StampaQuotidiana ,
Il
nostro
autobus
procede
in
un
mare
d
'
automobili
.
Stiamo
andando
allo
Stadio
«
Dynamo
»
,
dove
si
gioca
la
partita
finale
della
coppa
di
calcio
.
La
partita
è
tra
la
«
Ze
-
De
-
Sa
»
(
Casa
centrale
dell
'
Esercito
sovietico
)
e
la
«
Kalinin
»
.
A
Mosca
non
si
parla
d
'
altro
;
anche
noi
delegati
siamo
divisi
in
tifosi
dell
'
Esercito
e
in
tifosi
della
«
Kalinin
»
.
La
«
Ze
-
De
-
Sa
»
è
la
squadra
che
ha
vinto
il
campionato
dell
'
Unione
Sovietica
(
il
campionato
si
gioca
d
'
estate
)
;
quest
'
anno
la
famosa
«
Dynamo
»
è
rimasta
indietro
e
i
«
dynamisti
»
oggi
tifano
per
la
«
Kalinin
»
.
La
«
Kalinin
»
è
la
rivelazione
della
coppa
:
era
una
squadretta
della
provincia
,
che
giocava
in
serie
B
;
ed
ecco
che
ha
vinto
la
«
Dynamo
»
(
4
a
0
)
,
ha
fatto
prodigi
contro
tutte
le
altre
squadre
ed
è
arrivata
in
finale
coi
campioni
dell
'U.R.S.S
.
È
un
bel
pomeriggio
ottobrino
pieno
di
colori
.
Le
automobili
nell
'
enorme
parcheggio
dello
stadio
sono
tutte
belle
e
luccicanti
(
si
direbbe
che
anche
qui
hanno
quell
'
amore
esclusivo
per
le
macchine
nuove
che
c
'
è
in
Italia
,
al
contrario
,
per
esempio
,
della
Francia
,
con
le
sue
«
bagnoles
»
)
.
Pochi
agenti
nerovestiti
,
a
cavallo
,
tengono
l
'
ordine
;
a
contenere
la
folla
sono
lunghe
file
di
soldati
appiedati
e
disarmati
.
Nello
stadio
,
ci
sediamo
proprio
di
fianco
alle
macchine
da
presa
della
televisione
.
Il
pubblico
dello
stadio
ci
offre
una
vista
la
più
gaia
e
varia
di
tutta
l
'
umanità
sovietica
mescolata
gomito
a
gomito
,
panciuti
moscoviti
vecchio
stile
,
baffuti
operai
anziani
,
scarni
e
ironici
visi
di
giovani
intellettuali
,
generaloni
seduti
accanto
a
soldati
,
qualche
bella
signora
impellicciata
(
altre
Anne
Karenine
!
)
,
studentesse
occhialute
...
Dai
primi
minuti
di
gioco
è
chiara
la
superiorità
dell
'
Esercito
,
ma
l
'
irruenza
della
«
Kalinin
»
ha
ragione
dell
'
abilità
tecnica
degli
avversari
.
Questi
romantici
di
moscoviti
pare
siano
tutti
per
la
«
Kalinin
»
,
anche
i
soldati
,
anche
i
generali
.
E
fanno
un
tifo
da
non
dire
.
La
«
Ze
-
De
-
Sa
»
che
non
la
spunta
su
quei
pivelli
è
oggetto
d
'
invettive
e
motteggi
:
«
Dove
sono
i
maestri
del
football
?
»
L
'
arbitro
,
invece
,
pare
che
sia
più
tenero
per
l
'
Esercito
,
e
il
pubblico
gli
diluvia
addosso
fischi
e
contumelie
.
Mi
traducono
il
grido
:
«
Va
'
a
scuola
a
studiare
!
»
,
ma
ce
ne
devono
essere
di
molto
peggiori
.
I
moscoviti
sono
gran
tifosi
,
press
'
a
poco
sul
nostro
tipo
.
Ogni
azione
andata
male
alla
«
Kalinin
»
è
sottolineata
da
grida
e
gesti
di
sconforto
(
c
'
è
un
gesto
russo
,
volgare
ma
espressivo
,
per
esprimere
dispetto
:
si
portano
un
pugno
vicino
alla
bocca
e
fanno
la
mossa
di
sputarci
sopra
)
.
C
'
è
dietro
di
me
uno
di
questi
moscoviti
anziani
e
grossi
,
tipi
di
mercanti
gorkiani
che
non
so
ora
a
che
categoria
attribuire
,
con
un
bastone
in
mano
,
che
fa
un
tifo
tutto
brevi
grida
e
battute
rabbiose
.
V
.
Stepanovic
afferra
al
volo
le
nostre
imprecazioni
italiane
e
le
usa
anche
lui
.
Noi
kalininisti
della
delegazione
soffriamo
per
l
'
andamento
della
partita
,
ma
ci
compiacciamo
d
'
aver
quasi
tutta
Mosca
dalla
nostra
parte
e
tacitiamo
i
compagni
tifosi
della
«
Ze
-
De
-
Sa
»
che
si
trovano
in
netta
minoranza
.
S
'
arriva
all
'
ultimo
minuto
di
gioco
.
L
'
Esercito
conduce
per
due
a
uno
;
se
la
«
Kalinin
»
riuscisse
a
pareggiare
,
la
partita
dovrebb
'
essere
disputata
un
'
altra
volta
.
Gli
animi
sono
tesi
.
In
un
tripudio
di
entusiasmo
la
«
Kalinin
»
segna
.
Il
pubblico
è
tutto
abbracci
e
cappelli
per
aria
,
quando
ci
si
accorge
che
l
'
arbitro
ha
annullato
il
goal
.
Il
pubblico
si
scatena
contro
l
'
arbitro
,
ma
già
lui
fischia
la
fine
.
La
banda
si
mette
a
suonare
,
la
coppa
viene
portata
in
mezzo
al
campo
per
essere
consegnata
ai
vincitori
,
ma
il
pubblico
continua
a
diluviare
fischi
e
urli
.
Quand
'
ecco
,
che
è
che
non
è
,
la
coppa
viene
riportata
via
.
La
«
Kalinin
»
ha
fatto
ricorso
ai
giudici
di
campo
;
il
risultato
è
sospeso
.
Lunedì
Più
che
mai
attesi
i
giornali
del
mattino
,
che
portano
il
risultato
definitivo
della
partita
:
2
a
2
!
Giubilo
di
noi
kalininisti
.
L
'
operato
dell
'
arbitro
è
criticato
in
tutti
i
resoconti
,
anche
in
quello
della
«
Pravda
»
,
abitualmente
sobria
e
misurata
nei
commenti
.
La
partita
verrà
ripetuta
mercoledì
.
Mercoledì
Non
andiamo
allo
stadio
,
ma
vediamo
come
Mosca
segue
la
partita
.
Nei
corridoi
dell
'
albergo
,
cameriere
e
facchini
non
si
staccano
dagli
altoparlanti
che
trasmettono
la
radiocronaca
.
Nei
negozi
,
nei
caffè
,
per
la
strada
la
gente
fa
grappolo
attorno
alla
radio
.
Siamo
alla
fine
della
partita
e
non
ci
si
muove
dal
pareggio
:
1
a
1
.
Alla
redazione
della
rivista
«
Aganiok
»
,
incontro
Boris
Polevoi
che
torna
proprio
adesso
dallo
stadio
,
ancora
tutto
scalmanato
.
Ha
vinto
l
'
Esercito
:
2
a
1
.
Ma
la
«
Kalinin
»
ha
tenuto
duro
per
due
tempi
supplementari
;
la
vittoria
morale
è
della
giovane
squadra
di
provincia
.
Polevoi
,
kalininista
anche
lui
,
è
abbastanza
soddisfatto
.
Boris
Polevoi
è
tornato
da
poco
dai
cantieri
del
canale
Volga
-
Don
,
dove
ha
raccolto
materiale
per
una
serie
di
articoli
per
la
«
Pravda
»
e
per
un
romanzo
.
(
Intanto
,
Fadeev
è
partito
per
Celiabinsk
,
a
documentarsi
per
il
suo
prossimo
romanzo
che
si
svolgerà
tra
gli
operai
metallurgici
)
.
Polevoi
mi
racconta
aneddoti
sugli
scavatori
stakanovisti
del
canale
.
Era
andato
a
intervistare
uno
stakanovista
che
aveva
scavato
un
milione
e
mezzo
di
tonnellate
di
terra
.
«
Non
dovete
intervistare
me
»
gli
ha
detto
quello
.
«
Non
sono
io
il
migliore
.
Ce
n
'
è
un
altro
,
all
'
altro
cantiere
,
che
ha
scavato
un
milione
e
mezzo
di
tonnellate
»
.
E
aveva
voluto
mandare
un
telegramma
all
'
altro
stakanovista
,
che
venisse
subito
,
perché
c
'
era
Polevoi
che
doveva
intervistarlo
per
la
«
Pravda
»
.
Quali
sono
le
canzonette
più
in
voga
tra
í
sovietici
?
C
'
è
I
due
amici
,
canzonetta
comica
,
che
racconta
di
una
bella
agronoma
di
cui
sono
innamorati
due
amici
inseparabili
,
che
la
vanno
ad
aspettare
insieme
all
'
uscita
della
direzione
del
colcos
e
non
osano
dichiararsi
né
l
'
uno
né
l
'
altro
,
sinché
la
bella
non
sceglie
un
terzo
e
i
due
restano
scornati
ma
buoni
amici
,
come
prima
.
È
il
cavallo
di
battaglia
di
due
artisti
molto
popolari
,
anche
attraverso
la
radio
e
i
dischi
:
uno
è
un
uomo
maturo
,
dall
'
aria
severa
e
vissuta
,
che
ha
scoperto
la
sua
vocazione
tardi
,
in
guerra
,
in
rappresentazioni
di
soldati
,
ed
ora
è
premio
Stalin
;
l
'
altro
è
pure
premio
Stalin
,
un
pacioccone
che
interpreta
soprattutto
canzonette
comiche
.
Il
primo
invece
deve
la
sua
fama
alle
canzoni
patetiche
:
come
La
stella
d
'
oro
,
in
cui
il
fidanzato
d
'
una
ragazza
cui
è
stata
assegnata
in
premio
una
stella
d
'
oro
,
rimpiange
di
essere
senz
'
alcuna
decorazione
e
si
sente
a
disagio
di
fronte
a
lei
.
Oppure
la
canzone
del
vecchio
soldato
che
ricorda
le
sue
battaglie
;
o
quella
delle
rondini
che
lasciano
le
steppe
.
Queste
e
molte
altre
canzoni
le
ho
sentite
in
un
concerto
alla
Sala
delle
Colonne
,
dedicato
alle
canzoni
popolari
.
Sono
in
programma
anche
diversi
inni
:
quello
per
la
pace
(
Za
mir
!
)
,
quello
Moskva
-
Pekin
,
quello
dell
'
Unione
Internazionale
degli
Studenti
.
Poi
molte
canzoni
ceche
,
polacche
,
ungheresi
(
il
primo
numero
è
un
giovane
cantante
ungherese
,
premiato
al
festival
di
Berlino
)
.
C
'
è
un
cantante
comico
armeno
che
fa
molte
mosse
di
tipo
napoletano
.
La
gran
sala
è
gremita
di
un
pubblico
molto
vario
,
attento
come
fosse
a
un
concerto
di
musica
sinfonica
,
appassionato
come
se
fosse
al
cospetto
dei
più
grandi
cantanti
del
secolo
.
Per
i
loro
artisti
,
gli
spettatori
sovietici
vanno
matti
:
i
beniamini
della
radio
scatenano
ovazioni
a
non
finire
.
È
un
mondo
semplice
,
giovane
:
riuscirò
mai
-
mi
domando
-
a
entrare
in
questo
spirito
?
Guardo
la
sala
neo
-
classica
sfavillante
di
lampadari
,
questa
folla
così
interessata
e
così
poco
sofisticata
da
godersi
gli
spettacoli
più
semplici
con
tanta
schiettezza
di
spirito
,
il
gran
passeggio
per
i
ridotti
sontuosi
di
questa
gioventù
modesta
e
ilare
...
Forse
il
segreto
è
tutto
qui
:
la
Sala
delle
Colonne
prima
apparteneva
agli
zar
e
ora
appartiene
ai
Sindacati
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
domenica
sera
-
Una
platea
piena
di
ragazzine
coi
fiocchi
rossi
alle
trecce
,
i
collettini
bianchi
di
pizzo
,
i
grembiuli
marron
con
gli
orli
ondulati
;
è
la
tenuta
delle
scolare
,
e
dapprincipio
mi
sembra
d
'
esser
piombato
in
pieno
Ottocento
,
poi
m
'
accorgo
di
come
sono
vive
e
spontanee
le
ragazze
in
questo
vestito
,
e
capisco
che
qui
non
si
possono
classificare
i
costumi
con
una
data
come
da
noi
,
qui
si
cerca
per
ogni
cosa
la
foggia
che
sembra
più
naturale
e
ci
si
ferma
su
quella
,
senza
le
nostre
inquietudini
.
Siamo
al
teatro
dei
ragazzi
,
che
è
a
fianco
del
Bolsciòi
,
e
dà
rappresentazioni
solo
per
i
giovanissimi
,
tutte
le
sere
,
con
una
compagnia
di
bravi
attori
giovani
e
anziani
,
specializzati
in
questo
genere
di
spettacoli
.
Stasera
danno
una
commedia
per
giovinette
dall'8a
alla
10a
classe
:
I
suoi
amici
di
Rosov
.
È
la
storia
d
'
una
ragazza
sovietica
che
perde
la
vista
che
le
compagne
e
i
compagni
salvano
dalla
disperazione
,
finché
un
'
operazione
non
le
rende
la
luce
.
L
'
intento
educativo
del
dramma
pare
rivolto
più
verso
i
genitori
che
verso
i
ragazzi
,
ossia
:
si
rivolge
ai
ragazzi
perché
essi
si
formino
una
coscienza
sul
problema
dei
genitori
!
Infatti
i
problemi
in
primo
piano
sono
i
rapporti
della
ragazza
coi
genitori
distanti
e
distratti
(
la
ragazza
dapprima
nasconde
loro
l
'
indebolimento
dei
suoi
occhi
e
i
genitori
vedendola
triste
pensano
a
dispiaceri
sentimentali
)
,
i
rapporti
degli
altri
compagni
con
le
proprie
famiglie
,
il
legame
tra
scuola
sovietica
e
genitori
,
l
'
attenzione
che
gli
insegnanti
pongono
alla
situazione
degli
allievi
in
famiglia
,
la
funzione
del
Komsomol
nella
vita
individuale
dei
ragazzi
.
L
'
azione
e
i
personaggi
hanno
un
accento
di
verità
documentaria
:
e
l
'
interesse
dello
spettacolo
per
noi
è
anche
nella
testimonianza
dei
costumi
sovietici
,
visti
nei
loro
problemi
individuali
,
nei
loro
rapporti
sentimentali
,
ecc.
È
un
teatro
educativo
che
mi
sembra
non
indulgere
alla
retorica
caramellosa
che
siamo
abituati
a
considerare
inevitabile
in
queste
cose
.
E
mi
piace
vedere
come
gli
attori
impersonino
figure
di
giovani
sovietici
quali
se
ne
incontrano
tutti
i
giorni
,
facendone
tanti
tipi
caratteristici
:
una
protagonista
adolescente
dalla
faccia
molto
bella
e
forte
,
dallo
sguardo
doloroso
(
un
volto
che
mi
aspetto
di
rivedere
presto
sullo
schermo
)
,
la
studentella
che
mette
sempre
bocca
dappertutto
,
il
ragazzo
taciturno
e
timido
ma
pieno
di
doti
,
quello
svelto
e
un
po
'
confusionario
,
tutto
un
catalogo
di
giovani
russi
che
mi
par
sempre
di
riconoscere
.
Andiamo
a
salutare
gli
attori
,
quanto
mai
semplici
e
simpatici
,
guidati
da
un
anziano
premio
Stalin
.
Gli
spettacoli
sono
differenziati
in
tre
tipi
,
a
seconda
dell
'
età
dei
ragazzi
cui
sono
dedicati
.
Il
repertorio
comprende
drammi
educativi
,
fiabe
e
classici
.
Stanno
preparando
una
rappresentazione
per
ragazzi
di
Romeo
e
Giulietta
.
Abbiamo
visitato
,
in
questi
giorni
,
diversi
istituti
scolastici
.
Dalle
brevi
interviste
che
facciamo
agli
studenti
,
attraverso
gli
interpreti
,
possiamo
definire
qualche
caratteristica
della
gioventù
sovietica
.
Prima
tra
queste
:
l
'
orgoglio
di
poter
decidere
del
proprio
avvenire
,
sia
i
ragazzi
che
le
ragazze
.
Liuba
Kusnizova
,
di
16
anni
,
allieva
del
l
°
anno
della
scuola
professionale
elettrotecnica
,
ha
scoperto
il
suo
interesse
per
l
'
elettricità
alla
scuola
media
.
Chiediamo
se
col
diploma
che
prenderà
intende
impiegarsi
in
un
'
industria
.
Risponde
:
«
No
,
continuerò
a
studiare
in
un
altro
istituto
,
ma
ora
m
'
interessa
prendere
il
diploma
d
'
elettrotecnica
»
.
Il
suo
stipendio
d
'
allieva
di
1°
anno
non
è
alto
,
ma
suo
padre
e
sua
madre
lavorano
entrambi
come
operai
e
guadagnano
bene
.
Ha
tre
fratelli
minori
che
vanno
a
scuola
e
all
'
asilo
.
I
posti
più
ambiti
dei
giovani
sono
ora
i
«
cantieri
del
comunismo
»
.
Aleksei
Liudimov
,
anch
'
egli
di
16
anni
,
del
1°
corso
e
figlio
d
'
operai
,
racconta
che
da
ragazzo
prese
una
forte
scossa
e
da
allora
decise
di
diventare
esperto
d
'
elettricità
.
Appena
diplomato
vuole
andare
a
lavorare
nei
cantieri
sul
Volga
o
sul
Don
.
Lavorando
,
continuerà
a
studiare
alle
scuole
serali
fino
a
diventare
ingegnere
.
È
appassionato
di
sci
e
d
'
atletica
leggera
.
Non
è
raro
incontrare
giovani
che
cambiano
vocazione
e
indirizzo
di
studio
.
Alla
facoltà
d
'
architettura
,
Edgar
Cucin
,
lettone
,
ci
racconta
che
allo
scoppio
della
guerra
andò
come
molti
studenti
della
sua
età
nei
colcos
a
sostituire
i
trattoristi
partiti
per
il
fronte
.
Poi
chiamato
alle
armi
fece
il
soldato
,
diventò
ufficiale
,
combatté
per
la
liberazione
della
Lettonia
e
fu
ferito
gravemente
.
Prima
della
guerra
voleva
studiare
matematica
;
ma
dopo
aver
visto
le
distruzioni
della
guerra
s
'
iscrisse
alla
facoltà
di
architettura
.
L
'
attività
svolta
in
guerra
ha
gran
parte
nel
racconto
delle
vite
sia
dei
giovani
che
delle
ragazze
.
In
una
clinica
universitaria
interroghiamo
una
bellissima
dottoressa
,
Tatiana
Leonova
.
La
guerra
è
scoppiata
due
giorni
dopo
che
aveva
finito
la
scuola
media
,
a
Stalinogorsk
.
Andò
a
lavorare
alle
costruzioni
di
difesa
di
Smolensk
,
sotto
i
bombardamenti
.
Nell
'
autunno
del
1941
entrò
volontaria
nell
'
Esercito
,
e
diventò
«
istruttore
medico
»
di
plotone
,
poi
radiologa
,
e
insieme
segretaria
nel
Komsomol
del
suo
battaglione
.
Nel
1943
si
iscrisse
al
P.C.
Finita
la
guerra
studiò
all
'
Istituto
Superiore
di
Medicina
e
diventò
chirurgo
.
Ora
è
ordinaria
in
questa
clinica
.
Spesso
s
'
incontrano
studenti
non
più
tanto
giovani
,
che
sono
passati
già
attraverso
una
vita
di
lavoro
.
Al
Conservatorio
di
Mosca
intervistiamo
Vladimir
Filippov
,
ex
colcosiano
di
31
anni
,
che
usufruisce
di
uno
«
stipendio
Stalin
»
(
lo
stipendio
più
alto
,
assegnato
al
miglior
studente
d
'
ogni
corso
)
.
Lavorò
fino
a
16
anni
in
un
colcos
coi
genitori
,
poi
operaio
in
un
'
officina
,
poi
fece
la
guerra
e
fu
ferito
tre
volte
.
Dopo
la
guerra
è
entrato
in
Conservatorio
,
alla
facoltà
di
canto
.
Al
Conservatorio
di
Mosca
:
grasse
maestre
di
canto
che
parlano
francese
e
somigliano
alle
nobildonne
emigrate
che
si
conoscono
da
noi
,
ma
hanno
l
'
«
ordine
di
Lenin
»
appuntato
sull
'
ampio
seno
;
trepide
giovinette
dallo
sguardo
intelligente
sfoggiano
l
'
italiano
dei
libretti
d
'
opera
;
ragazzi
dall
'
aria
riflessiva
e
testarda
;
giovani
armeni
,
kirghisi
,
baskiri
,
ecc.
e
anche
coreani
.
In
ogni
istituto
scolastico
,
dovunque
c
'
è
un
'
aula
,
un
corridoio
,
un
atrio
,
una
parete
,
là
ci
sono
ritratti
d
'
uomini
illustri
:
poeti
,
scrittori
,
musicisti
,
rivoluzionari
,
scienziati
.
Nessun
popolo
ha
un
così
vistoso
culto
del
proprio
passato
.
Ogni
aula
dell
'
istituto
d
'
elettrotecnica
è
adorna
di
ritratti
degli
scienziati
russi
d
'
ogni
disciplina
.
La
parrucca
illuministica
di
Lomonosov
e
la
barba
biblica
di
Mendelejev
sono
riconoscibili
sopra
tutti
.
Ma
non
ci
sono
soltanto
i
russi
:
da
Galvani
a
Volta
(
anche
più
su
:
da
Galeno
e
da
Archimede
)
a
Eva
Curie
,
tutta
la
scienza
umana
è
rappresentata
.
Nelle
scuole
il
ritratto
di
Puskin
è
frequente
quasi
quanto
quelli
di
Lenin
e
Stalin
.
C
'
è
pieno
di
Tolstoj
,
e
poi
di
Gogol
,
di
Turgheniev
,
di
Krilov
,
di
Lermontov
,
di
Nekrasov
,
di
Saltikov
-
Scedrin
,
e
anche
di
Dostojevski
malgrado
che
in
Occidente
vi
sia
chi
dica
che
l
'U.R.S.S
.
l
'
ha
dimenticato
e
condannato
senz
'
appello
.
Moltissimo
Gorki
,
naturalmente
,
e
anche
moltissimi
Maiakovski
.
Scruto
l
'
inquieto
sguardo
del
poeta
,
così
crudamente
contemporaneo
,
come
a
chiedergli
se
per
caso
non
si
trovi
a
disagio
,
incorniciato
solennemente
in
mezzo
a
tanti
classici
,
ma
mi
pare
che
mi
risponda
di
no
,
perché
non
c
'
è
cosa
più
grande
cui
un
poeta
d
'
avanguardia
possa
aspirare
,
che
di
diventare
un
grande
classico
popolare
.
Il
grande
amore
che
i
sovietici
manifestano
per
Cechov
,
l
'
incontrare
dappertutto
la
sua
mite
barbetta
,
il
sottile
lampo
dei
suoi
occhi
dietro
le
lenti
del
pince
-
nez
,
mi
riempie
di
gioia
.
Qui
i
ragazzi
delle
scuole
medie
studiano
Cechov
come
un
classico
;
da
noi
i
classici
«
scolastici
»
più
moderni
sono
Carducci
,
D
'
Annunzio
...
Sto
per
scivolare
su
una
china
di
riflessioni
melanconiche
,
ma
interrompo
il
corso
di
tali
pensieri
,
accorgendomi
che
«
non
è
così
che
va
impostata
la
questione
»
.
Infatti
i
sovietici
ci
insegnano
soprattutto
a
valorizzare
la
cultura
patria
,
a
guardarla
sempre
criticamente
ma
a
non
rifiutarla
mai
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
lunedì
-
Alla
Biblioteca
Lenin
,
(
14
milioni
di
volumi
in
165
lingue
)
,
due
sale
sono
dedicate
ai
ragazzi
.
Ambienti
e
decorazioni
creano
un
'
atmosfera
di
giovinezza
(
ma
non
scolastica
)
tra
sale
tanto
austere
.
Nella
sala
dei
più
piccini
le
schede
del
catalogo
sono
illustrate
a
colori
.
Le
ragazze
della
delegazione
sono
andate
oggi
a
un
grande
laboratorio
di
moda
per
assistere
a
una
sfilata
di
modelli
.
(
Ogni
giorno
si
tengono
tre
sfilate
di
modelli
a
cui
assistono
complessivamente
un
migliaio
di
visitatori
)
.
I
modelli
più
belli
(
oltre
naturalmente
alle
pellicce
)
sono
i
paltò
.
Gran
varietà
d
'
abiti
da
mattino
,
da
pomeriggio
,
da
sera
.
La
sfilata
comprende
anche
modelli
di
pigiama
e
di
camicie
da
notte
,
inaspettatamente
ricchissimi
e
complicati
.
Sfilano
anche
modelli
per
uomo
e
per
bambino
.
In
U.R.S.S.
la
moda
femminile
,
meno
capricciosa
che
da
noi
,
trova
ogni
anno
la
sua
ispirazione
nei
costumi
popolari
d
'
un
popolo
sovietico
.
Quest
'
anno
,
vanno
molto
i
motivi
ucraini
;
e
alle
camicette
ricamate
,
ai
fazzoletti
ucraini
s
'
ispirano
parecchie
delle
toilettes
più
recenti
.
Le
sartine
e
le
indossatrici
hanno
stipendi
pressoché
uguali
,
sui
mille
rubli
.
Note
gastronomiche
.
Una
delle
cose
che
pensavo
fosse
più
difficile
abituarsi
,
era
la
quantità
e
la
qualità
dei
pasti
.
Invece
la
cucina
russa
è
molto
più
vicina
alla
nostra
di
quella
,
per
esempio
,
dell
'
Europa
centrale
,
(
il
bello
è
che
anche
i
cinesi
della
tavolata
vicina
alla
nostra
,
pare
che
la
pensino
come
noi
)
e
poi
,
sarà
il
clima
,
sarà
la
vita
movimentata
,
tre
pasti
giornalieri
,
con
almeno
tre
portate
di
carne
per
pasto
,
non
sono
mica
fuor
di
luogo
.
Così
ci
siamo
abituati
,
al
mattino
appena
alzati
,
a
metterci
a
tavola
per
un
vero
e
proprio
pasto
,
come
è
abitudine
generale
dei
sovietici
.
Questa
prima
colazione
,
al
nostro
albergo
,
consta
tra
l
'
altro
,
di
un
bicchiere
di
yogurt
,
tre
o
quattro
uova
,
pane
e
burro
,
lingua
,
prosciutto
,
insalata
russa
;
poi
una
pietanza
di
carne
con
contorno
,
e
poi
il
tè
(
o
caffelatte
o
cacao
)
con
paste
.
Il
desinare
è
verso
le
tre
o
le
quattro
:
la
prima
cosa
da
imparare
è
il
tenersi
leggeri
d
'
antipasti
e
non
credere
che
siano
già
il
pasto
vero
e
proprio
,
perché
poi
verrà
la
minestra
con
un
pezzo
di
carne
dentro
,
la
pietanza
,
la
frutta
e
il
gelato
.
(
I
sovietici
amano
í
gelati
più
dei
siciliani
,
e
li
mangiano
per
le
strade
anche
in
pieno
inverno
,
cosa
che
fece
molta
impressione
a
Churchill
,
durante
la
guerra
)
.
La
cena
è
molto
tardi
,
di
solito
dopo
Io
spettacolo
.
È
pressappoco
come
il
pranzo
;
solo
che
finisce
con
il
tè
o
col
cacao
.
Anche
l
'
altra
preoccupazione
che
avevo
:
che
i
russi
bevano
e
facciano
bere
a
tutto
spiano
,
s
'
è
dimostrata
senza
fondamento
.
A
parte
i
banchetti
importanti
,
in
cui
vino
e
vodka
sono
la
materia
prima
dei
numerosi
brindisi
,
la
nostra
delegazione
,
formata
tutta
di
giovani
parchi
e
temperanti
,
non
è
stata
forzata
a
tralignare
dalle
proprie
abitudini
.
Invece
dell
'
acqua
,
durante
i
pasti
si
bevono
molti
succhi
di
frutta
di
preparazione
industriale
:
succhi
di
albicocca
,
di
pesca
,
di
mela
e
naturalmente
d
'
ogni
altro
genere
.
Anche
nei
bar
o
nei
ricevimenti
pomeridiani
i
succhi
di
frutta
sono
molto
usati
.
Dal
barbiere
dell
'
albergo
Mosca
.
Una
parrucchiera
paffuta
e
appetitosa
mi
taglia
í
capelli
mentre
la
radio
suona
canzonette
americane
del
Far
-
West
.
Sul
piano
della
toilette
il
libro
aperto
che
legge
tra
un
cliente
e
l
'
altro
,
un
libro
della
biblioteca
circolante
dell
'
albergo
.
V
.
Stepanovic
mi
dice
che
non
può
venire
a
teatro
con
noi
:
domani
è
il
compleanno
di
sua
moglie
e
vuole
andare
a
comprarle
qualche
gioiello
stasera
,
perché
domani
,
lunedì
,
i
negozi
sono
chiusi
.
Gli
dico
:
«
Domani
?
Toh
,
anch
'
io
compio
gli
anni
domani
»
.
E
ci
facciamo
gli
auguri
a
vicenda
.
Lunedì
Compire
gli
anni
a
Mosca
mi
riempie
di
allegria
,
e
mi
dispone
a
sguardi
retrospettivi
sulla
mia
vita
,
cosa
che
non
mi
capita
sovente
.
A
pranzo
,
vedo
che
i
compagni
sovietici
,
appena
saputo
del
compleanno
m
'
hanno
preparato
un
festeggiamento
degno
della
loro
magnifica
ospitalità
.
Dei
tanti
brindisi
,
il
più
bello
è
l
'
ultimo
,
di
V
.
Stepanovic
:
«
A
vostra
madre
»
.
V
.
Stepanovic
è
un
tipico
rappresentante
di
quello
spirito
che
è
caratteristico
dei
sovietici
ma
è
anche
molto
«
vecchia
Russia
»
,
fatto
di
una
cortesia
riserbata
ma
calorosa
,
che
ama
richiamarsi
agli
affetti
familiari
ma
sempre
senza
cadere
nella
lacrimosa
declamazione
che
usa
da
noi
in
queste
cose
,
quello
spirito
che
,
anche
nei
banchetti
ufficiali
,
dopo
tutti
gli
applauditi
toast
politici
,
si
manifesta
in
brindisi
più
semplici
:
«
Alla
salute
delle
vostre
famiglie
»
.
Della
generazione
cresciuta
durante
il
socialismo
e
che
ha
ora
raggiunto
la
trentina
,
V
.
Stepanovic
è
un
esempio
non
so
se
più
o
meno
tipico
,
ma
che
certo
dà
l
'
idea
di
una
civiltà
colta
e
serena
.
Dirigente
politico
preparato
e
rigoroso
,
membro
del
Comitato
centrale
del
Komsomol
,
ufficiale
combattente
in
guerra
(
ne
riportò
gravi
danni
fisici
,
ora
guariti
)
,
V
.
è
un
giovane
dall
'
allegria
spontanea
e
comunicativa
,
dalla
risata
irrefrenabile
,
dall
'
umorismo
e
dalla
voglia
di
scherzare
a
getto
continuo
.
Quel
giornalista
italiano
che
scriveva
che
i
russi
non
sanno
ridere
,
certo
non
ha
mai
incontrato
V
.
Stepanovic
.
La
sua
vita
è
divisa
tra
l
'
organizzazione
politica
in
cui
lavora
,
i
suoi
studi
storici
,
il
pianoforte
col
quale
accompagna
la
moglie
che
s
'
esercita
in
casa
al
suo
violoncello
per
i
concerti
.
La
domenica
va
a
caccia
:
ha
un
bel
setter
e
dei
buoni
fucili
a
ripetizione
.
D
'
estate
passa
le
ferie
al
mare
con
sua
moglie
in
una
località
della
Crimea
di
cui
sono
fedeli
ospiti
da
anni
.
(
Si
sa
che
in
U.R.S.S.
i
soggiorni
di
ferie
sono
gratis
per
tutti
,
nelle
case
di
riposo
a
disposizione
dei
sindacati
di
ogni
ministero
;
nella
casa
in
cui
va
V
.
ogni
estate
,
lui
non
paga
niente
;
ma
sua
moglie
che
dipende
da
un
altro
ministero
,
per
non
pagar
niente
dovrebbe
andare
in
una
casa
dei
suoi
sindacati
:
invece
va
col
marito
e
paga
il
50
per
cento
della
retta
normale
)
.
Quando
ha
un
momento
libero
,
V
.
tira
fuori
di
tasca
un
romanzo
di
Dumas
(
un
volumetto
rilegato
dell
'
edizione
Nelson
)
.
Dice
che
non
c
'
è
niente
di
meglio
di
Dumas
per
riposare
la
mente
e
insieme
tenersi
in
esercizio
col
francese
.
StampaQuotidiana ,
Giovedì
-
Siamo
in
treno
.
La
radio
nel
corridoio
trasmette
una
canzone
popolare
.
È
una
donna
che
canta
:
pare
un
'
esplosione
di
gioia
furiosa
,
una
modulazione
di
brevi
grida
scattanti
su
un
ritmo
che
ricorda
le
caratteristiche
danze
russe
a
ginocchia
piegate
.
Chiedo
se
è
un
'
antica
canzone
contadina
:
Ljena
Constantinova
mi
spiega
che
è
una
canzone
colcosiana
d
'
una
ventina
d
'
anni
fa
.
Risale
agli
inizi
dell
'
elettrificazione
nelle
campagne
.
Ljena
mi
traduce
l
'
inizio
:
«
Per
la
prima
volta
la
donna
vede
il
sole
accendersi
nella
sua
stanza
...
»
Il
programma
che
la
radio
sta
trasmettendo
è
una
rassegna
di
canzoni
dell
'
anteguerra
.
Ora
ne
cantano
un
'
altra
di
questo
allegro
tipo
contadino
.
Ogni
strofa
finisce
con
un
'
esclamazione
:
«
Hoc
!
»
È
una
canzonetta
buffa
:
il
fidanzato
ha
accompagnato
la
bella
a
casa
e
non
sanno
separarsi
,
e
ogni
volta
trovano
una
scusa
per
restare
insieme
.
«
Hoc
!
»
La
Russia
è
un
mare
di
terra
.
I
paesi
sono
sparsi
e
lontani
.
La
storia
di
questo
paese
,
la
lentezza
del
suo
passato
,
il
valore
dei
risultati
del
socialismo
mi
si
colorano
di
nuovi
significati
,
ora
che
vedo
concretamente
la
terra
,
le
distanze
,
i
campi
.
Le
ore
di
viaggio
vanno
avanti
movimentate
solo
dai
cinque
pasti
quotidiani
.
Oltre
ai
tre
grossi
pasti
a
cui
ci
siamo
abituati
a
Mosca
,
c
'
è
uno
spuntino
a
base
di
mele
che
ci
vengono
portate
negli
scompartimenti
a
metà
mattina
,
e
il
tè
delle
cinque
,
in
vagone
ristorante
.
I
compagni
sovietici
sono
venuti
ben
attrezzati
di
scacchi
,
dama
e
domino
,
e
noi
,
messi
da
parte
i
nostri
mazzi
da
ramino
,
ci
cimentiamo
nei
giochi
in
cui
i
russi
sono
tradizionalmente
maestri
.
A
scacchi
non
riusciamo
a
vincere
neanche
una
partita
,
ma
(
con
qualche
trucco
)
ci
rifacciamo
a
domino
.
Venerdì
Passiamo
Rostov
,
estesissima
città
su
un
dosso
di
collina
in
mezzo
alla
pianura
,
tutta
di
basse
casette
.
Della
guerra
,
ormai
,
si
stenta
a
vedere
i
segni
.
Passiamo
il
Don
,
che
ora
,
d
'
autunno
,
non
è
largo
,
ma
che
ritirandosi
ha
lasciato
laghetti
e
pozze
d
'
acqua
per
dieci
chilometri
intorno
.
Siamo
in
una
campagna
abitata
e
immensa
.
Dall
'
ultimo
vagone
vedo
una
grossa
gazza
bianca
e
nera
posarsi
sui
binari
.
Discorriamo
di
sport
.
L
'
interprete
Vitalij
è
iscritto
alla
«
Spartak
»
,
la
società
dei
Sindacati
.
Paga
un
rublo
al
mese
ed
ha
tutte
le
possibilità
di
fare
tutti
gli
sport
che
vuole
,
nei
campi
e
con
l
'
attrezzatura
della
«
Spartak
»
.
Per
esempio
,
va
alle
stazioni
sciistiche
della
«
Spartak
»
e
se
non
ha
sci
,
o
scarponi
suoi
,
usufruisce
gratis
di
quelli
della
società
.
Se
vuole
può
anche
andare
ai
campi
della
«
Dynamo
»
o
di
un
'
altra
società
,
ma
non
essendo
socio
,
deve
pagare
una
piccola
quota
.
Si
parla
di
matrimoni
.
Un
particolare
curioso
.
All
'
atto
del
matrimonio
la
moglie
può
scegliere
se
chiamarsi
col
cognome
del
marito
o
tenere
il
proprio
;
oppure
anche
il
marito
può
prendere
il
cognome
della
moglie
;
oppure
possono
lasciare
entrambi
i
vecchi
cognomi
e
scegliersene
uno
nuovo
.
Sabato
In
treno
nel
Daghestan
.
Da
stamane
siamo
in
riva
al
Caspio
,
mare
grigio
e
triste
tal
quale
lo
s
'
immagina
vedendolo
nelle
carte
geografiche
.
Le
montagne
del
Caucaso
ci
fiancheggiano
sulla
destra
.
Ogni
tanto
spunta
la
torre
a
traliccio
di
un
pozzo
di
petrolio
.
Ad
una
stazione
scendiamo
a
far
quattro
passi
giù
dal
treno
.
Con
allegria
prendo
contatto
con
questa
terra
così
nuova
e
in
cui
pure
basta
poco
,
un
muro
di
strada
in
salita
,
lo
sguardo
nero
delle
donne
,
per
riportarmi
nell
'
atmosfera
familiare
delle
città
rivierasche
.
Anche
il
clima
è
da
inverno
di
riviera
;
solo
i
colori
sono
più
smorti
.
Viaggiare
in
coda
al
treno
,
tra
Caspio
e
Caucaso
!
Ma
al
vecchio
ferroviere
,
che
sta
qui
in
coda
con
le
sue
bandierine
e
le
sue
lanterne
,
questi
paesi
non
piacciono
per
via
del
vento
;
lui
è
di
Smolensk
.
Ljena
Constantinova
lo
rimprovera
filialmente
perché
non
si
rade
la
lanuggine
bianca
e
rada
che
incespuglia
il
suo
viso
.
Ride
tutto
grinzoso
e
sdentato
:
dice
che
non
importa
,
ormai
è
vecchio
.
È
un
simpatico
tipo
di
chiacchierone
;
anche
se
sono
solo
,
lì
a
guardare
il
panorama
,
senza
nessuno
che
mi
faccia
da
interprete
,
lui
vuole
attaccar
discorso
e
parla
,
parla
,
nonostante
i
miei
«
Nepognemai
!
»
(
Non
capisco
)
.
Ad
una
stazione
vengono
donne
sotto
i
finestrini
a
vendere
yogurt
e
carne
cruda
.
Graziose
,
con
in
testa
fazzoletti
disegnati
.
Sulla
collina
,
i
paesi
che
s
'
incontrano
adesso
sono
ammucchiati
come
i
nostri
,
non
sparsi
come
nella
pianura
russa
.
Certe
case
tra
gli
orti
hanno
i
muri
a
secco
come
i
casolari
in
Liguria
.
Attraversiamo
vigne
basse
(
«
come
in
Sicilia
»
,
dice
Michele
L
.
che
è
siciliano
e
bracciante
,
anzi
batrak
,
come
abbiamo
imparato
a
chiamarlo
qui
)
.
Vigne
e
campi
di
cotone
,
e
girasoli
.
Le
donne
sono
tipi
tra
il
siciliano
e
il
turco
:
vengono
giù
da
una
stradetta
tra
i
campi
e
vorrebbero
entrare
in
stazione
di
lì
,
invece
di
fare
il
giro
dall
'
entrata
dell
'
edificio
,
e
un
tipo
di
controllore
con
la
barbetta
continua
a
rimandarle
indietro
e
ognuna
di
loro
protesta
e
racconta
chissà
che
storia
per
convincerlo
;
e
lui
scuote
sempre
il
capo
,
inflessibile
e
paziente
.
Da
ieri
non
vedo
che
uccelli
neri
o
bianchi
e
neri
;
credo
siano
gazze
.
Ora
il
cielo
verso
il
Caucaso
è
percorso
da
una
striscia
senza
fine
di
uccelli
neri
in
volo
;
forse
una
migrazione
?
Per
chilometri
e
chilometri
continua
a
volare
questa
enorme
schiera
di
uccelli
e
seguendoli
entriamo
nell
'
Azerbaigian
.
A
un
torrente
,
V
.
m
'
indica
i
segni
bianchi
del
confine
della
Repubblica
.
StampaQuotidiana ,
Baku
,
domenica
-
Primo
mattino
di
sole
dopo
quaranta
giorni
piovosi
.
Quando
siamo
arrivati
ieri
sera
pioveva
ancora
e
alla
stazione
le
brune
ragazze
del
Komsomol
ci
coprivano
d
'
ombrelli
e
di
mazzi
di
fiori
.
Ora
siamo
su
un
'
altura
,
un
antico
forte
trasformato
in
giardino
,
ai
piedi
del
monumento
a
Kirov
,
il
grande
rivoluzionario
che
nei
primi
anni
del
potere
sovietico
diresse
l
'
organizzazione
comunista
nell
'
Azerbaigian
.
Sotto
di
noi
,
il
gran
golfo
sul
Caspio
grigio
,
e
Baku
che
innalza
i
minareti
delle
sue
moschee
e
le
torri
a
traliccio
dei
pozzi
di
petrolio
.
La
vecchia
città
araba
è
nel
centro
,
cinta
da
mura
del
1510
,
coi
suoi
tetti
tondi
e
le
moschee
.
Dal
1917
ad
oggi
Baku
è
quintuplicata
(
un
milione
di
abitanti
oggi
;
200
mila
allora
)
e
ha
triplicato
l
'
estensione
dei
suoi
giardini
.
I
pozzi
di
petrolio
spuntano
dappertutto
,
perfino
in
mezzo
al
mare
;
attorno
a
un
'
isoletta
dove
gli
archeologi
hanno
rintracciato
vestigia
di
un
caravanserraglio
del
XIII
secolo
.
Baku
ha
chiese
di
quattro
religioni
:
moschee
,
sinagoghe
,
chiese
ortodosse
,
chiese
armene
.
Ha
pure
(
e
tutte
cose
nuove
,
queste
)
dodici
scuole
superiori
,
quattro
grandi
teatri
,
un
'
accademia
filarmonica
,
biblioteche
con
milioni
di
volumi
,
un
nuovo
stadio
sul
mare
,
molto
bello
.
I
nuovi
palazzi
di
Baku
seguono
tutti
l
'
antico
stile
azerbaigiano
,
con
le
finestre
e
i
portici
a
sesto
acuto
e
i
contrasti
di
colore
dell
'
architettura
orientale
.
Simbolo
della
tradizione
culturale
nazionale
è
Nezami
,
il
Dante
azerbaigiano
(
1141-1203
)
,
a
cui
è
dedicato
un
monumento
e
un
museo
,
e
di
cui
s
'
incontra
spesso
la
statua
e
il
ritratto
.
Tutte
le
scritte
sono
bilingui
:
in
russo
e
azerbaigiano
.
Il
ritratto
di
Stalin
è
quasi
sempre
accompagnato
a
quello
del
compagno
Baghirov
,
dirigente
nazionale
del
partito
.
Spesso
i
ritratti
sono
arazzi
intessuti
,
con
variopinte
cornici
orientali
.
Gli
abitanti
di
Baku
amano
definire
la
propria
città
la
Napoli
del
Caspio
.
A
me
questo
saliscendere
di
vie
,
spesso
tra
il
verde
dei
parchi
,
e
queste
piazze
portuali
,
e
la
grigia
autunnale
aria
ventosa
e
anche
una
certa
procacità
angolosa
delle
donne
,
fanno
pensare
a
Genova
.
Gli
azerbaigiani
sono
meridionali
,
nelle
caratteristiche
esteriori
e
nella
vivacità
;
e
ci
tengono
.
Scherzando
coi
russi
,
vantano
sempre
il
proprio
temperamento
caloroso
.
La
prima
cosa
che
dicono
agli
italiani
è
:
«
Noi
e
voi
c
'
intendiamo
subito
,
siamo
meridionali
,
noi
!
»
Le
donne
sono
brune
e
spesso
attraenti
:
hanno
profili
fieri
e
taglienti
,
petti
arditi
,
a
sesto
acuto
come
le
loro
finestre
.
Nei
cinema
danno
gli
stessi
film
che
abbiamo
lasciato
a
Mosca
.
In
molti
dei
più
importanti
,
c
'
è
In
nome
della
legge
,
e
quindi
anche
qui
continuiamo
a
vedere
cartelloni
di
Massimo
Girotti
a
tutte
le
cantonate
.
Un
Girotti
un
po
'
azerbaigianizzato
,
con
qualche
lieve
sfumatura
orientale
nei
lineamenti
,
ma
sempre
lui
.
Per
le
vie
vediamo
passare
qualche
donnetta
ricoperta
di
un
velo
bianco
,
ali
'
uso
musulmano
.
Sono
le
vecchie
che
ancora
seguono
in
parte
i
costumi
d
'
un
tempo
.
Ma
hanno
il
viso
scoperto
:
la
ciandrà
,
il
velo
sotto
il
quale
la
donna
era
obbligata
a
nascondere
il
viso
,
è
del
tutto
scomparsa
.
Visita
a
una
casa
dei
pionieri
.
È
la
prima
che
visito
e
non
immaginavo
che
fosse
una
cosa
così
bella
.
La
mia
ammirazione
per
l
'
organizzazione
dei
pionieri
continua
a
crescere
,
di
fronte
ad
ogni
nuova
cosa
che
vedo
in
questo
campo
.
Questa
casa
è
frequentata
da
2500
bambini
che
vengono
due
volte
alla
settimana
,
a
turni
combinati
secondo
i
loro
orari
scolastici
.
I
frequentatori
sono
divisi
in
circoli
,
e
in
questa
grande
villa
ogni
circolo
ha
una
sua
saletta
e
i
suoi
insegnanti
specializzati
.
Ecco
una
sala
piena
di
piante
,
microscopi
e
uccelli
impagliati
:
è
quella
dei
naturalisti
,
la
cui
attività
già
ho
avuto
modo
di
apprezzare
a
Mosca
.
In
un
'
altra
sala
i
ragazzi
stanno
piallando
e
inchiodando
scafi
e
chiglie
:
è
il
cantiere
dei
«
navimodellisti
»
.
Gli
aeromodellisti
hanno
invece
una
sala
tutta
finestre
,
tra
fusoliere
bianche
ed
ali
;
dal
soffitto
pendono
gli
involucri
dei
palloni
aerostati
;
e
anche
i
pannelli
alle
pareti
,
dedicati
ai
pionieri
russi
dell
'
aviazione
(
qui
intendo
pioniere
nel
senso
storico
della
parola
)
,
sono
chiari
e
ariosi
.
C
'
è
lo
studio
dei
piccoli
pittori
e
quello
dei
piccoli
scultori
,
c
'
è
il
laboratorio
dei
fotografi
.
I
ragazzi
radiotecnici
costruiscono
apparecchi
a
onde
corte
con
cui
comunicano
coi
dilettanti
di
tutto
il
mondo
:
ci
fanno
vedere
le
cartoline
che
hanno
ricevuto
,
e
ce
n
'
è
anche
una
dall
'
Italia
,
di
un
radioamatore
livornese
;
e
ci
danno
le
cartoline
con
cui
avvertono
d
'
aver
captato
le
trasmissioni
,
secondo
i
dati
stabiliti
dalla
convenzione
internazionale
dei
radioamatori
.
I
piccoli
astronomi
hanno
addirittura
un
planetario
;
e
per
scrutare
il
cielo
vero
,
telescopi
,
che
imparano
anche
a
costruire
.
Tutto
questo
è
organizzato
nelle
sale
,
nei
corridoi
,
nei
pianerottoli
,
nelle
nicchie
,
nelle
logge
d
'
una
soleggiata
villa
gentilizia
.
In
una
saletta
triangolare
c
'
è
(
e
come
poteva
mancare
a
Baku
?
)
lo
studio
dei
metodi
d
'
estrazione
del
petrolio
:
modelli
di
pozzi
,
raccolte
di
minerali
,
cartelloni
degli
strati
geologici
.
I
sobri
affreschi
alle
pareti
hanno
la
funzione
di
creare
un
'
atmosfera
che
fa
presa
sulle
fantasie
infantili
,
e
li
infervora
in
questi
loro
giochi
che
sono
insieme
anche
studio
e
lavoro
;
così
qui
,
nella
saletta
del
petrolio
,
è
subito
creata
un
'
atmosfera
mineraria
.
Non
siamo
noi
i
soli
ospiti
d
'
eccezione
della
casa
dei
pionieri
,
stamane
.
Nel
salone
c
'
è
un
incontro
dei
bambini
con
Mussah
Babajev
,
l
'
azerbaigiano
campione
del
mondo
di
lotta
greco
-
romana
,
idolo
di
molti
piccoli
tifosi
sovietici
.
Le
bambine
ballano
,
in
onore
di
Babajev
,
una
specie
di
quadriglia
.
Poi
,
nel
teatrino
,
c
'
è
uno
spettacolo
in
onore
della
delegazione
italiana
.
I
bambini
eseguono
danze
e
canti
azerbaigiani
.
E
c
'
è
anche
,
manco
a
dirlo
,
un
pezzo
italiano
:
una
ragazzina
canta
«
Addio
,
Leonora
»
del
Trovatore
,
con
le
parole
della
nostra
lingua
.
All
'
Accademia
filarmonica
,
nell
'
intervallo
di
un
concerto
in
onore
della
nostra
delegazione
,
abbiamo
incontrato
Bul
-
Bul
,
ossia
Rosignolo
.
Bul
-
Bul
è
il
più
popolare
tenore
dell
'
Azerbaigian
,
già
sessantenne
e
pelato
,
ma
un
bel
tipo
di
buontempone
.
È
premio
Stalin
e
deputato
al
Soviet
supremo
della
Repubblica
.
Parla
italiano
perché
ha
studiato
in
Italia
(
ci
ha
cantato
tra
l
'
altro
«
La
donna
è
mobile
»
in
italiano
)
,
e
tra
gli
italiani
si
sente
a
casa
propria
.
Ci
subissa
di
domande
su
tenori
e
baritoni
italiani
.
«
A
quei
tempi
-
ci
dice
-
per
un
artista
dell
'
Azerbaigian
non
c
'
era
che
emigrare
.
Qui
non
c
'
era
nulla
;
era
un
paese
arretrato
,
incolto
.
Ora
abbiamo
tutto
,
industrie
,
scuole
,
università
,
teatri
,
conservatori
,
accademie
...
E
dire
che
quando
ero
in
Italia
,
e
dicevo
che
ero
dell
'
Azerbaigian
,
tutti
mi
guardavano
interrogativamente
:
nessuno
sapeva
che
1'Azerbaigian
esistesse
,
non
c
'
era
neppure
segnato
sulle
carte
.
,
.
Mi
sembrava
d
'
essere
comparso
così
,
dal
vuoto
...
Ora
posso
dire
a
tutti
che
l
'
Azerbaigian
esiste
sul
serio
...
»
StampaQuotidiana ,
Il
petrolio
è
la
ricchezza
di
Baku
.
Non
puoi
girare
lo
sguardo
senza
vedere
pozzi
da
tutte
le
parti
,
perfino
in
mare
.
Nello
stemma
della
repubblica
sovietica
azerbaigiana
c
'
è
la
torre
di
un
pozzo
.
Dappertutto
annusi
,
senti
odor
di
petrolio
.
Sarà
una
mia
idea
,
ma
mi
par
di
sentire
il
petrolio
anche
nelle
grasse
minestre
e
pietanze
di
questa
cucina
orientale
.
Se
ci
si
inoltra
nell
'
entroterra
di
Baku
,
si
continua
a
viaggiare
per
chilometri
e
chilometri
su
uno
scenario
brullo
,
irto
d
'
alte
torri
dei
pozzi
di
petrolio
.
Visitiamo
un
settore
di
reparto
del
trust
Kírov
(
a
Baku
ci
sono
più
di
dieci
trusts
petroliferi
)
.
Ci
guida
l
'
ingegnere
capo
Kafarov
,
figlio
d
'
operai
petroliferi
e
lui
stesso
ex
operaio
.
Ha
fatto
,
come
moltissimi
qui
,
insieme
l
'
operaio
e
lo
studente
,
frequentando
l
'
Istituto
del
petrolio
nei
corsi
serali
della
gioventù
lavoratrice
.
Kafarov
ha
trovato
un
metodo
per
prolungare
la
vita
dei
pozzi
,
ha
il
premio
Stalin
ed
è
deputato
al
Soviet
supremo
della
Repubblica
.
Ha
trent
'
anni
.
Tutti
i
tecnici
dei
pozzi
sono
ex
operai
.
L
una
classe
operaia
molto
evoluta
;
il
90%
degli
operai
studiano
per
migliorare
la
propria
qualifica
.
I
procedimenti
d
'
estrazione
sono
perfezionati
in
modo
da
richiedere
pochissima
mano
d
'
opera
,
tutta
specializzata
.
Un
elettrotecnico
e
due
operatori
controllano
cinquanta
pozzi
.
Le
industrie
di
Baku
(
prima
della
Rivoluzione
non
ce
n
'
era
nessuna
)
raffinano
il
petrolio
e
lavorano
i
sottoprodotti
,
e
tutto
il
loro
macchinario
viene
pure
fabbricato
a
Baku
.
«
Qui
non
è
come
in
Iran
!
-
ci
dice
Kafarov
.
-
Di
là
devono
mandare
tutto
il
petrolio
in
Inghilterra
!
»
Il
sindacato
dei
petroliferi
ha
undici
grandi
case
della
cultura
nei
vari
rioni
di
Baku
,
e
trenta
case
filiali
(
tutte
con
il
loro
cinema
,
perché
se
non
hanno
neanche
un
cinema
si
chiamano
club
o
«
angoli
rossi
»
)
.
Visitiamo
la
casa
della
cultura
del
rione
operaio
Sciaumian
.
È
un
gran
palazzo
nuovo
,
frequentato
ogni
giorno
e
ogni
sera
da
3000-3500
persone
;
è
aperta
a
tutti
,
e
la
frequenza
alle
conferenze
,
ai
circoli
dilettantistici
,
sportivi
,
culturali
è
gratuita
.
C
'
è
un
cinema
che
dà
,
per
i
soci
della
casa
,
gli
stessi
film
dei
locali
di
prima
visione
.
Ora
stanno
organizzando
un
laboratorio
tecnico
che
sarà
il
più
grande
e
attrezzato
di
Baku
;
e
gli
operai
potranno
venire
a
perfezionarsi
e
a
imparare
nuovi
procedimenti
tecnici
;
perché
qui
svago
e
cultura
sono
sempre
legati
al
miglioramento
dell
'
uomo
,
e
quindi
anche
della
qualifica
produttiva
.
Le
case
della
cultura
(
come
le
case
dei
pionieri
)
sono
una
delle
chiavi
della
vita
sovietica
;
se
si
vuol
capire
questo
fervore
culturale
di
massa
del
popolo
sovietico
,
questo
continuo
elevarsi
d
'
operai
a
dirigenti
,
questo
fatto
così
comune
qui
di
passare
dal
lavoro
manuale
a
quello
intellettuale
,
bisogna
vedere
queste
case
della
cultura
affollate
ogni
sera
,
capire
come
queste
nuove
abitudini
siano
entrate
nel
costume
sovietico
.
La
casa
della
cultura
che
visitiamo
ha
una
biblioteca
circolante
di
75
mila
volumi
,
in
azerbaigiano
,
in
russo
e
in
armeno
;
se
ne
servono
circa
seimila
lettori
.
La
biblioteca
ha
,
nel
rione
,
80
filiali
,
in
circoli
minori
e
aziendali
.
Le
filiali
hanno
un
fondo
di
libri
cambiabile
;
periodicamente
la
biblioteca
-
madre
ritira
i
libri
dalla
filiale
e
li
sostituisce
con
altri
.
I
lettori
invalidi
ricevono
il
cambio
dei
libri
a
casa
.
Tutto
è
gratis
;
i
lettori
non
pagano
neanche
un
rublo
.
Tutti
i
servizi
della
biblioteca
sono
disimpegnati
gratuitamente
da
attivisti
volontari
.
Alla
sera
.
Al
Teatro
Nazionale
.
Balletto
sul
raccolto
del
cotone
.
È
un
idillio
colcosiano
,
piuttosto
ingenuo
,
ma
sincero
,
colorato
ed
esuberante
.
Non
c
'
è
l
'
esperienza
spettacolare
dei
teatri
moscoviti
,
ma
è
un
esempio
di
come
tutti
i
popoli
sovietici
coltivino
,
con
ricchezza
di
mezzi
,
le
proprie
vocazioni
più
caratteristiche
,
le
proprie
vene
più
genuine
.
In
questo
balletto
vediamo
una
bella
colcosiana
e
l
'
ingegnere
che
sta
costruendo
una
diga
che
s
'
innamorano
.
L
'
agronomo
è
geloso
.
C
'
è
la
sfida
tra
í
colcosiani
e
quelli
della
diga
per
chi
supererà
di
più
il
piano
.
Le
colcosiane
vanno
a
raccogliere
il
cotone
di
notte
per
terminare
prima
il
raccolto
.
Ci
sono
belle
scene
di
campi
di
cotone
in
cui
i
fiori
che
sbocciano
sono
tante
ballerine
.
L
'
inaugurazione
della
centrale
elettrica
è
interrotta
da
un
temporale
;
il
fiume
si
gonfia
.
Con
virtuosismi
scenografici
è
mostrato
sulla
scena
Io
straripamento
del
fiume
,
l
'
alluvione
,
e
finti
fiotti
d
'
acqua
invadono
il
palcoscenico
.
L
'
ingegnere
è
travolto
dalla
corrente
e
l
'
agronomo
,
vinta
la
gelosia
,
lo
salva
.
Il
finale
è
la
festa
per
la
fine
del
raccolto
;
il
piano
è
superato
da
ambe
le
parti
,
ma
hanno
vinto
i
colcosiani
.
Gli
innamorati
si
sposeranno
.
Nell
'
intervallo
,
il
direttore
d
'
orchestra
,
un
giovane
maestro
premio
Stalin
che
sa
un
po
'
d
'
italiano
,
mi
parla
bene
di
Mario
Zafred
,
di
cui
ha
diretto
una
composizione
,
e
male
della
nuova
opera
di
Stravinski
data
a
Venezia
.
Visita
al
museo
Stalin
,
dedicato
alla
storia
del
Partito
bolscevico
nell
'
Azerbaigian
.
Che
è
un
settore
della
storia
del
Partito
molto
interessante
,
dato
che
si
svolge
in
gran
parte
sotto
la
direzione
,
indiretta
(
da
Tiflis
)
o
diretta
,
di
Stalin
,
e
dato
che
la
Baku
mineraria
era
uno
dei
maggiori
agglomerati
proletari
dell
'
impero
zarista
.
(
Un
particolare
poco
noto
:
tra
gli
organizzatori
di
scioperi
petroliferi
a
Baku
vi
fu
anche
Viscinski
)
.
Dopo
la
Rivoluzione
,
l
'
Azerbaigian
subì
fino
al
1920
l
'
oppressione
delle
truppe
d
'
invasione
occidentali
venute
dalla
Persia
e
aiutate
dal
partito
«
mussawadista
»
.
Nel
1919
ventisei
dirigenti
comunisti
di
Baku
furono
fucilati
dagli
anglo
-
americani
.
La
ragazza
direttrice
del
museo
che
ci
guida
nella
nostra
visita
,
è
la
nipote
d
'
uno
dei
ventisei
fucilati
.
I
musei
sovietici
sulla
storia
della
Rivoluzione
sono
disposti
in
questo
modo
:
alle
pareti
vi
sono
fotografie
dei
rivoluzionari
e
dei
luoghi
;
esemplari
della
stampa
,
diagrammi
economici
,
frasi
dei
maestri
incorniciate
;
torno
torno
bacheche
con
libri
e
documenti
;
in
mezzo
alla
sala
statue
e
modelli
d
'
edifici
storici
,
tra
cui
quelli
in
cui
i
rivoluzionari
vivevano
clandestini
,
con
lo
spaccato
che
mostra
i
nascondigli
segreti
.
Ma
alle
pareti
,
al
di
sopra
delle
foto
e
dei
documenti
,
corre
una
serie
di
dipinti
.
Sono
quadri
che
rievocano
tutti
gli
episodi
più
salienti
della
storia
del
Partito
,
perché
qui
i
musei
hanno
un
intento
didattico
(
li
massa
,
prima
ancora
che
di
raccolta
di
cimeli
storici
,
e
la
ricostruzione
dei
pittori
serve
a
dare
subito
una
sintesi
di
quel
che
significano
gli
sparsi
documenti
.
I
pittori
azerbaigiani
,
a
giudicare
dai
quadri
di
questo
museo
,
per
molti
aspetti
s
'
avvicinano
allo
spirito
dei
pittori
italiani
d
'
oggi
della
tendenza
realista
,
o
dei
messicani
dell
'
«
Arte
Grafica
Popular
»
.
Certo
,
nei
quadri
dei
musei
storici
il
fattore
decisivo
non
è
la
perizia
artistica
ma
l
'
evidenza
rappresentativa
.
Ma
io
penso
che
per
far
ritrovare
alla
pittura
occidentale
una
via
di
comunicazione
e
di
funzione
collettiva
,
questa
è
forse
l
'
unica
via
:
raccontare
una
storia
che
abbia
un
significato
per
tutti
,
interpretare
secondo
la
propria
fantasia
soggetti
carichi
di
sentimenti
umani
,
ostinarsi
a
ripetere
un
tema
,
una
scena
.
Visita
a
una
tipografia
clandestina
del
Partito
,
trasformata
in
piccolo
museo
.
Non
ci
si
dimentica
mai
,
in
U.R.S.S.
,
che
siamo
in
una
società
uscita
dalla
Rivoluzione
e
che
alla
Rivoluzione
tutto
deve
.
L
'
amore
che
circonda
i
ricordi
dell
'
attività
rivoluzionaria
,
e
perfino
cerca
di
non
disperdere
l
'
atmosfera
di
quei
tempi
,
sembra
sottolineare
che
non
c
'
è
soluzione
di
continuità
tra
le
lotte
di
ieri
e
le
tanto
diverse
lotte
d
'
oggi
.
Visita
all
'
Istituto
Superiore
Industriale
di
Baku
,
più
grande
e
meglio
attrezzato
d
'
un
nostro
politecnico
.
L
'
Istituto
ha
,
naturalmente
,
un
suo
policlinico
(
come
ogni
luogo
di
lavoro
e
di
studio
da
noi
visitato
in
U.R.S.S.
)
e
ha
pure
un
bellissimo
nido
d
'
infanzia
dove
una
ventina
di
bambini
giocano
in
una
sala
allegramente
arredata
al
suono
di
un
pianoforte
suonato
da
una
delle
nurses
.
Anche
i
nidi
d
'
infanzia
li
ho
visti
dappertutto
,
in
U.R.S.S.
,
ma
di
trovarne
uno
in
un
'
università
non
ci
avevo
mai
pensato
.
Eppure
qui
è
una
cosa
naturale
,
perché
le
insegnanti
e
le
studentesse
che
hanno
un
bambino
possono
tranquillamente
lasciarlo
mentre
vanno
a
lezione
.
La
studentessa
Firuseh
Hadjiva
proviene
dalla
campagna
.
Da
giovinetta
ha
portato
la
riandrà
,
il
velo
che
ricopre
il
viso
alle
donne
musulmane
.
Ora
l
'
abbiamo
incontrata
mentre
faceva
esperimenti
nel
laboratorio
di
fisica
.
Iersera
,
a
teatro
,
siamo
stati
letteralmente
sommersi
e
fatti
prigionieri
da
una
folla
di
giovani
e
di
ragazze
che
volevano
farci
scrivere
il
nostro
nome
e
indirizzo
sul
loro
taccuino
,
volevano
far
cambi
di
distintivi
,
volevano
dirci
quella
frase
italiana
che
ricordavano
(
che
poi
era
napoletana
:
«
O
sole
mio
-
sta
in
fronte
a
te
»
)
.
Oggi
l
'
Istituto
Superiore
Industriale
è
pieno
di
giovani
venuti
a
farci
festa
,
che
gremiscono
le
scale
e
i
corridoi
,
s
'
accodano
a
noi
,
ci
prendono
per
braccio
,
cercano
una
qualche
lingua
per
comunicare
con
noi
,
vogliono
sapere
notizie
dell
'
Italia
,
(
io
mi
sono
sentito
chiedere
cosa
ne
pensavo
della
festa
di
Palazzo
Labia
a
Venezia
)
.
Fin
sotto
le
finestre
dell
'
albergo
«
Intourist
»
dove
siamo
alloggiati
vengono
gruppi
di
giovani
e
ragazze
a
far
festa
alla
delegazione
della
gioventù
italiana
.
Alla
partenza
,
il
regalo
dei
compagni
di
Baku
alla
nostra
delegazione
è
una
piccola
biblioteca
di
libri
azerbaigiani
a
ciascuno
di
noi
.
C
'
è
qualche
libro
dei
maggiori
autori
nazionali
tradotto
in
russo
,
ma
per
la
maggior
parte
sono
libri
in
azerbaigiano
,
tra
í
quali
una
traduzione
di
Resurrezione
di
Tolstoj
.
Non
so
se
qualcuno
di
noi
imparerà
mai
l
'
azerbaigiano
e
potrà
gustare
fino
in
fondo
questo
ricco
regalo
:
ma
certo
il
suo
significato
non
ci
sfugge
.
Questo
popolo
cui
sotto
gli
zar
era
proibito
perfino
scrivere
nella
propria
lingua
,
ora
ha
ripreso
le
tradizioni
della
sua
antica
letteratura
,
ha
case
editrici
,
riviste
,
scrittori
,
ha
traduzioni
dei
maggiori
classici
del
mondo
(
tra
i
quali
il
Decamerone
)
.
E
poter
regalare
libri
in
azerbaigiano
ai
visitatori
forestieri
è
la
cosa
che
più
lo
inorgoglisce
.
Al
commiato
,
i
dirigenti
della
gioventù
comunista
azerbaigiana
,
che
erano
diventati
cari
amici
nostri
,
ci
hanno
detto
:
«
Se
una
notte
v
'
accadrà
di
sognare
Baku
,
voltate
il
cuscino
,
e
noi
sogneremo
voi
»
.
È
una
vecchia
credenza
di
laggiù
:
quando
si
sogna
una
persona
e
si
vuole
che
essa
ci
sogni
,
si
volta
il
cuscino
.
Ma
i
compagni
azerbaigiani
aggiungono
:
«
Però
,
se
voi
sognate
noi
,
vorrà
dire
che
noi
abbiamo
già
voltato
il
cuscino
»
.
StampaQuotidiana ,
In
treno
un
nostro
compagno
s
'
ammala
di
tonsillite
ed
ha
la
febbre
alta
.
Facciamo
avvertire
a
una
stazione
,
che
telefonino
per
un
medico
alla
stazione
seguente
;
alla
città
dopo
,
durante
la
fermata
,
sale
un
medico
a
visitare
il
malato
;
è
una
donna
.
Da
una
stazione
all
'
altra
si
telegrafano
che
su
quel
treno
viaggia
un
malato
,
che
gli
va
fatta
la
tale
iniezione
,
ecc
.
,
e
alla
fermata
dopo
c
'
è
sempre
un
medico
,
-
una
donna
,
e
tutte
giovani
,
e
alcune
anche
carine
-
con
la
cuffietta
bianca
e
il
camice
sotto
il
cappotto
,
e
la
valigetta
degli
strumenti
,
e
spesso
un
infermiere
dietro
.
Vicino
a
Mosca
visitiamo
il
colcos
Makarov
,
dedicato
a
un
valoroso
commissario
che
morì
ucciso
dai
kulaki
durante
la
lotta
per
la
collettivizzazione
.
Lo
fucilarono
nel
cortile
d
'
un
antico
monastero
,
ora
trasformato
in
un
museo
di
biologia
.
I
diritti
di
proprietà
qui
sono
diversi
da
quelli
che
abbiamo
riscontrato
nell
'
Azerbaigian
,
data
la
differenza
di
clima
e
di
coltura
(
qui
la
terra
produce
meno
,
e
la
proprietà
privata
è
fissata
a
1/2
ettaro
per
lavoratore
,
invece
che
1/4
)
.
Le
giornate
mi
pare
vengano
pagate
un
po
'
meno
qui
che
là
,
calcolando
approssimativamente
perché
i
pagamenti
in
natura
sono
di
prodotti
diversi
.
E
questa
è
una
nuova
smentita
a
chi
parla
di
sfruttamento
russo
rispetto
agli
altri
popoli
dell
'
Unione
.
Il
vecchio
colcosiano
Vassili
Varghin
,
ha
una
casetta
a
un
piano
,
con
gerani
alle
finestre
,
modesta
,
pulita
,
con
molte
fotografie
familiari
,
riproduzioni
di
quadri
classici
russi
,
e
una
antica
icona
.
Le
mele
ci
perseguitano
.
A
un
sovkos
del
Caucaso
il
direttore
ce
ne
ha
fatto
fare
una
scorpacciata
,
a
un
colcos
poco
distante
ce
ne
hanno
regalato
una
cassetta
a
testa
,
e
qui
a
Mosca
la
nostra
camera
d
'
albergo
è
ingombra
di
fruttiere
straripanti
.
Nei
ricevimenti
troviamo
tavole
imbandite
con
fruttiere
di
mele
e
bottiglie
di
succo
di
mela
.
Andiamo
al
cinema
e
cosa
vediamo
.
Mele
!
Il
nuovo
film
che
danno
in
questi
giorni
a
Mosca
:
La
luce
a
Koordi
,
è
una
drammatica
vicenda
sulle
lotte
per
la
collettivizzazione
agricola
in
Lettonia
.
Il
film
è
a
colori
(
come
,
credo
,
tutti
i
nuovi
film
sovietici
)
,
e
ci
sono
molte
visioni
di
frutteti
colcosiani
,
carichi
di
pomi
maturi
.
Già
in
un
film
in
rilievo
abbiamo
visto
rami
carichi
di
mele
che
parevano
arrivarci
in
bocca
.
Mi
pare
che
ci
siano
più
mele
nel
cinema
sovietico
che
rivoltellate
nel
cinema
americano
.
Il
nostro
albergo
è
pieno
di
cinesi
:
delegazioni
di
militari
,
di
studenti
,
di
intellettuali
,
hanno
dei
magnifici
distintivi
con
una
testa
di
Mao
-
Tse
-
Tung
dorata
su
sfondo
rosso
incorniciato
d
'
oro
.
Ogni
volta
che
incontriamo
i
cinesi
ci
fermiamo
a
fare
scambi
di
distintivi
.
Lo
scambio
dei
distintivi
,
usanza
nata
nei
festival
internazionali
della
gioventù
,
è
diventata
la
classica
manifestazione
di
fraternità
,
quando
la
disparità
di
lingue
rende
difficile
la
conversazione
.
S
'
avvicina
il
7
novembre
,
e
l
'
albergo
si
va
affollando
di
delegazioni
di
tutti
i
paesi
.
Per
le
scale
e
gli
ascensori
c
'
è
un
continuo
saliscendi
di
compagnie
di
personaggi
incappottati
.
Tutto
solo
,
per
le
hall
e
i
corridoi
,
gira
Kim
Ghi
-
u
,
l
'
eroe
coreano
.
Kim
Ghi
-
u
ha
diciott
'
anni
,
è
alto
un
metro
e
mezzo
,
ha
abbattuto
11
aerei
americani
in
20
giorni
,
porta
sulla
divisa
due
enormi
medaglie
di
eroe
della
Repubblica
Popolare
Coreana
,
ha
la
testa
rasa
,
la
tonda
faccia
da
ragazzo
su
cui
s
'
aprono
due
occhietti
a
mandorla
.
Il
suo
paese
è
in
una
zona
montagnosa
e
poverissima
della
Corea
del
Nord
;
nella
riforma
agraria
suo
padre
ricevette
un
pezzetto
di
terra
in
una
zona
migliore
;
lui
poté
cominciare
ad
andare
a
scuola
,
ma
scoppiò
la
guerra
;
aveva
sedici
anni
e
s
'
arruolò
volontario
.
Con
quella
faccia
impassibile
di
bambino
col
raffreddore
,
in
cui
appena
appena
traluce
un
raggio
di
malizia
,
imparò
a
puntare
la
sua
mitragliatrice
contro
gli
aerei
che
si
buttano
in
picchiata
e
a
colpirli
nel
motore
.
Così
ne
ha
buttati
giù
undici
ed
ha
due
volte
il
titolo
di
eroe
.
Due
anni
fa
non
conosceva
che
il
suo
villaggio
sperduto
.
Ora
ha
conosciuto
il
fronte
,
i
mitragliamenti
aerei
,
l
'
emozione
di
incendiare
un
aereo
americano
che
voleva
devastare
il
suo
paese
;
è
stato
a
Berlino
,
a
Praga
,
a
Mosca
,
in
mezzo
mondo
.
E
sono
sicuro
che
dappertutto
,
in
ogni
situazione
,
è
rimasto
così
,
con
quest
'
aria
del
più
piccolo
della
classe
,
con
gli
occhiuzzi
socchiusi
e
,
ogni
tanto
,
un
piccolo
sorriso
tutto
suo
.
Visita
all
'
Università
di
Mosca
in
costruzione
.
Nel
1952
l
'
edificio
principale
sarà
finito
ed
entrerà
in
funzione
.
La
sua
parte
centrale
,
di
32
piani
,
è
alta
240
metri
,
e
da
essa
si
dipartono
quattro
braccia
di
18
piani
.
La
costruzione
è
durata
due
anni
e
mezzo
.
Gran
parte
della
mano
d
'
opera
è
costituita
da
brigate
di
volontari
;
partecipano
al
lavoro
anche
reparti
del
genio
militare
.
Circa
metà
dei
lavoratori
sono
giovani
,
e
molti
di
loro
,
contemporaneamente
,
studiano
e
danno
gli
esami
per
essere
i
primi
ad
abitare
e
frequentare
l
'
Università
da
loro
costruita
.
Il
grattacielo
dell
'
Università
sarà
al
centro
d
'
una
intera
nuova
città
d
'
un
milione
e
mezzo
d
'
abitanti
,
che
sarà
costruita
tra
cinque
anni
.
Per
far
onore
alla
loro
Università
,
i
sovietici
non
risparmiano
lo
sforzo
:
l
'
edificio
sarà
ornato
di
marmo
,
di
granito
,
di
ceramica
,
di
vetro
dorato
;
ci
saranno
grandi
statue
e
orologi
sulle
torri
;
colonne
d
'
alabastro
,
pavimenti
di
granito
,
pareti
trasparenti
coi
mosaici
luminosi
,
e
una
gran
vasca
in
cui
il
grattacielo
si
specchierà
tutt
'
intero
.
Nelle
quattro
braccia
,
ci
saranno
le
abitazioni
;
visitiamo
i
modelli
di
stanze
degli
studenti
e
di
appartamenti
dei
professori
.
È
già
buio
.
Alla
luce
dei
riflettori
,
sulle
altissime
impalcature
c
'
è
chi
lavora
ancora
.
L
'
ingegnere
direttore
dei
lavori
ci
guida
per
l
'
accidentato
terreno
dei
cantieri
.
Tira
un
'
aria
freddissima
.
Vediamo
un
gruppo
di
soldati
che
si
scaldano
accoccolati
attorno
a
un
fuoco
,
a
ridosso
d
'
una
roccia
.
È
il
reparto
che
lavora
alla
costruzione
delle
«
Alpi
artificiali
»
:
un
giardino
di
piante
alpine
che
stanno
piantando
tra
grandi
massi
di
roccia
finlandese
.
Ci
arrampichiamo
nel
buio
,
sulle
rocce
:
qua
è
l
'
Elbrus
,
là
l
'
Himalaja
,
ecco
il
Monte
Bianco
,
la
Cordigliera
delle
Ande
.
Il
vento
freddo
agita
obliquo
il
fuoco
dei
soldati
,
e
al
guizzo
di
quella
fiamma
tutto
per
un
attimo
appare
favoloso
e
inconcepibile
:
quell
'
edificio
smisurato
nel
buio
,
in
cima
al
quale
futuri
allievi
s
'
arrampicano
per
ricoprirlo
di
marmo
e
di
granito
,
le
piantine
di
genziana
tra
quei
pietroni
dai
nomi
pieni
di
vertiginose
lontananze
,
le
parole
in
lingue
sconosciute
e
piene
anch
'
esse
di
lontananza
di
quei
soldati
intorno
al
fuoco
.
È
un
attimo
;
poi
tutto
ritorna
logico
,
prevedibile
,
esattissimo
.
StampaQuotidiana ,
Leningrado
,
martedì
-
Dalla
finestra
della
mia
camera
d
'
albergo
vedo
gruppi
di
sciatori
coi
maglioni
multicolori
traversare
cantando
la
piazza
,
sotto
le
cupole
dorate
della
cattedrale
d
'
Isacco
.
Già
dal
veloce
giro
che
abbiamo
fatto
stamane
,
Leningrado
si
rivela
una
città
di
quelle
che
basta
viverci
un
poco
perché
sembri
d
'
esserci
vissuto
sempre
,
una
città
di
quelle
che
non
possono
mancare
nell
'
elenco
delle
«
patrie
»
ideali
che
ogni
uomo
,
vivendo
e
riflettendo
,
si
costruisce
accanto
alla
sua
patria
reale
.
La
Prospettiva
Nevski
,
anche
se
l
'
immaginavo
diversa
(
non
che
ne
avessi
un
'
immagine
precisa
;
avevo
in
testa
vaghi
colori
di
paesaggio
:
neve
e
lampioni
e
fiume
gelato
)
,
ora
che
la
vedo
così
,
una
via
lunga
e
dritta
fino
alla
guglia
d
'
oro
dell
'
Ammiragliato
(
e
la
Neva
è
laggiù
,
laggiù
alla
fine
)
,
una
via
d
'
una
eleganza
asciutta
,
senza
orpelli
,
come
una
donna
troppo
sicura
di
sé
e
delle
sue
doti
per
adornarsi
,
una
via
che
un
che
di
ventoso
e
tagliente
-
di
marino
-
ecco
che
è
come
l
'
avessi
sempre
conosciuta
così
,
ecco
i
personaggi
di
Gogol
e
Dostojevski
hanno
trovato
il
loro
scenario
naturale
.
«
Leningrado
è
una
città
giovane
,
una
città
appena
nata
-
dicono
i
nostri
compagni
moscoviti
,
con
scherzoso
campanilismo
-
Mosca
ha
otto
secoli
,
Leningrado
appena
tre
»
.
Ma
il
segreto
di
Mosca
,
io
dico
,
è
in
una
giusta
giustapposizione
di
secoli
lontanissimi
tra
loro
,
che
non
possono
incontrarsi
senza
contrasto
,
con
grandi
intervalli
senz
'
età
,
riempiti
dalla
«
Mosca
di
legno
»
;
mentre
il
segreto
di
Leningrado
è
in
una
storia
cresciuta
giorno
per
giorno
,
pietra
dopo
pietra
,
in
cui
tutto
si
assomma
e
si
confonde
e
s
'
armonizza
,
come
gli
stili
e
i
colori
che
concorrono
a
formare
lo
scenario
di
questa
magnifica
Piazza
dei
Palazzi
:
il
verde
del
Palazzo
d
'
Inverno
,
spaziato
dal
bianco
delle
sovrastrutture
barocche
(
un
barocco
pieno
,
ricco
e
gioioso
)
,
il
giallo
dei
palazzi
neo
-
classici
che
furono
dello
Stato
Maggiore
,
del
Sinodo
,
l
'
oro
della
cupola
del
duomo
d
'
Isacco
e
della
guglia
dell
'
Ammiragliato
;
o
,
allo
Smolny
,
l
'
azzurro
del
duomo
e
del
monastero
barocchi
,
e
il
giallo
dell
'
Istituto
,
glorioso
di
memorie
rivoluzionarie
.
«
Durante
l
'
assedio
s
'
andava
al
fronte
in
tram
»
mi
ha
raccontato
Nicolaj
Cerkassov
,
il
popolare
attore
cinematografico
.
Il
fronte
era
ai
margini
di
Leningrado
;
i
cannoni
di
Hitler
sparavano
sui
quartieri
della
città
,
gli
operai
alla
sera
uscivano
dal
lavoro
prendevano
il
fucile
,
salivano
sul
tran
e
andavano
a
fare
il
loro
turno
al
fronte
.
Lungo
la
Neva
la
sera
tira
un
'
aria
fredda
e
brumosa
.
Ma
c
'
è
,
su
questi
bianchi
spalti
,
tutto
un
mondo
di
ricordi
letterari
e
storici
che
bastano
a
farti
ribollire
il
sangue
a
ogni
passo
.
Laggiù
oltre
il
fiume
,
la
fortezza
Pietro
e
Paolo
,
per
le
cui
celle
sono
passate
generazioni
di
rivoluzionari
russi
;
e
qui
,
attraccata
a
questa
banchina
,
ecco
,
l
'
Aurora
.
L
'
incrociatore
Aurora
:
le
cui
cannonate
contro
il
Palazzo
d
'
Inverno
il
7
novembre
1917
segnarono
l
'
inizio
della
Rivoluzione
.
Ora
è
fermo
;
da
anni
,
ormai
.
Dopo
la
carriera
più
varia
,
avventurosa
e
gloriosa
che
mai
ebbe
una
nave
,
s
'
è
trasformato
in
un
monumento
galleggiante
.
È
un
vecchio
ufficiale
che
ci
fa
da
cicerone
,
il
maggiore
Lipatov
,
attuale
comandante
dell
'
incrociatore
:
un
uomo
dal
collo
taurino
,
i
lineamenti
grossi
,
l
'
occhio
risoluto
.
Nel
quadrato
di
poppa
,
illustrandoci
i
cimeli
del
piccolo
museo
,
ci
racconta
la
storia
dell
'
Aurora
.
Una
storia
,
dicevo
avventurosa
:
l
'
Aurora
fu
l
'
unica
nave
da
guerra
russa
scampata
dalla
famosa
disfatta
di
Tsushima
,
nella
guerra
russo
-
giapponese
.
Dopo
circumnavigazioni
e
guerre
,
nel
1917
l
'
Aurora
era
già
una
nave
vecchia
e
piena
d
'
avarie
,
ed
era
in
cantiere
a
Pietrogrado
.
Le
riparazioni
venivano
compiute
da
squadre
d
'
operai
della
capitale
,
che
sulla
nave
erano
in
continuo
contatto
con
i
marinai
,
discutevano
con
loro
gli
avvenimenti
della
rivoluzione
e
distribuivano
loro
la
stampa
bolscevica
.
Il
comandante
ci
mostra
le
fotografie
dei
due
marinai
che
organizzarono
il
soviet
dei
marinai
dell
'
Aurora
e
che
diressero
l
'
insurrezione
dell
'
Ottobre
.
Uno
magro
e
bruno
,
dall
'
aria
vivace
e
acuta
,
che
poi
morì
nella
guerra
civile
;
l
'
altro
biondo
,
spesso
e
baffuto
,
dall
'
aria
fiera
.
Dopo
la
Rivoluzione
l
'
Aurora
,
veterana
della
Flotta
Rossa
,
diventò
nave
scuola
e
girò
i
mari
coi
giovani
quadri
della
nuova
marina
socialista
.
Molti
degli
ufficiali
della
marina
sovietica
sono
passati
per
la
scuola
dell
'
Aurora
.
Abbiamo
finito
il
nostro
giro
.
Ma
il
comandante
Lipatov
ritorna
ai
ritratti
dei
due
marinai
rivoluzionari
,
indica
con
la
sua
bacchettina
la
foto
di
quello
biondo
e
robusto
,
ammicca
e
dice
:
«
E
quello
sono
io
»
.
È
lui
il
marinaio
fustigato
tante
volte
sul
ponte
e
legato
al
fusto
dei
cannoni
sotto
il
sole
dell
'
Oceano
Indiano
,
è
lui
che
aveva
disarmato
gli
ufficiali
zaristi
e
aveva
fatto
sparare
contro
la
sede
del
Governo
Provvisorio
.
Sulla
nave
dove
ha
passato
tutta
la
sua
vita
,
dove
ogni
boccaporto
,
ogni
scaletta
è
piena
di
ricordi
crudeli
o
entusiasmanti
,
su
questa
nave
che
non
si
muoverà
più
dalla
Neva
,
un
vecchietto
col
cappotto
dai
bottoni
d
'
oro
passa
ogni
sera
tra
i
cannoni
che
hanno
tuonato
per
la
fine
d
'
un
impero
e
l
'
inizio
del
socialismo
nel
mondo
,
guarda
le
rive
illuminate
di
Leningrado
,
e
racconta
la
storia
dell
'
Aurora
a
comitive
di
giovani
intirizziti
e
sbalorditi
,
venuti
dall
'
Italia
,
dal
Brasile
,
dal
Pakistan
.
Le
cameriere
che
servono
alla
nostra
tavola
dell
'
Hôtel
Astoria
,
persuase
,
chissà
perché
,
che
noi
ci
schermiamo
nel
mangiare
per
qualche
nostro
inspiegabile
fanatismo
di
digiunatori
,
ci
colmano
di
montagne
di
vivande
e
di
sorrisi
,
d
'
esortazioni
,
di
proverbi
,
di
canzonature
,
divertendosi
un
mondo
con
una
caricata
aria
materna
.
Sono
graziosissime
entrambe
:
brune
,
snelle
,
occhi
mobilissimi
,
bocche
aggraziate
e
spiritose
.
È
un
po
'
presto
per
far
considerazioni
generali
,
ma
direi
che
in
contrasto
alla
pacifica
,
soffice
dolcezza
delle
moscovite
,
le
leningradesi
abbiano
un
brio
parigino
o
viennese
.
StampaQuotidiana ,
Leningrado
,
martedì
sera
-
Visita
della
Casa
della
cultura
«
Kirov
»
.
Forse
,
di
mia
iniziativa
,
non
avrei
mai
pensato
di
visitare
una
Casa
della
cultura
,
nome
che
mi
evocava
generiche
immagini
di
conferenze
e
concerti
di
solisti
.
Invece
,
dopo
che
ne
ho
vista
una
a
Baku
e
ora
questa
a
Leningrado
,
so
che
se
ci
si
vuol
fare
un
'
idea
della
vita
abituale
del
lavoratore
sovietico
,
se
si
vuol
comprendere
l
'
entusiasmo
culturale
di
massa
che
è
caratteristico
dell
'U.R.S.S.,
bisogna
rendersi
conto
dell
'
importanza
di
queste
istituzioni
.
Più
di
diecimila
persone
affollano
ogni
sera
questo
palazzo
dell
'
architettura
del
periodo
«
costruttivista
»
.
La
«
Kirov
»
è
una
delle
due
case
della
cultura
di
Leningrado
che
dipendono
direttamente
dalla
Confederazione
dei
sindacati
;
inoltre
esistono
a
Leningrado
oltre
50
case
della
cultura
che
dipendono
dai
singoli
sindacati
.
Ci
va
gente
di
tutti
i
generi
,
giovani
,
ragazze
con
il
moroso
,
madri
coi
figlioli
,
ci
vanno
a
studiare
,
a
ballare
,
a
trovarsi
con
gli
amici
,
a
darsi
arie
d
'
artisti
,
a
trovar
marito
,
ad
allenarsi
alla
boxe
,
a
prepararsi
agli
esami
in
biblioteca
:
tutte
le
sere
un
mare
di
gente
che
va
e
viene
per
questi
corridoi
illuminati
.
Questa
è
la
casa
della
cultura
.
Della
cultura
,
sissignori
.
Gente
che
ha
lavorato
otto
ore
e
adesso
,
alla
sera
,
ha
questi
trecento
mondi
che
gli
s
'
aprono
davanti
,
nelle
trecento
sale
della
casa
«
Kirov
»
.
«
Cultura
»
è
un
po
'
una
parola
magica
,
in
U.R.S.S.
Ci
può
entrar
dentro
il
divertimento
,
lo
sport
,
l
'
arte
,
i
lampadari
,
il
mobilio
,
la
buona
educazione
,
la
propria
dignità
di
cittadino
.
La
parola
«
cultura
»
in
U.R.S.S.
contiene
sempre
anche
il
senso
di
«
conquista
della
cultura
»
,
l
'
orgoglio
di
poter
disporre
di
tutti
questi
nuovi
strumenti
di
libertà
,
il
confronto
con
la
vita
grigia
di
un
tempo
.
Per
me
,
incorreggibile
sbadigliatore
,
l
'
entusiasmo
del
popolo
sovietico
per
le
conferenze
resta
uno
dei
fatti
più
misteriosi
.
Appena
entrati
alla
casa
«
Kirov
»
,
al
primo
piano
,
vediamo
gente
che
si
affolla
alle
porte
d
'
una
sala
di
conferenze
.
La
conferenza
è
già
cominciata
e
la
sala
è
piena
:
quelli
rimasti
fuori
cercano
invano
d
'
entrare
.
Ci
fanno
largo
perché
possiamo
dare
un
'
occhiata
dentro
.
Ci
sono
molte
carte
geografiche
,
e
un
conferenziere
tiene
una
lezione
di
politica
estera
;
molti
del
pubblico
prendono
appunti
.
Passiamo
alla
sala
tecnica
,
dove
si
sta
tenendo
una
conferenza
per
stakanovisti
su
nuovi
metodi
di
lavorazione
metallurgica
.
Gli
ascoltatori
sono
in
gran
parte
anziani
,
bei
visi
operai
,
seduti
a
un
tavolo
,
tra
disegni
e
modelli
di
strumenti
.
Nella
sala
di
economia
politica
,
contemporaneamente
,
si
sta
discutendo
del
plusvalore
.
Sto
già
un
po
'
con
l
'
animo
in
pena
attendendo
di
passare
a
una
quarta
sala
di
conferenze
,
ma
mi
rallegro
vedendo
che
la
sala
accanto
è
buia
,
con
un
apparecchio
di
televisione
che
trasmette
un
film
.
E
con
animo
sollevato
passo
all
'
immancabile
sala
degli
scacchisti
e
alla
palestra
con
il
non
meno
immancabile
campo
di
palla
a
volo
.
Al
circolo
dei
filodrammatici
interrompono
la
scena
che
stanno
provando
e
,
in
nostro
onore
,
vogliono
recitare
una
scena
del
loro
cavallo
di
battaglia
:
La
povertà
non
è
vizio
,
di
Ostrovski
.
È
una
sera
qualunque
,
i
circoli
sono
affollati
,
pittori
attorno
ai
loro
modelli
,
danzatrici
classiche
,
la
banda
,
il
coro
.
E
io
penso
:
«
Be
'
,
anche
in
Italia
ci
sono
corsi
serali
di
pittura
,
e
se
non
ci
sono
,
volendo
si
possono
anche
organizzare
,
ci
sono
bande
,
filodrammatiche
...
Cos
'
è
che
fa
qui
tutto
tanto
diverso
?
Forse
solo
il
vedere
tutte
queste
cose
insieme
,
in
questo
grande
palazzo
?
»
E
penso
ancora
:
«
Però
in
Italia
chi
frequenta
i
circoli
di
dilettanti
?
Pochi
o
molti
,
dipende
dai
luoghi
,
ma
di
solito
gente
che
ha
una
passione
eccezionale
,
tipi
di
volonterosi
disposti
a
far
sacrifici
e
sforzi
,
gente
spesso
considerata
un
po
'
strana
dai
vicini
e
dai
parenti
,
gente
che
"
ha
il
pallino
"
;
qui
invece
è
una
spinta
generale
,
è
una
tendenza
entrata
nel
costume
;
averci
una
passione
,
un
'
abilità
extra
-
professionale
,
una
vocazione
,
è
il
modo
che
ciascuno
ha
di
sentirsi
se
stesso
(
come
il
senso
della
vita
privata
e
della
personalità
si
assolutizza
per
il
"
common
man
"
inglese
nell
'
amore
al
giardinaggio
,
e
per
quello
americano
nel
possesso
di
una
automobile
)
,
sentirsi
se
stesso
in
un
tutto
sociale
che
segue
il
dilettante
,
lo
approva
,
lo
premia
,
lo
mette
in
graduatoria
.
Da
noi
,
l
'
arte
dei
dilettanti
ha
spesso
un
carattere
di
malinconica
evasione
,
di
patetica
velleità
.
Qui
la
società
pare
una
gran
pompa
aspirante
di
vocazioni
:
quel
che
ognuno
ha
di
meglio
,
poco
o
tanto
,
se
c
'
è
,
deve
saltar
fuori
in
qualche
modo
»
.
Al
teatro
della
Casa
della
cultura
stasera
c
'
è
uno
spettacolo
di
artisti
professionisti
(
a
pagamento
,
questo
;
tutte
le
altre
attività
della
casa
sono
gratuite
)
.
È
il
«
giornale
parlato
»
n
.
21
:
«
Sui
palcoscenici
di
Leningrado
»
.
È
una
rassegna
di
numeri
eseguita
da
artisti
dei
vari
teatri
cittadini
.
Assistiamo
ad
una
scena
comica
tratta
da
una
commedia
d
'
argomento
colcosiano
.
Poi
una
grassa
e
matura
attrice
in
uno
strano
abito
d
smoking
-
recita
un
monologo
sulla
pace
,
con
scenette
che
si
svolgono
a
Parigi
,
Londra
,
New
York
,
cambiando
voce
e
mimica
ad
ogni
strofa
,
nella
satira
dei
costumi
delle
varie
capitali
,
e
sempre
mettendo
a
contrasto
,
d
'
ogni
paese
,
la
borghesia
e
il
proletariato
.
È
molto
brava
:
una
fantasista
di
grande
comunicativa
.
Il
«
giornale
parlato
»
è
un
tipo
di
spettacolo
molto
in
voga
nelle
Case
della
cultura
.
È
un
po
'
la
formula
dei
programmi
radiofonici
.
Questa
è
un
'
edizione
dedicata
esclusivamente
ai
teatri
della
città
,
ma
vi
sono
«
giornali
parlati
»
cui
partecipano
scrittori
che
presentano
í
nuovi
romanzi
,
scienziati
,
stakanovisti
,
campioni
sportivi
.
È
presentato
di
solito
diviso
in
«
pagine
»
e
«
rubriche
»
,
come
un
giornale
,
col
suo
«
articolo
di
fondo
»
,
ecc
...
La
sala
da
ballo
è
anche
scuola
di
ballo
.
In
queste
cose
l
'
elemento
didattico
non
manca
mai
.
E
invitarci
a
ballare
con
la
gioventù
leningradese
è
anche
volerci
insegnare
le
loro
danze
popolari
.
I
giovani
e
le
ragazze
che
frequentano
la
Casa
della
cultura
sembrano
di
famiglie
operaie
,
tipi
allegri
e
semplici
,
non
dissimili
da
quelli
di
Mosca
,
a
quel
che
mi
sembra
.
Non
si
perde
mai
tempo
,
alla
Casa
della
cultura
,
come
in
generale
nella
vita
sovietica
.
La
casa
«
Kirov
»
ha
una
sala
cinematografica
nella
quale
,
come
sempre
qui
,
s
'
entra
solo
ad
inizio
di
spettacolo
.
Prima
della
fine
di
ogni
spettacolo
,
quelli
che
attendono
d
'
entrare
siedono
in
una
sala
d
'
aspetto
musicale
,
dove
una
piccola
orchestra
dà
un
concerto
.
Il
film
comincia
,
gli
spettatori
entrano
in
sala
,
gli
orchestrali
se
ne
vanno
.
StampaQuotidiana ,
Leningrado
,
mercoledì
-
La
fabbrica
di
caramelle
Micojan
ha
reparti
luminosi
,
aria
condizionata
da
ventilatori
,
aiuolette
di
piante
da
fiore
tra
le
macchine
,
operaie
giovani
sgambettanti
nei
corti
grembiuli
bianchi
,
macchinari
bellissimi
(
un
giorno
forse
scriverò
un
inno
a
una
impastatrice
:
la
poltiglia
caramellosa
ruota
intorno
a
due
perni
e
cambia
colore
a
poco
a
poco
,
con
filamenti
e
tentacoli
di
sfumature
sempre
diverse
)
,
caramelle
d
'
ogni
genere
che
ci
fanno
assaggiare
in
ogni
reparto
e
in
ogni
fase
della
lavorazione
.
La
fabbrica
Micojan
ha
un
nido
d
'
infanzia
dove
troviamo
bambini
tondi
e
lustri
come
caramelle
che
giocano
nel
giardino
,
ben
incappucciati
e
ben
calzati
.
Il
nido
d
'
infanzia
ha
belle
sale
per
i
bimbi
delle
varie
età
;
tutte
arredate
e
decorate
con
cura
minuziosa
e
buon
gusto
.
Ci
sono
acquari
con
pesci
rossi
,
gabbie
con
pappagallini
verdi
.
Molti
giocattoli
.
Tra
le
bambole
ce
n
'
è
sempre
qualcuna
negra
o
cinese
,
per
imparare
a
essere
amici
con
tutte
le
razze
.
Appena
entrato
in
U.R.S.S.
,
m
'
era
venuto
il
sospetto
che
le
vere
vincitrici
della
Rivoluzione
fossero
le
donne
.
Adesso
ho
cambiato
idea
:
l
'
hanno
vinta
i
bambini
.
Che
siano
dunque
loro
,
la
«
nuova
classe
privilegiata
»
che
secondo
certi
giornalisti
si
sarebbe
formata
in
U.R.S.S.
?
Non
possono
essere
che
loro
!
Tutta
la
vita
sovietica
pare
abbia
al
suo
centro
i
bambini
,
sia
tutta
in
funzione
dei
bambini
.
Che
siano
i
meglio
vestiti
di
tutti
non
c
'
è
dubbio
;
basta
vederli
per
le
strade
,
tutti
con
quei
pellicciotti
e
quelle
uose
che
vorrei
venissero
di
moda
anche
per
i
grandi
.
Di
tutte
le
opere
pubbliche
le
istituzioni
che
andiamo
visitando
,
quelle
che
riguardano
l
'
infanzia
e
la
fanciullezza
sono
le
più
belle
,
le
più
ricche
,
le
più
curate
.
Giovedì
mattina
Visitiamo
un
asilo
d
'
infanzia
,
uno
dei
diciassette
asili
d
'
infanzia
dell
'
arrondissement
Lenin
(
che
è
uno
dei
sei
arrondissement
di
Leningrado
)
.
È
sotto
il
patronato
di
una
fabbrica
di
gomme
dei
paraggi
,
ma
è
un
asilo
di
rione
,
cui
possono
portare
i
bambini
tutte
le
donne
del
rione
.
Questo
è
per
i
più
piccoli
:
da
due
mesi
a
un
anno
.
Nell
'
atrio
vedo
giornali
murali
per
le
madri
che
vengono
a
portare
i
bambini
,
cartelloni
per
insegnare
la
profilassi
delle
malattie
dell
'
infanzia
,
per
insegnare
come
vanno
lavati
i
bambini
,
come
devono
dormire
,
come
devono
mangiare
la
pappa
.
I
bambini
di
due
mesi
hanno
la
loro
palestra
,
dove
le
bambinaie
fanno
loro
muovere
con
flessioni
ritmiche
le
piccole
gambe
e
braccia
.
Proseguendo
nella
serie
delle
palestre
,
troviamo
presto
i
primi
attrezzi
:
sonagli
e
palle
di
celluloide
appesi
ad
un
filo
sopra
il
lettino
.
Vedo
,
in
una
piccola
camerata
,
i
bambini
dormire
in
sacchi
imbottiti
da
cui
escono
solo
i
rossi
visi
,
con
le
finestre
aperte
alla
corrente
gelida
.
Ne
sono
molto
contento
;
io
non
l
'
ho
mai
fatto
,
ma
dev
'
essere
il
modo
di
dormire
più
sano
e
bello
che
esista
.
Nella
stanza
per
imparare
a
camminare
,
la
maestra
suona
all
'
immancabile
pianoforte
la
canzone
dell
'
aeroplano
,
e
i
bambini
che
sanno
già
stare
in
piedi
fanno
il
gioco
dell
'
aeroplano
che
va
a
Mosca
.
In
quest
'
altra
stanza
s
'
impara
a
salire
le
scale
.
C
'
è
una
casetta
di
legno
tutta
colorata
,
alla
cui
porta
si
sale
per
una
scaletta
di
cinque
o
sei
gradini
;
la
porta
d
'
uscita
invece
dà
su
uno
scivolo
.
I
bambini
si
divertono
a
fare
la
scivolata
e
appena
a
terra
vogliono
tornar
su
e
scivolare
di
nuovo
.
Così
imparano
a
salire
i
gradini
.
E
hanno
-
penso
io
-
la
preziosissima
conquista
di
uno
scivolatoio
di
loro
incontrastato
dominio
,
fornito
dallo
Stato
:
cosa
che
noialtri
da
bambini
-
quando
per
scivolare
avevamo
solo
la
ringhiera
di
casa
,
e
di
nascosto
dai
grandi
!
-
non
ci
saremmo
mai
sognati
.
Mi
piace
tutto
in
questo
asilo
.
Dall
'
armadietto
che
ha
ogni
bambino
per
la
sua
roba
(
contrassegnato
da
una
figurina
di
animale
e
di
frutto
,
perché
ognuno
deve
saper
riconoscere
il
suo
)
,
ai
giochi
metodologici
per
provare
lo
sviluppo
dell
'
intelligenza
,
agli
scaffali
-
razionali
come
biblioteche
-
dove
vengono
conservati
i
piccoli
vasi
da
notte
personali
.
I
quadri
alle
pareti
sono
allegri
e
fantasiosi
,
spesso
ispirati
al
mondo
della
natura
e
degli
animali
.
Osservo
che
in
ogni
stanza
c
'
è
in
un
angolo
un
finto
albero
,
smilzo
e
nudo
,
alto
come
un
uomo
.
Ai
rami
di
questi
alberi
sono
appese
foglie
secche
di
carta
(
è
autunno
)
,
Tra
poco
le
foglie
saranno
sostituite
da
fiocchi
di
bambagia
;
a
primavera
,
fiori
,
ed
in
estate
frutti
.
Pomeriggio
Allo
«
Zimny
Stadion
»
,
lo
stadio
d
'
inverno
di
Leningrado
.
Grande
campo
coperto
che
sotto
gli
zar
serviva
da
maneggio
per
gli
aristocratici
.
Lenin
vi
tenne
due
dei
suoi
ultimi
discorsi
.
Ora
è
attrezzato
per
14
sport
e
frequentato
tutto
il
giorno
:
al
mattino
dai
bambini
,
al
pomeriggio
dagli
studenti
,
alla
sera
dalle
società
sportive
.
Assistiamo
alle
finali
di
ginnastica
tra
le
rappresentative
cittadine
delle
varie
società
.
Dalle
tribune
vediamo
una
ventina
di
gare
svolgersi
contemporaneamente
:
parallele
,
anelli
,
cavallo
,
ginnastica
artistica
,
ginnastica
acrobatica
.
A
ogni
quadrato
in
cui
si
svolge
un
esercizio
,
ci
sono
un
presidente
al
suo
tavolo
e
quattro
giudici
,
seduti
uno
per
angolo
:
ognuno
ha
sulle
ginocchia
una
cartella
con
dei
grossi
numeri
.
Dopo
ogni
esercizio
i
quattro
giudici
mostrano
il
proprio
voto
al
presidente
e
al
pubblico
.
Se
danno
voti
simili
il
presidente
fa
la
media
,
se
c
'
è
uno
scarto
di
più
di
cinque
punti
,
i
giudici
sono
convocati
dal
presidente
a
discutere
le
ragioni
del
loro
punteggio
e
ad
accordarsi
.
Assisto
ad
una
gara
di
ginnastica
acrobatica
.
Io
faccio
il
tifo
per
la
«
Trud
Reserve
»
,
la
società
delle
«
Riserve
di
mano
d
'
opera
»
,
le
cui
scuole
professionali
ho
visitato
a
Mosca
.
Ragazze
muscolosissime
con
le
trecce
e
ragazzi
rapati
e
tarchiati
spiccano
triple
capriole
o
si
sollevano
tenendosi
su
una
mano
.
Faccio
amicizia
con
due
atleti
che
attendono
il
loro
turno
:
marito
e
moglie
,
giovanissimi
,
studenti
,
biondi
e
snelli
e
gentili
.
Attendo
finché
non
tocca
a
loro
e
finché
non
si
sanno
í
risultati
finali
:
sono
due
campioni
assai
quotati
e
anche
stavolta
vincono
.
Me
ne
vado
tutto
contento
.
Sera
Al
Teatro
dell
'
Opera
assistiamo
al
Lago
dei
cigni
,
di
Ciaikovski
,
dal
palco
degli
zar
.
Il
posto
che
doveva
essere
dello
zar
è
toccato
al
compagno
C
.
,
operaio
dell
'
Ansaldo
di
Genova
.