.
Qui
crescono
al
fresco
i
granoturchi
,
stanno
spropositate
le
zucche
,
gli
alberelli
da
frutto
stanno
nani
e
gonfi
di
succhi
;
qui
crescono
le
erbe
grasse
sulla
terra
non
dissodata
e
occupano
come
lumache
vegetali
il
suolo
,
i
melograni
e
gli
aranci
stanno
forti
e
lucidi
.
La
fornace
della
calce
mette
il
suo
color
bianco
e
assetato
in
quell
'
umidore
"
Andate
piano
,
non
la
spronate
,
e
se
vuole
,
lasciatela
bere
.
Non
guardate
l
'
acqua
,
guardate
sull
'
altra
riva
,
ma
non
l
'
acqua
.
Fa
girare
la
testa
"
.
La
voce
di
Serafino
arriva
rotta
dal
rumore
della
corrente
che
fa
chiasso
sui
sassi
,
fischia
e
zufola
fra
le
canne
,
brontola
tra
le
macchie
,
s
'
ingorga
cupa
qua
e
là
verso
la
riva
,
mentre
nel
mezzo
corre
il
filo
della
corrente
come
chi
non
abbia
da
perder
tempo
.
Si
sente
come
una
lunga
armonia
da
una
riva
all
'
altra
,
le
voci
lontane
divengono
meravigliosamente
vicine
,
spinte
dal
vento
,
rotte
dalle
sillabe
dell
'
acqua
che
variano
i
rumori
all
'
infinito
come
gli
accordi
di
una
musica
.
Sono
grida
di
uccelli
,
e
sembrano
canti
mutevoli
,
mentre
si
spande
su
tutto
la
voce
estatica
e
misteriosa
dei
monti
popolati
di
mandre
.
La
cavalla
ha
saggiato
la
profondità
dell
'
acqua
con
passo
prudente
.
Freme
un
poco
.
È
in
acqua
.
Serafino
si
è
rimboccati
i
pantaloni
e
sta
con
l
'
acqua
alle
ginocchia
.
La
cavalla
dà
un
balzo
e
si
scrolla
.
Serafino
con
un
salto
è
in
groppa
alla
bestia
e
dice
:
"
Scusatemi
,
ma
l
'
acqua
è
troppo
profonda
"
.
La
cavalla
si
rafforza
sulle
zampe
,
ha
allungato
il
collo
per
bere
.
Sembra
ora
che
soffi
alle
nuvole
specchiate
nella
corrente
e
se
le
beva
,
bruchi
le
erbe
e
i
fiori
della
riva
,
lambisca
le
cime
delle
montagne
che
vi
si
riflettono
.
Fischia
nel
bosco
un
uccello
,
suona
una
zampogna
in
montagna
,
cantano
i
ranocchi
negli
stagni
,
e
la
corrente
del
fiume
sembra
che
corra
aerea
sul
mondo
,
carpisca
questi
rumori
e
li
trascini
nel
suo
gorgo
come
pagliuzze
.
Il
collo
dell
'
animale
si
allunga
,
si
allunga
,
diviene
una
china
pericolosa
,
e
l
'
acqua
intorno
vi
rumoreggia
e
si
affolla
invitando
a
scendere
con
le
sue
mille
voci
cattive
.
"
Ferma
!
"
grida
Serafino
.
Ma
la
signora
ha
allentate
le
briglie
,
a
un
tratto
ha
veduto
intorno
a
sé
il
mondo
girare
,
rovesciarsi
sulla
terra
come
imbuti
le
nuvole
,
lei
essere
scagliata
nell
'
acqua
,
come
nella
dimensione
del
cielo
.
La
cavalla
sembra
,
con
l
'
acqua
alle
ginocchia
,
un
rottame
di
barca
.
Non
succede
nulla
,
nulla
!
La
signora
Flavia
si
è
fatta
pallida
,
si
è
rovesciata
all
'
indietro
.
Serafino
afferra
le
briglie
,
dà
un
grido
alla
cavalla
che
avanza
tremando
nell
'
acqua
,
e
sente
ad
ogni
passo
la
certezza
del
fondo
pietroso
.
Sembra
che
scivoli
,
e
la
corrente
ora
le
gira
intorno
allegra
e
maligna
.
Invece
ha
raggiunto
la
riva
,
e
freme
per
tutta
la
groppa
mentre
vi
punta
le
zampe
.
D
'
un
salto
Serafino
è
in
terra
,
reggendo
con
le
mani
alte
la
dama
svenuta
,
se
la
sente
scivolare
fra
le
braccia
come
un
segreto
,
si
accorge
che
stringe
con
la
mano
il
seno
di
lei
.
Qui
,
alla
piegatura
del
gomito
,
è
un
gran
solletico
.
Ha
paura
di
farle
male
,
la
vede
afflosciarsi
in
terra
come
cosa
morta
.
Stanno
in
una
macchia
d
'
oleandri
.
Un
ramo
,
soltanto
a
sfiorarla
,
le
ha
fatto
arrossire
la
pelle
sulla
guancia
.
Distesa
in
terra
,
è
come
in
una
buca
profonda
:
si
vede
il
cielo
e
le
nubi
,
si
vede
lontano
il
paese
come
se
fosse
diroccato
e
abbandonato
.
Sulla
terra
non
c
'
è
più
nessuno
,
nel
cielo
gli
uccelli
sembra
debbano
precipitare
colpiti
in
volo
.
Il
cavallo
scalpita
,
poi
si
mette
a
cercare
certi
fiorellini
azzurri
che
coglie
coi
grossi
denti
bianchi
.
Il
fiume
scorre
calmo
e
placato
,
come
se
avesse
scherzato
,
s
'
insinua
nella
macchia
e
diviene
lucido
e
segreto
.
Un
insetto
vi
si
è
imbarcato
su
una
pagliuzza
e
va
lontano
.
Serafino
chiama
piano
piano
:
"
Signora
,
signora
!
"
Si
mette
a
sedere
ai
suoi
piedi
come
un
cane
,
poi
fa
per
toccarle
una
mano
,
fa
per
sbottonarle
il
corpetto
.
Tremando
,
riesce
a
sciogliere
il
primo
bottone
,
ritrae
le
mani
.
"
È
tutto
molle
,
molle
,
molle
!
"
pensa
,
all
'
infinito
.
La
chiama
ancora
con
voce
suadente
come
se
avesse
timore
di
destarla
,
e
volesse
assicurarsi
davvero
che
non
sente
.
Ella
sospira
,
gonfia
il
petto
col
suo
respiro
,
il
suo
soffio
dipinge
il
cielo
con
una
nuvoletta
piccola
piccola
,
le
api
le
si
addensano
intorno
con
la
loro
musica
.
Una
lucertola
vibrante
si
agita
fra
l
'
erba
.
INNOCENZA
Verso
primavera
,
Biasi
,
che
lavorava
alla
strada
provinciale
,
come
manovale
,
andò
a
trovare
sua
madre
.
Era
distante
,
ma
contava
di
farcela
in
una
giornata
,
a
piedi
.
Invece
,
verso
sera
si
trovò
ancora
al
di
qua
delle
montagne
,
sempre
lungo
il
mare
,
tra
le
agavi
e
i
pali
del
telegrafo
che
si
confondevano
.
Allora
su
quella
costa
che
vedeva
distesa
all
'
infinito
,
si
assegnò
un
punto
dove
fermarsi
per
la
notte
:
le
case
sparse
sul
promontorio
,
sotto
la
lanterna
del
faro
.
Gli
faceva
piacere
pensare
che
si
sarebbe
fermato
là
;
la
lanterna
già
cominciava
a
tentennare
tra
accendersi
e
spegnersi
,
chiamando
invano
le
navi
che
filavano
illuminate
al
largo
.
Sotto
la
roccia
del
promontorio
le
case
si
acquattavano
nella
notte
,
e
il
bosco
di
aranci
odorava
a
intermittenza
.
Quando
Biasi
vi
arrivò
,
trovò
che
il
droghiere
teneva
ancora
aperto
.
A
dormire
sulla
riva
del
mare
faceva
ancora
freddo
,
e
si
vedevano
le
onde
spalancate
che
minacciavano
.
Allora
chiese
al
droghiere
di
permettergli
che
si
sedesse
.
Gli
accennarono
,
senza
parole
,
di
sì
.
Sedette
,
si
appoggiò
al
banco
,
la
testa
gli
si
posò
sulle
braccia
,
si
assopì
.
"
Una
candela
.
Un
soldo
di
tabacco
.
Mezzo
litro
di
vino
.
Una
sigaretta
.
Chi
è
questo
?
Un
viandante
.
Il
barone
ha
venduto
l
'
essenza
a
duecentocinquanta
.
Contate
il
resto
"
.
Ecco
le
voci
che
Biasi
sentiva
nel
sonno
,
e
entrare
e
uscire
,
voci
più
gravi
e
femminili
,
e
la
vicinanza
di
qualcuno
che
tentava
di
ravvisarlo
.
Più
tardi
una
voce
gli
disse
all
'
orecchio
:
"
Si
chiude
!
"
Si
levò
di
scatto
,
vide
una
grossa
farfalla
che
sbatteva
dietro
il
banco
,
girando
intorno
al
lumino
acceso
davanti
all
'
immagine
d
'
un
santo
,
si
trovò
sulla
strada
stordito
e
intirizzito
dal
sonno
.
Il
mare
faceva
un
gran
fracasso
,
e
come
se
fosse
incatenato
,
accanendosi
contro
la
luna
che
lo
faceva
parere
altissimo
.
Gli
alberi
si
lasciavano
incantare
pallidi
a
quel
121rumore
e
chiarore
.
Sulla
strada
non
c
'
era
nessuno
.
Sedette
su
un
muricciolo
davanti
a
una
casipola
,
e
vedeva
in
terra
l
'
ombra
,
netta
come
un
ricamo
,
di
un
albero
di
gaggia
che
stava
davanti
alla
porta
.
Ora
la
notte
gli
pareva
una
strana
stagione
d
'
un
sole
senza
più
forza
.
Guardando
meglio
,
si
accorse
che
la
porta
della
casipola
era
semiaperta
e
che
qualcuno
là
dentro
tossiva
.
Vi
si
accostò
.
Al
suo
scalpiccìo
una
voce
disse
:
"
Avanti
!
"
Egli
diede
una
spinta
alla
porta
ed
entrò
.
Disse
:
"
Buona
sera
.
Veramente
io
non
avevo
bussato
"
.
Sotto
una
lampada
appesa
al
soffitto
,
una
figura
femminile
stava
seduta
,
avvolta
in
uno
scialle
che
le
copriva
la
testa
,
e
lasciava
intravedere
soltanto
due
occhi
neri
e
fissi
,
due
occhi
senza
età
,
gli
occhi
delle
donne
del
popolo
.
Egli
disse
subito
il
fatto
suo
:
"
Se
mi
lasciate
dormire
,
magari
in
terra
,
e
se
permette
il
padrone
.
Io
posso
pagare
.
Sono
in
viaggio
e
vado
a
trovare
mia
madre
.
Sono
un
operaio
"
.
La
donna
fece
appena
un
cenno
con
la
testa
.
Egli
aggiunse
:
"
Grazie
,
se
è
così
mi
metto
a
sedere
"
.
I
due
occhi
neri
lo
fissavano
,
e
sembravano
sorridere
d
'
un
riso
involontario
.
"
Quanto
è
che
vi
devo
?
"
disse
il
giovane
sedendosi
,
e
faceva
tintinnare
i
soldi
in
tasca
.
"
Chiudete
la
porta
"
,
disse
la
donna
.
"
Chiudete
col
chiavistello
"
.
Nell
'
atto
di
levarsi
per
chiudere
,
ella
poté
misurarlo
,
agile
,
magro
,
con
una
testa
ricciuta
,
un
color
vivo
e
bruciato
in
viso
,
dove
la
prima
calugine
della
barba
dava
una
sofferenza
sproporzionata
a
quell
'
età
.
Egli
osservava
in
giro
,
guardava
la
coperta
distesa
a
modo
di
tenda
,
e
che
copriva
evidentemente
un
letto
.
Guardò
interrogativamente
la
donna
,
e
disse
:
"
Allora
siete
sola
?
"
Ella
accennò
di
sì
;
il
giovane
rimase
sovrappensiero
:
"
Io
sono
un
operaio
"
.
Si
mise
a
raccontare
come
lavoravano
alla
strada
,
e
come
avevano
un
caposquadra
cattivo
.
A
un
certo
punto
non
s
'
intese
più
parlare
.
Si
era
addormentato
penosamente
,
lottando
per
tenersi
seduto
.
Poi
si
buttò
istintivamente
in
terra
come
un
animale
;
l
'
idea
del
cammino
percorso
gli
era
addosso
,
e
lo
affaticava
ancora
.
Dormiva
tenendo
il
viso
contro
il
braccio
piegato
.
La
donna
lo
guardava
e
pensava
al
sonno
pesante
dei
giovani
,
alle
stanchezze
felici
e
leggiere
.
Come
se
fosse
lei
a
regalare
quel
riposo
,
pensava
,
e
quasi
diceva
:
"
Dormi
,
dormi
"
.
Il
giovane
,
istintivamente
teneva
una
mano
nella
tasca
dei
soldi
.
Si
sentì
bussare
alla
porta
leggermente
.
La
donna
,
in
piedi
sulla
sedia
,
spense
il
lume
,
aspettò
senza
muoversi
.
Bussavano
di
nuovo
,
più
forte
,
e
una
voce
dietro
la
porta
disse
:
"
Apri
,
Vènera
!
"
Si
sentiva
anche
il
rumore
d
'
una
comitiva
,
intorno
,
un
suono
di
armonica
subito
soffocato
,
e
risa
trattenute
.
Uno
si
mise
a
cantare
a
squarciagola
,
accompagnato
da
un
tamburello
,
mentre
un
altro
dava
calci
alla
porta
a
seconda
del
ritmo
di
quel
canto
.
Quel
canto
diceva
:
"
O
fiore
amaro
,
o
pecora
sperduta
!
"
Ridevano
.
Biasi
sentiva
tutto
questo
nel
sonno
,
confusamente
.
Fuori
della
porta
s
'
inferocivano
,
mentre
dalle
case
vicine
,
come
da
pollai
,
correva
un
lungo
brontolare
e
tossire
.
"
Apri
,
Vènera
,
altrimenti
,
guai
a
te
"
.
La
donna
si
mise
a
parlare
dietro
la
porta
:
"
Stasera
non
posso
aprire
,
andate
via
,
per
carità
tornate
domani
sera
"
.
"
Ora
,
ora
!
"
si
misero
a
gridare
.
Ridevano
,
fischiavano
,
facevano
schioccare
baci
.
"
Un
momento
,
lasciatemi
dire
"
replicava
la
donna
.
"
Ho
qui
un
cliente
,
quasi
un
ragazzo
,
che
non
sa
niente
.
Siate
buoni
,
lasciatemi
stare
,
infelice
ch
'
io
sono
;
lasciate
stare
questa
povera
orfana
"
.
Le
risposero
schiamazzando
.
"
Non
apro
"
,
disse
lei
rabbiosamente
.
"
Guai
a
te
,
Vènera
"
,
le
dicevano
.
Ma
si
dispersero
.
Soltanto
uno
tornò
a
supplicare
,
e
chiamarla
coi
nomi
più
dolci
,
con
una
voce
di
ragazzo
,
e
si
mise
a
baciare
la
porta
.
"
Ti
brucerò
la
porta
!
"
minacciò
alla
fine
.
Ma
poi
non
si
sentì
più
nulla
,
e
soltanto
il
respiro
del
mare
che
riempiva
ormai
la
notte
e
passava
sul
mondo
immerso
nella
luce
fatata
della
luna
.
La
mattina
aveva
un
colore
di
festa
.
Il
giovane
vedeva
la
donna
affaccendata
davanti
a
un
fornello
,
e
questa
volta
aveva
la
testa
avvolta
in
una
pezzuola
azzurra
,
annodata
sotto
il
mento
e
il
suo
pallore
diventava
color
grigio
.
Egli
si
trovava
,
non
sapeva
come
,
sul
letto
:
la
tenda
era
sollevata
,
il
sole
lucente
aveva
conficcate
le
sue
lame
negli
interstizi
e
nelle
fessure
della
porta
e
della
finestra
.
Non
si
ricordava
come
era
salito
lassù
,
vestito
com
'
era
.
"
E
voi
dove
avete
dormito
?
"
"
C
'
era
posto
anche
per
me
"
,
rispose
la
donna
.
"
Avete
fatto
tutto
un
sonno
"
ella
aggiunse
,
"
e
dormivate
come
un
bambino
"
.
Un
gatto
si
pose
seduto
sulla
coda
nel
mezzo
della
stanza
e
lo
guardava
.
Le
pareti
della
stanza
erano
coperte
qua
e
là
da
fogli
di
giornali
illustrati
;
una
fotografia
d
'
uomo
nel
mezzo
di
un
ventaglio
formato
da
cartoline
illustrate
,
sembrava
trovarsi
davanti
a
un
tribunale
e
a
una
condanna
.
Il
giovane
vide
,
accanto
a
sé
,
l
'
impronta
di
una
testa
sul
cuscino
,
e
sospettosamente
,
senza
darlo
a
vedere
,
si
frugò
le
tasche
.
Erano
idee
vaghe
.
Poi
domandò
:
"
Mi
è
sembrato
che
questa
notte
facessero
chiasso
"
.
"
Già
,
suonavano
e
portavano
serenate
alle
donne
"
.
Ella
gli
porgeva
il
caffè
in
una
tazzina
dai
fiori
dorati
,
che
evidentemente
era
usata
di
rado
,
e
in
qualche
occasione
.
Sullo
specchio
opaco
di
quel
liquido
,
come
in
un
lago
notturno
,
egli
vide
per
un
momento
riflesso
il
suo
occhio
come
un
regno
profondo
.
Poi
cercava
le
scarpe
.
La
donna
gliele
porse
dopo
averle
lustrate
con
la
cocca
del
grembiule
,
e
questo
atto
gli
ricordava
sua
madre
.
Quando
si
fu
levato
ella
si
mise
a
spazzolarlo
.
Egli
sentiva
andar
su
e
giù
quella
spazzola
,
con
un
'
impressione
d
'
infanzia
,
e
di
quando
in
quando
,
tra
un
colpo
e
l
'
altro
,
sentiva
di
urtare
contro
qualche
cosa
di
morbido
;
lei
gli
stava
vicina
a
occhi
bassi
,
battendo
le
ciglia
per
non
esser
guardata
,
mentre
compiva
diligentemente
il
suo
lavoro
.
Di
nuovo
egli
si
mise
la
mano
in
tasca
par
darsi
un
contegno
:
"
Come
facciamo
per
questo
alloggio
?
"
Ella
rispose
:
"
Volete
sempre
pagare
.
Niente
,
niente
.
Io
sono
sola
e
non
ho
bisogno
di
niente
.
È
carità
del
prossimo
"
.
Intanto
aveva
preso
il
pettine
e
gli
ravviava
dolcemente
i
capelli
.
Vedeva
i
riccioli
stendersi
e
arrotolarsi
di
nuovo
.
"
Avete
l
'
innamorata
al
paese
?
"
"
No
,
non
ne
ho
"
.
"
Non
avete
una
donna
che
amate
?
"
"
Non
ne
ho
.
Ho
da
lavorare
"
,
-
-
rispose
serio
e
giudizioso
.
Rideva
,
poi
,
con
due
denti
grossi
come
due
mandorle
.
Ella
era
divenuta
brusca
,
e
col
pettine
gli
tirava
i
capelli
,
da
fargli
male
.
Seguitava
a
servirlo
,
gli
versò
l
'
acqua
nel
catino
,
e
aspettava
reggendogli
l
'
asciugatoio
aperto
fra
le
due
mani
.
Egli
disse
asciugandosi
:
"
Ora
bisognerà
che
me
ne
vada
"
.
"
E
avete
da
mangiare
per
la
strada
?
"
"
No
,
arrivo
poco
dopo
mezzogiorno
.
Vi
ringrazio
.
Voi
siete
proprio
un
angelo
del
Signore
.
Mi
ricorderò
di
voi
e
vi
verrò
a
trovare
quando
passo
da
queste
parti
"
.
Senza
dir
nulla
,
ella
aveva
aperto
il
fagotto
del
giovane
,
sciogliendo
con
le
dita
leste
i
nodi
del
fazzoletto
,
e
toccava
uno
per
uno
gli
oggetti
avvolti
là
dentro
,
come
per
riordinarli
.
Poggiò
poi
una
scaletta
al
muro
,
per
raggiungere
il
soffitto
dove
due
o
tre
reticelle
appese
chiudevano
certe
mele
rosate
.
E
stando
lassù
era
divenuta
loquace
.
"
Ora
vi
do
qualche
cosa
da
masticare
lungo
il
viaggio
.
Voi
siete
un
ragazzo
,
si
può
dire
,
e
i
ragazzi
hanno
sempre
bisogno
di
mangiare
"
.
"
Ragazzo
"
,
fece
egli
punto
sul
vivo
,
"
ragazzo
non
tanto
.
Ho
diciotto
anni
,
cosa
credete
?
"
La
vedeva
di
sotto
in
su
,
con
le
gonne
raccolte
fra
le
ginocchia
,
e
il
suo
viso
lo
guardava
dall
'
alto
,
lontano
come
se
si
fosse
involato
.
"
Non
tenete
la
scala
"
,
ella
disse
arrossendo
vergognosa
che
la
guardasse
così
;
"
scostatevi
"
.
La
scala
tentennò
a
un
suo
movimento
falso
,
ella
fece
un
gesto
di
chi
naufraga
in
aria
,
mentre
i
pomi
cadevano
in
terra
,
riuscì
appena
ad
aggrapparsi
a
un
piuolo
,
e
il
giovane
fece
in
tempo
a
raccoglierla
fra
le
braccia
.
Si
era
slacciata
la
pezzuola
turchina
che
le
copriva
la
testa
,
venne
fuori
una
chioma
castana
venata
di
biondo
.
Ella
corse
con
le
mani
alle
guance
,
se
le
copriva
,
e
guardava
fissa
il
giovane
.
"
Vi
siete
fatta
male
?
"
Lottando
contro
di
lei
le
staccò
le
mani
dalle
guance
,
temendo
che
si
fosse
fatta
male
,
e
vide
una
cicatrice
appena
rimarginata
,
d
'
una
lunga
ferita
,
di
taglio
che
le
sfregiava
una
guancia
dall
'
orecchio
al
mento
,
come
accade
di
vedere
tra
le
donne
perdute
,
segnate
così
come
da
una
condanna
.
Ella
non
accennava
più
a
coprirsi
,
stava
davanti
a
lui
come
una
colpevole
,
e
forse
per
darsi
da
fare
,
dopo
un
poco
,
riponeva
ordinatamente
nel
fagotto
le
mele
sparse
per
terra
.
Aveva
finito
.
Egli
le
si
accostò
,
le
prese
la
testa
fra
le
mani
,
la
fissò
,
posò
le
labbra
sulla
cicatrice
,
la
baciò
forte
come
se
chiamasse
a
testimoniare
la
luce
del
sole
,
e
senza
ripugnanza
.
"
Siete
buono
"
,
mormorò
la
donna
.
Bussarono
.
Un
giovane
torvo
e
pallido
,
entrò
.
Aspettò
che
l
'
ospite
uscisse
,
lo
squadrò
mentre
si
allontanava
,
sbattè
fragorosamente
la
porta
.
Il
sole
fuori
era
grandioso
e
il
mare
accecante
.
VOCESANA
E
PRIMANTE
Vocesana
e
Primante
erano
nemici
.
Nel
coro
della
chiesa
,
Vocesana
era
il
tenore
e
Primante
lo
incalzava
col
controcanto
.
Le
loro
voci
si
levavano
al
Kyrie
come
colombe
che
prendono
il
volo
nello
stesso
istante
.
Il
canto
di
Vocesana
toccava
altezze
vertiginose
e
pareva
si
dovesse
spezzare
contro
le
vetrate
;
la
voce
di
Primante
si
dibatteva
sperduta
e
bassa
.
Abitavano
due
case
vicine
.
Primante
diceva
le
preghiere
tutte
le
sere
,
a
voce
alta
.
Subito
dopo
si
sentiva
la
sua
voce
iraconda
per
le
stanze
.
Nei
paesi
i
muri
vedono
e
sentono
.
Vocesana
era
buon
compagno
,
faceto
,
qualche
volta
caritatevole
;
a
lui
piaceva
solennizzare
le
feste
:
ammirava
la
terra
e
i
suoi
frutti
,
e
quando
ragionava
del
tempo
,
anziché
riferirsi
alle
stagioni
,
prendeva
per
data
le
feste
che
nell
'
anno
sono
varie
e
portano
o
maturano
un
frutto
nuovo
.
Vocesana
e
Primante
avevano
pressappoco
la
stessa
età
.
Avevano
due
figli
maschi
ognuno
,
e
tutti
e
due
pensavano
di
fare
un
prete
del
più
grande
,
e
del
più
piccolo
un
pastore
che
così
non
pesava
e
poi
sarebbe
stato
beneficato
dal
fratello
.
Intanto
i
ragazzi
crescevano
.
Ma
mentre
il
figlio
maggiore
del
Vocesana
sembrava
il
figlio
d
'
un
signore
,
con
la
pelle
bianca
e
le
vene
azzurre
alle
tempie
,
come
un
predestinato
,
il
figlio
di
Primante
era
bruno
e
ottuso
.
I
due
uomini
frequentavano
insieme
un
solo
luogo
:
la
chiesa
.
Là
erano
rivali
.
La
loro
contesa
più
aspra
,
quella
che
riassumeva
tutte
le
altre
contese
,
l
'
avevano
per
Pasqua
.
Quando
nella
processione
del
Venerdì
uno
dei
fedeli
trascina
la
croce
e
un
altro
fa
da
sbirro
,
le
lotte
sono
accanite
.
Tutti
vorrebbero
fare
la
parte
del
crocifero
,
col
camice
bianco
e
la
stola
,
la
corona
di
vitalba
intrecciata
di
spine
,
che
di
quei
giorni
mettono
le
gemme
lungo
il
livido
tronco
.
Crocifero
fu
sempre
Primante
.
L
'
anno
passato
,
poi
,
il
vecchio
parroco
non
vide
la
Pasqua
.
I
fedeli
,
come
disse
un
pastore
,
rimasero
come
capre
senza
campàno
;
alcuni
cessarono
dalle
devozioni
perché
il
nuovo
parroco
era
troppo
giovane
,
sbrigava
le
cerimonie
senza
solennità
,
aveva
una
voce
che
non
arrivava
alla
volta
della
chiesa
,
e
pareva
che
il
Cielo
non
lo
udisse
.
I
vecchi
fedeli
si
diradavano
,
i
giovani
profittavano
per
prendere
il
loro
posto
nelle
processioni
,
accanto
al
prete
,
a
reggere
i
lembi
del
piviale
.
Accaddero
cose
mai
viste
.
Nell
'
ultimo
Natale
due
zampognari
vennero
a
lite
,
e
il
più
vecchio
,
quello
che
aveva
diritto
di
suonare
a
lato
dell
'
altar
maggiore
,
ebbe
l
'
otre
lacerata
da
un
colpo
di
trincetto
per
mano
del
suo
rivale
.
Vocesana
e
Primante
apparvero
nel
coro
soltanto
per
le
feste
solenni
.
Parvero
più
grigi
del
solito
.
Quando
venne
la
Pasqua
,
la
competizione
risorse
più
accanita
.
I
giovani
si
affollarono
intorno
alle
cariche
della
Sacra
Rappresentazione
.
Preparavano
novità
.
Il
figlio
maggiore
della
Nidìaca
che
non
lo
vollero
neppure
per
Giuda
,
si
preparava
a
comparire
in
testa
alla
processione
sotto
una
campana
intrecciata
di
spine
,
lunga
fino
ai
piedi
.
Tutti
aspettavano
di
vederlo
.
(
In
quella
benedetta
settimana
che
sulla
terra
non
c
'
è
frutti
,
gli
spini
che
circondano
i
campi
verdeggiano
,
e
non
si
scorge
altro
e
sembra
che
non
esista
altro
sulla
terra
)
.
Vocesana
e
Primante
tornarono
alla
lite
del
Crocifero
e
dello
sbirro
.
Dopo
una
settimana
di
occhiate
torve
e
d
'
intrighi
,
si
accordarono
di
affidarsi
alla
sorte
.
Uscì
il
nome
di
Vocesana
.
Era
Giovedì
.
La
sera
,
fino
a
notte
,
mentre
i
pastori
alimentavano
in
piazza
il
fuoco
di
Caifasso
,
il
paese
risuonava
di
canti
e
di
supplicazioni
,
e
il
canto
di
Vocesana
era
alto
e
acuto
come
il
canto
del
gallo
.
La
processione
del
Venerdì
uscì
dalla
chiesa
verso
sera
.
Senza
suono
di
campane
,
sparuta
.
Il
sole
era
velato
.
Un
po
'
di
vento
sbatteva
come
vele
le
coperte
che
paravano
i
balconi
.
Uscì
primo
,
reggendosi
appena
,
l
'
uomo
con
la
cappa
di
spine
fino
ai
piedi
.
Inciampò
sulla
scala
.
Una
goccia
di
sangue
gl
'
imperlò
il
petto
nudo
.
Appena
fu
sulla
piazza
,
reggendosi
a
fatica
,
si
aggiunse
allo
sbattimento
delle
coperte
un
gridio
confuso
di
gente
che
chiedeva
pietà
ricordandosi
dei
suoi
peccati
.
Parevano
le
voci
sperse
su
una
nave
in
pericolo
.
Dieci
chierici
uscirono
reggendo
il
cero
,
piccoli
,
innocenti
,
coronati
di
vitalba
fiorita
.
Il
secco
rumore
del
legno
che
sostituiva
le
campane
legate
crepitò
sulla
piazza
.
Apparve
Vocesana
vestito
del
camice
bianco
,
con
la
stola
rossa
,
curvo
sotto
il
peso
della
croce
.
Essa
recava
tutti
i
simboli
:
il
gallo
vi
cantava
sulla
sommità
,
le
tenaglie
e
il
martello
,
i
chiodi
e
la
lancia
,
e
la
spugna
sulla
canna
s
'
incrociavano
come
stemmi
sacri
.
Vocesana
appariva
compunto
e
sofferente
.
La
barba
che
non
si
era
rasa
da
più
giorni
rendeva
più
scabro
e
più
pallido
del
solito
il
suo
volto
su
cui
pendeva
bianchissimo
il
sudario
avvolto
alle
braccia
della
croce
.
I
compagni
della
buonamorte
che
lo
circondavano
col
cappuccio
calato
,
parvero
coperti
d
'
un
casco
d
'
acciaio
.
La
croce
era
pesante
e
si
trascinava
in
terra
lasciando
un
solco
come
un
aratro
senza
governo
.
Primante
apparve
nel
riquadro
della
porta
a
testa
alta
:
brandiva
una
corda
a
doppio
,
tutta
nodi
.
Sul
primo
scalino
vibrò
un
colpo
al
Crocifero
guardandosi
intorno
.
Il
corteo
intonò
il
Miserere
.
Vocesana
tentò
di
cantare
,
ma
la
voce
,
curvo
com
'
era
,
gli
uscì
soffocata
e
distante
.
Primante
brandì
la
corda
e
gli
vibrò
due
colpi
sul
fianco
.
Questo
era
il
suo
uffizio
.
Vocesana
pensò
che
quel
legno
pesava
.
Al
secondo
colpo
dello
sbirro
scivolò
e
cadde
sui
ginocchi
.
Tentando
di
risollevarsi
urtò
col
capo
contro
il
legno
e
una
spina
della
corona
gli
si
conficcò
nella
fronte
.
A
stento
e
senza
che
nessuno
lo
sorreggesse
,
riuscì
a
rizzarsi
in
piedi
,
e
traballando
si
raggiustò
il
peso
sulla
spalla
,
tra
l
'
omero
e
il
collo
.
Levando
il
volto
rigato
di
sudore
che
gli
bruciava
intorno
agli
occhi
,
guardò
Primante
,
ma
la
figura
di
lui
gli
parve
altissima
,
e
i
suoi
occhi
arrivarono
a
posarsi
sulla
mano
che
stringeva
la
corda
,
quella
mano
cosparsa
di
peli
neri
e
folti
come
la
zampa
d
'
un
orso
.
Quella
mano
egli
la
conosceva
.
Aveva
giocato
,
da
ragazzo
,
con
quella
mano
,
e
gli
si
ripresentava
ancora
come
se
la
ricordava
,
con
l
'
anulare
storto
e
il
pollice
corto
.
Primante
non
pareva
badare
a
lui
.
La
processione
ebbe
un
attimo
di
sosta
.
Come
tirando
una
corda
cui
fosse
legata
una
bestia
recalcitrante
,
Primante
continuava
a
cantare
,
e
giacché
non
gli
bastava
la
voce
,
faceva
risuonare
il
canto
nel
suo
naso
grosso
.
E
col
canto
trascinava
la
processione
e
il
Crocifero
.
Come
se
avesse
letta
questa
parola
su
una
casa
abbandonata
,
che
scorse
levando
gli
occhi
,
Vocesana
pensò
alla
vecchiaia
.
Aveva
veduto
sotto
di
sé
il
metro
di
terra
su
cui
era
caduto
,
coi
sassi
,
i
fuscelli
,
la
sporcizia
.
La
terra
non
l
'
aveva
veduta
da
vicino
,
col
suo
mondo
e
i
suoi
aspetti
,
da
chissà
quanti
anni
.
Gli
tornò
alle
narici
l
'
odor
nuovo
delle
cose
,
com
'
erano
quando
egli
era
ragazzo
,
e
si
ricordò
che
in
quello
stesso
luogo
dove
aveva
giocato
tante
volte
,
dove
era
caduto
estenuato
dai
giochi
,
aveva
veduta
la
terra
allo
stesso
modo
:
un
mondo
microscopico
dove
i
ciottoli
buttavano
l
'
ombra
d
'
una
montagna
nana
.
E
quello
stesso
luogo
si
ricordò
spazzato
dai
balli
del
Maggio
,
quando
tutti
gli
spiazzi
del
paese
si
macerano
come
i
piedi
delle
ballerine
.
Levando
gli
occhi
arsi
vide
intorno
un
nereggiare
di
popolo
,
e
tra
l
'
afa
della
folla
udì
i
canti
e
le
grida
,
e
ad
ogni
sferzata
il
rimbombo
dei
petti
picchiati
dalla
pietà
dei
devoti
.
Ora
stava
presso
la
sua
casa
.
Un
pensiero
comune
e
ridicolo
,
come
un
pensiero
di
ragazzo
,
gli
traversò
la
mente
:
"
Quest
'
uomo
picchia
troppo
forte
"
.
Vide
,
e
gli
parve
altissimo
,
il
suo
balcone
parato
con
la
coperta
gialla
che
si
era
distesa
sulle
sue
nozze
,
e
una
figura
nera
inginocchiata
come
un
sacco
rovesciato
:
sua
moglie
.
Chissà
dov
'
erano
i
suoi
ragazzi
.
I
canti
divennero
altissimi
,
acuti
,
spaventevoli
,
come
se
si
fossero
aperte
le
porte
del
Purgatorio
.
Gli
si
annebbiarono
gli
occhi
,
e
il
sole
parve
precipitare
spento
nel
mare
.
"
Quest
'
uomo
picchia
troppo
forte
"
.
La
nausea
lo
assalì
,
un
colpo
sulla
nuca
lo
gittò
in
terra
.
"
Troppo
forte
,
troppo
forte
"
.
Un
solo
pensiero
gli
rimase
acceso
nella
mente
,
come
la
sola
molecola
viva
di
tutto
il
suo
essere
:
sua
moglie
ancora
inginocchiata
come
un
sacco
rovesciato
.
Buio
.
E
in
quel
buio
brancolava
come
in
un
mare
,
e
brancolando
non
ritrovava
né
le
braccia
né
le
gambe
.
Pareva
la
coda
mozza
d
'
una
lucertola
.
Tutto
il
suo
essere
premeva
verso
quello
spiraglio
aperto
nel
suo
pensiero
:
quella
donna
,
barlume
di
luce
nella
tenebra
.
La
tenebra
si
popolò
di
suoni
;
dapprima
i
canti
squillarono
,
poi
divennero
un
rombo
confuso
,
poi
una
successione
di
suoni
sempre
più
acuti
,
come
quando
l
'
organo
cambia
registro
,
e
nella
nota
del
fagotto
il
tremolo
zampilla
come
una
vena
aperta
con
un
colpo
di
spillo
.
La
gente
che
lo
attorniava
gli
parve
che
gli
fosse
addosso
,
diavoli
d
'
un
regno
visitato
nei
terrori
dell
'
infanzia
.
Quello
spiraglio
di
luce
si
spense
,
ed
egli
non
fu
che
una
impressione
,
l
'
impressione
di
agitarsi
,
più
che
con
le
membra
,
col
pensiero
in
un
mare
denso
e
difficile
.
Parve
che
tutti
fossero
passati
già
su
di
lui
.
Sentì
bruciare
le
gote
e
la
bocca
.
Questo
gli
ridiede
il
senso
di
sé
stesso
.
Pensò
:
"
I
miei
denti
"
,
e
tentò
di
parlare
,
ma
gli
parve
che
gli
avessero
cancellata
la
bocca
.
Aprì
gli
occhi
e
rivide
il
metro
di
terra
sotto
di
sé
e
adagiandovisi
con
tutto
il
corpo
riprese
il
sentimento
della
sua
vita
.
E
in
quell
'
istante
sentì
sopra
di
sé
la
voce
di
Primante
e
la
sferza
che
gli
cadeva
ancora
sul
viso
.
Riuscì
a
risollevarsi
in
piedi
.
La
terra
intorno
a
lui
traballava
convulsa
.
Il
Crocifero
si
lanciò
sullo
sbirro
.
Sacrilegio
inaudito
.
Primante
si
rovesciò
su
se
stesso
.
Fu
un
gridare
,
un
disperdersi
,
un
battere
di
porte
.
Vocesana
era
rimasto
sulla
piazza
solo
.
Da
una
finestra
all
'
altra
si
gridava
.
La
sua
casa
gli
parve
deserta
,
e
sul
pianerottolo
della
scala
esterna
una
donna
chiamava
,
e
avendo
i
capelli
sciolti
.
Come
se
si
fosse
denudato
,
Vocesana
ricompose
il
camice
con
una
meticolosità
assurda
.
Richiuse
attonito
il
coltello
.
Non
sapeva
dove
metterlo
.
Lo
posò
in
terra
come
se
lo
avesse
raccattato
là
.
I
monti
intorno
erano
squallidi
e
deserti
;
gli
alberi
parevano
correre
.
La
sera
veloce
cadeva
.
"
Scappa
,
scappa
!
"
gridavano
.
All
'
alba
,
fra
due
carabinieri
,
Vocesana
ricomparve
in
paese
.
Tutta
la
terra
era
verde
.
Si
stavano
per
sciogliere
le
campane
,
e
la
Ma
donna
vestita
di
nero
correva
pei
campi
esultanti
,
correva
come
un
angelo
e
come
l
'
ombra
d
'
una
nube
in
cerca
del
figlio
risorto
.
Vocesana
,
coperto
di
lividure
,
sanguinante
,
legato
,
s
'
imbatté
nella
Madonna
vagante
,
ed
ella
non
lo
conosceva
.
TEMPORALE
D
'
AUTUNNO
Si
sentiva
la
pioggia
risalire
frettolosamente
i
fianchi
della
montagna
,
col
suo
rapido
passo
su
per
le
foglie
dei
boschi
.
I
viaggiatori
,
tirando
e
spingendo
le
cavalcature
,
guardavano
la
cima
ancora
sgombra
e
limpida
.
Ma
intorno
gli
alberi
si
agitavano
,
tremavano
le
foglie
,
col
fruscio
d
'
una
folla
aspettante
.
Scoccò
un
fulmine
e
frantumò
il
sole
incerto
in
un
pulviscolo
luminoso
.
Dietro
a
questo
splendettero
le
felci
verdissime
,
i
tronchi
grigi
e
rossastri
di
certi
alberi
,
e
gli
abeti
diventavano
chiari
e
gemmanti
come
alberi
di
palcoscenico
.
Si
vedeva
,
dal
fondo
delle
valli
,
la
gente
che
si
affrettava
per
i
fianchi
del
monte
,
e
i
musi
delle
bestie
nere
tesi
dietro
una
cavezza
invisibile
.
Ma
poi
il
sole
si
velò
,
la
montagna
si
mise
a
vociare
,
mentre
da
ogni
piega
si
buttava
giù
fragoroso
un
rivo
d
'
acqua
torbida
.
L
'
acqua
si
mise
a
scrosciare
interminabile
,
frustata
dai
fulmini
,
ne
era
piena
ogni
accidenza
della
terra
.
La
nuvola
larga
calata
sulla
montagna
la
stacciava
furiosamente
all
'
ingiro
,
si
allungava
a
sorvegliare
il
torrente
che
andava
verso
il
mare
,
preso
da
una
fretta
disperata
.
Le
prospettive
false
create
dai
baleni
e
dagli
strappi
improvvisi
delle
nubi
simulavano
regni
lontani
e
profondi
.
I
viandanti
che
dovevano
risalire
il
versante
,
e
che
erano
molti
perché
tornavano
da
una
festa
,
non
si
videro
più
.
Per
fortuna
ci
sono
le
caverne
e
i
ripari
dei
pastori
erranti
in
montagna
.
Un
viaggiatore
che
tirava
nella
tempesta
una
mula
,
apparve
su
un
poggiolo
del
monte
,
in
un
fumoso
splendore
d
'
incendio
.
Legò
a
un
albero
la
bestia
che
si
mise
a
odorare
il
cielo
col
muso
a
imbuto
,
compagno
delle
proboscidi
lunghe
delle
nubi
su
lei
.
L
'
uomo
si
cacciò
in
una
capanna
carponi
.
Ora
sentiva
la
pioggia
sullo
strame
del
ricovero
come
se
si
fosse
chetata
,
e
anzi
con
un
sentimento
di
piacevole
monotonia
.
Chiuse
la
porta
di
assi
imbottite
di
felci
,
ma
in
quel
momento
scorse
nel
fondo
scuro
una
forma
umana
.
"
Che
bella
avventura
,
eh
?
"
Gracile
gli
rispose
una
voce
di
donna
:
"
Eh
già
!
"
Un
vago
profumo
si
sentì
nella
capanna
.
"
Come
?
Come
?
Vi
siete
trovata
sola
in
montagna
,
con
questo
tempo
?
"
"
Non
sono
sola
.
Sono
scappati
gli
animali
che
ci
portavano
me
e
mio
padre
;
ora
li
cercano
,
ma
non
so
se
ritroveranno
questo
punto
o
se
abbiano
riparato
altrove
.
Quando
piove
non
si
capisce
più
niente
in
montagna
"
.
Ella
balbettava
queste
parole
,
accovacciata
nel
fondo
,
e
si
sentiva
che
era
assalita
da
lunghi
brividi
.
L
'
uomo
si
tolse
il
mantello
e
gliel
'
offrì
.
La
donna
tese
una
mano
,
lo
prese
,
se
lo
accomodò
addosso
.
L
'
uomo
si
tirò
su
i
risvolti
della
giacca
.
"
Speriamo
che
non
duri
molto
.
Del
resto
è
un
temporale
d
'
autunno
.
Sono
due
anni
che
fa
così
dopo
la
festa
.
L
'
anno
passato
ci
perse
la
vita
una
donna
con
le
sue
creature
"
.
"
Poveretta
!
"
Si
sentiva
ora
ostinarsi
la
pioggia
e
mutar
suono
poiché
picchiava
sul
terreno
divenuto
molle
;
così
il
mondo
sembrava
essersi
rattrappito
,
e
null
'
altro
che
una
pozza
d
'
acqua
.
Si
allontanarono
di
gran
carriera
i
tuoni
e
i
lampi
,
come
arrugginiti
dall
'
umidore
.
La
donna
guardava
coi
suoi
occhi
febbrili
fuori
del
mantello
.
Calò
la
sera
in
un
rapido
spegnersi
,
venne
la
notte
.
Erano
stati
zitti
,
col
pensiero
teso
al
rumore
dell
'
acqua
,
poi
questo
fu
un
ritmo
uguale
e
perpetuo
;
allora
poterono
parlare
.
Ma
quando
l
'
uomo
disse
:
"
Ci
toccherà
passare
la
notte
qui
dentro
"
,
batteva
i
denti
pel
freddo
.
"
E
quella
povera
bestia
là
fuori
!
"
aggiunse
.
Le
parole
gli
si
allungavano
fra
i
denti
,
e
come
una
ruota
in
movimento
non
riusciva
a
fermarle
.
Allora
la
donna
osservò
dall
'
angolo
buio
e
caldo
in
cui
stava
:
"
Mi
dispiace
che
abbiate
a
soffrire
per
me
senza
mantello
"
.
Pareva
che
volesse
dire
di
più
,
ma
tacque
.
Nel
buio
egli
la
vedeva
come
un
chiaro
alone
che
immaginava
caldo
.
Poi
non
vide
più
nulla
,
chiuse
gli
occhi
,
gli
sembrò
di
galleggiare
su
un
fiume
,
batteva
i
denti
in
un
sonno
pesante
da
cui
non
riusciva
a
destarsi
malgrado
ogni
sforzo
.
Poi
gli
pareva
di
aggirarsi
in
una
prigione
oscura
;
gli
buttavano
secchi
d
'
acqua
sulle
gambe
;
intorno
a
lui
ridevano
,
vedeva
,
da
una
finestra
,
danzare
e
suonare
gente
,
perché
,
si
trovava
di
nuovo
nella
festa
.
Riusciva
a
evadere
dalla
prigione
,
si
ritrovava
nella
chiesa
,
il
caldo
della
folla
lo
confortava
,
sentiva
,
un
odore
d
'
incenso
,
stava
bene
.
Questa
impressione
lo
sciolse
dal
torpore
come
il
gelo
al
fuoco
.
Riuscì
ad
aprire
gli
occhi
,
e
allora
capì
che
veramente
stava
caldo
;
si
trovò
coperto
da
un
lembo
del
mantello
,
si
ricordò
,
della
donna
,
allungò
la
mano
e
sentì
un
braccio
di
lei
.
Gli
parve
che
ella
facesse
uno
sforzo
per
non
ritrarsi
,
e
fingesse
di
dormire
;
si
scaldò
come
a
un
fuoco
solare
nella
piega
del
suo
braccio
,
nell
'
incontro
fra
braccio
e
seno
.
Si
ritrasse
.
Era
cessata
la
pioggia
,
si
era
scatenato
da
tutti
gli
antri
della
montagna
il
vento
,
e
pareva
che
i
massi
e
le
rocce
,
che
hanno
atteggiamenti
umani
,
si
lamentassero
in
coro
nella
notte
in
cui
si
credevano
soli
.
L
'
uomo
domandò
,
come
si
fa
coi
dormienti
,
che
sembra
di
interrogarli
per
carpir
loro
un
segreto
:
"
Dormite
?
"
Ella
rispose
di
no
.
"
Di
dove
siete
?
"
Ella
disse
il
nome
d
'
un
paese
.
"
Anch
'
io
sono
di
là
.
Allora
vi
devo
conoscere
;
come
vi
chiamate
?
"
"
Immacolata
"
.
"
Quale
Immacolata
?
"
Ella
scandì
:
"
Immacolata
Strano
"
.
"
Ah
!
siete
voi
!
Io
vi
ho
veduta
quando
eravate
piccola
,
e
poi
soltanto
intravista
.
Neanche
questa
notte
vi
vedo
.
Lo
sapete
che
siamo
nemici
con
la
vostra
famiglia
?
Io
sono
Filippo
Ligo
"
.
La
donna
taceva
.
"
Sono
vent
'
anni
che
le
nostre
famiglie
non
si
parlano
.
Da
quando
noi
eravamo
ragazzi
.
Che
brutta
cosa
,
fra
gente
dello
stesso
paese
,
e
quasi
parenti
,
essere
nemici
così
.
Non
è
vero
?
"
"
Io
che
ne
so
?
Io
sono
una
donna
"
.
"
Ho
sentito
parlare
molto
di
voi
"
.
"
Dove
sarà
andato
mio
padre
?
"
"
Con
questo
vento
è
impossibile
camminare
"
.
"
Avete
per
caso
paura
di
me
?
"
"
Io
non
ho
paura
di
nessuno
"
.
"
Quando
si
è
nemici
"
aggiunse
l
'
uomo
"
si
pensa
spesso
al
nemico
.
Non
è
vero
?
Uno
immagina
quello
che
c
'
è
fra
le
mura
proibite
,
come
un
altro
mondo
"
.
L
'
uomo
si
ricordava
ora
di
averla
toccata
,
di
averne
sentito
il
tepore
,
con
un
'
impressione
che
gli
durava
come
una
risonanza
.
"
Siete
stata
molto
gentile
,
a
coprirmi
con
un
lembo
del
mantello
.
Credo
che
sarei
morto
di
freddo
.
Forse
ho
dormito
per
molto
tempo
.
Vi
ringrazio
"
.
Ella
gli
porse
il
mantello
senza
replicare
.
L
'
uomo
lo
sentì
fra
le
mani
come
una
cosa
viva
;
caldo
ancora
di
lei
,
d
'
un
tepore
di
sonno
;
voleva
rifiutarlo
ma
vi
si
avvolgeva
intanto
,
fino
a
che
gli
riuscì
di
strapparselo
di
dosso
rabbrividendo
come
uscito
da
un
tiepido
bagno
.
"
Fate
questo
perché
siamo
nemici
?
Tenetelo
voi
"
.
Senza
volerlo
sentì
la
sua
scarpetta
fra
le
mani
.
Era
come
se
l
'
attesa
di
qualche
cosa
lo
sconvolgesse
,
e
i
suoi
pensieri
si
buttavano
verso
di
lei
come
i
fiumi
che
corrono
fatalmente
verso
il
mare
"
Eppure
"
aggiunse
"
quante
cose
strane
capitano
al
mondo
!
"
Gli
pareva
di
soffocare
,
e
improvvisamente
,
come
un
malato
che
sente
di
che
ha
bisogno
per
guarire
.
Batteva
dentro
di
lui
il
sangue
con
un
ritmo
di
martello
sull
'
incudine
,
e
faceva
un
rumore
assordante
.
Ora
sentiva
la
notte
come
un
profondo
ribollire
di
elementi
.
Disse
:
"
Ho
fatto
male
a
toccarvi
,
ma
non
volevo
"
.
La
donna
si
era
chiusa
in
un
silenzio
di
agguato
.
Come
per
tranquillarsi
,
l
'
uomo
cercò
impaziente
i
fiammiferi
,
provò
ad
accenderne
uno
,
bagnati
com
'
erano
.
Finalmente
vi
riuscì
.
Mentre
aveva
parlato
,
gli
era
parso
che
la
sua
voce
fosse
caduta
nella
voragine
della
notte
,
e
non
che
con
qualcuno
parlasse
,
ma
con
un
'
apparizione
;
ora
,
al
lume
di
quel
fiammifero
,
vide
gli
occhi
di
lei
cupi
e
gravi
,
ed
ebbe
l
'
idea
irragionevole
che
quella
tenesse
un
pugnale
sotto
il
giubbetto
.
Vederla
in
faccia
lo
calmò
.
Il
vento
cadeva
come
una
vela
floscia
;
pensarono
tutti
e
due
:
"
Fra
poco
spunta
l
'
alba
"
.
Quando
ella
carponi
spalancò
la
porta
,
il
mondo
comparve
in
un
colore
cinereo
,
fra
la
disperazione
degli
alberi
protesi
verso
oriente
,
in
attesa
della
nuova
luce
.
Le
stelle
ardevano
ancora
come
le
ultime
braci
d
'
un
fuoco
.
La
donna
si
preparava
a
uscire
,
ma
l
'
uomo
supplicava
:
"
Non
andate
via
.
Aspettate
ancora
"
.
Ella
sedette
sulla
soglia
a
torcersi
le
trecce
umide
e
a
riavvolgersele
intorno
alla
testa
.
L
'
uomo
,
accanto
a
lei
fece
:
"Sentite..."
e
si
trovarono
vicini
,
si
videro
negli
occhi
,
non
si
videro
più
,
si
baciavano
lentamente
col
rumore
della
pioggia
che
sgronda
dai
tetti
dopo
il
temporale
.
Ma
per
poco
che
si
guardarono
,
si
ritrovarono
occhi
disperati
.
Ella
cominciò
a
dare
pugni
e
graffi
,
l
'
uomo
rideva
stupidamente
.
La
vide
correre
all
'
impazzata
con
le
trecce
sulle
spalle
,
fermarsi
su
un
ripiano
del
monte
,
alta
contro
il
cielo
,
e
guardarlo
.
Poi
ridiscendeva
lentamente
:
"
Ma
che
devo
fare
?
Ma
che
devo
fare
?
Lasciatemi
andar
via
"
.
Era
divenuta
umile
e
sottomessa
.
Ora
si
trovavano
legati
insieme
da
un
laccio
invisibile
,
volevano
fuggirsi
e
si
avvicinavano
,
eccoli
uno
accanto
all
'
altra
uguali
di
statura
,
ridotti
alla
più
elementare
espressione
del
mondo
:
un
uomo
e
una
donna
,
e
nient
'
altro
:
uno
attento
all
'
altro
come
se
si
fossero
rubata
reciprocamente
qualche
cosa
.
Ella
disse
rabbrividendo
:
"
Se
ci
vede
mio
padre
...
"
Egli
aprì
le
mani
:
"
Vuoi
andar
via
?
Sei
ancora
in
tempo
.
Va
'
"
.
Ma
ella
non
fuggiva
.
"
È
destino
"
.
Si
torceva
le
mani
:
"
Dove
andiamo
?
"
"
Sali
"
egli
disse
porgendole
il
braccio
per
aiutarla
a
saltargli
in
grembo
,
mentre
stava
a
cavalcioni
sulla
mula
.
L
'
animale
risaliva
faticosamente
la
montagna
.
Il
sole
lanciò
un
raggio
caldo
come
un
buon
liquore
.
Le
loro
ombre
larghe
e
rosee
si
ritagliavano
nel
colore
dell
'
alba
,
viaggiavano
stampate
sul
terreno
:
sembrava
che
l
'
avesse
rubata
;
l
'
ambio
della
cavalcatura
era
monotono
come
una
culla
.
"
Tienti
forte
e
non
guardare
perché
ora
si
rasenta
il
precipizio
"
.
Difatti
esso
si
aprì
col
colore
dei
dirupi
,
e
il
ruscello
che
correva
col
suo
trito
chioccolare
nel
fondo
.
Egli
,
tenendola
stretta
,
giocava
con
le
dita
sulla
cintura
di
lei
.
"
Dove
andiamo
?
Non
andremo
al
paese
,
certo
"
.
"
No
,
cercheremo
un
posto
lontano
"
.
Non
pensavano
che
si
potevano
lasciare
.
Sembrava
che
qualcuno
alle
loro
spalle
li
scacciasse
da
un
regno
felice
,
incontro
a
un
dolore
sconosciuto
,
ma
che
finalmente
questa
era
la
felicità
.
Come
per
darle
valore
,
ella
osservò
:
"
Se
mio
padre
ci
trova
,
ci
ammazza
"
.
CATA
DORME
A
diciotto
anni
,
con
un
mio
compagno
,
per
ragioni
diverse
,
decidemmo
di
evadere
dalla
città
dove
ci
avevano
mandato
a
studiare
,
io
perché
troppo
povero
,
lui
perché
di
famiglia
agiata
,
trovava
meno
comoda
la
città
che
il
nostro
borgo
dove
aveva
servi
e
poderi
.
Scomparire
dalla
pensione
,
prendere
un
biglietto
di
terza
classe
,
partire
con
lo
stupore
di
trovare
i
treni
alta
stazione
,
quasi
che
ci
fosse
proibito
durante
l
'
anno
e
ci
fosse
permesso
salire
soltanto
a
esami
finiti
,
fu
una
cosa
pazza
più
forte
di
noi
.
Infilammo
a
piedi
poi
la
nostra
strada
,
come
un
pensiero
consueto
,
sentimmo
la
voce
del
fiume
improvvisa
e
assidua
fra
i
canneti
.
Sull
'
albero
abbattuto
a
guisa
di
ponte
lo
traversammo
,
ci
ritrovammo
in
prossimità
dei
giardini
,
e
ci
venne
l
'
idea
di
cacciarci
in
uno
di
essi
e
di
staccare
qualche
arancio
dagli
alberi
.
Stavano
,
questi
,
carichi
e
gonfi
nella
luce
della
lana
,
e
quando
li
staccammo
erano
come
vivi
,
impressione
non
provata
da
un
pezzo
.
Sbucciandoli
per
istrada
ci
dicevamo
:
"
Perbacco
,
queste
sono
le
arance
buone
e
non
quelle
che
ci
davano
alla
pensione
"
.
"
Ma
insomma
,
che
cosa
diremo
a
chi
ci
vede
tornare
ora
?
"
"
Io
"
,
rispose
il
mio
compagno
,
"
dirò
che
non
voglio
stare
in
città
perché
si
sta
male
,
e
si
mangia
male
"
.
"
Ma
io
non
posso
dire
lo
stesso
perché
non
sono
ricco
"
,
replicai
pensieroso
.
"
Posso
dire
piuttosto
che
non
posso
più
starci
perché
mi
fa
male
,
perché
mi
duole
la
testa
,
perché
a
questa
vita
dei
libri
non
ci
sono
nato
.
Perché
voglio
fare
il
contadino
e
la
terra
mi
piace
di
più
"
.
Ci
eravamo
dette
queste
cose
un
centinaio
di
volte
,
e
ce
le
ripetevamo
per
farci
coraggio
.
Ma
a
mano
a
mano
che
rivedevo
gli
aspetti
noti
della
mia
terra
mi
mancava
l
'
animo
e
facevo
uno
sforzo
a
proseguire
.
A
un
certo
punto
suggerii
:
"
Del
resto
potremmo
fare
una
cosa
:
rimanere
un
poco
per
le
campagne
,
andare
a
visitare
i
pastori
,
vedere
gente
nei
giardini
e
negli
orti
,
vivere
di
qua
e
di
là
,
forse
troveremo
la
fortuna
.
O
magari
,
dopo
esserci
svagati
,
tornare
in
città
"
.
"
Io
non
voglio
più
tornare
indietro
"
,
disse
il
mio
compagno
ostinatamente
.
Erravamo
di
qua
e
di
là
,
proprio
come
chi
non
vuole
arrivare
mai
.
Dagli
orti
i
contadini
si
erano
ritirati
nelle
loro
case
dell
'
abitato
e
non
c
'
era
anima
viva
intorno
.
Soltanto
un
gufo
scandiva
nell
'
aria
notturna
le
sue
risposte
a
qualche
interrogatore
.
Avevamo
risalito
il
poggio
,
e
il
paese
ci
si
parò
davanti
divenuto
color
d
'
argento
nella
luce
lunare
.
Siccome
avevamo
gli
occhi
esercitati
,
distinguemmo
una
casa
di
più
,
due
case
,
e
le
nostre
case
e
le
nostre
finestre
,
dove
ci
pareva
distinguere
l
'
ombra
della
mamma
,
di
quando
ci
salutava
alla
nostra
partenza
.
Ecco
dunque
che
ci
veniva
in
mente
la
mamma
.
Forse
pensavamo
la
stessa
cosa
perché
andavamo
mogi
come
cani
picchiati
.
Ci
sedemmo
su
un
sasso
come
per
riordinare
i
nostri
pensieri
.
"
La
questione
,
è
che
mio
padre
mi
picchierà
.
Io
con
lui
non
ci
posso
restare
.
Mi
picchierà
tutti
i
giorni
.
Se
torno
a
casa
così
si
metterà
a
ricordarmelo
tutti
i
giorni
mentre
mangio
,
e
la
roba
mi
va
di
traverso
.
Poi
mi
picchia
con
tutte
e
due
le
mani
,
e
io
mi
butto
in
terra
sulle
mani
e
sui
piedi
come
un
cane
.
Poi
mi
picchia
con
la
cinghia
di
cuoio
e
mi
fa
molto
male
"
.
Già
mi
ero
spaventato
,
e
non
sarei
andato
più
avanti
,
se
non
fosse
stato
per
seguire
il
mio
compagno
,
secondo
la
parola
data
.
"
E
poi
,
aggiunsi
"
,
mia
madre
non
mi
difende
più
come
una
volta
.
"
Prima
mi
difendeva
sempre
,
ma
ora
è
anche
lei
un
poco
invecchiata
,
e
dà
ragione
sempre
a
mio
padre
,
mentre
prima
non
gliela
dava
mai
.
Devi
figurarti
che
una
volta
mio
padre
mi
ha
sputato
in
faccia
"
.
Ancora
feci
l
'
atto
di
asciugarmi
.
Avevamo
ripreso
il
cammino
.
Traversammo
un
campo
verde
,
di
un
verde
aereo
,
e
io
dissi
teneramente
:
"
Lo
vedi
il
lino
?
"
Si
vedevano
i
fiori
azzurri
,
come
grigi
nella
notte
.
Era
il
mese
di
marzo
,
chiaro
e
duro
come
il
vetro
.
"
Guido
"
,
mi
disse
il
mio
compagno
,
"
tu
non
hai
coraggio
"
.
"
Io
dico
una
cosa
"
,
suggerii
dopo
un
poco
:
"
facciamo
una
sosta
in
casa
della
Cata
e
là
decidiamo
quello
che
si
ha
da
fare
.
Te
la
ricordi
la
Cata
?
"
"
Se
me
la
ricordo
!
"
disse
il
mio
compagno
messo
di
buon
umore
.
"
Io
credevo
che
tu
non
ci
avessi
mai
fatto
caso
a
lei
"
.
"
Chi
non
è
stato
innamorato
della
Cata
?
"
disse
tranquillamente
e
naturalmente
il
mio
compagno
.
"
Tutti
,
credo
,
quelli
della
nostra
età
,
e
non
soltanto
quelli
.
C
'
è
chi
ci
è
morto
o
è
andato
in
carcere
per
lei
.
È
la
più
bella
donna
di
qui
.
E
poi
non
invecchia
mai
.
Io
me
la
ricordo
sempre
allo
stesso
modo
,
con
la
stessa
faccia
.
È
piccola
,
è
giovane
,
è
lucente
come
una
statuina
di
porcellana
"
.
Da
ragazzo
io
cercavo
di
sorprenderla
sempre
e
di
farle
paura
,
e
certe
volte
le
cascavo
davanti
quando
meno
se
l
'
aspettava
,
saltando
giù
da
un
albero
,
sbucando
da
una
fratta
,
e
le
gridavo
:
"
Oh
,
Cata
!
"
.
Ella
rideva
;
una
volta
riuscì
ad
acchiapparmi
e
mi
baciò
.
Mi
baciò
sulla
bocca
.
Io
non
aspettai
neppure
che
si
voltasse
perché
mi
asciugai
subito
le
labbra
,
anzi
me
le
asciugai
anche
di
dentro
,
come
fosse
una
cosa
disgustosa
.
Ella
si
mise
a
ridere
come
chi
vede
un
infante
assaporare
un
frutto
nuovo
per
la
prima
volta
,
che
non
sa
se
gli
piace
.
Mi
ricordai
poi
sempre
di
questo
fatto
,
quel
bacio
poi
me
lo
sognai
la
notte
.
Uno
deve
saperle
,
certe
cose
,
e
allora
io
non
sapevo
niente
.
"
Una
buona
idea
.
Se
la
Cata
ci
lascia
stare
con
lei
,
e
ci
nasconde
per
qualche
giorno
.
Si
diffonde
la
voce
che
siamo
scomparsi
dalla
città
,
ci
cercheranno
,
e
poi
noi
salteremo
fuori
e
nessuno
ci
picchierà
.
Purché
la
Cata
ci
lasci
"
.
Con
questa
donna
in
mezzo
,
tutto
ci
sembrava
più
facile
;
noi
saremmo
vissuti
nella
casa
al
limitare
del
bosco
per
qualche
giorno
,
e
la
nostra
avventura
prendeva
subitamente
un
'
altra
piega
impensata
.
Io
domandai
:
"
Ci
restiamo
tutti
e
due
?
"
Il
mio
compagno
rimase
un
poco
sovrappensiero
.
Un
piccolo
pensiero
che
non
ci
dicevamo
,
che
non
riuscivamo
neppure
a
formulare
,
si
frappose
in
mezzo
a
noi
.
Io
aggiunsi
arrossendo
:
"
Ma
forse
la
Cata
riderà
di
noi
perché
siamo
ancora
ragazzi
.
Gente
forte
e
cattiva
ci
vuole
per
lei
"
.
"
O
perché
mai
?
"
Un
cane
si
mise
a
uggiolare
insistente
,
ci
venne
incontro
,
ci
girava
intorno
.
"
Qui
è
la
Cata
"
,
dissi
io
.
Mi
misi
a
tossire
perché
mi
batteva
forte
il
cuore
.
Traversammo
il
campo
seminato
badando
di
non
pestare
il
grano
che
nella
luce
lunare
era
come
un
'
acqua
verde
,
arrivammo
davanti
alla
sua
porta
.
Era
socchiusa
,
e
ci
parve
naturale
,
come
avevamo
spesso
pensato
nelle
nostre
fantasticherie
intorno
a
lei
.
L
'
aprimmo
con
una
spinta
.
La
stanza
era
immersa
nella
penombra
.
Un
lume
ardeva
posato
in
terra
,
accanto
allo
stipite
della
porta
,
e
ne
sottolineava
gl
'
interstizi
.
Sembrava
che
non
vi
fosse
nessuno
,
e
per
un
poco
rimanemmo
a
guardare
quello
che
era
nel
raggio
del
lume
;
una
grossa
farfalla
picchiava
forte
contro
il
soffitto
.
Fummo
stupiti
di
notare
,
nella
penombra
,
gli
stessi
oggetti
che
sono
in
tutte
le
case
delle
donne
del
popolo
:
un
arcolaio
con
una
matassa
di
lana
viola
,
altre
matasse
di
lana
tinte
da
poco
e
stese
ad
asciugare
,
e
,
disposti
lungo
la
parete
,
i
mazzi
gialli
del
granoturco
.
L
'
orcio
di
creta
,
panciuto
,
mi
parve
avesse
all
'
imboccatura
una
traccia
dorata
,
quella
delle
sue
labbra
che
vi
avevano
tante
volte
bevuto
.
L
'
ombra
formava
a
un
certo
punto
come
una
barriera
,
ed
era
un
altro
mondo
in
cui
era
audace
guardare
.
Qua
era
un
letto
grande
,
disteso
pazientemente
,
e
su
di
esso
una
forma
di
donna
,
come
un
cammeo
su
una
materia
scabrosa
,
posava
prona
sul
ventre
,
non
del
tutto
spogliata
,
come
se
fosse
caduta
addormentata
mentre
si
preparava
ad
andare
a
letto
,
in
uno
di
quei
colpi
di
sonno
dell
'
infanzia
.
Ci
accorgemmo
che
camminavamo
in
punta
di
piedi
,
e
ci
soffiammo
sorridendo
:
"
Dorme
"
.
Le
nostre
ombre
proiettate
dal
lume
basso
si
stamparono
sulla
parete
,
la
luce
arrivava
al
letto
di
striscio
,
con
una
diffusa
trasparenza
,
come
di
un
'
acqua
luminosa
,
e
quella
parte
nella
stanza
aveva
una
luce
di
acquario
.
Cata
dormiva
bocconi
,
con
la
fronte
poggiata
a
un
braccio
,
che
era
riuscita
ad
adattarsi
mentre
le
prendeva
il
sonno
,
e
con
l
'
altro
braccio
sulla
schiena
,
legato
al
polso
ancora
un
indumento
,
che
evidentemente
si
stava
togliendo
,
e
che
ora
le
faceva
da
velo
.
Era
ancora
con
un
piede
nudo
sul
pavimento
,
di
traverso
sul
letto
.
Ella
occupava
uno
spazio
grandissimo
nella
notte
e
nella
nostra
fantasia
:
volgendoci
un
poco
a
guardarci
intorno
,
tutte
le
cose
ci
parevano
nobilitate
,
artificiali
quasi
,
simboli
della
vita
di
tutti
i
giorni
;
i
lini
e
le
stoffe
azzurre
e
rosa
erano
disposti
ai
suoi
piedi
come
colori
,
e
fuor
di
essi
si
svolgeva
il
lusso
delle
sue
membra
d
'
avorio
Noi
eravamo
abituati
a
considerare
la
sua
bellezza
come
un
viso
perfetto
su
un
informe
di
panni
comuni
,
e
ora
ci
pareva
di
sorprendere
una
nobiltà
nascosta
e
vergognosa
,
nella
finezza
della
linea
delle
sue
spalle
,
nella
posa
del
braccio
,
nel
lusso
dei
fianchi
.
L
'
ombra
bruna
della
nuca
,
fra
i
capelli
che
vi
si
addensavano
era
la
macchia
del
sole
e
degli
inverni
,
e
degli
sguardi
degli
uomini
.
Il
suo
corpo
disteso
,
il
silenzio
,
la
notte
,
la
terra
senza
sospetto
nel
primo
fermento
della
primavera
,
erano
strani
complici
,
ed
ella
somigliava
nella
sua
architettura
ai
prati
e
ai
monti
distesi
all
'
infinito
.
Istintivamente
chiudemmo
la
porta
,
e
mormorammo
quasi
per
non
destarla
:
"
Cata
"
.
Ella
avrebbe
sollevato
il
viso
,
e
coi
suoi
occhi
simili
a
scarabei
mi
avrebbe
guardato
ridendo
e
dicendomi
:
"
Oh
,
Giulio
,
come
sei
cresciuto
!
"
Mi
avvicinavo
in
punta
di
piedi
,
ripetevo
il
suo
nome
presso
la
conchiglia
piccola
della
sua
orecchia
.
Le
dissi
,
come
per
coprire
uno
spazio
musicale
:
"
Sei
stanca
?
"
Il
mio
compagno
guardava
cupidamente
,
staccò
qualche
passo
;
ma
prima
che
egli
si
accostasse
io
mi
chinai
sul
collo
della
dormiente
.
Vidi
il
mio
compagno
arretrare
;
con
un
movimento
istintivo
mi
portai
la
mano
alle
labbra
:
mi
accorsi
allora
che
la
donna
giaceva
su
un
rivo
di
sangue
,
come
se
lo
ascoltasse
spicciare
lento
fuori
del
suo
petto
.
La
luna
al
tramonto
ci
accolse
sulla
strada
in
un
crepuscolo
di
morte
del
mondo
.
Corremmo
verso
il
fiume
,
io
mi
lavai
le
mani
e
il
viso
.
"
È
scomparso
?
"
domandavo
al
mio
compagno
che
mi
scrutava
.
Non
facemmo
una
parola
di
Cata
,
neppure
per
domandarci
chi
poteva
averla
uccisa
.
Ci
pareva
che
fosse
finita
coi
sogni
della
nostra
infanzia
,
e
che
nel
borgo
natio
,
dopo
la
sua
scomparsa
,
non
fosse
rimasto
più
nulla
di
bello
.
Più
tardi
,
finita
la
notte
,
svegliandoci
in
una
capanna
:
"
Peccato
"
diceva
il
mio
compagno
,
"
peccato
!
"
"
Che
cosa
?
"
"
Non
aver
conosciuto
la
Cata
.
Era
bellissima
"
.
Riprendemmo
la
strada
dirigendoci
verso
i
paesi
della
marina
.
VENTIQUATTR
'
ORE
Intorno
alla
città
non
crescevano
l
'
erbe
che
sono
tanto
buone
per
chi
le
ha
mangiate
da
ragazzo
;
per
esempio
il
cardo
selvatico
dal
sapore
dolceamaro
e
fibroso
;
era
tutta
un
'
erba
setolosa
,
ingiallita
ancora
dal
gelo
invernale
a
ciuffi
radi
.
I
tre
amici
si
ricordavano
di
queste
erbe
,
e
non
soltanto
per
averle
mangiate
da
ragazzi
,
ma
per
averle
trovate
anche
da
soldati
,
nei
riposi
delle
lunghe
marce
,
in
campagna
.
Tutto
era
cambiato
in
terra
straniera
.
La
terra
intorno
alla
città
bassa
in
pianura
era
sconvolta
come
in
prossimità
d
'
una
guerra
,
e
le
poche
piante
che
qualcuno
vi
aveva
messo
,
si
vedeva
,
nei
rettangoli
di
terra
smossa
,
erano
gelate
e
ridotte
come
vecchie
cartacce
.
Erano
tre
compagni
che
andavano
a
cercar
mondo
,
non
sapevano
perché
:
a
un
certo
punto
della
loro
vita
si
erano
trovati
su
strade
che
non
avevano
mai
immaginato
in
paesi
non
loro
,
e
vi
si
aggiravano
come
in
un
labirinto
.
Nessuno
di
loro
,
credo
,
era
nato
per
stare
lontano
dalla
sua
terra
,
e
tutti
e
tre
si
volevano
far
coraggio
;
ma
tutti
e
tre
avevano
una
ragione
segreta
che
non
si
raccontavano
.
La
ragione
generica
era
quella
di
cercar
fortuna
:
ma
alle
origini
ve
ne
doveva
essere
una
assai
più
profonda
,
che
essi
non
si
dicevano
,
ma
che
intuivano
,
perché
a
queste
cose
pensavano
continuamente
,
ed
era
impossibile
che
stando
insieme
non
lasciassero
trapelare
nulla
.
Di
tutto
,
infatti
,
parlavano
,
meno
che
delle
ragioni
del
loro
vagabondare
,
quando
,
bene
o
male
,
al
loro
paese
,
bastava
poco
per
vivere
.
I
loro
discorsi
erano
mal
legati
uno
all
'
altro
:
discorrevano
,
ma
senza
mai
rispondersi
,
seguendo
ognuno
le
sue
idee
,
dicendo
ognuno
quello
che
gli
cuoceva
dentro
.
Abbastanza
forte
,
quadrato
,
pallido
e
grigio
il
più
grande
di
loro
,
il
Ferro
,
non
parlava
che
di
donne
.
Le
scovava
dappertutto
,
le
notava
lui
per
primo
,
e
i
due
compagni
non
facevano
in
tempo
a
posar
gli
occhi
dove
lui
posava
i
suoi
,
ché
altre
egli
ne
suscitava
soltanto
a
guardare
.
L
'
altro
,
il
Borriello
invece
,
un
giovane
magro
e
scarno
,
pensava
sempre
a
quello
che
avrebbe
mangiato
più
volentieri
,
e
descriveva
qualche
piatto
del
suo
paese
con
compiacimento
.
Aveva
le
labbra
molto
rosse
,
il
riso
bianco
,
e
il
viso
giovane
segnato
di
molte
rughe
,
specialmente
attorno
alla
bocca
.
In
mezzo
a
loro
,
più
piccolo
di
statura
,
con
le
mani
in
tasca
,
col
passo
di
chi
ha
camminato
troppo
nella
sua
vita
,
Mandorla
,
non
diceva
che
rare
parole
.
Ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
degli
amici
gli
metteva
la
mano
sul
braccio
,
e
camminava
un
poco
al
passo
con
lui
.
Sebbene
il
più
insignificante
della
compagnia
,
il
Mandorla
rappresentava
un
oggetto
di
disputa
,
perché
come
accade
,
ognuno
dei
due
lo
voleva
amico
per
sé
;
aveva
gli
occhi
sempre
un
po
'
gonfi
e
rossi
:
le
lagrime
gli
venivano
e
gli
tornavano
indietro
come
al
Borriello
la
saliva
.
Il
suo
pensiero
fisso
per
quanto
lo
nascondesse
,
era
sempre
quello
della
moglie
.
"
Capisci
"
,
diceva
,
"
che
una
donna
,
quando
ti
tradisce
,
tu
te
ne
accorgi
anche
se
nessuno
ti
ha
detto
nulla
.
Te
ne
accorgi
da
certe
cose
,
per
esempio
...
"
Gli
altri
due
si
guardavano
malignamente
di
sopra
la
sua
testa
china
.
Poi
uno
,
con
una
voce
curiosa
ma
trattenuta
,
domandava
"
Per
esempio
?
"
"
Ti
bacia
in
un
altro
modo
,
e
si
sente
che
c
'
è
qualche
cosa
di
nuovo
.
Ella
gioca
come
se
tu
non
dovessi
capire
,
e
tu
hai
capito
,
invece
!
E
intanto
non
sai
che
cosa
fare
;
che
cosa
vuoi
fare
?
La
vuoi
uccidere
?
"
"
Naturalmente
.
Ucciderla
"
.
"
Ma
se
l
'
hai
amata
,
come
la
uccidi
?
Non
ti
riesce
.
Ti
dici
sempre
:
e
questo
domani
non
viene
mai
.
E
poi
,
io
non
potrei
,
perché
,
penserei
sempre
di
averla
uccisa
.
Tu
l
'
ammazzi
,
li
stesa
,
e
domandi
qualche
cosa
e
non
ti
può
più
rispondere
.
È
impossibile
"
.
Ora
non
poteva
più
parlare
,
e
guardava
in
alto
,
come
i
bambini
quando
piangono
,
e
per
distrarli
si
dice
loro
di
guardare
l
'
uccellino
che
vola
.
La
città
cominciava
bassa
e
sterile
,
con
le
sue
piazzette
,
le
sue
case
modeste
,
i
tranvai
che
vi
sbucavano
all
'
improvviso
come
se
vi
arrivassero
la
prima
volta
,
festosamente
.
Crepitavano
i
vetri
illuminati
delle
fabbriche
.
Stranamente
gli
edifici
enormi
sembravano
sprofondare
in
un
umo
antico
,
obliquandosi
un
poco
.
Gli
autobus
irrompevano
con
le
loro
forme
nuove
,
verniciati
di
fresco
,
come
se
avessero
sbagliata
la
strada
,
raccattando
i
passeggeri
frettolosi
per
puro
caso
.
Il
Borriello
si
fermava
a
leggere
,
sulla
soglia
dei
ristoranti
,
la
carta
delle
pietanze
.
Il
Ferro
profitta
va
per
dare
un
'
occhiata
,
attraverso
i
vetri
,
alle
donne
intente
alle
faccende
,
o
a
quelle
che
si
affacciavano
dall
'
alto
,
al
terzo
e
al
quarto
piano
,
a
scuotere
gli
strofinacci
,
mentre
il
Mandorla
,
a
capo
chino
,
ripeteva
:
"
Sbrighiamoci
,
sbrighiamoci
,
che
stiamo
a
fare
qui
?
"
"
E
che
andiamo
a
fare
in
un
altro
posto
?
Noi
non
abbiamo
da
far
nulla
né
qui
né
più
lontano
"
.
Il
Borriello
si
passava
una
mano
sul
labbro
inferiore
,
come
se
avesse
dimenticato
qualche
cosa
nel
fondo
della
memoria
,
poi
si
volgeva
per
domandare
:
"
Ti
piacciono
i
fegatini
?
"
Tutti
e
tre
riprendevano
la
strada
senza
più
parole
;
solo
il
Ferro
,
davanti
a
una
donna
piuttosto
piena
,
che
passava
con
la
rete
della
spesa
,
ripeteva
:
"
Ecco
una
donna
che
farebbe
per
me
"
.
Le
strade
,
dopo
il
primo
affollamento
mattutino
,
diventavano
improvvisamente
deserte
.
I
fischi
delle
sirene
si
destavano
di
botto
,
sotto
i
ponti
di
ferro
delle
metropolitane
scoppi
improvvisi
facevano
volgere
il
capo
ai
passanti
e
ponevano
un
punto
fermo
al
movimento
che
poi
riprendeva
fluido
e
felice
come
dopo
un
pericolo
.
La
città
pareva
assestarsi
,
e
intonare
i
suoi
rumori
dopo
la
pausa
del
sonno
:
scoppi
,
scampanellate
,
fischi
,
urli
di
trombe
,
si
rispondevano
prima
che
il
rombo
della
vita
piena
li
riunisse
in
un
solo
accordo
.
Gli
uomini
guardavano
inferociti
dall
'
alto
delle
vetture
,
tesi
a
quei
rumori
come
cavalli
alle
frustate
.
Il
Borriello
si
fermò
davanti
a
un
cartellone
esposto
nella
vetrina
di
un
venditore
di
tabacchi
:
"
Quanto
mi
è
antipatico
questo
tale
.
Non
lo
posso
sopportare
"
.
Era
l
'
immagine
di
un
uomo
che
fumava
con
compiacimento
un
grossissimo
sigaro
:
i
baffi
bene
arricciati
,
i
capelli
biondi
spartiti
sulla
fronte
,
e
un
vago
sorriso
di
delizia
:
era
l
'
immagine
di
tutti
gli
uomini
della
città
ridotti
a
una
sola
apparenza
.
Improvvisamente
,
passato
un
ponte
di
ferro
su
cui
un
treno
fissava
l
'
immagine
infantile
d
'
una
partenza
,
la
città
si
raccoglieva
in
un
quartiere
desolato
.
All
'
asfalto
lucido
succedeva
un
acciottolato
sconnesso
,
e
i
lampioni
miseri
del
gaz
ricordavano
le
notti
paurose
.
Cominciò
a
soffiare
un
vento
gelido
mentre
nubi
grigie
e
ovattate
si
accumulavano
pel
cielo
,
e
il
sole
le
traversava
da
un
punto
all
'
altro
dell
'
orizzonte
,
rapido
,
pareva
,
come
una
bomba
.
"
E
adesso
?
"
Adesso
tornava
alla
mente
di
tutti
e
tre
un
proposito
fatto
qualche
tempo
prima
,
mai
messo
in
esecuzione
,
e
che
li
riprendeva
tutte
le
volte
che
si
ritrovavano
insieme
,
e
in
una
condizione
come
quella
.
Un
uomo
tardo
e
pensieroso
,
con
una
borsa
sotto
il
braccio
,
li
rasentò
senza
far
caso
a
loro
:
portava
larghi
pantaloni
a
scacchi
bianchi
e
neri
,
un
tubino
sulla
testa
che
si
ampliava
sul
collo
e
sulla
nuca
;
le
scarpe
grosse
avevano
una
rappezzatura
evidente
,
tutte
e
due
dalla
parte
piena
di
ciascun
piede
.
I
tre
amici
si
guardarono
sorridendo
vagamente
,
come
se
fossero
delusi
.
"
Io
dico
che
certe
volte
sono
proprio
queste
le
persone
che
hanno
i
denari
.
Lo
sai
come
fa
la
gente
in
questo
paese
,
che
quando
va
a
lavorare
non
bada
come
è
vestita
"
,
diceva
il
Borriello
.
Il
Ferro
rispose
con
disprezzo
:
"
Se
noialtri
aspettiamo
che
passi
di
qui
la
gente
ricca
,
ci
staremo
un
bel
pezzo
.
Chi
volete
che
passi
da
queste
parti
?
Bisogna
andare
dove
sta
la
gente
"
.
"
Che
ne
sai
,
tu
?
Invece
io
dico
che
proprio
qui
c
'
è
da
fare
,
invece
.
E
poi
,
perché
devi
andare
a
cercare
i
gran
signori
?
Quelli
vanno
in
automobile
,
e
acchiappali
.
Anche
per
fare
queste
cose
ci
vogliono
dei
denari
,
potersi
presentare
,
potersi
aggirare
fra
la
gente
.
Chi
vuoi
invece
che
dia
un
soldo
di
credito
a
quello
là
?
"
Il
Borriello
indicava
il
Mandorla
il
quale
si
volse
appena
con
uno
sguardo
rassegnato
,
come
dire
che
lo
sapeva
di
essere
oggetto
di
scherno
,
ma
che
anche
lui
aveva
il
cuore
di
un
uomo
.
Ma
poi
non
si
tenne
e
disse
:
"
Tu
te
la
prendi
con
me
perché
sei
un
povero
imbecille
.
In
generale
diventi
insolente
quando
hai
mangiato
e
sei
a
pancia
piena
.
Invece
,
oggi
...
"
Il
Borriello
arrossì
e
si
grattava
la
guancia
come
se
avesse
ricevuto
uno
schiaffo
.
"
Eccone
una
"
,
disse
il
Ferro
.
Una
donna
veniva
avanti
,
con
una
grossa
borsa
in
mano
,
alta
e
rossa
in
faccia
;
ciocche
di
capelli
grigi
le
uscivano
di
sotto
il
cappello
.
Quando
fu
davanti
a
loro
si
fermò
come
presa
da
un
'
idea
,
aprì
la
borsa
,
trasse
un
piccolo
involto
che
si
mise
a
scartare
diligentemente
,
ne
cavò
delicatamente
un
panino
e
si
mise
a
morderlo
,
guardandolo
di
quando
in
quando
come
se
avesse
paura
di
avergli
fatto
male
.
"
Stiamo
bene
,
ragazzi
,
questo
è
un
quartiere
di
straccioni
"
.
Il
Borriello
era
divenuto
improvvisamente
triste
e
muto
.
Il
Mandorla
mormorò
:
"
Ma
se
non
lo
abbiamo
fatto
mai
di
...
perché
dobbiamo
farlo
adesso
?
Aspettiamo
fino
a
che
non
abbiamo
trovato
lavoro
.
Tanto
non
è
mestiere
nostro
,
questo
"
.
Ma
il
Borriello
volse
di
botto
il
capo
verso
i
suoi
compagni
,
tese
il
dito
,
e
storcendo
la
bocca
in
segno
d
'
intesa
annunziava
che
c
'
era
qualche
cosa
di
nuovo
.
Un
prete
,
abbastanza
grave
e
solenne
,
di
quelli
che
s
'
incontrano
nei
paesi
cattolici
,
sbucava
fra
un
arco
e
l
'
altro
del
ponte
,
reggendosi
con
la
mano
destra
la
sottana
,
sul
ginocchio
destro
,
con
un
gesto
evidentemente
abituale
.
Il
suo
abito
nero
di
lustrino
aveva
dei
riflessi
d
'
acciaio
che
in
quella
sudiceria
di
fumo
e
di
polvere
,
pareva
candore
addirittura
.
Ma
quello
che
dava
un
improvviso
senso
di
lusso
alla
sua
apparizione
,
erano
i
fiocchi
di
seta
pavonazza
che
gli
pendevano
dal
cappello
,
e
,
magnifica
,
come
una
nota
d
'
organo
in
una
chiesa
deserta
,
una
croce
d
'
oro
gli
pendeva
sul
petto
,
legata
a
una
catenella
anch
'
essa
d
'
oro
,
che
gli
scendeva
di
sugli
omeri
.
"
Caspita
,
un
vescovo
!
Ragazzi
,
è
quello
che
ci
voleva
"
.
E
il
Ferro
si
parò
davanti
a
tutti
con
la
sua
persona
massiccia
.
Il
prete
,
come
se
non
guardassero
lui
,
camminava
assorto
e
dritto
per
la
sua
strada
,
e
li
avrebbe
rasentati
.
Il
Ferro
mise
la
mano
in
tasca
come
se
vi
nascondesse
un
'
arma
,
e
non
si
scosse
a
un
'
occhiata
che
il
prete
gli
diede
di
tralice
,
probabilmente
senza
vederlo
.
Ma
in
quella
che
il
Ferro
allungava
un
braccio
,
il
Mandorla
glielo
afferrò
gridando
:
"
Fermo
,
fermo
!
"
Il
prete
sorpreso
si
fermò
e
guardò
or
l
'
uno
or
l
'
altro
dei
tre
compagni
;
il
Ferro
allungò
una
gomitata
al
Mandorla
e
si
accostava
al
prete
che
lo
guardò
con
gli
occhi
di
chi
capisce
di
correre
un
pericolo
.
Il
Mandorla
,
che
era
caduto
in
terra
,
si
mise
a
gridare
come
un
forsennato
:
"
Non
lo
toccare
perché
quello
è
uno
del
mio
paese
.
Quello
lo
conosco
,
mi
conosce
,
è
monsignor
Fratta
"
.
Poi
,
sollevandosi
,
si
mise
a
dire
:
"
Scusate
tanto
,
monsignore
mio
,
se
vi
abbiamo
fatto
paura
.
Mi
riconoscete
?
Che
state
a
fare
da
queste
parti
?
Guarda
un
po
'
dove
ci
si
ritrova
.
Vi
ricordate
di
me
?
"
Il
sacerdote
mise
avanti
la
mano
aperta
,
con
quel
gesto
familiare
con
cui
i
preti
accolgono
e
tengono
a
distanza
le
persone
,
dicendo
:
"
Tu
sei
...
"
"
Il
Mandorla
,
sissignore
;
come
ve
ne
ricordate
!
Come
va
al
paese
?
E
mia
moglie
,
l
'
avete
veduta
?
Questo
è
un
monsignore
del
mio
paese
.
Questo
lo
proteggo
io
,
e
non
si
tocca
.
I
paesani
non
si
toccano
.
Non
è
mica
un
estraneo
,
lui
.
Lui
è
dei
nostri
.
Dateci
una
benedizione
per
noialtri
tre
,
monsignore
caro
,
una
benedizione
per
noialtri
soli
,
e
che
la
Madonna
bella
ci
protegga
"
.
Il
prete
,
come
davanti
a
una
pratica
solita
,
alzò
il
palmo
della
mano
per
benedirli
.
Il
Mandorla
gli
volle
assolutamente
baciare
l
'
anello
,
e
risentì
quella
mano
morbida
che
una
volta
,
alla
cresima
gli
aveva
sfiorate
le
guance
.
Gli
altri
due
stavano
ad
ascoltare
,
con
le
mani
nelle
tasche
,
scambiandosi
sguardi
di
delusione
,
ma
alla
fine
si
levarono
la
berretta
e
,
sorpresi
del
loro
stesso
atto
,
si
misero
imbarazzati
a
grattarsi
il
ciuffo
.
"
Figlioli
"
,
disse
il
prete
con
l
'
aria
più
candida
del
mondo
,
"
figlioli
miei
,
se
avete
bisogno
di
qualche
cosa
io
sono
qui
.
Intanto
rimarrete
a
colazione
con
me
oggi
,
in
un
luogo
dove
troverete
molta
gente
delle
nostre
parti
"
.
"
Questi
"
,
disse
il
Mandorla
accennando
ai
due
compagni
,
"
non
sono
del
nostro
paese
,
ma
di
un
paese
vicino
.
Abbiamo
fatto
amicizia
,
ed
eccoli
qui
.
Chi
lo
avrebbe
mai
detto
che
ci
saremmo
incontrati
in
questo
modo
e
da
queste
parti
?
Perché
noialtri
,
siamo
qui
a
cercar
lavoro
,
e
non
altro
.
Noialtri
volevamo
scherzare
,
questa
mattina
;
noialtri
abbiamo
un
mestiere
,
e
che
il
Signore
ci
aiuti
.
E
voi
,
monsignore
,
come
mai
da
queste
parti
?
"
Il
prete
levò
gli
occhi
al
cielo
:
"
Stiamo
rifabbricando
il
Santuario
della
nostra
Madonna
,
e
io
sono
qui
a
vedere
la
gente
a
lei
devota
,
che
è
tutta
quella
della
nostra
regione
,
se
dà
qualche
cosa
per
i
lavori
,
perché
abbiamo
anche
in
mente
di
costruire
un
asilo
per
i
figlioli
degli
emigranti
.
Sono
venuto
,
ho
parlato
,
e
parlerò
.
La
Madonna
gradisce
anche
quel
poco
che
le
possono
dare
i
più
poveri
.
E
poi
,
per
un
'
opera
come
quella
dell
'
asilo
!
Chi
non
vuol
bene
ai
suoi
figli
?
"
"
E
in
questo
quartiere
?
Ma
questo
è
il
quartiere
dei
più
poveri
"
.
"
Profitto
per
por
tare
le
notizie
dei
loro
cari
a
quelli
della
diocesi
"
.
Avevano
varcato
il
ponte
e
si
trovavano
in
un
quartiere
squallido
dove
pareva
che
l
'
inverno
finisse
più
tardi
che
negli
altri
luoghi
della
città
.
Il
Ferro
,
indicando
su
un
marciapiede
uno
di
quei
disegni
fatti
col
gesso
su
cui
i
ragazzi
giocano
saltando
su
un
solo
piede
,
disse
:
"
Ecco
il
segno
che
è
arrivata
la
primavera
.
I
ragazzi
cominciano
a
giocare
per
le
strade
"
.
Donne
,
affacciate
alle
finestre
,
avevano
facce
che
pareva
di
aver
conosciuto
,
perché
il
Borriello
disse
:
"
Sembra
di
stare
al
paese
"
.
Poi
,
in
un
andito
scuro
il
prete
spinse
una
porta
,
vi
lasciò
passare
i
tre
amici
ed
entrò
stringendosi
il
cappello
sul
petto
.
Era
uno
stanzone
sordo
,
rettangolare
,
che
in
fondo
si
allargava
a
forma
d
'
imbuto
e
prendeva
luce
da
un
cortile
.
Alcune
tavole
allineate
e
apparecchiate
aspettavano
i
clienti
,
e
su
tutto
si
spandeva
la
luce
e
l
'
odore
discreto
delle
ore
che
precedono
i
pasti
,
quando
un
lieve
brontolio
di
attesa
fa
la
cucina
attraverso
la
porta
socchiusa
.
Un
pavimento
di
legno
verniciato
compattamente
di
marrone
,
al
muro
un
orologio
che
pareva
storto
,
uno
specchio
per
lungo
nel
fondo
,
e
al
cordone
della
lampada
che
pendeva
nel
mezzo
,
attorcigliato
un
lungo
nastro
bianco
rosso
e
verde
,
di
cui
si
pensava
molto
tardi
che
significasse
una
bandiera
.
A
poco
a
poco
,
come
se
sorgessero
da
terra
,
alcuni
uomini
occuparono
i
tavolini
,
e
un
cameriere
vi
si
aggirò
,
che
era
l
'
immagine
di
due
civiltà
:
sorrideva
con
una
bocca
anglosassone
rilevata
da
due
denti
d
'
oro
,
e
guardava
con
due
occhi
da
italiano
.
Fu
il
prete
che
si
levò
nel
bel
mezzo
di
quella
folla
intenta
a
mangiare
senza
quasi
parole
,
e
disse
:
"
Figlioli
miei
,
io
vengo
dai
vostri
paesi
.
C
'
è
nessuno
qui
che
appartenga
alla
diocesi
di
...
?
"
Si
levarono
di
scatto
una
ventina
di
persone
.
"
Al
nostro
paese
"
,
aggiunse
il
prete
,
"
il
raccolto
promette
bene
e
le
vigne
pure
.
Pare
che
sia
un
'
annata
straordinaria
.
Aspettano
le
notizie
degli
emigranti
e
vi
pensano
sempre
.
Noialtri
preghiamo
sempre
per
voi
,
che
torniate
sani
e
salvi
e
ricchi
.
Quest
'
anno
abbiamo
avuta
la
festa
del
Santo
patrono
,
il
glorioso
San
Luca
,
che
è
riuscita
più
bella
che
negli
altri
anni
.
Abbiamo
chiamata
la
banda
provinciale
a
suonare
in
piazza
,
e
abbiamo
fatto
i
fuochi
artificiali
del
maestro
Carbone
.
Lo
conoscete
il
maestro
Carbone
,
quello
che
gli
manca
un
braccio
?
Figuratevi
che
ha
fatto
in
cielo
un
disegno
di
fuoco
che
rappresentava
il
vapore
che
vi
deve
portare
tutti
al
paese
.
Abbiamo
avuto
molti
voti
,
e
abbiamo
veduto
appesi
fra
le
dita
del
Santo
,
con
nastrini
di
tutti
i
colori
,
alcuni
biglietti
di
banca
americani
,
doni
vostri
,
figlioli
miei
,
e
io
sono
qui
per
ringraziarvi
"
.
Fu
un
sommovimento
,
un
urlìo
,
una
confusione
che
copri
le
parole
del
prete
.
Molti
avevano
lasciati
i
loro
tavoli
e
si
erano
accostati
per
sentirlo
meglio
,
mentre
altri
,
che
non
erano
della
regione
,
rimanevano
a
guardarlo
con
la
forchetta
a
mezz
'
aria
o
chinavano
il
capo
pensierosi
.
Fu
un
coro
di
domande
e
di
esclamazioni
cui
il
prete
rispondeva
attentamente
,
anzi
alla
fine
tirò
fuori
una
carta
,
e
chiamando
uno
per
uno
quegli
uomini
,
diceva
:
"
Tua
moglie
sta
bene
.
Il
tuo
ragazzo
ha
già
messo
l
'
abito
da
pastore
.
Tuo
padre
,
coi
soldi
che
hai
mandati
,
ha
buttate
le
fondamenta
della
casa
"
.
Con
le
stesse
parole
rassicurava
ognuno
,
e
ciascuno
intendeva
in
quelle
parole
qualche
cosa
di
diverso
,
per
sé
solo
.
Una
porta
nel
fondo
si
aprì
nel
mezzo
di
questi
discorsi
,
e
apparve
una
donna
la
quale
mosse
appena
un
passo
per
appoggiarsi
alla
parete
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
.
Improvviso
silenzio
piombò
sull
'
adunata
.
Quelli
che
erano
rimasti
ai
loro
posti
si
curvarono
sul
piatto
,
mangiando
affrettatamente
,
altri
nascondeva
il
volto
dietro
la
mano
sinistra
;
quelli
che
si
erano
accostati
al
prete
si
fecero
più
piccoli
,
e
chi
poté
raggiunse
la
sedia
libera
che
si
trovò
più
vicina
.
Il
prete
stesso
rimase
col
braccio
a
mezz
'
aria
,
in
un
gesto
appena
abbozzato
,
corrugò
le
sopracciglia
,
puntò
gli
occhi
verso
la
parete
dove
campeggiava
il
volto
pallido
della
donna
,
in
una
strana
aureola
di
buio
,
e
disse
:
"
Chi
è
?
"
Non
c
'
era
dubbio
che
tutto
quel
trambusto
era
accaduto
per
quella
donna
,
la
quale
fissava
gli
occhi
limpidi
su
tutta
quella
folla
insieme
e
pareva
guardare
da
tutte
le
parti
.
I
tre
amici
che
accompagnavano
il
prete
erano
rimasti
in
piedi
accanto
a
lui
,
e
soltanto
quando
qualcuno
li
tirò
per
la
falda
della
giacca
sedettero
.
"
Ma
insomma
,
che
accade
?
"
disse
la
voce
del
Ferro
.
Il
cameriere
si
accostò
alla
donna
e
le
disse
qualche
cosa
cui
ella
ubbidì
,
perché
sedette
a
un
tavolo
con
la
testa
fra
le
mani
senza
più
guardare
nessuno
.
Una
ciocca
di
capelli
nerissima
le
traversava
la
mano
piccola
e
bruna
su
cui
poggiava
il
capo
.
L
'
assemblea
riprese
coraggio
,
ma
i
discorsi
erano
sommessi
,
con
un
brusio
e
un
chiacchierio
discreto
in
cui
si
indovinavano
mille
:
chi
è
,
e
che
cosa
è
successo
.
Il
prete
stesso
sedette
,
come
scampato
a
un
pericolo
di
cui
non
si
era
reso
conto
,
e
gli
fu
spiegato
di
che
cosa
si
trattava
.
Questa
donna
,
venuta
da
un
paese
della
Calabria
,
raminga
dietro
un
suo
amore
,
aveva
rivelato
una
qualità
che
di
sorpresa
le
tornava
in
alcuni
periodi
della
sua
vita
,
dicevano
ad
ogni
mutamento
di
stagione
:
in
tali
momenti
era
presa
dai
brividi
,
si
sconvolgeva
tutta
,
si
copriva
di
sudor
diaccio
,
si
morsicava
le
mani
,
i
capelli
le
si
levavano
sul
capo
dritti
come
serpi
,
i
suoi
occhi
divenivano
di
vetro
;
indicava
un
uomo
in
mezzo
alla
folla
,
e
diceva
:
"
Quello
!
"
Che
cosa
accadeva
?
La
prima
volta
che
fece
questa
designazione
,
al
suo
paese
,
dopo
la
fuga
del
suo
amante
,
l
'
uomo
che
ella
aveva
indicato
morì
entro
le
ventiquattr
'
ore
.
Da
allora
,
lo
stesso
fatto
ebbe
a
ripetersi
alcune
volte
,
ma
le
dicerie
degli
uomini
aumentavano
inverosimilmente
il
numero
di
questi
avvenimenti
.
Ella
poi
,
abbandonata
da
tutti
,
naturalmente
,
aveva
errato
in
diverse
contrade
,
cacciata
di
paese
in
paese
,
e
in
ultimo
si
decise
a
passare
il
mare
,
per
venire
dove
il
suo
amante
aveva
trovato
rifugio
.
Il
suo
arrivo
era
stato
segnalato
nelle
lettere
di
tutti
gli
emigranti
,
e
dal
paese
partirono
le
più
paurose
raccomandazioni
di
guardarsi
da
lei
.
Ma
nessuno
aveva
il
coraggio
di
cacciarla
quando
si
presentava
in
qualche
luogo
,
temendo
per
se
stesso
,
quasi
che
ella
potesse
disporre
del
destino
,
e
come
preferiva
i
luoghi
frequentati
da
persone
della
sua
stessa
terra
,
vi
appariva
come
un
castigo
,
come
la
grandine
nelle
campagne
e
le
folgori
nei
boschi
.
Era
bellissima
,
di
struttura
perfetta
,
dalle
spalle
ben
larghe
alle
braccia
lunghe
,
al
piede
sottile
e
forte
.
La
testa
piccola
,
dal
profilo
diritto
,
inverosimilmente
piccola
e
giusta
su
un
corpo
tanto
complesso
,
era
tutta
fissata
negli
occhi
grigi
,
che
le
lunghe
ciglia
circondavano
d
'
un
'
ombra
come
d
'
un
velo
,
fra
cui
lo
smalto
bianco
dell
'
occhio
balenava
duro
e
sibillino
.
La
pupilla
sembrava
staccarsi
e
roteare
come
un
astro
,
e
i
capelli
bui
e
compatti
facevano
risaltare
la
pelle
dorata
della
fronte
e
del
viso
.
Quando
il
prete
ebbe
sentite
le
cose
che
si
dicevano
di
costei
,
e
ad
ogni
frase
la
guardava
come
per
accertarsi
che
fosse
lei
,
fino
a
che
non
guardò
più
,
si
batté
la
mano
sulla
fronte
esclamando
:
"
Ma
sì
,
me
la
ricordo
,
la
conosco
fin
da
piccola
,
quando
veniva
alla
dottrina
"
.
Anche
gli
altri
tre
amici
la
sapevano
per
fama
,
e
si
guardarono
fra
di
loro
come
dire
:
"
In
che
bel
mondo
siamo
capitati
"
.
Ma
il
cameriere
che
su
un
cenno
del
prete
portò
loro
una
pietanza
,
li
distrasse
,
ed
essi
si
misero
a
divorare
a
gara
,
tra
occhiate
di
soddisfazione
e
di
timore
.
Era
chiaro
che
tutti
si
affrettavano
a
terminare
il
pasto
senza
volersene
dar
l
'
aria
,
presi
alle
spalle
da
un
nemico
minaccioso
,
e
di
fronte
il
cibo
che
è
così
buono
a
chi
ne
ha
poco
.
Brevi
ondeggiamenti
rispondevano
ai
più
piccoli
moti
di
quella
donna
,
mentre
verso
la
porta
i
tavoli
si
sgomberavano
.
Qualcuno
che
entrava
in
quel
momento
,
inconscio
del
pericolo
,
si
guardava
attorno
ed
era
guardato
,
come
un
attore
distratto
che
nel
colmo
di
un
dramma
traversi
il
palcoscenico
credendo
di
aggirarsi
ancora
fra
le
quinte
.
La
donna
si
volse
a
un
tratto
,
forse
richiamata
dal
silenzio
improvviso
che
si
era
fatto
,
si
fissò
sul
gruppo
del
prete
e
dei
tre
amici
,
disse
qualche
cosa
in
un
linguaggio
che
parve
a
tutti
una
misteriosa
accozzaglia
di
sillabe
,
puntò
il
dito
.
Il
prete
e
i
tre
compagni
,
come
colpiti
da
una
fucilata
a
tradimento
,
portarono
la
mano
al
petto
.
"
A
chi
ha
detto
?
"
domandò
qualcuno
.
Questa
domanda
parve
tranquillare
il
prete
e
i
suoi
amici
.
La
donna
invece
si
stava
accostando
con
lo
sguardo
fisso
,
la
mano
levata
,
e
un
vago
sorriso
che
le
storceva
l
'
angolo
della
bocca
.
Come
se
una
bomba
fosse
scoppiata
nel
mezzo
dell
'
adunata
,
la
sala
si
sgomberò
mezza
.
Uno
,
tirando
per
un
lembo
della
veste
la
donna
,
le
domandò
:
"
A
chi
avete
detto
?
"
Ma
non
ebbe
risposta
.
Nella
confusione
,
il
gruppo
dei
tre
compagni
col
prete
scomparve
,
la
sala
si
vuotò
in
un
baleno
,
si
sentì
il
ticchettio
dell
'
orologio
come
se
i
fosse
destato
e
cercasse
di
coprire
con
la
sua
voce
quella
solitudine
e
quel
silenzio
.
La
donna
si
passò
la
mano
sulla
fronte
e
tornò
al
suo
tavolino
,
intenta
a
finire
la
sua
pietanza
.
La
luce
della
finestra
la
investì
a
un
certo
punto
del
suo
tragitto
,
ed
ella
apparve
enorme
,
con
la
sua
ombra
nera
che
toccava
il
soffitto
;
la
luce
sottolineava
i
solchi
che
si
era
fatti
con
le
unghie
sulla
guancia
,
paralleli
come
un
tatuaggio
.
Nella
strada
la
compagnia
si
disperse
;
ma
più
in
là
,
sull
'
altro
marciapiede
,
si
formò
un
gruppo
di
curiosi
intorno
al
prete
e
ai
tre
compagni
.
Molti
passanti
credettero
trattarsi
di
persone
che
avessero
rischiato
di
essere
travolti
da
un
automobile
.
Essi
infatti
avevano
tirati
fuori
i
fazzoletti
,
e
asciugandosi
il
freddo
sudore
che
li
imperlava
,
pareva
che
nascondessero
una
macchia
di
sangue
.
Un
uomo
piccolo
e
gramo
,
con
due
sopracciglia
nere
e
forti
intorno
agli
occhietti
socchiusi
,
domandò
:
"
A
chi
ha
detto
di
voialtri
tre
?
"
Il
Ferro
si
volse
inviperito
:
"
A
chi
vuoi
che
abbia
detto
?
La
vuoi
smettere
,
uccello
di
malaugurio
?
La
vuoi
finire
?
Vuoi
che
ti
prenda
a
pugni
?
"
Lo
aveva
preso
per
i
risvolti
della
giacca
e
lo
scuoteva
come
un
sacco
vuoto
.
L
'
altro
non
opponeva
resistenza
,
solo
si
tirava
un
poco
indietro
,
come
per
toccarlo
il
meno
possibile
;
poi
,
quando
il
Ferro
lo
lasciò
,
l
'
omino
si
rassettò
,
si
allontanò
con
un
vago
sorriso
canzonatorio
che
era
la
sua
vendetta
.
Il
Ferro
lo
seguì
con
gli
occhi
fino
a
che
non
lo
vide
svoltare
strada
,
e
intanto
brontolava
che
quello
non
era
modo
,
che
la
gente
a
sentir
parlare
di
disgrazie
era
presa
da
una
curiosità
ignobile
,
che
insomma
tutti
andassero
via
,
via
,
che
li
lasciassero
soli
,
al
loro
destino
,
via
,
via
,
via
!
Il
gruppo
dei
curiosi
si
diradò
,
qualcuno
con
le
mani
nelle
tasche
rimase
per
un
poco
a
osservare
i
quattro
condannati
dall
'
altra
parte
del
marciapiede
,
e
riprese
la
sua
strada
soltanto
dietro
una
minaccia
del
Ferro
.
Anche
il
prete
scuoteva
le
mani
a
destra
e
a
sinistra
come
per
domandare
che
cosa
volessero
da
lui
.
"
È
l
'
una
"
,
disse
poi
il
prete
guardando
l
'
orologio
.
Quando
furono
soli
si
guardarono
.
Il
Mandorla
era
il
solo
che
stava
quieto
,
come
se
non
fosse
accaduto
nulla
,
almeno
all
'
aspetto
.
Stava
col
naso
fra
i
risvolti
della
giacca
che
si
era
tirata
sul
collo
,
contro
il
freddo
che
lo
aveva
preso
più
crudo
e
improvviso
,
e
non
fiatava
innocente
e
tranquillo
,
avvezzo
ai
colpi
della
fortuna
.
Ognuno
guardava
il
vicino
come
per
leggergli
in
faccia
che
lui
era
il
predestinato
,
e
fproprio
questi
sguardi
che
seminarono
in
ognuno
l
'
incertezza
e
la
diffidenza
sul
destino
:
si
sentivano
legati
tutti
e
tre
,
ormai
,
fino
a
che
il
temuto
avvenimento
si
compisse
,
e
di
quando
in
quando
con
un
'
occhiata
si
convincevano
di
essere
ciascuno
al
suo
posto
,
ciascuno
ancora
in
piedi
,
ciascuno
che
resisteva
allo
sforzo
,
come
se
la
vita
la
tenessero
fortemente
in
una
lotta
suprema
,
e
chi
avesse
avuto
meno
muscoli
avrebbe
ceduto
;
anche
i
colpettini
di
tosse
del
Mandorla
dovevano
essere
mezzi
per
sentirsi
vivo
;
di
quando
in
quando
il
prete
soffiava
più
forte
il
suo
respiro
,
come
provando
la
macchina
ancora
efficiente
dei
suoi
polmoni
.
Volsero
or
l
'
uno
or
l
'
altro
gli
occhi
al
cielo
,
dove
le
nuvole
si
sfrangiavano
sotto
un
vento
alto
,
fredde
alla
superficie
e
plumbee
,
luminose
e
calde
come
una
coltre
agli
orli
e
di
sotto
.
Il
sole
obliquamente
illuminava
i
palazzi
che
fiancheggiavano
la
strada
,
ne
faceva
risaltare
gli
ornamenti
,
ne
traeva
i
colori
fuori
dell
'
umidità
invernale
,
colori
pallidi
,
cilestrino
,
verdino
,
giallino
.
C
'
erano
dunque
ancora
tante
belle
cose
nel
mondo
?
Gli
stessi
colori
sembrava
loro
di
non
averli
mai
veduti
,
e
si
accorgevano
del
mondo
come
di
una
cosa
che
si
stesse
inventando
sotto
i
loro
occhi
.
La
stessa
città
,
che
in
fondo
era
straniera
a
loro
,
si
legava
ai
ricordi
della
loro
infanzia
e
delle
terre
che
amavano
,
attraverso
i
colori
e
la
luce
,
come
i
temi
fondamentali
della
vita
.
Si
accorsero
che
gli
alberi
del
viale
,
da
freddi
e
stecchiti
che
li
avevano
veduti
nell
'
inverno
,
in
quel
giorno
si
ammorbidivano
,
le
foglioline
in
cima
ai
rami
non
pungevano
più
il
cielo
che
si
svelava
grande
e
sereno
,
fuor
delle
nubi
che
sgomberavano
,
sotto
la
spinta
degli
alberi
sublimi
.
Un
desiderio
pazzo
di
movimento
li
aveva
presi
,
e
un
autobus
traballante
li
raccolse
dal
marciapiede
.
In
faccia
ad
ognuno
di
quelli
che
stavano
loro
vicini
si
studiavano
di
leggere
il
destino
,
e
nella
testa
di
uno
di
loro
sorse
il
pensiero
:
"
Tutti
questi
non
saranno
,
e
l
'
umanità
non
è
altro
che
un
carico
di
materia
che
viaggia
vertiginosamente
fino
a
che
non
si
scarica
in
qualche
luogo
.
E
dov
'
è
questo
luogo
?
"
Chi
pensava
così
,
forse
tutti
e
tre
,
cercava
dove
fosse
questo
luogo
,
e
si
ricordava
di
averne
veduto
uno
,
rasentandolo
con
la
ferrovia
cittadina
,
in
uno
spazio
soverchiato
dalle
case
,
con
la
trincea
nera
della
ferrovia
da
una
parte
,
dall
'
altra
le
strade
e
le
case
,
e
dall
'
alto
delle
finestre
doveva
apparire
come
una
cava
di
lastre
di
pietra
.
Il
muro
di
cinta
con
qualche
croce
spiccava
nel
cielo
rosso
di
quella
sera
,
e
vi
si
sentiva
il
ricordo
della
campagna
.
"
Là
mi
piacerebbe
di
stare
,
perché
mi
ricorda
qualche
cosa
del
mio
paese
.
Ma
forse
non
c
'
è
più
posto
"
.
L
'
autobus
li
sbatteva
uno
contro
l
'
altro
,
ed
essi
non
si
volevano
toccare
.
Si
lasciavano
invece
,
due
di
loro
,
spingere
contro
una
donna
,
a
sentire
quella
carne
viva
,
quel
senso
di
fragilità
e
di
immortalità
che
è
nelle
donne
assistite
dalla
gioventù
.
Tra
il
rombo
del
motore
greve
e
nauseabondo
,
tutto
il
rumore
della
strada
si
frantumava
come
di
tavole
sbattute
disordinatamente
tra
loro
,
o
come
un
lontano
applauso
.
Le
fermate
si
inseguivano
e
si
succedevano
l
'
una
all
'
altra
,
gente
saliva
e
scendeva
;
e
il
pensiero
vano
che
accompagna
chi
sta
nelle
città
,
"
forse
non
rivedrò
più
mai
questa
persona
che
mi
sta
accanto
"
,
questo
pensiero
aveva
ora
per
loro
un
senso
di
vero
.
Finì
il
viaggio
,
si
aprì
la
campagna
davanti
a
loro
.
Su
un
albero
stecchito
un
uccello
si
mise
a
cantare
piano
piano
,
smise
,
come
se
sapesse
di
avere
sbagliato
ora
e
stagione
.
Il
sole
aveva
scaldato
lievemente
la
terra
.
Non
si
erano
rivolta
la
parola
fino
a
quell
'
istante
.
"
Non
si
sta
bene
,
qui
"
,
cominciò
il
Mandorla
.
"
Guarda
che
campagna
!
"
Non
era
difatti
una
bella
campagna
.
Quattro
o
cinque
abeti
magri
erano
raggruppati
attorno
a
uno
stagno
,
ed
era
quello
il
solo
accidente
della
pianura
che
si
stendeva
a
perdita
d
'
occhio
,
di
un
verde
bruno
uniforme
.
La
città
imminente
volgeva
alla
pianura
i
suoi
muri
senza
finestre
.
Più
vicino
,
intorno
a
loro
,
un
muretto
crollato
,
una
siepe
di
filo
di
ferro
,
una
vecchia
traccia
d
'
aiuola
,
con
vecchie
piante
morte
su
cui
aveva
battuto
il
sole
e
poi
il
gelo
,
faceva
un
singolare
giardino
di
fiori
secchi
,
lontano
nel
tempo
.
"
Da
noialtri
non
è
così
la
campagna
.
La
primavera
arriva
dappertutto
,
da
noialtri
,
e
perfino
i
muriccioli
mettono
quel
poco
di
musco
che
li
adorna
.
C
'
è
un
buon
odore
libero
che
viene
dal
mare
.
Si
ha
sete
d
'
acqua
.
L
'
acqua
spunta
ai
piedi
dei
monti
e
fa
un
rumore
nuovo
,
specialmente
se
alla
vena
ci
metti
una
foglia
lunga
per
farla
scorrere
bene
"
.
Lontano
,
sull
'
orizzonte
,
una
forma
nera
si
mosse
,
rompendo
l
'
ombre
dense
che
vi
accumulava
la
sera
in
viaggio
.
"
Che
cosa
è
quello
laggiù
?
"
Era
,
una
immensa
croce
che
si
agitava
sulla
linea
fra
terra
e
cielo
,
roteando
su
sé
stessa
,
ma
rimanendo
sempre
allo
stesso
punto
,
e
sul
cielo
e
sulla
pianura
non
v
'
era
altro
:
la
stettero
a
guardare
un
pezzo
,
come
saliva
e
declinava
,
ora
dritta
ora
obliqua
,
disposti
alle
apparizioni
meravigliose
,
fino
a
che
il
Ferro
esclamò
:
"
Ma
se
è
un
mulino
!
"
Un
mulino
.
Tutti
si
misero
a
ridere
,
forte
,
dandosi
dei
colpi
sulle
spalle
e
sulle
braccia
.
"
Un
mulino
!
Guarda
che
razza
di
mulini
!
E
chi
sa
che
cosa
mi
pareva
!
"
Ma
il
Mandorla
era
divenuto
triste
e
assorto
,
e
senza
che
nessuno
sapesse
come
,
aveva
gli
occhi
gonfi
di
lagrime
.
"
Via
,
via
!
Questo
non
lo
devi
fare
.
Che
cosa
ti
prende
ora
?
"
"
Io
non
avevo
mai
pensato
da
ragazzo
,
che
nessuno
mi
volesse
bene
.
Tu
da
ragazzo
non
pensavi
che
un
giorno
avresti
trovato
chi
ti
avrebbe
amato
molto
?
Io
non
ho
fatto
male
a
nessuno
,
io
sono
innocente
.
Quasi
mi
dispiace
di
non
aver
fatto
male
,
e
di
essere
,
ora
,
come
un
bambino
.
C
'
è
chi
nasce
così
,
che
non
può
fare
il
male
e
non
riceve
il
bene
.
Io
ho
sbagliata
tutta
la
mia
vita
,
e
se
mi
dovessi
confessare
non
saprei
che
cosa
dire
.
Quando
sono
lontano
da
un
luogo
,
so
che
cosa
vi
avrei
potuto
fare
;
quando
ci
sto
,
non
so
più
,
e
vorrei
tornare
là
di
dove
sono
partito
.
Io
certe
volte
penso
alle
persone
che
ho
incontrato
nella
mia
vita
.
C
'
era
una
ragazza
che
forse
mi
avrebbe
voluto
bene
,
ma
io
non
sapevo
che
cosa
dirle
.
Che
cosa
credi
che
fosse
questa
ragazza
?
Io
non
mi
ricordo
più
se
fosse
piccola
o
grande
.
e
vorrei
tornare
indietro
per
vederla
com
'
era
.
Mi
ricordo
soltanto
come
mi
guardava
.
Quando
siamo
sul
posto
,
non
sappiamo
mai
come
sono
le
cose
,
e
poi
da
lontano
ce
ne
facciamo
un
'
idea
tutta
diversa
.
Come
è
la
mia
casa
?
Io
me
la
ricordo
grande
,
e
quando
ci
vado
la
trovo
piccola
.
Anche
mia
moglie
in
casa
mi
sembra
grande
e
quando
la
vedo
per
la
strada
la
trovo
piccola
.
E
la
strada
dove
giocavo
?
Quando
sono
in
un
posto
mi
dico
che
me
ne
voglio
ricordare
e
cerco
di
mettermi
bene
nella
memoria
come
stanno
le
cose
.
Poi
tutto
è
diverso
nel
ricordo
.
Mi
sembra
di
aver
sempre
sognato
.
Certe
volte
mi
domando
se
sono
proprio
io
che
vivo
di
qua
e
di
là
,
che
ieri
ero
in
un
posto
e
oggi
in
un
altro
.
Certe
mattine
quando
ho
dormito
poco
,
mi
sembra
di
essermi
lasciato
a
casa
.
Non
vi
succede
anche
a
voi
?
E
intanto
uno
cammina
,
fa
qualche
cosa
,
e
magari
non
sa
se
è
sveglio
o
se
è
morto
"
.
"
Smettila
,
smettila
!
"
gridarono
a
una
voce
il
Borriello
e
il
Ferro
cui
questa
parola
era
nella
mente
ma
pronunziarla
era
stato
come
metterla
loro
davanti
agli
occhi
.
Ecco
che
intorno
a
questa
parola
i
loro
pensieri
ondeggiavano
pericolosamente
,
da
un
momento
all
'
altro
perdevano
l
'
equilibrio
.
"
Non
vi
succede
a
voialtri
"
,
aggiunse
il
Mandorla
"
non
vi
succede
,
pensando
a
qualche
cosa
della
vostra
vita
,
che
vi
si
intromettono
persone
che
non
ci
hanno
niente
che
fare
?
A
me
in
questo
momento
mi
viene
in
testa
uno
che
gli
bruciarono
la
mula
,
al
mio
paese
,
per
dispetto
.
Gliela
bruciarono
dando
fuoco
alla
stalla
,
e
lui
poveraccio
le
voleva
più
bene
che
a
sua
moglie
.
Io
lo
vedo
che
passa
davanti
ai
miei
occhi
,
col
suo
passo
incerto
e
incespicante
di
uomo
che
cammina
troppo
,
e
mi
ricordo
,
curioso
,
la
sua
faccia
come
la
vidi
in
diversi
periodi
della
sua
vita
,
me
lo
ricordo
distintamente
,
perché
gli
vidi
cambiare
età
,
proprio
cambiare
età
.
Non
è
vero
che
è
difficile
notare
questa
cosa
nelle
persone
che
si
vedono
tutti
i
giorni
?
Io
mi
domando
se
vale
la
pena
di
girare
tanto
,
quando
poi
quello
che
vediamo
è
sempre
la
stessa
cosa
,
quello
che
vedemmo
nell
'
infanzia
.
Io
ho
veduto
come
è
fatto
l
'
elefante
;
eppure
quello
che
mi
ricordo
sempre
sono
le
lucertole
al
sole
d
'
estate
,
quando
si
incantano
su
una
pietra
che
brucia
,
e
qui
sotto
la
bocca
,
sul
collo
biancastro
,
batte
loro
qualche
cosa
come
una
vena
.
Io
ho
traversato
il
mare
e
ho
vedute
tante
cose
;
eppure
mi
ricordo
precisamente
soltanto
l
'
orto
che
facevamo
da
ragazzi
,
presso
il
ruscello
,
e
l
'
ombra
che
una
piantina
di
cece
appena
nata
faceva
quando
vi
batteva
il
sole
.
Mai
cipresso
ha
fatta
tanta
ombra
come
quella
,
nel
mio
ricordo
"
.
"
Io
invece
"
,
disse
il
Borriello
,
"
mi
ricordo
soltanto
delle
donne
.
Le
mani
delle
donne
,
per
esempio
,
io
me
le
ricordo
una
per
una
distintamente
,
più
della
loro
fisionomia
:
quelle
un
poco
fredde
e
inerti
delle
troppo
giovani
,
e
quelle
vive
delle
donne
fatte
.
Certe
volte
,
quando
mi
sveglio
,
mi
ricordo
improvvisamente
di
tutte
le
donne
che
ho
conosciuto
;
mi
si
affacciano
alla
mente
una
per
una
,
ognuna
col
suo
nome
,
con
la
sua
faccia
,
un
poco
più
pallida
,
forse
,
del
solito
.
Mi
pare
che
mi
dicano
:
Ecco
siamo
qui
,
quelle
di
cui
non
ti
sei
accorto
mai
,
quella
che
poteva
esser
tua
.
Io
sento
un
amore
infinito
per
le
donne
,
e
soltanto
quando
sto
con
loro
sono
interamente
vivo
.
Se
ci
pensate
,
è
una
cosa
straordinaria
,
abbracciare
un
essere
come
noi
,
che
ha
la
bocca
e
le
mani
,
e
intanto
è
del
tutto
diverso
.
Ci
sono
le
donne
che
noi
non
avremo
mai
,
quelle
che
appartengono
a
un
'
altra
razza
,
pare
.
Quelle
alte
,
per
me
sono
un
mistero
.
Esse
lo
sanno
che
io
sono
d
'
un
'
altra
razza
e
non
mi
guardano
neppure
.
Se
io
ne
conoscessi
una
di
queste
mi
sembrerebbe
di
entrare
in
un
altro
mondo
.
Quelle
alte
hanno
le
gambe
che
non
finiscono
mai
e
sono
lunghe
come
sospiri
.
Sembrano
malate
di
vertigine
.
Parlo
sul
serio
.
Perché
ridete
?
Poi
ci
sono
quelle
con
cui
ci
s
'
intende
subito
,
e
vediamo
che
ce
le
portano
via
da
tutte
le
parti
,
e
se
le
portano
via
i
treni
e
i
tranvai
sotto
i
nostri
occhi
,
e
noi
vorremmo
correr
dietro
a
loro
come
ragazzi
che
chiedono
l
'
elemosina
.
Certe
volte
basta
niente
per
entrare
nella
loro
confidenza
,
e
ci
sentiamo
quasi
parenti
.
Quando
un
uomo
dice
una
frase
un
po
'
forte
,
che
le
allontana
e
le
fa
più
piccole
,
si
umiliano
e
diventano
sottomesse
.
Allora
mi
piacciono
e
allora
vorrei
carezzarle
.
Da
principio
con
le
donne
si
fa
a
chi
è
più
forte
,
e
una
donna
non
si
fida
se
non
sente
che
siamo
noi
i
più
forti
.
Le
donne
sono
sempre
infelici
,
credo
,
perché
manca
sempre
a
loro
qualche
cosa
.
In
questi
giorni
,
quando
cominciò
la
primavera
,
tante
donne
camminavano
per
le
strade
della
città
come
stordite
.
Credo
che
bastasse
passare
il
braccio
sotto
il
braccio
delle
ragazze
per
portarsele
via
.
Era
scirocco
,
e
tutti
parevano
impazziti
"
.
Discorsi
come
questi
,
se
non
proprio
così
,
facevano
nell
'
ombra
della
sera
gli
amici
,
e
il
prete
rideva
di
tratto
in
tratto
e
scrollava
la
testa
.
Il
Ferro
interruppe
:
"
Che
discorsi
stupidi
!
Comincia
a
far
freddo
e
bisognerebbe
muoversi
.
Noialtri
non
abbiamo
denari
,
e
ci
penserà
monsignore
.
Per
questa
sera
...
"
Il
prete
che
se
ne
stava
pensieroso
da
una
parte
con
le
mani
distese
sulle
ginocchia
,
disse
vagamente
di
sì
.
Si
scosse
anche
lui
quando
gli
altri
si
mossero
,
e
di
nuovo
le
strade
li
presero
nel
loro
andirivieni
.
Si
erano
accesi
i
lumi
e
la
sera
vi
contrastava
debolmente
.
La
notte
poi
,
fra
il
cumulo
delle
case
e
degli
uomini
,
nacque
come
dovesse
esser
perpetua
.
Non
si
erano
accorti
d
'
essere
male
in
arnese
per
il
luogo
in
cui
entravano
,
i
tre
compagni
,
col
fazzoletto
colorato
intorno
al
collo
;
sebbene
la
presenza
del
prete
,
con
la
croce
un
poco
storta
sul
petto
,
desse
alla
comitiva
un
'
aria
di
fedeli
parrocchiani
scortati
dal
parroco
.
Essi
entrarono
risolutamente
,
e
soltanto
quando
furono
nel
mezzo
della
sala
si
accorsero
di
avere
sbagliato
luogo
,
dalle
luci
impetuose
che
lo
illuminavano
,
tra
cui
distinsero
,
come
in
un
pulviscolo
,
alcune
donne
sedute
in
abiti
da
sera
accanto
ai
loro
uomini
seri
e
neri
.
Presero
posto
subito
a
una
tavola
presso
la
porta
,
un
poco
abbagliati
sotto
gli
sguardi
dei
più
vicini
che
si
scambiavano
occhiate
vaghe
e
interrogative
.
Con
un
aria
esigente
,
un
uomo
sbarbato
accuratamente
e
l
'
abito
a
coda
,
si
presentò
al
loro
tavolo
,
e
soltanto
quando
il
prete
ebbe
ordinato
:
"
Una
bottiglia
di
vino
"
,
abbozzò
un
inchino
.
I
tre
compagni
parevano
rimettersi
da
un
gran
freddo
,
e
si
ricomponevano
senza
riuscire
a
prendere
un
atteggiamento
.
Il
prete
batteva
lievemente
le
dita
sulla
tavola
volgendo
gli
occhi
indifferenti
in
giro
.
"
E
mangiare
,
niente
?
"
disse
il
Borriello
.
"
Potrebbe
toccare
a
me
di
morire
,
e
meglio
sarebbe
a
pancia
piena
"
.
Si
era
azzardato
a
formulare
questo
pensiero
ora
che
stava
al
caldo
,
che
c
'
era
una
bella
luce
,
che
si
vedeva
uomini
e
donne
discorrere
senza
pensieri
,
e
la
vita
pareva
riprendere
.
Il
Mandorla
disse
:
"
Abbiamo
fatto
molto
bene
a
venire
qua
.
Ci
si
sente
meglio
"
.
Fu
portato
da
mangiare
,
e
il
Borriello
ai
primi
bocconi
disse
:
"
Dite
quel
che
volete
,
ma
la
vita
è
bella
"
.
Pareva
che
quella
sera
e
quelle
ore
non
dovessero
mai
finire
,
e
forse
nessuno
di
loro
si
ricordava
in
quel
momento
di
quanto
era
accaduto
,
né
di
quello
che
aspettavano
,
come
se
tutto
fosse
un
'
illusione
.
Il
prete
disse
a
un
certo
momento
,
sovrappensiero
:
"
Sia
fatta
la
volontà
di
Dio
"
.
Ma
poi
furono
di
quell
'
umore
dei
ragazzi
che
hanno
marinata
la
scuola
,
quando
il
pensiero
di
un
castigo
possibile
,
e
la
gioia
di
sentirsi
liberi
,
li
tengono
in
una
piacevole
ansia
.
Quel
luogo
,
che
in
un
'
altra
occasione
non
avrebbero
varcato
,
o
che
se
avessero
varcato
avrebbero
subito
lasciato
,
non
li
metteva
menomamente
in
soggezione
,
anzi
li
divertiva
,
ed
essi
guardavano
quel
mondo
intorno
con
occhi
disinteressati
quasi
non
avessero
nulla
da
perdere
al
confronto
.
Il
prete
,
preso
da
una
fretta
inconsulta
,
disse
:
"
Domattina
devo
andare
a
dir
messa
"
,
e
guardò
l
'
orologio
.
"
Sono
appena
le
undici
,
c
'
è
tempo
.
Fino
all
'
alba
abbiamo
sette
ore
"
.
"
Sette
ore
"
,
ripeté
qualcuno
,
e
quelle
ore
parvero
lunghe
e
piccole
nello
stesso
tempo
.
Il
prete
mostrava
agli
occhi
di
tutti
e
tre
l
'
orologio
dove
la
lancetta
piccola
superava
i
minuti
che
le
si
frapponevano
e
su
cui
pareva
dovesse
storcersi
e
fermarsi
.
Il
direttore
del
luogo
si
presentò
nuovamente
e
con
un
sorriso
convenzionale
disse
:
"
Domandano
se
qualcuno
di
loro
sa
cantare
"
.
Un
uomo
si
era
messo
davanti
al
pianoforte
in
fondo
alla
sala
,
e
cercava
con
le
dita
i
primi
accordi
sulla
tastiera
.
Accorgendosi
che
il
pianoforte
rispondeva
ancora
,
si
volgeva
Intorno
quasi
per
chiedere
aiuto
.
"
Perché
?
"
domandò
il
prete
.
"
Perché
questi
signori
devono
essere
italiani
,
e
qualcuno
domanda
se
sanno
cantare
"
.
Fu
il
Mandorla
che
,
col
coraggio
dei
timidi
,
si
levò
e
disse
tranquillamente
:
"
Io
"
.
Aggiunse
:
"
Io
avevo
una
bella
voce
di
contralto
quando
ero
più
giovane
,
e
adesso
vorrei
provare
"
.
Traversò
la
fila
dei
tavolini
,
raggiunse
il
pianoforte
,
e
i
suoi
compagni
lo
videro
lontano
nel
fondo
,
la
sua
ombra
riflessa
nel
lucido
legno
nero
:
pareva
che
lo
vedessero
la
prima
volta
,
e
così
,
da
lontano
,
sentirono
che
in
fondo
gli
volevano
bene
.
"
Povero
Mandorla
!
"
disse
il
Borriello
.
"
Perché
:
povero
Mandorla
?
"
"
È
il
più
debole
di
tutti
e
il
più
triste
.
Che
gli
resta
da
fare
?
"
Una
voce
dal
fondo
si
levò
in
quel
momento
,
dietro
gli
accordi
del
pianoforte
:
il
Mandorla
cantava
nascondendosi
il
volto
;
la
voce
usciva
battendo
contro
la
cassa
armonica
dello
strumento
,
era
una
voce
appannata
dapprima
,
come
d
'
uno
che
cantasse
nel
ricordo
,
o
con
una
coltre
sulla
bocca
a
mano
a
mano
divenne
più
chiara
,
gli
spazi
fra
una
frase
e
l
'
altra
si
fecero
meno
stanchi
,
e
la
canzone
,
una
vecchia
canzone
italiana
,
si
levava
intorpidita
con
le
sue
gale
,
i
suoi
sboffi
di
seta
,
il
suo
corpetto
alto
,
le
sue
piume
di
struzzo
.
Il
Mandorla
conquistava
lentamente
i
toni
più
alti
come
in
una
pericolosa
ascensione
,
e
fu
appunto
a
una
delle
note
più
acute
che
passò
un
brivido
sull
'
uditorio
,
e
lo
stesso
cantore
,
angosciato
,
non
riusciva
a
rattenere
le
lagrime
che
gli
scivolavano
fra
le
dita
come
i
grani
di
una
collana
di
cui
si
sia
rotto
il
filo
.
Da
un
tavolino
,
un
uomo
si
levò
traballante
,
pur
senza
lasciarsi
cadere
il
monocolo
dal
cavo
dell
'
occhio
e
si
mise
a
gridare
:
"
Italia
!
Italia
!
Napoli
!
Capri
!
Firenze
!
"
.
Non
sapeva
dir
altro
,
ma
avanzò
verso
il
gruppo
del
prete
con
una
bottiglia
di
vino
spumante
in
mano
e
ne
riempì
i
bicchieri
dei
tre
amici
del
Mandorla
.
Una
donna
,
nel
fondo
,
rossa
in
viso
e
con
gli
occhi
lucidi
,
agitava
le
mani
dicendo
qualche
cosa
d
'
incomprensibile
:
poi
coi
uno
scatto
raggiunse
una
sedia
presso
il
pianoforte
e
si
mise
ad
ascoltare
puntando
gli
occhi
febbricitanti
sul
cantore
.
Il
quale
appariva
pallido
,
di
un
pallore
di
perla
,
e
trasfigurato
.
Il
Borriello
e
il
Ferro
,
che
avevano
vuotato
di
colpo
i
loro
bicchieri
,
si
accostarono
anche
loro
al
compagno
e
la
voce
del
Mandorla
si
spartì
come
un
ruscello
che
si
perde
qua
e
là
in
diversi
rami
,
con
rumori
diversi
,
d
'
argento
,
metallici
e
cupi
:
la
voce
del
Ferro
bassa
e
ronzante
le
volò
intorno
come
un
moscone
,
quella
acuta
del
Borriello
,
sguaiata
d
'
una
sguaiataggine
popolare
,
acuta
e
sgangherata
,
ridicola
e
patetica
,
volò
alta
.
Fu
un
coro
mai
sentito
,
con
le
picchiettature
e
gli
strilli
selvaggi
che
improvvisamente
venivano
alla
memoria
dei
cantori
dal
loro
paese
,
con
le
variazioni
delle
voci
di
testa
e
nasali
,
con
gli
oh
oh
oh
!
e
gli
uh
uh
uh
!
gettati
alti
,
come
essi
buttavano
alte
le
loro
berrette
che
avevano
prima
agitato
col
braccio
levato
;
strilli
,
grida
subitanee
,
urli
rauchi
,
note
alte
e
sicure
come
frecciate
si
inseguivano
e
non
si
trovavano
mai
,
e
in
basso
,
singhiozzi
e
versacci
e
lazzi
si
alternavano
,
per
bocca
degli
stessi
cantori
,
come
se
volessero
dileggiare
gli
appelli
più
patetici
,
con
una
volgarità
antica
e
rudimentale
che
faceva
sorridere
tutto
il
gruppo
dei
cantori
,
e
lo
stesso
prete
rideva
dal
suo
tavolino
,
come
ritrovasse
ora
allegri
amici
perduti
.
Il
canto
finì
in
un
coro
di
grida
e
di
lazzi
,
in
tronco
,
come
se
avesse
spiccato
il
volo
uscendo
fuor
della
finestra
e
infrangendone
i
vetri
.
I
tre
cantori
stettero
zitti
di
colpo
tremanti
dietro
la
nota
quasi
rischiassero
di
esserne
trascinati
in
alto
,
e
si
asciugavano
le
guance
;
le
loro
maschere
ritornarono
alla
prima
immobilità
:
quella
del
Ferro
buffa
col
moto
delle
labbra
ghignanti
in
su
,
quella
del
Mandorla
malinconica
e
funebre
,
quella
del
Borriello
come
colpita
da
una
divina
cretineria
.
L
'
uditorio
tacque
per
un
poco
.
Poi
,
come
se
passasse
una
carrozza
in
mezzo
alla
sala
,
scrosciarono
gli
applausi
.
La
donna
,
forse
ubbriaca
,
si
era
accostata
al
Mandorla
e
gli
domandava
qualche
cosa
cui
egli
rispondeva
tranquillamente
senza
guardarla
.
Vicini
,
il
Borriello
e
il
Ferro
sentivano
il
profumo
di
lei
buono
come
quello
del
pane
caldo
.
Lo
stesso
individuo
traballante
di
prima
si
accostò
con
tre
bicchieri
pieni
,
e
i
tre
bevvero
d
'
un
fiato
guardando
il
mondo
intorno
a
loro
trasformato
dai
vapori
del
vino
.
Poi
lo
stesso
individuo
cavò
fuori
un
libretto
e
vi
appuntava
qualche
cosa
;
dopo
di
che
proclamò
:
"
Domani
sera
,
cantare
da
me
,
al
Capitol
,
grande
successo
"
.
Disse
queste
parole
in
un
gergo
misto
di
francese
e
di
spagnuolo
,
e
nello
stesso
tempo
si
mise
ad
agitare
sotto
gli
occhi
dei
tre
compagni
un
lungo
biglietto
di
banca
.
La
donna
che
teneva
il
Mandorla
per
il
braccio
,
gli
faceva
intendere
quello
che
accadeva
;
egli
sentiva
il
braccio
di
lei
leggero
sul
suo
,
con
quell
'
impressione
di
leggerezza
ineffabile
che
dà
il
braccio
d
'
una
donna
,
e
la
lieve
lama
delle
sue
unghie
sul
polso
che
ella
stringeva
distrattamente
.
L
'
uomo
mostrava
ora
un
foglio
bianco
,
su
cui
scriveva
qualche
cosa
invitando
i
tre
compagni
a
firmare
.
Dopo
di
che
consegnava
loro
il
denaro
,
sorrideva
,
e
gridava
:
"
Domani
sera
,
domani
sera
!
"
Salutava
stando
in
piedi
come
se
li
vedesse
infinitamente
lontani
,
e
il
Ferro
gli
faceva
,
un
cenno
che
significava
:
Tutti
e
tre
?
"
E
nello
stesso
costume
che
indossate
stasera
"
,
si
raccomandò
l
'
uomo
.
Il
Borriello
si
era
seduto
al
tavolino
e
leggeva
con
cura
la
lista
delle
pietanze
,
il
Ferro
,
in
mancanza
di
meglio
,
stava
ad
ascoltare
attentamente
quello
che
cercavano
di
dirsi
la
donna
e
il
Mandorla
,
seduti
vicini
.
Ella
stava
raccolta
accanto
a
lui
,
con
le
mani
congiunte
sul
tavolino
,
e
si
passava
di
quando
in
quando
le
dita
intorno
alla
scollatura
della
veste
.
Così
accosto
il
Mandorla
sentiva
che
una
gamba
gli
tremava
sfiorando
la
veste
di
lei
.
Si
parlavano
piano
piano
,
come
se
avessero
timore
di
destarsi
;
il
Mandorla
era
intento
a
fare
una
inutile
piega
alla
tovaglia
bianca
,
il
Ferro
gli
diceva
all
'
orecchio
,
in
dialetto
,
perché
ella
non
capisse
:
"
Le
piaci
,
ti
vuole
,
e
un
capriccio
,
dille
qualche
cosa
,
se
non
ci
riesci
mi
ci
metto
io
.
È
graziosa
,
tanto
graziosa
"
.
Il
Mandorla
si
abbandonava
a
quella
voce
,
dimenticando
di
risponderle
,
e
le
credeva
.
Con
un
gesto
distratto
le
toccò
il
braccio
,
si
ritrasse
subito
,
perché
sentiva
che
se
avesse
continuato
lo
avrebbe
assalito
una
dolce
furia
.
Ella
lo
guardava
.
come
chi
abbia
molto
tempo
davanti
a
sé
,
fino
a
che
il
Mandorla
le
disse
:
"
Io
questa
sera
ho
bisogno
di
lei
"
.
Lo
disse
con
un
tono
di
abbandono
e
di
ferocia
.
La
donna
sorrise
vagamente
e
rispose
:
"
Perché
?
"
In
quel
momento
il
Borriello
si
accostò
per
dire
:
"
Guarda
che
razza
di
destino
:
io
ora
ho
i
soldi
,
voglio
mangiare
,
e
non
c
'
è
più
niente
da
mangiare
"
.
Era
tardi
,
il
locale
si
chiudeva
,
e
i
tre
amici
col
prete
uscirono
per
ultimi
,
dietro
la
donna
che
si
rassettava
il
mantello
indosso
come
se
riordinasse
i
propri
pensieri
.
Si
destavano
nella
città
i
rumori
dell
'
alba
,
quando
lo
stesso
movimento
è
come
un
sogno
pesante
.
Il
prete
tremava
dal
freddo
,
e
con
un
gesto
meccanico
si
tolse
la
croce
d
'
oro
e
se
la
mise
in
tasca
,
non
si
sa
perché
.
Il
Borriello
e
il
Ferro
camminavano
l
'
uno
accanto
all
'
altro
,
urtandosi
di
quando
in
quando
e
dicevano
:
"
Che
razza
di
sorte
è
la
nostra
!
Coi
denari
in
tasca
ora
che
non
possiamo
spenderli
,
che
non
c
'
è
più
da
mangiare
non
ci
sono
donne
.
E
con
del
lavoro
trovato
,
ora
che
non
sappiamo
se
domani
saremo
vivi
o
morti
"
.
Il
Mandorla
discorreva
con
la
donna
:
"
Perché
non
oggi
?
Chissà
domani
se
ci
ritroveremo
!
È
tanto
facile
perdersi
in
questa
città
,
e
poi
non
si
sa
mai
che
può
succedere
"
.
Ma
ella
gli
diede
il
suo
indirizzo
col
numero
del
telefono
,
dicendo
:
"
Domani
"
.
Salì
su
un
autobus
che
passava
in
quel
momento
,
sorrise
agitando
una
mano
dietro
i
vetri
,
scomparve
.
La
notte
terminava
con
un
lungo
brivido
,
la
prima
luce
saliva
dall
'
oriente
come
superstite
da
un
paese
lontano
,
e
le
nuvole
nere
le
contrastavano
il
passo
.
Il
Mandorla
prese
il
biglietto
della
donna
,
ne
fece
una
pallottola
,
lo
buttò
lontano
.
Il
Ferro
corse
a
raccattarlo
,
e
alla
luce
di
un
lampione
lesse
questo
nome
:
Jenny
.
"
È
un
bel
nome
"
,
aggiunse
,
se
lo
ripose
in
tasca
.
Senza
che
si
notasse
nessun
teapasso
,
il
sole
con
le
sue
spade
d
'
oro
disperse
le
nubi
e
illuminò
debolmente
le
case
come
un
lume
troppo
alto
.
I
tre
amici
si
trovavano
seduti
sulla
soglia
di
una
chiesa
,
aspettando
che
si
aprisse
,
perché
il
prete
voleva
dire
il
suo
offizio
.
"
Mi
pare
,
disse
il
Ferro
,
lambito
da
un
raggio
di
sole
,
che
non
sia
accaduto
nulla
a
nessuno
.
Forse
la
profetessa
si
è
sbagliata
.
Fino
a
che
ora
bisogna
aspettare
per
esserne
certi
?
"
"
Ventiquattr
'
ore
.
Ancora
cinque
ore
"
.
"
Restituiscimi
quel
biglietto
coll
'
indirizzo
di
Jenny
"
,
disse
il
Mandorla
,
"
è
mio
"
.