StampaPeriodica ,
Le
leggi
fonetiche
sono
legittime
e
utili
,
e
sono
anche
un
grave
errore
di
teoria
del
linguaggio
,
secondo
che
in
uno
o
in
altro
modo
vengano
intese
.
Legittime
e
utili
,
quando
servono
solamente
a
presentare
in
compendio
e
per
approssimazione
certe
diversità
che
si
notano
nei
linguaggi
da
un
tempo
a
un
altro
o
da
un
popolo
a
un
altro
.
La
loro
utilità
è
in
tal
caso
quella
medesima
della
Grammatica
;
e
anzi
,
esse
nell
'
intrinseco
non
sono
altro
che
Grammatica
.
Né
a
rigore
è
dato
neppure
distinguere
Grammatica
storica
e
Grammatica
dell
'
uso
vivo
,
perché
anche
l
'
"
uso
vivo
"
che
cos
'
altro
è
se
non
un
momento
storico
?
Neppure
si
può
porre
divario
nell
'
intrinseco
tra
Grammatica
storica
e
Grammatica
normativa
,
perché
la
forma
di
norma
o
comando
,
che
sia
data
all
'
enunciazione
di
una
regolarità
,
non
ne
cangia
la
natura
teoretica
.
Quando
invece
,
dimenticandosi
la
loro
origine
arbitraria
e
di
comodo
,
quelle
leggi
vengono
ipostatate
e
considerate
come
leggi
reali
del
parlare
,
si
entra
nell
'
errore
.
L
'
uomo
,
nel
parlare
,
non
ubbidisce
alle
leggi
fonetiche
,
ma
alla
legge
dello
spirito
estetico
,
che
gli
fa
trovare
volta
per
volta
l
'
espressione
adatta
di
quel
che
gli
si
agita
nell
'
animo
:
espressione
sempre
nuova
,
perché
il
sentimento
da
esprimere
è
sempre
nuovo
.
Considerare
le
leggi
fonetiche
come
leggi
reali
significa
compiere
l
'
indebito
passaggio
dai
concetti
empirici
ai
filosofici
,
che
è
proprio
dell
'
empirismo
e
materialismo
.
L
'
esattezza
di
quanto
si
è
ora
osservato
trova
conferma
in
ogni
punto
di
uno
studio
di
Eduardo
Wechssler
,
che
vorrebbe
essere
favorevole
alla
realtà
e
verità
delle
leggi
fonetiche
.
Il
Wechssler
comincia
dal
ricordare
un
'
osservazione
dello
Schuchardt
:
che
"
la
tesi
dell
'
assolutezza
delle
leggi
fonetiche
e
quella
della
classificabilità
dei
dialetti
,
sono
strettamente
congiunte
tra
loro
"
.
In
effetto
,
senza
questo
primo
.
arbitrio
grammaticale
onde
gli
svariatissimi
prodotti
linguistici
di
un
paese
e
di
un
'
epoca
o
serie
di
epoche
vengono
trattati
come
entità
costanti
e
distinguibili
per
segni
certi
da
altre
entità
siffatte
,
mancherebbe
la
materia
per
qualsiasi
legge
fonetica
.
Ma
non
basta
:
il
Wechssler
è
costretto
anche
ad
ammettere
l
'
esistenza
delle
parole
isolate
.
Certamente
,
egli
si
rende
conto
di
tutte
le
obiezioni
dei
linguisti
in
proposito
,
ma
finisce
con
l
'
acconciarsi
alla
conclusione
"
che
ciò
che
noi
parliamo
sono
,
sì
,
proposizioni
o
espressioni
(
Äusserungen
)
,
ma
ciò
con
cui
parliamo
,
ossia
il
materiale
linguistico
,
sono
parole
"
(
p
.
369
)
.
L
'
arbitrio
è
qui
nell
'
immaginare
che
l
'
uomo
adoperi
come
mezzi
le
parole
isolate
:
arbitrio
subito
svelato
quando
si
consideri
che
la
coscienza
della
parola
isolata
proviene
dalla
Grammatica
empirica
.
Per
l
'
uomo
primitivo
,
o
pregrammaticale
che
si
dica
,
ossia
nella
spontaneità
del
parlare
,
la
proposizione
è
un
continuum
,
e
non
sussistono
parole
staccate
,
quasi
pietre
con
cui
si
costruisca
un
edifizio
:
vi
sono
nient
'
altro
che
impressioni
o
commozioni
,
sintetizzate
e
oggettivate
in
una
formola
o
proposizione
.
Nell
'
analfabeta
può
mancare
,
o
essere
debolissima
,
la
coscienza
delle
parole
staccate
,
e
nondimeno
il
parlare
raggiungere
un
alto
grado
di
perfezione
.
Né
basta
ancora
:
il
Wechssler
deve
compiere
un
terzo
arbitrio
e
parlare
dell
'
esistenza
del
suono
singolo
(
Einzellaut
)
.
Anche
qui
egli
si
rende
conto
dell
'
impossibilità
di
distinguere
tra
loro
i
suoni
che
passano
l
'
uno
nell
'
altro
per
infinite
gradazioni
;
ma
pur
si
appiglia
al
mezzo
termine
,
che
sia
lecito
stabilire
gruppi
o
categorie
di
suoni
affini
e
considerarli
come
suoni
singoli
(
pp
.
369-374
)
.
Il
procedere
affatto
arbitrario
è
designato
in
questa
sua
arbitrarietà
con
chiarezza
tale
che
parole
non
vi
appulcro
.
E
anzi
il
Sievers
,
al
quale
il
Wechssler
si
appoggia
,
dice
nella
sua
Phonetik
proprio
così
:
"
Dies
Verfahren
ist
an
sich
willkürlich
,
sondern
praktisch
berechtigt
"
.
Che
poi
gli
uomini
,
nel
parlare
e
ascoltare
apprendano
codeste
categorie
arbitrarie
,
o
codeste
medie
di
suoni
singoli
,
e
non
invece
ciascun
suono
nella
sua
particolare
sfumatura
,
mi
sembra
asserzione
gratuita
e
anche
contradittoria
.
Movendo
da
questi
supposti
(
pratici
e
non
scientifici
)
,
si
possono
ben
notare
mutamenti
di
suoni
,
cioè
il
triplice
fenomeno
della
sostituzione
dei
suoni
(
Lautersatz
)
,
della
sparizione
(
Lautschwund
)
e
dell
'
accrescimento
(
Lautzuwachs
)
;
e
si
può
ben
chiamarli
"
leggi
fonetiche
"
.
Si
compie
per
tal
modo
una
finzione
concettuale
,
la
cui
validità
è
dentro
i
limiti
della
finzione
,
ma
che
,
trasportata
in
scienza
pura
o
filosofia
,
perde
ogni
valore
,
o
,
se
ci
si
ostina
a
serbarglielo
,
si
converte
in
errore
.
Lasciamo
da
parte
le
cause
dei
mutamenti
(
delle
quali
il
Wechssler
enumera
dodici
)
;
e
prendiamo
un
esempio
di
codesti
mutamenti
,
già
formolato
dall
'
Ascoli
e
dal
Nigra
:
le
variazioni
cui
andò
soggetta
la
lingua
romana
nel
passare
sulla
bocca
dei
celti
pel
fatto
che
questi
erano
abituati
a
pronunziare
una
diversa
lingua
.
Trattando
come
qualcosa
di
fisso
la
lingua
romana
e
le
abitudini
di
pronunzia
dei
celti
,
si
possono
stabilire
le
leggi
fonetiche
di
questi
mutamenti
.
Ma
non
bisogna
dimenticare
che
queste
leggi
non
son
altro
che
il
compendio
dei
fatti
osservati
,
e
che
la
realtà
spetta
a
questi
fatti
,
non
al
compendio
che
li
impoverisce
e
falsifica
.
Un
qualcosa
,
comune
più
o
meno
ai
celti
e
più
o
meno
assente
nei
romani
,
c
'
era
di
certo
;
ma
circoscriverlo
e
determinarlo
in
astratto
non
si
può
se
non
per
atto
di
arbitrio
.
In
concreto
,
quel
qualcosa
è
determinabile
,
ma
solo
come
individualità
,
per
diretta
e
individua
percezione
.
Se
il
Wechssler
non
si
forma
un
concetto
giusto
delle
leggi
fonetiche
,
la
ragione
è
da
cercare
nel
concetto
poco
esatto
che
egli
ha
del
linguaggio
.
Si
veda
la
dottrina
sulla
origine
o
natura
del
linguaggio
,
esposta
nel
primo
capitolo
del
suo
lavoro
,
e
che
consiste
nel
riattaccare
il
linguaggio
ai
movimenti
riflessi
(
Reflexbewegungen
)
.
Vi
sarebbero
,
secondo
lui
,
cinque
classi
di
movimenti
espressivi
umani
:
1
)
quelli
originarî
dell
'
eccitamento
interno
,
come
l
'
impallidire
e
l
'
arrossire
,
poco
suscettibili
di
essere
sottomessi
alla
volontà
;
2
)
il
gioco
della
fisionomia
,
anche
difficile
a
dominare
;
3
)
i
cenni
o
gesti
,
più
dominabili
,
tanto
che
si
discorre
di
un
linguaggio
di
gesti
;
4
)
il
linguaggio
in
senso
proprio
,
in
cui
prevalgono
i
movimenti
volontarî
;
e
5
)
i
movimenti
espressivi
secondarî
,
come
quegli
ottici
,
che
danno
origine
alle
varie
scritture
.
In
una
convivenza
umana
si
vedono
e
si
odono
spesso
ripetuti
un
determinato
gesto
(
per
es
.
,
scuotere
il
capo
in
segno
di
contrarietà
)
o
un
determinato
grido
(
per
es
.
,
di
orrore
)
;
e
si
forma
la
facile
osservazione
,
che
il
medesimo
segno
accompagna
sempre
un
medesimo
stato
di
coscienza
.
E
alcuni
,
i
meglio
dotati
,
compiono
il
breve
passo
che
resta
ancora
da
compiere
,
e
riproducono
quel
gesto
o
quel
suono
come
movimento
volontario
;
ed
ecco
nascere
il
linguaggio
(
p
.
353
)
.
-
Con
questa
teoria
,
si
torna
al
concetto
(
che
pareva
morto
e
sotterrato
)
del
linguaggio
convenzione
o
associazione
di
due
rappresentazioni
volontariamente
messe
in
rapporto
.
Più
importante
della
debole
dottrina
del
linguaggio
e
delle
leggi
fonetiche
è
la
parte
storica
che
il
Wechssler
aggiunge
alla
sua
trattazione
e
che
si
aggira
segnatamente
su
tre
punti
:
sul
concetto
delle
leggi
fonetiche
,
su
quello
del
linguaggio
come
organismo
,
e
sulla
divisione
della
storia
del
linguaggio
in
due
periodi
,
il
periodo
di
formazione
e
il
periodo
di
svolgimento
.
Potrà
sembrare
strano
che
il
concetto
di
leggi
fonetiche
risalga
(
come
dimostra
il
Wechssler
)
proprio
a
Guglielmo
di
Humboldt
,
il
quale
lo
accenna
per
la
prima
volta
in
una
lettera
al
Bopp
del
1826
.
Ma
lo
Humboldt
non
portò
mai
a
compiuta
chiarezza
le
sue
geniali
idee
di
filosofia
linguistica
;
donde
le
frequenti
contradizioni
che
in
lui
si
notano
.
Dopo
avere
avuta
molta
fortuna
in
principio
,
le
leggi
fonetiche
cominciarono
a
suscitare
dubbi
nel
campo
stesso
dei
glottologi
e
filologi
,
e
furono
assai
discusse
segnatamente
negli
anni
tra
il
1876
e
il
1885
.
Da
quel
tempo
,
sebbene
si
seguiti
a
farne
uso
pratico
(
attenuandone
spesso
il
nome
pomposo
nell
'
altro
di
"
regole
"
o
di
"
mutamenti
fonetici
"
)
,
sono
in
teoria
molto
scosse
.
Sfavorevole
,
tra
gli
altri
,
si
dimostra
ad
esse
un
linguista
dell
'
acume
di
Hugo
Schuchardt
.
L
'
errore
del
linguaggio
come
organismo
culmina
nello
Schleicher
,
il
quale
,
sedotto
dal
metaforico
vocabolo
"
organismo
"
che
lo
Humboldt
adoperava
in
significato
idealistico
,
pretese
trattare
la
Linguistica
come
scienza
naturale
,
cioè
cadde
nell
'
accennato
errore
materialistico
.
Allo
Schleicher
risalgono
anche
i
tentativi
di
una
"
fisiologia
del
linguaggio
"
.
"
La
storia
della
dottrina
dell
'
organismo
in
Linguistica
(
dice
il
Wechssler
)
si
può
considerare
in
sostanza
come
la
storia
di
una
metafora
presa
alla
lettera
ed
elevata
a
teoria
"
.
Del
terzo
errore
,
cioè
di
quello
onde
la
storia
del
linguaggio
viene
divisa
in
due
periodi
,
non
rimasero
immuni
del
tutto
né
lo
Humboldt
né
lo
Steinthal
;
ma
se
ne
sono
avveduti
e
lo
hanno
accusato
di
recente
lo
Scherer
e
il
Paul
.
Contro
le
leggi
fonetiche
,
contro
il
principio
di
pigrizia
degli
organi
e
di
comodità
quale
spiegazione
dei
mutamenti
fonetici
,
contro
le
pretese
dei
linguisti
di
farla
da
fisiologi
(
ossia
di
compilare
i
risultati
del
sapere
altrui
invece
di
dare
quelli
del
campo
loro
proprio
di
studi
)
è
rivolto
un
breve
scritto
del
prof
.
Scerbo
.
Gli
odierni
trattati
di
Linguistica
cominciano
sovente
col
descrivere
l
'
apparato
della
gola
e
della
bocca
,
cioè
con
un
capitolo
tolto
alla
Fisiologia
.
Nell
'
Università
di
Pisa
,
è
stato
fondato
un
gabinetto
fisioglottologico
;
nel
Collegio
di
Francia
,
un
laboratorio
di
fonetica
sperimentale
.
Opponendosi
alle
confusioni
e
stravaganze
di
cui
codeste
nuove
istituzioni
danno
prova
,
lo
Scerbo
sostiene
che
il
linguaggio
ha
leggi
spirituali
e
non
fonetiche
;
che
non
domina
in
esso
la
pigrizia
o
la
comodità
,
ma
,
tutt
'
al
più
,
l
'
economia
,
forma
spirituale
anch
'
essa
;
che
nessun
concetto
utile
al
linguista
è
stato
finora
fornito
dalla
Fisiologia
.
Il
linguaggio
(
egli
dice
ripetutamente
)
è
opera
dello
spirito
:
l
'
intelligenza
,
la
volontà
,
la
memoria
,
l
'
attenzione
,
la
fantasia
spiegano
,
esse
solamente
,
il
suo
prodursi
.
Ma
le
varie
attività
spirituali
che
lo
Scerbo
chiama
a
raccolta
entrano
poi
davvero
tutte
,
e
alla
pari
,
nella
produzione
del
linguaggio
?
Egli
non
dà
sufficiente
rilievo
all
'
intuizione
(
o
fantasia
)
come
atto
spirituale
primitivo
,
dal
quale
soltanto
si
origina
il
linguaggio
e
che
,
anzi
,
è
il
linguaggio
stesso
.
L
'
intelletto
(
inteso
come
intelletto
logico
)
non
ha
nel
linguaggio
parte
primaria
;
la
memoria
non
è
una
speciale
categoria
o
attività
dello
spirito
;
la
volontà
può
entrare
nel
linguaggio
solamente
nel
fatto
esterno
della
comunicazione
agli
altri
,
ma
non
è
essenziale
,
costitutiva
e
peculiare
della
formazione
linguistica
.
E
se
lo
Scerbo
,
come
ne
siamo
sicuri
,
affinerà
in
questa
parte
i
suoi
pensieri
,
non
scriverà
più
come
ha
scritto
in
principio
,
che
"
la
parola
qual
puro
segno
convenzionale
(
se
non
nell
'
origine
,
certo
in
progresso
di
tempo
,
allorché
le
primitive
accezioni
,
massime
degli
elementi
formali
del
linguaggio
,
si
sono
oscurate
o
dimenticate
)
non
ha
verun
intimo
e
necessario
rapporto
con
l
'
idea
"
.
In
verità
,
la
parola
non
è
mai
segno
convenzionale
,
e
,
se
tale
non
era
in
principio
,
tale
non
può
divenire
nel
séguito
,
perché
le
attività
spirituali
non
cangiano
natura
;
e
ha
sempre
rapporto
strettissimo
con
l
'
idea
in
quanto
è
rappresentazione
,
benché
non
ne
abbia
alcuno
con
l
'
idea
in
quanto
concetto
.
Poniamo
(
tanto
per
intenderci
)
che
un
uomo
primitivo
o
selvaggio
esprima
l
'
apparire
di
un
cane
con
la
proposizione
:
"
Ecco
un
baubau
"
.
Questa
proposizione
non
ha
verun
rapporto
col
concetto
(
con
la
verità
scientifica
)
del
cane
;
ma
ne
ha
uno
diretto
con
le
impressioni
che
l
'
apparire
del
cane
desta
nell
'
uomo
primitivo
.
Un
uomo
moderno
dirà
invece
:
"
Ecco
un
cane
"
.
Neanche
questo
detto
ha
alcun
rapporto
col
concetto
astratto
del
cane
,
ma
anch
'
esso
ha
rapporto
con
le
impressioni
che
il
fatto
desta
nell
'
uomo
moderno
;
il
quale
,
diverso
dal
selvaggio
,
fornito
di
un
ricco
patrimonio
di
rappresentazioni
e
idee
,
all
'
apparizione
del
cane
prova
impressioni
diverse
da
quelle
provate
dall
'
uomo
primitivo
:
donde
le
parole
:
"
Ecco
un
cane
"
,
e
non
le
altre
:
"
Ecco
un
baubau
"
.
Se
l
'
uomo
dell
'
ipotesi
fosse
un
naturalista
,
vivente
tutto
nella
sua
scienza
,
le
impressioni
suscitate
in
lui
dalla
vista
del
cane
potrebbero
dare
luogo
addirittura
a
un
detto
come
:
"
Ecco
un
canis
familiaris
"
.
E
queste
parole
sarebbero
tanto
poco
convenzionali
,
quanto
poco
convenzionali
e
affatto
spontanee
erano
le
ipotetiche
parole
del
selvaggio
.
Ciò
che
diciamo
qui
in
modo
quasi
popolare
è
semplice
conseguenza
dell
'
importante
principio
onde
è
stata
abolita
la
distinzione
di
periodo
originario
e
periodo
posteriore
del
linguaggio
.
Il
periodo
originario
di
creazione
non
è
stato
mai
,
perché
è
stato
,
è
e
sarà
sempre
;
il
periodo
di
puro
svolgimento
senza
creazione
non
c
'
è
,
e
non
è
stato
né
sarà
mai
.
La
creazione
primitiva
(
Urschöpfung
)
e
il
parlare
quotidiano
sono
una
sola
e
medesima
cosa
.
Sempre
che
si
parla
,
si
crea
il
linguaggio
;
e
,
come
lo
creò
l
'
immaginario
uomo
primitivo
che
aprì
la
bocca
la
prima
volta
a
parlare
,
così
lo
creiamo
noi
,
in
ogni
istante
della
vita
,
ripetendo
all
'
infinito
il
gran
miracolo
,
che
è
poi
il
miracolo
stesso
della
realtà
.
Gibt
es
Lautgesetze
?
(
Halle
,
1900
:
nelle
Forsch
.
z
.
roman
.
Philol
.
,
Festgabe
f
.
H
.
Suchier
,
pp
.
349-538
)
.
F
.
SCERBO
,
Spiritualità
del
linguaggio
(
Firenze
,
Tip
.
della
"
Rassegna
nazionale
"
,
1902
)
.