StampaQuotidiana ,
È
lo
sport
un
'
attività
marginale
,
un
divertimento
,
un
'
evasione
dalle
occupazioni
quotidiane
:
o
ha
una
radice
profonda
in
qualche
tendenza
o
bisogno
reale
dell
'
uomo
?
La
domanda
è
resa
attuale
dalla
diffusione
crescente
degli
sport
nel
mondo
moderno
;
dal
numero
crescente
di
attori
e
di
spettatori
che
partecipano
ad
essi
,
nonché
dalla
crescente
quantità
di
denaro
che
viene
in
essi
investita
e
dal
volume
di
affari
cui
dànno
luogo
.
Lo
sport
è
altresì
l
'
occasione
frequente
di
entusiasmi
fanatici
,
di
conflitti
e
di
rivalità
;
induce
spesso
le
moltitudini
a
esaltarne
i
campioni
come
eroi
,
idoli
o
semidei
.
Un
qualche
movente
nascosto
ci
deve
pur
essere
,
alla
base
di
un
fenomeno
che
ha
raggiunto
una
tale
massiccia
imponenza
.
La
risposta
più
semplice
a
questo
problema
è
che
lo
sport
contribuisce
alla
salute
e
al
benessere
del
genere
umano
.
È
una
attività
sana
e
benefica
,
che
fa
contrappeso
alle
condizioni
di
vita
e
di
lavoro
,
spesso
malsane
,
in
cui
la
maggior
parte
di
esso
trascorre
il
suo
tempo
.
Contribuisce
al
benessere
fisico
,
quindi
all
'
equilibrio
mentale
:
contribuisce
a
mettere
e
a
tenere
in
forma
l
'
organismo
e
a
difenderlo
,
almeno
in
certi
limiti
,
contro
la
decadenza
e
i
malanni
.
Tutto
questo
,
almeno
in
parte
,
è
vero
,
ma
vale
solo
per
gli
attori
,
non
per
gli
spettatori
dello
sport
,
che
sono
di
gran
lunga
i
più
numerosi
.
Dall
'
altro
lato
,
vale
solo
per
gli
spettatori
,
e
non
per
gli
attori
,
la
concezione
dello
sport
come
divertimento
o
evasione
dalle
occupazioni
e
preoccupazioni
quotidiane
.
Da
coloro
che
lo
praticano
,
lo
sport
esige
una
disciplina
severa
che
presuppone
sin
dal
principio
un
organismo
capace
di
prestazioni
eccezionali
,
che
mette
a
dura
prova
le
capacità
di
tale
organismo
per
portarlo
al
punto
dovuto
e
mantenervelo
il
più
a
lungo
possibile
.
Da
più
parti
si
insiste
oggi
sulla
funzione
formativa
ed
educativa
che
lo
sport
esercita
sull
'
individuo
umano
,
preparandolo
ed
addestrandolo
a
vivere
nella
società
dei
suoi
simili
.
Lo
sport
infatti
,
come
ogni
giuoco
(
anche
il
più
semplice
ed
infantile
)
,
ha
regole
precise
che
si
devono
rigorosamente
osservare
e
così
impone
una
disciplina
morale
,
oltre
che
fisica
,
educando
i
giovani
che
lo
praticano
a
quel
rispetto
delle
norme
che
è
indispensabile
ad
ogni
forma
di
vita
sociale
.
E
alla
vita
associata
prepara
pure
mediante
il
rapporto
costante
in
cui
mette
l
'
individuo
con
gli
altri
individui
.
Negli
sport
che
si
praticano
a
squadre
,
l
'
individuo
è
tenuto
ad
agire
solidalmente
colla
sua
squadra
,
a
coordinare
la
sua
attività
con
quella
degli
altri
componenti
di
essa
,
obbedendo
a
un
piano
o
progetto
comune
.
Ma
anche
negli
sport
in
cui
l
'
individuo
si
esibisce
da
solo
,
il
confronto
con
gli
altri
è
sempre
presente
,
perché
deve
tener
conto
delle
loro
prestazioni
e
superarle
,
pur
obbedendo
alle
stesse
regole
.
Da
un
altro
punto
di
vista
,
insistono
sulla
funzione
benefica
dello
sport
gli
antropologi
che
ammettono
nell
'
uomo
la
presenza
di
un
istinto
d
'
aggressione
che
sarebbe
a
fondamento
di
tutte
le
sue
attività
principali
.
A
tale
istinto
si
dovrebbe
lo
stato
,
almeno
potenziale
,
di
conflitto
che
esiste
permanentemente
tra
gli
uomini
.
Ma
l
'
aggressività
naturale
troverebbe
nello
sport
una
valvola
di
sicurezza
,
che
,
alla
lunga
,
potrebbe
diminuire
od
annullare
le
sue
manifestazioni
più
perniciose
.
E
in
realtà
la
competizione
sportiva
non
ha
i
caratteri
della
guerra
;
e
la
vittoria
,
che
in
essa
si
cerca
,
non
porta
alla
distruzione
o
alla
sottomissione
dell
'
avversario
,
ma
è
una
vittoria
accettabile
da
entrambi
i
lati
e
decretata
impersonalmente
sulla
base
delle
regole
stabilite
.
Non
manca
infine
chi
(
come
il
filosofo
americano
Paul
Weiss
che
ha
scritto
qualche
anno
fa
un
libro
sull
'
argomento
)
ha
dato
dello
sport
un
'
interpretazione
metafisica
,
scorgendo
in
esso
una
delle
vie
attraverso
le
quali
l
'
uomo
cerca
di
realizzare
la
perfezione
del
suo
essere
,
sviluppando
al
massimo
le
possibilità
del
suo
corpo
.
L
'
atleta
è
come
un
artista
riuscito
,
che
ha
saputo
esprimere
e
realizzare
una
forma
di
eccellenza
di
cui
tutti
gli
uomini
possono
essere
orgogliosi
e
di
cui
perciò
gli
spettatori
godono
vicariamente
,
sentendosene
in
qualche
modo
partecipi
.
In
realtà
lo
sport
è
cosa
umana
,
troppo
umana
,
per
realizzare
o
simboleggiare
questa
perfezione
o
per
compiere
efficacemente
tutte
le
funzioni
che
gli
si
vogliono
attribuire
.
Vanità
,
interesse
,
ambizione
si
mescolano
in
questo
campo
,
come
negli
altri
,
con
la
generosità
,
il
sacrificio
e
lo
sforzo
di
perfezionamento
.
Il
compromesso
,
e
talora
la
truffa
,
prendono
spesso
il
posto
della
competizione
autentica
;
e
la
vittoria
è
spesso
cercata
e
raggiunta
fuori
o
contro
le
regole
riconosciute
.
Gli
spettatori
non
sono
sempre
vicariamente
partecipi
dell
'
eccellenza
dell
'
impresa
,
ma
si
lasciano
spesso
andare
all
'
entusiasmo
provinciale
o
fanatico
e
traggono
motivi
di
violenza
dalla
vittoria
o
dalla
sconfitta
dei
loro
campioni
preferiti
.
Ma
forse
,
anche
per
questi
suoi
caratteri
negativi
,
lo
sport
è
,
nel
suo
complesso
,
la
rappresentazione
dell
'
esistenza
umana
nel
mondo
e
come
tale
ha
il
suo
fascino
.
In
questa
esistenza
,
ha
una
parte
ineliminabile
il
caso
,
cui
sono
dovute
molte
delle
circostanze
che
ne
determinano
la
conservazione
o
la
distruzione
,
la
riuscita
o
l
'
insuccesso
.
E
così
accade
nello
sport
.
L
'
intelligenza
,
la
forza
fisica
e
spirituale
,
il
numero
,
sono
,
nella
vita
come
nello
sport
,
i
fattori
che
favoriscono
la
sopravvivenza
ed
il
successo
.
La
vita
umana
è
,
a
tutti
i
livelli
,
una
competizione
incessante
che
può
assumere
la
forma
della
violenza
brutale
o
quella
della
gara
leale
che
rispetta
le
regole
del
giuoco
e
non
si
propone
la
distruzione
o
l
'
umiliazione
del
vinto
da
parte
del
vincitore
.
Lo
sport
dovrebbe
mantenersi
fedele
a
questa
seconda
forma
della
competizione
,
e
così
accade
quando
è
autenticamente
«
sport
»
e
non
interferiscono
in
esso
interessi
o
fattori
estranei
.
Ma
nello
sport
,
come
nella
vita
,
il
pericolo
di
questa
degradazione
c
'
è
sempre
.
L
'
esistenza
dell
'
uomo
,
a
partire
dalla
sua
prima
apparizione
sulla
Terra
,
è
stata
e
rimane
un
continuo
processo
di
selezione
,
attraverso
il
quale
riescono
a
sopravvivere
o
ad
avere
la
meglio
i
gruppi
più
organizzati
o
più
previdenti
,
gli
uomini
meglio
dotati
per
natura
o
per
educazione
,
attrezzati
a
cogliere
le
occasioni
favorevoli
che
ad
essi
si
offrono
,
a
prevederle
e
a
prepararsi
per
la
loro
occorrenza
e
a
riconoscere
gli
errori
commessi
per
correggerli
nel
futuro
.
E
così
fa
,
infatti
,
il
buon
atleta
sportivo
.
La
simpatia
degli
spettatori
gli
si
rivolge
naturalmente
perché
egli
è
un
esemplare
,
un
campione
,
non
solo
di
ciò
che
l
'
uomo
è
nelle
circostanze
ordinarie
della
vita
,
ma
anche
e
soprattutto
di
ciò
che
l
'
uomo
può
essere
in
circostanze
particolarmente
difficili
,
che
richiedono
il
pieno
impiego
delle
risorse
di
cui
dispone
.
L
'
ammirazione
suscitata
dall
'
atleta
che
ha
realizzato
un
record
eccezionale
è
suscitata
dal
riconoscimento
che
egli
si
è
posto
ai
limiti
delle
possibilità
umane
o
ha
mostrato
,
col
fatto
,
che
tali
possibilità
possono
essere
estese
,
perfezionate
,
o
almeno
sfruttate
,
col
vigore
fisico
e
con
l
'
intelligenza
,
al
di
là
del
grado
finora
raggiunto
.
Sicché
se
,
da
un
lato
,
lo
sport
è
l
'
immagine
esatta
dell
'
esistenza
,
nel
suo
duro
sforzo
di
sopravvivenza
e
di
progresso
,
è
dall
'
altro
lato
,
per
l
'
esistenza
stessa
,
un
motivo
di
incitamento
e
di
speranza
.
Purché
rimanga
sport
,
s
'
intende
cioè
finché
non
si
abbassi
a
diventare
il
luogo
di
scontro
di
rivalità
violente
e
meschine
,
il
campo
di
battaglia
di
interessi
affaristici
,
di
ambizioni
smodate
,
di
esibizionismi
disgustosi
,
offrendo
ancora
all
'
uomo
un
'
immagine
della
sua
esistenza
,
ma
un
'
immagine
che
lo
rappresenta
nei
suoi
aspetti
peggiori
,
che
la
minano
alla
radice
.
StampaQuotidiana ,
È
l
'
individuo
solo
di
fronte
al
mondo
?
Ha
la
capacità
di
forgiare
,
con
le
sole
sue
forze
,
quello
che
chiama
il
suo
Io
,
la
sua
personalità
intera
,
e
di
crearsi
la
forma
di
vita
che
più
gli
piace
?
Può
rompere
il
contratto
tacito
che
lo
lega
agli
altri
ed
agire
al
di
fuori
di
ogni
regola
,
seguendo
la
sua
ispirazione
o
,
più
semplicemente
,
il
suo
piacere
momentaneo
?
Sono
questi
gli
interrogativi
che
dominano
da
un
capo
all
'
altro
il
romanzo
di
Saul
Bellow
,
Il
pianeta
di
Mr
.
Sammler
(
Feltrinelli
,
1971
)
,
il
più
filosofico
dei
nostri
giorni
,
quello
che
meglio
ne
esprime
l
'
incertezza
,
la
disperazione
e
l
'
angoscia
.
Spettatore
disinteressato
,
eppure
coinvolto
nelle
vicende
che
narra
,
Mr
.
Sammler
è
privo
di
amarezza
e
di
odio
,
è
umano
e
compassionevole
:
ma
la
sua
analisi
della
condizione
dell
'
uomo
contemporaneo
è
lucida
e
spietata
.
Ciò
di
cui
Mr
.
Sammler
va
in
cerca
,
ciò
che
vorrebbe
salvaguardare
e
contribuire
ad
accrescere
,
è
la
consapevolezza
che
l
'
uomo
può
avere
di
sé
,
della
propria
condizione
,
dei
propri
limiti
.
Questa
consapevolezza
esclude
ogni
assolutizzazione
o
esaltazione
sia
dello
stato
presente
delle
cose
,
sia
di
uno
stato
futuro
previsto
o
vagheggiato
.
Sammler
non
vuol
sentire
parlare
né
della
fine
imminente
del
mondo
,
né
della
creazione
di
altri
mondi
superumani
nello
spazio
cosmico
.
L
'
Io
non
è
solo
di
fronte
all
'
Universo
.
L
'
essere
umano
è
condizionato
dagli
altri
esseri
umani
ma
questo
condizionamento
,
per
quanto
oppressivo
o
pesante
,
non
lo
rende
schiavo
.
L
'
individuo
non
è
il
giudice
supremo
di
nulla
,
ma
è
il
giudice
intermedio
di
un
'
esistenza
che
non
può
essere
una
volta
per
tutte
giustificata
e
può
assumere
solo
la
forma
di
un
progetto
instabile
e
poco
sicuro
.
«
L
'
umanità
,
dice
Sammler
,
non
può
liberarsi
di
se
stessa
se
non
attraverso
un
atto
di
universale
autodistruzione
.
Non
spetta
a
noi
neppure
votare
sì
o
no
.
»
La
consapevolezza
dei
propri
limiti
dovrebbe
in
primo
luogo
salvare
l
'
uomo
dalla
ricerca
dell
'
originalità
ad
ogni
costo
.
Questa
ricerca
è
oggi
la
peggiore
degradazione
dell
'
individualismo
,
una
degradazione
che
trova
le
sue
radici
nella
stessa
struttura
del
mondo
moderno
.
«
Noi
viviamo
in
un
mare
sociale
e
umano
.
Invenzioni
e
idee
bagnano
i
nostri
cervelli
che
,
a
volte
,
come
spugne
,
devono
ricevere
qualsiasi
cosa
portano
le
correnti
e
digerire
i
protozoi
mentali
...
Ci
sono
momenti
o
situazioni
in
cui
soggiaciamo
a
tutto
questo
e
sentiamo
l
'
orrendo
male
della
consapevolezza
cumulativa
,
sentiamo
il
peso
del
mondo
.
»
Ma
cosa
si
fa
per
liberarsi
di
questo
peso
?
Ci
si
contorce
come
clowns
,
si
assumono
maniere
stravaganti
,
si
accumula
l
'
odio
seguendo
puntualmente
la
routine
della
vita
quotidiana
.
L
'
uomo
cerca
di
far
di
se
stesso
una
leggenda
,
un
mito
,
e
così
di
sollevarsi
al
di
sopra
delle
limitazioni
della
vita
comune
.
La
vita
si
identifica
con
l
'
arte
nella
ricerca
della
originalità
ad
ogni
costo
.
Come
l
'
arte
,
essa
rigetta
ogni
modello
,
intende
fare
a
meno
di
ogni
imitazione
.
Ma
ci
riesce
veramente
?
In
realtà
si
imitano
vecchi
modelli
o
copie
a
buon
mercato
di
originali
lontani
,
simili
agli
scenari
e
alle
comparse
di
Hollywood
.
Riaffiorano
in
forma
puerile
e
volgare
antiche
idee
religiose
,
l
'
orfismo
,
il
manicheismo
,
il
mitraismo
,
lo
gnosticismo
.
Si
sente
la
nostalgia
per
la
preistoria
,
per
lo
stato
selvaggio
e
per
la
ferocia
crudele
dei
primitivi
.
Si
sente
persino
dire
che
il
vero
scopo
della
civilizzazione
è
quello
di
permettere
a
tutti
di
vivere
come
i
popoli
primitivi
e
condurre
un
'
esistenza
neolitica
in
una
società
automatizzata
.
E
si
esalta
,
per
giustificare
la
ricerca
dell
'
originalità
ad
ogni
costo
,
l
'
unicità
dell
'
anima
,
l
'
assoluta
singolarità
della
persona
.
Ma
con
quali
mezzi
si
crede
di
realizzarla
?
«
Con
i
capelli
,
con
i
vestiti
,
le
droghe
e
i
cosmetici
,
con
i
genitali
,
con
i
viaggi
di
andata
e
ritorno
attraverso
il
male
,
la
mostruosità
e
l
'
orgia
,
e
addirittura
con
Dio
avvicinato
per
mezzo
dell
'
oscenità
.
»
La
liberazione
dell
'
individuo
da
ogni
limite
o
costrizione
che
gli
venga
dagli
altri
,
il
tentativo
di
distinguersi
ad
ogni
costo
,
di
uscire
dall
'
anonimato
,
di
rendersi
«
interessante
»
,
porta
gli
uomini
ad
indossare
maschere
grottesche
,
di
cui
avvertono
,
più
o
meno
oscuramente
,
la
nullità
e
la
pena
.
Gli
uomini
vorrebbero
visitare
o
incarnare
tutti
i
modi
d
'
essere
possibili
,
tutte
le
forme
di
vita
,
ma
senza
sceglierne
né
realizzarne
nessuna
,
per
rimanere
liberi
di
andare
e
venire
a
loro
piacimento
.
Ma
questo
andare
e
venire
senza
costrutto
è
il
nulla
stesso
,
o
almeno
il
desiderio
del
nulla
.
II
risultato
di
questo
agitarsi
disordinato
,
di
questo
vagheggiamento
velleitario
di
possibilità
di
vita
,
fra
cui
non
è
possibile
scegliere
e
in
cui
non
è
possibile
calarsi
realmente
,
sono
l
'
infelicità
e
la
disperazione
,
che
costituiscono
i
tratti
salienti
della
vita
contemporanea
e
fanno
vivere
gli
uomini
nell
'
attesa
di
una
catastrofe
imminente
,
del
nulla
finale
.
Da
tre
secoli
a
questa
parte
,
nel
mondo
occidentale
,
l
'
individuo
ha
rivendicato
il
diritto
di
pensare
con
la
propria
testa
,
di
dissentire
dagli
altri
,
di
criticare
gli
ordinamenti
sotto
cui
vive
e
di
cercare
di
cambiarli
,
di
perseguire
la
forma
di
vita
e
di
felicità
che
preferisce
.
Questa
rivendicazione
gli
è
stata
resa
possibile
da
circostanze
storiche
determinate
,
da
un
complesso
di
condizioni
economiche
,
sociali
e
politiche
che
si
sono
venute
determinando
in
modo
e
gradi
diversi
nei
diversi
paesi
.
Ma
l
'
esercizio
effettivo
di
questo
diritto
è
rimasto
e
rimane
allo
stadio
iniziale
.
Le
stesse
condizioni
che
lo
hanno
fatto
sorgere
tendono
a
limitarlo
o
a
incepparlo
.
Quando
si
è
liberato
dalla
schiavitù
del
bisogno
,
attraverso
un
'
organizzazione
produttiva
efficiente
e
complessa
,
l
'
individuo
è
da
questa
stessa
organizzazione
destinato
a
compiti
e
funzioni
che
spesso
risente
come
una
nuova
schiavitù
.
Di
qui
la
ricerca
di
un
'
evasione
,
il
vagheggiamento
di
una
libertà
sconfinata
per
la
quale
non
ci
sia
che
lui
a
scegliere
la
sua
forma
di
vita
.
Di
qui
l
'
odio
e
il
disprezzo
per
gli
altri
,
degradati
a
semplici
ostacoli
per
la
realizzazione
dei
suoi
desideri
,
e
il
sentimento
della
sua
solitudine
di
fronte
al
mondo
.
Di
qui
la
nostalgia
e
il
rimpianto
di
forme
di
vita
lontane
o
diverse
,
primitive
o
naturali
:
di
forme
di
vita
in
cui
,
nella
realtà
,
l
'
aspirazione
alla
libertà
individuale
non
può
neppur
nascere
.
L
'
individuo
tende
oggi
a
disconoscere
o
a
obliare
i
suoi
limiti
,
i
suoi
condizionamenti
naturali
e
storici
:
proprio
mentre
il
suo
sforzo
di
liberazione
può
riuscire
efficace
solo
agganciandosi
alle
possibilità
che
tali
condizionamenti
gli
offrono
.
Ma
quando
l
'
individuo
preferisce
il
«
gruppo
»
alla
società
,
il
libero
incontro
all
'
impegno
contrattuale
,
mette
in
forse
le
sue
stesse
possibilità
di
sopravvivenza
perché
gruppi
o
incontri
si
formano
e
si
dissolvono
come
nugoli
di
coriandoli
al
vento
.
Una
comunità
tribale
può
esistere
solo
ai
margini
di
una
società
automatizzata
e
a
spese
del
surplus
che
essa
produce
:
se
si
diffondesse
oltre
un
certo
limite
,
la
società
automatizzata
cadrebbe
.
La
consapevolezza
umana
di
cui
parla
Mr
.
Sammler
concerne
appunto
questi
limiti
e
queste
condizioni
.
Uno
sfondo
ottimistico
traluce
attraverso
la
desolata
tristezza
del
romanzo
di
Bellow
,
che
si
conclude
con
l
'
elogio
di
un
personaggio
mediocre
che
«
ha
rispettato
le
condizioni
del
suo
contratto
»
:
ha
cioè
cercato
di
fare
ciò
che
da
lui
si
aspettavano
gli
altri
.
Ognuno
,
conclude
Bellow
,
conosce
nel
suo
cuore
queste
condizioni
:
tutti
le
conoscono
.
Ma
-
ci
domandiamo
-
non
è
forse
troppo
anche
questo
modesto
e
nascosto
ottimismo
?
StampaQuotidiana ,
Un
giorno
,
forse
prossimamente
,
l
'
uomo
sarà
distrutto
.
Dalla
bomba
atomica
?
No
.
Da
qualche
virus
misterioso
,
dall
'
inquinamento
dell
'
acqua
o
dell
'
aria
?
No
.
Dagli
abitanti
di
qualche
altro
pianeta
cui
i
nostri
astronauti
avranno
pestato
la
coda
?
Neppure
.
Sarà
distrutto
dal
linguaggio
.
Questo
è
l
'
oracolo
sconcertante
che
il
più
recente
(
ma
non
certo
ultimo
)
dei
profeti
che
spuntano
di
tanto
in
tanto
nel
campo
della
filosofia
ci
ha
annunziato
.
È
il
francese
Michel
Foucault
,
nel
libro
Le
parole
e
le
cose
,
Archeologia
delle
scienze
umane
,
uscito
nel
1966
e
tradotto
nel
1967
dall
'
Editore
Rizzoli
di
Milano
.
La
tesi
fondamentale
del
libro
è
che
l
'
uomo
è
un
'
invenzione
recente
:
un
'
invenzione
,
si
badi
,
non
una
scoperta
.
Un
'
invenzione
che
è
stata
resa
possibile
,
ai
principi
del
secolo
XIX
,
dal
venir
meno
del
concetto
di
linguaggio
sul
quale
il
pensiero
classico
era
imperniato
.
Secondo
questo
concetto
,
il
linguaggio
non
è
che
la
rappresentazione
delle
cose
.
Le
cose
hanno
un
ordine
fisso
,
necessario
,
immutabile
;
quest
'
ordine
si
riflette
nel
pensiero
dell
'
uomo
,
che
perciò
non
è
altro
che
la
rappresentazione
di
quell
'
ordine
ed
è
espresso
dal
discorso
.
Il
discorso
,
quindi
anche
il
pensiero
,
è
la
trasparenza
,
l
'
evidenza
,
la
manifestazione
o
rappresentazione
dell
'
ordine
delle
cose
.
L
'
uomo
,
in
questa
situazione
,
non
ha
nessuno
spessore
,
nessuna
opacità
,
non
fa
che
lasciar
trasparire
le
cose
come
sono
,
non
fa
che
rappresentarle
.
Trova
posto
,
indubbiamente
,
nell
'
ordine
totale
ed
ha
una
funzione
definita
in
quest
'
ordine
,
e
così
per
esempio
lo
si
caratterizza
come
«
bipede
implume
»
o
«
animale
ragionevole
»
.
Ma
non
ha
funzione
predominante
;
non
è
l
'
oggetto
più
difficile
a
conoscersi
(
come
ora
crediamo
)
,
non
è
il
soggetto
sovrano
di
ogni
conoscenza
possibile
(
come
credono
i
filosofi
)
:
è
semplicemente
discorso
cioè
quadro
esatto
delle
cose
:
raccolta
delle
verità
,
descrizione
della
natura
,
corpo
di
conoscenze
,
dizionario
enciclopedico
.
Non
era
possibile
in
questa
condizione
,
afferma
Foucault
,
che
«
Si
ergesse
,
al
limite
del
mondo
,
la
strana
statura
di
un
essere
la
cui
natura
(
quella
che
lo
determina
,
lo
ha
in
potere
e
lo
traversa
dal
fondo
dei
tempi
)
sarebbe
di
conoscere
la
natura
e
quindi
se
stesso
in
quanto
essere
naturale
»
.
L
'
uomo
come
tale
è
stato
inventato
quando
è
stato
ritenuto
non
più
trasparente
alla
realtà
delle
cose
,
quadro
o
specchio
di
esse
,
ma
opaco
,
resistente
,
impenetrabile
:
cioè
quando
fu
ritenuto
finito
,
limitato
nelle
sue
capacità
,
e
su
questa
finitudine
si
impiantò
l
'
intero
universo
del
sapere
.
L
'
uomo
è
l
'
individuo
che
vive
,
parla
e
lavora
secondo
le
leggi
della
biologia
,
della
filologia
e
dell
'
economia
;
e
in
queste
leggi
trova
i
limiti
e
le
possibilità
positive
della
sua
azione
.
Ma
è
nello
stesso
tempo
capace
di
conoscere
queste
leggi
,
di
portarle
alla
luce
e
di
costruire
così
quelle
«
scienze
umane
»
che
erano
sconosciute
al
pensiero
classico
.
Queste
scienze
sono
sorte
dunque
sullo
sfondo
della
finitudine
dell
'
uomo
:
quando
l
'
uomo
si
è
riconosciuto
imprigionato
,
senza
liberazione
possibile
,
nel
suo
corpo
,
nel
suo
linguaggio
,
nei
suoi
bisogni
.
Da
questo
riconoscimento
sono
nate
le
conquiste
positive
delle
scienze
umane
:
ma
è
nato
pure
l
'
enigma
dell
'
uomo
,
l
'
enigma
insolubile
.
L
'
uomo
non
si
identifica
con
la
vita
,
che
continuamente
gli
sfugge
e
gli
prescrive
la
morte
.
Non
si
identifica
con
il
suo
lavoro
che
gli
sfugge
non
solo
quando
è
già
finito
,
ma
spesso
quando
non
è
ancora
iniziato
.
Non
si
identifica
con
il
linguaggio
che
trova
già
dato
e
articolato
nelle
sue
leggi
prima
di
sé
.
L
'
uomo
è
l
'
impensato
o
piuttosto
l
'
impensabile
.
Appena
nato
,
è
maturo
per
scomparire
.
«
L
'
uomo
è
una
corda
tesa
tra
le
bestie
e
il
super
-
uomo
,
una
corda
sull
'
abisso
»
,
aveva
detto
Nietzsche
.
E
il
pensiero
che
l
'
uomo
non
abbia
una
natura
determinata
che
si
tratti
solo
di
scoprire
e
che
,
una
volta
scoperta
,
lo
illumini
su
tutto
ciò
che
può
essere
e
fare
domina
la
cultura
contemporanea
e
l
'
avvia
verso
le
più
disparate
forme
di
indagine
.
L
'
opera
di
Foucault
è
sostanzialmente
una
ripresentazione
eloquente
di
questa
tesi
;
ma
è
,
in
più
,
l
'
annuncio
profetico
dì
un
'
epoca
nuova
in
cui
l
'
uomo
non
ci
sarà
e
ci
sarà
invece
...
che
cosa
?
Non
si
sa
nulla
.
Come
ogni
profeta
,
Foucault
adopera
un
linguaggio
suggestivo
e
oscuro
e
si
serve
di
allusioni
più
che
di
concetti
.
La
bella
chiarezza
«
cartesiana
»
(
ma
che
in
realtà
risale
a
Montaigne
)
che
è
stata
per
tanto
tempo
il
privilegio
della
filosofia
francese
la
si
cercherebbe
invano
nella
sua
opera
.
Le
sue
prove
storiche
sono
desunte
di
preferenza
non
da
filosofi
,
ma
da
letterati
,
scienziati
,
economisti
e
poeti
.
Foucault
dichiara
che
solo
quelli
che
non
sanno
leggere
si
meraviglieranno
,
che
ha
appreso
a
porsi
le
domande
decisive
da
Cuvier
,
da
Bopp
,
da
Ricardo
più
che
da
Kant
o
da
Hegel
.
Tuttavia
,
la
fonte
principale
del
suo
pensiero
è
l
'
ultimo
Heidegger
,
che
egli
non
cita
neppure
in
un
punto
.
Qual
è
infatti
,
per
lui
,
il
segno
indiscutibile
della
prossima
fine
dell
'
uomo
?
La
concezione
del
linguaggio
come
manifestazione
dell
'
essere
.
Il
linguaggio
non
è
lo
strumento
che
l
'
uomo
ha
creato
per
orientarsi
tra
le
cose
,
dominarle
e
servirsene
,
per
comunicare
con
gli
altri
uomini
ed
esprimere
se
stesso
.
È
una
creazione
dell
'
Essere
.
Ma
che
cos
'
è
l
'
Essere
?
È
Dio
?
È
il
Mondo
?
È
qualcosa
di
mezzo
tra
Dio
e
il
Mondo
,
un
Assoluto
,
una
Natura
infinita
?
Heidegger
si
rifiuta
di
rispondere
a
queste
domande
;
e
così
fa
Foucault
.
Se
si
domanda
:
chi
parla
?
,
la
risposta
di
Heidegger
e
di
Foucault
è
ancora
la
stessa
:
è
la
Parola
che
parla
,
è
il
linguaggio
che
pone
o
crea
il
suo
essere
.
In
parole
povere
,
un
certo
nonsoché
crea
un
altro
nonsoché
,
che
è
la
stessa
cosa
oppure
una
cosa
diversa
,
in
qualche
modo
o
forma
che
è
a
sua
volta
un
nonsoché
.
Non
si
può
dire
che
questi
profeti
si
compromettano
troppo
.
Si
compromettono
invece
nel
porre
un
crudo
dilemma
:
o
esiste
l
'
uomo
o
esiste
il
linguaggio
.
Se
esiste
l
'
uomo
,
è
l
'
uomo
che
dispone
se
stesso
e
in
qualche
misura
forgia
o
modifica
il
suo
destino
,
costruisce
la
sua
storia
,
facendo
faticosamente
le
sue
scelte
e
subendo
la
responsabilità
dei
suoi
errori
.
Se
esiste
il
linguaggio
,
è
l
'
essere
del
linguaggio
che
fa
tutto
e
l
'
uomo
non
fa
nulla
perché
non
esiste
.
Fra
i
due
corni
del
dilemma
,
Foucault
(
come
Heidegger
)
non
esita
.
Il
linguaggio
sta
ammazzando
l
'
uomo
perché
sta
tornando
alla
sua
unità
,
ritirandosi
dalla
frammentarietà
in
cui
l
'
invenzione
dell
'
uomo
l
'
aveva
ridotto
.
L
'
uomo
«
ha
composto
la
propria
figura
fra
gli
interstizi
di
un
linguaggio
frantumato
»
.
Ricomparso
il
linguaggio
«
l
'
uomo
tornerà
all
'
inesistenza
serena
in
cui
l
'
unità
imperiosa
del
discorso
l
'
aveva
un
tempo
trattenuto
»
.
E
che
cosa
farà
nel
frattempo
questa
figura
provvisoria
,
questa
parvenza
grottesca
che
ancora
combatte
senza
sapere
che
è
morto
?
Non
farà
rigorosamente
nulla
.
Lascerà
(
come
dice
Heidegger
)
che
l
'
Essere
sia
,
si
abbandonerà
alle
cose
e
agli
eventi
con
tranquilla
rassegnazione
,
in
attesa
.
O
,
in
parole
povere
,
lascerà
che
accada
quel
che
deve
accadere
:
que
serà
serà
.
Foucault
si
domanda
se
non
si
deve
presagire
la
nascita
o
la
prima
aurora
di
un
giorno
in
cui
il
pensiero
,
che
parla
da
millenni
senza
sapere
quel
che
significa
parlare
e
senza
accorgersi
di
parlare
,
«
si
ricupererà
nella
sua
integrità
e
acquisterà
nuova
luce
nel
fulgore
dell
'
essere
»
.
Ma
dichiara
di
non
saper
rispondere
a
questa
domanda
e
di
non
.
saper
neppure
se
troverà
un
giorno
ragioni
per
determinarsi
a
rispondere
.
Per
ora
,
trova
confortante
pensare
che
l
'
uomo
è
solo
un
'
invenzione
recente
,
una
figura
che
non
ha
nemmeno
due
secoli
,
una
semplice
piega
del
nostro
sapere
e
che
sparirà
quando
questo
sapere
avrà
trovato
una
nuova
forma
.
Ma
altri
forse
troveranno
più
confortante
pensare
che
l
'
uomo
,
nonostante
tutti
i
cambiamenti
di
un
sapere
che
rimane
suo
cioè
umano
,
potrà
sopravvivere
,
proprio
in
virtù
di
questo
sapere
,
nella
sua
libertà
e
dignità
,
nella
sua
solidarietà
con
gli
altri
uomini
e
nella
sua
capacità
di
comprendere
e
di
amare
.