StampaQuotidiana ,
L
'
istigatore
della
strage
di
Sharon
Tate
,
Charles
Manson
,
condannato
in
questi
giorni
a
morte
da
un
tribunale
americano
,
si
è
costantemente
presentato
al
pubblico
e
ai
suoi
giudici
come
il
profeta
di
una
nuova
fede
.
«
Se
Dio
è
uno
,
che
cosa
è
male
?
»
,
aveva
detto
in
un
'
intervista
:
intendendo
che
,
se
il
male
non
c
'
è
,
non
si
può
né
giudicarlo
né
punirlo
.
È
questa
certo
la
parodia
di
una
vecchia
tesi
teologica
sul
problema
del
male
,
una
parodia
che
potrebbe
facilmente
capovolgersi
contro
chi
la
propone
:
perché
,
se
il
male
non
c
'
è
,
non
è
un
male
neppure
la
condanna
di
Manson
.
Ma
anche
Manson
ha
i
suoi
seguaci
;
ed
hanno
i
loro
seguaci
gl
'
innumerevoli
profeti
che
spuntano
da
ogni
parte
,
fondano
sètte
,
raccolgono
denaro
e
talvolta
commettono
crimini
in
nome
della
loro
fede
.
Le
loro
voci
sono
così
disparate
e
contrastanti
da
formare
una
cacofonia
indecifrabile
.
Alcuni
riecheggiano
credenze
e
dottrine
antichissime
:
l
'
induismo
,
il
buddismo
,
la
magia
,
la
stregoneria
.
Altri
si
presentano
come
riformatori
o
rinnovatori
del
cristianesimo
o
di
qualche
sua
particolare
confessione
.
Altri
ancora
si
fanno
banditori
di
un
paradiso
terrestre
che
si
può
raggiungere
con
la
violenza
o
la
droga
.
Il
successo
di
questi
profeti
,
che
è
maggiore
nelle
società
tecnologicamente
avanzate
,
è
in
realtà
l
'
indice
di
un
malessere
diffuso
e
di
un
'
aspirazione
inappagata
.
Molti
oggi
cercano
la
fede
,
ma
pochi
la
trovano
.
La
cercano
,
perché
essa
appare
come
la
via
d
'
uscita
dalle
angosce
,
dai
timori
,
dalle
tensioni
della
vita
contemporanea
,
come
il
porto
sicuro
tra
le
tempeste
che
imperversano
.
Ma
non
si
sa
a
che
cosa
ancorarla
.
I
porti
e
gli
approdi
familiari
,
cui
le
vecchie
tradizioni
la
indirizzavano
,
non
sembrano
più
al
riparo
dalle
tempeste
:
lo
stesso
sforzo
di
rammodernarne
o
rafforzarne
le
attrezzature
dimostra
la
perdita
della
sicurezza
che
essi
un
tempo
riuscivano
a
dare
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
non
si
può
credere
,
se
non
si
sa
a
che
cosa
credere
.
E
il
profeta
,
per
quanto
rozzo
o
maligno
sia
il
suo
messaggio
,
offre
,
al
bisogno
della
fede
,
un
appiglio
o
un
'
occasione
,
un
contenuto
intorno
a
cui
concretarsi
:
un
contenuto
che
si
accetta
tanto
più
volentieri
quanto
più
promette
e
meno
esige
,
quanto
più
fa
leva
sulla
debolezza
,
anziché
sulla
forza
,
dell
'
uomo
.
Se
si
volesse
cogliere
il
tratto
che
accomuna
le
fedi
disparate
che
vengono
proposte
all
'
attenzione
dei
contemporanei
,
si
potrebbe
vederlo
nella
divinizzazione
dell
'
uomo
.
Nello
stesso
ambito
del
cristianesimo
,
si
insiste
sempre
meno
sulla
trascendenza
di
Dio
.
Per
i
«
nuovi
teologi
»
,
Cristo
non
è
il
Figlio
di
Dio
che
si
è
assunto
il
compito
di
riportare
l
'
uomo
alla
divinità
,
ma
il
Figlio
dell
'
Uomo
che
si
è
assunto
il
compito
di
portare
la
divinità
all
'
uomo
.
Da
questo
punto
di
vista
,
la
divinità
vive
nell
'
uomo
e
si
realizza
nella
sua
storia
.
Ma
se
è
così
,
tutto
ciò
che
è
umano
è
divino
.
È
divino
,
soprattutto
,
ciò
che
ogni
uomo
più
intimamente
e
profondamente
desidera
:
la
soddisfazione
e
il
piacere
immediato
,
la
liberazione
da
controlli
e
da
vincoli
,
il
gioco
delle
sue
attività
e
dei
suoi
poteri
senza
impedimenti
o
repressioni
,
la
liberazione
da
ogni
senso
di
colpa
.
L
'
uomo
divinizzato
non
può
amare
la
ragione
,
ma
solo
l
'
istinto
,
il
sentimento
,
l
'
immaginazione
creativa
,
che
lo
fanno
sentire
libero
da
limiti
e
costrizioni
e
gli
consentono
di
trasformare
l
'
intera
sua
vita
in
un
gioco
.
Danzare
,
giocare
,
godere
,
questo
è
il
destino
dell
'
uomo
,
il
paradiso
terrestre
cui
la
sua
natura
lo
indirizza
.
Ma
istinto
,
sentimento
,
fantasia
appartengono
al
mondo
privato
dell
'
individuo
,
alla
sua
coscienza
interiore
.
A
differenza
della
ragione
che
è
obbiettiva
,
comune
a
tutti
gli
uomini
,
pubblica
,
essi
rinchiudono
l
'
individuo
in
se
stesso
.
Il
piacere
di
un
altro
non
è
il
mio
piacere
,
il
mio
mondo
fantastico
mi
esclude
dagli
altri
e
può
essere
agli
altri
comunicato
solo
attraverso
parole
o
segni
,
che
sono
essi
stessi
inutili
e
defatiganti
artifici
.
La
condanna
della
ragione
ha
,
come
sua
conseguenza
,
un
individualismo
estremo
,
una
rinuncia
preliminare
e
totale
,
anche
se
non
dichiarata
,
alla
realtà
degli
altri
uomini
.
Questi
diventano
solo
immagini
o
fantasmi
del
mio
sogno
privato
,
oggetti
e
strumenti
del
mio
desiderio
o
attrezzi
del
mio
gioco
.
Spesso
i
filosofi
hanno
paragonato
la
vita
ad
un
sogno
:
ma
se
la
vita
è
veramente
tale
,
perché
non
rendere
più
attraente
il
sogno
con
la
droga
?
E
che
differenza
porre
tra
il
«
mondo
normale
»
in
cui
crediamo
abitualmente
di
vivere
e
quello
che
chiamiamo
«
anormale
»
del
paranoico
?
Questi
temi
ricorrono
frequentemente
in
tutte
le
voci
profetiche
del
nostro
tempo
che
amano
decorarsi
come
«
nuove
»
:
la
nuova
politica
,
la
nuova
teologia
,
la
nuova
sociologia
,
la
nuova
psicologia
,
la
nuova
psichiatria
.
Esse
si
prestano
a
formulare
facili
slogans
e
giudizi
inappellabili
;
si
prestano
a
condannare
in
blocco
il
patrimonio
culturale
acquisito
dal
genere
umano
negli
ultimi
secoli
,
e
la
società
che
lo
incorpora
,
e
ad
alimentare
la
fede
nell
'
avvento
imminente
di
un
nuovo
paradiso
terrestre
.
Anzi
,
per
molte
di
queste
voci
,
il
paradiso
non
è
imminente
,
è
già
presente
nell
'
uomo
e
alla
portata
della
sua
mano
:
può
afferrarlo
quando
vuole
.
Ma
questa
fede
suppone
che
l
'
uomo
possa
e
debba
far
tutto
ciò
che
gli
piace
:
che
l
'
uomo
sia
la
divinità
stessa
o
che
la
divinità
si
identifichi
con
il
mondo
privato
dei
suoi
desideri
.
E
fin
qui
tutto
ha
una
certa
logica
,
come
d
'
altronde
ha
la
sua
logica
e
la
sua
coerenza
il
mondo
del
paranoico
.
Le
difficoltà
insorgono
quando
si
tratta
di
comprendere
o
almeno
di
dar
conto
dei
rapporti
tra
gli
uomini
.
Esistono
veramente
altri
uomini
,
come
realtà
autentiche
,
allo
stesso
titolo
in
cui
esisto
io
stesso
?
Se
io
sono
istinto
,
sentimento
,
fantasia
,
gli
altri
uomini
sono
soltanto
strumenti
del
mio
piacere
o
fantasmi
della
mia
immaginazione
.
In
tal
caso
le
loro
sofferenze
,
le
loro
miserie
,
le
ingiustizie
o
i
mali
di
cui
sono
vittime
,
fanno
parte
anch
'
esse
del
mio
mondo
privato
:
sono
angosce
di
cui
posso
liberarmi
con
l
'
immaginazione
o
con
la
droga
o
lo
sfondo
oscuro
su
cui
posso
proiettare
il
mio
libero
gioco
.
Se
invece
esistono
,
e
sono
anch
'
essi
,
come
me
,
istinto
,
sentimento
e
immaginazione
,
i
mali
di
cui
soffrono
sono
inerenti
al
mondo
privato
di
ciascuno
,
riguardano
loro
e
non
me
:
essi
li
creano
,
creando
il
loro
mondo
,
come
io
creo
il
mio
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
,
i
motivi
di
critica
della
società
attuale
,
che
dànno
lo
spunto
a
queste
nuove
forme
di
profezia
,
sono
semplici
pretesti
.
Perché
preoccuparsi
della
guerra
,
della
violenza
,
della
delinquenza
,
del
deterioramento
dell
'
ambiente
naturale
,
della
pazzia
,
delle
ingiustizie
sociali
,
se
tutto
ciò
appartiene
a
una
realtà
artificiosa
e
falsificata
dalla
ragione
e
dalla
scienza
,
che
non
tocca
o
diminuisce
la
potenza
creativa
di
cui
ciascun
individuo
è
naturalmente
in
possesso
?
Perché
parlare
di
amore
,
di
fraternità
,
di
uguaglianza
,
se
ciascun
essere
umano
ha
a
sua
disposizione
lo
strumento
per
raggiungere
il
suo
paradiso
privato
?
E
come
può
la
società
,
nel
suo
insieme
,
essere
un
male
o
generare
il
male
,
se
essa
stessa
non
è
che
il
fantasma
di
un
sogno
?
Comunque
si
atteggi
,
la
nuova
profezia
,
che
divinizza
l
'
uomo
,
disprezza
la
realtà
,
volta
le
spalle
alla
ragione
e
abolisce
ogni
regola
di
misura
,
è
l
'
evasione
nel
sogno
dell
'
individualità
isolata
che
crede
di
essere
Dio
.
Se
la
realtà
è
sogno
o
se
il
male
non
c
'
è
,
è
inutile
affaticarsi
e
combattere
.
Nessuno
ha
colpa
di
nulla
.
E
la
colpa
stessa
,
a
chiunque
attribuita
o
da
chiunque
sentita
,
è
un
prodotto
dell
'
immaginazione
.
Ma
non
è
tutto
questo
un
semplice
armamentario
per
sfuggire
proprio
al
senso
di
colpa
?
E
non
è
un
armamentario
fittizio
,
che
lascia
le
cose
come
sono
,
trascurando
i
fatti
e
i
problemi
,
e
si
rifugia
in
una
fede
impossibile
?
StampaQuotidiana ,
È
lo
sport
un
'
attività
marginale
,
un
divertimento
,
un
'
evasione
dalle
occupazioni
quotidiane
:
o
ha
una
radice
profonda
in
qualche
tendenza
o
bisogno
reale
dell
'
uomo
?
La
domanda
è
resa
attuale
dalla
diffusione
crescente
degli
sport
nel
mondo
moderno
;
dal
numero
crescente
di
attori
e
di
spettatori
che
partecipano
ad
essi
,
nonché
dalla
crescente
quantità
di
denaro
che
viene
in
essi
investita
e
dal
volume
di
affari
cui
dànno
luogo
.
Lo
sport
è
altresì
l
'
occasione
frequente
di
entusiasmi
fanatici
,
di
conflitti
e
di
rivalità
;
induce
spesso
le
moltitudini
a
esaltarne
i
campioni
come
eroi
,
idoli
o
semidei
.
Un
qualche
movente
nascosto
ci
deve
pur
essere
,
alla
base
di
un
fenomeno
che
ha
raggiunto
una
tale
massiccia
imponenza
.
La
risposta
più
semplice
a
questo
problema
è
che
lo
sport
contribuisce
alla
salute
e
al
benessere
del
genere
umano
.
È
una
attività
sana
e
benefica
,
che
fa
contrappeso
alle
condizioni
di
vita
e
di
lavoro
,
spesso
malsane
,
in
cui
la
maggior
parte
di
esso
trascorre
il
suo
tempo
.
Contribuisce
al
benessere
fisico
,
quindi
all
'
equilibrio
mentale
:
contribuisce
a
mettere
e
a
tenere
in
forma
l
'
organismo
e
a
difenderlo
,
almeno
in
certi
limiti
,
contro
la
decadenza
e
i
malanni
.
Tutto
questo
,
almeno
in
parte
,
è
vero
,
ma
vale
solo
per
gli
attori
,
non
per
gli
spettatori
dello
sport
,
che
sono
di
gran
lunga
i
più
numerosi
.
Dall
'
altro
lato
,
vale
solo
per
gli
spettatori
,
e
non
per
gli
attori
,
la
concezione
dello
sport
come
divertimento
o
evasione
dalle
occupazioni
e
preoccupazioni
quotidiane
.
Da
coloro
che
lo
praticano
,
lo
sport
esige
una
disciplina
severa
che
presuppone
sin
dal
principio
un
organismo
capace
di
prestazioni
eccezionali
,
che
mette
a
dura
prova
le
capacità
di
tale
organismo
per
portarlo
al
punto
dovuto
e
mantenervelo
il
più
a
lungo
possibile
.
Da
più
parti
si
insiste
oggi
sulla
funzione
formativa
ed
educativa
che
lo
sport
esercita
sull
'
individuo
umano
,
preparandolo
ed
addestrandolo
a
vivere
nella
società
dei
suoi
simili
.
Lo
sport
infatti
,
come
ogni
giuoco
(
anche
il
più
semplice
ed
infantile
)
,
ha
regole
precise
che
si
devono
rigorosamente
osservare
e
così
impone
una
disciplina
morale
,
oltre
che
fisica
,
educando
i
giovani
che
lo
praticano
a
quel
rispetto
delle
norme
che
è
indispensabile
ad
ogni
forma
di
vita
sociale
.
E
alla
vita
associata
prepara
pure
mediante
il
rapporto
costante
in
cui
mette
l
'
individuo
con
gli
altri
individui
.
Negli
sport
che
si
praticano
a
squadre
,
l
'
individuo
è
tenuto
ad
agire
solidalmente
colla
sua
squadra
,
a
coordinare
la
sua
attività
con
quella
degli
altri
componenti
di
essa
,
obbedendo
a
un
piano
o
progetto
comune
.
Ma
anche
negli
sport
in
cui
l
'
individuo
si
esibisce
da
solo
,
il
confronto
con
gli
altri
è
sempre
presente
,
perché
deve
tener
conto
delle
loro
prestazioni
e
superarle
,
pur
obbedendo
alle
stesse
regole
.
Da
un
altro
punto
di
vista
,
insistono
sulla
funzione
benefica
dello
sport
gli
antropologi
che
ammettono
nell
'
uomo
la
presenza
di
un
istinto
d
'
aggressione
che
sarebbe
a
fondamento
di
tutte
le
sue
attività
principali
.
A
tale
istinto
si
dovrebbe
lo
stato
,
almeno
potenziale
,
di
conflitto
che
esiste
permanentemente
tra
gli
uomini
.
Ma
l
'
aggressività
naturale
troverebbe
nello
sport
una
valvola
di
sicurezza
,
che
,
alla
lunga
,
potrebbe
diminuire
od
annullare
le
sue
manifestazioni
più
perniciose
.
E
in
realtà
la
competizione
sportiva
non
ha
i
caratteri
della
guerra
;
e
la
vittoria
,
che
in
essa
si
cerca
,
non
porta
alla
distruzione
o
alla
sottomissione
dell
'
avversario
,
ma
è
una
vittoria
accettabile
da
entrambi
i
lati
e
decretata
impersonalmente
sulla
base
delle
regole
stabilite
.
Non
manca
infine
chi
(
come
il
filosofo
americano
Paul
Weiss
che
ha
scritto
qualche
anno
fa
un
libro
sull
'
argomento
)
ha
dato
dello
sport
un
'
interpretazione
metafisica
,
scorgendo
in
esso
una
delle
vie
attraverso
le
quali
l
'
uomo
cerca
di
realizzare
la
perfezione
del
suo
essere
,
sviluppando
al
massimo
le
possibilità
del
suo
corpo
.
L
'
atleta
è
come
un
artista
riuscito
,
che
ha
saputo
esprimere
e
realizzare
una
forma
di
eccellenza
di
cui
tutti
gli
uomini
possono
essere
orgogliosi
e
di
cui
perciò
gli
spettatori
godono
vicariamente
,
sentendosene
in
qualche
modo
partecipi
.
In
realtà
lo
sport
è
cosa
umana
,
troppo
umana
,
per
realizzare
o
simboleggiare
questa
perfezione
o
per
compiere
efficacemente
tutte
le
funzioni
che
gli
si
vogliono
attribuire
.
Vanità
,
interesse
,
ambizione
si
mescolano
in
questo
campo
,
come
negli
altri
,
con
la
generosità
,
il
sacrificio
e
lo
sforzo
di
perfezionamento
.
Il
compromesso
,
e
talora
la
truffa
,
prendono
spesso
il
posto
della
competizione
autentica
;
e
la
vittoria
è
spesso
cercata
e
raggiunta
fuori
o
contro
le
regole
riconosciute
.
Gli
spettatori
non
sono
sempre
vicariamente
partecipi
dell
'
eccellenza
dell
'
impresa
,
ma
si
lasciano
spesso
andare
all
'
entusiasmo
provinciale
o
fanatico
e
traggono
motivi
di
violenza
dalla
vittoria
o
dalla
sconfitta
dei
loro
campioni
preferiti
.
Ma
forse
,
anche
per
questi
suoi
caratteri
negativi
,
lo
sport
è
,
nel
suo
complesso
,
la
rappresentazione
dell
'
esistenza
umana
nel
mondo
e
come
tale
ha
il
suo
fascino
.
In
questa
esistenza
,
ha
una
parte
ineliminabile
il
caso
,
cui
sono
dovute
molte
delle
circostanze
che
ne
determinano
la
conservazione
o
la
distruzione
,
la
riuscita
o
l
'
insuccesso
.
E
così
accade
nello
sport
.
L
'
intelligenza
,
la
forza
fisica
e
spirituale
,
il
numero
,
sono
,
nella
vita
come
nello
sport
,
i
fattori
che
favoriscono
la
sopravvivenza
ed
il
successo
.
La
vita
umana
è
,
a
tutti
i
livelli
,
una
competizione
incessante
che
può
assumere
la
forma
della
violenza
brutale
o
quella
della
gara
leale
che
rispetta
le
regole
del
giuoco
e
non
si
propone
la
distruzione
o
l
'
umiliazione
del
vinto
da
parte
del
vincitore
.
Lo
sport
dovrebbe
mantenersi
fedele
a
questa
seconda
forma
della
competizione
,
e
così
accade
quando
è
autenticamente
«
sport
»
e
non
interferiscono
in
esso
interessi
o
fattori
estranei
.
Ma
nello
sport
,
come
nella
vita
,
il
pericolo
di
questa
degradazione
c
'
è
sempre
.
L
'
esistenza
dell
'
uomo
,
a
partire
dalla
sua
prima
apparizione
sulla
Terra
,
è
stata
e
rimane
un
continuo
processo
di
selezione
,
attraverso
il
quale
riescono
a
sopravvivere
o
ad
avere
la
meglio
i
gruppi
più
organizzati
o
più
previdenti
,
gli
uomini
meglio
dotati
per
natura
o
per
educazione
,
attrezzati
a
cogliere
le
occasioni
favorevoli
che
ad
essi
si
offrono
,
a
prevederle
e
a
prepararsi
per
la
loro
occorrenza
e
a
riconoscere
gli
errori
commessi
per
correggerli
nel
futuro
.
E
così
fa
,
infatti
,
il
buon
atleta
sportivo
.
La
simpatia
degli
spettatori
gli
si
rivolge
naturalmente
perché
egli
è
un
esemplare
,
un
campione
,
non
solo
di
ciò
che
l
'
uomo
è
nelle
circostanze
ordinarie
della
vita
,
ma
anche
e
soprattutto
di
ciò
che
l
'
uomo
può
essere
in
circostanze
particolarmente
difficili
,
che
richiedono
il
pieno
impiego
delle
risorse
di
cui
dispone
.
L
'
ammirazione
suscitata
dall
'
atleta
che
ha
realizzato
un
record
eccezionale
è
suscitata
dal
riconoscimento
che
egli
si
è
posto
ai
limiti
delle
possibilità
umane
o
ha
mostrato
,
col
fatto
,
che
tali
possibilità
possono
essere
estese
,
perfezionate
,
o
almeno
sfruttate
,
col
vigore
fisico
e
con
l
'
intelligenza
,
al
di
là
del
grado
finora
raggiunto
.
Sicché
se
,
da
un
lato
,
lo
sport
è
l
'
immagine
esatta
dell
'
esistenza
,
nel
suo
duro
sforzo
di
sopravvivenza
e
di
progresso
,
è
dall
'
altro
lato
,
per
l
'
esistenza
stessa
,
un
motivo
di
incitamento
e
di
speranza
.
Purché
rimanga
sport
,
s
'
intende
cioè
finché
non
si
abbassi
a
diventare
il
luogo
di
scontro
di
rivalità
violente
e
meschine
,
il
campo
di
battaglia
di
interessi
affaristici
,
di
ambizioni
smodate
,
di
esibizionismi
disgustosi
,
offrendo
ancora
all
'
uomo
un
'
immagine
della
sua
esistenza
,
ma
un
'
immagine
che
lo
rappresenta
nei
suoi
aspetti
peggiori
,
che
la
minano
alla
radice
.
StampaQuotidiana ,
È
l
'
individuo
solo
di
fronte
al
mondo
?
Ha
la
capacità
di
forgiare
,
con
le
sole
sue
forze
,
quello
che
chiama
il
suo
Io
,
la
sua
personalità
intera
,
e
di
crearsi
la
forma
di
vita
che
più
gli
piace
?
Può
rompere
il
contratto
tacito
che
lo
lega
agli
altri
ed
agire
al
di
fuori
di
ogni
regola
,
seguendo
la
sua
ispirazione
o
,
più
semplicemente
,
il
suo
piacere
momentaneo
?
Sono
questi
gli
interrogativi
che
dominano
da
un
capo
all
'
altro
il
romanzo
di
Saul
Bellow
,
Il
pianeta
di
Mr
.
Sammler
(
Feltrinelli
,
1971
)
,
il
più
filosofico
dei
nostri
giorni
,
quello
che
meglio
ne
esprime
l
'
incertezza
,
la
disperazione
e
l
'
angoscia
.
Spettatore
disinteressato
,
eppure
coinvolto
nelle
vicende
che
narra
,
Mr
.
Sammler
è
privo
di
amarezza
e
di
odio
,
è
umano
e
compassionevole
:
ma
la
sua
analisi
della
condizione
dell
'
uomo
contemporaneo
è
lucida
e
spietata
.
Ciò
di
cui
Mr
.
Sammler
va
in
cerca
,
ciò
che
vorrebbe
salvaguardare
e
contribuire
ad
accrescere
,
è
la
consapevolezza
che
l
'
uomo
può
avere
di
sé
,
della
propria
condizione
,
dei
propri
limiti
.
Questa
consapevolezza
esclude
ogni
assolutizzazione
o
esaltazione
sia
dello
stato
presente
delle
cose
,
sia
di
uno
stato
futuro
previsto
o
vagheggiato
.
Sammler
non
vuol
sentire
parlare
né
della
fine
imminente
del
mondo
,
né
della
creazione
di
altri
mondi
superumani
nello
spazio
cosmico
.
L
'
Io
non
è
solo
di
fronte
all
'
Universo
.
L
'
essere
umano
è
condizionato
dagli
altri
esseri
umani
ma
questo
condizionamento
,
per
quanto
oppressivo
o
pesante
,
non
lo
rende
schiavo
.
L
'
individuo
non
è
il
giudice
supremo
di
nulla
,
ma
è
il
giudice
intermedio
di
un
'
esistenza
che
non
può
essere
una
volta
per
tutte
giustificata
e
può
assumere
solo
la
forma
di
un
progetto
instabile
e
poco
sicuro
.
«
L
'
umanità
,
dice
Sammler
,
non
può
liberarsi
di
se
stessa
se
non
attraverso
un
atto
di
universale
autodistruzione
.
Non
spetta
a
noi
neppure
votare
sì
o
no
.
»
La
consapevolezza
dei
propri
limiti
dovrebbe
in
primo
luogo
salvare
l
'
uomo
dalla
ricerca
dell
'
originalità
ad
ogni
costo
.
Questa
ricerca
è
oggi
la
peggiore
degradazione
dell
'
individualismo
,
una
degradazione
che
trova
le
sue
radici
nella
stessa
struttura
del
mondo
moderno
.
«
Noi
viviamo
in
un
mare
sociale
e
umano
.
Invenzioni
e
idee
bagnano
i
nostri
cervelli
che
,
a
volte
,
come
spugne
,
devono
ricevere
qualsiasi
cosa
portano
le
correnti
e
digerire
i
protozoi
mentali
...
Ci
sono
momenti
o
situazioni
in
cui
soggiaciamo
a
tutto
questo
e
sentiamo
l
'
orrendo
male
della
consapevolezza
cumulativa
,
sentiamo
il
peso
del
mondo
.
»
Ma
cosa
si
fa
per
liberarsi
di
questo
peso
?
Ci
si
contorce
come
clowns
,
si
assumono
maniere
stravaganti
,
si
accumula
l
'
odio
seguendo
puntualmente
la
routine
della
vita
quotidiana
.
L
'
uomo
cerca
di
far
di
se
stesso
una
leggenda
,
un
mito
,
e
così
di
sollevarsi
al
di
sopra
delle
limitazioni
della
vita
comune
.
La
vita
si
identifica
con
l
'
arte
nella
ricerca
della
originalità
ad
ogni
costo
.
Come
l
'
arte
,
essa
rigetta
ogni
modello
,
intende
fare
a
meno
di
ogni
imitazione
.
Ma
ci
riesce
veramente
?
In
realtà
si
imitano
vecchi
modelli
o
copie
a
buon
mercato
di
originali
lontani
,
simili
agli
scenari
e
alle
comparse
di
Hollywood
.
Riaffiorano
in
forma
puerile
e
volgare
antiche
idee
religiose
,
l
'
orfismo
,
il
manicheismo
,
il
mitraismo
,
lo
gnosticismo
.
Si
sente
la
nostalgia
per
la
preistoria
,
per
lo
stato
selvaggio
e
per
la
ferocia
crudele
dei
primitivi
.
Si
sente
persino
dire
che
il
vero
scopo
della
civilizzazione
è
quello
di
permettere
a
tutti
di
vivere
come
i
popoli
primitivi
e
condurre
un
'
esistenza
neolitica
in
una
società
automatizzata
.
E
si
esalta
,
per
giustificare
la
ricerca
dell
'
originalità
ad
ogni
costo
,
l
'
unicità
dell
'
anima
,
l
'
assoluta
singolarità
della
persona
.
Ma
con
quali
mezzi
si
crede
di
realizzarla
?
«
Con
i
capelli
,
con
i
vestiti
,
le
droghe
e
i
cosmetici
,
con
i
genitali
,
con
i
viaggi
di
andata
e
ritorno
attraverso
il
male
,
la
mostruosità
e
l
'
orgia
,
e
addirittura
con
Dio
avvicinato
per
mezzo
dell
'
oscenità
.
»
La
liberazione
dell
'
individuo
da
ogni
limite
o
costrizione
che
gli
venga
dagli
altri
,
il
tentativo
di
distinguersi
ad
ogni
costo
,
di
uscire
dall
'
anonimato
,
di
rendersi
«
interessante
»
,
porta
gli
uomini
ad
indossare
maschere
grottesche
,
di
cui
avvertono
,
più
o
meno
oscuramente
,
la
nullità
e
la
pena
.
Gli
uomini
vorrebbero
visitare
o
incarnare
tutti
i
modi
d
'
essere
possibili
,
tutte
le
forme
di
vita
,
ma
senza
sceglierne
né
realizzarne
nessuna
,
per
rimanere
liberi
di
andare
e
venire
a
loro
piacimento
.
Ma
questo
andare
e
venire
senza
costrutto
è
il
nulla
stesso
,
o
almeno
il
desiderio
del
nulla
.
II
risultato
di
questo
agitarsi
disordinato
,
di
questo
vagheggiamento
velleitario
di
possibilità
di
vita
,
fra
cui
non
è
possibile
scegliere
e
in
cui
non
è
possibile
calarsi
realmente
,
sono
l
'
infelicità
e
la
disperazione
,
che
costituiscono
i
tratti
salienti
della
vita
contemporanea
e
fanno
vivere
gli
uomini
nell
'
attesa
di
una
catastrofe
imminente
,
del
nulla
finale
.
Da
tre
secoli
a
questa
parte
,
nel
mondo
occidentale
,
l
'
individuo
ha
rivendicato
il
diritto
di
pensare
con
la
propria
testa
,
di
dissentire
dagli
altri
,
di
criticare
gli
ordinamenti
sotto
cui
vive
e
di
cercare
di
cambiarli
,
di
perseguire
la
forma
di
vita
e
di
felicità
che
preferisce
.
Questa
rivendicazione
gli
è
stata
resa
possibile
da
circostanze
storiche
determinate
,
da
un
complesso
di
condizioni
economiche
,
sociali
e
politiche
che
si
sono
venute
determinando
in
modo
e
gradi
diversi
nei
diversi
paesi
.
Ma
l
'
esercizio
effettivo
di
questo
diritto
è
rimasto
e
rimane
allo
stadio
iniziale
.
Le
stesse
condizioni
che
lo
hanno
fatto
sorgere
tendono
a
limitarlo
o
a
incepparlo
.
Quando
si
è
liberato
dalla
schiavitù
del
bisogno
,
attraverso
un
'
organizzazione
produttiva
efficiente
e
complessa
,
l
'
individuo
è
da
questa
stessa
organizzazione
destinato
a
compiti
e
funzioni
che
spesso
risente
come
una
nuova
schiavitù
.
Di
qui
la
ricerca
di
un
'
evasione
,
il
vagheggiamento
di
una
libertà
sconfinata
per
la
quale
non
ci
sia
che
lui
a
scegliere
la
sua
forma
di
vita
.
Di
qui
l
'
odio
e
il
disprezzo
per
gli
altri
,
degradati
a
semplici
ostacoli
per
la
realizzazione
dei
suoi
desideri
,
e
il
sentimento
della
sua
solitudine
di
fronte
al
mondo
.
Di
qui
la
nostalgia
e
il
rimpianto
di
forme
di
vita
lontane
o
diverse
,
primitive
o
naturali
:
di
forme
di
vita
in
cui
,
nella
realtà
,
l
'
aspirazione
alla
libertà
individuale
non
può
neppur
nascere
.
L
'
individuo
tende
oggi
a
disconoscere
o
a
obliare
i
suoi
limiti
,
i
suoi
condizionamenti
naturali
e
storici
:
proprio
mentre
il
suo
sforzo
di
liberazione
può
riuscire
efficace
solo
agganciandosi
alle
possibilità
che
tali
condizionamenti
gli
offrono
.
Ma
quando
l
'
individuo
preferisce
il
«
gruppo
»
alla
società
,
il
libero
incontro
all
'
impegno
contrattuale
,
mette
in
forse
le
sue
stesse
possibilità
di
sopravvivenza
perché
gruppi
o
incontri
si
formano
e
si
dissolvono
come
nugoli
di
coriandoli
al
vento
.
Una
comunità
tribale
può
esistere
solo
ai
margini
di
una
società
automatizzata
e
a
spese
del
surplus
che
essa
produce
:
se
si
diffondesse
oltre
un
certo
limite
,
la
società
automatizzata
cadrebbe
.
La
consapevolezza
umana
di
cui
parla
Mr
.
Sammler
concerne
appunto
questi
limiti
e
queste
condizioni
.
Uno
sfondo
ottimistico
traluce
attraverso
la
desolata
tristezza
del
romanzo
di
Bellow
,
che
si
conclude
con
l
'
elogio
di
un
personaggio
mediocre
che
«
ha
rispettato
le
condizioni
del
suo
contratto
»
:
ha
cioè
cercato
di
fare
ciò
che
da
lui
si
aspettavano
gli
altri
.
Ognuno
,
conclude
Bellow
,
conosce
nel
suo
cuore
queste
condizioni
:
tutti
le
conoscono
.
Ma
-
ci
domandiamo
-
non
è
forse
troppo
anche
questo
modesto
e
nascosto
ottimismo
?