StampaQuotidiana ,
Seicentomila
in
più
,
fra
Milano
e
i
laghi
,
negli
ultimi
dieci
anni
:
il
popolo
degli
immigrati
adoperato
,
più
che
governato
;
tanti
uomini
-
muscolo
prima
che
dei
cittadini
.
Andò
così
e
peggio
anche
nell
'
America
della
conquista
,
ma
non
deve
essere
una
gran
consolazione
per
quelli
a
cui
tocca
,
adesso
.
Da
un
anno
la
Stazione
centrale
di
Milano
non
è
più
il
mercato
all
'
ingrosso
dei
muscoli
,
ma
il
commercio
comincia
sempre
lì
:
le
valigie
di
fibra
e
i
pacchi
davanti
le
cabine
telefoniche
,
dentro
gli
uomini
-
muscolo
appena
arrivati
che
telefonano
alle
pensioni
per
avere
«
alloggio
e
lavoro
»
.
Non
conviene
più
reclutarli
in
stazione
,
le
garanzie
sono
poche
e
i
rischi
tanti
.
Meglio
lasciar
fare
a
quelli
delle
pensioni
,
è
un
lavoro
più
pulito
e
più
tranquillo
.
Cinque
su
dieci
,
gli
immigrati
che
arrivano
a
Milano
fanno
quella
telefonata
a
cui
si
risponde
:
«
Aspetta
,
veniamo
a
prenderti
»
o
«
Stai
bene
attento
,
prendi
il
tram
numero
tale
»
.
E
intanto
che
aspetta
o
viaggia
quelli
delle
pensioni
han
già
telefonato
al
reclutatore
che
ne
è
arrivato
uno
da
Gioia
del
Colle
,
Trani
,
Porto
Tolle
,
Isernia
,
Foligno
,
comunque
uno
da
sfruttare
,
ciascuno
la
sua
parte
.
Nelle
pensioni
ci
sono
stanze
da
sei
,
otto
,
dieci
letti
.
Per
un
letto
si
pagano
dalle
sette
alle
otto
mila
lire
al
mese
,
più
mille
la
settimana
per
farsi
lavare
un
po
'
di
roba
.
In
molte
pensioni
bisogna
uscire
prima
delle
nove
,
le
brandine
chiuse
e
alzate
contro
le
pareti
e
fino
alle
ventuno
la
padrona
no
riapre
la
porta
.
In
una
pensione
di
corso
L
.
(
inchiesta
ILSES
)
un
operaio
con
la
gamba
rotta
passa
un
giorno
sulle
scale
,
la
padrona
non
transige
sul
regolamento
.
La
pensione
come
prima
scuola
dello
sfruttamento
e
lo
sfruttamento
del
prossimo
più
prossimo
come
la
tecnica
più
felice
.
Perciò
la
maggior
parte
degli
affittacamere
(
circa
16
mila
in
città
fra
legali
e
clandestini
)
sono
degli
immigrati
.
In
certi
casi
il
subaffitto
organizzato
può
rendere
300
,
400
mila
lire
al
mese
,
la
Questura
conosce
un
tale
che
è
riuscito
ad
avere
tra
appartamento
e
solaio
,
65
ospiti
.
Ci
sono
quelli
che
hanno
quattro
o
cinque
«
esercizi
»
,
li
affidano
a
uno
degli
inquilini
e
passano
ogni
qundici
giorni
a
ritirare
gli
affitti
.
Nella
città
e
nella
fascia
industriale
i
luoghi
delle
pensioni
si
riconoscono
dal
fiorire
delle
attività
collaterali
:
cinematografi
di
terza
visione
,
trattorie
modestissime
,
latterie
che
vendono
anche
bevande
gasate
ecc.
Le
generazioni
nere
Poi
la
mano
dello
sfruttamento
passa
ai
reclutatori
,
di
solito
immigrati
.
Quel
tale
che
tiene
famiglia
e
quattro
automobili
:
la
Seicento
per
il
lavoro
in
città
,
la
Millecento
per
i
suoi
,
la
Spider
per
portare
a
pranzo
i
signori
dell
'
edilizia
e
il
camioncino
per
trasportare
sui
cantieri
gli
uomini
-
muscolo
,
nei
casi
di
bisogno
urgente
.
Il
reclutatore
,
i
suoi
amici
,
gli
amici
degli
amici
:
la
piccola
mafia
trapiantata
al
Nord
di
cui
,
ogni
tanto
,
si
annuncia
la
fine
,
come
per
la
grande
.
Per
esempio
quando
si
scoprono
,
come
di
recente
,
sei
racket
legati
a
130
imprese
edili
.
Ma
sempre
la
mala
pianta
rispunta
;
in
una
inchiesta
della
federazione
comunista
si
legge
che
solo
quattro
immigrate
su
cento
vengono
assunte
attraverso
i
canali
regolari
e
le
indagini
delle
ACLI
lo
confermano
.
Del
resto
se
ne
ha
la
controprova
nei
luoghi
di
origine
:
l
'
anno
scorso
nove
mila
persone
partono
dalla
provincia
di
Cosenza
all
'
insaputa
degli
uffici
di
lavoro
.
La
piccola
mafia
prospera
,
le
sue
tangenti
non
sono
più
del
cinquanta
per
cento
come
nei
primi
anni
,
ma
sempre
redditizie
.
Sì
,
ogni
tanto
uno
dei
reclutatori
viene
«
pizzicato
»
,
denunciato
,
multato
lire
duemila
per
ogni
lavoratore
«
trattato
»
.
Ma
lui
paga
e
ricomincia
salvo
a
cambiare
aria
per
qualche
tempo
.
Naturalmente
le
serie
,
moderne
,
oneste
aziende
del
Nord
sono
all
'
oscuro
di
tutto
,
c
'
è
sempre
un
appaltatore
o
un
intermediario
per
salvare
la
faccia
.
Ma
anch
'
esse
,
specie
le
medie
e
piccole
,
conoscono
le
maniere
di
incoraggiare
il
miracolo
:
le
ore
di
lavoro
straordinario
fuori
busta
;
le
paghe
arbitrarie
ai
ragazzi
fra
i
quattordici
e
i
quindici
anni
(
non
più
a
scuola
,
non
ancora
impiegati
regolarmente
)
;
il
lavoro
appaltato
a
quantità
,
non
a
tempo
,
a
poveri
diavoli
che
credono
di
fare
un
ottimo
affare
impegnandosi
a
chili
o
a
metri
,
non
a
ore
,
e
poi
scoprono
di
avere
tutti
gli
oneri
degli
artigiani
ma
non
i
vantaggi
.
Per
non
dire
della
«
buona
occasione
»
a
cui
partecipa
l
'
intera
classe
imprenditoriale
del
Nord
,
usando
una
forza
lavoro
che
si
è
formata
,
trasferita
e
sistemata
a
spese
della
collettività
.
Detta
dai
propagandisti
politici
questa
«
buona
occasione
»
si
riduce
a
un
calcolo
elementare
:
«
Negli
ultimi
dieci
anni
gli
Enti
locali
del
Milanese
hanno
speso
circa
1000
miliardi
per
accogliere
gli
immigrati
.
Avendone
recuperato
solo
100
per
il
maggior
introito
fiscale
essi
hanno
fatto
agli
imprenditori
un
regalo
netto
di
900
miliardi
»
.
Non
è
così
,
questa
aritmetica
troppo
semplice
non
sopravvive
al
comizio
,
ma
,
nelle
linee
generali
,
la
«
buona
occasione
»
,
il
favore
,
lo
sfruttamento
,
la
necessità
dello
sviluppo
,
o
come
volete
chiamarla
,
esiste
e
una
visita
alla
fascia
industriale
serve
anche
a
questo
,
dico
a
capire
quanto
il
miracolo
economico
deva
a
questa
manodopera
avuta
per
niente
e
,
per
anni
,
sottopagata
.
Ne
fanno
parte
,
non
dimentichiamolo
,
anche
le
donne
.
Trentotto
su
cento
dicono
le
inchieste
,
non
arrivano
a
una
paga
di
20
o
25
mila
lire
al
mese
.
Che
miracolo
poco
galante
.
È
accaduto
anche
in
America
negli
anni
della
conquista
:
«
Per
tre
generazioni
abbiamo
rimboccato
le
maniche
»
.
Che
può
voler
dire
,
di
là
come
di
qua
dall
'
Atlantico
,
gente
logorata
e
ammazzata
di
lavoro
.
Oggi
i
reclutatori
del
Milanese
faticano
a
collocare
i
lavoratori
che
hanno
più
di
trentacinque
o
quarant
'
anni
.
A
quell
'
età
si
è
vecchi
e
finiti
per
certi
cantieri
edili
.
L
'
uomo
-
muscolo
accettato
solo
se
i
muscoli
sono
in
perfetta
efficienza
.
Gli
altri
come
Michele
,
il
muratore
:
«
Come
mi
vedono
che
zoppico
un
po
'
neanche
mi
provano
dicono
che
non
c
'
è
lavoro
,
sono
dei
mesi
che
giro
.
Eppure
a
casa
ero
muratore
fatto
»
.
Le
«
due
nazioni
»
.
Per
una
,
qui
a
Milano
,
la
settimana
corta
,
la
civiltà
degli
svaghi
,
la
seconda
casa
e
le
altre
belle
novità
di
cui
tutti
parlano
.
Per
l
'
altra
sempre
dodici
e
più
ore
al
giorno
e
settimane
lunghe
per
tipi
che
si
«
danno
da
fare
»
:
il
dopo
-
fabbrica
con
lei
che
taglia
cravatte
,
il
marito
che
lavora
a
una
pressa
nel
sottoscala
e
gli
altri
che
fanno
la
casa
propria
dopo
aver
fatto
quella
altrui
.
Tutti
questi
muratori
impiegati
da
un
'
industria
che
sarà
più
efficiente
della
romana
o
della
napoletana
,
ma
che
conosce
gli
stessi
rapporti
di
lavoro
:
50
o
60
mila
lire
al
mese
finché
si
lavora
e
poi
in
cerca
di
un
altro
cantiere
,
una
carriera
che
ricomincia
ogni
volta
,
poche
possibilità
di
migliorare
,
nessuna
sicurezza
per
la
vecchiaia
e
le
testimonianze
ossessive
di
questo
proletariato
permanente
,
come
il
volo
di
un
calabrone
chiuso
in
una
stanza
che
va
e
va
finché
cade
.
Tutti
questi
ex
contadini
immessi
da
un
giorno
all
'
altro
nel
sistema
del
successo
,
offerti
alle
sue
cinque
tentazioni
,
il
prestigio
,
il
denaro
,
il
potere
,
la
fama
,
la
sicurezza
,
ma
che
capiscono
quasi
subito
di
essere
confinati
ai
margini
e
destinati
alle
cose
peggiori
del
sistema
,
ai
lavori
più
umili
e
monotoni
.
Certo
vi
sono
parecchi
immigrati
che
raggiungono
,
in
fabbrica
e
fuori
,
una
buona
sistemazione
economica
,
qualcuno
anche
l
'
agiatezza
.
Ma
l
'
atteggiamento
generale
di
questi
«
novi
homines
»
rispetto
al
lavoro
manca
di
gioia
:
occupazione
senza
amore
,
fatica
senza
grandi
speranze
.
In
genere
il
lavoro
non
è
amato
.
Cambiano
le
condizioni
del
lavoro
,
ma
i
giovani
continuano
a
usare
le
definizioni
amare
degli
anziani
:
quel
reparto
nella
fabbrica
di
Rescaldina
è
sempre
«
Mauthausen
»
,
quel
magazzino
di
Sesto
è
sempre
«
la
galera
»
,
nei
cantieri
edili
gli
operai
parlano
sempre
di
se
stessi
come
di
oggetti
maltrattati
:
«
Dopo
averci
sbattuto
da
un
posto
all
'
altro
,
vengono
e
ci
tirano
fuori
dalla
baracca
»
.
Il
lavoro
in
una
civiltà
industriale
inedita
quasi
per
tutti
.
Fatta
come
ogni
civiltà
,
di
elementi
contraddittori
,
di
fervori
come
di
frustrazioni
.
Davanti
al
progresso
tecnologico
,
per
esempio
,
l
'
atteggiamento
degli
uomini
nuovi
è
incerto
e
diffidente
:
quasi
sapessero
che
la
tecnica
gli
dà
con
una
mano
,
ma
con
l
'
altra
gli
toglie
.
Gli
operai
interrogati
da
Pizzorno
e
dai
suoi
collaboratori
sul
tema
dell
'
uomo
di
fronte
alle
nuove
macchine
stanno
fra
opinioni
diverse
,
spesso
divergenti
:
sì
,
il
lavoro
è
meno
duro
,
«
ma
ci
vuole
troppa
attenzione
»
.
Sì
,
i
rapporti
gerarchici
sono
meno
sergenteschi
,
la
sorveglianza
meno
carceraria
,
«
seuno
sbaglia
non
vengono
subito
a
sgridarti
,
basta
la
lampadina
azzurra
che
si
accende
»
,
però
c
'
è
meno
amicizia
.
Anni
fa
,
per
esempio
,
le
operaie
potevano
starsene
a
casa
uno
o
due
anni
per
tirar
su
il
figlio
e
poi
tornare
in
fabbrica
:
adesso
chi
esce
dal
giro
fatica
a
rientrarci
,
i
rapporti
personali
contano
meno
.
L
'
Organizzazione
decide
a
freddo
.
È
ancora
l
'
eredità
contadina
,
l
'
insofferenza
all
'
orario
,
il
tentativo
ingenuo
di
ricostruire
nel
mondo
industriale
i
comportamenti
e
i
rapporti
di
quello
campagnolo
.
Tanto
lavoro
per
vivere
una
vita
quasi
incomprensibile
.
Il
popolo
laborioso
e
sradicato
.
La
città
tua
e
non
tua
«
E
tu
Luigi
come
la
vedi
a
Milano
?
»
«
Per
me
Milano
è
bella
,
dico
meglio
bellissima
,
come
la
vedono
i
turisti
.
»
Parecchi
rispondono
così
quasi
per
affermare
una
rottura
totale
,
anche
estetica
,
con
il
passato
.
Eppure
si
capisce
che
l
'
atteggiamento
estetico
della
maggioranza
verso
Milano
e
dintorni
è
di
indifferenza
su
un
fondo
di
pena
,
la
pena
fisica
del
contadino
inurbato
.
Qui
,
nei
dintorni
,
in
ogni
villaggio
-
città
c
'
erano
la
vecchia
e
la
nuova
borgata
.
Ma
dovunque
la
saldatura
è
già
avvenuta
,
il
magma
cementizio
ha
riempito
i
vuoti
e
si
divora
l
'
antico
:
scomparse
le
strade
radiali
da
duomo
a
duomo
;
impraticabili
,
per
il
traffico
,
i
sagrati
;
e
chi
se
non
la
dinamite
potrebbe
riportare
l
'
ordine
nelle
ventisette
coree
?
Tanti
suburbi
ma
nessuna
traccia
di
una
civiltà
suburbana
.
Niente
villaggi
residenziali
per
giovani
coppie
«
prigioniere
della
fraternità
»
;
solo
gli
accampamenti
degli
immigrati
e
le
fabbriche
in
un
mondo
di
sradicati
sospettosi
.
Ora
il
piano
intercomunale
dovrebbe
disegnare
in
questo
caos
una
geometria
razionale
ed
è
ancora
possibile
,
ci
sono
ancora
dei
vuoti
fra
la
fascia
e
la
città
e
fra
i
centri
della
fascia
.
Ma
in
giro
c
'
è
molto
pessimismo
,
pochi
credono
che
il
piano
prevarrà
sugli
egoismi
degli
interessi
privati
.
E
intanto
i
600
mila
che
abitano
la
città
informe
sentono
ogni
tanto
affiorare
la
pena
:
nelle
scuole
i
bambini
disegnano
marine
.
Già
,
brutta
ma
libera
.
Per
le
continue
incertezze
dell
'
immigrato
.
Non
sentirsi
cittadino
di
questa
città
,
assistere
alle
partite
di
calcio
senza
una
vera
passione
campanilistica
,
vivere
come
«
nel
posto
che
bene
o
male
ti
dà
il
pane
»
ma
poi
capire
che
,
tutto
sommato
questa
cosa
immensa
e
confusa
che
chiamano
Milano
,
è
un
luogo
dove
i
rapporti
umani
sono
migliori
che
altrove
.
«
Qui
vai
dove
ti
pare
e
nessuno
ti
dice
niente
.
A
Messina
ogni
cosa
che
facevo
subito
trovavano
a
ridire
»
.
«
Milano
mi
piace
perché
la
giri
a
testa
alta
»
.
«
Io
dico
questo
,
se
uno
si
fa
la
fidanzata
in
Sicilia
deve
portarsi
dietro
a
mangiare
anche
suo
padre
,
la
madre
,
i
fratelli
e
le
sorelle
.
Qui
a
Milano
si
va
con
la
ragazza
e
si
prende
un
caffè
»
.
La
Milano
dei
ricchi
li
ignora
?
La
Milano
della
borghesia
mercantile
gli
è
straniera
?
Può
darsi
,
ma
poi
scoprono
che
c
'
è
un
'
altra
Milano
popolare
e
no
che
ricorda
le
sue
origini
,
che
ha
voglia
di
eguaglianza
,
che
può
darti
una
mano
quando
meno
te
lo
aspetti
:
«
Uscii
dalla
stazione
e
non
sapevo
cosa
fare
.
Si
avvicinò
un
signore
e
mi
chiese
se
stavo
male
.
No
,
era
soltanto
che
camminavo
piano
e
non
riuscivo
ad
ambientarmi
.
Mi
diede
l
'
indirizzo
di
una
pensione
e
mi
accompagnò
al
tram
»
.
«
Ero
disperato
,
raccontavo
al
barista
che
non
trovavo
casa
e
una
vecchia
che
era
lì
a
sentire
dice
che
,
se
mi
accontento
posso
stare
in
casa
sua
che
c
'
è
suo
marito
pensionato
con
22
mila
lire
al
mese
.
Mi
hanno
tenuto
per
quattro
mesi
e
non
hanno
voluto
una
lira
»
.
Sradicati
,
incerti
,
sottoposti
alla
doccia
scozzese
di
una
città
così
diversa
,
membri
di
una
società
di
cui
non
vedono
il
corpo
,
sempre
esitanti
fra
l
'
assimilazione
e
l
'
ortodossia
règionale
:
vestirsi
alla
milanese
,
ma
poi
pretendere
tenacemente
il
pane
grosso
alla
siciliana
o
quello
lavorato
alla
mantovana
:
vantare
l
'
anzianità
,
«
io
sono
qui
da
sei
anni
e
quello
lì
neanche
da
tre
mesi
e
parla
»
ma
sentirsi
stranieri
al
luogo
,
restare
finché
si
può
legati
al
paese
(
a
San
Donato
su
12500
abitanti
ancora
quattro
mila
che
conservano
le
residenze
nei
paesi
di
origine
)
.
Ma
nessun
mitico
«
grande
ritorno
»
,
la
coscienza
che
laggiù
non
si
può
tornare
:
«
E
chi
ci
può
stare
laggiù
»
.
«
Vado
là
bascio
per
nu
poco
d
'
olio
,
ma
torno
subito
,
chi
ci
può
stare
»
.
La
nostalgia
che
durerà
per
tutta
la
vita
sotto
la
decisione
,
certa
in
quasi
tutti
dopo
uno
o
due
anni
,
di
non
tornare
.
Così
oggi
per
qualche
generazione
ancora
.
Un
uomo
nuovo
pieno
di
cose
antiche
,
ma
sotto
un
aspetto
almeno
integralmente
nuovo
e
inedito
in
Italia
.
Per
la
prima
volta
in
Italia
una
società
di
cittadini
indifferenti
come
lo
sono
dovunque
i
cittadini
delle
megalopoli
.
I
cittadini
delle
città
che
non
sono
più
città
ma
galassie
urbane
.
Fra
non
molto
Milano
si
estenderà
per
quaranta
chilometri
,
avrà
quattro
o
cinque
milioni
di
abitanti
.
Come
si
fa
ad
amarli
i
giganti
?