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LA SATIRA GIOCOSA DEI CANTERINI DELL'AMIATA ( Bianciardi Luciano , 195 )
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CASTEL DEL PIANO , agosto - I « canterini » di Castel del Piano erano già riuniti intorno ad un gran tavolo nel circolo dell ' ENAL ; ognuno , naturalmente , aveva davanti a sé un bicchiere , ed al centro troneggiava un bottiglione di vino rosso . Poi comprendemmo la regola : ad ogni canto un bicchiere , e pensava a riempirli il sindaco in persona , un giovanotto con gli occhiali , che fa t il maestro , livornese di nascita , ma ormai amiatino di elezione ( è stato sindaco ininterrottamente dalla Liberazione in poi ) , tanto che ormai tutti lo chiamano affettuosamente « il sor Mario » . Son tutti boscaioli o contadini , i « canterini » di Castel del Piano , di vecchia famiglia amiatina , e si chiamano infatti Gianneschi , Fazzi , Santella , tutti nomi che ricorrono frequentissimi in questi paesi . Non si sentivano a disagio davanti a quel pubblico imprevisto di professori , anzi , improvvisarono persino due versi di saluto per 1'« illustre De Martino » , che , c ' era da aspettarselo , faceva rima con vino . E l ' illustre De Martino , che altri non era poi se non l ' etnologo Ernesto De Martino , confessò la propria limitatezza , perché non riuscì a ringraziare che con due banali parole d ' occasione . « Un vero etnologo dovrebbe rispondere in poesia , riprendendo il metro ed il motivo di saluto . » Fino ad un paio d ' anni or sono nessuno , fuori dall ' Amiata , conosceva i « canterini » di Castel del Piano , ed in generale passavano per una brigata di libatori serali , ed il canto veniva considerato come un pretesto per bere , e non più . Poi qualcuno aprì le orecchie e capì che c ' era dentro qualcosa di più importante : si preoccupò , intanto , di raccogliere i versi , che son affidati di solito alla tradizione orale , poi , l ' anno scorso , si esibirono alla radio , in una trasmissione per dilettanti , e furono senz ' altro il numero migliore . Molti giovanotti « à la page » , qua in città , convennero che ci poteva essere , da parte loro , un interesse per questo tipo di musica folkloristica , meglio forse che nei canti negri di New Orleans o nel « be bop » . Il pezzo che tanto piacque alla radio lo abbiamo sentito stasera , ed i « canterini » hanno consentito a cantarcelo a ritmo più lento e staccato , in modo che si potessero afferrare le parole . È una satira delle donne e della moda moderna . Dice il primo ritornello : Con le mode parigine , che ora fan le signorine , son così strane , che fan l ' effetto di tante befane . La similitudine , come si vede , accosta la donna ad un ' immagine di familiare ed affettuosa bruttezza , quella , appunto , della befana . Ma la satira si fa più precisa e mordente nelle strofe successive . Ecco la moda dei capelli corti ( quelli che , in gergo cittadino , si dicono « alla tifo » ) anche qui accostata agli effetti di una malattia , la tigna . Con le trecce sì tagliate , par che sian tutte tigrate . Non c ' è che dire : più brutte di così , fanno morire . Il linguaggio , come si vede , ed anche le immagini son tratti dalla vita di tutti i giorni : ed ecco infatti come è satireggiato l ' uso smodato della cipria e del belletto : Il viso l ' hanno tutto infarinato , per questo è rincarata la farina ; sembrano pesci tolti dal mercato per friggerli in padella di cucina . Non manca , ovviamente , la satira contro i costumi da bagno troppo succinti . « Di molte al sole , conclude una strofa , vanno davvero con le mutande sole » . E dove andremo a finire ? Ma se andrem di questo passo le vedremo andare a spasso come facevan tranquillamente un tempo Adamo ed Eva . La strofa è cantata dal capotavola , un contadino piuttosto piccolo di statura , con gli occhi vivaci , sorridente , che segna il tempo con l ' indice ed il pollice della mano destra , in un gesto elegante , come di chi afferri qualche cosa sottile e delicata . Chiude ogni verso nettamente , senza le sbavature finali che di solito si sentono in questi canti popolari , ed attende una battuta , prima di cominciare il verso successivo , mentre continua l ' accompagnamento , senza abbandonare il suo gesto . Gli altri accompagnano a più voci , e ne vien fuori un fondo sonoro notevolmente complesso , anche perché all ' estremo della tavola c ' è un altro contadino che svolge autonomo un motivo melodico in esatto contrapposto con il canto dello « storico » . A volte la strofa è cantata da un altro , un boscaiolo alto , con la faccia asimmetrica ed un paio di baffetti neri : a lui toccano i versi più arditi , come la boccaccesca vicenda della Pinottola , una vecchia canzone di origine rinascimentale , e con area di diffusione che interessa quasi tutta l ' Italia centro - meridionale , o la storia di Bistone , il contadino grosso e furbacchione , che si cattiva la protezione del padrone chiudendo un occhio di fronte alle sue tresche con la moglie . Più spesso le storie d ' amore insistono sulla fragilità della fanciulla , che pur trova la forza di vincere tutti gli ostacoli per avere il suo giovane . Mamma non mi mandar fuori la sera son piccolina e non mi so guardare . I giovanotti son fuor di maniera mamma , non mi mandar fuori la sera . Ed alle offerte d ' amore del pescatore , che sfida i venti e la tempesta , la montagnola risponde : Non posso amarti , o pescatore dell ' onde , perché son piccolina e tu sei grande , son nata su in montagna fra le fronde dove fioriscono castagne e ghiande . Lieti canti d ' amore , satira affettuosa dei difetti delle donne , non c ' è in questi canti una sola nota di tristezza e di tragedia . Ma non vi manca , invece , un puntuale richiamo alla vita quotidiana , al mondo concreto del lavoro : Manina , mm mi mandare al fornacione ché ci hanno fabbricato tre cancelli : da quel dì mezzo ci passa il padrone e da quell ' altro i giovanotti belli .
DA UNA LINGUA MORTA NASCE UN NUOVO LINGUAGGIO ( Bianciardi Luciano , 1953 )
StampaQuotidiana ,
In una lettera dalla casa penale di Turi alla sorella Teresina , Antonio Gramsci ricorda la zia Grazia , la quale era convinta dell ' esistenza di una « donna Bisodia » , dama pia dei tempi andati , quando la gente andava in chiesa e c ' era più . religione a questo mondo . Donna Bisodia veniva spesso citata come un venerabile esempio da imitare , e tanta era la sua buona fama che il suo nome era stato perfino inserito nel Pater Noster . In realtà si trattava del « da nobis hodie » , che la zia Grazia , e chissà quante altre donne con lei , in Sardegna e fuori , pronunciavano in quel modo . Gramsci pensava che si potesse utilmente scrivere una novella su Donna Bisodia : ed in effetti può avere un qualche interesse un esame approfondito e comparato delle deformazioni che in bocca al popolo avvengono delle preghiere latine . I poeti dialettali , primi fra tutti il Belli e il Fucini , non si sono lasciati sfuggire questo elemento di folclore , e tali deformazioni hanno abilmente inserito nei loro sonetti . Il Toschi ha esaminato a fondo , in una sua operetta recente ( Fenomenologia : del canto popolare ) tutte le possibili varianti del Dies irae . Famosissimo , fra queste , il « Tiasillo tiasillo , signore pigliatillo » , che ritorna in Napoli milionaria del De Filippo . Già entrata nella lingua parlata , e persino in quella letteraria dell ' Ottocento ( Guadagnoli , Bandi ) la « sperpetua » altro non è se non la « lux perpetua » della preghiera dei defunti . Anche abbastanza nota è la storiella ( non si sa se vera od inventata ) di « Terenosse in du ' casse » , cioè « et ne nos inducas » , che dà origine ad un favoloso gigante Terenosse che , dopo morto , dovette essere diviso in due parti , e ciascuna collocata in una bara distinta , tanta ne era la mole . Ora , cosa significano queste deformazioni ? La Chiesa cattolica , conservando il latino nella pratica liturgica , conferma il carattere sostanzialmente conservatore della sua politica culturale ; non solo , ma esclude automaticamente dalla partecipazione diretta e cosciente alla cerimonia religiosa le masse popolari , costrette a subire una lingua lontana e del tutto sconosciuta , esse che quasi sempre non parlano neppure l ' italiano . Il popolo reagisce a questa limitazione imposta dall ' alto ed anche se ripete le preghiere senza affatto intenderle , finisce poi col deformarle , inconsapevolmente , e addirittura col tentarne una versione puramente fonetica . In questo processo di assimilazione si sperimenta anche l ' efficacia della lingua parlata , che nel caso dell ' italiano , o dei suoi molteplici dialetti , è veramente notevole . Si pensi ad Ackwood che molto presto diventa « acuto » ; Si pensi a certi ragazzini del popolo , a Livorno , che italianizzavano rapidamente i nomi degli attori del cinema americano : così Bruce Cabot ( che era specializzato nei ruoli di cattivo ) diventava « Bruciacappotti » , mentre Spencer Tracy ( quasi per contrapposizione ) « Spengistracci » . Ma , tornando al nostro tema , noi troviamo questo processo di traduzione a suono molto più intenso proprio dove il latino si fa più complesso e distante dalla comprensione popolare . È per questo che le maggiori spese della deformazione toccano al Tantum ergo , che è un inno redatto in un latino dottissimo , non solo , ma esprime sottili concetti teologici che , anche in una traduzione italiana resterebbero incompresi . Non per niente ne è autore Tommaso d ' Aquino . Eccone i primi versi : Tantum ergo sacrantentum veneremur cernui ; et antiquum documentumt novo cedat ritui . Praestet fides supplementuni sensuum defectui . E cioè ( si perdoni la traduzione certamente scialba e inefficace ) : « Veneriamo dunque prostrati un sì grande sacramento : e l ' antica testimonianza ceda al nuovo rito . La fede venga poi in aiuto al difetto dei sensi » . Ebbene , ecco come in una zona piuttosto vasta dell ' Abruzzo la gente traduce l ' inno : Canta il merlo nel frumento veneremo a cena qui : com ' è antico ' sto convento novecento e tredici . Pesta i fichi su pel mento senza difetto . Non si può negare che lo spirito popolare ha avuto un certo garbo in questa pseudotraduzione : a nessuno sfugge il sapere idillico dei primi due versi , con quella cena fra amici , in campagna , mentre il merlo canta fra le messi . O lo stupore ammirato per l ' antichità del concetto : novecento e tredici . L ' accentazione sbagliata , oltre a salvare il ritmo , par che sottolinei la fantastica antichità dell ' edificio . A Radicondoli , un paesino della campagna senese , troviamo il « Praestet fides supplementum » che è diventato addirittura : « Presta il figlio a sor Clemento » , mentre ( è un altro verso dal Tantum ergo ) il « Salus honor , virtus quoque » si traveste così « Salo , salo , Cristo scote » . Sulla costa maremmana , a Castiglione della Pescaja , un verso di una preghiera rogatoria , che dice : « Te rogamus , exaudi nos » , diventa : « Tre rogavano , e quattro no » . Sempre a Castiglione , il « procedenti ab utroque » ( che è anch ' esso nel Tantum ergo ) si deforma così : « Procedenti siamo troppi » . Qui è chiaro che la gente ha accettato , del verso , la prima parola , che ha pur qualche senso in italiano ( anche se non quello esatto ) , ma ha creduto indispensabile trovarne uno per quell ' inusitato ed inspiegabile « ab utroque » , volgendolo pedestremente in « siamo troppi » .
TATÀ PARTENZA SI CHIAMA LA FIGLIA ( Bianciardi Luciano , 1953 )
StampaQuotidiana ,
In poche zone come nella Maremma toscana , forse solo in Romagna , è diffuso il fenomeno dell ' anarchia onomastica , l ' abitudine cioè , specie nei ceti popolari , di dare ai propri figli nomi insoliti , storpiati , o addirittura inventati di sana pianta . In pochi altri luoghi si impongono nomi così lontani dall ' uso comune : e forse la ragione centrale sta nel fatto che queste terre non trovano , almeno sul piano del costume , la forma limitatrice delle tradizioni . A Napoli , per esempio , non è pensabile che si battezzi un Oscuppe od un Iconoclasta ; qui accade con una frequenza superiore ad ogni immaginazione , ed ogni padre , specialmente se contadino , finisce col considerare un vanto l ' aver scovato , od anche creato , un nome insolito , anzi unico . Tentiamo di dare un primo ragguaglio su questo fenomeno , registrando i soli casi , per così dire , clamorosi , tutti peraltro verificati negli uffici di stato civile . C ' è una prima serie , la meno insolita , di cognomi celebri imposti in funzione di nomi : oltre ai già noti Menotti , Ricciotti , Mameli , Bixio , Oberdan , si ha Mazzino , Garibaldo , Vasintone ( registrato in questa forma , ma evidentemente il padre intendeva Washington ) , Loria e Labriola ( ambedue donne ) , Troschi ( ed anche Troschino ) , Cafiero ed in fine Timoscenco . Quest ' ultimo caso , registrato nel dopoguerra , dimostra che il genitore non va dietro soltanto al suo sentimento ed alla sua passione politica , ma cerca anche , nel nome , una certa aulicità sonora . Assai importante l ' influsso di vicende storiche , che portano a far uso di nomi di città memorabili per fatti d ' arme : è il caso di Magenta e Mentana ( donne , come quasi tutti i nomi che escono in a ) Solferino ( e Solferina ) , Lissa , Adua ( più fortunata nel '94 che nel '36 ) , Tripoli , Derna , Gradisca , Oslavia , Tolmino , Gorizia , Trieste , Trento , Trentino , Zara , Dalmazia , Stelvio . Si riferisce alla Prima guerra mondiale anche un non infrequente Armistizio . La Seconda guerra mondiale non ha dato alcun risultato in questo senso . Elvezio ed Elvetica , insieme a Ginevra , testimoniano del neutralismo del padre , ed un significato politico vogliono avere i nomi Russia , Russo , Est , Oriente ( forse con allusione massonica ) ed Imola . Senso puramente geografico hanno invece Danubio , Lepanto , Lugano , Parigi , Asia , Brema , Caledonia , Norge . La passione politica è esplicita in nomi come Comunista , Comunardo , Libertario , Socialino , Realino . Altri nomi sono tratti dalla Bibbia e dalla storia della Chiesa , ed ecco infatti Aronne , Geremia , Mosé , Josafat , Assuero , Lattanzio , Aniceto , Edeva ( cioè Eva : ma la dizione corrente « Adamo ed Eva » ha provocato questa deformazione ) e poi Agavito ed Eusepio ( cioè , rispettivamente , Agapito ed Eusebio ) . Dalla poesia classica nascono invece Anchise , Astianatte , Antenore , Asdrubale , Argo , Climene , Merope , Eschilo , Iside , Iride . Molto curioso è il caso di Enea e Didone , attribuito al maschio il primo e il secondo alla femmina ; e così sono femminili sia Leonida che Lisicle . La letteratura moderna , oltre ad Ofelia , dà luogo a Dumas , Vittorugo , Atala , Gusmano , Mustiola , Antinesca , Fancon . Del resto anche il cinema , ai giorni nostri , e la letteratura ( molto spesso , purtroppo , quella deteriore dei fumetti ) esercitano una loro influenza , e generano Rossano , Luana , Loretta , Mirna , Loredana , Patrizia , Donatella , Antonella , Tiziana , Daniele e Daniela , che sono appunto i nomi che più spesso ricorrono nei registri di stato civile di questi anni . L ' opera lirica , dal canto suo , determina Norma , Tosca , Aida , Rigoletto , Semiramide , Jone e Figaro . Accade spesso che il nome insolito , di origine biblica e letteraria , venga registrato in forma inesatta , ed in questo modo si spiegano Atide , Eufrosina , Aristea , Eraclite , Ergenide , Eduvige . Altri nomi , e sono i più , sono del tutto inventati , ma pur conservano un suono illustre : Albizo , Ancherio , Gioeffa , Anzicora , Arsede , Filigardo , Gerid , Arpalicec , Clite , Toschino . In alcuni casi si dà il nome in virtù : Probo , Consiglio , Umiltà , Bonaria , Pazienza , Speranza e Fede . Una Temi si vorrebbe classificarla fra i nomi di origine mitologica , ma il nome della madre ( Mite ) ci avverte che si tratta solo di un anagramma , ma ci sono , e non infrequenti , i semplici fonemi senza significato come Urlo , Irio , Erio , Ado , Edo , Achio , Oleva , Pea . Ed infine i casi limite , estremi , i nomi grotteschi . Ecco due gemelli che si chiamano Dazio e Consumo . Altri due gemelli , maschio e femmina , han preso il nome dalle ultime due parole che concludevano i bollettini di guerra , cioè Firmato e Cadorna . Ecco un Differente , un Brio , un Idolo , un Amorino , un Sostegno ( in senso ben augurante per la vecchiaia del padre ) ed ecco Aria , Magnaboschi , Levriero , Avventore e Viva . Raspoline , Malandrino e Celebrino sono giustificati dal cognome , a cui il padre li ha voluti assimilare ( sullo schema , per esempio , di Martino Martini ) . A Pitigliano , in una famiglia di contadini con 16 figlioli , addirittura non esistono nomi , ma solo numeri secondo l ' ordine di nascita : si va infatti da un Primo ad un Sedicesimo . Il padre che vuole ufficialmente chiudere la sua procreazione battezza il figlio Ultimino , oppure , quasi per autoammonirsi chiama la figlia Finimola ( vale a dire « finiamola , facciamo punto e basta » ) . Non è facile spiegarsi perché un bambino risulti allo stato civile sotto i nomi Secondo , Terzo , Mezzogiorno . Mentre , e concludiamo , è rimasto proverbiale il caso di un padre che , a lungo incerto sul nome da scegliere per la figlia , trovò ispirazione nello squillo di tromba di uno spazzino e decise per Tatà . L ' ufficiale di stato civile , celiando , aggiunse : « E perché non anche partenza , arrivederla ? » . E fu così : oggi , quindi , esiste una signora ( o signorina ) che risponde appunto ai tre nomi di Tatà Partenza Arrivederla .
INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI VITA IN MAREMMA ( Bianciardi Luciano , 1953 )
StampaQuotidiana ,
I . Risale alla fine del Settecento la nascita del latifondo toscano GROSSETO , novembre - « Chiunque passeggiando la Maremma vedesse quei fertilissimi campi ridotti di tal maniera selvaggi , che neppure gli armenti vi pascolano ; quelle vigne abbandonate , quelli ulivi inselvatichiti , per non trovare chi il frutto loro raccolga ; tante abitazioni ed intiere castella diroccate , non saprebbe persuadersi come non fossero effetti o di qualche inimica incursione o di qualche pestilenza straordinaria . E pure , se è vero quello che molti affermano , cioè , che v ' abbiano cagionata desolazione maggiore gli ultimi quattro lustri , che non aveano fatto quasi due secoli antecedenti ; non v ' hanno colpa né la guerra , né gli influssi maligni del cielo , non l ' esecuzioni militari , ma le civili ; non i disordini , ma i troppi ordini ; poi la troppa giustizia , che l ' ingiustizie ; l ' esser troppi a regolarla , e niuno a procurare di conoscerla , non che di proteggerla . » Questo scriveva , nel 1737 , Sallustio Bandini , un prelato senese che in Maremma dimorò a lungo . Il probabile inizio di questa decadenza risale all ' occupazione romana : i romani non seppero conservare l ' accorto regime idraulico instaurato dagli etruschi , e lasciarono le acque sregolate , i campi incolti e spopolati , sì che la malaria cominciò a mietere le sue vittime . La decadenza continuò durante tutto il Medioevo , e la repubblica di Siena , che riuscì a sottomettere gli Aldobrandeschi , una famiglia di feudatari rissosi e violenti che dominarono tutta la zona dall ' Amiata al mare , vide nella Maremma una sorta di colonia , ed impostò la sua politica sul criterio , appunto coloniale , del maggior sfruttamento con la minore spesa . Tanto che in quegli anni , e più ancora sotto i Medici , la Maremma era ormai ridotta solo a terra di pascolo invernale : sterminati pascoli , che fecero la fortuna , ancor oggi perdurante , del maggiore istituto di credito toscano , il Monte dei Paschi di Siena . Il Bandini , che ragionava da liberista , avvertiva l ' urgenza di una riforma amministrativa , proprio perché il governo fiorentino potesse realizzare maggiori e più lontani profitti : si doveva , a questo scopo , sciogliere la Maremma dai troppi vincoli commerciali imposti dal governo centrale , permetterle libero traffico con ogni zona d ' Italia , abolirvi quello che oggi chiamiamo prezzo politico del grano , dando alle messi il loro giusto valore ( anche col rischio dell ' impopolarità presso le plebi senesi ) , concederle determinate agevolazioni fiscali , abolendo , per esempio , la tassa sul sale . « Il sale non si consuma , perché l ' è inutile a chi non ha companatico , nonostante si obbligano questi meschini a comprarne quella porzione che loro bisognerebbe se fossero ricchi . » Ecco che traspare , pur nella prosa fredda dell ' economista , un quadro appassionato delle miserande condizioni dei braccianti e dei pastori di Maremma . « Mi fa troppa pena il sentire che i miseri operai , dopo d ' aver faticato tutte le più lunghe giornate in una spolta campagna a ' riverberi perniciosi di quel cocentissimo sole , debbano co ' vestimenti medesimi inzuppati dal sudore e forse anche dalla pioggia sdraiarsi a dormire nella nuda terra , esposti alle volte al rigido sereno di quelle notti , quando non siano intiepidite dagli aliti più pestiferi di qualche vento meridionale , bere un poco d ' acqua limacciosa , alimentarsi di cibi poco più di questa salutevoli . Onde vorrei che , dove non vi sono case , si provvedano capanne e tende dall ' aria ben difese , alzando nel terreno della paglia o delle asciutte foglie per riposarvi sopra le ossa stancate , bevessero l ' acqua migliore in quel territorio , mangiassero , non pretendo già delicatamente né a dovizia , ma sanamente . » Il granduca Pietro Leopoldo , salendo al trono toscano dopo l ' estinzione della famiglia dei Medici , intese la lezione del Bandini , e volle metterla a profitto , sollecitato com ' era da consiglieri di prim ' ordine . E la rinascita della Maremma , pur con tutti i difetti con cui si iniziò , è merito di quella dinastia lorenese , che ha lasciato un buon ricordo di sé in tutta la Toscana , ma soprattutto in Maremma , non soltanto per la sua proverbiale bonomia , evidentemente . A Grosseto , il monumento a Leopoldo i , l ' ultimo dei Lorena , e perciò quello che fu cacciato con il plebiscito del '59 , ha resistito ad ogni mutar di temperie , ed ancora i grossetani , con affettuosa familiarità , lo chiamano « Canapone » . La bonifica fu iniziata proprio dai Lorena , costruendo fra l ' altro numerosi canali di colmata , per il prosciugamento delle paludi : durante le piene dei fiumi maggiori , attraverso i canali , si immetteva acqua torbida dei bassopiani paludosi , e l ' acqua , depositandovi il portato solido , sollevava lentamente ma sicuramente il livello del terreno . A parte certi errori di valutazione sull ' indice di interramento dei canali , calcolato più basso del reale , è un sistema che si sta abbandonando solo oggi , per sostituirvi le più capaci e rapide macchine idrovore . Ma l ' atto più sagace dei Lorena fu certamente la concessione dell ' autonomia amministrativa alla Maremma , sotto il nome di « Provincia inferiore di Siena » . Inoltre i Lorena concessero l ' esenzione da numerose gabelle , prima fra tutte quella del sale , e chiusero almeno un occhio sullo stato civile e penale degli uomini che in Maremma dovevano affluire per costruirvi la popolazione stabile e quella stagionale . Quanto alla proprietà , si provvide a ricostituirla pienamente , eliminando i troppi usi e le pletoriche servitù : accadeva infatti che una stessa terra appartenesse a tre proprietari , di cui il primo aveva il suolo , il secondo il pascolo , il terzo il legnatico . La proprietà si ricostituì organicamente , ma lini nelle mani di poche persone , quelle che ancor oggi la possiedono , e che avevano ed hanno nomi illustri , del patriziato senese e fiorentino : si chiamano Salviati , Guicciardini , Tolomei , Corsini , Grottanelli , Sergardi . I vantaggi concessi agli acquirenti , sia nel pagamento del fondo ( la somma poteva essere pagata in rate annuali del tre per cento sul fruttato ) , sia con le opere di bonifica , quasi tutte praticate sui loro territori , sia infine per la inesistenza di un catasto , con conseguente possibilità di appropriarsi di terreni senza padrone , favorirono enormemente la formazione del monopolio terriero . Vero è che un editto Leopoldino concedeva un moggio di terra in regalo a chiunque decidesse di trasferirsi in Maremma ; ma un moggio ( poco più di cinque ettari ) in quelle condizioni non permetteva il sostentamento di una famiglia , ed infitti , neppur troppo lentamente , i pesci grossi ingoiarono i piccoli , le piccole proprietà si vendevano per pochi soldi , le case coloniche ed i piccoli agglomerati rurali si sfasciarono . Cotone e Corolla , che per qualche tempo furono piccoli centri agricoli , oggi esistono soltanto nel nome . Un esempio tipico ci è dato dalla tenuta degli « Acquisti » , nel piano sotto Montepescali . Con tre successivi rogiti vediamo che il conte Giovanni Corsi acquista dalla comunità di Montepescali , a prezzo vantaggiosissimo , e con l ' agevolazione delle rate annue , circa 600 moggia di terre . I contratti successivi riguardano porzioni minori , ma sono innumerevoli : orti , vigneti , oliveti , piccoli boschi . Chi vende non è più la comunità , ma i privati , e la descrizione che nei contratti si fa delle terre ( « una casetta sbandata » , « una presa di terra male in ordine di fosse » , « un fienile in poco buono stato » ) dimostra quel che è accaduto : il piccolo proprietario non ha retto , ed ha dovuto andarsene . Ce lo conferma il Salvagnoli Marchetti , che studiò a fondo l ' agricoltura maremmana verso la metà dell ' Ottocento . « Infatti la semplice ispezione delle Maremme senesi serve ad assicurare che la legge Leopoldina non ha prodotto la divisione delle terre , ma anzi le ha riunite in latifondi , e non ha arrecato alcun miglioramento all ' agricoltura , perché i possidenti di latifondi trovano tanto più utile nel far valere le loro terre , quanto più semplice è l ' agricoltura che vi impiegano e quanto minore è la somma del numerano occorrente a esercitarla . » Il peso di questa situazione cadeva , ancora una volta , sulle spalle del bracciantato , e le condizioni generali di vita non dovevano esser molto migliori di quelle descritte dal Bandini . Lo dimostra il persistente spopolamento della Maremma ( 8 abitanti per chilometro quadrato a Maghiano , 14 a Grosseto , contro i 100 di Castel del Piano ed i 140 dell ' isola del Giglio ) . Le statistiche mediche ( relative , evidentemente , ai soli ammalati censibili , e perciò inferiori alla realtà ) ci danno , nel 1841-42 , 36479 casi su appena 104mila abitanti , con 1645 decessi . Tre quarti di questi casi riguardavano braccianti , e la malattia era la malaria . Contro la malaria si è condotta la lotta più accanita , ed oggi , dopo che se ne sono individuate le cause reali , è del tutto scomparsa . Ma per secoli si è creduto che fosse prodotta dall ' aria cattiva ( e di qui il nome ) infettata dai miasmi del padule . Il Salvagnoli Marchetti , che era un medico , sosteneva con molto vigore che i miasmi diventavano pestiferi e perniciosi solo nel caso che l ' acqua del mare riuscisse a mescolarsi con quella dolce . Da qui una serie di proposte ( chiuse a bilanciere , per esempio ) per realizzare la separazione delle acque . Intanto la malaria sterminava la gente , uccidendola o rendendola inabile al lavoro , che era il caso più frequente , ed in fondo il più triste . Ecco un altro quadro , che non si discosta molto da quello già visto . Scrive il Salvagnoli Marchetti , nel 1843 : « Dalle vicine montagne scendono gli abitanti per fare la mietitura nelle pianure a gruppi di 15 o 20 . Ogni riunione trae seco le donne , e prima di arrivare al loro destino hanno già incominciato ad abusare del vino , dei liquori , di Venere . Arrivati sul campo , là bene spesso dormono all ' aria aperta , o al più in aperti capannoni , misti uomini e donne . Il loro nutrimento consiste la mattina in pane , talvolta non buono , ed in formaggio ; al mezzogiorno in pane inzuppato nell ' acqua , e mangiato con le mani ; la sera in quel che chiamano " acqua cotta " , che è pane inzuppato nell ' acqua calda e condito con sale , olio e pepe » . Oggi , in Maremma , si può vivere , e si potrebbe vivere bene ; non solo : si potrebbe vivere in più larga compagnia , ospitare lavoro forestiero . Se la Maremma è terra d ' avvenire , il merito principale va a tanti oscuri uomini che qua han lavorato , e sono morti . La storia della Maremma , che è ancora da scrivere , è in larga parte la storia di questi uomini . II . È venuta la « riforma » ma è rimasto il padrone Alla proprietà fondiaria più antica , quella , se così possiamo dire , illustre e patrizia , si è sovrapposto ed in qualche misura si è sostituito , con varia ed intrigata vicenda , un altro tipo di proprietà , più oscura e plebea : si tratta di gente venuta su dal nulla , che si è fatta la terra sia con il suo lavoro e col suo ingegno , sia inserendosi abilmente sull ' onda della fortuna , quando le circostanze generali erano più favorevoli , molto spesso in circostanze eccezionali , specialmente in tempo di guerra . Quella del '15 ci ha dato un ' altra categoria di latifondisti , e l ' ultima ha segnato l ' ingresso nella campagna del capitale industriale . E perciò , accanto ai Corsini , ai Guicciardini , ai Tolomei , ci sono giunti addosso i Ponticelli , i Pallini , gli Scaramucci ( che han nomi meno sonanti , ma non minori rendite ) ed infine le aziende agricole della Montecatini , della Valdarno , e la tenuta della SACRA ( undicimila ettari abbondanti , fino a pochi anni or sono ) che è una società anonima dietro la quale traspaiono i capitali dei Pirelli . È continuata frattanto l ' opera di bonifica , mediante consorzi in cui , guarda il caso , i maggiori agrari avevano occupato i posti chiave , sì che strade , argini e colmate si son fatti sempre dentro i loro territori : altra dimostrazione di come possa usarsi il pubblico danaro a vantaggio di una minoranza . Le statistiche , oggi , ci danno questa situazione : in provincia di Grosseto lo 0,2 per cento della proprietà occupa il 45,4 per cento della superficie , e l ' accentramento latifondistico è intenso ancora più nel piano e nella bassa collina , dove proprietà per 1'1,3 per cento occupano il 54,7 della superficie . Sette proprietà soltanto , per fare un esempio concreto , coprono 21.845 ettari di terra , sempre nel comune di Grosseto , e nell ' intera provincia si hanno ben 26 proprietà superiori ai 2.500 ettari , per complessivi 116.305 ettari . E sia ben chiaro che queste cifre si riferiscono sempre a proprietà , non a proprietari , se si tien conto della possibilità che molti proprietari hanno di mascherarsi dietro prestanomi e pseudo - società anonime , la situazione risulta anche peggiore . Per contro , salgono a 14.000 le famiglie che non hanno terra o non ne hanno a sufficienza . Che il problema sia acutissimo lo conferma il fatto che il Governo democristiano , sollecitato continuamente dalle agitazioni dei contadini e dei braccianti , ha fatto proprio in Maremma uno dei suoi primi esperimenti di riforma agraria . Della riforma a Grosseto ed in provincia parlano tutti , ed il forestiero che passi di qua , anche senza fermarsi , ha tutto il tempo di accorgersene , se non altro per i numerosi cartelli bianchi e rossi , talvolta bilingui , che l ' Ente Maremma espone lungo tutte le strade . Le critiche all ' Ente non sono poche , naturalmente : anzi , possiamo dire che ne approvano pienamente l ' operato soltanto certi gruppi che gravitano intorno alla Democrazia cristiana ed al Partito repubblicano , i socialdemocratici pongono temperate critiche marginali , di metodo . Ostili , ovviamente , sono gli agrari scorporati , che si mascherano peraltro dietro considerazioni pseudo - tecniche : i braccianti ed i mezzadri non sarebbero ancora maturi per dirigersi da sé , mentre l ' Ente opererebbe in maniera irrazionale ed arbitraria ( il che forse è giusto , ma suona male in bocca agli agrari ) . Il ceto medio cittadino , i bottegai , gli impiegati , i professionisti pongono critiche di tipo qualunquistico : considerano l ' Ente un organismo pletorico e parassitario , una « greppia » insomma . L ' Ente Maremma viene infatti normalmente chiamato « Ente merenda » , e corre spesso il motto che « quest ' Ente è proprio un gran dente » . I funzionari che si sono assunti , quasi sempre con discriminazione politica , provengono tutti o quasi tutti da fuori : e questo , naturalmente , ha suscitato risentimenti , proteste , mugugnamenti nella gente del ceto medio , sempre contraria a queste calate di forestieri . Ma son critiche approssimative , marginali , soprattutto inconcludenti , perché non si concretano in nessun atteggiamento politico o sindacale . I partiti di sinistra e le organizzazioni da essi dirette han posto all ' Ente , ed alla legge stralcio che lo ha creato , una serie di critiche di fondo , la legge stralcio non elimina il latifondo , in quanto non pone alcun limite di diritto alla proprietà terriera ; ed in questo modo elude un preciso disposto della nostra Costituzione . Inoltre essa non garantisce affatto da una possibile ricostituzione del latifondo colpito . Pur con queste riserve fondamentali , e per le quali i partiti di sinistra votarono contro quella legge , essi tuttavia si sono battuti e si battono perché almeno quella parziale riforma si attui interamente e democraticamente . I piani prevedevano l ' esproprio di 107.240 ettari , in circa 270 proprietà . Attraverso una interpretazione molto elastica dell ' art. 10 della legge , relativo alle aziende modello ( che qua davvero non esistono ) ed al criterio del terzo residuo ( un terzo della proprietà soggetta ad esproprio può essere trattenuto dal padrone , e gliene resterà per sempre una metà se nel tempo di tre anni vi avrà apportato migliorie ) , gli effettivi decreti di esproprio riguardano , a tutto novembre , circa 84 000 ettari , di cui circa la metà son stati effettivamente assegnati . Questa terra è andata a 2.700 famiglie , in appezzamenti fra i 10 ed i 20 ettari , ed a 1300 braccianti , con « quote » di 2,3 ettari . Le famiglie che avevano richiesto la terra erano circa 14 000 . Il costo della terra , che è già stata pagata agli ex proprietari , grava sugli assegnatari , ai quali si fa carico anche , per due terzi , delle spese per le migliorie , e per costruire casette , strade , pozzi artesiani . Il pagamento avviene a rate annuali , per 30 anni . Ogni assegnatario è soggetto ad un periodo di prova , che dura 3 anni , dopo il quale , a giudizio insindacabile dell ' Ente , può perdere la provvisoria proprietà . È chiaro che in certi casi gli assegnatari , soprattutto i braccianti , han migliorato le loro condizioni di vita . Alcuni hanno avuto due o tre stanze , per la prima volta in vita loro . Ora sono coltivatori con la terra e la casa ; ma alcuni con un debito che dura trent ' anni , e con un nuovo padrone che si chiama Ente Maremma , un padrone , oltre tutto , incomprensibile e senza faccia . Il contratto è per loro un continuo assillo , che li lega all ' Ente , ed a qualsiasi pressione che da questo possa venire , per un periodo equivalente al lavoro di una generazione . Nell ' elaborazione dei piani di esproprio e di divisione non si è mai tenuto conto della volontà e del parere degli assegnatari . Si sono istituite varie cooperative , ma sempre su imposizione dell ' Ente , ed i consigli amministrativi son composti in modo da escludere praticamente i contadini dalla direzione della cooperativa . Ed all ' opposto , si è agito contro le cooperative sorte liberamente nel dopoguerra , e persino contro quelle che avevano resistito sotto il fascismo . Questo è forse l ' aspetto peggiore dell ' attività dell ' Ente Maremma , quello che rivela i veri scopi che esso si propone . In sostanza , si vuol creare nella campagna maremmana un ceto nuovo di piccoli proprietari in qualche modo privilegiati , che rompa l ' unità dei lavoratori agricoli , facendo sorgere qua e là piccoli nuclei di conservazione o addirittura di reazione . Finora il gioco non è riuscito , e nelle zone di riforma le elezioni hanno assai deluso l ' Ente ed il Governo democristiano . A Rispescia , dove era stato costruito un piccolo villaggio per i braccianti , con chiesa , spaccio ed orfanotrofio , i voti democristiani si son contati sulle dita . È assai probabile che il gioco non riesca neppure in seguito , perché forte è il legame di solidarietà che unisce i lavoratori della campagna , mezzadri , coloni , braccianti , assegnatari e senza terra . Le provocazioni che si susseguono giorno per giorno trovano sempre una precisa risposta nell ' atteggiamento dei contadini maremmani . III . A passo di gambero il lavoro nelle miniere GROSSETO , novembre - La Maremma mineraria è assai scarsamente conosciuta . Il quadro che il forestiero si costruisce a distanza , e che facilmente si accetta , complice la letteratura , dal Carducci , al Fucini , al Paolieri , al Civinini , è quello di una vastissima terra piatta , destinata all ' agricoltura , al pascolo , alla caccia . In realtà la Maremma è così soltanto in parte , anche dal punto di vista economico , perché la mole del lavoro nelle miniere , la quantità di nomini che vi sono impiegati ( fino al cinque per cento dell ' intera popolazione ) fanno di questa zona d ' Italia uno dei più vasti centri minerari . Le miniere della Maremma non erano ignote agli etruschi ed ai romani , che costruirono lungo la costa numerosi forni fusori per la lavorazione di minerale di ferro ( e le scorie che ne lasciarono , intere montagnole , sono oggi ricercate per il recupero di tanto materiale ancora utilizzabile ) né trascurabili sono le miniere che vi impiantarono , ma nell ' interno , i longobardi ed i liberi cittadini della repubblica di Massa Marittima , che sorge appunto nel cuore di quelle colline , le colline metallifere . Oggi , naturalmente , le ricerche mirano ad altro minerale , soprattutto alla pirite , un bisolfuro di ferro che in passato serviva solo per costruire acciarini , ma che oggi , col metodo delle camere di piombo , si utilizza per la fabbricazione dell ' acido solforico , indispensabile e per gli esplosivi e per i concioni chimici : due usi diversi e contraddittori , ma su cui egualmente ruota tutta la politica estrattiva della Montecatini . La Montecatini ha attuato , per le piriti , uno dei più compatti monopoli industriali d ' Italia : essa infatti estrae il 90 per cento della pirite italiana , e per due terzi la estrae proprio dalle miniere maremmane , Gavorrano , Nicciolela , Boccheggiano , ed isola del Giglio . Una miniera più piccola , presso Ravi , appartiene alla Marchi di Firenze , e ricerche si stanno facendo , da parte della Ferromin , sul promontorio montuoso dell ' Argentario ; non si delinea , però , almeno per adesso , alcuna seria concorrenza alla società maggiore . Sempre della Montecatini è la miniera di lignite di Ribolla ; mentre la Valdarno estrae la sua lignite al Baccinello . Prima della guerra la Montecatini estraeva 930.000 tonnellate di pirite all ' anno , in parte utilizzata negli stabilimenti di Orbetello , in parte , anche maggiore , convogliata , attraverso una lunghissima teleferica , al mare e da qui ad altri stabilimenti . Durante la guerra la produzione si mantenne alta ed accennò anche a salire , come salì la produzione della lignite , che raggiunse le 270.000 tonnellate annue . Era appunto l ' epoca degli esplosivi , e della politica autarchica , che impediva l ' importazione di carbone straniero . Dopo la guerra , e specialmente negli anni successivi al'47 , cominciarono i primi effetti della politica atlantica . Silenziosamente la Montecatini cominciò a smobilitare . A Ribolla , per fare un solo esempio , siamo passati dai 3 600 operai del 1948 ai 1300 circa occupati oggi . Siamo dunque ad un impiego assai ridotto , e con la continua minaccia di ulteriori smobilitazioni , che la Montecatini si affanna a negare , sui manifesti che periodicamente dedica al pubblico ignaro , ma che è confermata dai fatti . Gli operai della Montecatini sono quasi tutti figli di contadini , o ex contadini essi stessi , che hanno in parte o del tutto abbandonato i campi per le miniere ( in qualche caso permane la figura dell ' operaio - contadino , che continua , nelle ore libere dal lavoro di miniera , a coltivare una sua vigna o un orticello ) . Alcuni paesi sono ormai composti da soli minatori , ed è il caso di Prata , Boccheggiano , Montecatini , Tatti . E nei casi di smobilitazione si creano situazioni penose anche per la difficoltà di reinserire nella campagna , che frattanto resta abbandonata , questa gente che ha dimenticato il vecchio mestiere . Ma non manca neppure la mano d ' opera forestiera , specialmente a Ribolla ed a Gavorrano : sono calabresi , marchigiani , siciliani , o addirittura reduci da miniere straniere , e per questo può capitare la sorpresa , visitando Gavorrano , di imbattersi in bambini che parlano solo francese . Sulle condizioni di vita e di lavoro la Montecatini ed il ceto medio provinciale , la prima per suo interesse , il secondo per ignoranza , si esprimono in maniera assai falsa . Uno degli slogan che si % on sentiti ripetere durante l ' ultima campagna elettorale , anche da oratori repubblicani , è che un minatore , oggi , guadagna più di un impiegato o di un professore di liceo . Si favoleggia dell ' enorme Miglioramento ottenuto nel dopoguerra , delle « vespe » o delle camere da letto o delle radio nuove che i minatori si son comprati . La conclusione che il ceto medio ne trae è ovvia : « E dunque , di che si lamentano ? » . Ora , è vero che le condizioni generali di vita dei minatori son molto migliorate , rispetto all ' anteguerra , quando in media il salario giornaliero non superava le 14 lire , e gli operai dovevano far decine di chilometri a piedi o in bicicletta per raggiungere il posto di lavoro . Oggi essi hanno i loro autobus , amministrati , fino a qualche tempo fa , da democratiche cooperative di trasporti ( la Montecatini poi ha impedito alle cooperative di funzionare e fa gestire gli autotrasporti da ditte private ) . I salari salirono realmente , nei primi anni del dopoguerra , e fu allora che molti giovani comprarono a rate la motocicletta ( tino sport in cui essi vedevano l ' evasione dall ' osteria ) e molti coniugati comprarono un po ' di mobili nuovi o la radio . Ma questo significa solo che i minatori maremmani non sono dei « barboni » , e sentono fortemente di migliorare sé e le proprie famiglie : è la prima sensazione che si prova visitando qualcuna delle loro povere case , tutte così linde e ben tenute , anche se minacciano di crollare , come succede a Ribolla , dove la Montecatini , per tutta soluzione , ha provveduto a legare i muri con una corda d ' acciaio , nella speranza che la corda regga e la casa non si sfasci come se fosse di cartone . I salari , oggi , nella media generale , oscillano fiale 35 000 mensili dei generici e le 45 000 degli specializzati . E va tenuto presente che il lavoro in miniera esigerebbe un ' alimentazione di prim ' ordine . Non solo : i rischi di malattie , invalidità , mutilazione e morte sono assai alti . Il minatore che lavora nella pirite , oltre che alle conseguenze dell ' umidità , è soggetto alla silicosi : per raggiungere il filone occorre un lungo lavoro di abbattimento degli strati sterili di pietra silicea , che sotto l ' azione del martello perforatore si polverizza , riempie la poca aria della galleria , e penetra nei polmoni otturandoli lentamente . Nelle miniere di lignite questo pericolo non esiste , ma c ' è in cambio quello degli incendi e della temperatura elevata , che raggiunge anche i 42 gradi . Del resto basta guardarli quando escono dai pozzi , così diversi dall ' immagine oleografica del minatore membruto o robusto , che ciascuno di noi , anche inconsapevolmente , si porta in testa . I1 minatore è in realtà tiri uomo magro e curvo , il colorito pallido e l ' andatura pesante , un uomo anche psichicamente diverso , perché avverte continuo il pericolo della morte . La Montecatini , con i soliti manifesti dedicati a chi non sa , proclama che gli incendi minerari , in Italia , son di gran lunga inferiori a quelli di altri Paesi . La verità è che , soltanto a Ribolla , siamo saliti dai 150 incidenti lievi e 35 gravi del '51 ai 200 e 50 del '52 , e che nei primi sei mesi di quest ' anno si sono avute ben dodici frane . Sono gli effetti della coltivazione a rapina , senza le necessarie « ripiene » di terra , che provoca cedimenti , frane , incendi ; e si coltiva a rapina perché si vuol smobilitare , ricavando intanto il massimo utile con la minore spesa . Il minatore è tutt ' altro che un privilegiato , è un uomo che fatica e che soffre , è un uomo che lotta , perché si è fatta una coscienza , nella fatica e nella sofferenza . In Maremma , il minatore è il proletario più moderno e più avanzato . IV . Con mezza divisione si risanerebbe la Maremma GROSSETO , dicembre - La provincia di Grosseto , con un territorio sui 450 000 ettari , quasi tutti produttivi , ha oggi una popolazione che di poco supera i 200 000 abitanti : la densità è dunque di 47 abitanti per chilometro quadrato , fra le più basse d ' Italia , superiore soltanto , e di pochi punti , a Nuoro , Sassari , Bolzano e Sondrio . Non vi sono ragioni obiettive per cui questa situazione non possa cambiare , il progresso che si è compiuto in quest ' ultimo secolo lo sta a dimostrare . Non è né demagogia né paradosso affermare che in Maremma potrebbero trovar lavoro almeno altrettante persone , mentre oggi i disoccupati permanenti si aggirano stille sei migliaia . Ancora una volta , come ai tempi del Bandini , « non v ' hanno colpa gli influssi maligni del cielo » ; la arretratezza della Maremma non sta in una sorta di maledizione naturale , ma proprio nelle « civili esecuzioni » , cioè nel cattivo governo che se ne fa . Dal punto di vista dell ' agricoltura , quella specie di riforma che vi si sta sperimentando non risolve affatto il problema , e minaccia anzi di complicarlo alquanto , e di renderne più difficile , domani , la soluzione vera . Non riesce infatti ad eliminare la disoccupazione bracciantile , e la fame di terra ; non riesce a trasformare radicalmente l ' economia agraria maremmana , che avrebbe bisogno di lavori di ben più vasto respiro . Restano , intanto , 4 000 ettari di palude da prosciugare , ed una zona assai più vasta da mettere a coltura . La irrigazione , in una terra come questa , che ha piogge scarse e mal distribuite , è ancora arretrata e rudimentale . L ' uso delle macchine e dei concimi chimici è assai inferiore alla media delle colture in altre zone agricole d ' Italia ( e l ' Italia è largamente superata , in questo settore , da altri Paesi europei ) . L ' approvvigionamento dell ' acqua potabile , senza la quale è chiaro che non vi sarà mai fruttuosa attività , è assai scarso e deficiente . Se ne parla sin dal 1938 , quando fu preparato un progetto per captare le sorgenti amiatine del Fiora e convogliare acqua sufficiente ( 714 litri al secondo ) per quasi tutti i commi della provincia , e per il comune di Piombino . Allora se ne parlò come di « una grande opera voluta dal Duce » . Oggi non c ' è più il duce e non c ' è ancora l ' acqua ; ma ad ogni campagna elettorale , puntualmente , i grossetani se la sentono promettere . Alle amministrative del '51 venne De Gasperi in persona , e chiese in cambio dell ' acquedotto tanti bei voti per il suo partito , ma lo chiese in maniera così sfacciata che si risentirono persino i democristiani . La bonifica dovrebbe essere estesa alle terre di media e di alta collina : tutti ormai hanno capito che la sicurezza dell ' agricoltura nel piano si realizza proprio lassù , e che una campagna alta disboscata ed incolta è la naturale premessa dell ' impaludamento a basso . Le acque , controllate da sbarramenti a monte ( specialmente quelle dell ' Ombrone e dei suoi maggiori affluenti ) potrebbero utilizzarsi sia per l ' irrigazione sia per la produzione dell ' energia elettrica , che la Maremma oggi riceve quasi integralmente da fuori . Ci sono strade ferrate distrutte dalla guerra e mai più ricostruite , come la Follonica - Massa Marittima e la Orbetello - Porto Santo Stefano . L ' Amiata è ancora , rispetto al resto della provincia , una isola montuosa , con strade scarse e disagevoli.1 progetti anche qui non mancano : basterebbe cominciare . 1 terreni ancora paludosi , e quelli prosciugati , ma tuttora incolti , potrebbero essere concessi in enfiteusi alle cooperative agricole , che in Maremma sono una sessantina , ed han già dato buona prova di sé trasformando radicalmente 1939 ettari di terra demaniale incolta . Le miniere di Maremma non sono sfruttate a sufficienza , né con criteri che non siano quelli della privata e ristretta utilità dei monopoli . Ancora una volta una cooperativa di lavoratori , quella degli operai del Baccinello , ha provato cosa si potrebbe fare . I minatori del Baccinello han gestito da soli la miniera per undici mesi ( la Valdarno si era dichiarata incapace a gestire utilmente il complesso ) ed han trovato il modo non soltanto di riassumere tutti gli operai licenziati , ma anche di produrre di più e meglio , e di vendere il prodotto , lasciando , a fine gestione , 6.800 tonnellate di lignite in attivo . Le 230 cooperative di Maremma han veramente lavorato bene , nella produzione , nel consumo , nei trasporti . A Massa Marittima , come altrove , le cooperative han forni , spacci , laboratori per la carne suina , un circolo del cinema , una biblioteca , una sala da conferenze ed han chiamato scrittori e critici , come Carlo Salinari , Vasco Pratolini , Carlo Cassola , Umberto Barbaro , a parlare di libri e di film . I lavoratori di Maremma han dimostrato di saper fare , di essere maturi . Ed invece , nelle miniere di pirite , si continua a produrre quanto basta alla saldezza del monopolio della Montecatini . Così i concimi agricoli si vendono a prezzi altissimi , ed il loro impiego è forzatamente limitato . Si potrebbe almeno riportare la produzione ai livelli di anteguerra , sul milione di tonnellate . La Montecatini e la Valdarno , quando tentano di smobilitare nelle miniere di carbone , affermano che la lignite maremmana , che pure è fra le migliori d ' Italia , non può reggere il confronto con i più ricchi combustibili americani e tedeschi . Ebbene , questa ricchezza del nostro suolo potrebbe utilizzarsi in altro modo , ad esempio per la gassificazione . Le possibilità di apertura industriale , sia per la produzione dell ' acido solforico , sia per la costruzione di macchine agricole , anziché ridursi , potrebbe incrementarsi . Tutto questo non è un piano astratto o utopistico , quando la Camera del lavoro l ' ha formulato le persone oneste e sensate han riconosciuto che , semmai , era un piano piuttosto cauto e prudenziale ; in fondo non faceva che riproporre una serie di progetti già da tempo esistenti . Si faceva un ' unica obbiezione : il finanziamento . Orbene , questo piano , che darebbe alla Maremma una popolazione occupata permanentemente di quattrocentomila abitanti , costa , a conti fatti , circa 46 miliardi . Che è il costo di mezza divisione corazzata . V . I funzionari dell ' Ente sono propagandisti DC GROSSETO , dicembre - Il primo ingresso delle classi popolari nella lotta politica risale , in Maremma , alla fine del secolo scorso , quando , sotto la spinta del movimento socialista , si organizzarono le prime associazioni operaie di mutuo soccorso . Fino ad allora il generale malcontento delle campagne si era manifestato attraverso le forme antisociali del brigantaggio : una fitta rete di piccoli fuorilegge , che battevano i boschi e la palude taglieggiando gli agrari , o schierandosi , per converso , dalla loro parte , contro i loro stessi compagni , con agguati , sfide , uccisioni . Si chiamavano Stoppa , Ansuini , Menichetti e Tiburzi , che fra loro fu il più potente e il più celebre . Nel primo decennio del secolo , e fino alla guerra , il movimento contadino ed operaio si allargò , prese consistenza . I socialisti di Grosseto ebbero anche un loro giornale , II Risveglio , col quale condussero le lotte politiche del dopoguerra ; nelle elezioni del 1919 , con grande sorpresa dei galantuomini locali , il Partito socialista ottenne ben 15.000 voti , e l ' anno successivo , nelle amministrative , conquistò quasi tutti i Comuni della provincia . La reazione , nel Grossetano , fu sostanzialmente diretta e foraggiata dagli agrari , uniti nel Partito liberale , che era poi nient ' altro che un comitato di agrari monarchici ed usi a dirigere di fatto la vita pubblica cittadina . Riunioni , manifestazioni e spedizioni punitive si organizzarono quasi sempre in casa di costoro , o addirittura nella sede del Partito liberale . La resistenza al fascismo , che arrivò in forze a Grosseto alla fine del giugno 1921 , fu scarsa e disorganizzata ; è chiaro , ed occorre dirlo , che da parte dei socialisti vi furono grossi errori di valutazione politica e tattica , di metodo di lotta . Gli estremismi verbali alienarono al Partito socialista ed alla causa dei lavoratori la simpatia di larghi strati della piccola borghesia urbana ; l ' inutile antinterventismo postbellico staccò dall ' organizzazione militare socialista ( gli ordini del popolo ) molti elementi , fra i reduci , che sarebbero stati preziosi per l ' esperienza acquisita negli anni di trincea . I socialisti , che anche a Grosseto apparivano ai benpensanti come gente feroce e spietata , in realtà erano anche troppo miti , e si fecero disperdere dalle squadracce lasciando sul terreno molte vittime ( i « martiri » fascisti del Grossetano sono due , uno dei quali ucciso notoriamente per errore dei fascisti stessi , contro una ventina di morti dell ' altra parte ) . Ma bisogna anche dire , a loro merito , che seppero lavorare con eroica ed assidua modestia , crearono leghe di braccianti , minatori , mezzadri , cooperative di lavoro che in qualche caso resistettero persino sotto il fascismo . Ed il frutto di questo tenace lavoro , ed anche dei loro errori , si è raccolto in questo dopoguerra . I partiti di sinistra , in Maremma , inquadrano oggi oltre trentamila iscritti , un settimo della popolazione : dodicimila lavoratori indipendenti , o di altri partiti , sono aderenti alla Camera del lavoro . Le elezioni dimostrano la forza di questa base , ed il costante progresso che ci si realizza . Il 2 giugno del '46 1 partiti di sinistra ottennero 60.625 voti . Il 18 aprile , nonostante la scissione socialdemocratica , i voti del Fronte salirono a 63.689 , contro 49mila circa di tutti gli altri partiti presi insieme . Alle amministrative del '51 , ci fu un ulteriore progresso , fino a 66.287; ed infine , il 7 giugno , i voti delle sinistre hanno sfiorato i 70mila . Contro di questi , abbiamo i 32mila circa della Democrazia cristiana , gli 11.621 dei repubblicani , i 5.000 dei socialdemocratici , i 2.500 dei liberali . I partiti minori han fatto anche qui la loro triste esperienza di sfaldamento , provocata da una sciocca politica di passiva quiescenza nei confronti del partito maggiore . Il più colpito è il partito repubblicano , che pur aveva in Maremma una bella tradizione di lotta democratica e laica , legata ai nomi di Ettore Socci e Pio Viazzi . Il Partito repubblicano aveva raccolto quasi 23mila voti nel '46; era quindi il partito più forte , dopo il comunista . Vi aderivano ufficialmente , o comunque gravitavano intorno ad esso , larghi gruppi di operai e di artigiani . Il 18 aprile subirono il primo salasso , scendendo a poco più di 17mila voti ; l ' apparentamento coi clericali nelle amministrative provocò un ' altra perdita , difficilmente valutabile , dato che spesso si eran fatte liste uniche , che punivano laici e clericali , monarchici e repubblicani . Esiziale è stato infine un truculento discorso dell ' onorevole Pacciardi , durante l ' ultima campagna ( e Pacciardi è nato a Giuncarico , pochi chilometri a nord di Grosseto ) , tanto che il Partito repubblicano ha messo insieme , come si è detto , 11.621 voti . Oggi , questo partito , che in altri tempi ha fatto veramente onore alla Maremma , è diventato una piccola conventicola di bottegai e di piccoli impiegati , diretti da un paio di verbosi professionisti , che riducono la loro attività politica al vellicamento di tardive ambizioni ed alla retorica celebrazione di qualche anniversario . Il Partito socialdemocratico non ha mai avuto funzione effettiva , e lo stesso può dirsi dell ' organizzazione sindacale da esso diretta . Quanto ai fascisti , che hanno avuto più di 7mila voti in provincia , oltre ai vecchi nostalgici inguaribili , essi raccolgono in qualche misura l ' adesione di giovani insoddisfatti e velleitari , sfiduciati da questa democrazia che essi identificano con la democrazia tout court . Ma man mano che questi giovani si trovano di fronte a reali problemi di lavoro , o di studio , o di vita , essi , riflettendo più attentamente sulle cause della loro insoddisfazione , si staccano da quella che , almeno per loro , è una posizione psicologica , e non politica , fatta di sentimenti o di risentimenti , anziché di idee . La reazione , in sostanza , è rappresentata effettivamente dalla Democrazia cristiana , che peraltro qua non ha tradizioni , scarsa e limitata essendo stata in passato la vita del Partito popolare . Ed in effetti , anche oggi i democristiani non hanno un vero e proprio partito ( gli iscritti si contano a decine ) , né efficace è l ' azione dei Comitati civici . La propaganda elettorale , oltre che all ' attività sorda delle parrocchie , è stata affidata all ' Ente Maremma . Perché questo organismo , che dovrebbe soltanto compiere un ' operazione tecnica di trasformazione fondiaria ( anche , beninteso , con un secondo scopo politico ) in realtà ha trasformato , e lo là ancora , i suoi tecnici in attivisti politici , e preme in vario modo sui lavoratori della campagna , sia discriminandoli in sede di assegnazione , sia invitandoti , in varie forme , a dar buona prova di sé , durante i tre anni di prova , abbandonando i partiti e le organizzazioni di sinistra . Non è facile stabilire fino a che punto il danaro dell ' Ente , e cioè pubblico , è stato utilizzato durante la campagna elettorale . Certo è che fra i candidati democristiani figuravano alcuni funzionari dell ' Ente , e che per loro si è svolta una vistosa ( e perciò costosa ) campagna di preferenze . II confluire spesso disorganico ed addirittura ostile di questi elementi diversi , nella propaganda democristiana , ( partito , parrocchie , Ente Maremma ) ha provocato lotte interne di cui l ' eco è giunta un po ' dappertutto . La Democrazia cristiana , sprecando un sacco di soldi in una campagna elettorale pletorica e tecnicamente errata , ha raccolto , come si è detto , oltre 32mila suffragi . Han votato per lei , oltre a quel sottopopolo che gravita intorno alle parrocchie , una parte del ceto medio cittadino ed i proprietari minimi della campagna e dell ' isola del Giglio . La Democrazia cristiana sa bene che la piccola proprietà può esserle , in qualche caso , elettoralmente vantaggiosa ; e appunto per questo ha inventato la riforma fondiaria . I partiti di sinistra devono dissolvere quest ' equivoco e conquistarsi quella parte della popolazione agraria su cui ancora agiscono gli spauracchi della « statizzazione della terra » . E devono insieme aprirsi ancora di più verso il ceto medio cittadino , soffocato da una lunga serie di complessi piccolo borghesi di cui in fondo sono soltanto vittime . Molto in questo senso è già stato fatto ; perché la piccola borghesia maremmana è sostanzialmente sana , meno gravata da tradizioni , e quindi più aperta , rispetto , mettiamo , alla piccola borghesia della Toscana interna , fiorentina o senese . È una classe , anche dal punto di vista del costume , vicina al popolo lavoratore , da cui spesso è uscita solo una generazione fa ( chi di noi non ha un nonno contadino ? ) . Bisogna che i minatori delle colline ed i contadini del piano , ma soprattutto i partiti che li dirigono , facciano un altro sforzo , anche per questa gente , che non è cattiva , che è onesta e laboriosa , pur se ha paura della Siberia .
SCRITTORE IN FIERA ( Bianciardi Luciano , 1959 )
StampaQuotidiana ,
Questa volta era giornata di sole . La gente vestita col vestito buono ( perché questa volta era anche domenica e come otto milioni di telespettatori sanno , domenica è sempre domenica ) , la gente dunque faceva due ali sottili , fra il cancello e la fontana di tufo , con le statue e le aiole , che sta al centro della piazza . C ' erano genitori coi figli , ragazzi con la ragazza , vecchi che han fatto la grande guerra e applaudivano gli artiglieri di picchetto col chepì e la coda di cavallo ; c ' erano uomini bassi e atticciati , neri in testa e bluastri in viso che parevano - ma non erano - barbieri di Molfetta , e a tratti dicevano : « Per favore indietro » . Sul cancello due carabinieri alti , placcati e impennacchiati , pronti a fare il saluto . Entravano solo quelli che , scendendo di macchina , facevan vedere la tessera . L ' attesa fu lunga : prima arrivarono le motociclette fischianti della polizia stradale , con sopra gli agenti foderati di cuoio , poi le auto : cardinali , generali , autorità . Ma la macchina del presidente la riconobbero solo quando era già passata , per via delle bandierine tricolori sui parafanghi , e nessuno ebbe il tempo di battere le mani . Una delle ragazze parve delusa . « Tutto qui ? » fece . E lui : « Il meglio è dentro , sai ? » . Dentro avevano montato la tribuna e al microfono fecero i discorsi . L ' ingegnere parlò abbastanza a lungo dell ' azione , che è una realizzazione delle più profonde aspirazioni della nazione ; la nazione operosa , la città giustamente orgogliosa , la sua gente laboriosa : tesa , intesa e protesa nell ' attività , nella fattività e nella produttività , in un clima più ampio , quello del MEC . Il ministro tenne un linguaggio più acconcio alla sua professione tecnica . Infatti parlò di tecniche . Di tecniche , di metodi , di programmi , di operatori , di livelli e di piani , nel quadro , naturalmente , del wc . Auspicò anche , è vero , ma solo alla fine : per il resto discorse arane un libro aziendale , recentissimo e tradotto dall ' americano . Il presidente li stava a guardare canuto e grave . Non applaudì : solo un cenno del capo . Il presidente , prima della Grande guerra , è stato normalista a Pisa , e ha letto le prose dei maggiori , Aretino compreso . Conserviamo , noi , la scheda con cui il giovane pontederese chiedeva in prestito l ' opera completa del suo antico corregionale , paesano dell ' uno e dell ' altro Fanfani , bisnonno e pronipote , linguista il primo , corporativo il secondo , ma tutti e due piccoletti di statura . Partiti che furono presidente , generale , cardinale , autorità , carabinieri placcati e impennacchiati , artiglieri con la coda in testa , diedero la via alle turbe e in un baleno fu pieno : convenuti da ogni paese . Gli amici , quando ti scrivono , dicono sempre : « Vengo su in aprile . Voglio vedere un po ' che cosa c ' è di nuovo , quest ' anno » . Quest ' anno di nuovo c ' erano : due scimpanzé di Lombardi , amico degli animali , che tentavano di spaccare la gabbia di vetro a spallate ; il vagone della metropolitana con le gomene come un autobus ; il padiglione storico ; un ventilatore tascabile , duecentotrenta grammi pila esclusa ; un nuovo tipo di tappo per tubi da dentifricio ; un modellino di appartamento girevole , che si orienta secondo il sole ; una soletta speciale per difendere i piedi dall ' umido ; tuia fotografia , uso famiglia , di Ranieri Grimaldi e Grace Kelly , felicemente regnanti , sulla Principauté de Monaco . Per il resto come prima : formaggi svizzeri e orologi , motori a turbina grossi come case , la trivella della Pignone , tappeti colorati e pelli di pitone , e un altro sacco di roba , esposta su di un fronte ( dicono gli statistici ) di settanta chilometri , quanto basta per arrivare a Piacenza . Le turbe saranno arrivate , al massimo , fino a Lodi , poi , stanchi morti , li ritrovavi fuori , seduti sullo scalino del marciapiedi , scalmanati e rossi in faccia , col mal di testa , la bocca impastata e le caviglie gonfie . Le donne , che si erano messe i tacchi a spillo per l ' occasione , si levavano le scarpe e tenevano i piedi nudi su di un foglio di giornale .
L'EPIDEMIA DEL SABATO ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Pare che la causa della epidemia sia un gas , che cala sulla città all ' una esatta del sabato , quando dagli uffici sfollano gli impiegati , con lo sguardo tetro , la testa incassata fra le spalle , le gambe rigide eppur alacri . Il morbo dicono che colpisca soprattutto le donne , e pare che si manifesti in due forme distinte . Non è impossibile , tuttavia , ritrovarle ambedue nello stesso soggetto . Febris emitoria vien definita la prima forma del morbo , febris amatoria , la seconda . Nella donna colpita da febris emitoria saltano subito agli occhi , anche del profano , due sintomi : il « tic del borsellino » e lo « spasmo del mercato - lontano » . I tram , ingombri gli altri giorni di gente che fila al lavoro , straripano al sabato pomeriggio di donne armate di sporta , che traversano la città , avendo saputo che nell ' altro quartiere le patate costano dieci lire di meno . Con l ' invenzione dei supermercati la malattia ha preso un andamento esterofilo , americanoide . Al supermercato accorrono in macchina , anche dalle città limitrofe . Meglio ancora in giardinetta che ha spazio dietro da ingombrare di scatole : carne , pesce , burro , birra , fave e noccioline , tutto in scatola . Dal frigorifero grande del supermercato la merce passa così ai frigoriferi ( detti un tempo ghiacciaie ) dei privati . Le cassiere con la bustina gialla battono i prezzi sui tasti della calcolatrice , con dita che paiono cavallette . Dal soffitto dello stanzone , che ha luce di acquario , trasudano le note di You Are My Destiny . Eppure il sabato le donne sembrano tutte più grasse , hanno i fianchi più tondi , le palpebre più grevi , gli occhi più umidi . Stasera , liberi i mariti dal pensiero della partita doppia ( hanno in mente , semmai , la partita di calcio ) , ci sarà festa , a letto . Raddoppia il numero delle passeggiatrici , calate anche dalla provincia . Nei vialoni semibui della periferia si fa più lunga la fila delle macchine , col fanalino rosso acceso dietro , e dentro un moto intenso di teste . È l ' altro morbo , la febris amatoria . Poco dopo l ' una di notte esce frettolosa l ' ultima coppia clandestina dalla Pensione delle Rose . Bisogna far presto , il sabato è finito da un ' ora . Domani faranno il bagno , tutti e due , e poi a messa .
DIALOGO SULLA COMPETENZA ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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S ' era vista poche volte una partita così brutta . I biancoazzurri facevano siepe in area e non c ' era verso di passare : stinchi , gropponi , teste respingevano la palla e la gente sulle gradinate , stanca di gridare , s ' era ormai ammutolita e sbadigliava di noia . Per fortuna allo stadio ero con Giorgio , e poiché Giorgio , amico mio , è oggi il più competente che ci sia in Italia di problemi politici , io in tendevo profittarne e chiedergli certe cose sulla questione della competenza . Ma bisognava trovare il modo di far cadere il discorso proprio lì : Giorgio infatti , e chissà poi perché , seguiva attentissimo il mediano destro biancoazzurro , di nome Malatrasi . « Guarda il Malatrasi » , diceva Giorgio ogni tanto , « guarda il Malatrasi » . « Somiglia un poco a Colombo » , feci io . « Chi Colombo ? » « Il ministro , naturalmente com ' era quindici anni or sono » . « E com ' era Colombo , quindici anni fa ? » « Come il Malatrasi ora . Io me lo ricordo , era soldato insieme a me » . « Chi , il Malatrasi ? » « No , il Colombo , il ministro del Lavoro » . « Non del lavoro » , fece Giorgio . « Ah già , dell ' Agricoltura , scusami » . « Non dell ' Agricoltura . Dell ' industria e Commercio . Ministro dell ' Agricoltura era con Fanfani , ora è ministro dell ' Industria e Commercio » . « E se ne intende ? » « Di cosa ? » « Dico , se ne intende di industria e commercio ? » « No , non se ne intende . » « Si intendeva di agricoltura ? » « No , nemmeno di agricoltura . Di agricoltura si intendeva Medici , un poco » . « E Medici di che cosa è ministro ? » « Dell ' Istruzione » . « E se ne intende ? » , Giorgio cominciava a perdere la pazienza . « No , non se ne intende . Ha insegnato , ma sempre e soltanto scienze agrarie . Ci sarebbe un ministro che di scuola sa qualcosa , è stato professore » . « E chi è ? » « È il Rumor , il ministro dell ' Agricoltura . Ma guarda il Malatrasi , guarda il Malatrasi , dannato , come fa l ' ostruzionismo » . Poco dopo l ' arbitro fischiò , perché era finito il primo tempo . Nell ' intervallo , mentre la gente intorno a noi parlava di catenacci e di assassinio del football vero , e gli altoparlanti imbonivano macchine da caffè e gelati , io decisi di stringere Giorgio alle corde , e di fargli dire tutto quel che sapeva sulla questione della competenza . « Senti , Giorgio » , feci all ' improvviso , « secondo te c ' è un ministro che si intenda degli affari del suo dicastero ? » Giorgio parve rifletterci sopra , come se mentalmente scorresse una lista , poi fece : « No , ora come ora un ministro competente non l ' abbiamo . Pella si intende di questioni fiscali , ma non di politica estera . Il che non è gran male , del resto , perché una politica estera italiana non c ' è . Andreotti credo che neppure abbia fatto il soldato , e perciò di cose militari ne sa meno di te che , se ben ricordo , sei sergente di fanteria . Nemmeno nel caso suo è male . Le forze armate le comandano generali stranieri , i piani li fanno al Pentagono , e li cambiano ogni due settimane . Più o meno gli altri sono sullo stesso piano » . « Ma tu non credi » , feci , « che le cose andrebbero meglio , se i ministri conoscessero il loro mestiere ? » « Meglio per chi ? » «Be'...» era una domanda che non prevedevo , « meglio per il governo » . « No , no , per il governo no . Per il governo le cose andrebbero peggio , se il ministro dell ' Agricoltura sapesse distinguere un maggese da un coltivo , o se il ministro delle Finanze sapesse leggere un bilancio . Se uno o due conoscessero il proprio mestiere , in meno di due mesi gli altri li costringerebbero a dimettersi , ed il governo sarebbe quanto mai instabile . Ora , anche i nostri governi sono instabili , ma non certo a motivo della loro incompetenza . Invece , con venti o trenta ministri incompetenti in pari misura , il governo da quel lato sta sicuro . Se cade , cade per altre ragioni » . « Insomma sono mai esistiti ministri competenti ? » « Nel dopoguerra ce ne fu uno . Volevano impiccarlo » . « Ma se gli uomini di governo sapessero il fatto loro , non credi che le cose andrebbero meglio per i governati ? » « Per i governati sì , certamente . Ma la politica , caro mio , non è mica scienza del benessere . In questo caso si chiamerebbe filantropia . La politica , da Machiavelli in poi , è scienza del potere . Esser ministro dell ' Agricoltura non significa mica sapere come si coltiva un campo . Significa invece avere in mano una certa fetta di potere , conservarla , usarla in vista di una fetta più grossa e così via » . « E i ministri cosa fanno , allora , dalla mattina alla sera ? » « Conservano la fetta , cioè lottano per il potere , in linea generale . » « Ma in pratica , cosa fanno ? » « Ricevono gli elettori , inaugurano mercati rionali , si riuniscono , studiano il modo migliore per non farsi fregare , o per fregare gli altri » . « I governati ? » « Non direttamente . Dei governati si occupano poco . Solo quando c ' è da parlare alla televisione » . Non ne potevo più . « Ma allora , secondo te , per quale ragione oggi si predica la competenza , la specializzazione ? Senti sempre dire operai specializzati , tecnici specializzati , intellettuali specialisti » . « Sì , ma chi predica la specializzazione mica si specializza . È sempre stato così , e tu me lo insegni . Se hai intenzione di rubare , per prima cosa che fai ? Predichi l ' onestà , naturalmente . Perché se tutti si mettono a rubare a te , dopo , cosa resta ? Guarda per esempio quel numero quattro che fa l ' ostruzionismo , quel Malatrasi dannato ... » .
I QUARTARI ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Come tutti sanno , l ' uomo è entrato nella storia inventando l ' agricoltura , attività che oggi si definisce primaria : c ' era la terra , c ' erano le braccia , e dalla terra bisognava tirar fuori ( col sudore della fronte , secondo la maledizione divina ) il pane quotidiano . Le donne stavano a casa , macinavano il grano e impastavano la farina . 1bambini giocavano con la capra o con le galline . Le attività secondarie ebbero inizio più tardi : non più tirar fuori dalla terra ( suolo e sottosuolo ) quel che occorreva a vivere , ma trasformare ; il vello in vestito , il ferro in aratro e poi , su su , in locomotiva , piroscafo e carro armato . Le donne cominciavano a uscire di casa , e i piccoli a giocare coi soldatini di piombo . Per ultime vennero le attività terziarie , e si svilupparono rapidissimamente , sì che oggi anche in Italia sono quanto mai diffuse . Certo , non sono scomparsi i primari e i secondari , quelli che , come pure si dice oggi , producono , ma per uno che produce cene sono tre che provvedono a scambiarsi i « servizi » ( a parte un congruo numero di individui che stanno soltanto a guardare ) . Le attività terziarie si chiamano infatti anche servizi . Eccone alcuni esempi : il droghiere che ti manda a casa lo zucchero e il sapone ( servizio a domicilio ) ; il prete che ti battezza , ti congiunge e ti unge ( servizio funebre ) ; il poliziotto che ti arresta e ti pesta ( servizio d ' ordine ) ; la donna che viene nel pomeriggio a lavare i panni del pupo ( mezzo servizio ) ; la carta scritta di questo giornale , che ti informa e ti avvisa ( servizio stampa ) . Le attività terziarie sono oggi le meglio retribuite : così si spiega l ' onda crescente e continua , dalle primarie alle secondarie ( spopolamento della campagna ) e da queste alle terziarie . Ma il flusso non pare che si fermi qui . Stiamo infatti assistendo al sorgere di attività nuove , mai finora esaminate scientificamente , e che noi chiameremo quartarie . Trattandosi di un ' indagine completamente nuova , non è facile una definizione esatta delle attività quartarie . Sarà quindi bene procedere empiricamente indicando alcune fra le più note e più fortunate professioni nuove . Il posto d ' onore toccherà alla professione del pubblicitario : costui non produce , non trasforma , non scambia , ma stimola , aiuta , consiglia . « Tecnico pubblicitario » , si legge infatti nell ' ordinamento della scuola apposita , « è colui che è in grado di prestare la propria consulenza per la migliore riuscita di qualsiasi manifestazione pubblicitaria . » ( La professione di chi insegna in detta scuola , di chi consiglia i futuri consulenti , di chi aiuta i futuri aiutatori e sollecita i sollecita tori dell ' avvenire , potrebbe classificarsi quintaria , ma per il momento lasciamo correre ) . Subito dopo ecco 1'«industrial designer » ( non si è ancora trovato un termine italiano che traduca con esattezza dall ' americano ) che fa da pronubo alle nozze fra industria è arte . Il « public relation man » ( manca anche in questo caso l ' equivalente italiano ) teorizza invece le strette di mano e le pacche sulle spalle . C ' è il tecnico dell ' imballaggio , specialista nell ' incartare alcunché , dalle caramelle alle locomotive . L ' arredatore , il grafico e il vetrinista teorizzano anch ' essi : rispettivamente casseruole , coperte e tende . A tutti e tre spetta ormai il titolo di « architetto » ( e intanto non ci son case a sufficienza ) . Difficile dire se presti attività quartaria anche il regista di teatro . Ci sarebbero poi i ricercatori di mercato e i ricercatori motivazionali , ma sulla loro professione non abbiamo fino ad oggi sufficiente documentazione . Tutte queste professioni hanno almeno due aspetti in comune . Uno estremo , ed è il linguaggio , incomprensibile ai profani . Sull ' esempio sommo , forse , della chiesa cattolica , che non ha mai smesso il latino . Per esempio , nella lingua degli arredatori « piano d ' appoggio » significa « tavolo » ; mentre i « public relation men » dicono « follow up » per significare « batti il ferro quando è caldo » . Il gergo dà a queste professioni un alone misterioso , secondo una tecnica non ignota agli stregoni delle tribù primitive . L ' altra caratteristica comune alle suddette attività quartane è questa : non esistevano dieci anni or sono e potrebbero cessar di esistere , senza danno per nessuno , tranne che per gli « architetti » , che rimarrebbero senza lavoro . Come tutte le professioni , anche queste di tipo quartario sono difficili : bisogna imparare il gergo , farsi credere indispensabili e trovare qualcuno che lo creda . La fatica pare che non sia poca .
LA RÉCLAME ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Succede di già che arte e industria si coniughino , si sposino . La professione del copywriter ( l ' uomo che scrive i testi per la pubblicità ) valga a dimostrarlo . Nell ' intenzione di dare una mano al progresso , mostriamo come cinque narratori nostri contemporanei farebbero la réclame , rispettivamente , a un paio di calze da donna , a una salsa di pomodoro , a una brachetta da bagno , a una giarrettiera da uomo , a un nastro adesivo . Cominciamo con : ALBERTO MORAVIA Di calze Scandalo , senza la cucitura , come si usa oggi , io ce ne avevo sempre sei o sette paia , riposte nel cassettino della toletta , sotto il mazzo delle lettere di Bruno . Erano un ricordo d ' altri tempi quelle calze , di quando ero stata l ' amante del Giacinti . Ogni sera , tornando a casa con la pioggia fitta fitta e sottile dell ' autunno , che faceva la strada lustra e melmosa o rifletteva contorte e goffe le luci del neon , io mi sedevo davanti allo specchio e mi stavo un poco a guardare . Il viso , che da giovane avevo avuto stretto e fresco , si appesantiva ormai alle palpebre , e i seni mi s ' eran fatti grevi , molli , e il ventre tendeva a cadere sopra l ' elastico del reggicalze . Ma le gambe , che ho sempre avuto diritte e forti , erano ancora belle , e io me le carezzavo , con una sorta di pena segreta , nelle calze Scandalo , sottili ma resistenti , le calze che mi aveva regalato il Giacinti , quando ero la sua amante ; dieci anni ormai . Ne avevo promesso un paio alla Cocanari , la mia amica , che me le chiedeva sempre , perché le calze Scandalo fanno la gamba più bella . CARLO CASSOLA Poi Baba rientrò in casa sempre pensando a lui , al compagno di fuori , e ai francesi , ai polonesi , a tanti compagni di chissà quanti posti , e si mise seduto al tavolo di cucina . La mamma scolava la pasta , e si lamentava che era scotta , per via del figliolo , che rientrava sempre tardi . Ma aveva capito che quello per Baba era un giorno speciale , di festa , e allora tirò fuori dal credenzino il barattolo del Buongusto , il sugo che al figliolo piaceva tanto , e ne versò un poco sul piatto . Ci mise anche un goccio d ' olio . Baba mangiava lentamente , accompagnando la pasta condita con un boccone di pane . Col pane ripulì il piatto a dovere . « Proprio mi piace questo buongusto » , disse , e poi rimase coi gomiti appoggiati al tavolo , sempre pensando al compagno venuto da fuori , e ai polonesi . PIER PAOLO PASOLINI Dal pilone del ponte , dall ' erba zozza della riva , avevano cominciato i capisotto , i pennelli , i cascatoni , le spanzate . Il Riccetto stava sbrigato sulla fanga , coi mutandini a sbragolone . « Che ber culetto ! » gli fece il Regalone , che si pavoneggiava con gli slippi d ' elastico , marca Acchittaflex , e gli fece un cenno con la manina paragula . « Ma vaffanculo » , rispose , Riccetto , e gli tirò una manciata di fanga . Il Regalone gli disse i morti , tutto incazzato , perché la fanga gli aveva inzozzato gli slippi nuovi . Erano roba di lusso , quegli Acchittaflex , rubati quella mattina vicino alla Ferrobedò , « A Regalò » , urlavano gli altri , « ammazzate sì quanto sei bello ! » . CARLO EMILIO GADDA Né aveva abbandonato quei sostentatoli flessibili , non destituiti di appiglio , vuoi metallico vuoi d ' osso , che nelle « mercerie » si nomano « giarrettiere » . Queste si attengono poco sopra la polpa della gamba , e bilanciando la tensione ( 2 per più 3 diviso n ) fra cintura elastica e trazione del calzerotto , perno l ' apposito e funzionale triangolino di snodo , vietano quel cedimento dei lini o delle sete ( naturali o , più spesso , artificiali ) che nel contado di Altopascio e di Cecina si dice , a ragione , « bracarella » . Ma esigeva , l ' ingegner Casiraghi , che fossero « di marca » , che fossero le autentiche « giarrettiere Perseveranza » . ITALO CALVINO Terminata la battaglia , e quando già all ' orizzonte i fumi si mischiavano alle prime nebbie della sera , uscirono sul campo i ragionieri dei due eserciti . Avevano in mano certi grossi registri , e ci segnavano sopra la contabilità dei morti e dei feriti . Qualche volta si sbagliavano , e allora dovevano ricominciare tutto daccapo . Dopo i ragionieri venivano i medici , portandosi dietro una turba di pappini , a raccattare i morti . I morti ? I resti , i pezzi , le frattaglie dei morti , e ne facevano tanti mucchi , senza badare se erano nostri o infedeli . Da una parte allora tu vedevi una catasta di braccia , qua un moggio di nasi , di dita , di orecchi , là uno staio d ' occhi , altrove una lunga fila di gambe ben allineate . Era un lavoro disperato , cercar di rimettere assieme un corpo intero . Eppure i bravi medici , coi loro tabarri bianchi e il cappello a corno , come tanti astronomi , si davano da fare , e qualche soldato completo lo raccapezzarono , grazie all ' adesivo Scotch Piccicatutt , nei diversi colori .
TOSCANI A MILANO ( Bianciardi Luciano , 1959 )
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Il primo di cui si abbia memoria arrivò un cinquecento anni or sono . Aveva preso casa a pigione in quella che oggi si chiama via Paris Bordone , non distante dal fiume Olona . Ormai è un rudere di mattoni bruni , che sta su coi puntelli . Tra poco la butteranno giù , per far posto a un villaggetto prefabbricato , su palafitte . Lui veniva dalle parti del Chianti , ma scrisse prima una lettera , che è rimasta famosa , precisando quel che sapeva fare : ponti , canali , carri armati , macchine volanti , e chiedendo d ' essere assunto o all ' ufficio studi o allo sviluppo e vendite . Alla pubblicità no , perché allora non c ' era . I1 posto Io ebbe : mezza giornata all ' ufficio tecnico , ma nel pomeriggio e a sera doveva occuparsi della ricreazione della corte , e pare anche che lo abbiano fatto vestire da buffone , come Rigoletto . Il sabato sera , non avendo la macchina per andare a pesca sul Ticino , né voglia di imbarcare passeggiatrici ( il parco non era aperto al pubblico , le passeggiatrici non passeggiavano , e le donne oltre tutto non gli garbavano nemmeno , se non come modelle ) , il sabato sera andava dai frati a dipingere . Gratis , assolutamente : anzi , pare che il padre guardiano lo avesse a noia ; e lui doveva entrare in refettorio da una porticina segreta , mentre quello dormiva . Non si sa nulla del salario , ma certamente era poco . Lui però ce la faceva , essendo , come tutti i toscani , assai parsimonioso . Il padrone era un tipo poco giovareccio , infatti lo chiamavano il Moro . « O Moro » , mi dice un amico mio di nome Leone , viareggino , ogni volta che capito dalle parti sue , « ci vieni alla spiaggia ? » . Moro in questo caso non è offensivo . In cinquecento anni ne sono arrivati su molti altri ; soprattutto dalle parti di Lucca . I lucchesi vanno in giro a vendere , sempre . In America , le statuine di gesso , qui i castagnacci , la pattona e la cecìna ( con l ' accento sulla i , altrimenti si confonde con la cittadina omonima che sta fra Rosignano e Campiglia ) . A casa loro , avendo venduto il resto fuori di Lucca , si vendono il concime , l ' uno con l ' altro . Il migliore è quello di cristiano , ma bisogna che sia stagionato bene . Lo verificano assaggiandolo . Ficcano l ' indice nel bottino e se lo passano sulla lingua . Chi vuole impari il gesto e lo ripeta appena incontra un conoscente della Lucchesia . Sentirà le madonne ! ( Eppure la Lucchesia è l ' unico posto della Toscana dove gli uomini vanno in chiesa ) . Ora , a Milano son venuti per vendere castagnacci e torte di ceci , ma dopo qualche anno , parsimoniosi come sono , si comprano un buco di trattoria , poi chiamano su il fratello , la moglie , la cognata , la zia e giù giù tutti gli altri , tutta la tribù . Le donne paiono , più o meno , disegnate tutte da Piero della Francesca . Questo non è un discorso letterario : vuol dire solo che anche ai tempi del grande Piero le donne avevano quella faccia , e che lui dipingeva quel che vedeva . Chi cena fuori ( cioè in una trattoria toscana , perché qui a Milano non si può cenare altrove ) , se vuol far la figura di quello che ha studiato glottologia , appena il cameriere , o la cameriera , si accosta e apre bocca ( ci vuole il tempo per fargli tirar fuori la gorgia , almeno ) gli dica subito : « Lei è di Chiesina Uzzanese , vero ? » . Nel cinquanta per cento dei casi il cameriere ( o la cameriera ) risponderà di sì . Se risponde di no bisogna dire subito : « Allora , è di Altopascio » . « Come fa a saperlo ? » « No , niente , così dall ' accento . Ma è strano , avrei giurato che lei è della Chiesina » . Chiesina Uzzanese e Altopascio son due borghi , che distano l ' uno dall ' altro due chilometri e mezzo ; oggi saranno deserti , immagino . La città più vicina è Montecatini . Montecatini è anche il nome di una grossa ditta , ma non c ' entra niente con la città delle terme , è un ' altra Montecatini , in val di Cecina , dove intorno al 1905 c ' era una minieretta di rame . Poi , piano piano , il capo di quella ditta , toscano anche lui , e della costa livornese per la precisione , ma non ebreo , come qualcuno crede , comprò le piriti di Gavorrano , si ingrandì , mise su il palazzone di vetro , con dentro segretarie e human relations . Dalle parti di Gavorrano le cose invece rimasero come nel 1910 , forse peggio . Toscani a Milano se ne trovano anche sparsi in tutti i giornali , di destra , di sinistra , mezzi e mezzi , maschili , femminili e sportivi . Per esempio c ' è il fucecchiese , che sarebbe poi il nipotino dei cacalibri . Della Versilia ce n ' è un branco intero . La massoneria però manca , purtroppo . I toscani , gente parsimoniosa ( ora però basta e diciamolo chiaro : avari , taccagni peggio dei genovesi ) lesinano in tutto , fanno a piccino anche col sentimento , e non legano , né con gli altri né fra di loro . Se facessero la massoneria ( come i siciliani , per esempio ) in quattro o cinque mesi prenderebbero in mano la città . Invece niente . C ' è unità solo dentro la famiglia , dentro la tribù . L ' unità arriva a Chiesina Uzzanese , ad Altopascio .