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> autore_s:"Bianciardi Luciano"
VALERIA DOVE VAI? ( Bianciardi Luciano , 1962 )
StampaQuotidiana ,
Disse bene Fellini , giovedì sera , nell ' intervista a tiro incrociato : Zampanò è lui , ma anche Gelsomina è lui , e persino il pesciaccio brutto che alla fine della dolce vita i bagordanti trovano sulla battigia . Del pesciaccio , mentre parlava , aveva anche l ' occhio , ottuso all ' apparenza , in realtà sornione e maligno : una via di mezzo fra il diavolo e il gran inquisitore . Il sacro mostro , lo chiamarono infatti giovedì sera . « Può darsi che io sia decadente , ma allora , non è forse decadente tutta la società che mi esprime ? » Così siamo sistemati , noialtri . Lui è a posto ; come a posto è Marcello Mastroianni , che continuava a somigliare al barone Fefé Cefalù , coi capelli lunghi , untuosi , e le palpebre di piombo . C ' era Daniela Rocca e per un momento rifece la parte della baronessa dall ' animo obeso . A posto anche lei . Ma Valeria Ciangottini ? Nel film , come ricordate , l ' avevano messa a combattere il demonio , a fare l ' angioletto , come quelli - lo diceva il personaggio Marcello - che si vedono nelle vetrate delle chiese , dalle parti sue . In realtà , la Valeria era una ragazzina umbra e parlava come tale , con la cadenza morbida che si sente nella alta val di Tevere . Giovedì sera , invece ... Sedici anni e mezzo , disse , e intenzionata a « fare del cinema » . La voce era una caricatura di birignao , con le vocali sbattute contro il velo pendulo e un sospetto di adenoidi . Studia lingue al liceo internazionale , e i genitori ci tengono , che impari e faccia la brava scolara . Lei li accontenta , poverini , ma continua ad « amare » il cinema . A sedici anni e mezzo già parla così . Datele tempo , e fra dieci anni dirà di peggio . Dirà che vuole impegnarsi di più , poter scegliere e vivere personaggi che ha dentro di sé . Dirà di aver studiato « con furore » e di aver letto molto . Lamenterà il numero troppo scarso dei film « impegnati » che si fanno in Italia . Dirà che il suo vero personaggio è un personaggio attivo « inserito » nel mondo moderno , elle abbia « in sé » la rivolta ma non in senso « gratuito » . Avrà ogni anno offerte assai « interessanti » . Concluderà : « Ho sempre pensato di non sapermi spiegare , anche se a volte son io che non voglio farmi capire » . E naturalmente troverà subito un regista disposto a elevare a canone poetico queste dichiarazioni di ineffabilità . E faranno un film apposta per mostrarci il dramma d ' una giovane donna che ha tante cose da dire ma non le dice . E ci saranno critici pronti a garantirci la profondità del sottaciuto . Ne parlerà la stampa specializzata , specialmente in Francia . E Federico Fellini , che l ' ha tirata giù dalle vetrate della cattedrale starà a guardarla con l ' occhio del pesciaccio , ripetendoci , intanto , che se è decadente lui , la colpa è di noialtri . Ma tu , Valeria , dove vai ? Vuoi proprio finire in bocca al Leviatano ?
CANTA NATALINO ( Bianciardi Luciano , 1962 )
StampaQuotidiana ,
Erano troppo distratti dal bailamme sanremese , coi suoi quarantacinque canterini , così nessuno ha parlato del ritorno ( in Alta fedeltà ) del nostro Natalino . Al secolo Codognotto Natale , classe 1913 , genovese . Me lo fece scoprire , nell ' autunno del quaranta , Carlo Del Canto , studente di veterinaria e , se non ricordo male , figlio di un grosso vinaio di Ponsacco . Faceva avanspettacolo in un cinema di corso Italia a Pisa , in coppia con una bella ragazza , chiamata Maria Jotti . L ' orchestrina la dirigeva un giovanotto lungo e magrissimo , coi baffi neri , di nome Gorni Kramer . « Dev ' essere malato » , mi sussurrava Carlo Del Canto . A quei tempi la magrezza non era mai segno di buona forma fisica , al contrario : infatti era cominciato il razionamento . Con cinque lire ogni settimana si andava a vedere film e avanspetaccolo . Ricordo che c ' erano due comici di stile quasi identico , due piccoletti agili e un poco astratti : sì chiamavano Fredo Pistoni e Renato Rascel . Hanno resistito tutti e due , con diversa fortuna : il primo lo rivediamo ogni tanto allo Smeraldo , il secondo al Lirico . Io ero per Fredo Pistoni . Senza preoccuparsi molto della guerra , i giovani di allora stavan dietro alle canzonette , proprio come i giovani d ' oggi . Tramontava una scuola canora , ne sorgeva un ' altra . Alberto Rabagliati era una stella di prima grandezza , da Teatro Verdi ; alla radio si andava imponendo un ragazzo torinese , Ernesto Bonino , amatissimo dalle giovani italiane ( quelle in camicetta bianca e gonna nera , voglio dire , quelle che avevano fatto la pubertà proprio mentre riappariva l ' impero sui colli fatali ) ; i ben pensanti preferivano il cesellatore ferrarese Oscar Carboni , i cuori solitari andavano in estasi per il baritono Giovanni Vallarino , che a dir la verità , valeva per lo meno quanto Bing Crosby . Noialtri della gioventù bruciata , tutti per Natalino Otto : siamo stati noi a scoprirlo e a lanciarlo . Già suonatore di batteria nelle orchestrino di bordo , piccolo e composto , Natalino aveva il ritmo dentro : non nei piedi , ma nella testa . Senza muovere un dito né un capello , con appena un aggrottare di sopracciglia nei passaggi più ardui , Natalino era capace di fratturare i tempi di una canzone e di ricomporteli secondo un suo estro rigoroso . Sembrava sempre svagato , distratto , e invece era preciso come un metronomo . Lo sentivi partire in un « glissando » da prima tromba , ma potevi star certo che alla fine del suo assolo sarebbe sbarcato esattissimo sulla nota giusta del ritornello . L ' altra sera rifece Polvere di stelle , identica come nell ' autunno del quaranta , quando la sala sembrava venir giù dagli applausi . E anche l ' altra sera ti veniva voglia di battergli le mani o almeno di dirgli : si faccia rivedere , signor Codognotto , perché è sempre il più bravo .