StampaQuotidiana ,
La
bella
Gigogin
Fra
i
camioncini
della
campagna
elettorale
,
brutti
,
col
podio
,
l
'
altoparlante
e
i
manifesti
,
i
più
fragorosi
suonano
l
'
Inno
di
Roma
;
i
monarchici
la
marcia
reale
;
i
liberali
la
Bella
Gigogin
.
Questa
mi
pare
un
'
appropriazione
indebita
,
perché
la
bella
Gigogin
venne
alla
finestra
nel
1859
,
e
diventò
subito
l
'
inno
dei
volontari
lombardi
,
che
la
portarono
con
sé
in
Sicilia
e
su
fino
a
Napoli
.
Era
cioè
l
'
inno
della
gioventù
di
parte
radicale
e
garibaldina
.
E
non
discende
forse
il
Partito
liberale
dall
'
opposto
filone
,
moderato
e
cavourriano
?
Alienatiello
Il
professor
Alessandro
Cutolo
va
a
donare
l
'
uovo
pasquale
al
nipotino
.
Lo
trova
in
cucina
,
che
fa
merenda
.
Mentre
beve
la
sua
tazza
di
cioccolata
,
giocherella
coi
biscottini
,
li
dispone
in
tondo
sul
tavolo
,
a
raggiera
.
«
Ma
tu
che
cosa
stai
facendo
?
»
,
gli
chiede
.
«
Sto
facendo
l
'
ora
dei
pavesini
,
nonno
»
.
E
allora
il
professore
,
in
un
impeto
di
affettuosa
stizza
,
abbraccia
il
nipotino
,
esclamando
«
Alienatiello
mio
!
»
.
Verdi
vuole
tutto
A
ogni
prima
verdiana
della
Scala
scende
da
Parigi
Manlio
Cancogni
e
sale
da
Grosseto
Carlo
Cassola
.
Poi
si
va
tutti
a
cena
insieme
ed
è
vietato
parlare
d
'
altro
:
chi
li
frena
in
tal
momento
?
Da
altri
segni
appar
chiaro
la
perenne
popolarità
di
Verdi
.
Basti
pensare
che
«
Selezione
»
,
un
'
editrice
che
tira
decine
di
migliaia
di
copie
,
mette
ora
sul
mercato
,
accanto
ai
libri
,
un
microsolco
con
Traviata
,
Ballo
in
maschera
eAida
.
E
giovedì
sera
c
'
era
pieno
alla
Piccola
Scala
,
eppure
non
davano
alcuno
spettacolo
:
era
filologia
musicale
,
conce
chiarì
Gian
Andrea
Gavazzeni
.
Presentavano
il
nastro
delle
prove
del
Ballo
in
maschera
,
diretto
da
Toscanini
con
l
'
orchestra
della
NBC
.
Musica
,
interruzioni
,
daccapo
,
commenti
,
impennate
del
maestro
,
si
sentiva
tutto
.
«
Andiamo
,
signori
,
non
battete
la
fiacca
,
Verdi
vuole
tutto
,
non
gli
basta
la
metà
.
E
quelle
note
piccole
,
suonatele
,
sono
importanti
.
In
italiano
si
chiamano
abbellimenti
.
Rendere
la
musica
more
beautiful
,
capite
,
signori
?
»
È
una
registrazione
del
1954
,
quando
Toscanini
aveva
87
anni
,
eppure
canta
,
si
adira
,
si
diverte
,
rievoca
un
aneddoto
curioso
:
«
Ho
suonato
anch
'
io
in
orchestra
,
signori
,
e
con
Verdi
.
Dirigeva
lui
1'Otello
.
Più
forte
,
più
forte
,
il
secondo
violoncello
,
disse
a
me
e
allora
,
signori
,
non
badate
al
"
piano
"
di
Verdi
.
Daccapo
,
suonatemelo
tutto
questo
brano
,
perché
mi
piace
,
mi
piace
da
morire
»
.
Neologismi
Le
ultime
novità
della
lingua
neoitaliana
si
trovano
specialmente
al
padiglione
delle
macchine
per
ufficio
.
Ci
incontri
il
Francopost
,
lo
Sportellkass
,
l
'
Univac
,
la
Fotolux
e
il
Rotaprint
.
C
'
è
anche
la
macchina
spezzatrice
.
In
un
altro
padiglione
impari
invece
che
«
il
polietilene
viene
estruso
»
:
participio
passato
del
verbo
estrudere
,
che
,
prima
del
12
aprile
1963
,
non
esisteva
.
Si
sono
dimenticati
della
balia
L
'
altra
sera
discutevamo
di
bambini
:
un
medico
,
un
pedagogista
,
un
architetto
e
uno
psicologo
.
Fecero
anche
vedere
un
documentario
sul
gioco
,
piuttosto
bello
.
E
si
sentirono
i
pareri
più
diversi
.
Per
esempio
che
il
gioco
della
«
campana
»
(
chiamato
anche
del
«
mondo
»
o
del
«
paradiso
»
)
ha
origini
antichissime
,
rituali
e
magiche
.
Che
bisogna
spostare
i
giochi
infantili
sulle
terrazze
,
essendo
le
strade
impraticabili
,
anzi
micidiali
.
Che
il
sessanta
per
cento
dei
bambini
milanesi
avrebbero
bisogno
di
ginnastica
correttiva
,
tanto
diffuse
sono
le
malformazioni
delle
scapole
e
della
spina
dorsale
.
Che
son
da
abbandonare
i
giocattoli
di
serie
.
La
soluzione
sta
nell
'
autobus
scolastico
,
diceva
l
'
uno
:
scuole
e
campi
di
gioco
in
periferia
,
con
mezzi
di
trasporto
veloci
e
comodi
.
La
città
,
diceva
l
'
altro
,
non
è
in
sé
un
male
,
anzi
ha
molti
aspetti
educativi
e
stimolanti
:
basta
rifarla
con
spazi
verdi
più
estesi
.
Bisogna
moltiplicare
,
interveniva
un
terzo
,
i
campi
di
gioco
rionali
.
L
'
unica
proposta
che
nessuno
fece
fu
di
ritornare
a
un
'
antica
usanza
,
di
mandare
cioè
i
bambini
piccoli
a
balia
.
Certo
,
potremmo
inventare
un
sistema
di
baliatico
moderno
,
magari
collettivo
,
razionale
ed
economico
.
Perché
la
constatazione
è
triste
:
il
bambino
milanese
impara
verso
i
cinque
anni
che
le
uova
le
fanno
le
galline
e
il
latte
le
mucche
.
StampaQuotidiana ,
Giovani
«
indaffarati
»
tra
gondole
e
stalattiti
Il
locale
è
al
primo
casello
dell
'
autostrada
per
Genova
.
Entrando
vedi
un
bar
comunissimo
,
la
televisione
accesa
,
un
carabiniere
che
sta
a
guardare
,
due
cani
che
si
rincorrono
,
una
cameriera
alla
macchina
degli
espressi
.
Ma
il
bello
comincia
dentro
:
sono
cinque
o
sei
stanze
una
dietro
l
'
altra
,
arredate
in
uno
stile
che
varia
dal
neoveneziano
al
cavernicolo
.
Qui
oblò
,
gondole
,
remi
,
lampioncini
fiochi
,
là
stalattiti
di
cartapesta
che
pendono
dal
soffitto
.
Per
sedere
,
divanetti
a
due
posti
di
quelli
col
bracciolo
tondo
di
legno
lucido
,
come
usavano
nel
'35
.
Qualche
coppia
balla
,
senza
spostarsi
oltre
il
raggio
di
un
metro
,
la
musica
è
centralizzata
,
un
nastro
continuo
che
gli
altoparlanti
fanno
echeggiare
sommessa
dovunque
.
Le
altre
coppie
stanno
sedute
sui
divanetti
,
e
si
baciano
senza
sosta
.
Quasi
tutti
giovani
.
I
ragazzi
sono
impegnatissimi
,
seri
,
tenaci
,
aggrondati
:
paiono
apprendisti
meccanici
alle
prese
col
«
pezzo
»
:
c
'
è
chi
svita
e
chi
trapana
,
chi
fresa
e
chi
smussa
.
Entrano
due
coppie
sui
quaranta
,
e
si
siedono
sbagliate
,
qua
gli
uomini
,
di
fronte
le
donne
.
Chiedono
da
bere
e
invece
della
cameriera
arriva
trafelata
la
padrona
.
«
Va
mica
bene
così
»
dice
,
e
li
fa
spostare
.
Coppie
han
da
essere
.
Le
targhe
da
gioco
A
notte
alta
in
via
Manzoni
due
tipi
si
spostano
pendolarmente
da
un
lato
all
'
altro
della
strada
,
e
ogni
volta
consultano
con
attenzione
la
targa
delle
auto
in
sosta
.
Potrebbero
essere
due
poliziotti
o
due
esperti
di
statistica
in
missione
notturna
.
Invece
sono
due
colleghi
:
chiuso
l
'
ultimo
bar
,
continuano
la
partita
per
strada
,
e
hanno
appunto
inventato
il
«
poker
di
targhe
»
.
Al
primo
toccano
le
auto
di
destra
,
al
secondo
quelle
di
sinistra
,
e
coi
numeri
formano
tutte
le
combinazioni
del
poker
vero
:
coppia
di
sei
,
full
di
nove
,
poker
di
quattro
,
scala
.
Con
le
targhe
milanesi
,
a
sei
numeri
,
si
può
fare
anche
pokerissimo
e
superpoker
.
Non
esiste
ancora
un
regolamento
preciso
,
specialmente
circa
il
valore
da
attribuire
agli
zeri
.
Il
gioco
si
è
già
diffuso
in
molti
ambienti
,
e
alcuni
appassionati
seguono
con
ansia
gli
sviluppi
della
motorizzazione
;
a
chi
toccherà
,
per
la
prima
volta
nella
storia
milanese
,
la
ventura
di
fare
superpoker
di
sette
?
Ma
non
attacca
In
un
grande
magazzino
c
'
è
una
ragazza
in
grembiule
turchino
che
«
dimostra
»
i
vantaggi
di
una
nuova
padella
,
detta
«
inadherent
»
.
I
cibi
in
cottura
non
attaccano
mai
sul
fondo
,
e
senza
bisogno
di
olio
,
burro
o
grassi
.
Così
si
risparmia
e
si
mantiene
la
linea
.
La
dimostratrice
rompe
un
uovo
,
lo
sbatte
,
ne
versa
un
po
'
nella
padella
posata
sul
gas
,
lascia
cuocere
,
poi
col
mestolino
stacca
la
frittata
,
sottile
come
un
'
ostia
.
Ne
ha
già
fatto
un
bel
mucchietto
.
Una
donna
che
sta
a
guardare
curiosa
,
azzarda
un
dito
sulle
frittatine
,
domanda
se
davvero
non
c
'
è
olio
.
Non
c
'
è
.
Nemmeno
sale
?
No
.
«
Allora
non
le
mangio
.
»
E
se
ne
va
.
StampaQuotidiana ,
Weekend
sulle
ali
Venerdì
scorso
s
'
è
inaugurato
un
servizio
aereo
diretto
fra
Milano
e
Taormina
,
studiato
apposta
per
chi
voglia
trascorrere
la
fine
della
settimana
(
corta
)
a
Taormina
.
In
meno
di
due
ore
si
passa
dalle
brume
lombarde
al
mare
cupo
di
Sicilia
,
alle
nevi
dell
'
Etna
,
al
vortice
della
roulette
.
Si
rincasa
la
domenica
a
sera
,
riposati
,
abbronzati
,
e
a
tasche
vuote
.
Passatempo
Passatempo
del
lunedì
:
coi
nomi
dei
giocatori
scesi
in
campo
la
domenica
scorsa
,
serie
A
e
B
,
formare
una
squadra
tutta
di
scrittori
,
viventi
e
no
,
purché
famosi
.
Ecco
la
formazione
più
robusta
:
Negri
,
Grossi
,
Manzoni
,
De
Marchi
,
Baldini
,
Sereni
,
De
Robertis
,
Di
Giacomo
,
Petroni
,
Micheli
,
Campana
.
«
Cecilio
»
Rivera
Gianni
Rivera
è
forse
il
più
grande
calciatore
europeo
,
oggi
.
Ma
fuori
dal
campo
ridiventa
un
giovanotto
cortesissimo
,
prudente
e
neutrale
.
Quando
parla
fa
venire
in
mente
la
versione
maschile
d
'
un
personaggio
moraviano
.
Esempio
:
«
Come
le
è
parsa
l
'
Inghilterra
?
»
«
Ho
visto
molto
poco
.
Eravamo
in
ritiro
»
.
«
Sa
che
lei
gioca
benissimo
?
»
«
Be
;
faccio
del
mio
meglio
.
»
«
Dove
andrà
in
vacanza
?
»
«
Non
ho
ancora
deciso
.
»
«
Preferisce
il
mare
o
la
montagna
?
»
«
Un
po
'
il
mare
,
un
po
'
la
montagna
.
»
«
Allora
grazie
,
signor
Rivera
,
e
buongiorno
.
»
«Speriamo.»
Gettone
per
Ungaretti
In
un
bar
di
via
Fontana
,
c
'
è
un
juke
-
box
che
periodicamente
smette
con
le
canzoni
e
offre
soltanto
poesie
.
Dice
il
proprietario
che
l
'
iniziativa
è
sua
,
perché
gli
piacciono
i
versi
.
Ma
anche
i
clienti
,
giovani
,
non
disdegnano
di
tanto
in
tanto
sentire
Ungaretti
anziché
Celentano
.
Intanto
un
editore
milanese
prepara
una
gigantesca
Storia
della
letteratura
italiana
(
testi
e
commento
critico
)
in
circa
quaranta
microsolchi
a
33
giri
.
StampaQuotidiana ,
Il
bucato
di
massa
Versione
moderna
dei
vecchi
lavatoi
pubblici
,
ecco
il
«
Lavaget
»
,
«
supercentro
del
bucato
»
.
Da
dodici
a
ventiquattro
lavatrici
automatiche
a
gettoni
per
ventisette
minuti
di
lavatura
,
cioè
per
quattro
chili
e
mezzo
di
biancheria
,
si
pagano
duecento
lire
.
L
'
acqua
è
speciale
,
depurata
,
e
speciale
il
detersivo
,
che
un
'
altra
macchina
a
gettone
distribuisce
nella
dose
giusta
,
per
cinquanta
lire
.
Altre
cinquanta
lire
,
e
funziona
l
'
asciugatrice
.
In
tutto
sono
trecento
lire
,
e
trentadue
minuti
di
tempo
,
con
nessuna
fatica
:
la
massaia
intanto
può
anche
andare
a
fare
la
spesa
.
A
Milano
cc
ne
sono
sessanta
,
e
lavorano
dalle
sette
del
mattino
alle
dieci
di
sera
,
ininterrottamente
.
È
sempre
più
raro
che
i
panni
sporchi
si
lavino
in
famiglia
.
Uomo
di
giugno
Ogni
mese
alcune
signore
di
Milano
(
fra
le
altre
spiccano
Bianca
Toccafondi
,
Fanny
Branca
,
Biki
e
Germana
Marucelli
)
,
nominano
,
durante
una
cena
alla
«
brasera
»
l
'
uomo
del
giorno
,
scelto
fra
i
più
meritevoli
e
famosi
.
In
maggio
il
premio
toccò
a
Luchino
Visconti
.
Stasera
,
per
il
mese
di
giugno
,
la
palma
andrà
a
Dino
Buzzati
.
Il
premio
è
puramente
simbolico
.
StampaQuotidiana ,
Al
livello
(
dicono
)
dell
'
arte
Dicono
le
statistiche
che
l
'
americano
consuma
in
media
duecentodieci
libbre
di
carta
soltanto
per
imballare
,
impacchettare
,
involgere
.
Non
abbiamo
dati
italiani
,
ma
almeno
come
tendenza
siamo
su
quella
strada
.
L
'
uomo
moderno
incarta
,
e
quello
è
ormai
uno
dei
suoi
gesti
fondamentali
e
vitali
.
Perché
dunque
non
sublimare
fino
al
livello
dell
'
arte
questo
costante
dato
attivo
del
nostro
esistere
?
Ci
ha
pensato
il
giovane
bulgaro
Christo
(
forse
Cristoforo
,
di
cognome
Javaceff
)
.
Ventisettenne
,
abita
a
Parigi
e
sta
esponendo
alla
galleria
Apollinaire
di
via
Brera
,
diretta
dal
signor
Guido
Lo
Noci
,
pugliese
.
L
'
impacchettamento
,
dice
il
suo
esegeta
Pierre
Restany
,
è
un
gesto
di
appropriazione
che
ricoprendo
l
'
oggetto
in
un
involto
chiuso
(
carta
o
stoffa
che
sia
)
ce
lo
fa
vedere
«
altrimenti
»
.
Ce
lo
fa
vedere
se
l
'
involto
è
al
cellofan
:
per
esempio
quel
manichino
di
donna
appeso
di
traverso
al
muro
,
oppure
quel
materasso
piegato
,
con
carrozzella
da
bambini
,
su
un
portapacchi
d
'
auto
,
il
tutto
assicurato
da
spaghi
di
diverso
spessore
e
robustezza
.
Se
invece
l
'
involto
è
carta
da
pacchi
,
oppure
stoffa
,
allora
non
si
vede
quel
che
c
'
è
dentro
,
e
il
bello
sta
nel
dubbio
circa
il
contenuto
.
Come
da
bambini
la
calza
della
Befana
.
Il
pittore
Lucio
Fontana
ha
comperato
il
manichino
,
un
altro
avventore
ha
preso
il
pacchetto
-
non
grande
-
che
contiene
,
dentro
cellofan
legato
con
spaghi
,
un
settimanale
illustrato
.
La
mostra
rimane
aperta
anche
in
luglio
.
Fantascienza
in
burrasca
La
pubblicazione
di
Robot
e
il
Minotauro
e
il
festival
triestino
dei
film
di
fantascienza
,
con
tavola
rotonda
e
dibattito
sui
problemi
relativi
,
dimostrano
che
la
«
science
fiction
»
ha
in
Italia
i
suoi
cultori
attivi
,
specialmente
a
Milano
.
Addirittura
esistono
quattro
correnti
,
o
scuole
,
spesso
in
polemica
fra
di
loro
:
gli
«
ortodossi
»
di
«
Galaxy
»
,
che
esigono
rigoroso
rispetto
per
la
verosimiglianza
scientifica
,
i
«
decadenti
»
di
«
Urania
»
,
con
alla
testa
Carlo
Fruttero
,
autore
di
un
racconto
avveneristico
sotto
lo
pseudonimo
di
Obstbaum
,
i
«
dissidenti
»
di
«
Interplanet
»
(
Janda
,
Staffilano
,
Aldani
,
Della
Corte
)
.
I
«
protezionisti
»
di
«
Futuro
»
(
Inisero
Cremaschi
e
Gilda
Musa
)
,
i
quali
sostengono
la
necessità
di
una
fantascienza
nazionale
.
Ci
sono
poi
gli
isolati
:
Giorgio
De
Maria
,
che
fra
l
'
altro
ha
tradotto
i
lirici
greci
in
dialetto
piemontese
,
Roberto
Vacca
e
Umberto
Eco
.
Formano
la
cosiddetta
«
piccola
Borghesia
»
,
dal
nome
del
loro
modello
ideale
,
«
Borges
»
.
Basta
la
vasca
e
un
po
'
di
fortuna
È
il
metodo
Salmanoff
,
subito
accolto
con
entusiasmo
dai
milanesi
attenti
alle
novità
,
dopo
l
'
uscita
del
suo
libro
(
Segreti
e
saggezza
del
corpo
)
da
Bompiani
.
Il
traduttore
,
Mario
Mancini
,
è
anche
impegnatissimo
seguace
del
Maestro
,
e
ha
inventato
lui
lo
slogan
:
«
Basta
una
vasca
da
bagno
»
.
Basta
,
cioè
,
per
guarire
ogni
malattia
.
La
teoria
del
Salmanoff
(
quasi
novantenne
,
operante
a
Parigi
,
ma
già
medico
personale
di
Lenin
e
riorganizzatore
dei
servizi
termali
e
antitubercolari
nella
Russia
rivoluzionaria
)
si
basa
su
due
punti
:
che
vada
curato
il
corpo
e
non
l
'
organo
malato
,
e
che
tutte
le
malattie
dipendono
da
una
disfunzione
dei
vasi
capillari
.
Rimedio
sovrano
il
bagno
,
caldo
o
freddo
.
Impacchi
al
torace
per
la
tracheite
,
compresse
fredde
sul
collo
per
la
sinusite
,
immersione
degli
avambracci
per
l
'
influenza
,
bagni
di
fieno
per
il
raffreddore
.
Borsa
calda
e
cachet
vascolari
prevengono
e
curano
l
'
infarto
.
Aereo
per
la
foce
Bocca
di
Magra
fu
scoperta
venticinque
anni
or
sono
dai
letterati
,
che
tenacemente
,
dopo
di
allora
,
l
'
hanno
difesa
dalla
«
valorizzazione
»
turistica
,
anche
contro
la
volontà
di
parte
della
popolazione
indigena
.
Purtroppo
sembra
che
cemento
,
go
-
kart
e
juke
-
boxe
stiano
per
prevalere
.
Sorgono
nuove
ville
,
come
«
Nido
del
gatto
»
inaugurato
alla
Punta
Bianca
del
celebre
couturier
parmense
Luciano
Zanini
.
Agli
ospiti
-
alcuni
son
giunti
in
aereo
da
Parma
-
è
stato
offerto
pesce
allo
spiedo
.
Infermiere
volanti
La
benemerita
Clinica
Mutua
Sanitaria
Resnati
,
che
funziona
dal
1924
ed
assiste
47mila
300
fra
dipendenti
comunali
,
artigiani
,
piccoli
imprenditori
e
liberi
professionisti
,
per
soddisfare
le
esigenze
dei
suoi
assistiti
ha
presentato
al
pubblico
il
nuovo
corpo
delle
infermiere
disponibili
a
domicilio
.
Entreranno
in
servizio
il
1°
luglio
:
le
dirige
la
dott.
Costa
.
Il
calzolaio
cantato
Diventano
sempre
più
consueti
i
rapporti
fra
scrittori
e
cantanti
.
La
settimana
scorsa
Maria
Monti
è
andata
apposta
a
Vigevano
per
conoscere
Lucio
Mastronardi
.
L
'
incontro
è
stato
cordialissimo
,
e
Mastronardi
ha
subito
accettato
di
scrivere
i
versi
per
una
canzone
nuova
di
ambiente
vigevanese
.
Già
ne
sappiamo
il
ritornello
:
«
Un
calzolaio
/
attacca
il
cuoio
/
alla
tomaia
/
con
il
collante
.
/
Il
poverino
/
grida
io
muoio
/
e
sull
'
istante
/
tira
le
cuoia
»
.
L
'
infernale
cura
del
caldo
Bisogna
andarci
con
un
amico
esperto
,
che
consigli
e
guidi
.
Entri
,
affitti
lo
spogliatoio
,
col
suo
bel
lettino
di
vegetale
.
Indossi
l
'
accappatoio
,
e
tenendo
in
mano
la
salvietta
vai
alla
doccia
.
Poi
ti
pesi
,
entri
in
una
cabina
,
premi
un
pomo
nichelato
e
da
sotto
la
panca
di
marmo
scaturisce
un
getto
di
vapore
caldissimo
,
che
serve
ad
aprire
i
pori
.
Ora
sei
pronto
a
entrare
nella
prima
sala
,
la
grande
.
Pannelli
di
legno
grezzo
,
odoroso
,
alle
pareti
,
gradoni
dello
stesso
legno
su
cui
ti
siedi
o
ti
sdrai
:
più
in
alto
fa
più
caldo
,
ma
già
al
primo
piano
siamo
sui
sessanta
gradi
,
la
temperatura
della
baia
di
Assali
Eppure
l
'
amico
esperte
)
spiega
che
così
serve
a
poco
.
Ci
vuol
la
fornace
.
Dunque
altra
doccia
,
e
via
nella
stanzina
piccola
,
che
ha
da
una
parte
un
forno
come
quelli
all
'
antica
per
il
pane
.
Tre
gradoni
di
legno
:
sull
'
ultimo
sono
cento
gradi
precisi
.
Cominci
a
ruscellare
,
senti
nel
naso
odor
di
bruciaticcio
,
e
una
strana
acquolina
gelida
in
bocca
.
Dieci
minuti
bastano
,
poi
l
'
esperto
attinge
acqua
da
un
mastello
e
ne
butta
nel
forno
tanti
mestoli
per
quanti
sono
i
presenti
più
uno
:
come
per
fare
il
tè
.
È
il
«
colpo
di
vapore
»
,
un
clima
che
non
esiste
in
alcuna
parte
della
terra
,
nemmeno
nel
Kuwait
.
Ti
pizzica
la
pelle
,
e
allora
esci
e
ti
butti
in
una
piscina
di
acqua
fredda
e
corrente
.
(
A
rigore
ci
vorrebbe
una
bella
nuotata
nel
fiume
.
)
Poi
torni
nel
camerino
e
ti
metti
a
letto
,
con
tre
coperte
addosso
,
e
ricominci
,
incredibile
,
a
sudare
.
Talvolta
t
'
addormenti
.
Al
risveglio
vai
nel
tepidario
ottagonale
:
anziani
grassi
in
accappatoio
,
come
tanti
senatori
romani
,
giovani
snelli
che
si
coprono
appena
le
vergogne
maggiori
,
o
neanche
quelle
,
come
soldati
spartani
.
Uscendo
dalla
sauna
ti
par
d
'
essere
in
Svizzera
.
Ti
senti
fresco
,
leggero
.
Infatti
hai
perso
almeno
un
chilo
.
E
speso
1800
lire
.
Il
prezzo
del
vitello
,
prima
scelta
.
StampaPeriodica ,
COURMAYEUR
,
giugno
-
È
la
festa
dell
'
Ascensione
,
ma
non
si
direbbe
,
con
queste
basse
nubi
che
nascondono
persino
l
'
incombente
vetta
del
Chetif
(
non
si
parla
poi
del
Monte
Bianco
)
e
con
la
pioggerella
fine
e
ghiaccia
che
abbassa
la
colonna
di
mercurio
poco
sopra
lo
zero
.
Poco
meno
che
inverno
,
specie
per
chi
è
venuto
quassù
senza
cappotto
:
a
quest
'
ora
i
fiorentini
vanno
per
grilli
mori
alle
Cascine
.
Non
si
direbbe
che
è
finito
maggio
,
non
si
direbbe
,
nel
paesino
deserto
,
che
è
festa
,
se
non
fosse
per
la
sparuta
banda
che
passa
sotto
le
finestre
dell
'
albergo
,
di
buon
'
ora
.
Una
dozzina
di
ottoni
,
in
tutto
,
e
non
è
gran
musica
:
hanno
in
testa
un
berrettino
azzurro
con
la
visiera
,
per
il
resto
son
vestiti
come
tutti
i
giorni
e
trascinano
i
piedi
,
a
tempo
,
su
per
il
pendio
che
porta
alla
chiesa
.
A
guardarli
non
c
'
è
nessuno
,
tranne
un
gruppetto
di
giovanotti
:
piccoli
,
scuri
,
le
mani
nelle
tasche
dei
calzoni
,
una
giacchetta
striminzita
addosso
.
Uno
ha
sui
gomiti
e
sul
sedere
vistose
toppe
di
diverso
colore
.
Stanno
a
parlare
fra
di
loro
a
bassa
voce
:
quello
che
tiene
banco
a
un
tratto
tira
fuori
la
borsetta
del
trinciato
,
si
mette
in
bocca
,
per
un
pizzo
,
la
cartina
,
si
bagna
la
punta
dell
'
indice
e
del
pollice
,
e
con
un
gesto
rapido
e
minuto
arrotola
una
sigaretta
.
Se
non
basta
vederli
,
così
piccoli
,
bruni
,
con
la
fronte
bassa
e
gli
occhi
vivaci
,
le
guance
mai
rasate
,
a
sentirli
parlare
puoi
convincerti
che
son
gente
del
Sud
:
calabresi
per
la
precisione
.
Altri
se
ne
vedono
lungo
la
strada
che
va
alla
chiesa
,
sempre
raccolti
in
gruppo
,
a
volte
seduti
sui
muretti
che
guardano
lo
strapiombo
della
Dora
,
che
laggiù
è
un
vorticoso
torrente
sassoso
.
Courmayeur
,
insomma
,
alla
fine
di
maggio
,
il
giorno
della
Ascensione
,
è
un
paese
di
gente
del
Sud
,
di
calabresi
.
L
'
emigrazione
calabrese
è
un
fatto
abbastanza
normale
,
in
Val
d
'
Aosta
.
Ogni
anno
un
centinaio
di
questi
uomini
piccoli
e
scuri
lascia
la
campagna
povera
di
Catanzaro
e
di
Cosenza
e
viene
quassù
a
far
fortuna
.
Le
linee
della
emigrazione
interna
,
da
sud
a
nord
,
una
emigrazione
disperata
(
gente
che
parte
senza
sapere
se
e
dove
troverà
lavoro
,
chiamandosi
sudi
anno
in
anno
,
fratello
,
cugino
,
compare
,
paesano
)
si
sono
delineate
con
una
certa
precisione
.
I
pugliesi
vanno
in
Lombardia
,
a
Milano
,
a
riempire
baracche
,
sottoscala
,
scantinati
,
in
attesa
di
un
lavoro
qualsiasi
e
di
un
alloggio
migliore
.
I
napoletani
li
troverete
a
Bolzano
e
in
tutto
l
'
Alto
Adige
;
ora
ecco
i
calabresi
in
Val
d
'
Aosta
.
Pare
che
il
Nord
sia
diventato
sul
serio
il
polo
magnetico
della
gente
povera
,
che
punta
sempre
più
su
,
sempre
più
vicino
ai
confini
.
E
Courmayeur
è
a
pochi
chilometri
dalla
frontiera
francese
e
da
quella
svizzera
.
Quest
'
anno
il
fenomeno
è
stato
più
intenso
di
sempre
.
Un
giovanotto
calabrese
,
si
chiama
Rocco
Cilurzo
ed
è
di
Paola
,
presso
Cosenza
,
ci
spiega
come
sono
andate
le
cose
.
Dopo
la
guerra
ha
lavorato
sempre
poco
;
con
cinque
fratelli
grandi
non
arrivavano
a
mettere
insieme
di
che
vivere
,
loro
ed
i
genitori
vecchi
.
Un
tempo
c
'
era
l
'
emigrazione
,
l
'
America
(
suo
nonno
,
per
esempio
,
aveva
trovato
na
'
giobba
a
Broccolino
)
ma
oggi
gli
Stati
Uniti
hanno
«
contingentato
»
gli
immigranti
.
Il
Refugee
Relief
Act
fissa
la
quota
a
sessantamila
,
per
tre
anni
.
Una
cifra
assai
bassa
.
Non
solo
:
più
della
metà
dei
posti
sono
riservati
a
profughi
della
Venezia
Giulia
,
e
per
gli
altri
occorre
la
richiesta
e
la
garanzia
di
un
parente
già
stabilito
negli
Stati
e
già
cittadino
americano
,
non
c
'
è
niente
da
fare
,
non
si
passa
l
'
Oceano
:
se
si
emigra
,
si
emigra
a
nord
,
in
Lombardia
,
a
Bolzano
,
in
Val
d
'
Aosta
.
A
Cilurzo
,
che
passava
giornate
inerti
al
paese
,
senza
saper
che
fare
,
un
bel
giorno
dissero
che
su
,
verso
i
confini
,
preparavano
un
lavoro
colossale
.
Lo
aveva
detto
la
radio
,
lo
avevano
persino
fatto
vedere
con
la
televisione
.
Dovevano
traforare
un
grosso
monte
,
il
Monte
Bianco
.
Così
,
lui
ed
altri
amici
,
e
tanti
altri
,
non
solo
di
Paola
,
ma
di
tutta
la
provincia
,
e
di
più
lontano
,
specialmente
di
Catanzaro
,
erano
partiti
.
Ora
son
qui
,
a
Courmayeur
e
ad
Entreves
,
che
è
più
avanti
,
proprio
sotto
il
Monte
Bianco
,
ma
il
traforo
non
si
fa
,
almeno
per
ora
.
Così
han
cercato
altro
:
qualcuno
,
come
appunto
Cilurzo
,
fa
il
manovale
in
una
impresa
edile
,
altri
son
dai
contadini
,
a
giornata
.
Dormono
dove
capita
,
in
un
fienile
,
in
una
stalla
,
in
un
garage
,
e
pochi
se
la
sentono
di
riprendere
la
lunga
strada
del
paese
,
dove
li
attenderebbe
la
solita
miseria
,
ed
in
più
lo
scorno
dei
paesani
,
a
vederli
tornare
con
le
pive
nel
sacco
.
Aspettano
che
cominci
il
traforo
,
si
arrangiano
per
strappare
la
giornata
,
fanno
la
farne
peggio
che
a
casa
loro
,
la
gente
del
posto
li
sta
a
guardare
.
La
valle
della
Dora
Baltea
,
stretta
e
profonda
,
lunga
una
settantina
di
chilometri
,
costituisce
,
anche
economicamente
,
la
spina
dorsale
della
regione
aostana
.
I
paesi
sono
disposti
lungo
la
vallata
,
da
Pont
San
Martin
,
dove
nella
Dora
affluisce
il
Lys
,
fino
ad
Entreves
.
Aosta
e
Saint
Vincent
ne
sono
i
centri
maggiori
.
Se
le
zone
montagnose
sono
evidentemente
incolte
,
le
parti
più
basse
,
ricchissime
di
acque
e
ben
esposte
al
sole
,
sono
assai
fertili
e
molto
ben
coltivate
:
patate
soprattutto
,
poi
segale
,
mais
e
uva
e
frutta
,
soprattutto
mele
.
I
prati
verdi
e
foltissimi
sono
un
pascolo
ideale
per
queste
vaccherelle
pezzate
,
piccole
,
mansuete
:
perciò
latte
,
burro
e
formaggio
.
Quasi
tutti
i
contadini
sono
piccoli
proprietari
,
ciascuno
con
pochi
fazzoletti
di
terra
,
magari
dispersi
,
uno
a
levante
ed
uno
a
ponente
,
distanti
ore
di
strada
.
Non
è
gran
proprietà
,
ma
nemmeno
può
dirsi
che
ci
sia
miseria
.
Non
solo
,
ma
da
qualche
anno
si
è
andato
incrementando
il
turismo
.
Courmayeur
ed
Entreves
sono
nomi
noti
a
tutti
;
a
Saint
Vincent
c
'
è
una
casa
di
gioco
,
un
premio
cinematografico
e
giornalistico
;
la
regione
,
autonoma
,
offre
certi
privilegi
ai
suoi
cittadini
,
ed
ai
turisti
che
vi
soggiornino
abbastanza
a
lungo
.
Il
turismo
sta
diventando
la
principale
risorsa
dell
'
economia
valdostana
.
Accade
che
i
contadini
vendano
la
loro
poca
terra
e
con
il
ricavato
riattino
la
casetta
per
darla
in
affitto
durante
l
'
estate
.
I
cartelli
che
offrono
un
appartamento
per
la
«
stagione
alta
»
sono
frequentissimi
a
Courmayeur
e
ad
Entreves
.
Quattrocentosessanta
appartamenti
a
Courmayeur
soltanto
:
un
paese
di
poco
più
di
mille
abitanti
,
durante
i
mesi
di
luglio
e
di
agosto
raggiunge
le
sei
o
settemila
«
presenze
»
giornaliere
,
i
villeggianti
vengono
dal
Piemonte
,
dall
'
Emilia
,
ma
soprattutto
dalla
Lombardia
,
da
Milano
.
Il
milanese
,
come
ci
spiega
il
giovane
presidente
della
Azienda
di
Soggiorno
,
è
il
turista
ideale
perché
è
facile
a
contentarsi
,
entusiasta
di
monti
,
laghi
,
ghiacciai
,
perciò
disposto
a
spendere
con
larghezza
.
Per
non
dire
poi
di
Saint
Vincente
della
casa
di
gioco
,
che
vede
arrivare
ogni
sera
decine
di
milanesi
che
si
riposano
dalla
dura
giornata
degli
affari
-
le
tratte
,
le
scadenze
,
le
fatture
-
perdendo
qualche
biglietto
da
diecimila
al
tavolo
verde
.
Ai
cittadini
della
regione
è
vietato
l
'
accesso
al
gioco
:
i
soldi
devono
venir
da
fuori
,
dicono
,
ma
probabilmente
c
'
è
anche
un
motivo
di
puritanesimo
in
questo
divieto
,
il
peccato
è
un
affare
,
ma
resta
peccato
,
perciò
lasciate
che
lo
compiano
gli
altri
.
Incrementandosi
il
turismo
,
aumenta
anche
la
costruzione
di
nuove
case
,
il
riattamento
delle
vecchie
,
l
'
apertura
di
nuovi
alberghi
.
C
'
è
un
certo
bisogno
di
mano
d
'
opera
,
e
ne
approfittano
i
contadini
calabresi
,
per
salire
su
a
frotte
:
a
Courmayeur
ne
arrivano
un
centinaio
ogni
anno
.
Ora
poi
che
si
parlava
del
traforo
...
Per
la
Francia
e
per
la
Svizzera
non
esistono
trafori
automobilistici
;
soltanto
valichi
che
nella
stagione
invernale
sono
chiusi
al
transito
dalle
nevi
.
Traforando
il
Monte
Bianco
si
creerebbe
una
via
rapida
di
comunicazione
tra
Genova
e
la
pianura
padana
e
il
continente
europeo
.
La
galleria
dovrebbe
cominciare
poco
sotto
Entreves
e
terminare
presso
Chamonix
:
sarebbero
dodici
chilometri
di
lunghezza
,
otto
metri
di
larghezza
,
quanto
basta
cioè
per
due
piste
automobilistiche
;
un
lavoro
di
anni
e
di
miliardi
,
di
cui
per
ora
esiste
soltanto
un
abbozzo
di
progetto
(
non
sono
stati
completati
nemmeno
i
rilevamenti
geometrici
)
.
Non
ci
sono
nemmeno
i
capitali
occorrenti
.
Il
maggior
fautore
del
progetto
,
che
è
un
nobile
biellese
,
arricchitosi
con
le
funivie
del
Cervino
e
del
Monte
Bianco
(
si
chiama
conte
Lora
Totino
)
è
disposto
a
tirar
fuori
,
di
suo
,
duecentocinquanta
milioni
:
una
goccia
,
insomma
,
rispetto
al
fiume
di
milioni
che
effettivamente
occorrerebbero
.
Il
traforo
vien
visto
,
da
chi
lo
vuole
,
in
funzione
turistica
:
abbreviando
la
strada
fra
il
continente
e
la
pianura
padana
e
Genova
,
si
creerebbe
una
via
di
traffico
nuova
,
foriera
di
turisti
e
di
quattrini
.
E
i
calabresi
?
Abbiamo
parlato
a
lungo
con
un
giovane
di
Courmayeur
,
il
signore
Orazio
Bron
(
di
origine
svizzero
-
tedesca
,
ci
spiega
)
,
un
giovane
intelligente
appassionato
della
sua
valle
,
spregiudicato
,
non
certo
sospettabile
di
arretratezza
mentale
.
«
Qua
da
noi
»
,
ci
ha
detto
parlandoci
degli
immigrati
calabresi
,
«
li
chiamano
sudafricani
»
,
e
ci
indica
il
solito
gruppetto
che
se
ne
sta
in
disparte
a
chiacchierare
.
«
In
Valle
d
'
Aosta
non
c
'
è
mai
stata
vera
miseria
.
Lei
non
vedrà
in
giro
un
solo
accattone
.
Abbiamo
una
economia
limitata
,
se
vuole
,
ma
solida
,
Il
turismo
ci
apre
prospettive
nuove
e
larghissime
.
Abbiamo
un
'
autonomia
regionale
.
Paghiamo
poco
più
di
settanta
lire
un
litro
di
benzina
.
Lo
zucchero
,
il
cacao
e
il
caffè
ci
costano
la
metà
che
da
voi
.
Gli
alcolici
,
sia
quelli
di
produzione
legale
che
i
cognac
francesi
,
ci
costano
pochissimo
.
Noi
abbiamo
il
diritto
e
il
dovere
di
difendere
questa
nostra
condizione
,
purché
sappiamo
fare
...
Seguire
l
'
esempio
svizzero
,
insomma
.
In
Svizzera
,
ottenere
non
dico
la
cittadinanza
,
ma
la
residenza
,
è
molto
difficile
.
Non
basta
nemmeno
sposare
un
cittadino
,
o
una
cittadina
,
della
confederazione
.
Occorre
avere
un
lavoro
ben
preciso
,
abitarvi
da
almeno
quattro
anni
,
essere
proprietari
di
immobili
.
Lo
stesso
dovremmo
fare
noi
:
limitare
l
'
immigrazione
,
setacciare
le
domande
di
residenza
.
Il
forestiero
sia
benvenuto
,
ma
quando
arriva
tra
noi
come
turista
.
Io
capisco
quel
che
lei
mi
obbietta
,
capisco
che
questi
calabresi
al
paese
loro
fanno
la
fame
,
ma
perché
dobbiamo
rimetterci
noi
?
»
E
una
conferma
a
questo
atteggiamento
la
troviamo
leggendo
la
stampa
locale
in
lingua
francese
.
L
'
articolo
attacca
l
'
assessore
regionale
alla
pubblica
istruzione
,
professor
Berthiet
,
il
quale
aveva
dichiarato
essere
le
infiltrazioni
straniere
una
necessità
storica
ed
economica
.
«
Come
?
»
,
sostiene
l
'
articolo
,
«
Proprio
un
intellettuale
afferma
queste
eresie
?
»
«
La
semilibération
administrative
et
économique
ne
sera
qu
'
un
feu
de
paille
si
les
élites
ne
s
'
attaquent
pas
à
la
libération
intellectuelle
par
un
retour
aux
traditions
linguistiques
ancestrales
.
»
E
dopo
aver
riprovato
l
'
«
Invasion
méridionale
»
(
così
vien
definito
l
'
annuale
afflusso
dei
calabresi
)
l
'
articolo
se
la
prende
con
una
maestra
«
indegna
»
la
quale
«
parlait
le
français
,
mais
mal
et
avec
le
plus
bel
accent
italien
et
manifestait
des
sentiments
romains
»
.
Eppure
,
a
nostro
avviso
,
ha
ragione
il
professor
Berthiet
:
l
'
invasione
meridionale
è
davvero
una
«
necessità
storica
ed
economica
»
:
in
parole
povere
,
e
finché
le
cose
andranno
come
vanno
,
non
c
'
è
da
far
nulla
per
fermare
il
flusso
dei
poveri
e
dei
disoccupati
verso
la
Valle
d
'
Aosta
.
Verranno
ogni
anno
,
perché
hanno
fame
,
perché
sono
vivi
,
a
cercare
lavoro
,
ad
aspettare
.
Ad
aspettare
anche
il
traforo
del
Monte
Bianco
,
questa
impresa
colossale
di
cui
,
se
si
farà
,
parleranno
i
giornali
di
tutto
il
mondo
in
tono
di
epopea
.
E
il
progresso
e
la
ricchezza
della
valle
saranno
stati
opera
anche
di
questi
piccoli
uomini
scuri
,
di
cui
forse
nessuno
ricorderà
il
nome
.
StampaQuotidiana ,
Si
chiama
e
si
firma
proprio
così
:
nei
rapporti
con
L
'
ATM
,
Si
capisce
.
In
una
azienda
così
grossa
capitano
frequenti
gli
omonimi
,
fra
i
dipendenti
di
ieri
e
quelli
di
oggi
,
perciò
conviene
,
per
intendersi
,
dar
loro
un
numero
progressivo
.
Si
sa
per
esempio
di
un
Rossi
duecentonovantasette
.
Lorini
Quattro
invece
non
esiste
,
e
per
adesso
è
lui
l
'
ultimo
della
dinastia
:
Lorini
Due
era
suo
padre
,
mentre
di
Lorini
Uno
si
son
perse
le
tracce
.
Ma
il
suo
vero
nome
è
Franco
:
un
uomo
di
poco
sopra
i
quaranta
,
col
viso
asciutto
,
i
capelli
castani
,
un
po
'
stempiato
,
gli
occhi
fermi
e
chiari
,
il
sorriso
difficile
e
un
po
'
stirato
,
come
tutti
quelli
che
soffrono
allo
stomaco
.
L
'
ho
incontrato
in
un
bar
vicino
alla
grande
rimessa
di
Baggio
,
in
via
delle
Forze
Armate
,
e
intorno
altri
colleghi
,
incuriositi
,
stavano
a
sentire
,
uno
ha
azzardato
un
parere
,
e
a
poco
a
poco
tutti
intervenivano
a
correggere
,
precisare
,
aggiungere
.
Mi
ci
ha
portato
un
giovanotto
avellinese
di
nome
Spirito
,
anzi
Spirito
Uno
,
prova
,
se
occorresse
,
dell
'
immissione
dei
meridionali
in
questo
vecchio
mestiere
milanese
con
tradizioni
antiche
di
quasi
un
secolo
.
Spirito
Uno
è
appunto
allievo
di
Lorini
Tre
,
e
fa
il
bigliettario
(
«
si
dice
così
,
siete
voialtri
che
dimenticate
sempre
la
erre
»
)
ma
con
un
mese
di
corso
può
passare
guidatore
,
o
manovratore
,
come
sta
scritto
sulla
targhetta
,
che
t
'
ammonisce
di
non
parlargli
,
perché
altrimenti
si
distrae
.
Ma
è
poi
difficile
condurre
,
guidare
,
manovrare
,
pilotare
,
comunque
si
dica
,
un
tram
?
In
sé
non
è
difficile
,
spiega
Lorini
,
i
comandi
sono
due
,
cioè
il
«
controller
»
(
questo
è
il
nome
tecnico
ma
tra
loro
dicono
«
manetta
»
)
e
il
freno
.
Il
campanello
si
suona
col
piede
.
Svoltare
svolta
da
sé
,
naturalmente
,
questo
bestione
più
pesante
d
'
un
carro
armato
,
che
costa
venticinque
milioni
,
ed
è
mosso
da
quattro
motori
di
650
volts
ciascuno
.
Portarlo
di
qui
a
San
Siro
,
mettiamo
,
con
la
città
sgombra
,
riuscirebbe
facile
anche
a
me
.
Le
cose
cambiano
se
pensiamo
che
le
strade
sono
ingombre
di
mezzi
e
di
pedoni
,
che
la
gente
sale
e
scende
,
che
bisogna
star
bene
attenti
agli
orari
.
I
ritardi
sono
giustificabili
(
se
c
'
è
un
ingorgo
,
se
manca
la
corrente
)
ma
gli
anticipi
,
sopra
il
minuto
,
mai
,
allora
c
'
è
il
rapporto
e
la
multa
.
Sono
dalle
tre
alle
quattro
doppie
corse
giornaliere
,
in
un
turno
di
sei
ore
e
mezza
continuato
,
tranne
che
per
gli
anziani
,
ai
quali
tocca
l
'
orario
speciale
.
Può
sembrare
comodo
e
non
lo
è
affatto
.
Se
ne
accorgono
appunto
i
nuovi
arrivati
come
Spirito
:
hanno
fatto
il
militare
nel
Nord
,
questi
meridionali
,
oppure
hanno
sentito
dire
che
quassù
la
vita
è
tutta
rose
,
i
salari
alti
,
gli
svaghi
infiniti
,
la
libertà
,
le
ragazze
,
ma
poi
,
quando
sono
entrati
nell
'
ATM
,
e
agli
inizi
prendono
cinquantamila
al
mese
,
e
devono
pagarsi
la
camera
,
il
mangiare
,
la
lavatura
,
le
sigarette
,
allora
s
'
accorgono
che
non
c
'
è
proprio
da
scialare
.
E
nemmeno
ci
sono
grandi
possibilità
di
far
carriera
:
entri
bigliettario
,
e
se
non
fai
il
corso
di
guidatore
,
bigliettario
rimani
.
Altrimenti
puoi
diventare
controllore
,
controllore
capo
,
vice
ispettore
,
ispettore
,
e
qui
ti
fermi
.
Ogni
passaggio
è
subordinato
all
'
esame
di
concorso
,
severo
.
Franco
Lorini
entrò
nelle
tranvie
nell
'
immediato
dopoguerra
.
Classe
1921
,
ha
digerito
la
sua
bella
fetta
di
naja
,
è
tornato
con
in
tasca
appena
il
diploma
di
terza
avviamento
,
e
a
quei
tempi
trovare
un
posto
non
era
facile
,
e
poi
l
'
esempio
paterno
finì
per
convincerlo
.
Ora
c
'
è
e
ci
resterà
fino
alla
pensione
,
che
arriva
a
sessant
'
anni
,
ma
se
potesse
tornare
indietro
,
e
avere
vent
'
anni
con
le
possibilità
di
oggi
,
farebbe
volentieri
l
'
operaio
meccanico
specializzato
.
Con
moglie
e
un
figlio
,
compresi
gli
assegni
familiari
,
prende
al
netto
poco
più
di
sessantamila
lire
.
Altri
suoi
colleghi
si
cercano
un
secondo
lavoro
,
dopo
il
turno
di
servizio
,
ma
lui
no
:
il
tempo
libero
lo
dedica
al
figlio
Claudio
,
che
ha
tanto
bisogno
di
aria
aperta
.
E
potendo
lo
farà
studiare
,
perché
già
mostra
buona
disposizione
a
imparare
.
Gli
domando
come
sono
,
dal
punto
di
vista
suo
,
i
rapporti
col
pubblico
.
«
Prenda
l
'
esempio
di
Roma
»
(
sempre
il
solito
paragone
,
anche
lui
)
.
«
A
Roma
è
differente
,
in
tram
parlano
tutti
,
così
il
bigliettario
si
sfoga
,
il
guidatore
anche
.
Magari
ci
scappa
lo
sfottò
,
il
mezzo
insulto
,
ma
è
roba
che
si
scorda
subito
,
e
fa
bene
ai
nervi
.
Qui
invece
chiacchierano
poco
e
covano
dentro
,
e
il
bigliettario
incassa
,
il
guidatore
incassa
.
Le
proteste
di
chi
ha
fretta
,
la
muta
ostinazione
di
chi
sosta
sulla
piattaforma
di
dietro
,
(
e
quel
«
portarsi
avanti
»
che
tanto
mi
irrita
,
spiega
Lorini
,
non
è
per
malanimo
:
anche
se
la
piattaforma
è
sgombra
,
il
regolamento
parla
chiaro
,
e
il
bigliettario
deve
dire
sempre
così
,
perché
può
essere
l
'
ispettore
in
incognito
,
in
borghese
,
che
annota
e
poi
fa
il
suo
bel
rapporto
)
,
i
clacson
irritati
degli
automobilisti
.
Però
sono
uomini
anche
loro
,
incassano
incassano
,
e
a
un
certo
punto
sbottano
e
magari
ne
fa
le
spese
il
passeggero
che
aveva
ragione
.
Ci
vorrebbe
più
comprensione
,
più
bonomia
,
certo
,
ma
qui
a
Milano
è
facile
dirlo
,
assai
meno
facile
arrivarci
:
hanno
tutti
fretta
,
hanno
tutti
i
guai
per
la
testa
,
hanno
la
grana
,
e
la
grana
si
capisce
,
l
'
ansia
di
arrivare
a
farla
,
tanta
e
presto
,
oppure
poca
e
tutti
i
giorni
,
quella
poca
che
serve
per
non
andare
sotto
,
che
come
risultato
è
lo
stesso
,
anche
per
i
tranvieri
:
ecco
perché
tanti
casi
di
epatite
,
di
mal
di
fegato
.
E
poi
l
'
ulcera
gastrica
,
che
dipende
anche
dai
turni
,
dal
dovere
ogni
giorno
mettersi
in
giro
col
pasto
sullo
stomaco
.
E
poi
i
reumatismi
e
le
artriti
,
specialmente
il
guidatore
,
che
ha
la
porta
davanti
proprio
a
un
metro
dal
lungo
umido
inverno
milanese
.
Ma
insomma
,
vien
fatto
di
chiedere
a
Lorini
Tre
,
ci
sono
aspetti
positivi
,
qualcosa
che
valga
la
pena
nel
suo
mestiere
?
Ci
pensa
un
po
'
,
con
gli
occhi
sempre
fissi
,
un
po
'
duri
,
e
finalmente
ecco
.
C
'
è
la
solidarietà
fra
compagni
di
lavoro
,
gran
bella
cosa
(
però
il
pubblico
,
precisa
,
quando
scioperano
sembra
che
non
li
consideri
lavoratori
come
tutti
gli
altri
)
,
c
'
è
la
sicurezza
del
lavoro
e
della
pensione
,
che
scoccati
i
sessant
'
anni
è
pari
al
92
per
cento
della
paga
.
Che
altro
?
Un
bel
centro
climatico
a
Ospedaletti
,
che
in
pratica
è
un
albergo
di
lusso
,
purtroppo
piccolo
per
accogliere
tutti
;
e
infatti
lui
c
'
è
stato
due
volte
solo
.
Poi
le
colonie
per
i
bambini
,
e
la
banda
musicale
,
che
è
fra
le
migliori
d
'
Italia
,
e
anzi
di
recente
si
è
classificata
sesta
a
un
concorso
internazionale
in
Germania
:
ma
qui
,
a
parte
l
'
orgoglio
,
la
soddisfazione
è
di
chi
ci
suona
,
e
ha
un
'
ora
di
abbuono
giornaliero
per
le
prove
.
Poi
la
squadra
di
calcio
che
gioca
in
serie
D
,
i
gruppi
di
pesca
,
di
caccia
,
di
bocce
.
Lo
sport
anzi
ha
sempre
dato
buoni
frutti
,
all
'
ATM
:
dai
pugili
dilettanti
sono
usciti
fior
di
campioni
,
come
Giancarlo
Garbelli
,
beniamino
del
pubblico
milanese
,
che
un
tempo
puliva
i
tram
proprio
nella
rimessa
lì
accanto
.
Anche
Lorini
un
tempo
faceva
,
e
bene
,
dello
sport
:
era
lottatore
nei
pesi
piuma
,
e
poi
fu
per
dieci
anni
arbitro
di
calcio
.
Oramai
però
basta
:
lo
sport
lo
legge
sui
giornali
(
libri
purtroppo
non
ne
compra
,
costano
cari
,
dice
)
,
e
il
tempo
libero
lo
dedica
quasi
tutto
alla
persona
che
gli
è
più
cara
al
mondo
:
Claudio
.
Gli
piacerebbe
che
diventasse
Lorini
Quattro
?
No
,
sinceramente
no
.
StampaQuotidiana ,
Qualcuno
dice
ancora
,
all
'
antica
,
brumista
,
ma
oramai
sono
pochi
.
I
più
,
anche
fra
i
clienti
,
hanno
accettato
,
insieme
all
'
esito
in
«
ista
»
sempre
più
comune
ai
nomi
di
mestiere
,
qua
al
Nord
,
lo
scontro
,
sconosciuto
invece
nella
lingua
e
nei
dialetti
,
fra
gutturale
e
sibilante
.
Sicché
,
mentre
a
Roma
si
dice
tassì
e
tassinaro
,
a
Milano
sentiamo
,
anche
in
bocca
al
popolo
,
taxi
e
taxista
,
ossia
«
tàcsi
»
e
«
tàcsista
»
.
Con
le
nuove
licenze
che
di
recente
ha
concesso
il
Comune
,
i
tacsisti
o
taxisti
che
dir
si
voglia
sono
ormai
più
di
tremilacinquecento
.
E
fra
questi
predominano
i
padroncini
,
cioè
i
conducenti
padroni
del
loro
mezzo
,
per
i
quali
l
'
incasso
,
tolte
le
spese
,
è
guadagno
netto
.
Che
tengano
molto
al
mestiere
lo
dimostra
il
continuo
crescere
delle
grosse
cilindrate
,
delle
marche
di
pregio
(
Taunus
,
Oldsmobile
,
ma
soprattutto
Opel
)
,
delle
carrozzerie
vistose
,
addirittura
con
le
pinne
:
insomma
la
macchina
all
'
americana
.
Vanno
scomparendo
,
all
'
opposto
,
i
vecchi
mezzi
all
'
europea
,
antichi
e
talvolta
scassati
.
Per
tutto
questo
,
le
tariffe
più
basse
d
'
Italia
:
venti
lire
ogni
280
metri
di
corsa
,
venti
lire
ogni
minuto
di
sosta
;
con
cinquecento
lire
vai
da
piazza
Amendola
alla
stazione
Centrale
,
e
ci
scappa
anche
la
mancia
.
Mario
P
.
è
padroncino
,
e
si
lascia
intervistare
a
patto
che
non
faccia
il
suo
nome
:
non
crede
alla
pubblicità
,
e
risponde
per
semplice
cortesia
,
perché
è
un
giovanotto
ben
educato
.
Sulla
trentina
,
alto
e
biondo
,
piuttosto
taciturno
ma
preciso
,
abita
con
la
moglie
e
il
figlio
in
una
sola
stanza
,
con
la
cucina
ricavata
dietro
un
tramezzo
e
il
gabinetto
nel
sottoscala
.
C
'
è
ordine
e
pulizia
,
la
radio
e
la
televisione
,
ma
non
c
'
è
spazio
per
stare
comodi
;
trovare
almeno
due
vani
ad
affitto
ragionevole
in
questo
momento
è
il
suo
problema
più
serio
.
Un
tempo
Mario
era
camionista
,
mestiere
che
ricorda
assai
malvolentieri
,
faticoso
,
ingrato
,
pieno
di
responsabilità
mai
abbastanza
,
niente
affatto
romantico
,
se
non
nelle
canzoni
di
Yves
Montand
.
Ma
anche
fare
il
padroncino
di
taxi
non
è
tutt
'
oro
.
Si
mette
a
farmi
i
conti
sotto
gli
occhi
.
Ha
comprato
una
Seicento
,
il
mezzo
meno
costoso
,
e
la
pagherà
un
milione
tondo
,
a
rate
che
sembrano
comode
:
quarantamila
mensili
per
venticinque
mesi
.
Quaranta
di
rata
,
trentacinque
di
benzina
,
dieci
fra
rimessa
e
olio
,
dieci
di
tasse
,
quindici
fra
assicurazione
e
riparazioni
:
si
parte
ogni
mese
da
meno
centodieci
,
e
per
vivere
da
padroncino
bisogna
arrivare
a
più
centodieci
.
Siccome
non
si
lavora
tutti
i
giorni
(
altrimenti
uno
finisce
all
'
ospedale
)
bisogna
far
uscire
le
duecentoventi
mensili
da
venticinque
giorni
di
lavoro
,
se
tutto
va
bene
.
Se
lavorasse
sotto
padrone
non
avrebbe
spese
,
né
tanti
pensieri
,
il
guadagno
sarebbe
sicuro
anche
se
minore
dell
'
attuale
.
Allora
perché
farsi
padroncino
,
lui
e
tanti
come
lui
?
È
più
amore
d
'
indipendenza
che
desiderio
di
puro
guadagno
:
il
padrone
,
si
sa
,
è
sempre
padrone
,
meglio
la
libertà
coi
pensieri
che
la
dipendenza
spensierata
.
E
i
pensieri
ci
sono
.
«
Durante
la
corsa
tenersi
agli
appositi
sostegni
»
avverte
immancabilmente
la
targhetta
dentro
.
E
la
ragione
c
'
è
:
le
frenate
inevitabili
viaggiando
in
città
.
Il
passeggero
sbadato
può
abbattere
la
testa
sul
vetro
,
e
allora
ti
fa
causa
e
vuole
i
danni
:
è
successo
più
d
'
una
volta
.
Come
sono
i
clienti
qui
a
Milano
?
In
generale
corretti
,
ma
i
piantagrane
non
mancano
mai
,
quelli
che
«
rugano
»
sul
percorso
scelto
dall
'
autista
,
che
sembra
arbitrario
e
vizioso
anche
quando
è
solamente
inconsueto
,
e
magari
più
breve
,
sensi
vietati
a
parte
.
Insomma
il
cliente
non
vuole
«
esser
fatto
fesso
»
,
dubitare
che
tu
l
'
abbia
ingannato
.
E
invece
l
'
esperienza
dimostra
che
mai
un
taxista
milanese
ricorre
al
trucco
del
tourbillon
fasullo
per
far
salire
il
conto
sul
tassametro
.
Mario
P
.
me
lo
spiega
:
chi
gabba
il
cliente
ha
poco
da
lucrare
e
molto
da
scalpitare
;
poche
decine
di
lire
non
ripagano
la
scontentezza
di
lui
,
che
alla
fine
negherà
senz
'
altro
la
mancia
,
ormai
quasi
consueta
a
Milano
.
Il
guadagno
cresce
in
un
modo
solo
,
aumentando
il
numero
delle
corse
quotidiane
,
facendole
salire
da
venti
a
venticinque
.
Ecco
dunque
la
ragione
dell
'
altra
accusa
che
si
sente
fare
contro
i
taxisti
,
specialmente
dai
tranvieri
e
dagli
altri
autisti
:
che
corrono
troppo
,
che
si
sentono
troppo
sicuri
della
loro
bella
patente
di
terzo
grado
,
e
vogliono
fare
la
gimcana
in
mezzo
al
traffico
milanese
.
Non
è
vero
:
se
corrono
la
ragione
è
l
'
altra
,
di
far
presto
,
di
beccare
una
corsa
in
più
,
di
strappare
altre
mille
lire
,
perle
rate
,
per
le
spese
,
per
vivere
.
Il
lavoro
dei
taxisti
è
diviso
in
turni
di
dieci
ore
ciascuno
,
stabiliti
dal
Comune
,
e
contraddistinti
dal
triangolo
,
o
dal
quadrato
,
o
dal
disco
di
lamiera
a
colori
che
ogni
vettura
ha
sul
tetto
.
Lo
si
può
cambiare
,
previa
autorizzazione
del
Comune
e
sostituzione
del
segnale
:
cedere
per
esempio
il
triangolo
verde
,
che
indica
il
turno
dalle
sei
alle
sedici
,
e
prendere
il
quadrato
rosso
,
da
mezzogiorno
alle
ventidue
,
oppure
il
disco
bianco
barrato
,
che
indica
turno
di
notte
,
dalle
diciassette
alle
due
del
mattino
.
Non
ci
sono
obblighi
circa
i
posteggi
,
ciascuno
può
scegliere
quello
che
vuole
,
purché
naturalmente
si
metta
in
fila
ed
aspetti
il
suo
momento
:
l
'
autodisciplina
in
questo
caso
è
perfetta
,
non
sorgono
mai
contestazioni
fra
colleghi
cioè
fra
concorrenti
.
Un
taxi
può
anche
ottenere
,
oltre
al
turno
del
triangolo
verde
(
è
il
caso
attuale
di
Mario
P
.
)
anche
il
quadrato
giallo
canarino
,
e
fare
servizio
nottetempo
alla
stazione
,
purché
la
macchina
sia
affidata
a
un
secondo
autista
.
Ed
è
giusto
così
perché
altrimenti
sarebbero
venti
ore
di
guida
filate
,
pericolosissime
per
via
della
stanchezza
.
Il
quadrato
giallo
canarino
è
il
segno
dei
cosiddetti
«
marziani
»
:
non
possono
imbarcare
passeggeri
strada
facendo
,
debbono
correre
,
pendolarmente
dalla
stazione
al
domicilio
del
cliente
,
e
poi
tornare
subito
in
Centrale
.
Scoperti
in
contravvenzione
-
e
per
questo
può
bastare
il
rapporto
,
documentato
,
di
un
collega
,
-
perdono
la
licenza
,
cioè
il
pane
,
per
qualche
settimana
.
Le
malattie
professionali
?
Sono
le
solite
della
circolazione
stradale
:
stomaco
e
fegato
,
a
sfondo
nervoso
.
Ecco
perché
tu
cliente
li
senti
tanto
spesso
-
e
ti
irriti
-
sbraitare
contro
l
'
universo
su
quattro
ruote
,
e
contro
i
pedoni
,
e
contro
i
tranvieri
,
e
contro
i
vigili
,
e
ti
par
sempre
che
vogliano
coinvolgere
anche
te
in
questa
astiosa
,
continua
,
logorante
e
sterile
polemica
.
Lo
fanno
soprattutto
per
sfogarsi
:
sempre
meglio
così
che
covare
la
rabbia
in
corpo
e
allevarsi
l
'
ulcera
gastrica
.
Certo
,
conclude
Mario
P
.
,
sempre
meglio
padroncino
che
camionista
.
La
responsabilità
è
minore
,
la
fatica
più
tollerabile
,
il
mestiere
più
vario
:
a
volte
capita
di
far
quattro
chiacchiere
con
un
cliente
simpatico
,
a
volte
d
'
incontrarne
,
di
conoscerne
uno
famoso
:
Josephine
Baker
,
per
esempio
,
che
fu
una
sua
cliente
un
pomeriggio
e
si
dimostrò
molto
cortese
,
oppure
Vittorio
Gassman
,
o
Mike
Bongiorno
.
Se
dimostri
di
averli
riconosciuti
,
se
attacchi
discorso
e
poi
magari
domandi
l
'
autografo
sono
contentissimi
,
certo
.
Si
potrebbe
scrivere
un
capitolo
sulla
vanità
umana
come
appare
nello
specchietto
retrovisore
,
volendo
.
Ma
intanto
Mario
P
.
segue
un
corso
per
corrispondenza
,
di
radiotecnica
.
Non
si
sa
mai
.
StampaQuotidiana ,
«
Secondo
lei
uno
che
ha
sete
,
ma
sete
vera
,
che
cosa
beve
,
a
quest
'
ora
?
»
«
Un
whisky
con
molto
ghiaccio
,
e
due
schizzi
di
menta
»
«
Non
si
potrebbe
fare
l
'
inverso
,
una
menta
in
ghiaccio
con
due
schizzi
di
whisky
?
»
«
Non
si
può
.
La
menta
non
fa
base
»
.
Il
barista
Gianni
sorride
,
corretto
ma
inflessibile
.
E
,
interrogato
come
si
deve
,
dà
anche
la
spiegazione
.
Ogni
misura
di
bevande
(
in
inglese
cocktail
)
,
per
quanto
ampia
sia
la
scelta
lasciata
al
barista
,
non
può
evitare
certe
regole
di
ferro
,
anzitutto
la
regola
delle
basi
,
altrimenti
vien
fuori
un
guazzabuglio
senza
sapore
preciso
.
E
le
basi
sono
:
vermut
,
gin
,
cognac
,
whisky
.
Dolce
o
secco
,
forte
o
amabile
,
un
cocktail
deve
poggiarsi
su
uno
(
o
più
)
dei
quattro
elementi
.
Come
l
'
universo
di
Empedocle
.
Esempio
:
vermut
rosso
,
gin
,
bitter
in
parti
eguali
,
scorza
di
arancio
:
è
un
Negroni
.
Oppure
,
due
terzi
di
gin
,
uno
di
vermut
secco
,
appena
uno
schizzo
di
bitter
:
è
un
Cardinale
.
Un
terzo
di
vermut
,
due
di
scotch
,
una
goccia
di
angostura
,
ed
è
Manhattan
.
Il
nome
whisky
,
intanto
,
è
di
origine
gaelica
,
e
significa
,
più
o
meno
,
«
acqua
di
vita
»
.
La
stessa
cosa
vuol
dire
vodka
,
e
ovviamente
anche
il
nostro
«
acquavite
»
.
Una
volta
tanto
i
popoli
si
trovano
concordi
nel
riconoscere
i
benefici
effetti
dello
spirito
,
sia
di
vino
che
di
frumento
.
Per
whisky
appunto
s
'
intende
ogni
fermentato
di
cereali
.
Poi
cominciano
le
differenze
:
lo
scotch
(
scozzese
,
è
chiaro
)
esige
il
frumento
,
il
bourbon
(
americano
)
l
'
avena
,
il
rye
(
canadese
)
la
segale
.
La
qualità
dipende
dalla
stagionatura
,
cioè
dai
recipienti
e
dai
metodi
di
conservazione
.
Difficile
dire
quale
sia
la
miglior
marca
in
commercio
,
dipende
un
po
'
anche
dai
gusti
.
E
lui
,
Gianni
,
s
'
è
mai
provato
a
inventare
una
bevanda
?
Certo
,
ecco
la
prima
ricetta
:
Bacardi
,
vodka
,
curaçao
,
una
goccia
di
angostura
,
è
già
un
azzardo
fuor
delle
regole
canoniche
.
Si
chiama
«
Tiziana
»
.
Oppure
:
vermut
rosso
,
bitter
,
biancosarti
,
seltz
,
ovviamente
più
leggero
:
si
chiama
«
Alfreda
»
.
Il
perché
dei
modi
è
chiaro
:
Tiziana
(
Mischi
)
e
Alfreda
(
Zanega
)
sono
le
due
giovani
e
belle
signore
proprietarie
del
bar
e
dell
'
annessa
trattoria
.
Fino
a
qualche
tempo
fa
attrici
di
prosa
,
hanno
messo
su
bottega
da
un
mese
circa
.
Hanno
rilevato
una
bettola
in
via
Fiori
Chiari
,
hanno
ripulito
tutto
,
via
gli
intonachi
,
via
le
pitture
sul
legno
alle
pareti
,
allo
scoperto
la
colonna
centrale
di
granito
e
i
due
travi
e
l
'
arco
scempio
in
mattoni
,
hanno
rifatto
la
targa
che
dice
:
«
Bar
e
trattoria
dell
'
angolo
»
.
In
quel
punto
Fiori
Chiari
fa
angolo
con
via
Formentini
.
La
conduzione
è
familiare
:
le
due
signore
,
una
parente
che
cucina
,
due
garzoni
e
lui
,
Gianni
il
barista
,
che
è
anche
un
vecchio
amico
.
Lo
trovarono
in
un
bar
di
via
Pontaccio
,
sempre
da
quelle
parti
,
e
lo
convinsero
a
passare
nella
nuova
combinazione
.
Gianni
ha
venticinque
anni
e
da
nove
fa
il
barista
,
ma
non
è
sempre
stato
così
.
Cominciò
a
lavorare
giovanissimo
,
ha
fatto
,
fra
le
altre
cose
,
il
tipografo
,
il
falegname
e
l
'
operaio
in
una
fabbrica
di
giradischi
.
Prima
era
stato
quasi
sempre
in
collegio
,
e
anzi
ne
aveva
cambiati
quattro
,
non
per
suo
capriccio
,
ma
perché
scappava
,
e
ogni
volta
dovevano
chiuderlo
in
un
posto
nuovo
.
Di
quegli
anni
non
parla
molto
volentieri
.
Fra
i
motivi
di
questa
sua
irrequietezza
infantile
c
'
è
il
cognome
:
Gianni
infatti
si
chiama
Pizza
,
e
in
collegio
i
compagni
lo
tormentavano
per
quel
cognome
strano
.
Se
potesse
,
lo
cambierebbe
,
ma
in
fondo
può
anche
andare
così
:
i
clienti
lo
chiamano
Gianni
e
basta
,
come
succede
a
tutti
i
baristi
bravi
.
È
un
giovanotto
alto
e
magro
,
bruno
,
con
le
sopracciglia
folte
e
gli
occhi
neri
,
potrebbe
passare
per
meridionale
,
e
invece
la
madre
è
friulana
,
il
padre
lombardo
e
lui
si
considera
senz
'
altro
milanese
.
Come
sono
i
clienti
?
Quelli
della
zona
,
si
capisce
,
quelli
che
lavorano
o
bazzicano
dalle
parti
di
Brera
,
i
pittori
,
gli
scultori
,
i
giornalisti
,
qualche
industriale
e
qualche
bella
signora
che
ama
il
pittoresco
.
È
gente
che
sa
bere
,
sia
che
chieda
un
calice
di
bianco
,
sia
che
ordini
una
specialità
ignota
ai
più
.
Distingue
il
vino
dall
'
acqua
,
l
'
uva
dai
fichi
secchi
,
l
'
etichetta
nera
dalla
rossa
.
Gente
che
dà
soddisfazione
.
Un
esempio
:
i
più
qua
dentro
evitano
la
pletora
delle
bevande
gassate
e
dolciastre
,
e
chiedono
birra
,
birra
di
buona
marca
e
fresca
di
cantina
:
più
volte
,
nello
stesso
pomeriggio
,
gli
tocca
scendere
nella
cantina
,
che
a
poco
a
poco
attrezzeranno
come
si
deve
.
A
sera
,
insieme
ai
clienti
di
trattoria
(
piccione
con
funghi
e
cipolline
,
questa
la
specialità
da
assaggiare
)
capitano
i
bevitori
seri
,
quelli
corazzati
contro
la
sbronza
,
o
almeno
capaci
di
mascherarla
.
Gianni
potrebbe
scriverci
un
trattato
:
ci
sono
le
sbronze
tristi
e
quelle
allegre
,
le
malinconiche
e
le
violente
,
le
evocative
e
le
programmatiche
,
le
storiografiche
e
le
fantascientifiche
,
le
centripete
e
le
centrifughe
,
le
taciturne
e
le
verbose
.
A
mettere
un
registratore
dietro
lo
scaffale
delle
bottiglie
,
sarebbero
tanti
racconti
già
scritti
:
una
zona
della
letteratura
contemporanea
tuttora
ignota
dagli
storici
classificatori
per
«
generi
»
e
tuttora
inedita
.
Chissà
!
Anche
come
barista
Gianni
ha
cambiato
diversi
posti
,
e
ricorda
con
riconoscenza
il
principale
d
'
un
bar
di
via
Plinio
,
che
sapeva
il
fatto
suo
e
gli
ha
insegnato
non
poche
cose
,
diverse
piccole
raffinatezze
del
mestiere
.
Per
esempio
,
quando
si
prepara
il
Martini
,
anziché
strizzare
sul
gin
e
sul
vermut
la
scorza
del
limone
,
conviene
meglio
strofinarla
col
bastoncino
di
vetro
sul
fondo
del
bicchiere
,
e
poi
toglierla
con
un
gesto
preciso
:
più
pulito
e
il
risultato
è
migliore
.
E
ancora
:
lo
shaker
si
adopera
per
i
liquori
densi
,
oleosi
,
oppure
quando
occorre
aggiungere
zucchero
.
Per
i
liquidi
secchi
,
niente
shaker
,
ma
mixer
e
bastoncino
di
vetro
.
Lo
dice
anche
il
nome
:
nel
secondo
caso
si
mischia
,
nel
primo
si
sbatte
.
Oggi
i
baristi
buoni
son
molto
ricercati
,
perché
scarseggiano
.
Gianni
ha
avuto
una
buona
offerta
da
un
locale
del
centro
,
ma
qui
si
trova
bene
.
Come
paga
,
quella
sindacale
:
il
bar
è
di
terza
categoria
e
quindi
gli
spettano
,
più
o
meno
,
settantamila
lire
mensili
.
Poi
ci
sono
le
mance
,
che
il
cliente
magari
la
prima
volta
non
dà
,
ma
basta
servirlo
a
puntino
e
quello
,
che
è
un
intenditore
,
immancabilmente
ritorna
e
la
seconda
volta
lascia
di
sicuro
qualcosa
nel
piattino
,
anche
mille
lire
.
Per
ora
dorme
ancora
alla
pensione
di
via
Plinio
,
ma
siccome
le
signore
insieme
al
locale
hanno
affittato
cinque
stanze
al
piano
di
sopra
(
vi
si
accede
dal
pianterreno
per
una
scaletta
a
chiocciola
)
presto
avrà
una
camera
tutta
per
sé
,
là
sopra
:
casa
e
bottega
.
Cambierebbe
solo
a
un
patto
,
di
farsi
un
locale
tutto
suo
,
un
baretto
anche
piccolo
ma
ben
messo
,
specializzato
,
un
posto
dove
la
gente
venisse
non
per
«
bere
qualcosa
»
,
ma
per
gustare
una
bevanda
preferita
,
ben
precisa
ed
esatta
,
o
magari
per
lasciarsi
consigliare
da
lui
,
Gianni
,
barista
estroso
ma
di
fiducia
.
StampaQuotidiana ,
Aveva
cominciato
il
mestiere
da
poche
settimane
,
e
già
voleva
smettere
,
dopo
il
fattaccio
.
Eppure
non
fu
colpa
sua
,
il
cliente
che
gli
stava
sotto
il
rascio
s
'
era
messo
a
discutere
con
il
vicino
,
e
,
preso
dal
calore
del
discorso
,
a
un
tratto
voltò
la
faccia
bruscamente
,
lui
non
fu
pronto
a
staccare
il
ferro
,
e
la
guancia
cominciò
a
sanguinare
,
proprio
un
bel
sette
.
Santino
Trimarchi
non
se
l
'
è
ancora
scordato
.
Allora
aveva
diciassette
anni
:
perso
il
padre
in
guerra
,
non
c
'
erano
i
mezzi
,
dopo
i
tre
anni
delle
medie
,
per
continuare
gli
studi
,
e
così
accettò
un
posto
da
garzone
nella
barberia
del
suo
paesino
,
in
provincia
di
Messina
.
Il
padrone
e
il
cliente
stesso
lo
fecero
convinto
che
la
colpa
non
era
stata
sua
e
allora
rimase
.
Anzi
,
come
spesso
accade
ai
siciliani
giovani
e
poveri
,
decise
di
venirsene
al
Nord
,
e
più
a
Nord
di
così
,
in
Italia
,
non
poteva
andare
:
a
Bolzano
trovò
un
lavoro
in
un
reparto
militare
.
Esentato
dal
servizio
di
leva
perché
orfano
primogenito
,
la
sua
naja
fu
questa
:
rapare
le
reclute
,
sbarbare
soldati
e
sottufficiali
.
Di
questo
periodo
ha
un
bel
ricordo
,
specialmente
quando
il
reparto
andava
al
campo
estivo
,
per
esempio
sulla
Marmolada
.
Girando
per
i
paeselli
dell
'
Alto
Adige
,
a
volte
sforniti
di
«
salone
»
,
capitava
di
fare
qualche
barba
e
qualche
taglio
extra
:
gli
ufficiali
chiudevano
un
occhio
,
perché
a
rigore
sarebbe
stato
proibito
,
ma
Santino
si
era
guadagnata
la
stima
e
la
simpatia
di
tutti
.
Al
punto
che
ottenne
di
attrezzare
a
dovere
la
stanza
della
caserma
che
gli
serviva
da
bottega
.
Prima
c
'
erano
soltanto
uno
sgabello
e
una
mensola
,
ma
lui
ottenne
poltrona
,
specchio
e
scalda
-
acqua
,
insomma
poteva
fare
la
sua
figura
,
e
non
soltanto
sotto
la
naja
.
Portava
la
giacca
a
vento
dei
reparti
di
montagna
,
gli
avevano
trovato
un
par
di
calzoni
di
velluto
,
e
gli
scarponi
.
Vitto
e
alloggio
assicurati
,
soldi
forse
pochi
,
ma
un
ragazzo
sotto
i
vent
'
anni
cos
'
altro
può
pretendere
?
Poi
venne
a
Milano
,
e
da
allora
avrà
cambiato
due
,
tre
padroni
al
massimo
.
Adesso
lavora
in
un
negozio
d
'
un
quartiere
buono
in
zona
Magenta
,
poco
oltre
la
Fiera
,
verso
San
Siro
.
Ì
:
un
quartiere
alberato
e
alberoso
,
residenziale
,
con
molti
palazzi
nuovi
di
lusso
o
quasi
.
I
clienti
sono
persone
educate
e
distinte
,
qualcuno
addirittura
celebre
:
l
'
allenatore
dell
'
Inter
Herrera
,
che
abita
quasi
davanti
al
negozio
,
o
l
'
attore
Gino
Bramieri
,
che
sta
anche
lui
in
quella
casa
.
Ebbe
occasione
di
servire
,
una
volta
,
Mario
Sironi
,
il
pittore
.
Da
quelle
parti
c
'
è
anche
una
casa
di
dischi
,
e
ci
vanno
i
cantanti
a
incidere
,
così
può
accadere
che
in
negozio
capiti
Luciano
Virgili
,
o
Nicola
Arigliano
,
il
quale
visto
da
vicino
non
è
poi
così
brutto
come
vuole
la
leggenda
(
e
la
televisione
)
.
Sono
clienti
docili
,
non
fanno
mai
storie
,
accettano
dopo
il
taglio
sciampo
e
frizione
,
anzi
ormai
ci
sono
abituati
e
la
chiedono
da
sé
.
Con
Santino
lavora
un
altro
siciliano
,
Giovanni
Tomaselli
,
che
ormai
si
considera
milanese
,
tanto
più
che
tutti
lo
chiamano
,
alla
lombarda
,
Gianni
.
Il
sabato
e
la
domenica
viene
a
dare
una
mano
anche
il
signor
Peppino
,
un
barbiere
più
anziano
,
di
poca
salute
,
e
che
non
ce
la
fa
più
di
tanto
.
Il
padrone
invece
è
bergamasco
,
il
signor
Antonio
Clementi
,
e
ha
grande
stima
dei
suoi
lavoranti
.
No
non
è
detto
che
per
forza
debbano
essere
meridionali
i
lavoranti
in
gamba
,
ma
siccome
la
maggioranza
sono
loro
,
è
naturale
che
dalla
massa
emerga
prima
o
poi
il
buon
artigiano
,
e
persino
l
'
artista
.
Parlano
proprio
di
arte
alla
scuola
di
Foro
Buonaparte
,
anzi
all
'
Accademia
per
acconciature
maschili
,
che
Santino
ha
frequentato
con
profitto
,
e
continua
a
frequentare
insieme
a
Gianni
.
E
a
rigore
se
diciamo
«
barbiere
»
ormai
questa
è
un
'
inesattezza
,
perché
la
barba
è
l
'
ultima
cosa
che
si
fa
in
un
salone
.
I
rasoi
elettrici
ormai
permettono
a
tutti
di
radersi
con
poca
spesa
e
poca
perdita
di
tempo
,
anche
se
non
viene
fuori
una
guancia
liscia
come
col
rasoio
.
E
i
barbieri
dal
canto
loro
non
se
ne
lagnano
,
perché
una
barba
porta
via
almeno
un
quarto
d
'
ora
di
lavoro
e
le
duecentocinquanta
lire
della
tariffa
a
fatica
coprono
la
spesa
.
Meglio
dunque
specializzarsi
nel
taglio
,
a
fare
la
frizione
e
lo
sciampo
.
Perché
se
ne
son
fatti
di
progressi
in
quest
'
arte
(
diciamolo
pure
anche
noi
)
.
La
scuola
,
per
esempio
,
con
quattro
ore
settimanali
e
due
anni
di
corso
,
comincia
col
taglio
all
'
italiana
,
si
curano
soprattutto
le
basette
e
gli
sgarbi
(
cioè
lo
stacco
intorno
all
'
orecchio
fino
al
termine
della
sfumatura
)
.
Il
lavoro
è
di
forbici
e
pettine
.
Niente
macchinetta
:
la
macchinetta
è
un
'
invenzione
che
già
va
sparendo
,
almeno
nei
negozi
seri
,
al
massimo
serve
per
i
bambini
e
per
i
clienti
frettolosi
,
che
smaniano
sotto
la
mantiglia
(
a
Milano
non
si
dice
«
cappa
»
)
.
Poi
comincia
il
taglio
alla
francese
,
bombé
coi
capelli
tutti
pari
,
da
tre
a
cinquanta
centimetri
,
e
alla
fine
deve
risultare
una
testa
tonda
perfetta
.
In
questo
caso
interviene
anche
il
rasoio
:
è
il
cosiddetto
taglio
scolpito
.
Bisogna
infatti
sapere
che
le
forbici
troncano
il
capello
seccamente
,
come
le
cesoie
d
'
un
giardiniere
il
rametto
da
potare
,
mentre
il
rasoio
lo
sfila
,
funziona
insomma
come
il
temperino
quando
appunta
il
lapis
.
Così
la
punta
del
capello
viene
assottigliata
,
e
poi
con
il
phon
si
tratta
a
piacimento
,
e
viene
bene
,
anche
la
trasformazione
di
fantasia
.
A
questo
punto
entra
in
ballo
il
gusto
del
barbiere
,
e
sta
a
lui
decidere
se
fare
un
'
onda
sul
davanti
,
e
dare
una
bella
piega
a
tutta
la
capigliatura
.
Alla
gara
di
fine
corso
,
che
fu
un
mese
fa
,
Santino
perse
il
terzo
posto
in
classifica
,
per
un
punto
solo
,
proprio
perché
la
trasformazione
non
gli
venne
fatta
come
avrebbe
voluto
lui
.
Ma
anche
quarto
su
trenta
,
con
la
medaglia
di
bronzo
,
non
è
poco
,
e
Santino
tiene
appeso
il
diploma
incorniciato
a
una
parete
del
negozio
.
Gianni
,
del
primo
corso
fu
nono
,
e
per
il
signor
Antonio
è
stata
una
bella
soddisfazione
,
avere
tutti
e
due
i
lavoranti
piazzati
.
Certo
,
non
è
solo
soddisfazione
morale
:
il
lavorante
che
si
distingue
alla
scuola
merita
un
premio
.
Così
alle
quarantacinquemila
lire
mensili
che
spettano
per
contratto
,
il
signor
Antonio
aggiunge
una
regalia
;
poi
ci
sono
le
mance
,
che
ormai
qui
danno
a
tutti
,
e
fatte
le
somme
in
capo
al
mese
Santino
Trimarchi
porta
a
casa
le
sue
ottantacinque
-
novantamila
lire
.
Vive
in
pensione
,
e
gli
resta
di
che
vestirsi
e
svagarsi
.
Come
?
Santino
non
va
spesso
al
cinema
,
leggere
non
legge
,
anzi
dice
che
un
libro
aperto
gli
fa
venire
sonno
,
guarda
la
televisione
quando
fuori
piove
,
altrimenti
preferisce
andare
a
passeggio
,
e
la
domenica
non
perde
mai
la
partita
.
È
tifoso
dell
'
Inter
,
e
quando
capita
Helenio
Herrera
non
si
lascia
sfuggire
l
'
occasione
per
fargli
qualche
domanda
.
Con
tatto
però
.
La
fama
che
hanno
i
barbieri
,
di
chiacchierare
troppo
,
non
è
completamente
falsa
,
e
lui
,
Santino
,
ammette
d
'
essere
un
po
'
chiacchierone
.
Ma
è
convinto
che
bisogna
correggersi
,
capire
se
il
cliente
desidera
oppure
no
la
conversazione
,
e
in
caso
negativo
starsene
zitti
,
che
tutto
sommato
è
meglio
,
perché
si
ha
più
testa
al
lavoro
.
Se
è
faticoso
?
Certo
,
sono
dieci
ore
giornaliere
.
Non
si
lavora
di
continuo
,
d
'
accordo
,
ma
bisogna
stare
molto
in
piedi
:
un
lavorante
che
si
rispetti
non
dovrebbe
mai
accomodarsi
sulle
poltrone
riservate
ai
clienti
in
attesa
.
Al
massimo
può
andare
nel
retrobottega
,
a
fumare
una
sigaretta
,
ma
il
collega
deve
sempre
restare
in
negozio
.
Poi
c
'
è
la
tensione
nervosa
,
continua
,
se
uno
tiene
a
far
bene
il
suo
mestiere
.
Santino
appunto
ci
tiene
;
direi
che
questa
è
la
sua
unica
ambizione
.
Farsi
un
negozio
tutto
suo
,
no
.
Magari
si
trovano
ditte
che
ti
arredano
un
salotto
e
te
lo
fanno
pagare
con
comodo
,
ma
Santino
Trimarchi
non
se
la
sentirebbe
di
fare
debito
,
e
poi
dare
la
settimana
ai
lavoranti
,
e
pensare
ai
contributi
,
alle
tasse
,
a
tutto
da
solo
.
No
,
Santino
Trimarchi
è
un
barbiere
tranquillo
,
e
tranquillo
vuol
dormire
ogni
notte
.