StampaPeriodica ,
Il
panettone
cominciò
a
diffondersi
fuori
di
Milano
dopo
il
1930
,
e
un
'
accorta
campagna
pubblicitaria
lo
lanciò
appunto
in
quegli
anni
,
che
erano
anni
di
autarchia
,
come
«
il
dolce
degli
italiani
»
,
uno
slogan
nazionalistico
a
cui
si
affiancava
l
'
altro
,
misticheggiante
,
del
bianco
natale
,
col
presepe
e
le
pecorelle
.
Motta
riuscì
a
far
questo
.
Riuscì
a
far
credere
agli
italiani
che
il
panettone
fosse
il
loro
dolce
(
tanto
vero
che
potevano
concederselo
solo
una
volta
l
'
anno
,
a
quel
prezzo
)
e
riuscì
anche
a
convincerli
che
esso
faceva
parte
di
una
tradizione
,
che
di
fatto
non
esisteva
.
E
il
panettone
,
un
dolce
inventato
nel
1919
e
lanciato
negli
anni
trenta
,
invase
il
mercato
bruciando
letteralmente
altri
dolci
,
che
avevano
davvero
una
loro
tradizione
:
si
pensi
al
panforte
senese
o
alla
cassata
siciliana
.
Quanto
a
Milano
,
Motta
si
trovava
veramente
di
fronte
a
un
dolce
tradizionale
:
si
parla
,
quanto
alle
origini
del
panettone
,
di
tempi
distanti
almeno
cinque
secoli
.
Solo
che
il
panettone
di
un
tempo
aveva
forma
,
aspetto
e
struttura
assai
umili
e
popolari
:
rotondo
,
ma
basso
e
poco
sfocato
,
pareva
né
più
né
meno
,
una
pagnotta
casalinga
.
Angelo
Motta
era
venuto
a
Milano
negli
anni
precedenti
la
Prima
guerra
mondiale
,
come
garzone
di
fornaio
;
nel
dopoguerra
si
era
già
fatto
un
forno
proprio
;
tutti
i
forni
di
allora
,
sotto
le
feste
di
Natale
,
facevano
il
panettone
,
e
di
solito
lo
regalavano
ai
clienti
più
affezionati
.
Motta
fiutò
le
possibilità
commerciali
di
questo
dolce
,
e
lo
rifece
di
sana
pianta
.
Ne
cambiò
la
forma
:
fece
cuocere
la
pasta
tenendola
stretta
in
una
specie
di
canestro
di
carta
spessa
,
in
modo
che
,
lievitando
si
sviluppasse
in
altezza
e
prendesse
quell
'
aspetto
lussuoso
e
troneggiante
,
che
ha
ancora
oggi
.
Lo
arricchì
di
uvetta
e
di
frammenti
di
candito
:
la
trovata
ebbe
successo
e
Motta
cominciò
ad
aprire
un
negozio
più
grande
,
poi
ad
acquistarne
un
altro
,
poi
un
altro
ancora
.
La
guerra
,
anzi
,
il
dopoguerra
,
gli
aveva
portato
fortuna
,
grazie
anche
alla
sua
innegabile
abilità
di
orientarsi
nella
confusione
del
mercato
nero
.
Intorno
al
'30
era
in
grado
di
affrontare
il
mercato
nazionale
.
Aveva
industrializzato
il
panettone
,
fino
ad
allora
prodotto
solo
artigianalmente
.
Molto
più
recente
è
la
scoperta
,
da
parte
di
Motta
,
di
un
'
altra
«
tradizione
»
italiana
:
quella
della
colomba
pasquale
,
un
prodotto
assai
simile
al
panettone
(
si
tratta
in
entrambi
i
casi
di
pasta
lievitata
)
.
Recentissimi
,
postbellici
,
sono
invece
i
gelati
da
passeggio
e
le
«
caramelle
col
buco
»
,
di
cui
Motta
ha
l
'
esclusiva
per
tutta
l
'
Europa
;
non
è
stato
possibile
inserire
gli
uni
e
le
altre
in
una
qualche
«
tradizione
italiana
»
e
oltretutto
non
sarebbe
nemmeno
stato
troppo
utile
;
in
tempo
di
inondante
americanismo
,
conveniva
meglio
di
parlare
di
ice
cream
e
di
life
savers
.
Motta
,
come
si
è
detto
,
ha
in
mano
il
complesso
più
grande
,
ma
non
ancora
il
monopolio
:
solo
a
Milano
esistono
95
imprese
a
carattere
industriale
,
con
oltre
6000
dipendenti
,
e
alcune
di
esse
hanno
un
peso
non
trascurabile
:
si
pensi
a
Besana
,
a
Frontini
,
a
Zaini
,
alla
Ligure
Lombarda
,
alla
Dulciora
e
soprattutto
ad
Alemagna
.
Alemagna
,
da
buon
secondo
,
ha
sempre
adottato
la
strategia
di
seguire
pedissequamente
Motta
in
ogni
innovazione
:
dopo
Motta
,
e
sul
suo
esempio
,
ha
lanciato
successivamente
il
panettone
,
la
colomba
,
il
gelato
da
passeggio
,
e
la
caramella
,
questa
volta
senza
buco
,
ma
pur
sempre
di
importazione
americana
:
si
chiama
charms
.
Alemagna
ha
in
Milano
cinque
negozi
,
ma
cerca
di
rifarsi
nella
qualità
e
nella
mole
.
Attualmente
,
per
ampliare
il
suo
negozio
in
Galleria
,
ha
comprato
il
Vittorio
Emanuele
,
il
vecchio
bar
degli
sportivi
milanesi
,
pagando
,
a
quanto
si
dice
,
250
milioni
solo
per
la
licenza
di
esercizio
.
Gli
arredamenti
di
Alemagna
passano
,
per
il
pubblico
medio
milanese
,
per
i
più
fastosi
ed
eleganti
,
non
senza
qualche
pretesa
culturale
.
Per
fare
un
esempio
:
ora
che
a
Milano
è
aperta
una
mostra
dell
'
arte
etrusca
,
Alemagna
ha
esposto
,
nelle
sue
vetrine
di
via
Manzoni
,
certe
torte
glassate
con
la
riproduzione
dell
'
Apollo
di
Vejo
e
di
dipinti
tarquinesi
.
Fece
un
certo
rumore
a
Milano
,
l
'
accesa
polemica
,
con
conseguenze
giuridiche
tuttora
in
corso
,
fra
Motta
e
Alemagna
a
proposito
del
premio
Oren
.
Fu
sotto
Natale
:
la
Oren
,
che
è
una
fantomatica
associazione
parigina
o
americana
,
scrisse
prima
a
Motta
e
poi
ad
Alemagna
offrendo
un
premio
mondiale
per
la
migliore
industria
dolciaria
.
Il
premio
consisteva
nell
'
attestato
di
questa
superiorità
assoluta
:
Motta
,
a
quanto
pare
,
fiutò
il
«
bidone
»
e
non
abboccò
;
Alemagna
invece
accettò
il
titolo
mondiale
e
ne
fece
ampio
uso
per
il
lancio
natalizio
.
Motta
allora
denunciò
sulla
stampa
il
fatto
e
citò
la
ditta
rivale
per
concorrenza
sleale
.
Ma
a
ben
guardare
,
se
c
'
è
una
lotta
dei
due
grandi
contro
la
produzione
minore
,
e
specialmente
contro
quella
artigianale
,
che
lentamente
è
costretta
a
vedere
ed
a
partire
,
tranne
che
su
questo
piano
minore
e
con
un
certo
piglio
sportivo
,
sul
piano
del
negozio
più
bello
e
del
titolo
mondiale
(
che
servono
soprattutto
alla
propaganda
)
,
Motta
e
Alemagna
finiscono
in
realtà
per
agire
,
se
non
in
perfetto
accordo
,
almeno
su
linee
parallele
:
non
esistono
per
il
momento
possibilità
di
creare
il
monopolio
assoluto
,
quindi
è
meglio
coesistere
e
tirare
a
campare
.
Basta
guardare
i
prezzi
dei
prodotti
.
È
difficile
calcolare
quali
siano
i
profitti
del
maggiore
complesso
di
produzione
dolciaria
milanese
.
Le
denunce
di
Motta
sono
cresciute
in
questa
misura
,
negli
ultimi
anni
:
22,23
milioni
nel
1949;
30,13
nel
'51;
52,62
nel
'52;
63
nel
'53
.
L
'
ultima
denuncia
recava
per
Motta
112
milioni
di
lire
.
Ma
tutti
sanno
che
cos
'
è
in
italiano
la
denuncia
dei
redditi
:
nel
1952
Motta
destinava
al
fondo
ammortamenti
d
'
azienda
704
milioni
.
Una
cifra
palesemente
sproporzionata
e
contestata
dal
fisco
.
Ma
anche
allora
Motta
se
la
cavò
,
girando
65,4
milioni
sotto
la
voce
«
fondo
di
riserva
straordinaria
»
.
L
'
anno
successivo
,
con
63
milioni
di
utili
denunciati
e
distribuiti
,
Motta
destinava
al
fondo
ammortamenti
407,2
milioni
,
girandone
poi
alla
riserva
straordinaria
65,7
.
Sempre
nel
'53
,
ha
investito
640
milioni
nell
'
impianto
di
nuovi
macchinari
,
seguendo
in
questo
caso
la
redditizia
tecnica
degli
auto
-
finanziamenti
.
Non
molto
diverso
è
il
comportamento
delle
altre
grandi
aziende
.
È
chiaro
che
la
politica
commerciale
dei
dolciari
milanesi
mira
a
realizzare
i
maggiori
utili
col
minore
sforzo
.
Non
impressionino
gli
80mila
quintali
di
paste
lievitate
prodotte
da
Motta
nel
1953
.
Nei
grossi
capannoni
di
viale
Corsica
21
Motta
ha
gli
impianti
più
moderni
e
più
potenti
d
'
Europa
.
Può
produrre
nelle
24
ore
1.200
quintali
di
panettone
,
il
che
significa
che
la
produzione
annua
potrebbe
essere
più
che
quadruplicata
rispetto
alla
media
attuale
,
se
si
utilizzassero
in
pieno
tutti
gli
impianti
.
In
realtà
,
la
produzione
piena
si
ha
soltanto
per
due
mesi
all
'
anno
,
a
Natale
e
a
Pasqua
,
quando
Motta
assume
dai
1.800
ai
2.000
lavoratori
stagionali
.
Il
panettone
potrebbe
entrare
sul
mercato
a
prezzo
fortemente
inferiore
se
con
la
utilizzazione
integrale
degli
impianti
si
arrivasse
a
una
produzione
di
massa
,
e
se
si
riducessero
insieme
le
notevoli
spese
della
confezione
.
In
questo
modo
cesserebbe
la
triste
condizione
degli
«
stagionali
»
e
il
panettone
,
non
più
dolce
«
tradizionalmente
natalizio
»
potrebbe
comparire
sulle
nostre
mense
almeno
una
volta
al
mese
.
Si
pensi
per
esempio
,
che
il
consumo
annuo
di
dolciumi
(
genere
voluttuario
e
perciò
soggetto
a
tasse
assai
gravose
)
è
in
Italia
,
di
chilogrammi
2,7
a
persona
,
quantità
irrisoria
rispetto
ai
28
chilogrammi
degli
inglesi
e
ai
35
degli
statunitensi
.
Come
si
è
detto
,
esistono
a
Milano
95
imprese
dolciarie
a
carattere
industriale
,
con
più
di
6000
operai
impiegati
,
oltre
ad
aziende
minori
,
a
carattere
artigianale
e
familiare
;
un
quinto
,
insomma
,
dell
'
intera
attrezzatura
nazionale
.
I
complessi
maggiori
sono
,
evidentemente
,
quelli
di
Motta
e
di
Alemagna
.
Il
primo
impiega
mille
operai
fissi
,
con
regolare
contratto
,
350-400
assunti
con
contratto
a
termine
,
rinnovabile
di
tre
mesi
in
tre
mesi
,
e
circa
2.000
stagionali
,
assunti
per
quaranta
giorni
a
Natale
o
a
Pasqua
:
in
maggioranza
si
tratta
di
donne
,
che
provengono
da
tutte
le
categorie
,
ma
soprattutto
casalinghe
.
Alemagna
impiega
500
operai
fissi
,
300
con
contratto
a
termine
e
1500
stagionali
.
Le
altre
imprese
hanno
maestranze
molto
inferiori
:
sui
450
alla
Dulciora
,
sui
200
alla
Zaini
e
alla
Ligure
Lombarda
,
poco
più
di
cento
alla
Befana
e
alla
Frontini
.
Sulla
divisione
fra
gli
operai
fissi
,
quelli
a
termine
e
gli
stagionali
,
fa
leva
soprattutto
il
padronato
:
i
lavoratori
che
hanno
un
vero
e
proprio
contratto
di
lavoro
formano
appena
un
quarto
dell
'
intera
maestranza
,
e
sono
perciò
un
gruppo
relativamente
privilegiato
,
rispetto
agli
altri
.
Quelli
con
contratto
a
termine
lavorano
sotto
la
continua
e
pressante
minaccia
di
non
vederselo
rinnovare
,
e
nella
vana
speranza
di
essere
assunti
come
stabili
;
gli
altri
,
gli
«
stagionali
»
sono
una
sottocategoria
raccogliticcia
,
una
specie
di
bracciantato
industriale
reclutato
per
le
«
faccende
»
natalizie
e
pasquali
.
La
vita
sindacale
è
sporadica
e
incerta
:
lo
stabilimento
di
Motta
solo
da
un
anno
ha
una
Commissione
Interna
,
composta
di
due
operai
aderenti
alla
CGIL
,
tre
alla
CISL
e
due
eletti
su
una
lista
«
indipendente
»
,
cioè
padronale
.
Solo
dal
1954
c
'
è
qualche
segno
di
ripresa
dopo
il
famoso
sciopero
di
75
giorni
nell
'
estate
del
'48
.
Gli
operai
erano
entrati
in
agitazione
per
protestare
contro
la
minaccia
di
duecento
licenziamenti
:
ebbero
la
peggio
e
Motta
,
per
rappresaglia
,
finì
con
licenziarne
ben
850
.
Fu
un
fatto
enorme
,
che
impressionò
anche
il
padronato
del
settore
:
dopo
di
allora
per
sei
mesi
non
ci
fu
più
un
licenziamento
nella
categoria
degli
alimentaristi
.
Del
resto
Motta
(
o
forse
per
lui
il
consigliere
delegato
,
dr.
Ferrante
)
si
è
sempre
distinto
per
la
particolare
durezza
della
sua
politica
aziendale
,
mentre
Alemagna
preferisce
ricorrere
ai
metodi
paternalistici
.
Sotto
le
feste
del
Natale
scorso
,
mentre
la
categoria
era
impegnata
nel
rinnovo
del
contratto
nazionale
di
lavoro
,
gli
operai
entrarono
in
agitazione
per
ottenere
un
miglioramento
salariale
.
Alemagna
ha
acconsentito
,
concedendo
spontaneamente
aumenti
orari
dalle
5
alle
25
lire
,
sia
ai
lavoratori
fissi
,
che
a
gran
parte
di
quelli
a
termine
;
ma
intanto
faceva
diffondere
la
voce
che
non
avrebbe
gradito
una
interruzione
del
lavoro
proprio
in
quel
periodo
di
punta
.
Motta
,
dal
canto
suo
,
fece
soltanto
promesse
.
I
suoi
metodi
sono
improntati
alla
più
rigorosa
sorveglianza
,
alla
persecuzione
e
alla
rappresaglia
,
specialmente
a
danno
degli
aderenti
alla
CGIL
,
i
quali
vengono
spesso
esclusi
da
eventuali
aumenti
e
migliorie
e
isolati
dagli
altri
operai
,
mentre
rapide
carriere
sono
aperte
ai
membri
della
Commissione
Interna
eletti
nelle
liste
della
cast
,
o
in
quelle
padronali
.
Un
notevole
numero
di
lavoratori
sono
impiegati
nel
settore
vendite
di
Motta
e
Alemagna
,
il
primo
ne
ha
alle
sue
dipendenze
circa
un
migliaio
inquadrati
in
un
complicato
sistema
di
qualifiche
:
barista
,
gelatiere
,
banconiere
,
cantiniere
,
caffettiere
,
spillatore
,
ecc.
un
complesso
di
quaranta
voci
che
corrispondono
ad
altrettante
gradazioni
di
stipendio
:
dalle
17.498
lire
mensili
dell
'
apprendista
inferiore
ai
sedici
anni
,
alle
66.631
del
direttore
di
categoria
A
.
Nel
settore
vendite
la
pressione
del
padronato
è
ancora
più
accentuata
.
Essa
si
fa
forte
proprio
di
questo
sminuzzamento
della
categoria
in
gruppi
minimi
che
è
facile
dividere
e
contrapporre
.
Il
direttore
di
un
bar
ha
alle
proprie
dipendenze
non
più
di
20
o
30
persone
,
delle
quali
sa
tutto
e
sulle
quali
può
esercitare
una
vigilanza
continua
e
diretta
.
Il
personale
di
una
bar
è
composto
quasi
completamente
da
ragazze
che
provengono
in
generale
dalla
piccola
borghesia
o
da
famiglie
operaie
esposte
quindi
,
in
una
città
come
Milano
,
alle
facili
sollecitazioni
dei
miti
dell
'
esistenza
in
una
società
«
moderna
»
.
Gelosie
,
rivalità
,
piccoli
ricatti
,
soprusi
;
difficile
che
in
un
ambiente
simile
nasca
la
solidarietà
,
e
di
conseguenza
il
personale
è
nettamente
scoperto
,
sprovveduto
,
esposto
alle
pressioni
padronali
.
Assai
scarsa
la
partecipazione
alla
vita
sindacale
:
qualche
iscritto
alla
CGIL
,
le
altre
organizzazioni
sono
del
tutto
assenti
.
Tanto
Motta
che
Alemagna
sono
stati
denunciati
dal
Sindacato
di
categoria
per
non
aver
applicato
la
legge
n
.
90
del
30/4/1954
,
la
quale
estende
ai
dipendenti
dei
pubblici
esercizi
il
godimento
delle
festività
infrasettimanali
.
La
denuncia
ha
avuto
i
suoi
effetti
e
le
due
grandi
ditte
stanno
pagando
sia
le
spettanze
arretrate
,
che
la
multa
per
inadempienza
.
Le
punizioni
al
personale
variano
dalla
multa
alla
sospensione
,
fino
al
licenziamento
in
tronco
.
Per
fare
un
esempio
:
una
commessa
colpevole
di
aver
mangiato
«
due
tartine
gelatinate
»
ha
avuto
tre
giorni
di
sospensione
.
Un
fattorino
che
si
è
mangiato
due
marrons
glacées
è
stato
licenziato
in
tronco
.
Sostengono
alcuni
che
il
Duomo
di
Milano
fu
costruito
con
la
prospettiva
che
dovesse
servire
,
un
giorno
,
a
far
da
sfondo
al
panettone
,
sui
cartelloni
pubblicitari
,
c
in
qualche
misura
questo
è
vero
.
La
produzione
dolciaria
milanese
,
che
non
impegna
più
di
seimila
lavoratori
,
può
forse
sembrare
poca
cosa
,
confrontata
coi
massicci
complessi
industriali
lombardi
.
Pure
essa
è
un
simbolo
compendioso
della
situazione
milanese
:
è
un
monopolio
giovane
in
formazione
.