StampaPeriodica ,
A
chi
capitò
di
leggere
il
primo
romanzo
di
Moravia
,
non
avendo
ancor
vent
'
anni
,
va
da
sé
come
più
volte
in
seguito
gli
sia
accaduto
di
ritornar
sul
giudizio
d
'
allora
,
un
giudizio
che
non
era
nemmeno
un
giudizio
,
ma
piuttosto
una
impressione
;
e
piacque
sì
,
ed
impressionò
,
il
modo
non
consueto
di
raccontare
,
ma
alla
fine
anche
quell
'
insistere
dell
'
autore
su
di
una
indifferenza
,
che
è
spesso
il
mal
comune
della
prima
giovinezza
.
La
prima
giovinezza
conduce
alla
scoperta
di
tante
cose
,
ed
anche
a
violenti
contrasti
per
il
momento
insolubili
:
da
una
parte
perdura
nell
'
animo
giovanile
un
moralismo
che
arriva
alla
grettezza
,
dall
'
altra
come
un
'
aspirazione
a
qualcosa
di
più
libero
e
di
più
sciolto
,
una
disposizione
di
animo
insieme
,
per
cui
si
gode
a
veder
nero
ciò
che
appare
invece
pacificamente
bianco
;
un
troppo
di
intelligenza
,
se
si
vuole
.
Forse
è
che
proprio
in
quell
'
età
ci
si
avvede
come
si
possa
guardar
il
mondo
ragionandoci
su
,
da
sottoporre
così
tutto
ad
una
specie
di
revisione
,
con
lo
scartar
le
care
credenze
di
cui
all
'
improvviso
ci
si
vergogna
,
col
proposito
di
esser
implacabili
nello
sguardo
,
e
di
ostentare
un
piacevole
cinismo
.
Ora
non
che
i
meriti
degli
Indifferenti
siano
tutti
nell
'
interpretazione
che
essi
possono
dare
,
perché
scritti
da
narratore
precoce
e
perché
ebbero
a
protagonista
un
giovane
non
ancora
uscito
dalla
più
torbida
giovinezza
,
di
una
età
tanto
più
piena
di
contrasti
;
in
ogni
modo
fu
proprio
per
quei
suoi
meriti
che
il
romanzo
ebbe
a
sembrarci
,
alla
prima
lettura
,
diverso
da
quello
che
oggi
,
rileggendolo
,
ci
sembra
.
Quasi
una
rivendicazione
a
nome
di
tutti
pareva
,
e
si
sa
bene
che
difficilmente
si
sarebbe
potuto
spiegar
rivendicazione
di
che
cosa
;
si
ammirava
il
coraggio
,
che
forse
era
poi
il
nostro
medesimo
coraggio
,
con
la
differenza
che
il
nostro
rimaneva
personale
turbamento
,
dove
nel
caso
dello
scrittore
si
dava
una
decisa
presa
di
posizione
;
e
riguardo
poi
a
quella
che
è
l
'
arte
del
romanziere
le
pagine
più
vistose
colpivano
,
nemmeno
disposti
a
cogliere
quelli
che
erano
i
motivi
più
intimi
di
Moravia
,
più
intimi
e
perciò
gli
unici
che
si
sono
ritrovati
nei
suoi
migliori
scritti
che
vennero
dopo
.
Tuttavia
dei
racconti
,
che
ora
Moravia
ha
raccolto
in
volume
nelle
edizioni
Caraffa
,
certo
molti
sono
quelli
che
poco
ci
dicono
,
se
si
va
a
chiedergli
un
'
arte
più
matura
nei
rispetti
del
primo
romanzo
.
Essi
rimangono
come
prove
,
e
l
'
autore
che
ha
voluto
raccoglierli
si
pensa
che
abbia
ambito
a
darci
i
segni
della
sua
attività
di
narratore
dal
1927
al
1933
,
non
quelli
del
suo
crescere
di
artista
.
I
motivi
sono
i
medesimi
degli
Indifferenti
,
ma
non
sostenuti
da
quel
fervore
che
,
fra
tante
pagine
spente
del
romanzo
,
era
pur
possibile
trovare
.
Il
titolo
poi
che
l
'
autore
dà
alla
raccolta
dice
di
per
sé
qualcosa
:
li
chiama
La
bella
vita
,
ed
è
ci
sembra
quel
titolo
quasi
una
diversa
interpretazione
morale
della
sua
narrativa
.
Prima
egli
cercò
di
far
risaltar
l
'
indifferenza
morale
di
certa
gente
,
oggi
la
smania
del
vivere
in
una
diversa
maniera
di
quella
medesima
gente
,
che
non
è
né
mondano
né
libertina
,
poiché
alla
fine
la
mondanità
e
il
libertinaggio
vogliono
una
mancanza
di
riflessione
e
una
leggerezza
ingenua
d
'
animo
che
manca
a
personaggi
condotti
ad
aver
sì
dei
miraggi
,
ma
non
mai
delle
contentezze
.
«
Ed
,
in
verità
,
io
credo
che
non
ci
sia
nulla
di
più
bello
che
viaggiare
e
andare
a
vedere
una
città
così
piena
di
negozi
e
di
divertimenti
come
Parigi
...
;
»
dice
la
ragazza
scappata
di
casa
al
fratello
che
la
va
a
ricercare
nel
racconto
che
dà
il
titolo
al
volume
;
e
Valdassori
,
nel
racconto
Lo
snob
:
«
...
tu
sei
intelligentissimo
,
sai
dire
le
cose
come
pochi
,
in
tuo
confronto
sono
una
bestia
...
;
ma
non
proibirmi
lo
snobismo
,
croce
e
delizia
della
mia
vita
...
;
lasciami
questo
piacere
,
in
fondo
tanto
innocente
...
»
.
Si
mira
cioè
sempre
ad
una
felicità
,
che
poi
insieme
ben
si
conosce
come
illusoria
.
Nei
racconti
ora
raccolti
parecchi
Micheli
,
parecchie
Carle
,
parecchie
Maria
Grazie
,
e
Lei
,
e
Lise
si
ritrovano
,
anche
se
in
essi
in
primo
piano
stiano
personaggi
che
assomigliano
al
primo
,
mentre
quelli
che
fanno
pensare
agli
altri
rimangono
di
assai
più
in
ombra
.
Si
tratta
quasi
di
appunti
,
di
accenni
ancor
timidi
a
quei
personaggi
più
evidenti
nel
romanzo
,
e
che
dei
racconti
ce
ne
siano
molti
che
hanno
data
posteriore
a
quella
degli
Indifferenti
che
conta
?
Conta
semmai
che
essi
quasi
sempre
,
se
si
eccettui
L
'
Inverno
di
Malato
e
La
Morte
Improvvisa
,
poco
aggiungono
ad
esso
,
non
aprendo
una
visuale
più
vasta
,
facendo
anzi
di
tutto
per
restringer
ancor
più
l
'
orizzonte
.
Ora
qui
non
si
accenna
a
quella
che
è
la
monotonia
degli
ambienti
.
I
racconti
di
Moravia
hanno
per
scena
o
camere
da
letto
,
o
sale
che
della
camera
da
letto
possiedono
la
morbidezza
e
la
lascivia
:
e
in
ciò
può
esservi
sì
un
limite
d
'
arte
,
ma
insieme
non
si
deve
affatto
escludere
la
nascita
di
una
particolare
poesia
anche
su
di
un
simile
palcoscenico
.
Si
deve
augurar
al
narratore
di
uscir
dai
suoi
chiusi
ambienti
?
Ne
siamo
incerti
,
e
poi
,
per
il
momento
,
c
'
interessa
di
segnar
come
le
camere
da
letto
,
pur
rimanendo
camere
da
letto
,
si
mutino
.
Quella
che
,
nel
1927
,
accoglieva
quello
sfiduciato
amante
della
povera
cortigiana
Maria
Teresa
è
assai
diversa
da
quella
che
,
nel
1935
,
accoglie
l
'
architetto
Sebastiani
e
Bosso
e
Marta
e
Nora
,
nel
racconto
ancora
fuor
di
volume
,
apparso
nel
numero
2
di
questa
stessa
rivista
.
La
scena
si
è
come
schiarita
,
l
'
occhio
del
descrittore
ha
smesso
di
frugar
tutti
i
cantucci
,
acquistando
una
padronanza
di
descrizione
che
prima
non
conosceva
,
tanto
che
nel
suo
descrivere
andava
avanti
pieno
di
cautela
e
di
meticolosità
:
esso
ha
acquistato
,
ci
verrebbe
da
dire
,
come
una
terza
dimensione
:
la
scena
da
cinematografica
è
diventata
teatrale
,
e
l
'
acquisto
ai
fini
dell
'
arte
se
pur
non
definitivo
non
ci
par
trascurabile
.
In
ogni
modo
rimane
pur
sempre
quel
senso
di
spettacolo
che
sempre
avemmo
dalla
narrazione
di
Moravia
.
Parlar
di
cinematografo
non
è
esatto
;
se
certi
racconti
di
Moravia
hanno
del
cinematografo
la
piattezza
visiva
,
pure
in
essi
si
incontrano
personaggi
che
,
se
anche
talvolta
rimangono
ombre
,
sono
diversi
dalle
ombre
dello
schermo
.
Le
ombre
dello
schermo
sono
ombre
di
personaggi
,
e
guai
se
volessero
essere
qualcosa
di
diverso
;
ogni
tentativo
di
maggior
rilievo
vien
tutto
a
loro
danno
;
le
ombre
di
Moravia
denunziano
forse
un
difetto
d
'
arte
,
ma
racchiudono
pur
sempre
una
loro
possibilità
d
'
arte
.
La
quale
poi
se
abbia
da
essere
quella
del
narratore
o
quella
dell
'
uomo
di
teatro
è
un
altro
conto
.
Importa
semmai
che
quelle
possibilità
si
sviluppino
,
e
uno
sviluppo
non
può
che
condurre
ad
una
via
giusta
.
Ora
l
'
impressione
che
Moravia
abbia
talento
teatrale
ci
venne
al
tempo
della
prima
lettura
degli
Indifferenti
,
cinque
o
sei
anni
fa
:
nasceva
essa
da
alcune
pagine
del
romanzo
:
quelle
che
ci
descrivono
la
cena
,
quelle
dell
'
arrivo
di
Michele
in
casa
di
Leo
,
e
il
suo
goffo
e
tragico
gesto
,
e
il
silenzio
che
ne
segue
,
e
l
'
apparizione
di
Carla
,
e
di
nuovo
un
impaccio
che
è
insieme
una
grande
desolazione
.
L
'
impaccio
e
la
desolazione
,
dopo
quello
che
altro
non
fu
che
una
tempesta
in
un
bicchier
d
'
acqua
,
spesso
si
ritrovano
nei
racconti
di
Moravia
;
magari
il
più
delle
volte
con
lievi
accenni
,
di
rado
con
l
'
intensità
che
troviamo
nella
scena
,
(
e
scena
è
la
parola
più
adatta
)
di
Michele
,
Carla
e
Leo
,
riuniti
nell
'
anticamera
di
quest
'
ultimo
.
Qualcosa
di
simile
si
dà
quando
Girolamo
,
dopo
la
sua
notte
insonne
,
attende
la
burrasca
del
medico
,
mentre
il
medico
viene
ma
non
la
burrasca
:
«
e
Girolamo
guardava
(
poiché
l
'
hanno
condotto
all
'
aperto
,
per
la
cura
del
sole
)
questo
festoso
paesaggio
con
gli
occhi
pieni
di
lacrime
:
nulla
era
successo
,
non
avrebbe
più
rivisto
né
il
Brambilla
,
né
la
piccola
inglese
;
era
solo
,
e
la
guarigione
sembrava
ormai
oltremodo
lontana
»
.
Forse
la
scena
un
poco
prima
era
retta
meccanicamente
,
e
più
che
con
altro
con
bravura
,
(
Michele
che
compra
la
rivoltella
e
,
andando
ad
uccidere
Leo
,
già
pensa
allucinato
al
processo
che
gli
faranno
;
oppure
:
l
'
arrivo
del
medico
che
«
incarnava
abbastanza
bene
il
tipo
del
medico
moderno
,
non
più
sacerdote
della
scienza
,
ma
abile
e
interessato
sfruttatore
al
tempo
stesso
del
proprio
ingegno
e
della
immensa
credulità
dei
malati
»
)
;
invece
ecco
che
si
accalora
,
e
sia
pur
di
un
assai
tenue
calore
.
È
che
i
personaggi
di
Moravia
sono
teatrali
nel
senso
meno
vistoso
della
parola
.
Forse
essi
,
fino
ad
oggi
,
non
hanno
recitato
che
di
rado
una
vera
commedia
,
avendo
fatto
,
il
più
delle
volte
,
delle
prove
.
Sono
personaggi
che
quasi
si
direbbe
debban
trovar
ancora
un
loro
canovaccio
,
ai
quali
tuttavia
non
manca
un
intimo
senso
drammatico
.
Moravia
può
darsi
che
abbia
davanti
a
sé
due
strade
:
quella
che
già
ha
presa
coi
risultati
notevoli
che
si
sanno
;
l
'
altra
più
deliberatamente
scenica
.
Scrittore
moralista
si
pensa
che
possa
trovar
sul
palcoscenico
elementi
di
cui
difetta
la
sua
arte
;
per
esempio
quell
'
umiltà
che
non
si
trova
spesso
nei
suoi
racconti
,
dove
ottime
sono
le
parti
,
e
anzi
perfette
,
ma
ahimè
,
fra
loro
scombinate
.
Si
badi
all
'
ultimo
suo
racconto
,
apparso
in
Caratteri
,
dove
le
movenze
dei
personaggi
han
proprio
della
rappresentazione
scenica
,
e
dove
una
certa
tempesta
ha
dell
'
accompagnamento
simbolico
.
Moravia
proprio
ambisce
a
qualcosa
di
simbolico
che
davvero
ci
par
inconciliabile
coi
suoi
propositi
di
narratore
verista
;
ma
è
forse
che
egli
non
si
vuol
accontentare
di
una
sua
realtà
che
gli
par
piatta
e
limitata
,
sicché
gli
occorre
,
in
qualche
modo
,
arricchirla
.
Ci
sta
bene
la
tempesta
nel
suo
ultimo
racconto
?
Ci
sta
,
e
ci
vuole
;
eppur
non
mi
par
bene
:
l
'
autore
ne
deve
aver
capito
la
necessità
e
l
'
importanza
,
solo
che
nel
tessuto
della
narrazione
quel
brontolio
lontano
e
minaccioso
,
non
raccontato
con
distacco
,
ma
detto
e
suggerito
al
momento
opportuno
,
appare
espediente
,
quel
che
forse
non
accadrebbe
su
di
un
palcoscenico
.
Tuttavia
rischia
l
'
arbitrio
questo
mio
far
supposizioni
che
si
fondano
su
certe
discordanze
colte
in
alcuni
racconti
,
le
quali
,
d
'
altra
parte
,
sempre
in
racconti
potrei
domani
ritrovar
risolte
con
felicità
;
e
così
la
recensione
corre
il
pericolo
di
diventar
un
pretesto
per
una
esercitazione
piacevole
ma
troppo
letteraria
;
e
Moravia
per
primo
può
stupirsi
che
gli
si
venga
a
suggerire
il
teatro
,
al
quale
chissà
se
egli
pensa
.
In
ogni
modo
anche
il
paradosso
,
al
quale
non
mi
par
di
essere
alla
fine
arrivato
,
può
servir
talvolta
a
mettere
in
un
certo
risalto
alcune
singolari
qualità
di
uno
scrittore
.