StampaQuotidiana ,
V
'
è
egli
puntura
più
dolorosa
per
chi
nei
ceppi
,
negli
esili
,
rincorso
dagli
sgherri
,
appiattato
nel
solingo
studio
,
minacciato
dai
carnefici
,
non
ha
per
lunghi
anni
risparmiato
né
pericoli
,
né
fatica
perché
la
patria
sua
fosse
indipendente
da
ogni
forestiero
,
e
libera
nei
suoi
ordini
di
governo
;
vi
ha
egli
,
diciamo
,
puntura
più
dolorosa
per
lui
che
il
vedere
,
il
sentire
,
oggi
,
tanti
sussurrare
sommessamente
che
,
quanto
son
persuasi
dei
benefici
che
l
'
indipendenza
può
portare
all
'
Italia
,
tanto
cominciano
a
sospettare
che
la
libertà
politica
non
sia
in
grado
di
fargliene
;
e
che
una
prova
di
sei
o
sette
anni
mostra
oramai
che
un
governo
,
in
cui
vi
fosse
meno
luogo
a
parole
e
più
a
spazio
ai
fatti
,
sarebbe
meglio
in
grado
di
sanare
le
piaghe
che
nel
bel
corpo
d
'
Italia
,
oggi
,
come
ai
tempi
di
Petrarca
,
si
vedono
sì
spesse
?
Ebbene
,
costoro
seguono
un
'
apparenza
ingannevole
;
e
la
sostanza
delle
cose
sfugge
loro
.
Sì
,
l
'
Italia
ha
le
finanze
in
dissesto
,
e
l
'
amministrazione
sossopra
;
le
mutazioni
dei
ministeri
,
troppo
frequenti
,
hanno
impedito
che
nessuna
cosa
pigliasse
un
assetto
a
dirittura
stabile
;
le
discussioni
dei
parlamenti
hanno
talora
indugiato
d
'
un
anno
o
più
provvedimenti
che
,
presi
un
anno
prima
,
avrebbero
soffocato
nel
nascere
le
difficoltà
che
ora
ci
assiepano
;
il
demonio
del
parteggiare
ci
ha
tenuto
troppo
la
mano
nei
capelli
,
e
abbiamo
sciupato
nelle
gare
il
tempo
che
dovevano
spendere
a
fare
;
l
'
imitazione
della
Francia
ci
ha
sedotti
troppo
,
e
,
consumati
nelle
discussioni
astratte
e
teoriche
dei
diritti
,
ci
siamo
lasciati
a
sviare
dalla
considerazione
e
dall
'
esame
concreto
dei
fatti
.
Sì
,
è
vero
;
gli
elettori
hanno
scambiato
la
viltà
col
coraggio
,
e
,
assuefatti
a
governi
assoluti
,
non
hanno
inteso
le
necessità
dei
governi
liberi
.
Sì
,
si
son
lasciati
sopraffare
dalle
accuse
bugiarde
,
dalle
calunnie
demagogiche
di
quelli
che
,
all
'
indomani
della
libertà
,
colle
grida
scomposte
e
coi
finti
ardori
,
tentavano
di
far
dimenticare
la
lor
condotta
della
vigilia
;
e
,
invidiosi
d
'
ogni
primato
morale
,
d
'
ogni
influenza
legittima
acquistata
,
d
'
ogni
virtù
civile
,
versavano
la
bava
velenosa
del
loro
animo
sopra
i
migliori
,
sopra
quegli
stessi
che
avevano
loro
aperta
la
bocca
già
serva
.
Sì
,
tutto
questo
è
vero
;
è
dolorosamente
vero
;
ma
chi
gli
ha
educati
cotesti
italiani
,
dei
quali
ci
lagniamo
nelle
assemblee
,
nei
collegi
,
nei
circoli
,
nei
giornali
?
È
la
libertà
forse
?
Coloro
i
quali
la
vollero
e
la
vogliono
,
non
la
vollero
e
non
la
vogliono
se
non
perché
sanno
ch
'
essa
è
la
sola
Dea
adatta
a
svegliare
colla
gran
voce
tutto
un
popolo
,
e
a
ridargli
vigore
morale
;
sola
in
grado
di
suscitarne
le
virtù
sonnolente
,
di
acuire
le
menti
,
di
sferzare
gli
animi
,
di
agitare
gl
'
interessi
,
di
provocare
la
gara
di
tutti
sopra
ogni
cosa
,
e
di
farne
prorompere
quell
'
emulazione
rigogliosa
che
sopraffà
e
vince
gli
ostacoli
.
Quale
è
la
radice
dei
tanti
mali
dei
quali
ci
lagniamo
,
la
radice
sola
dalla
quale
pullulano
tutti
,
così
vari
e
diversi
come
sono
?
Una
sola
.
La
poca
operosità
intellettuale
,
morale
,
economica
di
ciascuno
di
noi
.
Noi
non
siamo
contenti
del
governo
,
né
delle
assemblee
,
e
abbiamo
ragione
.
Ma
il
governo
e
le
assemblee
hanno
ragione
d
'
essere
contenti
di
ciascun
cittadino
?
Ciascun
cittadino
di
essere
contento
di
sé
?
Il
governo
e
le
assemblee
hanno
una
gran
parte
nella
prosperità
dei
paesi
liberi
;
chi
lo
nega
?
Ma
non
l
'
hanno
tutta
;
e
ne
spetta
una
grandissima
al
complesso
della
cittadinanza
.
Questa
ha
egli
fatta
la
sua
?
Chi
l
'
affermerebbe
?
E
se
la
camera
ultima
è
riuscita
così
inferiore
al
bisogno
,
non
è
stato
perché
,
non
creata
,
come
la
prima
,
in
un
gran
momento
d
'
eccitazione
morale
e
politica
,
ha
ritratto
troppo
fedelmente
l
'
inerzia
scapigliata
,
discorde
,
querula
del
paese
stesso
?
Non
è
chiaro
,
quindi
,
che
una
rigenerazione
morale
,
intima
,
quella
di
cui
abbisogniamo
tutti
;
che
in
questa
sola
è
il
germe
d
'
ogni
altro
bene
,
il
seme
di
ogni
operosità
intellettuale
,
d
'
ogni
prosperità
economica
;
il
fondamento
su
cui
possiamo
solo
sperare
di
edificare
parlamenti
e
governi
che
ci
contentino
o
ci
soddisfacciano
?
Ora
,
questa
rigenerazione
morale
non
possiamo
aspettarla
che
dalla
libertà
politica
.
Chi
crede
che
,
facendo
gettito
della
libertà
,
rimedierebbe
prima
ai
mali
del
paese
,
deve
credere
che
anche
dando
a
tracannare
oppio
a
chi
dorme
,
riuscirebbe
a
svegliarlo
.
Chi
sussurra
questo
consiglio
al
paese
o
a
sé
,
consiglia
a
Esaù
di
vendere
la
sua
primogenitura
.
Se
con
i
parlamenti
l
'
Italia
non
è
riuscita
a
porsi
affatto
in
assetto
,
senza
quelli
non
avrebbe
anche
principiato
a
mettersi
insieme
;
non
sarebbe
stata
neanche
in
grado
di
stare
insieme
sinora
.
Sono
state
le
influenze
onorate
,
vigorose
,
fide
degli
uomini
i
quali
si
sono
raccolti
nel
primo
parlamento
dell
'
Italia
,
quelle
le
quali
hanno
dato
modo
a
un
governo
centrale
,
insolito
e
nuovo
,
e
nei
principi
scarso
di
forza
,
di
stendere
la
sua
azione
,
d
'
imporre
la
volontà
sua
da
un
capo
all
'
altro
d
'
un
paese
diviso
sin
allora
in
sette
Stati
,
discordi
d
'
abitudini
,
di
legislazione
,
di
storia
,
di
sentimenti
,
di
desideri
.
Nessun
'
opera
potrebb
'
essere
compiuta
in
Italia
,
senza
difficoltà
infinite
,
quando
in
un
parlamento
comune
non
vi
fosse
modo
di
temperare
le
voglie
diverse
,
di
moderare
e
conciliare
gl
'
interessi
contraddittori
.
La
libertà
,
quindi
,
che
sola
può
rifondere
il
succhio
della
vita
nelle
nostre
membra
stanche
,
può
anche
sola
compiere
l
'
opera
ch
'
essa
ha
principiato
,
e
tenerla
,
sin
che
dura
,
insieme
.
È
facile
,
quando
si
sentono
i
dolori
d
'
una
situazione
,
immaginarne
un
'
altra
diversa
,
e
fantasticare
che
in
questa
non
si
sentirebbero
.
Ma
è
fallace
illusione
;
fate
che
arrivi
coi
fatti
l
'
altra
situazione
che
oggi
sognate
,
e
ne
proverete
nelle
midolle
gli
aculei
.
Il
pericolo
,
che
un
uso
non
retto
delle
forme
parlamentari
del
governo
ancora
per
un
anno
o
due
creerebbe
,
è
appunto
questo
:
che
nel
paese
si
generi
quell
'
illusione
fallace
,
e
non
si
accorga
di
essere
caduto
d
'
un
errore
in
un
altro
,
se
non
quando
fosse
troppo
tardi
.
Da
quest
'
illusione
spetta
di
scaltrirlo
a
tutti
quelli
i
quali
hanno
col
consiglio
,
colla
penna
,
colla
parola
qualche
influenza
sopra
esso
.
Ma
,
nel
farlo
,
è
utile
persuadersi
,
è
utile
fissarsi
bene
in
mente
,
che
inganna
se
medesimo
chiunque
si
dice
amico
della
libertà
,
e
procura
insieme
di
stornare
i
suffragi
degli
elettori
dall
'
elezione
d
'
un
uomo
provato
d
'
animo
e
di
mente
,
e
di
rivolgerli
,
invece
,
a
quella
d
'
un
misero
e
vizioso
intrigante
,
d
'
un
povero
strumento
logoro
di
partito
,
d
'
uno
spirito
incerto
,
vano
,
flaccido
,
senza
costrutto
.
La
libertà
è
il
principio
d
'
ogni
bene
e
d
'
ogni
vita
:
persino
viziata
,
agitata
,
scarmigliata
,
val
meglio
che
un
dispotismo
tranquillo
;
sono
più
i
semi
che
feconda
essa
col
soffio
,
che
non
quelli
che
il
dispotismo
promette
di
sapere
schiudere
nella
stufa
.
Ma
scapigliata
,
scarmigliata
,
sconclusionata
,
le
masse
non
la
tollerano
,
perché
impazienti
dei
danni
che
intanto
soffrono
.
Ciò
è
necessario
che
ricordino
bene
tutti
coloro
i
quali
desiderano
veramente
che
essa
duri
e
prosperi
;
tutti
coloro
i
quali
,
sapendo
le
prove
ch
'
essa
ha
fatte
in
Grecia
e
in
Roma
,
in
Inghilterra
e
in
America
,
sperano
che
le
rinnovi
tra
noi
.
Tra
pochi
giorni
dovranno
i
circoli
,
i
giornali
proporre
agli
elettori
i
nomi
sui
quali
raccogliere
i
loro
suffragi
.
Quei
nomi
saranno
il
solo
e
il
migliore
indizio
della
saldezza
dei
loro
criteri
,
e
della
verità
dei
loro
affetti
a
quella
libertà
che
Alfieri
invocava
con
quei
ferocissimi
e
santissimi
versi
:
O
Dea
,
tu
figlia
del
valor
,
che
aggiugni
Duo
gran
contrari
,
indipendenza
e
leggi
;
Tu
che
da
'
miei
venti
anni
il
cor
mi
pungi
E
miei
studi
e
mia
vita
arbitra
reggi
:
pur
aggiungendo
che
non
la
riconosceva
in
quella
che
,
camuffata
del
suo
nome
,
vociava
e
si
dimenava
ai
suoi
tempi
,
sulle
rive
della
Senna
:
Licenza
è
questa
;
alla
lasciva
gota
Ben
la
conosco
:
e
d
'
ogni
pudor
priva
Volger
s
'
affretta
la
sua
breve
rota
.
StampaQuotidiana ,
Quest
'
accoppiamento
di
cognomi
parrà
irriverente
a
molti
;
e
l
'
avremmo
cansato
,
se
non
fossimo
sicuri
,
che
a
taluni
di
questi
riuscirà
dispettoso
il
Mazzini
messo
insieme
col
Mastai
,
l
'
avvenire
speranzoso
aggiogato
col
passato
semispento
;
ad
altri
invece
,
sembrerà
appunto
il
contrario
:
intollerabile
il
congiungere
colla
costanza
eterna
della
fede
l
'
illusione
passeggera
della
fantasia
e
della
passioni
.
Pure
,
così
gli
uni
come
gli
altri
possono
fare
questa
considerazione
:
che
v
'
è
al
mondo
persone
le
quali
credono
infallibile
per
l
'
appunto
l
'
opposto
di
ciò
ch
'
essi
credono
tale
e
che
noi
,
quindi
,
i
quali
non
siamo
qui
a
giudicare
chi
dei
due
abbia
ragione
,
tra
perché
non
è
il
nostro
proponimento
,
e
perché
anche
né
dagli
uni
né
dagli
altri
ce
ne
sarebbe
riconosciuta
la
competenza
,
ma
ci
contentiamo
di
rilevare
i
tratti
umani
delle
cose
umane
,
abbiamo
il
diritto
d
'
indicare
le
somiglianze
nella
condotta
di
quelli
che
raccolgono
in
sé
la
suprema
autorità
e
guida
delle
due
avverse
opinioni
.
E
ora
questa
somiglianza
balza
agli
occhi
di
tutti
.
Come
Pio
IX
vuol
rimanere
prigioniero
per
forza
,
così
il
Mazzini
vuol
rimanere
per
forze
esule
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
teme
di
aggiungere
al
tipo
comico
dell
'
ammalato
immaginario
quello
del
prigioniero
,
dell
'
esule
immaginario
.
Il
governo
italiano
è
condannato
a
fare
rispetto
all
'
uno
il
carceriere
,
rispetto
all
'
altro
lo
scacciatore
,
malgrado
suo
.
Né
quegli
,
né
questi
accetta
da
esso
la
libertà
di
cittadino
;
anzi
,
diciamo
meglio
,
Pio
IX
ricusa
persino
la
libertà
di
sovrano
.
Può
parere
alla
prima
che
ci
corra
questo
divario
:
Pio
IX
si
può
dire
spogliato
della
dignità
di
principe
,
che
ha
pur
tenuto
sino
a
ieri
l
'
altro
:
il
che
Mazzini
non
può
pretendere
di
sé
.
Ma
anche
questi
è
stato
presidente
della
Repubblica
romana
;
e
d
'
altra
parte
,
il
dispetto
dell
'
esser
scaduto
testé
da
un
altissimo
grado
non
è
minore
di
quello
di
non
averlo
mai
potuto
raggiungere
;
e
Pio
IX
resta
pontefice
della
cattolicità
,
mentre
il
Mazzini
non
è
anche
riuscito
a
essere
né
principe
,
né
pontefice
della
Repubblica
universale
.
Nella
verità
,
è
lo
stesso
criterio
che
inspira
la
lor
condotta
,
anzi
la
costringe
a
essere
quale
è
.
Le
potenze
,
ch
'
essi
devono
mantenere
o
fondare
,
sono
tali
che
tutta
la
forza
ne
consiste
nella
impressione
fatta
da
talune
idee
e
sentimenti
sulle
coscienze
.
Sfumano
affatto
,
se
quelli
che
n
'
hanno
la
principale
rappresentanza
,
paiono
patteggiare
con
i
rappresentanti
delle
idee
e
dei
sentimenti
opposti
.
Sfumano
tanto
più
quanto
più
si
chiede
loro
di
scendere
a
patti
,
mentre
appaiono
fiaccati
e
deboli
.
I
pontefici
,
quando
nessuno
dubitava
della
legittimità
del
lor
principato
,
hanno
potuto
cedere
ai
re
e
agli
imperatori
cristiani
l
'
esercizio
di
taluni
dei
diritti
appartenenti
alla
Chiesa
;
ma
Pio
IX
,
cacciato
di
Roma
e
chiuso
in
Vaticano
,
non
può
o
non
crede
di
potere
,
più
che
potesse
o
volesse
Gregorio
VII
esule
.
Il
Mazzini
,
da
parte
sua
,
sente
che
,
messo
in
carcere
da
uno
sbirro
mentre
andava
cospirando
di
città
in
città
,
rovinerebbe
il
suo
credito
affatto
,
se
paresse
contento
di
essere
liberato
di
carcere
e
vivesse
,
come
ogni
altro
cittadino
,
tra
noi
,
pur
lavorando
per
promuovere
le
idee
sue
,
sotto
la
protezione
delle
leggi
e
del
re
.
Per
non
morir
affatto
gli
bisogna
o
star
lontano
e
parere
minaccioso
,
oppure
venire
,
sì
,
al
di
qua
delle
Alpi
,
ma
camuffato
da
operaio
o
altrimenti
,
con
finta
barba
,
e
con
falsi
mostacci
,
così
da
non
essere
riconosciuto
e
da
potere
dare
qualche
verosimile
pretesto
alla
polizia
,
che
ne
segue
i
passi
,
di
non
mettergli
sino
dal
primo
le
mani
addosso
.
Non
è
possibile
mantenere
ad
altro
patto
l
'
ardore
nelle
loro
reciproche
chiese
.
L
'
apparenza
d
'
un
'
umile
ragionevolezza
li
spegnerebbe
affatto
.
Ed
è
disperato
,
parrebbe
il
disputare
così
coll
'
uno
come
coll
'
altro
,
e
l
'
opporsi
ad
argomenti
adatti
a
sviarli
dal
loro
proponimento
.
A
Pio
IX
,
di
certo
,
non
è
rincresciuto
se
non
il
dover
pure
rimanere
in
Roma
,
il
che
potrebbe
farlo
credere
meno
ostinato
e
tenace
di
quello
che
è
davvero
;
il
Mazzini
,
certo
,
non
s
'
addolora
,
se
non
d
'
aver
pure
dovuto
traversare
l
'
Italia
prima
di
ripassare
le
Alpi
,
senza
che
nessuno
gli
desse
noia
,
o
s
'
accorgesse
,
non
che
d
'
altro
di
lui
.
La
persecuzione
è
uno
dei
principali
elementi
di
rigoglio
e
di
vita
così
per
l
'
una
come
per
l
'
altra
fede
.
E
invero
,
per
la
fede
di
noi
liberali
,
gente
a
modo
discreta
,
fredda
,
mediocre
,
se
si
vuole
,
la
vita
è
tutt
'
altro
.
Noi
proponiamo
ad
amendue
di
tenere
il
presente
nelle
lor
mani
od
occupar
l
'
avvenire
,
se
possono
,
con
tutti
i
mezzi
che
ci
paiono
soli
leciti
al
propagamento
delle
opinioni
e
delle
persuasioni
di
qualunque
natura
siano
;
ma
non
con
altri
.
Ecco
la
società
,
diciamo
loro
,
davanti
a
voi
;
non
vi
permettiamo
né
di
martoriarla
perché
crede
a
un
modo
,
né
di
mandarla
sossopra
perché
crede
a
un
altro
;
ma
scrivete
,
parlate
,
ragionate
,
associatevi
pure
,
ordinatevi
,
predicate
dai
pulpiti
o
sermonate
dalle
tribune
;
insomma
,
convincete
,
se
vi
riesce
,
mantenete
le
convinzioni
vecchie
o
insinuatene
di
nuove
;
questo
non
vi
vogliamo
,
né
possiamo
impedire
,
e
ci
limitiamo
a
mantenervi
tutti
tranquilli
nel
giro
dei
vostri
diritti
e
doveri
insino
a
che
la
lotta
dura
,
e
durerà
,
per
fortuna
dell
'
uomo
,
sempre
,
poiché
senza
di
essa
egli
marcirebbe
e
vi
prenderemo
,
secondo
il
nostro
giudizio
,
parte
anche
noi
.
Ci
sono
tra
noi
anche
molti
cattolici
e
cristiani
,
molti
i
quali
fermamente
credono
che
la
parola
di
Cristo
sia
stata
e
sia
parola
di
verità
e
di
vita
,
e
la
Chiesa
cattolica
la
conservi
più
sana
e
intatta
d
'
ogni
altra
;
ma
questi
cattolici
,
che
stanno
con
noi
,
credono
che
appunto
la
lor
fede
non
riprenderà
tutto
l
'
antico
suo
spirito
,
tutta
la
sua
antica
forza
di
restaurare
e
di
rinnovare
l
'
uomo
,
se
non
quando
il
sacerdote
,
che
ne
è
l
'
interprete
,
ritorni
a
fidare
,
come
una
volta
,
solo
sulla
virtù
e
sulla
sua
dottrina
.
E
così
vi
possono
essere
tra
noi
liberali
molti
,
i
quali
o
non
credono
che
la
monarchia
costituzionale
sia
l
'
ultima
parola
delle
società
politiche
,
o
non
si
sgomentano
per
ciò
solo
che
il
Capo
dello
Stato
deva
essere
eletto
a
suffragio
di
popolo
,
anziché
ereditario
;
ma
ritengono
altresì
che
nei
popoli
,
i
quali
si
vogliono
ordinare
a
repubblica
,
si
devono
formare
prima
,
o
esistere
,
taluni
sentimenti
e
condizioni
morali
e
sociali
.
A
nessuno
è
vietato
di
procurare
di
formarli
in
Italia
,
di
prepararli
via
via
;
ma
a
chi
può
essere
lecito
l
'
immaginare
che
ci
sono
,
e
con
questa
immaginazione
mandarci
tutti
all
'
aria
,
come
se
ci
fossero
?
Al
Mazzini
non
è
possibile
consigliare
nulla
,
né
mette
conto
;
a
Pio
IX
neanche
,
perché
non
sentirebbe
.
Ma
al
capo
della
cattolicità
giova
dire
quello
che
all
'
altro
sarebbe
soverchio
l
'
inculcare
.
È
impossibile
difatti
,
ch
'
egli
scordi
o
trascuri
ciò
che
la
fede
,
di
cui
egli
è
dottore
vivo
,
promette
all
'
uomo
;
ciò
di
cui
anzi
essa
afferma
di
essere
sola
lo
strumento
indispensabile
.
Ebbene
,
se
questa
dottrina
è
vera
e
al
pontefice
non
può
parere
altrimenti
che
tale
,
quale
enorme
responsabilità
è
la
sua
,
se
ne
lascia
cadere
in
maggiore
disordine
nella
sua
patria
stessa
il
governo
e
la
regola
e
la
credenza
?
Se
,
nel
contrasto
,
lascia
che
se
ne
spezzino
le
fibre
e
i
nerbi
?
Se
l
'
uccide
colle
sue
mani
stesse
nel
cuore
di
molti
,
i
quali
sentono
pure
il
bisogno
di
non
negare
da
una
parte
ciò
che
la
ragione
dice
loro
legittimo
,
e
non
negare
dall
'
altra
ciò
che
la
coscienza
grida
loro
essere
santo
?
La
cattolicità
non
può
essere
retta
al
modo
che
si
farebbe
d
'
una
setta
.
O
il
papa
è
cattolico
e
crede
,
e
bisogna
che
la
regga
nel
modo
che
i
tempi
vogliono
e
le
condizioni
presenti
delle
società
civili
consentono
;
o
se
persiste
nell
'
ostinazione
sua
,
vuol
dire
,
che
nel
principio
cattolico
ogni
vigore
morale
si
è
estinto
,
e
,
nel
capo
della
Chiesa
,
il
principe
durato
troppo
tempo
ha
spento
il
pontefice
.
StampaQuotidiana ,
Signore
e
signori
,
I
maestri
elementari
della
provincia
di
Treviso
mi
hanno
chiesto
s
'
io
volessi
fare
una
conferenza
davanti
a
tanta
eletta
cittadinanza
,
e
a
essi
io
non
poteva
dire
di
no
.
Da
lungo
tempo
ho
in
grandissimo
affetto
questa
classe
di
persone
così
utile
allo
Stato
,
alle
provincie
,
ai
comuni
,
e
a
cui
Stato
,
provincie
e
comuni
danno
retribuzione
così
inferiore
a
quella
che
meriterebbe
per
il
beneficio
prestato
e
che
sempre
si
domanda
da
essa
.
Ma
,
se
la
mia
parola
riuscirà
meno
gradita
di
quanto
desidero
,
ne
darete
colpa
non
ai
maestri
elementari
che
me
l
'
hanno
chiesta
,
bensì
a
me
pel
soggetto
che
ho
scelto
,
come
quello
su
cui
più
si
fermò
la
mia
mente
.
Ché
se
il
soggetto
è
facile
a
concepire
,
è
pur
difficile
a
esser
trattato
,
e
se
sarebbe
facile
ad
altri
il
discorrerne
e
provocare
la
vostra
approvazione
,
potrà
forse
esser
difficile
a
me
.
So
come
alcuni
fanno
a
carezzare
le
umane
passioni
e
a
secondare
i
comuni
pregiudizi
;
quanto
a
me
mi
rivolgo
alla
vostra
ragione
,
e
desidero
che
una
parola
calma
,
tranquilla
e
serena
scenda
nella
vostra
coscienza
;
e
se
in
essa
troverà
una
approvazione
,
io
sarò
abbastanza
contento
.
In
queste
parole
:
religione
,
clericalismo
e
scuole
,
sono
compresi
taluni
dei
maggiori
interessi
della
umana
società
,
e
io
cercherò
di
controbilanciare
il
torto
e
il
diritto
di
ognuno
,
per
poi
misurare
l
'
influenza
di
quella
delle
tre
parole
che
ci
indica
il
bene
e
di
quella
che
ci
indica
il
male
.
Per
misurare
però
quale
sia
l
'
influenza
delle
scuole
e
della
religione
da
una
parte
,
e
del
clericalismo
dall
'
altra
,
bisognerà
,
o
signori
,
che
abbiate
l
'
animo
calmo
come
l
'
ho
io
,
e
che
nel
sentirmi
vi
preoccupiate
,
come
me
,
d
'
esser
chiari
,
precisi
,
giusti
e
soprattutto
sinceri
.
La
maggior
parte
di
coloro
che
discorrono
di
religione
e
di
clericalismo
non
sono
,
a
mio
parere
,
sinceri
.
Alcuni
sono
pieni
di
furore
contro
il
clericalismo
,
e
hanno
ragione
;
ma
il
loro
furore
va
più
in
là
e
offende
la
religione
medesima
.
E
d
'
altra
parte
,
se
i
loro
avversari
gridano
:
«
Religione
!
Religione
!
Dio
!
Dio
!
»
,
in
fondo
del
loro
cuore
tutto
questo
non
c
'
è
.
Non
è
già
per
amor
di
religione
che
parlano
,
non
è
per
Dio
che
si
agitano
,
ma
per
loro
stessi
,
per
le
loro
passioni
mondane
,
pel
desiderio
sfrenato
che
hanno
di
dominare
e
di
farsi
avanti
.
Sono
quindi
due
insincerità
che
si
armano
,
e
furiose
combattono
l
'
una
contro
l
'
altra
,
pur
avendo
ciascuna
delle
due
parti
gran
bisogno
dell
'
altra
.
Ora
noi
dobbiamo
distinguere
la
religione
dal
clericalismo
,
e
dire
apertamente
ciò
che
di
ognuno
si
pensa
.
Religione
e
clericalismo
son
due
cose
ben
differenti
:
non
diverse
,
ma
opposte
.
Il
sentimento
religioso
nasce
con
l
'
uomo
al
primo
urto
che
sente
dalla
natura
in
cui
vive
,
di
questa
natura
della
quale
non
sa
donde
sia
caduta
,
né
dove
vada
.
Il
sentimento
religioso
è
tale
da
unire
l
'
animo
suo
con
tutto
ciò
che
lo
circonda
;
è
un
sentimento
molto
intimo
che
mette
l
'
uomo
in
relazione
con
quello
che
è
sopra
di
lui
,
come
della
stessa
natura
.
E
l
'
uomo
viene
in
grado
di
trovare
una
risposta
alle
terribili
domande
,
alle
quali
ogni
scienza
è
impotente
,
e
delle
quali
oggi
dice
di
non
volersi
curare
,
ma
domani
cercherà
di
rispondervi
.
Col
sentimento
veramente
religioso
l
'
uomo
frena
la
sua
fantasia
che
gli
chiede
:
«
d
'
onde
tu
vieni
?
dove
tu
vai
?
»
;
ed
è
nostra
sventura
aver
sempre
queste
domande
dinanzi
!
E
non
v
'
illudete
,
o
signori
;
questo
sentimento
religioso
assume
necessariamente
forma
di
culto
;
poiché
una
volta
che
l
'
uomo
abbia
concepito
qualche
cosa
al
di
sopra
di
lui
,
è
naturale
egli
domandi
a
se
stesso
come
questo
qualche
cosa
,
che
chiama
Dio
,
debba
o
possa
essere
propiziabile
.
Ed
è
così
,
che
tra
lui
e
questo
Dio
sorge
il
sacerdote
.
Che
cosa
è
il
sacerdote
?
È
l
'
interprete
dell
'
uomo
a
Dio
,
di
Dio
all
'
uomo
;
ma
questo
sacerdote
che
viene
nell
'
umana
società
per
mettere
in
relazione
l
'
uomo
con
Dio
,
corrompe
presto
l
'
ufficio
suo
,
e
,
preso
un
altissimo
posto
nella
umana
coscienza
,
se
n
'
avvantaggia
naturalmente
.
I
sacerdoti
formano
una
classe
,
una
casta
,
portata
alla
ricerca
di
dominio
e
onori
.
Il
sentimento
è
affatto
diverso
da
quello
che
doveva
essere
;
non
ha
più
per
oggetto
Iddio
,
non
la
mediazione
fra
l
'
uomo
e
l
'
idealità
pura
,
ma
il
proprio
interesse
,
la
propria
ambizione
.
Questa
la
corruttela
del
sacerdozio
.
Or
bene
,
o
signori
,
come
quel
primo
sentimento
si
dice
religione
,
questo
secondo
,
con
nome
moderno
,
che
corrisponde
però
a
una
cosa
antica
,
si
dice
clericalismo
.
La
religione
o
il
sentimento
religioso
è
,
come
abbiamo
visto
,
la
relazione
fra
uomo
e
Dio
;
il
clericalismo
surroga
alla
relazione
dell
'
uomo
con
Dio
l
'
interesse
proprio
del
sacerdote
.
E
che
cosa
dobbiamo
fare
?
Questa
è
una
perversione
del
retto
principio
,
è
una
corruttela
.
Come
correggerla
,
come
impedirla
?
Vi
sono
parecchi
i
quali
non
sono
sinceri
,
e
che
gridano
ad
alta
voce
contro
questi
clericali
.
Io
,
per
conto
mio
,
li
lascio
vivere
,
come
lascio
vivere
tutti
;
ma
esamino
loro
come
esamino
tutti
.
Culto
e
Dio
sono
troppo
connessi
fra
loro
perché
si
possano
dividere
e
far
sì
che
uno
venga
scacciato
e
l
'
altro
resti
.
Basta
osservare
che
tutte
le
speculazioni
moderne
,
tutte
le
dottrine
scientifiche
o
filosofiche
,
che
vogliono
acquistare
una
efficacia
pratica
,
hanno
bisogno
d
'
un
culto
.
Il
mio
amico
Coppino
,
ministro
della
pubblica
istruzione
,
nel
suo
discorso
ad
Alba
ha
detto
che
nell
'
avvenire
la
religione
professata
da
tutti
sarà
la
«
religione
del
dovere
»
.
È
una
frase
,
per
quanto
bella
,
e
gli
uomini
di
Stato
più
degli
altri
dovrebbero
guardarsi
dalle
frasi
.
Il
dovere
sarà
la
religione
di
pochi
,
e
anche
in
quei
pochi
questo
dovere
sarà
come
una
voce
che
parlerà
fuori
di
loro
.
Dio
non
si
caccia
dal
mondo
,
no
.
Dio
non
si
caccia
dall
'
umana
coscienza
,
perché
è
quello
che
vi
ha
di
più
profondo
nella
coscienza
stessa
.
Egli
fu
concepito
da
tutti
e
in
tutti
i
popoli
come
un
grande
ideale
di
bontà
,
di
virtù
e
d
'
amore
.
Perché
,
volendo
pensare
che
cosa
dia
la
somma
di
ogni
passione
,
pensiamo
subito
a
Dio
;
perché
questo
Dio
è
l
'
archeo
,
è
il
centro
di
ogni
idealità
umana
,
e
l
'
uomo
lo
pone
dinanzi
a
sé
come
la
meta
sua
naturale
più
elevata
.
Questo
è
Dio
,
ed
esso
si
alza
nella
vostra
coscienza
e
vi
segna
la
via
.
E
se
voi
poteste
cacciare
dalla
umana
società
questo
Dio
,
che
vi
segue
dovunque
,
un
immenso
buio
vi
avvolgerebbe
,
e
invano
cerchereste
di
uscirne
,
in
cerca
di
luce
.
E
sapete
ora
voi
quali
sono
i
nemici
principali
di
questo
Dio
che
vi
riscalda
il
cuore
e
costante
brilla
nel
vostro
pensiero
?
I
clericali
,
sì
,
quei
clericali
di
cui
ho
parlato
poc
'
anzi
;
quei
clericali
che
non
vogliono
Dio
avanti
e
sopra
di
loro
perché
vogliono
un
Dio
,
che
anziché
essere
la
loro
guida
,
sia
mancipio
loro
;
non
che
li
ispiri
ad
amore
del
bello
e
del
buono
,
ma
che
conservi
la
loro
prosperità
mondana
alla
quale
,
per
ogni
via
,
sono
arrivati
.
Eppure
atei
e
cristiani
,
clericali
e
miscredenti
vanno
a
braccetto
:
e
per
quanto
possano
parere
nemici
nei
giornali
e
nei
comizi
,
sono
amici
,
e
gli
uni
operano
gli
stessi
effetti
degli
altri
,
quantunque
siano
opposte
le
mire
.
Il
clericalismo
è
la
negazione
di
Dio
,
è
l
'
abbassamento
di
tutte
le
idealità
che
l
'
umana
coscienza
ha
concepito
in
Dio
.
E
noi
dobbiamo
combatterlo
,
ma
combatterlo
come
pratica
una
società
civile
.
Noi
in
Italia
abbiamo
poi
una
ragione
speciale
che
ne
consiglia
la
lotta
,
ed
è
la
sua
ambiziosa
voglia
di
riacquisto
del
potere
temporale
del
papa
che
il
clericale
non
potrebbe
restaurare
senza
rovina
del
pontefice
stesso
,
che
non
sarebbe
in
grado
di
tener
Roma
neppure
una
settimana
.
E
noi
dobbiamo
combatterlo
perché
questa
Italia
,
come
l
'
abbiamo
fatta
,
una
sul
durevole
fondamento
della
monarchia
,
è
veramente
intangibile
.
Se
però
dobbiamo
distruggere
questo
nemico
,
non
ce
lo
facciamo
in
fantasia
più
grosso
di
quello
che
è
.
Non
facciamolo
più
numeroso
di
quanto
esso
veramente
sia
.
E
ora
,
conosciuti
gli
errori
degli
altri
,
veniamo
a
notarne
anche
qualcheduno
dei
nostri
.
Già
,
se
udite
che
intorno
a
voi
si
levi
il
grido
contro
il
clericale
,
non
dovete
poi
credere
,
come
potrebbe
parere
,
che
ogni
religioso
sia
clericale
,
che
sia
clericale
ogni
prete
.
Una
buona
parte
dei
preti
deplora
il
moderno
indirizzo
della
curia
romana
,
l
'
indirizzo
da
essa
dato
al
clero
minore
;
e
quelli
son
sacerdoti
pii
,
pieni
di
sentimento
veramente
religioso
,
che
vedono
la
corruttela
di
cui
la
curia
romana
sempre
più
si
ricopre
.
Questi
buoni
preti
vedono
fuorviato
l
'
indirizzo
dei
loro
colleghi
,
ma
non
osano
parlare
o
parlano
sottovoce
,
e
non
osano
gridare
per
fermare
questa
fiumana
che
minaccia
di
sommergere
tutto
quello
che
in
più
anni
sono
giunti
a
raccogliere
.
Ma
perché
non
si
adoprano
a
fermarla
?
Perché
non
sono
ancora
riesciti
a
produrre
un
effetto
utile
?
Perché
sono
soli
.
Ogni
qualvolta
pare
debba
aversi
uno
dei
tali
effetti
,
è
allora
che
il
sentimento
religioso
vacilla
.
E
intanto
noi
non
ci
risolviamo
né
ad
apprezzare
né
a
disprezzare
cotali
loro
sentimenti
.
Questa
la
cagione
per
la
quale
i
sacerdoti
hanno
perduto
e
sempre
più
si
allontanano
dall
'
ufficio
loro
.
Questi
messaggeri
di
Dio
conoscono
tutti
il
danno
del
moderno
indirizzo
,
e
pur
lasciano
che
si
confonda
religione
e
clericalismo
.
E
difetto
della
politica
nostra
se
in
essi
non
troviamo
uno
strumento
d
'
aiuto
contro
il
clericalismo
prevalente
nella
maggior
parte
del
clero
e
della
curia
romana
.
Non
perciò
dobbiamo
scoraggiarci
.
La
Chiesa
è
oggi
tutta
nelle
mani
del
pontefice
come
mai
.
Dirò
come
disse
un
vescovo
:
i
parroci
sono
soldati
dei
vescovi
;
i
vescovi
del
sommo
pontefice
.
Tale
organizzazione
della
Chiesa
non
risponde
in
origine
a
nessun
testo
del
Vangelo
,
e
a
capo
di
essa
sta
il
primo
sacerdote
del
mondo
,
che
vuol
essere
il
più
ostinato
clericale
del
mondo
.
Ebbene
,
vedete
,
in
questo
momento
il
nostro
paese
è
contristato
da
un
'
aspra
battaglia
contro
questo
clero
viziato
.
Voi
ne
avete
visto
i
motivi
e
i
primi
scontri
.
Leone
XIII
del
quale
io
parlo
sempre
con
grande
rispetto
ha
pubblicato
un
Breve
a
favore
dei
gesuiti
,
e
il
ministro
guardasigilli
del
quale
io
parlo
sempre
con
grande
libertà
ha
subito
cominciato
a
reagire
,
con
un
gesto
discutibile
,
a
cacciare
tre
o
quattro
monache
dal
convento
della
Sapienza
.
Però
mentre
vediamo
costrette
queste
quattro
monache
a
uscire
dal
loro
convento
,
vediamo
pure
che
al
tempo
stesso
si
fanno
monache
una
ventina
di
giovani
.
Il
ministro
non
ha
autorità
,
né
la
pretende
,
di
impedire
che
giovani
donne
pronuncino
voti
,
e
la
monacazione
in
questo
tempo
di
discordia
è
divenuta
più
grande
di
quanto
fosse
in
addietro
.
Il
ministro
non
ha
con
questo
suo
atto
violata
la
legge
:
egli
invece
più
rigorosamente
l
'
ha
eseguita
,
ma
in
maniera
diversa
di
quanto
ha
fatto
finora
e
troppo
mettendo
il
paese
a
rumore
.
Perché
voi
sapete
che
il
ministro
guardasigilli
ha
un
grande
difetto
.
Egli
non
fa
nulla
senza
trombetta
:
non
sospende
un
pretore
per
una
giornata
senza
avvisarne
tutti
,
o
taluni
almeno
dei
giornali
d
'
Italia
.
Codesta
sua
ultima
azione
è
contraria
a
quella
che
deve
compiere
un
governo
il
quale
voglia
eseguire
la
legge
in
modo
che
dall
'
esecuzione
di
essa
si
possano
ritrarre
i
maggiori
benefizi
che
la
legge
stessa
promette
.
Aggiungiamo
una
osservazione
.
Leone
XIII
e
il
ministro
,
negli
atti
che
ho
ricordato
,
hanno
commesso
il
medesimo
errore
:
quello
di
non
considerare
che
gli
altri
nei
loro
atti
non
guardano
soltanto
quello
che
sono
,
ma
anche
quello
che
sembrano
alla
società
.
Per
non
aver
fatto
ciò
,
ministro
e
pontefice
han
provocato
un
movimento
che
in
un
paese
più
ardente
del
nostro
avrebbe
provocato
conseguenze
,
l
'
estensione
delle
quali
non
sarebbe
possibile
misurare
.
In
un
paese
invece
calmo
come
il
nostro
,
dopo
un
certo
spazio
di
tempo
passerà
tutto
senza
lasciare
traccia
di
sé
,
e
poiché
il
fumo
è
molto
maggiore
della
vampa
,
fra
qualche
giorno
nessuno
ci
penserà
più
.
Ma
le
menti
restano
così
piene
di
confusione
,
e
se
ne
ricava
un
'
impressione
capace
di
promuovere
i
malumori
più
grandi
.
Al
paese
importa
molto
la
battaglia
contro
il
clericalismo
,
ma
l
'
impressione
e
il
moto
troppo
vivi
finiscono
in
nulla
,
come
una
bolla
di
sapone
che
per
un
momento
abbia
brillato
di
vivi
colori
.
Così
non
si
combatte
il
clero
,
a
punti
di
spilla
,
a
dispetti
,
a
piccoli
sdegni
,
che
offendono
non
solo
il
nemico
che
si
dice
di
voler
combattere
,
ma
,
come
ho
detto
,
anche
la
religione
.
Con
queste
piccole
vessazioni
il
clericalismo
si
rinforza
,
perché
questi
atti
,
per
quanto
legali
,
alla
maggior
parte
dei
cittadini
ripugnano
.
Questi
atti
non
fanno
che
generare
risentimenti
,
discreditare
e
togliere
la
fiducia
a
coloro
che
vorrebbero
operar
pel
bene
.
Noi
dobbiamo
convincerci
che
questa
lotta
furiosa
produce
l
'
effetto
opposto
di
quello
che
si
desidera
.
Parecchi
confondono
la
maniera
di
combattere
il
clericalismo
in
un
paese
dispotico
con
quella
buona
in
un
paese
libero
:
la
maniera
propria
d
'
un
paese
in
cui
ognuno
può
parlare
e
fare
a
sua
posta
,
con
quella
delle
società
dove
il
cittadino
deve
trattenere
persino
l
'
espressione
del
proprio
dolore
.
Il
clero
non
si
combatte
con
questi
piccoli
sfoghi
e
io
sono
persuaso
che
l
'
unico
mezzo
per
ottenere
qualcosa
sia
un
'
azione
costante
e
seria
da
parte
dello
Stato
,
a
cui
spetta
però
segnare
il
limite
della
propria
azione
e
le
relazioni
di
esso
con
tutti
gli
altri
organismi
che
vivono
intorno
e
dentro
di
lui
.
Bisogna
che
questa
azione
del
governo
sia
coerente
e
ferma
.
Il
che
però
non
è
facile
in
un
governo
come
il
nostro
troppo
in
balia
dei
partiti
;
bisogna
che
l
'
azione
non
sia
diretta
così
da
produrre
uno
o
l
'
altro
dolore
,
ma
con
perfetta
chiarezza
di
idee
e
senza
inimicizie
verso
tutto
quello
che
nella
Chiesa
vi
può
essere
di
utile
.
Questa
la
forma
teorica
dell
'
azione
dello
Stato
.
Ne
potrei
anche
più
determinare
i
confini
,
ma
sarebbe
troppo
lungo
discorso
:
potrei
segnare
l
'
orbita
di
tutti
questi
organismi
che
riguardano
lo
Stato
e
la
Chiesa
;
ma
qui
mi
ricordo
della
terza
parola
del
tema
che
impresi
a
trattare
,
e
mi
limito
dunque
a
dirvi
l
'
azione
tra
Stato
e
Chiesa
rispetto
alle
scuole
.
La
Chiesa
pretende
di
poter
insegnare
da
sola
,
e
questo
diritto
lo
deriva
da
talune
parole
di
Cristo
.
Ma
se
Cristo
ha
dato
a
essa
l
'
autorità
d
'
insegnare
,
è
chiaro
che
intendeva
alludere
alle
dottrine
che
meglio
fossero
adeguate
a
quelle
che
insegnava
lui
.
D
'
altra
parte
,
quelle
alte
parole
io
le
venero
,
ma
non
credo
che
esse
mi
vietino
di
esaminar
le
moderne
dottrine
religiose
che
non
sono
in
tutto
e
per
tutto
quelle
di
Cristo
.
Così
noi
non
possiamo
in
nessuna
guisa
consentire
che
la
Chiesa
abbia
veramente
diritto
d
'
insegnare
più
che
non
l
'
abbia
lo
Stato
.
Il
quale
,
come
tutore
di
quelli
infiniti
organismi
che
si
muovono
dentro
di
lui
,
ha
anche
il
diritto
di
invigilare
sul
modo
col
quale
da
altri
s
'
insegna
.
Perciò
l
'
autorità
dello
Stato
riguardo
all
'
insegnamento
comprende
tre
grandi
funzioni
:
autorizzare
all
'
insegnamento
quelli
che
abbiano
voglia
di
farlo
,
vigilare
mentre
s
'
insegna
,
accertare
i
frutti
dell
'
insegnamento
dato
dagli
altri
.
Lo
Stato
italiano
non
ha
pur
troppo
un
organismo
capace
di
esercitare
queste
tre
funzioni
,
rispetto
alle
quali
esso
è
ancora
molto
imperfetto
e
deficiente
.
Esso
non
ha
provveduto
in
modo
sicuro
e
sincero
perché
l
'
autorizzazione
sia
data
in
maniera
che
ognuno
che
insegna
dia
garanzia
morale
e
materiale
.
Circa
all
'
invigilare
mentre
s
'
insegna
,
noi
vediamo
come
manchi
tuttora
una
organizzazione
adatta
all
'
uopo
.
Quanto
poi
all
'
accertare
i
frutti
dell
'
insegnamento
possiamo
dire
che
i
mezzi
dei
quali
lo
Stato
si
serve
non
sono
atti
.
Gli
esami
,
ad
esempio
,
non
sono
che
un
vaglio
,
alla
prima
mossa
del
quale
gli
asini
non
passano
,
ma
alla
seconda
passano
tutti
!
Lo
Stato
non
esercita
rispetto
alle
scuole
ecclesiastiche
quel
diritto
che
dovrebbe
,
e
avrebbe
più
d
'
un
valido
motivo
per
intromettersi
nell
'
educazione
delle
scuole
private
e
clericali
del
Regno
.
Lo
Stato
è
obbligato
d
'
insegnar
molto
,
d
'
istruire
,
di
educare
,
eppure
nelle
scuole
dello
Stato
s
'
istruisce
poco
e
si
educa
punto
.
È
assolutamente
necessario
che
esso
riordini
le
sue
scuole
in
una
scuola
elementare
in
cui
non
si
tenga
conto
delle
classi
che
le
stanno
d
'
attorno
;
in
una
scuola
tecnica
che
abbia
,
come
non
ha
ora
,
un
fine
immediato
;
in
un
istituto
tecnico
che
non
dia
ai
frequentatori
di
certe
sezioni
troppe
ore
di
studio
e
a
quelli
delle
altre
troppe
poche
.
Lo
Stato
ha
bisogno
di
riordinare
il
liceo
,
dove
si
dovrebbe
insegnare
a
leggere
l
'
italiano
,
a
scrivere
il
latino
e
a
compitare
il
greco
,
e
dove
invece
si
fa
poco
di
tutto
questo
e
quel
poco
anche
male
.
È
chiaro
che
l
'
impressione
che
lo
Stato
quale
educatore
esercita
nei
padri
di
famiglia
è
la
ragione
diretta
del
seguito
che
hanno
i
maestri
nelle
scuole
clericali
.
Una
delle
principali
ragioni
che
spingono
a
far
disertare
le
scuole
laiche
,
è
certamente
il
cattivo
concetto
che
essi
si
sono
fatti
dell
'
educazione
che
lo
Stato
stesso
impartisce
.
I
padri
di
famiglia
vogliono
che
i
figlioli
ritornino
presso
di
loro
elemento
di
concordia
e
di
pace
;
vogliono
che
nell
'
animo
dei
loro
figlioli
siano
introdotti
sentimenti
che
non
siano
per
nulla
contrari
ai
sentimenti
loro
.
E
l
'
erroneo
indirizzo
delle
nostre
scuole
induce
con
quasi
pieno
convincimento
ad
abbandonarle
per
quelle
clericali
.
È
una
prova
che
l
'
istruzione
nelle
scuole
laiche
non
procede
quale
dovrebbe
,
la
vediamo
nel
fatto
che
taluni
istituti
di
educazione
si
sono
appropriati
la
disciplina
militare
,
che
ha
già
dato
buoni
risultati
.
L
'
esperienza
di
qualche
anno
ha
dimostrato
che
questa
disciplina
produce
in
poco
tempo
gli
stessi
effetti
utili
che
produce
nei
giovani
il
servizio
militare
.
Lasciando
all
'
avvenire
di
risolvere
pienamente
questa
questione
,
l
'
attuale
ministro
della
pubblica
istruzione
ha
visto
e
sentito
intanto
i
difetti
dei
suoi
convitti
;
ed
era
naturale
dovessero
sentirli
e
vederli
anche
i
padri
di
famiglia
.
E
qui
si
presenta
un
altro
mezzo
per
combattere
il
clericalismo
:
quello
di
ordinare
le
scuole
in
modo
che
l
'
educazione
sia
proporzionata
alle
diverse
classi
della
società
,
di
ordinarla
in
modo
che
nella
scuola
non
s
'
insegni
religione
,
ma
non
s
'
insegni
l
'
opposto
,
distruggendo
nell
'
animo
dei
giovani
i
sentimenti
appresi
nelle
famiglie
.
E
la
paura
di
ciò
che
distoglie
i
genitori
dal
mandare
i
figlioli
nelle
nostre
scuole
.
Uno
dei
diritti
dello
Stato
è
quello
di
autorizzare
a
insegnar
,
e
per
questo
lo
Stato
ha
bisogno
di
stabilire
le
condizioni
intellettuali
e
morali
che
debbono
richiedersi
negli
aspiranti
all
'
insegnamento
.
Queste
condizioni
sono
definite
dalle
leggi
,
ma
queste
leggi
sono
troppo
deboli
,
troppo
facili
a
frodarsi
.
Da
noi
le
leggi
sono
fatte
così
:
in
un
articolo
d
'
una
di
esse
è
detto
che
per
esser
dottore
bisogna
fare
questo
e
quest
'
altro
,
e
nell
'
articolo
seguente
si
afferma
che
però
si
può
esser
dottore
anche
senza
aver
fatto
questo
e
quest
'
altro
!
Ecco
la
grande
necessità
di
irrigidire
le
condizioni
predette
.
Lasciamo
pure
a
tutti
il
diritto
d
'
insegnare
,
ma
ciò
soltanto
a
comuni
e
rigide
condizioni
.
Noi
vediamo
sempre
esercitato
l
'
insegnamento
da
un
numero
crescente
di
frati
e
di
preti
.
Bene
,
eleviamo
le
condizioni
stesse
:
è
l
'
unico
mezzo
per
frenare
tanta
ambizione
d
'
insegnamento
.
Ma
sovratutto
rendiamole
tali
che
non
ci
sia
il
modo
di
violarle
o
facilmente
potersene
esimere
.
In
questi
dieci
ultimi
anni
in
cui
voi
sentiste
di
essere
governati
tanto
liberamente
,
sono
state
rilasciate
a
frati
e
a
preti
molte
più
autorizzazioni
d
'
insegnamento
che
non
nei
tempi
addietro
,
e
rilasciate
anche
con
molto
minor
rigore
.
E
vi
lagnate
poi
perché
un
numero
troppo
grande
di
ministri
di
Dio
abbia
ottenuto
tale
facoltà
,
e
vi
chiedete
a
chi
ne
spetti
la
colpa
?
Chiedetelo
ai
deputati
che
privatamente
hanno
insistito
in
favore
di
tali
autorizzazioni
!
Chiedetelo
a
quei
ben
noti
deputati
che
,
mentre
combattono
in
piazza
i
clericali
,
affidano
i
figli
loro
ai
preti
perché
li
educhino
.
Chiedetelo
a
questi
ipocriti
peggiori
dei
clericali
stessi
:
a
codesti
autori
di
un
'
ipocrisia
che
uccide
l
'
anima
del
paese
,
che
insegna
a
non
guardarsi
liberamente
in
viso
:
a
questa
ipocrisia
che
dà
al
paese
il
diritto
di
credere
che
tutto
ciò
che
gli
si
dice
in
pubblico
sia
sfacciata
menzogna
.
L
'
oscillazione
con
cui
procede
lo
Stato
rispetto
alla
Chiesa
,
gli
ha
impedito
di
fermare
il
suo
stesso
pensiero
su
troppe
cose
rilevanti
.
E
l
'
oscillazione
da
esso
discende
ai
liberali
che
si
trovano
combattuti
fra
opposte
correnti
:
da
una
parte
codesti
liberali
quantunque
tale
parola
sia
stata
talmente
usurpata
da
non
saper
più
cosa
voglia
dire
sentono
affermare
che
il
culto
e
i
riti
sono
tutte
cose
vane
e
inutili
,
dall
'
altra
invece
l
'
opposto
.
Invece
bisogna
pensare
a
ciò
che
di
bene
e
di
male
fa
il
clero
per
la
natura
stessa
della
sua
organizzazione
,
e
per
la
intima
relazione
ch
'
esso
ha
,
non
solo
con
la
plebe
,
ma
con
la
classe
più
agiata
:
influenza
morale
che
non
risolverà
né
oggi
né
domani
né
mai
in
un
fatto
sensibile
,
in
una
violazione
qualunque
,
ma
si
esercita
su
tutta
la
società
,
e
tutta
la
penetra
.
Allo
Stato
deve
importare
che
questa
influenza
si
eserciti
possibilmente
in
un
modo
piuttosto
che
in
un
altro
;
e
dico
possibilmente
,
perché
anche
i
clericali
debbono
aver
molta
libertà
di
pensare
.
In
queste
condizioni
lo
Stato
deve
trovare
un
rimedio
al
dominio
del
clericalismo
nell
'
insegnamento
filosofico
,
e
far
in
modo
che
la
scienza
umana
aleggi
,
ventili
,
penetri
nell
'
insegnamento
che
tuttora
si
dà
nei
seminari
.
Bisogna
che
anche
ciò
che
si
insegna
in
quei
collegi
risponda
ai
migliori
principi
della
civiltà
e
della
scienza
;
e
cessi
la
rozzezza
d
'
oggi
,
in
cui
la
maggior
parte
dei
preti
non
conosce
,
quand
'
anche
lo
conosca
,
che
il
breviario
.
Insomma
è
importante
per
lo
Stato
che
la
mente
dei
preti
sia
elevata
,
il
più
possibile
.
Lo
Stato
può
far
questo
in
due
modi
.
La
teologia
è
una
scienza
intorno
alla
quale
si
è
creato
una
vera
enciclopedia
di
scienze
cui
spettano
i
problemi
filosofici
più
alti
dello
scibile
umano
.
Ora
,
mentre
queste
scienze
sono
seriamente
studiate
in
Germania
,
in
Inghilterra
,
in
Francia
,
qui
da
noi
invece
sono
quasi
del
tutto
soppresse
.
Bisogna
rialzarle
adunque
,
e
saranno
feconde
di
libertà
anche
nelle
menti
oggi
schiave
.
Bisogna
che
il
prete
sia
istruito
nella
scienza
propria
e
nel
suo
dovere
:
bisogna
che
il
prete
non
possa
chiamarsi
tale
se
non
dopo
esser
passato
attraverso
a
tutto
quello
studio
che
lo
Stato
crede
più
opportuno
per
la
cultura
generale
del
paese
.
Noi
abbiamo
lasciato
troppo
libera
la
Chiesa
non
intervenendo
nel
formare
la
mente
dei
preti
.
Solo
il
sacerdote
arrivato
al
suo
ufficio
attraverso
una
cultura
laica
potrà
concorrere
a
elevare
la
mente
e
il
cuore
delle
plebi
.
Si
combatte
adunque
il
clericalismo
nelle
scuole
rinvigorendo
i
mezzi
d
'
ispezione
;
rinforzando
le
condizioni
alle
quali
devono
sottostare
gl
'
insegnamenti
;
rendendo
le
scuole
dello
Stato
buone
educatrici
,
pur
non
avendo
il
colore
di
religiose
;
ma
lo
si
combatte
sovrattutto
elevando
l
'
istruzione
del
clero
e
sottraendolo
all
'
influenza
esclusiva
della
gerarchia
ecclesiastica
.
Credo
di
avere
brevemente
percorso
il
soggetto
che
mi
ero
proposto
.
Potrei
essermi
fermato
più
a
lungo
su
ciascuno
di
questi
argomenti
,
ma
avrei
abusato
della
vostra
pazienza
,
e
d
'
altronde
ognuno
di
essi
avrebbe
potuto
e
dovuto
esser
tema
di
una
speciale
conferenza
.
Se
la
mia
parola
vi
è
parsa
scevra
di
odio
,
se
ho
misurato
come
meglio
potevo
il
torto
e
la
ragione
da
una
parte
e
dall
'
altra
,
se
non
ho
nascosto
il
danno
che
il
clericalismo
arreca
al
paese
e
non
ho
lodato
i
mezzi
meschini
e
chiassosi
per
combatterlo
,
se
tutto
ciò
ho
fatto
con
qualche
chiarezza
,
sono
abbastanza
soddisfatto
.
E
prima
di
finire
mi
rivolgo
ai
maestri
elementari
,
ai
quali
in
questa
battaglia
contro
il
clericalismo
,
in
questa
lotta
per
elevare
il
livello
morale
e
intellettuale
del
paese
,
spetta
una
delle
parti
principali
.
Coloro
che
continuano
a
ripetere
che
il
maestro
elementare
ha
vinto
la
battaglia
di
Sadowa
sbagliano
di
grosso
.
I
popoli
civili
furono
più
volte
sommersi
dai
barbari
,
tant
'
è
vero
che
i
Greci
leggevano
meglio
dei
Romani
e
giacquero
sconfitti
.
Le
battaglie
sono
in
generale
vinte
dal
genio
e
dalla
forza
.
Non
aspettino
adunque
i
nostri
maestri
tale
gloria
per
loro
,
ma
una
gloria
più
vera
e
sincera
:
quella
d
'
aver
diffuso
nel
popolo
italiano
la
cultura
e
l
'
amore
della
patria
.
Siano
ministri
di
luce
e
di
pace
,
ma
lascino
allo
Stato
la
missione
di
rendere
le
scuole
,
nelle
quali
essi
si
adoperano
,
più
proporzionate
a
produrre
gli
effetti
che
si
desiderano
,
più
ricche
d
'
insegnamento
,
più
pratiche
e
più
vicine
agli
interessi
e
ai
bisogni
delle
classi
che
le
frequentano
.
Domandate
questo
allo
Stato
,
e
aspettate
che
altri
domandi
per
voi
il
miglioramento
della
vostra
condizione
materiale
.
Già
vedete
che
il
ministro
d
'
istruzione
,
sebbene
ancora
imperfettamente
,
qualcosa
ha
fatto
,
poco
certo
,
dacché
lo
stato
vostro
è
ancora
misero
.
La
vostra
classe
manca
ancora
di
quelle
guarentigie
che
vi
abbisognano
per
attendere
tranquillamente
ai
vostri
doveri
.
I
maestri
sono
più
in
rapporto
con
le
classi
infime
che
più
delle
altre
frequentano
le
scuole
elementari
;
quelle
essi
devono
apparecchiare
ai
sentimenti
indispensabili
a
ogni
società
umana
.
Devono
temperar
le
voglie
di
mutar
queste
condizioni
per
vie
e
modi
che
la
storia
antica
e
moderna
ha
dimostrato
incapaci
di
riuscita
.
Devono
persuadersi
che
non
hanno
l
'
obbligo
dallo
Stato
d
'
insegnar
la
religione
,
ma
devono
pure
guardarsi
dall
'
introdurre
nell
'
animo
degli
allievi
una
inclinazione
irreligiosa
,
perché
non
è
stato
mai
detto
che
la
religione
non
raddolcisca
i
dolori
degli
uomini
.
Sia
missione
loro
,
non
insegnando
religione
,
di
lasciar
l
'
animo
degli
umili
aperto
a
quei
sentimenti
che
con
la
religione
s
'
accompagnano
e
valgono
sempre
a
rendere
meno
invidiabile
chi
sta
in
alto
per
le
ineguaglianze
necessarie
della
vita
.
È
questa
l
'
alta
azione
affidata
sovrattutto
al
maestro
,
che
,
dopo
il
parroco
del
paese
,
è
la
persona
più
intimamente
legata
al
popolo
:
aiutandolo
se
liberale
,
correggendolo
se
clericale
.
I
maestri
siano
per
quanto
possono
ministri
di
luce
e
di
pace
:
di
luce
in
un
mondo
che
dà
ancora
generosi
bagliori
,
di
pace
in
un
mondo
tuttora
combattuto
fra
infiniti
contrasti
.