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> autore_s:"Bianciardi Luciano"
LA SATIRA GIOCOSA DEI CANTERINI DELL'AMIATA ( Bianciardi Luciano , 195 )
StampaQuotidiana ,
CASTEL DEL PIANO , agosto - I « canterini » di Castel del Piano erano già riuniti intorno ad un gran tavolo nel circolo dell ' ENAL ; ognuno , naturalmente , aveva davanti a sé un bicchiere , ed al centro troneggiava un bottiglione di vino rosso . Poi comprendemmo la regola : ad ogni canto un bicchiere , e pensava a riempirli il sindaco in persona , un giovanotto con gli occhiali , che fa t il maestro , livornese di nascita , ma ormai amiatino di elezione ( è stato sindaco ininterrottamente dalla Liberazione in poi ) , tanto che ormai tutti lo chiamano affettuosamente « il sor Mario » . Son tutti boscaioli o contadini , i « canterini » di Castel del Piano , di vecchia famiglia amiatina , e si chiamano infatti Gianneschi , Fazzi , Santella , tutti nomi che ricorrono frequentissimi in questi paesi . Non si sentivano a disagio davanti a quel pubblico imprevisto di professori , anzi , improvvisarono persino due versi di saluto per 1'« illustre De Martino » , che , c ' era da aspettarselo , faceva rima con vino . E l ' illustre De Martino , che altri non era poi se non l ' etnologo Ernesto De Martino , confessò la propria limitatezza , perché non riuscì a ringraziare che con due banali parole d ' occasione . « Un vero etnologo dovrebbe rispondere in poesia , riprendendo il metro ed il motivo di saluto . » Fino ad un paio d ' anni or sono nessuno , fuori dall ' Amiata , conosceva i « canterini » di Castel del Piano , ed in generale passavano per una brigata di libatori serali , ed il canto veniva considerato come un pretesto per bere , e non più . Poi qualcuno aprì le orecchie e capì che c ' era dentro qualcosa di più importante : si preoccupò , intanto , di raccogliere i versi , che son affidati di solito alla tradizione orale , poi , l ' anno scorso , si esibirono alla radio , in una trasmissione per dilettanti , e furono senz ' altro il numero migliore . Molti giovanotti « à la page » , qua in città , convennero che ci poteva essere , da parte loro , un interesse per questo tipo di musica folkloristica , meglio forse che nei canti negri di New Orleans o nel « be bop » . Il pezzo che tanto piacque alla radio lo abbiamo sentito stasera , ed i « canterini » hanno consentito a cantarcelo a ritmo più lento e staccato , in modo che si potessero afferrare le parole . È una satira delle donne e della moda moderna . Dice il primo ritornello : Con le mode parigine , che ora fan le signorine , son così strane , che fan l ' effetto di tante befane . La similitudine , come si vede , accosta la donna ad un ' immagine di familiare ed affettuosa bruttezza , quella , appunto , della befana . Ma la satira si fa più precisa e mordente nelle strofe successive . Ecco la moda dei capelli corti ( quelli che , in gergo cittadino , si dicono « alla tifo » ) anche qui accostata agli effetti di una malattia , la tigna . Con le trecce sì tagliate , par che sian tutte tigrate . Non c ' è che dire : più brutte di così , fanno morire . Il linguaggio , come si vede , ed anche le immagini son tratti dalla vita di tutti i giorni : ed ecco infatti come è satireggiato l ' uso smodato della cipria e del belletto : Il viso l ' hanno tutto infarinato , per questo è rincarata la farina ; sembrano pesci tolti dal mercato per friggerli in padella di cucina . Non manca , ovviamente , la satira contro i costumi da bagno troppo succinti . « Di molte al sole , conclude una strofa , vanno davvero con le mutande sole » . E dove andremo a finire ? Ma se andrem di questo passo le vedremo andare a spasso come facevan tranquillamente un tempo Adamo ed Eva . La strofa è cantata dal capotavola , un contadino piuttosto piccolo di statura , con gli occhi vivaci , sorridente , che segna il tempo con l ' indice ed il pollice della mano destra , in un gesto elegante , come di chi afferri qualche cosa sottile e delicata . Chiude ogni verso nettamente , senza le sbavature finali che di solito si sentono in questi canti popolari , ed attende una battuta , prima di cominciare il verso successivo , mentre continua l ' accompagnamento , senza abbandonare il suo gesto . Gli altri accompagnano a più voci , e ne vien fuori un fondo sonoro notevolmente complesso , anche perché all ' estremo della tavola c ' è un altro contadino che svolge autonomo un motivo melodico in esatto contrapposto con il canto dello « storico » . A volte la strofa è cantata da un altro , un boscaiolo alto , con la faccia asimmetrica ed un paio di baffetti neri : a lui toccano i versi più arditi , come la boccaccesca vicenda della Pinottola , una vecchia canzone di origine rinascimentale , e con area di diffusione che interessa quasi tutta l ' Italia centro - meridionale , o la storia di Bistone , il contadino grosso e furbacchione , che si cattiva la protezione del padrone chiudendo un occhio di fronte alle sue tresche con la moglie . Più spesso le storie d ' amore insistono sulla fragilità della fanciulla , che pur trova la forza di vincere tutti gli ostacoli per avere il suo giovane . Mamma non mi mandar fuori la sera son piccolina e non mi so guardare . I giovanotti son fuor di maniera mamma , non mi mandar fuori la sera . Ed alle offerte d ' amore del pescatore , che sfida i venti e la tempesta , la montagnola risponde : Non posso amarti , o pescatore dell ' onde , perché son piccolina e tu sei grande , son nata su in montagna fra le fronde dove fioriscono castagne e ghiande . Lieti canti d ' amore , satira affettuosa dei difetti delle donne , non c ' è in questi canti una sola nota di tristezza e di tragedia . Ma non vi manca , invece , un puntuale richiamo alla vita quotidiana , al mondo concreto del lavoro : Manina , mm mi mandare al fornacione ché ci hanno fabbricato tre cancelli : da quel dì mezzo ci passa il padrone e da quell ' altro i giovanotti belli .