StampaQuotidiana ,
CASTEL
DEL
PIANO
,
agosto
-
I
«
canterini
»
di
Castel
del
Piano
erano
già
riuniti
intorno
ad
un
gran
tavolo
nel
circolo
dell
'
ENAL
;
ognuno
,
naturalmente
,
aveva
davanti
a
sé
un
bicchiere
,
ed
al
centro
troneggiava
un
bottiglione
di
vino
rosso
.
Poi
comprendemmo
la
regola
:
ad
ogni
canto
un
bicchiere
,
e
pensava
a
riempirli
il
sindaco
in
persona
,
un
giovanotto
con
gli
occhiali
,
che
fa
t
il
maestro
,
livornese
di
nascita
,
ma
ormai
amiatino
di
elezione
(
è
stato
sindaco
ininterrottamente
dalla
Liberazione
in
poi
)
,
tanto
che
ormai
tutti
lo
chiamano
affettuosamente
«
il
sor
Mario
»
.
Son
tutti
boscaioli
o
contadini
,
i
«
canterini
»
di
Castel
del
Piano
,
di
vecchia
famiglia
amiatina
,
e
si
chiamano
infatti
Gianneschi
,
Fazzi
,
Santella
,
tutti
nomi
che
ricorrono
frequentissimi
in
questi
paesi
.
Non
si
sentivano
a
disagio
davanti
a
quel
pubblico
imprevisto
di
professori
,
anzi
,
improvvisarono
persino
due
versi
di
saluto
per
1'«
illustre
De
Martino
»
,
che
,
c
'
era
da
aspettarselo
,
faceva
rima
con
vino
.
E
l
'
illustre
De
Martino
,
che
altri
non
era
poi
se
non
l
'
etnologo
Ernesto
De
Martino
,
confessò
la
propria
limitatezza
,
perché
non
riuscì
a
ringraziare
che
con
due
banali
parole
d
'
occasione
.
«
Un
vero
etnologo
dovrebbe
rispondere
in
poesia
,
riprendendo
il
metro
ed
il
motivo
di
saluto
.
»
Fino
ad
un
paio
d
'
anni
or
sono
nessuno
,
fuori
dall
'
Amiata
,
conosceva
i
«
canterini
»
di
Castel
del
Piano
,
ed
in
generale
passavano
per
una
brigata
di
libatori
serali
,
ed
il
canto
veniva
considerato
come
un
pretesto
per
bere
,
e
non
più
.
Poi
qualcuno
aprì
le
orecchie
e
capì
che
c
'
era
dentro
qualcosa
di
più
importante
:
si
preoccupò
,
intanto
,
di
raccogliere
i
versi
,
che
son
affidati
di
solito
alla
tradizione
orale
,
poi
,
l
'
anno
scorso
,
si
esibirono
alla
radio
,
in
una
trasmissione
per
dilettanti
,
e
furono
senz
'
altro
il
numero
migliore
.
Molti
giovanotti
«
à
la
page
»
,
qua
in
città
,
convennero
che
ci
poteva
essere
,
da
parte
loro
,
un
interesse
per
questo
tipo
di
musica
folkloristica
,
meglio
forse
che
nei
canti
negri
di
New
Orleans
o
nel
«
be
bop
»
.
Il
pezzo
che
tanto
piacque
alla
radio
lo
abbiamo
sentito
stasera
,
ed
i
«
canterini
»
hanno
consentito
a
cantarcelo
a
ritmo
più
lento
e
staccato
,
in
modo
che
si
potessero
afferrare
le
parole
.
È
una
satira
delle
donne
e
della
moda
moderna
.
Dice
il
primo
ritornello
:
Con
le
mode
parigine
,
che
ora
fan
le
signorine
,
son
così
strane
,
che
fan
l
'
effetto
di
tante
befane
.
La
similitudine
,
come
si
vede
,
accosta
la
donna
ad
un
'
immagine
di
familiare
ed
affettuosa
bruttezza
,
quella
,
appunto
,
della
befana
.
Ma
la
satira
si
fa
più
precisa
e
mordente
nelle
strofe
successive
.
Ecco
la
moda
dei
capelli
corti
(
quelli
che
,
in
gergo
cittadino
,
si
dicono
«
alla
tifo
»
)
anche
qui
accostata
agli
effetti
di
una
malattia
,
la
tigna
.
Con
le
trecce
sì
tagliate
,
par
che
sian
tutte
tigrate
.
Non
c
'
è
che
dire
:
più
brutte
di
così
,
fanno
morire
.
Il
linguaggio
,
come
si
vede
,
ed
anche
le
immagini
son
tratti
dalla
vita
di
tutti
i
giorni
:
ed
ecco
infatti
come
è
satireggiato
l
'
uso
smodato
della
cipria
e
del
belletto
:
Il
viso
l
'
hanno
tutto
infarinato
,
per
questo
è
rincarata
la
farina
;
sembrano
pesci
tolti
dal
mercato
per
friggerli
in
padella
di
cucina
.
Non
manca
,
ovviamente
,
la
satira
contro
i
costumi
da
bagno
troppo
succinti
.
«
Di
molte
al
sole
,
conclude
una
strofa
,
vanno
davvero
con
le
mutande
sole
»
.
E
dove
andremo
a
finire
?
Ma
se
andrem
di
questo
passo
le
vedremo
andare
a
spasso
come
facevan
tranquillamente
un
tempo
Adamo
ed
Eva
.
La
strofa
è
cantata
dal
capotavola
,
un
contadino
piuttosto
piccolo
di
statura
,
con
gli
occhi
vivaci
,
sorridente
,
che
segna
il
tempo
con
l
'
indice
ed
il
pollice
della
mano
destra
,
in
un
gesto
elegante
,
come
di
chi
afferri
qualche
cosa
sottile
e
delicata
.
Chiude
ogni
verso
nettamente
,
senza
le
sbavature
finali
che
di
solito
si
sentono
in
questi
canti
popolari
,
ed
attende
una
battuta
,
prima
di
cominciare
il
verso
successivo
,
mentre
continua
l
'
accompagnamento
,
senza
abbandonare
il
suo
gesto
.
Gli
altri
accompagnano
a
più
voci
,
e
ne
vien
fuori
un
fondo
sonoro
notevolmente
complesso
,
anche
perché
all
'
estremo
della
tavola
c
'
è
un
altro
contadino
che
svolge
autonomo
un
motivo
melodico
in
esatto
contrapposto
con
il
canto
dello
«
storico
»
.
A
volte
la
strofa
è
cantata
da
un
altro
,
un
boscaiolo
alto
,
con
la
faccia
asimmetrica
ed
un
paio
di
baffetti
neri
:
a
lui
toccano
i
versi
più
arditi
,
come
la
boccaccesca
vicenda
della
Pinottola
,
una
vecchia
canzone
di
origine
rinascimentale
,
e
con
area
di
diffusione
che
interessa
quasi
tutta
l
'
Italia
centro
-
meridionale
,
o
la
storia
di
Bistone
,
il
contadino
grosso
e
furbacchione
,
che
si
cattiva
la
protezione
del
padrone
chiudendo
un
occhio
di
fronte
alle
sue
tresche
con
la
moglie
.
Più
spesso
le
storie
d
'
amore
insistono
sulla
fragilità
della
fanciulla
,
che
pur
trova
la
forza
di
vincere
tutti
gli
ostacoli
per
avere
il
suo
giovane
.
Mamma
non
mi
mandar
fuori
la
sera
son
piccolina
e
non
mi
so
guardare
.
I
giovanotti
son
fuor
di
maniera
mamma
,
non
mi
mandar
fuori
la
sera
.
Ed
alle
offerte
d
'
amore
del
pescatore
,
che
sfida
i
venti
e
la
tempesta
,
la
montagnola
risponde
:
Non
posso
amarti
,
o
pescatore
dell
'
onde
,
perché
son
piccolina
e
tu
sei
grande
,
son
nata
su
in
montagna
fra
le
fronde
dove
fioriscono
castagne
e
ghiande
.
Lieti
canti
d
'
amore
,
satira
affettuosa
dei
difetti
delle
donne
,
non
c
'
è
in
questi
canti
una
sola
nota
di
tristezza
e
di
tragedia
.
Ma
non
vi
manca
,
invece
,
un
puntuale
richiamo
alla
vita
quotidiana
,
al
mondo
concreto
del
lavoro
:
Manina
,
mm
mi
mandare
al
fornacione
ché
ci
hanno
fabbricato
tre
cancelli
:
da
quel
dì
mezzo
ci
passa
il
padrone
e
da
quell
'
altro
i
giovanotti
belli
.