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> autore_s:"CHIARINI GIUSEPPE"
StampaPeriodica ,
Un arguto e gentile scrittore di questo giornale due settimane fa mi domandava : « Fa il piacere , lei , d ' insegnarmi che cosa è un poeta porco ? di darmi i segni caratteristici , o , alla maniera che dicono gli impiegati di polizia , i connotati del poeta porco ? » E soggiungeva : « Se si parla del Casti o del Batacchi , quell ' aggettivo viene spontaneo sulle labbra anche a me ; ma quando siamo in presenza di un artista , il quale crede mostrare serenamente le qualità del suo ingegno , del suo gusto e del suo stile , quando stiamo a sentire un periodo o una strofa magnifica di proprietà , di fantasimi e di armonia , ecc . , ecc . , come faremo e in che modo dovremo fare per sapere quando comincia la porcheria ? » ecc . , ecc . Poi , più giù , detto come il poeta da me chiamato porco era Gabriele D ' Annunzio , e il libro pel quale io lo avevo chiamato porco l ' Intermezzo di rime , assicurava i lettori di aver cercato pagina per pagina , da verso a verso , entro l ' elegante volumetto , e di non aver trovato nulla , proprio nulla , né di porco né di sporco . Queste parole io me le sono dovute rileggere più volte per convincermi che c ' era proprio scritto quello che ci leggevo . E quando mi sono convinto , ho detto fra me : Che giova dare al mio egregio contradittore le spiegazioni ch ' egli mi chiede ? che giova cercare di fargli intendere che cosa sono la decenza e la moralità nell ' arte ? che giova dargli i segni caratteristici del poeta porco ; se , quando io glie li avrò dati , lui , facendomi una risata sul viso , mi risponderà : « To ' , ma questo è il poeta che io chiamo verecondo ? » Posta in questi , che sono i veri suoi termini , la questione è bell ' e finita . Non resta che citare i versi pei quali io chiamo inverecondo il poeta che al mio contradittore pare verecondo , e rimettersi al giudizio delle poche persone culte e serie che , come il mio contradittore dice , sono tuttavia in Italia . Apriamo dunque l ' Intermezzo di rime , apriamolo , non precisamente dove l ' aprì il mio contradittore , e citiamo : Noi ci fermammo . A noi sovra il capo il fulgore piovea placido e fresco ; ne le carni un languore novo metteane , quasi penetrasse la cute ammollendo le vene . Ora un desìo di acute voluttà mi pungeva , innanzi a quella bianca vergine inconsapevole Io sono tanto stanca ella disse , piegando ne la persona ... Oh come si scoperse la gola tra l ' onda de le chiome e le iridi si persero , fiori ne ' l latte , in fondo a ' l cerchio de le pàlpebre ! Oh come il sen rotondo sgorgò fuor de la tunica ! Io mi sentii su li occhi scendere un denso velo ; e le caddi ai ginocchi Adagio a ' ma ' passi . Certi dibattimenti nei tribunali si fanno a porte chiuse ; e qui non c ' è porte da chiudere ; qui siamo in piazza . No , io non andrò innanzi nella citazione ; io debbo rispetto ai miei lettori ed a me ; io non debbo contaminare di citazioni immonde l ' onesta mia prosa . Ma a tutto c ' è il suo rimedio : sèguiti la citazione il mio contradittore ; lui , al quale paiono verecondi versi ch ' io debbo per verecondia tacere , non può averci difficoltà ; séguiti dunque a citare fino a tutta la pagina 34; citi , se non gli basta , qualche ottava della Venere d ' acqua dolce , fermandosi specialmente alla pagina 65 : e , terminate le citazioni , ripeta in cospetto delle poche persone culte e serie che ci sono tuttavia in Italia la sua affermazione , che cioè entro l ' elegante volumetto egli non ha trovato niente né di porco né di sporco ; la ripeta , e ripeta poi la domanda : « Che sia io il poco pulito animale ? » Quando le poche persone culte e serie che sono tuttavia in Italia gli avranno risposto , mi faccia poi sapere la risposta ; con la quale rimarrà completamente esaurita e risolta , senza disputa nessuna , la nostra questione . Ma no , veda , mio bravo signor Lodi , nei versi del D ' Annunzio che io ho stigmatizzati non è questione di nudità , com ' Ella sembrò credere , o volle forse far credere . Il sonetto che Ella riporta , come uno dei più nudi e dei meno belli ( anche a me piace assai poco ) , non mi dà molta noia : ciò che nei versi del D ' Annunzio mi dà noia , ciò che fece traboccare il mio sdegno , ora , dopo quelle citazioni , lo avrà , spero , capito anche Lei : caso mai non lo avesse capito bene , ci torneremo sopra . Il nudo , quando è fuso in bronzo , o scolpito in marmo , mi dà tanto poca noia , che io non solo non pensai a scandalizzarmi , com ' Ella nota , davanti al Nettuno del Giambologna , ma non ci pensai nemmeno nelle gallerie di Firenze e di Roma , e nel museo di Napoli , dove del nudo , come Lei sa , ce n ' è da cavarsene la voglia . Veda , però , proprio al museo di Napoli , che ebbi la fortuna di visitare parecchi anni sono in compagnia di un illustre personaggio , il senatore Fiorelli che ci accompagnava , dopo che avemmo veduto tutto , trasse fuori da una stanza , chiusa al pubblico , un piccolo gruppo , dinanzi al quale io restai meravigliato : poche opere d ' arte avevo vedute di tanta perfezione . « Oh perché dirà Lei se quel gruppo è tanto bello , lo tengono chiuso ? » E veda , rispondo io , quel gruppo è molto meno nudo delle altre statue , perché rappresenta una capra , che , come Lei sa , non ha bisogno , per vestirsi , d ' incomodare la sarta , e un satiro , che per buona parte del corpo è vestito anche lui , vestito di un abito non confezionato a Parigi , ma insomma vestito . E veda ancora : né il satiro né la capra non mostrano nessuna di quelle parti per le quali fu inventata la foglia di fico . « Oh dunque ? » Ecco : il satiro però e la capra stanno fra loro in una certa posizione , fanno fra loro una certa faccenda , naturali l ' una e l ' altra fra maschio e femmina , ma che tuttavia le leggi e le usanze della nostra civiltà non vogliono , per molte buone ragioni , che sieno esposte né fatte , vuoi realmente , vuoi per rappresentazione artistica , sotto gli occhi del pubblico . Qui , vede , proprio qui , mio bravo signor Lodi , sta il punto delicato e culminante della questione : qui , proprio qui , comincia , anzi è cominciata , e ci siamo proprio in mezzo , la porcheria dell ' artista che crede mostrare serenamente le qualità del suo ingegno , del suo gusto e del suo stile ; qui , proprio qui , io potrei cominciare a darle ( se oramai non fosse inutile ) i connotati del poeta porco . Io non sono mica un impiegato di polizia , che non sappia il suo mestiere : lo so almeno tanto bene , quanto sanno il loro gl ' impiegati , diremo così , di pornografia . Mi permetta , mio bravo signor Lodi , Lei che ha fatto tante domande a me , che ne faccia una io a Lei . Ecco : dica , Le piacerebbe , Le parrebbe innocuo , decente , morale , che quel mirabile gruppo della capra e del satiro , riprodotto in terra cotta od in bronzo , stèsse esposto nelle vetrine del Janetti , a Roma , a Torino , a Firenze , dove fanciulli , giovinetti e ragazze potessero liberamente ammirarlo ? Mi risponda schietto e franco , dimenticando , se è possibile , la cattiva causa e il cattivo poeta che ha preso a difendere ; mi risponda come farebbe a caso vergine , dopo avere interrogato soltanto la sua educazione e i suoi sentimenti di cittadino onesto , che desidera alla patria una generazione d ' uomini sani e forti di corpo e di mente , non isfiaccolati e stupiditi dalla venere terrena e solitaria . Se Lei mi risponde , come credo , di no ( e me lo fanno credere i nobili sensi e il forte amor patrio pei quali mi piacquero parecchi suoi articoli del Don Chisciotte ) , Lei deve anche , per inesorabile necessità di logica , convenire che è tutt ' altro che innocua , decente e morale la esposizione che il D ' Annunzio ha fatto de ' suoi erotismi nell ' Intermezzo di rime . Andiamo , via : descrivere tutte le particolarità più lascive che precedono accompagnano e seguono il congresso amoroso di un giovinotto con una signorina che gentilmente si presta , questo Lei lo chiama malinconie profonde , amori ardenti e nudità candide , nobilmente umane , che non hanno mai offeso la verecondia di alcuno ? Andiamo , via ; queste cose non si dicono nemmeno per ridere : se non sapessi che Lei è uno scrittore onesto e gentile , quasi quasi crederei che , scrivendole , avesse voluto farsi beffe de ' suoi lettori e di me . Lei finge di non capire la cagione del mio sdegno per il richiamo a Virgilio . Ma come ! Sentirsi nelle membra i fremiti della libidine per il ricordo di una avventura amorosa , prendere cotesti fremiti per ispirazione poetica , e apostrofare il gentile poeta mantovano : olà , dammi tu la tua arte , sì ch ' io racconti ai bravi giovinetti italiani , ammiratori dei miei versi e frequentatori dei postriboli , come qualmente io mi presi diletto della bianca vergine inconsapevole ( fra parentesi le raccomando quella po ' po ' d ' inconsapevolezza … .. come ! far questo non è per Lei un profanare l ' arte e Virgilio ? Mi scusi , ma non Le credo : e da Lei difensore di una causa spallata m ' appello a Lei scrivente senza nessuna causa da difendere . « Ma se il grande Mantovano , dice Lei , invitava sotto l ' ombre compiacenti dei faggi i giovanetti pastori , perché non potrà il D ' Annunzio chiamare nel silenzio odoroso d ' un bosco una fanciulla innamorata ? » Non confondiamo : io non ho mai negato al D ' Annunzio il diritto di chiamare nel silenzio odoroso dei boschi quante fanciulle gli pare ; gli ho solamente negato ( che è cosa molto diversa ) il diritto di raccontare in poesia quel che va a fare con loro , quando va a far cose che non si ridicono fra la gente per bene . Certi amori , abbominevoli per noi , non avevano niente di turpe per gli antichi greci e romani . Anche di ciò va tenuto conto . Tuttavia io non mi ricordo che nelle ecloghe di Virgilio ci sia nulla che faccia arrossire una persona beneducata . Veda : se il D ' Annunzio , invece di descrivere i carnosi fiori del petto di Yella , drizzantisi al lascivo tentare delle sue dita , si fosse contentato , come il pastore Coridone apostrofante il formoso Alessi , di sfogare gli ardori suoi parlando di pecore e di capretti , di noci e di corbezzole , di latte e di cacio fresco ; o se , magari , si fosse messo a sedere sull ' erba , lui da una parte e la sua Yella dall ' altra , e lì , Arcades ambo Et cantare pares et respondere parati , avessero intonato un duetto a uso Coridone e Tirsi ( il D ' Annunzio , secondo me , sarebbe stato meglio in carattere ) ; io , veda , invece di rinfrescare queste che Lei chiama anticaglie polemiche , e mettere Lei nell ' impaccio di domandarmi i connotati del poeta porco , sarei stato zitto zitto a sentire , facendo molto volentieri la parte di Melibeo . Mi spiego ? La questione non è del fatto amoroso , ma della parte di esso che si racconta , e del modo come si racconta . Pare a Lei che in ciò siavi nessun punto di contatto fra le ecloghe di Virgilio e il Peccato di maggio e la Venere d ' acqua dolce ? Chiedo perdono agli ammiratori del poeta latino della sacrilega domanda a cui la discussione m ' ha condotto . Io diceva dunque che nei versi del D ' Annunzio non è questione di nudità , e che della nudità sola io non sono molto facile a scandalizzarmi . Mi pare d ' aver dimostrato e chiarito tanto quanto quel ch ' io diceva : tuttavia , se il signor Lodi permette , mi proverò a chiarirlo anche meglio . Aggiungo che , quando la rappresentazione del modo non è fatta a sfogo ed eccitamento di sensualità ( che subito si conosce ) , io non me ne scandalizzo niente affatto ; come non mi scandalizzo niente affatto se prosatori e poeti nominano a tempo e luogo , senza reticenze vigliacche , senza impiastricciamenti ipocriti di circonlocuzioni e di metafore , cose e parole che fanno arricciare il naso alle schifiltose damine . Quando il Carducci mandò al Fanfulla della Domenica la poesia A proposito del processo Fadda , una certa strofe diceva : Poi se un puttin di bronzo avvien che mostri Un po ' di pipi al sole , Protesterete con furor d ' inchiostri , Con fulmin di parole . Il Martini , allora direttore del giornale , pregò con un telegramma il Carducci di levare quel pipi , che avrebbe , si capiva , offeso la verecondia delle schifiltose damine , le quali , si può giurare , non si offendono oggi , e non si sarebbero offese allora , delle nudità candide nobilmente umane , come dice Lei , del D ' Annunzio . Io son fatto d ' una pasta molto diversa , e molto più rozza , s ' intende ; io non mi scandalizzai niente affatto di quel pipi ; e al Carducci che me ne domandava , risposi : oh lascialo stare ! Ma il Carducci lo levò , perché non metteva il conto di scontentare per così poco il Martini , il quale dal suo punto di vista aveva centomila ragioni . Intende Lei , signor Lodi , perché io , che non mi scandalizzai di quel pipi , che , senza turarmi il naso , leggo in Dante la parola merda , che non mi scandalizzo al resupina jacens , con quel che segue , di Giovenale , chiamo , peggio che indecenti , oscene e corruttrici certe poesie del D ' Annunzio ? Se non lo intende ancora , cercherò di farglielo intendere con un esempio . E giacché ho nominato Giovenale , pigliamo l ' esempio da lui . Giovenale dunque e il D ' Annunzio ( chieggo perdono di mettere accanto questi due nomi ) descrivono entrambi il petto ignudo d ' una donna . Tunc nuda papillis prostitit auratis , dice con le parole proprie il grande poeta latino , parlando di Messalina : il piccolo poeta italiano , parlando di Yella , dice , come vedemmo , con una similitudine barocca , che le punte del suo petto si dirizzavano , come carnosi fiori , ecc . La rappresentazione del poeta latino per me è moralissima ; quella dell ' italiano è immorale : per le damine , la cui verecondia sarebbe stata offesa da quel po ' di pipi del puttino di bronzo , deve , io credo , essere perfettamente il contrario . Lei , signor Lodi , dica , da qual parte si mette ? Da qualunque parte si metta , non Le farò il torto di spiegarle la differenza che passa fra il fatto del poeta latino e quello dell ' italiano . A Lei parve di cogliermi in contradizione perché io , denunziante al procuratore del re e della questura la poesia del D ' Annunzio , non denunziai anche quella di altri poeti ai quali dissi mancare il senso della verecondia . Anzi , nota Lei « ch ' io promisi di tradurre le Odi amatorie d ' Orazio » ; e noto che io tradussi parecchie poesie del Heine , poeti ambedue non verecondi . Scrissi anche , è vero , com ' Ella ricorda , che « la verecondia non entra per nulla nel merito artistico di un poeta e dell ' opera sua ; che il difetto della verecondia nel Byron , nel De Musset , nel Heine , fu parte della loro sincerità ; e che perciò essi rimangono grandi poeti , e la storia del loro cuore c ' interessa . » Dalle quali mie parole Ella si fa strada a domandare : « Se interessa ai critici di ricercare come i poeti morti sentirono l ' amore , perché sarà negato ai poeti vivi di raccontarcelo essi stessi ? » Adagio un po ' . Qui bisogna distinguere : i poeti morti son morti , e i vivi son vivi : i morti non si può fare che non sieno stati ciò che furono : ai vivi , se non ci pare che siano quel che vorremmo , abbiamo il diritto , e in certi casi il dovere , di dirlo . La sincerità è una bella cosa ; l ' amo anch ' io , non solo nei poeti , come fu notato da Lei , ma in tutti gli uomini ; sotto certe condizioni però . Se io , puta caso , conoscessi un giovinetto dedito all ' ubriachezza , o al rubare , o allo scrivere cose oscene ( io qui considero lo scrivere non come opera d ' arte , ma come un ' altra azione umana qualunque , onesta o disonesta ) , io non mi sentirei mica di dirgli : figliuolo mio , bisogna esser sinceri , fa ' quello a che ti porta la tua natura , cioè séguita ad ubriacarti , o a rubare , o a scrivere cose oscene , gli direi piuttosto : quel che tu fai è male , cerca di correggerti . Io , critico , studio tutti i fatti e i sentimenti umani rappresentati dalla parola , così la magnanimità di Dante e del Petrarca come le infamie dell ' Aretino ; ma io , uomo , desidero ai tempi miei ( poiché desiderarlo ai passati non giova ) dei poeti che si rassomiglino piuttosto agli amanti di Beatrice e di Laura che all ' autore dei sonetti illustranti le tavole di Giulio Romano . Ho detto che bisogna distinguere : e distinguo anche ( oh come distinguo ! ) fra i grandi poeti che dissi mancare di verecondia e il D ' Annunzio . E noto che , quando accennai questo difetto in essi della verecondia , lo chiamai difetto , non pregio . In Orazio , nel Heine e nel Byron , quel che c ' è di men verecondo sono quasi sempre accenni fugaci , cui spesso scusa od attenua lo scherzo o la satira ; e non hanno perciò nel lettore anche giovane alcuna trista , efficacia : in ogni modo quelli accenni rimangono come piccole macchie in grandi opere , i cui intendimenti sono spesso nobili ed alti , non mai corruttori ; mentre nelle poesie del D ' Annunzio di cui ci occupiamo , l ' argomento principale , lo scopo unico di tutta l ' arte , di tutto il lavoro dello scrittore , è la pittura della sensualità nelle sue manifestazioni più basse . Tutto quel che c ' è nel Peccato di maggio , è preparazione , è frangia e cornice della descrizione dal fatto erotico ; son pennellate di colori accesi messe nei fondo del quadro per dare risalto agli sdilinquimenti afrodisiaci della coppia in amore . Quanto al De Musset , non l ' ho nominato con gli altri , perché lui ha veramente la gran colpa di essere un po ' il babbo di tutta questa poesia del senso , che , oltre farci schifo e dispetto , ci secca maledettamente con la monotonia dei suoi fantasmi , dei suoi suoni , dei suoi colori . Il linguaggio di essa sta tutto in dieci paginette del vocabolario ; il cielo nel quale spazia servirebbe egregiamente di sfondo al palcoscenico di un teatrino di marionette . Ma almeno nel De Musset , oltre i fremiti e gli spasimi del senso , c ' è anche il sentimento ed il pensiero , che mancano affatto nei nostri poetini sensualisti . E ' mi fanno l ' effetto di giovani scostumati che , avendo qualche suono musicale negli orecchi , e qualche diecina di aggettivi luccicanti nella memoria , ma niente nel cervello e nel cuore , mettono in versi le loro porcherie e credono fare della poesia . Io inchino molto a credere che questa brutta fioritura di poesia sensualistica sia indizio , non solo di decadenza morale e letteraria come fu sempre , ma fisica . Un medico e scienziato amico mio mi faceva osservare che uno dei segni più certi e costanti di rammollimento cerebrale negli infelici che ne sono minacciati è il mostrare le parti pudende . Parlando della poesia sensualistica del D ' Annunzio , io non ho voluto affatto entrare nel merito letterario di essa e nella questione dell ' arte ; io l ' ho , come dissi , considerata semplicemente come un ' azione umana , secondo i criteri dell ' onesto e del disonesto . Ciò deve apparire evidente in questa mia chiacchierata ; ma mi piace dichiararlo esplicitamente e richiamarci sopra l ' attenzione del mio gentile contradittore ; perché , caso mai gli saltasse in testa di rispondermi , e ' dovrebbe non uscire dal campo morale , e sforzarsi di mostrarmi , solamente in quello , non dico l ' onestà , ma la non disonestà del Peccato di maggio e della Venere d ' acqua dolce . Quanto al merito letterario di queste e delle altre poesie del D ' Annunzio , i lettori si saranno accorti ch ' io sono molte miglia lontano dagli apprezzamenti e dal giudizio del mio bravo signor Lodi : ma , quando anche lui avesse ragione ed io torto , ciò non farebbe nulla alla presente questione . Le due poesie del D ' Annunzio potrebbero , come opera d ' arte , essere perfette quanto il gruppo della capra e del satiro ; resterebbero sempre , secondo me , due azioni disoneste . L ' arte e la poesia furono sempre uno dei più costanti affetti , una delle più care consolazioni della mia vita ; ma se dovessero condurmi ad amare , o anche solamente a scusare e tollerare la disonestà , preferirei diventare analfabeta .