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I profeti dell'istinto ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
L ' istigatore della strage di Sharon Tate , Charles Manson , condannato in questi giorni a morte da un tribunale americano , si è costantemente presentato al pubblico e ai suoi giudici come il profeta di una nuova fede . « Se Dio è uno , che cosa è male ? » , aveva detto in un ' intervista : intendendo che , se il male non c ' è , non si può né giudicarlo né punirlo . È questa certo la parodia di una vecchia tesi teologica sul problema del male , una parodia che potrebbe facilmente capovolgersi contro chi la propone : perché , se il male non c ' è , non è un male neppure la condanna di Manson . Ma anche Manson ha i suoi seguaci ; ed hanno i loro seguaci gl ' innumerevoli profeti che spuntano da ogni parte , fondano sètte , raccolgono denaro e talvolta commettono crimini in nome della loro fede . Le loro voci sono così disparate e contrastanti da formare una cacofonia indecifrabile . Alcuni riecheggiano credenze e dottrine antichissime : l ' induismo , il buddismo , la magia , la stregoneria . Altri si presentano come riformatori o rinnovatori del cristianesimo o di qualche sua particolare confessione . Altri ancora si fanno banditori di un paradiso terrestre che si può raggiungere con la violenza o la droga . Il successo di questi profeti , che è maggiore nelle società tecnologicamente avanzate , è in realtà l ' indice di un malessere diffuso e di un ' aspirazione inappagata . Molti oggi cercano la fede , ma pochi la trovano . La cercano , perché essa appare come la via d ' uscita dalle angosce , dai timori , dalle tensioni della vita contemporanea , come il porto sicuro tra le tempeste che imperversano . Ma non si sa a che cosa ancorarla . I porti e gli approdi familiari , cui le vecchie tradizioni la indirizzavano , non sembrano più al riparo dalle tempeste : lo stesso sforzo di rammodernarne o rafforzarne le attrezzature dimostra la perdita della sicurezza che essi un tempo riuscivano a dare . Ma , dall ' altro lato , non si può credere , se non si sa a che cosa credere . E il profeta , per quanto rozzo o maligno sia il suo messaggio , offre , al bisogno della fede , un appiglio o un ' occasione , un contenuto intorno a cui concretarsi : un contenuto che si accetta tanto più volentieri quanto più promette e meno esige , quanto più fa leva sulla debolezza , anziché sulla forza , dell ' uomo . Se si volesse cogliere il tratto che accomuna le fedi disparate che vengono proposte all ' attenzione dei contemporanei , si potrebbe vederlo nella divinizzazione dell ' uomo . Nello stesso ambito del cristianesimo , si insiste sempre meno sulla trascendenza di Dio . Per i « nuovi teologi » , Cristo non è il Figlio di Dio che si è assunto il compito di riportare l ' uomo alla divinità , ma il Figlio dell ' Uomo che si è assunto il compito di portare la divinità all ' uomo . Da questo punto di vista , la divinità vive nell ' uomo e si realizza nella sua storia . Ma se è così , tutto ciò che è umano è divino . È divino , soprattutto , ciò che ogni uomo più intimamente e profondamente desidera : la soddisfazione e il piacere immediato , la liberazione da controlli e da vincoli , il gioco delle sue attività e dei suoi poteri senza impedimenti o repressioni , la liberazione da ogni senso di colpa . L ' uomo divinizzato non può amare la ragione , ma solo l ' istinto , il sentimento , l ' immaginazione creativa , che lo fanno sentire libero da limiti e costrizioni e gli consentono di trasformare l ' intera sua vita in un gioco . Danzare , giocare , godere , questo è il destino dell ' uomo , il paradiso terrestre cui la sua natura lo indirizza . Ma istinto , sentimento , fantasia appartengono al mondo privato dell ' individuo , alla sua coscienza interiore . A differenza della ragione che è obbiettiva , comune a tutti gli uomini , pubblica , essi rinchiudono l ' individuo in se stesso . Il piacere di un altro non è il mio piacere , il mio mondo fantastico mi esclude dagli altri e può essere agli altri comunicato solo attraverso parole o segni , che sono essi stessi inutili e defatiganti artifici . La condanna della ragione ha , come sua conseguenza , un individualismo estremo , una rinuncia preliminare e totale , anche se non dichiarata , alla realtà degli altri uomini . Questi diventano solo immagini o fantasmi del mio sogno privato , oggetti e strumenti del mio desiderio o attrezzi del mio gioco . Spesso i filosofi hanno paragonato la vita ad un sogno : ma se la vita è veramente tale , perché non rendere più attraente il sogno con la droga ? E che differenza porre tra il « mondo normale » in cui crediamo abitualmente di vivere e quello che chiamiamo « anormale » del paranoico ? Questi temi ricorrono frequentemente in tutte le voci profetiche del nostro tempo che amano decorarsi come « nuove » : la nuova politica , la nuova teologia , la nuova sociologia , la nuova psicologia , la nuova psichiatria . Esse si prestano a formulare facili slogans e giudizi inappellabili ; si prestano a condannare in blocco il patrimonio culturale acquisito dal genere umano negli ultimi secoli , e la società che lo incorpora , e ad alimentare la fede nell ' avvento imminente di un nuovo paradiso terrestre . Anzi , per molte di queste voci , il paradiso non è imminente , è già presente nell ' uomo e alla portata della sua mano : può afferrarlo quando vuole . Ma questa fede suppone che l ' uomo possa e debba far tutto ciò che gli piace : che l ' uomo sia la divinità stessa o che la divinità si identifichi con il mondo privato dei suoi desideri . E fin qui tutto ha una certa logica , come d ' altronde ha la sua logica e la sua coerenza il mondo del paranoico . Le difficoltà insorgono quando si tratta di comprendere o almeno di dar conto dei rapporti tra gli uomini . Esistono veramente altri uomini , come realtà autentiche , allo stesso titolo in cui esisto io stesso ? Se io sono istinto , sentimento , fantasia , gli altri uomini sono soltanto strumenti del mio piacere o fantasmi della mia immaginazione . In tal caso le loro sofferenze , le loro miserie , le ingiustizie o i mali di cui sono vittime , fanno parte anch ' esse del mio mondo privato : sono angosce di cui posso liberarmi con l ' immaginazione o con la droga o lo sfondo oscuro su cui posso proiettare il mio libero gioco . Se invece esistono , e sono anch ' essi , come me , istinto , sentimento e immaginazione , i mali di cui soffrono sono inerenti al mondo privato di ciascuno , riguardano loro e non me : essi li creano , creando il loro mondo , come io creo il mio . Nell ' un caso e nell ' altro , i motivi di critica della società attuale , che dànno lo spunto a queste nuove forme di profezia , sono semplici pretesti . Perché preoccuparsi della guerra , della violenza , della delinquenza , del deterioramento dell ' ambiente naturale , della pazzia , delle ingiustizie sociali , se tutto ciò appartiene a una realtà artificiosa e falsificata dalla ragione e dalla scienza , che non tocca o diminuisce la potenza creativa di cui ciascun individuo è naturalmente in possesso ? Perché parlare di amore , di fraternità , di uguaglianza , se ciascun essere umano ha a sua disposizione lo strumento per raggiungere il suo paradiso privato ? E come può la società , nel suo insieme , essere un male o generare il male , se essa stessa non è che il fantasma di un sogno ? Comunque si atteggi , la nuova profezia , che divinizza l ' uomo , disprezza la realtà , volta le spalle alla ragione e abolisce ogni regola di misura , è l ' evasione nel sogno dell ' individualità isolata che crede di essere Dio . Se la realtà è sogno o se il male non c ' è , è inutile affaticarsi e combattere . Nessuno ha colpa di nulla . E la colpa stessa , a chiunque attribuita o da chiunque sentita , è un prodotto dell ' immaginazione . Ma non è tutto questo un semplice armamentario per sfuggire proprio al senso di colpa ? E non è un armamentario fittizio , che lascia le cose come sono , trascurando i fatti e i problemi , e si rifugia in una fede impossibile ?
Lo sportivo che è in noi ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È lo sport un ' attività marginale , un divertimento , un ' evasione dalle occupazioni quotidiane : o ha una radice profonda in qualche tendenza o bisogno reale dell ' uomo ? La domanda è resa attuale dalla diffusione crescente degli sport nel mondo moderno ; dal numero crescente di attori e di spettatori che partecipano ad essi , nonché dalla crescente quantità di denaro che viene in essi investita e dal volume di affari cui dànno luogo . Lo sport è altresì l ' occasione frequente di entusiasmi fanatici , di conflitti e di rivalità ; induce spesso le moltitudini a esaltarne i campioni come eroi , idoli o semidei . Un qualche movente nascosto ci deve pur essere , alla base di un fenomeno che ha raggiunto una tale massiccia imponenza . La risposta più semplice a questo problema è che lo sport contribuisce alla salute e al benessere del genere umano . È una attività sana e benefica , che fa contrappeso alle condizioni di vita e di lavoro , spesso malsane , in cui la maggior parte di esso trascorre il suo tempo . Contribuisce al benessere fisico , quindi all ' equilibrio mentale : contribuisce a mettere e a tenere in forma l ' organismo e a difenderlo , almeno in certi limiti , contro la decadenza e i malanni . Tutto questo , almeno in parte , è vero , ma vale solo per gli attori , non per gli spettatori dello sport , che sono di gran lunga i più numerosi . Dall ' altro lato , vale solo per gli spettatori , e non per gli attori , la concezione dello sport come divertimento o evasione dalle occupazioni e preoccupazioni quotidiane . Da coloro che lo praticano , lo sport esige una disciplina severa che presuppone sin dal principio un organismo capace di prestazioni eccezionali , che mette a dura prova le capacità di tale organismo per portarlo al punto dovuto e mantenervelo il più a lungo possibile . Da più parti si insiste oggi sulla funzione formativa ed educativa che lo sport esercita sull ' individuo umano , preparandolo ed addestrandolo a vivere nella società dei suoi simili . Lo sport infatti , come ogni giuoco ( anche il più semplice ed infantile ) , ha regole precise che si devono rigorosamente osservare e così impone una disciplina morale , oltre che fisica , educando i giovani che lo praticano a quel rispetto delle norme che è indispensabile ad ogni forma di vita sociale . E alla vita associata prepara pure mediante il rapporto costante in cui mette l ' individuo con gli altri individui . Negli sport che si praticano a squadre , l ' individuo è tenuto ad agire solidalmente colla sua squadra , a coordinare la sua attività con quella degli altri componenti di essa , obbedendo a un piano o progetto comune . Ma anche negli sport in cui l ' individuo si esibisce da solo , il confronto con gli altri è sempre presente , perché deve tener conto delle loro prestazioni e superarle , pur obbedendo alle stesse regole . Da un altro punto di vista , insistono sulla funzione benefica dello sport gli antropologi che ammettono nell ' uomo la presenza di un istinto d ' aggressione che sarebbe a fondamento di tutte le sue attività principali . A tale istinto si dovrebbe lo stato , almeno potenziale , di conflitto che esiste permanentemente tra gli uomini . Ma l ' aggressività naturale troverebbe nello sport una valvola di sicurezza , che , alla lunga , potrebbe diminuire od annullare le sue manifestazioni più perniciose . E in realtà la competizione sportiva non ha i caratteri della guerra ; e la vittoria , che in essa si cerca , non porta alla distruzione o alla sottomissione dell ' avversario , ma è una vittoria accettabile da entrambi i lati e decretata impersonalmente sulla base delle regole stabilite . Non manca infine chi ( come il filosofo americano Paul Weiss che ha scritto qualche anno fa un libro sull ' argomento ) ha dato dello sport un ' interpretazione metafisica , scorgendo in esso una delle vie attraverso le quali l ' uomo cerca di realizzare la perfezione del suo essere , sviluppando al massimo le possibilità del suo corpo . L ' atleta è come un artista riuscito , che ha saputo esprimere e realizzare una forma di eccellenza di cui tutti gli uomini possono essere orgogliosi e di cui perciò gli spettatori godono vicariamente , sentendosene in qualche modo partecipi . In realtà lo sport è cosa umana , troppo umana , per realizzare o simboleggiare questa perfezione o per compiere efficacemente tutte le funzioni che gli si vogliono attribuire . Vanità , interesse , ambizione si mescolano in questo campo , come negli altri , con la generosità , il sacrificio e lo sforzo di perfezionamento . Il compromesso , e talora la truffa , prendono spesso il posto della competizione autentica ; e la vittoria è spesso cercata e raggiunta fuori o contro le regole riconosciute . Gli spettatori non sono sempre vicariamente partecipi dell ' eccellenza dell ' impresa , ma si lasciano spesso andare all ' entusiasmo provinciale o fanatico e traggono motivi di violenza dalla vittoria o dalla sconfitta dei loro campioni preferiti . Ma forse , anche per questi suoi caratteri negativi , lo sport è , nel suo complesso , la rappresentazione dell ' esistenza umana nel mondo e come tale ha il suo fascino . In questa esistenza , ha una parte ineliminabile il caso , cui sono dovute molte delle circostanze che ne determinano la conservazione o la distruzione , la riuscita o l ' insuccesso . E così accade nello sport . L ' intelligenza , la forza fisica e spirituale , il numero , sono , nella vita come nello sport , i fattori che favoriscono la sopravvivenza ed il successo . La vita umana è , a tutti i livelli , una competizione incessante che può assumere la forma della violenza brutale o quella della gara leale che rispetta le regole del giuoco e non si propone la distruzione o l ' umiliazione del vinto da parte del vincitore . Lo sport dovrebbe mantenersi fedele a questa seconda forma della competizione , e così accade quando è autenticamente « sport » e non interferiscono in esso interessi o fattori estranei . Ma nello sport , come nella vita , il pericolo di questa degradazione c ' è sempre . L ' esistenza dell ' uomo , a partire dalla sua prima apparizione sulla Terra , è stata e rimane un continuo processo di selezione , attraverso il quale riescono a sopravvivere o ad avere la meglio i gruppi più organizzati o più previdenti , gli uomini meglio dotati per natura o per educazione , attrezzati a cogliere le occasioni favorevoli che ad essi si offrono , a prevederle e a prepararsi per la loro occorrenza e a riconoscere gli errori commessi per correggerli nel futuro . E così fa , infatti , il buon atleta sportivo . La simpatia degli spettatori gli si rivolge naturalmente perché egli è un esemplare , un campione , non solo di ciò che l ' uomo è nelle circostanze ordinarie della vita , ma anche e soprattutto di ciò che l ' uomo può essere in circostanze particolarmente difficili , che richiedono il pieno impiego delle risorse di cui dispone . L ' ammirazione suscitata dall ' atleta che ha realizzato un record eccezionale è suscitata dal riconoscimento che egli si è posto ai limiti delle possibilità umane o ha mostrato , col fatto , che tali possibilità possono essere estese , perfezionate , o almeno sfruttate , col vigore fisico e con l ' intelligenza , al di là del grado finora raggiunto . Sicché se , da un lato , lo sport è l ' immagine esatta dell ' esistenza , nel suo duro sforzo di sopravvivenza e di progresso , è dall ' altro lato , per l ' esistenza stessa , un motivo di incitamento e di speranza . Purché rimanga sport , s ' intende cioè finché non si abbassi a diventare il luogo di scontro di rivalità violente e meschine , il campo di battaglia di interessi affaristici , di ambizioni smodate , di esibizionismi disgustosi , offrendo ancora all ' uomo un ' immagine della sua esistenza , ma un ' immagine che lo rappresenta nei suoi aspetti peggiori , che la minano alla radice .
Il peso del mondo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
È l ' individuo solo di fronte al mondo ? Ha la capacità di forgiare , con le sole sue forze , quello che chiama il suo Io , la sua personalità intera , e di crearsi la forma di vita che più gli piace ? Può rompere il contratto tacito che lo lega agli altri ed agire al di fuori di ogni regola , seguendo la sua ispirazione o , più semplicemente , il suo piacere momentaneo ? Sono questi gli interrogativi che dominano da un capo all ' altro il romanzo di Saul Bellow , Il pianeta di Mr . Sammler ( Feltrinelli , 1971 ) , il più filosofico dei nostri giorni , quello che meglio ne esprime l ' incertezza , la disperazione e l ' angoscia . Spettatore disinteressato , eppure coinvolto nelle vicende che narra , Mr . Sammler è privo di amarezza e di odio , è umano e compassionevole : ma la sua analisi della condizione dell ' uomo contemporaneo è lucida e spietata . Ciò di cui Mr . Sammler va in cerca , ciò che vorrebbe salvaguardare e contribuire ad accrescere , è la consapevolezza che l ' uomo può avere di sé , della propria condizione , dei propri limiti . Questa consapevolezza esclude ogni assolutizzazione o esaltazione sia dello stato presente delle cose , sia di uno stato futuro previsto o vagheggiato . Sammler non vuol sentire parlare né della fine imminente del mondo , né della creazione di altri mondi superumani nello spazio cosmico . L ' Io non è solo di fronte all ' Universo . L ' essere umano è condizionato dagli altri esseri umani ma questo condizionamento , per quanto oppressivo o pesante , non lo rende schiavo . L ' individuo non è il giudice supremo di nulla , ma è il giudice intermedio di un ' esistenza che non può essere una volta per tutte giustificata e può assumere solo la forma di un progetto instabile e poco sicuro . « L ' umanità , dice Sammler , non può liberarsi di se stessa se non attraverso un atto di universale autodistruzione . Non spetta a noi neppure votare sì o no . » La consapevolezza dei propri limiti dovrebbe in primo luogo salvare l ' uomo dalla ricerca dell ' originalità ad ogni costo . Questa ricerca è oggi la peggiore degradazione dell ' individualismo , una degradazione che trova le sue radici nella stessa struttura del mondo moderno . « Noi viviamo in un mare sociale e umano . Invenzioni e idee bagnano i nostri cervelli che , a volte , come spugne , devono ricevere qualsiasi cosa portano le correnti e digerire i protozoi mentali ... Ci sono momenti o situazioni in cui soggiaciamo a tutto questo e sentiamo l ' orrendo male della consapevolezza cumulativa , sentiamo il peso del mondo . » Ma cosa si fa per liberarsi di questo peso ? Ci si contorce come clowns , si assumono maniere stravaganti , si accumula l ' odio seguendo puntualmente la routine della vita quotidiana . L ' uomo cerca di far di se stesso una leggenda , un mito , e così di sollevarsi al di sopra delle limitazioni della vita comune . La vita si identifica con l ' arte nella ricerca della originalità ad ogni costo . Come l ' arte , essa rigetta ogni modello , intende fare a meno di ogni imitazione . Ma ci riesce veramente ? In realtà si imitano vecchi modelli o copie a buon mercato di originali lontani , simili agli scenari e alle comparse di Hollywood . Riaffiorano in forma puerile e volgare antiche idee religiose , l ' orfismo , il manicheismo , il mitraismo , lo gnosticismo . Si sente la nostalgia per la preistoria , per lo stato selvaggio e per la ferocia crudele dei primitivi . Si sente persino dire che il vero scopo della civilizzazione è quello di permettere a tutti di vivere come i popoli primitivi e condurre un ' esistenza neolitica in una società automatizzata . E si esalta , per giustificare la ricerca dell ' originalità ad ogni costo , l ' unicità dell ' anima , l ' assoluta singolarità della persona . Ma con quali mezzi si crede di realizzarla ? « Con i capelli , con i vestiti , le droghe e i cosmetici , con i genitali , con i viaggi di andata e ritorno attraverso il male , la mostruosità e l ' orgia , e addirittura con Dio avvicinato per mezzo dell ' oscenità . » La liberazione dell ' individuo da ogni limite o costrizione che gli venga dagli altri , il tentativo di distinguersi ad ogni costo , di uscire dall ' anonimato , di rendersi « interessante » , porta gli uomini ad indossare maschere grottesche , di cui avvertono , più o meno oscuramente , la nullità e la pena . Gli uomini vorrebbero visitare o incarnare tutti i modi d ' essere possibili , tutte le forme di vita , ma senza sceglierne né realizzarne nessuna , per rimanere liberi di andare e venire a loro piacimento . Ma questo andare e venire senza costrutto è il nulla stesso , o almeno il desiderio del nulla . II risultato di questo agitarsi disordinato , di questo vagheggiamento velleitario di possibilità di vita , fra cui non è possibile scegliere e in cui non è possibile calarsi realmente , sono l ' infelicità e la disperazione , che costituiscono i tratti salienti della vita contemporanea e fanno vivere gli uomini nell ' attesa di una catastrofe imminente , del nulla finale . Da tre secoli a questa parte , nel mondo occidentale , l ' individuo ha rivendicato il diritto di pensare con la propria testa , di dissentire dagli altri , di criticare gli ordinamenti sotto cui vive e di cercare di cambiarli , di perseguire la forma di vita e di felicità che preferisce . Questa rivendicazione gli è stata resa possibile da circostanze storiche determinate , da un complesso di condizioni economiche , sociali e politiche che si sono venute determinando in modo e gradi diversi nei diversi paesi . Ma l ' esercizio effettivo di questo diritto è rimasto e rimane allo stadio iniziale . Le stesse condizioni che lo hanno fatto sorgere tendono a limitarlo o a incepparlo . Quando si è liberato dalla schiavitù del bisogno , attraverso un ' organizzazione produttiva efficiente e complessa , l ' individuo è da questa stessa organizzazione destinato a compiti e funzioni che spesso risente come una nuova schiavitù . Di qui la ricerca di un ' evasione , il vagheggiamento di una libertà sconfinata per la quale non ci sia che lui a scegliere la sua forma di vita . Di qui l ' odio e il disprezzo per gli altri , degradati a semplici ostacoli per la realizzazione dei suoi desideri , e il sentimento della sua solitudine di fronte al mondo . Di qui la nostalgia e il rimpianto di forme di vita lontane o diverse , primitive o naturali : di forme di vita in cui , nella realtà , l ' aspirazione alla libertà individuale non può neppur nascere . L ' individuo tende oggi a disconoscere o a obliare i suoi limiti , i suoi condizionamenti naturali e storici : proprio mentre il suo sforzo di liberazione può riuscire efficace solo agganciandosi alle possibilità che tali condizionamenti gli offrono . Ma quando l ' individuo preferisce il « gruppo » alla società , il libero incontro all ' impegno contrattuale , mette in forse le sue stesse possibilità di sopravvivenza perché gruppi o incontri si formano e si dissolvono come nugoli di coriandoli al vento . Una comunità tribale può esistere solo ai margini di una società automatizzata e a spese del surplus che essa produce : se si diffondesse oltre un certo limite , la società automatizzata cadrebbe . La consapevolezza umana di cui parla Mr . Sammler concerne appunto questi limiti e queste condizioni . Uno sfondo ottimistico traluce attraverso la desolata tristezza del romanzo di Bellow , che si conclude con l ' elogio di un personaggio mediocre che « ha rispettato le condizioni del suo contratto » : ha cioè cercato di fare ciò che da lui si aspettavano gli altri . Ognuno , conclude Bellow , conosce nel suo cuore queste condizioni : tutti le conoscono . Ma - ci domandiamo - non è forse troppo anche questo modesto e nascosto ottimismo ?