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Padova, la rabbia e la spranga ( Bocca Giorgio , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Padova , 22 . « Roberto libero » scritto in azzurro dagli autonomi e sotto , « Merda » scritto in nero , dai fascisti . Finisce così , Hegel non deve essere passato per Padova , la dialettica , almeno , è sconosciuta a questi muri . « Bruciamo la città » , in vernice rossa , attraversa una facciata , ma ad ogni buon conto il cartolaio d ' angolo appende il suo cartellino scritto a penna : « Chiuso il sabato » . Gli opposti , a Padova , qualche volta si scontrano , più spesso si ignorano . « Mitra è bello » dichiarano gli autonomi di Psicologia , ma il Circolo di cultura cattolico finge che Padova sia ancora quella dell ' Antonianum , della grande stagione gesuitica fra le due guerre , invita ad ascoltare Giovanni Testori « che leggerà il suo ultimo dramma di meditazione sulla morte » , profumo di ceri e di gigli sfatti . Chi entra da Ponte Corvo vede , a sinistra , una città esotica , in stupenda decomposizione , un ponticello fragile su un rivo sepolto da una vegetazione metà veneta e metà subtropicale ; da cui si alzano nel cielo le cupole e i minareti - campanile del santo , e mura annerite dall ' umidità , quei marroni tenui delle case . Ma a destra condomini altissimi , disegnati da Buzzati , laidi e tragici , nel cielo tempestoso . « Morte alla borghesia » deve essere autonomo , a vernice , ma c ' era , lì accanto , una bacheca vuota e qualcuno con mano notarile , in bella calligrafia ha scritto « Prego , non sporchiamo la città » . Gli amici di Padova - squallidi riformisti , s ' intende - si lamentano dei luoghi comuni giornalistici , dicono che c ' è anche l ' altra Padova . Sarà , ma la Padova dei giovani , dell ' Università è questa : un dodici per cento che vota , in maggioranza democristiano , in maggioranza di reddito medio alto ; poi quelli che non si vedono mai , che capitano solo agli esami , forse settanta su cento e poi gli incazzati , i poveri , quelli che si sentono stranieri a questa scuola . Anche perché non capiscono perché ci sia , a cosa serva : gli autonomi . Perché violenti ? Musatti ci ha detto che è un meccanismo di compensazione , l ' altra faccia del desiderio di onnipotenza che è di ogni uomo . Violenza contro emarginazione . Uno storico come il professor Prandstaller può vederci una storia cattolica , dall ' integralismo dell ' Antonianum al radicalismo giacobino . E il portavoce degli autonomi Emilio Vesce vi dirà , senz ' altro , che tutto dipende « dalla assoluta mancanza di credibilità delle istituzioni , qui sono nate le trame nere , era nera la magistratura , salvo Tamburino , neri i poliziotti » . La storia non è semplice , i rami per cui muove la provincia cattolica sono sempre contorti , sottili , la spaccatura fra le due Padove , la loro incomunicabilità può sembrare arcana , al professor Sabino Acquaviva , quasi una maledizione celeste . Ma oggi la diversità , l ' estraneità hanno la chiarezza di una stratificazione geologica , argilla o granito , senza alcuna possibilità di dubbio ; l ' Italia dei partiti , dei sindacati , degli organizzati , dei raziocinanti , del buon senso , delle compatibilità e l ' Italia insicura e perciò violenta , appena uscita dalla foresta nera e perciò pronta a tutto per non ritornarvi , che nell ' università di massa vive assieme ai ricchi , ne mutua i desideri e i bisogni senza poi avere i mezzi per soddisfarli : ancora un esercito di « spostati » come dicono i sociologi , ancora il vecchio gioco delle élites colte che cercano di cavalcare il fatto sociale per farne uno strumento di potere , nel '21 per fare il fascismo , adesso chi sa . Dove il privato coincide con il politico , dove i bisogni esistenziali si verniciano di ideologie arcaiche o fumose , dove gli uni discutono e spesso cianciano a vuoto di riforme e di razionalità , e gli altri chiedono , subito , posti , ragioni di esistere , di partecipare , che altro può esserci se non la incomunicabilità e l ' ambiguità ? Agli occhi dell ' Italia organizzata , assicurata , la violenza degli altri appare incomprensibile . Se a Venezia mettono una bomba al « Gazzettino » , giornale cattolico , di destra , si pensa , secondo la comune ragione : sarà un attentato di sinistra . Invece sono quelli di Ordine Nuovo . Se a Padova viene sprangato un professore « democratico » , ex partigiano , comunista come Petter o come Longo si dice : « Sarà una provocazione fascista » . Invece gli autonomi rivendicano l ' attentato . Nei quartieri popolari di Padova la violenza scoppia per i più futili pretesti e nelle più imprevedibili direzioni , perché è un bisogno , uno sfogo , qualcosa che sta nella pancia di quelle gioventù e deve uscirne , e noi che nella pancia quella rabbia non ce l ' abbiamo , cerchiamo , smarriti , il perché e il per come politico . La rapina alle casse delle mense universitarie non è razionale , ma la risposta razionale data da certe facoltà - se rapinano le casse , noi le facciamo blindate - appare come una provocazione , come una violenza . Non c ' è comunicabilità perché non c ' è quasi niente da dire . La cultura cattolica e laica , che ha voluto l ' università di massa per sistemarvi in funzioni docenti i suoi figli e nipoti , ha poco o niente da offrire a questi che fanno i neoleninisti o gli helleriani tanto per fare qualcosa , ma vogliono posti , vogliono soldi , vogliono ciò che gli altri non possono dare o non sono capaci di dare . Così la violenza serpeggia imprevedibile , ambigua , indefinibile . In vicolo Ognissanti viene bruciata una sede di Lotta continua e , poco più in là , una agenzia immobiliare . Perché Lotta continua inclina al riformismo ? Perché l ' agenzia immobiliare è uno strumento della speculazione ? Sì , ma come pretesto , come scusa per sentirsi presenti , potenti , minacciosi , vivi . Un giorno irrompono nel negozietto di un verduraio : qualche cesto di frutta , un po ' di insalata , due contadini inurbati , povera gente ; bastonati a sangue , il negozio incendiato « perché era aperto durante una delle festività infrasettimanali rubate al popolo » . Ma non sono popolo due contadini inurbati , due poveri cristi ? Sì , ma i casi personali non contano , conta l ' esempio , l ' azione , la presenza , l ' attivismo . Era così anche il fascismo nascente , ma non cadiamo nella falsa consolazione dei paragoni troppo facili : l ' esercito degli « spostati » è di nuovo in marcia , non si sa dove andrà a parare ; e imprecare , maledire in nome della santa democrazia serve a poco ; anche accorgersi adesso , marzo del 1979 , che alla facoltà di Psicologia di Padova è stato ripetuto lo stesso errore di Trento e di Milano , da cui , si poteva almeno ricordarlo , sono nati Potere Operaio e le Brigate Rosse . La facoltà di Psicologia di Padova viene immaginata , come quella di Trento , come una università di élite : per i nuovi tecnocrati , al servizio del sistema . E di nuovo l ' esercito degli spostati , che attende in ogni provincia italiana , lancia il suo ballali e parte alla conquista del vuoto ; una facoltà che doveva avere mille studenti se ne trova , in breve , novemila . Gli autonomi non sono di aspetto gradevole , come di solito non lo sono í poveri ; i loro metodi sono violenti , spesso il privato si traduce in ferocia stupida , in cinismo da quattro soldi ; il gioco del potere che si fa sulla loro pelle può anche assomigliare a una triste parodia del leninismo . Ma anche vedere la palazzina dove ha sede la facoltà di Psicologia non è un bel vedere , anche vedere degli uffici , dei locali , delle attrezzature che andrebbero in frantumi se gli studenti compissero il loro dovere di venirci a studiare non è un bel vedere . Sono accorsi a migliaia a Psicologia per le stesse ragioni per cui erano andati a Trento : l ' illusione di impadronirsi in qualche modo della chiave per capire gli altri e per comandarli ; ancora il desiderio di onnipotenza pessimamente collocato in una macchina della frustrazione e della impotenza . Che altro era nella vecchia Italia la corsa generale a Giurisprudenza ? La speranza di entrare a far parte di quelli che conoscono le machiavelliche procedure dei dottori . Qui a Psicologia anche la voglia della scorciatoia , di lauree facili con bibliografia ridotta ; e poi di posti di prestigio , in una categoria di moda : gli psicologi , dopo i sociologi , gli urbanisti , gli architetti e le altre onde delle ricorrenti mode sociali . Dicono bene i francesi : un raz de marée , una marea che sale , d ' improvviso ; in una di quelle professioni che fanno saltare i nervi , le professioni - dice Pizzorno - che mettono di fronte i mille che avranno un buon posto e un alto stipendio , agli ottomila che non avranno niente e lo prevedono , lo sanno e si incazzano in anticipo . Certo , le aggressioni a Petter e a Longo sono state ignobili , cretine , al punto che fra gli stessi autonomi ci sarebbero critiche , dissensi aperti se non intervenisse la disciplina neoleninista - carbonara - mafiosa che li tiene assieme . Ma è anche stato mediocre , prima , lasciar gonfiare la facoltà per piazzarci figli e nipoti di professori . Adesso il rettorato cerca una soluzione pratica : arrivare in qualche modo al numero chiuso senza proclamarlo formalmente . Per potere , si può , all ' italiana . Si chiudono gli uffici per le iscrizioni , si mettono a tacere per il primo anno i corsi più importanti , si inizia il decentramento : in Francia è riuscito , in America funziona . Ma sì , a parole si può fare tutto , dire tutto ; ma solo con le parole non si cambia niente e qui , da dieci anni a questa parte , pochissimo è cambiato , salvo il numero degli incazzati e degli emarginati che è in continuo aumento , salvo il numero delle pistole e delle molotov che è in continua moltiplicazione , salvo la prospettiva di una guerriglia diffusa , già in atto e magari capace di allargarsi a guerra civile con conseguenti repressioni di tipo argentino . Perché questa è la contrapposizione tragica : un potere immobile , incapace di uscire dai suoi vizi , e una opposizione che si affida solo alla rabbia , troppo poco per essere l ' alternativa in un paese industriale avanzato .