StampaQuotidiana ,
Nei
miti
degli
antichi
poeti
e
filosofi
,
lo
stato
perfetto
di
pace
è
situato
al
principio
della
storia
umana
nel
mondo
.
Esiodo
lo
considerava
proprio
dell
'
età
dell
'
oro
in
cui
gli
uomini
vivevano
come
divinità
beate
,
liberi
da
inquietudini
e
da
malanni
,
nel
godimento
di
beni
sovrabbondanti
:
e
considerava
le
età
successive
come
un
graduale
decadimento
da
quello
stato
di
perfezione
.
Platone
narra
nel
Critia
il
preludio
della
prima
grande
guerra
mondiale
:
quella
fra
l
'
Atlantide
e
il
resto
del
mondo
capeggiato
dalla
Grecia
;
guerra
divenuta
inevitabile
quando
,
trascorsa
l
'
età
degli
dèi
,
nella
quale
questi
governavano
sugli
uomini
come
pastori
eccellenti
,
e
l
'
età
degli
eroi
,
autori
di
imprese
leggendarie
,
una
stirpe
di
uomini
avidi
e
brutali
rese
la
pace
impossibile
.
In
questi
miti
,
l
'
aspirazione
costante
degli
uomini
ad
una
vita
felice
,
non
funestata
da
violenze
e
da
guerre
,
assumeva
la
forma
del
rimpianto
di
un
paradiso
perduto
,
della
nostalgia
per
un
'
età
passata
e
conclusa
,
che
non
può
ritornare
.
Nei
moderni
,
la
stessa
aspirazione
assume
la
forma
dell
'
attesa
o
della
speranza
di
un
avvenire
più
o
meno
lontano
.
Il
mito
è
capovolto
nel
tempo
.
La
pace
non
è
più
in
un
lontano
passato
ma
in
un
avvenire
di
cui
esistono
già
i
segni
o
l
'
annunzio
.
Le
speranze
millenarie
dei
cristiani
,
le
forme
diverse
della
sempre
risorgente
utopia
,
le
ideologie
politiche
e
i
progetti
dei
filosofi
hanno
sempre
prospettato
la
pace
come
l
'
esito
finale
della
storia
,
la
fase
ultima
nella
quale
la
vicenda
di
orrori
,
di
violenze
e
di
guerre
avrà
termine
per
sempre
e
sarà
sostituita
da
una
specie
di
regno
di
Dio
sulla
terra
.
La
prima
guerra
mondiale
apparve
a
buona
parte
dell
'
opinione
pubblica
come
«
la
guerra
che
porrà
fine
a
tutte
le
guerre
»
.
E
le
dure
smentite
dei
fatti
non
sempre
indeboliscono
questa
speranza
.
Gettato
in
un
mondo
in
cui
la
sua
sorte
è
messa
continuamente
in
pericolo
,
l
'
uomo
proietta
nell
'
immagine
di
un
passato
lontano
o
di
un
avvenire
più
o
meno
prossimo
il
primo
bisogno
della
sua
natura
:
quello
di
una
pace
senza
minacce
.
Lo
stato
di
pace
può
essere
posto
al
principio
della
storia
o
al
termine
di
essa
,
può
essere
oggetto
di
rimpianto
nostalgico
o
di
attesa
messianica
;
ma
i
suoi
caratteri
sono
gli
stessi
.
È
un
idillio
perpetuo
nel
quale
le
ambizioni
smodate
e
la
volontà
di
potenza
di
persone
e
di
gruppi
sono
state
superate
per
sempre
;
in
cui
non
c
'
è
più
l
'
antagonismo
,
la
competizione
,
la
lotta
,
l
'
urto
degli
interessi
,
il
contrasto
delle
passioni
.
È
uno
stato
di
perfezione
in
cui
tacciono
per
sempre
i
conflitti
di
cui
pare
sia
intessuta
la
vita
quotidiana
degli
uomini
.
La
pace
,
ha
scritto
Whitehead
,
è
«
l
'
armonia
delle
armonie
che
placa
la
turbolenza
distruttiva
e
completa
la
civiltà
»
.
Spesso
i
filosofi
hanno
sollevato
obbiezioni
contro
una
pace
così
intesa
.
Eraclito
,
il
più
pessimista
dei
filosofi
dell
'
antica
Grecia
,
ad
Omero
che
aveva
detto
«
Possa
la
discordia
sparire
fra
gli
De
'
i
e
fra
gli
uomini
»
,
rispondeva
:
«
Omero
non
s
'
accorge
che
prega
per
la
distruzione
dell
'
universo
:
se
la
sua
preghiera
fosse
esaudita
,
tutte
le
cose
perirebbero
»
.
Hegel
diceva
:
«
Come
il
movimento
dei
venti
preserva
il
mare
dalla
putrefazione
nella
quale
lo
ridurrebbe
una
quiete
durevole
,
così
ridurrebbe
i
popoli
alla
putrefazione
una
pace
durevole
o
anzi
perpetua
»
.
Ed
è
certo
che
il
raggiungimento
di
una
pace
resa
definitiva
e
totale
per
l
'
assoluta
esclusione
di
ogni
elemento
di
conflitto
e
di
latta
,
supporrebbe
una
trasformazione
completa
degli
esseri
umani
,
un
capovolgimento
altrettanto
totale
della
loro
natura
.
Questa
trasformazione
è
certo
improbabile
perché
nessun
elemento
positivo
,
nessun
fatto
può
esserne
interpretato
come
il
preannuncio
.
Ciò
che
sappiamo
dell
'
uomo
,
ciò
che
ci
dicono
di
lui
le
discipline
antropologiche
,
storiche
e
sociali
e
la
stessa
filosofia
non
ci
autorizza
a
credere
che
l
'
uomo
sia
sulla
via
di
una
trasfigurazione
totale
che
da
essere
limitato
e
imperfetto
lo
trasformi
in
un
semidio
o
in
un
'
anima
disincarnata
.
La
pace
assoluta
e
definitiva
appare
oggi
alla
fredda
e
lucida
mentalità
dell
'
uomo
moderno
come
un
semplice
sogno
.
Certo
,
è
un
nobile
sogno
;
e
,
come
diceva
Calderón
,
sia
nel
sogno
che
nella
veglia
certe
cose
sono
preferibili
ad
altre
.
Ma
la
questione
cruciale
non
è
quella
circa
la
nobiltà
o
la
bellezza
del
sogno
;
è
quella
circa
la
sua
funzione
.
Può
il
sogno
della
pace
perpetua
contribuire
alla
pace
?
Coloro
che
attribuiscono
al
mito
una
funzione
direttiva
nella
storia
degli
uomini
risponderebbero
certo
di
sì
.
Ma
la
credenza
nel
mito
è
fragile
perché
cede
al
primo
urto
della
realtà
e
dopo
di
sé
lascia
il
vuoto
.
Nella
civiltà
contemporanea
,
fondata
com
'
è
,
in
tutti
i
livelli
,
sull
'
esercizio
dell
'
intelligenza
,
il
mito
è
ancora
più
fragile
.
Inoltre
-
ed
è
la
considerazione
fondamentale
-
il
mito
della
pace
assoluta
incoraggia
il
fanatismo
.
La
pace
totale
può
venire
solo
dopo
l
'
ultima
guerra
totale
:
dopo
la
distruzione
di
tutti
i
«
nemici
»
,
dopo
l
'
eliminazione
dell
'
ultimo
dissidente
,
quando
un
unico
sistema
di
credenze
,
un
unico
modo
di
vivere
si
sarà
stabilito
fra
gli
uomini
,
e
verrà
tolto
di
mezzo
ogni
contrasto
,
ogni
dissenso
e
ogni
competizione
.
Quale
giustificazione
migliore
per
una
guerra
di
sterminio
della
prospettiva
che
essa
condurrà
finalmente
alla
pace
definitiva
?
L
'
insegna
di
ogni
fanatismo
è
proprio
questa
:
sterminate
i
vostri
nemici
senza
pietà
;
dopo
,
vivrete
tranquilli
.
Fuori
del
mito
e
del
fanatismo
,
per
un
'
intelligenza
che
voglia
onestamente
comprendere
la
realtà
delle
cose
umane
,
la
guerra
e
la
pace
possono
essere
considerate
tra
loro
nello
stesso
rapporto
in
cui
stanno
la
salute
e
la
malattia
.
Lo
stato
di
salute
,
la
sanità
dell
'
uomo
normale
,
non
è
una
situazione
originaria
o
finale
,
permanente
o
definitiva
,
ma
la
capacità
dell
'
organismo
di
controllare
,
regolare
e
vincere
gli
assalti
della
malattia
.
«
La
minaccia
della
malattia
»
ha
scritto
un
medico
famoso
«
è
uno
dei
costituenti
della
salute
.
»
Ciò
vuol
dire
che
la
salute
è
un
equilibrio
instabile
,
mantenuto
o
raggiunto
contro
la
minaccia
di
rotture
eventuali
.
Questo
vale
sia
per
la
salute
fisica
che
per
quella
mentale
:
la
quale
consiste
anch
'
essa
in
un
equilibrio
difficile
,
continuamente
minacciato
e
continuamente
ristabilito
contro
innumerevoli
occasioni
di
disturbo
.
I
rimedi
che
la
medicina
appresta
non
sono
magici
esorcismi
che
mettono
le
malattie
completamente
fuori
questione
;
sono
aiuti
offerti
all
'
organismo
per
rafforzare
quei
poteri
di
correzione
e
regolazione
che
lo
mettono
in
grado
di
resistere
agli
assalti
del
male
.
Ma
questi
assalti
continuano
.
Allo
stesso
modo
,
lo
stato
di
pace
cui
l
'
umanità
può
aspirare
non
è
la
cessazione
definitiva
delle
minacce
di
guerra
,
ma
la
disponibilità
di
mezzi
adatti
a
fronteggiare
queste
minacce
.
La
coesistenza
di
civiltà
e
di
modi
di
vita
diversi
,
le
differenze
di
religione
e
di
costume
,
le
competizioni
tra
individui
e
gruppi
,
i
contrasti
di
interessi
,
non
sono
condizioni
di
cui
si
possa
prevedere
l
'
annullamento
;
e
d
'
altronde
senza
quelle
condizioni
l
'
umanità
si
ridurrebbe
a
una
massa
piatta
ed
amorfa
senza
possibilità
creative
,
senza
alternative
di
vita
,
perciò
destinata
a
una
lenta
agonia
.
Ma
da
quella
molteplicità
,
da
quei
contrasti
e
competizioni
nascono
continuamente
problemi
che
,
se
non
sono
affrontati
per
tempo
,
si
incancreniscono
e
possono
condurre
a
esplosioni
violente
.
La
pratica
effettiva
della
tolleranza
,
le
libertà
civili
,
la
sostituibilità
delle
gerarchie
politiche
,
il
compromesso
degli
interessi
contrastanti
,
lo
scambio
di
uomini
e
di
idee
tra
paesi
diversi
,
sono
alcuni
degli
strumenti
di
cui
l
'
umanità
dispone
per
superare
le
minacce
di
guerra
.
Le
istituzioni
internazionali
o
soprannazionali
si
fondano
appunto
su
quegli
strumenti
.
Ma
si
tratta
ancora
cli
strumenti
imperfetti
,
la
cui
messa
a
punto
implica
da
parte
di
ogni
uomo
o
gruppo
umano
,
limitazioni
,
rinunzie
e
sacrifici
.
È
più
facile
,
certo
,
vivere
nella
cieca
attesa
di
un
domani
totalmente
pacifico
anziché
contribuire
giorno
per
giorno
a
rafforzare
atteggiamenti
,
convinzioni
,
istituzioni
,
che
possono
risparmiare
agli
uomini
rischi
di
guerre
.
La
magia
promette
sempre
assai
più
della
scienza
.
Ma
solo
la
ricerca
paziente
arriva
,
da
ultimo
,
a
dare
alla
umanità
qualche
beneficio
permanente
.
È
verità
antica
che
nessun
uomo
può
essere
salvato
contro
la
propria
volontà
.
La
razionalizzazione
dei
rapporti
umani
,
dalla
quale
dipende
la
vittoria
della
pace
sulla
guerra
,
è
un
compito
che
non
può
essere
limitato
a
una
parte
sola
dell
'
umanità
,
mentre
l
'
altra
sta
ad
aspettarne
i
benefici
.
Finché
l
'
umanità
avrà
zone
di
ombra
in
cui
quella
razionalizzazione
non
riesce
a
penetrare
-
come
accade
ora
un
po
'
dappertutto
-
l
'
umanità
non
avrà
raggiunto
la
sua
sanità
morale
,
non
sarà
in
grado
di
respingere
ogni
minaccia
di
guerra
.
Questo
non
è
un
elemento
di
sfiducia
ma
di
speranza
;
giacché
l
'
esatta
nozione
di
un
pericolo
è
il
primo
avvio
per
superarlo
.
Non
sono
le
esortazioni
e
le
prediche
moralistiche
,
i
richiami
a
ideali
anche
nobilissimi
,
che
possono
contribuire
sostanzialmente
a
garantire
la
pace
.
C
'
è
un
«
fanatismo
della
pace
»
che
può
essere
altrettanto
pericoloso
del
fanatismo
di
guerra
.
Soltanto
i
mezzi
concreti
che
diffondono
fra
tutti
gli
uomini
il
senso
della
misura
,
del
calcolo
e
dell
'
organizzazione
razionale
dei
loro
interessi
renderanno
capace
l
'
umanità
di
raggiungere
quello
stato
di
sanità
morale
che
le
consentirà
di
superare
le
insorgenti
minacce
di
guerra
.
StampaQuotidiana ,
Esistono
razze
umane
superiori
destinate
ad
avere
nella
storia
un
ruolo
preponderante
?
Anche
dopo
le
tragiche
esperienze
della
seconda
guerra
mondiale
,
che
hanno
mostrato
il
carattere
micidiale
del
razzismo
,
la
credenza
nella
superiorità
di
una
razza
sull
'
altra
persiste
in
vasti
strati
dell
'
umanità
e
rischia
di
insorgere
,
come
mezzo
di
difesa
o
di
offesa
,
anche
in
gruppi
etnici
che
di
quella
credenza
sono
stati
finora
le
vittime
.
Quando
Gobineau
scriveva
,
verso
la
metà
dell
'
'800
,
il
suo
Saggio
sull
'
ineguaglianza
delle
razze
umane
,
insisteva
sulla
differenza
delle
attitudini
proprie
delle
tre
razze
umane
(
la
nera
,
la
gialla
,
la
bianca
)
,
sulla
superiorità
delle
attitudini
della
razza
bianca
e
sul
pericolo
,
cui
questa
andava
incontro
,
di
perdere
tale
superiorità
con
il
suo
mescolarsi
con
le
altre
razze
.
Su
tali
capisaldi
si
fonda
in
un
modo
o
nell
'
altro
ogni
dottrina
razzista
.
Essi
costituiscono
un
rigoroso
determinismo
razziale
.
Ogni
razza
possiede
una
certa
costituzione
anatomica
o
fisiologica
;
questa
costituzione
determina
le
attitudini
di
cui
la
razza
è
provvista
;
e
queste
attitudini
determinano
ciò
che
la
razza
è
capace
di
fare
e
di
creare
in
tutti
i
campi
della
sua
attività
.
Solo
la
razza
bianca
ha
attitudini
per
la
scienza
,
per
l
'
arte
,
per
l
'
ordine
giuridico
e
politico
:
pertanto
la
sua
mescolanza
con
le
altre
razze
non
può
che
diminuire
tali
attitudini
e
produrre
inevitabilmente
la
decadenza
della
civiltà
che
su
di
esse
si
fonda
.
Sappiamo
oggi
che
questo
edificio
è
fondato
su
basi
d
'
argilla
.
La
biologia
e
l
'
antropologia
lo
smentiscono
.
Il
concetto
di
razza
è
soltanto
un
espediente
classificatorio
per
distinguere
i
vari
gruppi
umani
sulla
base
di
caratteristiche
fisiche
che
possono
essere
trasmesse
per
eredità
,
come
il
colore
della
pelle
,
la
statura
,
la
forma
della
testa
,
della
faccia
e
del
naso
e
via
dicendo
.
Non
esistono
attitudini
che
siano
necessariamente
appannaggio
di
una
razza
determinata
,
perciò
non
esiste
una
superiorità
razziale
.
La
prevalenza
di
certe
capacità
negli
individui
di
un
gruppo
umano
determinato
è
un
fatto
statistico
,
favorito
da
circostanze
geografiche
,
storiche
e
sociologiche
.
Queste
circostanze
,
insieme
alle
risposte
che
gli
individui
di
un
dato
gruppo
danno
alle
sfide
che
esse
propongono
,
costituiscono
la
civiltà
o
(
come
meglio
si
dice
)
la
cultura
del
gruppo
.
É
la
cultura
che
condiziona
prevalentemente
gli
individui
umani
imprimendo
ad
essi
,
sin
dall
'
infanzia
,
il
suggello
delle
sue
tecniche
,
dei
suoi
modi
di
vita
e
delle
sue
credenze
.
Al
posto
del
concetto
di
razza
,
la
scienza
moderna
privilegia
quello
di
cultura
.
Ma
la
cultura
non
è
un
destino
impresso
nell
'
uomo
dalla
sua
struttura
biologica
;
è
una
creazione
alla
quale
tutti
gli
uomini
più
o
meno
partecipano
.
Esistono
culture
superiori
destinate
ad
avere
nella
storia
un
ruolo
preponderante
?
La
stessa
domanda
che
ha
perduto
il
suo
senso
per
ciò
che
riguarda
la
razza
,
lo
riacquista
se
riferita
alla
cultura
.
Le
culture
umane
sono
numerose
(
si
contano
a
migliaia
)
,
e
ognuna
di
esse
consiste
in
un
modo
particolare
di
risolvere
i
problemi
dell
'
uomo
;
è
un
insieme
più
o
meno
organizzato
di
modi
di
vivere
e
di
lavorare
,
di
credenze
e
di
istituzioni
.
Ognuna
di
esse
consente
a
un
gruppo
umano
di
sopravvivere
,
almeno
finché
persistono
le
condizioni
alle
quali
è
adeguata
:
ma
alcune
appaiono
più
attrezzate
ad
affrontare
l
'
imprevedibilità
delle
circostanze
.
Tale
è
appunto
la
nostra
cultura
occidentale
.
Non
è
dunque
,
essa
sola
,
destinata
a
prevalere
sulle
altre
e
a
diventare
la
cultura
di
tutto
il
mondo
?
Molti
dei
nostri
lettori
conoscono
,
dagli
articoli
di
Remo
Cantoni
,
che
cosa
è
l
'
etnocentrismo
.
Cantoni
ha
ora
ripubblicato
quegli
articoli
adattandoli
al
contesto
di
un
'
opera
organica
nel
libro
Illusione
e
pregiudizio
che
reca
come
sottotitolo
«
L
'
uomo
etnocentrico
»
.
E
sullo
stesso
argomento
Claude
Lévy
-
Strauss
aveva
pubblicato
per
l
'
Unesco
,
alcuni
anni
fa
,
un
lucido
saggio
,
Razza
e
storia
,
che
ora
dà
il
titolo
a
una
raccolta
di
studi
pubblicati
in
traduzione
italiana
.
Contro
l
'
etnocentrismo
,
cioè
contro
la
credenza
che
al
di
fuori
della
propria
cultura
non
ci
sia
che
la
«
barbarie
»
,
che
il
proprio
modo
di
vivere
sia
il
solo
umano
e
che
l
'
umanità
finisca
dove
termina
il
gruppo
cui
si
appartiene
,
Lévy
-
Strauss
adduce
l
'
argomento
principe
:
questo
è
proprio
il
punto
di
vista
dei
barbari
.
Nella
misura
in
cui
pretendiamo
stabilire
una
discriminazione
tra
le
culture
,
osserva
Lévy
-
Strauss
,
ci
identifichiamo
nel
modo
più
completo
con
quelle
che
cerchiamo
di
negare
.
Il
barbaro
è
,
anzitutto
,
l
'
uomo
che
crede
nella
barbarie
.
Non
è
possibile
dunque
stabilire
nessuna
distinzione
di
valore
,
nessuna
gerarchia
tra
le
culture
?
Sotto
un
certo
rispetto
,
questa
è
la
tesi
di
Lévy
-
Strauss
.
Le
culture
non
costituiscono
nel
loro
complesso
un
'
unica
linea
evolutiva
,
di
cui
ognuna
sia
una
tappa
,
e
che
culmini
nella
cultura
occidentale
come
l
'
evoluzione
zoologica
culmina
nell
'
uomo
.
Le
culture
primitive
non
sono
tappe
arretrate
della
stessa
nostra
cultura
.
Esse
hanno
quasi
sempre
la
stessa
età
della
nostra
:
hanno
soltanto
usato
diversamente
il
tempo
avuto
a
disposizione
.
Il
progresso
cumulativo
delle
culture
non
è
necessario
né
continuo
:
procede
a
balzi
,
per
mutazioni
improvvise
.
É
simile
,
non
a
una
persona
che
sale
una
scala
,
ma
al
giocatore
che
suddivide
la
sua
posta
su
parecchi
dadi
e
spesso
guadagna
sull
'
uno
ciò
che
perde
sull
'
altro
.
Ogni
cultura
porta
al
progresso
cosa
inteso
un
suo
contributo
originale
.
Lo
sforzo
creativo
,
l
'
intelligenza
,
l
'
immaginazione
,
non
sono
privilegi
di
una
sola
cultura
ma
sono
propri
di
tutte
.
Anzi
,
le
società
più
lontane
ed
arcaiche
(
i
cosiddetti
«
selvaggi
»
)
hanno
compiuto
i
progressi
più
decisivi
:
hanno
inventato
l
'
agricoltura
,
l
'
allevamento
,
la
ceramica
,
la
tessitura
e
quelle
arti
civili
che
da
otto
o
diecimila
anni
hanno
subito
solo
perfezionamenti
.
Lévy
-
Strauss
tende
a
ridurre
a
una
semplice
differenza
di
grado
o
di
punto
di
vista
anche
il
contrasto
tra
il
carattere
immobile
e
stazionario
delle
culture
primitive
e
il
carattere
mobile
e
progressivo
della
cultura
occidentale
.
In
realtà
,
le
culture
diverse
dalla
nostra
ci
appaiono
immobili
perché
non
siamo
interessati
al
loro
movimento
,
perché
i
loro
progressi
non
hanno
significato
per
noi
;
o
perché
realizzano
più
lentamente
e
per
vie
traverse
i
nostri
stessi
progressi
.
Da
questo
punto
di
vista
la
civiltà
mondiale
non
può
essere
determinata
e
dominata
da
un
solo
tipo
di
cultura
.
La
civiltà
occidentale
riesce
certo
,
meglio
delle
altre
,
ad
accrescere
la
quantità
di
energia
disponibile
pro
capite
,
cioè
a
proteggere
e
a
prolungare
la
vita
umana
.
Ma
la
civiltà
mondiale
deve
consistere
nel
mettere
insieme
e
capitalizzare
le
possibilità
che
ogni
cultura
ha
sviluppato
nel
suo
corso
;
suppone
dunque
la
coesistenza
e
la
collaborazione
tra
le
varie
culture
e
la
salvezza
dei
loro
caratteri
originali
.
«
Cultura
mondiale
»
è
un
concetto
limite
,
una
norma
da
seguire
per
realizzare
,
nella
tolleranza
e
nella
comprensione
reciproca
,
la
collaborazione
tra
le
culture
più
diverse
.
Lévy
-
Strauss
non
si
nasconde
il
pericolo
che
,
via
via
che
le
culture
escono
dal
loro
isolamento
relativo
e
collaborano
insieme
,
la
diversità
iniziale
tenda
ad
attenuarsi
per
dar
luogo
a
un
'
uniformità
crescente
di
atteggiamenti
,
di
tecniche
,
di
modi
di
vita
.
Ma
ritiene
che
,
in
ogni
caso
,
il
dovere
dell
'
umanità
è
da
un
lato
quello
di
non
adagiarsi
in
un
unico
modo
di
vita
che
la
renderebbe
una
massa
amorfa
,
e
,
dall
'
altro
,
di
far
coesistere
i
modi
di
vita
diversi
.
Ancora
una
volta
,
da
queste
pagine
di
Lévy
-
Strauss
,
emerge
la
caratteristica
dominante
del
pensiero
e
del
mondo
contemporaneo
:
il
ripudio
dell
'
unità
,
dell
'
uniformità
,
del
sistema
unico
e
dell
'
armonia
definitiva
.
Ancora
una
volta
ci
viene
additato
,
come
sola
via
praticabile
e
non
rovinosa
,
il
pluralismo
dei
modi
di
vivere
e
di
pensare
,
dei
valori
,
degli
atteggiamenti
che
si
possono
assumere
di
fronte
al
mondo
.
Ancora
una
volta
si
fa
appello
alle
possibilità
reali
che
sono
a
nostra
disposizione
e
si
abbandona
la
pretesa
di
possedere
il
sistema
infallibile
che
,
risolve
tutti
i
problemi
.
Certamente
,
si
tratta
di
una
via
lunga
e
difficile
che
è
stata
appena
intrapresa
.
Pochi
ancora
sono
gli
uomini
che
si
rendono
conto
che
l
'
unica
tara
fatale
,
per
le
culture
come
per
gli
individui
,
è
l
'
isolamento
.
Intolleranza
,
fanatismo
,
assolutismo
,
sono
le
manifestazioni
più
vistose
delle
volontà
di
essere
soli
,
di
contare
da
soli
,
di
poter
tutto
fare
da
soli
.
Gli
individui
,
come
le
culture
in
cui
si
raggruppano
,
sono
ancora
troppo
spesso
vittime
,
come
molte
delle
loro
istituzioni
,
della
volontà
d
'
isolamento
.
Vincere
questa
volontà
,
a
tutti
i
livelli
e
in
tutti
i
campi
della
vita
,
è
il
compito
più
urgente
cui
siamo
chiamati
.
IL MITO ( Abbagnano Nicola , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Nell
'
età
della
tecnica
,
della
progettazione
scientifica
,
della
razionalizzazione
di
tutte
le
attività
umane
,
risorge
,
per
uno
strano
paradosso
,
l
'
interesse
per
il
mito
.
A
prima
vista
,
il
mito
è
l
'
opposto
simmetrico
di
ogni
attività
razionale
o
razionalizzante
:
è
un
racconto
fantastico
intorno
a
personaggi
irreali
,
trasmesso
per
tradizione
,
abbellito
o
esaltato
dai
poeti
e
ricco
di
insegnamenti
religiosi
e
morali
.
Ma
anche
i
filosofi
si
sono
spesso
avvalsi
del
mito
,
considerandolo
come
un
mezzo
di
espressione
più
rapido
e
popolare
delle
loro
dottrine
;
e
Platone
faceva
ricorso
al
mito
tutte
le
volte
che
riteneva
impossibile
spingere
oltre
l
'
indagine
razionale
,
per
completare
e
arricchire
questa
indagine
e
fare
intendere
chiaramente
gli
insegnamenti
che
da
essa
derivano
.
Spesso
i
filosofi
hanno
visto
nel
mito
l
'
origine
della
religione
o
dell
'
arte
:
così
faceva
Vico
.
Hegel
affermava
che
per
quanto
bizzarro
,
grottesco
o
frivolo
il
mito
possa
apparire
,
esso
contiene
sempre
«
un
pensiero
filosofico
sulla
natura
di
Dio
»
espresso
in
forma
imperfetta
e
perciò
prepara
la
strada
all
'
arte
`
e
alla
religione
.
Dall
'
altro
lato
,
l
'
arte
e
la
religione
moderne
cercano
di
scindere
i
propri
rapporti
con
il
mito
.
L
'
arte
rivendica
oggi
la
propria
libertà
d
'
espressione
e
combina
arbitrariamente
parole
,
forme
,
colori
o
elementi
eterogenei
per
esprimere
significati
che
non
trovano
riscontro
nella
realtà
delle
cose
e
non
pretendono
insegnare
nulla
.
Nell
'
ambito
religioso
,
le
correnti
più
moderne
della
teologia
cristiana
sono
impegnate
in
uno
sforzo
di
demitizzazione
della
religione
:
cioè
a
liberare
il
cristianesimo
dall
'
apparato
mitico
che
esso
ha
rivestito
nel
corso
della
storia
e
in
primo
luogo
dai
vecchi
e
ormai
consunti
miti
sull
'
origine
e
la
natura
del
mondo
,
per
far
risonare
chiaramente
il
messaggio
che
esso
racchiude
per
la
salvezza
degli
uomini
.
E
così
proprio
le
attività
umane
che
più
strettamente
apparivano
congiunte
con
la
forma
fantastica
del
mito
,
l
'
arte
e
la
religione
,
sono
anche
quelle
che
oggi
rivendicano
energicamente
la
loro
indipendenza
dal
mito
o
cercano
di
liberarsene
.
E
allora
il
problema
è
questo
:
può
l
'
uomo
fare
a
meno
del
mito
?
Il
mito
non
è
proprio
soltanto
delle
civiltà
primitive
,
perché
tutte
le
civiltà
e
tutti
i
popoli
hanno
avuto
e
hanno
miti
.
Ma
i
miti
delle
società
primitive
sono
quelli
che
oggi
più
richiamano
l
'
attenzione
degli
studiosi
,
perché
è
più
facile
rendersi
conto
della
loro
struttura
,
cioè
degli
elementi
che
li
compongono
,
della
loro
organizzazione
e
della
loro
finalità
.
Recentemente
un
gruppo
di
antropologi
inglesi
ha
discusso
in
un
volume
collettivo
(
The
Structural
Study
o
f
Myth
and
Totemism
,
ed.
Edmund
Leach
,
Tavistock
Publications
,
1967
)
l
'
interpretazione
del
mito
proposta
da
Lévy
-
Strauss
e
specialmente
l
'
analisi
che
Lévy
-
Strauss
ha
fatto
della
«
storia
di
Asdiwal
»
,
un
mito
diffuso
presso
un
gruppo
di
indiani
che
vivono
nella
Columbia
britannica
a
sud
dell
'
Alaska
.
Gli
studiosi
inglesi
rimproverano
a
Lévy
-
Strauss
un
eccessivo
semplicismo
e
formalismo
nell
'
interpretazione
del
mito
:
ridotto
,
nel
suo
schema
,
a
opposizioni
elementari
come
quelle
di
femmina
-
maschio
,
fame
-
sazietà
,
movimento
-
immobilità
e
così
via
;
ma
si
trovano
d
'
accordo
su
certi
caratteri
fondamentali
dei
miti
primitivi
che
d
'
altronde
sono
riconosciuti
da
buona
parte
degli
antropologi
contemporanei
.
In
primo
luogo
,
il
mito
non
è
un
racconto
storico
ma
è
e
vuol
essere
la
rappresentazione
generalizzata
di
fatti
che
ricorrono
con
una
certa
uniformità
nella
vita
dei
gruppi
umani
:
la
nascita
,
la
morte
,
la
lotta
contro
la
fame
e
le
forze
della
natura
,
la
sconfitta
e
la
vittoria
,
il
rapporto
tra
i
sessi
.
In
secondo
luogo
,
la
rappresentazione
che
il
mito
dà
di
questi
fatti
spesso
non
è
realistica
cioè
non
riproduce
esattamente
la
situazione
corrispondente
che
vige
presso
il
popolo
cui
il
mito
appartiene
,
ma
è
opposta
a
questa
situazione
,
nel
senso
che
la
rappresenta
abbellita
,
corretta
o
perfezionata
ed
esprime
così
piuttosto
le
aspirazioni
che
la
situazione
reale
fa
sorgere
.
Lévy
-
Strauss
adopera
la
parola
dialettica
per
caratterizzare
il
rapporto
tra
il
mito
e
la
realtà
che
lo
ispira
.
Questa
parola
suscita
la
ragionevole
diffidenza
dei
suoi
critici
,
qualcuno
dei
quali
propone
,
per
designare
quel
rapporto
,
il
concetto
di
retroazione
(
feed
-
back
)
introdotto
dai
costruttori
di
cervelli
elettronici
.
Secondo
questo
concetto
,
il
mito
reagisce
sulla
situazione
che
l
'
ha
provocato
,
cioè
tende
a
modificare
l
'
universo
sociale
dal
quale
sorge
che
,
a
sua
volta
,
così
modificato
,
provoca
una
risposta
nel
campo
del
mito
;
e
così
via
.
Tra
mito
e
realtà
sociale
ci
sarebbe
,
in
altri
termini
,
un
complesso
scambio
di
azioni
e
reazioni
,
dal
quale
l
'
uno
e
l
'
altra
resterebbero
continuamente
modificati
.
In
terzo
luogo
,
e
come
conclusione
,
il
mito
può
essere
considerato
(
come
dice
Lévy
-
Strauss
)
«
una
filosofia
nativa
»
o
almeno
un
qualche
aspetto
di
essa
,
cioè
la
forma
in
cui
un
gruppo
sociale
esprime
un
proprio
atteggiamento
di
fronte
al
mondo
,
un
modo
(
o
uno
dei
modi
)
per
risolvere
il
problema
della
sua
esistenza
.
Questo
significato
esistenziale
del
mito
difficilmente
potrebbe
essere
negato
.
Attraverso
il
mito
,
un
gruppo
umano
prospetta
a
se
stesso
i
problemi
fondamentali
della
sua
esistenza
,
i
mezzi
che
ha
a
disposizione
per
sopravvivere
e
quelli
che
vorrebbe
avere
e
non
ha
.
Prospetta
,
anche
,
il
modo
in
cui
possono
e
devono
atteggiarsi
i
rapporti
fra
gli
uomini
nella
società
in
cui
vivono
nonché
i
loro
pericoli
,
i
conflitti
cui
danno
luogo
e
le
soluzioni
possibili
.
In
altri
termini
,
come
ogni
filosofia
-
fantastica
e
primitiva
o
razionale
e
raffinata
che
sia
-
il
mito
prospetta
all
'
uomo
le
scelte
fondamentali
che
gli
si
offrono
nella
porzione
limitata
di
mondo
in
cui
deve
vivere
;
e
gli
raccomanda
alcune
di
queste
scelte
a
preferenza
di
altre
con
la
forma
di
un
racconto
esemplare
e
della
suggestione
emotiva
che
ne
deriva
.
Se
per
Giambattista
Vico
il
mito
o
,
come
egli
diceva
,
le
«
favole
»
erano
la
storia
autentica
,
per
quanto
fantastica
,
dei
popoli
primitivi
,
secondo
gli
antropologi
moderni
esso
è
piuttosto
la
filosofia
di
questi
popoli
.
E
per
coloro
che
ritengono
che
la
filosofia
sia
un
lusso
di
gente
sazia
e
raffinata
,
che
ha
l
'
agio
di
darsi
alla
contemplazione
,
questa
è
una
lezione
tanto
più
efficace
in
quanto
viene
,
non
da
filosofi
,
ma
da
scienziati
che
non
fanno
professione
di
filosofia
.
Nel
linguaggio
colto
corrente
,
la
parola
mito
non
è
ristretta
a
significare
un
racconto
fantastico
imperniato
su
personaggi
irreali
,
ma
è
estesa
a
designare
qualsiasi
nozione
,
esaltata
al
di
là
dei
propri
limiti
scientifici
o
razionali
,
carica
di
persuasione
emotiva
e
adatta
perciò
a
controllare
,
in
un
modo
qualsiasi
,
la
condotta
degli
individui
.
Sorel
parlava
del
«
mito
dello
sciopero
generale
»
diretto
a
tener
desta
l
'
energia
combattiva
della
classe
operaia
.
Oggi
si
parla
del
«
mito
della
libertà
»
e
«
della
democrazia
»
o
del
«
mito
della
rivoluzione
»
;
del
«
mito
del
benessere
»
o
«
della
tecnica
»
;
del
«
mito
della
pace
»
o
«
della
guerra
»
;
e
così
via
.
In
realtà
ogni
concetto
buono
o
cattivo
,
valido
o
no
,
può
essere
adoperato
come
simbolo
o
bandiera
per
difendere
certe
cose
o
distruggerne
altre
,
cioè
per
influire
in
modo
diretto
ed
immediato
sul
comportamento
umano
.
Si
può
ritenere
valido
o
no
quest
'
uso
del
termine
,
ma
è
certo
che
la
tendenza
ad
amplificare
,
a
retoricizzare
,
ad
arricchire
di
cariche
emotive
sproporzionate
idee
o
nozioni
fondamentali
con
la
pretesa
di
farle
servire
più
efficacemente
e
rapidamente
alla
direzione
della
condotta
pratica
di
individui
o
di
gruppi
,
è
presente
nella
società
contemporanea
e
ne
costituisce
un
aspetto
essenziale
.
Ma
non
meno
presente
a
questa
società
e
non
meno
essenziale
è
la
tendenza
opposta
a
demitizzare
,
a
considerare
nozioni
e
concetti
nei
loro
limiti
,
a
esaminarli
per
definire
appunto
tali
limiti
e
stabilirne
la
validità
e
la
funzione
effettive
.
La
scienza
e
la
filosofia
sono
oggi
impegnate
,
al
pari
della
religione
e
dell
'
arte
,
in
questo
compito
di
demitizzazione
che
è
anche
un
compito
di
demistificazione
perché
tende
a
dare
a
ogni
uomo
la
nozione
precisa
delle
alternative
tra
cui
deve
scegliere
.
Si
consideri
,
ad
esempio
,
il
concetto
di
libertà
.
Non
si
serve
bene
,
oggi
,
la
causa
della
libertà
esaltandola
come
la
realtà
della
storia
o
l
'
ideale
incarnato
o
il
pane
di
cui
vivere
tutti
i
giorni
.
La
si
serve
meglio
,
nei
confronti
di
individui
capaci
di
critica
e
di
responsabilità
,
definendola
nella
sua
funzione
effettiva
:
come
condizione
indispensabile
di
tutte
le
attività
umane
e
,
a
lungo
andare
,
della
stessa
sopravvivenza
dell
'
uomo
:
ma
come
condizione
imperfetta
e
difficile
a
realizzare
,
sempre
esposta
a
pericoli
,
sempre
da
difendere
e
a
volte
scomoda
e
atta
a
chiedere
sacrifici
.
La
tendenza
a
mitologizzare
e
quella
a
razionalizzare
si
scontrano
in
tutti
i
campi
,
ma
permangono
ormai
pochi
dubbi
su
quella
alla
quale
l
'
uomo
moderno
deve
affidare
le
sue
sorti
.
Forse
miti
ce
ne
saranno
sempre
o
in
ogni
caso
tenderanno
sempre
a
risorgere
o
riformarsi
:
la
via
del
mito
è
la
più
facile
.
Ma
la
via
più
difficile
,
qui
come
altrove
,
è
la
migliore
;
e
la
ragione
non
deve
deporre
le
sue
armi
di
fronte
a
nessun
mito
.
StampaQuotidiana ,
«
Perché
agli
uragani
vengono
dati
nomi
di
donne
?
Le
donne
non
sono
disastri
che
recano
morte
e
distruzione
.
»
Questa
protesta
presentata
da
un
gruppo
di
donne
a
un
ufficio
meteorologico
americano
è
l
'
episodio
faceto
di
un
movimento
protestatario
femminile
che
si
va
diffondendo
negli
Stati
Uniti
,
nella
Germania
occidentale
,
nell
'
Inghilterra
,
nel
Belgio
,
nell
'
Olanda
e
i
cui
primi
accenni
si
annunziano
anche
in
Italia
.
Questo
movimento
è
contro
il
sessismo
:
una
parola
coniata
per
analogia
con
razzismo
e
che
indica
la
credenza
e
la
pratica
della
dominazione
maschile
sulle
donne
.
Il
movimento
«
antisessista
»
è
soprattutto
diffuso
nei
paesi
in
cui
le
donne
hanno
conquistato
la
piena
parità
di
diritti
con
gli
uomini
e
,
in
linea
di
principio
,
sono
ammesse
a
tutte
le
professioni
e
le
cariche
.
Ma
,
in
realtà
,
in
questi
paesi
le
cose
non
vanno
secondo
il
principio
.
Gli
uomini
hanno
conservato
il
loro
predominio
in
tutti
i
posti
chiave
della
società
contemporanea
.
Eppure
,
come
molti
oggi
riconoscono
,
il
cervello
non
ha
sesso
.
Non
c
'
è
differenza
sostanziale
o
misurabile
tra
i
due
sessi
per
l
'
intelligenza
,
la
capacità
di
imparare
e
insegnare
,
l
'
equilibrio
della
personalità
,
il
controllo
di
se
stesso
e
degli
altri
.
Le
differenze
su
tutti
questi
punti
sono
individuali
,
non
sessuali
;
e
volerle
stabilire
sulla
base
del
numero
degli
individui
di
un
sesso
e
dell
'
altro
che
raggiungono
il
successo
,
significa
solo
elevare
a
principio
un
costume
tradizionale
.
Questo
costume
permane
,
come
i
fatti
dimostrano
;
e
contro
di
esso
appunto
si
schiera
il
nuovo
femminismo
.
Il
problema
verte
soprattutto
sui
compiti
che
devono
essere
riconosciuti
propri
della
donna
.
La
cura
del
marito
,
dei
figli
,
della
casa
sembra
il
compito
specifico
della
donna
;
e
di
fronte
a
questo
,
gli
altri
compiti
sembrano
accessori
e
subordinati
.
Alle
donne
che
dopo
essersi
dedicate
per
un
certo
numero
di
anni
a
questo
compito
,
si
sentono
frustrate
ed
inutili
-
specialmente
quando
i
figli
sono
cresciuti
e
vivono
per
loro
conto
-
gli
psicanalisti
(
dei
quali
esse
sono
i
migliori
clienti
)
consigliano
di
«
accettare
la
loro
funzione
»
.
Ma
la
biologia
,
che
viene
spesso
invocata
a
giustificare
questa
accettazione
,
non
può
dir
nulla
in
proposito
.
La
riproduzione
della
specie
non
è
una
funzione
esclusivamente
femminile
.
Sebbene
siano
le
donne
a
portare
in
grembo
i
figli
e
a
metterli
al
mondo
,
anche
gli
uomini
sono
responsabili
della
loro
nascita
e
delle
cure
ad
essi
dovute
.
Non
ha
torto
quindi
il
nuovo
femminismo
quando
rivendica
per
la
donna
la
stessa
libertà
di
scelta
,
di
sviluppo
spirituale
e
di
impegno
personale
che
gli
uomini
hanno
sempre
rivendicato
per
sé
e
che
nessuno
chiede
loro
di
sacrificare
alle
esigenze
della
famiglia
.
Se
è
spreco
o
disgrazia
che
un
uomo
di
talento
sia
costretto
a
un
lavoro
umile
e
privo
di
soddisfazioni
,
lo
stesso
vale
per
ogni
donna
che
per
la
sua
educazione
,
i
suoi
interessi
e
la
sua
personalità
potrebbe
svolgere
compiti
adeguati
e
che
è
invece
costretta
a
consumare
la
sua
vita
nell
'
angusta
cerchia
dell
'
ambiente
familiare
.
Nella
molteplicità
dei
compiti
e
delle
funzioni
che
la
società
moderna
esige
e
nella
loro
crescente
complessità
,
questo
spreco
può
,
a
lungo
andare
,
diminuire
l
'
efficienza
complessiva
del
genere
umano
e
ridurne
la
possibilità
di
sopravvivenza
.
Ma
nel
nuovo
femminismo
il
problema
dei
compiti
della
donna
diventa
soprattutto
un
problema
morale
.
Ciò
che
oggi
la
donna
rivendica
è
la
sua
dignità
,
il
diritto
di
realizzare
la
propria
personalità
in
un
'
attività
di
sua
scelta
,
cui
sia
portata
dalla
sua
preparazione
e
dai
suoi
interessi
,
e
di
non
valere
come
un
puro
strumento
del
piacere
maschile
o
della
continuazione
della
specie
.
Esse
lamentano
(
e
non
a
torto
)
che
la
cosiddetta
«
rivoluzione
sessuale
»
ha
aggravato
,
non
migliorato
,
la
loro
condizione
.
Lo
sfruttamento
strumentale
della
donna
come
oggetto
di
piacere
,
di
desiderio
o
di
decorazione
è
stato
favorito
dalla
rivoluzione
sessuale
che
ha
dato
libero
corso
alla
più
sfrenata
pornografia
.
Gli
stessi
movimenti
contestatari
,
pur
nelle
loro
velleità
rivoluzionarie
,
aggravano
lo
sfruttamento
o
l
'
asservimento
sessuale
delle
donne
.
Gli
psicanalisti
,
a
partire
da
Freud
,
insistono
sulla
malformazione
del
SuperEgo
nella
donna
;
e
il
SuperEgo
è
la
parte
critica
e
razionale
della
personalità
umana
.
Veri
e
propri
«
insulti
alle
donne
»
sono
considerati
le
immagini
e
gli
avvisi
pubblicitari
che
sfruttano
la
figura
femminile
o
si
rivolgono
alle
donne
come
a
semplici
animali
domestici
o
propongono
prodotti
d
'
igiene
intima
che
le
fanno
sentire
in
una
condizione
servile
.
Non
c
'
è
dubbio
che
il
modello
stereotipato
della
donna
come
un
essere
debole
e
bisognoso
di
protezione
,
di
scarso
cervello
e
di
molto
sentimento
,
che
ha
bisogno
di
vivere
la
sua
vita
attraverso
quella
del
marito
e
dei
figli
e
che
solo
attraverso
questa
mediazione
partecipa
alle
cose
del
mondo
,
è
duro
a
morire
e
ancora
domina
la
mentalità
dei
paesi
che
si
ritengono
più
evoluti
.
A
questo
modello
si
contrappone
l
'
altro
,
altrettanto
stereotipato
,
del
maschio
forte
e
sicuro
di
sé
,
privo
di
debolezze
sentimentali
,
volitivo
e
dominatore
.
Ma
proprio
dal
contrasto
di
questi
due
modelli
e
dal
tentativo
di
ognuno
dei
due
sessi
di
adeguarsi
al
proprio
nascono
le
maggiori
difficoltà
per
la
comprensione
reciproca
,
per
la
reciproca
soddisfazione
sessuale
e
per
la
vita
in
comune
.
Non
solo
gli
uomini
,
certo
,
sono
responsabili
della
sopravvivenza
anacronistica
di
questi
fittizi
stereotipi
:
perché
anche
la
grande
maggioranza
delle
donne
si
adegua
ad
essi
più
o
meno
inconsapevolmente
e
contribuisce
a
mantenerli
in
vita
,
dando
agli
uomini
la
possibilità
di
sfruttarle
per
il
proprio
vantaggio
o
il
proprio
piacere
.
Ma
il
nuovo
femminismo
ha
almeno
il
coraggio
di
denunciare
apertamente
questa
sommissione
.
Certo
il
nuovo
femminismo
corre
il
rischio
di
mascolinizzare
la
donna
e
di
femminilizzare
l
'
uomo
,
mantenendo
così
in
piedi
,
e
addizionando
,
gli
effetti
negativi
di
quei
modelli
stereotipi
che
si
vorrebbero
abolire
.
Immesse
bruscamente
in
un
mondo
duro
e
competitivo
in
cui
la
carriera
,
il
successo
,
il
denaro
e
il
godimento
immediato
sono
i
valori
fondamentali
,
la
donna
rischia
di
perdere
proprio
quei
valori
di
umanità
,
di
sensibilità
,
di
tenerezza
amichevole
in
nome
dei
quali
combatte
.
E
già
alcune
manifestazioni
del
movimento
femminista
,
che
è
finora
variopinto
e
diversamente
orientato
,
preannunciano
questo
pericolo
.
Ma
i
rischi
,
come
si
sa
,
insorgono
ovunque
ci
si
rivolga
.
E
non
si
può
,
in
nome
di
essi
,
ignorare
o
rifiutare
a
priori
l
'
esigenza
di
dignità
morale
che
è
alla
base
del
nuovo
femminismo
.
D
'
altronde
,
il
mondo
degli
uomini
non
ha
finora
dato
buona
prova
di
sé
.
Le
questioni
di
prestigio
e
di
orgoglio
,
i
ripicchi
crudeli
,
l
'
intolleranza
,
i
conflitti
,
i
fanatismi
di
ogni
specie
,
che
traggono
spesso
occasione
da
pretesti
puerili
,
si
aggravano
ogni
giorno
in
un
mondo
che
è
governato
praticamente
dal
«
sesso
forte
»
.
Se
la
partecipazione
crescente
delle
donne
a
un
mondo
siffatto
potrà
fermare
e
diminuire
l
'
espansione
di
queste
tendenze
negative
e
promuovere
la
considerazione
dei
problemi
concreti
(
ai
quali
la
donna
rimane
finora
più
attaccata
dell
'
uomo
)
,
la
diminuzione
dell
'
orgoglio
e
della
violenza
e
la
solidarietà
amichevole
fra
gli
esseri
umani
,
questa
partecipazione
sarà
salutata
con
gioia
da
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
.
Si
tratta
,
certo
,
solo
di
una
speranza
o
di
una
promessa
:
di
una
possibilità
che
può
anche
non
verificarsi
.
Ma
essa
non
può
essere
senz
'
altro
scartata
perché
il
genere
umano
,
di
fronte
ai
problemi
che
gli
si
prospettano
,
non
può
rinunciare
all
'
aiuto
effettivo
della
metà
degli
esseri
che
lo
costituiscono
.
StampaQuotidiana ,
La
monogamia
,
forse
la
più
antica
e
venerabile
istituzione
della
nostra
civiltà
occidentale
(
e
non
solo
di
questa
)
,
è
oggi
minacciata
da
molti
pericoli
e
il
suo
avvenire
appare
incerto
.
Il
numero
dei
divorzi
è
in
crescente
aumento
nei
Paesi
in
cui
il
divorzio
è
ammesso
;
dove
non
è
ammesso
,
è
in
aumento
il
numero
delle
separazioni
legali
o
di
fatto
tra
i
coniugi
.
È
in
crescente
aumento
il
numero
dei
matrimoni
sbagliati
,
che
continuano
per
forza
di
inerzia
e
si
riducono
a
una
forma
di
coabitazione
occasionale
o
forzata
,
in
cui
non
c
'
è
più
traccia
di
solidarietà
o
di
affetto
fra
i
coniugi
.
L
'
opera
dei
consulenti
matrimoniali
,
che
si
moltiplicano
in
tutti
i
Paesi
,
può
certo
contribuire
a
risolvere
problemi
che
insorgono
fra
i
coniugi
,
tanto
più
che
si
rivolgono
ad
essi
i
coniugi
che
ritengono
solubili
i
loro
problemi
;
ma
non
può
ricreare
dal
nulla
un
'
unione
che
più
non
esiste
.
È
infine
in
aumento
il
numero
delle
nascite
irregolari
,
cioè
dei
figli
nati
fuori
del
matrimonio
.
Questi
fenomeni
sono
assunti
solitamente
come
segni
di
crisi
dell
'
istituzione
monogamica
,
perché
tendono
a
diffondersi
con
la
massima
rapidità
in
tutti
i
Paesi
che
sono
usciti
dalla
fase
agricola
o
patriarcale
del
loro
sviluppo
.
Anche
le
nuove
dimensioni
di
libertà
raggiunte
dalle
donne
li
favoriscono
:
perché
,
cessando
il
loro
stato
di
dipendenza
economica
e
sociale
,
le
donne
sono
in
grado
di
assumersi
l
'
iniziativa
della
rottura
.
Ma
ci
sono
altri
sintomi
altrettanto
inquietanti
,
che
non
si
ricavano
dalle
statistiche
,
ma
da
certe
manifestazioni
del
costume
contemporaneo
.
Molti
coniugi
si
concedono
a
vicenda
una
«
vacanza
matrimoniale
»
nella
quale
sono
liberi
d
'
intrattenere
i
rapporti
che
vogliono
con
altre
persone
.
Nella
Svezia
ed
in
America
vanno
diffondendosi
«
matrimoni
di
gruppo
»
nei
quali
individui
e
coppie
vivono
assieme
,
unendo
le
loro
risorse
finanziarie
e
dividendosi
le
spese
,
i
lavori
domestici
e
le
cure
dell
'
allevamento
dei
figli
.
Qualche
volta
,
tutto
si
ferma
qui
;
altre
volte
,
si
ammette
fra
i
membri
della
comune
(
come
si
suole
chiamarla
)
la
più
ampia
libertà
sessuale
o
addirittura
si
sconsiglia
o
si
vieta
la
formazione
di
coppie
fisse
.
Nonostante
il
nome
,
i
membri
della
comune
non
cedono
al
gruppo
le
loro
proprietà
personali
.
Ma
spesso
si
considerano
come
un
'
avanguardia
rivoluzionaria
,
come
gli
antesignani
di
una
nuova
utopia
,
di
una
società
in
cui
non
ci
siano
più
aggressioni
e
guerre
,
poveri
e
ricchi
,
né
lavori
faticosi
o
degradanti
;
e
in
cui
sia
lasciata
ad
ogni
individuo
la
libertà
di
creare
la
propria
vita
e
di
raggiungere
la
felicità
che
desidera
.
Questa
ricerca
di
nuovi
modi
di
vita
e
di
nuove
istituzioni
è
una
caratteristica
del
nostro
tempo
,
che
non
intende
rinunciare
all
'
esperimento
,
all
'
avventura
e
al
rischio
.
Non
si
può
condannarla
in
anticipo
,
né
in
anticipo
garantirne
il
successo
e
fidare
su
di
essa
per
il
progresso
del
genere
umano
:
il
quale
,
d
'
altronde
,
non
può
rinunciare
a
sperimentare
nuove
vie
,
dato
che
vede
continuamente
diminuite
le
sue
prospettive
,
non
solo
di
progresso
,
ma
di
sopravvivenza
.
Tuttavia
,
per
ciò
che
riguarda
la
monogamia
,
non
tutti
i
sintomi
addotti
sembrano
minacciarla
.
Bisogna
,
in
primo
luogo
,
distinguere
fra
la
monogamia
come
istituzione
morale
o
semplicemente
umana
e
l
'
istituto
giuridico
.
L
'
istituzione
morale
è
la
scelta
duratura
,
perché
continuamente
rinnovata
,
di
vivere
insieme
secondo
un
progetto
concordato
e
correggibile
via
via
nei
suoi
dettagli
.
L
'
istituto
giuridico
del
matrimonio
è
un
contratto
che
impegna
i
coniugi
a
certi
obblighi
sanzionati
ed
ha
certi
effetti
legali
e
soprattutto
patrimoniali
.
Tale
contratto
implica
certo
,
fra
le
condizioni
della
sua
validità
,
la
libera
scelta
dei
contraenti
,
ma
limita
questa
scelta
all
'
atto
della
stipula
;
adegua
inoltre
gli
obblighi
e
i
diritti
legali
che
sancisce
a
un
modello
stabilito
dalla
tradizione
e
dal
costume
,
che
è
spesso
in
contrasto
con
le
esigenze
e
i
problemi
sempre
nuovi
della
vita
quotidiana
.
La
crisi
del
matrimonio
come
istituto
giuridico
non
è
perciò
,
necessariamente
,
la
crisi
della
monogamia
.
Un
matrimonio
legalmente
valido
e
che
i
coniugi
hanno
un
interesse
qualsiasi
a
mantenere
tale
,
può
non
avere
nessuno
dei
caratteri
autentici
della
monogamia
.
Questa
,
a
sua
volta
,
può
riscontrarsi
in
unioni
che
non
hanno
alcun
riconoscimento
giuridico
.
Il
ricorso
al
divorzio
,
dall
'
altro
lato
,
non
è
una
sfida
alla
monogamia
,
ma
il
riconoscimento
di
un
'
unione
sbagliata
o
impossibile
a
mantenersi
in
piedi
o
che
potrebbe
essere
resa
sopportabile
solo
da
qualche
forma
più
o
meno
occulta
di
poligamia
.
Chi
divorzia
intende
spesso
infatti
ricrearsi
una
famiglia
,
trovare
in
una
nuova
unione
l
'
affetto
e
la
solidarietà
che
gli
sono
mancati
nell
'
altra
.
Per
quanto
possa
apparire
paradossale
,
il
divorzio
è
più
spesso
un
omaggio
alla
monogamia
,
che
un
rifiuto
di
essa
:
costituisce
,
per
chi
vi
ricorre
,
la
possibilità
di
una
scelta
nuova
e
più
promettente
sotto
l
'
aspetto
della
comprensione
,
dell
'
assistenza
e
dell
'
amore
,
cioè
di
un
'
unione
effettivamente
monogamica
.
Quanto
ai
gruppi
e
alle
«
comuni
»
,
se
si
prescinde
dal
loro
carattere
politico
e
neoutopistico
,
del
quale
non
si
riesce
a
scorgere
il
fondamento
reale
,
essi
appaiono
piuttosto
come
forme
di
protesta
contro
i
modelli
morali
e
giuridici
tradizionali
o
tentativi
di
gruppi
o
persone
di
uscire
dalla
solitudine
e
di
ritrovarsi
in
un
ambiente
accogliente
e
solidale
.
Ma
le
forze
che
minano
tali
gruppi
sono
il
disaccordo
nella
divisione
dei
compiti
,
le
gelosie
,
l
'
indifferenza
reciproca
o
l
'
accordo
più
stretto
che
si
stabilisce
fra
coppie
dei
loro
membri
.
Il
gruppo
non
ha
molti
vantaggi
sul
matrimonio
:
ne
moltiplica
solo
le
difficoltà
in
proporzione
al
numero
dei
componenti
.
La
monogamia
è
l
'
aspirazione
nascosta
di
uomini
e
donne
,
ma
è
difficile
da
realizzarsi
.
La
scelta
continua
,
che
essa
implica
,
del
proprio
compagno
e
del
comune
progetto
di
vita
esige
che
si
punti
sull
'
essenziale
e
che
si
superino
con
intelligenza
e
comprensione
reciproca
i
problemi
,
le
difficoltà
e
i
conflitti
che
sono
inevitabili
nella
vita
quotidiana
.
Essa
può
essere
realizzata
da
persone
,
di
qualsiasi
età
,
che
abbiano
raggiunto
un
grado
di
maturità
sufficiente
,
cioè
una
personalità
stabile
o
equilibrata
che
non
sia
più
soggetta
a
oscillazioni
e
mutamenti
radicali
.
È
difficile
infatti
continuare
a
convivere
in
accordo
sostanziale
con
una
persona
che
si
ritrova
accanto
a
sé
mutata
nei
suoi
tratti
caratteristici
e
che
è
diventata
estranea
rispetto
a
quella
che
era
apparsa
al
primo
incontro
.
In
questo
caso
,
com
'
è
ovvio
,
la
scelta
non
è
ripetibile
.
La
durata
di
un
'
unione
monogamica
dipende
,
più
che
dalle
circostanze
esterne
,
che
inevitabilmente
mutano
con
l
'
età
e
con
le
circostanze
ambientali
,
dalla
volontà
costante
di
conservarsi
l
'
affetto
,
la
fiducia
e
la
solidarietà
del
proprio
compagno
,
dimostrandogli
affetto
,
fiducia
e
solidarietà
in
ogni
occasione
.
In
un
mondo
scisso
da
conflitti
di
ogni
genere
,
e
in
cui
le
stesse
aspirazioni
umanitarie
più
nobili
sono
spesso
fomiti
di
lotte
violente
,
l
'
amore
monogamico
è
(
con
l
'
amicizia
autentica
,
che
è
altrettanto
rara
)
la
sola
via
per
uscire
dall
'
indifferenza
e
dall
'
anonimato
della
massa
amorfa
e
raggiungere
la
serenità
e
la
gioia
di
vivere
.
Speriamo
che
gli
uomini
non
trascurino
questa
via
e
traggano
,
dai
loro
stessi
insuccessi
,
gl
'
insegnamenti
per
imboccarla
e
percorrerla
.
StampaQuotidiana ,
Un
ritorno
al
romanticismo
sembra
annunziato
da
alcuni
sintomi
che
emergono
fra
gli
umori
mutevoli
della
società
contemporanea
.
Tra
questi
sintomi
si
annovera
il
successo
enorme
,
e
imprevisto
,
che
sta
ottenendo
in
America
(
e
otterrà
probabilmente
negli
altri
Paesi
)
un
breve
romanzo
,
Love
Story
di
Erich
Segal
,
e
il
film
che
ne
è
stato
tratto
.
È
la
storia
dell
'
amore
coniugale
di
due
giovani
moralmente
sani
e
maturi
,
che
non
scindono
l
'
amore
dal
sesso
e
il
sesso
dall
'
amore
,
storia
che
termina
tragicamente
perché
la
giovane
moglie
muore
di
cancro
.
Nel
magma
caotico
di
erotismo
,
pornografia
,
violenza
contestataria
o
anticontestataria
e
delinquenza
,
che
costituisce
il
contenuto
prevalente
della
narrativa
e
del
cinema
e
sembra
il
pascolo
obbligato
di
ogni
persona
ben
pensante
,
il
successo
di
una
storia
come
questa
può
veramente
apparire
un
fenomeno
da
baraccone
.
Dunque
,
gli
uomini
non
si
sono
dimenticati
del
«
sentimento
»
?
Possono
ancora
commuoversi
e
versare
lacrime
per
la
storia
patetica
e
semplice
di
un
matrimonio
d
'
amore
riuscito
,
destinato
a
durare
,
e
interrotto
soltanto
da
una
cieca
fatalità
?
Il
romanticismo
non
è
finito
,
se
il
sentimentalismo
può
prendersi
ancora
tali
rivincite
.
E
se
non
è
finito
,
potrà
forse
porre
un
argine
alla
promiscuità
sessuale
,
alla
violenza
indiscriminata
,
alla
ricerca
stravagante
di
piaceri
proibiti
,
al
desiderio
dei
facili
guadagni
.
Potrà
dare
nuova
forza
a
valori
che
si
ritenevano
morti
o
moribondi
:
alla
moralità
della
vita
,
al
matrimonio
,
al
lavoro
,
al
rispetto
della
persona
umana
e
soprattutto
della
donna
.
Ben
venga
dunque
un
nuovo
romanticismo
,
se
metterà
un
po
'
d
'
ordine
ed
equilibrio
nel
caos
delle
tensioni
e
delle
inquietudini
della
vita
moderna
.
Prescindendo
dalla
sproporzione
che
c
'
è
tra
tali
speranze
e
il
fenomeno
che
le
fa
nascere
,
non
si
può
fare
a
meno
di
riconoscere
,
se
si
tengono
presenti
tensioni
e
inquietudini
,
che
nel
romanticismo
noi
siamo
,
almeno
per
ora
,
immersi
fino
al
collo
.
Giacché
il
romanticismo
non
è
solo
il
riconoscimento
del
valore
del
sentimento
:
è
la
fede
che
il
sentimento
è
tutto
e
la
ragione
è
nulla
;
o
,
viceversa
,
che
la
ragione
è
tutto
e
il
sentimento
nulla
.
Lo
spirito
romantico
è
caratterizzato
dalla
brama
e
dalla
smania
dell
'
Infinito
e
del
Tutto
e
dall
'
insofferenza
e
dal
disprezzo
per
quel
che
è
condizionato
,
finito
,
limitato
e
imperfetto
.
Lo
spirito
romantico
esige
che
l
'
uomo
raggiunga
l
'
onnipotenza
e
la
felicità
dell
'
Assoluto
,
che
si
identifichi
con
Dio
.
Dice
Hòlderlin
,
che
è
il
più
significativo
poeta
del
romanticismo
:
«
Essere
uno
col
tutto
,
questa
è
la
vita
degli
Dei
e
il
cielo
dell
'
uomo
!
Essere
uno
con
tutto
ciò
che
vive
,
tornare
,
in
un
beato
divino
oblio
di
sé
,
nel
tutto
della
natura
,
questo
è
il
vertice
dei
pensieri
e
delle
gioie
,
questa
è
la
sacra
vetta
del
Monte
,
la
sede
dell
'
eterna
quiete
»
.
Che
questa
sacra
vetta
si
raggiunga
mediante
il
sentimento
o
la
ragione
,
nel
sogno
o
nella
realtà
,
attraverso
la
fede
religiosa
o
l
'
uso
della
droga
,
sono
differenze
che
non
importano
molto
.
Importante
è
la
mèta
,
cioè
l
'
infinito
della
potenza
e
della
gioia
,
e
questa
mèta
,
secondo
i
romantici
,
è
accessibile
all
'
uomo
.
Un
altro
tipico
scrittore
romantico
,
Novalis
,
che
morì
tisico
a
ventinove
anni
,
scriveva
:
«
Agli
uomini
nessuna
cosa
è
impossibile
:
quello
che
io
voglio
,
lo
posso
»
.
Quest
'
eredità
romantica
si
può
vedere
in
azione
in
molti
fenomeni
macroscopici
del
nostro
tempo
.
La
tendenza
a
prescindere
dalle
strettoie
della
realtà
,
a
considerare
«
infinito
»
se
stesso
,
a
chiudersi
in
sé
e
a
dimenticare
gli
altri
,
è
una
tentazione
cui
pochi
si
sottraggono
.
Si
vuole
tutto
e
subito
,
senza
sapere
che
cosa
sia
questo
tutto
e
come
e
a
quale
costo
si
può
ottenere
.
Al
rispetto
dell
'
individualità
si
sostituisce
il
culto
dell
'
individuo
,
considerato
come
la
realtà
unica
e
,
come
diceva
Novalis
,
onnipotente
.
E
al
culto
dell
'
individuo
si
accompagna
spesso
,
come
avvenne
nel
romanticismo
ottocentesco
,
il
culto
orgiastico
degli
eroi
,
siano
essi
personalità
politiche
o
gli
idoli
sportivi
o
canori
del
momento
.
La
rivoluzione
,
che
promette
tutto
senza
specificare
nulla
,
sembra
preferibile
alle
riforme
che
fanno
i
conti
con
la
realtà
ed
esigono
lavoro
e
rinunce
per
la
loro
attuazione
.
L
'
utopia
amorfa
e
sognante
,
che
prospetta
la
felicità
a
breve
scadenza
,
ha
più
fascino
dell
'
azione
politica
accorta
e
lungimirante
che
si
fonda
su
precisi
progetti
.
Ogni
progetto
fondato
su
dati
attendibili
e
su
linee
di
tendenza
controllabili
suscita
diffidenze
e
opposizioni
,
mentre
ogni
vaga
aspirazione
a
uno
stato
futuro
di
perfezione
suscita
approvazione
ed
entusiasmo
.
Si
sferrano
calci
al
vicino
,
si
rimane
indifferenti
alla
sua
distruzione
,
ma
si
crede
nell
'
amore
universale
tra
gli
uomini
.
Si
infinitizza
la
scienza
,
considerandola
come
una
forza
onnipotente
capace
di
assicurare
da
sola
l
'
avvenire
e
la
felicità
del
genere
umano
.
Nel
campo
stesso
della
religione
,
si
tende
a
sostituire
all
'
infinità
trascendente
di
Dio
l
'
infinità
immanente
dell
'
uomo
.
E
nello
stordimento
orgiastico
,
che
si
cerca
con
tutti
i
mezzi
,
si
obbedisce
ancora
una
volta
al
detto
di
Hòlderlin
:
«
Un
dio
è
l
'
uomo
quando
sogna
,
un
mendicante
quando
pensa
»
.
C
'
è
la
scienza
,
certo
,
e
c
'
è
buona
parte
della
filosofia
contemporanea
che
hanno
vòlto
le
spalle
allo
spirito
romantico
o
sono
meno
soggette
alle
sue
tentazioni
.
La
scienza
autentica
,
almeno
,
cioè
quella
che
non
indulge
ai
sogni
avveniristici
dei
dilettanti
,
sa
che
da
ogni
problema
risolto
ne
nascono
altri
,
più
difficili
,
da
risolvere
ancora
;
che
il
controllo
che
l
'
uomo
esercita
o
potrà
esercitare
sulla
natura
non
sarà
mai
completo
e
totale
e
che
questo
controllo
stesso
rischia
d
'
impoverire
e
di
distruggere
le
risorse
che
la
natura
offre
all
'
uomo
.
La
biologia
mostra
sempre
meglio
la
subordinazione
della
vita
all
'
imprevedibilità
del
caso
,
l
'
economia
mostra
i
costi
di
denaro
,
di
lavoro
e
di
rinunce
che
ogni
progresso
o
trasformazione
sociale
comporta
.
La
filosofia
,
quando
non
diventa
profezia
o
evasione
,
mette
in
luce
la
limitazione
delle
scelte
che
si
offrono
all
'
uomo
in
ogni
condizione
in
cui
si
trovi
e
il
pericolo
che
una
scelta
sbagliata
gli
diminuisca
o
tolga
la
libertà
di
scelta
.
L
'
ottimismo
romantico
per
cui
l
'
uomo
,
almeno
potenzialmente
,
sa
già
tutto
,
può
tutto
e
ha
tutto
,
trova
dure
smentite
nel
sapere
positivo
di
cui
disponiamo
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
un
pessimismo
consigliere
di
inerzia
o
di
attesa
passiva
sarebbe
altrettanto
romantico
.
Antiromantico
,
o
non
romantico
,
è
chi
non
ignora
i
limiti
umani
,
ma
non
perciò
si
sente
impotente
;
chi
conosce
le
difficoltà
e
studia
i
mezzi
migliori
per
affrontarle
;
chi
è
disposto
a
subire
la
sofferenza
e
la
lotta
,
senza
darsi
per
vinto
.
Per
lo
stato
d
'
incertezza
e
di
pericolo
in
cui
si
trova
oggi
il
genere
umano
,
i
romantici
sono
ancora
troppi
e
gli
antiromantici
troppo
pochi
.
Ma
se
un
insegnamento
si
può
trarre
dal
romanzo
di
Segal
,
esso
è
antiromantico
.
Un
amore
felice
,
sia
pure
espresso
nella
forma
della
retorica
scurrile
che
è
oggi
di
moda
,
distrutto
in
qualche
mese
da
un
male
ineluttabile
:
che
può
insegnare
questa
storia
?
Che
il
paradiso
è
lontano
.
StampaQuotidiana ,
Da
tre
giorni
l
'
impresa
dell
'
«
Apollo
13
»
,
che
al
suo
inizio
non
aveva
suscitato
né
interesse
né
scalpore
,
tiene
col
fiato
sospeso
tutta
l
'
umanità
che
dispone
di
servizi
d
'
informazione
sufficienti
.
L
'
impresa
è
fallita
e
gli
astronauti
sono
in
pericolo
.
Il
lato
umano
della
vicenda
per
ora
prevale
,
nell
'
atmosfera
di
suspense
che
si
è
creata
.
Tre
uomini
eccezionali
per
la
loro
struttura
psicofisica
,
la
loro
preparazione
tecnica
e
il
loro
coraggio
,
devono
sfruttare
al
massimo
le
loro
risorse
e
la
loro
vita
rimane
attaccata
ad
un
filo
.
Tutti
sperano
che
se
la
caveranno
e
tutti
faranno
il
possibile
per
aiutarli
;
ma
nessuno
riesce
ad
essere
troppo
ottimista
.
Ma
comunque
vadano
le
cose
,
il
fallimento
dell
'
impresa
contiene
una
lezione
solenne
.
È
facile
prevedere
che
esso
rinfocolerà
le
polemiche
sull
'
opportunità
stessa
dei
voli
spaziali
:
sulla
saggezza
di
una
scelta
che
destina
a
tali
voli
somme
enormi
di
ricchezza
,
di
energie
umane
e
di
sacrifici
,
somme
che
potrebbero
essere
più
utilmente
,
o
almeno
con
vantaggi
più
evidenti
e
immediati
,
destinate
ad
alleviare
le
miserie
,
le
disuguaglianze
e
le
conseguenti
tensioni
che
ancora
regnano
in
tutte
le
parti
del
mondo
,
anche
nelle
più
fortunate
.
I
vantaggi
immediati
ricavati
dai
viaggi
spaziali
sono
finora
minimi
:
a
prescindere
dalla
somma
di
conoscenze
nuove
(
ma
ancora
non
decisive
)
che
essi
hanno
apportato
,
si
riducono
a
perfezionamenti
tecnici
che
,
scoperti
o
messi
a
prova
per
la
prima
volta
in
occasione
di
quei
viaggi
,
possono
essere
utilizzati
in
campi
diversi
.
Il
problema
dunque
permane
.
E
non
c
'
è
dubbio
che
la
soluzione
negativa
di
questo
problema
,
fondata
com
'
è
su
un
argomento
d
'
immediata
evidenza
,
vedrà
crescere
il
numero
dei
suoi
sostenitori
.
Tuttavia
ci
si
accorgerà
subito
che
,
se
essa
viene
sufficientemente
generalizzata
,
prova
troppo
,
come
dicevano
gli
antichi
logici
.
L
'
umanità
ha
sempre
sofferto
di
miserie
,
ingiustizie
e
disuguaglianze
.
Se
tutte
le
sue
risorse
fossero
state
destinate
al
soddisfacimento
dei
suoi
bisogni
immediati
e
non
anche
,
in
parte
,
all
'
arricchimento
delle
sue
conoscenze
,
avrebbe
rinunciato
agli
strumenti
più
efficaci
per
fronteggiare
i
suoi
mali
;
anzi
,
forse
,
non
sarebbe
giunta
neppure
a
conoscere
l
'
estensione
,
la
portata
,
e
la
causa
dei
suoi
mali
.
Non
ne
avrebbe
avuti
i
mezzi
né
l
'
opportunità
,
le
sarebbero
sfuggiti
i
dati
indispensabili
per
la
loro
diagnosi
e
la
loro
prognosi
.
E
,
sempre
in
quell
'
ipotesi
,
che
cosa
dire
della
somma
di
ricchezze
e
di
energie
che
,
in
tutte
le
civiltà
passate
e
presenti
,
sono
state
e
sono
impiegate
per
l
'
arte
e
il
divertimento
:
templi
,
edifici
grandiosi
,
tombe
monumentali
,
opere
d
'
arte
di
tutte
le
specie
,
giochi
spettacolari
,
mantenimento
di
caste
sacerdotali
o
privilegiate
per
la
natura
del
compito
loro
affidato
,
sono
il
frutto
dell
'
impiego
di
una
parte
delle
sempre
limitate
risorse
di
cui
l
'
umanità
è
stata
fornita
per
scopi
che
non
erano
quelli
dei
bisogni
immediati
.
Certo
,
non
sappiamo
se
e
quando
le
conoscenze
acquisite
con
le
imprese
spaziali
si
trasformeranno
in
denaro
contante
,
in
benefici
o
vantaggi
per
l
'
umanità
tutta
.
Ma
la
storia
della
scienza
è
ricca
d
'
insegnamenti
a
questo
proposito
.
Scoperte
o
invenzioni
ritenute
inutili
,
inconcludenti
o
troppo
«
astratte
»
per
servire
a
un
qualsiasi
scopo
pratico
,
si
sono
rivelate
feconde
di
risultati
concreti
e
utilizzabili
nei
più
disparati
campi
per
la
salute
o
il
benessere
dell
'
uomo
.
E
così
la
missione
dell
'
«
Apollo
13
»
è
fallita
;
e
questo
fallimento
è
la
lezione
principale
da
mandare
a
memoria
.
Ad
eccezione
dei
tre
astronauti
che
,
in
virtù
dell
'
addestramento
ricevuto
,
hanno
conservato
una
calma
esemplare
e
,
forse
,
dei
dirigenti
dell
'
impresa
che
li
guidano
da
terra
,
questo
fallimento
ha
colpito
il
resto
del
genere
umano
come
un
fulmine
a
ciel
sereno
,
come
un
evento
straordinario
e
fatale
.
Tutti
davano
per
scontata
la
perfezione
degli
ordigni
,
l
'
efficienza
infallibile
dell
'
organizzazione
,
l
'
assenza
di
imprevisti
rischiosi
.
Una
volta
raggiunto
un
successo
,
che
può
anche
essere
un
colpo
di
fortuna
,
l
'
uomo
tende
a
credere
di
aver
avuto
partita
vinta
e
che
il
successo
continuerà
,
ed
è
portato
ad
imprecare
e
a
sentirsi
offeso
dalla
sorte
e
a
perdere
ogni
coraggio
appena
si
accorge
che
le
cose
non
stanno
così
,
che
il
rischio
permane
tutt
'
ora
.
In
particolare
,
per
quanto
riguarda
il
dominio
delle
forze
naturali
,
gli
uomini
sono
portati
a
credere
oggi
che
la
scienza
sia
pressoché
onnipotente
,
che
il
dominio
da
essa
stabilito
sulla
natura
sia
totale
e
definitivo
e
che
la
natura
sia
diventata
docile
ai
suoi
comandi
come
uno
spirito
folletto
agli
incantesimi
di
uno
stregone
.
Purtroppo
le
cose
non
stanno
così
e
,
per
quel
che
è
dato
sapere
,
non
saranno
mai
così
.
Una
quota
ineliminabile
di
rischio
rimane
nelle
imprese
della
scienza
come
nelle
più
banali
azioni
quotidiane
dell
'
uomo
.
Può
comportare
un
rischio
entrare
in
una
vasca
da
bagno
,
manovrare
un
aggeggio
domestico
o
uscir
di
casa
la
mattina
.
E
anzi
,
quanto
più
complessi
,
meticolosi
e
raffinati
sono
i
congegni
che
l
'
uomo
riesce
a
creare
,
tanto
più
son
delicati
e
soggetti
a
guasti
imprevisti
.
Un
granello
di
sabbia
non
dà
nessun
fastidio
a
una
macchina
semplice
ma
può
bloccare
un
calcolatore
elettronico
.
La
dipendenza
dell
'
uomo
dalla
natura
non
è
ridotta
a
zero
dagli
strumenti
di
cui
egli
si
serve
per
dominarla
,
ma
è
elevata
a
potenza
in
proporzione
della
complessità
delle
macchine
.
E
lo
stesso
vale
per
ogni
tipo
o
forma
di
organizzazione
,
di
istituzione
,
di
struttura
umana
o
sociale
.
A
misura
che
queste
organizzazioni
e
strutture
diventano
più
complesse
e
ordinate
,
quindi
più
efficienti
rispetto
agli
scopi
che
si
propongono
,
la
loro
fragilità
aumenta
e
si
accrescono
i
rischi
che
incombono
sul
loro
funzionamento
.
Istituzioni
secolari
possono
esser
messe
in
crisi
dal
granello
di
sabbia
di
un
problema
non
risolto
,
di
un
dissenso
interno
e
di
un
mutamento
di
circostanze
.
Siamo
tutti
portati
a
credere
,
con
ingenuità
quasi
infantile
,
che
la
potenzialità
scientifica
,
tecnica
ed
economica
della
nostra
società
sia
destinata
a
raggiungere
punte
sempre
più
alte
,
che
il
progresso
verso
la
libertà
non
possa
arrestarsi
,
che
la
vita
dell
'
uomo
sarà
in
tutti
i
sensi
meglio
garantita
,
nel
futuro
,
dalla
forza
intrinseca
e
impersonale
degli
organismi
collettivi
,
a
prescindere
dalla
buona
o
cattiva
volontà
di
coloro
che
vi
prendono
parte
.
Ma
questi
organismi
diventano
tanto
più
fragili
quanto
più
si
perfezionano
e
la
loro
vita
può
essere
messa
in
pericolo
,
ad
ogni
istante
,
dalla
mancanza
di
impegno
,
di
vigilanza
e
di
controllo
.
Oggi
più
che
mai
l
'
uomo
deve
sottrarsi
alla
morsa
dell
'
alternativa
tra
l
'
esaltazione
entusiastica
e
la
disperazione
angosciata
.
Dove
considerare
ogni
successo
una
conquista
che
richiede
ancora
lavoro
e
sacrifici
per
essere
conservata
e
potenziata
e
ogni
insuccesso
come
un
rischio
inevitabile
che
non
deve
distoglierlo
dal
lavoro
e
dalla
ricerca
ulteriore
.
Forse
tra
alcune
ore
,
come
tutti
speriamo
,
i
tre
uomini
dello
spazio
saranno
di
nuovo
sulla
Terra
,
trionfatori
nell
'
insuccesso
.
Ma
l
'
insuccesso
rimane
con
la
sua
perdita
enorme
di
denaro
,
di
lavoro
e
di
energie
.
E
l
'
importante
è
che
la
lezione
salutare
che
esso
ci
ha
inflitta
non
vada
dimenticata
e
sia
messa
a
partito
da
tutti
quelli
che
possono
e
debbono
intenderla
.
StampaQuotidiana ,
Quando
la
capsula
dell
'
«
Apollo
13
»
si
è
dolcemente
posata
sulle
acque
del
Pacifico
,
una
nuova
fiducia
è
spuntata
nel
cuore
degli
uomini
,
come
uno
splendido
fiore
in
una
steppa
desolata
.
Un
mondo
tormentato
da
problemi
e
inquietudini
di
ogni
genere
,
dilaniato
da
conflitti
sociali
,
razziali
,
ideologici
,
da
catastrofi
e
guerre
,
minacciato
nelle
sue
stesse
condizioni
naturali
di
sopravvivenza
,
ha
avuto
un
attimo
di
sollievo
perché
gli
è
balenata
dinanzi
una
prospettiva
favorevole
.
Forse
domani
dimenticherà
tutto
questo
,
ricadrà
nella
tensione
angosciata
che
lo
caratterizza
e
tornerà
alle
sue
preoccupazioni
e
alle
sue
lotte
quotidiane
.
Ma
,
forse
,
quell
'
esile
fiore
non
sarà
germogliato
invano
nella
sua
breve
stagione
:
durerà
nel
ricordo
dei
molti
o
dei
pochi
che
ne
avranno
tratto
un
insegnamento
.
Una
vittoria
dell
'
uomo
e
della
solidarietà
umana
:
così
viene
quasi
universalmente
definito
il
felice
ritorno
degli
uomini
dell
'
«
Apollo
13
»
.
Ma
l
'
uomo
deve
ogni
giorno
registrare
sconfitte
dolorose
;
e
una
sconfitta
è
,
nel
suo
complesso
,
la
spedizione
dell
'
«
Apollo
13
»
.
La
solidarietà
umana
,
proclamata
a
gran
voce
da
filosofi
,
teologi
e
uomini
di
tutte
le
parti
,
si
riduce
spesso
a
una
etichetta
ideologica
,
a
un
pretesto
polemico
che
rimane
inoperante
nella
maggior
parte
dei
casi
.
La
conclusione
umanamente
felice
dell
'
impresa
spaziale
è
,
vista
a
mente
fredda
,
solo
una
mezza
vittoria
,
la
vittoria
su
di
un
insuccesso
.
Eppure
questa
mezza
vittoria
rende
più
fiduciosi
di
quanto
avrebbe
fatto
una
vittoria
completa
.
Forse
perché
tre
uomini
,
tre
«
eroi
»
,
si
sono
salvati
?
Molti
uomini
muoiono
ogni
giorno
o
uccisi
dalle
guerre
o
per
disgrazia
o
per
mostrare
la
loro
bravura
,
come
gli
scalatori
di
vette
.
Chiamare
«
eroi
»
gli
astronauti
è
vieta
retorica
:
l
'
eroe
è
un
essere
mitico
,
sovrumano
,
dietro
il
quale
gli
antichi
ponevano
sempre
una
divinità
benevola
,
pronta
a
sconfiggere
i
tranelli
della
divinità
ostile
.
I
tre
astronauti
sono
uomini
come
gli
altri
,
solo
disciplinati
e
addestrati
in
modo
speciale
e
messi
in
grado
di
superare
l
'
urto
delle
emozioni
,
vive
in
loro
come
nel
resto
del
genere
umano
.
Si
è
trattato
di
uno
«
spettacolo
»
appassionante
?
Ma
,
quando
si
è
annunziata
,
l
'
impresa
lunare
aveva
già
cessato
di
esser
«
spettacolo
»
;
era
apparsa
un
esercizio
di
routine
,
come
il
sèguito
di
uno
scavo
archeologico
o
di
un
esperimento
di
laboratorio
;
e
l
'
essere
ridiventato
spettacolo
non
è
certo
dovuto
a
una
curiosità
malsana
per
la
tragedia
.
Se
un
lume
di
speranza
,
un
germe
di
rinnovata
fiducia
nelle
sorti
future
,
è
nato
tra
gli
uomini
con
il
ritorno
degli
astronauti
,
è
perché
questo
ritorno
è
stato
una
vittoria
dell
'
intelligenza
umana
.
Di
un
'
intelligenza
che
non
si
consuma
nella
testa
o
nell
'
opera
di
un
individuo
isolato
,
sia
pure
geniale
,
ma
che
registra
e
prevede
,
disciplina
,
organizza
e
fa
continuamente
leva
sul
noto
per
affrontare
l
'
ignoto
.
Di
un
'
intelligenza
che
è
continuamente
in
lotta
con
il
caso
o
con
l
'
imprevisto
e
sa
affrontare
questa
lotta
con
strumenti
adeguati
.
Di
una
intelligenza
che
non
è
certo
superumana
od
onnipotente
,
perché
può
sbagliare
e
sbaglia
;
ma
proprio
perciò
è
fatta
di
lunghe
ricerche
,
di
lavoro
paziente
,
di
ordine
razionale
e
di
disciplina
.
È
quest
'
intelligenza
che
ha
riportato
gli
astronauti
sulla
Terra
in
condizioni
che
apparivano
disperate
.
È
quest
'
intelligenza
che
ha
creato
le
macchine
,
l
'
enorme
numero
di
aggeggi
indispensabili
per
il
loro
funzionamento
,
che
ha
insegnato
a
utilizzare
l
'
energia
che
le
anima
,
che
ha
preso
corpo
negli
elaboratori
elettronici
capaci
di
calcoli
istantanei
,
e
nei
«
simulatori
»
che
,
a
terra
,
hanno
consentito
di
riprodurre
le
condizioni
in
cui
gli
astronauti
si
trovavano
e
di
raccogliere
i
dati
indispensabili
per
guidarli
nella
manovra
.
La
stessa
intelligenza
ha
presieduto
a
quell
'
enorme
apparato
di
energie
umane
,
intellettuali
e
fisiche
,
che
ha
guidato
gli
astronauti
nel
loro
viaggio
e
alla
loro
salvezza
.
Il
grosso
pubblico
conosce
appena
il
nome
di
qualche
inventore
od
organizzatore
che
ha
avuto
una
parte
cospicua
in
questo
o
quell
'
aspetto
dell
'
impresa
:
ma
anche
l
'
opera
di
costoro
non
avrebbe
dato
frutto
fuori
dall
'
organizzazione
di
cui
fa
parte
.
E
tuttavia
questa
organizzazione
non
è
una
cosa
anonima
,
non
obbedisce
a
un
istinto
proprio
,
non
funziona
come
un
sistema
impersonale
,
ma
è
il
risultato
di
un
'
armonia
di
sforzi
,
rivolti
in
direzioni
multiple
e
tuttavia
convergenti
in
un
unico
disegno
comune
.
E
,
infine
,
la
stessa
intelligenza
ha
guidato
gli
astronauti
nei
loro
compiti
imprevisti
,
ha
frenato
il
loro
panico
e
le
loro
emozioni
,
e
li
ha
impegnati
all
'
impiego
di
tutte
le
energie
disponibili
.
La
solidarietà
che
li
ha
accompagnati
nel
mondo
è
stata
quindi
mobilitata
dal
fatto
che
la
loro
straordinaria
avventura
era
un
esperimento
cruciale
,
una
messa
a
prova
decisiva
,
delle
possibilità
che
l
'
intelligenza
umana
,
pur
nei
suoi
limiti
,
può
offrire
all
'
uomo
nel
futuro
.
Nessuno
si
è
preoccupato
che
fossero
in
ballo
la
Scienza
e
la
Tecnica
,
la
politica
delle
superpotenze
o
il
prestigio
di
una
di
esse
:
queste
preoccupazioni
avrebbero
scisso
e
disperso
l
'
attenzione
appassionata
degli
uomini
.
Si
trattava
solo
di
vedere
se
l
'
ingegno
umano
fosse
in
grado
di
superare
una
prova
difficile
,
se
ancora
si
potesse
fare
su
di
esso
qualche
affidamento
per
la
sorte
comune
.
Ebbene
,
la
prova
è
stata
superata
e
l
'
umanità
respira
di
sollievo
.
Che
i
voli
spaziali
continuino
o
no
,
che
le
ricerche
scientifiche
o
tecniche
si
concentrino
in
questo
campo
o
in
altri
,
non
è
la
cosa
più
importante
.
La
cosa
che
importa
veramente
è
che
l
'
intelligenza
umana
sia
uscita
vincitrice
da
una
prova
che
era
quasi
al
limite
delle
sue
forze
;
che
la
fiducia
negli
strumenti
e
negli
uomini
,
che
essa
riesce
a
forgiare
,
non
sia
andata
delusa
.
Si
è
rafforzata
la
speranza
che
un
'
intelligenza
capace
di
tanto
possa
anche
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
sconfiggere
l
'
ignoranza
e
il
pregiudizio
,
l
'
odio
e
il
cieco
egoismo
,
la
violenza
brutale
e
il
calcolo
meschino
o
sbagliato
,
l
'
ingiustizia
e
la
lotta
fratricida
;
che
possa
convincere
l
'
uomo
a
non
distruggere
sconsideratamente
le
risorse
ambientali
di
cui
vive
e
addestrarlo
,
se
non
ad
una
fraternità
beatifica
,
ad
una
collaborazione
rispettosa
e
feconda
.
Che
una
tale
speranza
si
sia
affacciata
,
sia
pure
in
modo
più
o
meno
consapevole
,
nel
cuore
di
tante
persone
che
,
in
essa
e
per
essa
,
si
sono
sentite
solidali
,
è
già
un
fatto
positivo
.
Ma
una
speranza
non
basta
e
una
rinata
fiducia
non
deve
degradare
in
un
'
attesa
passiva
.
L
'
intelligenza
autentica
che
,
pur
con
le
sue
deboli
forze
e
con
i
suoi
interventi
saltuari
,
ha
reso
possibile
all
'
uomo
di
sopravvivere
su
questa
Terra
,
non
deve
sprecarsi
nella
ricerca
di
escogitazioni
brillanti
,
ma
ineffettuali
,
di
paradossi
volutamente
urtanti
,
di
utopie
semplificatrici
;
né
deve
degradarsi
a
giustificare
post
factum
gli
errori
degli
uomini
,
le
manifestazioni
caotiche
dei
loro
istinti
e
delle
loro
emozioni
o
le
loro
ridicole
pretese
sataniche
.
Deve
impegnarsi
in
tutti
i
campi
,
dall
'
economia
alla
politica
,
dall
'
arte
alla
scienza
,
dal
più
modesto
artigianato
alla
più
astratta
speculazione
,
in
progetti
concreti
,
in
realizzazioni
effettive
,
che
saranno
rese
possibili
solo
da
una
collaborazione
aperta
a
tutti
e
da
una
competizione
priva
di
invidia
.
StampaQuotidiana ,
È
probabile
che
la
spedizione
lunare
dell
'
Apollo
15
,
che
prenderà
l
'
avvio
nelle
prossime
ore
,
non
susciti
l
'
ondata
di
entusiasmo
e
di
attenzione
spasmodica
che
accompagnò
la
prima
discesa
degli
uomini
sulla
Luna
.
Già
l
'
impresa
dell
'
Apollo
13
era
cominciata
nell
'
indifferenza
generale
;
e
la
stessa
indifferenza
ha
accompagnato
(
tranne
forse
che
in
Russia
)
la
prolungata
passeggiata
spaziale
della
Soyuz
11
.
Ma
il
rischio
mortale
cui
il
fallimento
dell
'
Apollo
13
fece
andare
incontro
gli
astronauti
e
la
morte
degli
esploratori
spaziali
russi
,
che
pure
avevano
portato
a
compimento
la
loro
missione
,
ridestarono
l
'
attenzione
del
mondo
;
e
questa
tragica
conclusione
ha
suscitato
il
cordoglio
unanime
di
coloro
ai
quali
stanno
ancora
a
cuore
le
doti
umane
che
più
rifulgono
in
queste
imprese
:
l
'
intelligenza
e
il
coraggio
.
Certo
è
che
sarebbe
meglio
smettere
di
considerare
imprese
del
genere
come
semplici
spettacoli
di
avventure
che
appassionano
più
o
meno
a
seconda
del
grado
di
pericolo
e
di
imprevedibilità
che
comportano
.
Esse
infatti
non
hanno
più
nulla
di
straordinario
o
di
inaudito
:
sulla
Luna
gli
uomini
hanno
già
posto
piede
;
certamente
vi
torneranno
ancora
con
mezzi
più
potenti
e
forse
spingeranno
più
in
là
le
loro
esplorazioni
.
E
il
rischio
,
per
quanto
le
macchine
siano
perfette
e
gli
uomini
eccezionali
,
non
sarà
mai
eliminato
:
perché
,
se
è
sempre
presente
nel
naturale
ambiente
terrestre
,
non
può
esser
certo
annullato
al
di
fuori
di
questo
ambiente
.
Non
è
il
caso
di
rispolverare
i
temi
di
polemica
politica
cui
fornirono
occasioni
le
precedenti
spedizioni
americane
:
che
si
trattasse
di
una
gara
di
potenza
e
di
prestigio
con
l
'
Unione
Sovietica
;
di
uno
spreco
di
risorse
che
avrebbero
dovuto
esser
meglio
destinate
a
urgenti
esigenze
di
giustizia
sociale
;
di
una
manifestazione
di
forza
della
tecnocrazia
capitalistica
.
Pochi
ormai
mettono
in
dubbio
il
valore
scientifico
di
tali
spedizioni
,
quindi
i
vantaggi
che
indirettamente
o
direttamente
possono
portare
alla
vita
dell
'
uomo
.
E
la
collaborazione
fra
gli
Stati
che
sono
in
grado
di
effettuarle
,
che
ora
si
prospetta
come
possibile
,
anzi
probabile
(
essendo
di
comune
interesse
)
,
sottrae
le
imprese
spaziali
ad
ogni
imputazione
ideologica
,
perché
tali
Stati
sono
retti
da
regimi
completamente
diversi
.
D
'
altronde
,
se
è
vero
che
al
programma
di
ricerche
e
sviluppo
scientifico
viene
destinato
,
negli
Stati
Uniti
e
nell
'
Unione
Sovietica
,
il
3
per
cento
del
prodotto
nazionale
lordo
,
può
ben
darsi
che
una
quota
assai
maggiore
di
tale
prodotto
risulterebbe
destinata
,
a
conti
fatti
,
ai
divertimenti
futili
o
dannosi
,
alla
prostituzione
,
all
'
alcool
,
alla
droga
,
al
gioco
d
'
azzardo
e
ad
altre
attività
che
possono
vantare
benemerenze
solo
nei
confronti
di
quelli
che
le
sfruttano
per
loro
profitto
.
Nella
distribuzione
delle
risorse
di
cui
dispongono
,
non
sempre
i
governanti
dei
vari
paesi
del
mondo
dimostrano
molta
saggezza
;
ma
molto
meno
ne
dimostrerebbero
se
lesinassero
tali
risorse
,
proprio
nei
paesi
in
cui
abbondano
,
allo
sviluppo
della
scienza
e
della
tecnologia
,
dal
quale
dipende
in
buona
parte
l
'
avvenire
del
genere
umano
.
E
proprio
dal
punto
di
vista
di
tale
sviluppo
va
considerata
l
'
impresa
dell
'
Apollo
15
.
Essa
è
annunciata
come
la
prima
vera
e
propria
spedizione
scientifica
sulla
Luna
.
I
tre
uomini
che
la
conducono
hanno
avuto
un
'
educazione
scientifica
di
prim
'
ordine
,
perciò
dispongono
di
una
competenza
specifica
che
i
precedenti
astronauti
non
avevano
.
Il
veicolo
lunare
,
che
sbarcherà
in
uno
dei
punti
più
difficili
della
superficie
del
satellite
,
è
un
raffinatissimo
sistema
meccanico
che
può
essere
guidato
sulla
strada
del
ritorno
da
un
piccolo
calcolatore
elettronico
che
registra
la
rotta
d
'
andata
.
La
mole
delle
osservazioni
astronomiche
,
geologiche
,
chimiche
,
biologiche
che
si
attende
da
questi
astronauti
-
scienziati
è
enorme
e
complessa
,
e
suscettibile
di
fornire
informazioni
disparate
o
convergenti
sui
più
diversi
fenomeni
della
natura
.
Non
si
può
valutare
in
anticipo
l
'
importanza
che
tali
informazioni
avranno
per
lo
sviluppo
della
scienza
e
della
tecnologia
nei
campi
specifici
.
Ma
forse
il
vantaggio
maggiore
che
le
ricerche
sul
nostro
satellite
potranno
apportare
sarà
un
orientamento
,
cioè
una
coordinazione
crescente
,
delle
attuali
indagini
scientifiche
.
Tali
indagini
si
svolgono
ora
prevalentemente
per
tentativi
,
cioè
rivolgendosi
in
tutte
le
direzioni
possibili
,
senza
un
finalismo
o
una
mira
preliminare
.
Molte
scoperte
sono
state
fatte
a
caso
,
perché
l
'
indagatore
cercava
altro
.
Accade
come
se
un
cacciatore
sparasse
intorno
a
sé
continuamente
a
pallini
senza
mirare
a
nulla
.
Finirebbe
,
alla
lunga
,
per
colpire
una
preda
qualsiasi
,
piccola
o
grande
che
sia
.
Questo
procedimento
richiede
l
'
impiego
di
mezzi
enormi
e
non
può
evitare
lo
spreco
.
Contro
di
esso
si
rivolgono
spesso
le
critiche
degli
stessi
scienziati
che
,
per
evitare
lo
spreco
,
vorrebbero
una
politica
della
ricerca
più
orientata
verso
mete
definite
.
Ma
come
determinare
queste
mete
?
Il
problema
è
tanto
più
complesso
in
quanto
le
ricerche
più
promettenti
sono
oggi
quelle
interdisciplinari
,
che
non
esigono
una
semplice
somma
di
risultati
,
ma
una
accurata
coordinazione
di
indagini
.
A
giudicare
le
vie
e
i
modi
di
questa
coordinazione
possono
vantaggiosamente
servire
le
esplorazioni
lunari
,
che
la
mettono
in
pratica
e
che
,
oltretutto
,
mettono
a
prova
le
capacità
e
i
limiti
della
struttura
biologica
dell
'
uomo
:
un
problema
che
si
conosce
troppo
poco
per
azzardare
ipotesi
avveniristiche
sulla
permanenza
prolungata
dell
'
uomo
nello
spazio
e
su
esplorazioni
che
vadano
al
di
là
del
nostro
satellite
.
Da
che
gli
uomini
sono
nati
sulla
Terra
,
la
Luna
ha
mostrato
loro
sempre
la
stessa
faccia
.
Nel
1969
alcuni
di
essi
potettero
per
la
prima
volta
vedere
e
fotografare
la
faccia
nascosta
.
Ma
è
certo
che
ci
interessa
di
più
quella
che
potremmo
chiamare
la
terza
faccia
della
Luna
:
la
sua
struttura
fisico
-
chimica
,
le
influenze
da
essa
subite
o
esercitate
nel
sistema
solare
,
le
tracce
,
ch
'
essa
probabilmente
conserva
,
della
storia
del
nostro
Universo
.
Soltanto
una
serie
di
esplorazioni
riuscite
può
rivelarci
qualcosa
di
questa
terza
faccia
:
che
certamente
non
sarà
mai
oggetto
di
spettacolo
,
ma
forse
ci
aiuterà
a
capire
meglio
il
mondo
in
cui
siamo
e
a
vivere
meglio
.
StampaQuotidiana ,
Un
esercito
di
scimmie
che
battessero
a
caso
i
tasti
di
macchine
da
scrivere
riuscirebbe
a
produrre
,
in
qualche
milione
di
anni
,
tutti
i
libri
di
una
grande
biblioteca
.
Un
risultato
siffatto
sarebbe
il
prodotto
del
puro
caso
.
Tra
le
combinazioni
innumerevoli
di
lettere
,
di
sillabe
,
di
parole
e
di
frasi
,
finirebbero
per
uscir
fuori
,
a
lunga
scadenza
,
quelle
che
compongono
nel
loro
insieme
la
Divina
Commedia
o
la
Critica
della
ragion
pura
,
le
Odi
di
Pindaro
o
i
Dialoghi
di
Galilei
.
Le
scimmie
però
non
sarebbero
in
grado
di
riconoscere
queste
opere
né
di
imparare
ad
avvalersi
,
nel
corso
del
loro
lavoro
,
delle
combinazioni
più
promettenti
,
selezionandole
via
via
,
accumulandole
e
trascurando
le
altre
.
Paradosso
Questo
paradosso
,
ironicamente
proposto
da
alcuni
scienziati
contemporanei
,
è
assai
meno
ragionevole
di
quello
di
Swift
che
nei
Viaggi
di
Gulliver
(
1726
)
racconta
che
il
suo
eroe
s
'
incontra
,
nel
paese
di
Lagado
,
con
un
maestro
il
quale
fa
manovrare
ai
suoi
scolari
le
leve
di
una
macchina
,
che
contiene
tutte
le
parole
del
Dizionario
,
così
da
combinarle
in
tutti
i
modi
possibili
.
Quando
le
combinazioni
risultavano
significanti
,
venivano
registrate
su
un
quaderno
;
e
il
maestro
si
riprometteva
di
ordinarle
in
maniera
da
produrre
libri
filosofici
,
politici
,
giuridici
,
matematici
e
teologici
.
Se
quel
maestro
avesse
anche
addestrato
i
suoi
allievi
a
non
ripetere
le
combinazioni
sbagliate
e
a
selezionare
e
ordinare
opportunamente
quelle
riuscite
,
avrebbe
dato
un
buon
modello
del
comportamento
intelligente
che
oggi
si
ritiene
proprio
dell
'
uomo
,
degli
animali
e
delle
macchine
.
Il
comportamento
intelligente
è
infatti
una
specie
di
incontro
o
di
fusione
tra
il
caso
e
la
scelta
.
Il
caso
offre
l
'
occasione
per
tentativi
che
,
in
un
primo
momento
,
sono
effettuati
alla
cieca
:
la
scelta
restringe
l
'
ambito
di
questi
tentativi
eliminando
quelli
che
non
conducono
a
nulla
.
Se
uno
è
chiuso
in
una
caverna
buia
e
desidera
uscirne
,
procede
a
caso
in
una
certa
direzione
finché
urta
contro
un
muro
;
cambiando
direzione
ogni
volta
che
ciò
accade
,
imboccherà
alla
fine
l
'
uscita
.
Ma
per
far
questo
deve
registrare
(
cioè
ricordare
)
la
direzione
dei
movimenti
che
lo
portano
ad
urtare
contro
il
muro
,
eliminandoli
via
via
,
e
correggere
quindi
di
volta
in
volta
la
direzione
del
suo
movimento
.
Ogni
correzione
sarà
perciò
la
retroazione
(
feedback
)
del
suo
tentativo
precedente
e
restringerà
l
'
ambito
(
cioè
il
numero
delle
direzioni
)
dei
suoi
tentativi
ulteriori
.
Questo
semplice
schema
è
oggi
utilizzato
nelle
discipline
più
disparate
:
dai
biologi
per
spiegare
l
'
evoluzione
degli
organismi
mediante
il
loro
progressivo
adattamento
all
'
ambiente
;
dagli
psicologi
per
spiegare
il
comportamento
psichico
degli
animali
e
dell
'
uomo
;
dagli
antropologi
per
spiegare
la
formazione
e
la
trasformazione
dei
modi
di
vivere
dei
gruppi
umani
;
e
dai
cibernetici
per
progettare
e
costruire
macchine
intelligenti
.
In
generale
,
ogni
congegno
elettronico
possiede
questa
capacità
:
di
correggere
il
suo
funzionamento
sulla
base
dei
risultati
di
esso
,
selezionando
e
adattando
meglio
le
sue
operazioni
allo
scopo
per
cui
è
costruito
.
I
congegni
elettronici
chiamati
calcolatori
,
automi
,
elaboratori
,
cervelli
o
,
con
più
retorica
,
macchine
pensanti
,
posseggono
a
un
grado
eminente
la
capacità
di
autocorrezione
,
cioè
di
selezione
delle
proprie
operazioni
che
è
la
caratteristica
del
comportamento
intelligente
.
Le
macchine
elettroniche
di
cui
oggi
disponiamo
e
che
sono
adoperate
nei
più
svariati
campi
dell
'
attività
umana
,
seguono
,
di
regola
,
il
compito
determinato
che
il
programmatore
ha
loro
imposto
.
Esse
sono
semplici
«
risparmiatori
di
tempo
»
nel
senso
che
eseguono
un
certo
compito
con
rapidità
e
sicurezza
enormemente
maggiore
di
quanto
il
cervello
umano
può
fare
.
Ma
sono
anche
allo
studio
e
in
progetto
macchine
che
sono
state
chiamate
«
amplificatori
dell
'
intelligenza
»
perché
capaci
di
modificare
il
loro
programma
o
,
in
altri
termini
,
di
apprendere
e
sviluppare
una
certa
«
iniziativa
»
.
Così
una
macchina
per
giocare
a
dama
(
o
qualche
altro
gioco
relativamente
semplice
)
può
imparare
a
migliorare
la
strategia
del
gioco
stesso
.
Se
si
procedesse
abbastanza
avanti
su
questa
via
,
si
potrebbero
inventare
macchine
che
risolvono
i
più
importanti
problemi
dell
'
uomo
,
economici
o
morali
,
politici
o
sociali
.
Non
mancano
,
tra
gli
scienziati
,
le
speranze
più
ottimistiche
a
questo
proposito
.
Ma
la
macchina
,
come
l
'
uomo
,
si
trova
di
fronte
ai
limiti
che
sono
inerenti
ad
ogni
situazione
che
offre
alternative
e
scelte
.
In
primo
luogo
,
né
l
'
uomo
né
la
macchina
potranno
mai
disporre
di
informazioni
esaurienti
e
complete
,
cioè
di
un
sapere
infinito
che
implicherebbe
la
previsione
infallibile
del
futuro
.
In
secondo
luogo
,
non
sempre
esistono
,
per
l
'
uomo
e
la
macchina
,
criteri
sicuri
di
valutazione
che
consentano
di
riconoscere
la
importanza
di
un
'
informazione
rispetto
ad
un
'
altra
e
di
effettuare
quindi
la
distinzione
tra
ciò
che
è
essenziale
e
ciò
che
non
è
essenziale
per
la
soluzione
di
un
problema
qualsiasi
.
L
'
ignoto
È
stato
osservato
che
una
macchina
potrebbe
meglio
di
un
giocatore
comune
prevedere
il
risultato
di
una
corsa
di
cavalli
tenendo
presenti
certi
fattori
,
come
l
'
età
e
le
vittorie
precedenti
dei
cavalli
,
l
'
abilità
dei
fantini
e
così
via
.
Ma
se
dovesse
preliminarmente
valutare
l
'
importanza
di
fattori
casuali
e
imprevedibili
,
come
l
'
allergia
del
cavallo
,
il
malumore
del
fantino
o
le
innumerevoli
frodi
che
sono
talora
messe
in
atto
,
non
riuscirebbe
mai
a
completare
il
calcolo
necessario
per
predire
l
'
esito
di
una
corsa
.
Il
cervello
umano
può
far
meglio
della
macchina
perché
è
più
vitalmente
interessato
agli
scopi
da
raggiungere
e
può
,
di
fronte
ad
una
alternativa
imprevista
,
mollare
uno
scopo
per
l
'
altro
e
così
salvare
l
'
essenziale
.
Non
per
niente
Norbert
Wiener
,
che
non
ha
mai
sottovalutato
l
'
importanza
che
gli
automi
hanno
ed
avranno
per
l
'
uomo
,
ha
sempre
messo
in
guardia
contro
i
pericoli
che
da
essi
possono
derivare
.
«
Se
il
processo
di
retroazione
,
egli
ha
scritto
,
è
incorporato
in
una
macchina
che
non
può
essere
ispezionata
finché
lo
scopo
finale
non
si
è
raggiunto
,
le
possibilità
di
una
catastrofe
aumentano
grandemente
»
.
La
macchina
è
fatta
per
uno
scopo
e
le
tecniche
che
essa
adopera
sono
adatte
a
raggiungerlo
.
Ma
di
fronte
a
un
pericolo
sconosciuto
o
a
un
fatto
imprevisto
,
la
realizzazione
di
questo
scopo
può
essere
perniciosa
per
l
'
uomo
.
«
Le
conseguenze
negative
di
errori
di
previsione
,
che
sono
già
grandi
adesso
(
ha
scritto
ancora
Wiener
)
,
cresceranno
enormemente
quando
dell
'
automazione
si
farà
un
uso
pieno
.
»
La
polemica
contro
le
macchine
è
stata
prevalentemente
ispirata
da
veri
o
presunti
privilegi
dell
'
uomo
:
la
coscienza
,
l
'
intuizione
,
il
sentimento
,
la
genialità
inventiva
.
Questa
polemica
,
anche
se
tuttora
in
atto
,
ha
fatto
il
suo
tempo
.
I
limiti
della
macchina
sono
,
a
un
livello
più
alto
o
più
basso
(
a
seconda
dei
casi
)
,
i
limiti
stessi
dell
'
uomo
.
Questi
limiti
sono
costituiti
dall
'
incompiutezza
delle
informazioni
,
dalla
difficoltà
della
loro
selezione
e
organizzazione
e
dall
'
incertezza
circa
i
fini
che
si
devono
preferire
nelle
scelte
.
La
macchina
diventa
pericolosa
per
l
'
uomo
quando
lo
scopo
per
cui
è
costruita
si
rivolge
contro
l
'
uomo
stesso
o
contro
altri
scopi
che
egli
deve
preferire
,
come
la
sua
conservazione
e
la
sua
integrità
.
Ma
così
si
comportano
pure
gli
uomini
e
i
gruppi
umani
tra
loro
.
Lo
scopo
La
polemica
contro
il
conformismo
e
l
'
appiattimento
,
che
sarebbero
propri
della
società
contemporanea
,
ha
fatto
anch
'
essa
il
suo
tempo
:
non
perché
questi
fenomeni
non
esistono
,
ma
perché
sono
bilanciati
da
vistosi
fenomeni
opposti
.
Il
genere
umano
si
va
sempre
più
dividendo
in
gruppi
e
sottogruppi
che
professano
scopi
essenzialmente
diversi
.
La
tendenza
al
benessere
,
che
sembra
così
diffusa
,
è
minata
da
critiche
radicali
,
per
le
quali
la
cosiddetta
«
opulenza
»
è
una
maledizione
divina
.
Il
lavoro
è
ancora
fonte
per
molti
di
soddisfazioni
e
di
equilibrio
vitale
;
ma
per
altri
è
una
penosa
condanna
.
Il
successo
,
che
molti
cercano
,
è
per
altri
l
'
avvio
a
problemi
insolubili
.
L
'
efficienza
,
il
merito
,
le
capacità
eccezionali
di
individui
e
di
gruppi
sono
talvolta
ritenuti
una
minaccia
all
'
eguaglianza
e
all
'
equilibrio
della
società
umana
.
C
'
è
chi
vorrebbe
il
ritorno
dell
'
uomo
alla
vita
feudale
o
al
primitivismo
tribale
e
chi
vorrebbe
che
la
società
tecnologica
sviluppasse
una
perfetta
gerarchia
di
compiti
e
di
funzioni
.
C
'
è
chi
si
propone
l
'
ideale
della
vita
attiva
,
fatta
di
lavoro
,
di
ricerche
,
di
scambi
di
ogni
genere
,
che
è
stata
propria
per
millenni
della
società
occidentale
;
e
chi
preferisce
rivolgersi
alla
vita
contemplativa
che
prospetta
l
'
estasi
o
l
'
annullamento
finale
degli
individui
nel
Tutto
.
Fra
questi
scopi
,
tutti
dichiarati
assoluti
,
e
in
aspro
conflitto
tra
loro
,
le
macchine
non
possono
aiutare
l
'
uomo
ad
una
scelta
qualsiasi
.
Egli
stesso
potrebbe
trovare
un
criterio
di
scelta
,
o
almeno
di
orientamento
,
nella
loro
maggiore
o
minore
capacità
di
contribuire
alla
sua
sopravvivenza
nel
mondo
.
Ma
molti
dei
comportamenti
umani
smentiscono
che
egli
tenga
costantemente
presente
questo
criterio
.
I
suicidi
,
le
fughe
,
le
evasioni
di
ogni
genere
,
lo
scarso
impegno
nella
lotta
contro
la
distruzione
del
suo
ambiente
,
la
sovrappopolazione
minacciosa
,
la
preferenza
sempre
più
estesamente
accordata
a
pochi
attimi
di
una
felicità
artificiale
e
distruttiva
,
sono
tutti
fenomeni
che
fanno
dubitare
di
un
serio
impegno
del
genere
umano
verso
la
ricerca
,
sempre
più
faticosa
e
difficile
,
di
una
sua
pacifica
sopravvivenza
nel
mondo
.
A
questa
sopravvivenza
,
l
'
uomo
dovrà
pensare
da
sé
,
attraverso
una
scelta
dei
fini
e
dei
mezzi
suggeritagli
dalla
conoscenza
precisa
dei
pericoli
immediati
e
lontani
che
lo
minacciano
.
Se
terrà
presente
questo
scopo
finale
e
non
si
arrenderà
alle
seduzioni
di
sirene
mortali
,
le
macchine
potranno
aiutarlo
.
Ma
in
nessun
caso
potranno
addossarsi
la
responsabilità
che
spetta
a
lui
solo
.