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INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI VITA IN MAREMMA ( Bianciardi Luciano , 1953 )
StampaQuotidiana ,
I . Risale alla fine del Settecento la nascita del latifondo toscano GROSSETO , novembre - « Chiunque passeggiando la Maremma vedesse quei fertilissimi campi ridotti di tal maniera selvaggi , che neppure gli armenti vi pascolano ; quelle vigne abbandonate , quelli ulivi inselvatichiti , per non trovare chi il frutto loro raccolga ; tante abitazioni ed intiere castella diroccate , non saprebbe persuadersi come non fossero effetti o di qualche inimica incursione o di qualche pestilenza straordinaria . E pure , se è vero quello che molti affermano , cioè , che v ' abbiano cagionata desolazione maggiore gli ultimi quattro lustri , che non aveano fatto quasi due secoli antecedenti ; non v ' hanno colpa né la guerra , né gli influssi maligni del cielo , non l ' esecuzioni militari , ma le civili ; non i disordini , ma i troppi ordini ; poi la troppa giustizia , che l ' ingiustizie ; l ' esser troppi a regolarla , e niuno a procurare di conoscerla , non che di proteggerla . » Questo scriveva , nel 1737 , Sallustio Bandini , un prelato senese che in Maremma dimorò a lungo . Il probabile inizio di questa decadenza risale all ' occupazione romana : i romani non seppero conservare l ' accorto regime idraulico instaurato dagli etruschi , e lasciarono le acque sregolate , i campi incolti e spopolati , sì che la malaria cominciò a mietere le sue vittime . La decadenza continuò durante tutto il Medioevo , e la repubblica di Siena , che riuscì a sottomettere gli Aldobrandeschi , una famiglia di feudatari rissosi e violenti che dominarono tutta la zona dall ' Amiata al mare , vide nella Maremma una sorta di colonia , ed impostò la sua politica sul criterio , appunto coloniale , del maggior sfruttamento con la minore spesa . Tanto che in quegli anni , e più ancora sotto i Medici , la Maremma era ormai ridotta solo a terra di pascolo invernale : sterminati pascoli , che fecero la fortuna , ancor oggi perdurante , del maggiore istituto di credito toscano , il Monte dei Paschi di Siena . Il Bandini , che ragionava da liberista , avvertiva l ' urgenza di una riforma amministrativa , proprio perché il governo fiorentino potesse realizzare maggiori e più lontani profitti : si doveva , a questo scopo , sciogliere la Maremma dai troppi vincoli commerciali imposti dal governo centrale , permetterle libero traffico con ogni zona d ' Italia , abolirvi quello che oggi chiamiamo prezzo politico del grano , dando alle messi il loro giusto valore ( anche col rischio dell ' impopolarità presso le plebi senesi ) , concederle determinate agevolazioni fiscali , abolendo , per esempio , la tassa sul sale . « Il sale non si consuma , perché l ' è inutile a chi non ha companatico , nonostante si obbligano questi meschini a comprarne quella porzione che loro bisognerebbe se fossero ricchi . » Ecco che traspare , pur nella prosa fredda dell ' economista , un quadro appassionato delle miserande condizioni dei braccianti e dei pastori di Maremma . « Mi fa troppa pena il sentire che i miseri operai , dopo d ' aver faticato tutte le più lunghe giornate in una spolta campagna a ' riverberi perniciosi di quel cocentissimo sole , debbano co ' vestimenti medesimi inzuppati dal sudore e forse anche dalla pioggia sdraiarsi a dormire nella nuda terra , esposti alle volte al rigido sereno di quelle notti , quando non siano intiepidite dagli aliti più pestiferi di qualche vento meridionale , bere un poco d ' acqua limacciosa , alimentarsi di cibi poco più di questa salutevoli . Onde vorrei che , dove non vi sono case , si provvedano capanne e tende dall ' aria ben difese , alzando nel terreno della paglia o delle asciutte foglie per riposarvi sopra le ossa stancate , bevessero l ' acqua migliore in quel territorio , mangiassero , non pretendo già delicatamente né a dovizia , ma sanamente . » Il granduca Pietro Leopoldo , salendo al trono toscano dopo l ' estinzione della famiglia dei Medici , intese la lezione del Bandini , e volle metterla a profitto , sollecitato com ' era da consiglieri di prim ' ordine . E la rinascita della Maremma , pur con tutti i difetti con cui si iniziò , è merito di quella dinastia lorenese , che ha lasciato un buon ricordo di sé in tutta la Toscana , ma soprattutto in Maremma , non soltanto per la sua proverbiale bonomia , evidentemente . A Grosseto , il monumento a Leopoldo i , l ' ultimo dei Lorena , e perciò quello che fu cacciato con il plebiscito del '59 , ha resistito ad ogni mutar di temperie , ed ancora i grossetani , con affettuosa familiarità , lo chiamano « Canapone » . La bonifica fu iniziata proprio dai Lorena , costruendo fra l ' altro numerosi canali di colmata , per il prosciugamento delle paludi : durante le piene dei fiumi maggiori , attraverso i canali , si immetteva acqua torbida dei bassopiani paludosi , e l ' acqua , depositandovi il portato solido , sollevava lentamente ma sicuramente il livello del terreno . A parte certi errori di valutazione sull ' indice di interramento dei canali , calcolato più basso del reale , è un sistema che si sta abbandonando solo oggi , per sostituirvi le più capaci e rapide macchine idrovore . Ma l ' atto più sagace dei Lorena fu certamente la concessione dell ' autonomia amministrativa alla Maremma , sotto il nome di « Provincia inferiore di Siena » . Inoltre i Lorena concessero l ' esenzione da numerose gabelle , prima fra tutte quella del sale , e chiusero almeno un occhio sullo stato civile e penale degli uomini che in Maremma dovevano affluire per costruirvi la popolazione stabile e quella stagionale . Quanto alla proprietà , si provvide a ricostituirla pienamente , eliminando i troppi usi e le pletoriche servitù : accadeva infatti che una stessa terra appartenesse a tre proprietari , di cui il primo aveva il suolo , il secondo il pascolo , il terzo il legnatico . La proprietà si ricostituì organicamente , ma lini nelle mani di poche persone , quelle che ancor oggi la possiedono , e che avevano ed hanno nomi illustri , del patriziato senese e fiorentino : si chiamano Salviati , Guicciardini , Tolomei , Corsini , Grottanelli , Sergardi . I vantaggi concessi agli acquirenti , sia nel pagamento del fondo ( la somma poteva essere pagata in rate annuali del tre per cento sul fruttato ) , sia con le opere di bonifica , quasi tutte praticate sui loro territori , sia infine per la inesistenza di un catasto , con conseguente possibilità di appropriarsi di terreni senza padrone , favorirono enormemente la formazione del monopolio terriero . Vero è che un editto Leopoldino concedeva un moggio di terra in regalo a chiunque decidesse di trasferirsi in Maremma ; ma un moggio ( poco più di cinque ettari ) in quelle condizioni non permetteva il sostentamento di una famiglia , ed infitti , neppur troppo lentamente , i pesci grossi ingoiarono i piccoli , le piccole proprietà si vendevano per pochi soldi , le case coloniche ed i piccoli agglomerati rurali si sfasciarono . Cotone e Corolla , che per qualche tempo furono piccoli centri agricoli , oggi esistono soltanto nel nome . Un esempio tipico ci è dato dalla tenuta degli « Acquisti » , nel piano sotto Montepescali . Con tre successivi rogiti vediamo che il conte Giovanni Corsi acquista dalla comunità di Montepescali , a prezzo vantaggiosissimo , e con l ' agevolazione delle rate annue , circa 600 moggia di terre . I contratti successivi riguardano porzioni minori , ma sono innumerevoli : orti , vigneti , oliveti , piccoli boschi . Chi vende non è più la comunità , ma i privati , e la descrizione che nei contratti si fa delle terre ( « una casetta sbandata » , « una presa di terra male in ordine di fosse » , « un fienile in poco buono stato » ) dimostra quel che è accaduto : il piccolo proprietario non ha retto , ed ha dovuto andarsene . Ce lo conferma il Salvagnoli Marchetti , che studiò a fondo l ' agricoltura maremmana verso la metà dell ' Ottocento . « Infatti la semplice ispezione delle Maremme senesi serve ad assicurare che la legge Leopoldina non ha prodotto la divisione delle terre , ma anzi le ha riunite in latifondi , e non ha arrecato alcun miglioramento all ' agricoltura , perché i possidenti di latifondi trovano tanto più utile nel far valere le loro terre , quanto più semplice è l ' agricoltura che vi impiegano e quanto minore è la somma del numerano occorrente a esercitarla . » Il peso di questa situazione cadeva , ancora una volta , sulle spalle del bracciantato , e le condizioni generali di vita non dovevano esser molto migliori di quelle descritte dal Bandini . Lo dimostra il persistente spopolamento della Maremma ( 8 abitanti per chilometro quadrato a Maghiano , 14 a Grosseto , contro i 100 di Castel del Piano ed i 140 dell ' isola del Giglio ) . Le statistiche mediche ( relative , evidentemente , ai soli ammalati censibili , e perciò inferiori alla realtà ) ci danno , nel 1841-42 , 36479 casi su appena 104mila abitanti , con 1645 decessi . Tre quarti di questi casi riguardavano braccianti , e la malattia era la malaria . Contro la malaria si è condotta la lotta più accanita , ed oggi , dopo che se ne sono individuate le cause reali , è del tutto scomparsa . Ma per secoli si è creduto che fosse prodotta dall ' aria cattiva ( e di qui il nome ) infettata dai miasmi del padule . Il Salvagnoli Marchetti , che era un medico , sosteneva con molto vigore che i miasmi diventavano pestiferi e perniciosi solo nel caso che l ' acqua del mare riuscisse a mescolarsi con quella dolce . Da qui una serie di proposte ( chiuse a bilanciere , per esempio ) per realizzare la separazione delle acque . Intanto la malaria sterminava la gente , uccidendola o rendendola inabile al lavoro , che era il caso più frequente , ed in fondo il più triste . Ecco un altro quadro , che non si discosta molto da quello già visto . Scrive il Salvagnoli Marchetti , nel 1843 : « Dalle vicine montagne scendono gli abitanti per fare la mietitura nelle pianure a gruppi di 15 o 20 . Ogni riunione trae seco le donne , e prima di arrivare al loro destino hanno già incominciato ad abusare del vino , dei liquori , di Venere . Arrivati sul campo , là bene spesso dormono all ' aria aperta , o al più in aperti capannoni , misti uomini e donne . Il loro nutrimento consiste la mattina in pane , talvolta non buono , ed in formaggio ; al mezzogiorno in pane inzuppato nell ' acqua , e mangiato con le mani ; la sera in quel che chiamano " acqua cotta " , che è pane inzuppato nell ' acqua calda e condito con sale , olio e pepe » . Oggi , in Maremma , si può vivere , e si potrebbe vivere bene ; non solo : si potrebbe vivere in più larga compagnia , ospitare lavoro forestiero . Se la Maremma è terra d ' avvenire , il merito principale va a tanti oscuri uomini che qua han lavorato , e sono morti . La storia della Maremma , che è ancora da scrivere , è in larga parte la storia di questi uomini . II . È venuta la « riforma » ma è rimasto il padrone Alla proprietà fondiaria più antica , quella , se così possiamo dire , illustre e patrizia , si è sovrapposto ed in qualche misura si è sostituito , con varia ed intrigata vicenda , un altro tipo di proprietà , più oscura e plebea : si tratta di gente venuta su dal nulla , che si è fatta la terra sia con il suo lavoro e col suo ingegno , sia inserendosi abilmente sull ' onda della fortuna , quando le circostanze generali erano più favorevoli , molto spesso in circostanze eccezionali , specialmente in tempo di guerra . Quella del '15 ci ha dato un ' altra categoria di latifondisti , e l ' ultima ha segnato l ' ingresso nella campagna del capitale industriale . E perciò , accanto ai Corsini , ai Guicciardini , ai Tolomei , ci sono giunti addosso i Ponticelli , i Pallini , gli Scaramucci ( che han nomi meno sonanti , ma non minori rendite ) ed infine le aziende agricole della Montecatini , della Valdarno , e la tenuta della SACRA ( undicimila ettari abbondanti , fino a pochi anni or sono ) che è una società anonima dietro la quale traspaiono i capitali dei Pirelli . È continuata frattanto l ' opera di bonifica , mediante consorzi in cui , guarda il caso , i maggiori agrari avevano occupato i posti chiave , sì che strade , argini e colmate si son fatti sempre dentro i loro territori : altra dimostrazione di come possa usarsi il pubblico danaro a vantaggio di una minoranza . Le statistiche , oggi , ci danno questa situazione : in provincia di Grosseto lo 0,2 per cento della proprietà occupa il 45,4 per cento della superficie , e l ' accentramento latifondistico è intenso ancora più nel piano e nella bassa collina , dove proprietà per 1'1,3 per cento occupano il 54,7 della superficie . Sette proprietà soltanto , per fare un esempio concreto , coprono 21.845 ettari di terra , sempre nel comune di Grosseto , e nell ' intera provincia si hanno ben 26 proprietà superiori ai 2.500 ettari , per complessivi 116.305 ettari . E sia ben chiaro che queste cifre si riferiscono sempre a proprietà , non a proprietari , se si tien conto della possibilità che molti proprietari hanno di mascherarsi dietro prestanomi e pseudo - società anonime , la situazione risulta anche peggiore . Per contro , salgono a 14.000 le famiglie che non hanno terra o non ne hanno a sufficienza . Che il problema sia acutissimo lo conferma il fatto che il Governo democristiano , sollecitato continuamente dalle agitazioni dei contadini e dei braccianti , ha fatto proprio in Maremma uno dei suoi primi esperimenti di riforma agraria . Della riforma a Grosseto ed in provincia parlano tutti , ed il forestiero che passi di qua , anche senza fermarsi , ha tutto il tempo di accorgersene , se non altro per i numerosi cartelli bianchi e rossi , talvolta bilingui , che l ' Ente Maremma espone lungo tutte le strade . Le critiche all ' Ente non sono poche , naturalmente : anzi , possiamo dire che ne approvano pienamente l ' operato soltanto certi gruppi che gravitano intorno alla Democrazia cristiana ed al Partito repubblicano , i socialdemocratici pongono temperate critiche marginali , di metodo . Ostili , ovviamente , sono gli agrari scorporati , che si mascherano peraltro dietro considerazioni pseudo - tecniche : i braccianti ed i mezzadri non sarebbero ancora maturi per dirigersi da sé , mentre l ' Ente opererebbe in maniera irrazionale ed arbitraria ( il che forse è giusto , ma suona male in bocca agli agrari ) . Il ceto medio cittadino , i bottegai , gli impiegati , i professionisti pongono critiche di tipo qualunquistico : considerano l ' Ente un organismo pletorico e parassitario , una « greppia » insomma . L ' Ente Maremma viene infatti normalmente chiamato « Ente merenda » , e corre spesso il motto che « quest ' Ente è proprio un gran dente » . I funzionari che si sono assunti , quasi sempre con discriminazione politica , provengono tutti o quasi tutti da fuori : e questo , naturalmente , ha suscitato risentimenti , proteste , mugugnamenti nella gente del ceto medio , sempre contraria a queste calate di forestieri . Ma son critiche approssimative , marginali , soprattutto inconcludenti , perché non si concretano in nessun atteggiamento politico o sindacale . I partiti di sinistra e le organizzazioni da essi dirette han posto all ' Ente , ed alla legge stralcio che lo ha creato , una serie di critiche di fondo , la legge stralcio non elimina il latifondo , in quanto non pone alcun limite di diritto alla proprietà terriera ; ed in questo modo elude un preciso disposto della nostra Costituzione . Inoltre essa non garantisce affatto da una possibile ricostituzione del latifondo colpito . Pur con queste riserve fondamentali , e per le quali i partiti di sinistra votarono contro quella legge , essi tuttavia si sono battuti e si battono perché almeno quella parziale riforma si attui interamente e democraticamente . I piani prevedevano l ' esproprio di 107.240 ettari , in circa 270 proprietà . Attraverso una interpretazione molto elastica dell ' art. 10 della legge , relativo alle aziende modello ( che qua davvero non esistono ) ed al criterio del terzo residuo ( un terzo della proprietà soggetta ad esproprio può essere trattenuto dal padrone , e gliene resterà per sempre una metà se nel tempo di tre anni vi avrà apportato migliorie ) , gli effettivi decreti di esproprio riguardano , a tutto novembre , circa 84 000 ettari , di cui circa la metà son stati effettivamente assegnati . Questa terra è andata a 2.700 famiglie , in appezzamenti fra i 10 ed i 20 ettari , ed a 1300 braccianti , con « quote » di 2,3 ettari . Le famiglie che avevano richiesto la terra erano circa 14 000 . Il costo della terra , che è già stata pagata agli ex proprietari , grava sugli assegnatari , ai quali si fa carico anche , per due terzi , delle spese per le migliorie , e per costruire casette , strade , pozzi artesiani . Il pagamento avviene a rate annuali , per 30 anni . Ogni assegnatario è soggetto ad un periodo di prova , che dura 3 anni , dopo il quale , a giudizio insindacabile dell ' Ente , può perdere la provvisoria proprietà . È chiaro che in certi casi gli assegnatari , soprattutto i braccianti , han migliorato le loro condizioni di vita . Alcuni hanno avuto due o tre stanze , per la prima volta in vita loro . Ora sono coltivatori con la terra e la casa ; ma alcuni con un debito che dura trent ' anni , e con un nuovo padrone che si chiama Ente Maremma , un padrone , oltre tutto , incomprensibile e senza faccia . Il contratto è per loro un continuo assillo , che li lega all ' Ente , ed a qualsiasi pressione che da questo possa venire , per un periodo equivalente al lavoro di una generazione . Nell ' elaborazione dei piani di esproprio e di divisione non si è mai tenuto conto della volontà e del parere degli assegnatari . Si sono istituite varie cooperative , ma sempre su imposizione dell ' Ente , ed i consigli amministrativi son composti in modo da escludere praticamente i contadini dalla direzione della cooperativa . Ed all ' opposto , si è agito contro le cooperative sorte liberamente nel dopoguerra , e persino contro quelle che avevano resistito sotto il fascismo . Questo è forse l ' aspetto peggiore dell ' attività dell ' Ente Maremma , quello che rivela i veri scopi che esso si propone . In sostanza , si vuol creare nella campagna maremmana un ceto nuovo di piccoli proprietari in qualche modo privilegiati , che rompa l ' unità dei lavoratori agricoli , facendo sorgere qua e là piccoli nuclei di conservazione o addirittura di reazione . Finora il gioco non è riuscito , e nelle zone di riforma le elezioni hanno assai deluso l ' Ente ed il Governo democristiano . A Rispescia , dove era stato costruito un piccolo villaggio per i braccianti , con chiesa , spaccio ed orfanotrofio , i voti democristiani si son contati sulle dita . È assai probabile che il gioco non riesca neppure in seguito , perché forte è il legame di solidarietà che unisce i lavoratori della campagna , mezzadri , coloni , braccianti , assegnatari e senza terra . Le provocazioni che si susseguono giorno per giorno trovano sempre una precisa risposta nell ' atteggiamento dei contadini maremmani . III . A passo di gambero il lavoro nelle miniere GROSSETO , novembre - La Maremma mineraria è assai scarsamente conosciuta . Il quadro che il forestiero si costruisce a distanza , e che facilmente si accetta , complice la letteratura , dal Carducci , al Fucini , al Paolieri , al Civinini , è quello di una vastissima terra piatta , destinata all ' agricoltura , al pascolo , alla caccia . In realtà la Maremma è così soltanto in parte , anche dal punto di vista economico , perché la mole del lavoro nelle miniere , la quantità di nomini che vi sono impiegati ( fino al cinque per cento dell ' intera popolazione ) fanno di questa zona d ' Italia uno dei più vasti centri minerari . Le miniere della Maremma non erano ignote agli etruschi ed ai romani , che costruirono lungo la costa numerosi forni fusori per la lavorazione di minerale di ferro ( e le scorie che ne lasciarono , intere montagnole , sono oggi ricercate per il recupero di tanto materiale ancora utilizzabile ) né trascurabili sono le miniere che vi impiantarono , ma nell ' interno , i longobardi ed i liberi cittadini della repubblica di Massa Marittima , che sorge appunto nel cuore di quelle colline , le colline metallifere . Oggi , naturalmente , le ricerche mirano ad altro minerale , soprattutto alla pirite , un bisolfuro di ferro che in passato serviva solo per costruire acciarini , ma che oggi , col metodo delle camere di piombo , si utilizza per la fabbricazione dell ' acido solforico , indispensabile e per gli esplosivi e per i concioni chimici : due usi diversi e contraddittori , ma su cui egualmente ruota tutta la politica estrattiva della Montecatini . La Montecatini ha attuato , per le piriti , uno dei più compatti monopoli industriali d ' Italia : essa infatti estrae il 90 per cento della pirite italiana , e per due terzi la estrae proprio dalle miniere maremmane , Gavorrano , Nicciolela , Boccheggiano , ed isola del Giglio . Una miniera più piccola , presso Ravi , appartiene alla Marchi di Firenze , e ricerche si stanno facendo , da parte della Ferromin , sul promontorio montuoso dell ' Argentario ; non si delinea , però , almeno per adesso , alcuna seria concorrenza alla società maggiore . Sempre della Montecatini è la miniera di lignite di Ribolla ; mentre la Valdarno estrae la sua lignite al Baccinello . Prima della guerra la Montecatini estraeva 930.000 tonnellate di pirite all ' anno , in parte utilizzata negli stabilimenti di Orbetello , in parte , anche maggiore , convogliata , attraverso una lunghissima teleferica , al mare e da qui ad altri stabilimenti . Durante la guerra la produzione si mantenne alta ed accennò anche a salire , come salì la produzione della lignite , che raggiunse le 270.000 tonnellate annue . Era appunto l ' epoca degli esplosivi , e della politica autarchica , che impediva l ' importazione di carbone straniero . Dopo la guerra , e specialmente negli anni successivi al'47 , cominciarono i primi effetti della politica atlantica . Silenziosamente la Montecatini cominciò a smobilitare . A Ribolla , per fare un solo esempio , siamo passati dai 3 600 operai del 1948 ai 1300 circa occupati oggi . Siamo dunque ad un impiego assai ridotto , e con la continua minaccia di ulteriori smobilitazioni , che la Montecatini si affanna a negare , sui manifesti che periodicamente dedica al pubblico ignaro , ma che è confermata dai fatti . Gli operai della Montecatini sono quasi tutti figli di contadini , o ex contadini essi stessi , che hanno in parte o del tutto abbandonato i campi per le miniere ( in qualche caso permane la figura dell ' operaio - contadino , che continua , nelle ore libere dal lavoro di miniera , a coltivare una sua vigna o un orticello ) . Alcuni paesi sono ormai composti da soli minatori , ed è il caso di Prata , Boccheggiano , Montecatini , Tatti . E nei casi di smobilitazione si creano situazioni penose anche per la difficoltà di reinserire nella campagna , che frattanto resta abbandonata , questa gente che ha dimenticato il vecchio mestiere . Ma non manca neppure la mano d ' opera forestiera , specialmente a Ribolla ed a Gavorrano : sono calabresi , marchigiani , siciliani , o addirittura reduci da miniere straniere , e per questo può capitare la sorpresa , visitando Gavorrano , di imbattersi in bambini che parlano solo francese . Sulle condizioni di vita e di lavoro la Montecatini ed il ceto medio provinciale , la prima per suo interesse , il secondo per ignoranza , si esprimono in maniera assai falsa . Uno degli slogan che si % on sentiti ripetere durante l ' ultima campagna elettorale , anche da oratori repubblicani , è che un minatore , oggi , guadagna più di un impiegato o di un professore di liceo . Si favoleggia dell ' enorme Miglioramento ottenuto nel dopoguerra , delle « vespe » o delle camere da letto o delle radio nuove che i minatori si son comprati . La conclusione che il ceto medio ne trae è ovvia : « E dunque , di che si lamentano ? » . Ora , è vero che le condizioni generali di vita dei minatori son molto migliorate , rispetto all ' anteguerra , quando in media il salario giornaliero non superava le 14 lire , e gli operai dovevano far decine di chilometri a piedi o in bicicletta per raggiungere il posto di lavoro . Oggi essi hanno i loro autobus , amministrati , fino a qualche tempo fa , da democratiche cooperative di trasporti ( la Montecatini poi ha impedito alle cooperative di funzionare e fa gestire gli autotrasporti da ditte private ) . I salari salirono realmente , nei primi anni del dopoguerra , e fu allora che molti giovani comprarono a rate la motocicletta ( tino sport in cui essi vedevano l ' evasione dall ' osteria ) e molti coniugati comprarono un po ' di mobili nuovi o la radio . Ma questo significa solo che i minatori maremmani non sono dei « barboni » , e sentono fortemente di migliorare sé e le proprie famiglie : è la prima sensazione che si prova visitando qualcuna delle loro povere case , tutte così linde e ben tenute , anche se minacciano di crollare , come succede a Ribolla , dove la Montecatini , per tutta soluzione , ha provveduto a legare i muri con una corda d ' acciaio , nella speranza che la corda regga e la casa non si sfasci come se fosse di cartone . I salari , oggi , nella media generale , oscillano fiale 35 000 mensili dei generici e le 45 000 degli specializzati . E va tenuto presente che il lavoro in miniera esigerebbe un ' alimentazione di prim ' ordine . Non solo : i rischi di malattie , invalidità , mutilazione e morte sono assai alti . Il minatore che lavora nella pirite , oltre che alle conseguenze dell ' umidità , è soggetto alla silicosi : per raggiungere il filone occorre un lungo lavoro di abbattimento degli strati sterili di pietra silicea , che sotto l ' azione del martello perforatore si polverizza , riempie la poca aria della galleria , e penetra nei polmoni otturandoli lentamente . Nelle miniere di lignite questo pericolo non esiste , ma c ' è in cambio quello degli incendi e della temperatura elevata , che raggiunge anche i 42 gradi . Del resto basta guardarli quando escono dai pozzi , così diversi dall ' immagine oleografica del minatore membruto o robusto , che ciascuno di noi , anche inconsapevolmente , si porta in testa . I1 minatore è in realtà tiri uomo magro e curvo , il colorito pallido e l ' andatura pesante , un uomo anche psichicamente diverso , perché avverte continuo il pericolo della morte . La Montecatini , con i soliti manifesti dedicati a chi non sa , proclama che gli incendi minerari , in Italia , son di gran lunga inferiori a quelli di altri Paesi . La verità è che , soltanto a Ribolla , siamo saliti dai 150 incidenti lievi e 35 gravi del '51 ai 200 e 50 del '52 , e che nei primi sei mesi di quest ' anno si sono avute ben dodici frane . Sono gli effetti della coltivazione a rapina , senza le necessarie « ripiene » di terra , che provoca cedimenti , frane , incendi ; e si coltiva a rapina perché si vuol smobilitare , ricavando intanto il massimo utile con la minore spesa . Il minatore è tutt ' altro che un privilegiato , è un uomo che fatica e che soffre , è un uomo che lotta , perché si è fatta una coscienza , nella fatica e nella sofferenza . In Maremma , il minatore è il proletario più moderno e più avanzato . IV . Con mezza divisione si risanerebbe la Maremma GROSSETO , dicembre - La provincia di Grosseto , con un territorio sui 450 000 ettari , quasi tutti produttivi , ha oggi una popolazione che di poco supera i 200 000 abitanti : la densità è dunque di 47 abitanti per chilometro quadrato , fra le più basse d ' Italia , superiore soltanto , e di pochi punti , a Nuoro , Sassari , Bolzano e Sondrio . Non vi sono ragioni obiettive per cui questa situazione non possa cambiare , il progresso che si è compiuto in quest ' ultimo secolo lo sta a dimostrare . Non è né demagogia né paradosso affermare che in Maremma potrebbero trovar lavoro almeno altrettante persone , mentre oggi i disoccupati permanenti si aggirano stille sei migliaia . Ancora una volta , come ai tempi del Bandini , « non v ' hanno colpa gli influssi maligni del cielo » ; la arretratezza della Maremma non sta in una sorta di maledizione naturale , ma proprio nelle « civili esecuzioni » , cioè nel cattivo governo che se ne fa . Dal punto di vista dell ' agricoltura , quella specie di riforma che vi si sta sperimentando non risolve affatto il problema , e minaccia anzi di complicarlo alquanto , e di renderne più difficile , domani , la soluzione vera . Non riesce infatti ad eliminare la disoccupazione bracciantile , e la fame di terra ; non riesce a trasformare radicalmente l ' economia agraria maremmana , che avrebbe bisogno di lavori di ben più vasto respiro . Restano , intanto , 4 000 ettari di palude da prosciugare , ed una zona assai più vasta da mettere a coltura . La irrigazione , in una terra come questa , che ha piogge scarse e mal distribuite , è ancora arretrata e rudimentale . L ' uso delle macchine e dei concimi chimici è assai inferiore alla media delle colture in altre zone agricole d ' Italia ( e l ' Italia è largamente superata , in questo settore , da altri Paesi europei ) . L ' approvvigionamento dell ' acqua potabile , senza la quale è chiaro che non vi sarà mai fruttuosa attività , è assai scarso e deficiente . Se ne parla sin dal 1938 , quando fu preparato un progetto per captare le sorgenti amiatine del Fiora e convogliare acqua sufficiente ( 714 litri al secondo ) per quasi tutti i commi della provincia , e per il comune di Piombino . Allora se ne parlò come di « una grande opera voluta dal Duce » . Oggi non c ' è più il duce e non c ' è ancora l ' acqua ; ma ad ogni campagna elettorale , puntualmente , i grossetani se la sentono promettere . Alle amministrative del '51 venne De Gasperi in persona , e chiese in cambio dell ' acquedotto tanti bei voti per il suo partito , ma lo chiese in maniera così sfacciata che si risentirono persino i democristiani . La bonifica dovrebbe essere estesa alle terre di media e di alta collina : tutti ormai hanno capito che la sicurezza dell ' agricoltura nel piano si realizza proprio lassù , e che una campagna alta disboscata ed incolta è la naturale premessa dell ' impaludamento a basso . Le acque , controllate da sbarramenti a monte ( specialmente quelle dell ' Ombrone e dei suoi maggiori affluenti ) potrebbero utilizzarsi sia per l ' irrigazione sia per la produzione dell ' energia elettrica , che la Maremma oggi riceve quasi integralmente da fuori . Ci sono strade ferrate distrutte dalla guerra e mai più ricostruite , come la Follonica - Massa Marittima e la Orbetello - Porto Santo Stefano . L ' Amiata è ancora , rispetto al resto della provincia , una isola montuosa , con strade scarse e disagevoli.1 progetti anche qui non mancano : basterebbe cominciare . 1 terreni ancora paludosi , e quelli prosciugati , ma tuttora incolti , potrebbero essere concessi in enfiteusi alle cooperative agricole , che in Maremma sono una sessantina , ed han già dato buona prova di sé trasformando radicalmente 1939 ettari di terra demaniale incolta . Le miniere di Maremma non sono sfruttate a sufficienza , né con criteri che non siano quelli della privata e ristretta utilità dei monopoli . Ancora una volta una cooperativa di lavoratori , quella degli operai del Baccinello , ha provato cosa si potrebbe fare . I minatori del Baccinello han gestito da soli la miniera per undici mesi ( la Valdarno si era dichiarata incapace a gestire utilmente il complesso ) ed han trovato il modo non soltanto di riassumere tutti gli operai licenziati , ma anche di produrre di più e meglio , e di vendere il prodotto , lasciando , a fine gestione , 6.800 tonnellate di lignite in attivo . Le 230 cooperative di Maremma han veramente lavorato bene , nella produzione , nel consumo , nei trasporti . A Massa Marittima , come altrove , le cooperative han forni , spacci , laboratori per la carne suina , un circolo del cinema , una biblioteca , una sala da conferenze ed han chiamato scrittori e critici , come Carlo Salinari , Vasco Pratolini , Carlo Cassola , Umberto Barbaro , a parlare di libri e di film . I lavoratori di Maremma han dimostrato di saper fare , di essere maturi . Ed invece , nelle miniere di pirite , si continua a produrre quanto basta alla saldezza del monopolio della Montecatini . Così i concimi agricoli si vendono a prezzi altissimi , ed il loro impiego è forzatamente limitato . Si potrebbe almeno riportare la produzione ai livelli di anteguerra , sul milione di tonnellate . La Montecatini e la Valdarno , quando tentano di smobilitare nelle miniere di carbone , affermano che la lignite maremmana , che pure è fra le migliori d ' Italia , non può reggere il confronto con i più ricchi combustibili americani e tedeschi . Ebbene , questa ricchezza del nostro suolo potrebbe utilizzarsi in altro modo , ad esempio per la gassificazione . Le possibilità di apertura industriale , sia per la produzione dell ' acido solforico , sia per la costruzione di macchine agricole , anziché ridursi , potrebbe incrementarsi . Tutto questo non è un piano astratto o utopistico , quando la Camera del lavoro l ' ha formulato le persone oneste e sensate han riconosciuto che , semmai , era un piano piuttosto cauto e prudenziale ; in fondo non faceva che riproporre una serie di progetti già da tempo esistenti . Si faceva un ' unica obbiezione : il finanziamento . Orbene , questo piano , che darebbe alla Maremma una popolazione occupata permanentemente di quattrocentomila abitanti , costa , a conti fatti , circa 46 miliardi . Che è il costo di mezza divisione corazzata . V . I funzionari dell ' Ente sono propagandisti DC GROSSETO , dicembre - Il primo ingresso delle classi popolari nella lotta politica risale , in Maremma , alla fine del secolo scorso , quando , sotto la spinta del movimento socialista , si organizzarono le prime associazioni operaie di mutuo soccorso . Fino ad allora il generale malcontento delle campagne si era manifestato attraverso le forme antisociali del brigantaggio : una fitta rete di piccoli fuorilegge , che battevano i boschi e la palude taglieggiando gli agrari , o schierandosi , per converso , dalla loro parte , contro i loro stessi compagni , con agguati , sfide , uccisioni . Si chiamavano Stoppa , Ansuini , Menichetti e Tiburzi , che fra loro fu il più potente e il più celebre . Nel primo decennio del secolo , e fino alla guerra , il movimento contadino ed operaio si allargò , prese consistenza . I socialisti di Grosseto ebbero anche un loro giornale , II Risveglio , col quale condussero le lotte politiche del dopoguerra ; nelle elezioni del 1919 , con grande sorpresa dei galantuomini locali , il Partito socialista ottenne ben 15.000 voti , e l ' anno successivo , nelle amministrative , conquistò quasi tutti i Comuni della provincia . La reazione , nel Grossetano , fu sostanzialmente diretta e foraggiata dagli agrari , uniti nel Partito liberale , che era poi nient ' altro che un comitato di agrari monarchici ed usi a dirigere di fatto la vita pubblica cittadina . Riunioni , manifestazioni e spedizioni punitive si organizzarono quasi sempre in casa di costoro , o addirittura nella sede del Partito liberale . La resistenza al fascismo , che arrivò in forze a Grosseto alla fine del giugno 1921 , fu scarsa e disorganizzata ; è chiaro , ed occorre dirlo , che da parte dei socialisti vi furono grossi errori di valutazione politica e tattica , di metodo di lotta . Gli estremismi verbali alienarono al Partito socialista ed alla causa dei lavoratori la simpatia di larghi strati della piccola borghesia urbana ; l ' inutile antinterventismo postbellico staccò dall ' organizzazione militare socialista ( gli ordini del popolo ) molti elementi , fra i reduci , che sarebbero stati preziosi per l ' esperienza acquisita negli anni di trincea . I socialisti , che anche a Grosseto apparivano ai benpensanti come gente feroce e spietata , in realtà erano anche troppo miti , e si fecero disperdere dalle squadracce lasciando sul terreno molte vittime ( i « martiri » fascisti del Grossetano sono due , uno dei quali ucciso notoriamente per errore dei fascisti stessi , contro una ventina di morti dell ' altra parte ) . Ma bisogna anche dire , a loro merito , che seppero lavorare con eroica ed assidua modestia , crearono leghe di braccianti , minatori , mezzadri , cooperative di lavoro che in qualche caso resistettero persino sotto il fascismo . Ed il frutto di questo tenace lavoro , ed anche dei loro errori , si è raccolto in questo dopoguerra . I partiti di sinistra , in Maremma , inquadrano oggi oltre trentamila iscritti , un settimo della popolazione : dodicimila lavoratori indipendenti , o di altri partiti , sono aderenti alla Camera del lavoro . Le elezioni dimostrano la forza di questa base , ed il costante progresso che ci si realizza . Il 2 giugno del '46 1 partiti di sinistra ottennero 60.625 voti . Il 18 aprile , nonostante la scissione socialdemocratica , i voti del Fronte salirono a 63.689 , contro 49mila circa di tutti gli altri partiti presi insieme . Alle amministrative del '51 , ci fu un ulteriore progresso , fino a 66.287; ed infine , il 7 giugno , i voti delle sinistre hanno sfiorato i 70mila . Contro di questi , abbiamo i 32mila circa della Democrazia cristiana , gli 11.621 dei repubblicani , i 5.000 dei socialdemocratici , i 2.500 dei liberali . I partiti minori han fatto anche qui la loro triste esperienza di sfaldamento , provocata da una sciocca politica di passiva quiescenza nei confronti del partito maggiore . Il più colpito è il partito repubblicano , che pur aveva in Maremma una bella tradizione di lotta democratica e laica , legata ai nomi di Ettore Socci e Pio Viazzi . Il Partito repubblicano aveva raccolto quasi 23mila voti nel '46; era quindi il partito più forte , dopo il comunista . Vi aderivano ufficialmente , o comunque gravitavano intorno ad esso , larghi gruppi di operai e di artigiani . Il 18 aprile subirono il primo salasso , scendendo a poco più di 17mila voti ; l ' apparentamento coi clericali nelle amministrative provocò un ' altra perdita , difficilmente valutabile , dato che spesso si eran fatte liste uniche , che punivano laici e clericali , monarchici e repubblicani . Esiziale è stato infine un truculento discorso dell ' onorevole Pacciardi , durante l ' ultima campagna ( e Pacciardi è nato a Giuncarico , pochi chilometri a nord di Grosseto ) , tanto che il Partito repubblicano ha messo insieme , come si è detto , 11.621 voti . Oggi , questo partito , che in altri tempi ha fatto veramente onore alla Maremma , è diventato una piccola conventicola di bottegai e di piccoli impiegati , diretti da un paio di verbosi professionisti , che riducono la loro attività politica al vellicamento di tardive ambizioni ed alla retorica celebrazione di qualche anniversario . Il Partito socialdemocratico non ha mai avuto funzione effettiva , e lo stesso può dirsi dell ' organizzazione sindacale da esso diretta . Quanto ai fascisti , che hanno avuto più di 7mila voti in provincia , oltre ai vecchi nostalgici inguaribili , essi raccolgono in qualche misura l ' adesione di giovani insoddisfatti e velleitari , sfiduciati da questa democrazia che essi identificano con la democrazia tout court . Ma man mano che questi giovani si trovano di fronte a reali problemi di lavoro , o di studio , o di vita , essi , riflettendo più attentamente sulle cause della loro insoddisfazione , si staccano da quella che , almeno per loro , è una posizione psicologica , e non politica , fatta di sentimenti o di risentimenti , anziché di idee . La reazione , in sostanza , è rappresentata effettivamente dalla Democrazia cristiana , che peraltro qua non ha tradizioni , scarsa e limitata essendo stata in passato la vita del Partito popolare . Ed in effetti , anche oggi i democristiani non hanno un vero e proprio partito ( gli iscritti si contano a decine ) , né efficace è l ' azione dei Comitati civici . La propaganda elettorale , oltre che all ' attività sorda delle parrocchie , è stata affidata all ' Ente Maremma . Perché questo organismo , che dovrebbe soltanto compiere un ' operazione tecnica di trasformazione fondiaria ( anche , beninteso , con un secondo scopo politico ) in realtà ha trasformato , e lo là ancora , i suoi tecnici in attivisti politici , e preme in vario modo sui lavoratori della campagna , sia discriminandoli in sede di assegnazione , sia invitandoti , in varie forme , a dar buona prova di sé , durante i tre anni di prova , abbandonando i partiti e le organizzazioni di sinistra . Non è facile stabilire fino a che punto il danaro dell ' Ente , e cioè pubblico , è stato utilizzato durante la campagna elettorale . Certo è che fra i candidati democristiani figuravano alcuni funzionari dell ' Ente , e che per loro si è svolta una vistosa ( e perciò costosa ) campagna di preferenze . II confluire spesso disorganico ed addirittura ostile di questi elementi diversi , nella propaganda democristiana , ( partito , parrocchie , Ente Maremma ) ha provocato lotte interne di cui l ' eco è giunta un po ' dappertutto . La Democrazia cristiana , sprecando un sacco di soldi in una campagna elettorale pletorica e tecnicamente errata , ha raccolto , come si è detto , oltre 32mila suffragi . Han votato per lei , oltre a quel sottopopolo che gravita intorno alle parrocchie , una parte del ceto medio cittadino ed i proprietari minimi della campagna e dell ' isola del Giglio . La Democrazia cristiana sa bene che la piccola proprietà può esserle , in qualche caso , elettoralmente vantaggiosa ; e appunto per questo ha inventato la riforma fondiaria . I partiti di sinistra devono dissolvere quest ' equivoco e conquistarsi quella parte della popolazione agraria su cui ancora agiscono gli spauracchi della « statizzazione della terra » . E devono insieme aprirsi ancora di più verso il ceto medio cittadino , soffocato da una lunga serie di complessi piccolo borghesi di cui in fondo sono soltanto vittime . Molto in questo senso è già stato fatto ; perché la piccola borghesia maremmana è sostanzialmente sana , meno gravata da tradizioni , e quindi più aperta , rispetto , mettiamo , alla piccola borghesia della Toscana interna , fiorentina o senese . È una classe , anche dal punto di vista del costume , vicina al popolo lavoratore , da cui spesso è uscita solo una generazione fa ( chi di noi non ha un nonno contadino ? ) . Bisogna che i minatori delle colline ed i contadini del piano , ma soprattutto i partiti che li dirigono , facciano un altro sforzo , anche per questa gente , che non è cattiva , che è onesta e laboriosa , pur se ha paura della Siberia .