StampaQuotidiana ,
«
E
ballare
ti
piace
,
Michele
?
»
«
Per
dire
la
cosa
giusta
nessuno
di
noi
sapeva
.
Così
passiamo
in
piazza
Duomo
vediamo
la
scritta
ed
entriamo
.
Professor
Puccio
,
novemila
lire
per
venti
lezioni
di
mezz
'ora.»
Michele
l
'
immigrato
,
mangia
pane
e
«
bologna
»
,
dorme
su
una
branda
nel
corridoio
di
una
pensione
,
non
compera
giornali
,
va
al
cinema
due
volte
l
'
anno
,
«
l
'
ultima
fu
all
'
Aurora
,
80
lire
,
quaranta
per
film
»
,
ma
per
il
ballo
deve
spendere
se
no
chi
lo
tira
fuori
dai
ghetti
paesani
e
regionali
?
Il
ballo
vero
,
con
le
luci
al
neon
e
il
jazz
,
che
vogliono
i
giovani
della
fascia
industriale
.
Lo
hanno
capito
persino
i
conservatori
delle
cooperative
e
dei
circoli
popolari
,
chi
li
studia
nota
:
«
Attività
culturale
scarsa
,
sporadica
,
nulla
»
;
ma
sempre
:
«
Curano
molto
il
ballo
,
ci
tengono
al
ballo
»
.
E
fanno
bene
,
forse
il
ballo
,
da
noi
,
non
ha
mai
avuto
una
funzione
così
importante
.
Non
lo
spettacolo
rituale
della
civiltà
contadina
e
neppure
il
surrogato
erotico
che
piacque
fra
le
due
guerre
,
ma
qualcosa
che
è
promozione
e
profilassi
sociale
,
l
'
occasione
,
per
l
'
immigrato
,
di
sentirsi
eguale
agli
altri
,
«
non
fanno
differenza
se
sai
ballare
»
in
una
società
che
già
si
adatta
alla
parità
dei
sessi
,
«
adesso
è
cambiato
,
magari
son
le
ragazze
che
invitano
chi
balla
bene
»
.
«
Il
ballo
lo
curano
molto
»
:
chi
per
guadagnare
soldi
e
chi
per
guadagnare
voti
.
E
fanno
bene
,
il
ballo
è
una
cosa
molto
importante
per
il
giovane
che
nasce
dalla
mescolanza
,
diciamo
che
lo
aiuta
a
nascere
,
come
il
catalizzatore
delle
sue
reazioni
sociali
:
il
ballo
e
l
'
amore
,
il
ballo
e
le
canzoni
,
il
ballo
e
i
vestiti
.
L
'
amore
viene
dopo
Un
ballo
privo
di
erotismo
o
quasi
,
come
introduzione
a
un
amore
privo
di
passione
o
quasi
.
Che
conosce
rapporti
relativamente
facili
e
frequenti
secondo
la
regola
americana
di
Kinsey
«
più
sesso
nei
ceti
popolari
che
nelle
élites
»
;
che
si
libera
progressivamente
dalle
inibizioni
paesane
per
diventare
un
fatto
comune
e
naturale
come
lo
sono
il
mangiare
e
il
camminare
.
Ma
proprio
per
questo
o
anche
per
questo
un
amore
meno
problematico
,
meno
rituale
,
meno
mitologico
,
meno
poetico
e
,
diciamo
pure
,
meno
importante
.
Spesso
un
amore
epidermico
che
sceglie
per
suo
simbolo
i
baci
,
anzi
i
baci
quantitativi
delle
canzoni
:
«
Dammi
i
tuoi
baci
,
dammi
i
tuoi
baci
amor
,
per
tutta
la
vita
e
un
giorno
ancor
»
.
«
Con
24
mila
baci
»
.
«
Un
milione
di
baci
»
.
Questo
amore
che
non
ha
più
segreti
,
neppure
per
le
ragazze
venute
dal
meridione
e
subito
istruite
nelle
fabbriche
,
questi
luoghi
di
una
educazione
sessuale
magari
priva
di
rigore
scientifico
,
ma
rapida
e
inevitabile
.
In
tutte
le
fabbriche
le
operaie
anziane
e
sposate
che
ammaestrano
le
giovani
e
nubili
,
volenti
o
nolenti
,
con
una
sincerità
a
volte
così
brutale
che
sembra
rispondere
a
un
istinto
sadico
.
E
magari
è
così
,
ma
la
faccenda
è
antica
,
queste
iniziazioni
fra
operaie
rappresentano
il
trasferimento
,
nel
mondo
industriale
,
di
ciò
che
un
tempo
era
affidato
ai
riti
e
alle
farse
agresti
,
o
alle
storie
e
alle
favole
.
Un
amore
subordinato
ai
grandi
valori
della
nuova
società
operaia
,
meno
importante
del
lavoro
,
della
sicurezza
,
dell
'
uguaglianza
.
Ed
è
questa
la
chiave
giusta
del
gallismo
che
si
manifesta
nella
fascia
;
stateci
attenti
e
capirete
che
l
'
ossessione
erotica
si
accompagna
all
'
affermazione
sociale
e
che
l
'
equivoco
sociale
è
spesso
più
determinante
che
la
carica
vitalistica
:
«
Per
me
la
ragazza
che
andava
in
giro
da
sola
era
poco
seria
perciò
le
dicevo
cose
per
la
strada
»
.
«
Al
mio
paese
non
si
usa
fermare
le
ragazze
per
strada
.
Magari
se
provi
ti
costa
caro
.
Allora
qui
,
essendo
libero
cittadino
,
avevo
voglia
di
fermarle
tutte
»
.
Questo
povero
amore
maltrattato
dalle
migrazioni
e
dalle
privazioni
;
tirato
giù
dal
suo
piedestallo
magico
o
romantico
,
retrocesso
nella
scala
dei
valori
:
«
Di
fidanzarmi
non
ho
tempo
»
;
«
Ad
avere
la
ragazza
fissa
ci
penserò
quando
avrò
la
casa
»
;
«
Con
quella
stop
,
domenica
si
è
fatta
portare
a
casa
in
taxi
,
600
lire
che
io
ci
mangio
cinque
volte
alla
mensa
»
.
E
si
ha
la
impressione
che
l
'
amore
,
fra
i
giovani
della
fascia
industriale
,
conti
meno
che
l
'
amicizia
,
che
essi
sentano
più
il
bisogno
di
integrarsi
in
una
compagnia
numerosa
che
di
isolarsi
nella
coppia
.
Molte
canzoni
raccolgono
questa
sete
di
amicizia
che
è
anche
solidarietà
di
generazione
e
patriottismo
di
gruppo
.
Certe
canzoni
«
forse
mi
vogliono
bene
perché
,
hanno
la
mia
stessa
età
,
hanno
giocato
per
strada
con
me
,
quelli
di
porta
Romana
»
sembrano
addirittura
copiate
da
una
scheda
di
inchiesta
«
sono
legato
agli
amici
,
andiamo
da
Pietro
in
via
Lomazzo
,
siamo
della
stessa
età
»
.
È
sempre
stato
così
,
i
giovani
con
i
giovani
,
da
che
mondo
è
mondo
,
ma
ora
per
una
necessità
più
consapevole
:
i
giovani
di
un
anno
zero
,
di
un
'
esperienza
sconosciuta
ai
genitori
contadini
;
la
prima
generazione
cresciuta
nella
grande
città
e
vicino
alle
fabbriche
,
questi
ragazzi
che
credono
di
portare
in
sé
e
solo
in
sé
la
scienza
del
nuovo
mondo
.
Per
esempio
di
un
mondo
dove
l
'
amicizia
può
contare
più
dell
'
amore
,
in
tutte
le
testimonianze
degli
immigrati
gli
interventi
liberatori
e
risolutori
dell
'
amicizia
:
«
Ero
appena
arrivato
non
sapevo
dove
battere
la
testa
,
passo
davanti
il
supermarket
di
viale
Monterosa
e
riconosco
Gaetano
.
Lui
parla
con
il
direttore
e
subito
mi
prendono
»
.
«
Ora
faccio
venire
su
il
mio
amico
.
Finché
non
lavora
può
tenerci
in
ordine
la
casa
.
»
«
Ora
aggiungo
un
letto
e
chiamo
un
amico
che
sta
in
pensione
»
.
E
,
ovviamente
,
anche
l
'
amicizia
come
segno
di
una
affermazione
sociale
:
lo
devono
sapere
in
paese
che
uno
può
già
provvedere
a
un
amico
.
I
giochi
dei
vecchi
Bisogno
di
amicizia
,
di
comunicazione
in
una
società
urbana
e
industriale
che
logora
i
sodalizi
e
spinge
alla
solitudine
.
Gli
ex
contadini
immessi
repentinamente
in
questo
campo
di
forze
contraddittorie
dove
tutti
son
sempre
insieme
e
tutti
son
sempre
soli
.
Fuori
dalle
sale
da
ballo
e
dai
bar
,
la
vita
associativa
tradizionale
declina
.
Le
cooperative
e
i
circoli
popolari
della
fascia
industriale
sono
nella
crisi
tipica
di
una
società
in
rapida
transizione
.
I
giovani
non
capiscono
più
gli
anziani
,
hanno
dei
gusti
diversi
.
Se
ai
primi
piacciono
le
bocce
e
la
scopa
ai
secondi
,
invece
,
il
biliardino
e
il
juke
-
box
.
Ma
gli
anziani
hanno
il
potere
,
se
il
suono
del
juke
-
box
disturba
le
loro
partite
se
ne
liberano
.
Allora
i
giovani
si
annoiano
e
se
ne
vanno
.
Sessanta
su
cento
i
soci
hanno
più
di
quarantacinque
anni
,
il
declino
delle
associazioni
è
inevitabile
.
Cambiano
i
gusti
.
Il
vino
piace
di
meno
e
«
non
lega
più
»
.
Al
punto
che
le
ACLI
hanno
fondato
a
San
Giuseppe
una
«
società
della
tazza
»
,
ogni
socio
la
sua
,
ma
per
berci
la
birra
,
chi
lo
avrebbe
detto
nella
terra
dove
i
circoli
vinicoli
erano
la
struttura
fondamentale
del
socialismo
.
Così
decadono
anche
i
riti
del
vino
,
la
liturgia
per
la
fabbricazione
del
vino
:
i
soci
che
andavano
a
comperare
le
uve
,
soci
che
le
pigliavano
,
il
primo
bicchiere
assaggiato
dal
socio
più
anziano
.
Meno
vino
,
meno
osterie
.
Le
osterie
dove
si
beveva
il
vino
e
si
discuteva
di
politica
chiuse
una
dopo
l
'
altra
e
sostituite
dai
bar
dove
si
ascolta
la
musica
e
si
bevono
i
liquori
.
Per
gli
immigrati
l
'
acquisto
dei
liquori
ha
anche
un
significato
di
miglioramento
sociale
,
chi
si
fa
un
piccolo
bar
in
casa
si
sente
molto
arrivato
e
molto
settentrionale
,
anche
nelle
feste
conviviali
,
fra
paesani
,
i
liquori
e
i
vermuth
sostituiscono
spesso
il
vino
.
Non
ci
sono
più
le
epiche
ciucche
collettive
delle
serate
festive
,
ma
sale
il
numero
di
alcolizzati
,
il
professor
Virginio
Porta
ha
notato
,
fra
gli
immigrati
,
più
casi
di
ebbrezza
acuta
e
di
delirium
tremens
.
Meno
vino
,
meno
bocce
:
la
bocciofila
di
Cascina
Olona
ha
chiuso
;
sui
campi
di
Metanopoli
cresce
l
'
erba
;
qualche
anno
fa
,
la
domenica
,
si
faceva
la
coda
per
giocare
a
bocce
sui
campi
di
Bolgiano
adesso
ce
n
'
è
sempre
uno
libero
;
gli
esperti
calcolano
che
un
campo
su
tre
è
scomparso
negli
ultimi
cinque
anni
.
E
nessuno
piangerebbe
sul
declino
degli
svaghi
paesani
se
esistesse
l
'
attrezzatura
per
gli
svaghi
urbani
,
ma
l
'
attrezzatura
non
c
'
è
,
a
Milano
e
nella
fascia
il
verde
sportivo
è
inesistente
,
ogni
corsa
ciclistica
ripete
lo
spettacolo
comico
di
quei
tali
con
bandiere
che
si
sbracciano
per
aprire
un
varco
ai
pedalanti
in
mezzo
alle
colonne
dei
motorizzati
.
E
nella
metropoli
il
verde
pubblico
è
ridotto
a
1,7
metri
quadrati
per
abitante
,
che
è
roba
da
ridere
,
anzi
da
piangere
di
fronte
ai
100
metri
di
Stoccolma
e
agli
80
di
Londra
.
Bisogno
di
amicizie
,
di
comunicazione
in
una
società
consumistica
che
invita
e
spesso
obbliga
ai
consumi
e
ai
piaceri
individuali
.
La
cooperativa
di
Corsico
si
prova
ad
organizzare
delle
gite
turistiche
,
ma
la
cosa
non
funziona
,
i
soci
preferiscono
viaggiare
per
conto
loro
in
macchina
o
in
motoretta
.
Salvo
il
ballo
,
piacciono
gli
svaghi
individuali
,
procurati
con
lo
strumento
di
proprietà
individuale
,
macchina
,
transistor
,
televisore
.
E
anche
negli
svaghi
collettivi
l
'
impressione
di
essere
sempre
in
qualche
modo
isolato
dietro
una
sostanza
vitrea
e
translucida
,
sia
schermo
o
video
o
parabrezza
.
Secondo
la
legge
del
consumatore
passivo
che
non
fabbrica
il
suo
svago
e
non
vi
partecipa
,
ma
vi
assiste
.
Tutto
cambia
tutto
si
scambia
Si
dice
che
la
Padania
in
genere
e
il
Milanese
in
particolare
debbano
gratitudine
agli
immigrati
specie
meridionali
per
lo
scampato
pericolo
della
«
svizzerizzazione
»
il
benessere
al
prezzo
di
una
noia
compatta
.
Si
dice
poi
che
l
'
immigrazione
ha
dato
al
settentrione
una
«
profondità
emozionale
»
,
una
capacità
di
stupore
,
di
gioia
,
di
commozione
prima
sconosciuta
,
certo
una
voglia
di
vivere
,
di
godere
,
di
provare
mai
così
evidente
.
In
tutta
la
fascia
è
come
se
la
temperatura
sociale
fosse
salita
di
parecchi
gradi
,
le
notti
sono
più
vive
,
più
illuminate
,
uscire
di
sera
è
l
'
affermazione
di
un
buon
diritto
:
«
Si
è
liberi
alla
sera
quando
uno
può
dire
alla
moglie
:
domani
vado
a
lavorare
e
questo
è
sicuro
»
.
E
c
'
è
anche
un
gusto
nuovo
per
il
colore
,
per
il
vistoso
,
gli
immigrati
infiocchettano
e
ornano
le
loro
motorette
,
mettono
sul
manubrio
un
mazzo
di
roselline
di
plastica
,
poi
specchietti
,
bandierine
,
pennacchi
.
Alcuni
abbelliscono
anche
la
bicicletta
,
questa
macchina
che
molti
scoprono
al
Nord
;
gli
esperti
riconoscono
subito
l
'
immigrato
che
ha
appena
imparato
e
pedala
rigido
rigido
,
si
sa
sempre
tutto
sull
'
Italia
povera
,
ma
mai
abbastanza
,
chi
ci
pensava
più
alla
bicicletta
come
a
una
macchina
da
scoprire
?
Quindi
tutte
le
osmosi
,
i
compromessi
,
gli
adattamenti
di
una
società
nuova
,
composita
,
in
rapida
trasformazione
.
I
meridionali
si
adattano
ad
alcune
usanze
dei
milanesi
,
fanno
il
matrimonio
come
da
queste
parti
,
visita
alla
casa
degli
sposi
,
cerimonia
in
municipio
(
pochissimi
)
o
in
una
chiesa
(
la
maggioranza
)
,
grande
mangiata
e
spesso
il
«
ribattino
»
che
una
volta
poteva
durare
anche
tre
giorni
di
altre
mangiate
e
bevute
,
adesso
al
massimo
,
una
sera
.
Ma
i
settentrionali
rinunciano
gradualmente
alle
loro
feste
maschili
e
marziali
,
sempre
meno
coscritti
in
giro
per
i
paesi
della
fascia
e
neanche
uno
meridionale
perché
«
in
bassa
Italia
è
un
funerale
quando
si
va
a
soldato
»
e
chi
può
dargli
torto
.
A
loro
volta
i
meridionali
lasciano
cadere
il
gusto
per
i
fuochi
artificiali
,
il
municipio
di
Cinisello
si
accorge
che
ogni
anno
lo
spettacolo
piace
meno
anche
se
è
ogni
anno
più
ricco
.
A
Cologno
è
da
parecchio
che
non
chiedono
i
botti
,
la
mattina
del
primo
maggio
.
E
tutti
assieme
,
nella
scia
del
progresso
trasferiscono
le
feste
battesimali
dalle
case
alle
cliniche
,
si
liberano
il
più
presto
possibile
dei
morti
e
del
lutto
,
vestono
tutti
eguali
.
La
sociologia
,
che
consiste
nell
'
applicare
paro
paro
il
modello
americano
a
qualsiasi
paese
del
mondo
,
può
anche
dire
che
«
i
giovani
della
fascia
industriale
adottano
subito
i
blue
jeans
e
i
giacconi
di
cuoio
»
.
Sono
storie
che
piacciono
,
hanno
un
sapore
letterario
,
solo
che
non
sono
vere
.
Gli
immigrati
della
fascia
non
vestono
all
'
americana
,
vestono
come
possono
nel
giorno
del
lavoro
e
alla
maniera
della
borghesia
cittadina
nei
giorni
festivi
,
i
vestiti
grigi
o
scuri
,
la
camicia
bianca
e
la
cravatta
,
da
gente
rispettabile
.
Ogni
tanto
ne
arriva
qualcuno
con
i
pantaloni
bianchi
e
le
scarpe
bianco
e
nero
che
sono
segno
di
guapperia
,
ma
dopo
pochi
giorni
si
allineano
,
al
massimo
tengono
le
basette
.
Le
donne
fanno
anche
più
presto
,
subito
si
rifanno
la
bocca
,
poi
via
lo
scialle
(
appena
due
o
tre
che
abitano
alla
Certosa
)
e
finalmente
si
fanno
l
'
abito
buono
da
cittadina
,
scoprendo
senza
aver
letto
Emerson
che
«
la
coscienza
di
essere
ben
vestito
dà
una
tranquillità
interna
che
neppure
la
religione
sa
dare
»
.
No
,
in
fatto
di
abiti
,
il
paragone
fra
Nuova
York
e
il
Milanese
,
fra
i
giovani
del
Bronx
e
quelli
di
Paderno
Dugnano
proprio
non
regge
.
Gli
immigrati
non
vestono
alla
americana
per
la
semplice
ragione
che
il
Milanese
non
è
l
'
America
.
Laggiù
una
moda
maschile
aggressiva
,
rude
,
violenta
può
forse
adattarsi
a
dei
giovani
a
cui
si
predica
dal
mattino
alla
sera
:
«
Fa
il
tuo
cammino
,
battiti
,
conquista
,
diventa
un
successo
»
.
Ma
qui
anche
l
'
abito
deve
adattarsi
a
un
giovane
a
cui
la
vita
dice
:
«
Sii
prudente
,
cerca
di
farti
accettare
,
diventa
come
gli
altri
»
.
Un
'
America
da
poveri
Certo
per
molti
aspetti
l
'
immigrazione
nella
fascia
ricorda
l
'
America
della
conquista
,
salvo
,
come
si
è
detto
,
la
frontiera
e
ciò
che
rappresenta
.
Ma
è
una
mancanza
decisiva
.
Nella
conquista
i
pionieri
americani
cercavano
la
ricchezza
e
,
con
la
ricchezza
,
prima
il
confort
,
poi
la
pulizia
poi
la
novità
.
I
nostri
umili
pionieri
vogliono
prima
il
lavoro
,
poi
la
sicurezza
,
poi
l
'
uguaglianza
e
appena
ora
i
giovani
arrivano
al
confort
.
Tutti
assieme
poi
sono
ancora
lontani
dalle
sottoarti
del
successo
,
non
frequentano
le
scuole
di
personalità
e
non
leggono
Come
diventare
un
dirigente
.
Anche
perché
leggono
niente
.