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Lo sportivo che è in noi ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È lo sport un ' attività marginale , un divertimento , un ' evasione dalle occupazioni quotidiane : o ha una radice profonda in qualche tendenza o bisogno reale dell ' uomo ? La domanda è resa attuale dalla diffusione crescente degli sport nel mondo moderno ; dal numero crescente di attori e di spettatori che partecipano ad essi , nonché dalla crescente quantità di denaro che viene in essi investita e dal volume di affari cui dànno luogo . Lo sport è altresì l ' occasione frequente di entusiasmi fanatici , di conflitti e di rivalità ; induce spesso le moltitudini a esaltarne i campioni come eroi , idoli o semidei . Un qualche movente nascosto ci deve pur essere , alla base di un fenomeno che ha raggiunto una tale massiccia imponenza . La risposta più semplice a questo problema è che lo sport contribuisce alla salute e al benessere del genere umano . È una attività sana e benefica , che fa contrappeso alle condizioni di vita e di lavoro , spesso malsane , in cui la maggior parte di esso trascorre il suo tempo . Contribuisce al benessere fisico , quindi all ' equilibrio mentale : contribuisce a mettere e a tenere in forma l ' organismo e a difenderlo , almeno in certi limiti , contro la decadenza e i malanni . Tutto questo , almeno in parte , è vero , ma vale solo per gli attori , non per gli spettatori dello sport , che sono di gran lunga i più numerosi . Dall ' altro lato , vale solo per gli spettatori , e non per gli attori , la concezione dello sport come divertimento o evasione dalle occupazioni e preoccupazioni quotidiane . Da coloro che lo praticano , lo sport esige una disciplina severa che presuppone sin dal principio un organismo capace di prestazioni eccezionali , che mette a dura prova le capacità di tale organismo per portarlo al punto dovuto e mantenervelo il più a lungo possibile . Da più parti si insiste oggi sulla funzione formativa ed educativa che lo sport esercita sull ' individuo umano , preparandolo ed addestrandolo a vivere nella società dei suoi simili . Lo sport infatti , come ogni giuoco ( anche il più semplice ed infantile ) , ha regole precise che si devono rigorosamente osservare e così impone una disciplina morale , oltre che fisica , educando i giovani che lo praticano a quel rispetto delle norme che è indispensabile ad ogni forma di vita sociale . E alla vita associata prepara pure mediante il rapporto costante in cui mette l ' individuo con gli altri individui . Negli sport che si praticano a squadre , l ' individuo è tenuto ad agire solidalmente colla sua squadra , a coordinare la sua attività con quella degli altri componenti di essa , obbedendo a un piano o progetto comune . Ma anche negli sport in cui l ' individuo si esibisce da solo , il confronto con gli altri è sempre presente , perché deve tener conto delle loro prestazioni e superarle , pur obbedendo alle stesse regole . Da un altro punto di vista , insistono sulla funzione benefica dello sport gli antropologi che ammettono nell ' uomo la presenza di un istinto d ' aggressione che sarebbe a fondamento di tutte le sue attività principali . A tale istinto si dovrebbe lo stato , almeno potenziale , di conflitto che esiste permanentemente tra gli uomini . Ma l ' aggressività naturale troverebbe nello sport una valvola di sicurezza , che , alla lunga , potrebbe diminuire od annullare le sue manifestazioni più perniciose . E in realtà la competizione sportiva non ha i caratteri della guerra ; e la vittoria , che in essa si cerca , non porta alla distruzione o alla sottomissione dell ' avversario , ma è una vittoria accettabile da entrambi i lati e decretata impersonalmente sulla base delle regole stabilite . Non manca infine chi ( come il filosofo americano Paul Weiss che ha scritto qualche anno fa un libro sull ' argomento ) ha dato dello sport un ' interpretazione metafisica , scorgendo in esso una delle vie attraverso le quali l ' uomo cerca di realizzare la perfezione del suo essere , sviluppando al massimo le possibilità del suo corpo . L ' atleta è come un artista riuscito , che ha saputo esprimere e realizzare una forma di eccellenza di cui tutti gli uomini possono essere orgogliosi e di cui perciò gli spettatori godono vicariamente , sentendosene in qualche modo partecipi . In realtà lo sport è cosa umana , troppo umana , per realizzare o simboleggiare questa perfezione o per compiere efficacemente tutte le funzioni che gli si vogliono attribuire . Vanità , interesse , ambizione si mescolano in questo campo , come negli altri , con la generosità , il sacrificio e lo sforzo di perfezionamento . Il compromesso , e talora la truffa , prendono spesso il posto della competizione autentica ; e la vittoria è spesso cercata e raggiunta fuori o contro le regole riconosciute . Gli spettatori non sono sempre vicariamente partecipi dell ' eccellenza dell ' impresa , ma si lasciano spesso andare all ' entusiasmo provinciale o fanatico e traggono motivi di violenza dalla vittoria o dalla sconfitta dei loro campioni preferiti . Ma forse , anche per questi suoi caratteri negativi , lo sport è , nel suo complesso , la rappresentazione dell ' esistenza umana nel mondo e come tale ha il suo fascino . In questa esistenza , ha una parte ineliminabile il caso , cui sono dovute molte delle circostanze che ne determinano la conservazione o la distruzione , la riuscita o l ' insuccesso . E così accade nello sport . L ' intelligenza , la forza fisica e spirituale , il numero , sono , nella vita come nello sport , i fattori che favoriscono la sopravvivenza ed il successo . La vita umana è , a tutti i livelli , una competizione incessante che può assumere la forma della violenza brutale o quella della gara leale che rispetta le regole del giuoco e non si propone la distruzione o l ' umiliazione del vinto da parte del vincitore . Lo sport dovrebbe mantenersi fedele a questa seconda forma della competizione , e così accade quando è autenticamente « sport » e non interferiscono in esso interessi o fattori estranei . Ma nello sport , come nella vita , il pericolo di questa degradazione c ' è sempre . L ' esistenza dell ' uomo , a partire dalla sua prima apparizione sulla Terra , è stata e rimane un continuo processo di selezione , attraverso il quale riescono a sopravvivere o ad avere la meglio i gruppi più organizzati o più previdenti , gli uomini meglio dotati per natura o per educazione , attrezzati a cogliere le occasioni favorevoli che ad essi si offrono , a prevederle e a prepararsi per la loro occorrenza e a riconoscere gli errori commessi per correggerli nel futuro . E così fa , infatti , il buon atleta sportivo . La simpatia degli spettatori gli si rivolge naturalmente perché egli è un esemplare , un campione , non solo di ciò che l ' uomo è nelle circostanze ordinarie della vita , ma anche e soprattutto di ciò che l ' uomo può essere in circostanze particolarmente difficili , che richiedono il pieno impiego delle risorse di cui dispone . L ' ammirazione suscitata dall ' atleta che ha realizzato un record eccezionale è suscitata dal riconoscimento che egli si è posto ai limiti delle possibilità umane o ha mostrato , col fatto , che tali possibilità possono essere estese , perfezionate , o almeno sfruttate , col vigore fisico e con l ' intelligenza , al di là del grado finora raggiunto . Sicché se , da un lato , lo sport è l ' immagine esatta dell ' esistenza , nel suo duro sforzo di sopravvivenza e di progresso , è dall ' altro lato , per l ' esistenza stessa , un motivo di incitamento e di speranza . Purché rimanga sport , s ' intende cioè finché non si abbassi a diventare il luogo di scontro di rivalità violente e meschine , il campo di battaglia di interessi affaristici , di ambizioni smodate , di esibizionismi disgustosi , offrendo ancora all ' uomo un ' immagine della sua esistenza , ma un ' immagine che lo rappresenta nei suoi aspetti peggiori , che la minano alla radice .
Il peso del mondo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È l ' individuo solo di fronte al mondo ? Ha la capacità di forgiare , con le sole sue forze , quello che chiama il suo Io , la sua personalità intera , e di crearsi la forma di vita che più gli piace ? Può rompere il contratto tacito che lo lega agli altri ed agire al di fuori di ogni regola , seguendo la sua ispirazione o , più semplicemente , il suo piacere momentaneo ? Sono questi gli interrogativi che dominano da un capo all ' altro il romanzo di Saul Bellow , Il pianeta di Mr . Sammler ( Feltrinelli , 1971 ) , il più filosofico dei nostri giorni , quello che meglio ne esprime l ' incertezza , la disperazione e l ' angoscia . Spettatore disinteressato , eppure coinvolto nelle vicende che narra , Mr . Sammler è privo di amarezza e di odio , è umano e compassionevole : ma la sua analisi della condizione dell ' uomo contemporaneo è lucida e spietata . Ciò di cui Mr . Sammler va in cerca , ciò che vorrebbe salvaguardare e contribuire ad accrescere , è la consapevolezza che l ' uomo può avere di sé , della propria condizione , dei propri limiti . Questa consapevolezza esclude ogni assolutizzazione o esaltazione sia dello stato presente delle cose , sia di uno stato futuro previsto o vagheggiato . Sammler non vuol sentire parlare né della fine imminente del mondo , né della creazione di altri mondi superumani nello spazio cosmico . L ' Io non è solo di fronte all ' Universo . L ' essere umano è condizionato dagli altri esseri umani ma questo condizionamento , per quanto oppressivo o pesante , non lo rende schiavo . L ' individuo non è il giudice supremo di nulla , ma è il giudice intermedio di un ' esistenza che non può essere una volta per tutte giustificata e può assumere solo la forma di un progetto instabile e poco sicuro . « L ' umanità , dice Sammler , non può liberarsi di se stessa se non attraverso un atto di universale autodistruzione . Non spetta a noi neppure votare sì o no . » La consapevolezza dei propri limiti dovrebbe in primo luogo salvare l ' uomo dalla ricerca dell ' originalità ad ogni costo . Questa ricerca è oggi la peggiore degradazione dell ' individualismo , una degradazione che trova le sue radici nella stessa struttura del mondo moderno . « Noi viviamo in un mare sociale e umano . Invenzioni e idee bagnano i nostri cervelli che , a volte , come spugne , devono ricevere qualsiasi cosa portano le correnti e digerire i protozoi mentali ... Ci sono momenti o situazioni in cui soggiaciamo a tutto questo e sentiamo l ' orrendo male della consapevolezza cumulativa , sentiamo il peso del mondo . » Ma cosa si fa per liberarsi di questo peso ? Ci si contorce come clowns , si assumono maniere stravaganti , si accumula l ' odio seguendo puntualmente la routine della vita quotidiana . L ' uomo cerca di far di se stesso una leggenda , un mito , e così di sollevarsi al di sopra delle limitazioni della vita comune . La vita si identifica con l ' arte nella ricerca della originalità ad ogni costo . Come l ' arte , essa rigetta ogni modello , intende fare a meno di ogni imitazione . Ma ci riesce veramente ? In realtà si imitano vecchi modelli o copie a buon mercato di originali lontani , simili agli scenari e alle comparse di Hollywood . Riaffiorano in forma puerile e volgare antiche idee religiose , l ' orfismo , il manicheismo , il mitraismo , lo gnosticismo . Si sente la nostalgia per la preistoria , per lo stato selvaggio e per la ferocia crudele dei primitivi . Si sente persino dire che il vero scopo della civilizzazione è quello di permettere a tutti di vivere come i popoli primitivi e condurre un ' esistenza neolitica in una società automatizzata . E si esalta , per giustificare la ricerca dell ' originalità ad ogni costo , l ' unicità dell ' anima , l ' assoluta singolarità della persona . Ma con quali mezzi si crede di realizzarla ? « Con i capelli , con i vestiti , le droghe e i cosmetici , con i genitali , con i viaggi di andata e ritorno attraverso il male , la mostruosità e l ' orgia , e addirittura con Dio avvicinato per mezzo dell ' oscenità . » La liberazione dell ' individuo da ogni limite o costrizione che gli venga dagli altri , il tentativo di distinguersi ad ogni costo , di uscire dall ' anonimato , di rendersi « interessante » , porta gli uomini ad indossare maschere grottesche , di cui avvertono , più o meno oscuramente , la nullità e la pena . Gli uomini vorrebbero visitare o incarnare tutti i modi d ' essere possibili , tutte le forme di vita , ma senza sceglierne né realizzarne nessuna , per rimanere liberi di andare e venire a loro piacimento . Ma questo andare e venire senza costrutto è il nulla stesso , o almeno il desiderio del nulla . II risultato di questo agitarsi disordinato , di questo vagheggiamento velleitario di possibilità di vita , fra cui non è possibile scegliere e in cui non è possibile calarsi realmente , sono l ' infelicità e la disperazione , che costituiscono i tratti salienti della vita contemporanea e fanno vivere gli uomini nell ' attesa di una catastrofe imminente , del nulla finale . Da tre secoli a questa parte , nel mondo occidentale , l ' individuo ha rivendicato il diritto di pensare con la propria testa , di dissentire dagli altri , di criticare gli ordinamenti sotto cui vive e di cercare di cambiarli , di perseguire la forma di vita e di felicità che preferisce . Questa rivendicazione gli è stata resa possibile da circostanze storiche determinate , da un complesso di condizioni economiche , sociali e politiche che si sono venute determinando in modo e gradi diversi nei diversi paesi . Ma l ' esercizio effettivo di questo diritto è rimasto e rimane allo stadio iniziale . Le stesse condizioni che lo hanno fatto sorgere tendono a limitarlo o a incepparlo . Quando si è liberato dalla schiavitù del bisogno , attraverso un ' organizzazione produttiva efficiente e complessa , l ' individuo è da questa stessa organizzazione destinato a compiti e funzioni che spesso risente come una nuova schiavitù . Di qui la ricerca di un ' evasione , il vagheggiamento di una libertà sconfinata per la quale non ci sia che lui a scegliere la sua forma di vita . Di qui l ' odio e il disprezzo per gli altri , degradati a semplici ostacoli per la realizzazione dei suoi desideri , e il sentimento della sua solitudine di fronte al mondo . Di qui la nostalgia e il rimpianto di forme di vita lontane o diverse , primitive o naturali : di forme di vita in cui , nella realtà , l ' aspirazione alla libertà individuale non può neppur nascere . L ' individuo tende oggi a disconoscere o a obliare i suoi limiti , i suoi condizionamenti naturali e storici : proprio mentre il suo sforzo di liberazione può riuscire efficace solo agganciandosi alle possibilità che tali condizionamenti gli offrono . Ma quando l ' individuo preferisce il « gruppo » alla società , il libero incontro all ' impegno contrattuale , mette in forse le sue stesse possibilità di sopravvivenza perché gruppi o incontri si formano e si dissolvono come nugoli di coriandoli al vento . Una comunità tribale può esistere solo ai margini di una società automatizzata e a spese del surplus che essa produce : se si diffondesse oltre un certo limite , la società automatizzata cadrebbe . La consapevolezza umana di cui parla Mr . Sammler concerne appunto questi limiti e queste condizioni . Uno sfondo ottimistico traluce attraverso la desolata tristezza del romanzo di Bellow , che si conclude con l ' elogio di un personaggio mediocre che « ha rispettato le condizioni del suo contratto » : ha cioè cercato di fare ciò che da lui si aspettavano gli altri . Ognuno , conclude Bellow , conosce nel suo cuore queste condizioni : tutti le conoscono . Ma - ci domandiamo - non è forse troppo anche questo modesto e nascosto ottimismo ?
MORTE DELL'UOMO? ( Abbagnano Nicola , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Un giorno , forse prossimamente , l ' uomo sarà distrutto . Dalla bomba atomica ? No . Da qualche virus misterioso , dall ' inquinamento dell ' acqua o dell ' aria ? No . Dagli abitanti di qualche altro pianeta cui i nostri astronauti avranno pestato la coda ? Neppure . Sarà distrutto dal linguaggio . Questo è l ' oracolo sconcertante che il più recente ( ma non certo ultimo ) dei profeti che spuntano di tanto in tanto nel campo della filosofia ci ha annunziato . È il francese Michel Foucault , nel libro Le parole e le cose , Archeologia delle scienze umane , uscito nel 1966 e tradotto nel 1967 dall ' Editore Rizzoli di Milano . La tesi fondamentale del libro è che l ' uomo è un ' invenzione recente : un ' invenzione , si badi , non una scoperta . Un ' invenzione che è stata resa possibile , ai principi del secolo XIX , dal venir meno del concetto di linguaggio sul quale il pensiero classico era imperniato . Secondo questo concetto , il linguaggio non è che la rappresentazione delle cose . Le cose hanno un ordine fisso , necessario , immutabile ; quest ' ordine si riflette nel pensiero dell ' uomo , che perciò non è altro che la rappresentazione di quell ' ordine ed è espresso dal discorso . Il discorso , quindi anche il pensiero , è la trasparenza , l ' evidenza , la manifestazione o rappresentazione dell ' ordine delle cose . L ' uomo , in questa situazione , non ha nessuno spessore , nessuna opacità , non fa che lasciar trasparire le cose come sono , non fa che rappresentarle . Trova posto , indubbiamente , nell ' ordine totale ed ha una funzione definita in quest ' ordine , e così per esempio lo si caratterizza come « bipede implume » o « animale ragionevole » . Ma non ha funzione predominante ; non è l ' oggetto più difficile a conoscersi ( come ora crediamo ) , non è il soggetto sovrano di ogni conoscenza possibile ( come credono i filosofi ) : è semplicemente discorso cioè quadro esatto delle cose : raccolta delle verità , descrizione della natura , corpo di conoscenze , dizionario enciclopedico . Non era possibile in questa condizione , afferma Foucault , che « Si ergesse , al limite del mondo , la strana statura di un essere la cui natura ( quella che lo determina , lo ha in potere e lo traversa dal fondo dei tempi ) sarebbe di conoscere la natura e quindi se stesso in quanto essere naturale » . L ' uomo come tale è stato inventato quando è stato ritenuto non più trasparente alla realtà delle cose , quadro o specchio di esse , ma opaco , resistente , impenetrabile : cioè quando fu ritenuto finito , limitato nelle sue capacità , e su questa finitudine si impiantò l ' intero universo del sapere . L ' uomo è l ' individuo che vive , parla e lavora secondo le leggi della biologia , della filologia e dell ' economia ; e in queste leggi trova i limiti e le possibilità positive della sua azione . Ma è nello stesso tempo capace di conoscere queste leggi , di portarle alla luce e di costruire così quelle « scienze umane » che erano sconosciute al pensiero classico . Queste scienze sono sorte dunque sullo sfondo della finitudine dell ' uomo : quando l ' uomo si è riconosciuto imprigionato , senza liberazione possibile , nel suo corpo , nel suo linguaggio , nei suoi bisogni . Da questo riconoscimento sono nate le conquiste positive delle scienze umane : ma è nato pure l ' enigma dell ' uomo , l ' enigma insolubile . L ' uomo non si identifica con la vita , che continuamente gli sfugge e gli prescrive la morte . Non si identifica con il suo lavoro che gli sfugge non solo quando è già finito , ma spesso quando non è ancora iniziato . Non si identifica con il linguaggio che trova già dato e articolato nelle sue leggi prima di sé . L ' uomo è l ' impensato o piuttosto l ' impensabile . Appena nato , è maturo per scomparire . « L ' uomo è una corda tesa tra le bestie e il super - uomo , una corda sull ' abisso » , aveva detto Nietzsche . E il pensiero che l ' uomo non abbia una natura determinata che si tratti solo di scoprire e che , una volta scoperta , lo illumini su tutto ciò che può essere e fare domina la cultura contemporanea e l ' avvia verso le più disparate forme di indagine . L ' opera di Foucault è sostanzialmente una ripresentazione eloquente di questa tesi ; ma è , in più , l ' annuncio profetico dì un ' epoca nuova in cui l ' uomo non ci sarà e ci sarà invece ... che cosa ? Non si sa nulla . Come ogni profeta , Foucault adopera un linguaggio suggestivo e oscuro e si serve di allusioni più che di concetti . La bella chiarezza « cartesiana » ( ma che in realtà risale a Montaigne ) che è stata per tanto tempo il privilegio della filosofia francese la si cercherebbe invano nella sua opera . Le sue prove storiche sono desunte di preferenza non da filosofi , ma da letterati , scienziati , economisti e poeti . Foucault dichiara che solo quelli che non sanno leggere si meraviglieranno , che ha appreso a porsi le domande decisive da Cuvier , da Bopp , da Ricardo più che da Kant o da Hegel . Tuttavia , la fonte principale del suo pensiero è l ' ultimo Heidegger , che egli non cita neppure in un punto . Qual è infatti , per lui , il segno indiscutibile della prossima fine dell ' uomo ? La concezione del linguaggio come manifestazione dell ' essere . Il linguaggio non è lo strumento che l ' uomo ha creato per orientarsi tra le cose , dominarle e servirsene , per comunicare con gli altri uomini ed esprimere se stesso . È una creazione dell ' Essere . Ma che cos ' è l ' Essere ? È Dio ? È il Mondo ? È qualcosa di mezzo tra Dio e il Mondo , un Assoluto , una Natura infinita ? Heidegger si rifiuta di rispondere a queste domande ; e così fa Foucault . Se si domanda : chi parla ? , la risposta di Heidegger e di Foucault è ancora la stessa : è la Parola che parla , è il linguaggio che pone o crea il suo essere . In parole povere , un certo nonsoché crea un altro nonsoché , che è la stessa cosa oppure una cosa diversa , in qualche modo o forma che è a sua volta un nonsoché . Non si può dire che questi profeti si compromettano troppo . Si compromettono invece nel porre un crudo dilemma : o esiste l ' uomo o esiste il linguaggio . Se esiste l ' uomo , è l ' uomo che dispone se stesso e in qualche misura forgia o modifica il suo destino , costruisce la sua storia , facendo faticosamente le sue scelte e subendo la responsabilità dei suoi errori . Se esiste il linguaggio , è l ' essere del linguaggio che fa tutto e l ' uomo non fa nulla perché non esiste . Fra i due corni del dilemma , Foucault ( come Heidegger ) non esita . Il linguaggio sta ammazzando l ' uomo perché sta tornando alla sua unità , ritirandosi dalla frammentarietà in cui l ' invenzione dell ' uomo l ' aveva ridotto . L ' uomo « ha composto la propria figura fra gli interstizi di un linguaggio frantumato » . Ricomparso il linguaggio « l ' uomo tornerà all ' inesistenza serena in cui l ' unità imperiosa del discorso l ' aveva un tempo trattenuto » . E che cosa farà nel frattempo questa figura provvisoria , questa parvenza grottesca che ancora combatte senza sapere che è morto ? Non farà rigorosamente nulla . Lascerà ( come dice Heidegger ) che l ' Essere sia , si abbandonerà alle cose e agli eventi con tranquilla rassegnazione , in attesa . O , in parole povere , lascerà che accada quel che deve accadere : que serà serà . Foucault si domanda se non si deve presagire la nascita o la prima aurora di un giorno in cui il pensiero , che parla da millenni senza sapere quel che significa parlare e senza accorgersi di parlare , « si ricupererà nella sua integrità e acquisterà nuova luce nel fulgore dell ' essere » . Ma dichiara di non saper rispondere a questa domanda e di non . saper neppure se troverà un giorno ragioni per determinarsi a rispondere . Per ora , trova confortante pensare che l ' uomo è solo un ' invenzione recente , una figura che non ha nemmeno due secoli , una semplice piega del nostro sapere e che sparirà quando questo sapere avrà trovato una nuova forma . Ma altri forse troveranno più confortante pensare che l ' uomo , nonostante tutti i cambiamenti di un sapere che rimane suo cioè umano , potrà sopravvivere , proprio in virtù di questo sapere , nella sua libertà e dignità , nella sua solidarietà con gli altri uomini e nella sua capacità di comprendere e di amare .