CUORE ( DE_AMICIS EDMONDO , 1886 )
Narrativa ,
ÿþQuesto
libro
è
particolarmente
dedicato
ai
ragazzi
delle
scuole
elementari
,
i
quali
sono
tra
i
nove
e
i
tredici
anni
,
e
si
potrebbe
intitolare
:
Storia
d
'
un
anno
scolastico
,
scritta
da
un
alunno
di
terza
d
'
una
scuola
municipale
d
'
Italia
.
-
Dicendo
scritta
da
un
alunno
di
terza
,
non
voglio
dire
che
l
'
abbia
scritta
propriamente
lui
,
tal
qual
è
stampata
.
Egli
notava
man
mano
in
un
quaderno
,
come
sapeva
,
quello
che
aveva
visto
,
sentito
,
pensato
,
nella
scuola
e
fuori
;
e
suo
padre
,
in
fin
d
'
anno
,
scrisse
queste
pagine
su
quelle
note
,
studiandosi
di
non
alterare
il
pensiero
,
e
di
conservare
,
quanto
fosse
possibile
,
le
parole
del
figliuolo
.
Il
quale
poi
,
quattro
anni
dopo
,
essendo
già
nel
Ginnasio
,
rilesse
il
manoscritto
e
v
'
aggiunse
qualcosa
di
suo
,
valendosi
della
memoria
ancor
fresca
delle
persone
e
delle
cose
.
Ora
leggete
questo
libro
,
ragazzi
:
io
spero
che
ne
sarete
contenti
e
che
vi
farà
del
bene
.
OTTOBRE
Il
primo
giorno
di
scuola
17
,
lunedì
Oggi
primo
giorno
di
scuola
.
Passarono
come
un
sogno
quei
tre
mesi
di
vacanza
in
campagna
!
Mia
madre
mi
condusse
questa
mattina
alla
Sezione
Baretti
a
farmi
inscrivere
per
la
terza
elementare
:
io
pensavo
alla
campagna
e
andavo
di
mala
voglia
.
Tutte
le
strade
brulicavano
di
ragazzi
;
le
due
botteghe
di
libraio
erano
affollate
di
padri
e
di
madri
che
compravano
zaini
,
cartelle
e
quaderni
,
e
davanti
alla
scuola
s
'
accalcava
tanta
gente
che
il
bidello
e
la
guardia
civica
duravan
fatica
a
tenere
sgombra
la
porta
.
Vicino
alla
porta
,
mi
sentii
toccare
una
spalla
:
era
il
mio
maestro
della
seconda
,
sempre
allegro
,
coi
suoi
capelli
rossi
arruffati
,
che
mi
disse
:
-
Dunque
,
Enrico
,
siamo
separati
per
sempre
?
-
Io
lo
sapevo
bene
;
eppure
mi
fecero
pena
quelle
parole
.
Entrammo
a
stento
.
Signore
,
signori
,
donne
del
popolo
,
operai
,
ufficiali
,
nonne
,
serve
,
tutti
coi
ragazzi
per
una
mano
e
i
libretti
di
promozione
nell
'
altra
,
empivan
la
stanza
d
'
entrata
e
le
scale
,
facendo
un
ronzio
che
pareva
d
'
entrare
in
un
teatro
.
Lo
rividi
con
piacere
quel
grande
camerone
a
terreno
,
con
le
porte
delle
sette
classi
,
dove
passai
per
tre
anni
quasi
tutti
i
giorni
.
C
'
era
folla
,
le
maestre
andavano
e
venivano
.
La
mia
maestra
della
prima
superiore
mi
salutò
di
sulla
porta
della
classe
e
mi
disse
:
-
Enrico
,
tu
vai
al
piano
di
sopra
,
quest
'
anno
;
non
ti
vedrò
nemmen
più
passare
!
-
e
mi
guardò
con
tristezza
.
Il
Direttore
aveva
intorno
delle
donne
tutte
affannate
perché
non
c
'
era
più
posto
per
i
loro
figliuoli
,
e
mi
parve
ch
'
egli
avesse
la
barba
un
poco
più
bianca
che
l
'
anno
passato
.
Trovai
dei
ragazzi
cresciuti
,
ingrassati
.
Al
pian
terreno
,
dove
s
'
eran
già
fatte
le
ripartizioni
,
c
'
erano
dei
bambini
delle
prime
inferiori
che
non
volevano
entrare
nella
classe
e
s
'
impuntavano
come
somarelli
,
bisognava
che
li
tirassero
dentro
a
forza
;
e
alcuni
scappavano
dai
banchi
;
altri
,
al
veder
andar
via
i
parenti
,
si
mettevano
a
piangere
,
e
questi
dovevan
tornare
indietro
a
consolarli
o
a
ripigliarseli
,
e
le
maestre
si
disperavano
.
Il
mio
piccolo
fratello
fu
messo
nella
classe
della
maestra
Delcati
;
io
dal
maestro
Perboni
,
su
al
primo
piano
.
Alle
dieci
eravamo
tutti
in
classe
:
cinquantaquattro
:
appena
quindici
o
sedici
dei
miei
compagni
della
seconda
,
fra
i
quali
Derossi
,
quello
che
ha
sempre
il
primo
premio
.
Mi
parve
così
piccola
e
triste
la
scuola
pensando
ai
boschi
,
alle
montagne
dove
passai
l
'
estate
!
Anche
ripensavo
al
mio
maestro
di
seconda
,
così
buono
,
che
rideva
sempre
con
noi
,
e
piccolo
,
che
pareva
un
nostro
compagno
,
e
mi
rincresceva
di
non
vederlo
più
là
,
coi
suoi
capelli
rossi
arruffati
.
Il
nostro
maestro
è
alto
,
senza
barba
coi
capelli
grigi
e
lunghi
,
e
ha
una
ruga
diritta
sulla
fronte
;
ha
la
voce
grossa
,
e
ci
guarda
tutti
fisso
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
come
per
leggerci
dentro
;
e
non
ride
mai
.
Io
dicevo
tra
me
:
-
Ecco
il
primo
giorno
.
Ancora
nove
mesi
.
Quanti
lavori
,
quanti
esami
mensili
,
quante
fatiche
!
-
Avevo
proprio
bisogno
di
trovar
mia
madre
all
'
uscita
e
corsi
a
baciarle
la
mano
.
Essa
mi
disse
:
-
Coraggio
Enrico
!
Studieremo
insieme
.
-
E
tornai
a
casa
contento
.
Ma
non
ho
più
il
mio
maestro
,
con
quel
sorriso
buono
e
allegro
,
e
non
mi
par
più
bella
come
prima
la
scuola
.
Il
nostro
maestro
18
,
martedì
Anche
il
mio
nuovo
maestro
mi
piace
,
dopo
questa
mattina
.
Durante
l
'
entrata
,
mentre
egli
era
già
seduto
al
suo
posto
,
s
'
affacciava
di
tanto
in
tanto
alla
porta
della
classe
qualcuno
dei
suoi
scolari
dell
'
anno
scorso
,
per
salutarlo
;
s
'
affacciavano
,
passando
,
e
lo
salutavano
:
-
Buongiorno
,
signor
maestro
.
-
Buon
giorno
,
signor
Perboni
;
-
alcuni
entravano
,
gli
toccavan
la
mano
e
scappavano
.
Si
vedeva
che
gli
volevan
bene
e
che
avrebbero
voluto
tornare
con
lui
.
Egli
rispondeva
:
-
Buon
giorno
,
-
stringeva
le
mani
che
gli
porgevano
;
ma
non
guardava
nessuno
,
ad
ogni
saluto
rimaneva
serio
,
con
la
sua
ruga
diritta
sulla
fronte
,
voltato
verso
la
finestra
,
e
guardava
il
tetto
della
casa
di
faccia
,
e
invece
di
rallegrarsi
di
quei
saluti
,
pareva
che
ne
soffrisse
.
Poi
guardava
noi
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
attento
.
Dettando
,
discese
a
passeggiare
in
mezzo
ai
banchi
,
e
visto
un
ragazzo
che
aveva
il
viso
tutto
rosso
di
bollicine
,
smise
di
dettare
,
gli
prese
il
viso
fra
le
mani
e
lo
guardò
;
poi
gli
domandò
che
cos
'
aveva
e
gli
posò
una
mano
sulla
fronte
per
sentir
s
'
era
calda
.
In
quel
mentre
,
un
ragazzo
dietro
di
lui
si
rizzò
sul
banco
e
si
mise
a
fare
la
marionetta
.
Egli
si
voltò
tutt
'
a
un
tratto
;
il
ragazzo
risedette
d
'
un
colpo
,
e
restò
lì
,
col
capo
basso
,
ad
aspettare
il
castigo
.
Il
maestro
gli
pose
una
mano
sul
capo
e
gli
disse
:
-
Non
lo
far
più
.
-
Nient
'
altro
.
Tornò
al
tavolino
e
finì
di
dettare
.
Finito
di
dettare
,
ci
guardò
un
momento
in
silenzio
;
poi
disse
adagio
adagio
,
con
la
sua
voce
grossa
,
ma
buona
:
-
Sentite
.
Abbiamo
un
anno
da
passare
insieme
.
Vediamo
di
passarlo
bene
.
Studiate
e
siate
buoni
.
Io
non
ho
famiglia
.
La
mia
famiglia
siete
voi
.
Avevo
ancora
mia
madre
l
'
anno
scorso
:
mi
è
morta
.
Son
rimasto
solo
.
Non
ho
più
che
voi
al
mondo
,
non
ho
più
altro
affetto
,
altro
pensiero
che
voi
.
Voi
dovete
essere
i
miei
figliuoli
.
Io
vi
voglio
bene
,
bisogna
che
vogliate
bene
a
me
.
Non
voglio
aver
da
punire
nessuno
.
Mostratemi
che
siete
ragazzi
di
cuore
;
la
nostra
scuola
sarà
una
famiglia
e
voi
sarete
la
mia
consolazione
e
la
mia
alterezza
.
Non
vi
domando
una
promessa
a
parole
;
son
certo
che
,
nel
vostro
cuore
,
m
'
avete
già
detto
di
sì
.
E
vi
ringrazio
.
-
In
quel
punto
entrò
il
bidello
a
dare
il
finis
.
Uscimmo
tutti
dai
banchi
zitti
zitti
.
Il
ragazzo
che
s
'
era
rizzato
sul
banco
s
'
accostò
al
maestro
,
e
gli
disse
con
voce
tremante
:
-
Signor
maestro
,
mi
perdoni
.
-
Il
maestro
lo
baciò
in
fronte
e
gli
disse
:
-
Va
'
,
figliuol
mio
.
Una
disgrazia
21
,
venerdì
L
'
anno
è
cominciato
con
una
disgrazia
.
Andando
alla
scuola
,
questa
mattina
,
io
ripetevo
a
mio
padre
quelle
parole
del
maestro
,
quando
vedemmo
la
strada
piena
di
gente
,
che
si
serrava
davanti
alla
porta
della
Sezione
.
Mio
padre
disse
subito
:
-
Una
disgrazia
!
L
'
anno
comincia
male
!
-
Entrammo
a
gran
fatica
.
Il
grande
camerone
era
affollato
di
parenti
e
di
ragazzi
,
che
i
maestri
non
riuscivano
a
tirar
nelle
classi
,
e
tutti
eran
rivolti
verso
la
stanza
del
Direttore
,
e
s
'
udiva
dire
:
-
Povero
ragazzo
!
Povero
Robetti
!
-
Al
disopra
delle
teste
,
in
fondo
alla
stanza
piena
di
gente
,
si
vedeva
l
'
elmetto
d
'
una
guardia
civica
e
la
testa
calva
del
Direttore
:
poi
entrò
un
signore
col
cappello
alto
,
e
tutti
dissero
:
-
È
il
medico
.
-
Mio
padre
domandò
a
un
maestro
:
-
Cos
'
è
stato
?
-
Gli
è
passata
la
ruota
sul
piede
,
-
rispose
.
-
Gli
ha
rotto
il
piede
,
-
disse
un
altro
.
Era
un
ragazzo
della
seconda
,
che
venendo
a
scuola
per
via
Dora
Grossa
e
vedendo
un
bimbo
della
prima
inferiore
,
sfuggito
a
sua
madre
,
cadere
in
mezzo
alla
strada
,
a
pochi
passi
da
un
omnibus
che
gli
veniva
addosso
,
era
accorso
arditamente
,
l
'
aveva
afferrato
e
messo
in
salvo
;
ma
non
essendo
stato
lesto
a
ritirare
il
piede
,
la
ruota
dell
'
omnibus
gli
era
passata
su
.
È
figliuolo
d
'
un
capitano
d
'
artiglieria
.
Mentre
ci
raccontavano
questo
,
una
signora
entrò
nel
camerone
come
una
pazza
,
rompendo
la
folla
:
era
la
madre
di
Robetti
,
che
avevan
mandato
a
chiamare
;
un
'
altra
signora
le
corse
incontro
,
e
le
gettò
le
braccia
al
collo
,
singhiozzando
:
era
la
madre
del
bambino
salvato
.
Tutt
'
e
due
si
slanciarono
nella
stanza
,
e
s
'
udì
un
grido
disperato
:
-
Oh
Giulio
mio
!
Bambino
mio
!
-
In
quel
momento
si
fermò
una
carrozza
davanti
alla
porta
,
e
poco
dopo
comparve
il
Direttore
col
ragazzo
in
braccio
,
che
appoggiava
il
capo
sulla
sua
spalla
,
col
viso
bianco
e
gli
occhi
chiusi
.
Tutti
stettero
zitti
:
si
sentivano
i
singhiozzi
della
madre
.
Il
Direttore
si
arrestò
un
momento
,
pallido
,
e
sollevò
un
poco
il
ragazzo
con
tutt
'
e
due
le
braccia
per
mostrarlo
alla
gente
.
E
allora
maestri
,
maestre
,
parenti
,
ragazzi
,
mormorarono
tutti
insieme
:
-
Bravo
,
Robetti
!
-
Bravo
,
povero
bambino
!
-
e
gli
mandavano
dei
baci
;
le
maestre
e
i
ragazzi
che
gli
erano
intorno
,
gli
baciaron
le
mani
e
le
braccia
.
Egli
aperse
gli
occhi
,
e
disse
:
-
La
mia
cartella
!
-
La
madre
del
piccino
salvato
gliela
mostrò
piangendo
e
gli
disse
:
-
Te
la
porto
io
,
caro
angiolo
,
te
la
porto
io
.
-
E
intanto
sorreggeva
la
madre
del
ferito
,
che
si
copriva
il
viso
con
le
mani
.
Uscirono
,
adagiarono
il
ragazzo
nella
carrozza
,
la
carrozza
partì
.
E
allora
rientrammo
tutti
nella
scuola
,
in
silenzio
.
Il
ragazzo
calabrese
22
,
sabato
Ieri
sera
,
mentre
il
maestro
ci
dava
notizie
del
povero
Robetti
,
che
dovrà
camminare
con
le
stampelle
,
entrò
il
Direttore
con
un
nuovo
iscritto
,
un
ragazzo
di
viso
molto
bruno
,
coi
capelli
neri
,
con
gli
occhi
grandi
e
neri
,
con
le
sopracciglia
folte
e
raggiunte
sulla
fronte
,
tutto
vestito
di
scuro
,
con
una
cintura
di
marocchino
nero
intorno
alla
vita
.
Il
Direttore
,
dopo
aver
parlato
nell
'
orecchio
al
maestro
,
se
ne
uscì
,
lasciandogli
accanto
il
ragazzo
,
che
guardava
noi
con
quegli
occhioni
neri
,
come
spaurito
.
Allora
il
maestro
gli
prese
una
mano
,
e
disse
alla
classe
:
-
Voi
dovete
essere
contenti
.
Oggi
entra
nella
scuola
un
piccolo
italiano
nato
a
Reggio
di
Calabria
,
a
più
di
cinquecento
miglia
di
qua
.
Vogliate
bene
al
vostro
fratello
venuto
di
lontano
.
Egli
è
nato
in
una
terra
gloriosa
,
che
diede
all
'
Italia
degli
uomini
illustri
,
e
le
dà
dei
forti
lavoratori
e
dei
bravi
soldati
;
in
una
delle
più
belle
terre
della
nostra
patria
,
dove
son
grandi
foreste
e
grandi
montagne
,
abitate
da
un
popolo
pieno
d
'
ingegno
,
di
coraggio
.
Vogliategli
bene
,
in
maniera
che
non
s
'
accorga
di
esser
lontano
dalla
città
dove
è
nato
;
fategli
vedere
che
un
ragazzo
italiano
,
in
qualunque
scuola
italiana
metta
il
piede
,
ci
trova
dei
fratelli
.
Detto
questo
s
'
alzò
e
segnò
sulla
carta
murale
d
'
Italia
il
punto
dov
'
è
Reggio
di
Calabria
.
Poi
chiamò
forte
:
-
Ernesto
Derossi
!
-
quello
che
ha
sempre
il
primo
premio
.
Derossi
s
'
alzò
.
-
Vieni
qua
,
-
disse
il
maestro
.
Derossi
uscì
dal
banco
e
s
'
andò
a
mettere
accanto
al
tavolino
,
in
faccia
al
calabrese
.
-
Come
primo
della
scuola
,
-
gli
disse
il
maestro
,
-
dà
l
'
abbraccio
del
benvenuto
,
in
nome
di
tutta
la
classe
,
al
nuovo
compagno
;
l
'
abbraccio
dei
figliuoli
del
Piemonte
al
figliuolo
della
Calabria
.
-
Derossi
abbracciò
il
calabrese
,
dicendo
con
la
sua
voce
chiara
:
-
Benvenuto
!
-
e
questi
baciò
lui
sulle
due
guancie
,
con
impeto
.
Tutti
batterono
le
mani
.
-
Silenzio
!
-
gridò
il
maestro
,
-
non
si
batton
le
mani
in
iscuola
!
-
Ma
si
vedeva
che
era
contento
.
Anche
il
calabrese
era
contento
.
Il
maestro
gli
assegnò
il
posto
e
lo
accompagnò
al
banco
.
Poi
disse
ancora
:
-
Ricordatevi
bene
di
quello
che
vi
dico
.
Perché
questo
fatto
potesse
accadere
,
che
un
ragazzo
calabrese
fosse
come
in
casa
sua
a
Torino
e
che
un
ragazzo
di
Torino
fosse
come
a
casa
propria
a
Reggio
di
Calabria
,
il
nostro
paese
lottò
per
cinquant
'
anni
e
trentamila
italiani
morirono
.
Voi
dovete
rispettarvi
,
amarvi
tutti
fra
voi
;
ma
chi
di
voi
offendesse
questo
compagno
perché
non
è
nato
nella
nostra
provincia
,
si
renderebbe
indegno
di
alzare
mai
più
gli
occhi
da
terra
quando
passa
una
bandiera
tricolore
.
-
Appena
il
calabrese
fu
seduto
al
posto
,
i
suoi
vicini
gli
regalarono
delle
penne
e
una
stampa
,
e
un
altro
ragazzo
,
dall
'
ultimo
banco
,
gli
mandò
un
francobollo
di
Svezia
.
I
miei
compagni
25
,
martedì
Il
ragazzo
che
mandò
il
francobollo
al
calabrese
è
quello
che
mi
piace
più
di
tutti
,
si
chiama
Garrone
,
è
il
più
grande
della
classe
ha
quasi
quattordici
anni
,
la
testa
grossa
,
le
spalle
larghe
;
è
buono
,
si
vede
quando
sorride
;
ma
pare
che
pensi
sempre
,
come
un
uomo
.
Ora
ne
conosco
già
molti
dei
miei
compagni
.
Un
altro
mi
piace
pure
,
che
ha
nome
Coretti
,
e
porta
una
maglia
color
cioccolata
e
un
berretto
di
pelo
di
gatto
:
sempre
allegro
,
figliuolo
d
'
un
rivenditore
di
legna
,
che
è
stato
soldato
nella
guerra
del
66
,
nel
quadrato
del
principe
Umberto
,
e
dicono
che
ha
tre
medaglie
.
C
'
è
il
piccolo
Nelli
,
un
povero
gobbino
,
gracile
e
col
viso
smunto
.
C
'
è
uno
molto
ben
vestito
,
che
si
leva
sempre
i
peluzzi
dai
panni
,
e
si
chiama
Votini
.
Nel
banco
davanti
al
mio
c
'
è
un
ragazzo
che
chiamano
il
muratorino
,
perché
suo
padre
è
muratore
;
una
faccia
tonda
come
una
mela
con
un
naso
a
pallottola
:
egli
ha
un
'
abilità
particolare
,
sa
fare
il
muso
di
lepre
,
e
tutti
gli
fanno
fare
il
muso
di
lepre
,
e
ridono
;
porta
un
piccolo
cappello
a
cencio
che
tiene
appallottolato
in
tasca
come
un
fazzoletto
.
Accanto
al
muratorino
c
'
è
Garoffi
,
un
coso
lungo
e
magro
col
naso
a
becco
di
civetta
e
gli
occhi
molto
piccoli
,
che
traffica
sempre
con
pennini
,
immagini
e
scatole
di
fiammiferi
,
e
si
scrive
la
lezione
sulle
unghie
,
per
leggerla
di
nascosto
.
C
'
è
poi
un
signorino
,
Carlo
Nobis
,
che
sembra
molto
superbo
,
ed
è
in
mezzo
a
due
ragazzi
che
mi
son
simpatici
:
il
figliuolo
d
'
un
fabbro
ferraio
,
insaccato
in
una
giacchetta
che
gli
arriva
al
ginocchio
,
pallido
che
par
malato
e
ha
sempre
l
'
aria
spaventata
e
non
ride
mai
;
e
uno
coi
capelli
rossi
,
che
ha
un
braccio
morto
,
e
lo
porta
appeso
al
collo
:
suo
padre
è
andato
in
America
e
sua
madre
va
attorno
a
vendere
erbaggi
.
È
anche
un
tipo
curioso
il
mio
vicino
di
sinistra
,
-
Stardi
,
-
piccolo
e
tozzo
,
senza
collo
,
un
grugnone
che
non
parla
con
nessuno
,
e
pare
che
capisca
poco
,
ma
sta
attento
al
maestro
senza
batter
palpebra
,
con
la
fronte
corrugata
e
coi
denti
stretti
:
e
se
lo
interrogano
quando
il
maestro
parla
,
la
prima
e
la
seconda
volta
non
risponde
,
la
terza
volta
tira
un
calcio
.
E
ha
daccanto
una
faccia
tosta
e
trista
,
uno
che
si
chiama
Franti
,
che
fu
già
espulso
da
un
'
altra
Sezione
.
Ci
sono
anche
due
fratelli
,
vestiti
eguali
,
che
si
somigliano
a
pennello
,
e
portano
tutti
e
due
un
cappello
alla
calabrese
,
con
una
penna
di
fagiano
.
Ma
il
più
bello
di
tutti
,
quello
che
ha
più
ingegno
,
che
sarà
il
primo
di
sicuro
anche
quest
'
anno
,
è
Derossi
;
e
il
maestro
,
che
l
'
ha
già
capito
lo
interroga
sempre
.
Io
però
voglio
bene
a
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
,
quello
della
giacchetta
lunga
,
che
pare
un
malatino
;
dicono
che
suo
padre
lo
batte
;
è
molto
timido
,
e
ogni
volta
che
interroga
o
tocca
qualcuno
dice
:
-
Scusami
,
-
e
guarda
con
gli
occhi
buoni
e
tristi
.
Ma
Garrone
è
il
più
grande
e
il
più
buono
.
Un
tratto
generoso
26
,
mercoledì
E
si
diede
a
conoscere
appunto
questa
mattina
,
Garrone
.
Quando
entrai
nella
scuola
,
-
un
poco
tardi
,
ché
m
'
avea
fermato
la
maestra
di
prima
superiore
per
domandarmi
a
che
ora
poteva
venir
a
casa
a
trovarci
,
-
il
maestro
non
c
'
era
ancora
,
e
tre
o
quattro
ragazzi
tormentavano
il
povero
Crossi
,
quello
coi
capelli
rossi
,
che
ha
un
braccio
morto
,
e
sua
madre
vende
erbaggi
.
Lo
stuzzicavano
colle
righe
,
gli
buttavano
in
faccia
delle
scorze
di
castagne
,
e
gli
davan
dello
storpio
e
del
mostro
,
contraffacendolo
,
col
suo
braccio
al
collo
.
Ed
egli
tutto
solo
in
fondo
al
banco
,
smorto
,
stava
a
sentire
,
guardando
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
con
gli
occhi
supplichevoli
,
perché
lo
lasciassero
stare
.
Ma
gli
altri
sempre
più
lo
sbeffavano
,
ed
egli
cominciò
a
tremare
e
a
farsi
rosso
dalla
rabbia
.
A
un
tratto
Franti
,
quella
brutta
faccia
,
salì
sur
un
banco
,
e
facendo
mostra
di
portar
due
cesti
sulle
braccia
,
scimmiottò
la
mamma
di
Crossi
,
quando
veniva
a
aspettare
il
figliuolo
alla
porta
,
perché
ora
è
malata
.
Molti
si
misero
a
ridere
forte
.
Allora
Crossi
perse
la
testa
e
afferrato
un
calamaio
glie
lo
scaraventò
al
capo
di
tutta
forza
,
ma
Franti
fece
civetta
,
e
il
calamaio
andò
a
colpire
nel
petto
il
maestro
che
entrava
.
Tutti
scapparono
al
posto
,
e
fecero
silenzio
,
impauriti
.
Il
maestro
,
pallido
,
salì
al
tavolino
,
e
con
voce
alterata
domandò
:
-
Chi
è
stato
?
Nessuno
rispose
.
Il
maestro
gridò
un
'
altra
volta
,
alzando
ancora
la
voce
:
-
Chi
è
?
Allora
Garrone
,
mosso
a
pietà
del
povero
Crossi
,
si
alzò
di
scatto
,
e
disse
risolutamente
:
-
Son
io
.
Il
maestro
lo
guardò
,
guardò
gli
scolari
stupiti
;
poi
disse
con
voce
tranquilla
:
-
Non
sei
tu
.
E
dopo
un
momento
:
-
Il
colpevole
non
sarà
punito
.
S
'
alzi
!
Il
Crossi
s
'
alzò
,
e
disse
piangendo
:
-
Mi
picchiavano
e
m
'
insultavano
,
io
ho
perso
la
testa
,
ho
tirato
...
-
Siedi
,
-
disse
il
maestro
.
-
S
'
alzino
quelli
che
lo
han
provocato
.
Quattro
s
'
alzarono
col
capo
chino
.
-
Voi
,
-
disse
il
maestro
,
-
avete
insultato
un
compagno
che
non
vi
provocava
,
schernito
un
disgraziato
,
percosso
un
debole
che
non
si
può
difendere
.
Avete
commesso
una
delle
azioni
più
basse
,
più
vergognose
di
cui
si
possa
macchiare
una
creatura
umana
.
Vigliacchi
!
Detto
questo
,
scese
tra
i
banchi
,
mise
una
mano
sotto
il
mento
a
Garrone
,
che
stava
col
viso
basso
,
e
fattogli
alzare
il
viso
,
lo
fissò
negli
occhi
,
e
gli
disse
:
-
Tu
sei
un
'
anima
nobile
.
Garrone
,
colto
il
momento
,
mormorò
non
so
che
parole
nell
'
orecchio
al
maestro
,
e
questi
,
voltatosi
verso
i
quattro
colpevoli
,
disse
bruscamente
:
-
Vi
perdono
.
La
mia
maestra
di
prima
superiore
27
,
giovedì
La
mia
maestra
ha
mantenuto
la
promessa
,
è
venuta
oggi
a
casa
,
nel
momento
che
stavo
per
uscire
con
mia
madre
,
per
portar
biancheria
a
una
donna
povera
,
raccomandata
dalla
Gazzetta
.
Era
un
anno
che
non
l
'
avevamo
più
vista
in
casa
nostra
.
Tutti
le
abbiamo
fatto
festa
.
È
sempre
quella
,
piccola
,
col
suo
velo
verde
intorno
al
cappello
,
vestita
alla
buona
e
pettinata
male
,
ché
non
ha
tempo
di
rilisciarsi
;
ma
un
poco
più
scolorita
che
l
'
anno
passato
,
con
qualche
capello
bianco
,
e
tosse
sempre
.
Mia
madre
glie
l
'
ha
detto
:
-
E
la
salute
,
cara
maestra
?
Lei
non
si
riguarda
abbastanza
!
-
Eh
,
non
importa
,
-
ha
risposto
,
col
suo
sorriso
allegro
insieme
e
malinconico
.
-
Lei
parla
troppo
forte
,
-
ha
soggiunto
mia
madre
,
-
si
affanna
troppo
coi
suoi
ragazzi
.
-
È
vero
;
si
sente
sempre
la
sua
voce
,
mi
ricordo
di
quando
andavo
a
scuola
da
lei
:
parla
sempre
,
parla
perché
i
ragazzi
non
si
distraggano
,
e
non
sta
un
momento
seduta
.
N
'
ero
ben
sicuro
che
sarebbe
venuta
,
perché
non
si
scorda
mai
dei
suoi
scolari
;
ne
rammenta
i
nomi
per
anni
;
i
giorni
d
'
esame
mensile
,
corre
a
domandar
al
Direttore
che
punti
hanno
avuto
;
li
aspetta
all
'
uscita
,
e
si
fa
mostrar
le
composizioni
per
vedere
se
hanno
fatto
progressi
;
e
molti
vengono
ancora
a
trovarla
dal
Ginnasio
,
che
han
già
i
calzoni
lunghi
e
l
'
orologio
.
Quest
'
oggi
tornava
tutta
affannata
dalla
Pinacoteca
,
dove
aveva
condotto
i
suoi
ragazzi
come
gli
anni
passati
,
che
ogni
giovedì
li
conduceva
tutti
a
un
museo
,
e
spiegava
ogni
cosa
.
Povera
maestra
,
è
ancora
dimagrita
.
Ma
è
sempre
viva
,
s
'
accalora
sempre
quando
parla
della
sua
scuola
.
Ha
voluto
rivedere
il
letto
dove
mi
vide
molto
malato
due
anni
fa
,
e
che
ora
è
di
mio
fratello
,
lo
ha
guardato
un
pezzo
e
non
poteva
parlare
.
Ha
dovuto
scappar
presto
per
andar
a
visitare
un
ragazzo
della
sua
classe
,
figliuolo
d
'
un
sellaio
,
malato
di
rosolia
;
e
aveva
per
di
più
un
pacco
di
pagine
da
correggere
,
tutta
la
serata
da
lavorare
,
e
doveva
ancor
dare
una
lezione
privata
d
'
aritmetica
a
una
bottegaia
,
prima
di
notte
.
-
Ebbene
,
Enrico
,
-
m
'
ha
detto
,
andandosene
,
-
vuoi
ancora
bene
alla
tua
maestra
ora
che
risolvi
i
problemi
difficili
e
fai
le
composizioni
lunghe
?
-
M
'
ha
baciato
,
m
'
ha
ancora
detto
d
'
in
fondo
alla
scala
:
-
Non
mi
scordare
,
sai
,
Enrico
!
-
O
mia
buona
maestra
,
mai
,
mai
non
ti
scorderò
.
Anche
quando
sarò
grande
,
mi
ricorderò
ancora
di
te
e
andrò
a
trovarti
fra
i
tuoi
ragazzi
;
e
ogni
volta
che
passerò
vicino
a
una
scuola
e
sentirò
la
voce
d
'
una
maestra
,
mi
parrà
di
sentir
la
tua
voce
,
e
ripenserò
ai
due
anni
che
passai
nella
scuola
tua
,
dove
imparai
tante
cose
,
dove
ti
vidi
tante
volte
malata
e
stanca
,
ma
sempre
premurosa
,
sempre
indulgente
disperata
quando
uno
pigliava
un
mal
vezzo
delle
dita
a
scrivere
,
tremante
quando
gli
ispettori
c
'
interrogavano
,
felice
quando
facevamo
buona
figura
,
buona
sempre
e
amorosa
come
una
madre
.
Mai
,
mai
non
mi
scorderò
di
te
,
maestra
mia
.
In
una
soffitta
28
,
venerdì
Ieri
sera
con
mia
madre
e
con
mia
sorella
Silvia
andammo
a
portar
la
biancheria
alla
donna
povera
raccomandata
dal
giornale
:
io
portai
il
pacco
,
Silvia
aveva
il
giornale
,
con
le
iniziali
del
nome
e
l
'
indirizzo
.
Salimmo
fin
sotto
il
tetto
d
'
una
casa
alta
,
in
un
corridoio
lungo
,
dov
'
erano
molti
usci
.
Mi
madre
picchiò
all
'
ultimo
:
ci
aperse
una
donna
ancora
giovane
,
bionda
e
macilenta
,
che
subito
mi
parve
d
'
aver
già
visto
altre
volte
,
con
quel
medesimo
fazzoletto
turchino
che
aveva
in
capo
.
-
Siete
voi
quella
del
giornale
,
così
e
così
?
-
domandò
mia
madre
.
-
Sì
,
signora
,
son
io
.
-
Ebbene
,
v
'
abbiamo
portato
un
poco
di
biancheria
.
-
E
quella
a
ringraziare
e
a
benedire
,
che
non
finiva
più
.
Io
intanto
vidi
in
un
angolo
della
stanza
nuda
e
scura
un
ragazzo
inginocchiato
davanti
a
una
seggiola
,
con
la
schiena
volta
verso
di
noi
,
che
parea
che
scrivesse
:
e
proprio
scriveva
,
con
la
carta
sopra
la
seggiola
,
e
aveva
il
calamaio
sul
pavimento
.
Come
faceva
a
scrivere
così
al
buio
?
Mentre
dicevo
questo
tra
me
,
ecco
a
un
tratto
che
riconosco
i
capelli
rossi
e
la
giacchetta
di
frustagno
di
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendolo
,
quello
del
braccio
morto
.
Io
lo
dissi
piano
a
mia
madre
,
mentre
la
donna
riponeva
la
roba
.
-
Zitto
!
-
rispose
mia
madre
,
-
può
esser
che
si
vergogni
a
vederti
,
che
fai
la
carità
alla
sua
mamma
,
non
lo
chiamare
-
.
Ma
in
quel
momento
Crossi
si
voltò
,
io
rimasi
imbarazzato
,
egli
sorrise
,
e
allora
mia
madre
mi
diede
una
spinta
perché
corressi
a
abbracciarlo
.
Io
l
'
abbracciai
,
egli
s
'
alzò
e
mi
prese
per
mano
.
-
Eccomi
qui
,
-
diceva
in
quel
mentre
sua
madre
alla
mia
,
-
sola
con
questo
ragazzo
,
il
marito
in
America
da
sei
anni
,
ed
io
per
giunta
malata
,
che
non
posso
più
andare
in
giro
con
la
verdura
a
guadagnare
quei
pochi
soldi
.
Non
ci
è
rimasto
nemmeno
un
tavolino
per
il
mio
povero
Luigino
,
da
farci
il
lavoro
.
Quando
ci
avevo
il
banco
giù
nel
portone
,
almeno
poteva
scrivere
sul
banco
;
ora
me
l
'
han
levato
.
Nemmeno
un
poco
di
lume
da
studiare
senza
rovinarsi
gli
occhi
.
È
grazia
se
lo
posso
mandar
a
scuola
,
ché
il
municipio
gli
dà
i
libri
e
i
quaderni
.
Povero
Luigino
,
che
studierebbe
tanto
volentieri
!
Povera
donna
che
sono
!
-
Mia
madre
le
diede
tutto
quello
che
aveva
nella
borsa
,
baciò
il
ragazzo
,
e
quasi
piangeva
,
quando
uscimmo
.
E
aveva
ben
ragione
di
dirmi
:
-
Guarda
quel
povero
ragazzo
,
com
'
è
costretto
a
lavorare
,
tu
che
hai
tutti
i
tuoi
comodi
,
e
pure
ti
par
duro
lo
studio
!
Ah
!
Enrico
mio
,
c
'
è
più
merito
nel
suo
lavoro
d
'
un
giorno
che
nel
tuo
lavoro
d
'
un
anno
.
A
quelli
lì
dovrebbero
dare
i
primi
premi
!
La
scuola
28
,
venerdì
Sì
,
caro
Enrico
,
lo
studio
ti
è
duro
,
come
ti
dice
tua
madre
,
non
ti
vedo
ancora
andare
alla
scuola
con
quell
'
animo
risoluto
e
con
quel
viso
ridente
,
ch
'
io
vorrei
.
Tu
fai
ancora
il
restìo
.
Ma
senti
:
pensa
un
po
'
che
misera
,
spregevole
cosa
sarebbe
la
tua
giornata
se
tu
non
andassi
a
scuola
!
A
mani
giunte
,
a
capo
a
una
settimana
,
domanderesti
di
ritornarci
,
roso
dalla
noia
e
dalla
vergogna
,
stomacato
dei
tuoi
trastulli
e
della
tua
esistenza
.
Tutti
,
tutti
studiano
ora
,
Enrico
mio
.
Pensa
agli
operai
che
vanno
a
scuola
la
sera
dopo
aver
faticato
tutta
la
giornata
,
alle
donne
,
alle
ragazze
del
popolo
che
vanno
a
scuola
la
domenica
,
dopo
aver
lavorato
tutta
la
settimana
,
ai
soldati
che
metton
mano
ai
libri
e
ai
quaderni
quando
tornano
spossati
dagli
esercizi
,
pensa
ai
ragazzi
muti
e
ciechi
,
che
pure
studiano
,
e
fino
ai
prigionieri
,
che
anch
'
essi
imparano
a
leggere
e
a
scrivere
.
Pensa
,
la
mattina
quando
esci
;
che
in
quello
stesso
momento
,
nella
tua
stessa
città
,
altri
trentamila
ragazzi
vanno
come
te
a
chiudersi
per
tre
ore
in
una
stanza
a
studiare
.
Ma
che
!
Pensa
agli
innumerevoli
ragazzi
che
presso
a
poco
a
quell
'
ora
vanno
a
scuola
in
tutti
i
paesi
,
vedili
con
l
'
immaginazione
,
che
vanno
,
vanno
,
per
i
vicoli
dei
villaggi
quieti
,
per
le
strade
delle
città
rumorose
,
lungo
le
rive
dei
mari
e
dei
laghi
,
dove
sotto
un
sole
ardente
,
dove
tra
le
nebbie
,
in
barca
nei
paesi
intersecati
da
canali
,
a
cavallo
per
le
grandi
pianure
,
in
slitta
sopra
le
nevi
,
per
valli
e
per
colline
,
a
traverso
a
boschi
e
a
torrenti
,
su
per
sentier
solitari
delle
montagne
,
soli
,
a
coppie
,
a
gruppi
,
a
lunghe
file
,
tutti
coi
libri
sotto
il
braccio
,
vestiti
in
mille
modi
,
parlanti
in
mille
lingue
,
dalle
ultime
scuole
della
Russia
quasi
perdute
fra
i
ghiacci
alle
ultime
scuole
dell
'
Arabia
ombreggiate
dalle
palme
,
milioni
e
milioni
,
tutti
a
imparare
in
cento
forme
diverse
le
medesime
cose
,
immagina
questo
vastissimo
formicolìo
di
ragazzi
di
cento
popoli
,
questo
movimento
immenso
di
cui
fai
parte
,
e
pensa
:
-
Se
questo
movimento
cessasse
,
l
'
umanità
ricadrebbe
nella
barbarie
,
questo
movimento
è
il
progresso
,
la
speranza
,
la
gloria
del
mondo
.
-
Coraggio
dunque
,
piccolo
soldato
dell
'
immenso
esercito
.
I
tuoi
libri
son
le
tue
armi
,
la
tua
classe
è
la
tua
squadra
,
il
campo
di
battaglia
è
la
terra
intera
,
e
la
vittoria
è
la
civiltà
umana
.
Non
essere
un
soldato
codardo
,
Enrico
mio
.
TUO
PADRE
Il
piccolo
patriotta
padovano
Racconto
mensile
29
,
sabato
Non
sarò
un
soldato
codardo
,
no
;
ma
ci
andrei
molto
più
volentieri
alla
scuola
,
se
il
maestro
ci
facesse
ogni
giorno
un
racconto
come
quello
di
questa
mattina
.
Ogni
mese
,
disse
,
ce
ne
farà
uno
,
ce
lo
darà
scritto
,
e
sarà
sempre
il
racconto
d
'
un
atto
bello
e
vero
,
compiuto
da
un
ragazzo
.
Il
piccolo
patriotta
padovano
s
'
intitola
questo
.
Ecco
il
fatto
.
Un
piroscafo
francese
partì
da
Barcellona
,
città
della
Spagna
,
per
Genova
,
e
c
'
erano
a
bordo
francesi
,
italiani
,
spagnuoli
,
svizzeri
.
C
'
era
,
fra
gli
altri
,
un
ragazzo
di
undici
anni
,
mal
vestito
,
solo
,
che
se
ne
stava
sempre
in
disparte
,
come
un
animale
selvatico
,
guardando
tutti
con
l
'
occhio
torvo
.
E
aveva
ben
ragione
di
guardare
tutti
con
l
'
occhio
torvo
.
Due
anni
prima
,
suo
padre
e
sua
madre
,
contadini
nei
dintorni
di
Padova
,
l
'
avevano
venduto
al
capo
d
'
una
compagnia
di
saltimbanchi
;
il
quale
,
dopo
avergli
insegnato
a
fare
i
giochi
a
furia
di
pugni
,
di
calci
e
di
digiuni
,
se
l
'
era
portato
a
traverso
alla
Francia
e
alla
Spagna
,
picchiandolo
sempre
e
non
sfamandolo
mai
.
Arrivato
a
Barcellona
,
non
potendo
più
reggere
alle
percosse
e
alla
fame
,
ridotto
in
uno
stato
da
far
pietà
,
era
fuggito
dal
suo
aguzzino
,
e
corso
a
chieder
protezione
al
Console
d
'
Italia
,
il
quale
,
impietosito
,
l
'
aveva
imbarcato
su
quel
piroscafo
,
dandogli
una
lettera
per
il
Questore
di
Genova
,
che
doveva
rimandarlo
ai
suoi
parenti
;
ai
parenti
che
l
'
avevan
venduto
come
una
bestia
.
Il
povero
ragazzo
era
lacero
e
malaticcio
.
Gli
avevan
dato
una
cabina
nella
seconda
classe
.
Tutti
lo
guardavano
;
qualcuno
lo
interrogava
:
ma
egli
non
rispondeva
,
e
pareva
che
odiasse
e
disprezzasse
tutti
,
tanto
l
'
avevano
inasprito
e
intristito
le
privazioni
e
le
busse
.
Tre
viaggiatori
,
non
di
meno
,
a
forza
d
'
insistere
con
le
domande
,
riuscirono
a
fargli
snodare
la
lingua
,
e
in
poche
parole
rozze
,
miste
di
veneto
,
di
spagnuolo
e
di
francese
,
egli
raccontò
la
sua
storia
.
Non
erano
italiani
quei
tre
viaggiatori
;
ma
capirono
,
e
un
poco
per
compassione
,
un
poco
perché
eccitati
dal
vino
,
gli
diedero
dei
soldi
,
celiando
e
stuzzicandolo
perché
raccontasse
altre
cose
;
ed
essendo
entrate
nella
sala
,
in
quel
momento
,
alcune
signore
,
tutti
e
tre
per
farsi
vedere
,
gli
diedero
ancora
del
denaro
,
gridando
:
-
Piglia
questo
!
-
Piglia
quest
'
altro
!
-
e
facendo
sonar
le
monete
sulla
tavola
.
Il
ragazzo
intascò
ogni
cosa
,
ringraziando
a
mezza
voce
,
col
suo
fare
burbero
,
ma
con
uno
sguardo
per
la
prima
volta
sorridente
e
affettuoso
.
Poi
s
'
arrampicò
nella
sua
cabina
,
tirò
la
tenda
,
e
stette
queto
,
pensando
ai
fatti
suoi
.
Con
quei
danari
poteva
assaggiare
qualche
buon
boccone
a
bordo
,
dopo
due
anni
che
stentava
il
pane
;
poteva
comprarsi
una
giacchetta
,
appena
sbarcato
a
Genova
,
dopo
due
anni
che
andava
vestito
di
cenci
;
e
poteva
anche
,
portandoli
a
casa
,
farsi
accogliere
da
suo
padre
e
da
sua
madre
un
poco
più
umanamente
che
non
l
'
avrebbero
accolto
se
fosse
arrivato
con
le
tasche
vuote
.
Erano
una
piccola
fortuna
per
lui
quei
denari
.
E
a
questo
egli
pensava
,
racconsolato
,
dietro
la
tenda
della
sua
cabina
,
mentre
i
tre
viaggiatori
discorrevano
,
seduti
alla
tavola
da
pranzo
,
in
mezzo
alla
sala
della
seconda
classe
.
Bevevano
e
discorrevano
dei
loro
viaggi
e
dei
paesi
che
avevan
veduti
,
e
di
discorso
in
discorso
,
vennero
a
ragionare
dell
'
Italia
.
Cominciò
uno
a
lagnarsi
degli
alberghi
,
un
altro
delle
strade
ferrate
,
e
poi
tutti
insieme
,
infervorandosi
,
presero
a
dir
male
d
'
ogni
cosa
.
Uno
avrebbe
preferito
di
viaggiare
in
Lapponia
;
un
altro
diceva
di
non
aver
trovato
in
Italia
che
truffatori
e
briganti
;
il
terzo
,
che
gl
'
impiegati
italiani
non
sanno
leggere
.
-
Un
popolo
ignorante
,
-
ripete
il
primo
.
-
Sudicio
,
-
aggiunse
il
secondo
.
-
La
...
-
esclamò
il
terzo
;
e
voleva
dir
ladro
,
ma
non
poté
finir
la
parola
:
una
tempesta
di
soldi
e
di
mezze
lire
si
rovesciò
sulle
loro
teste
e
sulle
loro
spalle
,
e
saltellò
sul
tavolo
e
sull
'
impiantito
con
un
fracasso
d
'
inferno
.
Tutti
e
tre
s
'
alzarono
furiosi
,
guardando
all
'
in
su
,
e
ricevettero
ancora
una
manata
di
soldi
in
faccia
.
-
Ripigliatevi
i
vostri
soldi
,
-
disse
con
disprezzo
il
ragazzo
,
affacciato
fuor
della
tenda
della
cuccetta
;
-
io
non
accetto
l
'
elemosina
da
chi
insulta
il
mio
paese
.
NOVEMBRE
Lo
spazzacamino
1
,
martedì
Ieri
sera
andai
alla
Sezione
femminile
,
accanto
alla
nostra
,
per
dare
il
racconto
del
ragazzo
padovano
alla
maestra
di
Silvia
,
che
lo
voleva
leggere
.
Settecento
ragazze
ci
sono
!
Quando
arrivai
cominciavano
a
uscire
,
tutte
allegre
per
le
vacanze
d
'
Ognissanti
e
dei
morti
;
ed
ecco
una
bella
cosa
che
vidi
.
Di
fronte
alla
porta
della
scuola
,
dall
'
altra
parte
della
via
,
stava
con
un
braccio
appoggiato
al
muro
e
colla
fronte
contro
il
braccio
,
uno
spazzacamino
,
molto
piccolo
,
tutto
nero
in
viso
,
col
suo
sacco
e
il
suo
raschiatoio
,
e
piangeva
dirottamente
,
singhiozzando
.
Due
o
tre
ragazze
della
seconda
gli
s
'
avvicinarono
e
gli
dissero
:
-
Che
hai
che
piangi
a
quella
maniera
?
-
Ma
egli
non
rispose
,
e
continuava
a
piangere
.
-
Ma
di
'
che
cos
'
hai
,
perché
piangi
?
-
gli
ripeterono
le
ragazze
.
E
allora
egli
levò
il
viso
dal
braccio
,
-
un
viso
di
bambino
,
-
e
disse
piangendo
che
era
stato
in
varie
case
a
spazzare
,
dove
s
'
era
guadagnato
trenta
soldi
,
e
li
aveva
persi
,
gli
erano
scappati
per
la
sdrucitura
d
'
una
tasca
,
-
e
faceva
veder
la
sdrucitura
,
-
e
non
osava
più
tornare
a
casa
senza
i
soldi
.
-
Il
padrone
mi
bastona
,
-
disse
singhiozzando
,
e
riabbandonò
il
capo
sul
braccio
,
come
un
disperato
.
Le
bambine
stettero
a
guardarlo
,
tutte
serie
.
Intanto
s
'
erano
avvicinate
altre
ragazze
grandi
e
piccole
,
povere
e
signorine
,
con
le
loro
cartelle
sotto
il
braccio
,
e
una
grande
,
che
aveva
una
penna
azzurra
sul
cappello
,
cavò
di
tasca
due
soldi
,
e
disse
:
-
Io
non
ho
che
due
soldi
:
facciamo
la
colletta
.
-
Anch
'
io
ho
due
soldi
,
-
disse
un
'
altra
vestita
di
rosso
;
-
ne
troveremo
ben
trenta
fra
tutte
.
-
E
allora
cominciarono
a
chiamarsi
:
-
Amalia
!
-
Luigia
!
-
Annina
!
-
Un
soldo
.
-
Chi
ha
dei
soldi
?
-
Qua
i
soldi
!
-
Parecchie
avevan
dei
soldi
per
comprarsi
fiori
o
quaderni
,
e
li
portarono
,
alcune
più
piccole
diedero
dei
centesimi
;
quella
della
penna
azzurra
raccoglieva
tutto
,
e
contava
a
voce
alta
:
-
Otto
,
dieci
,
quindici
!
-
Ma
ci
voleva
altro
.
Allora
comparve
una
più
grande
di
tutte
,
che
pareva
quasi
una
maestrina
,
e
diede
mezza
lira
,
e
tutte
a
farle
festa
.
Mancavano
ancora
cinque
soldi
.
-
Ora
vengono
quelle
della
quarta
che
ne
hanno
,
-
disse
una
.
Quelle
della
quarta
vennero
e
i
soldi
fioccarono
.
Tutte
s
'
affollavano
.
Ed
era
bello
a
vedere
quel
povero
spazzacamino
in
mezzo
a
tutte
quelle
vestine
di
tanti
colori
,
a
tutto
quel
rigirìo
di
penne
,
di
nastrini
,
di
riccioli
.
I
trenta
soldi
c
'
erano
già
,
e
ne
venivano
ancora
,
e
le
più
piccine
che
non
avevan
denaro
,
si
facevan
largo
tra
le
grandi
porgendo
i
loro
mazzetti
di
fiori
,
tanto
per
dar
qualche
cosa
.
Tutt
'
a
un
tratto
arrivò
la
portinaia
gridando
:
-
La
signora
Direttrice
!
-
Le
ragazze
scapparono
da
tutte
le
parti
come
uno
stormo
di
passeri
.
E
allora
si
vide
il
piccolo
spazzacamino
,
solo
in
mezzo
alla
via
,
che
s
'
asciugava
gli
occhi
,
tutto
contento
,
con
le
mani
piene
di
denari
,
e
aveva
nell
'
abbottonatura
della
giacchetta
,
nelle
tasche
,
nel
cappello
tanti
mazzetti
di
fiori
,
e
c
'
erano
anche
dei
fiori
per
terra
,
ai
suoi
piedi
.
Il
giorno
dei
morti
2
,
mercoledì
Questo
giorno
è
consacrato
alla
commemorazione
dei
morti
.
Sai
,
Enrico
,
a
quali
morti
dovreste
tutti
dedicare
un
pensiero
in
questo
giorno
,
voi
altri
ragazzi
?
A
quelli
che
morirono
per
voi
,
per
i
ragazzi
,
per
i
bambini
.
Quanti
ne
morirono
,
e
quanti
ne
muoiono
di
continuo
!
Pensasti
mai
a
quanti
padri
si
logoraron
la
vita
al
lavoro
,
a
quante
madri
discesero
nella
fossa
innanzi
tempo
,
consumate
dalle
privazioni
a
cui
si
condannarono
per
sostentare
i
loro
figliuoli
?
Sai
quanti
uomini
si
piantarono
un
coltello
nel
cuore
per
la
disperazione
di
vedere
i
propri
ragazzi
nella
miseria
,
e
quante
donne
s
'
annegarono
o
moriron
di
dolore
o
impazzirono
per
aver
perduto
un
bambino
?
Pensa
a
tutti
quei
morti
,
in
questo
giorno
,
Enrico
.
Pensa
alle
tante
maestre
che
son
morte
giovani
,
intisichite
dalle
fatiche
della
scuola
,
per
amore
dei
bambini
,
da
cui
non
ebbero
cuore
di
separarsi
,
pensa
ai
medici
che
morirono
di
malattie
attaccaticcie
,
sfidate
coraggiosamente
per
curar
dei
fanciulli
;
pensa
a
tutti
coloro
che
nei
naufragi
,
negli
incendi
,
nelle
carestie
,
in
un
momento
di
supremo
pericolo
,
cedettero
all
'
infanzia
l
'
ultimo
tozzo
di
pane
,
l
'
ultima
tavola
di
salvamento
,
l
'
ultima
fune
per
scampare
alle
fiamme
,
e
spirarono
contenti
del
loro
sacrificio
,
che
serbava
in
vita
un
piccolo
innocente
.
Sono
innumerevoli
,
Enrico
,
questi
morti
;
ogni
cimitero
ne
racchiude
centinaia
di
queste
sante
creature
,
che
se
potessero
levarsi
un
momento
dalla
fossa
griderebbero
il
nome
d
'
un
fanciullo
,
al
quale
sacrificarono
i
piaceri
della
gioventù
,
la
pace
della
vecchiaia
,
gli
affetti
,
l
'
intelligenza
,
la
vita
:
spose
di
vent
'
anni
,
uomini
nel
fior
delle
forze
,
vecchie
ottuagenarie
,
giovinetti
,
-
martiri
eroici
e
oscuri
dell
'
infanzia
,
-
così
grandi
e
così
gentili
,
che
non
fa
tanti
fiori
la
terra
,
quanti
ne
dovremmo
dare
ai
loro
sepolcri
.
Tanto
siete
amati
,
o
fanciulli
!
Pensa
oggi
a
quei
morti
con
gratitudine
,
e
sarai
più
buono
e
più
affettuoso
con
tutti
quelli
che
ti
voglion
bene
e
che
fatican
per
te
,
caro
figliuol
mio
fortunato
,
che
nel
giorno
dei
morti
non
hai
ancora
da
piangere
nessuno
!
TUA
MADRE
Il
mio
amico
Garrone
4
,
venerdì
Non
furon
che
due
giorni
di
vacanza
e
mi
parve
di
star
tanto
tempo
senza
rivedere
Garrone
.
Quanto
più
lo
conosco
,
tanto
più
gli
voglio
bene
,
e
così
segue
a
tutti
gli
altri
,
fuorché
ai
prepotenti
,
che
con
lui
non
se
la
dicono
,
perché
egli
non
lascia
far
prepotenze
.
Ogni
volta
che
uno
grande
alza
la
mano
su
di
uno
piccolo
,
il
piccolo
grida
:
-
Garrone
!
-
e
il
grande
non
picchia
più
.
Suo
padre
è
macchinista
della
strada
ferrata
;
egli
cominciò
tardi
le
scuole
perché
fu
malato
due
anni
.
È
il
più
alto
e
il
più
forte
della
classe
,
alza
un
banco
con
una
mano
,
mangia
sempre
,
è
buono
.
Qualunque
cosa
gli
domandino
,
matita
,
gomma
,
carta
,
temperino
,
impresta
o
dà
tutto
;
e
non
parla
e
non
ride
in
iscuola
:
se
ne
sta
sempre
immobile
nel
banco
troppo
stretto
per
lui
,
con
la
schiena
arrotondata
e
il
testone
dentro
le
spalle
;
e
quando
lo
guardo
,
mi
fa
un
sorriso
con
gli
occhi
socchiusi
come
per
dirmi
:
-
Ebbene
,
Enrico
,
siamo
amici
?
-
Ma
fa
ridere
,
grande
e
grosso
com
'
è
,
che
ha
giacchetta
,
calzoni
,
maniche
,
tutto
troppo
stretto
e
troppo
corto
,
un
cappello
che
non
gli
sta
in
capo
,
il
capo
rapato
,
le
scarpe
grosse
,
e
una
cravatta
sempre
attorcigliata
come
una
corda
.
Caro
Garrone
,
basta
guardarlo
in
viso
una
volta
per
prendergli
affetto
.
Tutti
i
più
piccoli
gli
vorrebbero
essere
vicini
di
banco
.
Sa
bene
l
'
aritmetica
.
Porta
i
libri
a
castellina
,
legati
con
una
cigna
di
cuoio
rosso
.
Ha
un
coltello
col
manico
di
madreperla
che
trovò
l
'
anno
passato
in
piazza
d
'
armi
,
e
un
giorno
si
tagliò
un
dito
fino
all
'
osso
,
ma
nessuno
in
iscuola
se
n
'
avvide
,
e
a
casa
non
rifiatò
per
non
spaventare
i
parenti
.
Qualunque
cosa
si
lascia
dire
per
celia
e
mai
non
se
n
'
ha
per
male
;
ma
guai
se
gli
dicono
:
-
Non
è
vero
,
-
quando
afferma
una
cosa
:
getta
fuoco
dagli
occhi
allora
,
e
martella
pugni
da
spaccare
il
banco
.
Sabato
mattina
diede
un
soldo
a
uno
della
prima
superiore
,
che
piangeva
in
mezzo
alla
strada
,
perché
gli
avevan
preso
il
suo
,
e
non
poteva
più
comprare
il
quaderno
.
Ora
sono
tre
giorni
che
sta
lavorando
attorno
a
una
lettera
di
otto
pagine
con
ornati
a
penna
nei
margini
per
l
'
onomastico
di
sua
madre
,
che
spesso
viene
a
prenderlo
,
ed
è
alta
e
grossa
come
lui
,
e
simpatica
.
Il
maestro
lo
guarda
sempre
,
e
ogni
volta
che
gli
passa
accanto
gli
batte
la
mano
sul
collo
come
a
un
buon
torello
tranquillo
.
Io
gli
voglio
bene
.
Son
contento
quando
stringo
nella
mia
la
sua
grossa
mano
,
che
par
la
mano
d
'
un
uomo
.
Sono
così
certo
che
rischierebbe
la
vita
per
salvare
un
compagno
,
che
si
farebbe
anche
ammazzare
per
difenderlo
,
si
vede
così
chiaro
nei
suoi
occhi
;
e
benché
paia
sempre
che
brontoli
con
quel
vocione
,
è
una
voce
che
viene
da
un
cor
gentile
,
si
sente
.
Il
carbonaio
e
il
signore
7
,
lunedì
Non
l
'
avrebbe
mai
detta
Garrone
,
sicuramente
,
quella
parola
che
disse
ieri
mattina
Carlo
Nobis
a
Betti
.
Carlo
Nobis
è
superbo
perché
suo
padre
è
un
gran
signore
:
un
signore
alto
,
con
tutta
la
barba
nera
,
molto
serio
,
che
viene
quasi
ogni
giorno
ad
accompagnare
il
figliuolo
.
Ieri
mattina
Nobis
si
bisticciò
con
Betti
,
uno
dei
più
piccoli
,
figliuolo
d
'
un
carbonaio
,
e
non
sapendo
più
che
rispondergli
,
perché
aveva
torto
,
gli
disse
forte
:
-
Tuo
padre
è
uno
straccione
.
-
Betti
arrossì
fino
ai
capelli
,
e
non
disse
nulla
,
ma
gli
vennero
le
lacrime
agli
occhi
,
e
tornato
a
casa
ripeté
la
parola
a
suo
padre
;
ed
ecco
il
carbonaio
,
un
piccolo
uomo
tutto
nero
,
che
compare
alla
lezione
del
dopopranzo
col
ragazzo
per
mano
,
a
fare
le
lagnanze
al
maestro
.
Mentre
faceva
le
sue
lagnanze
al
maestro
,
e
tutti
tacevano
,
il
padre
di
Nobis
,
che
levava
il
mantello
al
figliuolo
,
come
al
solito
,
sulla
soglia
dell
'
uscio
,
udendo
pronunciare
il
suo
nome
,
entrò
,
e
domandò
spiegazione
.
-
È
quest
'
operaio
,
-
rispose
il
maestro
,
-
che
è
venuto
a
lagnarsi
perché
il
suo
figliuolo
Carlo
disse
al
suo
ragazzo
:
Tuo
padre
è
uno
straccione
.
Il
padre
di
Nobis
corrugò
la
fronte
e
arrossì
leggermente
.
Poi
domandò
al
figliuolo
:
-
Hai
detto
quella
parola
?
Il
figliuolo
,
-
ritto
in
mezzo
alla
scuola
,
col
capo
basso
,
davanti
al
piccolo
Betti
,
-
non
rispose
.
Allora
il
padre
lo
prese
per
un
braccio
e
lo
spinse
più
avanti
in
faccia
a
Betti
,
che
quasi
si
toccavano
,
e
gli
disse
:
-
Domandagli
scusa
.
Il
carbonaio
volle
interporsi
,
dicendo
:
-
No
,
no
.
-
Ma
il
signore
non
gli
badò
,
e
ripeté
al
figliuolo
:
-
Domandagli
scusa
.
Ripeti
le
mie
parole
.
Io
ti
domando
scusa
della
parola
ingiuriosa
,
insensata
,
ignobile
che
dissi
contro
tuo
padre
,
al
quale
il
mio
...
si
tiene
onorato
di
stringere
la
mano
.
Il
carbonaio
fece
un
gesto
risoluto
,
come
a
dire
:
Non
voglio
.
Il
signore
non
gli
diè
retta
,
e
il
suo
figliuolo
disse
lentamente
,
con
un
fil
di
voce
,
senza
alzar
gli
occhi
da
terra
:
-
Io
ti
domando
scusa
...
della
parola
ingiuriosa
...
insensata
...
ignobile
,
che
dissi
contro
tuo
padre
,
al
quale
il
mio
...
si
tiene
onorato
di
stringer
la
mano
.
Allora
il
signore
porse
la
mano
al
carbonaio
,
il
quale
gliela
strinse
con
forza
,
e
poi
subito
con
una
spinta
gettò
il
suo
ragazzo
fra
le
braccia
di
Carlo
Nobis
.
-
Mi
faccia
il
favore
di
metterli
vicini
,
-
disse
il
signore
al
maestro
.
-
Il
maestro
mise
Betti
nel
banco
di
Nobis
.
Quando
furono
al
posto
,
il
padre
di
Nobis
fece
un
saluto
ed
uscì
.
Il
carbonaio
rimase
qualche
momento
sopra
pensiero
,
guardando
i
due
ragazzi
vicini
;
poi
s
'
avvicinò
al
banco
,
e
fissò
Nobis
,
con
espressione
d
'
affetto
e
di
rammarico
,
come
se
volesse
dirgli
qualcosa
;
ma
non
disse
nulla
;
allungò
la
mano
per
fargli
una
carezza
,
ma
neppure
osò
,
e
gli
strisciò
soltanto
la
fronte
con
le
sue
grosse
dita
.
Poi
s
'
avviò
all
'
uscio
,
e
voltatosi
ancora
una
volta
a
guardarlo
,
sparì
.
-
Ricordatevi
bene
di
quel
che
avete
visto
,
ragazzi
,
-
disse
il
maestro
,
-
questa
è
la
più
bella
lezione
dell
'
anno
.
La
maestra
di
mio
fratello
10
,
giovedì
Il
figliuolo
del
carbonaio
fu
scolaro
della
maestra
Delcati
che
è
venuta
oggi
a
trovar
mio
fratello
malaticcio
,
e
ci
ha
fatto
ridere
a
raccontarci
che
la
mamma
di
quel
ragazzo
,
due
anni
fa
,
le
portò
a
casa
una
grande
grembialata
di
carbone
,
per
ringraziarla
,
che
aveva
dato
la
medaglia
al
figliuolo
;
e
s
'
ostinava
,
povera
donna
,
non
voleva
riportarsi
il
carbone
a
casa
,
e
piangeva
quasi
,
quando
dovette
tornarsene
col
grembiale
pieno
.
Anche
d
'
un
'
altra
buona
donna
,
ci
ha
detto
,
che
le
portò
un
mazzetto
di
fiori
molto
pesante
,
e
c
'
era
dentro
un
gruzzoletto
di
soldi
.
Ci
siamo
molto
divertiti
a
sentirla
,
e
così
mio
fratello
trangugiò
la
medicina
,
che
prima
non
voleva
.
Quanta
pazienza
debbono
avere
con
quei
ragazzi
della
prima
inferiore
,
tutti
sdentati
come
vecchietti
,
che
non
pronunziano
l
'
erre
e
l
'
esse
,
e
uno
tosse
,
l
'
altro
fila
sangue
dal
naso
,
chi
perde
gli
zoccoli
sotto
il
banco
,
e
chi
bela
perché
s
'
è
punto
con
la
penna
,
e
chi
piange
perché
ha
comprato
un
quaderno
numero
due
invece
di
numero
uno
.
Cinquanta
in
una
classe
,
che
non
san
nulla
,
con
quei
manini
di
burro
,
e
dover
insegnare
a
scrivere
a
tutti
!
Essi
portano
in
tasca
dei
pezzi
di
regolizia
,
dei
bottoni
,
dei
turaccioli
di
boccetta
,
del
mattone
tritato
,
ogni
specie
di
cose
minuscole
,
e
bisogna
che
la
maestra
li
frughi
;
ma
nascondon
gli
oggetti
fin
nelle
scarpe
.
E
non
stanno
attenti
:
un
moscone
che
entra
per
la
finestra
,
mette
tutti
sottosopra
,
e
l
'
estate
portano
in
iscuola
dell
'
erba
e
dei
maggiolini
,
che
volano
in
giro
o
cascano
nei
calamai
e
poi
rigano
i
quaderni
d
'
inchiostro
.
La
maestra
deve
far
la
mamma
con
loro
,
aiutarli
a
vestirsi
,
fasciare
le
dita
punte
,
raccattare
i
berretti
che
cascano
,
badare
che
non
si
scambino
i
cappotti
,
se
no
poi
gnaulano
e
strillano
.
Povere
maestre
!
E
ancora
vengono
le
mamme
a
lagnarsi
:
come
va
,
signorina
,
che
il
mio
bambino
ha
perso
la
penna
?
com
'
è
che
il
mio
non
impara
niente
?
perché
non
dà
la
menzione
al
mio
,
che
sa
tanto
?
perché
non
fa
levar
quel
chiodo
dal
banco
che
ha
stracciato
i
calzoni
al
mio
Piero
?
Qualche
volta
s
'
arrabbia
coi
ragazzi
la
maestra
di
mio
fratello
,
e
quando
non
ne
può
più
,
si
morde
un
dito
,
per
non
lasciar
andare
una
pacca
;
perde
la
pazienza
,
ma
poi
si
pente
,
e
carezza
il
bimbo
che
ha
sgridato
;
scaccia
un
monello
di
scuola
,
ma
si
ribeve
le
lacrime
,
e
va
in
collera
coi
parenti
che
fan
digiunare
i
bimbi
per
castigo
.
È
giovane
e
grande
la
maestra
Delcati
,
e
vestita
bene
,
bruna
e
irrequieta
,
che
fa
tutto
a
scatto
di
molla
,
e
per
un
nulla
si
commove
,
e
allora
parla
con
grande
tenerezza
.
-
Ma
almeno
i
bimbi
le
si
affezionano
?
-
le
ha
detto
mia
madre
.
-
Molti
sì
,
-
ha
risposto
,
-
ma
poi
,
finito
l
'
anno
,
la
maggior
parte
non
ci
guardan
più
.
Quando
sono
coi
maestri
,
si
vergognano
quasi
d
'
essere
stati
da
noi
,
da
una
maestra
.
Dopo
due
anni
di
cure
,
dopo
che
s
'
è
amato
tanto
un
bambino
,
ci
fa
tristezza
separarci
da
lui
,
ma
si
dice
:
-
Oh
di
quello
lì
son
sicura
;
quello
lì
mi
vorrà
bene
.
-
Ma
passano
le
vacanze
,
si
rientra
alla
scuola
,
gli
corriamo
incontro
:
-
O
bambino
,
bambino
mio
!
-
E
lui
volta
il
capo
da
un
'
altra
parte
.
-
Qui
la
maestra
s
'
è
interrotta
.
-
Ma
tu
non
farai
così
piccino
?
-
ha
detto
poi
,
alzandosi
con
gli
occhi
umidi
,
e
baciando
mio
fratello
,
-
tu
non
la
volterai
la
testa
dall
'
altra
parte
,
non
è
vero
?
non
la
rinnegherai
la
tua
povera
amica
.
Mia
madre
10
,
giovedì
In
presenza
della
maestra
di
tuo
fratello
tu
mancasti
di
rispetto
a
tua
madre
!
Che
questo
non
avvenga
mai
più
,
Enrico
,
mai
più
!
La
tua
parola
irriverente
m
'
è
entrata
nel
cuore
come
una
punta
d
'
acciaio
.
Io
pensai
a
tua
madre
quando
,
anni
sono
,
stette
chinata
tutta
una
notte
sul
tuo
piccolo
letto
,
a
misurare
il
tuo
respiro
,
piangendo
sangue
dall
'
angoscia
e
battendo
i
denti
dal
terrore
,
ché
credeva
di
perderti
,
ed
io
temevo
che
smarrisse
la
ragione
;
e
a
quel
pensiero
provai
un
senso
di
ribrezzo
per
te
.
Tu
,
offender
tua
madre
!
tua
madre
che
darebbe
un
anno
di
felicità
per
risparmiarti
un
'
ora
di
dolore
,
che
mendicherebbe
per
te
,
che
si
farebbe
uccidere
per
salvarti
la
vita
!
Senti
,
Enrico
.
Fissati
bene
in
mente
questo
pensiero
.
Immagina
pure
che
ti
siano
destinati
nella
vita
molti
giorni
terribili
;
il
più
terribile
di
tutti
sarà
il
giorno
in
cui
perderai
tua
madre
.
Mille
volte
,
Enrico
,
quando
già
sarai
uomo
,
forte
,
provato
a
tutte
le
lotte
,
tu
la
invocherai
,
oppresso
da
un
desiderio
immenso
di
risentire
un
momento
la
sua
voce
e
di
rivedere
le
sue
braccia
aperte
per
gettarviti
singhiozzando
,
come
un
povero
fanciullo
senza
protezione
e
senza
conforto
.
Come
ti
ricorderai
allora
d
'
ogni
amarezza
che
le
avrai
cagionato
,
e
con
che
rimorsi
le
sconterai
tutte
,
infelice
!
Non
sperar
serenità
nella
tua
vita
,
se
avrai
contristato
tua
madre
.
Tu
sarai
pentito
,
le
domanderai
perdono
,
venererai
la
sua
memoria
;
-
inutilmente
,
-
la
coscienza
non
ti
darà
pace
,
quella
immagine
dolce
e
buona
avrà
sempre
per
te
un
'
espressione
di
tristezza
e
di
rimprovero
che
ti
metterà
l
'
anima
alla
tortura
.
O
Enrico
,
bada
:
questo
è
il
più
sacro
degli
affetti
umani
,
disgraziato
chi
lo
calpesta
.
L
'
assassino
che
rispetta
sua
madre
ha
ancora
qualcosa
di
onesto
e
di
gentile
nel
cuore
,
il
più
glorioso
degli
uomini
,
che
l
'
addolori
e
l
'
offenda
,
non
è
che
una
vile
creatura
.
Che
non
t
'
esca
mai
più
dalla
bocca
una
dura
parola
per
colei
che
ti
diede
la
vita
.
E
se
una
ancora
te
ne
sfuggisse
,
non
sia
il
timore
di
tuo
padre
,
sia
l
'
impulso
dell
'
anima
che
ti
getti
ai
suoi
piedi
,
a
supplicarla
che
col
bacio
del
perdono
ti
cancelli
dalla
fronte
il
marchio
dell
'
ingratitudine
.
Io
t
'
amo
,
figliuol
mio
,
tu
sei
la
speranza
più
cara
della
mia
vita
;
ma
vorrei
piuttosto
vederti
morto
che
ingrato
a
tua
madre
.
Va
'
,
e
per
un
po
'
di
tempo
non
portarmi
più
la
tua
carezza
;
non
te
la
potrei
ricambiare
col
cuore
.
TUO
PADRE
Il
mio
compagno
Coretti
13
,
domenica
Mio
padre
mi
perdonò
;
ma
io
rimasi
un
poco
triste
,
e
allora
mia
madre
mi
mandò
col
figliuolo
grande
del
portinaio
a
fare
una
passeggiata
sul
corso
.
A
metà
circa
del
corso
,
passando
vicino
a
un
carro
fermo
davanti
a
una
bottega
,
mi
sento
chiamare
per
nome
,
mi
volto
:
era
Coretti
,
il
mio
compagno
di
scuola
,
con
la
sua
maglia
color
cioccolata
e
il
suo
berretto
di
pelo
di
gatto
tutto
sudato
e
allegro
,
che
aveva
un
gran
carico
di
legna
sulle
spalle
.
Un
uomo
ritto
sul
carro
gli
porgeva
una
bracciata
di
legna
per
volta
,
egli
le
pigliava
e
le
portava
nella
bottega
di
suo
padre
,
dove
in
fretta
e
in
furia
le
accatastava
.
-
Che
fai
,
Coretti
?
-
gli
domandai
.
-
Non
vedi
?
-
rispose
,
tendendo
le
braccia
per
pigliare
il
carico
,
-
ripasso
la
lezione
.
Io
risi
.
Ma
egli
parlava
sul
serio
,
e
presa
la
bracciata
di
legna
,
cominciò
a
dire
correndo
:
-
Chiamansi
accidenti
del
verbo
...
le
sue
variazioni
secondo
il
numero
...
secondo
il
numero
e
la
persona
...
E
poi
,
buttando
giù
la
legna
e
accatastandola
:
-
secondo
il
tempo
...
secondo
il
tempo
a
cui
si
riferisce
l
'
azione
...
E
tornando
verso
il
carro
a
prendere
un
'
altra
bracciata
:
-
secondo
il
modo
in
cui
l
'
azione
è
enunciata
.
Era
la
nostra
lezione
di
grammatica
per
il
giorno
dopo
.
-
Che
vuoi
,
-
mi
disse
,
-
metto
il
tempo
a
profitto
.
Mio
padre
è
andato
via
col
garzone
per
una
faccenda
.
Mia
madre
è
malata
.
Tocca
a
me
a
scaricare
.
Intanto
ripasso
la
grammatica
.
È
una
lezione
difficile
oggi
.
Non
riesco
a
pestarmela
nella
testa
.
Mio
padre
ha
detto
che
sarà
qui
alle
sette
per
darvi
i
soldi
,
-
disse
poi
all
'
uomo
del
carro
.
Il
carro
partì
.
-
Vieni
un
momento
in
bottega
,
-
mi
disse
Coretti
.
Entrai
:
era
uno
stanzone
pieno
di
cataste
di
legna
e
di
fascine
,
con
una
stadera
da
una
parte
.
-
Oggi
è
giorno
di
sgobbo
,
te
lo
accerto
io
,
-
ripigliò
Coretti
;
-
debbo
fare
il
lavoro
a
pezzi
e
a
bocconi
.
Stavo
scrivendo
le
proposizioni
,
è
venuta
gente
a
comprare
.
Mi
son
rimesso
a
scrivere
,
eccoti
il
carro
.
Questa
mattina
ho
già
fatto
due
corse
al
mercato
delle
legna
in
piazza
Venezia
.
Non
mi
sento
più
le
gambe
e
ho
le
mani
gonfie
.
Starei
fresco
se
avessi
il
lavoro
di
disegno
!
-
E
intanto
dava
un
colpo
di
scopa
alle
foglie
secche
e
ai
fuscelli
che
coprivano
l
'
ammattonato
.
-
Ma
dove
lo
fai
il
lavoro
,
Coretti
?
-
gli
domandai
.
-
Non
qui
di
certo
,
-
riprese
;
-
vieni
a
vedere
;
-
e
mi
condusse
in
uno
stanzino
dietro
la
bottega
,
che
serve
da
cucina
e
da
stanza
da
mangiare
,
con
un
tavolo
in
un
canto
,
dove
ci
aveva
i
libri
e
i
quaderni
,
e
il
lavoro
incominciato
.
-
Giusto
appunto
,
disse
,
-
ho
lasciato
la
seconda
risposta
per
aria
:
col
cuoio
si
fanno
le
calzature
,
le
cinghie
...
Ora
ci
aggiungo
le
valigie
.
-
E
presa
la
penna
,
si
mise
a
scrivere
con
la
sua
bella
calligrafia
.
-
C
'
è
nessuno
?
-
s
'
udì
gridare
in
quel
momento
dalla
bottega
.
Era
una
donna
che
veniva
a
comprar
fascinotti
.
-
Eccomi
,
-
rispose
Coretti
;
e
saltò
di
là
,
pesò
i
fascinotti
,
prese
i
soldi
,
corse
in
un
angolo
a
segnar
la
vendita
in
uno
scartafaccio
e
ritornò
al
suo
lavoro
,
dicendo
:
-
Vediamo
un
po
'
se
mi
riesce
di
finire
il
periodo
.
-
E
scrisse
:
le
borse
da
viaggio
,
gli
zaini
per
i
soldati
.
-
Ah
il
mio
povero
caffè
che
scappa
via
!
-
gridò
all
'
improvviso
e
corse
al
fornello
a
levare
la
caffettiera
dal
fuoco
.
-
È
il
caffè
per
la
mamma
,
-
disse
;
-
bisognò
bene
che
imparassi
a
farlo
.
Aspetta
un
po
'
che
glie
lo
portiamo
;
così
ti
vedrà
,
le
farà
piacere
.
Son
sette
giorni
che
è
a
letto
...
Accidenti
del
verbo
!
Mi
scotto
sempre
le
dita
con
questa
caffettiera
.
Che
cosa
ho
da
aggiungere
dopo
gli
zaini
per
i
soldati
?
Ci
vuole
qualche
altra
cosa
e
non
la
trovo
.
Vieni
dalla
mamma
.
Aperse
un
uscio
,
entrammo
in
un
'
altra
camera
piccola
:
c
'
era
la
mamma
di
Coretti
in
un
letto
grande
,
con
un
fazzoletto
bianco
intorno
al
capo
.
-
Ecco
il
caffè
,
mamma
,
-
disse
Coretti
porgendo
la
tazza
;
-
questo
è
un
mio
compagno
di
scuola
.
-
Ah
!
bravo
il
signorino
,
-
mi
disse
la
donna
;
-
viene
a
far
visita
ai
malati
,
non
è
vero
?
Intanto
Coretti
accomodava
i
guanciali
dietro
alle
spalle
di
sua
madre
,
raggiustava
le
coperte
del
letto
,
riattizzava
il
fuoco
,
cacciava
il
gatto
dal
cassettone
.
-
Vi
occorre
altro
,
mamma
?
-
domandò
poi
,
ripigliando
la
tazza
.
-
Li
avete
presi
i
due
cucchiaini
di
siroppo
?
Quando
non
ce
ne
sarà
più
darò
una
scappata
dallo
speziale
.
Le
legna
sono
scaricate
.
Alle
quattro
metterò
la
carne
al
fuoco
,
come
avete
detto
,
e
quando
passerà
la
donna
del
burro
le
darò
quegli
otto
soldi
.
Tutto
andrà
bene
,
non
vi
date
pensiero
.
-
Grazie
,
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
;
-
povero
figliuolo
,
va
'
!
Egli
pensa
a
tutto
.
Volle
che
pigliassi
un
pezzo
di
zucchero
,
e
poi
Coretti
mi
mostrò
un
quadretto
,
il
ritratto
in
fotografia
di
suo
padre
,
vestito
da
soldato
,
con
la
medaglia
al
valore
,
che
guadagnò
nel
'66
,
nel
quadrato
del
principe
Umberto
;
lo
stesso
viso
del
figliuolo
,
con
quegli
occhi
vivi
e
quel
sorriso
così
allegro
.
Tornammo
nella
cucina
.
-
Ho
trovato
la
cosa
,
-
disse
Coretti
,
e
aggiunse
sul
quaderno
:
si
fanno
anche
i
finimenti
dei
cavalli
.
-
Il
resto
lo
farò
stasera
,
starò
levato
fino
a
più
tardi
.
Felice
te
che
hai
tutto
il
tempo
per
studiare
e
puoi
ancora
andare
a
passeggio
!
E
sempre
gaio
e
lesto
,
rientrato
in
bottega
,
cominciò
a
mettere
dei
pezzi
di
legno
sul
cavalletto
e
a
segarli
per
mezzo
,
e
diceva
:
-
Questa
è
ginnastica
!
Altro
che
la
spinta
delle
braccia
avanti
.
Voglio
che
mio
padre
trovi
tutte
queste
legna
segate
quando
torna
a
casa
:
sarà
contento
.
Il
male
è
che
dopo
aver
segato
faccio
dei
t
e
degli
l
,
che
paion
serpenti
,
come
dice
il
maestro
.
Che
ci
ho
da
fare
?
Gli
dirò
che
ho
dovuto
menar
le
braccia
.
Quello
che
importa
è
che
la
mamma
guarisca
presto
,
questo
sì
.
Oggi
sta
meglio
,
grazie
al
cielo
.
La
grammatica
la
studierò
domattina
al
canto
del
gallo
.
Oh
!
ecco
la
carretta
coi
ceppi
!
Al
lavoro
.
Una
carretta
carica
di
ceppi
si
fermò
davanti
alla
bottega
.
Coretti
corse
fuori
a
parlar
con
l
'
uomo
poi
tornò
.
-
Ora
non
posso
più
tenerti
compagnia
,
-
mi
disse
;
-
a
rivederci
domani
.
Hai
fatto
bene
a
venirmi
a
trovare
.
Buona
passeggiata
!
Felice
te
.
E
strettami
la
mano
,
corse
a
pigliar
il
primo
ceppo
,
e
ricominciò
a
trottare
fra
il
carro
e
la
bottega
,
col
viso
fresco
come
una
rosa
sotto
al
suo
berretto
di
pel
di
gatto
,
e
vispo
che
metteva
allegrezza
a
vederlo
Felice
te
!
egli
mi
disse
.
Ah
no
,
Coretti
,
no
:
sei
tu
il
più
felice
,
tu
perché
studi
e
lavori
di
più
,
perché
sei
più
utile
a
tuo
padre
e
a
tua
madre
,
perché
sei
più
buono
,
cento
volte
più
buono
e
più
bravo
di
me
,
caro
compagno
mio
.
Il
Direttore
18
,
venerdì
Coretti
era
contento
questa
mattina
perché
è
venuto
ad
assistere
al
lavoro
d
'
esame
mensile
il
suo
maestro
di
seconda
,
Coatti
,
un
omone
con
una
grande
capigliatura
crespa
,
una
gran
barba
nera
,
due
grandi
occhi
scuri
,
e
una
voce
da
bombarda
;
il
quale
minaccia
sempre
i
ragazzi
di
farli
a
pezzi
e
di
portarli
per
il
collo
in
Questura
,
e
fa
ogni
specie
di
facce
spaventevoli
;
ma
non
castiga
mai
nessuno
,
anzi
sorride
sempre
dentro
la
barba
,
senza
farsi
scorgere
.
Otto
sono
,
con
Coatti
,
i
maestri
,
compreso
un
supplente
piccolo
e
senza
barba
,
che
pare
un
giovinetto
.
C
'
è
un
maestro
di
quarta
,
zoppo
,
imbacuccato
in
una
grande
cravatta
di
lana
,
sempre
tutto
pieno
di
dolori
,
e
si
prese
quei
dolori
quando
era
maestro
rurale
,
in
una
scuola
umida
dove
i
muri
gocciolavano
.
Un
altro
maestro
di
quarta
è
vecchio
e
tutto
bianco
ed
è
stato
maestro
dei
ciechi
.
Ce
n
'
è
uno
ben
vestito
,
con
gli
occhiali
,
e
due
baffetti
biondi
,
che
chiamavano
l
'
avvocatino
,
perché
facendo
il
maestro
studiò
da
avvocato
e
prese
la
laurea
,
e
fece
anche
un
libro
per
insegnare
a
scriver
le
lettere
.
Invece
quello
che
c
'
insegna
la
ginnastica
è
un
tipo
di
soldato
,
è
stato
con
Garibaldi
,
e
ha
sul
collo
la
cicatrice
d
'
una
ferita
di
sciabola
toccata
alla
battaglia
di
Milazzo
.
Poi
c
'
è
il
Direttore
,
alto
,
calvo
con
gli
occhiali
d
'
oro
,
con
la
barba
grigia
che
gli
vien
sul
petto
,
tutto
vestito
di
nero
e
sempre
abbottonato
fin
sotto
il
mento
;
così
buono
coi
ragazzi
,
che
quando
entrano
tutti
tremanti
in
Direzione
,
chiamati
per
un
rimprovero
,
non
li
sgrida
,
ma
li
piglia
per
le
mani
,
e
dice
tante
ragioni
,
che
non
dovevan
far
così
,
e
che
bisogna
che
si
pentano
,
e
che
promettano
d
'
esser
buoni
,
e
parla
con
tanta
buona
maniera
e
con
una
voce
così
dolce
che
tutti
escono
con
gli
occhi
rossi
,
più
confusi
che
se
li
avesse
puniti
.
Povero
Direttore
,
egli
è
sempre
il
primo
al
suo
posto
,
la
mattina
,
a
aspettare
gli
scolari
e
a
dar
retta
ai
parenti
,
e
quando
i
maestri
son
già
avviati
verso
casa
,
gira
ancora
intorno
alla
scuola
a
vedere
che
i
ragazzi
non
si
caccino
sotto
le
carrozze
,
o
non
si
trattengan
per
le
strade
a
far
querciola
,
o
a
empir
gli
zaini
di
sabbia
o
di
sassi
;
e
ogni
volta
che
appare
a
una
cantonata
,
così
alto
e
nero
,
stormi
di
ragazzi
scappano
da
tutte
le
parti
,
piantando
lì
il
giuoco
dei
pennini
e
delle
biglie
,
ed
egli
li
minaccia
con
l
'
indice
da
lontano
,
con
la
sua
aria
amorevole
e
triste
.
Nessuno
l
'
ha
più
visto
ridere
,
dice
mia
madre
,
dopo
che
gli
è
morto
il
figliuolo
ch
'
era
volontario
nell
'
esercito
;
ed
egli
ha
sempre
il
suo
ritratto
davanti
agli
occhi
,
sul
tavolino
della
Direzione
.
E
se
ne
voleva
andare
dopo
quella
disgrazia
;
aveva
già
fatto
la
sua
domanda
di
riposo
al
Municipio
,
e
la
teneva
sempre
sul
tavolino
,
aspettando
di
giorno
in
giorno
a
mandarla
,
perché
gli
rincresceva
di
lasciare
i
fanciulli
.
Ma
l
'
altro
giorno
pareva
deciso
,
e
mio
padre
ch
'
era
con
lui
nella
Direzione
,
gli
diceva
:
-
Che
peccato
che
se
ne
vada
,
signor
Direttore
!
-
quando
entrò
un
uomo
a
fare
iscrivere
un
ragazzo
,
che
passava
da
un
'
altra
sezione
alla
nostra
perché
aveva
cambiato
di
casa
.
A
veder
quel
ragazzo
il
Direttore
fece
un
atto
di
meraviglia
,
-
lo
guardò
un
pezzo
,
guardò
il
ritratto
che
tien
sul
tavolino
e
tornò
a
guardare
il
ragazzo
,
tirandoselo
fra
le
ginocchia
e
facendogli
alzare
il
viso
.
Quel
ragazzo
somigliava
tutto
al
suo
figliuolo
morto
.
Il
Direttore
disse
:
-
Va
bene
;
-
fece
l
'
iscrizione
,
congedò
padre
e
figlio
,
e
restò
pensieroso
.
-
Che
peccato
che
se
ne
vada
!
-
ripeté
mio
padre
.
E
allora
il
Direttore
prese
la
sua
domanda
di
riposo
,
la
fece
in
due
pezzi
e
disse
:
-
Rimango
.
I
soldati
22
,
martedì
Il
suo
figliuolo
era
volontario
nell
'
esercito
quando
morì
:
per
questo
il
Direttore
va
sempre
sul
corso
a
veder
passare
i
soldati
,
quando
usciamo
dalla
scuola
.
Ieri
passava
un
reggimento
di
fanteria
,
e
cinquanta
ragazzi
si
misero
a
saltellare
intorno
alla
banda
musicale
,
cantando
e
battendo
il
tempo
colle
righe
sugli
zaini
e
sulle
cartelle
.
Noi
stavamo
in
un
gruppo
,
sul
marciapiede
a
guardare
:
Garrone
,
strizzato
nei
suoi
vestiti
troppo
stretti
,
che
addentava
un
gran
pezzo
di
pane
;
Votini
,
quello
ben
vestito
,
che
si
leva
sempre
i
peluzzi
dai
panni
;
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
,
con
la
giacchetta
di
suo
padre
,
e
il
calabrese
,
e
il
muratorino
,
e
Crossi
con
la
sua
testa
rossa
,
e
Franti
con
la
sua
faccia
tosta
,
e
anche
Robetti
,
il
figliuolo
del
capitano
d
'
artiglieria
,
quello
che
salvò
un
bambino
dall
'
omnibus
,
e
che
ora
cammina
con
le
stampelle
.
Franti
fece
una
risata
in
faccia
a
un
soldato
che
zoppicava
.
Ma
subito
si
sentì
la
mano
d
'
un
uomo
sulla
spalla
:
si
voltò
:
era
il
Direttore
.
-
Bada
,
-
gli
disse
il
Direttore
;
-
schernire
un
soldato
quand
'
è
nelle
file
,
che
non
può
né
vendicarsi
né
rispondere
,
è
come
insultare
un
uomo
legato
:
è
una
viltà
.
-
Franti
scomparve
.
I
soldati
passavano
a
quattro
a
quattro
,
sudati
e
coperti
di
polvere
,
e
i
fucili
scintillavano
al
sole
.
Il
Direttore
disse
:
-
Voi
dovete
voler
bene
ai
soldati
,
ragazzi
.
Sono
i
nostri
difensori
,
quelli
che
andrebbero
a
farsi
uccidere
per
noi
,
se
domani
un
esercito
straniero
minacciasse
il
nostro
paese
.
Sono
ragazzi
anch
'
essi
,
hanno
pochi
anni
più
di
voi
;
e
anch
'
essi
vanno
a
scuola
;
e
ci
sono
poveri
e
signori
,
fra
loro
,
come
fra
voi
,
e
vengono
da
tutte
le
parti
d
'
Italia
.
Vedete
,
si
posson
quasi
riconoscere
al
viso
:
passano
dei
Siciliani
,
dei
Sardi
,
dei
Napoletani
,
dei
Lombardi
.
Questo
poi
è
un
reggimento
vecchio
,
di
quelli
che
hanno
combattuto
nel
1848
.
I
soldati
non
son
più
quelli
,
ma
la
bandiera
è
sempre
la
stessa
.
Quanti
erano
già
morti
per
il
nostro
paese
intorno
a
quella
bandiera
venti
anni
prima
che
voi
nasceste
!
-
Eccola
qui
,
-
disse
Garrone
.
E
infatti
si
vedeva
poco
lontano
la
bandiera
,
che
veniva
innanzi
,
al
di
sopra
delle
teste
dei
soldati
.
-
Fate
una
cosa
,
figliuoli
,
-
disse
il
Direttore
,
-
fate
il
vostro
saluto
di
scolari
,
con
la
mano
alla
fronte
,
quando
passano
i
tre
colori
.
-
La
bandiera
,
portata
da
un
ufficiale
,
ci
passò
davanti
,
tutta
lacera
e
stinta
,
con
le
medaglie
appese
all
'
asta
.
Noi
mettemmo
la
mano
alla
fronte
,
tutt
'
insieme
.
L
'
ufficiale
ci
guardò
,
sorridendo
,
e
ci
restituì
il
saluto
con
la
mano
.
-
Bravi
,
ragazzi
,
-
disse
uno
dietro
di
noi
.
Ci
voltammo
a
guardare
:
era
un
vecchio
che
aveva
all
'
occhiello
del
vestito
il
nastrino
azzurro
della
campagna
di
Crimea
:
un
ufficiale
pensionato
.
-
Bravi
,
-
disse
,
-
avete
fatto
una
cosa
bella
.
-
Intanto
la
banda
del
reggimento
svoltava
in
fondo
al
corso
,
circondata
da
una
turba
di
ragazzi
,
e
cento
grida
allegre
accompagnavan
gli
squilli
delle
trombe
come
un
canto
di
guerra
.
-
Bravi
,
-
ripeté
il
vecchio
ufficiale
,
guardandoci
;
-
chi
rispetta
la
bandiera
da
piccolo
la
saprà
difender
da
grande
.
Il
protettore
di
Nelli
23
,
mercoledì
Anche
Nelli
,
ieri
,
guardava
i
soldati
,
povero
gobbino
,
ma
con
un
'
aria
così
,
come
se
pensasse
:
-
Io
non
potrò
esser
mai
un
soldato
!
-
Egli
è
buono
,
studia
;
ma
è
così
magrino
e
smorto
,
e
respira
a
fatica
.
Porta
sempre
un
lungo
grembiale
di
tela
nera
lucida
.
Sua
madre
è
una
signora
piccola
a
bionda
,
vestita
di
nero
,
e
vien
sempre
a
prenderlo
al
finis
,
perché
non
esca
nella
confusione
,
con
gli
altri
;
e
lo
accarezza
.
I
primi
giorni
,
perché
ha
quella
disgrazia
d
'
esser
gobbo
,
molti
ragazzi
lo
beffavano
e
gli
picchiavan
sulla
schiena
con
gli
zaini
;
ma
egli
non
si
rivoltava
mai
,
e
non
diceva
mai
nulla
a
sua
madre
,
per
non
darle
quel
dolore
di
sapere
che
suo
figlio
era
lo
zimbello
dei
compagni
;
lo
schernivano
,
ed
egli
piangeva
e
taceva
,
appoggiando
la
fronte
sul
banco
.
Ma
una
mattina
saltò
su
Garrone
e
disse
:
-
Il
primo
che
tocca
Nelli
gli
do
uno
scapaccione
che
gli
faccio
far
tre
giravolte
!
-
Franti
non
gli
badò
,
lo
scapaccione
partì
,
l
'
amico
fece
le
tre
giravolte
,
e
dopo
d
'
allora
nessuno
toccò
più
Nelli
.
Il
maestro
gli
mise
Garrone
vicino
,
nello
stesso
banco
.
Si
sono
fatti
amici
.
Nelli
s
'
è
affezionato
molto
a
Garrone
.
Appena
entra
nella
scuola
,
cerca
subito
se
c
'
è
Garrone
.
Non
va
mai
via
senza
dire
:
-
Addio
,
Garrone
.
-
E
così
fa
Garrone
con
lui
.
Quando
Nelli
lascia
cascar
la
penna
o
un
libro
sotto
il
banco
,
subito
,
perché
non
faccia
fatica
a
chinarsi
,
Garrone
si
china
e
gli
porge
il
libro
o
la
penna
;
e
poi
l
'
aiuta
a
rimetter
la
roba
nello
zaino
,
e
a
infilarsi
il
cappotto
.
Per
questo
Nelli
gli
vuol
bene
,
e
lo
guarda
sempre
,
e
quando
il
maestro
lo
loda
è
contento
,
come
se
lodasse
lui
.
Ora
bisogna
che
Nelli
,
finalmente
,
abbia
detto
tutto
a
sua
madre
,
e
degli
scherni
dei
primi
giorni
e
di
quello
che
gli
facevan
patire
,
e
poi
del
compagno
che
lo
difese
e
che
gli
ha
posto
affetto
,
perché
,
ecco
quello
che
accadde
questa
mattina
.
Il
maestro
mi
mandò
a
portare
al
Direttore
il
programma
della
lezione
,
mezz
'
ora
prima
del
finis
,
ed
io
ero
nell
'
ufficio
quando
entrò
una
signora
bionda
e
vestita
di
nero
,
la
mamma
di
Nelli
,
la
quale
disse
:
-
Signor
Direttore
,
c
'
è
nella
classe
del
mio
figliuolo
un
ragazzo
che
si
chiama
Garrone
?
-
C
'
è
,
-
rispose
il
Direttore
.
-
Vuol
aver
la
bontà
di
farlo
venire
un
momento
qui
,
che
gli
ho
da
dire
una
parola
?
-
Il
Direttore
chiamò
il
bidello
e
lo
mandò
in
iscuola
,
e
dopo
un
minuto
ecco
lì
Garrone
sull
'
uscio
con
la
sua
testa
grossa
e
rapata
,
tutto
stupito
.
Appena
lo
vide
,
la
signora
gli
corse
incontro
,
gli
gettò
le
mani
sulle
spalle
e
gli
diede
tanti
baci
sulla
testa
dicendo
:
-
Sei
tu
,
Garrone
,
l
'
amico
del
mio
figliuolo
,
il
protettore
del
mio
povero
bambino
,
sei
tu
,
caro
,
bravo
ragazzo
,
sei
tu
!
-
Poi
frugò
in
furia
nelle
tasche
e
nella
borsa
,
e
non
trovando
nulla
,
si
staccò
dal
collo
una
catenella
con
una
crocina
,
e
la
mise
al
collo
di
Garrone
,
sotto
la
cravatta
,
e
gli
disse
:
-
Prendila
,
portala
per
mia
memoria
,
caro
ragazzo
,
per
memoria
della
mamma
di
Nelli
,
che
ti
ringrazia
e
ti
benedice
.
Il
primo
della
classe
25
,
venerdì
Garrone
s
'
attira
l
'
affetto
di
tutti
;
Derossi
,
l
'
ammirazione
.
Ha
preso
la
prima
medaglia
,
sarà
sempre
il
primo
anche
quest
'
anno
,
nessuno
può
competer
con
lui
,
tutti
riconoscono
la
sua
superiorità
in
tutte
le
materie
.
È
il
primo
in
aritmetica
,
in
grammatica
,
in
composizione
,
in
disegno
,
capisce
ogni
cosa
al
volo
,
ha
una
memoria
meravigliosa
,
riesce
in
tutto
senza
sforzo
,
pare
che
lo
studio
sia
un
gioco
per
lui
...
Il
maestro
gli
disse
ieri
:
-
Hai
avuto
dei
grandi
doni
da
Dio
,
non
hai
altro
da
fare
che
non
sciuparli
.
-
E
per
di
più
è
grande
,
bello
,
con
una
gran
corona
di
riccioli
biondi
,
lesto
che
salta
un
banco
appoggiandovi
una
mano
su
;
e
sa
già
tirare
di
scherma
.
Ha
dodici
anni
,
è
figliuolo
d
'
un
negoziante
,
va
sempre
vestito
di
turchino
con
dei
bottoni
dorati
,
sempre
vivo
,
allegro
,
grazioso
con
tutti
,
e
aiuta
quanti
può
all
'
esame
,
e
nessuno
ha
mai
osato
fargli
uno
sgarbo
o
dirgli
una
brutta
parola
.
Nobis
e
Franti
soltanto
lo
guardano
per
traverso
e
Votini
schizza
invidia
dagli
occhi
;
ma
egli
non
se
n
'
accorge
neppure
.
Tutti
gli
sorridono
e
lo
pigliano
per
una
mano
o
per
un
braccio
quando
va
attorno
a
raccogliere
i
lavori
,
con
quella
sua
maniera
graziosa
.
Egli
regala
dei
giornali
illustrati
,
dei
disegni
,
tutto
quello
che
a
casa
regalano
a
lui
,
ha
fatto
per
il
calabrese
una
piccola
carta
geografica
delle
Calabrie
;
e
dà
tutto
ridendo
,
senza
badarci
,
come
un
gran
signore
,
senza
predilezioni
per
alcuno
.
È
impossibile
non
invidiarlo
,
non
sentirsi
da
meno
di
lui
in
ogni
cosa
.
Ah
!
io
pure
,
come
Votini
,
l
'
invidio
.
E
provo
un
'
amarezza
,
quasi
un
certo
dispetto
contro
di
lui
,
qualche
volta
,
quando
stento
a
fare
il
lavoro
a
casa
,
e
penso
che
a
quell
'
ora
egli
l
'
ha
già
fatto
,
benissimo
e
senza
fatica
.
Ma
poi
,
quando
torno
alla
scuola
,
a
vederlo
così
bello
,
ridente
,
trionfante
,
a
sentir
come
risponde
alle
interrogazioni
del
maestro
franco
e
sicuro
,
e
com
'
è
cortese
e
come
tutti
gli
voglion
bene
,
allora
ogni
amarezza
,
ogni
dispetto
mi
va
via
dal
cuore
,
e
mi
vergogno
d
'
aver
provato
quei
sentimenti
.
Vorrei
essergli
sempre
vicino
allora
;
vorrei
poter
fare
tutte
le
scuole
con
lui
;
la
sua
presenza
,
la
sua
voce
mi
mette
coraggio
,
voglia
di
lavorare
,
allegrezza
,
piacere
.
Il
maestro
gli
ha
dato
da
copiare
il
racconto
mensile
che
leggerà
domani
:
La
piccola
vedetta
lombarda
;
egli
lo
copiava
questa
mattina
,
ed
era
commosso
da
quel
fatto
eroico
,
tutto
acceso
nel
viso
,
cogli
occhi
umidi
e
con
la
bocca
tremante
;
e
io
lo
guardavo
,
com
'
era
bello
e
nobile
!
Con
che
piacere
gli
avrei
detto
sul
viso
,
francamente
:
-
Derossi
,
tu
vali
in
tutto
più
di
me
!
Tu
sei
un
uomo
a
confronto
mio
!
Io
ti
rispetto
e
ti
ammiro
!
La
piccola
vedetta
lombarda
Racconto
mensile
26
,
sabato
Nel
1859
,
durante
la
guerra
per
la
liberazione
della
Lombardia
,
pochi
giorni
dopo
la
battaglia
di
Solferino
e
San
Martino
,
vinta
dai
Francesi
e
dagli
Italiani
contro
gli
Austriaci
,
in
una
bella
mattinata
del
mese
di
giugno
,
un
piccolo
drappello
di
cavalleggieri
di
Saluzzo
andava
di
lento
passo
,
per
un
sentiero
solitario
,
verso
il
nemico
,
esplorando
attentamente
la
campagna
.
Guidavano
il
drappello
un
ufficiale
e
un
sergente
,
e
tutti
guardavano
lontano
,
davanti
a
sé
,
con
occhio
fisso
,
muti
,
preparati
a
veder
da
un
momento
all
'
altro
biancheggiare
fra
gli
alberi
le
divise
degli
avamposti
nemici
.
Arrivarono
così
a
una
casetta
rustica
,
circondata
di
frassini
,
davanti
alla
quale
se
ne
stava
tutto
solo
un
ragazzo
d
'
una
dozzina
d
'
anni
,
che
scortecciava
un
piccolo
ramo
con
un
coltello
,
per
farsene
un
bastoncino
;
da
una
finestra
della
casa
spenzolava
una
larga
bandiera
tricolore
;
dentro
non
c
'
era
nessuno
:
i
contadini
,
messa
fuori
la
bandiera
,
erano
scappati
,
per
paura
degli
Austriaci
.
Appena
visti
i
cavalleggieri
,
il
ragazzo
buttò
via
il
bastone
e
si
levò
il
berretto
.
Era
un
bel
ragazzo
,
di
viso
ardito
,
con
gli
occhi
grandi
e
celesti
,
coi
capelli
biondi
e
lunghi
;
era
in
maniche
di
camicia
,
e
mostrava
il
petto
nudo
.
-
Che
fai
qui
?
-
gli
domandò
l
'
ufficiale
,
fermando
il
cavallo
.
-
Perché
non
sei
fuggito
con
la
tua
famiglia
?
-
Io
non
ho
famiglia
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Sono
un
trovatello
.
Lavoro
un
po
'
per
tutti
.
Son
rimasto
qui
per
veder
la
guerra
.
-
Hai
visto
passare
degli
Austriaci
?
-
No
,
da
tre
giorni
.
L
'
ufficiale
stette
un
poco
pensando
;
poi
saltò
giù
da
cavallo
,
e
lasciati
i
soldati
lì
,
rivolti
verso
il
nemico
,
entrò
nella
casa
e
salì
sul
tetto
...
La
casa
era
bassa
;
dal
tetto
non
si
vedeva
che
un
piccolo
tratto
di
campagna
.
-
Bisogna
salir
sugli
alberi
,
-
disse
l
'
ufficiale
,
e
discese
.
Proprio
davanti
all
'
aia
si
drizzava
un
frassino
altissimo
e
sottile
,
che
dondolava
la
vetta
nell
'
azzurro
.
L
'
ufficiale
rimase
un
po
'
sopra
pensiero
,
guardando
ora
l
'
albero
ora
i
soldati
;
poi
tutt
'
a
un
tratto
domandò
al
ragazzo
:
-
Hai
buona
vista
,
tu
,
monello
?
-
Io
?
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Io
vedo
un
passerotto
lontano
un
miglio
.
-
Saresti
buono
a
salire
in
cima
a
quell
'
albero
?
-
In
cima
a
quell
'
albero
?
io
?
In
mezzo
minuto
ci
salgo
.
-
E
sapresti
dirmi
quello
che
vedi
di
lassù
,
se
c
'
è
soldati
austriaci
da
quella
parte
,
nuvoli
di
polvere
,
fucili
che
luccicano
,
cavalli
?
-
Sicuro
che
saprei
.
-
Che
cosa
vuoi
per
farmi
questo
servizio
?
-
Che
cosa
voglio
?
-
disse
il
ragazzo
sorridendo
.
-
Niente
.
Bella
cosa
!
E
poi
...
se
fosse
per
i
tedeschi
,
a
nessun
patto
;
ma
per
i
nostri
!
Io
sono
lombardo
.
-
Bene
.
Va
su
dunque
.
-
Un
momento
,
che
mi
levi
le
scarpe
.
Si
levò
le
scarpe
,
si
strinse
la
cinghia
dei
calzoni
,
buttò
nell
'
erba
il
berretto
e
abbracciò
il
tronco
del
frassino
-
Ma
bada
...
-
esclamò
l
'
ufficiale
,
facendo
l
'
atto
di
trattenerlo
,
come
preso
da
un
timore
improvviso
.
Il
ragazzo
si
voltò
a
guardarlo
,
coi
suoi
begli
occhi
celesti
,
in
atto
interrogativo
.
-
Niente
,
-
disse
l
'
ufficiale
;
-
va
su
.
Il
ragazzo
andò
su
,
come
un
gatto
.
-
Guardate
davanti
a
voi
,
-
gridò
l
'
ufficiale
ai
soldati
.
In
pochi
momenti
il
ragazzo
fu
sulla
cima
dell
'
albero
,
avviticchiato
al
fusto
,
con
le
gambe
fra
le
foglie
,
ma
col
busto
scoperto
,
e
il
sole
gli
batteva
sul
capo
biondo
,
che
pareva
d
'
oro
.
L
'
ufficiale
lo
vedeva
appena
,
tanto
era
piccino
lassù
.
-
Guarda
dritto
e
lontano
,
-
gridò
l
'
ufficiale
.
Il
ragazzo
,
per
veder
meglio
,
staccò
la
mano
destra
dall
'
albero
e
se
la
mise
alla
fronte
.
-
Che
cosa
vedi
?
-
domandò
l
'
ufficiale
.
Il
ragazzo
chinò
il
viso
verso
di
lui
,
e
facendosi
portavoce
della
mano
,
rispose
:
-
Due
uomini
a
cavallo
,
sulla
strada
bianca
.
-
A
che
distanza
di
qui
?
-
Mezzo
miglio
.
-
Movono
?
-
Son
fermi
.
-
Che
altro
vedi
?
-
domandò
l
'
ufficiale
,
dopo
un
momento
di
silenzio
.
-
Guarda
a
destra
.
Il
ragazzo
guardò
a
destra
.
Poi
disse
:
-
Vicino
al
cimitero
,
tra
gli
alberi
,
c
'
è
qualche
cosa
che
luccica
.
Paiono
baionette
.
-
Vedi
gente
?
-
No
.
Saran
nascosti
nel
grano
.
In
quel
momento
un
fischio
di
palla
acutissimo
passò
alto
per
l
'
aria
e
andò
a
morire
lontano
dietro
alla
casa
.
-
Scendi
,
ragazzo
!
-
gridò
l
'
ufficiale
.
-
T
'
han
visto
.
Non
voglio
altro
.
Vien
giù
.
-
Io
non
ho
paura
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Scendi
...
-
ripeté
l
'
ufficiale
,
-
che
altro
vedi
,
a
sinistra
?
-
A
sinistra
?
-
Sì
,
a
sinistra
Il
ragazzo
sporse
il
capo
a
sinistra
;
in
quel
punto
un
altro
fischio
più
acuto
e
più
basso
del
primo
tagliò
l
'
aria
.
Il
ragazzo
si
riscosse
tutto
.
-
Accidenti
!
-
esclamò
.
-
L
'
hanno
proprio
con
me
!
-
La
palla
gli
era
passata
poco
lontano
.
-
Scendi
!
-
gridò
l
'
ufficiale
,
imperioso
e
irritato
.
-
Scendo
subito
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Ma
l
'
albero
mi
ripara
,
non
dubiti
.
A
sinistra
,
vuole
sapere
?
-
A
sinistra
,
-
rispose
l
'
ufficiale
;
-
ma
scendi
.
-
A
sinistra
,
-
gridò
il
ragazzo
,
sporgendo
il
busto
da
quella
parte
,
-
dove
c
'
è
una
cappella
,
mi
par
di
veder
...
Un
terzo
fischio
rabbioso
passò
in
alto
,
e
quasi
ad
un
punto
si
vide
il
ragazzo
venir
giù
,
trattenendosi
per
un
tratto
al
fusto
ed
ai
rami
,
e
poi
precipitando
a
capo
fitto
colle
braccia
aperte
.
-
Maledizione
!
-
gridò
l
'
ufficiale
,
accorrendo
.
Il
ragazzo
batté
la
schiena
per
terra
e
restò
disteso
con
le
braccia
larghe
,
supino
;
un
rigagnolo
di
sangue
gli
sgorgava
dal
petto
,
a
sinistra
.
Il
sergente
e
due
soldati
saltaron
giù
da
cavallo
;
l
'
ufficiale
si
chinò
e
gli
aprì
la
camicia
:
la
palla
gli
era
entrata
nel
polmone
sinistro
.
-
È
morto
!
-
esclamò
l
'
ufficiale
.
-
No
,
vive
!
-
rispose
il
sergente
.
-
Ah
!
povero
ragazzo
!
bravo
ragazzo
!
-
gridò
l
'
ufficiale
;
-
coraggio
!
coraggio
!
-
Ma
mentre
gli
diceva
coraggio
e
gli
premeva
il
fazzoletto
sulla
ferita
,
il
ragazzo
stralunò
gli
occhi
e
abbandonò
il
capo
:
era
morto
.
L
'
ufficiale
impallidì
,
e
lo
guardò
fisso
per
un
momento
;
poi
lo
adagiò
col
capo
sull
'
erba
;
s
'
alzò
,
e
stette
a
guardarlo
;
anche
il
sergente
e
i
due
soldati
,
immobili
,
lo
guardavano
:
gli
altri
stavan
rivolti
verso
il
nemico
.
-
Povero
ragazzo
!
-
ripeté
tristemente
l
'
ufficiale
.
-
Povero
e
bravo
ragazzo
!
Poi
s
'
avvicinò
alla
casa
,
levò
dalla
finestra
la
bandiera
tricolore
,
e
la
distese
come
un
drappo
funebre
sul
piccolo
morto
,
lasciandogli
il
viso
scoperto
.
Il
sergente
raccolse
a
fianco
del
morto
le
scarpe
,
il
berretto
,
il
bastoncino
e
il
coltello
.
Stettero
ancora
un
momento
silenziosi
;
poi
l
'
ufficiale
si
rivolse
al
sergente
e
gli
disse
:
-
Lo
manderemo
a
pigliare
dall
'
ambulanza
;
è
morto
da
soldato
:
lo
seppelliranno
i
soldati
.
-
Detto
questo
mandò
un
bacio
al
morto
con
un
atto
della
mano
,
e
gridò
:
-
A
cavallo
.
-
Tutti
balzarono
in
sella
,
il
drappello
si
riunì
e
riprese
il
suo
cammino
.
E
poche
ore
dopo
il
piccolo
morto
ebbe
i
suoi
onori
di
guerra
.
Al
tramontar
del
sole
,
tutta
la
linea
degli
avamposti
italiani
s
'
avanzava
verso
il
nemico
,
e
per
lo
stesso
cammino
percorso
la
mattina
dal
drappello
di
cavalleria
,
procedeva
su
due
file
un
grosso
battaglione
di
bersaglieri
,
il
quale
,
pochi
giorni
innanzi
,
aveva
valorosamente
rigato
di
sangue
il
colle
di
San
Martino
.
La
notizia
della
morte
del
ragazzo
era
già
corsa
fra
quei
soldati
prima
che
lasciassero
gli
accampamenti
.
Il
sentiero
,
fiancheggiato
da
un
rigagnolo
,
passava
a
pochi
passi
di
distanza
dalla
casa
.
Quando
i
primi
ufficiali
del
battaglione
videro
il
piccolo
cadavere
disteso
ai
piedi
del
frassino
e
coperto
dalla
bandiera
tricolore
,
lo
salutarono
con
la
sciabola
;
e
uno
di
essi
si
chinò
sopra
la
sponda
del
rigagnolo
,
ch
'
era
tutta
fiorita
,
strappò
due
fiori
e
glieli
gettò
.
Allora
tutti
i
bersaglieri
,
via
via
che
passavano
,
strapparono
dei
fiori
e
li
gettarono
al
morto
.
In
pochi
minuti
il
ragazzo
fu
coperto
di
fiori
,
e
ufficiali
e
soldati
gli
mandavan
tutti
un
saluto
passando
:
-
Bravo
,
piccolo
lombardo
!
-
Addio
,
ragazzo
!
-
A
te
,
biondino
!
-
Evviva
!
-
Gloria
!
-
Addio
!
-
Un
ufficiale
gli
gettò
la
sua
medaglia
al
valore
,
un
altro
andò
a
baciargli
la
fronte
.
E
i
fiori
continuavano
a
piovergli
sui
piedi
nudi
,
sul
petto
insanguinato
,
sul
capo
biondo
.
Ed
egli
se
ne
dormiva
là
nell
'
erba
,
ravvolto
nella
sua
bandiera
,
col
viso
bianco
e
quasi
sorridente
,
povero
ragazzo
,
come
se
sentisse
quei
saluti
,
e
fosse
contento
d
'
aver
dato
la
vita
per
la
sua
Lombardia
.
I
poveri
29
,
martedì
Dare
la
vita
per
il
proprio
paese
,
come
il
ragazzo
lombardo
,
è
una
grande
virtù
,
ma
tu
non
trascurare
le
virtù
piccole
,
figliuolo
.
Questa
mattina
,
camminando
davanti
a
me
quando
tornavamo
dalla
scuola
,
passasti
accanto
a
una
povera
,
che
teneva
fra
le
ginocchia
un
bambino
stentito
e
smorto
,
e
che
ti
domandò
l
'
elemosina
.
Tu
la
guardasti
e
non
le
desti
nulla
,
e
pure
ci
avevi
dei
soldi
in
tasca
.
Senti
,
figliuolo
.
Non
abituarti
a
passare
indifferente
davanti
alla
miseria
che
tende
la
mano
,
e
tanto
meno
davanti
a
una
madre
che
chiede
un
soldo
per
il
suo
bambino
.
Pensa
che
forse
quel
bambino
aveva
fame
!
pensa
allo
strazio
di
quella
povera
donna
.
Te
lo
immagini
il
singhiozzo
disperato
di
tua
madre
,
quando
un
giorno
ti
dovesse
dire
.
-
Enrico
,
oggi
non
posso
darti
nemmen
del
pane
?
-
Quand
'
io
do
un
soldo
a
un
mendico
,
ed
egli
mi
dice
.
-
Dio
conservi
la
salute
a
lei
e
alle
sue
creature
!
-
tu
non
puoi
comprendere
la
dolcezza
che
mi
danno
al
cuore
quelle
parole
,
la
gratitudine
che
sento
per
quel
povero
.
Mi
par
davvero
che
quel
buon
augurio
debba
conservarsi
in
buona
salute
per
molto
tempo
,
e
ritorno
a
casa
contento
.
e
penso
:
Oh
!
quel
povero
m
'
ha
reso
assai
più
di
quanto
gli
ho
dato
!
Ebbene
,
fa
ch
'
io
senta
qualche
volta
quel
buon
augurio
provocato
,
meritato
da
te
,
togli
tratto
tratto
un
soldo
dalla
tua
piccola
borsa
per
lasciarlo
cadere
nella
mano
d
'
un
vecchio
senza
sostegno
,
d
'
una
madre
senza
pane
,
d
'
un
bimbo
senza
madre
.
I
poveri
amano
l
'
elemosina
dei
ragazzi
perché
non
li
umilia
,
e
perché
i
ragazzi
,
che
han
bisogno
di
tutti
,
somigliano
a
loro
.
vedi
che
ce
n
'
è
sempre
intorno
alle
scuole
,
dei
poveri
.
L
'
elemosina
d
'
un
uomo
è
un
atto
di
carità
,
ma
quella
d
'
un
fanciullo
è
insieme
un
atto
di
carità
e
una
carezza
,
capisci
?
È
come
se
dalla
sua
mano
cadessero
insieme
un
soldo
e
un
fiore
.
Pensa
che
a
te
non
manca
nulla
,
ma
che
a
loro
manca
tutto
;
che
mentre
tu
vuoi
esser
felice
,
a
loro
basta
di
non
morire
.
Pensa
che
è
un
orrore
che
in
mezzo
a
tanti
palazzi
,
per
le
vie
dove
passan
carrozze
e
bambini
vestiti
di
velluto
,
ci
siano
delle
donne
,
dei
bimbi
che
non
hanno
da
mangiare
.
Non
aver
da
mangiare
,
Dio
mio
!
Dei
ragazzi
come
te
,
buoni
come
te
,
intelligenti
come
te
,
che
in
mezzo
a
una
grande
città
non
han
da
mangiare
,
come
belve
perdute
in
un
deserto
!
Oh
mai
più
,
Enrico
,
non
passare
mai
più
davanti
a
una
madre
che
méndica
senza
metterle
un
soldo
nella
mano
!
TUA
MADRE
DICEMBRE
Il
trafficante
1
,
giovedì
Mio
padre
vuole
che
ogni
giorno
di
vacanza
io
mi
faccia
venire
a
casa
uno
de
'
miei
compagni
,
o
che
vada
a
trovarlo
,
per
farmi
a
poco
a
poco
amico
di
tutti
.
Domenica
andrò
a
passeggiare
con
Votini
,
quello
ben
vestito
,
che
si
liscia
sempre
,
e
che
ha
tanta
invidia
di
Derossi
.
Oggi
intanto
è
venuto
a
casa
Garoffi
,
quello
lungo
e
magro
,
col
naso
a
becco
di
civetta
e
gli
occhi
piccoli
e
furbi
,
che
par
che
frughino
per
tutto
.
È
figliuolo
d
'
un
droghiere
.
È
un
bell
'
originale
.
Egli
conta
sempre
i
soldi
che
ha
in
tasca
,
conta
sulle
dita
lesto
lesto
,
e
fa
qualunque
moltiplicazione
senza
tavola
pitagorica
.
E
rammucchia
,
ha
già
un
libretto
della
Cassa
scolastica
di
risparmio
.
Sfido
,
non
spende
mai
un
soldo
,
e
se
gli
casca
un
centesimo
sotto
i
banchi
,
è
capace
di
cercarlo
per
una
settimana
.
Fa
come
le
gazze
,
dice
Derossi
.
Tutto
quello
che
trova
,
penne
logore
,
francobolli
usati
,
spilli
,
colaticci
di
candele
,
tutto
raccatta
.
Son
già
più
di
due
anni
che
raccoglie
francobolli
,
e
n
'
ha
già
delle
centinaia
d
'
ogni
paese
,
in
un
grande
album
,
che
venderà
poi
al
libraio
,
quando
sarà
tutto
pieno
.
Intanto
il
libraio
gli
dà
i
quaderni
gratis
perché
egli
conduce
molti
ragazzi
alla
sua
bottega
.
In
iscuola
traffica
sempre
,
fa
ogni
giorno
vendite
d
'
oggetti
,
lotterie
,
baratti
;
poi
si
pente
del
baratto
e
rivuole
la
sua
roba
;
compra
per
due
e
smercia
per
quattro
;
gioca
ai
pennini
e
non
perde
mai
;
rivende
giornali
vecchi
al
tabaccaio
,
e
ha
un
quadernino
dove
nota
i
suoi
affari
,
tutto
pieno
di
somme
e
di
sottrazioni
.
Alla
scuola
non
studia
che
l
'
aritmetica
,
e
se
desidera
la
medaglia
non
è
che
per
aver
l
'
entrata
gratis
al
teatro
delle
marionette
.
A
me
piace
,
mi
diverte
.
Abbiamo
giocato
a
fare
il
mercato
,
coi
pesi
e
le
bilancie
:
egli
sa
il
prezzo
giusto
di
tutte
le
cose
,
conosce
i
pesi
e
fa
dei
bei
cartocci
spedito
,
come
i
bottegai
.
Dice
che
appena
finite
le
scuole
metterà
su
un
negozio
,
un
commercio
nuovo
,
che
ha
inventato
lui
.
È
stato
tutto
contento
ché
gli
ho
dato
dei
francobolli
esteri
,
e
m
'
ha
detto
appuntino
quando
si
rivende
ciascuno
per
le
collezioni
.
Mio
padre
,
fingendo
di
legger
la
gazzetta
,
lo
stava
a
sentire
,
e
si
divertiva
.
Egli
ha
sempre
le
tasche
gonfie
delle
sue
piccole
mercanzie
,
che
ricopre
con
un
lungo
mantello
nero
,
e
par
continuamente
sopra
pensiero
e
affaccendato
,
come
un
negoziante
.
Ma
quello
che
gli
sta
più
a
cuore
è
la
sua
collezione
di
francobolli
:
questa
è
il
suo
tesoro
,
e
ne
parla
sempre
,
come
se
dovesse
cavarne
una
fortuna
.
I
compagni
gli
danno
dell
'
avaraccio
,
dell
'
usuraio
.
Io
non
so
.
Gli
voglio
bene
,
m
'
insegna
molte
cose
,
mi
sembra
un
uomo
.
Coretti
,
il
figliuolo
del
rivenditore
di
legna
,
dice
ch
'
egli
non
darebbe
i
suoi
francobolli
neanche
per
salvar
la
vita
a
sua
madre
.
Mio
padre
non
lo
crede
.
-
Aspetta
ancora
a
giudicarlo
,
-
m
'
ha
detto
;
-
egli
ha
quella
passione
;
ma
ha
cuore
.
Vanità
5
,
lunedì
Ieri
andai
a
far
la
passeggiata
per
il
viale
di
Rivoli
con
Votini
e
suo
padre
.
Passando
per
via
Dora
Grossa
,
vedemmo
Stardi
,
quello
che
tira
calci
ai
disturbatori
,
fermo
impalato
davanti
a
una
vetrina
di
librario
,
cogli
occhi
fissi
sopra
una
carta
geografica
;
e
chi
sa
da
quanto
tempo
era
là
,
perché
egli
studia
anche
per
la
strada
:
ci
rese
a
mala
pena
il
saluto
,
quel
rusticone
.
Votini
era
vestito
bene
,
anche
troppo
:
aveva
gli
stivali
di
marocchino
trapunti
di
rosso
,
un
vestito
con
ricami
e
nappine
di
seta
,
un
cappello
di
castoro
bianco
e
l
'
orologio
.
E
si
pavoneggiava
.
Ma
la
sua
vanità
doveva
capitar
male
questa
volta
.
Dopo
aver
corso
un
bel
pezzo
su
per
il
viale
,
lasciandoci
molto
addietro
suo
padre
,
che
andava
adagio
,
ci
fermammo
a
un
sedile
di
pietra
,
accanto
a
un
ragazzo
vestito
modestamente
,
che
pareva
stanco
,
e
pensava
,
col
capo
basso
.
Un
uomo
,
che
doveva
essere
suo
padre
,
andava
e
veniva
sotto
gli
alberi
,
leggendo
la
gazzetta
.
Ci
sedemmo
.
Votini
si
mise
tra
me
e
il
ragazzo
.
E
subito
si
ricordò
d
'
essere
vestito
bene
,
e
volle
farsi
ammirare
e
invidiare
dal
suo
vicino
.
Alzò
un
piede
e
mi
disse
:
-
Hai
visto
i
miei
stivali
da
ufficiale
?
-
Lo
disse
per
farli
guardar
da
quell
'
altro
.
Ma
quegli
non
gli
badò
.
Allora
abbassò
il
piede
,
e
mi
mostrò
le
sue
nappine
di
seta
,
e
mi
disse
,
guardando
di
sott
'
occhio
il
ragazzo
,
che
quelle
nappine
di
seta
non
gli
piacevano
,
e
che
le
volea
far
cambiare
in
bottoni
d
'
argento
.
Ma
il
ragazzo
non
guardò
neppure
le
nappine
.
Votini
allora
si
mise
a
far
girare
sulla
punta
dell
'
indice
il
suo
bellissimo
cappello
di
castoro
bianco
.
Ma
il
ragazzo
,
pareva
che
lo
facesse
per
punto
,
non
degnò
d
'
uno
sguardo
nemmeno
il
cappello
.
Votini
,
che
si
cominciava
a
stizzire
,
tirò
fuori
l
'
orologio
l
'
aperse
,
mi
fece
veder
le
rote
.
Ma
quegli
non
voltò
la
testa
.
-
È
d
'
argento
dorato
?
-
gli
domandai
.
-
No
,
-
rispose
,
-
è
d
'
oro
.
-
Ma
non
sarà
tutto
d
'
oro
,
-
dissi
,
-
ci
sarà
anche
dell
'
argento
.
-
Ma
no
!
-
egli
ribatté
;
-
e
per
costringere
il
ragazzo
a
guardare
gli
mise
l
'
orologio
davanti
al
viso
e
gli
disse
:
-
Di
'
tu
,
guarda
,
non
è
vero
che
è
tutto
d
'
oro
?
Il
ragazzo
rispose
secco
:
-
Non
lo
so
.
-
Oh
!
oh
!
-
esclamò
Votini
,
pien
di
rabbia
,
-
che
superbia
!
Mentre
diceva
questo
,
sopraggiunse
suo
padre
,
che
sentì
:
guardò
un
momento
fisso
quel
ragazzo
,
poi
disse
bruscamente
al
figliuolo
:
-
Taci
;
-
e
chinatosi
al
suo
orecchio
soggiunse
:
-
È
cieco
.
Votini
balzò
in
piedi
,
con
un
fremito
,
e
guardò
il
ragazzo
nel
viso
.
Aveva
le
pupille
vitree
,
senza
espressione
,
senza
sguardo
.
Votini
rimase
avvilito
,
senza
parola
,
con
gli
occhi
a
terra
.
Poi
balbettò
:
-
Mi
rincresce
...
non
lo
sapevo
.
Ma
il
cieco
,
che
aveva
capito
tutto
,
disse
con
un
sorriso
buono
e
malinconico
:
-
Oh
!
non
fa
nulla
.
Ebbene
,
è
vano
;
ma
non
ha
mica
cattivo
cuore
Votini
.
Per
tutta
la
passeggiata
non
rise
più
.
La
prima
nevicata
10
,
sabato
Addio
passeggiate
a
Rivoli
.
Ecco
la
bella
amica
dei
ragazzi
!
Ecco
la
prima
neve
!
Fin
da
ieri
sera
vien
giù
a
fiocchi
fitti
e
larghi
come
fiori
di
gelsomino
.
Era
un
piacere
questa
mattina
alla
scuola
vederla
venire
contro
le
vetrate
e
ammontarsi
sui
davanzali
;
anche
il
maestro
guardava
e
si
fregava
le
mani
,
e
tutti
eran
contenti
pensando
a
fare
alle
palle
,
e
al
ghiaccio
che
verrà
dopo
,
e
al
focolino
di
casa
.
Non
c
'
era
che
Stardi
che
non
ci
badasse
,
tutto
assorto
nella
lezione
,
coi
pugni
stretti
alle
tempie
.
Che
bellezza
,
che
festa
fu
all
'
uscita
!
tutti
a
scavallar
per
la
strada
,
gridando
e
sbracciando
,
e
a
pigliar
manate
di
neve
e
a
zampettarci
dentro
come
cagnolini
nell
'
acqua
.
I
parenti
che
aspettavan
fuori
avevano
gli
ombrelli
bianchi
,
la
guardia
civica
aveva
l
'
elmetto
bianco
,
tutti
i
nostri
zaini
in
pochi
momenti
furon
bianchi
.
Tutti
parevan
fuor
di
sé
dall
'
allegrezza
,
perfino
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
,
quello
pallidino
che
non
ride
mai
,
e
Robetti
,
quello
che
salvò
il
bimbo
dall
'
omnibus
,
poverino
,
che
saltellava
con
le
sue
stampelle
.
Il
calabrese
,
che
non
aveva
mai
toccato
neve
,
se
ne
fece
una
pallottola
e
si
mise
a
mangiarla
come
una
pesca
;
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
se
n
'
empì
lo
zaino
;
e
il
muratorino
ci
fece
scoppiar
da
ridere
,
quando
mio
padre
lo
invitò
a
venir
domani
a
casa
nostra
:
egli
aveva
la
bocca
piena
di
neve
,
e
non
osando
né
sputarla
né
mandarla
giù
,
stava
lì
ingozzato
a
guardarci
,
e
non
rispondeva
.
Anche
le
maestre
uscivan
dalla
scuola
di
corsa
,
ridendo
;
anche
la
mia
maestra
di
prima
superiore
,
poveretta
,
correva
a
traverso
al
nevischio
,
riparandosi
il
viso
col
suo
velo
verde
,
e
tossiva
.
E
intanto
centinaia
di
ragazze
della
sezione
vicina
passavano
strillando
e
galoppando
su
quel
tappeto
candido
,
e
i
maestri
e
i
bidelli
e
la
guardia
gridavano
:
-
A
casa
!
A
casa
!
-
ingoiando
fiocchi
di
neve
e
imbiancandosi
i
baffi
e
la
barba
.
Ma
anch
'
essi
ridevano
di
quella
baldoria
di
scolari
che
festeggiavan
l
'
inverno
...
-
Voi
festeggiate
l
'
inverno
...
Ma
ci
son
dei
ragazzi
che
non
hanno
né
panni
,
né
scarpe
,
né
fuoco
.
Ce
ne
son
migliaia
i
quali
scendono
ai
villaggi
,
con
un
lungo
cammino
,
portando
nelle
mani
sanguinanti
dai
geloni
un
pezzo
di
legno
per
riscaldare
la
scuola
.
Ci
sono
centinaia
di
scuole
quasi
sepolte
fra
la
neve
,
nude
e
tetre
come
spelonche
,
dove
i
ragazzi
soffocano
dal
fumo
o
battono
i
denti
dal
freddo
,
guardando
con
terrore
i
fiocchi
bianchi
che
scendono
senza
fine
,
che
s
'
ammucchiano
senza
posa
sulle
loro
capanne
lontane
,
minacciate
dalle
valanghe
.
Voi
festeggiate
l
'
inverno
,
ragazzi
.
Pensate
alle
migliaia
di
creature
a
cui
l
'
inverno
porta
la
miseria
e
la
morte
.
TUO
PADRE
Il
muratorino
11
,
domenica
Il
«
muratorino
»
è
venuto
oggi
,
in
cacciatora
,
tutto
vestito
di
roba
smessa
di
suo
padre
,
ancora
bianca
di
calcina
e
di
gesso
.
Mio
padre
lo
desiderava
anche
più
di
me
che
venisse
.
Come
ci
fece
piacere
!
Appena
entrato
,
si
levò
il
cappello
a
cencio
ch
'
era
tutto
bagnato
di
neve
e
se
lo
ficcò
in
un
taschino
;
poi
venne
innanzi
,
con
quella
sua
andatura
trascurata
d
'
operaio
stanco
,
rivolgendo
qua
e
là
il
visetto
tondo
come
una
mela
,
col
suo
naso
a
pallottola
;
e
quando
fu
nella
sala
da
desinare
,
data
un
'
occhiata
in
giro
ai
mobili
,
e
fissati
gli
occhi
sur
un
quadretto
che
rappresenta
Rigoletto
,
un
buffone
gobbo
,
fece
il
«
muso
di
lepre
»
.
È
impossibile
trattenersi
dal
ridere
a
vedergli
fare
il
muso
di
lepre
.
Ci
mettemmo
a
giocare
coi
legnetti
:
egli
ha
un
'
abilità
straordinaria
a
far
torri
e
ponti
,
che
par
che
stian
su
per
miracolo
,
e
ci
lavora
tutto
serio
,
con
la
pazienza
di
un
uomo
.
Fra
una
torre
e
l
'
altra
,
mi
disse
della
sua
famiglia
:
stanno
in
una
soffitta
,
suo
padre
va
alle
scuole
serali
a
imparar
a
leggere
,
sua
madre
è
biellese
.
E
gli
debbono
voler
bene
,
si
capisce
,
perché
è
vestito
così
da
povero
figliuolo
,
ma
ben
riparato
dal
freddo
,
coi
panni
ben
rammendati
,
con
la
cravatta
annodata
bene
dalla
mano
di
sua
madre
.
Suo
padre
,
mi
disse
,
è
un
pezzo
d
'
uomo
,
un
gigante
,
che
stenta
a
passar
per
le
porte
;
ma
buono
,
e
chiama
sempre
il
figliuolo
«
muso
di
lepre
»
;
il
figliuolo
,
invece
,
è
piccolino
.
Alle
quattro
si
fece
merenda
insieme
con
pane
e
zebibbo
,
seduti
sul
sofà
,
e
quando
ci
alzammo
,
non
so
perché
,
mio
padre
non
volle
che
ripulissi
la
spalliera
che
il
muratorino
aveva
macchiata
di
bianco
con
la
sua
giacchetta
:
mi
trattenne
la
mano
e
ripulì
poi
lui
,
di
nascosto
.
Giocando
,
il
muratorino
perdette
un
bottone
della
cacciatora
,
e
mia
madre
glie
l
'
attaccò
,
ed
egli
si
fece
rosso
e
stette
a
vederla
cucire
tutto
meravigliato
e
confuso
,
trattenendo
il
respiro
.
Poi
gli
diedi
a
vedere
degli
album
di
caricature
ed
egli
,
senz
'
avvedersene
,
imitava
le
smorfie
di
quelle
facce
,
così
bene
,
che
anche
mio
padre
rideva
.
Era
tanto
contento
quando
andò
via
,
che
dimenticò
di
rimettersi
in
capo
il
berretto
a
cencio
,
e
arrivato
sul
pianerottolo
,
per
mostrarmi
la
sua
gratitudine
mi
fece
ancora
una
volta
il
muso
di
lepre
.
Egli
si
chiama
Antonio
Rabucco
,
e
ha
otto
anni
e
otto
mesi
...
-
Lo
sai
,
figliuolo
,
perché
non
volli
che
ripulissi
il
sofà
?
Perché
ripulirlo
,
mentre
il
tuo
compagno
vedeva
,
era
quasi
un
fargli
rimprovero
d
'
averlo
insudiciato
.
E
questo
non
stava
bene
,
prima
perché
non
l
'
aveva
fatto
apposta
,
e
poi
perché
l
'
aveva
fatto
coi
panni
di
suo
padre
,
il
quale
se
li
è
ingessati
lavorando
;
e
quello
che
si
fa
lavorando
non
è
sudiciume
:
è
polvere
,
è
calce
,
è
vernice
,
è
tutto
quello
che
vuoi
,
ma
non
sudiciume
.
Il
lavoro
non
insudicia
.
Non
dir
mai
d
'
un
operaio
che
vien
dal
lavoro
:
-
È
sporco
.
-
Devi
dire
:
-
Ha
sui
panni
i
segni
,
le
tracce
del
suo
lavoro
.
Ricordatene
.
E
vogli
bene
al
muratorino
,
prima
perché
è
tuo
compagno
,
poi
perché
è
figliuolo
d
'
un
operaio
.
TUO
PADRE
Una
palla
di
neve
16
,
venerdì
E
sempre
nevica
,
nevica
.
Seguì
un
brutto
caso
,
questa
mattina
,
con
la
neve
,
all
'
uscir
dalla
scuola
.
Un
branco
di
ragazzi
,
appena
sboccati
sul
Corso
,
si
misero
a
tirar
palle
,
con
quella
neve
acquosa
,
che
fa
le
palle
sode
e
pesanti
come
pietre
.
Molta
gente
passava
sul
marciapiedi
.
Un
signore
gridò
:
-
Smettete
,
monelli
!
-
e
proprio
in
quel
punto
si
udì
un
grido
acuto
dall
'
altra
parte
della
strada
,
e
si
vide
un
vecchio
che
aveva
perduto
il
cappello
e
barcollava
,
coprendosi
il
viso
con
le
mani
,
e
accanto
a
lui
un
ragazzo
che
gridava
:
-
Aiuto
!
Aiuto
!
-
Subito
accorse
gente
da
ogni
parte
.
Era
stato
colpito
da
una
palla
in
un
occhio
.
Tutti
i
ragazzi
si
sbandarono
fuggendo
come
saette
.
Io
stavo
davanti
alla
bottega
del
libraio
,
dov
'
era
entrato
mio
padre
,
e
vidi
arrivar
di
corsa
parecchi
miei
compagni
che
si
mescolarono
fra
gli
altri
vicini
a
me
,
e
finsero
di
guardar
le
vetrine
:
c
'
era
Garrone
,
con
la
sua
solita
pagnotta
in
tasca
,
Coretti
,
il
muratorino
,
e
Garoffi
,
quello
dei
francobolli
.
Intanto
s
'
era
fatta
folla
intorno
al
vecchio
,
e
una
guardia
ed
altri
correvano
qua
e
là
minacciando
e
domandando
:
-
Chi
è
?
chi
è
stato
?
Sei
tu
?
Dite
chi
è
stato
!
-
e
guardavan
le
mani
ai
ragazzi
,
se
le
avevan
bagnate
di
neve
.
Garoffi
era
accanto
a
me
:
m
'
accorsi
che
tremava
tutto
,
e
che
avea
il
viso
bianco
come
un
morto
.
-
Chi
è
?
Chi
è
stato
?
-
continuava
a
gridare
la
gente
.
-
Allora
intesi
Garrone
che
disse
piano
a
Garoffi
:
-
Su
,
vatti
a
presentare
;
sarebbe
una
vigliaccheria
lasciar
agguantare
qualcun
altro
.
-
Ma
io
non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
rispose
Garoffi
,
tremando
come
una
foglia
.
-
Non
importa
fa
il
tuo
dovere
,
-
ripeté
Garrone
.
-
Ma
io
non
ho
coraggio
!
-
Fatti
coraggio
,
t
'
accompagno
io
.
-
E
la
guardia
e
gli
altri
gridavan
sempre
più
forte
:
-
Chi
è
?
Chi
è
stato
?
Un
occhiale
in
un
occhio
gli
han
fatto
entrare
!
L
'
hanno
accecato
!
Briganti
!
-
Io
credetti
che
Garoffi
cascasse
in
terra
.
-
Vieni
,
-
gli
disse
risolutamente
Garrone
,
-
io
ti
difendo
,
-
e
afferratolo
per
un
braccio
lo
spinse
avanti
,
sostenendolo
,
come
un
malato
.
La
gente
vide
e
capì
subito
,
e
parecchi
accorsero
coi
pugni
alzati
.
Ma
Garrone
si
fece
in
mezzo
,
gridando
:
-
Vi
mettete
in
dieci
uomini
contro
un
ragazzo
?
-
Allora
quelli
ristettero
,
e
una
guardia
civica
pigliò
Garoffi
per
mano
e
lo
condusse
,
aprendo
la
folla
,
a
una
bottega
di
pastaio
,
dove
avevano
ricoverato
il
ferito
.
Vedendolo
,
riconobbi
subito
il
vecchio
impiegato
,
che
sta
al
quarto
piano
di
casa
nostra
,
col
suo
nipotino
.
Era
adagiato
sur
una
seggiola
,
con
un
fazzoletto
sugli
occhi
.
-
Non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
diceva
singhiozzando
Garoffi
,
mezzo
morto
dalla
paura
,
-
non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
Due
o
tre
persone
lo
spinsero
violentemente
nella
bottega
,
gridando
:
-
La
fronte
a
terra
!
Domanda
perdono
!
-
e
lo
gettarono
a
terra
.
Ma
subito
due
braccia
vigorose
lo
rimisero
in
piedi
e
una
voce
risoluta
disse
:
-
No
,
signori
!
-
Era
il
nostro
Direttore
,
che
avea
visto
tutto
.
-
Poiché
ha
avuto
il
coraggio
di
presentarsi
,
-
soggiunse
-
nessuno
ha
il
diritto
di
avvilirlo
.
Tutti
stettero
zitti
.
-
Domanda
perdono
,
-
disse
il
Direttore
a
Garoffi
.
Garoffi
,
scoppiando
in
pianto
,
abbracciò
le
ginocchia
del
vecchio
,
e
questi
,
cercata
con
la
mano
la
testa
di
lui
,
gli
carezzò
i
capelli
.
Allora
tutti
dissero
:
-
Va
'
,
ragazzo
,
va
'
,
torna
a
casa
!
-
E
mio
padre
mi
tirò
fuori
della
folla
e
mi
disse
strada
facendo
:
-
Enrico
,
in
un
caso
simile
,
avresti
il
coraggio
di
fare
il
tuo
dovere
,
di
andar
a
confessare
la
tua
colpa
?
-
Io
gli
risposi
di
sì
.
Ed
egli
:
-
Dammi
la
tua
parola
di
ragazzo
di
cuore
e
d
'
onore
che
lo
faresti
.
-
Ti
do
la
mia
parola
,
padre
mio
!
Le
maestre
17
,
sabato
Garoffi
stava
tutto
pauroso
,
quest
'
oggi
,
ad
aspettare
una
grande
risciacquata
del
maestro
;
ma
il
maestro
non
è
comparso
,
e
poiché
mancava
anche
il
supplente
,
è
venuta
a
far
scuola
la
signora
Cromi
,
la
più
attempata
delle
maestre
,
che
ha
due
figliuoli
grandi
e
ha
insegnato
a
leggere
e
a
scrivere
a
parecchie
signore
che
ora
vengono
ad
accompagnare
i
loro
ragazzi
alla
Sezione
Baretti
.
Era
triste
,
oggi
,
perché
ha
un
figliuolo
malato
.
Appena
che
la
videro
,
cominciarono
a
fare
il
chiasso
.
Ma
essa
con
voce
lenta
e
tranquilla
disse
:
-
Rispettate
i
miei
capelli
bianchi
:
io
non
sono
soltanto
una
maestra
,
sono
una
madre
;
-
e
allora
nessuno
osò
più
di
parlare
,
neanche
quella
faccia
di
bronzo
di
Franti
,
che
si
contentò
di
farle
le
beffe
di
nascosto
.
Nella
classe
della
Cromi
fu
mandata
la
Delcati
,
maestra
di
mio
fratello
,
e
al
posto
della
Delcati
,
quella
che
chiamano
«
la
monachina
»
,
perché
è
sempre
vestita
di
scuro
,
con
un
grembiale
nero
,
e
ha
un
viso
piccolo
e
bianco
,
i
capelli
sempre
lisci
gli
occhi
chiari
chiari
,
e
una
voce
sottile
,
che
par
sempre
che
mormori
preghiere
.
E
non
si
capisce
,
dice
mia
madre
:
è
così
mite
e
timida
,
con
quel
filo
di
voce
sempre
eguale
,
che
appena
si
sente
,
e
non
grida
,
non
s
'
adira
mai
:
eppure
tiene
i
ragazzi
quieti
che
non
si
sentono
,
i
più
monelli
chinano
il
capo
solo
che
li
ammonisca
col
dito
,
pare
una
chiesa
la
sua
scuola
,
e
per
questo
anche
chiamano
lei
la
monachina
.
Ma
ce
n
'
è
un
'
altra
che
mi
piace
pure
:
la
maestrina
della
prima
inferiore
numero
3
,
quella
giovane
col
viso
color
di
rosa
,
che
ha
due
belle
pozzette
nelle
guancie
,
e
porta
una
gran
penna
rossa
sul
cappellino
e
una
crocetta
di
vetro
giallo
appesa
al
collo
.
È
sempre
allegra
,
tien
la
classe
allegra
,
sorride
sempre
,
grida
sempre
con
la
sua
voce
argentina
che
par
che
canti
,
picchiando
la
bacchetta
sul
tavolino
e
battendo
le
mani
per
impor
silenzio
;
poi
quando
escono
,
corre
come
una
bambina
dietro
all
'
uno
e
all
'
altro
,
per
rimetterli
in
fila
;
e
a
questo
tira
su
il
bavero
,
a
quell
'
altro
abbottona
il
cappotto
perché
non
infreddino
,
li
segue
fin
nella
strada
perché
non
s
'
accapiglino
,
supplica
i
parenti
che
non
li
castighino
a
casa
,
porta
delle
pastiglie
a
quei
che
han
la
tosse
,
impresta
il
suo
manicotto
a
quelli
che
han
freddo
;
ed
è
tormentata
continuamente
dai
più
piccoli
che
le
fanno
carezze
e
le
chiedon
dei
baci
tirandola
pel
velo
e
per
la
mantiglia
;
ma
essa
li
lascia
fare
e
li
bacia
tutti
,
ridendo
,
e
ogni
giorno
ritorna
a
casa
arruffata
e
sgolata
,
tutta
ansante
e
tutta
contenta
,
con
le
sue
belle
pozzette
e
la
sua
penna
rossa
.
È
anche
maestra
di
disegno
delle
ragazze
,
e
mantiene
col
proprio
lavoro
sua
madre
e
suo
fratello
.
In
casa
del
ferito
18
,
domenica
È
con
la
maestra
dalla
penna
rossa
il
nipotino
del
vecchio
impiegato
che
fu
colpito
all
'
occhio
dalla
palla
di
neve
di
Garoffi
:
lo
abbiamo
visto
oggi
,
in
casa
di
suo
zio
,
che
lo
tiene
come
un
figliuolo
.
Io
avevo
terminato
di
scrivere
il
racconto
mensile
per
la
settimana
ventura
,
Il
piccolo
scrivano
fiorentino
,
che
il
maestro
mi
diede
a
copiare
;
e
mio
padre
mi
ha
detto
:
-
Andiamo
su
al
quarto
piano
,
a
veder
come
sta
dell
'
occhio
quel
signore
.
-
Siamo
entrati
in
una
camera
quasi
buia
,
dov
'
era
il
vecchio
a
letto
,
seduto
,
con
molti
cuscini
dietro
le
spalle
;
accanto
al
capezzale
sedeva
sua
moglie
,
e
c
'
era
in
un
canto
il
nipotino
che
si
baloccava
.
Il
vecchio
aveva
l
'
occhio
bendato
.
È
stato
molto
contento
di
veder
mio
padre
,
ci
ha
fatto
sedere
e
ha
detto
che
stava
meglio
,
che
l
'
occhio
non
era
perduto
,
non
solo
,
ma
che
a
capo
di
pochi
giorni
sarebbe
guarito
.
-
Fu
una
disgrazia
,
-
ha
soggiunto
;
-
mi
duole
dello
spavento
che
deve
aver
avuto
quel
povero
ragazzo
.
-
Poi
ci
ha
parlato
del
medico
,
che
doveva
venir
a
quell
'
ora
,
a
curarlo
.
Proprio
in
quel
punto
,
suona
il
campanello
.
-
È
il
medico
,
-
dice
la
signora
.
La
porta
s
'
apre
...
E
chi
vedo
?
Garoffi
col
suo
mantello
lungo
,
ritto
sulla
soglia
,
col
capo
chino
,
che
non
aveva
coraggio
di
entrare
.
-
Chi
è
?
-
domanda
il
malato
.
-
È
il
ragazzo
che
tirò
la
palla
,
-
dice
mio
padre
.
-
E
il
vecchio
allora
:
-
O
povero
ragazzo
!
vieni
avanti
;
sei
venuto
a
domandar
notizie
del
ferito
,
non
è
vero
?
Ma
va
meglio
,
sta
tranquillo
,
va
meglio
,
son
quasi
guarito
.
Vieni
qua
.
-
Garoffi
,
confuso
che
non
ci
vedeva
più
,
s
'
è
avvicinato
al
letto
,
forzandosi
per
non
piangere
,
e
il
vecchio
l
'
ha
carezzato
,
ma
egli
non
poteva
parlare
.
-
Grazie
,
ha
detto
il
vecchio
,
-
va
pure
a
dire
a
tuo
padre
e
a
tua
madre
che
tutto
va
bene
,
che
non
si
dian
più
pensiero
.
-
Ma
Garoffi
non
si
moveva
,
pareva
che
avesse
qualcosa
da
dire
,
ma
non
osava
.
-
Che
mi
hai
da
dire
?
che
cosa
vuoi
dire
?
-
Io
...
nulla
.
-
Ebbene
,
addio
,
a
rivederci
,
ragazzo
;
vattene
pure
col
cuore
in
pace
.
Garoffi
è
andato
fino
alla
porta
,
ma
là
s
'
è
fermato
,
e
s
'
è
volto
indietro
verso
il
nipotino
,
che
lo
seguitava
,
e
lo
guardava
curiosamente
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
cavato
di
sotto
al
mantello
un
oggetto
,
lo
mette
in
mano
al
ragazzo
,
dicendogli
in
fretta
:
-
È
per
te
,
-
e
via
come
un
lampo
.
Il
ragazzo
porta
l
'
oggetto
allo
zio
;
vedono
che
c
'
è
scritto
su
:
Ti
regalo
questo
;
guardan
dentro
,
e
fanno
un
'
esclamazione
di
stupore
.
Era
l
'
album
famoso
,
con
la
sua
collezione
di
francobolli
,
che
il
povero
Garoffi
aveva
portato
,
la
collezione
di
cui
parlava
sempre
,
su
cui
aveva
fondato
tante
speranze
,
e
che
gli
era
costata
tante
fatiche
;
era
il
suo
tesoro
,
povero
ragazzo
,
era
metà
del
suo
sangue
,
che
in
cambio
del
perdono
egli
regalava
!
Il
piccolo
scrivano
fiorentino
Racconto
mensile
Faceva
la
quarta
elementare
.
Era
un
grazioso
fiorentino
di
dodici
anni
,
nero
di
capelli
e
bianco
di
viso
,
figliuolo
maggiore
d
'
un
impiegato
delle
strade
ferrate
,
il
quale
,
avendo
molta
famiglia
e
poco
stipendio
,
viveva
nelle
strettezze
.
Suo
padre
lo
amava
ed
era
assai
buono
e
indulgente
con
lui
:
indulgente
in
tutto
fuorché
in
quello
che
toccava
la
scuola
:
in
questo
pretendeva
molto
e
si
mostrava
severo
perché
il
figliuolo
doveva
mettersi
in
grado
di
ottener
presto
un
impiego
per
aiutar
la
famiglia
;
e
per
valer
presto
qualche
cosa
gli
bisognava
faticar
molto
in
poco
tempo
.
E
benché
il
ragazzo
studiasse
,
il
padre
lo
esortava
sempre
a
studiare
.
Era
già
avanzato
negli
anni
,
il
padre
,
e
il
troppo
lavoro
l
'
aveva
anche
invecchiato
prima
del
tempo
.
Non
di
meno
,
per
provvedere
ai
bisogni
della
famiglia
,
oltre
al
molto
lavoro
che
gl
'
imponeva
il
suo
impiego
,
pigliava
ancora
qua
e
là
dei
lavori
straordinari
di
copista
,
e
passava
una
buona
parte
della
notte
a
tavolino
.
Da
ultimo
aveva
preso
da
una
Casa
editrice
,
che
pubblicava
giornali
e
libri
a
dispense
,
l
'
incarico
di
scriver
sulle
fasce
il
nome
e
l
'
indirizzo
degli
abbonati
e
guadagnava
tre
lire
per
ogni
cinquecento
di
quelle
strisciole
di
carta
,
scritte
in
caratteri
grandi
e
regolari
.
Ma
questo
lavoro
lo
stancava
,
ed
egli
se
ne
lagnava
spesso
con
la
famiglia
,
a
desinare
.
-
I
miei
occhi
se
ne
vanno
,
-
diceva
,
-
questo
lavoro
di
notte
mi
finisce
.
-
Il
figliuolo
gli
disse
un
giorno
:
-
Babbo
,
fammi
lavorare
in
vece
tua
;
tu
sai
che
scrivo
come
te
,
tale
e
quale
.
-
Ma
il
padre
gli
rispose
:
-
No
figliuolo
;
tu
devi
studiare
;
la
tua
scuola
è
una
cosa
molto
più
importante
delle
mie
fasce
;
avrei
rimorsi
di
rubarti
un
'
ora
;
ti
ringrazio
,
ma
non
voglio
,
e
non
parlarmene
più
.
Il
figliuolo
sapeva
che
con
suo
padre
,
in
quelle
cose
,
era
inutile
insistere
,
e
non
insistette
.
Ma
ecco
che
cosa
fece
.
Egli
sapeva
che
a
mezzanotte
in
punto
suo
padre
smetteva
di
scrivere
,
e
usciva
dal
suo
stanzino
da
lavoro
per
andare
nella
camera
da
letto
.
Qualche
volta
l
'
aveva
sentito
:
scoccati
i
dodici
colpi
al
pendolo
,
aveva
sentito
immediatamente
il
rumore
della
seggiola
smossa
e
il
passo
lento
di
suo
padre
.
Una
notte
aspettò
ch
'
egli
fosse
a
letto
,
si
vestì
piano
piano
,
andò
a
tentoni
nello
stanzino
,
riaccese
il
lume
a
petrolio
,
sedette
alla
scrivania
,
dov
'
era
un
mucchio
di
fasce
bianche
e
l
'
elenco
degli
indirizzi
,
e
cominciò
a
scrivere
,
rifacendo
appuntino
la
scrittura
di
suo
padre
.
E
scriveva
di
buona
voglia
,
contento
,
con
un
po
'
di
paura
,
e
le
fasce
s
'
ammontavano
,
e
tratto
tratto
egli
smetteva
la
penna
per
fregarsi
le
mani
,
e
poi
ricominciava
con
più
alacrità
,
tendendo
l
'
orecchio
,
e
sorrideva
.
Centosessanta
ne
scrisse
:
una
lira
!
Allora
si
fermò
,
rimise
la
penna
dove
l
'
aveva
presa
,
spense
il
lume
,
e
tornò
a
letto
,
in
punta
di
piedi
.
Quel
giorno
,
a
mezzodì
,
il
padre
sedette
a
tavola
di
buon
umore
.
Non
s
'
era
accorto
di
nulla
.
Faceva
quel
lavoro
meccanicamente
,
misurandolo
a
ore
e
pensando
ad
altro
,
e
non
contava
le
fasce
scritte
che
il
giorno
dopo
.
Sedette
a
tavola
di
buonumore
,
e
battendo
una
mano
sulla
spalla
al
figliuolo
:
-
Eh
,
Giulio
,
-
disse
,
-
è
ancora
un
buon
lavoratore
tuo
padre
,
che
tu
credessi
!
In
due
ore
ho
fatto
un
buon
terzo
di
lavoro
più
del
solito
,
ieri
sera
.
La
mano
è
ancora
lesta
,
e
gli
occhi
fanno
ancora
il
loro
dovere
.
-
E
Giulio
,
contento
,
muto
,
diceva
tra
sé
:
«
Povero
babbo
,
oltre
al
guadagno
,
io
gli
dò
ancora
questa
soddisfazione
,
di
credersi
ringiovanito
.
Ebbene
,
coraggio
»
.
Incoraggiato
dalla
buona
riuscita
,
la
notte
appresso
,
battute
le
dodici
,
su
un
'
altra
volta
,
e
al
lavoro
.
E
così
fece
per
varie
notti
.
E
suo
padre
non
s
'
accorgeva
di
nulla
.
Solo
una
volta
,
a
cena
,
uscì
in
quest
'
esclamazione
:
-
È
strano
,
quanto
petrolio
va
in
questa
casa
da
un
po
'
di
tempo
!
Giulio
ebbe
una
scossa
;
ma
il
discorso
si
fermò
lì
.
E
il
lavoro
notturno
andò
innanzi
.
Senonché
,
a
rompersi
così
il
sonno
ogni
notte
,
Giulio
non
riposava
abbastanza
,
la
mattina
si
levava
stanco
,
e
la
sera
,
facendo
il
lavoro
di
scuola
,
stentava
a
tener
gli
occhi
aperti
.
Una
sera
,
-
per
la
prima
volta
in
vita
sua
,
-
s
'
addormentò
sul
quaderno
.
-
Animo
!
animo
!
-
gli
gridò
suo
padre
,
battendo
le
mani
,
-
al
lavoro
!
-
Egli
si
riscosse
e
si
rimise
al
lavoro
.
Ma
la
sera
dopo
,
e
i
giorni
seguenti
,
fu
la
cosa
medesima
,
e
peggio
:
sonnecchiava
sui
libri
,
si
levava
più
tardi
del
solito
,
studiava
la
lezione
alla
stracca
,
pareva
svogliato
dello
studio
.
Suo
padre
cominciò
a
osservarlo
,
poi
a
impensierirsi
,
e
in
fine
a
fargli
dei
rimproveri
.
Non
glie
ne
aveva
mai
dovuto
fare
!
-
Giulio
,
-
gli
disse
una
mattina
,
-
tu
mi
ciurli
nel
manico
,
tu
non
sei
più
quel
d
'
una
volta
.
Non
mi
va
questo
.
Bada
,
tutte
le
speranze
della
famiglia
riposano
su
di
te
.
Io
son
malcontento
,
capisci
!
-
A
questo
rimprovero
,
il
primo
veramente
severo
ch
'
ei
ricevesse
,
il
ragazzo
si
turbò
.
E
«
sì
,
-
disse
tra
sé
,
-
è
vero
;
così
non
si
può
continuare
;
bisogna
che
l
'
inganno
finisca
»
.
Ma
la
sera
di
quello
stesso
giorno
,
a
desinare
,
suo
padre
uscì
a
dire
con
molta
allegrezza
:
-
Sapete
che
in
questo
mese
ho
guadagnato
trentadue
lire
di
più
che
nel
mese
scorso
,
a
far
fasce
!
-
e
dicendo
questo
,
tirò
di
sotto
alla
tavola
un
cartoccio
di
dolci
,
che
aveva
comprati
per
festeggiare
coi
suoi
figliuoli
il
guadagno
straordinario
,
e
che
tutti
accolsero
battendo
le
mani
.
E
allora
Giulio
riprese
animo
,
e
disse
in
cuor
suo
:
«
No
,
povero
babbo
,
io
non
cesserò
d
'
ingannarti
;
io
farò
degli
sforzi
più
grandi
per
studiar
lungo
il
giorno
;
ma
continuerò
a
lavorare
di
notte
per
te
e
per
tutti
gli
altri
»
.
E
il
padre
soggiunse
:
-
Trentadue
lire
di
più
!
Son
contento
...
Ma
è
quello
là
,
-
e
indicò
Giulio
,
-
che
mi
dà
dei
dispiaceri
.
-
E
Giulio
ricevé
il
rimprovero
in
silenzio
,
ricacciando
dentro
due
lagrime
che
volevano
uscire
;
ma
sentendo
ad
un
tempo
nel
cuore
una
grande
dolcezza
.
E
seguitò
a
lavorare
di
forza
.
Ma
la
fatica
accumulandosi
alla
fatica
,
gli
riusciva
sempre
più
difficile
di
resistervi
.
La
cosa
durava
da
due
mesi
.
Il
padre
continuava
a
rimbrottare
il
figliuolo
e
a
guardarlo
con
occhio
sempre
più
corrucciato
.
Un
giorno
andò
a
chiedere
informazioni
al
maestro
,
e
il
maestro
gli
chiese
:
-
Sì
,
fa
,
fa
,
perché
ha
intelligenza
.
Ma
non
ha
più
la
voglia
di
prima
.
Sonnecchia
,
sbadiglia
,
è
distratto
.
Fa
delle
composizioni
corte
,
buttate
giù
in
fretta
,
in
cattivo
carattere
.
Oh
!
potrebbe
far
molto
,
ma
molto
di
più
.
-
Quella
sera
il
padre
prese
il
ragazzo
in
disparte
e
gli
disse
parole
più
gravi
di
quante
ei
ne
avesse
mai
intese
.
-
Giulio
,
tu
vedi
ch
'
io
lavoro
,
ch
'
io
mi
logoro
la
vita
per
la
famiglia
.
Tu
non
mi
assecondi
.
Tu
non
hai
cuore
per
me
,
né
per
i
tuoi
fratelli
,
né
per
tua
madre
!
-
Ah
no
!
non
lo
dire
,
babbo
!
-
gridò
il
figliuolo
scoppiando
in
pianto
,
e
aprì
la
bocca
per
confessare
ogni
cosa
.
Ma
suo
padre
l
'
interruppe
,
dicendo
:
-
Tu
conosci
le
condizioni
della
famiglia
;
sai
se
c
'
è
bisogno
di
buon
volere
e
di
sacrifici
da
parte
di
tutti
.
Io
stesso
,
vedi
,
dovrei
raddoppiare
il
mio
lavoro
.
Io
contavo
questo
mese
sopra
una
gratificazione
di
cento
lire
alle
strade
ferrate
,
e
ho
saputo
stamani
che
non
avrò
nulla
!
-
A
quella
notizia
,
Giulio
ricacciò
dentro
subito
la
confessione
che
gli
stava
per
fuggire
dall
'
anima
,
e
ripeté
risolutamente
a
sé
stesso
:
«
No
,
babbo
,
io
non
ti
dirò
nulla
;
io
custodirò
il
segreto
per
poter
lavorare
per
te
;
del
dolore
di
cui
ti
son
cagione
,
ti
compenso
altrimenti
;
per
la
scuola
studierò
sempre
abbastanza
da
esser
promosso
;
quello
che
importa
è
di
aiutarti
a
guadagnar
la
vita
,
e
di
alleggerirti
la
fatica
che
t
'
uccide
»
.
E
tirò
avanti
,
e
furono
altri
due
mesi
di
lavoro
di
notte
e
di
spossatezza
di
giorno
,
di
sforzi
disperati
del
figliuolo
e
di
rimproveri
amari
del
padre
.
Ma
il
peggio
era
che
questi
s
'
andava
via
via
raffreddando
col
ragazzo
,
non
gli
parlava
più
che
di
rado
,
come
se
fosse
un
figliuolo
intristito
,
da
cui
non
restasse
più
nulla
a
sperare
,
e
sfuggiva
quasi
d
'
incontrare
il
suo
sguardo
.
E
Giulio
se
n
'
avvedeva
,
e
ne
soffriva
,
e
quando
suo
padre
voltava
le
spalle
,
gli
mandava
un
bacio
furtivamente
,
sporgendo
il
viso
,
con
un
sentimento
di
tenerezza
pietosa
e
triste
;
e
tra
per
il
dolore
e
per
la
fatica
,
dimagrava
e
scoloriva
,
e
sempre
più
era
costretto
a
trasandare
i
suoi
studi
.
E
capiva
bene
che
avrebbe
dovuto
finirla
un
giorno
,
e
ogni
sera
si
diceva
:
-
Questa
notte
non
mi
leverò
più
;
-
ma
allo
scoccare
delle
dodici
,
nel
momento
in
cui
avrebbe
dovuto
riaffermare
vigorosamente
il
suo
proposito
,
provava
un
rimorso
,
gli
pareva
,
rimanendo
a
letto
,
di
mancare
a
un
dovere
,
di
rubare
una
lira
a
suo
padre
e
alla
sua
famiglia
.
E
si
levava
,
pensando
che
una
qualche
notte
suo
padre
si
sarebbe
svegliato
e
l
'
avrebbe
sorpreso
,
o
che
pure
si
sarebbe
accorto
dell
'
inganno
per
caso
,
contando
le
fasce
due
volte
;
e
allora
tutto
sarebbe
finito
naturalmente
,
senza
un
atto
della
sua
volontà
,
ch
'
egli
non
si
sentiva
il
coraggio
di
compiere
.
E
così
continuava
.
Ma
una
sera
,
a
desinare
,
il
padre
pronunciò
una
parola
che
fu
decisiva
per
lui
.
Sua
madre
lo
guardò
,
e
parendole
di
vederlo
più
malandato
e
più
smorto
del
solito
,
gli
disse
:
-
Giulio
,
tu
sei
malato
.
-
E
poi
,
voltandosi
al
padre
,
ansiosamente
:
-
Giulio
è
malato
.
Guarda
com
'
è
pallido
!
Giulio
mio
,
cosa
ti
senti
?
-
Il
padre
gli
diede
uno
sguardo
di
sfuggita
,
e
disse
:
-
È
la
cattiva
coscienza
che
fa
la
cattiva
salute
.
Egli
non
era
così
quando
era
uno
scolaro
studioso
e
un
figliuolo
di
cuore
.
-
Ma
egli
sta
male
!
-
esclamò
la
mamma
.
-
Non
me
ne
importa
più
!
-
rispose
il
padre
.
Quella
parola
fu
una
coltellata
al
cuore
per
il
povero
ragazzo
.
Ah
!
non
glie
ne
importava
più
.
Suo
padre
che
tremava
,
una
volta
,
solamente
a
sentirlo
tossire
!
Non
l
'
amava
più
dunque
,
non
c
'
era
più
dubbio
ora
,
egli
era
morto
nel
cuore
di
suo
padre
...
«
Ah
!
no
,
padre
mio
,
-
disse
tra
sé
il
ragazzo
,
col
cuore
stretto
dall
'
angoscia
,
-
ora
è
finita
davvero
,
io
senza
il
tuo
affetto
non
posso
vivere
,
lo
rivoglio
intero
,
ti
dirò
tutto
,
non
t
'
ingannerò
più
,
studierò
come
prima
;
nasca
quel
che
nasca
,
purché
tu
torni
a
volermi
bene
,
povero
padre
mio
!
Oh
questa
volta
son
ben
sicuro
della
mia
risoluzione
!
»
Ciò
non
di
meno
,
quella
notte
si
levò
ancora
,
per
forza
d
'
abitudine
,
più
che
per
altro
;
e
quando
fu
levato
,
volle
andare
a
salutare
,
a
riveder
per
qualche
minuto
,
nella
quiete
della
notte
,
per
l
'
ultima
volta
,
quello
stanzino
dove
aveva
tanto
lavorato
segretamente
,
col
cuore
pieno
di
soddisfazione
e
di
tenerezza
.
E
quando
si
ritrovò
al
tavolino
,
col
lume
acceso
,
e
vide
quelle
fasce
bianche
,
su
cui
non
avrebbe
scritto
mai
più
quei
nomi
di
città
e
di
persone
che
oramai
sapeva
a
memoria
,
fu
preso
da
una
grande
tristezza
,
e
con
un
atto
impetuoso
ripigliò
la
penna
,
per
ricominciare
il
lavoro
consueto
.
Ma
nello
stender
la
mano
urtò
un
libro
,
e
il
libro
cadde
.
Il
sangue
gli
diede
un
tuffo
.
Se
suo
padre
si
svegliava
!
Certo
non
l
'
avrebbe
sorpreso
a
commettere
una
cattiva
azione
,
egli
stesso
aveva
ben
deciso
di
dirgli
tutto
;
eppure
...
il
sentir
quel
passo
avvicinarsi
,
nell
'
oscurità
;
-
l
'
esser
sorpreso
a
quell
'
ora
,
in
quel
silenzio
;
-
sua
madre
che
si
sarebbe
svegliata
e
spaventata
,
-
e
il
pensar
per
la
prima
volta
che
suo
padre
avrebbe
forse
provato
un
'
umiliazione
in
faccia
sua
,
scoprendo
ogni
cosa
...
tutto
questo
lo
atterriva
,
quasi
.
-
Egli
tese
l
'
orecchio
,
col
respiro
sospeso
...
Non
sentì
rumore
.
Origliò
alla
serratura
dell
'
uscio
che
aveva
alle
spalle
:
nulla
.
Tutta
la
casa
dormiva
.
Suo
padre
non
aveva
inteso
.
Si
tranquillò
.
E
ricominciò
a
scrivere
.
E
le
fasce
s
'
ammontavano
sulle
fasce
.
Egli
sentì
il
passo
cadenzato
delle
guardie
civiche
giù
nella
strada
deserta
;
poi
un
rumore
di
carrozza
che
cessò
tutt
'
a
un
tratto
;
poi
,
dopo
un
pezzo
,
lo
strepito
d
'
una
fila
di
carri
che
passavano
lentamente
;
poi
un
silenzio
profondo
,
rotto
a
quando
a
quando
dal
latrato
lontano
d
'
un
cane
.
E
scriveva
,
scriveva
.
E
intanto
suo
padre
era
dietro
di
lui
:
egli
s
'
era
levato
udendo
cadere
il
libro
,
ed
era
rimasto
aspettando
il
buon
punto
;
lo
strepito
dei
carri
aveva
coperto
il
fruscio
dei
suoi
passi
e
il
cigolio
leggiero
delle
imposte
dell
'
uscio
;
ed
era
là
,
-
con
la
sua
testa
bianca
sopra
la
testina
nera
di
Giulio
,
-
e
aveva
visto
correr
la
penna
sulle
fasce
,
-
e
in
un
momento
aveva
tutto
indovinato
,
tutto
ricordato
,
tutto
compreso
,
e
un
pentimento
disperato
,
una
tenerezza
immensa
,
gli
aveva
invaso
l
'
anima
,
e
lo
teneva
inchiodato
,
soffocato
là
,
dietro
al
suo
bimbo
.
All
'
improvviso
,
Giulio
diè
un
grido
acuto
,
-
due
braccia
convulse
gli
avevan
serrata
la
testa
.
-
O
babbo
!
babbo
,
perdonami
!
perdonami
!
-
gridò
,
riconoscendo
suo
padre
al
pianto
.
-
Tu
,
perdonami
!
-
rispose
il
padre
,
singhiozzando
e
coprendogli
la
fronte
di
baci
,
-
ho
capito
tutto
,
so
tutto
,
son
io
,
son
io
che
ti
domando
perdono
,
santa
creatura
mia
,
vieni
,
vieni
con
me
!
-
E
lo
sospinse
,
o
piuttosto
se
lo
portò
al
letto
di
sua
madre
,
svegliata
,
e
glielo
gettò
tra
le
braccia
e
le
disse
:
-
Bacia
quest
'
angiolo
di
figliuolo
che
da
tre
mesi
non
dorme
e
lavora
per
me
,
e
io
gli
contristo
il
cuore
,
a
lui
che
ci
guadagna
il
pane
!
-
La
madre
se
lo
strinse
e
se
lo
tenne
sul
petto
,
senza
poter
raccoglier
la
voce
;
poi
disse
:
-
A
dormire
,
subito
,
bambino
mio
,
va
'
a
dormire
,
a
riposare
!
Portalo
a
letto
!
-
Il
padre
lo
pigliò
fra
le
braccia
,
lo
portò
nella
sua
camera
,
lo
mise
a
letto
,
sempre
ansando
e
carezzandolo
,
e
gli
accomodò
i
cuscini
e
le
coperte
.
-
Grazie
,
babbo
,
-
andava
ripetendo
il
figliuolo
,
-
grazie
;
ma
va
'
a
letto
tu
ora
;
io
sono
contento
;
va
'
a
letto
,
babbo
.
-
Ma
suo
padre
voleva
vederlo
addormentato
,
sedette
accanto
al
letto
,
gli
prese
la
mano
e
gli
disse
:
-
Dormi
,
dormi
figliuol
mio
!
-
E
Giulio
,
spossato
,
s
'
addormentò
finalmente
,
e
dormì
molte
ore
,
godendo
per
la
prima
volta
,
dopo
vari
mesi
,
d
'
un
sonno
tranquillo
,
rallegrato
da
sogni
ridenti
;
e
quando
aprì
gli
occhi
,
che
splendeva
già
il
sole
da
un
pezzo
,
sentì
prima
,
e
poi
si
vide
accosto
al
petto
,
appoggiata
sulla
sponda
del
letticciolo
,
la
testa
bianca
del
padre
,
che
aveva
passata
la
notte
così
,
e
dormiva
ancora
,
con
la
fronte
contro
il
suo
cuore
.
La
volontà
28
,
mercoledì
C
'
è
Stardi
,
nella
mia
classe
,
che
avrebbe
la
forza
di
fare
quello
che
fece
il
piccolo
fiorentino
.
Questa
mattina
ci
furono
due
avvenimenti
alla
scuola
:
Garoffi
,
matto
dalla
contentezza
,
perché
gli
han
restituito
il
suo
album
,
con
l
'
aggiunta
di
tre
francobolli
della
repubblica
di
Guatemala
,
ch
'
egli
cercava
da
tre
mesi
;
e
Stardi
che
ebbe
la
seconda
medaglia
.
Stardi
,
primo
della
classe
dopo
Derossi
!
Tutti
ne
rimasero
meravigliati
.
Chi
l
'
avrebbe
mai
detto
,
in
ottobre
,
quando
suo
padre
lo
condusse
a
scuola
rinfagottato
in
quel
cappottone
verde
,
e
disse
al
maestro
,
in
faccia
a
tutti
:
-
Ci
abbia
molta
pazienza
perché
è
molto
duro
di
comprendonio
!
-
Tutti
gli
davan
della
testa
di
legno
da
principio
.
Ma
egli
disse
:
-
O
schiatto
,
o
riesco
,
-
e
si
mise
per
morto
a
studiare
,
di
giorno
,
di
notte
,
a
casa
,
in
iscuola
,
a
passeggio
,
coi
denti
stretti
e
coi
pugni
chiusi
,
paziente
come
un
bove
,
ostinato
come
un
mulo
,
e
così
,
a
furia
di
pestare
,
non
curando
le
canzonature
e
tirando
calci
ai
disturbatori
,
è
passato
innanzi
agli
altri
,
quel
testone
.
Non
capiva
un
'
acca
di
aritmetica
,
empiva
di
spropositi
la
composizione
,
non
riesciva
a
tener
a
mente
un
periodo
,
e
ora
risolve
i
problemi
,
scrive
corretto
e
canta
la
lezione
come
un
artista
.
E
s
'
indovina
la
sua
volontà
di
ferro
a
veder
com
'
è
fatto
,
così
tozzo
,
col
capo
quadro
e
senza
collo
,
con
le
mani
corte
e
grosse
e
con
quella
voce
rozza
.
Egli
studia
perfin
nei
brani
di
giornale
e
negli
avvisi
dei
teatri
,
e
ogni
volta
che
ha
dieci
soldi
si
compera
un
libro
:
s
'
è
già
messo
insieme
una
piccola
biblioteca
,
e
in
un
momento
di
buon
umore
si
lasciò
scappar
di
bocca
che
mi
condurrà
a
casa
a
vederla
.
Non
parla
a
nessuno
,
non
gioca
con
nessuno
,
è
sempre
lì
al
banco
coi
pugni
alle
tempie
,
fermo
come
un
masso
,
a
sentire
il
maestro
.
Quanto
deve
aver
faticato
,
povero
Stardi
!
Il
maestro
glielo
disse
questa
mattina
,
benché
fosse
impaziente
e
di
malumore
,
quando
diede
le
medaglie
:
-
Bravo
Stardi
;
chi
la
dura
la
vince
.
-
Ma
egli
non
parve
affatto
inorgoglito
,
non
sorrise
,
e
appena
tornato
al
banco
con
la
sua
medaglia
,
ripiantò
i
due
pugni
alle
tempie
e
stette
più
immobile
e
più
attento
di
prima
.
Ma
il
più
bello
fu
all
'
uscita
,
che
c
'
era
a
aspettarlo
suo
padre
,
-
un
flebotomo
,
-
grosso
e
tozzo
come
lui
,
con
un
faccione
e
un
vocione
.
Egli
non
se
l
'
aspettava
quella
medaglia
,
e
non
ci
voleva
credere
,
bisognò
che
il
maestro
lo
assicurasse
,
e
allora
si
mise
a
ridere
di
gusto
,
e
diede
una
manata
sulla
nuca
al
figliuolo
,
dicendo
forte
:
-
Ma
bravo
,
ma
bene
,
caro
zuccone
mio
,
va
'
!
-
e
lo
guardava
stupito
,
sorridendo
.
E
tutti
i
ragazzi
intorno
sorridevano
,
eccettuato
Stardi
.
Egli
ruminava
già
nella
cappadoccia
la
lezione
di
domani
mattina
.
Gratitudine
31
,
sabato
Il
tuo
compagno
Stardi
non
si
lamenta
mai
del
suo
maestro
,
ne
son
certo
.
-
Il
maestro
era
di
malumore
,
era
impaziente
;
-
tu
lo
dici
in
tono
di
risentimento
.
Pensa
un
po
'
quante
volte
fai
degli
atti
d
'
impazienza
tu
,
e
con
chi
?
con
tuo
padre
e
con
tua
madre
,
coi
quali
la
tua
impazienza
è
un
delitto
.
Ha
ben
ragione
il
tuo
maestro
di
essere
qualche
volta
impaziente
!
Pensa
che
da
tanti
anni
fatica
per
i
ragazzi
;
e
che
se
n
'
ebbe
molti
affettuosi
e
gentili
,
ne
trovò
pure
moltissimi
ingrati
,
i
quali
abusarono
della
sua
bontà
,
e
disconobbero
le
sue
fatiche
;
e
che
pur
troppo
,
fra
tutti
,
gli
date
più
amarezze
che
soddisfazioni
.
Pensa
che
il
più
santo
uomo
della
terra
,
messo
al
suo
posto
,
si
lascerebbe
vincere
qualche
volta
dall
'
ira
.
E
poi
,
se
sapessi
quante
volte
il
maestro
va
a
far
lezione
malato
,
solo
perché
non
ha
un
male
grave
abbastanza
da
farsi
dispensar
dalla
scuola
,
ed
è
impaziente
perché
soffre
,
e
gli
è
un
grande
dolore
il
vedere
che
voi
altri
non
ve
n
'
accorgete
o
ne
abusate
!
Rispetta
,
ama
il
tuo
maestro
,
figliuolo
.
Amalo
perché
tuo
padre
lo
ama
e
lo
rispetta
;
perché
egli
consacra
la
vita
al
bene
di
tanti
ragazzi
che
lo
dimenticheranno
,
amalo
perché
ti
apre
e
t
'
illumina
l
'
intelligenza
e
ti
educa
l
'
animo
;
perché
un
giorno
,
quando
sarai
uomo
,
e
non
saremo
più
al
mondo
né
io
né
lui
,
la
sua
immagine
ti
si
presenterà
spesso
alla
mente
accanto
alla
mia
,
e
allora
,
vedi
,
certe
espressioni
di
dolore
e
di
stanchezza
del
suo
buon
viso
di
galantuomo
,
alle
quali
ora
non
badi
,
te
le
ricorderai
,
e
ti
faranno
pena
,
anche
dopo
trent
'
anni
;
e
ti
vergognerai
,
proverai
tristezza
di
non
avergli
voluto
bene
,
d
'
esserti
portato
male
con
lui
.
Ama
il
tuo
maestro
,
perché
appartiene
a
quella
grande
famiglia
di
cinquantamila
insegnanti
elementari
,
sparsi
per
tutta
Italia
,
i
quali
sono
come
i
padri
intellettuali
dei
milioni
di
ragazzi
che
crescon
con
te
,
i
lavoratori
mal
riconosciuti
e
mal
ricompensati
,
che
preparano
al
nostro
paese
un
popolo
migliore
del
presente
.
Io
non
son
contento
dell
'
affetto
che
hai
per
me
,
se
non
ne
hai
pure
per
tutti
coloro
che
ti
fanno
del
bene
,
e
fra
questi
il
tuo
maestro
è
il
primo
,
dopo
i
tuoi
parenti
.
Amalo
come
ameresti
un
mio
fratello
,
amalo
quando
ti
accarezza
e
quando
ti
rimprovera
,
quando
è
giusto
e
quando
ti
par
che
sia
ingiusto
,
amalo
quando
è
allegro
e
affabile
,
e
amalo
anche
di
più
quando
lo
vedi
triste
.
Amalo
sempre
.
E
pronuncia
sempre
con
riverenza
questo
nome
-
maestro
-
che
dopo
quello
di
padre
,
è
il
più
nobile
,
il
più
dolce
nome
che
possa
dare
un
uomo
a
un
altro
uomo
.
TUO
PADRE
GENNAIO
Il
maestro
supplente
4
,
mercoledì
Aveva
ragione
mio
padre
:
il
maestro
era
di
malumore
perché
non
stava
bene
,
e
da
tre
giorni
,
infatti
,
viene
in
sua
vece
il
supplente
,
quello
piccolo
e
senza
barba
,
che
pare
un
giovinetto
.
Una
brutta
cosa
accadde
questa
mattina
.
Già
il
primo
e
il
secondo
giorno
avevan
fatto
chiasso
nella
scuola
,
perché
il
supplente
ha
una
gran
pazienza
,
e
non
fa
che
dire
:
-
State
zitti
,
state
zitti
,
vi
prego
.
-
Ma
questa
mattina
si
passò
la
misura
.
Si
faceva
un
ronzìo
che
non
si
sentivan
più
le
sue
parole
,
ed
egli
ammoniva
,
pregava
:
ma
era
fiato
sprecato
.
Due
volte
il
Direttore
s
'
affacciò
all
'
uscio
e
guardò
.
Ma
via
lui
,
il
sussurro
cresceva
,
come
in
un
mercato
.
Avevano
un
bel
voltarsi
Garrone
e
Derossi
a
far
dei
cenni
ai
compagni
che
stessero
buoni
,
che
era
una
vergogna
.
Nessuno
ci
badava
.
Non
c
'
era
che
Stardi
che
stesse
quieto
,
coi
gomiti
sul
banco
e
i
pugni
alle
tempie
,
pensando
forse
alla
sua
famosa
libreria
,
e
Garoffi
,
quello
del
naso
a
uncino
e
dei
francobolli
,
che
era
tutto
occupato
a
far
l
'
elenco
dei
sottoscrittori
a
due
centesimi
per
la
lotteria
d
'
un
calamaio
da
tasca
.
Gli
altri
cicalavano
e
ridevano
,
sonavano
con
punte
di
pennini
piantate
nei
banchi
e
si
tiravano
dei
biascicotti
di
carta
con
gli
elastici
delle
calze
.
Il
supplente
afferrava
per
un
braccio
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
,
e
li
scrollava
,
e
ne
mise
uno
contro
il
muro
:
tempo
perso
.
Non
sapeva
più
a
che
santo
votarsi
,
pregava
:
-
Ma
perché
fate
in
codesto
modo
?
volete
farmi
rimproverare
per
forza
?
-
Poi
batteva
il
pugno
sul
tavolino
,
e
gridava
con
voce
di
rabbia
e
di
pianto
:
-
Silenzio
!
Silenzio
!
Silenzio
!
-
Faceva
pena
a
sentirlo
.
Ma
il
rumore
cresceva
sempre
.
Franti
gli
tirò
una
frecciuola
di
carta
,
alcuni
facevan
la
voce
del
gatto
,
altri
si
scappellottavano
;
era
un
sottosopra
da
non
descriversi
;
quando
improvvisamente
entrò
il
bidello
e
disse
:
-
Signor
maestro
,
il
Direttore
la
chiama
.
-
Il
maestro
s
'
alzò
e
uscì
in
fretta
,
facendo
un
atto
disperato
.
Allora
il
baccano
ricominciò
più
forte
.
Ma
tutt
'
a
un
tratto
Garrone
saltò
su
col
viso
stravolto
e
coi
pugni
stretti
,
e
gridò
con
la
voce
strozzata
dall
'
ira
:
-
Finitela
.
Siete
bestie
.
Abusate
perché
è
buono
.
Se
vi
pestasse
le
ossa
stareste
mogi
come
cani
.
Siete
un
branco
di
vigliacchi
.
Il
primo
che
gli
fa
ancora
uno
scherno
lo
aspetto
fuori
e
gli
rompo
i
denti
,
lo
giuro
,
anche
sotto
gli
occhi
di
suo
padre
!
-
Tutti
tacquero
.
Ah
!
Com
'
era
bello
a
vedere
,
Garrone
,
con
gli
occhi
che
mandavan
fiamme
!
Un
leoncello
furioso
,
pareva
.
Guardò
uno
per
uno
i
più
arditi
,
e
tutti
chinaron
la
testa
.
Quando
il
supplente
rientrò
,
con
gli
occhi
rossi
,
non
si
sentiva
più
un
alito
.
-
Egli
rimase
stupito
.
Ma
poi
,
vedendo
Garrone
ancora
tutto
acceso
e
fremente
,
capì
,
e
gli
disse
con
l
'
accento
d
'
un
grande
affetto
,
come
avrebbe
detto
a
un
fratello
:
-
Ti
ringrazio
,
Garrone
.
La
libreria
di
Stardi
Sono
andato
da
Stardi
,
che
sta
di
casa
in
faccia
alla
scuola
,
e
ho
provato
invidia
davvero
a
veder
la
sua
libreria
.
Non
è
mica
ricco
,
non
può
comprar
molti
libri
;
ma
egli
conserva
con
gran
cura
i
suoi
libri
di
scuola
,
e
quelli
che
gli
regalano
i
parenti
,
e
tutti
i
soldi
che
gli
danno
,
li
mette
da
parte
e
li
spende
dal
libraio
:
in
questo
modo
s
'
è
già
messo
insieme
una
piccola
biblioteca
,
e
quando
suo
padre
s
'
è
accorto
che
aveva
quella
passione
,
gli
ha
comperato
un
bello
scaffale
di
noce
con
la
tendina
verde
,
e
gli
ha
fatto
legare
quasi
tutti
i
volumi
coi
colori
che
piacevano
a
lui
.
Così
ora
egli
tira
un
cordoncino
,
la
tenda
verde
scorre
via
e
si
vedono
tre
file
di
libri
d
'
ogni
colore
,
tutti
in
ordine
,
lucidi
,
coi
titoli
dorati
sulle
coste
;
dei
libri
di
racconti
,
di
viaggi
e
di
poesie
;
e
anche
illustrati
.
Ed
egli
sa
combinar
bene
i
colori
,
mette
i
volumi
bianchi
accanto
ai
rossi
,
i
gialli
accanto
ai
neri
,
gli
azzurri
accanto
ai
bianchi
,
in
maniera
che
si
vedan
di
lontano
e
facciano
bella
figura
;
e
si
diverte
poi
a
variare
le
combinazioni
.
S
'
è
fatto
il
suo
catalogo
.
È
come
un
bibliotecario
.
Sempre
sta
attorno
ai
suoi
libri
,
a
spolverarli
,
a
sfogliarli
,
a
esaminare
le
legature
;
bisogna
vedere
con
che
cura
gli
apre
,
con
quelle
sue
mani
corte
e
grosse
,
soffiando
tra
le
pagine
:
paiono
ancora
tutti
nuovi
.
Io
che
ho
sciupato
tutti
i
miei
!
Per
lui
,
ad
ogni
nuovo
libro
che
compera
,
è
una
festa
a
lisciarlo
,
a
metterlo
al
posto
e
a
riprenderlo
per
guardarlo
per
tutti
i
versi
e
a
covarselo
come
un
tesoro
.
Non
m
'
ha
fatto
veder
altro
in
un
'
ora
.
Aveva
male
agli
occhi
dal
gran
leggere
.
A
un
certo
momento
passò
nella
stanza
suo
padre
,
che
è
grosso
e
tozzo
come
lui
,
con
un
testone
come
il
suo
,
e
gli
diede
due
o
tre
manate
sulla
nuca
,
dicendomi
con
quel
vocione
:
-
Che
ne
dici
,
eh
,
di
questa
testaccia
di
bronzo
?
E
una
testaccia
che
riuscirà
a
qualcosa
,
te
lo
assicuro
io
!
-
E
Stardi
socchiudeva
gli
occhi
sotto
quelle
ruvide
carezze
come
un
grosso
cane
da
caccia
.
Io
non
so
;
non
osavo
scherzare
con
lui
;
non
mi
pareva
vero
che
avesse
solamente
un
anno
più
di
me
,
e
quando
mi
disse
-
A
rivederci
-
sull
'
uscio
,
con
quella
faccia
che
par
sempre
imbronciata
,
poco
mancò
che
gli
rispondessi
:
-
La
riverisco
-
come
a
un
uomo
.
Io
lo
dissi
poi
a
mio
padre
,
a
casa
:
-
Non
capisco
,
Stardi
non
ha
ingegno
,
non
ha
belle
maniere
,
è
una
figura
quasi
buffa
;
eppure
mi
mette
soggezione
.
-
E
mio
padre
rispose
:
-
È
perché
ha
carattere
.
-
Ed
io
soggiunsi
:
-
In
un
'
ora
che
son
stato
con
lui
non
ha
pronunciato
cinquanta
parole
,
non
m
'
ha
mostrato
un
giocattolo
,
non
ha
riso
una
volta
;
eppure
ci
son
stato
volentieri
.
-
E
mio
padre
rispose
:
-
È
perché
lo
stimi
.
Il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
Sì
,
ma
anche
Precossi
io
stimo
,
ed
è
troppo
poco
il
dire
che
lo
stimo
.
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
,
quello
piccolo
,
smorto
,
che
ha
gli
occhi
buoni
e
tristi
,
e
un
'
aria
di
spaventato
così
timido
,
che
dice
a
tutti
:
scusami
;
sempre
malaticcio
,
e
che
pure
studia
tanto
.
Suo
padre
rientra
in
casa
ubriaco
d
'
acquavite
,
e
lo
batte
senza
un
perché
al
mondo
,
gli
butta
in
aria
i
libri
e
i
quaderni
con
un
rovescione
;
ed
egli
viene
a
scuola
coi
lividi
sul
viso
,
qualche
volta
col
viso
tutto
gonfio
e
gli
occhi
infiammati
dal
gran
piangere
.
Ma
mai
,
mai
che
gli
si
possa
far
dire
che
suo
padre
l
'
ha
battuto
.
-
È
tuo
padre
che
t
'
ha
battuto
!
-
gli
dicono
i
compagni
.
Ed
egli
grida
subito
:
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
-
per
non
far
disonore
a
suo
padre
.
-
Questo
foglio
non
l
'
hai
bruciato
tu
,
-
gli
dice
il
maestro
,
mostrandogli
il
lavoro
mezzo
bruciato
.
-
Sì
,
-
risponde
lui
,
con
la
voce
tremante
;
-
son
io
che
l
'
ho
lasciato
cadere
sul
fuoco
.
-
Eppure
noi
lo
sappiamo
bene
che
è
suo
padre
briaco
che
ha
rovesciato
tavolo
e
lume
con
una
pedata
,
mentr
'
egli
faceva
il
suo
lavoro
.
Egli
sta
in
una
soffitta
della
nostra
casa
,
dall
'
altra
scala
,
la
portinaia
racconta
tutto
a
mia
madre
;
mia
sorella
Silvia
lo
sentì
gridare
dal
terrazzo
un
giorno
che
suo
padre
gli
fece
far
la
scala
a
capitomboli
perché
gli
aveva
chiesto
dei
soldi
da
comperare
la
Grammatica
.
Suo
padre
beve
,
non
lavora
,
e
la
famiglia
patisce
la
fame
.
Quante
volte
il
povero
Precossi
viene
a
scuola
digiuno
,
e
rosicchia
di
nascosto
un
panino
che
gli
dà
Garrone
,
o
una
mela
che
gli
porta
la
maestrina
della
penna
rossa
,
che
fu
sua
maestra
di
prima
inferiore
!
Ma
mai
ch
'
egli
dica
:
-
Ho
fame
,
mio
padre
non
mi
dà
da
mangiare
.
-
Suo
padre
vien
qualche
volta
a
prenderlo
,
quando
passa
per
caso
davanti
alla
scuola
,
pallido
,
malfermo
sulle
gambe
,
con
la
faccia
torva
,
coi
capelli
sugli
occhi
e
il
berretto
per
traverso
;
e
il
povero
ragazzo
trema
tutto
quando
lo
vede
nella
strada
;
ma
tanto
gli
corre
incontro
sorridendo
,
e
suo
padre
par
che
non
lo
veda
e
pensi
ad
altro
.
Povero
Precossi
!
Egli
si
ricuce
i
quaderni
stracciati
,
si
fa
imprestare
i
libri
per
studiare
la
lezione
,
si
riattacca
i
brindelli
della
camicia
con
degli
spilli
,
ed
è
una
pietà
a
vederlo
far
la
ginnastica
con
quelli
scarponi
che
ci
sguazza
dentro
,
con
quei
calzoni
che
strascicano
,
e
quel
giacchettone
troppo
lungo
,
con
le
maniche
rimboccate
sino
ai
gomiti
.
E
studia
,
s
'
impegna
;
sarebbe
uno
dei
primi
se
potesse
lavorare
a
casa
tranquillo
.
Questa
mattina
è
venuto
alla
scuola
col
segno
d
'
un
'
unghiata
sopra
una
gota
,
e
tutti
a
dirgli
:
-
È
stato
tuo
padre
,
non
lo
puoi
negare
sta
volta
,
è
tuo
padre
che
t
'
ha
fatto
quello
.
Dillo
al
Direttore
,
che
lo
faccia
chiamare
in
questura
.
-
Ma
egli
s
'
alzò
tutto
rosso
con
la
voce
che
tremava
dallo
sdegno
:
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
Mio
padre
non
mi
batte
mai
!
-
Ma
poi
,
durante
la
lezione
,
gli
cascavan
le
lacrime
sul
banco
,
e
quando
qualcuno
lo
guardava
,
si
sforzava
di
sorridere
,
per
non
parere
.
Povero
Precossi
!
Domani
verranno
a
casa
mia
Derossi
,
Coretti
e
Nelli
;
lo
voglio
dire
anche
a
lui
,
che
venga
.
E
voglio
fargli
far
merenda
con
me
,
regalargli
dei
libri
,
metter
sossopra
la
casa
per
divertirlo
e
empirgli
le
tasche
di
frutte
,
per
vederlo
una
volta
contento
,
povero
Precossi
,
che
è
tanto
buono
e
ha
tanto
coraggio
!
Una
bella
visita
12
,
giovedì
Ecco
uno
dei
giovedì
più
belli
dell
'
anno
,
per
me
.
Alle
due
in
punto
vennero
a
casa
Derossi
e
Coretti
,
con
Nelli
,
il
gobbino
;
Precossi
,
suo
padre
non
lo
lasciò
venire
.
Derossi
e
Coretti
ridevano
ancora
ché
avevano
incontrato
per
strada
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
-
quello
del
braccio
morto
e
dei
capelli
rossi
,
-
che
portava
a
vendere
un
grossissimo
cavolo
,
e
col
soldo
del
cavolo
doveva
poi
andar
a
comperare
una
penna
;
ed
era
tutto
contento
perché
suo
padre
ha
scritto
dall
'
America
che
lo
aspettassero
di
giorno
in
giorno
.
Oh
le
belle
due
ore
che
abbiamo
passate
insieme
!
Sono
i
due
più
allegri
della
classe
Derossi
e
Coretti
;
mio
padre
ne
rimase
innamorato
.
Coretti
aveva
la
sua
maglia
color
cioccolata
e
il
suo
berretto
di
pel
di
gatto
.
È
un
diavolo
,
che
sempre
vorrebbe
fare
,
rimestare
,
sfaccendare
.
Aveva
già
portato
sulle
spalle
una
mezza
carrata
di
legna
,
la
mattina
presto
;
eppure
galoppò
per
tutta
la
casa
,
osservando
tutto
e
parlando
sempre
,
arzillo
e
lesto
come
uno
scoiattolo
,
e
passando
in
cucina
domandò
alla
cuoca
quanto
ci
fanno
pagare
le
legna
il
miriagramma
,
ché
suo
padre
le
dà
a
quarantacinque
centesimi
.
Sempre
parla
di
suo
padre
,
di
quando
fu
soldato
nel
49°
reggimento
,
alla
battaglia
di
Custoza
,
dove
si
trovò
nel
quadrato
del
principe
Umberto
;
ed
è
così
gentile
di
maniere
!
Non
importa
che
sia
nato
e
cresciuto
fra
le
legna
:
egli
l
'
ha
nel
sangue
,
nel
cuore
la
gentilezza
,
come
dice
mio
padre
.
E
Derossi
ci
divertì
molto
:
egli
sa
la
geografia
come
un
maestro
:
chiudeva
gli
occhi
e
diceva
:
-
Ecco
,
io
vedo
tutta
l
'
Italia
,
gli
Appennini
che
s
'
allungano
sino
al
Mar
Jonio
,
i
fiumi
che
corrono
di
qua
e
di
là
,
le
città
bianche
,
i
golfi
,
i
seni
azzurri
,
le
isole
verdi
;
-
e
diceva
i
nomi
giusti
,
per
ordine
,
rapidissimamente
,
come
se
leggesse
sulla
carta
;
e
a
vederlo
così
con
quella
testa
alta
,
tutta
riccioli
biondi
,
con
gli
occhi
chiusi
,
tutto
vestito
di
turchino
coi
bottoni
dorati
,
diritto
e
bello
come
una
statua
,
tutti
stavamo
in
ammirazione
.
In
un
'
ora
egli
aveva
imparato
a
mente
quasi
tre
pagine
che
deve
recitare
dopo
domani
,
per
l
'
anniversario
dei
funerali
di
re
Vittorio
.
E
anche
Nelli
lo
guardava
con
meraviglia
e
con
affetto
,
stropicciando
la
falda
del
suo
grembialone
di
tela
nero
,
e
sorridendo
con
quegli
occhi
chiari
e
melanconici
.
Mi
fece
un
grande
piacere
quella
visita
,
mi
lasciò
qualche
cosa
,
come
delle
scintille
,
nella
mente
e
nel
cuore
.
E
anche
mi
piacque
,
quando
se
n
'
andarono
,
vedere
il
povero
Nelli
in
mezzo
agli
altri
due
,
grandi
e
forti
,
che
lo
portavano
a
casa
a
braccetto
,
facendolo
ridere
come
non
l
'
ho
visto
ridere
mai
.
Rientrando
nella
stanza
da
mangiare
,
m
'
accorsi
che
non
c
'
era
più
il
quadro
che
rappresenta
Rigoletto
,
il
buffone
gobbo
.
L
'
aveva
levato
mio
padre
perché
Nelli
non
lo
vedesse
.
I
funerali
di
Vittorio
Emanuele
17
,
martedì
Quest
'
oggi
alle
due
,
appena
entrato
nella
scuola
,
il
maestro
chiamò
Derossi
,
il
quale
s
'
andò
a
mettere
accanto
al
tavolino
,
in
faccia
a
noi
,
e
cominciò
a
dire
col
suo
accento
vibrato
,
alzando
via
via
la
voce
limpida
e
colorandosi
in
viso
:
-
Quattro
anni
sono
,
in
questo
giorno
,
a
quest
'
ora
,
giungeva
davanti
al
Pantheon
,
a
Roma
,
il
carro
funebre
che
portava
il
cadavere
di
Vittorio
Emanuele
II
,
primo
re
d
'
Italia
,
morto
dopo
ventinove
anni
di
regno
,
durante
i
quali
la
grande
patria
italiana
,
spezzata
in
sette
Stati
e
oppressa
da
stranieri
e
da
tiranni
,
era
risorta
in
uno
Stato
solo
,
indipendente
e
libero
,
dopo
un
regno
di
ventinove
anni
,
ch
'
egli
aveva
fatto
illustre
e
benefico
col
valore
,
con
la
lealtà
,
con
l
'
ardimento
nei
pericoli
,
con
la
saggezza
nei
trionfi
,
con
la
costanza
nelle
sventure
.
Giungeva
il
carro
funebre
,
carico
di
corone
,
dopo
aver
percorso
Roma
sotto
una
pioggia
di
fiori
,
tra
il
silenzio
di
una
immensa
moltitudine
addolorata
,
accorsa
da
ogni
parte
d
'
Italia
,
preceduto
da
una
legione
di
generali
e
da
una
folla
di
ministri
e
di
principi
,
seguito
da
un
corteo
di
mutilati
,
da
una
selva
di
bandiere
,
dagli
inviati
di
trecento
città
,
da
tutto
ciò
che
rappresenta
la
potenza
e
la
gloria
d
'
un
popolo
,
giungeva
dinanzi
al
tempio
augusto
dove
l
'
aspettava
la
tomba
.
In
questo
momento
dodici
corazzieri
levavano
il
feretro
dal
carro
.
In
questo
momento
l
'
Italia
dava
l
'
ultimo
addio
al
suo
re
morto
,
al
suo
vecchio
re
,
che
l
'
aveva
tanto
amata
,
l
'
ultimo
addio
al
suo
soldato
,
al
padre
suo
,
ai
ventinove
anni
più
fortunati
e
più
benedetti
della
sua
storia
.
Fu
un
momento
grande
e
solenne
.
Lo
sguardo
,
l
'
anima
di
tutti
trepidava
tra
il
feretro
e
le
bandiere
abbrunate
degli
ottanta
reggimenti
dell
'
esercito
d
'
Italia
,
portate
da
ottanta
ufficiali
,
schierati
sul
suo
passaggio
;
poiché
l
'
Italia
era
là
,
in
quegli
ottanta
segnacoli
,
che
ricordavano
le
migliaia
di
morti
,
i
torrenti
di
sangue
,
le
nostre
più
sacre
glorie
,
i
nostri
più
santi
sacrifici
,
i
nostri
più
tremendi
dolori
.
Il
feretro
,
portato
dai
corazzieri
,
passò
,
e
allora
si
chinarono
tutte
insieme
in
atto
di
saluto
,
le
bandiere
dei
nuovi
reggimenti
,
le
vecchie
bandiere
lacere
di
Goito
,
di
Pastrengo
,
di
Santa
Lucia
,
di
Novara
,
di
Crimea
,
di
Palestro
,
di
San
Martino
,
di
Castelfidardo
,
ottanta
veli
neri
caddero
,
cento
medaglie
urtarono
contro
la
cassa
,
e
quello
strepito
sonoro
e
confuso
,
che
rimescolò
il
sangue
di
tutti
,
fu
come
il
suono
di
mille
voci
umane
che
dicessero
tutte
insieme
:
-
Addio
,
buon
re
,
prode
re
,
leale
re
!
Tu
vivrai
nel
cuore
del
tuo
popolo
finché
splenderà
il
sole
sopra
l
'
Italia
.
-
Dopo
di
che
le
bandiere
si
rialzarono
alteramente
verso
il
cielo
,
e
re
Vittorio
entrò
nella
gloria
immortale
della
tomba
.
Franti
,
cacciato
dalla
scuola
21
,
sabato
Uno
solo
poteva
ridere
mentre
Derossi
diceva
dei
funerali
del
Re
,
e
Franti
rise
.
Io
detesto
costui
.
È
malvagio
.
Quando
viene
un
padre
nella
scuola
a
fare
una
partaccia
al
figliuolo
,
egli
ne
gode
;
quando
uno
piange
,
egli
ride
.
Trema
davanti
a
Garrone
,
e
picchia
il
muratorino
perché
è
piccolo
;
tormenta
Crossi
perché
ha
il
braccio
morto
;
schernisce
Precossi
,
che
tutti
rispettano
;
burla
perfino
Robetti
,
quello
della
seconda
,
che
cammina
con
le
stampelle
per
aver
salvato
un
bambino
.
Provoca
tutti
i
più
deboli
di
lui
,
e
quando
fa
a
pugni
,
s
'
inferocisce
e
tira
a
far
male
.
Ci
ha
qualcosa
che
mette
ribrezzo
su
quella
fronte
bassa
,
in
quegli
occhi
torbidi
,
che
tien
quasi
nascosti
sotto
la
visiera
del
suo
berrettino
di
tela
cerata
.
Non
teme
nulla
,
ride
in
faccia
al
maestro
,
ruba
quando
può
,
nega
con
una
faccia
invetriata
,
è
sempre
in
lite
con
qualcheduno
,
si
porta
a
scuola
degli
spilloni
per
punzecchiare
i
vicini
,
si
strappa
i
bottoni
dalla
giacchetta
,
e
ne
strappa
agli
altri
,
e
li
gioca
,
e
ha
cartella
,
quaderni
,
libro
,
tutto
sgualcito
,
stracciato
,
sporco
,
la
riga
dentellata
,
la
penna
mangiata
,
le
unghie
rose
,
i
vestiti
pieni
di
frittelle
e
di
strappi
che
si
fa
nelle
risse
.
Dicono
che
sua
madre
è
malata
dagli
affanni
ch
'
egli
le
dà
,
e
che
suo
padre
lo
cacciò
di
casa
tre
volte
;
sua
madre
viene
ogni
tanto
a
chiedere
informazioni
e
se
ne
va
sempre
piangendo
.
Egli
odia
la
scuola
,
odia
i
compagni
odia
il
maestro
.
Il
maestro
finge
qualche
volta
di
non
vedere
le
sue
birbonate
,
ed
egli
fa
peggio
.
Provò
a
pigliarlo
con
le
buone
,
ed
egli
se
ne
fece
beffe
.
Gli
disse
delle
parole
terribili
,
ed
egli
si
coprì
il
viso
con
le
mani
,
come
se
piangesse
,
e
rideva
.
Fu
sospeso
dalla
scuola
per
tre
giorni
,
e
tornò
più
tristo
e
più
insolente
di
prima
.
Derossi
gli
disse
un
giorno
:
-
Ma
finiscila
,
vedi
che
il
maestro
ci
soffre
troppo
,
-
ed
egli
lo
minacciò
di
piantargli
un
chiodo
nel
ventre
.
Ma
questa
mattina
,
finalmente
,
si
fece
scacciare
come
un
cane
.
Mentre
il
maestro
dava
a
Garrone
la
brutta
copia
del
Tamburino
sardo
,
il
racconto
mensile
di
gennaio
,
da
trascrivere
,
egli
gittò
sul
pavimento
un
petardo
che
scoppiò
facendo
rintronar
la
scuola
come
una
fucilata
.
Tutta
la
classe
ebbe
un
riscossone
.
Il
maestro
balzò
in
piedi
e
gridò
:
-
Franti
!
fuori
di
scuola
!
-
Egli
rispose
:
-
Non
son
io
!
-
Ma
rideva
.
Il
maestro
ripeté
:
-
Va
'
fuori
!
-
Non
mi
muovo
,
-
rispose
.
Allora
il
maestro
perdette
i
lumi
,
gli
si
lanciò
addosso
,
lo
afferrò
per
le
braccia
,
lo
strappò
dal
banco
.
Egli
si
dibatteva
,
digrignava
i
denti
;
si
fece
trascinar
fuori
di
viva
forza
.
Il
maestro
lo
portò
quasi
di
peso
dal
Direttore
,
e
poi
tornò
in
classe
solo
e
sedette
al
tavolino
,
pigliandosi
il
capo
fra
le
mani
,
affannato
,
con
un
'
espressione
così
stanca
e
afflitta
,
che
faceva
male
a
vederlo
.
-
Dopo
trent
'
anni
che
faccio
scuola
!
-
esclamò
tristamente
,
crollando
il
capo
.
Nessuno
fiatava
.
Le
mani
gli
tremavano
dall
'
ira
,
e
la
ruga
diritta
che
ha
in
mezzo
alla
fronte
,
era
così
profonda
,
che
pareva
una
ferita
.
Povero
maestro
!
Tutti
ne
pativano
.
Derossi
s
'
alzò
e
disse
:
-
Signor
maestro
,
non
si
affligga
.
Noi
le
vogliamo
bene
.
-
E
allora
egli
si
rasserenò
un
poco
e
disse
:
-
Riprendiamo
la
lezione
,
ragazzi
.
Il
tamburino
sardo
Racconto
mensile
Nella
prima
giornata
della
battaglia
di
Custoza
,
il
24
luglio
del
1848
,
una
sessantina
di
soldati
d
'
un
reggimento
di
fanteria
del
nostro
esercito
,
mandati
sopra
un
'
altura
a
occupare
una
casa
solitaria
,
si
trovarono
improvvisamente
assaliti
da
due
compagnie
di
soldati
austriaci
,
che
tempestandoli
di
fucilate
da
varie
parti
,
appena
diedero
loro
il
tempo
di
rifugiarsi
nella
casa
e
di
sbarrare
precipitosamente
le
porte
,
dopo
aver
lasciato
alcuni
morti
e
feriti
pei
campi
.
Sbarrate
le
porte
,
i
nostri
accorsero
a
furia
alle
finestre
del
pian
terreno
e
del
primo
piano
,
e
cominciarono
a
fare
un
fuoco
fitto
sopra
gli
assalitori
,
i
quali
,
avvicinandosi
a
grado
a
grado
,
disposti
in
forma
di
semicerchio
,
rispondevano
vigorosamente
.
Ai
sessanta
soldati
italiani
comandavano
due
ufficiali
subalterni
e
un
capitano
,
un
vecchio
alto
,
secco
e
austero
,
coi
capelli
e
i
baffi
bianchi
;
e
c
'
era
con
essi
un
tamburino
sardo
,
un
ragazzo
di
poco
più
di
quattordici
anni
,
che
ne
dimostrava
dodici
scarsi
,
piccolo
,
di
viso
bruno
olivastro
,
con
due
occhietti
neri
e
profondi
,
che
scintillavano
.
Il
capitano
,
da
una
stanza
del
primo
piano
,
dirigeva
la
difesa
,
lanciando
dei
comandi
che
parean
colpi
di
pistola
,
e
non
si
vedeva
sulla
sua
faccia
ferrea
nessun
segno
di
commozione
.
Il
tamburino
,
un
po
'
pallido
,
ma
saldo
sulle
gambe
,
salito
sopra
un
tavolino
,
allungava
il
collo
,
trattenendosi
alla
parete
,
per
guardar
fuori
dalle
finestre
;
e
vedeva
a
traverso
al
fumo
,
pei
campi
,
le
divise
bianche
degli
Austriaci
,
che
venivano
avanti
lentamente
.
La
casa
era
posta
sulla
sommità
d
'
una
china
ripida
,
e
non
aveva
dalla
parte
della
china
che
un
solo
finestrino
alto
,
rispondente
in
una
stanza
a
tetto
;
perciò
gli
Austriaci
non
minacciavan
la
casa
da
quella
parte
,
e
la
china
era
sgombra
:
il
fuoco
non
batteva
che
la
facciata
e
i
due
fianchi
.
Ma
era
un
fuoco
d
'
inferno
,
una
grandine
di
palle
di
piombo
che
di
fuori
screpolava
i
muri
e
sbriciolava
i
tegoli
,
e
dentro
fracassava
soffitti
,
mobili
,
imposte
,
battenti
,
buttando
per
aria
schegge
di
legno
e
nuvoli
di
calcinacci
e
frantumi
di
stoviglie
e
di
vetri
,
sibilando
,
rimbalzando
,
schiantando
ogni
cosa
con
un
fragore
da
fendere
il
cranio
.
Di
tratto
in
tratto
uno
dei
soldati
che
tiravan
dalle
finestre
stramazzava
indietro
sul
pavimento
ed
era
trascinato
in
disparte
.
Alcuni
barcollavano
di
stanza
in
stanza
,
premendosi
le
mani
sopra
le
ferite
.
Nella
cucina
c
'
era
già
un
morto
,
con
la
fronte
spaccata
.
Il
semicerchio
dei
nemici
si
stringeva
.
A
un
certo
punto
fu
visto
il
capitano
,
fino
allora
impassibile
,
fare
un
segno
d
'
inquietudine
,
e
uscir
a
grandi
passi
dalla
stanza
,
seguito
da
un
sergente
.
Dopo
tre
minuti
ritornò
di
corsa
il
sergente
e
chiamò
il
tamburino
,
facendogli
cenno
che
lo
seguisse
.
Il
ragazzo
lo
seguì
correndo
su
per
una
scala
di
legno
ed
entrò
con
lui
in
una
soffitta
nuda
,
dove
vide
il
capitano
,
che
scriveva
con
una
matita
sopra
un
foglio
,
appoggiandosi
al
finestrino
,
e
ai
suoi
piedi
,
sul
pavimento
,
c
'
era
una
corda
da
pozzo
.
Il
capitano
ripiegò
il
foglio
e
disse
bruscamente
,
fissando
negli
occhi
al
ragazzo
le
sue
pupille
grigie
e
fredde
,
davanti
a
cui
tutti
i
soldati
tremavano
:
-
Tamburino
!
Il
tamburino
si
mise
la
mano
alla
visiera
.
Il
capitano
disse
:
-
Tu
hai
del
fegato
Gli
occhi
del
ragazzo
lampeggiarono
.
-
Sì
,
signor
capitano
,
-
rispose
.
-
Guarda
laggiù
,
-
disse
il
capitano
,
spingendolo
al
finestrino
,
-
nel
piano
,
vicino
alle
case
di
Villafranca
,
dove
c
'
è
un
luccichìo
di
baionette
.
Là
ci
sono
i
nostri
,
immobili
.
Tu
prendi
questo
biglietto
,
t
'
afferri
alla
corda
,
scendi
dal
finestrino
,
divori
la
china
,
pigli
pei
campi
,
arrivi
fra
i
nostri
,
e
dai
il
biglietto
al
primo
ufficiale
che
vedi
.
Butta
via
il
cinturino
e
lo
zaino
.
Il
tamburino
si
levò
il
cinturino
e
lo
zaino
,
e
si
mise
il
biglietto
nella
tasca
del
petto
;
il
sergente
gettò
la
corda
e
ne
tenne
afferrato
con
due
mani
l
'
uno
dei
capi
;
il
capitano
aiutò
il
ragazzo
a
passare
per
il
finestrino
,
con
la
schiena
rivolta
verso
la
campagna
.
-
Bada
,
-
gli
disse
,
-
la
salvezza
del
distaccamento
è
nel
tuo
coraggio
e
nelle
tue
gambe
.
-
Si
fidi
di
me
,
signor
capitano
-
rispose
il
tamburino
,
spenzolandosi
fuori
.
-
Cùrvati
nella
discesa
,
-
disse
ancora
il
capitano
,
afferrando
la
corda
insieme
al
sergente
-
Non
dubiti
.
-
Dio
t
'
aiuti
.
In
pochi
momenti
il
tamburino
fu
a
terra
;
il
sergente
tirò
su
la
corda
e
disparve
;
il
capitano
s
'
affacciò
impetuosamente
al
finestrino
,
e
vide
il
ragazzo
che
volava
giù
per
la
china
.
Sperava
già
che
fosse
riuscito
a
fuggire
inosservato
quando
cinque
o
sei
piccoli
nuvoli
di
polvere
che
si
sollevarono
da
terra
davanti
e
dietro
al
ragazzo
,
l
'
avvertirono
che
era
stato
visto
dagli
Austriaci
,
i
quali
gli
tiravano
addosso
dalla
sommità
dell
'
altura
:
quei
piccoli
nuvoli
eran
terra
buttata
in
aria
dalle
palle
.
Ma
il
tamburino
continuava
a
correre
a
rompicollo
.
A
un
tratto
,
stramazzò
.
-
Ucciso
!
-
ruggì
il
capitano
,
addentandosi
il
pugno
.
Ma
non
aveva
anche
detto
la
parola
,
che
vide
il
tamburino
rialzarsi
.
-
Ah
!
una
caduta
soltanto
!
-
disse
tra
sé
,
e
respirò
.
Il
tamburino
,
infatti
,
riprese
a
correre
di
tutta
forza
;
ma
zoppicava
.
-
Un
torcipiede
,
-
pensò
il
capitano
.
Qualche
nuvoletto
di
polvere
si
levò
ancora
qua
e
là
intorno
al
ragazzo
,
ma
sempre
più
lontano
.
Egli
era
in
salvo
.
Il
capitano
mise
un
'
esclamazione
di
trionfo
.
Ma
seguitò
ad
accompagnarlo
con
gli
occhi
,
trepidando
,
perché
era
un
affar
di
minuti
:
se
non
arrivava
laggiù
il
più
presto
possibile
col
biglietto
che
chiedeva
immediato
soccorso
,
o
tutti
i
suoi
soldati
cadevano
uccisi
,
o
egli
doveva
arrendersi
e
darsi
prigioniero
con
loro
.
Il
ragazzo
correva
rapido
un
tratto
,
poi
rallentava
il
passo
zoppicando
,
poi
ripigliava
la
corsa
,
ma
sempre
più
affaticato
,
e
ogni
tanto
incespicava
,
si
soffermava
.
-
Lo
ha
forse
colto
una
palla
di
striscio
,
pensò
il
capitano
,
e
notava
tutti
i
suoi
movimenti
,
fremendo
,
e
lo
eccitava
,
gli
parlava
,
come
se
quegli
avesse
potuto
sentirlo
;
misurava
senza
posa
,
con
l
'
occhio
ardente
,
lo
spazio
interposto
fra
il
ragazzo
fuggente
e
quel
luccichìo
d
'
armi
che
vedeva
laggiù
nella
pianura
in
mezzo
ai
campi
di
frumento
dorati
dal
sole
.
E
intanto
sentiva
i
sibili
e
il
fracasso
delle
palle
nelle
stanze
di
sotto
,
le
grida
imperiose
e
rabbiose
degli
ufficiali
e
dei
sergenti
,
i
lamenti
acuti
dei
feriti
,
il
rovinìo
dei
mobili
e
dei
calcinacci
.
-
Su
!
Coraggio
!
-
gridava
,
seguitando
con
lo
sguardo
il
tamburino
lontano
,
-
avanti
!
corri
!
Si
ferma
,
maledetto
!
Ah
!
riprende
la
corsa
.
-
Un
ufficiale
venne
a
dirgli
ansando
che
i
nemici
,
senza
interrompere
il
fuoco
,
sventolavano
un
panno
bianco
per
intimare
la
resa
.
-
Non
si
risponda
!
-
egli
gridò
,
senza
staccar
lo
sguardo
dal
ragazzo
,
che
già
era
nel
piano
,
ma
che
più
non
correva
,
e
parea
che
si
trascinasse
stentatamente
.
-
Ma
va
'
!
ma
corri
!
-
diceva
il
capitano
stringendo
i
denti
e
i
pugni
;
-
ammazzati
,
muori
,
scellerato
,
ma
va
'
!
-
Poi
gettò
un
'
orribile
imprecazione
.
-
Ah
!
l
'
infame
poltrone
,
s
'
è
seduto
!
-
Il
ragazzo
,
infatti
,
di
cui
fino
allora
egli
aveva
visto
sporgere
il
capo
al
disopra
d
'
un
campo
di
frumento
,
era
scomparso
,
come
se
fosse
caduto
.
Ma
dopo
un
momento
,
la
sua
testa
venne
fuori
daccapo
;
infine
si
perdette
dietro
alle
siepi
,
e
il
capitano
non
lo
vide
più
.
Allora
discese
impetuosamente
;
le
palle
tempestavano
;
le
stanze
erano
ingombre
di
feriti
,
alcuni
dei
quali
giravano
su
sé
stessi
come
briachi
,
aggrappandosi
ai
mobili
;
le
pareti
e
il
pavimento
erano
chiazzati
di
sangue
;
dei
cadaveri
giacevano
a
traverso
alle
porte
;
il
luogotenente
aveva
il
braccio
destro
spezzato
da
una
palla
;
il
fumo
e
il
polverio
avvolgevano
ogni
cosa
.
-
Coraggio
!
Arrivan
soccorsi
!
Ancora
un
po
'
di
coraggio
!
-
Gli
Austriaci
s
'
erano
avvicinati
ancora
;
si
vedevano
giù
tra
il
fumo
i
loro
visi
stravolti
,
si
sentiva
tra
lo
strepito
delle
fucilate
le
loro
grida
selvagge
,
che
insultavano
,
intimavan
la
resa
,
minacciavan
l
'
eccidio
.
Qualche
soldato
,
impaurito
,
si
ritraeva
dalle
finestre
;
i
sergenti
lo
ricacciavano
avanti
.
Ma
il
fuoco
della
difesa
infiacchiva
,
lo
scoraggiamento
appariva
su
tutti
i
visi
,
non
era
più
possibile
protrarre
la
resistenza
.
A
un
dato
momento
,
i
colpi
degli
Austriaci
rallentarono
,
e
una
voce
tonante
gridò
prima
in
tedesco
,
poi
in
italiano
:
-
Arrendetevi
!
-
No
!
-
urlò
il
capitano
da
una
finestra
.
E
il
fuoco
ricominciò
più
fitto
e
più
rabbioso
dalle
due
parti
.
Altri
soldati
caddero
.
Già
più
d
'
una
finestra
era
senza
difensori
.
Il
momento
fatale
era
imminente
.
Il
capitano
gridava
con
voce
smozzicata
fra
i
denti
:
-
Non
vengono
!
Non
vengono
!
-
e
correva
intorno
furioso
,
torcendo
la
sciabola
con
la
mano
convulsa
,
risoluto
a
morire
.
Quando
un
sergente
,
scendendo
dalla
soffitta
,
gettò
un
grido
altissimo
:
-
Arrivano
!
-
Arrivano
!
-
ripeté
con
un
grido
di
gioia
il
capitano
.
-
A
quel
grido
tutti
,
sani
,
feriti
,
sergenti
,
ufficiali
si
slanciarono
alle
finestre
,
e
la
resistenza
inferocì
un
'
altra
volta
.
Di
lì
a
pochi
momenti
,
si
notò
come
un
'
incertezza
e
un
principio
di
disordine
fra
i
nemici
.
Subito
,
in
furia
,
il
capitano
radunò
un
drappello
nella
stanza
a
terreno
,
per
far
impeto
fuori
,
con
le
baionette
inastate
.
-
Poi
rivolò
di
sopra
.
Era
appena
arrivato
,
che
sentirono
uno
scalpitìo
precipitoso
,
accompagnato
da
un
urrà
formidabile
,
e
videro
dalle
finestre
venir
innanzi
tra
il
fumo
i
cappelli
a
due
punte
dei
carabinieri
italiani
,
uno
squadrone
lanciato
ventre
a
terra
,
e
un
balenìo
fulmineo
di
lame
mulinate
per
aria
,
calate
sui
capi
,
sulle
spalle
,
sui
dorsi
;
-
allora
il
drappello
irruppe
a
baionette
basse
fuor
della
porta
;
-
i
nemici
vacillarono
,
si
scompigliarono
,
diedero
di
volta
,
il
terreno
rimase
sgombro
,
la
casa
fu
libera
,
e
poco
dopo
due
battaglioni
di
fanteria
italiana
e
due
cannoni
occupavan
l
'
altura
.
Il
capitano
,
coi
soldati
che
gli
rimanevano
,
si
ricongiunse
al
suo
reggimento
,
combatté
ancora
,
e
fu
leggermente
ferito
alla
mano
sinistra
da
una
palla
rimbalzante
,
nell
'
ultimo
assalto
alla
baionetta
.
La
giornata
finì
con
la
vittoria
dei
nostri
.
Ma
il
giorno
dopo
,
essendosi
ricominciato
a
combattere
,
gli
italiani
furono
oppressi
,
malgrado
la
valorosa
resistenza
,
dal
numero
soverchiante
degli
Austriaci
,
e
la
mattina
del
ventisei
dovettero
prender
tristamente
la
via
della
ritirata
,
verso
il
Mincio
.
Il
capitano
,
benché
ferito
,
fece
il
cammino
a
piedi
coi
suoi
soldati
,
stanchi
e
silenziosi
,
e
arrivato
sul
cader
del
giorno
a
Goito
,
sul
Mincio
,
cercò
subito
del
suo
luogotenente
,
che
era
stato
raccolto
col
braccio
spezzato
dalla
nostra
Ambulanza
,
e
doveva
esser
giunto
là
prima
di
lui
.
Gli
fu
indicata
una
chiesa
,
dov
'
era
stato
installato
affrettatamente
un
ospedale
da
campo
.
Egli
v
'
andò
.
La
chiesa
era
piena
di
feriti
,
adagiati
su
due
file
di
letti
e
di
materassi
distesi
sul
pavimento
;
due
medici
e
vari
inservienti
andavano
e
venivano
,
affannati
;
e
s
'
udivan
delle
grida
soffocate
e
dei
gemiti
.
Appena
entrato
,
il
capitano
si
fermò
,
e
girò
lo
sguardo
all
'
intorno
,
in
cerca
del
suo
ufficiale
.
In
quel
punto
si
sentì
chiamare
da
una
voce
fioca
,
vicinissima
:
-
Signor
capitano
!
Si
voltò
:
era
il
tamburino
Era
disteso
sopra
un
letto
a
cavalletti
,
-
coperto
fino
al
petto
da
una
rozza
tenda
da
finestra
,
a
quadretti
rossi
e
bianchi
,
-
con
le
braccia
fuori
;
pallido
e
smagrito
,
ma
sempre
coi
suoi
occhi
scintillanti
,
come
due
gemme
nere
.
-
Sei
qui
,
tu
?
-
gli
domandò
il
capitano
,
stupito
ma
brusco
.
-
Bravo
.
Hai
fatto
il
tuo
dovere
.
-
Ho
fatto
il
mio
possibile
,
-
rispose
il
tamburino
.
-
Sei
stato
ferito
,
-
disse
il
capitano
,
cercando
con
gli
occhi
il
suo
ufficiale
nei
letti
vicini
.
-
Che
vuole
!
-
disse
il
ragazzo
,
a
cui
dava
coraggio
a
parlare
la
compiacenza
altiera
d
'
esser
per
la
prima
volta
ferito
,
senza
di
che
non
avrebbe
osato
d
'
aprir
bocca
in
faccia
a
quel
capitano
;
-
ho
avuto
un
bel
correre
gobbo
,
m
'
han
visto
subito
.
Arrivavo
venti
minuti
prima
se
non
mi
coglievano
.
Per
fortuna
che
ho
trovato
subito
un
capitano
di
Stato
Maggiore
da
consegnargli
il
biglietto
.
Ma
è
stato
un
brutto
discendere
dopo
quella
carezza
!
Morivo
dalla
sete
,
temevo
di
non
arrivare
più
,
piangevo
dalla
rabbia
a
pensare
che
ad
ogni
minuto
di
ritardo
se
n
'
andava
uno
all
'
altro
mondo
,
lassù
.
Basta
,
ho
fatto
quello
che
ho
potuto
.
Son
contento
.
Ma
guardi
lei
,
con
licenza
,
signor
capitano
,
che
perde
sangue
.
Infatti
dalla
palma
mal
fasciata
del
capitano
colava
giù
per
le
dita
qualche
goccia
di
sangue
.
-
Vuol
che
le
dia
una
stretta
io
alla
fascia
,
signor
capitano
?
Porga
un
momento
.
Il
capitano
porse
la
mano
sinistra
,
e
allungò
la
destra
per
aiutare
il
ragazzo
a
sciogliere
il
nodo
e
a
rifarlo
;
ma
il
ragazzo
,
sollevatosi
appena
dal
cuscino
,
impallidì
,
e
dovette
riappoggiare
la
testa
.
-
Basta
,
basta
,
-
disse
il
capitano
,
guardandolo
,
e
ritirando
la
mano
fasciata
,
che
quegli
volea
ritenere
:
-
bada
ai
fatti
tuoi
,
invece
di
pensare
agli
altri
,
ché
anche
le
cose
leggiere
,
a
trascurarle
,
possono
farsi
gravi
.
Il
tamburino
scosse
il
capo
.
-
Ma
tu
,
-
gli
disse
il
capitano
,
guardandolo
attentamente
,
-
devi
aver
perso
molto
sangue
,
tu
,
per
esser
debole
a
quel
modo
.
-
Perso
molto
sangue
?
-
rispose
il
ragazzo
,
con
un
sorriso
.
-
Altro
che
sangue
.
Guardi
.
E
tirò
via
d
'
un
colpo
la
coperta
.
Il
capitano
diè
un
passo
indietro
,
inorridito
.
Il
ragazzo
non
aveva
più
che
una
gamba
:
la
gamba
sinistra
gli
era
stata
amputata
al
di
sopra
del
ginocchio
:
il
troncone
era
fasciato
di
panni
insanguinati
.
In
quel
momento
passò
un
medico
militare
,
piccolo
e
grasso
,
in
maniche
di
camicia
.
-
Ah
!
signor
capitano
,
disse
rapidamente
,
accennandogli
il
tamburino
,
-
ecco
un
caso
disgraziato
;
una
gamba
che
si
sarebbe
salvata
con
niente
s
'
egli
non
l
'
avesse
forzata
in
quella
pazza
maniera
;
un
'
infiammazione
maledetta
;
bisognò
tagliar
lì
per
lì
.
Oh
,
ma
...
un
bravo
ragazzo
,
gliel
'
assicuro
io
;
non
ha
dato
una
lacrima
,
non
un
grido
!
Ero
superbo
che
fosse
un
ragazzo
italiano
,
mentre
l
'
operavo
,
in
parola
d
'
onore
.
Quello
è
di
buona
razza
,
perdio
!
E
se
n
'
andò
di
corsa
.
Il
capitano
corrugò
le
grandi
sopracciglia
bianche
,
e
guardò
fisso
il
tamburino
,
ristendendogli
addosso
la
coperta
;
poi
,
lentamente
,
quasi
non
avvedendosene
,
e
fissandolo
sempre
,
alzò
la
mano
al
capo
e
si
levò
il
cheppì
.
-
Signor
capitano
!
-
esclamò
il
ragazzo
meravigliato
.
-
Cosa
fa
,
signor
capitano
?
Per
me
!
E
allora
quel
rozzo
soldato
che
non
aveva
mai
detto
una
parola
mite
ad
un
suo
inferiore
,
rispose
con
una
voce
indicibilmente
affettuosa
e
dolce
:
-
Io
non
sono
che
un
capitano
;
tu
sei
un
eroe
.
Poi
si
gettò
con
le
braccia
aperte
sul
tamburino
,
e
lo
baciò
tre
volte
sul
cuore
.
L
'
amor
di
patria
24
,
martedì
Poiché
il
racconto
del
Tamburino
t
'
ha
scosso
il
cuore
ti
doveva
esser
facile
,
questa
mattina
,
far
bene
il
componimento
d
'
esame
:
-
Perché
amate
l
'
Italia
.
Perché
amo
l
'
Italia
?
Non
ti
si
son
presentate
subito
cento
risposte
?
Io
amo
l
'
Italia
perché
mia
madre
è
italiana
,
perché
il
sangue
che
mi
scorre
nelle
vene
è
italiano
perché
è
italiana
la
terra
dove
son
sepolti
i
morti
che
mia
madre
piange
e
che
mio
padre
venera
,
perché
la
città
dove
son
nato
,
la
lingua
che
parlo
,
i
libri
che
m
'
educano
,
perché
mio
fratello
,
mia
sorella
,
i
miei
compagni
,
e
il
grande
popolo
in
mezzo
a
cui
vivo
,
e
la
bella
natura
che
mi
circonda
,
e
tutto
ciò
che
vedo
,
che
amo
,
che
studio
,
che
ammiro
,
è
italiano
.
Oh
tu
non
puoi
ancora
sentirlo
intero
quest
'
affetto
.
Lo
sentirai
quando
sarai
un
uomo
,
quando
ritornando
da
un
viaggio
lungo
,
dopo
una
lunga
assenza
,
e
affacciandoti
una
mattina
al
parapetto
del
bastimento
,
vedrai
all
'
orizzonte
le
grandi
montagne
azzurre
del
tuo
paese
;
lo
sentirai
allora
nell
'
onda
impetuosa
di
tenerezza
che
t
'
empirà
gli
occhi
di
lagrime
e
ti
strapperà
un
grido
dal
cuore
.
Lo
sentirai
in
qualche
grande
città
lontana
,
nell
'
impulso
dell
'
anima
che
ti
spingerà
fra
la
folla
sconosciuta
verso
un
operaio
sconosciuto
dal
quale
avrai
inteso
passandogli
accanto
,
una
parola
della
tua
lingua
.
Lo
sentirai
nello
sdegno
doloroso
e
superbo
che
ti
getterà
il
sangue
alla
fronte
,
quando
udrai
ingiuriare
il
tuo
paese
dalla
bocca
d
'
uno
straniero
.
Lo
sentirai
più
violento
e
più
altero
il
giorno
in
cui
la
minaccia
d
'
un
popolo
nemico
solleverà
una
tempesta
di
fuoco
sulla
tua
patria
,
e
vedrai
fremere
armi
d
'
ogni
parte
,
i
giovani
accorrere
a
legioni
,
i
padri
baciare
i
figli
,
dicendo
:
-
Coraggio
!
-
e
le
madri
dire
addio
ai
giovinetti
,
gridando
:
-
Vincete
!
-
Lo
sentirai
come
una
gioia
divina
se
avrai
la
fortuna
di
veder
rientrare
nella
tua
città
i
reggimenti
diradati
,
stanchi
,
cenciosi
,
terribili
,
con
lo
splendore
della
vittoria
negli
occhi
e
le
bandiere
lacerate
dalle
palle
,
seguiti
da
un
convoglio
sterminato
di
valorosi
che
leveranno
in
alto
le
teste
bendate
e
i
moncherini
,
in
mezzo
a
una
folla
pazza
che
li
coprirà
di
fiori
,
di
benedizioni
e
di
baci
.
Tu
comprenderai
allora
l
'
amor
di
patria
,
sentirai
la
patria
allora
,
Enrico
.
Ella
è
una
così
grande
e
sacra
cosa
,
che
se
un
giorno
io
vedessi
te
tornar
salvo
da
una
battaglia
combattuta
per
essa
,
salvo
te
,
che
sei
la
carne
e
l
'
anima
mia
,
e
sapessi
che
hai
conservato
la
vita
perché
ti
sei
nascosto
alla
morte
,
io
tuo
padre
,
che
t
'
accolgo
con
un
grido
di
gioia
quando
torni
dalla
scuola
,
io
t
'
accoglierei
con
un
singhiozzo
d
'
angoscia
,
e
non
potrei
amarti
mai
più
,
e
morirei
con
quel
pugnale
nel
cuore
.
TUO
PADRE
Invidia
25
,
mercoledì
Anche
il
componimento
sulla
patria
chi
l
'
ha
fatto
meglio
di
tutti
è
Derossi
.
E
Votini
che
si
teneva
sicuro
della
prima
medaglia
!
Io
gli
vorrei
bene
a
Votini
,
benché
sia
un
po
'
vanesio
e
si
rilisci
troppo
;
ma
mi
fa
dispetto
,
ora
che
gli
son
vicino
di
banco
,
veder
com
'
è
invidioso
di
Derossi
.
E
vorrebbe
gareggiare
con
lui
,
studia
;
ma
non
ce
ne
può
,
in
nessuna
maniera
,
ché
l
'
altro
lo
rivende
dieci
volte
in
tutte
le
materie
;
e
Votini
si
morde
le
dita
.
Anche
Carlo
Nobis
lo
invidia
;
ma
ha
tanta
superbia
in
corpo
che
,
appunto
per
superbia
,
non
si
fa
scorgere
.
Votini
invece
si
tradisce
,
si
lamenta
dei
punti
a
casa
sua
,
e
dice
che
il
maestro
fa
delle
ingiustizie
;
e
quando
Derossi
risponde
alle
interrogazioni
così
pronto
e
bene
,
come
fa
sempre
,
egli
si
rannuvola
,
china
la
testa
,
finge
di
non
sentire
,
o
si
sforza
di
ridere
,
ma
ride
verde
.
E
siccome
tutti
lo
sanno
,
così
quando
il
maestro
loda
Derossi
tutti
si
voltano
a
guardar
Votini
,
che
mastica
veleno
,
e
il
muratorino
gli
fa
il
muso
di
lepre
.
Stamani
,
per
esempio
,
l
'
ha
fatta
bigia
.
Il
maestro
entra
nella
scuola
e
annunzia
il
risultato
dell
'
esame
:
-
Derossi
,
dieci
decimi
e
la
prima
medaglia
.
-
Votini
fece
un
grande
starnuto
.
Il
maestro
lo
guardò
:
ci
voleva
poco
a
capire
.
-
Votini
,
-
gli
disse
,
-
non
vi
lasciate
entrare
in
corpo
il
serpe
dell
'
invidia
:
è
un
serpe
che
rode
il
cervello
e
corrompe
il
cuore
.
-
Tutti
lo
guardarono
,
fuorché
Derossi
;
Votini
volle
rispondere
,
non
poté
;
restò
come
impietrato
,
col
viso
bianco
.
Poi
,
mentre
il
maestro
faceva
lezione
,
si
mise
a
scrivere
a
grossi
caratteri
sopra
un
foglietto
:
-
Io
non
sono
invidioso
di
quelli
che
guadagnano
la
prima
medaglia
con
le
protezioni
e
le
ingiustizie
.
-
Era
un
biglietto
che
voleva
mandare
a
Derossi
.
Ma
intanto
vedevo
che
i
vicini
di
Derossi
macchinavano
fra
loro
,
parlandosi
all
'
orecchio
,
e
uno
ritagliava
col
temperino
una
gran
medaglia
di
carta
,
su
cui
avevan
disegnato
un
serpe
nero
.
E
Votini
pure
se
ne
accorse
.
Il
maestro
uscì
per
pochi
minuti
.
Subito
i
vicini
di
Derossi
s
'
alzarono
per
uscir
dal
banco
e
venire
a
presentar
solennemente
la
medaglia
di
carta
a
Votini
.
Tutta
la
classe
si
preparava
a
una
scenata
.
Votini
tremava
già
tutto
.
Derossi
gridò
:
-
Datela
a
me
!
-
Sì
,
meglio
,
-
quelli
risposero
,
-
sei
tu
che
gliela
devi
portare
.
Derossi
pigliò
la
medaglia
e
la
fece
in
tanti
pezzetti
.
In
quel
punto
il
maestro
rientrò
,
e
riprese
la
lezione
.
Io
tenni
d
'
occhio
Votini
;
-
era
diventato
rosso
di
bragia
;
-
prese
il
foglietto
adagio
adagio
,
come
se
facesse
per
distrazione
,
lo
appallottolò
di
nascosto
,
se
lo
mise
in
bocca
,
lo
masticò
per
un
poco
,
e
poi
lo
sputò
sotto
il
banco
...
Nell
'
uscir
dalla
scuola
passando
davanti
a
Derossi
,
Votini
ch
'
era
un
po
'
confuso
,
lasciò
cascar
la
carta
asciugante
.
Derossi
,
gentile
,
la
raccattò
e
gliela
mise
nello
zaino
e
l
'
aiutò
ad
agganciare
la
cinghia
.
Votini
non
osò
alzare
la
fronte
.
La
madre
di
Franti
28
,
sabato
Ma
Votini
è
incorreggibile
.
Ieri
,
alla
lezione
di
religione
,
in
presenza
del
Direttore
,
il
maestro
domandò
a
Derossi
se
sapeva
a
mente
quelle
due
strofette
del
libro
di
lettura
:
Dovunque
il
guardo
io
giro
,
immenso
Iddio
ti
vedo
.
-
Derossi
rispose
di
no
,
e
Votini
subito
:
-
Io
le
so
!
-
con
un
sorriso
come
per
fare
una
picca
a
Derossi
.
Ma
fu
piccato
lui
,
invece
,
che
non
poté
recitare
la
poesia
,
perché
entrò
tutt
'
a
un
tratto
nella
scuola
la
madre
di
Franti
,
affannata
,
coi
capelli
grigi
arruffati
,
tutta
fradicia
di
neve
,
spingendo
avanti
il
figliuolo
che
è
stato
sospeso
dalla
scuola
per
otto
giorni
.
Che
triste
scena
ci
toccò
di
vedere
!
La
povera
donna
si
gettò
quasi
in
ginocchio
davanti
al
Direttore
giungendo
le
mani
,
e
supplicando
:
-
Oh
signor
Direttore
,
mi
faccia
la
grazia
,
riammetta
il
ragazzo
alla
scuola
!
Son
tre
giorni
che
è
a
casa
,
l
'
ho
tenuto
nascosto
,
ma
Dio
ne
guardi
se
suo
padre
scopre
la
cosa
,
lo
ammazza
;
abbia
pietà
,
che
non
so
più
come
fare
!
mi
raccomando
con
tutta
l
'
anima
mia
!
-
Il
Direttore
cercò
di
condurla
fuori
;
ma
essa
resistette
,
sempre
pregando
e
piangendo
.
-
Oh
!
se
sapesse
le
pene
che
m
'
ha
dato
questo
figliuolo
avrebbe
compassione
!
Mi
faccia
la
grazia
!
Io
spero
che
cambierà
.
Io
già
non
vivrò
più
un
pezzo
,
signor
Direttore
,
ho
la
morte
qui
,
ma
vorrei
vederlo
cambiato
prima
di
morire
perché
...
-
e
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
,
-
è
il
mio
figliuolo
,
gli
voglio
bene
,
morirei
disperata
;
me
lo
riprenda
ancora
una
volta
,
signor
Direttore
,
perché
non
segua
una
disgrazia
in
famiglia
,
lo
faccia
per
pietà
d
'
una
povera
donna
!
-
E
si
coperse
il
viso
con
le
mani
singhiozzando
.
Franti
teneva
il
viso
basso
,
impassibile
.
Il
Direttore
lo
guardò
,
stette
un
po
'
pensando
,
poi
disse
:
-
Franti
,
va
'
al
tuo
posto
.
-
Allora
la
donna
levò
le
mani
dal
viso
,
tutta
racconsolata
,
e
cominciò
a
dir
grazie
,
grazie
,
senza
lasciar
parlare
il
Direttore
,
e
s
'
avviò
verso
l
'
uscio
,
asciugandosi
gli
occhi
,
e
dicendo
affollatamente
:
-
Figliuol
mio
,
mi
raccomando
.
Abbiano
pazienza
tutti
.
Grazie
,
signor
Direttore
,
che
ha
fatto
un
'
opera
di
carità
.
Buono
,
sai
figliuolo
.
Buon
giorno
,
ragazzi
.
Grazie
,
a
rivederlo
,
signor
maestro
.
E
scusino
tanto
,
una
povera
mamma
.
-
E
data
ancora
di
sull
'
uscio
un
'
occhiata
supplichevole
a
suo
figlio
,
se
n
'
andò
,
raccogliendo
lo
scialle
che
strascicava
,
pallida
,
incurvata
,
con
la
testa
tremante
,
e
la
sentimmo
ancor
tossire
giù
per
le
scale
.
Il
Direttore
guardò
fisso
Franti
,
in
mezzo
al
silenzio
della
classe
,
e
gli
disse
con
un
accento
da
far
tremare
:
-
Franti
,
tu
uccidi
tua
madre
!
-
Tutti
si
voltarono
a
guardar
Franti
.
E
quell
'
infame
sorrise
.
Speranza
29
,
domenica
Bello
Enrico
lo
slancio
con
cui
ti
sei
gettato
sul
cuore
di
tua
madre
tornando
dalla
scuola
di
religione
.
Si
,
t
'
ha
detto
delle
cose
grandi
e
consolanti
il
maestro
.
Dio
che
ci
ha
gettati
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
,
non
ci
separerà
per
sempre
;
quando
io
morirò
,
quando
tuo
padre
morrà
,
non
ce
le
diremo
quelle
tremende
e
disperate
parole
:
-
mamma
,
babbo
,
Enrico
,
non
ti
vedrò
mai
più
!
-
Noi
ci
rivedremo
in
un
'
altra
vita
,
dove
chi
ha
molto
sofferto
in
questa
sarà
compensato
,
dove
chi
ha
molto
amato
sulla
terra
ritroverà
le
anime
che
ha
amate
,
in
un
mondo
senza
colpe
,
senza
pianto
e
senza
morte
.
Ma
dobbiamo
rendercene
degni
,
tutti
,
di
quell
'
altra
vita
.
Senti
,
figliuolo
:
ogni
tua
azione
buona
,
ogni
tuo
moto
d
'
affetto
per
coloro
che
ti
amano
,
ogni
tuo
atto
cortese
per
i
tuoi
compagni
,
ogni
tuo
pensiero
gentile
è
come
uno
slancio
in
alto
verso
quel
mondo
.
E
anche
ti
solleva
verso
quel
mondo
ogni
disgrazia
,
ogni
dolore
,
perché
ogni
dolore
è
l
'
espiazione
d
'
una
colpa
,
ogni
lacrima
cancella
una
macchia
.
Proponiti
oggi
giorno
di
essere
più
buono
e
più
amoroso
che
il
giorno
innanzi
.
Di
'
ogni
mattina
:
oggi
voglio
far
qualche
cosa
di
cui
la
coscienza
mi
lodi
e
mio
padre
sia
contento
;
qualche
cosa
che
mi
faccia
voler
bene
da
questo
o
da
quel
compagno
,
dal
maestro
,
da
mio
fratello
,
o
da
altri
.
E
domanda
a
Dio
che
ti
dia
la
forza
di
mettere
in
atto
il
tuo
proposito
.
Signore
,
io
voglio
essere
buono
,
nobile
,
coraggioso
gentile
,
sincero
,
aiutatemi
,
fate
che
ogni
sera
,
quando
mia
madre
mi
dà
l
'
ultimo
saluto
,
io
possa
dirle
.
Tu
baci
questa
sera
un
fanciullo
più
onesto
e
più
degno
di
quello
che
baciasti
ieri
.
Abbi
sempre
nel
tuo
pensiero
quell
'
altro
Enrico
sovrumano
e
felice
,
che
tu
potrai
essere
dopo
questa
vita
.
E
prega
.
Tu
non
puoi
immaginare
che
dolcezza
provi
,
quanto
si
senta
migliore
una
madre
quando
vede
il
suo
fanciullo
con
le
mani
giunte
.
Quando
io
vedo
te
che
preghi
mi
pare
impossibile
che
non
ci
sia
nessuno
che
ti
guardi
e
ti
ascolti
.
Io
credo
allora
più
fermamente
che
c
'
è
una
bontà
suprema
e
una
pietà
infinita
,
io
t
'
amo
di
più
,
lavoro
con
più
ardore
,
soffro
con
più
forza
,
perdono
con
tutta
l
'
anima
e
penso
alla
morte
serenamente
.
Oh
Dio
grande
e
buono
!
Risentir
dopo
morte
la
voce
di
mia
madre
,
ritrovare
i
miei
bambini
,
rivedere
il
mio
Enrico
,
il
mio
Enrico
benedetto
e
immortale
,
e
stringerlo
in
un
abbraccio
che
non
si
scioglierà
mai
più
,
mai
più
in
eterno
!
Oh
prega
,
preghiamo
,
amiamoci
,
siamo
buoni
,
portiamo
quella
celeste
speranza
nell
'
anima
,
adorato
fanciullo
mio
.
TUA
MADRE
FEBBRAIO
Una
medaglia
ben
data
4
,
sabato
Questa
mattina
venne
a
dar
le
medaglie
il
Sovrintendente
scolastico
,
un
signore
con
la
barba
bianca
,
vestito
di
nero
.
Entrò
col
Direttore
,
poco
prima
del
finis
,
e
sedette
accanto
al
maestro
.
Interrogò
parecchi
,
poi
diede
la
prima
medaglia
a
Derossi
,
e
prima
di
dar
la
seconda
,
stette
qualche
momento
a
sentire
il
maestro
e
il
Direttore
,
che
gli
parlavano
a
voce
bassa
.
Tutti
domandavano
:
-
A
chi
darà
la
seconda
?
-
Il
Sovrintendente
disse
a
voce
alta
:
-
La
seconda
medaglia
l
'
ha
meritata
questa
settimana
l
'
alunno
Pietro
Precossi
:
meritata
per
i
lavori
di
casa
,
per
le
lezioni
,
per
la
calligrafia
,
per
la
condotta
,
per
tutto
.
-
Tutti
si
voltarono
a
guardar
Precossi
,
si
vedeva
che
ci
avevan
tutti
piacere
.
Precossi
s
'
alzò
,
confuso
che
non
sapeva
più
dove
fosse
.
-
Vieni
qua
,
-
disse
il
Sovrintendente
.
Precossi
saltò
giù
dal
banco
e
andò
accanto
al
tavolino
del
maestro
.
Il
sovrintendente
guardò
con
attenzione
quel
visino
color
di
cera
,
quel
piccolo
corpo
insaccato
in
quei
panni
rimboccati
e
disadatti
,
quegli
occhi
buoni
e
tristi
,
che
sfuggivano
i
suoi
,
ma
che
lasciavano
indovinare
una
storia
di
patimenti
,
poi
gli
disse
con
voce
piena
di
affetto
,
attaccandogli
la
medaglia
alla
spalla
:
-
Precossi
,
ti
dò
la
medaglia
.
Nessuno
è
più
degno
di
te
di
portarla
.
Non
la
dò
soltanto
alla
tua
intelligenza
e
al
tuo
buon
volere
,
la
dò
al
tuo
cuore
,
la
dò
al
tuo
coraggio
,
al
tuo
carattere
di
bravo
e
buon
figliuolo
.
Non
è
vero
,
-
soggiunse
,
voltandosi
verso
la
classe
,
-
che
egli
la
merita
anche
per
questo
?
-
Sì
,
sì
,
-
risposero
tutti
a
una
voce
.
Precossi
fece
un
movimento
del
collo
come
per
inghiottire
qualche
cosa
,
e
girò
sui
banchi
uno
sguardo
dolcissimo
,
che
esprimeva
una
gratitudine
immensa
.
-
Va
'
,
dunque
,
gli
disse
il
Sovrintendente
,
-
caro
ragazzo
!
E
Dio
ti
protegga
!
-
Era
l
'
ora
d
'
uscire
.
La
nostra
classe
uscì
avanti
le
altre
.
Appena
siamo
fuori
dell
'
uscio
...
chi
vediamo
lì
nel
camerone
,
proprio
sull
'
entrata
?
Il
padre
di
Precossi
,
il
fabbro
ferraio
,
pallido
,
come
al
solito
,
col
viso
torvo
,
coi
capelli
negli
occhi
,
col
berretto
per
traverso
,
malfermo
sulle
gambe
.
Il
maestro
lo
vide
subito
e
parlò
nell
'
orecchio
al
Sovrintendente
;
questi
cercò
Precossi
in
fretta
e
,
presolo
per
mano
,
lo
condusse
da
suo
padre
.
Il
ragazzo
tremava
.
Anche
il
maestro
e
il
Direttore
s
'
avvicinarono
,
molti
ragazzi
si
fecero
intorno
.
-
Lei
è
il
padre
di
questo
ragazzo
,
è
vero
?
-
domandò
il
Sovrintendente
al
fabbro
,
con
fare
allegro
,
come
se
fossero
amici
.
E
senz
'
aspettar
la
risposta
:
-
Mi
rallegro
con
lei
.
Guardi
:
egli
ha
guadagnato
la
seconda
medaglia
,
sopra
cinquantaquattro
compagni
;
l
'
ha
meritata
nella
composizione
,
nell
'
aritmetica
,
in
tutto
.
È
un
ragazzo
pieno
d
'
intelligenza
e
di
buona
volontà
,
che
farà
molto
cammino
:
un
bravo
ragazzo
,
che
ha
l
'
affezione
e
la
stima
di
tutti
;
lei
ne
può
andar
superbo
,
gliel
'
assicuro
.
-
Il
fabbro
,
che
era
stato
a
sentire
con
la
bocca
aperta
,
guardò
fisso
il
Sovrintendente
e
il
Direttore
,
e
poi
fissò
il
suo
figliuolo
,
che
gli
stava
davanti
,
con
gli
occhi
bassi
,
tremando
;
e
come
se
ricordasse
e
capisse
allora
per
la
prima
volta
tutto
quello
che
aveva
fatto
soffrire
a
quel
povero
piccino
,
e
tutta
la
bontà
,
tutta
la
costanza
eroica
con
cui
egli
aveva
sofferto
,
mostrò
a
un
tratto
nel
viso
una
certa
meraviglia
stupida
,
poi
un
dolore
accigliato
,
infine
una
tenerezza
violenta
e
triste
,
e
con
un
rapido
gesto
afferrò
il
ragazzo
per
il
capo
e
se
lo
strinse
sul
petto
.
Noi
gli
passammo
tutti
davanti
;
io
l
'
invitai
a
venir
a
casa
giovedì
,
con
Garrone
e
Crossi
;
altri
lo
salutarono
;
chi
gli
faceva
una
carezza
,
chi
gli
toccava
la
medaglia
,
tutti
gli
dissero
qualche
cosa
.
E
il
padre
guardava
stupito
,
tenendosi
sempre
serrato
al
petto
il
capo
del
figliuolo
,
che
singhiozzava
.
Buoni
propositi
5
,
domenica
M
'
ha
destato
un
rimorso
quella
medaglia
data
a
Precossi
.
Io
che
non
ne
ho
ancora
guadagnata
una
!
Io
da
un
po
'
di
tempo
non
studio
,
e
sono
scontento
di
me
,
e
il
maestro
,
mio
padre
e
mia
madre
sono
scontenti
.
Non
provo
più
neppure
il
piacere
di
prima
a
divertirmi
,
quando
lavoravo
di
voglia
,
e
poi
saltavo
su
dal
tavolino
e
correvo
ai
miei
giochi
pieno
d
'
allegrezza
,
come
se
non
avessi
più
giocato
da
un
mese
.
Neanche
a
tavola
coi
miei
non
mi
siedo
più
con
la
contentezza
d
'
una
volta
.
Sempre
ho
come
un
'
ombra
nell
'
animo
,
una
voce
dentro
che
mi
dice
continuamente
:
-
non
va
,
non
va
.
-
Vedo
la
sera
passar
per
la
piazza
tanti
ragazzi
che
tornan
dal
lavoro
,
in
mezzo
a
gruppi
d
'
operai
tutti
stanchi
ma
allegri
,
che
allungano
il
passo
,
impazienti
di
arrivar
a
casa
a
mangiare
,
e
parlano
forte
,
ridendo
,
e
battendosi
sulle
spalle
le
mani
nere
di
carbone
o
bianche
di
calce
,
e
penso
che
hanno
lavorato
dallo
spuntar
dell
'
alba
fino
a
quell
'
ora
;
e
con
quelli
tanti
altri
anche
più
piccoli
,
che
tutto
il
giorno
son
stati
sulle
cime
dei
tetti
,
davanti
alle
fornaci
,
in
mezzo
alle
macchine
,
e
dentro
all
'
acqua
,
e
sotto
terra
,
non
mangiando
che
un
po
'
di
pane
;
e
provo
quasi
vergogna
,
io
che
in
tutto
quel
tempo
non
ho
fatto
che
scarabocchiare
di
mala
voglia
quattro
paginuccie
.
Ah
sono
scontento
,
scontento
!
Io
vedo
bene
che
mio
padre
è
di
malumore
,
e
vorrebbe
dirmelo
,
ma
gli
rincresce
,
e
aspetta
ancora
;
caro
padre
mio
,
che
lavori
tanto
!
Tutto
è
tuo
,
tutto
quello
che
mi
vedo
intorno
in
casa
,
tutto
quello
che
tocco
,
tutto
quello
che
mi
veste
e
che
mi
ciba
,
tutto
quello
che
mi
ammaestra
e
mi
diverte
,
tutto
è
frutto
del
tuo
lavoro
,
ed
io
non
lavoro
,
tutto
t
'
è
costato
pensieri
,
privazioni
,
dispiaceri
,
fatiche
,
e
io
non
fatico
!
Ah
no
,
è
troppo
ingiusto
e
mi
fa
troppa
pena
.
Io
voglio
cominciare
da
oggi
,
voglio
mettermi
a
studiare
,
come
Stardi
,
coi
pugni
serrati
e
coi
denti
stretti
,
mettermici
con
tutte
le
forze
della
mia
volontà
e
del
mio
cuore
;
voglio
vincere
il
sonno
la
sera
,
saltar
giù
presto
la
mattina
,
martellarmi
il
cervello
senza
riposo
,
sferzare
la
pigrizia
senza
pietà
,
faticare
,
soffrire
anche
,
ammalarmi
;
ma
finire
una
volta
di
trascinare
questa
vitaccia
fiacca
e
svogliata
che
avvilisce
me
e
rattrista
gli
altri
.
Animo
,
al
lavoro
!
Al
lavoro
con
tutta
l
'
anima
e
con
tutti
i
nervi
!
Al
lavoro
che
mi
renderà
il
riposo
dolce
,
i
giochi
piacevoli
,
il
desinare
allegro
;
al
lavoro
che
mi
ridarà
il
buon
sorriso
del
mio
maestro
e
il
bacio
benedetto
di
mio
padre
.
Il
vaporino
10
,
venerdì
Precossi
venne
a
casa
ieri
,
con
Garrone
.
Io
credo
che
se
fossero
stati
due
figliuoli
di
principi
non
sarebbero
stati
accolti
con
più
festa
.
Garrone
era
la
prima
volta
che
veniva
,
perché
è
un
po
'
orso
,
e
poi
si
vergogna
di
lasciarsi
vedere
,
che
è
così
grande
e
fa
ancora
la
terza
.
Andammo
tutti
ad
aprir
la
porta
,
quando
suonarono
.
Crossi
non
venne
perché
gli
è
finalmente
arrivato
il
padre
dall
'
America
,
dopo
sei
anni
.
Mia
madre
baciò
subito
Precossi
mio
padre
le
presentò
Garrone
,
dicendo
:
-
Ecco
qui
;
questo
non
è
solamente
un
buon
ragazzo
;
questo
è
un
galantuomo
e
un
gentiluomo
.
-
Ed
egli
abbassò
la
sua
grossa
testa
rapata
,
sorridendo
di
nascosto
con
me
.
Precossi
aveva
la
sua
medaglia
,
ed
era
contento
perché
suo
padre
s
'
è
rimesso
a
lavorare
,
e
son
cinque
giorni
che
non
beve
più
,
lo
vuol
sempre
nell
'
officina
a
tenergli
compagnia
,
e
pare
un
altro
.
Ci
mettemmo
a
giocare
,
io
tirai
fuori
tutte
le
cose
mie
;
Precossi
rimase
incantato
davanti
al
treno
della
strada
ferrata
,
con
la
macchina
che
va
da
sé
,
a
darle
la
corda
;
non
n
'
aveva
visto
mai
;
divorava
con
gli
occhi
quei
vagoncini
rossi
e
gialli
.
Io
gli
diedi
la
chiavetta
perché
giocasse
,
egli
s
'
inginocchiò
a
giocare
,
e
non
levò
più
la
testa
.
Non
l
'
avevo
mai
visto
contento
così
.
Sempre
diceva
:
-
Scusami
,
scusami
,
-
a
ogni
proposito
,
facendoci
in
là
con
le
mani
,
perché
non
fermassimo
la
macchina
,
e
poi
pigliava
e
rimetteva
i
vagoncini
con
mille
riguardi
,
come
se
fossero
di
vetro
,
aveva
paura
di
appannarli
col
fiato
,
e
li
ripuliva
,
guardandoli
di
sotto
e
di
sopra
,
e
sorridendo
da
sé
.
Noi
,
tutti
in
piedi
,
lo
guardavamo
;
guardavamo
quel
collo
sottile
,
quelle
povere
orecchine
che
un
giorno
io
avevo
visto
sanguinare
,
quel
giacchettone
con
le
maniche
rimboccate
,
da
cui
uscivano
due
braccini
di
malato
,
che
s
'
erano
alzati
tante
volte
per
difendere
il
viso
dalle
percosse
...
Oh
!
in
quel
momento
io
gli
avrei
gettato
ai
piedi
tutti
i
miei
giocattoli
e
tutti
i
miei
libri
,
mi
sarei
strappato
di
bocca
l
'
ultimo
pezzo
di
pane
per
darlo
a
lui
,
mi
sarei
spogliato
per
vestirlo
,
mi
sarei
buttato
in
ginocchio
per
baciargli
le
mani
-
Almeno
il
treno
glielo
voglio
dare
,
-
pensai
;
ma
bisognava
chiedere
il
permesso
a
mio
padre
.
In
quel
momento
mi
sentii
mettere
un
pezzetto
di
carta
in
una
mano
;
guardai
:
era
scritto
da
mio
padre
col
lapis
;
diceva
:
-
A
Precossi
piace
il
tuo
treno
.
Egli
non
ha
giocattoli
.
Non
ti
suggerisce
nulla
il
tuo
cuore
?
-
Subito
io
afferrai
a
due
mani
la
macchina
e
i
vagoni
e
gli
misi
ogni
cosa
sulle
braccia
dicendogli
:
-
Prendilo
,
è
tuo
.
-
Egli
mi
guardò
,
non
capiva
.
-
È
tuo
,
-
dissi
,
-
te
lo
regalo
.
-
Allora
egli
guardò
mio
padre
e
mia
madre
,
ancora
più
stupito
,
e
mi
domandò
:
-
Ma
perché
?
-
Mio
padre
gli
disse
:
-
Te
lo
regala
Enrico
perché
è
tuo
amico
,
perché
ti
vuol
bene
...
per
festeggiare
la
tua
medaglia
.
-
Precossi
domandò
timidamente
:
-
Debbo
portarlo
via
...
a
casa
?
-
Ma
sicuro
!
-
rispondemmo
tutti
.
Era
già
sull
'
uscio
,
e
non
osava
ancora
andarsene
.
Era
felice
!
Domandava
scusa
,
con
la
bocca
che
tremava
e
rideva
.
Garrone
lo
aiutò
a
rinvoltare
il
treno
nel
fazzoletto
,
e
chinandosi
,
fece
crocchiare
i
grissini
che
gli
empivan
le
tasche
.
-
Un
giorno
,
-
mi
disse
Precossi
,
-
verrai
all
'
officina
a
veder
mio
padre
a
lavorare
.
Ti
darò
dei
chiodi
.
-
Mia
madre
mise
un
mazzettino
nell
'
occhiello
della
giacchetta
a
Garrone
perché
lo
portasse
alla
mamma
in
nome
suo
.
Garrone
le
disse
col
suo
vocione
:
-
Grazie
,
-
senza
alzare
il
mento
dal
petto
.
Ma
gli
splendeva
tutta
negli
occhi
l
'
anima
nobile
e
buona
.
Superbia
11
,
sabato
E
dire
che
Carlo
Nobis
si
pulisce
la
manica
con
affettazione
quando
Precossi
lo
tocca
,
passando
!
Costui
è
la
superbia
incarnata
perché
suo
padre
è
un
riccone
.
Ma
anche
il
padre
di
Derossi
è
ricco
!
Egli
vorrebbe
avere
un
banco
per
sé
solo
,
ha
paura
che
tutti
lo
insudicino
,
guarda
tutti
dall
'
alto
al
basso
,
ha
sempre
un
sorriso
sprezzante
sulle
labbra
:
guai
a
urtargli
un
piede
quando
s
'
esce
in
fila
a
due
a
due
!
Per
un
nulla
butta
in
viso
una
parola
ingiuriosa
o
minaccia
di
far
venire
alla
scuola
suo
padre
.
E
sì
che
suo
padre
gli
ha
dato
la
sua
brava
polpetta
quando
trattò
da
straccione
il
figliuolo
del
carbonaio
!
Io
non
ho
mai
visto
una
muffa
compagna
!
Nessuno
gli
parla
,
nessuno
gli
dice
addio
quando
s
'
esce
,
non
c
'
è
un
cane
che
gli
suggerisce
quando
non
sa
la
lezione
.
E
lui
non
può
patir
nessuno
,
e
finge
di
disprezzar
sopra
tutti
Derossi
,
perché
è
il
primo
,
e
Garrone
perché
tutti
gli
voglion
bene
.
Ma
Derossi
non
lo
guarda
neppure
quant
'
è
lungo
,
e
Garrone
,
quando
gli
riportarono
che
Nobis
sparlava
di
lui
,
rispose
:
-
Ha
una
superbia
così
stupida
che
non
merita
nemmeno
i
miei
scapaccioni
.
-
Coretti
pure
,
un
giorno
ch
'
egli
sorrideva
con
disprezzo
del
suo
berretto
di
pel
di
gatto
,
gli
disse
:
-
Va
'
un
poco
da
Derossi
a
imparare
a
far
il
signore
!
-
Ieri
si
lamentò
col
maestro
perché
il
calabrese
gli
toccò
una
gamba
col
piede
.
Il
maestro
domandò
al
calabrese
:
-
L
'
hai
fatto
apposta
?
-
No
,
signore
,
-
rispose
franco
.
E
il
maestro
:
-
Siete
troppo
permaloso
,
Nobis
.
-
E
Nobis
,
con
quella
sua
aria
:
-
Lo
dirò
a
mio
padre
.
-
Allora
il
maestro
andò
in
collera
:
-
Vostro
padre
vi
darà
torto
,
come
fece
altre
volte
.
E
poi
non
c
'
è
che
il
maestro
,
in
iscuola
,
che
giudichi
e
punisca
.
-
Poi
soggiunse
con
dolcezza
:
-
Andiamo
,
Nobis
,
cambiate
modi
,
siate
buono
e
cortese
coi
vostri
compagni
.
Vedete
,
ci
sono
dei
figliuoli
d
'
operai
e
di
signori
,
dei
ricchi
e
dei
poveri
,
e
tutti
si
voglion
bene
,
si
trattan
da
fratelli
,
come
sono
.
Perché
non
fate
anche
voi
come
gli
altri
?
Vi
costerebbe
così
poco
farvi
benvolere
da
tutti
,
e
sareste
tanto
più
contento
voi
pure
!
...
Ebbene
,
non
avete
nulla
da
rispondermi
?
-
Nobis
,
ch
'
era
stato
a
sentire
col
suo
solito
sorriso
sprezzante
,
rispose
freddamente
:
-
No
,
signore
.
-
Sedete
,
-
gli
disse
il
maestro
.
-
Vi
compiango
.
Siete
un
ragazzo
senza
cuore
.
-
Tutto
pareva
finito
così
;
ma
il
muratorino
,
che
è
nel
primo
banco
,
voltò
la
sua
faccia
tonda
verso
Nobis
,
che
è
nell
'
ultimo
,
e
gli
fece
un
muso
di
lepre
così
bello
e
così
buffo
,
che
tutta
la
classe
diede
in
una
sonora
risata
.
Il
maestro
lo
sgridò
;
ma
fu
costretto
a
mettersi
una
mano
sulla
bocca
per
nascondere
il
riso
.
E
Nobis
pure
fece
un
riso
;
ma
di
quello
che
non
si
cuoce
.
I
feriti
del
lavoro
13
,
lunedì
Nobis
può
fare
il
paio
con
Franti
:
non
si
commossero
né
l
'
uno
né
l
'
altro
,
questa
mattina
,
davanti
allo
spettacolo
terribile
che
ci
passò
sotto
gli
occhi
.
Uscito
dalla
scuola
,
stavo
con
mio
padre
a
guardar
certi
birbaccioni
della
seconda
,
che
si
buttavan
ginocchioni
per
terra
a
strofinare
il
ghiaccio
con
le
mantelline
e
con
le
berrette
,
per
far
gli
sdruccioloni
più
lesti
,
quando
vedemmo
venir
d
'
in
fondo
alla
strada
una
folla
di
gente
,
a
passo
affrettato
,
tutti
seri
e
come
spaventati
,
che
parlavano
a
voce
bassa
.
Nel
mezzo
c
'
erano
tre
guardie
municipali
,
dietro
alle
guardie
,
due
uomini
che
portavano
una
barella
.
I
ragazzi
accorsero
da
ogni
parte
.
La
folla
s
'
avanzava
verso
di
noi
.
Sulla
barella
c
'
era
disteso
un
uomo
,
bianco
come
un
cadavere
,
con
la
testa
ripiegata
sopra
una
spalla
,
coi
capelli
arruffati
e
insanguinati
,
che
perdeva
sangue
dalla
bocca
e
dalle
orecchie
;
e
accanto
alla
barella
camminava
una
donna
con
un
bimbo
in
braccio
che
pareva
pazza
e
gridava
di
tratto
in
tratto
:
-
È
morto
!
È
morto
!
È
morto
!
-
Dietro
alla
donna
veniva
un
ragazzo
,
che
aveva
la
cartella
sotto
il
braccio
,
e
singhiozzava
.
-
Cos
'
è
stato
?
-
domandò
mio
padre
.
Un
vicino
rispose
che
era
un
muratore
,
caduto
da
un
quarto
piano
,
mentre
lavorava
.
I
portatori
della
barella
si
soffermarono
un
momento
.
Molti
torsero
il
viso
inorriditi
.
Vidi
la
maestrina
della
penna
rossa
che
sorreggeva
la
mia
maestra
di
prima
superiore
quasi
svenuta
.
Nello
stesso
tempo
mi
sentii
urtare
nel
gomito
:
era
il
muratorino
,
pallido
,
che
tremava
da
capo
a
piedi
.
Egli
pensava
a
suo
padre
,
certo
.
Anch
'
io
ci
pensai
.
Io
sto
con
l
'
animo
in
pace
,
almeno
,
quando
sono
a
scuola
,
io
so
che
mio
padre
è
a
casa
,
seduto
a
tavolino
,
lontano
da
ogni
pericolo
;
ma
quanti
miei
compagni
pensano
che
i
loro
padri
lavorano
sopra
un
ponte
altissimo
o
vicino
alle
ruote
d
'
una
macchina
,
e
che
un
gesto
,
un
passo
falso
può
costar
loro
la
vita
!
Sono
come
tanti
figliuoli
di
soldati
,
che
abbiano
i
loro
padri
in
battaglia
.
Il
muratorino
guardava
,
guardava
,
e
tremava
sempre
più
forte
,
e
mio
padre
se
n
'
accorse
e
gli
disse
:
-
Vattene
a
casa
,
ragazzo
,
va
subito
da
tuo
padre
,
che
lo
troverai
sano
e
tranquillo
;
va
'
!
-
Il
muratorino
se
n
'
andò
voltandosi
indietro
a
ogni
passo
.
E
intanto
la
folla
si
rimise
in
moto
,
e
la
donna
gridava
,
da
straziar
l
'
anima
:
-
È
morto
!
È
morto
!
È
morto
!
-
No
,
no
,
non
è
morto
,
-
le
dicevan
da
tutte
la
parti
.
Ma
essa
non
ci
badava
e
si
strappava
i
capelli
.
Quando
sentii
una
voce
sdegnata
che
disse
:
-
Tu
ridi
!
-
e
vidi
nello
stesso
tempo
un
uomo
barbuto
che
guardava
in
faccia
Franti
,
il
quale
sorrideva
ancora
.
Allora
l
'
uomo
gli
cacciò
in
terra
il
berretto
con
un
ceffone
,
dicendo
:
-
Scopriti
il
capo
,
malnato
,
quando
passa
un
ferito
del
lavoro
!
-
La
folla
era
già
passata
tutta
,
e
si
vedeva
in
mezzo
alla
strada
una
lunga
striscia
di
sangue
.
Il
prigioniero
17
,
venerdì
Ah
!
questo
è
certamente
il
caso
più
strano
di
tutto
l
'
anno
!
Mio
padre
mi
condusse
ieri
mattina
nei
dintorni
di
Moncalieri
,
a
vedere
una
villa
da
prendere
a
pigione
per
l
'
estate
prossima
,
perché
quest
'
anno
non
andiamo
più
a
Chieri
;
e
si
trovò
che
chi
aveva
le
chiavi
era
un
maestro
,
il
quale
fa
da
segretario
al
padrone
.
Egli
ci
fece
vedere
la
casa
,
e
poi
ci
condusse
nella
sua
camera
,
dove
ci
diede
da
bere
.
C
'
era
sul
tavolino
,
in
mezzo
ai
bicchieri
,
un
calamaio
di
legno
,
di
forma
conica
,
scolpito
in
una
maniera
singolare
.
Vedendo
che
mio
padre
lo
guardava
,
il
maestro
gli
disse
:
-
Quel
calamaio
lì
mi
è
prezioso
:
se
sapesse
,
signore
,
la
storia
di
quel
calamaio
!
-
E
la
raccontò
:
Anni
sono
,
egli
era
maestro
a
Torino
,
e
andò
per
tutto
un
inverno
a
far
lezione
ai
prigionieri
,
nelle
Carceri
giudiziarie
.
Faceva
lezione
nella
chiesa
delle
carceri
,
che
è
un
edificio
rotondo
,
e
tutt
'
intorno
,
nel
muri
alti
e
nudi
,
ci
son
tanti
finestrini
quadrati
,
chiusi
da
due
sbarre
di
ferro
incrociate
,
a
ciascuno
dei
quali
corrisponde
di
dentro
una
piccolissima
cella
.
Egli
faceva
lezione
passeggiando
per
la
chiesa
fredda
e
buia
,
e
i
suoi
scolari
stavano
affacciati
a
quelle
buche
,
coi
quaderni
contro
le
inferriate
,
non
mostrando
altro
che
i
visi
nell
'
ombra
,
dei
visi
sparuti
e
accigliati
,
delle
barbe
arruffate
e
grigie
,
degli
occhi
fissi
d
'
omicidi
e
di
ladri
.
Ce
n
'
era
uno
,
fra
gli
altri
,
al
numero
78
,
che
stava
più
attento
di
tutti
,
e
studiava
molto
,
e
guardava
il
maestro
con
gli
occhi
pieni
di
rispetto
e
di
gratitudine
.
Era
un
giovane
con
la
barba
nera
,
più
disgraziato
che
malvagio
,
un
ebanista
,
il
quale
,
in
un
impeto
di
collera
,
aveva
scagliato
una
pialla
contro
il
suo
padrone
,
che
da
un
pezzo
lo
perseguitava
,
e
l
'
aveva
ferito
mortalmente
al
capo
;
e
per
questo
era
stato
condannato
a
vari
anni
di
reclusione
.
In
tre
mesi
egli
aveva
imparato
a
leggere
e
a
scrivere
,
e
leggeva
continuamente
,
e
quanto
più
imparava
,
tanto
più
pareva
che
diventasse
buono
e
che
fosse
pentito
del
suo
delitto
.
Un
giorno
,
sul
finire
della
lezione
,
egli
fece
cenno
al
maestro
che
s
'
avvicinasse
al
finestrino
,
e
gli
annunziò
,
con
tristezza
,
che
la
mattina
dopo
sarebbe
partito
da
Torino
,
per
andare
a
scontare
la
sua
pena
nelle
carceri
di
Venezia
;
e
dettogli
addio
,
lo
pregò
con
voce
umile
e
commossa
che
si
lasciasse
toccare
la
mano
.
Il
maestro
ritirò
la
mano
:
era
bagnata
di
lacrime
.
Dopo
d
'
allora
non
lo
vide
più
.
Passarono
sei
anni
.
-
«
Io
pensavo
a
tutt
'
altro
che
a
quel
disgraziato
,
-
disse
il
maestro
,
-
quando
ieri
l
'
altro
mattina
mi
vedo
capitare
a
casa
uno
sconosciuto
,
con
una
gran
barba
nera
,
già
un
po
'
brizzolata
,
vestito
malamente
;
il
quale
mi
dice
:
-
È
lei
signore
,
il
maestro
tale
dei
tali
?
-
Chi
siete
?
-
gli
domando
io
-
Sono
il
carcerato
del
numero
78
,
-
mi
riponde
;
-
m
'
ha
insegnato
lei
a
leggere
e
a
scrivere
,
sei
anni
fa
:
se
si
rammenta
,
all
'
ultima
lezione
m
'
ha
dato
la
mano
:
ora
ho
scontato
la
mia
pena
e
son
qui
...
a
pregarla
che
mi
faccia
la
grazia
d
'
accettare
un
mio
ricordo
,
una
cosuccia
che
ho
lavorato
in
prigione
.
La
vuol
accettare
per
mia
memoria
,
signor
maestro
?
-
Io
rimasi
lì
,
senza
parola
.
Egli
credette
che
non
volessi
accettare
,
e
mi
guardò
,
come
per
dire
:
-
Sei
anni
di
patimenti
non
sono
dunque
bastati
a
purgarmi
le
mani
!
-
ma
con
espressione
così
viva
di
dolore
mi
guardò
,
che
tesi
subito
la
mano
e
presi
l
'
oggetto
.
Eccolo
qui
.
»
Guardammo
attentamente
il
calamaio
:
pareva
stato
lavorato
con
la
punta
d
'
un
chiodo
,
con
lunghissima
pazienza
;
c
'
era
su
scolpita
una
penna
a
traverso
a
un
quaderno
,
e
scritto
intorno
:
«
Al
mio
maestro
.
-
Ricordo
del
numero
78
-
Sei
anni
»
-
E
sotto
,
in
piccoli
caratteri
:
-
«
Studio
e
speranza
...
»
.
Il
maestro
non
disse
altro
;
ce
n
'
andammo
.
Ma
per
tutto
il
tragitto
da
Moncalieri
a
Torino
,
io
non
potei
più
levarmi
dal
capo
quel
prigionero
affacciato
al
finestrino
,
quell
'
addio
al
maestro
,
quel
povero
calamaio
lavorato
in
carcere
,
che
diceva
tante
cose
,
e
lo
sognai
la
notte
,
e
ci
pensavo
ancora
questa
mattina
...
quanto
lontano
dall
'
immaginare
la
sorpresa
che
m
'
aspettava
alla
scuola
!
Entrato
appena
nel
mio
nuovo
banco
,
accanto
a
Derossi
,
e
scritto
il
problema
d
'
aritmetica
dell
'
esame
mensile
,
raccontai
al
mio
compagno
tutta
la
storia
del
prigioniero
e
del
calamaio
e
come
il
calamaio
era
fatto
,
con
la
penna
a
traverso
al
quaderno
,
e
quell
'
iscrizione
intorno
:
-
Sei
anni
!
-
Derossi
scattò
a
quelle
parole
,
e
cominciò
a
guardare
ora
me
ora
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
che
era
nel
banco
davanti
,
con
la
schiena
rivolta
a
noi
,
tutto
assorto
nel
suo
problema
.
-
Zitto
!
-
disse
poi
,
a
bassa
voce
,
pigliandomi
per
un
braccio
.
-
Non
sai
?
Crossi
mi
disse
avant
'
ieri
d
'
aver
visto
di
sfuggita
un
calamaio
di
legno
tra
le
mani
di
suo
padre
ritornato
dall
'
America
:
un
calamaio
conico
,
lavorato
a
mano
,
con
un
quaderno
e
una
penna
:
-
è
quello
;
-
sei
anni
!
-
egli
diceva
che
suo
padre
era
in
America
:
-
era
invece
in
prigione
;
-
Crossi
era
piccolo
al
tempo
del
delitto
,
non
si
ricorda
,
sua
madre
lo
ingannò
,
egli
non
sa
nulla
;
non
ci
sfugga
una
sillaba
di
questo
!
-
Io
rimasi
senza
parola
,
con
gli
occhi
fissi
su
Crossi
.
E
allora
Derossi
risolvette
il
problema
e
lo
passò
sotto
il
banco
a
Crossi
;
gli
diede
un
foglio
di
carta
;
gli
levò
di
mano
L
'
Infermiere
di
Tata
,
il
racconto
mensile
,
che
il
maestro
gli
aveva
dato
a
ricopiare
,
per
ricopiarlo
lui
in
sua
vece
;
gli
regalò
dei
pennini
,
gli
accarezzò
la
spalla
,
mi
fece
promettere
sul
mio
onore
che
non
avrei
detto
nulla
a
nessuno
;
e
quando
uscimmo
dalla
scuola
mi
disse
in
fretta
:
-
Ieri
suo
padre
è
venuto
a
prenderlo
,
ci
sarà
anche
questa
mattina
:
fa
come
faccio
io
.
Uscimmo
nella
strada
,
il
padre
di
Crossi
era
là
,
un
po
'
in
disparte
:
un
uomo
con
la
barba
nera
,
già
un
po
'
brizzolata
,
vestito
malamente
,
con
un
viso
scolorito
e
pensieroso
.
Derossi
strinse
la
mano
a
Crossi
;
in
modo
da
farsi
vedere
,
e
gli
disse
forte
:
-
A
riverderci
,
Crossi
,
-
e
gli
passò
la
mano
sotto
mento
,
io
feci
lo
stesso
.
Ma
facendo
quello
,
Derossi
diventò
color
di
porpora
,
io
pure
;
e
il
padre
di
Crossi
ci
guardò
attentamente
,
con
uno
sguardo
benevolo
;
ma
in
cui
traluceva
un
'
espressione
d
'
inquietudine
e
di
sospetto
,
che
ci
mise
freddo
nel
cuore
.
L
'
infermiere
di
Tata
Racconto
mensile
La
mattina
d
'
un
giorno
piovoso
di
marzo
,
un
ragazzo
vestito
da
campagnuolo
,
tutto
inzuppato
d
'
acqua
e
infangato
,
con
un
involto
di
panni
sotto
il
braccio
,
si
presentava
al
portinaio
dell
'
Ospedale
maggiore
di
Napoli
e
domandava
di
suo
padre
,
presentando
una
lettera
.
Aveva
un
bel
viso
ovale
d
'
un
bruno
pallido
,
gli
occhi
pensierosi
e
due
grosse
labbra
semiaperte
,
che
lasciavan
vedere
i
denti
bianchissimi
.
Veniva
da
un
villaggio
dei
dintorni
di
Napoli
.
Suo
padre
,
partito
di
casa
l
'
anno
addietro
per
andare
a
cercar
lavoro
in
Francia
,
era
tornato
in
Italia
e
sbarcato
pochi
dì
prima
a
Napoli
,
dove
,
ammalatosi
improvvisamente
,
aveva
appena
fatto
in
tempo
a
scrivere
un
rigo
alla
famiglia
per
annunziarle
il
suo
arrivo
e
dirle
che
entrava
all
'
ospedale
.
Sua
moglie
,
desolata
di
quella
notizia
,
non
potendo
moversi
di
casa
perché
aveva
una
bimba
inferma
e
un
'
altra
al
seno
,
aveva
mandato
a
Napoli
il
figliuolo
maggiore
,
con
qualche
soldo
,
ad
assistere
suo
padre
,
il
suo
Tata
,
come
là
si
dice
;
il
ragazzo
aveva
fatto
dieci
miglia
di
cammino
.
Il
portinaio
,
data
un
'
occhiata
alla
lettera
,
chiamò
un
infermiere
e
gli
disse
che
conducesse
il
ragazzo
dal
padre
.
-
Che
padre
?
-
domandò
l
'
infermiere
.
Il
ragazzo
,
tremante
per
il
timore
d
'
una
trista
notizia
,
disse
il
nome
.
L
'
infermiere
non
si
rammentava
quel
nome
.
-
Un
vecchio
operaio
venuto
di
fuori
?
-
domandò
.
-
Operaio
sì
,
-
rispose
il
ragazzo
,
sempre
più
ansioso
;
non
tanto
vecchio
.
Venuto
di
fuori
,
sì
.
-
Entrato
all
'
ospedale
quando
?
-
domandò
l
'
infermiere
.
Il
ragazzo
diede
uno
sguardo
alla
lettera
.
-
Cinque
giorni
fa
,
credo
.
L
'
infermiere
stette
un
po
'
pensando
;
poi
,
come
ricordandosi
a
un
tratto
:
-
Ah
!
-
disse
,
-
il
quarto
camerone
,
il
letto
in
fondo
.
-
È
malato
molto
?
Come
sta
?
-
domandò
affannosamente
il
ragazzo
.
L
'
infermiere
lo
guardò
,
senza
rispondere
.
Poi
disse
:
-
Vieni
con
me
.
Salirono
due
branche
di
scale
,
andarono
in
fondo
a
un
largo
corridoio
e
si
trovarono
in
faccia
alla
porta
aperta
d
'
un
camerone
,
dove
s
'
allungavano
due
file
di
letti
.
-
Vieni
,
-
ripeté
l
'
infermiere
,
entrando
.
Il
ragazzo
si
fece
animo
e
lo
seguitò
,
gettando
sguardi
paurosi
a
destra
e
a
sinistra
,
sui
visi
bianchi
e
smunti
dei
malati
,
alcuni
dei
quali
avevan
gli
occhi
chiusi
,
e
parevano
morti
,
altri
guardavan
per
aria
con
gli
occhi
grandi
e
fissi
,
come
spaventati
.
Parecchi
gemevano
,
come
bambini
.
Il
camerone
era
oscuro
,
l
'
aria
impregnata
d
'
un
odore
acuto
di
medicinali
.
Due
suore
di
carità
andavano
attorno
con
delle
boccette
in
mano
.
Arrivato
in
fondo
al
camerone
,
l
'
infermiere
si
fermò
al
capezzale
d
'
un
letto
,
aperse
le
tendine
e
disse
:
-
Ecco
tuo
padre
.
Il
ragazzo
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
,
e
lasciato
cadere
l
'
involto
,
abbandonò
la
testa
sulla
spalla
del
malato
,
afferrandogli
con
una
mano
il
braccio
che
teneva
disteso
immobile
sopra
la
coperta
.
Il
malato
non
si
scosse
.
Il
ragazzo
si
rialzò
e
guardò
il
padre
,
e
ruppe
in
pianto
un
'
altra
volta
.
Allora
il
malato
gli
rivolse
uno
sguardo
lungo
e
parve
che
lo
riconoscesse
.
Ma
le
sue
labbra
non
si
muovevano
.
Povero
Tata
,
quanto
era
mutato
!
Il
figliuolo
non
l
'
avrebbe
mai
riconosciuto
.
Gli
s
'
erano
imbiancati
i
capelli
,
gli
era
cresciuta
la
barba
,
aveva
il
viso
gonfio
,
d
'
un
color
rosso
carico
,
con
la
pelle
tesa
e
luccicante
,
gli
occhi
rimpiccioliti
,
le
labbra
ingrossate
,
la
fisionomia
tutta
alterata
:
non
aveva
più
di
suo
che
la
fronte
e
l
'
arco
delle
sopracciglia
.
Respirava
con
affanno
.
-
Tata
,
tata
mio
!
-
disse
il
ragazzo
.
-
Son
io
,
non
mi
riconoscete
?
Sono
Cicillo
,
il
vostro
Cicillo
,
venuto
dal
paese
,
che
m
'
ha
mandato
la
mamma
.
Guardatemi
bene
,
non
mi
riconoscete
?
Ditemi
una
parola
.
Ma
il
malato
,
dopo
averlo
guardato
attentamente
,
chiuse
gli
occhi
.
-
Tata
!
Tata
!
che
avete
?
Sono
il
vostro
figliuolo
,
Cicillo
vostro
.
Il
malato
non
si
mosse
più
,
e
continuò
a
respirare
affannosamente
.
Allora
,
piangendo
,
il
ragazzo
prese
una
seggiola
,
sedette
e
stette
aspettando
,
senza
levar
gli
occhi
dal
viso
di
suo
padre
.
-
Un
medico
passerà
bene
a
far
la
visita
,
-
pensava
.
-
Egli
mi
dirà
qualche
cosa
.
-
E
s
'
immerse
ne
'
suoi
pensieri
tristi
,
ricordando
tante
cose
del
suo
buon
padre
,
il
giorno
della
partenza
,
quando
gli
aveva
dato
l
'
ultimo
addio
sul
bastimento
,
le
speranze
che
aveva
fondato
la
famiglia
su
quel
suo
viaggio
,
la
desolazione
di
sua
madre
all
'
arrivo
della
lettera
;
e
pensò
alla
morte
,
vide
suo
padre
morto
,
sua
madre
vestita
di
nero
,
la
famiglia
nella
miseria
.
E
stette
molto
tempo
così
.
Quando
una
mano
leggiera
gli
toccò
una
spalla
,
ed
ei
si
riscosse
:
era
una
monaca
.
-
Che
cos
'
ha
mio
padre
?
-
le
domandò
subito
.
-
È
tuo
padre
?
-
disse
la
suora
,
dolcemente
.
-
Sì
,
è
mio
padre
,
son
venuto
.
Che
cos
'
ha
?
-
Coraggio
,
ragazzo
,
-
rispose
la
suora
;
-
ora
verrà
il
medico
.
-
E
s
'
allontanò
,
senza
dir
altro
.
Dopo
mezz
'
ora
,
sentì
il
tocco
d
'
una
campanella
,
e
vide
entrare
in
fondo
al
camerone
il
medico
,
accompagnato
da
un
assistente
;
la
suora
e
un
infermiere
li
seguivano
.
Cominciaron
la
visita
,
fermandosi
a
ogni
letto
.
Quell
'
aspettazione
pareva
eterna
al
ragazzo
,
e
ad
ogni
passo
del
medico
gli
cresceva
l
'
affanno
.
Finalmente
arrivò
al
letto
vicino
.
Il
medico
era
un
vecchio
alto
e
curvo
,
col
viso
grave
.
Prima
ch
'
egli
si
staccasse
dal
letto
vicino
,
il
ragazzo
si
levò
in
piedi
,
e
quando
gli
s
'
avvicinò
,
si
mise
a
piangere
.
Il
medico
lo
guardò
.
-
È
il
figliuolo
del
malato
-
disse
la
suora
;
-
è
arrivato
questa
mattina
dal
suo
paese
.
Il
medico
gli
posò
una
mano
sulla
spalla
,
poi
si
chinò
sul
malato
,
gli
tastò
il
polso
,
gli
toccò
la
fronte
,
e
fece
qualche
domanda
alla
suora
,
la
quale
rispose
:
-
nulla
di
nuovo
.
Rimase
un
po
'
pensieroso
,
poi
disse
:
-
Continuate
come
prima
.
Allora
il
ragazzo
si
fece
coraggio
e
domandò
con
voce
di
pianto
:
-
Che
cos
'
ha
mio
padre
?
-
Fatti
animo
,
figliuolo
,
-
rispose
il
medico
,
rimettendogli
una
mano
sulla
spalla
.
-
Ha
una
risipola
facciale
.
È
grave
,
ma
c
'
è
ancora
speranza
.
Assistilo
.
La
tua
presenza
gli
può
far
del
bene
.
-
Ma
non
mi
riconosce
!
-
esclamò
il
ragazzo
in
tuono
desolato
.
-
Ti
riconoscerà
...
domani
,
forse
.
Speriamo
bene
,
fatti
coraggio
.
Il
ragazzo
avrebbe
voluto
domandar
altro
;
ma
non
osò
.
Il
medico
passò
oltre
.
E
allora
egli
cominciò
la
sua
vita
d
'
infermiere
.
Non
potendo
far
altro
accomodava
le
coperte
al
malato
,
gli
toccava
ogni
tanto
la
mano
,
gli
cacciava
i
moscerini
,
si
chinava
su
di
lui
ad
ogni
gemito
,
e
quando
la
suora
portava
da
bere
,
le
levava
di
mano
il
bicchiere
o
il
cucchiaio
,
e
lo
porgeva
in
sua
vece
.
Il
malato
lo
guardava
qualche
volta
;
ma
non
dava
segno
di
riconoscerlo
.
Senonché
il
suo
sguardo
si
arrestava
sempre
più
a
lungo
sopra
di
lui
,
specialmente
quando
si
metteva
agli
occhi
il
fazzoletto
.
E
così
passò
il
primo
giorno
.
La
notte
il
ragazzo
dormì
sopra
due
seggiole
,
in
un
angolo
del
camerone
,
e
la
mattina
riprese
il
suo
ufficio
pietoso
.
Quel
giorno
parve
che
gli
occhi
del
malato
rivelassero
un
principio
di
coscienza
.
Alla
voce
carezzevole
del
ragazzo
pareva
che
un
'
espressione
vaga
di
gratitudine
gli
brillasse
un
momento
nelle
pupille
,
e
una
volta
mosse
un
poco
le
labbra
come
se
volesse
dir
qualche
cosa
.
Dopo
ogni
breve
assopimento
,
riaprendo
gli
occhi
,
sembrava
che
cercasse
il
suo
piccolo
infermiere
.
Il
medico
,
ripassato
due
volte
,
notò
un
poco
di
miglioramento
.
Verso
sera
,
avvicinandogli
il
bicchiere
alle
labbra
,
il
ragazzo
credette
di
veder
guizzare
sulle
sue
labbra
gonfie
un
leggerissimo
sorriso
.
E
allora
cominciò
a
riconfortarsi
,
a
sperare
.
E
con
la
speranza
d
'
essere
inteso
,
almeno
confusamente
,
gli
parlava
,
gli
parlava
a
lungo
,
della
mamma
,
delle
sorelle
piccole
,
del
ritorno
a
casa
,
e
lo
esortava
a
farsi
animo
,
con
parole
calde
e
amorose
.
E
benché
dubitasse
sovente
di
non
esser
capito
,
pure
parlava
,
perché
gli
pareva
che
,
anche
non
comprendendo
,
il
malato
ascoltasse
con
un
certo
piacere
la
sua
voce
,
quell
'
intonazione
insolita
di
affetto
e
di
tristezza
.
E
in
quella
maniera
passò
il
secondo
giorno
,
e
il
terzo
,
e
il
quarto
,
in
una
vicenda
di
miglioramenti
leggieri
e
di
peggioramenti
improvvisi
;
e
il
ragazzo
era
così
tutto
assorto
nelle
sue
cure
,
che
appena
sbocconcellava
due
volte
al
giorno
un
po
'
di
pane
e
un
po
'
di
formaggio
,
che
gli
portava
la
suora
,
e
non
vedeva
quasi
quel
che
seguiva
intorno
a
lui
,
i
malati
moribondi
,
l
'
accorrere
improvviso
delle
suore
di
notte
,
i
pianti
e
gli
atti
di
desolazione
dei
visitatori
che
uscivano
senza
speranza
,
tutte
quelle
scene
dolorose
e
lugubri
della
vita
d
'
un
ospedale
,
che
in
qualunque
altra
occasione
l
'
avrebbero
sbalordito
e
atterrito
.
Le
ore
,
i
giorni
passavano
,
ed
egli
era
sempre
là
col
suo
Tata
,
attento
,
premuroso
,
palpitante
ad
ogni
suo
sospiro
e
ad
ogni
suo
sguardo
,
agitato
senza
riposo
tra
una
speranza
che
gli
allargava
l
'
anima
e
uno
sconforto
che
gli
agghiacciava
il
cuore
.
Il
quinto
giorno
,
improvvisamente
,
il
malato
peggiorò
.
Il
medico
,
interrogato
,
scrollò
il
capo
,
come
per
dire
che
era
finita
,
e
il
ragazzo
s
'
abbandonò
sulla
seggiola
,
rompendo
in
singhiozzi
.
Eppure
una
cosa
lo
consolava
.
Malgrado
che
peggiorasse
,
a
lui
sembrava
che
il
malato
andasse
riacquistando
lentamente
un
poco
d
'
intelligenza
.
Egli
guardava
il
ragazzo
sempre
più
fissamente
e
con
un
'
espressione
crescente
di
dolcezza
,
non
voleva
più
prender
bevanda
o
medicina
che
da
lui
,
e
sempre
più
spesso
faceva
quel
movimento
forzato
delle
labbra
,
come
se
volesse
pronunciare
una
parola
;
e
lo
faceva
così
spiccato
qualche
volta
,
che
il
figliuolo
gli
afferrava
il
braccio
con
violenza
,
sollevato
da
una
speranza
improvvisa
,
e
gli
diceva
con
accento
quasi
di
gioia
:
-
Coraggio
,
coraggio
,
Tata
,
guarirai
,
ce
n
'
andremo
,
torneremo
a
casa
con
la
mamma
,
ancora
un
po
'
di
coraggio
!
Erano
le
quattro
della
sera
,
e
allora
appunto
il
ragazzo
s
'
era
abbandonato
a
uno
di
quegli
impeti
di
tenerezza
e
di
speranza
,
quando
di
là
dalla
porta
più
vicina
del
camerone
udì
un
rumore
di
passi
,
e
poi
una
voce
forte
,
due
sole
parole
:
-
Arrivederci
,
suora
!
-
che
lo
fecero
balzare
in
piedi
,
con
un
grido
strozzato
nella
gola
.
Nello
stesso
momento
entrò
nel
camerone
un
uomo
,
con
un
grosso
involto
alla
mano
,
seguito
da
una
suora
.
Il
ragazzo
gettò
un
grido
acuto
e
rimase
inchiodato
al
suo
posto
.
L
'
uomo
si
voltò
,
lo
guardò
un
momento
,
gittò
un
grido
anch
'
egli
:
-
Cicillo
!
-
e
si
slanciò
verso
di
lui
.
Il
ragazzo
cadde
fra
le
braccia
di
suo
padre
,
soffocato
.
Le
suore
,
gl
'
infermieri
,
l
'
assistente
accorsero
,
e
rimasero
lì
,
pieni
di
stupore
.
Il
ragazzo
non
poteva
raccogliere
la
voce
.
-
Oh
Cicillo
mio
!
-
esclamò
il
padre
,
dopo
aver
fissato
uno
sguardo
attento
sul
malato
,
baciando
e
ribaciando
il
ragazzo
.
-
Cicillo
,
figliuol
mio
,
come
va
questo
?
T
'
hanno
condotto
al
letto
d
'
un
altro
.
E
io
che
mi
disperavo
di
non
vederti
,
dopo
che
mamma
scrisse
:
l
'
ho
mandato
.
Povero
Cicillo
!
Da
quanti
giorni
sei
qui
?
Com
'
è
andato
questo
imbroglio
?
Io
me
la
son
cavata
con
poco
.
Sto
bene
in
gamba
,
sai
!
E
la
mamma
?
E
Concettella
?
E
'
u
nennillo
,
come
vanno
?
Io
me
n
'
esco
dall
'
ospedale
.
Andiamo
dunque
.
O
signore
Iddio
!
Chi
l
'
avrebbe
mai
detto
!
Il
ragazzo
stentò
a
spiccicar
quattro
parole
per
dar
notizie
della
famiglia
.
-
Oh
come
sono
contento
!
-
balbettò
.
-
Come
sono
contento
!
Che
brutti
giorni
ho
passati
!
E
non
rifiniva
di
baciar
suo
padre
.
Ma
non
si
muoveva
.
-
Vieni
dunque
-
gli
disse
il
padre
.
-
Arriveremo
ancora
a
casa
stasera
.
Andiamo
.
-
E
lo
tirò
a
sé
.
Il
ragazzo
si
voltò
a
guardare
il
suo
malato
.
-
Ma
...
vieni
o
non
vieni
?
-
gli
domandò
il
padre
,
stupito
.
Il
ragazzo
diede
ancora
uno
sguardo
al
malato
,
il
quale
,
in
quel
momento
,
aperse
gli
occhi
e
lo
guardò
fissamente
.
Allora
gli
sgorgò
dall
'
anima
un
torrente
di
parole
.
-
No
,
Tata
,
aspetta
...
ecco
...
non
posso
.
C
'
è
quel
vecchio
.
Da
cinque
giorni
son
qui
.
Mi
guarda
sempre
.
Credevo
che
fossi
tu
.
Gli
volevo
bene
.
Mi
guarda
,
io
gli
do
da
bere
,
mi
vuol
sempre
accanto
,
ora
sta
molto
male
,
abbi
pazienza
,
non
ho
coraggio
,
non
so
,
mi
fa
troppo
pena
,
tornerò
a
casa
domani
,
lasciami
star
qui
un
altro
po
'
,
non
va
mica
bene
che
lo
lasci
,
vedi
in
che
maniera
mi
guarda
,
io
non
so
chi
sia
,
ma
mi
vuole
,
morirebbe
solo
,
lasciami
star
qui
,
caro
Tata
!
-
Bravo
,
piccerello
!
-
gridò
l
'
assistente
.
Il
padre
rimase
perplesso
,
guardando
il
ragazzo
;
poi
guardò
il
malato
.
-
Chi
è
?
-
domandò
.
-
Un
contadino
come
voi
-
rispose
l
'
assistente
,
-
venuto
di
fuori
,
entrato
all
'
ospedale
lo
stesso
giorno
che
c
'
entraste
voi
.
Lo
portaron
qui
ch
'
era
fuor
di
senso
,
e
non
poté
dir
nulla
.
Forse
ha
una
famiglia
lontana
,
dei
figliuoli
.
Crederà
che
sia
un
dei
suoi
,
il
vostro
.
Il
malato
guardava
sempre
il
ragazzo
.
Il
padre
disse
a
Cicillo
:
-
Resta
.
-
Non
ha
più
da
restar
che
per
poco
,
-
mormorò
l
'
assistente
.
-
Resta
-
,
ripeté
il
padre
.
-
Tu
hai
cuore
.
Io
vado
subito
a
casa
a
levar
di
pena
la
mamma
.
Ecco
uno
scudo
pei
tuoi
bisogni
.
Addio
,
bravo
figliuolo
mio
.
A
rivederci
.
Lo
abbracciò
,
lo
guardò
fisso
,
lo
ribaciò
in
fronte
,
e
partì
.
Il
ragazzo
tornò
accanto
al
letto
,
e
l
'
infermo
parve
racconsolato
.
E
Cicillo
ricominciò
a
far
l
'
infermiere
,
non
piangendo
più
,
ma
con
la
stessa
premura
,
con
la
stessa
pazienza
di
prima
;
ricominciò
a
dargli
da
bere
,
ad
accomodargli
le
coperte
,
a
carezzargli
la
mano
,
a
parlargli
dolcemente
,
per
fargli
coraggio
.
Lo
assistette
tutto
quel
giorno
,
lo
assistette
tutta
la
notte
,
gli
restò
ancora
accanto
il
giorno
seguente
.
Ma
il
malato
s
'
andava
sempre
aggravando
;
il
suo
viso
diventava
color
violaceo
,
il
suo
respiro
ingrossava
,
gli
cresceva
l
'
agitazione
,
gli
sfuggivan
dalla
bocca
delle
grida
inarticolate
,
l
'
enfiagione
si
faceva
mostruosa
.
Alla
visita
della
sera
,
il
medico
disse
che
non
avrebbe
passata
la
notte
.
E
allora
Cicillo
raddoppiò
le
sue
cure
e
non
lo
perdette
più
d
'
occhio
un
minuto
.
E
il
malato
lo
guardava
,
lo
guardava
,
e
muoveva
ancora
le
labbra
,
tratto
tratto
,
con
un
grande
sforzo
,
come
se
volesse
dir
qualche
cosa
,
e
un
'
espressione
di
dolcezza
straordinaria
passava
a
quando
a
quando
nei
suoi
occhi
,
che
sempre
più
si
rimpiccolivano
e
s
'
andavano
velando
.
E
quella
notte
il
ragazzo
lo
vegliò
fin
che
vide
biancheggiare
alle
finestre
il
primo
barlume
di
giorno
,
e
comparire
la
suora
.
La
suora
s
'
avvicinò
al
letto
,
diede
un
'
occhiata
al
malato
e
andò
via
a
rapidi
passi
.
Pochi
momenti
dopo
ricomparve
col
medico
assistente
e
con
un
infermiere
,
che
portava
una
lanterna
.
-
È
all
'
ultimo
momento
,
-
disse
il
medico
.
Il
ragazzo
afferrò
la
mano
del
malato
.
Questi
aprì
gli
occhi
,
lo
fissò
,
e
li
richiuse
.
In
quel
punto
parve
al
ragazzo
di
sentirsi
stringere
la
mano
.
-
M
'
ha
stretta
la
mano
!
-
esclamò
.
Il
medico
rimase
un
momento
chino
sul
malato
,
poi
s
'
alzò
.
La
suora
staccò
un
crocifisso
dalla
parte
.
-
E
morto
!
-
gridò
il
ragazzo
.
-
Va
'
,
figliuolo
,
-
disse
il
medico
.
-
La
tua
santa
opera
è
compiuta
.
Va
'
e
abbi
fortuna
,
che
la
meriti
.
Dio
ti
proteggerà
.
Addio
.
La
suora
che
s
'
era
allontanata
un
momento
,
tornò
con
un
mazzettino
di
viole
,
tolte
da
un
bicchiere
sulla
finestra
,
e
lo
porse
al
ragazzo
,
dicendo
:
-
Non
ho
altro
da
darti
.
Tieni
questo
per
memoria
dell
'
ospedale
.
-
Grazie
,
-
rispose
il
ragazzo
,
-
pigliando
il
mazzetto
con
una
mano
e
asciugandosi
gli
occhi
con
l
'
altra
;
-
ma
ho
tanta
strada
da
fare
a
piedi
...
lo
sciuperei
.
-
E
sciolto
il
mazzolino
sparpagliò
le
viole
sul
letto
,
dicendo
:
-
Le
lascio
per
ricordo
al
mio
povero
morto
.
Grazie
,
sorella
.
Grazie
,
signor
dottore
.
-
Poi
,
rivolgendosi
al
morto
:
-
Addio
...
-
E
mentre
cercava
un
nome
da
dargli
,
gli
rivenne
dal
cuore
alle
labbra
il
dolce
nome
che
gli
aveva
dato
per
cinque
giorni
:
-
Addio
,
povero
Tata
!
Detto
questo
,
si
mise
sotto
il
braccio
il
suo
involtino
di
panni
,
e
a
lenti
passi
,
rotto
dalla
stanchezza
,
se
n
'
andò
.
L
'
alba
spuntava
.
L
'
officina
18
,
sabato
Precossi
venne
ieri
sera
a
rammentarmi
che
andassi
a
vedere
la
sua
officina
,
che
è
sotto
nella
strada
,
e
questa
mattina
,
uscendo
con
mio
padre
,
mi
ci
feci
condurre
un
momento
.
Mentre
noi
ci
avvicinavamo
all
'
officina
,
ne
usciva
di
corsa
Garoffi
,
con
un
pacco
in
mano
,
facendo
svolazzare
il
suo
gran
mantello
,
che
copre
le
mercanzie
.
Ah
!
ora
lo
so
dove
va
a
raspare
la
limatura
di
ferro
,
che
vende
per
dei
giornali
vecchi
,
quel
trafficone
di
Garoffi
!
Affacciandoci
alla
porta
,
vedemmo
Precossi
,
seduto
sur
una
torricella
di
mattoni
,
che
studiava
la
lezione
,
col
libro
sulle
ginocchia
.
S
'
alzò
subito
e
ci
fece
entrare
:
era
uno
stanzone
pien
di
polvere
di
carbone
,
colle
pareti
tutte
irte
di
martelli
,
di
tanaglie
,
di
spranghe
,
di
ferracci
d
'
ogni
forma
,
e
in
un
angolo
ardeva
il
fuoco
d
'
un
fornello
,
in
cui
soffiava
un
mantice
,
tirato
da
un
ragazzo
.
Precossi
padre
era
vicino
all
'
incudine
,
e
un
garzone
teneva
una
spranga
di
ferro
nel
fuoco
.
-
Ah
!
eccolo
qui
,
-
disse
il
fabbro
appena
ci
vide
,
levandosi
la
berretta
,
-
il
bravo
ragazzo
che
regala
i
treni
delle
strade
ferrate
!
È
venuto
a
vedere
un
po
'
lavorare
,
non
è
vero
?
Eccolo
servito
sul
momento
.
-
E
dicendo
questo
sorrideva
,
non
aveva
più
quella
faccia
torva
,
quegli
occhi
biechi
dell
'
altre
volte
.
Il
garzone
gli
porse
una
lunga
spranga
di
ferro
arroventata
da
un
capo
,
e
il
fabbro
l
'
appoggiò
sull
'
incudine
.
Faceva
una
di
quelle
spranghe
a
voluta
per
le
ringhiere
a
gabbia
dei
terrazzini
.
Alzò
un
grosso
martello
e
cominciò
a
picchiare
,
spingendo
la
parte
rovente
ora
di
qua
ora
di
là
tra
una
punta
dell
'
incudine
e
il
mezzo
,
e
rigirandola
in
vari
modi
,
ed
era
una
meraviglia
a
vedere
come
sotto
ai
colpi
rapidi
e
precisi
del
martello
il
ferro
s
'
incurvava
,
s
'
attorceva
,
pigliava
via
via
la
forma
graziosa
della
foglia
arricciata
d
'
un
fiore
,
come
un
cannello
di
pasta
,
ch
'
egli
avesse
modellato
con
le
mani
.
E
intanto
il
suo
figliuolo
ci
guardava
,
con
una
cert
'
aria
altera
,
come
per
dire
:
-
Vedete
come
lavora
mio
padre
!
-
Ha
visto
come
si
fa
,
il
signorino
?
-
mi
domandò
il
fabbro
,
quand
'
ebbe
finito
,
mettendomi
davanti
la
spranga
,
che
pareva
il
pastorale
d
'
un
vescovo
.
Poi
la
mise
in
disparte
e
ne
ficcò
un
'
altra
nel
fuoco
.
-
Ben
fatto
davvero
,
-
gli
disse
mio
padre
.
E
soggiunse
:
-
Dunque
...
si
lavora
,
eh
?
La
buona
voglia
è
tornata
.
-
È
tornata
,
sì
-
rispose
l
'
operaio
,
asciugandosi
il
sudore
,
e
arrossendo
un
poco
.
-
E
sa
chi
me
l
'
ha
fatta
tornare
?
-
Mio
padre
finse
di
non
capire
.
-
Quel
bravo
ragazzo
,
-
disse
il
fabbro
,
accennando
il
figliuolo
col
dito
,
-
quel
bravo
figliuolo
là
,
che
studiava
e
faceva
onore
a
suo
padre
mentre
suo
padre
...
faceva
baldoria
e
lo
trattava
come
una
bestia
.
Quando
ho
visto
quella
medaglia
...
Ah
!
il
piccinetto
mio
,
alto
come
un
soldo
di
cacio
,
vieni
un
po
'
qua
che
ti
guardi
bene
nel
muso
!
-
Il
ragazzo
corse
subito
,
il
fabbro
lo
prese
e
lo
mise
diritto
sull
'
incudine
,
tenendolo
sotto
le
ascelle
,
e
gli
disse
:
-
Pulite
un
poco
il
frontespizio
a
questo
bestione
di
babbo
.
-
E
allora
Precossi
coprì
di
baci
il
viso
nero
di
suo
padre
fin
che
fu
anche
lui
tutto
nero
.
-
Così
va
bene
,
-
disse
il
fabbro
,
e
lo
rimise
in
terra
.
-
Così
va
bene
davvero
,
Precossi
!
-
esclamò
mio
padre
,
contento
.
E
detto
a
rivederci
al
fabbro
e
al
figliuolo
,
mi
condusse
fuori
.
Mentre
uscivo
,
Precossino
mi
disse
:
-
Scusami
,
-
e
mi
cacciò
in
tasca
un
pacchetto
di
chiodi
;
io
l
'
invitai
a
venir
a
vedere
il
carnevale
da
casa
mia
.
-
Tu
gli
hai
regalato
il
tuo
treno
di
strada
ferrata
,
-
mi
disse
mio
padre
per
la
strada
;
-
ma
se
fosse
stato
d
'
oro
e
pieno
di
perle
,
sarebbe
stato
ancora
un
piccolo
regalo
per
quel
santo
figliuolo
che
ha
rifatto
il
cuore
a
suo
padre
.
Il
piccolo
pagliaccio
20
,
lunedì
Tutta
la
città
è
in
ribollimento
per
il
carnevale
,
che
è
sul
finire
,
in
ogni
piazza
si
rizzan
baracche
di
saltimbanchi
e
giostre
,
e
noi
abbiamo
sotto
le
finestre
un
circo
di
tela
,
dove
dà
spettacolo
una
piccola
compagnia
veneziana
,
con
cinque
cavalli
.
Il
circo
è
nel
mezzo
della
piazza
,
e
in
un
angolo
ci
son
tre
carrozzoni
grandi
,
dove
i
saltimbanchi
dormono
e
si
travestono
;
tre
casette
con
le
ruote
,
coi
loro
finestrini
e
un
caminetto
ciascuna
,
che
fuma
sempre
;
e
tra
finestrino
e
finestrino
sono
stese
delle
fasce
da
bambini
.
C
'
è
una
donna
che
allatta
un
putto
,
fa
da
mangiare
e
balla
sulla
corda
.
Povera
gente
!
Si
dice
saltimbanco
come
un
'
ingiuria
;
eppure
si
guadagnano
il
pane
onestamente
,
divertendo
tutti
;
e
come
faticano
!
Tutto
il
giorno
corrono
tra
il
circo
e
i
carrozzoni
,
in
maglia
,
con
questi
freddi
;
mangian
due
bocconi
a
scappa
e
fuggi
,
in
piedi
,
tra
una
rappresentazione
e
l
'
altra
,
e
a
volte
,
quando
hanno
già
il
circo
affollato
,
si
leva
un
vento
che
strappa
le
tele
e
spegne
i
lumi
,
e
addio
spettacolo
!
debbon
rendere
i
denari
e
lavorar
tutta
la
sera
a
rimetter
su
la
baracca
.
Ci
hanno
due
ragazzi
che
lavorano
;
e
mio
padre
riconobbe
il
più
piccolo
mentre
attraversava
la
piazza
:
è
il
figliuolo
del
padrone
lo
stesso
che
vedemmo
fare
i
giochi
a
cavallo
l
'
anno
passato
,
in
un
circo
di
piazza
Vittorio
Emanuele
.
È
cresciuto
,
avrà
otto
anni
,
è
un
bel
ragazzo
,
un
bel
visetto
rotondo
e
bruno
di
monello
,
con
tanti
riccioli
neri
che
gli
scappan
fuori
dal
cappello
a
cono
.
È
vestito
da
pagliaccio
,
ficcato
dentro
a
una
specie
di
saccone
con
le
maniche
,
bianco
ricamato
di
nero
,
e
ha
le
scarpette
di
tela
.
È
un
diavoletto
.
Piace
a
tutti
.
Fa
di
tutto
.
Lo
vediamo
ravvolto
in
uno
scialle
,
la
mattina
presto
,
che
porta
il
latte
alla
sua
casetta
di
legno
;
poi
va
a
prendere
i
cavalli
alla
rimessa
di
via
Bertola
;
tiene
in
braccio
il
bimbo
piccolo
;
trasporta
cerchi
cavalletti
,
sbarre
,
corde
;
pulisce
i
carrozzoni
,
accende
il
fuoco
,
e
nei
momenti
di
riposo
è
sempre
appiccicato
a
sua
madre
.
Mio
padre
lo
guarda
sempre
dalla
finestra
,
e
non
fa
che
parlar
di
lui
e
dei
suoi
,
che
han
l
'
aria
di
buona
gente
,
e
di
voler
bene
ai
figliuoli
.
Una
sera
ci
siamo
andati
,
al
circo
;
faceva
freddo
,
non
c
'
era
quasi
nessuno
;
ma
tanto
il
pagliaccino
si
dava
un
gran
moto
per
tener
allegra
quella
po
'
di
gente
:
faceva
dei
salti
mortali
,
s
'
attaccava
alla
coda
dei
cavalli
,
camminava
con
le
gambe
per
aria
,
tutto
solo
,
e
cantava
,
sempre
sorridente
,
col
suo
visetto
bello
e
bruno
;
e
suo
padre
che
aveva
un
vestito
rosso
e
i
calzoni
bianchi
,
con
gli
stivali
alti
e
la
frusta
in
mano
,
lo
guardava
;
ma
era
triste
.
Mio
padre
n
'
ebbe
compassione
,
e
ne
parlò
il
dì
dopo
col
pittore
Delis
,
che
venne
a
trovarci
.
Quella
povera
gente
s
'
ammazza
a
lavorare
e
fa
così
cattivi
affari
!
Quel
ragazzino
gli
piaceva
tanto
!
Che
cosa
si
poteva
fare
per
loro
?
Il
pittore
ebbe
un
'
idea
.
-
Scrivi
un
bell
'
articolo
sulla
Gazzetta
,
-
gli
disse
,
-
tu
che
sai
scrivere
:
tu
racconti
i
miracoli
del
piccolo
pagliaccio
e
io
faccio
il
suo
ritratto
;
la
Gazzetta
la
leggon
tutti
,
e
almeno
per
una
volta
accorrerà
gente
.
-
E
così
fecero
.
Mio
padre
scrisse
un
articolo
,
bello
e
pieno
di
scherzi
,
che
diceva
tutto
quello
che
noi
vediamo
dalla
finestra
,
e
metteva
voglia
di
conoscere
e
di
carezzare
il
piccolo
artista
;
e
il
pittore
schizzò
un
ritrattino
somigliante
e
grazioso
,
che
fu
pubblicato
sabato
sera
.
Ed
ecco
,
alla
rappresentazione
di
domenica
,
una
gran
folla
che
accorre
al
circo
.
Era
annunziato
:
Rappresentazione
a
beneficio
del
pagliaccino
;
del
pagliaccino
,
com
'
era
chiamato
nella
Gazzetta
.
Mio
padre
mi
condusse
nei
primi
posti
.
Accanto
all
'
entrata
avevano
affisso
la
Gazzetta
.
Il
circo
era
stipato
;
molti
spettatori
avevano
la
Gazzetta
in
mano
,
e
la
mostravano
al
pagliaccino
,
che
rideva
e
correva
or
dall
'
uno
or
dall
'
altro
,
tutto
felice
.
Anche
il
padrone
era
contento
.
Figurarsi
!
Nessun
giornale
gli
aveva
mai
fatto
tanto
onore
,
e
la
cassetta
dei
soldi
era
piena
.
Mi
padre
sedette
accanto
a
me
.
Tra
gli
spettatori
trovammo
delle
persone
di
conoscenza
.
C
'
era
vicino
all
'
entrata
dei
cavalli
,
in
piedi
,
il
maestro
di
Ginnastica
,
quello
che
è
stato
con
Garibaldi
;
e
in
faccia
a
noi
,
nei
secondi
posti
,
il
muratorino
,
col
suo
visetto
tondo
,
seduto
accanto
a
quel
gigante
di
suo
padre
...
e
appena
mi
vide
,
mi
fece
il
muso
di
lepre
.
Un
po
'
più
in
là
vidi
Garoffi
,
che
contava
gli
spettatori
,
calcolando
sulle
dita
quanto
potesse
aver
incassato
la
Compagnia
.
C
'
era
anche
nelle
seggiole
dei
primi
posti
,
poco
lontano
da
noi
,
il
povero
Robetti
,
quello
che
salvò
il
bimbo
dall
'
omnibus
,
con
le
sue
stampelle
fra
le
ginocchia
,
stretto
al
fianco
di
suo
padre
,
capitano
d
'
artiglieria
,
che
gli
teneva
una
mano
sulla
spalla
.
La
rappresentazione
cominciò
.
Il
pagliaccino
fece
meraviglie
sul
cavallo
,
sul
trapezio
e
sulla
corda
,
e
ogni
volta
che
saltava
giù
,
tutti
gli
battevan
le
mani
e
molti
gli
tiravano
i
riccioli
.
Poi
fecero
gli
esercizi
vari
altri
,
funamboli
,
giocolieri
e
cavallerizzi
,
vestiti
di
cenci
e
scintillanti
d
'
argento
.
Ma
quando
non
c
'
era
il
ragazzo
,
pareva
che
la
gente
si
seccasse
.
A
un
certo
punto
vidi
il
maestro
di
ginnastica
,
fermo
all
'
entrata
dei
cavalli
,
che
parlò
nell
'
orecchio
del
padrone
del
circo
,
e
questi
subito
girò
lo
sguardo
sugli
spettatori
,
come
se
cercasse
qualcuno
.
Il
suo
sguardo
si
fermò
su
di
noi
.
Mio
padre
se
ne
accorse
,
capì
che
il
maestro
aveva
detto
ch
'
era
lui
l
'
autor
dell
'
articolo
,
e
per
non
esser
ringraziato
se
ne
scappò
via
,
dicendomi
:
-
Resta
,
Enrico
;
io
t
'
aspetto
fuori
.
-
Il
pagliaccino
,
dopo
aver
scambiato
qualche
parola
col
suo
babbo
,
fece
ancora
un
esercizio
:
ritto
sul
cavallo
che
galoppava
,
si
travestì
quattro
volte
,
da
pellegrino
,
da
marinaio
,
da
soldato
,
da
acrobata
,
e
ogni
volta
che
mi
passava
vicino
,
mi
guardava
.
Poi
,
quando
scese
,
cominciò
a
fare
il
giro
del
circo
col
cappello
da
pagliaccio
tra
le
mani
,
e
tutti
ci
gettavan
dentro
soldi
e
confetti
.
Io
tenni
pronti
due
soldi
;
ma
quando
fu
in
faccia
a
me
,
invece
di
porgere
il
cappello
,
lo
tirò
indietro
,
mi
guardò
e
passò
avanti
.
Rimasi
mortificato
.
Perché
m
'
aveva
fatto
quello
sgarbo
?
La
rappresentazione
terminò
,
il
padrone
ringraziò
il
pubblico
,
e
tutta
la
gente
s
'
alzò
,
affollandosi
verso
l
'
uscita
.
Io
ero
confuso
tra
la
folla
,
e
stavo
già
per
uscire
,
quando
mi
sentii
toccare
una
mano
.
Mi
voltai
:
era
il
pagliaccino
,
col
suo
bel
visetto
bruno
e
i
suoi
riccioli
neri
,
che
mi
sorrideva
:
aveva
le
mani
piene
di
confetti
.
Allora
capii
.
-
Voresistu
-
mi
disse
-
agradir
sti
confeti
del
pagiazzeto
?
-
Io
accennai
di
sì
,
e
ne
presi
tre
o
quattro
.
-
Alora
,
-
soggiunse
-
ciapa
anca
un
baso
.
-
Dammene
due
-
,
risposi
,
e
gli
porsi
il
viso
.
Egli
si
pulì
con
la
manica
la
faccia
infarinata
,
mi
pose
un
braccio
intorno
al
collo
,
e
mi
stampò
due
baci
sulle
guance
,
dicendomi
:
-
Tò
,
e
portighene
uno
a
to
pare
.
L
'
ultimo
giorno
di
carnevale
21
,
martedì
Che
triste
scena
vedemmo
oggi
al
corso
delle
maschere
!
Finì
bene
;
ma
poteva
seguire
una
grande
disgrazia
.
In
piazza
San
Carlo
,
tutta
decorata
di
festoni
gialli
,
rossi
e
bianchi
,
s
'
accalcava
una
grande
moltitudine
;
giravan
maschere
d
'
ogni
colore
;
passavano
carri
dorati
e
imbandierati
,
della
forma
di
padiglioni
di
teatrini
e
di
barche
,
pieni
d
'
arlecchini
e
di
guerrieri
,
di
cuochi
,
di
marinai
e
di
pastorelle
;
era
una
confusione
da
non
saper
dove
guardare
;
un
frastuono
di
trombette
,
di
corni
e
di
piatti
turchi
che
lacerava
le
orecchie
;
e
le
maschere
dei
carri
trincavano
e
cantavano
,
apostrofando
la
gente
a
piedi
e
la
gente
alle
finestre
,
che
rispondevano
a
squarciagola
,
e
si
tiravano
a
furia
arancie
e
confetti
;
e
al
di
sopra
delle
carrozze
e
della
calca
,
fin
dove
arrivava
l
'
occhio
,
si
vedevano
sventolar
bandierine
,
scintillar
caschi
,
tremolare
pennacchi
,
agitarsi
testoni
di
cartapesta
,
gigantesche
cuffie
,
tube
enormi
,
armi
stravaganti
,
tamburelli
,
crotali
,
berrettini
rossi
e
bottiglie
:
parevan
tutti
pazzi
.
Quando
la
nostra
carrozza
entrò
nella
piazza
,
andava
dinanzi
a
noi
un
carro
magnifico
,
tirato
da
quattro
cavalli
coperti
di
gualdrappe
ricamate
d
'
oro
,
e
tutto
inghirlandato
di
rose
finte
,
sul
quale
c
'
erano
quattordici
o
quindici
signori
,
mascherati
da
gentiluomini
della
corte
di
Francia
,
tutti
luccicanti
di
seta
,
col
parruccone
bianco
,
un
cappello
piumato
sotto
il
braccio
e
lo
spadino
,
e
un
arruffio
di
nastri
e
di
trine
sul
petto
:
bellissimi
.
Cantavano
tutti
insieme
una
canzonetta
francese
,
e
gettavan
dolci
alla
gente
,
e
la
gente
batteva
le
mani
e
gridava
.
Quando
a
un
tratto
,
sulla
nostra
sinistra
,
vedemmo
un
uomo
sollevare
sopra
le
teste
della
folla
una
bambina
di
cinque
o
sei
anni
,
una
poverella
che
piangeva
disperatamente
,
agitando
le
braccia
,
come
presa
dalle
convulsioni
.
L
'
uomo
si
fece
largo
verso
il
carro
dei
signori
,
uno
di
questi
si
chinò
,
e
quell
'
altro
disse
forte
:
-
Prenda
questa
bimba
,
ha
perduto
sua
madre
nella
folla
,
la
tenga
in
braccio
;
la
madre
non
può
essere
lontana
,
e
la
vedrà
,
non
c
'
è
altra
maniera
.
-
Il
signore
prese
la
bimba
in
braccio
;
tutti
gli
altri
cessarono
di
cantare
,
la
bimba
urlava
e
si
dibatteva
,
il
signore
si
tolse
la
maschera
;
il
carro
continuò
a
andare
lentamente
.
In
quel
mentre
,
come
ci
fu
detto
poi
,
all
'
estremità
opposta
della
piazza
,
una
povera
donna
mezzo
impazzita
rompeva
la
calca
a
gomitate
e
a
spintoni
,
urlando
:
-
Maria
!
Maria
!
Maria
!
Ho
perduto
la
mia
figliuola
!
Me
l
'
hanno
rubata
!
Mi
hanno
soffocato
la
mia
bambina
!
-
E
da
un
quarto
d
'
ora
smaniava
,
si
disperava
a
quel
modo
,
andando
un
po
'
di
qua
e
un
po
'
di
là
,
oppressa
dalla
folla
,
che
stentava
ad
aprirle
il
passo
.
Il
signore
del
carro
,
intanto
,
si
teneva
la
bimba
stretta
contro
i
nastri
e
le
trine
del
petto
,
girando
lo
sguardo
per
la
piazza
,
e
cercando
di
quietare
la
povera
creatura
,
che
si
copriva
il
viso
con
le
mani
,
non
sapendo
dove
fosse
,
e
singhiozzava
da
schiantarsi
il
cuore
.
Il
signore
era
commosso
,
si
vedeva
che
quelle
grida
gli
andavano
all
'
anima
;
tutti
gli
altri
offrivano
alla
bimba
arancie
e
confetti
;
ma
quella
respingeva
tutto
,
sempre
più
spaventata
e
convulsa
.
-
Cercate
la
madre
!
gridava
il
signore
alla
folla
,
-
cercate
la
madre
!
-
E
tutti
si
voltavano
a
destra
e
a
sinistra
;
ma
la
madre
non
si
trovava
.
Finalmente
,
a
pochi
passi
dall
'
imboccatura
di
via
Roma
,
si
vide
una
donna
slanciarsi
verso
il
carro
...
Ah
!
mai
più
la
dimenticherò
!
Non
pareva
più
una
creatura
umana
,
aveva
i
capelli
sciolti
,
la
faccia
sformata
,
le
vesti
lacere
,
si
slanciò
avanti
mettendo
un
rantolo
che
non
si
capì
se
fosse
di
gioia
,
d
'
angoscia
o
di
rabbia
,
e
avventò
le
mani
come
due
artigli
per
afferrar
la
figliuola
.
Il
carro
si
fermò
.
-
Eccola
qui
-
,
disse
il
signore
,
porgendo
la
bimba
,
dopo
averla
baciata
,
e
la
mise
tra
le
braccia
di
sua
madre
,
che
se
la
strinse
al
seno
come
una
furia
...
Ma
una
delle
due
manine
restò
un
minuto
secondo
tra
le
mani
del
signore
,
e
questi
strappatosi
dalla
destra
un
anello
d
'
oro
con
un
grosso
diamante
,
e
infilatolo
con
un
rapido
movimento
in
un
dito
della
piccina
:
-
Prendi
,
-
le
disse
,
-
sarà
la
tua
dote
di
sposa
.
-
La
madre
restò
lì
come
incantata
,
la
folla
proruppe
in
applausi
,
il
signore
si
rimise
la
maschera
,
i
suoi
compagni
ripresero
il
canto
,
e
il
carro
ripartì
lentamente
in
mezzo
a
una
tempesta
di
battimani
e
d
'
evviva
.
I
ragazzi
ciechi
23
,
giovedì
Il
maestro
è
molto
malato
e
mandarono
in
vece
sua
quello
della
quarta
,
che
è
stato
maestro
nell
'
Istituto
dei
ciechi
;
il
più
vecchio
di
tutti
,
così
bianco
che
par
che
abbia
in
capo
una
parrucca
di
cotone
,
e
parla
in
un
certo
modo
,
come
se
cantasse
una
canzone
malinconica
;
ma
bene
,
e
sa
molto
.
Appena
entrato
nella
scuola
,
vedendo
un
ragazzo
con
un
occhio
bendato
,
s
'
avvicinò
al
banco
e
gli
domandò
che
cos
'
aveva
.
-
Bada
agli
occhi
,
ragazzo
,
-
gli
disse
.
-
E
allora
Derossi
gli
domandò
:
-
È
vero
,
signor
maestro
,
che
è
stato
maestro
dei
ciechi
?
-
Sì
,
per
vari
anni
,
-
rispose
.
E
Derossi
disse
a
mezza
voce
:
-
Ci
dica
qualche
cosa
.
Il
maestro
s
'
andò
a
sedere
a
tavolino
.
Coretti
disse
forte
:
-
L
'
istituto
dei
ciechi
è
in
via
Nizza
.
-
Voi
dite
ciechi
,
ciechi
,
-
disse
il
maestro
,
-
così
,
come
direste
malati
e
poveri
o
che
so
io
.
Ma
capite
bene
il
significato
di
quella
parola
?
Pensateci
un
poco
.
Ciechi
!
Non
veder
nulla
,
mai
!
Non
distinguere
il
giorno
dalla
notte
,
non
veder
né
il
cielo
né
il
sole
né
i
propri
parenti
,
nulla
di
tutto
quello
che
s
'
ha
intorno
e
che
si
tocca
;
essere
immersi
in
una
oscurità
perpetua
,
e
come
sepolti
nelle
viscere
della
terra
!
Provate
un
poco
a
chiudere
gli
occhi
e
a
pensare
di
dover
rimanere
per
sempre
così
:
subito
vi
prende
un
affanno
,
un
terrore
,
vi
pare
che
vi
sarebbe
impossibile
di
resistere
,
che
vi
mettereste
a
gridare
,
che
impazzireste
o
morireste
.
Eppure
...
poveri
ragazzi
,
quando
s
'
entra
per
la
prima
volta
nell
'
Istituto
dei
ciechi
,
durante
la
ricreazione
,
a
sentirli
suonar
violini
e
flauti
da
tutte
le
parti
,
e
parlar
forte
e
ridere
,
salendo
e
scendendo
le
scale
a
passi
lesti
,
e
girando
liberamente
per
i
corridoi
e
pei
dormitori
,
non
si
direbbe
mai
che
son
quegli
sventurati
che
sono
.
Bisogna
osservarli
bene
.
C
'
è
dei
giovani
di
sedici
o
diciott
'
anni
,
robusti
e
allegri
,
che
portano
la
cecità
con
una
certa
disinvoltura
,
con
una
certa
baldanza
quasi
;
ma
si
capisce
dall
'
espressione
risentita
e
fiera
dei
visi
,
che
debbono
aver
sofferto
tremendamente
prima
di
rassegnarsi
a
quella
sventura
.
Ce
n
'
è
altri
,
dei
visi
pallidi
e
dolci
,
in
cui
si
vede
una
grande
rassegnazione
;
ma
triste
,
e
si
capisce
che
qualche
volta
,
in
segreto
,
debbono
piangere
ancora
.
Ah
!
figliuoli
miei
.
Pensate
che
alcuni
di
essi
hanno
perduto
la
vista
in
pochi
giorni
,
che
altri
l
'
han
perduta
dopo
anni
di
martirio
,
e
molte
operazioni
chirurgiche
terribili
,
e
che
molti
son
nati
così
,
nati
in
una
notte
che
non
ebbe
mai
alba
per
loro
,
entrati
nel
mondo
come
in
una
tomba
immensa
,
e
che
non
sanno
come
sia
fatto
il
volto
umano
!
Immaginate
quanto
debbono
aver
sofferto
e
quanto
debbono
soffrire
quando
pensano
così
,
confusamente
,
alla
differenza
tremenda
che
passa
fra
loro
e
quelli
che
ci
vedono
,
e
domandano
a
sé
medesimi
:
-
Perché
questa
differenza
se
non
abbiamo
alcuna
colpa
?
-
Io
che
son
stato
vari
anni
fra
loro
,
quando
mi
ricordo
quella
classe
,
tutti
quegli
occhi
suggellati
per
sempre
,
tutte
quelle
pupille
senza
sguardo
e
senza
vita
,
e
poi
guardo
voi
altri
...
mi
pare
impossibile
che
non
siate
tutti
felici
.
Pensate
:
ci
sono
circa
ventisei
mila
ciechi
in
Italia
!
Ventisei
mila
persone
che
non
vedono
luce
,
capite
;
un
esercito
che
c
'
impiegherebbe
quattro
ore
a
sfilare
sotto
le
nostre
finestre
!
Il
maestro
tacque
;
non
si
sentiva
un
alito
nella
scuola
.
Derossi
domandò
se
era
vero
che
i
ciechi
hanno
il
tatto
più
fino
di
noi
.
Il
maestro
disse
:
-
È
vero
.
Tutti
gli
altri
sensi
si
raffinano
in
loro
,
appunto
perché
,
dovendo
supplire
fra
tutti
a
quello
della
vista
,
sono
più
e
meglio
esercitati
di
quello
che
non
siano
da
chi
ci
vede
.
La
mattina
,
nei
dormitori
,
l
'
uno
domanda
all
'
altro
:
-
C
'
è
il
sole
?
-
e
chi
è
più
lesto
a
vestirsi
scappa
subito
nel
cortile
ad
agitar
le
mani
per
aria
,
per
sentire
se
c
'
è
il
tepore
del
sole
,
e
corre
a
dar
la
buona
notizia
:
-
C
'
è
il
sole
!
-
Dalla
voce
d
'
una
persona
si
fanno
un
'
idea
della
statura
;
noi
giudichiamo
l
'
animo
d
'
un
uomo
dall
'
occhio
,
essi
dalla
voce
;
ricordano
le
intonazioni
e
gli
accenti
per
anni
.
S
'
accorgono
se
in
una
stanza
c
'
è
più
d
'
una
persona
,
anche
se
una
sola
parla
,
e
le
altre
restano
immobili
.
Al
tatto
s
'
accorgono
se
un
cucchiaio
è
poco
o
molto
pulito
.
Le
bimbe
distinguono
la
lana
tinta
da
quella
di
color
naturale
.
Passando
a
due
a
due
per
le
strade
,
riconoscono
quasi
tutte
le
botteghe
all
'
odore
,
anche
quelle
in
cui
noi
non
sentiamo
odori
.
Tirano
la
trottola
,
e
a
sentire
il
ronzìo
che
fa
girando
,
vanno
diritti
a
pigliarla
senza
sbagliare
.
Fanno
correre
il
cerchio
,
giocano
ai
birilli
,
saltano
con
la
funicella
,
fabbricano
casette
coi
sassi
,
colgono
le
viole
come
se
le
vedessero
,
fanno
stuoie
e
canestrini
intrecciando
paglia
di
vari
colori
,
speditamente
e
bene
;
tanto
hanno
il
tatto
esercitato
!
Il
tatto
è
la
loro
vista
,
è
uno
dei
più
grandi
piaceri
per
loro
quello
di
toccare
,
di
stringere
,
d
'
indovinare
la
forma
delle
cose
tastandole
.
È
commovente
vederli
,
quando
li
conducono
al
museo
industriale
,
dove
li
lascian
toccare
quello
che
vogliono
,
veder
con
che
festa
si
gettano
sui
corpi
geometrici
,
sui
modellini
di
case
,
sugli
strumenti
,
con
che
gioia
palpano
,
stropicciano
,
rivoltano
fra
le
mani
tutte
le
cose
,
per
vedere
come
son
fatte
.
Essi
dicono
vedere
!
Garoffi
interruppe
il
maestro
per
domandargli
se
era
vero
che
i
ragazzi
ciechi
imparano
a
far
di
conto
meglio
degli
altri
.
Il
maestro
rispose
:
-
È
vero
.
Imparano
a
far
di
conto
e
a
leggere
.
Hanno
dei
libri
fatti
apposta
,
coi
caratteri
rilevati
;
ci
passano
le
dita
sopra
,
riconoscon
le
lettere
,
e
dicon
le
parole
;
leggono
corrente
.
E
bisogna
vedere
,
poveretti
,
come
arrossiscono
quando
commettono
uno
sbaglio
.
E
scrivono
pure
,
senza
inchiostro
.
Scrivono
sur
una
carta
spessa
e
dura
con
un
punteruolo
di
metallo
che
fa
tanti
punticini
incavati
e
aggrappati
secondo
un
alfabeto
speciale
;
i
quali
punticini
riescono
in
rilievo
sul
rovescio
della
carta
per
modo
che
voltando
il
foglio
e
strisciando
le
dita
su
quei
rilievi
,
essi
possono
leggere
quello
che
hanno
scritto
,
ed
anche
la
scrittura
d
'
altri
,
e
così
fanno
delle
composizioni
,
e
si
scrivono
delle
lettere
fra
loro
.
Nella
stessa
maniera
scrivono
i
numeri
e
fanno
i
calcoli
.
E
calcolano
a
mente
con
una
facilità
incredibile
,
non
essendo
divagati
dalla
vista
delle
cose
,
come
siamo
noi
.
E
se
vedeste
come
sono
appassionati
per
sentir
leggere
,
come
stanno
attenti
,
come
ricordano
tutto
,
come
discutono
fra
loro
,
anche
i
piccoli
,
di
cose
di
storia
e
di
lingua
,
seduti
quattro
o
cinque
sulla
stessa
panca
,
senza
voltarsi
l
'
un
verso
l
'
altro
,
e
conversando
il
primo
col
terzo
,
il
secondo
col
quarto
,
ad
alta
voce
e
tutti
insieme
,
senza
perdere
una
sola
parola
,
da
tanto
che
han
l
'
orecchio
acuto
e
pronto
!
E
danno
più
importanza
di
voi
altri
agli
esami
,
ve
lo
assicuro
,
e
s
'
affezionano
di
più
ai
loro
maestri
.
Riconoscono
il
maestro
al
passo
e
all
'
odore
;
s
'
accorgono
se
è
di
buono
o
cattivo
umore
,
se
sta
bene
o
male
,
nient
'
altro
che
dal
suono
d
'
una
sua
parola
;
vogliono
che
il
maestro
li
tocchi
,
quando
gli
incoraggia
e
li
loda
,
e
gli
palpan
le
mani
e
le
braccia
per
esprimergli
la
loro
gratitudine
.
E
si
voglion
bene
anche
fra
loro
,
sono
buoni
compagni
.
Nel
tempo
della
ricreazione
sono
quasi
sempre
insieme
quei
soliti
.
Nella
sezione
delle
ragazze
,
per
esempio
,
formano
tanti
gruppi
,
secondo
lo
strumento
che
suonano
,
le
violiniste
,
le
pianiste
,
le
suonatrici
di
flauto
,
e
non
si
scompagnano
mai
.
Quando
hanno
posto
affetto
a
uno
,
è
difficile
che
se
ne
stacchino
.
Trovano
un
gran
conforto
nell
'
amicizia
.
Si
giudicano
rettamente
,
fra
loro
.
Hanno
un
concetto
chiaro
e
profondo
del
bene
e
del
male
.
Nessuno
s
'
esalta
come
loro
al
racconto
d
'
un
'
azione
generosa
o
d
'
un
fatto
grande
.
Votini
domandò
se
suonano
bene
.
-
Amano
la
musica
ardentemente
,
-
rispose
il
maestro
.
-
È
la
loro
gioia
,
è
la
loro
vita
la
musica
.
Dei
ciechi
bambini
,
appena
entrati
nell
'
Istituto
,
son
capaci
di
star
tre
ore
immobili
in
piedi
a
sentir
sonare
.
Imparano
facilmente
,
suonano
con
passione
.
Quando
il
maestro
dice
a
uno
che
non
ha
disposizione
alla
musica
,
quegli
ne
prova
un
grande
dolore
,
ma
si
mette
a
studiare
disperatamente
.
Ah
!
se
udiste
la
musica
là
dentro
se
li
vedeste
quando
suonano
colla
fronte
alta
col
sorriso
sulle
labbra
,
accesi
nel
viso
,
tremanti
dalla
commozione
,
estatici
quasi
ad
ascoltar
quell
'
armonia
che
rispandono
nell
'
oscurità
infinita
che
li
circonda
,
come
sentireste
che
è
una
consolazione
divina
la
musica
!
E
giubilano
,
brillano
di
felicità
quando
un
maestro
dice
loro
:
-
Tu
diventerai
un
artista
.
-
Per
essi
il
primo
nella
musica
,
quello
che
riesce
meglio
di
tutti
al
pianoforte
o
al
violino
,
è
come
un
re
;
lo
amano
,
lo
venerano
.
Se
nasce
un
litigio
fra
due
di
loro
,
vanno
da
lui
;
se
due
amici
si
guastano
,
è
lui
che
li
riconcilia
.
I
più
piccini
,
a
cui
egli
insegna
a
sonare
,
lo
tengono
come
un
padre
.
Prima
d
'
andare
a
dormire
,
vanno
tutti
a
dargli
la
buona
notte
.
E
parlano
continuamente
di
musica
.
Sono
già
a
letto
,
la
sera
tardi
,
quasi
tutti
stanchi
dallo
studio
e
dal
lavoro
,
e
mezzo
insonniti
;
e
ancora
discorrono
a
bassa
voce
di
opere
,
di
maestri
,
di
strumenti
,
d
'
orchestre
.
Ed
è
un
castigo
così
grande
per
essi
l
'
esser
privati
della
lettura
o
della
lezione
di
musica
,
ne
soffrono
tanto
dolore
,
che
non
s
'
ha
quasi
mai
il
coraggio
di
castigarli
in
quel
modo
.
Quello
che
la
luce
è
per
i
nostri
occhi
,
la
musica
è
per
il
loro
cuore
.
Derossi
domandò
se
non
si
poteva
andarli
a
vedere
.
-
Si
può
,
-
rispose
il
maestro
;
-
ma
voi
,
ragazzi
,
non
ci
dovete
andare
per
ora
.
Ci
andrete
più
tardi
,
quando
sarete
in
grado
di
capire
tutta
la
grandezza
di
quella
sventura
,
e
di
sentire
tutta
la
pietà
che
essa
merita
.
È
uno
spettacolo
triste
,
figliuoli
.
Voi
vedete
là
qualche
volta
dei
ragazzi
seduti
di
contro
a
una
finestra
spalancata
,
a
godere
l
'
aria
fresca
,
col
viso
immobile
,
che
par
che
guardino
la
grande
pianura
verde
e
le
belle
montagne
azzurre
che
vedete
voi
...
;
e
a
pensare
che
non
vedon
nulla
,
che
non
vedranno
mai
nulla
di
tutta
quella
immensa
bellezza
,
vi
si
stringe
l
'
anima
come
se
fossero
diventati
ciechi
in
quel
punto
.
E
ancora
i
ciechi
nati
,
che
non
avendo
mai
visto
il
mondo
,
non
rimpiangono
nulla
,
perché
hanno
l
'
immagine
d
'
alcuna
cosa
,
fanno
meno
compassione
.
Ma
c
'
è
dei
ragazzi
ciechi
da
pochi
mesi
,
che
si
ricordano
ancora
di
tutto
,
che
comprendono
bene
tutto
quello
che
han
perduto
,
e
questi
hanno
di
più
il
dolore
di
sentirsi
oscurare
nella
mente
,
un
poco
ogni
giorno
,
le
immagini
più
care
,
di
sentirsi
come
morire
nella
memoria
le
persone
più
amate
.
Uno
di
questi
ragazzi
mi
diceva
un
giorno
con
una
tristezza
inesprimibile
:
-
Vorrei
ancora
aver
la
vista
d
'
una
volta
,
appena
un
momento
,
per
rivedere
il
viso
della
mamma
,
che
non
lo
ricordo
più
-
E
quando
la
mamma
va
a
trovarli
,
le
mettono
le
mani
sul
viso
,
la
toccano
bene
dalla
fronte
al
mento
e
alle
orecchie
,
per
sentir
com
'
è
fatta
,
e
quasi
non
si
persuadono
di
non
poterla
vedere
,
e
la
chiamano
per
nome
molte
volte
come
per
pregarla
che
si
lasci
,
che
si
faccia
vedere
una
volta
.
Quanti
escono
di
là
piangendo
,
anche
uomini
di
cuor
duro
!
E
quando
s
'
esce
,
ci
pare
un
'
eccezione
la
nostra
,
un
privilegio
quasi
non
meritato
di
veder
la
gente
,
le
case
,
il
cielo
.
Oh
!
non
c
'
è
nessuno
di
voi
,
ne
son
certo
,
che
uscendo
di
là
non
sarebbe
disposto
a
privarsi
d
'
un
po
'
della
propria
vista
per
darne
un
barlume
almeno
a
tutti
quei
poveri
fanciulli
,
per
i
quali
il
sole
non
ha
luce
e
la
madre
non
ha
viso
!
Il
maestro
malato
25
,
sabato
Ieri
sera
,
uscendo
dalla
scuola
,
andai
a
visitare
il
mio
maestro
malato
.
Dal
troppo
lavorare
s
'
è
ammalato
.
Cinque
ore
di
lezione
al
giorno
,
poi
un
'
ora
di
ginnastica
,
poi
altre
due
ore
di
scuola
serale
,
che
vuol
dire
dormir
poco
,
mangiare
di
scappata
e
sfiatarsi
dalla
mattina
alla
sera
:
s
'
è
rovinata
la
salute
.
Così
dice
mia
madre
.
Mia
madre
m
'
aspettò
sotto
il
portone
,
io
salii
solo
,
e
incontrai
per
le
scale
il
maestro
della
barbaccia
nera
,
-
Coatti
,
-
quello
che
spaventa
tutti
e
non
punisce
nessuno
,
egli
mi
guardò
con
gli
occhi
larghi
e
fece
la
voce
del
leone
,
per
celia
,
ma
senza
ridere
.
Io
ridevo
ancora
tirando
il
campanello
,
al
quarto
piano
;
ma
rimasi
male
subito
,
quando
la
serva
mi
fece
entrare
in
una
povera
camera
,
mezz
'
oscura
,
dove
era
coricato
il
mio
maestro
.
Era
in
un
piccolo
letto
di
ferro
,
aveva
la
barba
lunga
.
Si
mise
una
mano
alla
fronte
,
per
vederci
meglio
,
ed
esclamò
con
la
sua
voce
affettuosa
:
-
Oh
Enrico
!
-
Io
m
'
avvicinai
al
letto
,
egli
mi
pose
una
mano
sulla
spalla
,
e
disse
:
-
Bravo
,
figliuolo
.
Hai
fatto
bene
a
venir
a
trovare
il
tuo
povero
maestro
.
Son
ridotto
a
mal
partito
,
come
vedi
,
caro
il
mio
Enrico
.
E
come
va
la
scuola
?
come
vanno
i
compagni
?
Tutto
bene
,
eh
?
anche
senza
di
me
.
Ne
fate
di
meno
benissimo
,
è
vero
?
del
vostro
vecchio
maestro
.
-
Io
volevo
dir
di
no
;
egli
m
'
interruppe
:
-
Via
,
via
,
lo
so
che
non
mi
volete
male
.
-
E
mise
un
sospiro
.
Io
guardavo
certe
fotografie
attaccate
alla
parete
.
-
Vedi
?
-
egli
mi
disse
.
-
Son
tutti
ragazzi
che
m
'
han
dato
i
loro
ritratti
,
da
più
di
vent
'
anni
in
qua
.
Dei
buoni
ragazzi
,
son
le
mie
memorie
quelle
.
Quando
morirò
,
l
'
ultima
occhiata
la
darò
lì
,
a
tutti
quei
monelli
,
fra
cui
ho
passata
la
vita
.
Mi
darai
il
ritratto
tu
pure
,
non
è
vero
,
quando
avrai
finito
le
elementari
?
Poi
prese
un
'
arancia
sul
tavolino
da
notte
e
me
la
mise
in
mano
.
-
Non
ho
altro
da
darti
,
-
disse
,
-
è
un
regalo
da
malato
.
-
Io
lo
guardavo
e
avevo
il
cuor
triste
,
non
so
perché
.
-
Bada
eh
...
-
riprese
a
dire
-
io
spero
di
cavarmela
;
ma
se
non
guarissi
più
...
vedi
di
fortificarti
nell
'
aritmetica
,
che
è
il
tuo
debole
;
fa
'
uno
sforzo
!
non
si
tratta
che
d
'
un
primo
sforzo
perché
,
alle
volte
,
non
è
mancanza
di
attitudine
,
è
un
preconcetto
,
è
come
chi
dicesse
una
fissazione
.
-
Ma
intanto
respirava
forte
,
si
vedeva
che
soffriva
.
-
Ho
una
febbraccia
,
-
sospirò
,
-
son
mezz
'
andato
.
Mi
raccomando
,
dunque
.
Battere
sull
'
aritmetica
,
sui
problemi
.
Non
riesce
alla
prima
?
Si
riposa
un
po
'
e
poi
si
ritenta
.
Non
riesce
ancora
?
Un
altro
po
'
di
riposo
e
poi
daccapo
.
E
avanti
,
ma
tranquillamente
,
senza
affannarsi
,
senza
montarsi
la
testa
.
Va
'
.
Saluta
la
mamma
.
E
non
rifar
più
le
scale
,
ci
rivedremo
alla
scuola
.
E
se
non
ci
rivedremo
,
ricordati
qualche
volta
del
tuo
maestro
di
terza
,
che
t
'
ha
voluto
bene
.
-
A
quelle
parole
mi
venne
da
piangere
.
-
China
la
testa
,
-
egli
mi
disse
.
Io
chinai
la
testa
sul
cappezzale
;
egli
mi
baciò
sui
capelli
.
Poi
mi
disse
:
-
Va
'
,
-
e
voltò
il
viso
verso
il
muro
.
E
io
volai
giù
per
le
scale
perché
avevo
bisogno
d
'
abbracciar
mia
madre
.
La
strada
25
,
sabato
Io
t
'
osservavo
dalla
finestra
,
questa
sera
,
quando
tornavi
da
casa
del
maestro
,
tu
hai
urtato
una
donna
.
Bada
meglio
a
come
cammini
per
la
strada
.
Anche
lì
ci
sono
dei
doveri
.
Se
misuri
i
tuoi
passi
e
i
tuoi
gesti
in
una
casa
privata
,
perché
non
dovresti
far
lo
stesso
nella
strada
,
che
è
la
casa
di
tutti
?
Ricordati
,
Enrico
.
Tutte
le
volte
che
incontri
un
vecchio
cadente
,
un
povero
,
un
donna
con
un
bimbo
in
braccio
,
uno
storpio
con
le
stampelle
,
un
uomo
curvo
sotto
un
carico
,
una
famiglia
vestita
a
lutto
,
cedile
il
passo
con
rispetto
:
noi
dobbiamo
rispettare
la
vecchiaia
,
la
miseria
,
l
'
amor
materno
,
l
'
infermità
,
la
fatica
,
la
morte
.
Ogni
volta
che
vedi
una
persona
a
cui
arriva
addosso
una
carrozza
,
tiralo
via
,
se
è
un
fanciullo
,
avvertilo
,
se
è
un
uomo
;
domanda
sempre
che
cos
'
ha
al
bambino
che
piange
,
raccogli
il
bastone
al
vecchio
che
l
'
ha
lasciato
cadere
.
Se
due
fanciulli
rissano
,
dividili
,
se
son
due
uomini
allontànati
,
non
assistere
allo
spettacolo
della
violenza
brutale
,
che
offende
e
indurisce
il
cuore
.
E
quando
passa
un
uomo
legato
fra
due
guardie
,
non
aggiungere
la
tua
alla
curiosità
crudele
della
folla
:
egli
può
essere
un
innocente
.
Cessa
di
parlar
col
tuo
compagno
e
di
sorridere
quando
incontri
una
lettiga
d
'
ospedale
,
che
porta
forse
un
moribondo
,
o
un
convoglio
mortuario
,
ché
ne
potrebbe
uscir
uno
domani
di
casa
tua
.
Guarda
con
riverenza
tutti
quei
ragazzi
degli
istituti
che
passano
a
due
a
due
:
i
cechi
,
i
muti
,
i
rachitici
,
gli
orfani
,
i
fanciulli
abbandonati
:
pensa
che
è
la
sventura
e
la
carità
umana
che
passa
.
Fingi
sempre
di
non
vedere
chi
ha
una
deformità
ripugnante
o
ridicola
.
Spegni
sempre
ogni
fiammifero
acceso
che
tu
trovi
sui
tuoi
passi
,
che
potrebbe
costar
la
vita
a
qualcuno
.
Rispondi
sempre
con
gentilezza
al
passeggiero
che
ti
domanda
la
via
.
Non
guardar
nessuno
ridendo
,
non
correre
senza
bisogno
,
non
gridare
.
Rispetta
la
strada
.
L
'
educazione
d
'
un
popolo
si
giudica
innanzi
tutto
dal
contegno
ch
'
egli
tien
per
la
strada
.
Dove
troverai
la
villania
per
le
strade
,
troverai
la
villania
nelle
case
.
E
studiale
,
le
strade
,
studia
la
città
dove
vivi
;
se
domani
tu
ne
fossi
sbalestrato
lontano
,
saresti
lieto
d
'
averla
presente
bene
alla
memoria
,
di
poterla
ripercorrere
tutta
col
pensiero
,
-
la
tua
città
,
la
tua
piccola
patria
,
-
quella
che
è
stata
per
tanti
anni
il
tuo
mondo
,
-
dove
hai
fatto
i
primi
passi
al
fianco
di
tua
madre
,
provato
le
prime
commozioni
,
aperto
la
mente
alle
prime
idee
,
trovato
i
primi
amici
.
Essa
è
stata
una
madre
per
te
:
t
'
ha
istruito
,
dilettato
,
protetto
.
Studiala
nelle
sue
strade
e
nella
sua
gente
,
-
ed
amala
,
-
e
quando
la
senti
ingiuriare
,
difendila
.
TUO
PADRE
MARZO
Le
scuole
serali
2
,
giovedì
Mio
padre
mi
condusse
ieri
a
vedere
le
scuole
serali
della
nostra
sezione
Baretti
,
che
eran
già
tutte
illuminate
,
e
gli
operai
cominciavano
ad
entrare
.
Arrivando
,
trovammo
il
Direttore
e
i
maestri
in
gran
collera
perché
poco
prima
era
stato
rotto
da
una
sassata
il
vetro
d
'
una
finestra
:
il
bidello
,
saltato
fuori
,
aveva
acciuffato
un
ragazzo
che
passava
;
ma
allora
s
'
era
presentato
Stardi
,
che
sta
di
casa
in
faccia
alla
scuola
,
e
aveva
detto
:
-
Non
è
costui
,
ho
visto
coi
miei
occhi
:
è
Franti
che
ha
tirato
,
e
m
'
ha
detto
:
-
Guai
se
tu
parli
!
-
ma
io
non
ho
paura
.
E
il
Direttore
disse
che
Franti
sarà
scacciato
per
sempre
.
Intanto
badava
agli
operai
che
entravano
a
due
a
tre
insieme
,
e
n
'
eran
già
entrati
più
di
duecento
.
Non
avevo
mai
visto
come
è
bella
una
scuola
serale
!
C
'
eran
dei
ragazzi
da
dodici
anni
in
su
,
e
degli
uomini
con
la
barba
,
che
tornavano
dal
lavoro
,
portando
libri
e
quaderni
;
c
'
eran
dei
falegnami
,
dei
fochisti
con
la
faccia
nera
,
dei
muratori
con
le
mani
bianche
di
calcina
,
dei
garzoni
fornai
coi
capelli
infarinati
e
si
sentiva
odor
di
vernice
,
di
coiami
,
di
pece
,
d
'
olio
,
odori
di
tutti
i
mestieri
.
Entrò
anche
una
squadra
d
'
operai
d
'
artiglieria
vestiti
da
soldati
,
condotti
da
un
caporale
.
S
'
infilavano
tutti
lesti
nei
banchi
,
levavan
l
'
assicella
di
sotto
,
dove
noi
mettiamo
i
piedi
,
e
subito
chinavan
la
testa
sul
lavoro
.
Alcuni
andavan
dai
maestri
a
chieder
spiegazioni
coi
quaderni
aperti
.
Vidi
quel
maestro
giovane
e
ben
vestito
-
«
l
'
avvocatino
»
-
che
aveva
tre
o
quattro
operai
intorno
al
tavolino
,
e
faceva
delle
correzioni
con
la
penna
;
e
anche
quello
zoppo
,
il
quale
rideva
con
un
tintore
che
gli
aveva
portato
un
quaderno
tutto
conciato
di
tintura
rossa
e
turchina
.
C
'
era
pure
il
mio
maestro
,
guarito
,
che
domani
tornerà
alla
scuola
.
Le
porte
delle
classi
erano
aperte
.
Rimasi
meravigliato
,
quando
cominciarono
le
lezioni
,
a
vedere
come
tutti
stavano
attenti
,
con
gli
occhi
fissi
.
Eppure
la
più
parte
,
diceva
il
Direttore
,
per
non
arrivar
troppo
tardi
,
non
eran
nemmeno
passati
a
casa
a
mangiare
un
boccone
di
cena
,
e
avevano
fame
.
I
piccoli
,
però
,
dopo
mezz
'
ora
di
scuola
cascavan
dal
sonno
,
qualcuno
anche
s
'
addormentava
col
capo
sul
banco
;
e
il
maestro
lo
svegliava
,
stuzzicandogli
un
orecchio
con
la
penna
.
Ma
i
grandi
no
,
stavano
svegli
,
con
la
bocca
aperta
,
a
sentir
la
lezione
,
senza
batter
palpebra
;
e
mi
faceva
specie
veder
nei
nostri
banchi
tutti
quei
barboni
.
Salimmo
anche
al
piano
di
sopra
,
e
io
corsi
alla
porta
della
mia
classe
,
e
vidi
al
mio
posto
un
uomo
con
due
grandi
baffi
e
una
mano
fasciata
,
che
forse
s
'
era
fatto
male
attorno
a
una
macchina
;
eppure
s
'
ingegnava
di
scrivere
,
adagio
adagio
.
Ma
quel
che
mi
piacque
di
più
fu
di
vedere
al
posto
del
muratorino
,
proprio
nello
stesso
banco
e
nello
stesso
cantuccio
,
suo
padre
,
quel
muratore
grande
come
un
gigante
,
che
se
ne
stava
là
stretto
aggomitolato
,
col
mento
sui
pugni
e
gli
occhi
sul
libro
,
attento
che
non
rifiatava
.
E
non
fu
mica
un
caso
,
è
lui
proprio
che
la
prima
sera
che
venne
alla
scuola
disse
al
Direttore
:
-
Signor
Direttore
,
mi
faccia
il
piacere
di
mettermi
al
posto
del
mio
muso
di
lepre
;
-
perché
sempre
chiama
il
suo
figliuolo
a
quel
modo
...
Mio
padre
mi
trattenne
là
fino
alla
fine
,
e
vedemmo
nella
strada
molte
donne
coi
bambini
in
collo
che
aspettavano
i
mariti
,
e
all
'
uscita
facevano
il
cambio
:
gli
operai
pigliavano
in
braccio
i
bambini
,
le
donne
si
facevan
dare
i
libri
e
i
quaderni
,
e
andavano
a
casa
così
.
La
strada
fu
per
qualche
momento
piena
di
gente
e
di
rumore
.
Poi
tutto
tacque
e
non
vedemmo
più
che
la
figura
lunga
e
stanca
del
Direttore
che
s
'
allontanava
.
La
lotta
5
,
domenica
Era
da
aspettarsela
:
Franti
,
cacciato
dal
Direttore
volle
vendicarsi
,
e
aspettò
Stardi
a
una
cantonata
,
dopo
l
'
uscita
della
scuola
,
quand
'
egli
passa
con
sua
sorella
,
che
va
a
prendere
ogni
giorno
a
un
istituto
di
via
Dora
Grossa
.
Mia
sorella
Silvia
,
uscendo
dalla
sua
sezione
,
vide
tutto
e
tornò
a
casa
piena
di
spavento
.
Ecco
quello
che
accadde
.
Franti
,
col
suo
berretto
di
tela
cerata
schiacciato
sur
un
orecchio
,
corse
in
punta
di
piedi
dietro
di
Stardi
,
e
per
provocarlo
,
diede
una
strappata
alla
treccia
di
sua
sorella
,
una
strappata
così
forte
che
quasi
la
gittò
in
terra
riversa
.
La
ragazzina
mise
un
grido
,
suo
fratello
si
voltò
.
Franti
,
che
è
molto
più
alto
e
più
forte
di
Stardi
pensava
:
-
O
non
rifiaterà
,
o
gli
darò
le
croste
.
-
Ma
Stardi
non
stette
a
pensare
,
e
così
piccolo
e
tozzo
com
'
è
,
si
lanciò
d
'
un
salto
su
quel
grandiglione
,
e
cominciò
a
mescergli
fior
di
pugni
.
Non
ce
ne
poteva
però
,
e
ne
toccava
più
di
quel
che
ne
desse
.
Nella
strada
non
c
'
eran
che
ragazze
,
nessuno
poteva
separarli
.
Franti
lo
buttò
in
terra
;
ma
quegli
su
subito
,
e
addosso
daccapo
,
e
Franti
picchia
come
sur
un
uscio
:
in
un
momento
gli
strappò
mezz
'
orecchia
,
gli
ammaccò
un
occhio
,
gli
fece
uscir
sangue
dal
naso
.
Ma
Stardi
duro
;
ruggiva
:
-
M
'
ammazzerai
,
ma
te
la
fò
pagare
.
-
E
Franti
giù
,
calci
e
ceffoni
,
e
Stardi
sotto
,
a
capate
e
a
pedate
.
Una
donna
gridò
dalla
finestra
:
-
Bravo
il
piccolo
!
-
Altre
dicevano
:
-
È
un
ragazzo
che
difende
sua
sorella
.
-
Coraggio
!
Dagliele
sode
.
-
E
gridavano
a
Franti
:
-
Prepotente
,
vigliaccone
.
-
Ma
Franti
pure
s
'
era
inferocito
,
fece
gambetta
,
Stardi
cadde
,
ed
egli
addosso
:
-
Arrenditi
!
-
No
!
-
Arrenditi
!
-
No
!
-
e
d
'
un
guizzo
Stardi
si
rimise
in
piedi
,
avvinghiò
Franti
alla
vita
e
con
uno
sforzo
furioso
lo
stramazzò
sul
selciato
e
gli
cascò
con
un
ginocchio
sul
petto
.
-
Ah
!
l
'
infame
che
ha
il
coltello
!
-
gridò
un
uomo
accorrendo
per
disarmare
Franti
.
Ma
già
Stardi
,
fuori
di
sé
,
gli
aveva
afferrato
il
braccio
con
due
mani
e
dato
al
pugno
un
tal
morso
,
che
il
coltello
gli
era
cascato
,
e
la
mano
gli
sanguinava
.
Altri
intanto
erano
accorsi
,
li
divisero
,
li
rialzarono
;
Franti
se
la
dette
a
gambe
,
malconcio
;
e
Stardi
rimase
là
,
graffiato
in
viso
,
con
l
'
occhio
pesto
,
-
ma
vincitore
,
-
accanto
alla
sorella
che
piangeva
,
mentre
alcune
ragazze
raccoglievano
i
libri
e
i
quaderni
sparpagliati
per
la
strada
.
-
Bravo
il
piccolo
,
-
dicevano
intorno
,
-
che
ha
difeso
sua
sorella
!
-
Ma
Stardi
,
che
si
dava
più
pensiero
del
suo
zaino
che
della
sua
vittoria
,
si
mise
subito
a
esaminare
uno
per
uno
i
libri
e
i
quaderni
,
se
non
c
'
era
nulla
di
mancante
o
di
guasto
,
li
ripulì
con
la
manica
,
guardò
il
pennino
,
rimise
a
posto
ogni
cosa
,
e
poi
,
tranquillo
e
serio
come
sempre
,
disse
a
sua
sorella
:
-
Andiamo
presto
,
che
ci
ho
un
problema
di
quattro
operazioni
.
I
parenti
dei
ragazzi
Lunedì
,
6
Questa
mattina
c
'
era
il
grosso
Stardi
padre
a
aspettare
il
figliuolo
,
per
paura
che
incontrasse
Franti
un
'
altra
volta
,
ma
Franti
dicono
che
non
verrà
più
perché
lo
metteranno
all
'
Ergastolo
.
C
'
eran
molti
parenti
questa
mattina
.
C
'
era
fra
gli
altri
il
rivenditore
di
legna
,
il
padre
di
Coretti
,
tutto
il
ritratto
del
suo
figliuolo
,
svelto
,
allegro
,
coi
suoi
baffetti
aguzzi
e
un
nastrino
di
due
colori
all
'
occhiello
della
giacchetta
.
Io
li
conosco
già
quasi
tutti
i
parenti
dei
ragazzi
,
a
vederli
sempre
lì
.
C
'
è
una
nonna
curva
,
con
la
cuffia
bianca
,
che
piova
o
nevichi
o
tempesti
,
viene
quattro
volte
al
giorno
a
accompagnare
e
a
prendere
un
suo
nipotino
di
prima
superiore
,
e
gli
leva
il
cappotto
,
glie
lo
infila
,
gli
accomoda
la
cravatta
,
lo
spolvera
,
lo
riliscia
,
gli
guarda
i
quaderni
:
si
capisce
che
non
ha
altro
pensiero
,
che
non
vede
nulla
di
più
bello
al
mondo
.
Anche
viene
spesso
il
capitano
d
'
artiglieria
,
padre
di
Robetti
,
quello
delle
stampelle
,
che
salvò
un
bimbo
dall
'
omnibus
;
e
siccome
tutti
i
compagni
del
suo
figliuolo
,
passandogli
davanti
,
gli
fanno
una
carezza
,
egli
a
tutti
rende
la
carezza
o
il
saluto
,
non
c
'
è
caso
che
ne
scordi
uno
,
su
tutti
si
china
,
e
quanto
più
son
poveri
e
vestiti
male
,
e
più
pare
contento
,
e
li
ringrazia
.
Alle
volte
,
pure
,
si
vedono
delle
cose
tristi
:
un
signore
che
non
veniva
più
da
un
mese
perché
gli
era
morto
un
figliuolo
,
e
mandava
a
prender
l
'
altro
dalla
fantesca
,
tornando
ieri
per
la
prima
volta
,
e
rivedendo
la
classe
,
i
compagni
del
suo
piccino
morto
,
andò
in
un
canto
e
ruppe
in
singhiozzi
con
tutt
'
e
due
le
mani
sul
viso
,
e
il
Direttore
lo
pigliò
per
un
braccio
e
lo
condusse
nel
suo
ufficio
.
Ci
son
dei
padri
e
delle
madri
che
conoscono
per
nome
tutti
i
compagni
dei
loro
figliuoli
.
Ci
son
delle
ragazze
della
scuola
vicina
,
degli
scolari
del
ginnasio
che
vengono
a
aspettare
i
fratelli
.
C
'
è
un
signore
vecchio
,
che
era
colonnello
,
e
che
quando
un
ragazzo
lascia
cascare
un
quaderno
o
una
penna
in
mezzo
alla
strada
,
glie
la
raccoglie
.
Si
vedono
anche
delle
signore
ben
vestite
che
discorrono
delle
cose
della
scuola
con
le
altre
,
che
hanno
il
fazzoletto
in
capo
e
la
cesta
al
braccio
,
e
dicono
:
-
Ah
!
è
stato
terribile
questa
volta
il
problema
!
-
C
'
era
una
lezione
di
grammatica
che
non
finiva
più
questa
mattina
!
-
E
quando
c
'
è
un
malato
in
una
classe
,
tutte
lo
sanno
;
quando
un
malato
sta
meglio
,
tutte
si
rallegrano
.
E
appunto
questa
mattina
c
'
erano
otto
o
dieci
,
signore
e
operai
,
che
stavano
attorno
alla
madre
di
Crossi
,
l
'
erbivendola
,
a
domandarle
notizie
d
'
un
povero
bimbo
della
classe
di
mio
fratello
,
che
sta
di
casa
nel
suo
cortile
,
ed
è
in
pericolo
di
vita
.
Pare
che
li
faccia
tutti
eguali
e
tutti
amici
la
scuola
.
Il
numero
78
8
,
mercoledì
Vidi
una
scena
commovente
ieri
sera
.
Eran
vari
giorni
che
l
'
erbivendola
,
ogni
volta
che
passava
accanto
a
Derossi
,
lo
guardava
,
lo
guardava
con
una
espressione
di
grande
affetto
;
perché
Derossi
,
dopo
che
ha
fatto
quella
scoperta
del
calamaio
e
del
prigioniero
numero
78
,
ha
preso
a
benvolere
il
suo
figliuolo
Crossi
,
quello
dei
capelli
rossi
e
del
braccio
morto
,
e
l
'
aiuta
a
fare
il
lavoro
in
iscuola
,
gli
suggerisce
le
risposte
,
gli
dà
carta
pennini
,
lapis
:
insomma
,
gli
fa
come
a
un
fratello
,
quasi
per
compensarlo
di
quella
disgrazia
di
suo
padre
,
che
gli
è
toccata
,
e
ch
'
egli
non
sa
.
Eran
vari
giorni
che
l
'
erbivendola
guardava
Derossi
,
e
pareva
gli
volesse
lasciar
gli
occhi
addosso
,
perché
è
una
buona
donna
,
che
vive
tutta
per
il
suo
ragazzo
;
e
Derossi
che
glie
l
'
aiuta
e
gli
fa
far
bella
figura
,
Derossi
che
è
un
signore
e
il
primo
della
scuola
,
le
pare
un
re
,
un
santo
a
lei
.
Lo
guardava
sempre
e
pareva
che
volesse
dirgli
qualcosa
,
e
si
vergognasse
.
Ma
ieri
mattina
,
finalmente
,
si
fece
coraggio
e
lo
fermò
davanti
a
un
portone
e
gli
disse
:
-
Scusi
tanto
lei
,
signorino
,
che
è
così
buono
,
che
vuol
tanto
bene
al
mio
figlio
,
mi
faccia
la
grazia
d
'
accettare
questo
piccolo
ricordo
d
'
una
povera
mamma
;
-
e
tirò
fuori
dalla
cesta
degli
erbaggi
una
scatoletta
di
cartoncino
bianco
e
dorato
.
Derossi
arrossì
tutto
,
e
rifiutò
,
dicendo
risolutamente
:
-
La
dia
al
suo
figliuolo
;
io
non
accetto
nulla
.
-
La
donna
rimase
mortificata
e
domandò
scusa
,
balbettando
:
-
Non
pensavo
mica
d
'
offenderlo
...
non
sono
che
caramelle
.
-
Ma
Derossi
ridisse
di
no
,
scrollando
il
capo
.
-
E
allora
,
timidamente
,
essa
levò
dalla
cesta
un
mazzetto
di
ravanelli
,
e
disse
:
-
Accetti
almeno
questi
che
son
freschi
,
da
portarli
alla
sua
mamma
.
-
Derossi
sorrise
,
e
rispose
:
-
No
,
grazie
,
non
voglio
nulla
;
farò
sempre
quello
che
posso
per
Crossi
,
ma
non
posso
accettar
nulla
;
grazie
lo
stesso
.
-
Ma
non
è
mica
offeso
?
-
domandò
la
donna
,
ansiosamente
.
Derossi
le
disse
no
,
no
,
sorridendo
,
e
se
ne
andò
,
mentre
essa
esclamava
tutta
contenta
:
-
Oh
che
buon
ragazzo
!
Non
ho
mai
visto
un
bravo
e
bel
ragazzo
così
!
-
E
pareva
finita
.
Ma
eccoti
la
sera
alle
quattro
,
che
invece
della
mamma
di
Crossi
,
s
'
avvicina
il
padre
,
con
quel
viso
smorto
e
malinconico
.
Fermò
Derossi
,
e
dal
modo
come
lo
guardò
capii
subito
ch
'
egli
sospettava
che
Derossi
conoscesse
il
suo
segreto
;
lo
guardò
fisso
e
gli
disse
con
voce
triste
e
affettuosa
:
-
Lei
vuol
bene
al
mio
figliuolo
...
Perché
gli
vuole
così
bene
?
-
Derossi
si
fece
color
di
fuoco
nel
viso
.
Egli
avrebbe
voluto
rispondere
:
-
Gli
voglio
bene
perché
è
stato
disgraziato
;
perché
anche
voi
,
suo
padre
,
siete
stato
più
disgraziato
che
colpevole
,
e
avete
espiato
nobilmente
il
vostro
delitto
,
e
siete
un
uomo
di
cuore
.
-
Ma
gli
mancò
l
'
animo
di
dirlo
perché
,
in
fondo
,
egli
provava
ancora
timore
,
e
quasi
ribrezzo
davanti
a
quell
'
uomo
che
aveva
sparso
il
sangue
d
'
un
altro
,
ed
era
stato
sei
anni
in
prigione
.
Ma
quegli
indovinò
tutto
,
e
abbassando
la
voce
,
disse
nell
'
orecchio
a
Derossi
,
quasi
tremando
:
-
Vuoi
bene
al
figliuolo
;
ma
non
vuoi
mica
male
...
non
disprezzi
mica
il
padre
,
non
è
vero
?
-
Ah
no
!
no
!
Tutto
al
contrario
!
-
esclamò
Derossi
Con
uno
slancio
dell
'
anima
.
E
allora
l
'
uomo
fece
un
atto
impetuoso
come
per
mettergli
un
braccio
intorno
al
collo
;
ma
non
osò
,
e
invece
gli
prese
con
due
dita
uno
dei
riccioli
biondi
,
lo
allungò
e
lo
lasciò
andare
;
poi
si
mise
la
mano
sulla
bocca
e
si
baciò
la
palma
guardando
Derossi
con
gli
occhi
umidi
,
come
per
dirgli
che
quel
bacio
era
per
lui
.
Poi
prese
il
figliuolo
per
mano
e
se
n
'
andò
a
passi
lesti
.
Un
piccolo
morto
13
,
lunedì
Il
bimbo
che
sta
nel
cortile
dell
'
erbivendola
,
quello
della
prima
superiore
,
compagno
di
mio
fratello
,
è
morto
.
La
maestra
Delcati
venne
sabato
sera
,
tutta
afflitta
,
a
dar
la
notizia
al
maestro
;
e
subito
Garrone
e
Coretti
si
offersero
di
aiutare
a
portar
la
cassa
.
Era
un
bravo
ragazzino
,
aveva
guadagnato
la
medaglia
la
settimana
scorsa
;
voleva
bene
a
mio
fratello
,
e
gli
aveva
regalato
un
salvadanaio
rotto
,
mia
madre
lo
carezzava
sempre
,
quando
lo
incontrava
.
Portava
un
berretto
con
due
strisce
di
panno
rosso
.
Suo
padre
è
facchino
alla
strada
ferrata
.
Ieri
sera
,
domenica
,
alle
quattro
e
mezzo
siano
andati
a
casa
sua
,
per
far
l
'
accompagnamento
alla
chiesa
.
Stanno
al
pian
terreno
.
Nel
cortile
c
'
eran
già
molti
ragazzi
della
prima
superiore
,
con
le
loro
madri
,
e
con
le
candele
;
cinque
o
sei
maestre
,
alcuni
vicini
.
La
maestra
della
penna
rossa
e
la
Delcati
erano
entrate
dietro
,
e
le
vedevamo
da
una
finestra
aperta
,
che
piangevano
:
si
sentiva
la
mamma
del
bimbo
che
singhiozzava
forte
.
Due
signore
,
madri
di
due
compagni
di
scuola
del
morto
,
avevano
portato
due
ghirlande
di
fiori
.
Alle
cinque
in
punto
ci
mettemmo
in
cammino
.
Andava
innanzi
un
ragazzo
che
portava
la
croce
,
poi
un
prete
,
poi
la
cassa
,
una
cassa
piccola
piccola
,
povero
bimbo
!
coperta
d
'
un
panno
nero
,
e
c
'
erano
strette
intorno
le
ghirlande
di
fiori
delle
due
signore
.
Al
panno
nero
,
da
una
parte
,
ci
avevano
attaccato
la
medaglia
,
e
tre
menzioni
onorevoli
,
che
il
ragazzino
s
'
era
guadagnate
lungo
l
'
anno
.
Portavan
la
cassa
Garrone
,
Coretti
e
due
ragazzi
del
cortile
.
Dietro
la
cassa
veniva
prima
la
Delcati
,
che
piangeva
come
se
il
morticino
fosse
suo
;
dietro
di
lei
le
altre
maestre
;
e
dietro
alle
maestre
,
i
ragazzi
,
alcuni
fra
i
quali
molto
piccoli
,
che
avevan
dei
mazzetti
di
viole
in
una
mano
,
e
guardavano
il
feretro
,
stupiti
,
dando
l
'
altra
mano
alle
madri
,
che
portavan
le
candele
per
loro
.
Sentii
uno
che
diceva
:
-
E
adesso
non
verrà
più
alla
scuola
?
-
Quando
la
cassa
uscì
dal
cortile
,
si
sentì
un
grido
disperato
dalla
finestra
:
era
la
mamma
del
bimbo
,
ma
subito
la
fecero
rientrar
nelle
stanze
.
Arrivati
nella
strada
,
incontrammo
i
ragazzi
d
'
un
collegio
,
che
passavano
in
doppia
fila
,
e
visto
il
feretro
con
la
medaglia
e
le
maestre
,
si
levaron
tutti
il
berretto
.
Povero
piccino
,
egli
se
n
'
andò
a
dormire
per
sempre
con
la
sua
medaglia
.
Non
lo
vedremo
mai
più
il
suo
berrettino
rosso
.
Stava
bene
;
in
quattro
giorni
morì
.
L
'
ultimo
si
sforzò
ancora
di
levarsi
per
fare
il
suo
lavorino
di
nomenclatura
,
e
volle
tener
la
sua
medaglia
sul
letto
,
per
paura
che
glie
la
pigliassero
.
Nessuno
te
la
piglierà
più
,
povero
ragazzo
!
Addio
,
addio
.
Ci
ricorderemo
sempre
di
te
alla
Sezione
Baretti
.
Dormi
in
pace
,
bambino
.
La
vigilia
del
14
marzo
Oggi
è
stata
una
giornata
più
allegra
di
ieri
.
Tredici
marzo
!
Vigilia
della
distribuzione
dei
premi
al
teatro
Vittorio
Emanuele
,
la
festa
grande
e
bella
di
tutti
gli
anni
.
Ma
questa
volta
non
sono
più
presi
a
caso
i
ragazzi
che
debbono
andar
sul
palcoscenico
a
presentar
gli
attestati
dei
premi
ai
signori
che
li
distribuiscono
.
Il
Direttore
venne
questa
mattina
al
finis
,
e
disse
:
-
Ragazzi
,
una
bella
notizia
.
-
Poi
chiamò
:
-
Coraci
!
-
il
calabrese
.
Il
calabrese
s
'
alzò
.
-
Vuoi
essere
di
quelli
che
portano
gli
attestati
dei
premi
alle
Autorità
,
domani
al
teatro
?
-
Il
calabrese
rispose
di
sì
.
-
Sta
bene
,
-
disse
il
Direttore
;
-
così
ci
sarà
anche
un
rappresentante
della
Calabria
.
E
sarà
una
bella
cosa
.
Il
municipio
,
quest
'
anno
,
ha
voluto
che
i
dieci
o
dodici
ragazzi
che
porgono
i
premi
siano
ragazzi
di
tutte
le
parti
d
'
Italia
,
presi
nelle
varie
sezioni
delle
scuole
pubbliche
.
Abbiamo
venti
sezioni
con
cinque
succursali
:
settemila
alunni
:
in
un
numero
così
grande
non
si
stentò
a
trovare
un
ragazzo
per
ciascuna
regione
italiana
.
Si
trovarono
nella
sezione
Torquato
Tasso
due
rappresentanti
delle
isole
:
un
sardo
e
un
siciliano
,
la
scuola
Boncompagni
diede
un
piccolo
fiorentino
,
figliuolo
d
'
uno
scultore
in
legno
;
c
'
era
un
romano
,
nativo
di
Roma
,
nella
sezione
Tommaseo
,
veneti
,
lombardi
,
romagnoli
se
ne
trovarono
parecchi
;
un
napoletano
ce
lo
dà
la
sezione
Monviso
,
figliuolo
d
'
un
ufficiale
;
noi
diamo
un
genovese
e
un
calabrese
,
te
,
Coraci
.
Col
piemontese
,
saranno
dodici
.
È
bello
,
non
vi
pare
?
Saranno
i
vostri
fratelli
di
tutte
le
parti
d
'
Italia
che
vi
daranno
i
premi
.
Badate
:
compariranno
sul
palcoscenico
tutti
e
dodici
insieme
.
Accoglieteli
con
un
grande
applauso
.
Sono
ragazzi
;
ma
rappresentano
il
paese
come
se
fossero
uomini
:
una
piccola
bandiera
tricolore
è
simbolo
dell
'
Italia
altrettanto
che
una
grande
bandiera
,
non
è
vero
?
Applauditeli
calorosamente
,
dunque
.
Fate
vedere
che
anche
i
vostri
piccoli
cuori
s
'
accendono
,
che
anche
le
vostre
anime
di
dieci
anni
s
'
esaltano
dinanzi
alla
santa
immagine
della
patria
.
-
Ciò
detto
,
se
n
'
andò
,
e
il
maestro
disse
sorridendo
:
-
Dunque
,
Coraci
,
tu
sei
il
deputato
della
Calabria
.
-
E
allora
tutti
batterono
le
mani
,
ridendo
,
e
quando
fummo
nella
strada
,
circondarono
Coraci
,
lo
presero
per
le
gambe
,
lo
levaron
su
,
e
cominciarono
a
portarlo
in
trionfo
,
gridando
:
-
Viva
il
deputato
della
Calabria
!
-
così
,
per
chiasso
,
s
'
intende
,
ma
non
mica
per
ischerno
,
tutt
'
altro
,
anzi
per
fargli
festa
,
di
cuore
,
ché
è
un
ragazzo
che
piace
a
tutti
;
ed
egli
sorrideva
.
E
lo
portaron
così
fino
alla
cantonata
dove
s
'
imbatterono
in
un
signore
con
la
barba
nera
,
che
si
mise
a
ridere
.
Il
calabrese
disse
:
-
È
mio
padre
.
-
E
allora
i
ragazzi
gli
misero
il
figliuolo
tra
le
braccia
e
scapparono
da
tutte
le
parti
.
La
distribuzione
dei
premi
14
,
marzo
Verso
le
due
il
teatro
grandissimo
era
affollato
;
platea
,
galleria
,
palchetti
,
palcoscenico
,
tutto
pieno
gremito
,
migliaia
di
visi
,
ragazzi
,
signore
,
maestri
,
operai
,
donne
del
popolo
,
bambini
era
un
agitarsi
di
teste
e
di
mani
,
un
tremolio
di
penne
,
di
nastri
e
di
riccioli
,
un
mormorio
fitto
e
festoso
,
che
metteva
allegrezza
.
Il
teatro
era
tutto
addobbato
a
festoni
di
panno
rosso
,
bianco
e
verde
.
Nella
platea
avevan
fatto
due
scalette
:
una
a
destra
,
per
la
quale
i
premiati
dovevan
salire
sul
palcoscenico
;
l
'
altra
a
sinistra
,
per
cui
dovevan
discendere
,
dopo
aver
ricevuto
il
premio
.
Sul
davanti
del
palco
c
'
era
una
fila
di
seggioloni
rossi
,
e
dalla
spalliera
di
quel
di
mezzo
pendevano
due
coroncine
d
'
alloro
;
in
fondo
al
palco
,
un
trofeo
di
bandiere
;
da
una
parte
un
tavolino
verde
,
con
su
tutti
gli
attestati
di
premio
legati
coi
nastrini
tricolori
.
La
banda
musicale
stava
in
platea
,
sotto
il
palco
;
i
maestri
e
le
maestre
riempivano
tutta
una
metà
della
prima
galleria
,
che
era
stata
riservata
a
loro
;
i
banchi
e
le
corsie
della
platea
erano
stipati
di
centinaia
di
ragazzi
,
che
dovevan
cantare
,
e
avevan
la
musica
scritta
tra
le
mani
.
In
fondo
e
tutto
intorno
si
vedevano
andare
e
venire
maestri
e
maestre
che
mettevano
in
fila
i
premiati
,
e
c
'
era
pieno
di
parenti
che
davan
loro
l
'
ultima
ravviata
ai
capelli
e
l
'
ultimo
tocco
alle
cravattine
.
Appena
entrato
coi
miei
nel
palchetto
,
vidi
in
un
palchetto
di
fronte
la
maestrina
della
penna
rossa
,
che
rideva
,
con
le
sue
belle
pozzette
nelle
guancie
,
e
con
lei
la
maestra
di
mio
fratello
,
e
la
«
monachina
»
tutta
vestita
di
nero
,
e
la
mia
buona
maestra
di
prima
superiore
;
ma
così
pallida
,
poveretta
e
tossiva
così
forte
,
che
si
sentiva
da
una
parte
all
'
altra
del
teatro
.
In
platea
trovai
subito
quel
caro
faccione
di
Garrone
e
il
piccolo
capo
biondo
di
Nelli
,
che
stava
stretto
contro
la
sua
spalla
.
Un
po
'
più
in
là
vidi
Garoffi
,
col
suo
naso
a
becco
di
civetta
,
che
si
dava
un
gran
moto
per
raccogliere
gli
elenchi
stampati
dei
premiandi
,
e
n
'
aveva
già
un
grosso
fascio
,
per
farne
qualche
suo
traffico
...
che
sapremo
domani
.
Vicino
alla
porta
c
'
era
il
venditor
di
legna
con
sua
moglie
,
vestiti
a
festa
,
insieme
al
loro
ragazzo
,
che
ha
un
terzo
premio
di
seconda
:
rimasi
stupito
a
non
vedergli
più
il
berretto
di
pel
di
gatto
e
la
maglia
color
cioccolata
:
questa
volta
era
vestito
come
un
signorino
.
In
una
galleria
vidi
per
un
momento
Votini
,
con
un
gran
colletto
di
trina
;
poi
disparve
.
C
'
era
in
un
palchetto
del
proscenio
,
pieno
di
gente
,
il
capitano
d
'
artiglieria
,
il
padre
di
Robetti
,
quello
delle
stampelle
,
che
salvò
un
bambino
dall
'
omnibus
.
Allo
scoccar
delle
due
la
banda
sonò
,
e
salirono
nello
stesso
tempo
per
la
scaletta
di
destra
il
sindaco
,
il
prefetto
,
l
'
assessore
,
il
provveditore
,
e
molti
altri
signori
,
tutti
vestiti
di
nero
,
che
s
'
andarono
a
sedere
sui
seggioloni
rossi
,
sul
davanti
del
palcoscenico
.
La
banda
cessò
di
suonare
.
S
'
avanzò
il
Direttore
delle
scuole
di
canto
con
una
bacchetta
in
mano
.
A
un
suo
cenno
,
tutti
i
ragazzi
della
platea
s
'
alzarono
in
piedi
;
a
un
altro
cenno
,
cominciarono
a
cantare
.
Erano
settecento
che
cantavano
una
canzone
bellissima
,
settecento
voci
di
ragazzi
che
cantano
insieme
,
com
'
è
bello
!
Tutti
ascoltavano
,
immobili
:
era
un
canto
dolce
,
limpido
,
lento
,
che
pareva
un
canto
di
chiesa
.
Quando
tacquero
,
tutti
applaudirono
:
poi
tutti
zitti
.
La
distribuzione
dei
premi
stava
per
cominciare
.
Già
s
'
era
fatto
innanzi
sul
palco
il
mio
piccolo
maestro
di
seconda
,
col
suo
capo
rosso
e
i
suoi
occhi
vispi
,
che
doveva
leggere
i
nomi
dei
premiati
.
S
'
aspettava
che
entrassero
i
dodici
ragazzi
per
porgere
gli
attestati
.
I
giornali
l
'
avevan
già
detto
che
sarebbero
stati
ragazzi
di
tutte
le
provincie
d
'
Italia
.
Tutti
lo
sapevano
e
li
aspettavano
,
guardando
curiosamente
dalla
parte
donde
dovevano
entrare
,
anche
il
sindaco
,
e
gli
altri
signori
,
e
il
teatro
intero
taceva
...
Tutt
'
a
un
tratto
arrivarono
di
corsa
fin
sul
proscenio
,
e
rimasero
schierati
lì
,
tutti
e
dodici
,
sorridenti
.
Tutto
il
teatro
,
tremila
persone
,
saltaron
su
,
d
'
un
colpo
,
prorompendo
in
un
applauso
che
parve
uno
scoppio
di
tuono
.
I
ragazzi
restarono
un
momento
come
sconcertati
.
-
Ecco
l
'
Italia
!
-
disse
una
voce
sul
palco
.
Riconobbi
subito
Coraci
,
il
calabrese
,
vestito
di
nero
,
come
sempre
.
Un
signore
del
municipio
,
ch
'
era
con
noi
,
e
li
conosceva
tutti
,
li
indicava
a
mia
madre
:
-
Quel
piccolo
biondo
è
il
rappresentante
di
Venezia
.
Il
romano
è
quello
alto
e
ricciuto
.
-
Ce
n
'
eran
due
o
tre
vestiti
da
signori
;
gli
altri
eran
figliuoli
d
'
operai
,
ma
tutti
messi
bene
e
puliti
.
Il
fiorentino
,
ch
'
era
il
più
piccolo
,
aveva
una
sciarpa
azzurra
intorno
alla
vita
.
Passarono
tutti
davanti
al
sindaco
,
che
li
baciò
in
fronte
uno
per
uno
,
mentre
un
signore
accanto
a
lui
gli
diceva
piano
e
sorridendo
i
nomi
delle
città
:
-
Firenze
,
Napoli
,
Bologna
,
Palermo
...
-
e
a
ognuno
che
passava
,
tutto
il
teatro
batteva
le
mani
.
Poi
corsero
tutti
al
tavolino
verde
a
pigliar
gli
attestati
,
il
maestro
cominciò
a
leggere
l
'
elenco
,
dicendo
le
sezioni
,
le
classi
e
i
nomi
,
e
i
premiandi
principiarono
a
salire
e
a
sfilare
.
Erano
appena
saliti
i
primi
,
quando
si
sentì
di
dietro
alle
scene
una
musica
leggiera
leggiera
di
violini
,
che
non
cessò
più
per
tutta
la
durata
dello
sfilamento
,
un
'
aria
gentile
e
sempre
eguale
,
che
pareva
un
mormorìo
di
molte
voci
sommesse
,
le
voci
di
tutte
le
madri
e
di
tutti
i
maestri
e
le
maestre
,
che
tutti
insieme
dessero
dei
consigli
e
pregassero
e
facessero
dei
rimproveri
amorevoli
.
E
intanto
i
premiati
passavano
l
'
un
dopo
l
'
altro
davanti
a
quei
signori
seduti
,
che
porgevano
gli
attestati
,
e
a
ciascuno
dicevano
una
parola
o
facevano
una
carezza
.
Dalla
platea
e
dalle
gallerie
i
ragazzi
applaudivano
ogni
volta
che
passava
uno
molto
piccolo
,
o
uno
che
dai
vestiti
paresse
povero
,
e
anche
quelli
che
avevano
delle
gran
capigliature
ricciolute
o
eran
vestiti
di
rosso
o
di
bianco
.
Ne
passavano
di
quelli
di
prima
superiore
che
arrivati
là
,
si
confondevano
e
non
sapevano
più
dove
voltarsi
,
e
tutto
il
teatro
rideva
.
Ne
passò
uno
alto
tre
palmi
,
con
un
gran
nodo
di
nastro
rosa
sulla
schiena
,
che
a
mala
pena
camminava
,
e
incespicò
nel
tappeto
,
cadde
,
il
Prefetto
lo
rimise
in
piedi
,
e
tutti
risero
e
batteron
le
mani
.
Un
altro
ruzzolò
giù
per
la
scaletta
,
ridiscendendo
in
platea
;
si
sentiron
delle
grida
;
ma
non
s
'
era
fatto
male
.
Ne
passaron
d
'
ogni
sorta
,
dei
visi
di
birichini
,
dei
visi
di
spaventati
,
di
quelli
rossi
in
viso
come
ciliegie
,
dei
piccini
buffi
,
che
ridevano
in
faccia
a
tutti
quanti
,
e
appena
ridiscesi
in
platea
erano
acchiappati
dai
babbi
e
dalle
mamme
che
se
li
portavano
via
.
Quando
venne
la
volta
della
nostra
sezione
,
allora
sì
che
mi
divertii
!
Passarono
molti
che
conoscevo
.
Passò
Coretti
,
vestito
di
nuovo
da
capo
a
piedi
,
col
suo
bel
sorriso
allegro
,
che
mostrava
tutti
i
denti
bianchi
:
eppure
chi
sa
quanti
miriagrammi
di
legna
aveva
già
portati
la
mattina
!
Il
sindaco
,
nel
dargli
l
'
attestato
,
gli
domandò
che
cos
'
era
un
segno
rosso
che
aveva
sulla
fronte
,
e
intanto
gli
teneva
una
mano
sopra
una
spalla
:
io
cercai
in
platea
suo
padre
e
sua
madre
,
e
vidi
che
ridevano
,
coprendosi
la
bocca
con
una
mano
.
Poi
passò
Derossi
,
tutto
vestito
di
turchino
,
coi
bottoni
luccicanti
,
con
tutti
quei
riccioli
d
'
oro
,
svelto
,
disinvolto
,
con
la
fronte
alta
,
così
bello
,
così
simpatico
,
che
gli
avrei
mandato
un
bacio
,
e
tutti
quei
signori
gli
vollero
parlare
e
stringer
le
mani
.
Poi
il
maestro
gridò
:
-
Giulio
Robetti
!
-
e
si
vide
venire
innanzi
il
figliuolo
del
capitano
d
'
artiglieria
,
con
le
stampelle
.
Centinaia
di
ragazzi
sapevano
il
fatto
,
la
voce
si
sparse
in
un
attimo
scoppiò
una
salva
d
'
applausi
e
di
grida
che
fece
tremare
il
teatro
,
gli
uomini
s
'
alzarono
in
piedi
,
le
signore
si
misero
a
sventolare
i
fazzoletti
,
e
il
povero
ragazzo
si
fermò
in
mezzo
al
palcoscenico
,
sbalordito
e
tremante
...
Il
Sindaco
lo
tirò
a
sé
,
gli
diede
il
premio
e
un
bacio
,
e
staccata
dalla
spalliera
del
seggiolone
la
coroncina
d
'
alloro
che
v
'
era
appesa
,
glie
la
infilò
nella
traversina
d
'
una
stampella
...
Poi
lo
accompagnò
fino
al
palchetto
del
proscenio
,
dov
'
era
il
capitano
suo
padre
,
e
questi
lo
sollevò
di
peso
e
lo
mise
dentro
,
in
mezzo
a
un
gridìo
di
bravo
e
d
'
evviva
.
E
intanto
continuava
quella
musica
leggiera
e
gentile
di
violini
,
e
i
ragazzi
seguitavano
a
passare
:
quelli
della
Sezione
della
Consolata
,
quasi
tutti
figli
di
mercatini
;
quelli
della
Sezione
di
Vanchiglia
,
figliuoli
d
'
operai
;
quelli
della
Sezione
Boncompagni
,
di
cui
molti
son
figliuoli
di
contadini
;
quelli
della
scuola
Raineri
,
che
fu
l
'
ultima
.
Appena
finito
,
i
settecento
ragazzi
della
platea
cantarono
un
'
altra
canzone
bellissima
,
poi
parlò
il
Sindaco
,
e
dopo
di
lui
l
'
assessore
,
che
terminò
il
suo
discorso
dicendo
ai
ragazzi
:
-
...
Ma
non
uscite
di
qui
senza
mandare
un
saluto
a
quelli
che
faticano
tanto
per
voi
,
che
hanno
consacrato
a
voi
tutte
le
forze
della
loro
intelligenza
e
del
loro
cuore
,
che
vivono
e
muoiono
per
voi
.
Eccoli
là
!
-
E
segnò
la
galleria
dei
maestri
.
E
allora
dalle
gallerie
,
dai
palchi
,
dalla
platea
tutti
i
ragazzi
s
'
alzarono
e
tesero
le
braccia
gridando
verso
le
maestre
e
i
maestri
,
i
quali
risposero
agitando
le
mani
,
i
cappelli
,
i
fazzoletti
,
tutti
ritti
in
piedi
e
commossi
.
Dopo
di
che
la
banda
sonò
ancora
una
volta
e
il
pubblico
mandò
un
ultimo
saluto
fragoroso
ai
dodici
ragazzi
di
tutte
le
provincie
d
'
Italia
,
che
si
presentarono
al
proscenio
schierati
,
con
le
mani
intrecciate
,
sotto
una
pioggia
di
mazzetti
di
fiori
.
Litigio
20
,
lunedì
Eppure
,
no
,
non
fu
per
invidia
ch
'
egli
abbia
avuto
il
premio
ed
io
no
,
che
mi
bisticciai
con
Coretti
questa
mattina
.
Non
fu
per
invidia
.
Ma
ebbi
torto
.
Il
maestro
l
'
aveva
messo
accanto
a
me
,
io
scrivevo
sul
mio
quaderno
di
calligrafia
:
egli
mi
urtò
col
gomito
e
mi
fece
fare
uno
sgorbio
e
macchiare
anche
il
racconto
mensile
,
Sangue
romagnolo
,
che
dovevo
copiare
per
il
«
muratorino
»
che
è
malato
.
Io
m
'
arrabbiai
e
gli
dissi
una
parolaccia
.
Egli
mi
rispose
sorridendo
:
-
Non
l
'
ho
fatto
apposta
.
-
Avrei
dovuto
credergli
perché
lo
conosco
;
ma
mi
spiacque
che
sorridesse
,
e
pensai
:
-
Oh
!
adesso
che
ha
avuto
il
premio
,
sarà
montato
in
superbia
!
-
e
poco
dopo
,
per
vendicarmi
,
gli
diedi
un
urtone
che
gli
fece
sciupare
la
pagina
.
Allora
,
tutto
rosso
dalla
rabbia
:
-
Tu
sì
che
l
'
hai
fatto
apposta
!
-
mi
disse
,
e
alzò
la
mano
,
-
il
maestro
vide
,
-
la
ritirò
.
Ma
soggiunse
:
-
T
'
aspetto
fuori
!
-
Io
rimasi
male
,
la
rabbia
mi
sbollì
,
mi
pentii
.
No
,
Coretti
non
poteva
averlo
fatto
apposta
.
È
buono
,
pensai
.
Mi
ricordai
di
quando
l
'
avevo
visto
in
casa
sua
,
come
lavorava
,
come
assisteva
sua
madre
malata
,
e
poi
che
festa
gli
avevo
fatto
in
casa
mia
,
e
come
era
piaciuto
a
mio
padre
.
Quanto
avrei
dato
per
non
avergli
detto
quella
parola
,
per
non
avergli
fatto
quella
villania
!
E
pensavo
al
consiglio
che
m
'
avrebbe
dato
mio
padre
.
-
Hai
torto
?
-
Sì
.
-
E
allora
domandagli
scusa
.
-
Ma
questo
io
non
osavo
di
farlo
,
avevo
vergogna
d
'
umiliarmi
.
Lo
guardavo
di
sott
'
occhio
,
vedevo
la
sua
maglia
scucita
alla
spalla
,
forse
perché
aveva
portato
troppe
legna
,
e
sentivo
che
gli
volevo
bene
,
e
mi
dicevo
:
-
Coraggio
!
-
ma
la
parola
-
scusami
-
mi
restava
nella
gola
.
Egli
mi
guardava
di
traverso
,
di
tanto
in
tanto
,
e
mi
pareva
più
addolorato
che
arrabbiato
.
Ma
allora
anch
'
io
lo
guardavo
bieco
,
per
mostrargli
che
non
avevo
paura
.
Egli
mi
ripeté
:
-
Ci
rivedremo
fuori
!
-
Ed
io
:
-
Ci
rivedremo
fuori
!
-
Ma
pensavo
a
quello
che
mio
padre
m
'
aveva
detto
una
volta
:
-
Se
hai
torto
difenditi
;
ma
non
battere
!
-
Ed
io
dicevo
tra
me
:
-
mi
difenderò
,
ma
non
batterò
.
-
Ma
ero
scontento
,
triste
,
non
sentivo
più
il
maestro
.
Infine
,
arrivò
il
momento
d
'
uscire
.
Quando
fui
solo
nella
strada
,
vidi
ch
'
egli
mi
seguitava
.
Mi
fermai
,
e
lo
aspettai
con
la
riga
in
mano
.
Egli
s
'
avvicinò
,
io
alzai
la
riga
.
-
No
,
Enrico
,
-
disse
egli
,
col
suo
buon
sorriso
,
facendo
in
là
la
riga
con
la
mano
,
-
torniamo
amici
come
prima
.
-
Io
rimasi
stupito
un
momento
,
e
poi
sentii
come
una
mano
che
mi
desse
uno
spintone
nelle
spalle
,
e
mi
trovai
tra
le
sue
braccia
.
Egli
mi
baciò
e
disse
:
-
Mai
più
baruffe
tra
di
noi
,
non
è
vero
?
-
Mai
più
!
mai
più
!
-
risposi
.
E
ci
separammo
,
contenti
.
Ma
quando
arrivai
a
casa
e
raccontai
tutto
a
mio
padre
,
credendo
di
fargli
piacere
,
egli
si
rabbruscò
e
disse
:
-
Dovevi
esser
tu
il
primo
a
tendergli
la
mano
,
poiché
avevi
torto
.
-
Poi
soggiunse
:
-
Non
dovevi
alzar
la
riga
sopra
un
compagno
migliore
di
te
,
sopra
il
figliuolo
d
'
un
soldato
!
-
E
strappatami
la
riga
di
mano
,
la
fece
in
due
pezzi
e
la
sbatté
nel
muro
.
Mia
sorella
24
,
venerdì
Perché
,
Enrico
,
dopo
che
nostro
padre
t
'
aveva
già
rimproverato
d
'
esserti
portato
male
con
Coretti
,
hai
fatto
ancora
quello
sgarbo
a
me
?
Tu
non
immagini
la
pena
che
n
'
ho
provata
.
Non
sai
che
quand
'
eri
bambino
ti
stavo
per
ore
e
ore
accanto
alla
culla
,
invece
di
divertirmi
con
le
mie
compagne
,
e
che
quand
'
eri
malato
scendevo
da
letto
ogni
notte
per
sentire
se
ti
bruciava
la
fronte
?
Non
lo
sai
,
tu
che
offendi
tua
sorella
,
che
se
una
sventura
tremenda
ci
colpisse
,
ti
farei
da
madre
io
,
e
ti
vorrei
bene
come
a
un
figliuolo
?
Non
sai
che
quando
nostro
padre
e
nostra
madre
non
ai
saranno
più
,
sarò
io
la
tua
migliore
amica
,
la
sola
con
cui
potrai
parlare
dei
nostri
morti
e
della
tua
infanzia
,
e
che
se
ci
fosse
bisogno
lavorerei
per
te
,
Enrico
,
per
guadagnarti
il
pane
e
farti
studiare
,
e
che
ti
amerò
sempre
quando
sarai
grande
,
che
ti
seguirò
col
mio
pensiero
quando
andrai
lontano
,
sempre
,
perché
siamo
cresciuti
insieme
e
abbiamo
lo
stesso
sangue
?
O
Enrico
,
stanne
pur
sicuro
,
quando
sarai
un
uomo
,
se
t
'
accadrà
una
disgrazia
,
se
sarai
solo
,
sta
pur
sicuro
che
mi
cercherai
,
che
verrai
da
me
a
dirmi
:
-
Silvia
,
sorella
,
lasciami
stare
con
te
,
parliamo
di
quando
eravamo
felici
,
ti
ricordi
?
parliamo
di
nostra
madre
,
della
nostra
casa
,
di
quei
bei
giorni
tanto
lontani
.
-
O
Enrico
,
tu
troverai
sempre
tua
sorella
con
le
braccia
aperte
.
Sì
,
caro
Enrico
,
e
perdonami
anche
il
rimprovero
che
ti
faccio
ora
.
Io
non
mi
ricorderò
di
alcun
torto
tuo
,
e
se
anche
tu
mi
dessi
altri
dispiaceri
,
che
m
'
importa
?
Tu
sarai
sempre
mio
fratello
lo
stesso
,
io
non
mi
ricorderò
mai
d
'
altro
che
d
'
averti
tenuto
in
braccio
bambino
,
d
'
aver
amato
padre
e
madre
con
te
,
d
'
averti
visto
crescere
,
d
'
essere
stata
per
tanti
anni
la
tua
più
fida
compagna
.
Ma
tu
scrivimi
una
buona
parola
sopra
questo
stesso
quaderno
e
io
ripasserò
a
leggerla
prima
di
sera
.
Intanto
,
per
mostrarti
che
non
sono
in
collera
con
te
,
vedendo
che
eri
stanco
,
ho
copiato
per
te
il
racconto
mensile
Sangue
romagnolo
,
che
tu
dovevi
copiare
per
il
muratorino
malato
:
cercalo
nel
cassetto
di
sinistra
del
tuo
tavolino
.
L
'
ho
scritto
tutto
questa
notte
mentre
dormivi
.
Scrivimi
una
buona
parola
,
Enrico
,
te
ne
prego
.
TUA
SORELLA
SILVIA
Non
sono
degno
di
baciarti
le
mani
.
ENRICO
Sangue
romagnolo
Racconto
mensile
Quella
sera
la
casa
di
Ferruccio
era
più
quieta
del
solito
.
Il
padre
,
che
teneva
una
piccola
bottega
di
merciaiolo
,
era
andato
a
Forlì
a
far
delle
compere
,
e
sua
moglie
l
'
aveva
accompagnato
con
Luigina
,
una
bimba
,
per
portarla
da
un
medico
,
che
doveva
operarle
un
occhio
malato
;
e
non
dovevano
ritornare
che
la
mattina
dopo
.
Mancava
poco
alla
mezzanotte
.
La
donna
che
veniva
a
far
dei
servizi
di
giorno
se
n
'
era
andata
sull
'
imbrunire
.
In
casa
non
rimaneva
che
la
nonna
,
paralitica
delle
gambe
,
e
Ferruccio
,
un
ragazzo
di
tredici
anni
.
Era
una
casetta
col
solo
piano
terreno
,
posta
sullo
stradone
,
a
un
tiro
di
fucile
da
un
villaggio
,
poco
lontano
da
Forlì
,
città
di
Romagna
;
e
non
aveva
accanto
che
una
casa
disabitata
,
rovinata
due
mesi
innanzi
da
un
incendio
,
sulla
quale
si
vedeva
ancora
l
'
insegna
d
'
un
'
osteria
.
Dietro
la
casetta
c
'
era
un
piccolo
orto
circondato
da
una
siepe
,
sul
quale
dava
una
porticina
rustica
;
la
porta
della
bottega
,
che
serviva
anche
da
porta
di
casa
,
s
'
apriva
sullo
stradone
.
Tutt
'
intorno
si
stendeva
la
campagna
solitaria
,
vasti
campi
lavorati
,
piantati
di
gelsi
.
Mancava
poco
alla
mezzanotte
,
pioveva
,
tirava
vento
.
Ferruccio
e
la
nonna
,
ancora
levati
,
stavano
nella
stanza
da
mangiare
,
tra
la
quale
e
l
'
orto
c
'
era
uno
stanzino
ingombro
di
mobili
vecchi
.
Ferruccio
non
era
rientrato
in
casa
che
alle
undici
,
dopo
una
scappata
di
molte
ore
,
e
la
nonna
l
'
aveva
aspettato
a
occhi
aperti
,
piena
d
'
ansietà
,
inchiodata
sopra
un
largo
seggiolone
a
bracciuoli
,
sul
quale
soleva
passar
tutta
la
giornata
,
e
spesso
anche
l
'
intera
notte
,
poiché
un
'
oppressione
di
respiro
non
la
lasciava
star
coricata
.
Pioveva
e
il
vento
sbatteva
la
pioggia
contro
le
vetrate
:
la
notte
era
oscurissima
.
Ferruccio
era
rientrato
stanco
,
infangato
,
con
la
giacchetta
lacera
,
e
col
livido
d
'
una
sassata
sulla
fronte
;
aveva
fatto
la
sassaiola
coi
compagni
,
eran
venuti
alle
mani
,
secondo
il
solito
;
e
per
giunta
aveva
giocato
e
perduto
tutti
i
suoi
soldi
,
e
lasciato
il
berretto
in
un
fosso
.
Benché
la
cucina
non
fosse
rischiarata
che
da
una
piccola
lucerna
a
olio
,
posta
sull
'
angolo
d
'
un
tavolo
,
accanto
al
seggiolone
,
pure
la
povera
nonna
aveva
visto
subito
in
che
stato
miserando
si
trovava
il
nipote
,
e
in
parte
aveva
indovinato
,
in
parte
gli
aveva
fatto
confessare
le
sue
scapestrerie
.
Essa
amava
con
tutta
l
'
anima
quel
ragazzo
.
Quando
seppe
ogni
cosa
,
si
mise
a
piangere
.
-
Ah
!
no
,
-
disse
poi
,
dopo
un
lungo
silenzio
;
-
tu
non
hai
cuore
per
la
tua
povera
nonna
.
Non
hai
cuore
a
profittare
in
codesto
modo
dell
'
assenza
di
tuo
padre
e
di
tua
madre
per
darmi
dei
dolori
.
Tutto
il
giorno
m
'
hai
lasciata
sola
!
Non
hai
avuto
un
po
'
di
compassione
.
Bada
,
Ferruccio
!
Tu
ti
metti
per
una
cattiva
strada
che
ti
condurrà
a
una
triste
fine
.
Ne
ho
visti
degli
altri
cominciar
come
te
e
andar
a
finir
male
.
Si
comincia
a
scappar
di
casa
,
a
attaccar
lite
cogli
altri
ragazzi
,
a
perdere
i
soldi
;
poi
,
a
poco
a
poco
,
dalle
sassate
si
passa
alle
coltellate
,
dal
gioco
agli
altri
vizi
,
e
dai
vizi
...
al
furto
.
Ferruccio
stava
a
ascoltare
,
ritto
a
tre
passi
di
distanza
,
appoggiato
a
una
dispensa
,
col
mento
sul
petto
,
con
le
sopracciglia
aggrottate
,
ancora
tutto
caldo
dell
'
ira
della
rissa
.
Aveva
una
ciocca
di
bei
capelli
castagni
a
traverso
alla
fronte
e
gli
occhi
azzurri
immobili
.
-
Dal
gioco
al
furto
,
-
ripeté
la
nonna
,
continuando
a
piangere
.
-
Pensaci
,
Ferruccio
.
Pensa
a
quel
malanno
qui
del
paese
,
a
quel
Vito
Mozzoni
,
che
ora
è
in
città
a
fare
il
vagabondo
;
che
a
ventiquattr
'
anni
è
stato
due
volte
in
prigione
,
e
ha
fatto
morir
di
crepacuore
quella
povera
donna
di
sua
madre
,
che
io
conoscevo
,
e
suo
padre
è
fuggito
in
Svizzera
per
disperazione
.
Pensa
a
quel
tristo
soggetto
,
che
tuo
padre
si
vergogna
di
rendergli
il
saluto
,
sempre
in
giro
con
dei
scellerati
peggio
di
lui
,
fino
al
giorno
che
cascherà
in
galera
.
Ebbene
,
io
l
'
ho
conosciuto
ragazzo
,
ha
cominciato
come
te
.
Pensa
che
ridurrai
tuo
padre
e
tua
madre
a
far
la
stessa
fine
dei
suoi
.
Ferruccio
taceva
.
Egli
non
era
mica
tristo
di
cuore
,
tutt
'
altro
;
la
sua
scapestrataggine
derivava
piuttosto
da
sovrabbondanza
di
vita
e
d
'
audacia
che
da
mal
animo
;
e
suo
padre
l
'
aveva
avvezzato
male
appunto
per
questo
,
che
ritenendolo
capace
,
in
fondo
,
dei
sentimenti
più
belli
,
ed
anche
,
messo
a
una
prova
,
d
'
un
'
azione
forte
e
generosa
gli
lasciava
la
briglia
sul
collo
e
aspettava
che
mettesse
giudizio
da
sé
.
Buono
era
,
piuttosto
che
tristo
;
ma
caparbio
,
e
difficile
molto
,
anche
quando
aveva
il
cuore
stretto
dal
pentimento
,
a
lasciarsi
sfuggire
dalla
bocca
quelle
buone
parole
che
ci
fanno
perdonare
:
-
Sì
,
ho
torto
,
non
lo
farò
più
,
te
lo
prometto
,
perdonami
.
-
Aveva
l
'
anima
piena
di
tenerezza
alle
volte
;
ma
l
'
orgoglio
non
la
lasciava
uscire
.
-
Ah
Ferruccio
!
-
continuò
la
nonna
,
vedendolo
così
muto
.
-
Non
una
parola
di
pentimento
mi
dici
!
Tu
vedi
in
che
stato
mi
trovo
ridotta
,
che
mi
potrebbero
sotterrare
.
Non
dovresti
aver
cuore
di
farmi
soffrire
,
di
far
piangere
la
mamma
della
tua
mamma
,
così
vecchia
,
vicina
al
suo
ultimo
giorno
;
la
tua
povera
nonna
,
che
t
'
ha
sempre
voluto
tanto
bene
;
che
ti
cullava
per
notti
e
notti
intere
quand
'
eri
bimbo
di
pochi
mesi
,
e
che
non
mangiava
per
baloccarti
,
tu
non
lo
sai
!
Io
dicevo
sempre
:
-
Questo
sarà
la
mia
consolazione
!
-
E
ora
tu
mi
fai
morire
!
Io
darei
volentieri
questo
po
'
di
vita
che
mi
resta
,
per
vederti
tornar
buono
,
obbediente
come
a
quei
giorni
...
quando
ti
conducevo
al
Santuario
,
ti
ricordi
,
Ferruccio
?
che
mi
empivi
le
tasche
di
sassolini
e
d
'
erbe
,
e
io
ti
riportavo
a
casa
in
braccio
,
addormentato
?
Allora
volevi
bene
alla
tua
povera
nonna
.
E
ora
che
sono
paralitica
e
che
avrei
bisogno
della
tua
affezione
come
dell
'
aria
per
respirare
,
perché
non
ho
più
altro
al
mondo
,
povera
donna
mezza
morta
che
sono
,
Dio
mio
!
...
Ferruccio
stava
per
lanciarsi
verso
la
nonna
,
vinto
dalla
commozione
,
quando
gli
parve
di
sentire
un
rumor
leggiero
,
uno
scricchiolìo
nello
stanzino
accanto
,
quello
che
dava
sull
'
orto
.
Ma
non
capì
se
fossero
le
imposte
scosse
dal
vento
,
o
altro
.
Tese
l
'
orecchio
.
La
pioggia
scrosciava
.
Il
rumore
si
ripeté
.
La
nonna
lo
sentì
pure
.
-
Cos
'
è
?
-
domandò
la
nonna
dopo
un
momento
,
turbata
.
-
La
pioggia
,
-
mormorò
il
ragazzo
.
-
Dunque
,
Ferruccio
,
-
disse
la
vecchia
,
asciugandosi
gli
occhi
,
-
me
lo
prometti
che
sarai
buono
,
che
non
farai
mai
più
piangere
la
tua
povera
nonna
...
Un
nuovo
rumor
leggiero
la
interruppe
.
-
Ma
non
mi
pare
la
pioggia
!
-
esclamò
,
impallidendo
-
...
va
'
a
vedere
!
Ma
soggiunse
subito
:
-
No
,
resta
qui
!
-
e
afferrò
Ferruccio
per
la
mano
.
Rimasero
tutti
e
due
col
respiro
sospeso
.
Non
sentivan
che
il
rumore
dell
'
acqua
.
Poi
tutti
e
due
ebbero
un
brivido
.
All
'
uno
e
all
'
altra
era
parso
di
sentire
uno
stropiccìo
di
piedi
nello
stanzino
.
-
Chi
c
'
è
?
-
domandò
il
ragazzo
,
raccogliendo
il
fiato
a
fatica
.
Nessuno
rispose
.
-
Chi
c
'
è
?
-
ridomandò
Ferruccio
,
agghiacciato
dalla
paura
.
Ma
aveva
appena
pronunciato
quelle
parole
,
che
tutt
'
e
due
gettarono
un
grido
di
terrore
.
Due
uomini
erano
balzati
nella
stanza
;
l
'
uno
afferrò
il
ragazzo
e
gli
cacciò
una
mano
sulla
bocca
;
l
'
altro
strinse
la
vecchia
alla
gola
;
il
primo
disse
:
-
Zitto
,
se
non
vuoi
morire
!
-
il
secondo
:
-
Taci
!
-
e
levò
un
coltello
.
L
'
uno
e
l
'
altro
avevano
una
pezzuola
scura
sul
viso
,
con
due
buchi
davanti
agli
occhi
.
Per
un
momento
non
si
sentì
altro
che
il
respiro
affannoso
di
tutti
e
quattro
e
lo
scrosciar
della
pioggia
;
la
vecchia
metteva
dei
rantoli
fitti
,
e
aveva
gli
occhi
fuor
del
capo
.
Quello
che
teneva
il
ragazzo
,
gli
disse
nell
'
orecchio
:
-
Dove
tiene
i
danari
tuo
padre
?
Il
ragazzo
rispose
con
un
fil
di
voce
,
battendo
i
denti
:
-
Di
là
...
nell
'
armadio
.
-
Vieni
con
me
,
-
disse
l
'
uomo
.
E
lo
trascinò
nello
stanzino
,
tenendolo
stretto
alla
gola
.
Là
c
'
era
una
lanterna
cieca
,
sul
pavimento
.
-
Dov
'
è
l
'
armadio
?
-
domandò
.
Il
ragazzo
,
soffocato
,
accennò
l
'
armadio
.
Allora
,
per
esser
sicuro
del
ragazzo
,
l
'
uomo
lo
gittò
in
ginocchio
,
davanti
all
'
armadio
,
e
serrandogli
forte
il
collo
fra
le
proprie
gambe
,
in
modo
da
poterlo
strozzare
se
urlava
,
e
tenendo
il
coltello
fra
i
denti
e
la
lanterna
da
una
mano
,
cavò
di
tasca
con
l
'
altra
un
ferro
acuminato
,
lo
ficcò
nella
serratura
,
frugò
,
ruppe
,
spalancò
i
battenti
,
rimescolò
in
furia
ogni
cosa
,
s
'
empì
le
tasche
,
richiuse
,
tornò
ad
aprire
,
rifrugò
:
poi
riafferrò
il
ragazzo
alla
strozza
,
e
lo
risospinse
di
là
,
dove
l
'
altro
teneva
ancora
agguantata
la
vecchia
,
convulsa
,
col
capo
arrovesciato
e
la
bocca
aperta
.
Costui
domandò
a
bassa
voce
:
-
Trovato
?
Il
compagno
rispose
:
-
Trovato
.
E
soggiunse
:
-
Guarda
all
'
uscio
.
Quello
che
teneva
la
vecchia
corse
alla
porta
dell
'
orto
a
vedere
se
c
'
era
nessuno
,
e
disse
dallo
stanzino
,
con
una
voce
che
parve
un
fischio
:
-
Vieni
.
Quello
che
era
rimasto
,
e
che
teneva
ancora
Ferruccio
mostrò
il
coltello
al
ragazzo
e
alla
vecchia
che
riapriva
gli
occhi
,
e
disse
:
-
Non
una
voce
,
o
torno
indietro
e
vi
sgozzo
!
E
li
fisso
un
momento
tutti
e
due
.
In
quel
punto
si
sentì
lontano
,
per
lo
stradone
,
un
canto
di
molte
voci
.
Il
ladro
voltò
rapidamente
il
capo
verso
l
'
uscio
,
e
in
quel
moto
violento
gli
cadde
la
pezzuola
dal
viso
.
La
vecchia
gettò
un
urlo
:
-
Mozzoni
!
-
Maledetta
!
-
ruggì
il
ladro
,
riconosciuto
.
-
Devi
morire
!
E
si
avventò
a
coltello
alzato
contro
la
vecchia
,
che
svenne
sull
'
atto
.
L
'
assassino
menò
il
colpo
.
Ma
con
un
movimento
rapidissimo
,
gettando
un
grido
disperato
,
Ferruccio
s
'
era
lanciato
sulla
nonna
,
e
l
'
aveva
coperta
col
proprio
corpo
.
L
'
assassino
fuggì
urtando
il
tavolo
e
rovesciando
il
lume
,
che
si
spense
.
Il
ragazzo
scivolò
lentamente
di
sopra
alla
nonna
,
e
cadde
in
ginocchio
,
e
rimase
in
quell
'
atteggiamento
,
con
le
braccia
intorno
alla
vita
di
lei
e
il
capo
sul
suo
seno
.
Qualche
momento
passò
;
era
buio
fitto
;
il
canto
dei
contadini
s
'
andava
allontanando
per
la
campagna
.
La
vecchia
rinvenne
.
-
Ferruccio
!
-
chiamò
con
voce
appena
intelligibile
,
battendo
i
denti
.
-
Nonna
,
-
rispose
il
ragazzo
.
La
vecchia
fece
uno
sforzo
per
parlare
;
ma
il
terrore
le
paralizzava
la
lingua
.
Stette
un
pezzo
in
silenzio
,
tremando
violentemente
.
Poi
riuscì
a
domandare
:
-
Non
ci
son
più
?
-
No
.
-
Non
m
'
hanno
uccisa
,
-
mormorò
la
vecchia
con
voce
soffocata
.
-
No
...
siete
salva
,
-
disse
Ferruccio
,
con
voce
fioca
.
-
Siete
salva
,
cara
nonna
.
Hanno
portato
via
dei
denari
.
Ma
il
babbo
...
aveva
preso
quasi
tutto
con
sé
.
La
nonna
mise
un
respiro
.
-
Nonna
,
-
disse
Ferruccio
,
sempre
in
ginocchio
,
stringendola
alla
vita
,
-
cara
nonna
...
mi
volete
bene
,
non
è
vero
?
-
Oh
Ferruccio
!
povero
figliuol
mio
!
-
rispose
quella
,
mettendogli
le
mani
sul
capo
,
-
che
spavento
devi
aver
avuto
!
Oh
Signore
Iddio
misericordioso
!
Accendi
un
po
'
di
lume
...
No
,
restiamo
al
buio
,
ho
ancora
paura
.
-
Nonna
,
-
riprese
il
ragazzo
,
-
io
v
'
ho
sempre
dato
dei
dispiaceri
...
-
No
,
Ferruccio
,
non
dir
queste
cose
;
io
non
ci
penso
più
,
ho
scordato
tutto
,
ti
voglio
tanto
bene
!
-
V
'
ho
sempre
dato
dei
dispiaceri
,
-
continuò
Ferruccio
,
a
stento
,
con
la
voce
tremola
;
-
ma
...
vi
ho
sempre
voluto
bene
.
Mi
perdonate
?
...
Perdonatemi
,
nonna
-
Sì
,
figliuolo
,
ti
perdono
,
ti
perdono
con
tutto
il
cuore
.
Pensa
un
po
'
se
non
ti
perdono
.
Levati
d
'
in
ginocchio
,
bambino
mio
.
Non
ti
sgriderò
mai
più
.
Sei
buono
,
sei
tanto
buono
!
Accendiamo
il
lume
.
Facciamoci
un
po
'
di
coraggio
.
Alzati
,
Ferruccio
.
-
Grazie
,
nonna
,
-
disse
il
ragazzo
,
con
la
voce
sempre
più
debole
.
-
Ora
...
sono
contento
.
Vi
ricorderete
di
me
,
nonna
...
non
è
vero
?
vi
ricorderete
sempre
di
me
...
del
vostro
Ferruccio
.
-
Ferruccio
mio
!
-
esclamò
la
nonna
,
stupita
e
inquieta
,
mettendogli
le
mani
sulle
spalle
e
chinando
il
capo
,
come
per
guardarlo
nel
viso
.
-
Ricordatevi
di
me
,
-
mormorò
ancora
il
ragazzo
con
una
voce
che
pareva
un
soffio
.
-
Date
un
bacio
a
mia
madre
...
a
mio
padre
...
a
Luigina
...
Addio
,
nonna
...
-
In
nome
del
cielo
,
cos
'
hai
!
-
gridò
la
vecchia
palpando
affannosamente
il
capo
del
ragazzo
che
le
si
era
abbandonato
sulle
ginocchia
;
e
poi
con
quanta
voce
avea
in
gola
disperatamente
:
-
Ferruccio
!
Ferruccio
!
Ferruccio
!
Bambino
mio
!
Amor
mio
!
Angeli
del
paradiso
,
aiutatemi
!
Ma
Ferruccio
non
rispose
più
.
Il
piccolo
eroe
,
il
salvatore
della
madre
di
sua
madre
,
colpito
d
'
una
coltellata
nel
dorso
,
aveva
reso
la
bella
e
ardita
anima
a
Dio
.
Il
muratorino
moribondo
18
,
martedì
Il
povero
muratorino
è
malato
grave
;
il
maestro
ci
disse
d
'
andarlo
a
vedere
,
e
combinammo
d
'
andarci
insieme
Garrone
,
Derossi
ed
io
.
Stardi
pure
sarebbe
venuto
,
ma
siccome
il
maestro
ci
diede
per
lavoro
la
descrizione
del
Monumento
a
Cavour
,
egli
ci
disse
che
doveva
andar
a
vedere
il
monumento
,
per
far
la
descrizione
più
esatta
.
Così
per
prova
invitammo
anche
quel
gonfionaccio
di
Nobis
,
che
ci
rispose
:
-
No
,
-
senz
'
altro
.
Votini
pure
si
scusò
,
forse
per
paura
di
macchiarsi
il
vestito
di
calcina
.
Ci
andammo
all
'
uscita
delle
quattro
.
Pioveva
a
catinelle
.
Per
la
strada
Garrone
si
fermò
e
disse
con
la
bocca
piena
di
pane
:
-
Cosa
si
compera
?
-
e
faceva
sonare
due
soldi
nella
tasca
.
Mettemmo
due
soldi
ciascuno
e
comperammo
tre
arancie
grosse
.
Salimmo
alla
soffitta
.
Davanti
all
'
uscio
Derossi
si
levò
la
medaglia
e
se
la
mise
in
tasca
:
gli
domandai
perché
:
-
Non
so
,
rispose
,
-
per
non
aver
l
'
aria
...
mi
par
più
delicato
entrare
senza
medaglia
.
-
Picchiammo
,
ci
aperse
il
padre
,
quell
'
omone
che
pare
un
gigante
:
aveva
la
faccia
stravolta
che
pareva
spaventato
.
-
Chi
siete
?
-
domandò
.
-
Garrone
rispose
:
-
Siamo
compagni
di
scuola
d
'
Antonio
,
che
gli
portiamo
tre
arancie
.
-
Ah
!
povero
Tonino
,
-
esclamò
il
muratore
scotendo
il
capo
,
-
ho
paura
che
non
le
mangerà
più
le
vostre
arancie
!
-
e
si
asciugò
gli
occhi
col
rovescio
della
mano
.
Ci
fece
andar
avanti
:
entrammo
in
una
camera
a
tetto
,
dove
vedemmo
il
«
muratorino
»
che
dormiva
in
un
piccolo
letto
di
ferro
:
sua
madre
stava
abbandonata
sul
letto
col
viso
nelle
mani
,
e
si
voltò
appena
a
guardarci
:
da
una
parte
pendevan
dei
pennelli
,
un
piccone
e
un
crivello
da
calcina
;
sui
piedi
del
malato
era
distesa
la
giacchetta
del
muratore
,
bianca
di
gesso
.
Il
povero
ragazzo
era
smagrito
,
bianco
bianco
,
col
naso
affilato
,
e
respirava
corto
.
O
caro
Tonino
,
tanto
buono
e
allegro
,
piccolo
compagno
mio
,
come
mi
fece
pena
,
quanto
avrei
dato
per
rivedergli
fare
il
muso
di
lepre
,
povero
muratorino
!
Garrone
gli
mise
un
'
arancia
sul
cuscino
,
accanto
al
viso
:
l
'
odore
lo
svegliò
,
la
pigliò
subito
,
ma
poi
la
lasciò
andare
,
e
guardò
fisso
Garrone
.
-
Son
io
,
-
disse
questi
,
-
Garrone
:
mi
conosci
?
-
Egli
fece
un
sorriso
che
si
vide
appena
,
e
levò
a
stento
dal
letto
la
sua
mano
corta
e
la
porse
a
Garrone
,
che
la
prese
fra
le
sue
e
vi
appoggiò
sopra
la
guancia
dicendo
:
-
Coraggio
,
coraggio
,
muratorino
;
tu
guarirai
presto
e
tornerai
alla
scuola
e
il
maestro
ti
metterà
vicino
a
me
,
sei
contento
?
-
Ma
il
muratorino
non
rispose
.
La
madre
scoppiò
in
singhiozzi
:
-
Oh
il
mio
povero
Tonino
!
il
mio
povero
Tonino
!
Così
bravo
e
buono
,
e
Dio
che
ce
lo
vuol
prendere
!
-
Chétati
!
-
le
gridò
il
muratore
,
disperato
,
-
chetati
per
amor
di
Dio
,
o
perdo
la
testa
!
-
Poi
disse
a
noi
affannosamente
:
-
Andate
,
andate
,
ragazzi
;
grazie
;
andate
;
che
volete
far
qui
?
Grazie
;
andatevene
a
casa
.
-
Il
ragazzo
aveva
richiuso
gli
occhi
e
pareva
morto
.
-
Ha
bisogno
di
qualche
servizio
?
-
domandò
Garrone
.
-
No
,
buon
figliuolo
,
grazie
,
rispose
il
muratore
;
-
andatevene
a
casa
.
-
E
così
dicendo
ci
spinse
sul
pianerottolo
e
richiuse
l
'
uscio
.
Ma
non
eravamo
a
metà
delle
scale
,
che
lo
sentimmo
gridare
:
-
Garrone
!
Garrone
!
-
Risalimmo
in
fretta
tutti
e
tre
.
-
Garrone
!
-
gridò
il
muratore
col
viso
mutato
,
-
t
'
ha
chiamato
per
nome
,
due
giorni
che
non
parlava
,
t
'
ha
chiamato
due
volte
,
vuole
te
,
vieni
subito
.
Ah
santo
Iddio
,
se
fosse
un
buon
segno
!
-
A
rivederci
,
-
disse
Garrone
a
noi
,
-
io
rimango
,
-
e
si
lanciò
in
casa
col
padre
.
Derossi
aveva
gli
occhi
pieni
di
lacrime
.
Io
gli
dissi
:
-
Piangi
per
il
muratorino
?
Egli
ha
parlato
,
guarirà
.
-
Lo
credo
,
-
rispose
Derossi
;
-
ma
non
pensavo
a
lui
...
Pensavo
com
'
è
buono
,
che
anima
bella
è
Garrone
!
Il
conte
Cavour
29
,
mercoledì
È
la
descrizione
del
monumento
al
conte
Cavour
che
tu
devi
fare
.
Puoi
farla
.
Ma
chi
sia
stato
il
conte
Cavour
non
lo
puoi
capire
per
ora
.
Per
ora
sappi
questo
soltanto
.
egli
fu
per
molti
anni
il
primo
ministro
del
Piemonte
,
è
lui
che
mandò
l
'
esercito
piemontese
in
Crimea
a
rialzare
con
la
vittoria
della
Cernaia
la
nostra
gloria
militare
caduta
con
la
sconfitta
di
Novara
;
è
lui
che
fece
calare
dalle
Alpi
centocinquantamila
Francesi
a
cacciar
gli
Austriaci
dalla
Lombardia
,
è
lui
che
governò
l
'
Italia
nel
periodo
più
solenne
della
nostra
rivoluzione
,
che
diede
in
quegli
anni
il
più
potente
impulso
alla
santa
impresa
dell
'
unificazione
della
patria
,
lui
con
l
'
ingegno
luminoso
,
con
la
costanza
invincibile
,
con
l
'
operosità
più
che
umana
.
Molti
generali
passarono
ore
terribili
sul
campo
di
battaglia
;
ma
egli
ne
passò
di
più
terribili
nel
suo
gabinetto
quando
l
'
enorme
opera
sua
poteva
rovinare
di
momento
in
momento
come
un
fragile
edifizio
a
un
crollo
di
terremoto
,
ore
,
notti
di
lotta
e
d
'
angoscia
passò
,
da
uscirne
con
la
ragione
stravolta
o
con
la
morte
nel
cuore
.
E
fu
questo
gigantesco
e
tempestoso
lavoro
che
gli
accorciò
di
vent
'
anni
la
vita
.
Eppure
,
divorato
dalla
febbre
che
lo
doveva
gettar
nella
fossa
,
egli
lottava
ancora
disperatamente
con
la
malattia
,
per
far
qualche
cosa
per
il
suo
paese
.
-
È
strano
,
diceva
con
dolore
dal
suo
letto
di
morte
,
-
non
so
più
leggere
,
non
posso
più
leggere
.
-
Mentre
gli
cavavan
sangue
e
la
febbre
aumentava
,
pensava
alla
sua
patria
,
diceva
imperiosamente
:
-
Guaritemi
,
la
mia
mente
s
'
oscura
,
ho
bisogno
di
tutte
le
mie
facoltà
per
trattare
dei
gravi
affari
.
-
Quando
era
già
ridotto
agli
estremi
,
e
tutta
la
città
s
'
agitava
,
e
il
Re
stava
al
suo
capezzale
,
egli
diceva
con
affanno
.
-
Ho
molte
cose
da
dirvi
,
Sire
,
molte
cose
da
farvi
vedere
;
ma
son
malato
,
non
posso
,
non
posso
;
-
e
si
desolava
.
E
sempre
il
suo
pensiero
febbrile
rivolava
allo
Stato
,
alle
nuove
provincie
italiane
che
s
'
erano
unite
a
noi
;
alle
tante
cose
che
rimanevan
da
farsi
.
Quando
lo
prese
il
delirio
.
-
Educate
l
'
infanzia
,
-
esclamava
fra
gli
aneliti
,
-
educate
l
'
infanzia
e
la
gioventù
...
governate
con
la
libertà
.
-
Il
delirio
cresceva
,
la
morte
gli
era
sopra
,
ed
egli
invocava
con
parole
ardenti
il
generale
Garibaldi
,
col
quale
aveva
avuto
dei
dissensi
,
e
Venezia
e
Roma
che
non
erano
ancor
libere
,
aveva
delle
vaste
visioni
dell
'
avvenire
d
'
Italia
e
d
'
Europa
,
sognava
un
'
invasione
straniera
,
domandava
dove
fossero
i
corpi
dell
'
esercito
e
i
generali
,
trepidava
ancora
per
noi
,
per
il
suo
popolo
.
Il
suo
grande
dolore
,
capisci
,
non
era
di
sentirsi
mancare
la
vita
,
era
di
vedersi
sfuggire
la
patria
,
che
aveva
ancora
bisogno
di
lui
,
e
per
la
quale
aveva
logorato
in
pochi
anni
le
forze
smisurate
del
suo
miracoloso
organismo
.
Morì
col
grido
della
battaglia
nella
gola
,
e
la
sua
morte
fu
grande
come
la
sua
vita
.
Ora
pensa
un
poco
,
Enrico
,
che
cosa
è
il
nostro
lavoro
,
che
pure
ci
pesa
tanto
,
che
cosa
sono
i
nostri
dolori
,
la
nostra
morte
stessa
,
a
confronto
delle
fatiche
,
degli
affanni
formidabili
,
delle
agonie
tremende
di
quegli
uomini
;
a
cui
pesa
un
mondo
sul
cuore
!
Pensa
a
questo
,
figliuolo
,
quando
passi
davanti
a
quell
'
immagine
di
marmo
,
e
dille
:
-
Gloria
!
-
in
cuor
tuo
.
TUO
PADRE
APRILE
Primavera
1
,
sabato
Primo
d
'
aprile
!
Tre
soli
mesi
ancora
.
Questa
è
stata
una
delle
più
belle
mattinate
dell
'
anno
.
Io
ero
contento
,
nella
scuola
,
perché
Coretti
m
'
aveva
detto
d
'
andar
dopo
domani
a
veder
arrivare
il
Re
,
insieme
con
suo
padre
che
lo
conosce
;
e
perché
mia
madre
m
'
avea
promesso
di
condurmi
lo
stesso
giorno
a
visitar
l
'
Asilo
infantile
di
Corso
Valdocco
.
Anche
ero
contento
perché
il
«
muratorino
»
sta
meglio
,
e
perché
ieri
sera
,
passando
,
il
maestro
disse
a
mio
padre
:
-
Va
bene
,
va
bene
.
-
E
poi
era
una
bella
mattinata
di
primavera
.
Dalle
finestre
della
scuola
si
vedeva
il
cielo
azzurro
,
gli
alberi
del
giardino
tutti
coperti
di
germogli
,
e
le
finestre
delle
case
spalancate
,
colle
cassette
e
i
vasi
già
verdeggianti
.
Il
maestro
non
rideva
,
perché
non
ride
mai
,
ma
era
di
buon
umore
,
tanto
che
non
gli
appariva
quasi
più
quella
ruga
diritta
in
mezzo
alla
fronte
;
e
spiegava
un
problema
sulla
lavagna
,
celiando
.
E
si
vedeva
che
provava
piacere
a
respirar
l
'
aria
del
giardino
che
veniva
per
le
finestre
aperte
,
piena
d
'
un
buon
odor
fresco
di
terra
e
di
foglie
,
che
faceva
pensare
alle
passeggiate
in
campagna
.
Mentre
egli
spiegava
,
si
sentiva
in
una
strada
vicina
un
fabbro
ferraio
che
batteva
sull
'
incudine
,
e
nella
casa
di
faccia
una
donna
che
cantava
per
addormentare
il
bambino
:
lontano
,
nella
caserma
della
Cernaia
,
suonavano
le
trombe
.
Tutti
parevano
contenti
,
persino
Stardi
.
A
un
certo
momento
il
fabbro
si
mise
a
picchiar
più
forte
,
la
donna
a
cantar
più
alto
.
Il
maestro
s
'
interruppe
e
prestò
l
'
orecchio
.
Poi
disse
lentamente
guardando
per
la
finestra
:
-
Il
cielo
che
sorride
,
una
madre
che
canta
,
un
galantuomo
che
lavora
,
dei
ragazzi
che
studiano
...
ecco
delle
cose
belle
.
-
Quando
uscimmo
dalla
classe
,
vedemmo
che
anche
tutti
gli
altri
erano
allegri
;
tutti
camminavano
in
fila
pestando
i
piedi
forte
e
canticchiando
,
come
alla
vigilia
d
'
una
vacanza
di
quattro
giorni
;
le
maestre
scherzavano
;
quella
della
penna
rossa
saltellava
dietro
i
suoi
bimbi
come
una
scolaretta
;
i
parenti
dei
ragazzi
discorrevano
fra
loro
ridendo
,
e
la
madre
di
Crossi
,
l
'
erbaiola
,
ci
aveva
nelle
ceste
tanti
mazzi
di
violette
,
che
empivano
di
profumo
tutto
il
camerone
.
Io
non
sentii
mai
tanta
contentezza
come
questa
mattina
a
veder
mia
madre
che
mi
aspettava
nella
strada
.
E
glielo
dissi
andandole
incontro
:
-
Sono
contento
:
cos
'
è
mai
che
mi
fa
così
contento
questa
mattina
?
-
E
mia
madre
mi
rispose
sorridendo
che
era
la
bella
stagione
e
la
buona
coscienza
.
Re
Umberto
3
,
lunedì
Alle
dieci
in
punto
mio
padre
vide
dalla
finestra
Coretti
,
il
rivenditore
di
legna
,
e
il
figliuolo
,
che
m
'
aspettavano
sulla
piazza
,
e
mi
disse
:
-
Eccoli
,
Enrico
;
va
'
a
vedere
il
tuo
re
.
Io
andai
giù
lesto
come
un
razzo
.
Padre
e
figliuolo
erano
anche
più
vispi
del
solito
e
non
mi
parve
mai
che
si
somigliassero
tanto
l
'
uno
all
'
altro
come
questa
mattina
:
il
padre
aveva
alla
giacchetta
la
medaglia
al
valore
in
mezzo
alle
due
commemorative
,
e
i
baffetti
arricciati
e
aguzzi
come
due
spilli
.
Ci
mettemmo
subito
in
cammino
verso
la
stazione
della
strada
ferrata
,
dove
il
re
doveva
arrivare
alle
dieci
e
mezzo
.
Coretti
padre
fumava
la
pipa
e
si
fregava
le
mani
.
-
Sapete
,
-
diceva
-
che
non
l
'
ho
più
visto
dalla
guerra
del
sessantasei
?
La
bagatella
di
quindici
anni
e
sei
mesi
.
Prima
tre
anni
in
Francia
,
poi
a
Mondovì
;
e
qui
che
l
'
avrei
potuto
vedere
,
non
s
'
è
mai
dato
il
maledetto
caso
che
mi
trovassi
in
città
quando
egli
veniva
.
Quando
si
dice
le
combinazioni
.
Egli
chiamava
il
re
:
-
Umberto
-
come
un
camerata
.
-
Umberto
comandava
la
16a
divisione
,
Umberto
aveva
ventidue
anni
e
tanti
giorni
,
Umberto
montava
a
cavallo
così
e
così
.
-
Quindici
anni
!
-
diceva
forte
,
allungando
il
passo
.
-
Ho
proprio
desiderio
di
rivederlo
.
L
'
ho
lasciato
principe
,
lo
rivedo
re
.
E
anch
'
io
ho
cambiato
:
son
passato
da
soldato
a
rivenditor
di
legna
.
-
E
rideva
.
Il
figliuolo
gli
domandò
:
-
Se
vi
vedesse
,
vi
riconoscerebbe
?
Egli
si
mise
a
ridere
.
-
Tu
sei
matto
,
-
rispose
.
-
Ci
vorrebbe
altro
.
Lui
,
Umberto
,
era
uno
solo
;
noi
eravamo
come
le
mosche
.
E
poi
sì
che
ci
stette
a
guardare
uno
per
uno
.
Sboccammo
sul
corso
Vittorio
Emanuele
;
c
'
era
molta
gente
che
s
'
avviava
alla
stazione
.
Passava
una
compagnia
d
'
Alpini
,
con
le
trombe
.
Passarono
due
carabinieri
a
cavallo
,
di
galoppo
.
Era
un
sereno
che
smagliava
.
-
Sì
!
-
esclamò
Coretti
padre
,
animandosi
;
-
mi
fa
proprio
piacere
di
rivederlo
,
il
mio
generale
di
divisione
.
Ah
!
come
sono
invecchiato
presto
!
Mi
pare
l
'
altro
giorno
che
avevo
lo
zaino
sulle
spalle
e
il
fucile
tra
le
mani
in
mezzo
a
quel
tramestio
,
la
mattina
del
24
giugno
,
quando
s
'
era
per
venire
ai
ferri
.
Umberto
andava
e
veniva
coi
suoi
ufficiali
,
mentre
tonava
il
cannone
,
lontano
;
e
tutti
lo
guardavano
e
dicevano
:
-
Purché
non
ci
sia
una
palla
anche
per
lui
!
-
Ero
a
mille
miglia
dal
pensare
che
di
lì
a
poco
me
gli
sarei
trovato
tanto
vicino
,
davanti
alle
lance
degli
ulani
austriaci
;
ma
proprio
a
quattro
passi
l
'
un
dall
'
altro
,
figliuoli
.
Era
una
bella
giornata
,
il
cielo
come
uno
specchio
,
ma
un
caldo
!
Vediamo
se
si
può
entrare
.
Eravamo
arrivati
alla
stazione
;
c
'
era
una
gran
folla
,
carrozze
,
guardie
,
carabinieri
,
società
con
bandiere
.
La
banda
d
'
un
reggimento
suonava
.
Coretti
padre
tentò
di
entrare
sotto
il
porticato
;
ma
gli
fu
impedito
.
Allora
pensò
di
cacciarsi
in
prima
fila
nella
folla
che
facea
ala
all
'
uscita
,
e
aprendosi
il
passo
coi
gomiti
,
riuscì
a
spingere
innanzi
anche
noi
.
Ma
la
folla
,
ondeggiando
,
ci
sbalzava
un
po
'
di
qua
e
un
po
'
di
là
.
Il
venditor
di
legna
adocchiava
il
primo
pilastro
del
porticato
,
dove
le
guardie
non
lasciavano
stare
nessuno
.
-
Venite
con
me
,
-
disse
a
un
tratto
,
e
tirandoci
per
le
mani
,
attraversò
in
due
salti
lo
spazio
vuoto
e
s
'
andò
a
piantar
là
,
con
le
spalle
al
muro
.
Accorse
subito
un
brigadiere
di
Polizia
e
gli
disse
:
-
Qui
non
si
può
stare
.
-
Son
del
quarto
battaglione
del
'49
,
-
rispose
Coretti
,
toccandosi
la
medaglia
.
Il
brigadiere
lo
guardò
e
disse
:
-
Restate
.
-
Ma
se
lo
dico
io
!
-
esclamò
Coretti
trionfante
;
-
è
una
parola
magica
quel
quarto
del
quarantanove
!
Non
ho
diritto
di
vederlo
un
po
'
a
mio
comodo
il
mio
generale
,
io
che
son
stato
nel
quadrato
!
Se
l
'
ho
visto
da
vicino
allora
,
mi
par
giusto
di
vederlo
da
vicino
adesso
.
E
dico
generale
!
È
stato
mio
comandante
di
battaglione
,
per
una
buona
mezz
'
ora
,
perché
in
quei
momenti
lo
comandava
lui
il
battaglione
,
mentre
c
'
era
in
mezzo
,
e
non
il
maggiore
Ubrich
,
sagrestia
!
Intanto
si
vedeva
nel
salone
dell
'
arrivo
e
fuori
un
gran
rimescolio
di
signori
e
d
'
ufficiali
,
e
davanti
alla
porta
si
schieravano
le
carrozze
,
coi
servitori
vestiti
di
rosso
.
Coretti
domandò
a
suo
padre
se
il
principe
Umberto
aveva
la
sciabola
in
mano
quand
'
era
nel
quadrato
.
-
Avrà
ben
avuto
la
sciabola
in
mano
,
-
rispose
,
-
per
parare
una
lanciata
,
che
poteva
toccare
a
lui
come
a
un
altro
.
Ah
!
i
demoni
scatenati
!
Ci
vennero
addosso
come
l
'
ira
di
Dio
,
ci
vennero
.
Giravano
tra
i
gruppi
,
i
quadrati
,
i
cannoni
,
che
parevan
mulinati
da
un
uragano
,
sfondando
ogni
cosa
.
Era
una
confusione
di
cavalleggeri
d
'
Alessandria
,
di
lancieri
di
Foggia
,
di
fanteria
,
di
ulani
,
di
bersaglieri
,
un
inferno
che
non
se
ne
capiva
più
niente
.
Io
intesi
gridare
:
-
Altezza
!
Altezza
!
-
vidi
venir
le
lancie
calate
,
scaricammo
i
fucili
,
un
nuvolo
di
polvere
nascose
tutto
...
Poi
la
polvere
si
diradò
...
La
terra
era
coperta
di
cavalli
e
di
ulani
feriti
e
morti
.
Io
mi
voltai
indietro
,
e
vidi
in
mezzo
a
noi
Umberto
,
a
cavallo
,
che
guardava
intorno
,
tranquillo
,
con
l
'
aria
di
domandare
:
-
C
'
è
nessuno
graffiato
dei
miei
ragazzi
?
-
E
noi
gli
gridammo
:
-
Evviva
!
-
sulla
faccia
,
come
matti
.
Sacro
Dio
che
momento
!
...
Ecco
il
treno
che
arriva
.
La
banda
suonò
,
gli
ufficiali
accorsero
,
la
folla
s
'
alzò
in
punta
di
piedi
.
-
Eh
,
non
esce
mica
subito
,
-
disse
una
guardia
;
-
ora
gli
fanno
un
discorso
.
Coretti
padre
non
stava
più
nella
pelle
.
-
Ah
!
quando
ci
penso
,
-
disse
,
-
io
lo
vedo
sempre
là
.
Sta
bene
tra
i
colerosi
e
i
terremoti
e
che
so
altro
:
anche
là
è
stato
bravo
;
ma
io
l
'
ho
sempre
in
mente
come
l
'
ho
visto
allora
,
in
mezzo
a
noi
,
con
quella
faccia
tranquilla
.
E
son
sicuro
che
se
ne
ricorda
anche
lui
del
quarto
del
'49
,
anche
adesso
che
è
re
,
e
che
gli
farebbe
piacere
di
averci
una
volta
a
tavola
tutti
insieme
,
quelli
che
s
'
è
visto
intorno
in
quei
momenti
.
Adesso
ci
ha
generali
e
signoroni
e
galloni
;
allora
non
ci
aveva
che
dei
poveri
soldati
.
Se
ci
potessi
un
po
'
barattare
quattro
parole
,
a
quattr
'
occhi
!
Il
nostro
generale
di
ventidue
anni
,
il
nostro
principe
,
che
era
affidato
alle
nostre
baionette
...
Quindici
anni
che
non
lo
vedo
...
Il
nostro
Umberto
,
va
'
.
Ah
!
questa
musica
mi
rimescola
il
sangue
,
parola
d
'
onore
.
Uno
scoppio
di
grida
l
'
interruppe
,
migliaia
di
cappelli
s
'
alzarono
in
aria
,
quattro
signori
vestiti
di
nero
salirono
nella
prima
carrozza
-
È
lui
!
-
gridò
Coretti
,
e
rimase
come
incantato
.
Poi
disse
piano
:
-
Madonna
mia
,
come
s
'
è
fatto
grigio
!
-
Tutti
e
tre
ci
scoprimmo
il
capo
:
la
carrozza
veniva
innanzi
lentamente
,
in
mezzo
alla
folla
che
gridava
e
agitava
i
cappelli
.
Io
guardai
Coretti
padre
.
Mi
parve
un
altro
:
pareva
diventato
più
alto
,
serio
,
un
po
'
pallido
,
ritto
appiccicato
contro
il
pilastro
.
La
carrozza
arrivò
davanti
a
noi
,
a
un
passo
dal
pilastro
.
-
Evviva
!
-
gridarono
molte
voci
.
-
Evviva
!
-
gridò
Coretti
,
dopo
gli
altri
.
Il
re
lo
guardò
in
viso
e
arrestò
un
momento
lo
sguardo
sulle
tre
medaglie
.
Allora
Coretti
perdé
la
testa
e
urlò
:
-
Quarto
battaglione
del
quarantanove
!
Il
re
,
che
s
'
era
già
voltato
da
un
'
altra
parte
,
si
rivoltò
verso
di
noi
,
e
fissando
Coretti
negli
occhi
,
stese
la
mano
fuor
della
carrozza
.
Coretti
fece
un
salto
avanti
e
gliela
strinse
.
La
carrozza
passò
,
la
folla
irruppe
e
ci
divise
,
perdemmo
di
vista
Coretti
padre
.
Ma
fu
un
momento
.
Subito
lo
ritrovammo
,
ansante
,
con
gli
occhi
umidi
,
che
chiamava
per
nome
il
figliuolo
,
tenendo
la
mano
in
alto
.
Il
figliuolo
si
slanciò
verso
di
lui
,
ed
egli
gridò
:
-
Qua
,
piccino
,
che
ho
ancora
calda
la
mano
!
-
e
gli
passò
la
mano
intorno
al
viso
,
dicendo
:
-
Questa
è
una
carezza
del
re
.
E
rimase
lì
come
trasognato
,
con
gli
occhi
fissi
sulla
carrozza
lontana
,
sorridendo
,
con
la
pipa
tra
le
mani
,
in
mezzo
a
un
gruppo
di
curiosi
che
lo
guardavano
.
-
È
uno
del
quadrato
del
'49
,
-
dicevano
.
-
È
un
soldato
che
conosce
il
re
.
-
È
il
re
che
l
'
ha
riconosciuto
.
-
È
lui
che
gli
ha
teso
la
mano
.
-
Ha
dato
una
supplica
al
re
,
-
disse
uno
più
forte
.
-
No
,
-
rispose
Coretti
,
voltandosi
bruscamente
;
-
non
gli
ho
dato
nessuna
supplica
,
io
.
Un
'
altra
cosa
gli
darei
,
se
me
la
domandasse
...
Tutti
lo
guardarono
.
Ed
egli
disse
semplicemente
:
-
Il
mio
sangue
.
L
'
asilo
infantile
4
,
martedì
Mia
madre
,
come
m
'
aveva
promesso
,
mi
condusse
ieri
dopo
colazione
all
'
asilo
infantile
di
Corso
Valdocco
,
per
raccomandare
alla
direttrice
una
sorella
piccola
di
Precossi
.
Io
non
avevo
mai
visto
un
asilo
.
Quanto
mi
divertirono
!
Duecento
c
'
erano
tra
bimbi
e
bimbe
,
così
piccoli
,
che
i
nostri
della
prima
inferiore
sono
uomini
appetto
a
quelli
.
Arrivammo
appunto
che
entravano
in
fila
nel
refettorio
,
dove
erano
due
tavole
lunghissime
con
tante
buche
rotonde
,
e
in
ogni
buca
una
scodella
nera
,
piena
di
riso
e
fagioli
,
e
un
cucchiaio
di
stagno
accanto
.
Entrando
alcuni
piantavano
un
melo
,
e
restavan
lì
sul
pavimento
,
fin
che
accorrevan
le
maestre
a
tirarli
su
.
Molti
si
fermavano
davanti
a
una
scodella
,
credendo
che
fosse
quello
il
loro
posto
,
e
ingollavano
subito
una
cucchiaiata
,
quando
arrivava
una
maestra
e
diceva
:
-
Avanti
!
-
e
quelli
avanti
tre
o
quattro
passi
e
giù
un
'
altra
cucchiaiata
,
e
avanti
ancora
,
fin
che
arrivavano
al
proprio
posto
,
dopo
aver
beccato
a
scrocco
una
mezza
minestrina
.
Finalmente
,
a
furia
di
spingere
,
di
gridare
:
-
Sbrigatevi
!
Sbrigatevi
!
-
li
misero
in
ordine
tutti
,
e
cominciarono
la
preghiera
.
Ma
tutti
quelli
delle
file
di
dentro
,
i
quali
per
pregare
dovevan
voltar
la
schiena
alla
scodella
,
torcevano
il
capo
indietro
per
tenerla
d
'
occhio
,
che
nessuno
ci
pescasse
,
e
poi
pregavano
così
,
con
le
mani
giunte
e
con
gli
occhi
al
cielo
,
ma
col
cuore
alla
pappa
.
Poi
si
misero
a
mangiare
.
Ah
che
ameno
spettacolo
!
Uno
mangiava
con
due
cucchiai
,
l
'
altro
s
'
ingozzava
con
le
mani
,
molti
levavano
i
fagioli
un
per
uno
e
se
li
ficcavano
in
tasca
;
altri
invece
li
rinvoltavano
stretti
nel
grembiulino
e
ci
picchiavan
su
,
per
far
la
pasta
.
Ce
n
'
erano
anche
che
non
mangiavano
per
veder
volar
le
mosche
,
e
alcuni
tossivano
e
spandevano
una
pioggia
di
riso
tutto
intorno
.
Un
pollaio
,
pareva
.
Ma
era
grazioso
.
Facevano
una
bella
figura
le
due
file
delle
bambine
,
tutte
coi
capelli
legati
sul
cocuzzolo
con
tanti
nastrini
rossi
,
verdi
,
azzurri
.
Una
maestra
domandò
a
una
fila
di
otto
bambine
:
-
Dove
nasce
il
riso
?
Tutte
otto
spalancaron
la
bocca
piena
di
minestra
,
e
risposero
tutte
insieme
cantando
:
-
Na
-
sce
nel
-
l
'
ac
-
qua
,
-
Poi
la
maestra
comandò
:
-
Le
mani
in
alto
!
-
E
allora
fu
bello
vedere
scattar
su
tutti
quei
braccini
,
che
mesi
fa
erano
ancor
nelle
fascie
,
e
agitarsi
tutte
quelle
mani
piccole
,
che
parevan
tante
farfalle
bianche
e
rosate
.
Poi
andarono
alla
ricreazione
;
ma
prima
presero
tutti
i
loro
panierini
con
dentro
la
colazione
,
che
erano
appesi
ai
muri
.
Uscirono
nel
giardino
e
si
sparpagliarono
,
tirando
fuori
le
loro
provvigioni
:
pane
,
prune
cotte
,
un
pezzettino
di
formaggio
,
un
ovo
sodo
,
delle
mele
piccole
,
una
pugnata
di
ceci
lessi
,
un
'
ala
di
pollo
.
In
un
momento
tutto
il
giardino
fu
coperto
di
bricioline
come
se
ci
avessero
sparso
del
becchime
per
uno
stormo
d
'
uccelli
.
Mangiavano
in
tutte
le
più
strane
maniere
,
come
i
conigli
,
i
topi
,
i
gatti
,
rosicchiando
,
leccando
,
succhiando
.
C
'
era
un
bimbo
che
si
teneva
appuntato
un
grissino
sul
petto
e
lo
andava
ungendo
con
una
nespola
,
come
se
lustrasse
una
sciabola
.
Delle
bambine
spiaccicavano
nel
pugno
delle
formaggiole
molli
,
che
colavano
fra
le
dita
,
come
latte
,
e
filavan
giù
dentro
alle
maniche
;
ed
esse
non
se
n
'
accorgevano
mica
.
Correvano
e
s
'
inseguivano
con
le
mele
e
i
panini
attaccati
ai
denti
,
come
i
cani
.
Ne
vidi
tre
che
scavavano
con
un
fuscello
dentro
a
un
ovo
sodo
credendo
di
scoprirvi
dei
tesori
,
e
lo
spandean
mezzo
per
terra
,
e
poi
lo
raccoglievano
briciolo
per
briciolo
,
con
grande
pazienza
,
come
se
fossero
perle
.
E
a
quelli
che
avevan
qualcosa
di
straordinario
,
c
'
erano
intorno
otto
o
dieci
col
capo
chino
a
guardar
nel
paniere
,
come
avrebber
guardato
la
luna
nel
pozzo
.
Ci
saranno
stati
venti
intorno
a
un
batuffoletto
alto
così
,
che
aveva
in
mano
un
cartoccino
di
zucchero
,
tutti
a
fargli
cerimonie
per
aver
il
permesso
d
'
intingere
il
pane
,
e
lui
a
certi
lo
dava
,
ed
ad
altri
,
pregato
bene
,
non
imprestava
che
il
dito
da
succhiare
.
Intanto
mia
madre
era
venuta
nel
giardino
e
accarezzava
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
.
Molti
le
andavano
intorno
,
anzi
addosso
,
a
chiederle
un
bacio
col
viso
in
su
,
come
se
guardassero
a
un
terzo
piano
,
aprendo
e
chiudendo
la
bocca
,
come
per
domandare
la
cioccia
.
Uno
le
offerse
uno
spicchio
d
'
arancia
morsicchiato
,
un
altro
una
crostina
di
pane
,
una
bimba
le
diede
una
foglia
;
un
'
altra
bimba
le
mostrò
con
grande
serietà
la
punta
dell
'
indice
dove
,
a
guardar
bene
,
si
vedeva
un
gonfiettino
microscopico
,
che
s
'
era
fatto
il
giorno
prima
toccando
la
fiammella
della
candela
.
Le
mettevan
sotto
gli
occhi
,
come
grandi
meraviglie
,
degl
'
insetti
piccolissimi
,
che
non
so
come
facessero
a
vederli
e
a
raccoglierli
,
dei
mezzi
tappi
di
sughero
,
dei
bottoncini
di
camicia
,
dei
fiorellini
strappati
dai
vasi
.
Un
bambino
con
la
testa
fasciata
,
che
voleva
esser
sentito
a
ogni
costo
,
le
tartagliò
non
so
che
storia
d
'
un
capitombolo
,
che
non
se
ne
capì
una
parola
;
-
un
altro
volle
che
mia
madre
si
chinasse
,
e
le
disse
nell
'
orecchio
:
-
Mio
padre
fa
le
spazzole
.
-
E
in
quel
frattempo
accadevano
qua
e
là
mille
disgrazie
,
che
facevano
accorrere
le
maestre
:
bambine
che
piangevano
perché
non
potevano
disfare
un
nodo
del
fazzoletto
,
altre
che
si
disputavano
a
unghiate
e
a
strilli
due
semi
di
mela
,
un
bimbo
che
era
caduto
bocconi
sopra
un
panchettino
rovesciato
,
e
singhiozzava
su
quella
rovina
,
senza
potersi
rialzare
.
Prima
d
'
andar
via
,
mia
madre
ne
prese
in
braccio
tre
o
quattro
,
e
allora
accorsero
da
tutte
le
parti
per
farsi
pigliare
,
coi
visi
tinti
di
torlo
d
'
ovo
e
di
sugo
d
'
arancia
,
e
chi
a
afferrarle
le
mani
,
chi
a
prenderle
un
dito
per
veder
l
'
anello
,
l
'
uno
a
tirarle
la
catenella
dell
'
orologio
,
l
'
altro
a
volerla
acchiappare
per
le
trecce
.
-
Badi
,
-
dicevano
le
maestre
,
-
che
le
sciupan
tutto
il
vestito
.
-
Ma
a
mia
madre
non
importava
nulla
del
vestito
,
e
continuò
a
baciarli
,
e
quelli
sempre
più
a
serrarlesi
addosso
,
i
primi
con
le
braccia
tese
come
se
volessero
arrampicarsi
,
i
lontani
cercando
di
farsi
innanzi
tra
la
calca
,
e
tutti
gridando
:
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
-
infine
le
riuscì
di
scappar
dal
giardino
.
E
allora
corsero
tutti
a
mettere
il
viso
tra
i
ferri
della
cancellata
,
per
vederla
passare
,
e
a
cacciar
le
braccia
fuori
per
salutarla
,
offrendo
ancora
tozzi
di
pane
,
bocconcini
di
nespola
e
croste
di
formaggio
,
e
gridando
tutti
insieme
:
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
Ritorna
domani
!
Vieni
un
'
altra
volta
!
-
Mia
madre
,
scappando
,
fece
ancora
scorrere
una
mano
su
quelle
cento
manine
tese
,
come
sopra
una
ghirlanda
di
rose
vive
,
e
finalmente
riuscì
in
salvo
sulla
strada
,
tutta
coperta
di
briciole
e
di
macchie
,
sgualcita
e
scarmigliata
,
con
una
mano
piena
di
fiori
e
gli
occhi
gonfi
di
lacrime
,
contenta
,
come
se
fosse
uscita
da
una
festa
.
E
si
sentiva
ancora
il
vocìo
di
dentro
,
come
un
gran
pispigliare
d
'
uccelli
,
che
dicevano
:
-
Addio
!
Addio
!
Vieni
un
'
altra
volta
,
madama
!
Alla
ginnastica
5
,
mercoledì
Il
tempo
continuando
bellissimo
,
ci
hanno
fatto
passare
dalla
ginnastica
del
camerone
a
quella
degli
attrezzi
,
in
giardino
.
Garrone
era
ieri
nell
'
ufficio
del
Direttore
quando
venne
la
madre
di
Nelli
,
quella
signora
bionda
e
vestita
di
nero
,
per
far
dispensare
il
figliuolo
dai
nuovi
esercizi
.
Ogni
parola
le
costava
uno
sforzo
,
e
parlava
tenendo
una
mano
sul
capo
del
suo
ragazzo
.
-
Egli
non
può
...
-
disse
al
Direttore
.
Ma
Nelli
si
mostrò
così
addolorato
di
essere
escluso
dagli
attrezzi
,
d
'
aver
quella
umiliazione
di
più
...
-
Vedrai
,
mamma
,
-
diceva
,
-
che
farò
come
gli
altri
.
-
Sua
madre
lo
guardava
,
in
silenzio
,
con
un
'
aria
di
pietà
e
di
affetto
.
Poi
osservò
con
esitazione
:
-
Temo
dei
suoi
compagni
.
-
Voleva
dire
:
-
Temo
che
lo
burlino
.
-
Ma
Nelli
rispose
:
-
Non
mi
fa
nulla
...
e
poi
c
'
è
Garrone
.
Mi
basta
che
ci
sia
lui
che
non
rida
.
-
E
allora
lo
lasciaron
venire
.
Il
maestro
,
quello
della
ferita
al
collo
,
che
è
stato
con
Garibaldi
,
ci
condusse
subito
alle
sbarre
verticali
,
che
sono
alte
molto
,
e
bisognava
arrampicarsi
fino
in
cima
,
e
mettersi
ritti
sull
'
asse
trasversale
.
Derossi
e
Coretti
andaron
su
come
due
bertucce
;
anche
il
piccolo
Precossi
salì
svelto
,
benché
impacciato
da
quel
giacchettone
che
gli
dà
alle
ginocchia
,
e
per
farlo
ridere
,
mentre
saliva
tutti
gli
ripeteano
il
suo
intercalare
:
-
Scusami
,
scusami
!
-
Stardi
sbuffava
,
diventava
rosso
come
un
tacchino
,
stringeva
i
denti
che
pareva
un
cane
arrabbiato
;
ma
anche
a
costo
di
scoppiare
sarebbe
arrivato
in
cima
,
e
ci
arrivò
infatti
;
e
Nobis
pure
,
e
quando
fu
lassù
prese
un
'
impostatura
da
imperatore
,
ma
Votini
sdrucciolò
due
volte
,
nonostante
il
suo
bel
vestito
nuovo
a
righette
azzurre
,
fatto
apposta
per
la
ginnastica
.
Per
salir
più
facile
s
'
eran
tutti
impiastrati
le
mani
di
pece
greca
,
colofonia
,
come
la
chiamano
;
e
si
sa
che
è
quel
trafficone
di
Garoffi
che
la
provvede
a
tutti
,
in
polvere
,
vendendola
un
soldo
al
cartoccio
e
guadagnandoci
un
tanto
.
Poi
toccò
a
Garrone
,
che
salì
masticando
pane
,
come
se
niente
fosse
,
e
credo
che
sarebbe
stato
capace
di
portar
su
un
di
noi
sulle
spalle
,
da
tanto
ch
'
è
tarchiato
e
forte
,
quel
toretto
.
Dopo
Garrone
,
ecco
Nelli
.
Appena
lo
videro
attaccarsi
alla
sbarra
con
quelle
mani
lunghe
e
sottili
molti
cominciarono
a
ridere
e
a
canzonare
;
ma
Garrone
incrociò
le
sue
grosse
braccia
sul
petto
,
e
saettò
intorno
un
'
occhiata
così
espressiva
,
fece
intender
così
chiaro
che
avrebbe
allungato
subito
quattro
briscole
anche
in
presenza
del
maestro
,
che
tutti
smisero
di
ridere
sul
momento
.
Nelli
cominciò
a
arrampicarsi
stentava
,
poverino
,
faceva
il
viso
pavonazzo
,
respirava
forte
,
gli
colava
il
sudore
dalla
fronte
.
Il
maestro
disse
:
-
Vieni
giù
.
-
Ma
egli
no
,
si
sforzava
,
s
'
ostinava
:
io
m
'
aspettavo
da
un
momento
all
'
altro
di
vederlo
ruzzolar
giù
mezzo
morto
.
Povero
Nelli
!
Pensavo
se
fossi
stato
come
lui
e
m
'
avesse
visto
mia
madre
,
come
n
'
avrebbe
sofferto
,
povera
mia
madre
,
e
pensando
a
questo
,
gli
volevo
così
bene
a
Nelli
,
avrei
dato
non
so
che
perché
riuscisse
a
salire
,
per
poterlo
sospinger
io
per
di
sotto
,
senz
'
esser
veduto
.
Intanto
Garrone
,
Derossi
,
Coretti
dicevano
:
-
Su
,
su
,
Nelli
,
forza
,
ancora
un
tratto
,
coraggio
!
-
E
Nelli
fece
ancora
uno
sforzo
violento
,
mettendo
un
gemito
,
e
si
trovò
a
due
palmi
dall
'
asse
.
-
Bravo
!
-
gridarono
gli
altri
.
-
Coraggio
!
Ancora
una
spinta
!
-
Ed
ecco
Nelli
afferrato
all
'
asse
.
Tutti
batteron
le
mani
.
-
Bravo
!
-
disse
il
maestro
,
-
ma
ora
basta
;
scendi
pure
.
-
Ma
Nelli
volle
salir
fino
in
cima
come
gli
altri
,
e
dopo
un
po
'
di
stento
riuscì
a
mettere
i
gomiti
sull
'
asse
,
poi
le
ginocchia
,
poi
i
piedi
:
infine
si
levò
ritto
,
e
ansando
e
sorridendo
,
ci
guardò
.
Noi
tornammo
a
batter
le
mani
,
e
allora
egli
guardò
nella
strada
.
Io
mi
voltai
da
quella
parte
,
e
a
traverso
alle
piante
che
copron
la
cancellata
del
giardino
,
vidi
sua
madre
che
passeggiava
sul
marciapiede
,
senz
'
osar
di
guardare
.
Nelli
discese
e
tutti
gli
fecero
festa
:
era
eccitato
,
roseo
,
gli
splendevan
gli
occhi
,
non
pareva
più
quello
.
Poi
,
all
'
uscita
,
quando
sua
madre
gli
venne
incontro
e
gli
domandò
un
po
'
inquieta
,
abbracciandolo
:
-
Ebbene
,
povero
figliuolo
,
com
'
è
andata
?
com
'
è
andata
?
-
tutti
i
compagni
risposero
insieme
:
-
Ha
fatto
bene
!
-
È
salito
come
noi
.
-
È
forte
,
sa
.
-
È
lesto
.
-
Fa
tale
e
quale
come
gli
altri
.
-
Bisognò
vederla
,
allora
,
la
gioia
di
quella
signora
!
Ci
volle
ringraziare
e
non
poté
,
strinse
la
mano
a
tre
o
quattro
,
fece
una
carezza
a
Garrone
,
si
portò
via
il
figliuolo
,
e
li
vedemmo
per
un
pezzo
camminare
in
fretta
,
discorrendo
e
gestendo
fra
loro
,
tutti
e
due
contenti
,
come
non
li
avea
mai
visti
nessuno
.
Il
maestro
di
mio
padre
11
,
martedì
Che
bella
gita
feci
ieri
con
mio
padre
!
Ecco
come
.
Ieri
l
'
altro
,
a
desinare
,
leggendo
il
giornale
,
mio
padre
uscì
tutt
'
a
un
tratto
in
una
esclamazione
di
meraviglia
.
Poi
disse
:
-
E
io
che
lo
credevo
morto
da
vent
'
anni
!
Sapete
che
è
ancora
vivo
il
mio
primo
maestro
elementare
,
Vincenzo
Crosetti
,
che
ha
ottantaquattro
anni
?
Vedo
qui
che
il
Ministero
gli
ha
dato
la
medaglia
di
benemerenza
per
sessant
'
anni
d
'
insegnamento
.
Ses
-
san
-
t
'
an
-
ni
,
capite
?
E
non
son
che
due
anni
che
ha
smesso
di
far
scuola
.
Povero
Crosetti
!
Sta
a
un
'
ora
di
strada
ferrata
di
qui
,
a
Condove
,
nel
paese
della
nostra
antica
giardiniera
della
villa
di
Chieri
.
-
E
soggiunse
:
-
Enrico
,
noi
andremo
a
vederlo
.
-
E
per
tutta
la
sera
non
parlò
più
che
di
lui
.
Il
nome
del
suo
maestro
elementare
gli
richiamava
alla
memoria
mille
cose
di
quand
'
era
ragazzo
,
dei
suoi
primi
compagni
,
della
sua
mamma
morta
.
-
Crosetti
!
-
esclamava
.
-
Aveva
quarant
'
anni
quando
ero
con
lui
.
Mi
pare
ancor
di
vederlo
.
Un
ometto
già
un
po
'
curvo
,
cogli
occhi
chiari
,
col
viso
sempre
sbarbato
.
Severo
,
ma
di
buone
maniere
,
che
ci
voleva
bene
come
un
padre
e
non
ce
ne
perdonava
una
.
Era
venuto
su
da
contadino
,
a
furia
di
studio
e
di
privazioni
.
Un
galantuomo
.
Mia
madre
gli
era
affezionata
e
mio
padre
lo
trattava
come
un
amico
.
Com
'
è
andato
a
finire
a
Condove
,
da
Torino
?
Non
mi
riconoscerà
più
,
certamente
.
Non
importa
,
io
riconoscerò
lui
.
Quarantaquattro
anni
son
passati
.
Quarantaquattro
anni
,
Enrico
,
andremo
a
vederlo
domani
.
E
ieri
mattina
alle
nove
eravamo
alla
stazione
della
strada
ferrata
di
Susa
.
Io
avrei
voluto
che
venisse
anche
Garrone
;
ma
egli
non
poté
perché
ha
la
mamma
malata
.
Era
una
bella
giornata
di
primavera
.
Il
treno
correva
fra
i
prati
verdi
e
le
siepi
in
fiore
,
e
si
sentiva
un
'
aria
odorosa
.
Mio
padre
era
contento
,
e
ogni
tanto
mi
metteva
un
braccio
intorno
al
collo
,
e
mi
parlava
come
a
un
amico
,
guardando
la
campagna
.
-
Povero
Crosetti
!
-
diceva
.
-
È
lui
il
primo
uomo
che
mi
volle
bene
e
che
mi
fece
del
bene
dopo
mio
padre
.
Non
li
ho
mai
più
dimenticati
certi
suoi
buoni
consigli
,
e
anche
certi
rimproveri
secchi
,
che
mi
facevan
tornare
a
casa
con
la
gola
stretta
.
Aveva
certe
mani
grosse
e
corte
.
Lo
vedo
ancora
quando
entrava
nella
scuola
,
che
metteva
la
canna
in
un
canto
e
appendeva
il
mantello
all
'
attaccapanni
,
sempre
con
quello
stesso
gesto
.
E
tutti
i
giorni
il
medesimo
umore
,
sempre
coscienzioso
,
pieno
di
buon
volere
e
attento
,
come
se
ogni
giorno
facesse
scuola
per
la
prima
volta
.
Lo
ricordo
come
lo
sentissi
adesso
quando
mi
gridava
:
-
Bottini
,
eh
,
Bottini
!
L
'
indice
e
il
medio
su
quella
penna
!
-
Sarà
molto
cambiato
,
dopo
quarantaquattro
anni
.
Appena
arrivati
a
Condove
,
andammo
a
cercare
la
nostra
antica
giardiniera
di
Chieri
,
che
ha
una
botteguccia
,
in
un
vicolo
.
La
trovammo
coi
suoi
ragazzi
,
ci
fece
molta
festa
,
ci
diede
notizie
di
suo
marito
,
che
deve
tornare
dalla
Grecia
,
dov
'
è
a
lavorare
da
tre
anni
,
e
della
sua
prima
figliuola
,
che
è
nell
'
Istituto
dei
sordomuti
a
Torino
.
Poi
c
'
insegnò
la
strada
per
andar
dal
maestro
,
che
è
conosciuto
da
tutti
.
Uscimmo
dal
paese
,
e
pigliammo
per
una
viottola
in
salita
,
fiancheggiata
di
siepi
fiorite
.
Mio
padre
non
parlava
più
,
pareva
tutto
assorto
nei
suoi
ricordi
,
e
ogni
tanto
sorrideva
e
poi
scoteva
la
testa
.
All
'
improvviso
si
fermò
,
e
disse
:
-
Eccolo
.
Scommetto
che
è
lui
.
Veniva
giù
verso
di
noi
,
per
la
viottola
,
un
vecchio
piccolo
,
con
la
barba
bianca
,
con
un
cappello
largo
,
appoggiandosi
a
un
bastone
:
strascicava
i
piedi
e
gli
tremavan
le
mani
.
-
È
lui
,
-
ripeté
mio
padre
,
affrettando
il
passo
.
Quando
gli
fummo
vicini
,
ci
fermammo
.
Il
vecchio
pure
si
fermò
,
e
guardò
mio
padre
.
Aveva
il
viso
ancora
fresco
,
e
gli
occhi
chiari
e
vivi
.
-
È
lei
-
domandò
mio
padre
,
levandosi
il
cappello
,
-
il
maestro
Vincenzo
Crosetti
?
Il
vecchio
pure
si
levò
il
cappello
e
rispose
:
-
Son
io
,
-
con
una
voce
un
po
'
tremola
,
ma
piena
.
-
Ebbene
,
-
disse
mio
padre
,
pigliandogli
una
mano
,
-
permetta
a
un
suo
antico
scolaro
di
stringerle
la
mano
e
di
domandarle
come
sta
.
Io
son
venuto
da
Torino
per
vederla
.
Il
vecchio
lo
guardò
stupito
.
Poi
disse
:
-
Mi
fa
troppo
onore
...
non
so
...
Quando
,
mio
scolaro
?
mi
scusi
.
Il
suo
nome
,
per
piacere
.
Mio
padre
disse
il
suo
nome
,
Alberto
Bottini
,
e
l
'
anno
che
era
stato
a
scuola
da
lui
,
e
dove
;
e
soggiunse
:
-
Lei
non
si
ricorderà
di
me
,
è
naturale
.
Ma
io
riconosco
lei
così
bene
!
Il
maestro
chinò
il
capo
e
guardò
in
terra
,
pensando
,
e
mormorò
due
o
tre
volte
il
nome
di
mio
padre
;
il
quale
,
intanto
,
lo
guardava
con
gli
occhi
fissi
e
sorridenti
.
A
un
tratto
il
vecchio
alzò
il
viso
,
con
gli
occhi
spalancati
,
e
disse
lentamente
:
-
Alberto
Bottini
?
il
figliuolo
dell
'
ingegnere
Bottini
?
quello
che
stava
in
piazza
della
Consolata
?
-
Quello
,
-
rispose
mio
padre
,
tendendo
le
mani
.
-
Allora
...
-
disse
il
vecchio
,
-
mi
permetta
,
caro
signore
,
mi
permetta
,
-
e
fattosi
innanzi
,
abbracciò
mio
padre
:
la
sua
testa
bianca
gli
arrivava
appena
alla
spalla
.
Mio
padre
appoggiò
la
guancia
sulla
sua
fronte
.
-
Abbiate
la
bontà
di
venir
con
me
,
-
disse
il
maestro
.
E
senza
parlare
,
si
voltò
e
riprese
il
cammino
verso
casa
sua
.
In
pochi
minuti
arrivammo
a
un
'
aia
,
davanti
a
una
piccola
casa
con
due
usci
,
intorno
a
uno
dei
quali
c
'
era
un
po
'
di
muro
imbiancato
.
Il
maestro
aperse
il
secondo
,
e
ci
fece
entrare
in
una
stanza
.
Eran
quattro
pareti
bianche
:
in
un
canto
un
letto
a
cavalletti
con
una
coperta
a
quadretti
bianchi
e
turchini
,
in
un
altro
un
tavolino
con
una
piccola
libreria
;
quattro
seggiole
e
una
vecchia
carta
geografica
inchiodata
a
una
parete
:
si
sentiva
un
buon
odore
di
mele
.
Sedemmo
tutti
e
tre
.
Mio
padre
e
il
maestro
si
guardarono
per
qualche
momento
,
in
silenzio
.
-
Bottini
!
-
esclamò
poi
il
maestro
,
fissando
gli
occhi
sul
pavimento
a
mattoni
,
dove
il
sole
faceva
uno
scacchiere
.
-
Oh
!
mi
ricordo
bene
.
La
sua
signora
madre
era
una
così
buona
signora
!
Lei
,
il
primo
anno
,
è
stato
per
un
pezzo
nel
primo
banco
a
sinistra
,
vicino
alla
finestra
.
Guardi
un
po
'
se
mi
ricordo
.
Vedo
ancora
la
sua
testa
ricciuta
.
-
Poi
stette
un
po
'
pensando
.
-
Era
un
ragazzo
vivo
,
eh
?
molto
.
Il
secondo
anno
è
stato
malato
di
crup
.
Mi
ricordo
quando
lo
riportarono
alla
scuola
,
dimagrato
,
ravvolto
in
uno
scialle
.
Son
passati
quarant
'
anni
,
non
è
vero
?
È
stato
buono
tanto
a
ricordarsi
del
suo
povero
maestro
.
E
ne
vennero
degli
altri
,
sa
,
gli
anni
addietro
,
a
trovarmi
qui
,
dei
miei
antichi
scolari
:
un
colonnello
,
dei
sacerdoti
,
vari
signori
.
-
Domandò
a
mio
padre
qual
'
era
la
sua
professione
.
Poi
disse
:
-
Mi
rallegro
,
mi
rallegro
di
cuore
.
La
ringrazio
.
Ora
poi
era
un
pezzo
che
non
vedevo
più
nessuno
.
E
ho
ben
paura
che
lei
sia
l
'
ultimo
,
caro
signore
.
-
Che
dice
mai
!
-
esclamò
mio
padre
.
-
Lei
sta
bene
,
è
ancora
vegeto
.
Non
deve
dir
questo
.
-
Eh
no
,
-
rispose
il
maestro
,
-
vede
questo
tremito
?
-
e
mostrò
le
mani
.
-
Questo
è
un
cattivo
segno
.
Mi
prese
tre
anni
fa
,
quando
facevo
ancora
scuola
.
Da
principio
non
ci
badai
;
credevo
che
sarebbe
passato
.
Ma
invece
restò
,
e
andò
crescendo
.
Venne
un
giorno
che
non
potei
più
scrivere
.
Ah
!
quel
giorno
,
quella
prima
volta
che
feci
uno
sgorbio
sul
quaderno
d
'
un
mio
scolaro
,
fu
un
colpo
al
cuore
per
me
,
caro
signore
.
Tirai
bene
ancora
avanti
per
un
po
'
di
tempo
;
ma
poi
non
potei
più
.
Dopo
sessant
'
anni
d
'
insegnamento
dovetti
dare
un
addio
alla
scuola
,
agli
scolari
,
al
lavoro
.
E
fu
dura
,
sa
,
fu
dura
.
L
'
ultima
volta
che
feci
lezione
mi
accompagnarono
tutti
a
casa
,
mi
fecero
festa
;
ma
io
ero
triste
,
capivo
che
la
mia
vita
era
finita
.
Già
l
'
anno
prima
avevo
perso
mia
moglie
e
il
mio
figliuolo
unico
.
Non
restai
che
con
due
nipoti
contadini
.
Ora
vivo
di
qualche
centinaio
di
lire
di
pensione
.
Non
faccio
più
nulla
;
le
giornate
mi
par
che
non
finiscano
mai
.
La
mia
sola
occupazione
,
vede
,
è
di
sfogliare
i
miei
vecchi
libri
di
scuola
,
delle
raccolte
di
giornali
scolastici
,
qualche
libro
che
mi
hanno
regalato
.
Ecco
lì
,
-
disse
accennando
la
piccola
libreria
;
-
lì
ci
sono
i
miei
ricordi
,
tutto
il
mio
passato
...
Non
mi
resta
altro
al
mondo
.
Poi
in
tono
improvvisamente
allegro
:
-
Io
le
voglio
fare
una
sorpresa
,
caro
signor
Bottini
.
S
'
alzò
,
e
avvicinatosi
al
tavolino
,
aperse
un
cassetto
lungo
che
conteneva
molti
piccoli
pacchi
tutti
legati
con
un
cordoncino
,
e
su
ciascuno
c
'
era
scritta
una
data
di
quattro
cifre
.
Dopo
aver
cercato
un
poco
.
ne
aperse
uno
,
sfogliò
molte
carte
,
tirò
fuori
un
foglio
ingiallito
e
lo
porse
a
mio
padre
.
Era
un
suo
lavoro
di
scuola
di
quarant
'
anni
fa
!
C
'
era
scritto
in
testa
:
Alberto
Bottini
.
Dettato
.
3
Aprile
1838
.
Mio
padre
riconobbe
subito
la
sua
grossa
scrittura
di
ragazzo
,
e
si
mise
a
leggere
,
sorridendo
.
Ma
a
un
tratto
gli
si
inumidirono
gli
occhi
.
Io
m
'
alzai
,
domandandogli
che
cos
'
aveva
.
Egli
mi
passò
un
braccio
intorno
alla
vita
e
stringendomi
al
suo
fianco
mi
disse
:
-
Guarda
questo
foglio
.
Vedi
?
Queste
sono
le
correzioni
della
mia
povera
madre
.
Essa
mi
rinforzava
sempre
gli
elle
e
i
ti
.
E
le
ultime
righe
son
tutte
sue
.
Aveva
imparato
a
imitare
i
miei
caratteri
,
e
quando
io
ero
stanco
e
avevo
sonno
,
terminava
il
lavoro
per
me
.
Santa
madre
mia
!
E
baciò
la
pagina
.
-
Ecco
,
-
disse
il
maestro
,
mostrando
gli
altri
pacchi
,
-
le
mie
memorie
.
Ogni
anno
io
ho
messo
da
parte
un
lavoro
di
ciascuno
dei
miei
scolari
,
e
son
tutti
qui
ordinati
e
numerati
.
Alle
volte
li
sfoglio
,
così
,
e
leggo
una
riga
qua
e
una
là
,
e
mi
tornano
in
mente
mille
cose
,
mi
par
di
rivivere
nel
tempo
andato
.
Quanti
ne
son
passati
,
caro
signore
!
Io
chiudo
gli
occhi
,
e
vedo
visi
dietro
visi
,
classi
dietro
classi
,
centinaia
e
centinaia
di
ragazzi
,
che
chi
sa
quanti
sono
già
morti
.
Di
molti
mi
ricordo
bene
.
Mi
ricordo
bene
dei
più
buoni
e
dei
più
cattivi
,
di
quelli
che
m
'
han
dato
molte
soddisfazioni
e
di
quelli
che
m
'
han
fatto
passare
dei
momenti
tristi
;
perché
ci
ho
avuto
anche
dei
serpenti
,
si
sa
,
in
un
così
gran
numero
!
Ma
oramai
,
lei
capisce
è
come
se
fossi
già
nel
mondo
di
là
,
e
voglio
bene
a
tutti
egualmente
.
Si
rimise
a
sedere
e
prese
una
delle
mie
mani
fra
le
sue
.
-
E
di
me
,
-
domandò
mio
padre
sorridendo
,
-
non
si
ricorda
nessuna
monelleria
?
-
Di
lei
,
signore
?
-
rispose
il
vecchio
,
sorridendo
pure
.
-
No
,
per
il
momento
.
Ma
questo
non
vuol
mica
dire
che
non
me
n
'
abbia
fatte
.
Lei
però
aveva
giudizio
,
era
serio
per
l
'
età
sua
.
Mi
ricordo
la
grande
affezione
che
le
aveva
la
sua
signora
madre
...
Ma
è
stato
ben
buono
,
ben
gentile
a
venirmi
a
trovare
!
Come
ha
potuto
lasciare
le
sue
occupazioni
per
venire
da
un
povero
vecchio
maestro
?
-
Senta
,
signor
Crosetti
,
-
rispose
mio
padre
,
vivamente
.
-
Io
mi
ricordo
la
prima
volta
che
la
mia
povera
madre
m
'
accompagnò
alla
sua
scuola
.
Era
la
prima
volta
che
doveva
separarsi
da
me
per
due
ore
,
e
lasciarmi
fuori
di
casa
,
in
altre
mani
che
quelle
di
mio
padre
;
nelle
mani
d
'
una
persona
sconosciuta
,
insomma
.
Per
quella
buona
creatura
la
mia
entrata
nella
scuola
era
come
l
'
entrata
nel
mondo
,
la
prima
di
una
lunga
serie
di
separazioni
necessarie
e
dolorose
:
era
la
società
che
le
strappava
per
la
prima
volta
il
figliuolo
,
per
non
renderglielo
mai
più
tutto
intero
.
Era
commossa
,
ed
io
pure
.
Mi
raccomandò
a
lei
con
la
voce
che
le
tremava
,
e
poi
,
andandosene
,
mi
salutò
ancora
per
lo
spiraglio
dell
'
uscio
,
con
gli
occhi
pieni
di
lacrime
.
E
proprio
in
quel
punto
lei
fece
un
atto
con
una
mano
,
mettendosi
l
'
altra
sul
petto
come
per
dirle
:
«
Signora
,
si
fidi
di
me
.
»
Ebbene
,
quel
suo
atto
,
quel
suo
sguardo
,
da
cui
mi
accorsi
che
lei
aveva
capito
tutti
i
sentimenti
,
tutti
i
pensieri
di
mia
madre
,
quello
sguardo
che
voleva
dire
:
«
Coraggio
!
»
quell
'
atto
che
era
un
'
onesta
promessa
di
protezione
,
d
'
affetto
,
d
'
indulgenza
,
io
non
l
'
ho
mai
scordato
m
'
è
rimasto
scolpito
nel
cuore
per
sempre
;
ed
è
quel
ricordo
che
m
'
ha
fatto
partir
da
Torino
.
Ed
eccomi
qui
,
dopo
quarantaquattro
anni
,
a
dirle
:
Grazie
,
caro
maestro
.
Il
maestro
non
rispose
:
mi
accarezzava
i
capelli
con
la
mano
,
e
la
sua
mano
tremava
,
tremava
,
mi
saltava
dai
capelli
sulla
fronte
,
dalla
fronte
sulla
spalla
.
Intanto
mio
padre
guardava
quei
muri
nudi
,
quel
povero
letto
,
un
pezzo
di
pane
e
un
'
ampollina
d
'
olio
ch
'
eran
sulla
finestra
,
e
pareva
che
volesse
dire
:
-
Povero
maestro
,
dopo
sessant
'
anni
di
lavoro
,
è
questo
tutto
il
tuo
premio
?
Ma
il
buon
vecchio
era
contento
e
ricominciò
a
parlare
con
vivacità
della
nostra
famiglia
,
di
altri
maestri
di
quegli
anni
,
e
dei
compagni
di
scuola
di
mio
padre
;
il
quale
di
alcuni
si
ricordava
e
di
altri
no
,
e
l
'
uno
dava
all
'
altro
delle
notizie
di
questo
e
di
quello
;
quando
mio
padre
ruppe
la
conversazione
per
pregare
il
maestro
di
scendere
in
paese
a
far
colazione
con
noi
.
Egli
rispose
con
espansione
:
-
La
ringrazio
,
la
ringrazio
;
-
ma
pareva
incerto
.
Mio
padre
gli
prese
tutt
'
e
due
le
mani
e
lo
ripregò
.
-
Ma
come
farò
a
mangiare
,
-
disse
il
maestro
-
con
queste
povere
mani
che
ballano
in
questa
maniera
?
È
una
penitenza
anche
per
gli
altri
!
-
Noi
l
'
aiuteremo
,
maestro
-
disse
mio
padre
.
E
allora
accettò
,
tentennando
il
capo
e
sorridendo
.
-
Una
bella
giornata
questa
,
-
disse
chiudendo
l
'
uscio
di
fuori
,
-
una
bella
giornata
,
caro
signor
Bottini
!
Le
accerto
che
me
ne
ricorderò
fin
che
avrò
vita
.
Mio
padre
diede
il
braccio
al
maestro
,
questi
prese
per
mano
me
,
e
discendemmo
per
la
viottola
.
Incontrammo
due
ragazzine
scalze
che
conducevan
le
vacche
,
e
un
ragazzo
che
passò
correndo
,
con
un
gran
carico
di
paglia
sulle
spalle
.
Il
maestro
ci
disse
che
eran
due
scolare
e
uno
scolaro
di
seconda
,
che
la
mattina
menavan
le
bestie
a
pasturare
e
lavoravan
nei
campi
a
piedi
nudi
,
e
la
sera
si
mettevano
le
scarpe
e
andavano
a
scuola
.
Era
quasi
mezzogiorno
.
Non
incontrammo
nessun
altro
.
In
pochi
minuti
arrivammo
all
'
albergo
,
ci
sedemmo
a
una
gran
tavola
,
mettendo
in
mezzo
il
maestro
,
e
cominciammo
subito
a
far
colazione
.
L
'
albergo
era
silenzioso
come
un
convento
.
Il
maestro
era
molto
allegro
,
e
la
commozione
gli
accresceva
il
tremito
;
non
poteva
quasi
mangiare
.
Ma
mio
padre
gli
tagliava
la
carne
,
gli
rompeva
il
pane
,
gli
metteva
il
sale
nel
tondo
.
Per
bere
bisognava
che
tenesse
il
bicchiere
con
due
mani
,
e
ancora
gli
batteva
nei
denti
.
Ma
discorreva
fitto
,
con
calore
,
dei
libri
di
lettura
di
quando
era
giovane
,
degli
orari
d
'
allora
,
degli
elogi
che
gli
avevan
fatto
i
superiori
,
dei
regolamenti
di
quest
'
ultimi
anni
,
sempre
con
quel
viso
sereno
,
un
poco
più
rosso
di
prima
,
e
con
una
voce
gaia
,
e
il
riso
quasi
d
'
un
giovane
.
E
mio
padre
lo
guardava
,
lo
guardava
,
con
la
stessa
espressione
con
cui
lo
sorprendo
qualche
volta
a
guardar
me
,
in
casa
,
quando
pensa
e
sorride
da
sé
,
col
viso
inclinato
da
una
parte
.
Il
maestro
si
lasciò
andar
del
vino
sul
petto
;
mio
padre
s
'
alzò
e
lo
ripulì
col
tovagliolo
.
-
Ma
no
,
signore
,
non
permetto
!
-
egli
disse
,
e
rideva
.
Diceva
delle
parole
in
latino
.
E
in
fine
alzò
il
bicchiere
,
che
gli
ballava
in
mano
,
e
disse
serio
serio
:
-
Alla
sua
salute
,
dunque
,
caro
signor
ingegnere
,
ai
suoi
figliuoli
,
alla
memoria
della
sua
buona
madre
!
-
Alla
vostra
,
mio
buon
maestro
!
-
rispose
mio
padre
,
stringendogli
la
mano
.
E
in
fondo
alla
stanza
c
'
era
l
'
albergatore
ed
altri
,
che
guardavano
,
e
sorridevano
in
una
maniera
,
come
se
fossero
contenti
di
quella
festa
che
si
faceva
al
maestro
del
loro
paese
.
Alle
due
passate
uscimmo
e
il
maestro
ci
volle
accompagnare
alla
stazione
.
Mio
padre
gli
diede
di
nuovo
il
braccio
ed
egli
mi
riprese
per
la
mano
:
io
gli
portai
il
bastone
.
La
gente
si
soffermava
a
guardare
,
perché
tutti
lo
conoscevano
,
alcuni
lo
salutavano
.
A
un
certo
punto
della
strada
sentimmo
da
una
finestra
molte
voci
di
ragazzi
,
che
leggevano
insieme
,
compitando
.
Il
vecchio
si
fermò
e
parve
che
si
rattristasse
.
-
Ecco
,
caro
signor
Bottini
,
-
disse
,
-
quello
che
mi
fa
pena
.
È
sentir
la
voce
dei
ragazzi
nella
scuola
,
e
non
esserci
più
,
pensare
che
c
'
è
un
altro
.
L
'
ho
sentita
per
sessant
'
anni
questa
musica
,
e
ci
avevo
fatto
il
cuore
...
Ora
son
senza
famiglia
.
Non
ho
più
figliuoli
.
-
No
,
maestro
,
-
gli
disse
mio
padre
,
ripigliando
il
cammino
,
-
lei
ce
n
'
ha
ancora
molti
figliuoli
,
sparsi
per
il
mondo
,
che
si
ricordano
di
lei
,
come
io
me
ne
son
sempre
ricordato
.
-
No
,
no
,
-
rispose
il
maestro
,
con
tristezza
,
-
non
ho
più
scuola
,
non
ho
più
figliuoli
.
E
senza
figliuoli
non
vivrò
più
un
pezzo
.
Ha
da
sonar
presto
la
mia
ora
.
-
Non
lo
dica
,
maestro
,
non
lo
pensi
,
-
disse
mio
padre
.
-
In
ogni
modo
,
lei
ha
fatto
tanto
bene
!
Ha
impiegato
la
vita
così
nobilmente
!
Il
vecchio
maestro
inclinò
un
momento
la
testa
bianca
sopra
la
spalla
di
mio
padre
,
e
mi
diede
una
stretta
alla
mano
.
Eravamo
entrati
nella
stazione
.
Il
treno
stava
per
partire
.
-
Addio
,
maestro
!
-
disse
mio
padre
,
baciandolo
sulle
due
guancie
.
-
Addio
,
grazie
,
addio
,
-
rispose
il
maestro
,
prendendo
con
le
sue
mani
tremanti
una
mano
di
mio
padre
,
e
stringendosela
sul
cuore
.
Poi
lo
baciai
io
,
e
gli
sentii
il
viso
bagnato
.
Mio
padre
mi
spinse
nel
vagone
,
e
al
momento
di
salire
levò
rapidamente
il
rozzo
bastone
di
mano
al
maestro
,
e
gli
mise
invece
la
sua
bella
canna
col
pomo
d
'
argento
e
le
sue
iniziali
,
dicendogli
:
-
La
conservi
per
mia
memoria
.
Il
vecchio
tentò
di
renderla
e
di
riprender
la
sua
;
ma
mio
padre
era
già
dentro
,
e
aveva
richiuso
lo
sportello
.
-
Addio
,
mio
buon
maestro
!
-
Addio
,
figliuolo
,
-
rispose
il
maestro
,
mentre
il
treno
si
moveva
,
-
e
Dio
la
benedica
per
la
consolazione
che
ha
portato
a
un
povero
vecchio
.
-
A
rivederci
!
-
gridò
mio
padre
,
con
voce
commossa
.
Ma
il
maestro
crollò
il
capo
come
per
dire
:
-
Non
ci
rivedremo
più
.
-
Sì
,
sì
,
-
ripeté
mio
padre
,
-
a
rivederci
.
E
quegli
rispose
alzando
la
mano
tremola
al
cielo
:
-
Lassù
.
E
disparve
al
nostro
sguardo
così
,
con
la
mano
in
alto
.
Convalescenza
20
,
giovedì
Chi
m
'
avrebbe
detto
quando
tornavo
così
allegro
da
quella
bella
gita
con
mio
padre
che
per
dieci
giorni
non
avrei
più
visto
né
campagna
né
cielo
!
Son
stato
molto
malato
,
in
pericolo
di
vita
.
Ho
sentito
mia
madre
singhiozzare
,
ho
visto
mio
padre
pallido
pallido
,
che
mi
guardava
fisso
,
e
mia
sorella
Silvia
e
mio
fratello
che
discorrevano
a
bassa
voce
,
e
il
medico
,
con
gli
occhiali
,
che
era
ogni
momento
lì
,
e
mi
diceva
delle
cose
che
non
capivo
.
Proprio
,
son
stato
a
un
punto
dal
dare
un
addio
a
tutti
.
Ah
povera
mia
madre
!
Son
passati
almeno
tre
o
quattro
giorni
di
cui
non
mi
ricordo
quasi
nulla
,
come
se
avessi
fatto
un
sogno
imbrogliato
e
oscuro
.
Mi
sembra
d
'
aver
visto
accanto
al
mio
letto
la
mia
buona
maestra
di
prima
superiore
che
si
sforzava
di
soffocar
la
tosse
col
fazzoletto
,
per
non
disturbarmi
;
ricordo
così
in
confuso
il
mio
maestro
che
si
chinò
a
baciarmi
e
mi
punse
un
poco
il
viso
con
la
barba
;
e
ho
visto
passare
come
in
una
nebbia
la
testa
rossa
di
Crossi
,
i
riccioli
biondi
di
Derossi
,
il
calabrese
vestito
di
nero
,
e
Garrone
che
mi
portò
un
mandarino
con
le
foglie
e
scappò
subito
perché
sua
madre
stava
male
.
Poi
mi
destai
come
da
un
sonno
lunghissimo
,
e
capii
che
stavo
meglio
vedendo
mio
padre
e
mia
madre
che
sorridevano
,
e
sentendo
Silvia
che
canterellava
.
Oh
che
triste
sogno
è
stato
!
Poi
ho
cominciato
a
migliorare
ogni
giorno
.
È
venuto
il
«
muratorino
»
che
m
'
ha
rifatto
ridere
per
la
prima
volta
col
suo
muso
lepre
;
e
come
lo
fa
bene
ora
che
gli
s
'
è
allungato
un
po
'
il
viso
per
la
malattia
,
poveretto
!
È
venuto
Coretti
,
è
venuto
Garoffi
a
regalarmi
due
biglietti
della
sua
nuova
lotteria
per
«
un
temperino
a
cinque
sorprese
»
che
comprò
da
un
rigattiere
di
via
Bertola
.
Ieri
poi
,
mentre
dormivo
,
è
venuto
Precossi
,
e
ha
messo
la
guancia
sopra
la
mia
mano
,
senza
svegliarmi
,
e
come
veniva
dall
'
officina
di
suo
padre
col
viso
impolverato
di
carbone
,
mi
lasciò
l
'
impronta
nera
sulla
manica
,
che
mi
ha
fatto
un
gran
piacere
a
vederla
,
quando
mi
sono
svegliato
.
Come
son
diventati
verdi
gli
alberi
in
questi
pochi
giorni
!
E
che
invidia
mi
fanno
i
ragazzi
che
vedo
correre
alla
scuola
coi
loro
libri
,
quando
mio
padre
mi
porta
alla
finestra
!
Ma
fra
poco
ci
tornerò
io
pure
.
Sono
tanto
impaziente
di
rivedere
tutti
quei
ragazzi
,
il
mio
banco
,
il
giardino
,
quelle
strade
;
di
sapere
tutto
quello
che
è
accaduto
in
questo
tempo
;
di
rimettermi
ai
miei
libri
e
ai
miei
quaderni
,
che
mi
pare
un
anno
che
non
li
vedo
più
!
Povera
mia
madre
,
com
'
è
dimagrata
e
impallidita
.
Povero
padre
mio
,
come
ha
l
'
aria
stanca
.
E
i
miei
buoni
compagni
,
che
son
venuti
a
trovarmi
e
camminavano
in
punta
di
piedi
e
mi
baciavano
in
fronte
!
Mi
fa
tristezza
ora
a
pensare
che
un
giorno
ci
separeremo
.
Con
Derossi
,
con
qualche
altro
,
continueremo
a
far
gli
studi
insieme
,
forse
;
ma
tutti
gli
altri
?
Una
volta
finita
la
quarta
,
addio
;
non
ci
vedremo
più
;
non
li
vedrò
più
accanto
al
mio
letto
quando
sarò
malato
;
Garrone
,
Precossi
,
Coretti
,
tanti
bravi
ragazzi
,
tanti
buoni
e
cari
compagni
,
mai
più
!
Gli
amici
operai
20
,
giovedì
Perché
,
Enrico
,
mai
più
?
Questo
dipenderà
da
te
.
Finita
la
quarta
,
tu
andrai
al
Ginnasio
ed
essi
faranno
gli
operai
,
ma
rimarrete
nella
stessa
città
,
forse
per
molti
anni
.
E
perché
,
allora
,
non
v
'
avrete
più
a
rivedere
?
Quando
tu
sarai
all
'
Università
o
al
Liceo
,
li
andrai
a
cercare
nelle
loro
botteghe
o
nelle
loro
officine
,
e
ti
sarà
un
grande
piacere
il
ritrovare
i
tuoi
compagni
d
'
infanzia
,
-
uomini
,
-
al
lavoro
.
Vorrei
vedere
che
tu
non
andassi
a
cercar
Coretti
e
Precossi
;
dovunque
fossero
.
Tu
ci
andrai
,
e
passerai
delle
ore
in
loro
compagnia
,
e
vedrai
,
studiando
la
vita
e
il
mondo
,
quante
cose
potrai
imparare
da
loro
,
che
nessun
altri
ti
saprà
insegnare
,
e
sulle
loro
arti
e
sulla
loro
società
e
sul
tuo
paese
.
E
bada
che
se
non
conserverai
queste
amicizie
,
sarà
ben
difficile
che
tu
ne
acquisti
altre
simili
in
avvenire
,
delle
amicizie
,
voglio
dire
,
fuori
della
classe
a
cui
appartieni
;
e
così
vivrai
in
una
classe
sola
,
e
l
'
uomo
che
pratica
una
sola
classe
sociale
,
è
come
lo
studioso
che
non
legge
altro
che
un
libro
.
Proponiti
quindi
fin
d
'
ora
di
conservarti
quei
buoni
amici
anche
dopo
che
sarete
divisi
;
e
coltivali
fin
d
'
ora
di
preferenza
,
appunto
perché
son
figliuoli
d
'
operai
.
Vedi
:
gli
uomini
delle
classi
superiori
sono
gli
ufficiali
,
e
gli
operai
sono
i
soldati
del
lavoro
,
ma
così
nella
società
come
nell
'
esercito
,
non
solo
il
soldato
non
è
men
nobile
dell
'
ufficiale
,
perché
la
nobiltà
sta
nel
lavoro
e
non
nel
guadagno
,
nel
valore
e
non
nel
grado
,
ma
se
c
'
è
una
superiorità
di
merito
è
dalla
parte
del
soldato
,
dell
'
operaio
,
i
quali
ricavan
dall
'
opera
propria
minor
profitto
.
Ama
dunque
,
rispetta
sopra
tutti
,
fra
i
tuoi
compagni
,
i
figliuoli
dei
soldati
del
lavoro
;
onora
in
essi
le
fatiche
e
i
sacrifici
dei
loro
parenti
;
disprezza
le
differenze
di
fortuna
e
di
classe
,
sulle
quali
i
vili
soltanto
regolano
i
sentimenti
e
la
cortesia
;
pensa
che
uscì
quasi
tutto
dalle
vene
dei
lavoratori
delle
officine
e
dei
campi
il
sangue
benedetto
che
ci
ha
redento
la
patria
,
ama
Garrone
,
ama
Precossi
,
ama
Coretti
,
ama
il
tuo
«
muratorino
»
che
nei
loro
petti
di
piccoli
operai
chiudono
dei
cuori
di
principi
,
e
giura
a
te
medesimo
che
nessun
cangiamento
di
fortuna
potrà
mai
strappare
queste
sante
amicizie
infantili
dall
'
anima
tua
.
Giura
che
se
fra
quarant
'
anni
;
passando
in
una
stazione
di
strada
ferrata
,
riconoscerai
nei
panni
d
'
un
macchinista
il
tuo
vecchio
Garrone
col
viso
nero
...
ah
,
non
m
'
occorre
che
tu
lo
giuri
:
son
sicuro
che
salterai
sulla
macchina
e
che
gli
getterai
le
braccia
al
collo
,
fossi
anche
Senatore
del
Regno
.
TUO
PADRE
La
madre
di
Garrone
29
,
sabato
Tornato
alla
scuola
,
subito
una
triste
notizia
.
Da
vari
giorni
Garrone
non
veniva
più
perché
sua
madre
era
malata
grave
.
Sabato
sera
è
morta
.
Ieri
mattina
,
appena
entrato
nella
scuola
,
il
maestro
ci
disse
:
-
Al
povero
Garrone
è
toccata
la
più
grande
disgrazia
che
possa
colpire
un
fanciullo
.
Gli
è
morta
la
madre
.
Domani
egli
ritornerà
in
classe
.
Vi
prego
fin
d
'
ora
,
ragazzi
:
rispettate
il
terribile
dolore
che
gli
strazia
l
'
anima
.
Quando
entrerà
,
salutatelo
con
affetto
,
e
seri
:
nessuno
scherzi
,
nessuno
rida
con
lui
,
mi
raccomando
.
-
E
questa
mattina
,
un
po
'
più
tardi
degli
altri
,
entrò
il
povero
Garrone
.
Mi
sentii
un
colpo
al
cuore
a
vederlo
.
Era
smorto
in
viso
,
aveva
gli
occhi
rossi
,
e
si
reggeva
male
sulle
gambe
:
pareva
che
fosse
stato
un
mese
malato
:
quasi
non
si
riconosceva
più
:
era
vestito
tutto
di
nero
:
faceva
compassione
.
Nessuno
fiatò
;
tutti
lo
guardarono
.
Appena
entrato
,
al
primo
riveder
quella
scuola
,
dove
sua
madre
era
venuta
a
prenderlo
quasi
ogni
giorno
,
quel
banco
sul
quale
s
'
era
tante
volte
chinata
i
giorni
d
'
esame
a
fargli
l
'
ultima
raccomandazione
,
e
dove
egli
aveva
tante
volte
pensato
a
lei
,
impaziente
d
'
uscire
per
correrle
incontro
,
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
disperato
.
Il
maestro
lo
tirò
vicino
a
sé
,
se
lo
strinse
al
petto
e
gli
disse
:
-
Piangi
,
piangi
pure
,
povero
ragazzo
;
ma
fatti
coraggio
.
Tua
madre
non
è
più
qua
,
ma
ti
vede
,
t
'
ama
ancora
,
vive
ancora
accanto
a
te
,
e
un
giorno
tu
la
rivedrai
,
perché
sei
un
'
anima
buona
e
onesta
come
lei
.
Fatti
coraggio
.
-
Detto
questo
,
l
'
accompagnò
al
banco
,
vicino
a
me
.
Io
non
osavo
di
guardarlo
.
Egli
tirò
fuori
i
suoi
quaderni
e
i
suoi
libri
che
non
aveva
aperti
da
molti
giorni
;
e
aprendo
il
libro
di
lettura
dove
c
'
è
una
vignetta
che
rappresenta
una
madre
col
figliuolo
per
mano
,
scoppiò
in
pianto
un
'
altra
volta
,
e
chinò
la
testa
sul
banco
.
Il
maestro
ci
fece
segno
di
lasciarlo
stare
così
,
e
cominciò
la
lezione
.
Io
avrei
voluto
dirgli
qualche
cosa
,
ma
non
sapevo
.
Gli
misi
una
mano
sul
braccio
e
gli
dissi
all
'
orecchio
:
-
Non
piangere
,
Garrone
.
-
Egli
non
rispose
,
e
senz
'
alzar
la
testa
dal
banco
,
mise
la
sua
mano
nella
mia
e
ve
la
tenne
un
pezzo
.
All
'
uscita
nessuno
gli
parlò
tutti
gli
girarono
intorno
,
con
rispetto
,
e
in
silenzio
.
Io
vidi
mia
madre
che
m
'
aspettava
e
corsi
ad
abbracciarla
,
ma
essa
mi
respinse
,
e
guardava
Garrone
.
Subito
non
capii
perché
,
ma
poi
m
'
accorsi
che
Garrone
,
solo
in
disparte
,
guardava
me
;
e
mi
guardava
con
uno
sguardo
d
'
inesprimibile
tristezza
,
che
voleva
dire
:
-
Tu
abbracci
tua
madre
,
e
io
non
l
'
abbraccerò
più
!
Tu
hai
ancora
tua
madre
,
e
la
mia
è
morta
!
-
E
allora
capii
perché
mia
madre
m
'
aveva
respinto
e
uscii
senza
darle
la
mano
.
Giuseppe
Mazzini
29
,
sabato
Anche
questa
mattina
Garrone
venne
alla
scuola
pallido
e
con
gli
occhi
gonfi
di
pianto
;
e
diede
appena
un
'
occhiata
ai
piccoli
regali
che
gli
avevamo
messi
sul
banco
per
consolarlo
.
Ma
il
maestro
aveva
portato
una
pagina
d
'
un
libro
,
da
leggergli
,
per
fargli
animo
.
Prima
ci
avvertì
che
andassimo
tutti
domani
al
tocco
al
Municipio
a
veder
dare
la
medaglia
del
valor
civile
a
un
ragazzo
che
ha
salvato
un
bambino
dal
Po
,
e
che
lunedì
egli
ci
avrebbe
dettato
la
descrizione
della
festa
,
in
luogo
del
racconto
mensile
.
Poi
,
rivoltosi
a
Garrone
,
che
stava
col
capo
basso
,
gli
disse
:
-
Garrone
,
fa
uno
sforzo
,
e
scrivi
anche
tu
quello
che
io
detto
.
-
Tutti
pigliammo
la
penna
.
Il
maestro
dettò
.
«
Giuseppe
Mazzini
,
nato
a
Genova
nel
1805
,
morto
a
Pisa
nel
1872
,
grande
anima
di
patriotta
,
grande
ingegno
di
scrittore
,
ispiratore
ed
apostolo
primo
della
rivoluzione
italiana
;
il
quale
per
amore
della
patria
visse
quarant
'
anni
povero
,
esule
,
perseguitato
,
ramingo
,
eroicamente
immobile
nei
suoi
principii
e
nei
suoi
propositi
;
Giuseppe
Mazzini
che
adorava
sua
madre
,
e
che
aveva
attinto
da
lei
quanto
nella
sua
anima
fortissima
e
gentile
v
'
era
di
più
alto
e
di
più
puro
,
così
scriveva
a
un
suo
fedele
amico
,
per
consolarlo
della
più
grande
delle
sventure
.
Son
presso
a
poco
le
sue
parole
:
"
Amico
,
tu
non
vedrai
mai
più
tua
madre
su
questa
terra
.
Questa
è
la
tremenda
verità
.
Io
non
mi
reco
a
vederti
,
perché
il
tuo
è
uno
di
quei
dolori
solenni
e
santi
che
bisogna
soffrire
e
vincere
da
sé
soli
.
Comprendi
ciò
che
voglio
dire
con
queste
parole
:
-
Bisogna
vincere
il
dolore
?
-
Vincere
quello
che
il
dolore
ha
di
meno
santo
,
di
meno
purificatore
;
quello
che
,
invece
di
migliorare
l
'
anima
,
la
indebolisce
e
l
'
abbassa
.
Ma
l
'
altra
parte
del
dolore
,
la
parte
nobile
,
quella
che
ingrandisce
e
innalza
l
'
anima
,
quella
deve
rimanere
con
te
,
non
lasciarti
più
mai
.
Quaggiù
nulla
si
sostituisce
a
una
buona
madre
.
Nei
dolori
,
nelle
consolazioni
che
la
vita
può
darti
ancora
,
tu
non
la
dimenticherai
mai
più
.
Ma
tu
devi
ricordarla
,
amarla
,
rattristarti
della
sua
morte
in
un
modo
degno
di
lei
.
O
amico
,
ascoltami
.
La
morte
non
esiste
,
non
è
nulla
.
Non
si
può
nemmeno
comprendere
.
La
vita
è
vita
,
e
segue
la
legge
della
vita
:
il
progresso
.
Tu
avevi
ieri
una
madre
in
terra
:
oggi
hai
un
angelo
altrove
.
Tutto
ciò
che
è
bene
sopravvive
,
cresciuto
di
potenza
,
alla
vita
terrena
.
Quindi
anche
l
'
amore
di
tua
madre
.
Essa
t
'
ama
ora
più
che
mai
.
E
tu
sei
responsabile
delle
tue
azioni
a
Lei
più
di
prima
.
Dipende
da
te
,
dalle
opere
tue
d
'
incontrarla
,
di
rivederla
in
un
'
altra
esistenza
.
Tu
devi
dunque
,
per
amore
e
riverenza
a
tua
madre
,
diventar
migliore
e
darle
gioia
di
te
.
Tu
dovrai
d
'
ora
innanzi
,
ad
ogni
atto
tuo
,
dire
a
te
stesso
:
-
Lo
approverebbe
mia
madre
?
-
La
sua
trasformazione
ha
messo
per
te
nel
mondo
un
angelo
custode
al
quale
devi
riferire
ogni
cosa
tua
.
Sii
forte
e
buono
;
resisti
al
dolore
disperato
e
volgare
;
abbi
la
tranquillità
dei
grandi
patimenti
nelle
grandi
anime
:
è
ciò
che
essa
vuole
.
»
-
Garrone
!
-
soggiunse
il
maestro
:
-
sii
forte
e
tranquillo
,
è
ciò
che
essa
vuole
.
Intendi
?
Garrone
accennò
di
sì
col
capo
,
e
intanto
gli
cadevan
delle
lacrime
grosse
e
fitte
sulle
mani
,
sul
quaderno
,
sul
banco
.
Valor
civile
Racconto
mensile
Al
tocco
eravamo
col
maestro
davanti
al
Palazzo
di
città
per
veder
dare
la
medaglia
del
valor
civile
al
ragazzo
che
salvò
il
suo
compagno
dal
Po
.
Sul
terrazzo
della
facciata
sventolava
una
grande
bandiera
tricolore
.
Entrammo
nel
cortile
del
Palazzo
.
Era
già
pieno
di
gente
.
Si
vedeva
in
fondo
un
tavolo
col
tappeto
rosso
,
e
delle
carte
sopra
,
e
dietro
una
fila
di
seggioloni
dorati
per
il
Sindaco
e
per
la
Giunta
:
c
'
erano
gli
uscieri
del
Municipio
con
la
sottoveste
azzurra
e
le
calze
bianche
.
A
destra
del
cortile
stava
schierato
un
drappello
di
guardie
civiche
,
che
avevano
molte
medaglie
,
e
accanto
a
loro
un
drappello
di
guardie
daziarie
;
dall
'
altra
parte
i
pompieri
,
in
divisa
festiva
,
e
molti
soldati
senz
'
ordine
,
venuti
là
per
vedere
:
soldati
di
cavalleria
,
bersaglieri
,
artiglieri
.
Poi
tutt
'
intorno
dei
signori
,
dei
popolani
,
alcuni
ufficiali
,
e
donne
e
ragazzi
,
che
si
accalcavano
.
Noi
ci
stringemmo
in
un
angolo
dov
'
erano
già
affollati
molti
alunni
d
'
altre
sezioni
,
coi
loro
maestri
,
e
c
'
era
vicino
a
noi
un
gruppo
di
ragazzi
del
popolo
,
tra
i
dieci
e
i
diciott
'
anni
,
che
ridevano
e
parlavan
forte
,
e
si
capiva
ch
'
erano
tutti
di
Borgo
Po
,
compagni
o
conoscenti
di
quello
che
doveva
aver
la
medaglia
.
Su
,
a
tutte
le
finestre
,
c
'
erano
affacciati
degli
impiegati
del
Municipio
;
la
loggia
della
biblioteca
pure
era
piena
di
gente
,
che
si
premeva
contro
la
balaustrata
;
e
in
quella
del
lato
opposto
,
che
è
sopra
il
portone
d
'
entrata
,
stavano
pigiate
un
gran
numero
di
ragazze
delle
scuole
pubbliche
,
e
molte
ragazze
militari
,
coi
loro
bei
veli
celesti
.
Pareva
un
teatro
.
Tutti
discorrevano
allegri
,
guardando
a
ogni
tratto
dalla
parte
del
tavolo
rosso
,
se
comparisse
nessuno
.
La
banda
musicale
suonava
piano
in
fondo
al
portico
.
Sui
muri
alti
batteva
il
sole
.
Era
bello
.
All
'
improvviso
tutti
si
misero
a
batter
le
mani
dal
cortile
,
dalle
logge
,
dalle
finestre
.
Io
m
'
alzai
in
punta
di
piedi
per
vedere
.
La
folla
che
stava
dietro
al
tavolo
rosso
s
'
era
aperta
,
ed
eran
venuti
avanti
un
uomo
e
una
donna
.
L
'
uomo
teneva
per
mano
un
ragazzo
.
Era
quello
che
aveva
salvato
il
compagno
.
L
'
uomo
era
suo
padre
,
un
muratore
,
vestito
a
festa
.
La
donna
,
-
sua
madre
,
-
piccola
e
bionda
,
aveva
una
veste
nera
.
Il
ragazzo
,
anche
biondo
e
piccolo
,
aveva
una
giacchetta
grigia
.
A
veder
tutta
quella
gente
e
a
sentir
quello
strepito
d
'
applausi
,
rimasero
lì
tutti
e
tre
,
che
non
osavano
più
né
guardare
né
muoversi
.
Un
usciere
municipale
li
spinse
accanto
al
tavolo
,
a
destra
.
Tutti
stettero
zitti
un
momento
,
e
poi
un
'
altra
volta
scoppiarono
gli
applausi
da
tutte
le
parti
.
Il
ragazzo
guardò
su
alle
finestre
e
poi
alla
loggia
delle
Figlie
dei
militari
;
teneva
il
cappello
fra
le
mani
,
sembrava
che
non
capisse
bene
dove
fosse
.
Mi
parve
che
somigliasse
un
poco
a
Coretti
,
nel
viso
;
ma
più
rosso
.
Suo
padre
e
sua
madre
tenevan
gli
occhi
fissi
sul
tavolo
.
Intanto
tutti
i
ragazzi
di
borgo
Po
,
che
eran
vicini
a
noi
,
si
sporgevano
avanti
,
facevano
dei
gesti
verso
il
loro
compagno
per
farsi
vedere
,
chiamandolo
a
voce
bassa
:
-
Pin
!
Pin
!
Pinot
!
-
A
furia
di
chiamarlo
si
fecero
sentire
.
Il
ragazzo
li
guardò
,
e
nascose
il
sorriso
dietro
il
cappello
.
A
un
dato
punto
tutte
le
guardie
si
misero
sull
'
attenti
.
Entrò
il
Sindaco
,
accompagnato
da
molti
signori
.
Il
Sindaco
,
tutto
bianco
,
con
una
gran
sciarpa
tricolore
,
si
mise
al
tavolino
,
in
piedi
;
tutti
gli
altri
dietro
e
dai
lati
.
La
banda
cessò
di
suonare
,
il
Sindaco
fece
un
cenno
,
tutti
tacquero
.
Cominciò
a
parlare
.
Le
prime
parole
non
le
intesi
bene
;
ma
capii
che
raccontava
il
fatto
del
ragazzo
.
Poi
la
sua
voce
s
'
alzò
,
e
si
sparse
così
chiara
e
sonora
per
tutto
il
cortile
,
che
non
perdetti
più
una
parola
.
-
...
Quando
vide
dalla
sponda
il
compagno
che
si
dibatteva
nel
fiume
,
già
preso
dal
terrore
della
morte
,
egli
si
strappò
i
panni
di
dosso
e
accorse
senza
titubare
un
momento
.
Gli
gridarono
:
-
T
'
anneghi
!
,
-
non
rispose
;
lo
afferrarono
,
si
svincolò
;
lo
chiamaron
per
nome
,
era
già
nell
'
acqua
.
Il
fiume
era
gonfio
,
il
rischio
terribile
,
anche
per
un
uomo
.
Ma
egli
si
slanciò
contro
la
morte
con
tutta
la
forza
del
suo
piccolo
corpo
e
del
suo
grande
cuore
;
raggiunse
e
afferrò
in
tempo
il
disgraziato
,
che
già
era
sott
'
acqua
,
e
lo
tirò
a
galla
;
lottò
furiosamente
con
l
'
onda
che
li
volea
travolgere
,
col
compagno
che
tentava
d
'
avvinghiarlo
;
e
più
volte
sparì
sotto
e
rivenne
fuori
con
uno
sforzo
disperato
;
ostinato
,
invitto
nel
suo
santo
proposito
,
non
come
un
ragazzo
che
voglia
salvare
un
altro
ragazzo
,
ma
come
un
uomo
,
come
un
padre
che
lotti
per
salvare
un
figliuolo
,
che
è
la
sua
speranza
e
la
sua
vita
.
Infine
,
Dio
non
permise
che
una
così
generosa
prodezza
fosse
inutile
.
Il
nuotatore
fanciullo
strappò
la
vittima
al
fiume
gigante
,
e
la
recò
a
terra
,
e
le
diè
ancora
,
con
altri
,
i
primi
conforti
;
dopo
di
che
se
ne
tornò
a
casa
solo
e
tranquillo
,
a
raccontare
ingenuamente
l
'
atto
suo
.
Signori
!
Bello
,
venerabile
è
l
'
eroismo
nell
'
uomo
.
Ma
nel
fanciullo
,
in
cui
nessuna
mira
d
'
ambizione
o
d
'
altro
interesse
è
ancor
possibile
;
nel
fanciullo
che
tanto
deve
aver
più
d
'
ardimento
quanto
ha
meno
di
forza
;
nel
fanciullo
a
cui
nulla
domandiamo
,
che
a
nulla
è
tenuto
,
che
ci
pare
già
tanto
nobile
e
amabile
,
non
quando
compia
,
ma
solo
quando
comprenda
e
riconosca
il
sacrificio
altrui
;
l
'
eroismo
nel
fanciullo
è
divino
.
Non
dirò
altro
,
signori
.
Non
voglio
ornar
di
lodi
superflue
una
così
semplice
grandezza
.
Eccolo
qui
davanti
a
voi
il
salvatore
valoroso
e
gentile
.
Soldati
,
salutatelo
come
un
fratello
;
madri
,
beneditelo
come
un
figliuolo
;
fanciulli
,
ricordatevi
il
suo
nome
,
stampatevi
nella
mente
il
suo
viso
,
ch
'
egli
non
si
cancelli
mai
più
dalla
vostra
memoria
e
dal
vostro
cuore
.
Avvicinati
,
ragazzo
.
In
nome
del
Re
d
'
Italia
,
io
ti
do
la
medaglia
al
valor
civile
.
Un
evviva
altissimo
,
lanciato
insieme
da
molte
voci
,
fece
echeggiare
il
palazzo
.
Il
Sindaco
prese
sul
tavolo
la
medaglia
e
l
'
attaccò
al
petto
del
ragazzo
.
Poi
lo
abbracciò
e
lo
baciò
.
La
madre
si
mise
una
mano
sugli
occhi
,
il
padre
teneva
il
mento
sul
petto
.
Il
Sindaco
strinse
la
mano
a
tutti
e
due
,
e
preso
il
decreto
della
decorazione
,
legato
con
un
nastro
,
lo
porse
alla
donna
.
Poi
si
rivolse
al
ragazzo
e
disse
:
-
Che
il
ricordo
di
questo
giorno
così
glorioso
per
te
,
così
felice
per
tuo
padre
e
per
tua
madre
,
ti
mantenga
per
tutta
la
vita
sulla
via
della
virtù
e
dell
'
onore
.
Addio
!
Il
Sindaco
uscì
,
la
banda
sonò
e
tutto
parea
finito
,
quando
il
drappello
dei
pompieri
s
'
aperse
,
e
un
ragazzo
di
otto
o
nove
anni
,
spinto
innanzi
da
una
donna
che
subito
si
nascose
,
si
slanciò
verso
il
decorato
e
gli
cascò
fra
le
braccia
.
Un
altro
scoppio
d
'
evviva
e
d
'
applausi
fece
rintronare
il
cortile
;
tutti
avevan
capito
alla
prima
:
quello
era
il
ragazzo
stato
salvato
dal
Po
,
che
veniva
a
ringraziare
il
suo
salvatore
.
Dopo
averlo
baciato
,
gli
si
attaccò
a
un
braccio
per
accompagnarlo
fuori
.
Essi
due
primi
,
e
il
padre
e
la
madre
dietro
,
s
'
avviarono
verso
l
'
uscita
,
passando
a
stento
fra
la
gente
che
faceva
ala
al
loro
passaggio
,
guardie
,
ragazzi
,
soldati
,
donne
,
alla
rinfusa
.
Tutti
si
spingevano
avanti
e
s
'
alzavano
in
punta
di
piedi
per
vedere
il
ragazzo
.
Quelli
che
eran
sul
passaggio
gli
toccavan
la
mano
.
Quando
passò
davanti
ai
ragazzi
delle
scuole
,
tutti
agitarono
i
berretti
per
aria
.
Quelli
di
borgo
Po
fecero
un
grande
schiamazzo
,
tirandolo
per
le
braccia
e
per
la
giacchetta
,
e
gridando
:
-
Pin
,
viva
Pin
!
Bravo
Pinot
!
-
Io
lo
vidi
passar
proprio
vicino
.
Era
tutto
acceso
nel
viso
,
contento
:
la
medaglia
aveva
il
nastro
bianco
,
rosso
e
verde
.
Sua
madre
piangeva
e
rideva
;
suo
padre
si
torceva
un
baffo
con
una
mano
,
che
gli
tremava
forte
,
come
se
avesse
la
febbre
.
E
su
dalle
finestre
e
dalle
logge
seguitavano
a
sporgersi
fuori
e
ad
applaudire
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
quando
furono
per
entrar
sotto
il
portico
,
venne
giù
dalla
loggia
delle
Figlie
dei
militari
una
vera
pioggia
di
pensieri
,
di
mazzettini
di
viole
e
di
margherite
,
che
caddero
sulla
testa
del
ragazzo
,
del
padre
,
della
madre
,
e
si
sparsero
in
terra
.
Molti
si
misero
a
raccoglierli
in
fretta
e
li
porgevano
alla
madre
.
E
la
banda
in
fondo
al
cortile
sonava
piano
piano
un
'
aria
bellissima
,
che
pareva
il
canto
di
tante
voci
argentine
che
s
'
allontanassero
lente
giù
per
le
rive
d
'
un
fiume
.
MAGGIO
I
bambini
rachitici
5
,
venerdì
Oggi
ho
fatto
vacanza
perché
non
stavo
bene
,
e
mia
madre
m
'
ha
condotto
con
sé
all
'
istituto
dei
ragazzi
rachitici
,
dov
'
è
andata
a
raccomandare
una
bimba
del
portinaio
;
ma
non
mi
ha
lasciato
entrar
nella
scuola
...
Non
hai
capito
perché
,
Enrico
,
non
ti
lasciai
entrare
?
Per
non
mettere
davanti
a
quei
disgraziati
,
lì
nel
mezzo
della
scuola
,
quasi
come
in
mostra
,
un
ragazzo
sano
e
robusto
:
troppe
occasioni
hanno
già
di
trovarsi
a
dei
paragoni
dolorosi
.
Che
triste
cosa
!
Mi
venne
su
il
pianto
dal
cuore
a
entrar
là
dentro
.
Erano
una
sessantina
,
tra
bambini
e
bambine
...
Povere
ossa
torturate
!
Povere
mani
,
poveri
piedini
rattrappiti
e
scontorti
!
Poveri
corpicini
contraffatti
!
Subito
osservai
molti
visi
graziosi
;
degli
occhi
pieni
d
'
intelligenza
e
di
affetto
:
c
'
era
un
visetto
di
bimba
,
col
naso
affilato
e
il
mento
aguzzo
,
che
pareva
una
vecchietta
,
ma
aveva
un
sorriso
d
'
una
soavità
celeste
.
Alcuni
,
visti
davanti
,
son
belli
,
e
paion
senza
difetti
,
ma
si
voltano
...
e
vi
danno
una
stretta
all
'
anima
.
C
'
era
il
medico
,
che
li
visitava
.
Li
metteva
ritti
sui
banchi
,
e
alzava
i
vestitini
per
toccare
i
ventri
enfiati
e
le
giunture
grosse
,
ma
non
si
vergognavano
punto
,
povere
creature
;
si
vedeva
ch
'
eran
bambini
assuefatti
a
essere
svestiti
,
esaminati
,
rivoltati
per
tutti
i
versi
.
E
pensare
che
ora
son
nel
periodo
migliore
della
loro
malattia
,
ché
quasi
non
soffron
più
.
Ma
chi
può
dire
quello
che
soffrirono
durante
il
primo
deformarsi
del
corpo
,
quando
col
crescere
della
loro
infermità
,
vedevano
diminuire
l
'
affetto
intorno
a
sé
,
poveri
bambini
,
lasciati
soli
per
ore
ed
ore
nell
'
angolo
d
'
una
stanza
o
d
'
un
cortile
,
mal
nutriti
,
e
a
volte
anche
scherniti
,
o
tormentati
per
mesi
da
bendaggi
e
da
apparecchi
ortopedici
inutili
!
Ora
però
,
grazie
alle
cure
,
alla
buona
alimentazione
e
alla
ginnastica
,
molti
migliorano
.
La
maestra
fece
fare
la
ginnastica
.
Era
una
pietà
,
a
certi
comandi
,
vederli
distender
sotto
i
banchi
tutte
quelle
gambe
fasciate
,
strette
fra
le
stecche
,
nocchierute
,
sformate
,
delle
gambe
che
si
sarebbero
coperte
di
baci
!
Parecchi
non
potevano
alzarsi
dal
banco
,
e
rimanevan
lì
,
col
capo
ripiegato
sul
braccio
,
accarezzando
le
stampelle
con
la
mano
;
altri
,
facendo
la
spinta
delle
braccia
,
si
sentivan
mancare
il
respiro
,
e
ricascavano
a
sedere
,
pallidi
,
ma
sorridevano
,
per
dissimulare
l
'
affanno
.
Ah
!
Enrico
,
voi
altri
che
non
pregiate
la
salute
,
e
vi
sembra
così
poca
cosa
lo
star
bene
!
Io
pensavo
ai
bei
ragazzi
forti
e
fiorenti
,
che
le
madri
portano
in
giro
come
in
trionfo
,
superbe
della
loro
bellezza
,
e
mi
sarei
prese
tutte
quelle
povere
teste
,
me
le
sarei
strette
tutte
sul
cuore
,
disperatamente
,
avrei
detto
,
se
fossi
stata
sola
:
non
mi
movo
più
di
qui
;
voglio
consacrare
la
vita
a
voi
,
servirvi
,
farvi
da
madre
a
tutti
fino
al
mio
ultimo
giorno
...
E
intanto
cantavano
,
cantavano
con
certe
vocine
esili
,
dolci
,
tristi
,
che
andavano
all
'
anima
,
e
la
maestra
avendoli
lodati
,
si
mostraron
contenti
;
e
mentre
passava
tra
i
banchi
,
le
baciavano
le
mani
e
le
braccia
,
perché
senton
tanta
gratitudine
per
chi
li
benefica
,
e
sono
molto
affettuosi
.
E
anche
hanno
ingegno
,
quegli
angioletti
;
e
studiano
,
mi
disse
la
maestra
.
Una
maestra
giovane
e
gentile
,
che
ha
sul
viso
pieno
di
bontà
una
certa
espressione
di
mestizia
,
come
un
riflesso
delle
sventure
che
essa
accarezza
e
consola
.
Cara
ragazza
!
Fra
tutte
le
creature
umane
che
si
guadagnan
la
vita
col
lavoro
,
non
ce
n
'
è
una
che
se
la
guadagni
più
santamente
di
te
,
figliuola
mia
.
TUA
MADRE
Sacrificio
.
9
,
martedì
Mia
madre
è
buona
,
e
mia
sorella
Silvia
è
come
lei
,
ha
lo
stesso
cuore
grande
e
gentile
.
Io
stavo
copiando
ieri
sera
una
parte
del
racconto
mensile
Dagli
Appennini
alle
Ande
,
che
il
maestro
ci
ha
dato
a
copiare
un
poco
a
tutti
,
tanto
è
lungo
;
quando
Silvia
entrò
in
punta
di
piedi
e
mi
disse
in
fretta
e
piano
:
-
Vieni
con
me
dalla
mamma
.
Li
ho
sentiti
stamani
che
discorrevano
:
al
babbo
è
andato
male
un
affare
,
era
addolorato
,
la
mamma
gli
faceva
coraggio
;
siamo
nelle
strettezze
,
capisci
?
non
ci
sono
più
denari
.
Il
babbo
diceva
che
bisognerà
fare
dei
sacrifici
per
rimettersi
.
Ora
bisogna
che
ne
facciamo
anche
noi
dei
sacrifici
,
non
è
vero
?
Sei
pronto
?
Bene
,
parlo
alla
mamma
,
e
tu
accenna
di
sì
e
promettile
sul
tuo
onore
che
farai
tutto
quello
che
dirò
io
.
Detto
questo
,
mi
prese
per
mano
,
e
mi
condusse
da
nostra
madre
,
che
stava
cucendo
,
tutta
pensierosa
;
io
sedetti
da
una
parte
del
sofà
,
Silvia
sedette
dall
'
altra
,
e
subito
disse
:
-
Senti
,
mamma
,
ho
da
parlarti
.
Abbiamo
da
parlarti
tutti
e
due
.
-
La
mamma
ci
guardò
meravigliata
.
E
Silvia
cominciò
:
-
Il
babbo
è
senza
denari
,
è
vero
?
-
Che
dici
?
-
rispose
la
mamma
arrossendo
,
-
Non
è
vero
!
Che
ne
sai
tu
?
Chi
te
l
'
ha
detto
?
-
Lo
so
,
disse
Silvia
,
risoluta
.
-
Ebbene
,
senti
,
mamma
;
dobbiamo
fare
dei
sacrifici
anche
noi
.
Tu
m
'
avevi
promesso
un
ventaglio
per
la
fin
di
maggio
,
e
Enrico
aspettava
la
sua
scatola
di
colori
;
non
vogliamo
più
nulla
;
non
vogliamo
che
si
sprechino
i
soldi
;
saremo
contenti
lo
stesso
,
hai
capito
?
-
La
mamma
tentò
di
parlare
,
ma
Silvia
disse
:
-
No
,
sarà
così
.
Abbiamo
deciso
.
E
fin
che
il
babbo
non
avrà
dei
denari
,
non
vogliamo
più
né
frutta
né
altre
cose
;
ci
basterà
la
minestra
,
e
la
mattina
a
colazione
mangeremo
del
pane
;
così
si
spenderà
meno
a
tavola
,
ché
già
spendiamo
troppo
,
e
noi
ti
promettiamo
che
ci
vedrai
sempre
contenti
ad
un
modo
.
Non
è
vero
,
Enrico
?
-
Io
risposi
di
sì
.
-
Sempre
contenti
ad
un
modo
,
-
ripeté
Silvia
,
chiudendo
la
bocca
alla
mamma
con
una
mano
;
-
e
se
c
'
è
altri
sacrifici
da
fare
,
o
nel
vestire
,
o
in
altro
,
noi
li
faremo
volentieri
,
e
vendiamo
anche
i
nostri
regali
:
io
do
tutte
le
mie
cose
,
ti
servo
io
di
cameriera
,
non
daremo
più
nulla
a
fare
fuor
di
casa
,
lavorerò
con
te
tutto
il
giorno
,
farò
tutto
quello
che
vorrai
,
sono
disposta
a
tutto
!
A
tutto
!
-
esclamò
gettando
le
braccia
al
collo
a
mia
madre
;
-
pur
che
il
babbo
e
la
mamma
non
abbian
più
dispiaceri
,
pur
ch
'
io
torni
a
vedervi
tutti
e
due
tranquilli
,
di
buon
umore
come
prima
,
in
mezzo
alla
vostra
Silvia
e
al
vostro
Enrico
,
che
vi
vogliono
tanto
bene
,
che
darebbero
la
loro
vita
per
voi
!
-
Ah
!
io
non
vidi
mai
mia
madre
così
contenta
come
a
sentir
quelle
parole
;
non
ci
baciò
mai
in
fronte
a
quel
modo
,
piangendo
e
ridendo
,
senza
poter
parlare
.
E
poi
assicurò
Silvia
che
aveva
capito
male
,
che
non
eravamo
mica
ridotti
come
essa
credeva
,
per
fortuna
,
e
cento
volte
ci
disse
grazie
,
e
fu
allegra
tutta
la
sera
,
fin
che
rientrò
mio
padre
,
a
cui
disse
tutto
.
Egli
non
aperse
bocca
,
povero
padre
mio
!
Ma
questa
mattina
sedendo
a
tavola
...
provai
insieme
un
gran
piacere
e
una
gran
tristezza
:
io
trovai
sotto
il
tovagliolo
la
mia
scatola
,
e
Silvia
ci
trovò
il
suo
ventaglio
.
L
'
incendio
11
,
giovedì
Questa
mattina
io
avevo
finito
di
copiare
la
mia
parte
del
racconto
Dagli
Appennini
alle
Ande
,
e
stavo
cercando
un
tema
per
la
composizione
libera
che
ci
diede
da
fare
il
maestro
,
quando
udii
un
vocìo
insolito
per
le
scale
,
e
poco
dopo
entrarono
in
casa
due
pompieri
,
i
quali
domandarono
a
mio
padre
il
permesso
di
visitar
le
stufe
e
i
camini
,
perché
bruciava
un
fumaiolo
sui
tetti
,
e
non
si
capiva
di
chi
fosse
.
Mio
padre
disse
:
-
Facciano
pure
,
-
e
benché
non
avessimo
fuoco
acceso
da
nessuna
parte
,
essi
cominciarono
a
girar
per
le
stanze
e
a
metter
l
'
orecchio
alle
pareti
,
per
sentire
se
rumoreggiasse
il
foco
dentro
alle
gole
che
vanno
su
agli
altri
piani
della
casa
.
E
mio
padre
mi
disse
,
mentre
giravan
per
le
stanze
:
-
Enrico
,
ecco
un
tema
per
la
tua
composizione
:
i
pompieri
.
Provati
un
po
'
a
scrivere
quello
che
ti
racconto
.
Io
li
vidi
all
'
opera
due
anni
fa
,
una
sera
che
uscivo
dal
teatro
Balbo
,
a
notte
avanzata
.
Entrando
in
via
Roma
,
vidi
una
luce
insolita
,
e
un
'
onda
di
gente
che
accorreva
:
una
casa
era
in
fuoco
:
lingue
di
fiamma
e
nuvoli
di
fumo
rompevan
dalle
finestre
e
dal
tetto
;
uomini
e
donne
apparivano
ai
davanzali
e
sparivano
,
gettando
grida
disperate
,
c
'
era
gran
tumulto
davanti
al
portone
;
la
folla
gridava
:
-
Brucian
vivi
!
Soccorso
!
I
pompieri
!
-
Arrivò
in
quel
punto
una
carrozza
,
ne
saltaron
fuori
quattro
pompieri
,
i
primi
che
s
'
eran
trovati
al
Municipio
,
e
si
slanciarono
dentro
alla
casa
.
Erano
appena
entrati
,
che
si
vide
una
cosa
orrenda
:
una
donna
s
'
affacciò
urlando
a
una
finestra
del
terzo
piano
,
s
'
afferrò
alla
ringhiera
,
la
scavalcò
,
e
rimase
afferrata
così
,
quasi
sospesa
nel
vuoto
,
con
la
schiena
in
fuori
,
curva
sotto
il
fumo
e
le
fiamme
che
fuggendo
dalla
stanza
le
lambivan
quasi
la
testa
.
La
folla
gettò
un
grido
di
raccapriccio
.
I
pompieri
,
arrestati
per
isbaglio
al
secondo
piano
dagli
inquilini
atterriti
,
avevan
già
sfondato
un
muro
e
s
'
eran
precipitati
in
una
camera
;
quando
cento
grida
li
avvertirono
:
-
Al
terzo
piano
!
Al
terzo
piano
!
-
Volarono
al
terzo
piano
.
Qui
era
un
rovinio
d
'
inferno
,
travi
di
tetto
che
crollavano
,
corridoi
pieni
di
fiamme
,
un
fumo
che
soffocava
.
Per
arrivare
alle
stanze
dov
'
eran
gl
'
inquilini
rinchiusi
,
non
restava
altra
via
che
passar
pel
tetto
.
Si
lanciaron
subito
su
,
e
un
minuto
dopo
si
vide
come
un
fantasma
nero
saltar
sui
coppi
,
tra
il
fumo
.
Era
il
caporale
,
arrivato
il
primo
.
Ma
per
andare
dalla
parte
del
tetto
che
corrispondeva
al
quartierino
chiuso
dal
fuoco
,
gli
bisognava
passare
sopra
un
ristrettissimo
spazio
compreso
tra
un
abbaino
e
la
grondaia
;
tutto
il
resto
fiammeggiava
,
e
quel
piccolo
tratto
era
coperto
di
neve
e
di
ghiaccio
,
e
non
c
'
era
dove
aggrapparsi
.
-
È
impossibile
che
passi
!
-
gridava
la
folla
di
sotto
.
Il
caporale
s
'
avanzò
sull
'
orlo
del
tetto
:
-
tutti
rabbrividirono
,
e
stettero
a
guardar
col
respiro
sospeso
:
-
passò
:
-
un
immenso
evviva
salì
al
cielo
.
Il
caporale
riprese
la
corsa
,
e
arrivato
al
punto
minacciato
,
cominciò
a
spezzare
furiosamente
a
colpi
d
'
accetta
coppi
,
travi
,
correntini
,
per
aprirsi
una
buca
da
scender
dentro
.
Intanto
la
donna
era
sempre
sospesa
fuor
della
finestra
,
il
fuoco
le
infuriava
sul
capo
,
un
minuto
ancora
,
e
sarebbe
precipitata
nella
via
.
La
buca
fu
aperta
:
si
vide
il
caporale
levarsi
la
tracolla
e
calarsi
giù
;
gli
altri
pompieri
,
sopraggiunti
,
lo
seguirono
.
Nello
stesso
momento
un
'
altissima
scala
Porta
,
arrivata
allora
,
s
'
appoggiò
al
cornicione
della
casa
,
davanti
alle
finestre
da
cui
uscivano
fiamme
e
urli
da
pazzi
.
Ma
si
credeva
che
fosse
tardi
.
-
Nessuno
si
salva
più
,
-
gridavano
.
-
I
pompieri
bruciano
.
-
È
finita
.
-
Son
morti
.
-
All
'
improvviso
si
vide
apparire
alla
finestra
della
ringhiera
la
figura
nera
del
caporale
,
illuminata
di
sopra
in
giù
dalle
fiamme
,
-
la
donna
gli
si
avvinghiò
al
collo
;
-
egli
l
'
afferrò
alla
vita
con
tutt
'
e
due
le
braccia
,
la
tirò
su
,
la
depose
dentro
alla
stanza
.
La
folla
mise
un
grido
di
mille
voci
,
che
coprì
il
fracasso
dell
'
incendio
.
Ma
e
gli
altri
?
e
discendere
?
La
scala
,
appoggiata
al
tetto
davanti
a
un
'
altra
finestra
,
distava
dal
davanzale
un
buon
tratto
.
Come
avrebbero
potuto
attaccarvisi
?
Mentre
questo
si
diceva
,
uno
dei
pompieri
si
fece
fuori
della
finestra
,
mise
il
piede
destro
sul
davanzale
e
il
sinistro
sulla
scala
,
e
così
ritto
per
aria
,
abbracciati
ad
uno
ad
uno
gli
inquilini
,
che
gli
altri
gli
porgevan
di
dentro
,
li
porse
a
un
compagno
,
ch
'
era
salito
su
dalla
via
,
e
che
,
attaccatili
bene
ai
pioli
,
li
fece
scendere
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
aiutati
da
altri
pompieri
di
sotto
.
Passò
prima
la
donna
della
ringhiera
,
poi
una
bimba
,
un
'
altra
donna
,
un
vecchio
.
Tutti
eran
salvi
.
Dopo
il
vecchio
,
scesero
i
pompieri
rimasti
dentro
;
ultimo
a
scendere
fu
il
caporale
,
che
era
stato
il
primo
ad
accorrere
.
La
folla
li
accolse
tutti
con
uno
scoppio
d
'
applausi
;
ma
quando
comparve
l
'
ultimo
,
l
'
avanguardia
dei
salvatori
,
quello
che
aveva
affrontato
innanzi
agli
altri
l
'
abisso
,
quello
che
sarebbe
morto
,
se
uno
avesse
dovuto
morire
,
la
folla
lo
salutò
come
un
trionfatore
,
gridando
e
stendendo
le
braccia
con
uno
slancio
affettuoso
d
'
ammirazione
e
di
gratitudine
,
e
in
pochi
momenti
il
suo
nome
oscuro
-
Giuseppe
Robbino
-
suonò
su
mille
bocche
...
Hai
capito
?
Quello
è
coraggio
,
il
coraggio
del
cuore
,
che
non
ragiona
,
che
non
vacilla
,
che
va
diritto
cieco
fulmineo
dove
sente
il
grido
di
chi
muore
.
Io
ti
condurrò
un
giorno
agli
esercizi
dei
pompieri
,
e
ti
farò
vedere
il
caporale
Robbino
;
perché
saresti
molto
contento
di
conoscerlo
,
non
è
vero
?
Risposi
di
sì
.
-
Eccolo
qua
,
-
disse
mio
padre
.
Io
mi
voltai
di
scatto
.
I
due
pompieri
,
terminata
la
visita
,
attraversavan
la
stanza
per
uscire
.
Mio
padre
m
'
accennò
il
più
piccolo
,
che
aveva
i
galloni
,
e
mi
disse
:
-
Stringi
la
mano
al
caporale
Robbino
.
Il
caporale
si
fermò
e
mi
porse
la
mano
,
sorridendo
:
io
gliela
strinsi
;
egli
mi
fece
un
saluto
ed
uscì
.
-
E
ricordatene
bene
,
-
disse
mio
padre
,
-
perché
delle
migliaia
di
mani
che
stringerai
nella
vita
,
non
ce
ne
saranno
forse
dieci
che
valgono
la
sua
.
Dagli
Appennini
alle
Ande
Racconto
mensile
Molti
anni
fa
un
ragazzo
genovese
di
tredici
anni
,
figliuolo
d
'
un
operaio
,
andò
da
Genova
in
America
,
da
solo
,
per
cercare
sua
madre
.
Sua
madre
era
andata
due
anni
prima
a
Buenos
Aires
,
città
capitale
della
Repubblica
Argentina
,
per
mettersi
al
servizio
di
qualche
casa
ricca
,
e
guadagnar
così
in
poco
tempo
tanto
da
rialzare
la
famiglia
,
la
quale
,
per
effetto
di
varie
disgrazie
,
era
caduta
nella
povertà
e
nei
debiti
.
Non
sono
poche
le
donne
coraggiose
che
fanno
un
così
lungo
viaggio
per
quello
scopo
,
e
che
grazie
alle
grandi
paghe
che
trova
laggiù
la
gente
di
servizio
,
ritornano
in
patria
a
capo
di
pochi
anni
con
qualche
migliaio
di
lire
.
La
povera
madre
aveva
pianto
lacrime
di
sangue
al
separarsi
dai
suoi
figliuoli
,
l
'
uno
di
diciott
'
anni
e
l
'
altro
di
undici
;
ma
era
partita
con
coraggio
,
e
piena
di
speranza
.
Il
viaggio
era
stato
felice
:
arrivata
appena
a
Buenos
Aires
,
aveva
trovato
subito
,
per
mezzo
d
'
un
bottegaio
genovese
,
cugino
di
suo
marito
,
stabilito
là
da
molto
tempo
,
una
buona
famiglia
argentina
,
che
la
pagava
molto
e
la
trattava
bene
.
E
per
un
po
'
di
tempo
aveva
mantenuto
coi
suoi
una
corrispondenza
regolare
.
Com
'
era
stato
convenuto
fra
loro
,
il
marito
dirigeva
le
lettere
al
cugino
,
che
le
recapitava
alla
donna
,
e
questa
rimetteva
le
risposte
a
lui
,
che
le
spediva
a
Genova
,
aggiungendovi
qualche
riga
di
suo
.
Guadagnando
ottanta
lire
al
mese
e
non
spendendo
nulla
per
sé
,
mandava
a
casa
ogni
tre
mesi
una
bella
somma
,
con
la
quale
il
marito
,
che
era
galantuomo
,
andava
pagando
via
via
i
debiti
più
urgenti
,
e
riguadagnando
così
la
sua
buona
reputazione
.
E
intanto
lavorava
ed
era
contento
dei
fatti
suoi
,
anche
per
la
speranza
che
la
moglie
sarebbe
ritornata
fra
non
molto
tempo
,
perché
la
casa
pareva
vuota
senza
di
lei
,
e
il
figliuolo
minore
in
special
modo
,
che
amava
moltissimo
sua
madre
,
si
rattristava
,
non
si
poteva
rassegnare
alla
sua
lontananza
.
Ma
trascorso
un
anno
dalla
partenza
,
dopo
una
lettera
breve
nella
quale
essa
diceva
di
star
poco
bene
di
salute
,
non
ne
ricevettero
più
.
Scrissero
due
volte
al
cugino
;
il
cugino
non
rispose
.
Scrissero
alla
famiglia
argentina
,
dove
la
donna
era
a
servire
;
ma
non
essendo
forse
arrivata
la
lettera
perché
avean
storpiato
il
nome
sull
'
indirizzo
,
non
ebbero
risposta
.
Temendo
d
'
una
disgrazia
,
scrissero
al
Consolato
italiano
di
Buenos
Aires
,
che
facesse
fare
delle
ricerche
;
e
dopo
tre
mesi
fu
risposto
loro
dal
Console
che
,
nonostante
l
'
avviso
fatto
pubblicare
dai
giornali
,
nessuno
s
'
era
presentato
,
neppure
a
dare
notizie
.
E
non
poteva
accadere
altrimenti
,
oltre
che
per
altre
ragioni
,
anche
per
questa
:
Che
con
l
'
idea
di
salvare
il
decoro
dei
suoi
,
ché
le
pareva
di
macchiarlo
a
far
la
serva
,
la
buona
donna
non
aveva
dato
alla
famiglia
argentina
il
suo
vero
nome
.
Altri
mesi
passarono
,
nessuna
notizia
.
Padre
e
figliuolo
erano
costernati
;
il
più
piccolo
,
oppresso
da
una
tristezza
che
non
poteva
vincere
.
Che
fare
?
A
chi
ricorrere
?
La
prima
idea
del
padre
era
stata
di
partire
,
d
'
andare
a
cercare
sua
moglie
in
America
.
Ma
e
il
lavoro
?
Chi
avrebbe
mantenuto
i
suoi
figliuoli
?
E
neppure
avrebbe
potuto
partire
il
figliuol
maggiore
,
che
cominciava
appunto
allora
a
guadagnar
qualche
cosa
,
ed
era
necessario
alla
famiglia
.
E
in
questo
affanno
vivevano
,
ripetendo
ogni
giorno
gli
stessi
discorsi
dolorosi
,
o
guardandosi
l
'
un
l
'
altro
,
in
silenzio
.
Quando
una
sera
Marco
,
il
più
piccolo
,
uscì
a
dire
risolutamente
:
-
Ci
vado
io
in
America
a
cercar
mia
madre
.
-
Il
padre
crollò
il
capo
,
con
tristezza
,
e
non
rispose
.
Era
un
pensiero
affettuoso
,
ma
una
cosa
impossibile
.
A
tredici
anni
,
solo
,
fare
un
viaggio
in
America
,
che
ci
voleva
un
mese
per
andarci
!
Ma
il
ragazzi
insistette
,
pazientemente
.
Insistette
quel
giorno
,
il
giorno
dopo
,
tutti
i
giorni
con
una
grande
pacatezza
,
ragionando
col
buon
senso
d
'
un
uomo
.
-
Altri
ci
sono
andati
,
-
diceva
-
e
più
piccoli
di
me
.
Una
volta
che
son
sul
bastimento
,
arrivo
là
come
un
altro
.
Arrivato
là
,
non
ho
che
a
cercare
la
bottega
del
cugino
.
Ci
sono
tanti
italiani
,
qualcheduno
m
'
insegnerà
la
strada
.
Trovato
il
cugino
,
e
trovata
mia
madre
,
se
non
trovo
lui
vado
dal
Console
,
cercherò
la
famiglia
argentina
.
Qualunque
cosa
accada
,
laggiù
c
'
è
del
lavoro
per
tutti
;
troverò
del
lavoro
anch
'
io
,
almeno
per
guadagnar
tanto
da
ritornare
a
casa
.
-
E
così
,
a
poco
a
poco
,
riuscì
quasi
a
persuadere
suo
padre
.
Suo
padre
lo
stimava
,
sapeva
che
aveva
giudizio
e
coraggio
,
che
era
assuefatto
alle
privazioni
e
ai
sacrifici
,
e
che
tutte
queste
buone
qualità
avrebbero
preso
doppia
forza
nel
suo
cuore
per
quel
santo
scopo
di
trovar
sua
madre
,
ch
'
egli
adorava
.
Si
aggiunse
pure
che
un
Comandante
di
piroscafo
,
amico
d
'
un
suo
conoscente
,
avendo
inteso
parlar
della
cosa
,
s
'
impegnò
di
fargli
aver
gratis
un
biglietto
di
terza
classe
per
l
'
Argentina
.
E
allora
,
dopo
un
altro
po
'
di
esitazione
,
il
padre
acconsentì
,
il
viaggio
fu
deciso
.
Gli
empirono
una
sacca
di
panni
,
gli
misero
in
tasca
qualche
scudo
,
gli
diedero
l
'
indirizzo
del
cugino
,
e
una
bella
sera
del
mese
di
aprile
lo
imbarcarono
.
-
Figliuolo
,
Marco
mio
,
-
gli
disse
il
padre
dandogli
l
'
ultimo
bacio
,
con
le
lacrime
agli
occhi
,
sopra
la
scala
del
piroscafo
che
stava
per
partire
:
-
fatti
coraggio
.
Parti
per
un
santo
fine
e
Dio
t
'
aiuterà
.
Povero
Marco
!
Egli
aveva
il
cuor
forte
e
preparato
alle
più
dure
prove
per
quel
viaggio
;
ma
quando
vide
sparire
all
'
orizzonte
la
sua
bella
Genova
,
e
si
trovò
in
alto
mare
,
su
quel
grande
piroscafo
affollato
di
contadini
emigranti
,
solo
,
non
conosciuto
da
alcuno
,
con
quella
piccola
sacca
che
racchiudeva
tutta
la
sua
fortuna
,
un
improvviso
scoraggiamento
lo
assalì
.
Per
due
giorni
stette
accucciato
come
un
cane
a
prua
,
non
mangiando
quasi
,
oppresso
da
un
gran
bisogno
di
piangere
.
Ogni
sorta
di
tristi
pensieri
gli
passava
per
la
mente
,
e
il
più
triste
,
il
più
terribile
era
il
più
ostinato
a
tornare
:
il
pensiero
che
sua
madre
fosse
morta
.
Nei
suoi
sogni
rotti
e
pensosi
egli
vedeva
sempre
la
faccia
d
'
uno
sconosciuto
che
lo
guardava
in
aria
di
compassione
e
poi
gli
diceva
all
'
orecchio
:
-
Tua
madre
è
morta
.
-
E
allora
si
svegliava
soffocando
un
grido
.
Nondimeno
,
passato
lo
stretto
di
Gibilterra
,
alla
prima
vista
dell
'
Oceano
Atlantico
,
riprese
un
poco
d
'
animo
e
di
speranza
.
Ma
fu
un
breve
sollievo
.
Quell
'
immenso
mare
sempre
eguale
,
il
calore
crescente
,
la
tristezza
di
tutta
quella
povera
gente
che
lo
circondava
,
il
sentimento
della
propria
solitudine
tornarono
a
buttarlo
giù
.
I
giorni
,
che
si
succedevano
vuoti
e
monotoni
,
gli
si
confondevano
nella
memoria
,
come
accade
ai
malati
.
Gli
parve
d
'
esser
in
mare
da
un
anno
.
E
ogni
mattina
,
svegliandosi
,
provava
un
nuovo
stupore
di
esser
là
solo
,
in
mezzo
a
quell
'
immensità
d
'
acqua
,
in
viaggio
per
l
'
America
.
I
bei
pesci
volanti
che
venivano
ogni
tanto
a
cascare
sul
bastimento
,
quei
meravigliosi
tramonti
dei
tropici
,
con
quelle
enormi
nuvole
color
di
bragia
e
di
sangue
,
e
quelle
fosforescenze
notturne
che
fanno
parer
l
'
Oceano
tutto
acceso
come
un
mare
di
lava
,
non
gli
facevan
l
'
effetto
di
cose
reali
,
ma
di
prodigi
veduti
in
sogno
.
Ebbe
delle
giornate
di
cattivo
tempo
,
durante
le
quali
restò
chiuso
continuamente
nel
dormitorio
,
dove
tutto
ballava
e
rovinava
,
in
mezzo
a
un
coro
spaventevole
di
lamenti
e
d
'
imprecazioni
;
e
credette
che
fosse
giunta
la
sua
ultima
ora
.
Ebbe
altre
giornate
di
mare
quieto
e
giallastro
,
di
caldura
insopportabile
,
di
noia
infinita
;
ore
interminabili
e
sinistre
,
durante
le
quali
i
passeggeri
spossati
,
distesi
immobili
sulle
tavole
,
parevan
tutti
morti
.
E
il
viaggio
non
finiva
mai
:
mare
e
cielo
,
cielo
e
mare
,
oggi
come
ieri
,
domani
come
oggi
,
-
ancora
,
-
sempre
,
eternamente
.
Ed
egli
per
lunghe
ore
stava
appoggiato
al
parapetto
a
guardar
quel
mare
senza
fine
,
sbalordito
,
pensando
vagamente
a
sua
madre
,
fin
che
gli
occhi
gli
si
chiudevano
e
il
capo
gli
cascava
dal
sonno
;
e
allora
rivedeva
quella
faccia
sconosciuta
che
lo
guardava
in
aria
di
pietà
,
e
gli
ripeteva
all
'
orecchio
:
-
Tua
madre
è
morta
!
-
e
a
quella
voce
si
risvegliava
in
sussulto
,
per
ricominciare
a
sognare
a
occhi
aperti
e
a
guardar
l
'
orizzonte
immutato
.
Ventisette
giorni
durò
il
viaggio
!
Ma
gli
ultimi
furono
i
migliori
.
Il
tempo
era
bello
e
l
'
aria
fresca
.
Egli
aveva
fatto
conoscenza
con
un
buon
vecchio
lombardo
,
che
andava
in
America
a
trovare
il
figliuolo
,
coltivatore
di
terra
vicino
alla
città
di
Rosario
;
gli
aveva
detto
tutto
di
casa
sua
,
e
il
vecchio
gli
ripeteva
ogni
tanto
,
battendogli
una
mano
sulla
nuca
:
-
Coraggio
,
bagai
,
tu
troverai
tua
madre
sana
e
contenta
.
-
Quella
compagnia
lo
riconfortava
,
i
suoi
presentimenti
s
'
erano
fatti
di
tristi
lieti
.
Seduto
a
prua
,
accanto
al
vecchio
contadino
che
fumava
la
pipa
,
sotto
un
bel
cielo
stellato
,
in
mezzo
a
gruppi
d
'
emigranti
che
cantavano
,
egli
si
rappresentava
cento
volte
al
pensiero
il
suo
arrivo
a
Buenos
Aires
,
si
vedeva
in
quella
certa
strada
,
trovava
la
bottega
,
si
lanciava
incontro
al
cugino
:
-
Come
sta
mia
madre
?
Dov
'
è
?
Andiamo
subito
!
-
Andiamo
subito
;
-
correvano
insieme
,
salivano
una
scala
,
s
'
apriva
una
porta
...
E
qui
il
suo
soliloquio
muto
s
'
arrestava
,
la
sua
immaginazione
si
perdeva
in
un
sentimento
d
'
inesprimibile
tenerezza
,
che
gli
faceva
tirar
fuori
di
nascosto
una
piccola
medaglia
che
portava
al
collo
,
e
mormorare
,
baciandola
,
le
sue
orazioni
.
Il
ventisettesimo
giorno
dopo
quello
della
partenza
,
arrivarono
.
Era
una
bella
aurora
rossa
di
maggio
quando
il
piroscafo
gittava
l
'
àncora
nell
'
immenso
fiume
della
Plata
,
sopra
una
riva
del
quale
si
stende
la
vasta
città
di
Buenos
Aires
,
capitale
della
Repubblica
Argentina
.
Quel
tempo
splendido
gli
parve
di
buon
augurio
.
Era
fuor
di
sé
dalla
gioia
e
dall
'
impazienza
.
Sua
madre
era
a
poche
miglia
di
distanza
da
lui
!
Tra
poche
ore
l
'
avrebbe
veduta
!
Ed
egli
si
trovava
in
America
,
nel
nuovo
mondo
,
e
aveva
avuto
l
'
ardimento
di
venirci
so
]
o
!
Tutto
quel
lunghissimo
viaggio
gli
pareva
allora
che
fosse
passato
in
un
nulla
.
Gli
pareva
d
'
aver
volato
,
sognando
,
e
di
essersi
svegliato
in
quel
punto
.
Ed
era
così
felice
,
che
quasi
non
si
stupì
né
si
afflisse
,
quando
si
frugò
nelle
tasche
,
e
non
ci
trovò
più
uno
dei
due
gruzzoli
in
cui
aveva
diviso
il
suo
piccolo
tesoro
,
per
esser
più
sicuro
di
non
perdere
tutto
.
Gliel
'
avevan
rubato
,
non
gli
restavan
più
che
poche
lire
;
ma
che
gli
importava
,
ora
ch
'
era
vicino
a
sua
madre
.
Con
la
sua
sacca
alla
mano
scese
insieme
a
molti
altri
italiani
in
un
vaporino
che
li
portò
fino
a
poca
distanza
dalla
riva
,
calò
dal
vaporino
in
una
barca
che
portava
il
nome
di
Andrea
Doria
,
fu
sbarcato
al
molo
,
salutò
il
suo
vecchio
amico
lombardo
,
e
s
'
avviò
a
lunghi
passi
verso
la
città
.
Arrivato
all
'
imboccatura
della
prima
via
fermò
un
uomo
che
passava
e
lo
pregò
di
indicargli
da
che
parte
dovesse
prendere
per
andar
in
via
de
los
Artes
.
Aveva
fermato
per
l
'
appunto
un
operaio
italiano
.
Questi
lo
guardò
con
curiosità
e
gli
domandò
se
sapeva
leggere
.
Il
ragazzo
accennò
di
sì
.
-
Ebbene
,
-
gli
disse
l
'
operaio
,
indicandogli
la
via
da
cui
egli
usciva
;
-
va
su
sempre
diritto
,
leggendo
i
nomi
delle
vie
a
tutte
le
cantonate
;
finirai
con
trovare
la
tua
.
-
Il
ragazzo
lo
ringraziò
e
infilò
la
via
che
gli
s
'
apriva
davanti
.
Era
una
via
diritta
e
sterminata
,
ma
stretta
;
fiancheggiata
da
case
basse
e
bianche
,
che
pareva
tanti
villini
;
piena
di
gente
,
di
carrozze
,
di
grandi
carri
,
che
facevano
uno
strepito
assordante
;
e
qua
e
là
spenzolavano
enormi
bandiere
di
vari
colori
,
con
su
scritto
a
grossi
caratteri
l
'
annunzio
di
partenze
di
piroscafi
per
città
sconosciute
.
A
ogni
tratto
di
cammino
,
voltandosi
a
destra
e
a
sinistra
,
egli
vedeva
due
altre
vie
che
fuggivano
diritte
a
perdita
d
'
occhio
,
fiancheggiate
pure
da
case
basse
e
bianche
,
e
piene
di
gente
e
di
carri
,
e
tagliate
in
fondo
dalla
linea
diritta
della
sconfinata
pianura
americana
,
simile
all
'
orizzonte
del
mare
.
La
città
gli
pareva
infinita
;
gli
pareva
che
si
potesse
camminar
per
giornate
e
per
settimane
vedendo
sempre
di
qua
e
di
là
altre
vie
come
quelle
,
e
che
tutta
l
'
America
ne
dovesse
esser
coperta
.
Guardava
attentamente
i
nomi
delle
vie
:
dei
nomi
strani
che
stentava
a
leggere
.
A
ogni
nuova
via
,
si
sentiva
battere
il
cuore
,
pensando
che
fosse
la
sua
.
Guardava
tutte
le
donne
con
l
'
idea
di
incontrare
sua
madre
.
Ne
vide
una
davanti
a
sé
,
che
gli
diede
una
scossa
al
sangue
:
la
raggiunse
,
la
guardò
:
era
una
negra
.
E
andava
,
andava
,
affrettando
il
passo
.
Arrivò
a
un
crocicchio
,
lesse
,
e
restò
come
inchiodato
sul
marciapiede
Era
la
vita
delle
Arti
.
Svoltò
,
vide
il
numero
117
dovette
fermarsi
per
riprender
respiro
.
E
disse
tra
sé
:
-
O
madre
mia
!
madre
mia
!
È
proprio
vero
che
ti
vedrò
a
momenti
!
-
Corse
innanzi
,
arrivò
a
una
piccola
bottega
di
merciaio
.
Era
quella
.
S
'
affacciò
.
Vide
una
donna
coi
capelli
grigi
e
gli
occhiali
.
-
Che
volete
,
ragazzo
?
-
gli
domandò
quella
,
in
spagnuolo
.
-
Non
è
questa
,
-
disse
,
stentando
a
metter
fuori
la
voce
,
-
la
bottega
di
Francesco
Merelli
?
-
Francesco
Merelli
è
morto
,
-
rispose
la
donna
in
italiano
.
Il
ragazzo
ebbe
l
'
impressione
d
'
una
percossa
nel
petto
.
-
Quando
morto
?
-
Eh
,
da
un
pezzo
,
-
rispose
la
donna
;
-
da
mesi
.
Fece
cattivi
affari
,
scappò
.
Dicono
che
sia
andato
a
Bahia
Blanca
,
molto
lontano
di
qui
.
E
morì
appena
arrivato
.
La
bottega
è
mia
.
Il
ragazzo
impallidì
.
Poi
disse
rapidamente
:
-
Merelli
conosceva
mia
madre
,
mia
madre
era
qua
a
servire
dal
signor
Mequinez
.
Egli
solo
poteva
dirmi
dov
'
era
.
Io
sono
venuto
in
America
a
cercar
mia
madre
.
Merelli
le
mandava
le
lettere
.
Io
ho
bisogno
di
trovar
mia
madre
.
-
Povero
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
,
-
io
non
so
.
Posso
domandare
al
ragazzo
del
cortile
.
Egli
conosceva
il
giovane
che
faceva
commissioni
per
Merelli
.
Può
darsi
che
sappia
dir
qualche
cosa
.
Andò
in
fondo
alla
bottega
e
chiamò
il
ragazzo
,
che
venne
subito
.
-
Dimmi
un
poco
,
-
gli
domandò
la
bottegaia
;
-
ti
ricordi
che
il
giovane
di
Merelli
andasse
qualche
volta
a
portar
delle
lettere
a
una
donna
di
servizio
,
in
casa
di
figli
del
paese
?
-
Dal
signor
Mequinez
,
-
rispose
il
ragazzo
,
sì
signora
,
qualche
volta
.
In
fondo
a
via
delle
Arti
.
-
Ah
,
signora
,
grazie
!
-
gridò
Marco
.
-
Mi
dica
il
numero
...
non
lo
sa
?
Mi
faccia
accompagnare
,
-
accompagnami
tu
subito
,
ragazzo
;
-
io
ho
ancora
dei
soldi
.
E
disse
questo
con
tanto
calore
,
che
senz
'
aspettar
la
preghiera
della
donna
,
il
ragazzo
rispose
:
-
andiamo
;
-
e
uscì
pel
primo
a
passi
lesti
.
Quasi
correndo
,
senza
dire
una
parola
,
andarono
fino
in
fondo
alla
via
lunghissima
,
infilarono
l
'
andito
d
'
entrata
d
'
una
piccola
casa
bianca
,
e
si
fermarono
davanti
a
un
bel
cancello
di
ferro
,
da
cui
si
vedeva
un
cortiletto
,
pieno
di
vasi
di
fiori
.
Marco
diede
una
strappata
al
campanello
.
Comparve
una
signorina
.
-
Qui
sta
la
famiglia
Mequinez
,
non
è
vero
?
-
domandò
ansiosamente
il
ragazzo
.
-
Ci
stava
,
-
rispose
la
signorina
,
pronunziando
l
'
italiano
alla
spagnuola
.
-
Ora
ci
stiamo
noi
,
Zeballos
.
-
E
dove
sono
andati
i
Mequinez
?
-
domandò
Marco
,
col
batticuore
.
-
Sono
andati
a
Cordova
.
-
Cordova
!
-
esclamò
Marco
.
-
Dov
'
è
Cordova
?
E
la
persona
di
servizio
che
avevano
?
la
donna
,
mia
madre
!
La
donna
di
servizio
era
mia
madre
!
Hanno
condotto
via
anche
mia
madre
?
La
signorina
lo
guardò
e
disse
:
-
Non
so
.
Lo
saprà
forse
mio
padre
,
che
li
ha
conosciuti
quando
partirono
.
Aspettate
un
momento
.
Scappò
e
tornò
poco
dopo
con
suo
padre
,
un
signore
alto
,
con
la
barba
grigia
.
Questi
guardò
fisso
un
momento
quel
tipo
simpatico
di
piccolo
marinaio
genovese
,
coi
capelli
biondi
e
il
naso
aquilino
,
e
gli
domandò
in
cattivo
italiano
:
-
Tua
madre
è
genovese
?
Marco
rispose
di
sì
.
-
Ebbene
la
donna
di
servizio
genovese
è
andata
con
loro
,
lo
so
di
certo
.
-
Dove
sono
andati
?
-
A
Cordova
,
una
città
.
Il
ragazzo
mise
un
sospiro
;
poi
disse
con
rassegnazione
:
-
Allora
...
andrò
a
Cordova
.
-
Ah
pobre
Niño
!
-
esclamò
il
signore
,
guardandolo
in
aria
di
pietà
.
-
Povero
ragazzo
!
È
a
centinaia
di
miglia
di
qua
,
Cordova
.
Marco
diventò
pallido
come
un
morto
,
e
s
'
appoggiò
con
una
mano
alla
cancellata
.
-
Vediamo
,
vediamo
,
-
disse
allora
il
signore
,
mosso
a
compassione
,
aprendo
la
porta
,
-
vieni
dentro
un
momento
,
vediamo
un
po
'
se
si
può
far
qualche
cosa
.
-
Sedette
,
gli
diè
da
sedere
,
gli
fece
raccontar
la
sua
storia
,
lo
stette
a
sentire
molto
attento
,
rimase
un
pezzo
pensieroso
;
poi
gli
disse
risolutamente
:
-
Tu
non
hai
denari
,
non
è
vero
?
-
Ho
ancora
...
poco
,
-
rispose
Marco
.
Il
signore
pensò
altri
cinque
minuti
,
poi
si
mise
a
un
tavolino
,
scrisse
una
lettera
,
la
chiuse
,
e
porgendola
al
ragazzo
,
gli
disse
:
-
Senti
,
italianito
.
Va
'
con
questa
lettera
alla
Boca
.
È
una
piccola
città
mezza
genovese
,
a
due
ore
di
strada
di
qua
.
Tutti
ti
sapranno
indicare
il
cammino
.
Va
'
là
e
cerca
di
questo
signore
,
a
cui
è
diretta
la
lettera
,
e
che
è
conosciuto
da
tutti
.
Portagli
questa
lettera
.
Egli
ti
farà
partire
domani
per
la
città
di
Rosario
,
e
ti
raccomanderà
a
qualcuno
lassù
,
che
penserà
a
farti
proseguire
il
viaggio
fino
a
Cordova
,
dove
troverai
la
famiglia
Mequinez
e
tua
madre
.
Intanto
,
piglia
questo
.
-
E
gli
mise
in
mano
qualche
lira
.
-
Va
'
,
e
fatti
coraggio
;
qui
hai
da
per
tutto
dei
compaesani
,
non
rimarrai
abbandonato
.
Adios
.
Il
ragazzo
gli
disse
:
-
Grazie
,
-
senza
trovar
altre
parole
,
uscì
con
la
sua
sacca
,
e
congedatosi
dalla
sua
piccola
guida
,
si
mise
lentamente
in
cammino
verso
la
Boca
,
pieno
di
tristezza
e
di
stupore
,
a
traverso
alla
grande
città
rumorosa
.
Tutto
quello
che
gli
accadde
da
quel
momento
fino
alla
sera
del
giorno
appresso
gli
rimase
poi
nella
memoria
confuso
ed
incerto
come
una
fantasticheria
di
febbricitante
,
tanto
egli
era
stanco
,
sconturbato
,
avvilito
.
E
il
giorno
appresso
,
all
'
imbrunire
,
dopo
aver
dormito
la
notte
in
una
stanzuccia
d
'
una
casa
della
Boca
,
accanto
a
un
facchino
del
porto
,
-
dopo
aver
passata
quasi
tutta
la
giornata
,
seduto
sopra
un
mucchio
di
travi
,
e
come
trasognato
,
in
faccia
a
migliaia
di
bastimenti
,
di
barconi
e
di
vaporini
,
-
si
trovava
a
poppa
d
'
una
grossa
barca
a
vela
,
carica
di
frutte
,
che
partiva
per
la
città
di
Rosario
,
condotta
da
tre
robusti
genovesi
abbronzati
dal
sole
;
la
voce
dei
quali
,
e
il
dialetto
amato
che
parlavano
gli
rimise
un
po
'
di
conforto
nel
cuore
.
Partirono
,
e
il
viaggio
durò
tre
giorni
e
quattro
notti
,
e
fu
uno
stupore
continuo
per
il
piccolo
viaggiatore
.
Tre
giorni
e
quattro
notti
su
per
quel
meraviglioso
fiume
Paranà
,
rispetto
al
quale
il
nostro
grande
Po
non
è
che
un
rigagnolo
,
e
la
lunghezza
dell
'
Italia
,
quadruplicata
,
non
raggiunge
quella
del
suo
corso
.
Il
barcone
andava
lentamente
a
ritroso
di
quella
massa
d
'
acqua
smisurata
.
Passava
in
mezzo
a
lunghe
isole
,
già
nidi
di
serpenti
e
di
tigri
,
coperte
d
'
aranci
e
di
salici
,
simili
a
boschi
galleggianti
;
e
ora
infilava
stretti
canali
,
da
cui
pareva
che
non
potesse
più
uscire
;
ora
sboccava
in
vaste
distese
d
'
acque
,
dell
'
aspetto
di
grandi
laghi
tranquilli
;
poi
daccapo
fra
le
isole
,
per
i
canali
intricati
d
'
un
arcipelago
,
in
mezzo
a
mucchi
enormi
di
vegetazione
.
Regnava
un
silenzio
profondo
.
Per
lunghi
tratti
,
le
rive
e
le
acque
solitarie
e
vastissime
davan
l
'
immagine
d
'
un
fiume
sconosciuto
,
in
cui
quella
povera
vela
fosse
la
prima
al
mondo
ad
avventurarsi
.
Quanto
più
s
'
avanzavano
,
e
tanto
più
quel
mostruoso
fiume
lo
sgomentava
.
Egli
immaginava
che
sua
madre
si
trovasse
alle
sorgenti
,
e
che
la
navigazione
dovesse
durare
degli
anni
.
Due
volte
al
giorno
mangiava
un
po
'
di
pane
e
di
carne
salata
coi
barcaioli
,
i
quali
,
vedendolo
triste
,
non
gli
rivolgevan
mai
la
parola
.
La
notte
dormiva
sopra
coperta
,
e
si
svegliava
ogni
tanto
,
bruscamente
,
stupito
della
luce
limpidissima
della
luna
che
imbiancava
le
acque
immense
e
le
rive
lontane
;
e
allora
il
cuore
gli
si
serrava
.
-
Cordova
!
-
Egli
ripeteva
quel
nome
:
-
Cordova
!
-
come
il
nome
d
'
una
di
quelle
città
misteriose
,
delle
quali
aveva
inteso
parlare
nelle
favole
.
Ma
poi
pensava
:
-
Mia
madre
è
passata
di
qui
,
ha
visto
queste
isole
,
quelle
rive
,
-
e
allora
non
gli
parevan
più
tanto
strani
e
solitari
quei
luoghi
in
cui
lo
sguardo
di
sua
madre
s
'
era
posato
...
La
notte
,
uno
dei
barcaiuoli
cantava
.
Quella
voce
gli
rammentava
le
canzoni
di
sua
madre
,
quando
l
'
addormentava
bambino
.
L
'
ultima
notte
,
all
'
udir
quel
canto
,
singhiozzò
.
Il
barcaiuolo
s
'
interruppe
.
Poi
gli
gridò
:
-
Animo
,
animo
,
figioeu
!
Che
diavolo
!
Un
genovese
che
piange
perché
è
lontano
da
casa
!
I
genovesi
girano
il
mondo
gloriosi
e
trionfanti
!
-
E
a
quelle
parole
egli
si
riscosse
,
sentì
la
voce
del
sangue
genovese
,
e
rialzò
la
fronte
con
alterezza
,
battendo
il
pugno
sul
timone
.
-
Ebbene
,
si
-
disse
tra
sé
,
-
dovessi
anch
'
io
girare
tutto
il
mondo
,
viaggiare
ancora
per
anni
e
anni
,
e
fare
delle
centinaia
di
miglia
a
piedi
,
io
andrò
avanti
,
fin
che
troverò
mia
madre
.
Dovessi
arrivare
moribondo
,
e
cascar
morto
ai
suoi
piedi
!
Pur
che
io
la
riveda
una
volta
!
Coraggio
!
-
E
con
quest
'
animo
arrivò
allo
spuntar
d
'
un
mattino
rosato
e
freddo
di
fronte
alla
città
di
Rosario
,
posta
sulla
riva
alta
del
Paranà
,
dove
si
specchiavan
nelle
acque
le
antenne
imbandierate
di
cento
bastimenti
d
'
ogni
paese
.
Poco
dopo
sbarcato
,
salì
alla
città
,
con
la
sua
sacca
alla
mano
,
a
cercare
un
signore
argentino
per
cui
il
suo
protettore
della
Boca
gli
aveva
rimesso
un
biglietto
di
visita
con
qualche
parola
di
raccomandazione
.
Entrando
in
Rosario
gli
parve
d
'
entrare
in
una
città
già
conosciuta
.
Erano
quelle
vie
interminabili
,
diritte
,
fiancheggiate
di
case
basse
e
bianche
,
attraversate
in
tutte
le
direzioni
,
al
disopra
dei
tetti
,
da
grandi
fasci
di
fili
telegrafici
e
telefonici
,
che
parevano
enormi
ragnateli
;
e
un
gran
trepestio
di
gente
,
di
cavalli
,
di
carri
.
La
testa
gli
si
confondeva
:
credette
quasi
di
rientrare
a
Buenos
Aires
,
e
di
dover
cercare
un
'
altra
volta
il
cugino
.
Andò
attorno
per
quasi
un
'
ora
,
svoltando
e
risvoltando
,
e
sembrandogli
sempre
di
tornar
nella
medesima
via
;
e
a
furia
di
domandare
,
trovò
la
casa
del
suo
nuovo
protettore
.
Tirò
il
campanello
.
S
'
affacciò
alla
porta
un
grosso
uomo
biondo
,
arcigno
,
che
aveva
l
'
aria
d
'
un
fattore
,
e
che
gli
domandò
sgarbatamente
,
con
pronunzia
straniera
:
-
Che
vuoi
?
Il
ragazzo
disse
il
nome
del
padrone
.
-
Il
padrone
,
-
rispose
il
fattore
,
-
è
partito
ieri
sera
per
Buenos
Aires
con
tutta
la
sua
famiglia
.
Il
ragazzo
restò
senza
parola
.
Poi
balbettò
:
-
Ma
io
...
non
ho
nessuno
qui
!
Sono
solo
!
-
E
porse
il
biglietto
.
Il
fattore
lo
prese
,
lo
lesse
e
disse
burberamente
:
-
Non
so
che
farci
.
Glielo
darò
fra
un
mese
,
quando
ritornerà
.
-
Ma
io
,
io
son
solo
!
io
ho
bisogno
!
-
esclamò
il
ragazzo
,
con
voce
di
preghiera
.
-
Eh
!
andiamo
,
-
disse
l
'
altro
;
-
non
ce
n
'
è
ancora
abbastanza
della
gramigna
del
tuo
paese
a
Rosario
!
Vattene
un
po
'
a
mendicare
in
Italia
.
-
E
gli
chiuse
il
cancello
sulla
faccia
.
Il
ragazzo
restò
là
come
impietrato
.
Poi
riprese
lentamente
la
sua
sacca
,
ed
uscì
,
col
cuore
angosciato
,
con
la
mente
in
tumulto
,
assalito
a
un
tratto
da
mille
pensieri
affannosi
.
Che
fare
?
dove
andare
?
Da
Rosario
a
Cordova
c
'
era
una
giornata
di
strada
ferrata
.
Egli
non
aveva
più
che
poche
lire
.
Levato
quello
che
gli
occorreva
di
spendere
quel
giorno
,
non
gli
sarebbe
rimasto
quasi
nulla
.
Dove
trovare
i
denari
per
pagarsi
il
viaggio
?
Poteva
lavorare
.
Ma
come
,
a
chi
domandar
lavoro
?
Chieder
l
'
elemosina
!
Ah
!
no
,
essere
respinto
,
insultato
,
umiliato
come
poc
'
anzi
,
no
,
mai
,
mai
più
,
piuttosto
morire
!
-
E
a
quell
'
idea
,
e
al
riveder
davanti
a
sé
la
lunghissima
via
che
si
perdeva
lontano
nella
pianura
sconfinata
,
si
sentì
fuggire
un
'
altra
volta
il
coraggio
,
gettò
la
sacca
sul
marciapiede
,
vi
sedette
su
con
le
spalle
al
muro
,
e
chinò
il
viso
tra
le
mani
,
senza
pianto
,
in
un
atteggiamento
desolato
.
La
gente
l
'
urtava
coi
piedi
passando
;
i
carri
empivan
la
via
di
rumore
;
alcuni
ragazzi
si
fermarono
a
guardarlo
.
Egli
rimase
un
pezzo
così
.
Quando
fu
scosso
da
una
voce
che
gli
disse
tra
in
italiano
e
in
lombardo
:
-
Che
cos
'
hai
,
ragazzetto
?
Alzò
il
viso
a
quelle
parole
,
e
subito
balzò
in
piedi
gettando
un
'
esclamazione
di
meraviglia
:
-
Voi
qui
!
Era
il
vecchio
contadino
lombardo
,
col
quale
aveva
fatto
amicizia
nel
viaggio
.
La
meraviglia
del
contadino
non
fu
minore
della
sua
.
Ma
il
ragazzo
non
gli
lasciò
il
tempo
d
'
interrogarlo
,
e
gli
raccontò
rapidamente
i
casi
suoi
.
-
Ora
son
senza
soldi
,
ecco
;
bisogna
che
lavori
;
trovatemi
voi
del
lavoro
da
poter
mettere
insieme
qualche
lira
;
io
faccio
qualunque
cosa
;
porto
roba
,
spazzo
le
strade
,
posso
far
commissioni
,
anche
lavorare
in
campagna
;
mi
contento
di
campare
di
pan
nero
;
ma
che
possa
partir
presto
,
che
possa
trovare
una
volta
mia
madre
,
fatemi
questa
carità
,
del
lavoro
,
trovatemi
voi
del
lavoro
,
per
amor
di
Dio
,
che
non
ne
posso
più
!
-
Diamine
,
diamine
,
-
disse
il
contadino
,
guardandosi
attorno
e
grattandosi
il
mento
.
-
Che
storia
è
questa
!
...
Lavorare
...
è
presto
detto
.
Vediamo
un
po
'
.
Che
non
ci
sia
mezzo
di
trovar
trenta
lire
fra
tanti
patriotti
?
Il
ragazzo
lo
guardava
,
confortato
da
un
raggio
di
speranza
.
-
Vieni
con
me
,
-
gli
disse
il
contadino
.
-
Dove
?
-
domandò
il
ragazzo
,
ripigliando
la
sacca
.
-
Vieni
con
me
.
Il
contadino
si
mosse
,
Marco
lo
seguì
,
fecero
un
lungo
tratto
di
strada
insieme
,
senza
parlare
.
Il
contadino
si
fermò
alla
porta
d
'
un
'
osteria
che
aveva
per
insegna
una
stella
e
scritto
sotto
:
-
La
estrella
de
Italia
;
-
mise
il
viso
dentro
e
voltandosi
verso
il
ragazzo
disse
allegramente
:
-
Arriviamo
in
buon
punto
.
-
Entrarono
in
uno
stanzone
,
dov
'
eran
varie
tavole
,
e
molti
uomini
seduti
,
che
bevevano
,
parlando
forte
.
Il
vecchio
lombardo
s
'
avvicinò
alla
prima
tavola
,
e
dal
modo
come
salutò
i
sei
avventori
che
ci
stavano
intorno
,
si
capiva
ch
'
era
stato
in
loro
compagnia
fino
a
poco
innanzi
.
Erano
rossi
in
viso
e
facevan
sonare
bicchieri
,
vociando
e
ridendo
.
-
Camerati
,
-
disse
senz
'
altro
il
lombardo
,
restando
in
piedi
,
e
presentando
Marco
;
-
c
'
è
qui
un
povero
ragazzo
nostro
patriotta
,
che
è
venuto
solo
da
Genova
a
Buenos
Aires
a
cercare
sua
madre
.
A
Buenos
Aires
gli
dissero
:
-
Qui
non
c
'
è
,
è
a
Cordova
.
-
Viene
in
barca
a
Rosario
,
tre
dì
e
tre
notti
,
con
due
righe
di
raccomandazione
;
presenta
la
carta
:
gli
fanno
una
figuraccia
.
Non
ha
la
croce
d
'
un
centesimo
.
È
qui
solo
come
un
disperato
.
È
un
bagai
pieno
di
cuore
.
Vediamo
un
poco
.
Non
ha
da
trovar
tanto
da
pagare
il
biglietto
per
andare
a
Cordova
a
trovar
sua
madre
?
L
'
abbiamo
da
lasciar
qui
come
un
cane
?
-
Mai
al
mondo
,
perdio
!
-
Mai
non
sarà
detto
questo
!
-
gridarono
tutti
insieme
,
battendo
il
pugno
sul
tavolo
.
-
Un
patriotta
nostro
!
-
Vieni
qua
,
piccolino
.
-
Ci
siamo
noi
,
gli
emigranti
!
-
Guarda
che
bel
monello
.
-
Fuori
dei
quattrini
,
camerati
.
-
Bravo
!
Venuto
solo
!
Hai
del
fegato
!
-
Bevi
un
sorso
,
patriotta
.
-
Ti
manderemo
da
tua
madre
,
non
pensare
.
-
E
uno
gli
dava
un
pizzicotto
alla
guancia
,
un
altro
gli
batteva
la
mano
sulla
spalla
,
un
terzo
lo
liberava
dalla
sacca
;
altri
emigranti
s
'
alzarono
dalle
tavole
vicine
e
s
'
avvicinarono
;
la
storia
del
ragazzo
fece
il
giro
dell
'
osteria
;
accorsero
dalla
stanza
accanto
tre
avventori
argentini
;
e
in
meno
di
dieci
minuti
il
contadino
lombardo
che
porgeva
il
cappello
,
ci
ebbe
dentro
quarantadue
lire
.
-
Hai
Visto
,
-
disse
allora
,
voltandosi
verso
il
ragazzo
,
-
come
si
fa
presto
in
America
?
-
Bevi
-
gli
gridò
un
altro
,
porgendogli
un
bicchiere
di
vino
:
-
Alla
salute
di
tua
madre
!
-
Tutti
alzarono
i
bicchieri
.
-
E
Marco
ripeté
:
-
Alla
salute
di
mia
...
-
Ma
un
singhiozzo
di
gioia
gli
chiuse
la
gola
,
e
rimesso
il
bicchiere
sulla
tavola
,
si
gettò
al
collo
del
suo
vecchio
.
La
mattina
seguente
,
allo
spuntare
del
giorno
,
egli
era
già
partito
per
Cordova
,
ardito
e
ridente
,
pieno
di
presentimenti
felici
.
Ma
non
c
'
è
allegrezza
che
regga
a
lungo
davanti
a
certi
aspetti
sinistri
della
natura
.
Il
tempo
era
chiuso
e
grigio
;
il
treno
,
presso
che
vuoto
,
correva
a
traverso
a
un
'
immensa
pianura
priva
d
'
ogni
segno
d
'
abitazione
.
Egli
si
trovava
solo
in
un
vagone
lunghissimo
,
che
somigliava
a
quelli
dei
treni
per
i
feriti
.
Guardava
a
destra
,
guardava
a
sinistra
,
e
non
vedeva
che
una
solitudine
senza
fine
,
sparsa
di
piccoli
alberi
deformi
,
dai
tronchi
e
dai
rami
scontorti
,
in
atteggiamenti
non
mai
veduti
,
quasi
d
'
ira
e
d
'
angoscia
;
una
vegetazione
scura
,
rada
e
triste
,
che
dava
alla
pianura
l
'
apparenza
d
'
uno
sterminato
cimitero
.
Sonnecchiava
mezz
'
ora
,
tornava
a
guardare
:
era
sempre
lo
stesso
spettacolo
.
Le
stazioni
della
strada
ferrata
eran
solitarie
,
come
case
di
eremiti
;
e
quando
il
treno
si
fermava
,
non
si
sentiva
una
voce
;
gli
pareva
di
trovarsi
solo
in
un
treno
,
perduto
,
abbandonato
in
mezzo
a
un
deserto
.
Gli
sembrava
che
ogni
stazione
dovesse
essere
l
'
ultima
,
e
che
s
'
entrasse
dopo
quella
nelle
terre
misteriose
e
spaurevoli
dei
selvaggi
.
Una
brezza
gelata
gli
mordeva
il
viso
.
Imbarcandolo
a
Genova
sul
finir
d
'
aprile
,
i
suoi
non
avevan
pensato
che
in
America
egli
avrebbe
trovato
l
'
inverno
,
e
l
'
avevan
vestito
da
estate
.
Dopo
alcune
ore
,
incominciò
a
soffrire
il
freddo
,
e
col
freddo
,
la
stanchezza
dei
giorni
passati
,
pieni
di
commozioni
violente
,
e
delle
notti
insonni
e
travagliate
.
Si
addormentò
,
dormì
lungo
tempo
,
si
svegliò
intirizzito
;
si
sentiva
male
.
E
allora
gli
prese
un
vago
terrore
di
cader
malato
e
di
morir
per
viaggio
,
e
d
'
esser
buttato
là
in
mezzo
a
quella
pianura
desolata
,
dove
il
suo
cadavere
sarebbe
stato
dilaniato
dai
cani
e
dagli
uccelli
di
rapina
,
come
certi
corpi
di
cavalli
e
di
vacche
che
vedeva
tratto
tratto
accanto
alla
strada
,
e
da
cui
torceva
lo
sguardo
con
ribrezzo
.
In
quel
malessere
inquieto
,
in
mezzo
a
quel
silenzio
tetro
della
natura
,
la
sua
immaginazione
s
'
eccitava
e
volgeva
al
nero
.
Era
poi
ben
sicuro
di
trovarla
,
a
Cordova
,
sua
madre
?
E
se
non
ci
fosse
stata
?
Se
quel
signore
di
via
delle
Arti
avesse
sbagliato
?
E
se
fosse
morta
?
In
questi
pensieri
si
riaddormentò
,
sognò
d
'
essere
a
Cordova
di
notte
,
e
di
sentirsi
gridare
da
tutte
le
porte
e
da
tutte
le
finestre
:
-
Non
c
'
è
!
Non
c
'
è
!
Non
c
'
è
!
-
si
risvegliò
di
sobbalzo
,
atterrito
,
e
vide
in
fondo
al
vagone
tre
uomini
barbuti
,
ravvolti
in
scialli
di
vari
colori
,
che
lo
guardavano
,
parlando
basso
tra
di
loro
;
e
gli
balenò
il
sospetto
che
fossero
assassini
e
lo
volessero
uccidere
,
per
rubargli
la
sacca
.
Al
freddo
,
al
malessere
gli
s
'
aggiunse
la
paura
;
la
fantasia
già
turbata
gli
si
stravolse
;
-
i
tre
uomini
lo
fissavano
sempre
,
-
uno
di
essi
mosse
verso
di
lui
;
-
allora
egli
smarrì
la
ragione
,
e
correndogli
incontro
con
le
braccia
aperte
,
gridò
:
-
Non
ho
nulla
.
Sono
un
povero
ragazzo
.
Vengo
dall
'
Italia
vo
a
cercar
mia
madre
,
son
solo
;
non
mi
fate
del
male
!
-
Quelli
capirono
subito
,
n
'
ebbero
pietà
,
lo
carezzarono
e
lo
racquetarono
,
dicendogli
molte
parole
che
non
intendeva
;
e
vedendo
che
batteva
i
denti
dal
freddo
,
gli
misero
addosso
uno
dei
loro
scialli
,
e
lo
fecero
risedere
perché
dormisse
.
E
si
riaddormentò
,
che
imbruniva
.
Quando
lo
svegliarono
,
era
a
Cordova
.
Ah
!
che
buon
respiro
tirò
,
e
con
che
impeto
si
cacciò
fuori
del
vagone
!
Domandò
a
un
impiegato
della
stazione
dove
stesse
di
casa
l
'
ingegner
Mequinez
:
quegli
disse
il
nome
d
'
una
chiesa
:
-
la
casa
era
accanto
alla
chiesa
;
-
il
ragazzo
scappò
via
.
Era
notte
.
Entrò
in
città
.
E
gli
parve
d
'
entrare
in
Rosario
un
'
altra
volta
,
al
veder
quelle
strade
diritte
,
fiancheggiate
di
piccole
case
bianche
,
e
tagliate
da
altre
strade
diritte
e
lunghissime
.
Ma
c
'
era
poca
gente
,
e
al
chiarore
dei
rari
lampioni
incontrava
delle
facce
strane
,
d
'
un
colore
sconosciuto
,
tra
nerastro
e
verdognolo
,
e
alzando
il
viso
a
quando
a
quando
,
vedeva
delle
chiese
d
'
architettura
bizzarra
che
si
disegnavano
enormi
e
nere
sul
firmamento
.
La
città
era
oscura
e
silenziosa
;
ma
dopo
aver
attraversato
quell
'
immenso
deserto
,
gli
pareva
allegra
.
Interrogò
un
prete
,
trovò
presto
la
chiesa
e
la
casa
,
tirò
il
campanello
con
una
mano
tremante
,
e
si
premette
l
'
altra
sul
petto
per
comprimere
i
battiti
del
cuore
,
che
gli
saltava
alla
gola
.
Una
vecchia
venne
ad
aprire
,
con
un
lume
in
mano
.
Il
ragazzo
non
poté
parlar
subito
.
-
Chi
cerchi
?
-
domandò
quella
,
in
spagnuolo
.
-
L
'
ingegnere
Mequinez
,
-
disse
Marco
.
La
vecchia
fece
l
'
atto
d
'
incrociar
le
braccia
sul
seno
,
e
rispose
dondolando
il
capo
.
-
Anche
tu
,
dunque
,
l
'
hai
con
l
'
ingegnere
Mequinez
!
E
mi
pare
che
sarebbe
tempo
di
finirla
.
Son
tre
mesi
oramai
,
che
ci
seccano
.
Non
basta
che
l
'
abbiano
detto
i
giornali
.
Bisognerà
farlo
stampare
sulle
cantonate
che
il
signor
Mequinez
è
andato
a
stare
a
Tucuman
!
Il
ragazzo
fece
un
gesto
di
disperazione
.
Poi
diede
in
uno
scoppio
di
rabbia
.
-
È
una
maledizione
dunque
!
Io
dovrò
morire
per
la
strada
senza
trovare
mia
madre
!
Io
divento
matto
,
m
'
ammazzo
!
Dio
mio
!
Come
si
chiama
quel
paese
?
Dov
'
è
?
A
che
distanza
è
?
-
Eh
,
povero
ragazzo
,
-
rispose
la
vecchia
,
impietosita
,
-
una
bagattella
!
Saranno
quattrocento
o
cinquecento
miglia
,
a
metter
poco
.
Il
ragazzo
si
coprì
il
viso
con
le
mani
;
poi
domandò
con
un
singhiozzo
:
-
E
ora
...
come
faccio
?
-
Che
vuoi
che
ti
dica
,
povero
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
;
-
io
non
so
.
Ma
subito
le
balenò
un
'
idea
e
soggiunse
in
fretta
:
-
Senti
,
ora
che
ci
penso
.
Fa
una
cosa
.
Svolta
a
destra
per
la
via
,
troverai
alla
terza
parte
un
cortile
;
c
'
è
un
capataz
,
un
commerciante
,
che
parte
domattina
per
Tucuman
con
le
sue
carretas
e
i
suoi
bovi
;
va
a
vedere
se
ti
vuol
prendere
,
offrendogli
i
tuoi
servizi
;
ti
darà
forse
un
posto
sur
un
carro
;
va
'
subito
.
Il
ragazzo
afferrò
la
sacca
,
ringraziò
scappando
,
e
dopo
due
minuti
si
trovò
in
un
vasto
cortile
rischiarato
da
lanterne
,
dove
vari
uomini
lavoravano
a
caricar
sacchi
di
frumento
sopra
certi
carri
enormi
,
simili
a
case
mobili
di
saltimbanchi
,
col
tetto
rotondo
e
le
ruote
altissime
;
ed
un
uomo
alto
e
baffuto
,
ravvolto
in
una
specie
di
mantello
a
quadretti
bianchi
e
neri
,
con
due
grandi
stivali
,
dirigeva
il
lavoro
.
Il
ragazzo
s
'
avvicinò
a
questo
,
e
gli
fece
timidamente
la
sua
domanda
,
dicendo
che
veniva
dall
'
Italia
e
che
andava
a
cercare
sua
madre
.
Il
capataz
,
che
vuol
dir
capo
(
il
capo
conduttore
di
quel
convoglio
di
carri
)
,
gli
diede
un
'
occhiata
da
capo
a
piedi
,
e
rispose
seccamente
:
-
Non
ci
ho
posto
.
-
Io
ho
quindici
lire
,
-
rispose
il
ragazzo
,
supplichevole
,
-
do
le
mie
quindici
lire
.
Per
viaggio
lavorerò
.
Andrò
a
pigliar
l
'
acqua
e
la
biada
per
le
bestie
,
farò
tutti
i
servizi
.
Un
poco
di
pane
mi
basta
.
Mi
faccia
un
po
'
di
posto
,
signore
!
Il
capataz
tornò
a
guardarlo
,
e
rispose
con
miglior
garbo
:
-
Non
c
'
è
posto
...
e
poi
...
noi
non
andiamo
a
Tucuman
,
andiamo
a
un
'
altra
città
,
Santiago
dell
'
Estero
.
A
un
certo
punto
ti
dovremmo
lasciare
,
e
avresti
ancora
un
gran
tratto
da
far
a
piedi
.
-
Ah
!
io
ne
farei
il
doppio
!
-
esclamò
Marco
;
-
io
camminerò
,
non
ci
pensi
;
arriverò
in
ogni
maniera
,
mi
faccia
un
po
'
di
posto
,
signore
,
per
carità
,
per
carità
non
mi
lasci
qui
solo
!
-
Bada
che
è
un
viaggio
di
venti
giorni
!
-
Non
importa
.
-
È
un
viaggio
duro
!
-
Sopporterò
tutto
-
Dovrai
viaggiar
solo
!
-
Non
ho
paura
di
nulla
.
Purché
ritrovi
mia
madre
.
Abbia
compassione
!
Il
capataz
gli
accostò
al
viso
una
lanterna
e
lo
guardò
.
Poi
disse
:
-
Sta
bene
.
Il
ragazzo
gli
baciò
la
mano
.
-
Stanotte
dormirai
in
un
carro
,
-
soggiunse
il
capataz
,
lasciandolo
;
-
domattina
alle
quattro
ti
sveglierò
.
Buenas
noches
.
La
mattina
alle
quattro
,
al
lume
delle
stelle
,
la
lunga
fila
dei
carri
Si
mise
in
movimento
con
grande
strepitio
:
ciascun
carro
tirato
da
sei
bovi
,
seguiti
tutti
da
un
gran
numero
di
animali
di
ricambio
.
Il
ragazzo
,
svegliato
e
messo
dentro
a
un
dei
carri
,
sui
sacchi
,
si
raddormentò
subito
,
profondamente
.
Quando
si
svegliò
,
il
convoglio
era
fermo
in
un
luogo
solitario
,
sotto
il
sole
,
e
tutti
gli
uomini
-
i
peones
-
stavan
seduti
in
cerchio
intorno
a
un
quarto
di
vitello
,
che
arrostiva
all
'
aria
aperta
,
infilato
in
una
specie
di
spadone
piantato
in
terra
,
accanto
a
un
gran
foco
agitato
dal
vento
.
Mangiarono
tutti
insieme
,
dormirono
e
poi
ripartirono
;
e
così
il
viaggio
continuò
,
regolato
come
una
marcia
di
soldati
.
Ogni
mattina
si
mettevano
in
cammino
alle
cinque
,
si
fermavano
alle
nove
,
ripartivano
alle
cinque
della
sera
,
tornavano
a
fermarsi
alle
dieci
.
I
peones
andavano
a
cavallo
e
stimolavano
i
buoi
con
lunghe
canne
.
Il
ragazzo
accendeva
il
fuoco
per
l
'
arrosto
,
dava
da
mangiare
alle
bestie
,
ripuliva
le
lanterne
,
portava
l
'
acqua
da
bere
.
Il
paese
gli
passava
davanti
come
una
visione
indistinta
:
vasti
boschi
di
piccoli
alberi
bruni
;
villaggi
di
poche
case
sparse
,
con
le
facciate
rosse
e
merlate
;
vastissimi
spazi
,
forse
antichi
letti
di
grandi
laghi
salati
,
biancheggianti
di
sale
fin
dove
arrivava
la
vista
;
e
da
ogni
parte
e
sempre
,
pianura
,
solitudine
,
silenzio
.
Rarissimamente
incontravano
due
o
tre
viaggiatori
a
cavallo
,
seguiti
da
un
branco
di
cavalli
sciolti
,
che
passavano
di
galoppo
,
come
un
turbine
.
I
giorni
eran
tutti
eguali
,
come
sul
mare
;
uggiosi
e
interminabili
.
Ma
il
tempo
era
bello
.
Senonché
i
peones
,
come
se
il
ragazzo
fosse
stato
il
loro
servitore
obbligato
,
diventavano
di
giorno
in
giorno
più
esigenti
:
alcuni
lo
trattavano
brutalmente
,
con
minacce
;
tutti
si
facevan
servire
senza
riguardi
;
gli
facevan
portare
carichi
enormi
di
foraggi
;
lo
mandavan
a
pigliar
acqua
a
grandi
distanze
;
ed
egli
,
rotto
dalla
fatica
,
non
poteva
neanche
dormire
la
notte
,
scosso
continuamente
dai
sobbalzi
violenti
del
carro
e
dallo
scricchiolìo
assordante
delle
ruote
e
delle
sale
di
legno
.
E
per
giunta
,
essendosi
levato
il
vento
,
una
terra
fina
,
rossiccia
e
grassa
,
che
avvolgeva
ogni
cosa
,
penetrava
nel
carro
,
gli
entrava
sotto
i
panni
,
gli
empiva
gli
occhi
e
la
bocca
,
gli
toglieva
la
vista
e
il
respiro
,
continua
,
opprimente
,
insopportabile
.
Sfinito
dalle
fatiche
e
dall
'
insonnia
,
ridotto
lacero
e
sudicio
,
rimbrottato
e
malmenato
dalla
mattina
alla
sera
,
il
povero
ragazzo
s
'
avviliva
ogni
giorno
di
più
,
e
si
sarebbe
perduto
d
'
animo
affatto
se
il
capataz
non
gli
avesse
rivolto
di
tratto
in
tratto
qualche
buona
parola
.
Spesso
,
in
un
cantuccio
del
carro
,
non
veduto
,
piangeva
col
viso
contro
la
sua
sacca
,
la
quale
non
conteneva
più
che
dei
cenci
.
Ogni
mattina
si
levava
più
debole
e
più
scoraggiato
,
e
guardando
la
campagna
,
vedendo
sempre
quella
pianura
sconfinata
e
implacabile
,
come
un
oceano
di
terra
,
diceva
tra
sé
:
-
Oh
!
fino
a
questa
sera
non
arrivo
,
fino
a
questa
sera
non
arrivo
!
Quest
'
oggi
muoio
per
la
strada
!
-
E
le
fatiche
crescevano
,
i
mali
trattamenti
raddoppiavano
.
Una
mattina
,
perché
aveva
tardato
a
portar
l
'
acqua
,
in
assenza
del
capataz
,
uno
degli
uomini
lo
percosse
.
E
allora
cominciarono
a
farlo
per
vezzo
,
quando
gli
davano
un
ordine
,
a
misurargli
uno
scapaccione
,
dicendo
:
-
Insacca
questo
,
vagabondo
!
-
Porta
questo
a
tua
madre
!
-
Il
cuore
gli
scoppiava
;
ammalò
;
-
stette
tre
giorni
nel
carro
,
con
una
coperta
addosso
,
battendo
la
febbre
,
e
non
vedendo
nessuno
,
fuori
che
il
capataz
,
che
veniva
a
dargli
da
bere
e
a
toccargli
il
polso
.
E
allora
Si
credette
perduto
,
e
invocava
disperatamente
sua
madre
,
chiamandola
cento
volte
per
nome
:
-
Oh
mia
madre
!
madre
mia
!
Aiutami
!
Vienmi
incontro
che
muoio
!
Oh
povera
madre
mia
,
che
non
ti
vedrò
mai
più
!
Povera
madre
mia
,
che
mi
troverai
morto
per
la
strada
!
-
E
giungeva
le
mani
sul
petto
e
pregava
.
Poi
miglioro
,
grazie
alle
cure
del
capataz
,
e
guarì
;
ma
con
la
guarigione
sopraggiunse
il
giorno
più
terribile
del
suo
viaggio
,
il
giorno
in
cui
doveva
rimaner
solo
.
Da
più
di
due
settimane
erano
in
cammino
.
Quando
arrivarono
al
punto
dove
dalla
strada
di
Tucuman
si
stacca
quella
che
va
a
Santiago
dell
'
Estero
,
il
capataz
gli
annunciò
che
dovevano
separarsi
.
Gli
diede
qualche
indicazione
intorno
al
cammino
,
gli
legò
la
sacca
sulle
spalle
in
modo
che
non
gli
desse
noia
a
camminare
,
e
tagliando
corto
,
come
se
temesse
di
commuoversi
,
lo
salutò
.
Il
ragazzo
fece
appena
in
tempo
a
baciargli
un
braccio
.
Anche
gli
altri
uomini
,
che
lo
avevano
maltrattato
così
duramente
,
parve
che
provassero
un
po
'
di
pietà
a
vederlo
rimaner
così
solo
,
e
gli
fecero
un
cenno
d
'
addio
,
allontanandosi
.
Ed
egli
restituì
il
saluto
con
la
mano
,
stette
a
guardar
il
convoglio
fin
che
si
perdette
nel
polverìo
rosso
della
campagna
,
e
poi
si
mise
in
cammino
,
tristamente
.
Una
cosa
,
per
altro
,
lo
riconfortò
un
poco
,
fin
da
principio
.
Dopo
tanti
giorni
di
viaggio
a
traverso
a
quella
pianura
sterminata
e
sempre
eguale
egli
vedeva
davanti
a
sé
una
catena
di
montagne
altissime
,
azzurre
,
con
le
cime
bianche
,
che
gli
rammentavano
le
Alpi
,
e
gli
davan
come
un
senso
di
ravvicinamento
al
suo
paese
.
Erano
le
Ande
,
la
spina
dorsale
del
continente
Americano
,
la
catena
immensa
che
si
stende
dalla
Terra
del
fuoco
fino
al
mare
glaciale
del
polo
artico
per
cento
e
dieci
gradi
di
latitudine
.
Ed
anche
lo
confortava
il
sentire
che
l
'
aria
si
veniva
facendo
sempre
più
calda
;
e
questo
avveniva
perché
,
risalendo
verso
settentrione
,
egli
si
andava
avvicinando
alle
regioni
tropicali
.
A
grandi
distanze
trovava
dei
piccoli
gruppi
di
case
,
con
una
botteguccia
;
e
comprava
qualche
cosa
da
mangiare
.
Incontrava
degli
uomini
a
cavallo
;
vedeva
ogni
tanto
delle
donne
e
dei
ragazzi
seduti
in
terra
,
immobili
e
gravi
,
delle
faccie
nuove
affatto
per
lui
,
color
di
terra
,
con
gli
occhi
obbliqui
,
con
l
'
ossa
delle
guance
sporgenti
;
i
quali
lo
guardavano
fisso
,
e
lo
accompagnavano
con
lo
sguardo
,
girando
il
capo
lentamente
,
come
automi
.
Erano
Indiani
.
Il
primo
giorno
camminò
fin
che
gli
ressero
le
forze
,
e
dormì
sotto
un
albero
.
Il
secondo
giorno
camminò
assai
meno
,
e
con
minor
animo
.
Aveva
le
scarpe
rotte
,
i
piedi
spellati
,
lo
stomaco
indebolito
dalla
cattiva
nutrizione
.
Verso
sera
s
'
incominciava
a
impaurire
.
Aveva
inteso
dire
in
Italia
che
in
quei
paesi
c
'
eran
dei
serpenti
:
credeva
di
sentirli
strisciare
,
s
'
arrestava
,
pigliava
la
corsa
,
gli
correvan
dei
brividi
nelle
ossa
.
A
volte
lo
prendeva
una
grande
compassione
di
sé
,
e
piangeva
in
silenzio
,
camminando
.
Poi
pensava
:
-
Oh
quanto
soffrirebbe
mia
madre
se
sapesse
che
ho
tanta
paura
!
-
e
questo
pensiero
gli
ridava
coraggio
.
Poi
,
per
distrarsi
dalla
paura
,
pensava
a
tante
cose
di
lei
,
si
richiamava
alla
mente
le
sue
parole
di
quand
'
era
partita
da
Genova
,
e
l
'
atto
con
cui
soleva
accomodargli
le
coperte
sotto
il
mento
,
quando
era
a
letto
,
e
quando
era
bambino
,
che
alle
volte
se
lo
pigliava
fra
le
braccia
,
dicendogli
:
-
Sta
'
un
po
'
qui
con
me
,
-
e
stava
così
molto
tempo
,
col
capo
appoggiato
sul
suo
,
pensando
,
pensando
.
E
le
diceva
tra
sé
:
-
Ti
rivedrò
un
giorno
,
cara
madre
?
Arriverò
alla
fine
del
mio
viaggio
,
madre
mia
?
-
E
camminava
,
camminava
,
in
mezzo
ad
alberi
sconosciuti
,
a
vaste
piantagioni
di
canne
da
zucchero
,
a
praterie
senza
fine
,
sempre
con
quelle
grandi
montagne
azzurre
davanti
,
che
tagliavano
il
cielo
sereno
coi
loro
altissimi
coni
.
Quattro
giorni
-
cinque
-
una
settimana
passò
.
Le
forze
gli
andavan
rapidamente
scemando
,
i
piedi
gli
sanguinavano
.
Finalmente
,
una
sera
al
cader
del
sole
,
gli
dissero
:
-
Tucuman
è
a
cinque
miglia
di
qui
.
-
Egli
gittò
un
grido
di
gioia
,
e
affrettò
il
passo
,
come
se
avesse
riacquistato
in
un
punto
tutto
il
vigore
perduto
.
Ma
fu
una
breve
illusione
.
Le
forze
lo
abbandonarono
a
un
tratto
,
e
cadde
sull
'
orlo
d
'
un
fosso
,
sfinito
.
Ma
il
cuore
gli
batteva
dalla
contentezza
.
Il
cielo
,
fitto
di
stelle
splendidissime
,
non
gli
era
mai
parso
così
bello
.
Egli
le
contemplava
,
adagiato
sull
'
erba
per
dormire
,
e
pensava
che
forse
nello
stesso
tempo
anche
sua
madre
le
guardava
.
E
diceva
:
-
O
madre
mia
,
dove
sei
?
che
cosa
fai
in
questo
momento
?
Pensi
al
tuo
figliuolo
?
Pensi
al
tuo
Marco
,
che
ti
è
tanto
vicino
?
Povero
Marco
,
s
'
egli
avesse
potuto
vedere
in
quale
stato
si
trovava
sua
madre
in
quel
punto
,
avrebbe
fatto
uno
sforzo
sovrumano
per
camminare
ancora
,
e
arrivar
da
lei
qualche
ora
prima
.
Era
malata
,
a
letto
,
in
una
camera
a
terreno
d
'
una
casetta
signorile
,
dove
abitava
tutta
la
famiglia
Mequinez
;
la
quale
le
aveva
posto
molto
affetto
e
le
faceva
grande
assistenza
.
La
povera
donna
era
già
malaticcia
quando
l
'
ingegnere
Mequinez
aveva
dovuto
partire
improvvisamente
da
Buenos
Aires
,
e
non
s
'
era
punto
rimessa
colla
buon
'
aria
di
Cordova
.
Ma
poi
,
il
non
aver
più
ricevuto
risposta
alle
sue
lettere
né
dal
marito
né
dal
cugino
,
il
presentimento
sempre
vivo
di
qualche
grande
disgrazia
,
l
'
ansietà
continua
in
cui
era
vissuta
,
incerta
tra
il
partire
e
il
restare
,
aspettando
ogni
giorno
una
notizia
funesta
,
l
'
avevano
fatta
peggiorare
fuor
di
modo
.
Da
ultimo
,
le
s
'
era
manifestata
una
malattia
gravissima
:
un
'
ernia
intestinale
strozzata
.
Da
quindici
giorni
non
s
'
alzava
da
letto
.
Era
necessaria
un
'
operazione
chirurgica
per
salvarle
la
vita
.
E
in
quel
momento
appunto
,
mentre
il
suo
Marco
la
invocava
,
stavano
accanto
al
suo
letto
il
padrone
e
la
padrona
di
casa
,
a
ragionarla
con
molta
dolcezza
perché
si
lasciasse
operare
,
ed
essa
persisteva
nel
rifiuto
,
piangendo
.
Un
bravo
medico
di
Tucuman
era
già
venuto
la
settimana
prima
,
inutilmente
.
-
No
,
cari
signori
-
essa
diceva
,
-
non
mette
conto
;
non
ho
più
forza
di
resistere
;
morirei
sotto
i
ferri
del
chirurgo
.
È
meglio
che
mi
lascino
morir
così
.
Non
ci
tengo
più
alla
vita
oramai
.
Tutto
è
finito
per
me
.
È
meglio
che
muoia
prima
di
sapere
cos
'
è
accaduto
alla
mia
famiglia
.
-
E
i
padroni
a
dirle
di
no
,
che
si
facesse
coraggio
,
che
alle
ultime
lettere
mandate
a
Genova
direttamente
avrebbe
ricevuto
risposta
,
che
si
lasciasse
operare
,
che
lo
facesse
per
i
suoi
figliuoli
.
Ma
quel
pensiero
dei
suoi
figliuoli
non
faceva
che
aggravare
di
maggior
ansia
lo
scoraggiamento
profondo
che
la
prostrava
da
lungo
tempo
.
A
quelle
parole
scoppiava
in
un
pianto
.
-
Oh
,
i
miei
figliuoli
!
i
miei
figliuoli
!
-
esclamava
,
giungendo
le
mani
;
-
forse
non
ci
sono
più
!
È
meglio
che
muoia
anch
'
io
.
Li
ringrazio
,
buoni
signori
,
li
ringrazio
di
cuore
.
Ma
è
meglio
che
muoia
.
Tanto
non
guarirei
neanche
con
l
'
operazione
,
ne
sono
sicura
.
Grazie
di
tante
cure
,
buoni
signori
.
È
inutile
che
dopo
domani
torni
il
medico
.
Voglio
morire
.
È
destino
ch
'
io
muoia
qui
.
Ho
deciso
.
-
E
quelli
ancora
a
consolarla
,
a
ripeterle
:
-
No
,
non
dite
questo
;
-
e
a
pigliarla
per
le
mani
e
a
pregarla
.
Ma
essa
allora
chiudeva
gli
occhi
,
sfinita
,
e
cadeva
in
un
assopimento
,
che
pareva
morta
.
E
i
padroni
restavano
lì
un
po
'
di
tempo
,
alla
luce
fioca
d
'
un
lumicino
,
a
guardare
con
grande
pietà
quella
madre
ammirabile
,
che
per
salvare
la
sua
famiglia
era
venuta
a
morire
a
sei
mila
miglia
dalla
sua
patria
,
a
morire
dopo
aver
tanto
penato
,
povera
donna
,
così
onesta
,
così
buona
,
così
sventurata
.
Il
giorno
dopo
,
di
buon
mattino
,
con
la
sua
sacca
sulle
spalle
,
curvo
e
zoppicante
,
ma
pieno
d
'
animo
,
Marco
entrava
nella
città
di
Tucuman
,
una
delle
più
giovani
e
delle
più
floride
città
della
Repubblica
Argentina
.
Gli
parve
di
rivedere
Cordova
,
Rosario
,
Buenos
Aires
:
erano
quelle
stesse
vie
diritte
e
lunghissime
,
e
quelle
case
basse
e
bianche
;
ma
da
ogni
parte
una
vegetazione
nuova
e
magnifica
,
un
'
aria
profumata
,
una
luce
meravigliosa
,
un
cielo
limpido
e
profondo
,
come
egli
non
l
'
aveva
mai
visto
,
neppure
in
Italia
.
Andando
innanzi
per
le
vie
,
riprovò
l
'
agitazione
febbrile
che
lo
aveva
preso
a
Buenos
Aires
;
guardava
le
finestre
e
le
porte
di
tutte
le
case
;
guardava
tutte
le
donne
che
passavano
,
con
una
speranza
affannosa
di
incontrar
sua
madre
;
avrebbe
voluto
interrogar
tutti
,
e
non
osava
fermar
nessuno
.
Tutti
di
sugli
usci
,
si
voltavano
a
guardar
quel
povero
ragazzo
stracciato
e
polveroso
,
che
mostrava
di
venir
di
tanto
lontano
.
Ed
egli
cercava
fra
la
gente
un
viso
che
gl
'
ispirasse
fiducia
,
per
rivolgergli
quella
tremenda
domanda
,
quando
gli
caddero
gli
occhi
sopra
un
insegna
di
bottega
,
su
cui
era
scritto
un
nome
italiano
.
C
'
era
dentro
un
uomo
con
gli
occhiali
e
due
donne
.
Egli
s
'
avvicinò
lentamente
alla
porta
,
e
fatto
un
animo
risoluto
,
domandò
:
-
Mi
saprebbe
dire
,
signore
,
dove
sta
la
famiglia
Mequinez
?
-
Dell
'
ingeniero
Mequinez
?
-
domandò
il
bottegaio
alla
sua
volta
.
-
Dell
'
ingegnere
Mequinez
,
-
rispose
il
ragazzo
,
con
un
fil
di
voce
.
-
La
famiglia
Mequinez
,
-
disse
il
bottegaio
,
-
non
è
a
Tucuman
.
Un
grido
di
disperato
dolore
,
come
d
'
una
persona
pugnalata
,
fece
eco
a
quelle
parole
.
Il
bottegaio
e
le
donne
s
'
alzarono
,
alcuni
vicini
accorsero
.
-
Che
c
'
è
?
che
hai
,
ragazzo
?
-
disse
il
bottegaio
,
tirandolo
nella
bottega
e
facendolo
sedere
;
-
non
c
'
è
da
disperarsi
,
che
diavolo
!
I
Mequinez
non
sono
qui
,
ma
poco
lontano
,
a
poche
ore
da
Tucuman
!
-
Dove
?
dove
?
-
gridò
Marco
,
saltando
su
come
un
resuscitato
.
-
A
una
quindicina
di
miglia
di
qua
,
-
continuò
l
'
uomo
,
-
in
riva
al
Saladillo
,
in
un
luogo
dove
stanno
costruendo
una
grande
fabbrica
da
zucchero
,
un
gruppo
di
case
,
c
'
è
la
casa
del
signor
Mequinez
,
tutti
lo
sanno
,
ci
arriverai
in
poche
ore
.
-
Ci
son
stato
io
un
mese
fa
,
-
disse
un
giovane
che
era
accorso
al
grido
.
Marco
lo
guardò
con
gli
occhi
grandi
e
gli
domandò
precipitosamente
,
impallidendo
:
-
Avete
visto
la
donna
di
servizio
del
signor
Mequinez
,
l
'
italiana
?
-
La
jenovesa
?
L
'
ho
vista
.
Marco
ruppe
in
un
singhiozzo
convulso
,
tra
di
riso
e
di
pianto
.
Poi
con
un
impeto
di
risoluzione
violenta
:
-
Dove
si
passa
,
presto
,
la
strada
,
parto
subito
,
insegnatemi
la
strada
!
-
Ma
c
'
è
una
giornata
di
marcia
,
-
gli
dissero
tutti
insieme
,
-
sei
stanco
,
devi
riposare
,
partirai
domattina
.
-
Impossibile
!
Impossibile
!
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Ditemi
dove
si
passa
,
non
aspetto
più
un
momento
,
parto
subito
,
dovessi
morire
per
via
!
Vistolo
irremovibile
,
non
s
'
opposero
più
.
-
Dio
t
'
accompagni
,
-
gli
dissero
.
-
Bada
alla
via
per
la
foresta
.
-
Buon
viaggio
,
italianito
.
-
Un
uomo
l
'
accompagnò
fuori
di
città
,
gli
indicò
il
cammino
,
gli
diede
qualche
consiglio
e
stette
a
vederlo
partire
.
In
capo
a
pochi
minuti
,
il
ragazzo
scomparve
,
zoppicando
,
con
la
sua
sacca
sulle
spalle
,
dietro
agli
alberi
folti
che
fiancheggiavan
la
strada
.
Quella
notte
fu
tremenda
per
la
povera
inferma
.
Essa
aveva
dei
dolori
atroci
che
le
strappavan
degli
urli
da
rompersi
le
vene
,
e
le
davan
dei
momenti
di
delirio
.
Le
donne
che
l
'
assistevano
,
perdevan
la
testa
.
La
padrona
accorreva
di
tratto
in
tratto
,
sgomentata
.
Tutti
cominciarono
a
temere
che
,
se
anche
si
fosse
decisa
a
lasciarsi
operare
,
il
medico
che
doveva
venire
la
mattina
dopo
,
sarebbe
arrivato
troppo
tardi
.
Nei
momenti
che
non
delirava
,
però
,
si
capiva
che
il
suo
più
terribile
strazio
non
erano
i
dolori
del
corpo
,
ma
il
pensiero
della
famiglia
lontana
.
Smorta
,
disfatta
,
col
viso
mutato
,
si
cacciava
le
mani
nei
capelli
con
un
atto
di
disperazione
che
passava
l
'
anima
,
e
gridava
:
-
Dio
mio
!
Dio
mio
!
Morire
tanto
lontana
,
morire
senza
rivederli
!
I
miei
poveri
figliuoli
,
che
rimangono
senza
madre
,
le
mie
creature
,
il
povero
sangue
mio
!
Il
mio
Marco
,
che
è
ancora
così
piccolo
,
alto
così
,
tanto
buono
e
affettuoso
!
Voi
non
sapete
che
ragazzo
era
!
Signora
,
se
sapesse
!
Non
me
lo
potevo
staccare
dal
collo
quando
son
partita
,
singhiozzava
da
far
compassione
,
singhiozzava
;
pareva
che
lo
sapesse
che
non
avrebbe
mai
più
rivisto
sua
madre
,
povero
Marco
,
povero
bambino
mio
!
Credevo
che
mi
scoppiasse
il
cuore
!
Ah
se
fossi
morta
allora
,
morta
mentre
mi
diceva
addio
!
morta
fulminata
fossi
!
Senza
madre
,
povero
bambino
,
lui
che
m
'
amava
tanto
,
che
aveva
tanto
bisogno
di
me
,
senza
madre
,
nella
miseria
,
dovrà
andare
accattando
,
lui
,
Marco
,
Marco
mio
,
che
tenderà
la
mano
,
affamato
!
Oh
!
Dio
eterno
!
No
!
Non
voglio
morire
!
Il
medico
!
Chiamatelo
subito
!
Venga
,
mi
tagli
,
mi
squarci
il
seno
,
mi
faccia
impazzire
,
ma
mi
salvi
la
vita
!
Voglio
guarire
,
voglio
vivere
,
partire
,
fuggire
,
domani
,
subito
!
Il
medico
!
Aiuto
!
Aiuto
!
-
E
le
donne
le
afferavan
le
mani
,
la
palpavano
,
pregando
,
la
facevano
tornare
in
sé
a
poco
a
poco
,
e
le
parlavan
di
Dio
e
di
speranza
.
E
allora
essa
ricadeva
in
un
abbattimento
mortale
,
piangeva
,
con
le
mani
nei
capelli
grigi
,
gemeva
come
una
bambina
,
mettendo
un
lamento
prolungato
,
e
mormorando
di
tratto
in
tratto
:
-
Oh
la
mia
Genova
!
La
mia
casa
!
Tutto
quel
mare
!
...
Oh
Marco
mio
,
il
mio
povero
Marco
!
Dove
sarà
ora
,
la
povera
creatura
mia
!
Era
mezzanotte
;
e
il
suo
povero
Marco
,
dopo
aver
passato
molte
ore
sulla
sponda
d
'
un
fosso
,
stremato
di
forze
,
camminava
allora
attraverso
a
una
foresta
vastissima
di
alberi
giganteschi
,
mostri
della
vegetazione
,
dai
fusti
smisurati
,
simili
a
pilastri
di
cattedrali
,
che
intrecciavano
a
un
'
altezza
meravigliosa
le
loro
enormi
chiome
inargentate
dalla
luna
.
Vagamente
,
in
quella
mezza
oscurità
,
egli
vedeva
miriadi
di
tronchi
di
tutte
le
forme
,
ritti
,
inclinati
,
scontorti
,
incrociati
in
atteggiamenti
strani
di
minaccia
e
di
lotta
;
alcuni
rovesciati
a
terra
,
come
torri
cadute
tutte
d
'
un
pezzo
,
e
coperti
d
'
una
vegetazione
fitta
e
confusa
,
che
pareva
una
folla
furente
che
se
li
disputasse
a
palmo
a
palmo
;
altri
raccolti
in
grandi
gruppi
,
verticali
e
serrati
come
fasci
di
lancie
titaniche
,
di
cui
la
punta
toccasse
le
nubi
;
una
grandezza
superba
,
un
disordine
prodigioso
di
forme
colossali
,
lo
spettacolo
più
maestosamente
terribile
che
gli
avesse
mai
offerto
la
natura
vegetale
.
A
momenti
lo
prendeva
un
grande
stupore
.
Ma
subito
l
'
anima
sua
si
rilanciava
verso
sua
madre
.
Ed
era
sfinito
,
coi
piedi
che
facevan
sangue
,
solo
in
mezzo
a
quella
formidabile
foresta
,
dove
non
vedeva
che
a
lunghi
intervalli
delle
piccole
abitazioni
umane
,
che
ai
piedi
di
quegli
alberi
parevan
nidi
di
formiche
,
e
qualche
bufalo
addormentato
lungo
la
via
;
era
sfinito
,
ma
non
sentiva
la
stanchezza
;
era
solo
,
e
non
aveva
paura
.
La
grandezza
della
foresta
ingrandiva
l
'
anima
sua
;
la
vicinanza
di
sua
madre
gli
dava
la
forza
e
la
baldanza
d
'
un
uomo
;
la
ricordanza
dell
'
oceano
,
degli
sgomenti
,
dei
dolori
sofferti
e
vinti
,
delle
fatiche
durate
,
della
ferrea
costanza
spiegata
,
gli
facea
,
alzare
la
fronte
;
tutto
il
suo
forte
e
nobile
sangue
genovese
gli
rifluiva
al
cuore
in
un
'
onda
ardente
d
'
alterezza
e
d
'
audacia
.
E
una
cosa
nuova
seguiva
in
lui
:
che
mentre
fino
allora
aveva
portata
nella
mente
un
'
immagine
della
madre
oscurata
e
sbiadita
un
poco
da
quei
due
anni
di
lontananza
,
in
quei
momenti
quell
'
immagine
gli
si
chiariva
;
egli
rivedeva
il
suo
viso
intero
e
netto
come
da
lungo
tempo
non
l
'
aveva
visto
più
;
lo
rivedeva
vicino
,
illuminato
,
parlante
;
rivedeva
i
movimenti
più
sfuggevoli
dei
suoi
occhi
e
delle
sue
labbra
,
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
tutti
i
suoi
gesti
,
tutte
le
ombre
dei
suoi
pensieri
;
e
sospinto
da
quei
ricordi
incalzanti
,
affrettava
il
passo
;
e
un
nuovo
affetto
,
una
tenerezza
indicibile
gli
cresceva
,
gli
cresceva
nel
cuore
,
facendogli
correre
giù
pel
viso
delle
lacrime
dolci
e
quiete
;
e
andando
avanti
nelle
tenebre
,
le
parlava
,
le
diceva
le
parole
che
le
avrebbe
mormorate
all
'
orecchio
tra
poco
:
-
Son
qui
,
madre
mia
,
eccomi
qui
,
non
ti
lascerò
mai
più
;
torneremo
a
casa
insieme
,
e
io
ti
starò
sempre
accanto
sul
bastimento
,
stretto
a
te
,
e
nessuno
mi
staccherà
mai
più
da
te
,
nessuno
,
mai
più
,
fin
che
avrai
vita
!
-
E
non
s
'
accorgeva
intanto
che
sulle
cime
degli
alberi
giganteschi
andava
morendo
la
luce
argentina
della
luna
nella
bianchezza
delicata
dell
'
alba
.
Alle
otto
di
quella
mattina
il
medico
di
Tucuman
,
-
un
giovane
argentino
-
era
già
al
letto
della
malata
,
in
compagnia
d
'
un
assistente
,
a
tentare
per
l
'
ultima
volta
di
persuaderla
a
lasciarsi
operare
;
e
con
lui
ripetevano
le
più
calde
istanze
l
'
ingegnere
Mequinez
e
la
sua
signora
.
Ma
tutto
era
inutile
.
La
donna
,
sentendosi
esausta
di
forze
,
non
aveva
più
fede
nell
'
operazione
;
essa
era
certissima
o
di
morire
sull
'
atto
o
di
non
sopravvivere
che
poche
ore
,
dopo
d
'
aver
sofferto
invano
dei
dolori
più
atroci
di
quelli
che
la
dovevano
uccidere
naturalmente
.
Il
medico
badava
a
ridirle
:
-
Ma
l
'
operazione
è
sicura
,
ma
la
vostra
salvezza
è
certa
,
purché
ci
mettiate
un
po
'
di
coraggio
!
Ed
è
egualmente
certa
la
vostra
morte
se
vi
rifiutate
!
-
Eran
parole
buttate
via
.
-
No
,
-
essa
rispondeva
,
con
la
voce
fioca
,
-
ho
ancora
coraggio
per
morire
;
ma
non
ne
ho
più
per
soffrire
inutilmente
.
Grazie
,
signor
dottore
.
È
destinato
così
.
Mi
lasci
morir
tranquilla
.
-
Il
medico
,
scoraggiato
,
desistette
.
Nessuno
parlò
più
.
Allora
la
donna
voltò
il
viso
verso
la
padrona
,
e
le
fece
con
voce
di
moribonda
le
sue
ultime
preghiere
.
-
Cara
,
buona
signora
,
-
disse
a
gran
fatica
,
singhiozzando
,
-
lei
manderà
quei
pochi
denari
e
le
mie
povere
robe
alla
mia
famiglia
...
per
mezzo
del
signor
Console
.
Io
spero
che
sian
tutti
vivi
.
Il
cuore
mi
predice
bene
in
questi
ultimi
momenti
.
Mi
farà
la
grazia
di
scrivere
...
che
ho
sempre
pensato
a
loro
,
che
ho
sempre
lavorato
per
loro
...
per
i
miei
figliuoli
...
e
che
il
mio
solo
dolore
fu
di
non
rivederli
più
...
ma
che
son
morta
con
coraggio
...
rassegnata
...
benedicendoli
;
e
che
raccomando
a
mio
marito
...
e
al
mio
figliuolo
maggiore
...
il
più
piccolo
,
il
mio
povero
Marco
...
che
l
'
ho
avuto
in
cuore
fino
all
'
ultimo
momento
...
-
Ed
esaltandosi
tutt
'
a
un
tratto
,
gridò
giungendo
le
mani
:
-
Il
mio
Marco
!
Il
mio
bambino
!
La
vita
mia
!
...
-
Ma
girando
gli
occhi
pieni
di
pianto
,
vide
che
la
padrona
non
c
'
era
più
:
eran
venuti
a
chiamarla
furtivamente
.
Cercò
il
padrone
:
era
sparito
.
Non
restavan
più
che
le
due
infermiere
e
l
'
assistente
.
Si
sentiva
nella
stanza
vicina
un
rumore
affrettato
di
passi
,
un
mormorio
di
voci
rapide
e
sommesse
,
e
d
'
esclamazioni
rattenute
.
La
malata
fissò
sull
'
uscio
gli
occhi
velati
,
aspettando
.
Dopo
alcuni
minuti
vide
comparire
il
medico
,
con
un
viso
insolito
;
poi
la
padrona
e
il
padrone
,
anch
'
essi
col
viso
alterato
.
Tutti
e
tre
la
guardarono
con
un
'
espressione
singolare
,
e
si
scambiarono
alcune
parole
a
bassa
voce
.
Le
parve
che
il
medico
dicesse
alla
signora
:
-
Meglio
subito
.
-
La
malata
non
capiva
.
-
Josefa
,
-
le
disse
la
padrona
con
la
voce
tremante
.
-
Ho
una
buona
notizia
da
darvi
.
Preparate
il
cuore
a
una
buona
notizia
.
La
donna
la
guardò
attentamente
.
-
Una
notizia
,
-
continuò
la
signora
,
sempre
più
agitata
,
-
che
vi
darà
una
grande
gioia
.
La
malata
dilatò
gli
occhi
.
-
Preparatevi
,
-
proseguì
la
padrona
,
-
a
vedere
una
persona
...
a
cui
volete
molto
bene
.
La
donna
alzò
il
capo
con
un
scatto
vigoroso
,
e
cominciò
a
guardare
rapidamente
ora
la
signora
ora
l
'
uscio
,
con
gli
occhi
sfolgoranti
.
-
Una
persona
,
-
soggiunse
la
signora
,
impallidendo
,
-
arrivata
or
ora
...
inaspettatamente
.
-
Chi
è
?
-
gridò
la
donna
con
una
voce
strozzata
e
strana
,
come
di
persona
spaventata
.
Un
istante
dopo
gittò
un
grido
altissimo
,
balzando
a
sedere
sul
letto
,
e
rimase
immobile
,
con
gli
occhi
spalancati
e
con
le
mani
alle
tempie
,
come
davanti
a
un
'
apparizione
sovrumana
.
Marco
,
lacero
e
polveroso
,
era
là
ritto
sulla
soglia
,
trattenuto
per
un
braccio
dal
dottore
.
La
donna
urlò
tre
volte
:
-
Dio
!
Dio
!
Dio
mio
!
Marco
si
slanciò
avanti
,
essa
protese
le
braccia
scarne
,
e
serrandolo
al
seno
con
la
forza
d
'
una
tigre
,
scoppiò
in
un
riso
violento
,
rotto
da
profondi
singhiozzi
senza
lagrime
,
che
la
fecero
ricader
soffocata
sul
cuscino
.
Ma
si
riprese
subito
e
gridò
pazza
di
gioia
,
tempestandogli
il
capo
di
baci
:
-
Come
sei
qui
?
Perché
?
Sei
tu
?
Come
sei
cresciuto
!
Chi
t
'
ha
condotto
?
Sei
solo
?
Non
sei
malato
?
Sei
tu
,
Marco
!
Non
è
un
sogno
!
Dio
mio
!
Parlami
!
-
Poi
cambiando
tono
improvvisamente
:
-
No
!
Taci
!
Aspetta
!
-
E
voltandosi
verso
il
medico
,
a
precipizio
:
-
Presto
,
subito
,
dottore
.
Voglio
guarire
.
Son
pronta
.
Non
perda
un
momento
.
Conducete
via
Marco
che
non
senta
.
Marco
mio
,
non
è
nulla
.
Mi
racconterai
.
Ancora
un
bacio
.
Va
.
Eccomi
qui
,
dottore
.
Marco
fu
portato
via
.
I
padroni
e
le
donne
uscirono
in
fretta
;
rimasero
il
chirurgo
e
l
'
assistente
,
che
chiusero
la
porta
.
Il
signor
Mequinez
tentò
di
tirar
Marco
in
una
stanza
lontana
;
ma
fu
impossibile
;
egli
parea
inchiodato
al
pavimento
.
-
Cosa
c
'
è
?
-
domandò
.
-
Cos
'
ha
mia
madre
?
Cosa
le
fanno
?
E
allora
il
Mequinez
,
piano
,
tentando
sempre
di
condurlo
via
:
-
Ecco
.
Senti
.
Ora
ti
dirò
.
Tua
madre
è
malata
,
bisogna
farle
una
piccola
operazione
,
ti
spiegherò
tutto
,
vieni
con
me
.
-
No
,
-
rispose
il
ragazzo
,
impuntandosi
,
-
voglio
star
qui
.
Mi
spieghi
qui
.
L
'
ingegnere
ammontava
parole
su
parole
,
tirandolo
:
il
ragazzo
cominciava
a
spaventarsi
e
a
tremare
.
A
un
tratto
un
grido
acutissimo
,
come
il
grido
d
'
un
ferito
a
morte
,
risonò
in
tutta
la
casa
.
Il
ragazzo
rispose
con
un
altro
grido
disperato
:
-
Mia
madre
è
morta
!
Il
medico
comparve
sull
'
uscio
e
disse
:
-
Tua
madre
è
salva
.
Il
ragazzo
lo
guardò
un
momento
e
poi
si
gettò
ai
suoi
piedi
singhiozzando
:
-
Grazie
dottore
!
Ma
il
dottore
lo
rialzò
d
'
un
gesto
,
dicendo
:
-
Levati
!
...
Sei
tu
,
eroico
fanciullo
,
che
hai
salvato
tua
madre
.
Estate
24
,
mercoledì
Marco
il
genovese
è
il
penultimo
piccolo
eroe
di
cui
facciamo
conoscenza
quest
'
anno
:
non
ne
resta
che
uno
per
il
mese
di
giugno
.
Non
ci
son
più
che
due
esami
mensili
,
ventisei
giorni
di
lezione
,
sei
giovedì
e
cinque
domeniche
.
Si
sente
già
l
'
aria
della
fine
dell
'
anno
.
Gli
alberi
del
giardino
,
fronzuti
e
fioriti
,
fanno
una
bell
'
ombra
sugli
attrezzi
della
ginnastica
.
Gli
scolari
son
già
vestiti
da
estate
.
È
bello
ora
veder
l
'
uscita
delle
classi
,
com
'
è
tutto
diverso
dai
mesi
scorsi
.
Le
capigliature
che
toccavan
le
spalle
sono
andate
giù
:
tutte
le
teste
sono
rapate
;
si
vedono
gambe
nude
e
colli
nudi
;
cappellini
di
paglia
d
'
ogni
forma
,
con
dei
nastri
che
scendon
fin
sulle
schiene
;
camicie
e
cravattine
di
tutti
i
colori
;
tutti
i
più
piccoli
con
qualche
cosa
addosso
di
rosso
o
d
'
azzurro
,
una
mostra
,
un
orlo
,
una
nappina
,
un
cencino
di
color
vivo
appiccicato
pur
che
sia
dalla
mamma
,
perché
faccia
figura
,
anche
i
più
poveri
,
e
molti
vengono
alla
scuola
senza
cappello
,
come
scappati
di
casa
.
Alcuni
portano
il
vestito
bianco
della
ginnastica
.
C
'
è
un
ragazzo
della
maestra
Delcati
che
è
tutto
rosso
da
capo
a
piedi
,
come
un
gambero
cotto
.
Parecchi
sono
vestiti
da
marinai
.
Ma
il
più
bello
è
il
muratorino
che
ha
messo
su
un
cappellone
di
paglia
,
che
gli
dà
l
'
aria
d
'
una
mezza
candela
col
paralume
;
ed
è
un
ridere
a
vedergli
fare
il
muso
di
lepre
là
sotto
.
Coretti
anche
ha
smesso
il
suo
berretto
di
pel
di
gatto
e
porta
un
vecchio
berretto
di
seta
grigia
da
viaggiatore
.
Votini
ha
una
specie
di
vestimento
alla
scozzese
,
tutto
attillato
;
Crossi
mostra
il
petto
nudo
;
Precossi
sguazza
dentro
a
un
camiciotto
turchino
da
fabbro
ferraio
.
E
Garoffi
?
Ora
che
ha
dovuto
lasciare
il
mantellone
,
che
nascondeva
il
suo
commercio
,
gli
rimangono
scoperte
bene
tutte
le
tasche
gonfie
d
'
ogni
sorta
di
carabattole
da
rigattiere
,
e
gli
spuntan
fuori
le
liste
delle
lotterie
.
Ora
tutti
lascian
vedere
quello
che
portano
:
dei
ventagli
fatti
con
mezza
gazzetta
,
dei
bocciuoli
di
canna
,
delle
freccie
da
tirare
agli
uccelli
,
dell
'
erba
,
dei
maggiolini
che
sbucano
fuor
delle
tasche
e
vanno
su
pian
piano
per
le
giacchette
.
Molti
di
quei
piccoli
portano
dei
mazzetti
di
fiori
alle
maestre
.
Anche
le
maestre
son
tutte
vestite
da
estate
,
di
colori
allegri
;
fuorché
la
«
monachina
»
che
è
sempre
nera
,
e
la
maestrina
della
penna
rossa
ha
sempre
la
sua
penna
rossa
,
e
un
nodo
di
nastri
rosa
al
collo
,
tutti
sgualciti
dalle
zampette
dei
suoi
scolari
,
che
la
fanno
sempre
ridere
e
correre
.
È
la
stagione
delle
ciliegie
,
delle
farfalle
,
delle
musiche
sui
viali
e
delle
passeggiate
in
campagna
;
molti
di
quarta
scappano
già
a
bagnarsi
nel
Po
;
tutti
hanno
già
il
cuore
alle
vacanze
;
ogni
giorno
si
esce
dalla
scuola
più
impazienti
e
contenti
del
giorno
innanzi
.
Soltanto
mi
fa
pena
di
veder
Garrone
col
lutto
,
e
la
mia
povera
maestra
di
prima
che
è
sempre
più
smunta
e
più
bianca
e
tosse
sempre
più
forte
.
Cammina
curva
ora
,
e
mi
fa
un
saluto
così
triste
!
Poesia
26
,
venerdì
Tu
cominci
a
comprendere
la
poesia
della
scuola
,
Enrico
;
ma
la
scuola
,
per
ora
,
non
la
vedi
che
di
dentro
:
ti
parrà
molto
più
bella
e
più
poetica
fra
trent
'
anni
,
quando
ci
verrai
a
accompagnare
i
tuoi
figliuoli
,
e
la
vedrai
di
fuori
,
come
io
la
vedo
.
Aspettando
l
'
uscita
,
io
giro
per
le
strade
silenziose
,
intorno
all
'
edifizio
,
e
porgo
l
'
orecchio
alle
finestre
del
pian
terreno
,
chiuse
dalle
persiane
.
Da
una
finestra
sento
la
voce
d
'
una
maestra
che
dice
-
Ah
!
quel
taglio
di
t
!
Non
va
,
figliuol
mio
.
Che
ne
direbbe
tuo
padre
?
...
-
Alla
finestra
vicina
è
la
grossa
voce
d
'
un
maestro
che
detta
lentamente
.
-
Comperò
cinquanta
metri
di
stoffa
...
a
lire
quattro
e
cinquanta
il
metro
...
li
rivendette
...
-
Più
in
là
è
la
maestrina
della
penna
rossa
che
legge
ad
alta
voce
:
-
Allora
Pietro
Micca
con
la
miccia
accesa
...
-
Dalla
classe
vicina
esce
come
un
cinguettio
di
cento
uccelli
,
che
vuol
dir
che
il
maestro
è
andato
fuori
un
momento
.
Vo
innanzi
,
e
alla
svoltata
del
canto
sento
uno
scolaro
che
piange
,
e
la
voce
della
maestra
che
lo
rimprovera
o
lo
consola
.
Da
altre
finestre
vengono
fuori
dei
versi
,
dei
nomi
d
'
uomini
grandi
e
buoni
,
dei
frammenti
di
sentenze
che
consiglian
la
virtù
,
l
'
amor
di
patria
,
il
coraggio
.
Poi
seguono
dei
momenti
di
silenzio
,
in
cui
si
direbbe
che
l
'
edifizio
è
vuoto
,
e
non
par
possibile
che
ci
sian
dentro
settecento
ragazzi
,
poi
si
senton
degli
scoppi
rumorosi
d
'
ilarità
,
provocati
dallo
scherzo
d
'
un
maestro
di
buon
umore
...
E
la
gente
che
passa
si
sofferma
a
ascoltare
,
e
tutti
rivolgono
uno
sguardo
di
simpatia
a
quell
'
edificio
gentile
,
che
racchiude
tanta
giovinezza
e
tante
speranze
.
Poi
si
ode
un
improvviso
strepito
sordo
,
un
batter
di
libri
e
di
cartelle
,
uno
stropiccio
di
piedi
,
un
ronzìo
che
si
propaga
di
classe
in
classe
e
dal
basso
all
'
alto
,
come
al
diffondersi
improvviso
d
'
una
buona
notizia
:
è
il
bidello
che
gira
ad
annunziare
il
finis
.
E
a
quel
rumore
una
folla
di
donne
,
d
'
uomini
,
di
ragazze
e
di
giovanetti
,
si
stringono
di
qua
e
di
là
dalla
porta
,
a
aspettare
i
figliuoli
,
i
fratelli
,
i
nipotino
,
mentre
dagli
usci
delle
classi
schizzan
fuori
come
zampillando
nel
camerone
i
ragazzi
piccoli
,
a
pigliar
cappottini
e
cappelli
,
facendone
un
arruffìo
sul
pavimento
,
e
ballettando
tutt
'
in
giro
,
fin
che
il
bidello
li
ricaccia
dentro
a
uno
a
uno
.
E
finalmente
escono
,
in
lunghe
file
,
battendo
i
piedi
.
E
allora
da
tutti
i
parenti
comincia
la
pioggia
delle
domande
:
-
Hai
saputo
la
lezione
?
Quanto
t
'
ha
dato
del
lavoro
?
Che
cos
'
avete
per
domani
?
Quand
'
è
l
'
esame
mensile
?
-
E
anche
le
povere
madri
che
non
sanno
leggere
,
aprono
i
quaderni
,
guardano
i
problemi
,
domandano
i
punti
:
-
Solamente
otto
?
-
Dieci
con
lode
?
-
Nove
di
lezione
?
-
E
s
'
inquietano
e
si
rallegrano
e
interrogano
i
maestri
e
parlan
di
programmi
e
d
'
esami
.
Com
'
è
bello
tutto
questo
,
com
'
è
grande
,
e
che
immensa
promessa
è
pel
mondo
!
TUO
PADRE
La
sordomuta
28
,
domenica
Non
potevo
finirlo
meglio
che
con
la
visita
di
questa
mattina
il
mese
di
maggio
.
Udiamo
una
scampanellata
,
corriamo
tutti
.
Sento
mio
padre
che
dice
in
tuono
di
meraviglia
:
-
Voi
qui
,
Giorgio
?
-
Era
Giorgio
,
il
nostro
giardiniere
di
Chieri
,
che
ora
ha
la
famiglia
a
Condove
,
arrivato
allora
allora
da
Genova
,
dov
'
era
sbarcato
il
giorno
avanti
,
di
ritorno
dalla
Grecia
,
dopo
tre
anni
che
lavorava
alle
strade
ferrate
.
Aveva
un
grosso
fagotto
fra
le
braccia
.
È
un
po
'
invecchiato
,
ma
sempre
rosso
in
viso
e
gioviale
.
Mio
padre
voleva
che
entrasse
;
ma
egli
disse
di
no
,
e
domandò
subito
,
facendo
il
viso
serio
:
-
Come
va
la
mia
famiglia
?
Come
sta
Gigia
?
-
Bene
fino
a
pochi
giorni
fa
,
-
rispose
mia
madre
.
Giorgio
tirò
un
gran
sospiro
:
-
Oh
!
Sia
lodato
Iddio
!
Non
avevo
il
coraggio
di
presentarmi
ai
Sordomuti
senz
'
aver
notizie
da
lei
.
Io
lascio
qui
il
fagotto
e
scappo
a
pigliarla
.
Tre
anni
che
non
la
vedo
la
mia
povera
figliuola
!
Tre
anni
che
non
vedo
nessuno
dei
miei
!
Mio
padre
mi
disse
:
-
Accompagnalo
.
-
Ancora
una
parola
,
mi
scusi
,
-
disse
il
giardiniere
sul
pianerottolo
.
Ma
mio
padre
l
'
interruppe
:
-
E
gli
affari
?
-
Bene
,
-
rispose
,
-
grazie
a
Dio
.
Qualche
soldo
l
'
ho
portato
.
Ma
volevo
domandare
.
Come
va
l
'
istruzione
della
mutina
,
dica
un
po
'
.
Io
l
'
ho
lasciata
che
era
come
un
povero
animaletto
,
povera
creatura
.
Io
ci
credo
poco
,
già
,
a
questi
collegi
.
Ha
imparato
a
fare
i
segni
?
Mia
moglie
mi
scriveva
bene
:
-
Impara
a
parlare
,
fa
progressi
.
-
Ma
,
dicevo
io
,
che
cosa
vale
che
impari
a
parlare
lei
se
io
i
segni
non
li
so
fare
?
Come
faremo
a
intenderci
,
povera
piccina
?
Quello
è
buono
per
capirsi
fra
loro
,
un
disgraziato
con
l
'
altro
.
Come
va
,
dunque
?
Come
va
?
Mio
padre
sorrise
,
e
rispose
:
-
Non
vi
dico
nulla
;
vedrete
voi
;
andate
,
andate
;
non
le
rubate
un
minuto
di
più
.
Uscimmo
;
l
'
istituto
è
vicino
.
Strada
facendo
,
a
grandi
passi
,
il
giardiniere
mi
parlava
,
rattristandosi
.
-
Ah
!
la
mia
povera
Gigia
!
Nascere
con
quella
disgrazia
!
Dire
che
non
mi
son
mai
sentito
chiamar
padre
da
lei
,
che
lei
non
s
'
è
mai
sentita
chiamar
figliuola
da
me
,
che
mai
non
ha
detto
né
inteso
una
parola
al
mondo
!
E
grazia
che
s
'
è
trovato
un
signore
caritatevole
che
ha
fatto
le
spese
dell
'
istituto
.
Ma
tanto
...
prima
degli
otto
anni
non
c
'
è
potuta
andare
.
Son
tre
anni
che
non
è
in
casa
.
Va
per
gli
undici
,
adesso
.
È
cresciuta
,
mi
dica
un
po
'
,
è
cresciuta
?
È
di
buon
umore
?
-
Ora
vedrete
,
ora
vedrete
,
-
gli
risposi
affrettando
il
passo
.
-
Ma
dov
'
è
quest
'
istituto
?
-
domandò
.
-
Mia
moglie
ce
l
'
accompagnò
ch
'
ero
già
partito
.
Mi
pare
che
debba
essere
da
queste
parti
.
Eravamo
appunto
arrivati
.
Entrammo
subito
nel
parlatorio
.
Ci
venne
incontro
un
custode
.
-
Sono
il
padre
di
Gigia
Voggi
,
disse
il
giardiniere
;
-
la
mia
figliuola
subito
subito
.
-
Sono
in
ricreazione
,
-
rispose
il
custode
,
-
vado
a
avvertir
la
maestra
.
-
E
scappò
.
Il
giardiniere
non
poteva
più
né
parlare
,
né
star
fermo
;
guardava
i
quadri
alle
pareti
,
senza
veder
nulla
.
La
porta
s
'
aperse
:
entrò
una
maestra
,
vestita
di
nero
,
con
una
ragazza
per
mano
.
Padre
e
figliuola
si
guardarono
un
momento
e
poi
si
slanciarono
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
,
mettendo
un
grido
.
La
ragazza
era
vestita
di
rigatino
bianco
e
rossiccio
,
con
un
grembiale
grigio
.
È
più
alta
di
me
.
Piangeva
e
teneva
suo
padre
stretto
al
collo
con
tutt
'
e
due
le
braccia
.
Suo
padre
si
svincolò
,
e
si
mise
a
guardarla
da
capo
a
piedi
,
coi
lucciconi
agli
occhi
,
ansando
come
se
avesse
fatto
una
gran
corsa
;
e
sclamò
:
-
Ah
!
com
'
è
cresciuta
!
come
s
'
è
fatta
bella
!
Oh
la
mia
cara
,
la
mia
povera
Gigia
!
La
mia
povera
mutina
!
È
lei
,
signora
,
la
maestra
?
Le
dica
un
po
'
che
mi
faccia
pure
i
suoi
segni
,
che
qualche
cosa
capirò
,
e
poi
imparerò
a
poco
a
poco
.
Le
dica
che
mi
faccia
capire
qualche
cosa
,
coi
gesti
.
La
maestra
sorrise
e
disse
a
bassa
voce
alla
ragazza
:
-
Chi
è
quest
'
uomo
che
t
'
è
venuto
a
trovare
?
E
la
ragazza
,
con
una
voce
grossa
,
strana
,
stuonata
come
quella
d
'
un
selvaggio
che
parlasse
per
la
prima
volta
la
nostra
lingua
,
ma
pronunciando
chiaro
,
e
sorridendo
,
rispose
:
-
È
mi
-
o
pa
-
dre
.
Il
giardiniere
diede
un
passo
indietro
e
gridò
come
un
matto
:
-
Parla
!
Ma
è
possibile
!
Ma
è
possibile
!
Parla
?
Ma
tu
parli
,
bambina
mia
,
parli
?
dimmi
un
poco
:
parli
?
-
E
di
nuovo
l
'
abbracciò
e
la
baciò
sulla
fronte
tre
volte
.
-
Ma
non
è
coi
gesti
che
parlano
,
signora
maestra
,
non
è
con
le
dita
,
così
?
Ma
cosa
è
questo
?
-
No
,
signor
Voggi
,
-
rispose
la
maestra
,
-
non
è
coi
gesti
.
Quello
era
il
metodo
antico
.
Qui
s
'
insegna
col
metodo
nuovo
,
col
metodo
orale
.
Come
non
lo
sapevate
?
-
Ma
io
non
sapevo
niente
!
-
rispose
il
giardiniere
,
trasecolato
.
-
Tre
anni
che
son
fuori
!
O
me
l
'
avranno
scritto
e
non
l
'
ho
capito
.
Sono
una
testa
di
legno
,
io
.
O
figliuola
mia
,
tu
mi
capisci
,
dunque
?
Senti
la
mia
voce
?
Rispondi
un
poco
:
mi
senti
?
Senti
quello
che
ti
dico
?
-
Ma
no
,
buon
uomo
,
-
disse
la
maestra
,
-
la
voce
non
la
sente
,
perché
è
sorda
.
Essa
capisce
dai
movimenti
della
vostra
bocca
quali
sono
le
parole
che
voi
dite
;
ecco
la
cosa
;
ma
non
sente
le
vostre
parole
e
neppure
quello
che
essa
dice
a
voi
;
le
pronuncia
perché
le
abbiamo
insegnato
,
lettera
per
lettera
,
come
deve
atteggiar
le
labbra
e
muover
la
lingua
,
e
che
sforzo
deve
far
col
petto
e
con
la
gola
,
per
metter
fuori
la
voce
.
Il
giardiniere
non
capì
,
e
stette
a
bocca
aperta
.
Non
ci
credeva
ancora
.
-
Dimmi
,
Gigia
,
-
domandò
alla
figliuola
,
parlandole
all
'
orecchio
,
-
sei
contenta
che
tuo
padre
sia
ritornato
?
-
E
rialzato
il
viso
,
stette
a
aspettar
la
risposta
.
La
ragazza
lo
guardò
,
pensierosa
,
e
non
disse
nulla
.
Il
padre
rimase
turbato
.
La
maestra
rise
.
Poi
disse
:
-
Buon
uomo
,
non
vi
risponde
perché
non
ha
visto
i
movimenti
delle
vostre
labbra
:
le
avete
parlato
all
'
orecchio
!
Ripetete
la
domanda
tenendo
bene
il
vostro
viso
davanti
al
suo
.
Il
padre
,
guardandola
bene
in
faccia
,
ripeté
:
-
Sei
contenta
che
tuo
padre
sia
ritornato
?
che
non
se
ne
vada
più
via
?
La
ragazza
,
che
gli
aveva
guardato
attenta
le
labbra
,
cercando
anche
di
vedergli
dentro
alla
bocca
,
rispose
francamente
:
-
Sì
,
so
-
no
contenta
,
che
sei
tor
-
na
-
to
,
che
non
vai
via
...
mai
più
.
Il
padre
l
'
abbracciò
impetuosamente
,
e
poi
in
fretta
e
in
furia
,
per
accertarsi
meglio
,
la
affollò
di
domande
.
-
Come
si
chiama
la
mamma
?
-
An
-
tonia
.
-
Come
si
chiama
la
tua
sorella
piccola
?
-
A
-
de
-
laide
.
-
Come
si
chiama
questo
collegio
?
-
Dei
sor
-
do
-
muti
.
-
Quanto
fa
due
volte
dieci
?
-
Venti
.
Mentre
credevamo
che
ridesse
di
gioia
,
tutt
'
a
un
tratto
si
mise
a
piangere
.
Ma
era
gioia
anche
quella
.
-
Animo
,
-
gli
disse
la
maestra
,
-
avete
motivo
di
rallegrarvi
,
non
di
piangere
.
Vedete
che
fate
piangere
anche
la
vostra
figliuola
.
Siete
contento
,
dunque
?
Il
giardiniere
afferrò
la
mano
alla
maestra
e
gliela
baciò
due
o
tre
volte
dicendo
:
-
Grazie
,
grazie
,
cento
volte
grazie
,
mille
volte
grazie
,
cara
signora
maestra
!
E
mi
perdoni
che
non
le
so
dir
altro
!
-
Ma
non
solo
parla
,
-
gli
disse
la
maestra
;
-
la
vostra
figliuola
sa
scrivere
.
Sa
far
di
conto
.
Conosce
il
nome
di
tutti
gli
oggetti
usuali
.
Sa
un
poco
di
storia
e
di
geografia
.
Ora
è
nella
classe
normale
.
Quando
avrà
fatte
le
altre
due
classi
,
saprà
molto
,
molto
di
più
.
Uscirà
di
qui
che
sarà
in
grado
di
prendere
una
professione
.
Ci
abbiamo
già
dei
sordomuti
che
stanno
nelle
botteghe
a
servir
gli
avventori
,
e
fanno
i
loro
affari
come
gli
altri
.
Il
giardiniere
rimase
stupito
daccapo
.
Pareva
che
gli
si
confondessero
le
idee
un
'
altra
volta
.
Guardò
la
figliuola
e
si
grattò
la
fronte
.
Il
suo
viso
domandava
ancora
una
spiegazione
.
Allora
la
maestra
si
voltò
al
custode
e
gli
disse
:
-
Chiamatemi
una
bimba
della
classe
preparatoria
.
Il
custode
tornò
poco
dopo
con
una
sordomuta
di
otto
o
nove
anni
,
entrata
da
pochi
giorni
nell
'
istituto
.
-
Questa
,
-
disse
la
maestra
,
-
è
una
di
quelle
a
cui
insegniamo
i
primi
elementi
.
Ecco
come
si
fa
.
Voglio
farle
dire
e
.
State
attento
.
-
La
maestra
aperse
la
bocca
,
come
si
apre
per
pronunciare
la
vocale
e
,
e
accennò
alla
bimba
che
aprisse
la
bocca
nella
stessa
maniera
.
La
bimba
obbedì
.
Allora
la
maestra
le
fece
cenno
che
mettesse
fuori
la
voce
.
Quella
mise
fuori
la
voce
,
ma
invece
di
e
,
pronunziò
o
.
-
No
,
-
disse
la
maestra
,
-
non
è
questo
.
-
E
pigliate
le
due
mani
della
bimba
,
se
ne
mise
una
aperta
sulla
gola
e
l
'
altra
sul
petto
,
e
ripeté
:
-
e
.
-
La
bimba
,
sentito
con
le
mani
il
movimento
della
gola
e
del
petto
della
maestra
,
riaperse
la
bocca
come
prima
,
e
pronunziò
benissimo
:
-
e
.
-
Nello
stesso
modo
la
maestra
le
fece
dire
c
e
d
,
sempre
tenendosi
le
due
piccole
mani
sul
petto
e
sulla
gola
.
-
Avete
capito
ora
?
-
domandò
.
Il
padre
aveva
capito
;
ma
pareva
più
meravigliato
di
quando
non
capiva
.
-
E
insegnano
a
parlare
in
quella
maniera
?
-
domandò
,
dopo
un
minuto
di
riflessione
,
guardando
la
maestra
.
-
Hanno
la
pazienza
d
'
insegnare
a
parlare
a
quella
maniera
,
a
poco
a
poco
,
a
tutti
quanti
?
a
uno
a
uno
?
...
per
anni
e
anni
?
...
Ma
loro
sono
santi
,
sono
!
Ma
loro
sono
angeli
del
paradiso
!
Ma
non
c
'
è
al
mondo
una
ricompensa
,
per
loro
!
Che
cosa
ho
da
dire
?
...
Ah
!
mi
lascino
un
poco
con
la
mia
figliuola
,
ora
.
Me
la
lascino
cinque
minuti
per
me
solo
.
E
tiratala
a
sedere
in
disparte
cominciò
a
interrogarla
,
e
quella
a
rispondere
,
ed
egli
rideva
con
gli
occhi
lustri
,
battendosi
i
pugni
sulle
ginocchia
,
e
pigliava
la
figliuola
con
le
mani
,
guardandola
,
fuor
di
sé
dalla
contentezza
a
sentirla
,
come
se
fosse
una
voce
che
venisse
dal
cielo
;
poi
domandò
alla
maestra
:
-
Il
signor
Direttore
,
sarebbe
permesso
di
ringraziarlo
?
-
Il
Direttore
non
c
'
è
,
-
rispose
la
maestra
.
-
Ma
c
'
è
un
'
altra
persona
che
dovreste
ringraziare
.
Qui
ogni
ragazza
piccola
è
data
in
cura
a
una
compagna
più
grande
,
che
le
fa
da
sorella
,
da
madre
.
La
vostra
è
affidata
a
una
sordomuta
di
diciassette
anni
,
figliuola
d
'
un
fornaio
,
che
è
buona
e
le
vuol
bene
molto
:
da
due
anni
va
a
aiutarla
a
vestirsi
ogni
mattina
,
la
pettina
,
le
insegna
a
cucire
,
le
accomoda
la
roba
,
le
tien
buona
compagnia
.
Luigia
,
come
si
chiama
la
tua
mamma
dell
'
istituto
?
La
ragazza
sorrise
e
rispose
:
-
Cate
-
rina
Gior
-
dano
.
-
Poi
disse
a
suo
padre
:
-
Mol
-
to
,
mol
-
to
buona
.
Il
custode
,
uscito
a
un
cenno
della
maestra
,
ritornò
quasi
subito
con
una
sordomuta
bionda
,
robusta
di
viso
allegro
,
vestita
anch
'
essa
di
rigatino
rossiccio
col
grembiale
grigio
;
la
quale
si
arrestò
sull
'
uscio
e
arrossì
;
poi
chinò
la
testa
,
ridendo
.
Aveva
il
corpo
d
'
una
donna
,
e
pareva
una
bambina
.
La
figliuola
di
Giorgio
le
corse
subito
incontro
,
la
prese
per
un
braccio
come
una
bimba
e
la
tirò
davanti
a
suo
padre
,
dicendo
con
la
sua
grossa
voce
:
-
Ca
-
te
-
rina
Gior
-
dano
.
-
Ah
!
la
brava
ragazza
!
-
esclamò
il
padre
,
e
allungò
la
mano
per
carezzarla
,
ma
la
tirò
indietro
,
e
ripeté
:
-
Ah
!
la
buona
ragazza
,
che
Dio
la
benedica
,
che
le
dia
tutte
le
fortune
,
tutte
le
consolazioni
,
che
la
faccia
sempre
felice
lei
e
tutti
i
suoi
,
una
buona
ragazza
così
,
povera
la
mia
Gigia
,
è
un
onesto
operaio
,
un
povero
padre
di
famiglia
che
glielo
augura
di
tutto
cuore
!
La
ragazza
grande
accarezzava
la
piccola
,
sempre
tenendo
il
viso
basso
e
sorridendo
;
e
il
giardiniere
continuava
a
guardarla
,
come
una
madonna
.
-
Oggi
vi
potete
pigliar
con
voi
la
vostra
figliuola
,
-
disse
la
maestra
.
-
Se
me
la
piglio
!
-
rispose
il
giardiniere
.
-
Me
la
conduco
a
Condove
e
la
riporto
domani
mattina
.
Si
figuri
un
po
'
se
non
me
la
piglio
!
-
La
figliuola
scappò
a
vestirsi
.
-
Dopo
tre
anni
che
non
la
vedo
!
-
riprese
il
giardiniere
.
-
Ora
che
parla
!
A
Condove
subito
me
la
porto
.
Ma
prima
voglio
far
un
giro
per
Torino
con
la
mia
mutina
a
braccetto
,
che
tutti
la
vedano
,
e
condurla
dalle
mie
quattro
conoscenze
,
che
la
sentano
!
Ah
!
la
bella
giornata
!
Questa
si
chiama
una
consolazione
.
!
Qua
il
braccio
a
tuo
padre
,
Gigia
mia
!
-
La
ragazza
,
ch
'
era
tornata
con
una
mantellina
e
una
cuffietta
,
gli
diede
il
braccio
.
-
E
grazie
a
tutti
!
-
disse
il
padre
di
sull
'
uscio
.
-
Grazie
a
tutti
con
tutta
l
'
anima
mia
!
Tornerò
ancora
una
volta
a
ringraziar
tutti
!
Rimase
un
momento
sopra
pensiero
,
poi
si
staccò
bruscamente
dalla
ragazza
,
tornò
indietro
frugandosi
con
una
mano
nella
sottoveste
,
e
gridò
come
un
furioso
:
-
Ebbene
,
sono
un
povero
diavolo
,
ma
ecco
qui
,
lascio
venti
lire
per
l
'
istituto
,
un
marengo
d
'
oro
bell
'
e
nuovo
.
E
dando
un
gran
colpo
sul
tavolino
,
vi
lasciò
il
marengo
.
-
No
,
no
,
brav
'
uomo
,
-
disse
la
maestra
commossa
.
-
Ripigliatevi
il
vostro
denaro
.
Io
non
lo
posso
accettare
.
Ripigliatevelo
.
Non
tocca
a
me
.
Verrete
quando
ci
sarà
il
Direttore
.
Ma
non
accetterà
nemmeno
lui
,
statene
sicuro
.
Avete
faticato
troppo
per
guadagnarveli
,
pover
'
uomo
.
Vi
saremo
tutti
grati
lo
stesso
.
-
No
,
io
lo
lascio
,
-
rispose
il
giardiniere
,
intestato
;
-
e
poi
...
si
vedrà
.
Ma
la
maestra
gli
rimise
la
moneta
in
tasca
senza
lasciargli
il
tempo
di
respingerla
.
E
allora
egli
si
rassegnò
,
crollando
il
capo
;
e
poi
,
rapidamente
,
mandato
un
bacio
con
la
mano
alla
maestra
e
alla
ragazza
grande
,
e
ripreso
il
braccio
della
sua
figliuola
,
si
slanciò
con
lei
fuor
della
porta
dicendo
:
-
Vieni
,
vieni
,
figliuola
mia
,
povera
mutina
mia
,
mio
tesoro
!
E
la
figliuola
esclamò
con
la
sua
voce
grossa
:
-
Oh
-
che
-
bel
-
sole
!
GIUGNO
Garibaldi
3
,
sabato
.
Domani
è
la
festa
nazionale
Oggi
è
un
lutto
nazionale
.
Ieri
sera
è
morto
Garibaldi
.
Sai
chi
era
?
È
quello
che
affrancò
dieci
milioni
d
'
Italiani
dalla
tirannia
dei
Borboni
.
È
morto
a
settantacinque
anni
.
Era
nato
a
Nizza
,
figliuolo
d
'
un
capitano
di
bastimento
.
A
otto
anni
salvò
la
vita
a
una
donna
,
a
tredici
,
tirò
a
salvamento
una
barca
piena
di
compagni
che
naufragavano
,
a
ventisette
,
trasse
dall
'
acque
di
Marsiglia
un
giovanetto
che
s
'
annegava
,
a
quarant
'
uno
scampò
un
bastimento
dall
'
incendio
sull
'
Oceano
.
Egli
combatté
dieci
anni
in
America
per
la
libertà
d
'
un
popolo
straniero
,
combatté
in
tre
guerre
contro
gli
Austriaci
per
la
liberazione
della
Lombardia
e
del
Trentino
difese
Roma
dai
Francesi
nel
1849
,
liberò
Palermo
e
Napoli
nel
1860
,
ricombatté
per
Roma
nel
'67
,
lottò
nel
1870
contro
i
Tedeschi
in
difesa
della
Francia
.
Egli
aveva
la
fiamma
dell
'
eroismo
e
il
genio
della
guerra
.
Combatté
in
quaranta
combattimenti
e
ne
vinse
trentasette
.
Quando
non
combatté
,
lavorò
per
vivere
o
si
chiuse
in
un
'
isola
solitaria
a
coltivare
la
terra
.
Egli
fu
maestro
marinaio
,
operaio
,
negoziante
,
soldato
,
generale
,
dittatore
.
Era
grande
,
semplice
e
buono
.
Odiava
tutti
gli
oppressori
;
amava
tutti
i
popoli
;
proteggeva
tutti
i
deboli
;
non
aveva
altra
aspirazione
che
il
bene
,
rifiutava
gli
onori
;
disprezzava
la
morte
,
adorava
l
'
Italia
.
Quando
gettava
un
grido
di
guerra
,
legioni
di
valorosi
accorrevano
a
lui
da
ogni
parte
.
signori
lasciavano
i
palazzi
;
operai
le
officine
,
giovanetti
le
scuole
per
andar
a
combattere
al
sole
della
sua
gloria
.
In
guerra
portava
una
camicia
rossa
.
Era
forte
,
biondo
,
bello
.
Sui
campi
di
battaglia
era
un
fulmine
,
negli
affetti
un
fanciullo
,
nei
dolori
un
santo
.
Mille
Italiani
son
morti
per
la
patria
,
felici
morendo
di
vederlo
passar
di
lontano
vittorioso
migliaia
si
sarebbero
fatti
uccidere
per
lui
;
milioni
lo
benedissero
e
lo
benediranno
.
È
morto
.
Il
mondo
intero
lo
piange
.
Tu
non
lo
comprendi
per
ora
.
Ma
leggerai
le
sue
gesta
,
udrai
parlar
di
lui
continuamente
nella
vita
;
e
via
via
che
crescerai
,
la
sua
immagine
crescerà
pure
davanti
a
te
;
quando
sarai
un
uomo
,
lo
vedrai
gigante
,
e
quando
non
sarai
più
al
mondo
tu
,
quando
non
vivranno
più
i
figli
dei
tuoi
figli
,
e
quelli
che
saran
nati
da
loro
,
ancora
le
generazioni
vedranno
in
alto
la
sua
testa
luminosa
di
rendentore
di
popoli
coronata
dai
nomi
delle
sue
vittorie
come
da
un
cerchio
di
stelle
,
e
ad
ogni
italiano
risplenderà
la
fronte
e
l
'
anima
pronunziando
il
suo
nome
.
TUO
PADRE
L
'
esercito
11
,
domenica
.
Festa
nazionale
.
Ritardata
di
sette
giorni
per
la
morte
di
Garibaldi
Siamo
andati
in
piazza
Castello
a
veder
la
rassegna
dei
soldati
,
che
sfilarono
davanti
al
Comandante
del
Corpo
d
'
esercito
,
in
mezzo
a
due
grandi
ali
di
popolo
.
Via
via
che
sfilavano
,
al
suono
delle
fanfare
e
delle
bande
,
mio
padre
mi
accennava
i
Corpi
e
le
glorie
delle
bandiere
.
Primi
gli
allievi
dell
'
Accademia
,
quelli
che
saranno
ufficiali
del
Genio
e
dell
'
Artiglieria
,
circa
trecento
,
vestiti
di
nero
,
passarono
,
con
una
eleganza
ardita
e
sciolta
di
soldati
e
di
studenti
.
Dopo
di
loro
sfilò
la
fanteria
:
la
brigata
Aosta
che
combatté
a
Goito
e
a
San
Martino
,
e
la
brigata
Bergamo
che
combatté
a
Castelfidardo
,
quattro
reggimenti
,
compagnie
dietro
compagnie
,
migliaia
di
nappine
rosse
,
che
parevan
tante
doppie
ghirlande
lunghissime
di
fiori
color
di
sangue
,
tese
e
scosse
pei
due
capi
,
e
portate
a
traverso
alla
folla
.
Dopo
la
fanteria
s
'
avanzarono
i
soldati
del
Genio
,
gli
operai
della
guerra
,
coi
pennacchi
di
crini
neri
e
i
galloni
cremisini
;
e
mentre
questi
sfilavano
,
si
vedevano
venire
innanzi
dietro
di
loro
centinaia
di
lunghe
penne
diritte
,
che
sorpassavano
le
teste
degli
spettatori
:
erano
gli
alpini
,
i
difensori
delle
porte
d
'
Italia
,
tutti
alti
,
rosei
e
forti
,
coi
capelli
alla
calabrese
e
le
mostre
di
un
bel
verde
vivo
,
color
dell
'
erba
delle
loro
montagne
.
Sfilavano
ancor
gli
alpini
,
che
corse
un
fremito
nella
folla
,
e
i
bersaglieri
,
l
'
antico
dodicesimo
battaglione
,
i
primi
che
entrarono
in
Roma
per
la
breccia
di
Porta
Pia
,
bruni
,
lesti
,
vivi
,
coi
pennacchi
sventolanti
,
passarono
come
un
'
ondata
d
'
un
torrente
nero
,
facendo
echeggiare
la
piazza
di
squilli
acuti
di
tromba
che
sembravan
grida
d
'
allegrezza
.
Ma
la
loro
fanfara
fu
coperta
da
uno
strepito
rotto
e
cupo
che
annunziò
l
'
artiglieria
di
campagna
;
e
allora
passarono
superbamente
,
seduti
sugli
alti
cassoni
,
tirati
da
trecento
coppie
di
cavalli
impetuosi
i
bei
soldati
dai
cordoni
gialli
e
i
lunghi
cannoni
di
bronzo
e
d
'
acciaio
,
scintillanti
sugli
affusti
leggieri
,
che
saltavano
e
risonavano
,
e
ne
tremava
la
terra
.
E
poi
venne
su
lenta
,
grave
,
bella
nella
sua
apparenza
faticosa
e
rude
,
coi
suoi
grandi
soldati
,
coi
suoi
muli
potenti
,
l
'
artiglieria
di
montagna
,
che
porta
lo
sgomento
e
la
morte
fin
dove
sale
il
piede
dell
'
uomo
.
E
infine
passò
di
galoppo
,
con
gli
elmi
al
sole
con
le
lancie
erette
,
con
le
bandiere
al
vento
,
sfavillando
d
'
argento
e
d
'
oro
,
empiendo
l
'
aria
di
tintinni
e
di
nitriti
,
il
bel
reggimento
Genova
cavalleria
,
che
turbinò
su
dieci
campi
di
battaglia
,
da
Santa
Lucia
a
Villafranca
.
-
Come
è
bello
!
-
io
esclamai
.
Ma
mio
padre
mi
fece
quasi
un
rimprovero
di
quella
parola
,
e
mi
disse
:
-
Non
considerare
l
'
esercito
come
un
bello
spettacolo
.
Tutti
questi
giovani
pieni
di
forza
e
di
speranze
possono
da
un
giorno
all
'
altro
esser
chiamati
a
difendere
il
nostro
paese
,
e
in
poche
ore
cader
sfracellati
tutti
dalle
palle
e
dalla
mitraglia
.
Ogni
volta
che
senti
gridare
in
una
festa
:
Viva
l
'
esercito
,
viva
l
'
Italia
,
raffigurati
,
di
là
dai
reggimenti
che
passano
,
una
campagna
coperta
di
cadaveri
e
allagata
di
sangue
,
e
allora
l
'
evviva
all
'
esercito
t
'
escirà
più
dal
profondo
del
cuore
,
e
l
'
immagine
dell
'
Italia
t
'
apparirà
più
severa
e
più
grande
.
Italia
14
,
martedì
Salutala
così
la
patria
,
nei
giorni
delle
sue
feste
:
-
Italia
,
patria
mia
,
nobile
e
cara
terra
,
dove
mio
padre
e
mia
madre
nacquero
e
saranno
sepolti
,
dove
io
spero
di
vivere
e
di
morire
,
dove
i
miei
figli
cresceranno
e
morranno
;
bella
Italia
,
grande
e
gloriosa
da
molti
secoli
;
unita
e
libera
da
pochi
anni
;
che
spargesti
tanta
luce
d
'
intelletti
divini
sul
mondo
,
e
per
cui
tanti
valorosi
moriron
sui
campi
e
tanti
eroi
sui
patiboli
;
madre
augusta
di
trecento
città
e
di
trenta
milioni
di
figli
,
io
,
fanciullo
,
che
ancora
non
ti
comprendo
e
non
ti
conosco
intera
,
io
ti
venero
e
t
'
amo
con
tutta
l
'
anima
mia
,
e
sono
altero
d
'
esser
nato
da
te
,
e
di
chiamarmi
figliuol
tuo
.
Amo
i
tuoi
mari
splendidi
e
le
tue
Alpi
sublimi
,
amo
i
tuoi
monumenti
solenni
e
le
tue
memorie
immortali
;
amo
la
tua
gloria
e
la
tua
bellezza
;
t
'
amo
e
ti
venero
tutta
come
quella
parte
diletta
di
te
,
dove
per
la
prima
volta
vidi
il
sole
e
intesi
il
tuo
nome
.
V
'
amo
tutte
di
un
solo
affetto
e
con
pari
gratitudine
,
Torino
valorosa
,
Genova
superba
,
dotta
Bologna
,
Venezia
incantevole
,
Milano
possente
;
v
'
amo
con
egual
reverenza
di
figlio
,
Firenze
gentile
e
Palermo
terribile
.
Napoli
immensa
e
bella
,
Roma
meravigliosa
ed
eterna
.
T
'
amo
,
patria
sacra
!
E
ti
giuro
che
amerò
tutti
i
figli
tuoi
come
fratelli
;
che
onorerò
sempre
in
cuor
mio
i
tuoi
grandi
vivi
e
i
tuoi
grandi
morti
;
che
sarò
un
cittadino
operoso
ed
onesto
,
inteso
costantemente
a
nobilitarmi
,
per
rendermi
degno
di
te
,
per
giovare
con
le
mie
minime
forze
a
far
sì
che
spariscano
un
giorno
dalla
tua
faccia
la
miseria
,
l
'
ignoranza
,
l
'
ingiustizia
,
il
delitto
,
e
che
tu
possa
vivere
ed
espanderti
tranquilla
nella
maestà
del
tuo
diritto
e
della
tua
forza
.
Giuro
che
ti
servirò
,
come
mi
sarà
concesso
,
con
l
'
ingegno
,
col
braccio
,
col
cuore
,
umilmente
e
arditamente
;
e
che
se
verrà
giorno
in
cui
dovrò
dare
per
te
il
mio
sangue
e
la
mia
vita
,
darò
il
mio
sangue
e
morrò
,
gridando
al
cielo
il
tuo
santo
nome
e
mandando
l
'
ultimo
mio
bacio
alla
tua
bandiera
benedetta
.
TUO
PADRE
32
gradi
Venerdì
,
16
In
cinque
giorni
che
passarono
dalla
festa
nazionale
il
caldo
è
cresciuto
di
tre
gradi
.
Ora
siamo
in
piena
estate
,
tutti
cominciano
a
essere
stanchi
,
hanno
tutti
perduto
i
bei
colori
rosati
della
primavera
;
i
colli
e
le
gambe
s
'
assottigliano
,
le
teste
ciondolano
e
gli
occhi
si
chiudono
.
Il
povero
Nelli
,
che
patisce
molto
il
caldo
e
ha
fatto
un
viso
di
cera
,
s
'
addormenta
qualche
volta
profondamente
,
col
capo
sul
quaderno
;
ma
Garrone
sta
sempre
attento
a
mettergli
davanti
un
libro
aperto
e
ritto
perché
il
maestro
non
lo
veda
.
Crossi
appoggia
la
sua
zucca
rossa
sul
banco
in
un
certo
modo
,
che
par
distaccata
dal
busto
e
messa
lì
.
Nobis
si
lamenta
che
ci
siamo
troppi
e
che
gli
guastiamo
l
'
aria
.
Ah
!
che
forza
bisogna
farsi
ora
per
istudiare
!
Io
guardo
dalle
finestre
di
casa
quei
begli
alberi
che
fanno
un
'
ombra
così
scura
,
dove
andrei
a
correre
tanto
volentieri
,
e
mi
vien
tristezza
e
rabbia
di
dovermi
andar
a
chiudere
tra
i
banchi
.
Ma
poi
mi
fo
animo
a
veder
la
mia
buona
madre
che
mi
guarda
sempre
,
quando
esco
dalla
scuola
per
veder
se
son
pallido
;
e
mi
dice
a
ogni
pagina
di
lavoro
:
-
Ti
senti
ancora
?
-
e
ogni
mattina
alle
sei
,
svegliandomi
per
la
lezione
:
-
Coraggio
!
Non
ci
son
più
che
tanti
giorni
:
poi
sarai
libero
e
riposerai
,
andrai
all
'
ombra
dei
viali
.
-
Sì
,
essa
ha
ben
ragione
a
rammentarmi
i
ragazzi
che
lavoran
nei
campi
sotto
la
sferza
del
sole
,
o
tra
le
ghiaie
bianche
dei
fiumi
,
che
accecano
e
scottano
,
e
quelli
delle
fabbriche
di
vetro
,
che
stanno
tutto
il
giorno
immobili
,
col
viso
chinato
sopra
una
fiamma
di
gas
;
e
si
levan
tutti
più
presto
di
noi
,
e
non
hanno
vacanze
.
Coraggio
,
dunque
!
E
anche
in
questo
è
il
primo
di
tutti
Derossi
,
che
non
soffre
né
caldo
né
sonno
,
vivo
sempre
,
allegro
coi
suoi
riccioli
biondi
,
com
'
era
d
'
inverno
,
e
studia
senza
fatica
,
e
tien
desti
tutti
intorno
a
sé
,
come
se
rinfrescasse
l
'
aria
con
la
sua
voce
.
E
ci
sono
due
altri
pure
,
sempre
svegli
e
attenti
:
quel
cocciuto
di
Stardi
,
che
si
punge
il
muso
per
non
addormentarsi
,
e
quanto
più
è
stanco
e
fa
caldo
,
e
tanto
più
stringe
i
denti
e
spalanca
gli
occhi
,
che
par
che
si
voglia
mangiare
il
maestro
;
e
quel
trafficone
di
Garoffi
tutto
affaccendato
a
fabbricare
ventagli
di
carta
rossa
ornati
con
figurine
di
scatole
di
fiammiferi
,
che
vende
a
due
centesimi
l
'
uno
.
Ma
il
più
bravo
è
Coretti
;
povero
Coretti
che
si
leva
alle
cinque
per
aiutare
suo
padre
a
portar
legna
!
Alle
undici
,
nella
scuola
,
non
può
più
tenere
gli
occhi
aperti
,
e
gli
casca
il
capo
sul
petto
.
E
nondimeno
si
riscuote
,
si
dà
delle
manate
nella
nuca
,
domanda
il
permesso
d
'
uscire
per
lavarsi
il
viso
,
si
fa
scrollare
e
pizzicottare
dai
vicini
.
Ma
tanto
questa
mattina
non
poté
reggere
e
s
'
addormentò
d
'
un
sonno
di
piombo
.
Il
maestro
lo
chiamò
forte
:
-
Coretti
!
-
Egli
non
sentì
.
Il
maestro
,
irritato
,
ripeté
:
-
Coretti
!
-
Allora
il
figliuolo
del
carbonaio
che
gli
sta
accanto
di
casa
,
s
'
alzò
e
disse
:
-
Ha
lavorato
dalle
cinque
alle
sette
a
portar
fascine
.
-
Il
maestro
lo
lasciò
dormire
,
e
continuò
a
far
lezione
per
una
mezz
'
ora
.
Poi
andò
al
banco
da
Coretti
e
piano
piano
,
soffiandogli
nel
viso
,
lo
svegliò
.
A
vedersi
davanti
il
maestro
,
si
fece
indietro
impaurito
.
Ma
il
maestro
gli
prese
il
capo
fra
le
mani
e
gli
disse
baciandolo
sui
capelli
:
-
Non
ti
rimprovero
,
figliuol
mio
.
Non
è
mica
il
sonno
della
pigrizia
il
tuo
;
è
il
sonno
della
fatica
.
Mio
padre
Sabato
,
17
Non
certo
il
tuo
compagno
Coretti
,
né
Garrone
,
risponderebbero
mai
al
loro
padre
come
tu
hai
risposto
al
tuo
questa
sera
.
Enrico
!
Come
è
possibile
?
Tu
mi
devi
giurare
che
questo
non
accadrà
mai
più
,
fin
ch
'
io
viva
.
Ogni
volta
che
a
un
rimprovero
di
tuo
padre
ti
correrà
una
cattiva
risposta
alle
labbra
,
pensa
a
quel
giorno
,
che
verrà
immancabilmente
,
quando
egli
ti
chiamerà
al
suo
letto
per
dirti
-
Enrico
,
io
ti
lascio
.
-
O
figliuol
mio
,
quando
sentirai
la
sua
voce
per
l
'
ultima
volta
,
e
anche
molto
tempo
dopo
,
quando
piangerai
solo
nella
sua
stanza
abbandonata
,
in
mezzo
a
quei
libri
ch
'
egli
non
aprirà
mai
più
,
allora
,
ricordandoti
d
'
avergli
mancato
qualche
volta
di
rispetto
,
ti
domanderai
tu
pure
:
-
Com
'
è
possibile
?
-
Allora
capirai
che
egli
è
sempre
stato
il
tuo
migliore
amico
,
che
quando
era
costretto
a
punirti
,
ne
soffriva
più
di
te
,
e
che
non
t
'
ha
mai
fatto
piangere
che
per
farti
del
bene
;
e
allora
ti
pentirai
,
e
bacierai
piangendo
quel
tavolino
su
cui
ha
tanto
lavorato
,
su
cui
s
'
è
logorata
la
vita
per
i
suoi
figliuoli
.
Ora
non
capisci
:
egli
ti
nasconde
tutto
di
sé
fuorché
la
sua
bontà
e
il
suo
amore
.
Tu
non
lo
sai
che
qualche
volta
egli
è
così
affranto
dalla
fatica
che
crede
di
non
aver
più
che
pochi
giorni
da
vivere
,
e
che
in
quei
momenti
non
parla
che
di
te
,
non
ha
altro
affanno
in
cuore
che
quello
di
lasciarti
povero
e
senza
protezione
!
E
quante
volte
,
pensando
a
questo
,
entra
nella
tua
camera
mentre
dormi
;
e
sta
là
col
lume
in
mano
a
guardarti
,
e
poi
fa
uno
sforzo
,
e
stanco
e
triste
com
'
è
,
torna
al
lavoro
!
E
neppure
sai
che
spesso
egli
ti
cerca
e
sta
con
te
,
perché
ha
un
'
amarezza
nel
cuore
,
dei
dispiaceri
che
a
tutti
gli
uomini
toccano
nel
mondo
,
e
cerca
te
come
un
amico
,
per
confortarsi
e
dimenticare
,
e
ha
bisogno
di
rifugiarsi
nel
tuo
affetto
,
per
ritrovare
la
serenità
e
il
coraggio
.
Pensa
dunque
che
dolore
dev
'
esser
per
lui
quando
invece
di
trovar
affetto
in
te
,
trova
freddezza
e
irriverenza
!
Non
macchiarti
mai
più
di
questa
orribile
ingratitudine
!
Pensa
che
se
anche
fossi
buono
come
un
santo
,
non
potresti
mai
compensarlo
abbastanza
di
quello
che
ha
fatto
e
fa
continuamente
per
te
.
E
pensa
anche
:
sulla
vita
non
si
può
contare
:
una
disgrazia
ti
potrebbe
toglier
tuo
padre
mentre
sei
ancora
ragazzo
,
fra
due
anni
,
fra
tre
mesi
;
domani
.
Ah
!
povero
Enrico
mio
,
come
vedresti
cambiar
tutto
intorno
a
te
,
allora
,
come
ti
parrebbe
vuota
,
desolata
la
casa
,
con
la
tua
povera
madre
vestita
di
nero
!
Va
'
,
figliuolo
;
va
'
da
tuo
padre
:
egli
è
nella
sua
stanza
che
lavora
:
va
'
in
punta
di
piedi
,
che
non
ti
senta
entrare
,
va
'
a
metter
la
fronte
sulle
sue
ginocchia
e
a
dirgli
che
ti
perdoni
e
ti
benedica
.
TUA
MADRE
In
campagna
19
,
lunedì
Il
mio
buon
padre
mi
perdonò
,
anche
questa
volta
,
e
mi
lasciò
andare
alla
scampagnata
che
si
era
combinata
mercoledì
col
padre
di
Coretti
,
il
rivenditor
di
legna
.
Ne
avevamo
tutti
bisogno
d
'
una
boccata
d
'
aria
di
collina
.
Fu
una
festa
.
Ci
trovammo
ieri
alle
due
in
piazza
dello
Statuto
,
Derossi
,
Garrone
,
Garoffi
,
Precossi
,
padre
e
figlio
Coretti
,
ed
io
,
con
le
nostre
provviste
di
frutte
,
di
salsicciotti
e
d
'
ova
sode
:
avevamo
anche
delle
barchette
di
cuoio
e
dei
bicchieri
di
latta
:
Garrone
portava
una
zucca
con
dentro
del
vino
bianco
;
Coretti
,
la
fiaschetta
da
soldato
di
suo
padre
,
piena
di
vino
nero
;
e
il
piccolo
Precossi
,
col
suo
camiciotto
di
fabbro
ferraio
,
teneva
sotto
il
braccio
una
pagnotta
di
due
chilogrammi
.
S
'
andò
in
omnibus
fino
alla
Gran
Madre
di
Dio
,
e
poi
su
,
alla
lesta
,
per
i
colli
.
C
'
era
un
verde
,
un
'
ombra
,
un
fresco
!
Andavamo
rivoltoloni
nell
'
erba
,
mettevamo
il
viso
nei
rigagnoli
,
saltavamo
a
traverso
alle
siepi
.
Coretti
padre
ci
seguitava
di
lontano
,
con
la
giacchetta
sulle
spalle
,
fumando
con
la
sua
pipa
di
gesso
,
e
di
tanto
in
tanto
ci
minacciava
con
la
mano
,
che
non
ci
facessimo
delle
buche
nei
calzoni
.
Precossi
zufolava
,
non
l
'
avevo
mai
sentito
zufolare
.
Coretti
figlio
faceva
di
tutto
,
strada
facendo
;
sa
far
di
tutto
,
quell
'
ometto
lì
,
col
suo
coltelluccio
a
cricco
,
lungo
un
dito
:
delle
rotine
da
mulino
,
delle
forchette
,
degli
schizzatoi
;
e
voleva
portar
la
roba
degli
altri
,
era
carico
che
grondava
sudore
;
ma
sempre
svelto
come
un
capriolo
.
Derossi
si
fermava
ogni
momento
a
dirci
i
nomi
delle
piante
e
degli
insetti
:
io
non
so
come
faccia
a
saper
tante
cose
.
E
Garrone
mangiava
del
pane
,
in
silenzio
;
ma
non
ci
attacca
mica
più
quei
morsi
allegri
d
'
una
volta
,
povero
Garrone
,
dopo
che
ha
perduto
sua
madre
.
È
sempre
lui
,
però
,
buono
come
il
pane
:
quando
uno
di
noi
pigliava
la
rincorsa
per
saltare
un
fosso
,
egli
correva
dall
'
altra
parte
e
tendergli
le
mani
;
e
perché
Precossi
aveva
paura
delle
vacche
,
ché
da
piccolo
è
stato
cozzato
,
ogni
volta
che
ne
passava
una
,
Garrone
gli
si
parava
davanti
.
Andammo
su
fino
a
Santa
Margherita
,
e
poi
giù
per
le
chine
a
salti
,
a
rotoloni
,
a
scortica
...
mele
.
Precossi
,
inciampando
in
un
cespuglio
,
si
fece
uno
strappo
al
camiciotto
,
e
restò
lì
vergognoso
col
suo
brindello
ciondoloni
;
ma
Garoffi
che
ha
sempre
degli
spilli
nella
giacchetta
,
glielo
appuntò
che
non
si
vedeva
,
mentre
quegli
badava
a
dirgli
:
-
Scusami
,
scusami
;
-
e
poi
ricominciò
a
correre
.
Garoffi
non
perdeva
il
suo
tempo
,
per
via
:
coglieva
delle
erbe
da
insalata
,
delle
lumache
,
e
ogni
pietra
che
luccicasse
un
po
'
,
se
la
metteva
in
tasca
,
pensando
che
ci
fosse
dentro
dell
'
oro
o
dell
'
argento
.
E
avanti
a
correre
,
a
ruzzolare
,
a
rampicarsi
,
all
'
ombra
e
al
sole
,
su
e
giù
per
tutti
i
rialti
e
le
scorciatoie
,
fin
che
arrivammo
scalmanati
e
sfiatati
sulla
cima
d
'
una
collina
,
dove
ci
sedemmo
a
far
merenda
,
sull
'
erba
.
Si
vedeva
una
pianura
immensa
,
e
tutte
le
Alpi
azzurre
con
le
cime
bianche
.
Morivamo
tutti
di
fame
,
il
pane
pareva
che
fondesse
.
Coretti
padre
ci
porgeva
le
porzioni
di
salsicciotto
su
delle
foglie
di
zucca
.
E
allora
cominciammo
a
parlare
tutti
insieme
,
dei
maestri
,
dei
compagni
che
non
avevan
potuto
venire
,
e
degli
esami
.
Precossi
si
vergognava
un
poco
a
mangiare
e
Garrone
gli
ficcava
in
bocca
il
meglio
della
sua
parte
,
di
viva
forza
.
Coretti
era
seduto
accanto
a
suo
padre
,
con
le
gambe
incrociate
:
parevan
piuttosto
due
fratelli
,
che
padre
e
figlio
,
a
vederli
così
vicini
,
tutti
e
due
rossi
e
sorridenti
,
con
quei
denti
bianchi
.
Il
padre
trincava
con
gusto
,
vuotava
anche
le
barchette
e
i
bicchieri
che
noi
lasciavamo
ammezzati
,
e
diceva
:
-
A
voi
altri
che
studiate
,
il
vino
vi
fa
male
;
sono
i
rivenditori
di
legna
che
n
'
han
bisogno
!
-
Poi
pigliava
e
scoteva
per
il
naso
il
figliuolo
,
dicendoci
:
-
Ragazzi
,
vogliate
bene
a
questo
qui
,
che
è
un
fior
di
galantuomo
,
son
io
che
ve
lo
dico
!
-
E
tutti
ridevano
,
fuorché
Garrone
.
Ed
egli
seguitava
,
trincando
:
-
Peccato
,
eh
!
Ora
siete
tutti
insieme
,
da
bravi
camerati
;
e
fra
qualche
anno
,
chi
sa
,
Enrico
e
Derossi
saranno
avvocati
e
professori
,
o
che
so
io
,
e
voi
altri
quattro
in
bottega
o
a
un
mestiere
,
o
chi
sa
diavolo
dove
.
E
allora
buona
notte
,
camerati
.
-
Che
!
-
rispose
Derossi
,
-
per
me
,
Garrone
sarà
sempre
Garrone
,
Precossi
sarà
sempre
Precossi
,
e
gli
altri
lo
stesso
,
diventassi
imperatore
delle
Russie
;
dove
saranno
loro
,
andrò
io
.
-
Benedetto
!
-
esclamò
Coretti
padre
,
alzando
la
fiaschetta
;
-
così
si
parla
,
sagrestia
!
Toccate
qua
!
Viva
i
bravi
compagni
,
e
viva
anche
la
scuola
,
che
vi
fa
una
sola
famiglia
,
quelli
che
ne
hanno
e
quelli
che
non
ne
hanno
!
Noi
toccammo
tutti
la
sua
fiaschetta
con
le
barchette
e
i
bicchieri
,
e
bevemmo
l
'
ultima
volta
.
E
lui
:
-
Viva
il
quadrato
del
'49
!
gridò
,
levandosi
in
piedi
,
e
cacciando
giù
l
'
ultimo
sorso
;
-
e
se
avrete
da
far
dei
quadrati
anche
voi
,
badate
di
tener
duro
come
noi
altri
,
ragazzi
!
-
Era
già
tardi
:
scendemmo
correndo
e
cantando
,
e
camminando
per
lunghi
tratti
tutti
a
braccetto
,
e
arrivammo
sul
Po
che
imbruniva
,
e
volavano
migliaia
di
lucciole
.
E
non
ci
separammo
che
in
piazza
dello
Statuto
,
dopo
aver
combinato
di
trovarci
tutti
insieme
domenica
per
andare
al
Vittorio
Emanuele
,
a
veder
la
distribuzione
dei
premi
agli
alunni
delle
scuole
serali
.
Che
bella
giornata
!
Come
sarei
rientrato
in
casa
contento
se
non
avessi
incontrato
la
mia
povera
maestra
!
La
incontrai
che
scendeva
le
scale
di
casa
nostra
,
quasi
al
buio
,
e
appena
mi
riconobbe
mi
prese
per
tutt
'
e
due
le
mani
e
mi
disse
all
'
orecchio
:
-
Addio
,
Enrico
,
ricordati
di
me
!
-
M
'
accorsi
che
piangeva
.
Salii
,
e
lo
dissi
a
mia
madre
:
-
Ho
incontrato
la
mia
maestra
.
Andava
a
mettersi
a
letto
,
-
rispose
mia
madre
,
che
avea
gli
occhi
rossi
.
E
poi
soggiunse
con
grande
tristezza
,
guardandomi
fisso
:
-
La
tua
povera
maestra
...
sta
molto
male
.
La
distribuzione
dei
premi
agli
operai
25
,
domenica
Come
avevano
convenuto
,
andammo
tutti
insieme
al
Teatro
Vittorio
Emanuele
,
a
veder
la
distribuzione
dei
premi
agli
operai
.
Il
teatro
era
addobbato
come
il
14
marzo
,
e
affollato
,
ma
quasi
tutto
di
famiglie
d
'
operai
,
e
la
platea
occupata
dagli
allievi
e
dalle
allieve
della
scuola
di
canto
corale
;
i
quali
cantarono
un
inno
ai
soldati
morti
in
Crimea
,
così
bello
,
che
quando
fu
finito
tutti
s
'
alzarono
battendo
le
mani
e
gridando
,
e
lo
dovettero
cantare
da
capo
.
E
subito
dopo
cominciarono
a
sfilare
i
premiati
davanti
al
sindaco
,
al
prefetto
e
a
molti
altri
,
che
davano
libri
libretti
della
cassa
di
risparmio
,
diplomi
e
medaglie
.
In
un
canto
della
platea
vidi
il
muratorino
,
seduto
accanto
a
sua
madre
,
e
da
un
'
altra
parte
c
'
era
il
Direttore
,
e
dietro
di
lui
la
testa
rossa
del
mio
maestro
di
seconda
.
Sfilarono
pei
primi
gli
alunni
delle
scuole
serali
di
disegno
,
orefici
,
scalpellini
,
litografi
,
e
anche
dei
falegnami
e
dei
muratori
;
poi
quelli
della
scuola
di
commercio
;
poi
quelli
del
Liceo
musicale
,
fra
cui
parecchie
ragazze
,
delle
operaie
,
tutte
vestite
in
gala
,
che
furono
salutate
con
un
grande
applauso
,
e
ridevano
.
Infine
vennero
gli
alunni
delle
scuole
serali
elementari
,
e
allora
cominciò
a
esser
bello
a
vedere
.
Di
tutte
le
età
ne
passavano
,
di
tutti
i
mestieri
,
e
vestiti
in
tutti
i
modi
;
uomini
coi
capelli
grigi
,
ragazzi
degli
opifici
,
operai
con
grandi
barbe
nere
.
I
piccoli
eran
disinvolti
,
gli
uomini
un
po
'
imbarazzati
;
la
gente
batteva
le
mani
ai
più
vecchi
e
ai
più
giovani
.
Ma
nessuno
rideva
tra
gli
spettatori
,
come
facevano
alla
nostra
festa
:
si
vedevano
tutti
i
visi
attenti
e
seri
.
Molti
dei
premiati
avevan
la
moglie
e
i
figliuoli
in
platea
,
e
c
'
eran
dei
bambini
che
quando
vedevan
passare
il
padre
sul
palco
scenico
,
lo
chiamavan
per
nome
ad
alta
voce
e
lo
segnavan
con
la
mano
,
ridendo
forte
.
Passarono
dei
contadini
,
dei
facchini
:
questi
erano
della
scuola
Buoncompagni
.
Della
scuola
della
Cittadella
,
passò
un
lustrascarpe
,
che
mio
padre
conosce
,
e
il
Prefetto
gli
diede
un
diploma
.
Dopo
di
lui
vedo
venire
un
uomo
grande
come
un
gigante
,
che
mi
pareva
d
'
aver
già
veduto
altre
volte
...
Era
il
padre
del
muratorino
,
che
prendeva
il
secondo
premio
!
Mi
ricordai
di
quando
l
'
avevo
visto
nella
soffitta
,
al
letto
del
figliuolo
malato
,
e
cercai
subito
il
figliuolo
in
platea
:
povero
muratorino
!
Egli
guardava
sua
padre
cogli
occhi
luccicanti
,
e
per
nasconder
la
commozione
,
faceva
il
muso
di
lepre
.
In
quel
momento
sentii
uno
scoppio
d
'
applausi
,
guardai
sul
palco
:
c
'
era
un
piccolo
spazzacamino
,
col
viso
lavato
,
ma
coi
suoi
panni
da
lavoro
,
e
il
Sindaco
gli
parlava
tenendolo
per
una
mano
.
Dopo
lo
spazzacamino
venne
un
cuoco
.
Poi
passò
a
prender
la
medaglia
uno
spazzino
municipale
,
della
scuola
Raineri
.
Io
mi
sentivo
non
so
che
cosa
nel
cuore
,
come
un
grande
affetto
e
un
grande
rispetto
,
a
pensare
quanto
eran
costati
quei
premi
a
tutti
quei
lavoratori
,
padri
di
famiglia
,
pieni
di
pensieri
,
quante
fatiche
aggiunte
alle
loro
fatiche
,
quante
ore
tolte
al
sonno
,
di
cui
hanno
tanto
bisogno
,
e
anche
quanti
sforzi
dell
'
intelligenza
non
abituata
allo
studio
e
delle
mani
grosse
,
intozzite
dal
lavoro
!
Passò
un
ragazzo
d
'
officina
,
a
cui
si
vedeva
che
suo
padre
aveva
imprestata
la
giacchetta
per
quell
'
occasione
,
e
gli
spenzolavan
le
maniche
,
tanto
che
se
le
dovette
rimboccare
lì
sul
palco
per
poter
prendere
il
suo
premio
;
e
molti
risero
;
ma
il
riso
fu
subito
soffocato
dai
battimani
.
Dopo
venne
un
vecchio
con
la
testa
calva
e
la
barba
bianca
.
Passarono
dei
soldati
d
'
artiglieria
,
di
quelli
che
venivano
alla
scuola
serale
nella
nostra
Sezione
;
poi
delle
guardie
daziarie
,
delle
guardie
municipali
,
di
quelle
che
fan
la
guardia
alle
nostre
scuole
.
Infine
gli
allievi
della
scuola
serale
cantarono
ancora
l
'
inno
ai
morti
in
Crimea
,
ma
con
tanto
slancio
,
questa
volta
,
con
una
forza
d
'
affetto
che
veniva
così
schietta
dal
cuore
,
che
la
gente
non
applaudì
quasi
più
,
e
usciron
tutti
commossi
,
lentamente
e
senza
far
chiasso
.
In
pochi
momenti
tutta
la
via
fu
affollata
.
Davanti
alla
porta
del
Teatro
c
'
era
lo
spazzacamino
,
col
suo
libro
di
premio
legato
in
rosso
,
e
tutt
'
intorno
dei
signori
che
gli
parlavano
.
Molti
si
salutavano
da
una
parte
all
'
altra
della
strada
,
operai
,
ragazzi
,
guardie
,
maestri
.
Il
mio
maestro
di
seconda
uscì
in
mezzo
a
due
soldati
d
'
artiglieria
.
E
si
vedevano
delle
mogli
d
'
operai
coi
bambini
in
braccio
,
i
quali
tenevano
nelle
manine
il
diploma
del
padre
,
e
lo
mostravano
alla
gente
,
superbi
.
La
mia
maestra
morta
Martedì
,
27
Mentre
noi
eravamo
al
Teatro
Vittorio
Emanuele
,
la
mia
povera
maestra
moriva
.
È
morta
alle
due
,
sette
giorni
dopo
ch
'
era
stata
a
trovar
mia
madre
.
Il
Direttore
venne
ieri
mattina
a
darcene
l
'
annunzio
nella
scuola
.
E
disse
:
-
Quelli
di
voi
che
furono
suoi
alunni
,
sanno
quanto
era
buona
,
come
voleva
bene
ai
ragazzi
:
era
una
madre
,
per
loro
.
Ora
non
c
'
è
più
.
Una
malattia
terribile
la
consumava
da
molto
tempo
.
Se
non
avesse
avuto
da
lavorare
per
guadagnarsi
il
pane
,
avrebbe
potuto
curarsi
,
e
forse
guarire
;
si
sarebbe
almeno
prolungata
la
vita
di
qualche
mese
,
se
avesse
preso
un
congedo
.
Ma
essa
volle
stare
fra
i
suoi
ragazzi
fino
all
'
ultimo
giorno
.
La
sera
di
sabato
,
17
,
s
'
accomiatò
da
loro
,
con
la
certezza
di
non
rivederli
più
,
diede
ancora
dei
buoni
consigli
,
li
baciò
tutti
,
e
se
n
'
andò
singhiozzando
.
Ora
nessuno
la
rivedrà
mai
più
.
Ricordatevi
di
lei
,
figliuoli
.
-
Il
piccolo
Precossi
,
che
era
stato
suo
scolaro
nella
prima
superiore
,
chinò
la
testa
sul
banco
e
si
mise
a
piangere
.
Ieri
sera
,
dopo
la
scuola
,
andammo
tutti
insieme
alla
casa
della
morta
,
per
accompagnarla
alla
chiesa
.
C
'
era
già
nella
strada
un
carro
mortuario
con
due
cavalli
,
e
molta
gente
che
aspettava
,
parlando
a
bassa
voce
.
C
'
era
il
Direttore
,
tutti
i
maestri
e
le
maestre
della
nostra
scuola
,
e
anche
d
'
altre
sezioni
,
dove
essa
aveva
insegnato
anni
addietro
;
c
'
erano
quasi
tutti
i
bambini
della
sua
classe
,
condotti
per
mano
dalle
madri
,
che
portavan
le
torcie
;
e
moltissimi
d
'
altre
classi
,
e
una
cinquantina
d
'
alunne
della
sezione
Baretti
,
chi
con
corone
in
mano
,
chi
con
mazzetti
di
rose
.
Molti
mazzi
di
fiori
li
avevan
già
messi
sul
carro
,
al
quale
era
appesa
una
corona
grande
di
gaggìe
con
su
scritto
in
caratteri
neri
:
-
Alla
loro
maestra
le
antiche
alunne
di
quarta
.
E
sotto
la
corona
grande
,
ce
n
'
era
appesa
una
piccola
,
che
avevan
portata
i
suoi
bambini
.
Si
vedevano
tra
la
folla
molte
donne
di
servizio
,
mandate
dalle
padrone
,
con
le
candele
,
e
anche
due
servitori
in
livrea
,
con
una
torcia
accesa
;
e
un
signore
ricco
,
padre
d
'
uno
scolaro
della
maestra
,
aveva
fatto
venire
la
sua
carrozza
,
foderata
di
seta
azzurra
.
Tutti
s
'
accalcavano
davanti
alla
porta
.
C
'
eran
parecchie
ragazze
che
s
'
asciugavan
le
lacrime
.
Aspettammo
un
pezzo
,
in
silenzio
.
Finalmente
portaron
giù
la
cassa
.
Quando
videro
infilar
la
cassa
dentro
al
carro
,
alcuni
bambini
si
misero
a
pianger
forte
,
e
uno
cominciò
a
gridare
,
come
se
capisse
soltanto
allora
che
la
sua
maestra
era
morta
,
e
gli
prese
un
singhiozzo
così
convulso
,
che
dovettero
portarlo
via
.
La
processione
si
mise
in
ordine
lentamente
,
e
si
mosse
.
Andavan
prime
le
figlie
del
Ritiro
della
Concezione
,
vestite
di
verde
;
poi
le
figlie
di
Maria
,
tutte
bianche
,
con
un
nastro
azzurro
poi
i
preti
;
e
dietro
al
carro
i
maestri
e
le
maestre
,
gli
scolaretti
della
la
superiore
,
e
tutti
gli
altri
,
e
in
fine
la
folla
.
La
gente
s
'
affacciava
alle
finestre
e
sugli
usci
,
e
a
vedere
tutti
quei
ragazzi
e
la
corona
,
dicevano
:
-
È
una
maestra
.
-
Anche
delle
signore
che
accompagnavano
i
più
piccoli
,
ce
n
'
erano
alcune
che
piangevano
.
Arrivati
che
furono
alla
chiesa
,
levaron
la
cassa
dal
carro
e
la
portarono
in
mezzo
alla
navata
,
davanti
all
'
altar
maggiore
:
le
maestre
ci
misero
su
le
corone
,
i
bambini
la
copersero
di
fiori
,
e
la
gente
tutt
'
intorno
,
con
le
candele
accese
,
cominciò
a
cantare
le
preghiere
,
nella
chiesa
grande
e
oscura
.
Poi
,
tutt
'
a
un
tratto
quando
il
prete
disse
l
'
ultimo
Amen
,
le
candele
si
spensero
e
tutti
uscirono
in
fretta
e
la
maestra
rimase
sola
.
Povera
maestra
,
tanto
buona
con
me
,
che
aveva
tanta
pazienza
,
che
aveva
faticato
per
tanti
anni
!
Essa
ha
lasciato
i
suoi
pochi
libri
ai
suoi
scolari
,
a
uno
un
calamaio
,
a
un
altro
un
quadernetto
,
tutto
quello
che
possedeva
;
e
due
giorni
prima
di
morire
disse
al
Direttore
che
non
ci
lasciasse
andare
i
più
piccoli
al
suo
accompagnamento
,
perché
non
voleva
che
piangessero
.
Ha
fatto
del
bene
,
ha
sofferto
,
è
morta
.
Povera
maestra
,
rimasta
sola
nella
chiesa
oscura
!
Addio
!
Addio
per
sempre
,
mia
buona
amica
,
dolce
e
triste
ricordo
della
mia
infanzia
!
Grazie
28
,
mercoledì
Ha
voluto
finire
il
suo
anno
di
scuola
la
mia
povera
maestra
:
se
n
'
è
andata
tre
soli
giorni
prima
che
terminassero
le
lezioni
.
Dopo
domani
andremo
ancora
una
volta
in
classe
a
sentir
leggere
l
'
ultimo
racconto
mensile
:
Naufragio
,
e
poi
...
finito
.
Sabato
,
primo
di
luglio
,
gli
esami
.
Un
altro
anno
dunque
,
il
quarto
,
è
passato
!
E
se
non
fosse
morta
la
mia
maestra
,
sarebbe
passato
bene
.
-
Io
ripenso
a
quello
che
sapevo
l
'
ottobre
scorso
,
e
mi
par
di
sapere
assai
di
più
:
ci
ho
tante
cose
nuove
nella
mente
;
riesco
a
dire
e
a
scrivere
meglio
d
'
allora
quello
che
penso
;
potrei
anche
fare
di
conto
per
molti
grandi
che
non
sanno
,
e
aiutarli
nei
loro
affari
:
e
capisco
molto
di
più
,
capisco
quasi
tutto
quello
che
leggo
.
Sono
contento
...
Ma
quanti
m
'
hanno
spinto
e
aiutato
a
imparare
,
chi
in
un
modo
chi
in
un
altro
,
a
casa
,
alla
scuola
,
per
la
strada
,
da
per
tutto
dove
sono
andato
e
dove
ho
visto
qualche
cosa
!
Ed
io
ringrazio
tutti
ora
.
Ringrazio
te
per
il
primo
,
mio
buon
maestro
,
che
sei
stato
così
indulgente
e
affettuoso
con
me
,
e
per
cui
fu
una
fatica
ogni
cognizione
nuova
di
cui
ora
mi
rallegro
e
mi
vanto
.
Ringrazio
te
,
Derossi
,
mio
ammirabile
compagno
,
che
con
le
tue
spiegazioni
pronte
e
gentili
m
'
hai
fatto
capire
tante
volte
delle
cose
difficili
e
superare
degli
intoppi
agli
esami
;
e
te
pure
Stardi
,
bravo
e
forte
,
che
m
'
hai
mostrato
come
una
volontà
di
ferro
riesca
a
tutto
,
e
te
,
Garrone
,
buono
e
generoso
,
che
fai
generosi
e
buoni
tutti
quelli
che
ti
conoscono
e
anche
voi
Precossi
e
Coretti
,
che
m
'
avete
sempre
dato
l
'
esempio
del
coraggio
nei
pentimenti
e
della
serenità
nel
lavoro
;
dico
grazie
a
voi
,
dico
grazie
a
tutti
gli
altri
.
Ma
sopra
tutti
ringrazio
te
,
padre
mio
,
te
mio
primo
maestro
,
mio
primo
amico
,
che
m
'
hai
dato
tanti
buoni
consigli
e
insegnato
tante
cose
,
mentre
lavoravi
per
me
,
nascondendomi
sempre
le
tue
tristezze
,
e
cercando
in
tutte
le
maniere
di
rendermi
lo
studio
facile
e
la
vita
bella
;
e
te
,
dolce
madre
mia
,
angelo
custode
amato
e
benedetto
,
che
hai
goduto
di
tutte
le
mie
gioie
e
sofferto
di
tutte
le
mie
amarezze
,
che
hai
studiato
,
faticato
,
pianto
con
me
,
carezzandomi
con
una
mano
la
fronte
e
coll
'
altra
indicandomi
il
cielo
.
Io
m
'
inginocchio
davanti
a
voi
,
come
quando
ero
bambino
,
e
vi
ringrazio
,
vi
ringrazio
con
tutta
la
tenerezza
che
mi
avete
messo
nell
'
anima
in
dodici
anni
di
sacrificio
e
d
'
amore
.
Naufragio
Ultimo
racconto
mensile
Parecchi
anni
or
sono
,
una
mattina
del
mese
di
dicembre
,
salpava
dal
porto
di
Liverpool
un
grande
bastimento
a
vapore
,
che
portava
a
bordo
più
di
duecento
persone
,
fra
le
quali
settanta
uomini
d
'
equipaggio
.
Il
capitano
e
quasi
tutti
i
marinai
erano
inglesi
.
Fra
i
passeggeri
si
trovavano
vari
italiani
:
tre
signore
,
un
prete
,
una
compagnia
di
suonatori
.
Il
bastimento
doveva
andare
all
'
isola
di
Malta
.
Il
tempo
era
oscuro
.
In
mezzo
ai
viaggiatori
della
terza
classe
,
a
prua
,
c
'
era
un
ragazzo
italiano
d
'
una
dozzina
d
'
anni
,
piccolo
per
l
'
età
sua
,
ma
robusto
;
un
bel
viso
ardimentoso
e
severo
di
siciliano
.
Se
ne
stava
solo
vicino
all
'
albero
di
trinchetto
,
seduto
sopra
un
mucchio
di
corde
,
accanto
a
una
valigia
logora
,
che
conteneva
la
sua
roba
,
e
su
cui
teneva
una
mano
.
Aveva
il
viso
bruno
e
i
capelli
neri
e
ondulati
che
gli
scendevan
quasi
sulle
spalle
.
Era
vestito
meschinamente
,
con
una
coperta
lacera
sopra
le
spalle
e
una
vecchia
borsa
di
cuoio
a
tracolla
.
Guardava
intorno
a
sé
,
pensieroso
,
i
passeggieri
,
il
bastimento
,
i
marinai
che
passavan
correndo
,
e
il
mare
inquieto
.
Avea
l
'
aspetto
d
'
un
ragazzo
uscito
di
fresco
da
una
grande
disgrazia
di
famiglia
:
il
viso
d
'
un
fanciullo
,
l
'
espressione
d
'
un
uomo
.
Poco
dopo
la
partenza
,
uno
dei
marinai
del
bastimento
,
un
italiano
,
coi
capelli
grigi
,
comparve
a
prua
conducendo
per
mano
una
ragazzina
,
e
fermatosi
davanti
al
piccolo
siciliano
,
gli
disse
:
-
Eccoti
una
compagna
di
viaggio
,
Mario
.
Poi
se
n
'
andò
.
La
ragazza
sedette
sul
mucchio
di
corde
,
accanto
al
ragazzo
.
Si
guardarono
.
-
Dove
vai
?
-
le
domandò
il
siciliano
.
La
ragazza
rispose
:
-
A
Malta
,
per
Napoli
.
Poi
soggiunse
:
-
Vado
a
ritrovar
mio
padre
e
mia
madre
,
che
m
'
aspettano
.
Io
mi
chiamo
Giulietta
Faggiani
.
Il
ragazzo
non
disse
nulla
.
Dopo
alcuni
minuti
tirò
fuori
dalla
borsa
del
pane
e
delle
frutte
secche
;
la
ragazza
aveva
dei
biscotti
;
mangiarono
-
Allegri
!
-
gridò
il
marinaio
italiano
passando
rapidamente
.
-
Ora
si
comincia
un
balletto
!
Il
vento
andava
crescendo
,
il
bastimento
rullava
fortemente
.
Ma
i
due
ragazzi
,
che
non
pativano
il
mal
di
mare
,
non
ci
badavano
.
La
ragazzina
sorrideva
.
Aveva
presso
a
poco
l
'
età
del
suo
compagno
,
ma
era
assai
più
alta
:
bruna
di
viso
,
sottile
,
un
po
'
patita
,
e
vestita
più
che
modestamente
.
Aveva
i
capelli
tagliati
corti
e
ricciuti
,
un
fazzoletto
rosso
intorno
al
capo
e
due
cerchiolini
d
'
argento
alle
orecchie
.
Mangiando
,
si
raccontarono
i
fatti
loro
.
Il
ragazzo
non
aveva
più
né
padre
né
madre
.
Il
padre
,
operaio
,
gli
era
morto
a
Liverpool
pochi
dì
prima
,
lasciandolo
solo
,
e
il
console
italiano
aveva
rimandato
lui
al
suo
paese
,
a
Palermo
,
dove
gli
restavan
dei
parenti
lontani
.
La
ragazzina
era
stata
condotta
a
Londra
,
l
'
anno
avanti
,
da
una
zia
vedova
,
che
l
'
amava
molto
,
e
a
cui
i
suoi
parenti
,
-
poveri
,
-
l
'
avevan
concessa
per
qualche
tempo
,
fidando
nella
promessa
d
'
un
'
eredità
;
ma
pochi
mesi
dopo
la
zia
era
morta
schiacciata
da
un
omnibus
,
senza
lasciare
un
centesimo
;
e
allora
anch
'
essa
era
ricorsa
al
Console
,
che
l
'
aveva
imbarcata
per
l
'
Italia
.
Tutti
e
due
erano
stati
raccomandati
al
marinaio
italiano
.
-
Così
,
-
concluse
la
bambina
,
-
mio
padre
e
mia
madre
credevano
che
ritornassi
ricca
,
e
invece
ritorno
povera
.
Ma
tanto
mi
voglion
bene
lo
stesso
.
E
i
miei
fratelli
pure
.
Quattro
ne
ho
,
tutti
piccoli
.
Io
son
la
prima
di
casa
.
Li
vesto
.
Faranno
molta
festa
a
vedermi
.
Entrerò
in
punta
di
piedi
...
Il
mare
è
brutto
.
Poi
domandò
al
ragazzo
:
-
E
tu
vai
a
stare
coi
tuoi
parenti
?
-
Sì
...
se
mi
vorranno
,
-
rispose
.
-
Non
ti
vogliono
bene
?
-
Non
lo
so
.
-
Io
compisco
tredici
anni
a
Natale
,
-
disse
la
ragazza
.
Dopo
cominciarono
a
discorrere
del
mare
e
della
gente
che
avevano
intorno
.
Per
tutta
la
giornata
stettero
vicini
,
barattando
tratto
tratto
qualche
parola
.
I
passeggieri
,
li
credevano
fratello
e
sorella
.
La
bambina
faceva
la
calza
,
il
ragazzo
pensava
,
il
mare
andava
sempre
ingrossando
.
La
sera
,
al
momento
di
separarsi
per
andar
a
dormire
,
la
bambina
disse
a
Mario
:
-
Dormi
bene
.
-
Nessuno
dormirà
bene
,
poveri
figliuoli
-
esclamò
il
marinaio
italiano
passando
di
corsa
,
chiamando
il
capitano
.
Il
ragazzo
stava
per
rispondere
alla
sua
amica
:
-
Buona
notte
,
-
quando
uno
spruzzo
d
'
acqua
inaspettato
lo
investì
con
violenza
e
lo
sbatté
contro
un
sedile
.
-
Mamma
mia
,
che
fa
sangue
!
-
gridò
la
ragazza
gettandosi
sopra
di
lui
.
I
passeggieri
che
scappavano
sotto
,
non
ci
badarono
.
La
bimba
s
'
inginocchiò
accanto
a
Mario
,
ch
'
era
rimasto
sbalordito
dal
colpo
,
gli
pulì
la
fronte
che
sanguinava
,
e
levatosi
il
fazzoletto
rosso
dai
capelli
glie
lo
girò
intorno
al
capo
,
poi
si
strinse
il
capo
sul
petto
per
annodare
le
cocche
,
e
così
si
fece
una
macchia
di
sangue
sul
vestito
giallo
,
sopra
la
cintura
.
Mario
si
riscosse
,
si
rialzò
.
-
Ti
senti
meglio
?
-
domandò
la
ragazza
.
-
Non
ho
più
nulla
,
-
rispose
.
-
Dormi
bene
,
disse
Giulietta
.
-
Buona
notte
-
rispose
Mario
.
-
E
discesero
per
due
scalette
vicine
nei
loro
dormitori
.
Il
marinaio
aveva
predetto
giusto
.
Non
erano
ancora
addormentati
,
che
si
scatenò
una
tempesta
spaventosa
.
Fu
come
un
assalto
improvviso
di
cavalloni
furiosi
che
in
pochi
momenti
spezzarono
un
albero
,
e
portaron
via
come
foglie
tre
delle
barche
sospese
alle
gru
e
quattro
bovi
ch
'
erano
a
prua
.
Nell
'
interno
del
bastimento
nacque
una
confusione
e
uno
spavento
,
un
rovinìo
,
un
frastuono
di
grida
,
di
pianti
e
di
preghiere
,
da
far
rizzare
i
capelli
.
La
tempesta
andò
crescendo
di
furia
tutta
la
notte
.
Allo
spuntar
del
giorno
crebbe
ancora
.
Le
onde
formidabili
,
flagellando
il
piroscafo
per
traverso
,
irrompevano
sopra
coperta
,
e
sfracellavano
,
spazzavano
,
travolgevano
nel
mare
ogni
cosa
.
La
piattaforma
che
copriva
la
macchina
fu
sfondata
,
e
l
'
acqua
precipitò
dentro
con
un
fracasso
terribile
,
i
fuochi
si
spensero
,
i
macchinisti
fuggirono
;
grossi
rigagnoli
impetuosi
penetrarono
da
ogni
parte
.
Una
voce
tonante
gridò
:
-
Alle
pompe
!
-
Era
la
voce
del
capitano
.
I
marinai
si
slanciarono
alle
pompe
.
Ma
un
colpo
di
mare
subitaneo
,
percotendo
il
bastimento
per
di
dietro
,
sfasciò
parapetti
e
portelli
,
e
cacciò
dentro
un
torrente
.
Tutti
i
passeggieri
,
più
morti
che
vivi
,
s
'
erano
rifugiati
nella
sala
grande
.
A
un
certo
punto
comparve
il
capitano
.
-
Capitano
!
Capitano
!
-
gridarono
tutti
insieme
.
-
Che
si
fa
?
Come
stiamo
?
C
'
è
speranza
?
Ci
salvi
!
Il
capitano
aspettò
che
tutti
tacessero
,
e
disse
freddamente
:
-
Rassegniamoci
.
Una
sola
donna
gettò
un
grido
:
-
Pietà
!
-
Nessun
altro
poté
metter
fuori
la
voce
.
Il
terrore
li
aveva
agghiacciati
tutti
.
Molto
tempo
passò
così
,
in
un
silenzio
di
sepolcro
.
Tutti
si
guardavano
,
coi
visi
bianchi
.
Il
mare
infuriava
sempre
,
orrendo
.
Il
bastimento
rullava
pesantemente
.
A
un
dato
momento
il
capitano
tentò
di
lanciare
in
mare
una
barca
di
salvamento
:
cinque
marinai
v
'
entrarono
,
la
barca
calò
;
ma
l
'
onda
la
travolse
,
e
due
dei
marinai
s
'
annegarono
,
fra
i
quali
l
'
italiano
:
gli
altri
a
stento
riuscirono
a
riafferrarsi
alle
corde
e
a
risalire
.
Dopo
questo
i
marinai
medesimi
perdettero
ogni
coraggio
.
Due
ore
dopo
,
il
bastimento
era
già
immerso
nell
'
acqua
fino
all
'
altezza
dei
parasartie
.
Uno
spettacolo
tremendo
si
presentava
intanto
sopra
coperta
.
Le
madri
si
stringevano
disperatamente
al
seno
i
figliuoli
,
gli
amici
si
abbracciavano
e
si
dicevano
addio
:
alcuni
scendevan
sotto
nelle
cabine
,
per
morire
senza
vedere
il
mare
.
Un
viaggiatore
si
tirò
un
colpo
di
pistola
al
capo
,
e
stramazzò
bocconi
sulla
scala
del
dormitorio
,
dove
spirò
.
Molti
s
'
avvinghiavano
freneticamente
gli
uni
agli
altri
,
delle
donne
si
scontorcevano
in
convulsioni
orrende
.
Parecchi
stavano
inginocchiati
intorno
al
prete
.
S
'
udiva
un
coro
di
singhiozzi
,
di
lamenti
infantili
,
di
voci
acute
e
strane
,
e
si
vedevan
qua
e
là
delle
persone
immobili
come
statue
,
istupidite
,
con
gli
occhi
dilatati
e
senza
sguardo
,
delle
facce
di
cadaveri
e
di
pazzi
.
I
due
ragazzi
,
Mario
e
Giulietta
,
avviticchiati
a
un
albero
del
bastimento
,
guardavano
il
mare
con
gli
occhi
fissi
,
come
insensati
.
Il
mare
s
'
era
quetato
un
poco
;
ma
il
bastimento
continuava
a
affondare
,
lentamente
.
Non
rimanevan
più
che
pochi
minuti
.
-
La
scialuppa
a
mare
!
-
gridò
il
capitano
.
Una
scialuppa
,
l
'
ultima
che
restava
,
fu
gettata
all
'
acqua
,
e
quattordici
marinai
,
con
tre
passeggieri
,
vi
scesero
.
Il
capitano
rimase
a
bordo
.
-
Discenda
con
noi
!
-
gridarono
di
sotto
.
-
Io
debbo
morire
al
mio
posto
,
-
rispose
il
capitano
.
-
Incontreremo
un
bastimento
,
-
gli
gridarono
i
marinai
,
-
ci
salveremo
.
Discenda
.
Lei
è
perduto
.
-
Io
rimango
.
-
C
'
è
ancora
un
posto
!
-
gridarono
allora
i
marinai
,
rivolgendosi
agli
altri
passeggieri
.
-
Una
donna
!
Una
donna
s
'
avanzò
,
sorretta
dal
capitano
;
ma
vista
la
distanza
a
cui
si
trovava
la
scialuppa
,
non
si
sentì
il
coraggio
di
spiccare
il
salto
,
e
ricadde
sopra
coperta
.
Le
altre
donne
eran
quasi
tutte
già
svenute
e
come
moribonde
.
-
Un
ragazzo
!
-
gridarono
i
marinai
.
A
quel
grido
,
il
ragazzo
siciliano
e
la
sua
compagna
,
ch
'
eran
rimasti
fino
allora
come
pietrificati
da
uno
stupore
sovrumano
,
ridestati
improvvisamente
dal
violento
istinto
della
vita
,
si
staccarono
a
un
punto
solo
dall
'
albero
e
si
slanciarono
all
'
orlo
del
bastimento
,
urlando
a
una
voce
:
-
A
me
!
-
e
cercando
di
cacciarsi
indietro
a
vicenda
,
come
due
belve
furiose
.
-
Il
più
piccolo
!
-
gridarono
i
marinai
.
-
La
barca
è
sopraccarica
!
Il
più
piccolo
!
All
'
udir
quella
parola
,
la
ragazza
,
come
fulminata
,
lasciò
cascare
le
braccia
,
e
rimase
immobile
,
guardando
Mario
con
gli
occhi
morti
.
Mario
guardò
lei
un
momento
,
-
le
vide
la
macchia
di
sangue
sul
petto
,
-
si
ricordò
,
-
il
lampo
di
un
'
idea
divina
gli
passò
sul
viso
.
-
Il
più
piccolo
!
-
gridarono
in
coro
i
marinai
,
con
imperiosa
impazienza
.
-
Noi
partiamo
!
E
allora
Mario
,
con
una
voce
che
non
parea
più
la
sua
,
gridò
:
-
Lei
è
più
leggiera
.
A
te
,
Giulietta
!
Tu
hai
padre
e
madre
!
Io
son
solo
!
Ti
do
il
mio
posto
!
Va
giù
!
-
Gettala
in
mare
!
-
gridarono
i
marinai
.
Mario
afferrò
Giulietta
alla
vita
e
la
gettò
in
mare
.
La
ragazza
mise
un
grido
e
fece
un
tonfo
;
un
marinaio
l
'
afferrò
per
un
braccio
e
la
tirò
su
nella
barca
.
Il
ragazzo
rimase
ritto
sull
'
orlo
del
bastimento
,
con
la
fronte
alta
,
coi
capelli
al
vento
,
immobile
,
tranquillo
,
sublime
.
La
barca
si
mosse
,
e
fece
appena
in
tempo
a
scampare
dal
movimento
vorticoso
delle
acque
prodotto
dal
bastimento
che
andava
sotto
,
e
che
minacciò
di
travolgerla
.
Allora
la
ragazza
,
rimasta
fino
a
quel
momento
quasi
fuori
di
senso
,
alzò
gli
occhi
verso
il
fanciullo
e
diede
in
uno
scroscio
di
pianto
.
-
Addio
,
Mario
!
-
gli
gridò
fra
i
singhiozzi
,
con
le
braccia
tese
verso
di
lui
.
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
-
Addio
!
-
rispose
il
ragazzo
,
levando
la
mano
in
alto
.
La
barca
s
'
allontanava
velocemente
sopra
il
mare
agitato
,
sotto
il
cielo
tetro
.
Nessuno
gridava
più
sul
bastimento
.
L
'
acqua
lambiva
già
gli
orli
della
coperta
.
A
un
tratto
il
ragazzo
cadde
in
ginocchio
con
le
mani
giunte
e
cogli
occhi
al
cielo
.
La
ragazza
si
coperse
il
viso
.
Quando
rialzò
il
capo
,
girò
uno
sguardo
sul
mare
:
il
bastimento
non
c
'
era
più
.
LUGLIO
L
'
ultima
pagina
di
mia
madre
1
,
sabato
L
'
anno
è
finito
dunque
,
Enrico
,
ed
è
bello
che
ti
rimanga
come
ricordo
dell
'
ultimo
giorno
l
'
immagine
del
fanciullo
sublime
,
che
diede
la
vita
per
la
sua
amica
.
Ora
tu
stai
per
separarti
dai
tuoi
maestri
e
dai
tuoi
compagni
;
e
io
debbo
darti
una
notizia
triste
.
La
separazione
non
durerà
soltanto
tre
mesi
,
ma
sempre
.
Tuo
padre
,
per
ragioni
della
sua
professione
,
deve
andar
via
da
Torino
,
e
noi
tutti
con
lui
.
Ce
n
'
andremo
il
prossimo
autunno
.
Dovrai
entrare
in
una
scuola
nuova
.
Questo
ti
rincresce
,
non
è
vero
?
perché
son
certa
che
tu
l
'
ami
la
tua
vecchia
scuola
,
dove
per
quattro
anni
;
due
volte
al
giorno
,
hai
provato
la
gioia
d
'
aver
lavorato
,
dove
hai
visto
per
tanto
tempo
,
a
quelle
date
ore
,
gli
stessi
ragazzi
;
gli
stessi
maestri
,
gli
stessi
parenti
,
e
tuo
padre
o
tua
madre
che
t
'
aspettavano
sorridendo
,
la
tua
vecchia
scuola
,
dove
ti
s
'
è
aperto
l
'
ingegno
,
dove
hai
trovato
tanti
buoni
compagni
,
dove
ogni
parola
che
hai
inteso
dire
aveva
per
iscopo
il
tuo
bene
,
e
non
hai
provato
un
dispiacere
che
non
ti
sia
stato
utile
!
Porta
dunque
quest
'
affetto
con
te
,
e
dà
un
addio
dal
cuore
a
tutti
quei
ragazzi
.
Alcuni
avranno
delle
disgrazie
,
perderanno
presto
il
padre
e
la
madre
;
altri
moriranno
giovani
;
altri
forse
verseranno
nobilmente
il
loro
sangue
nelle
battaglie
,
molti
saranno
bravi
e
onesti
operai
,
padri
di
famiglie
operose
e
oneste
come
loro
,
e
chi
sa
che
non
ce
ne
sia
qualcuno
pure
,
che
renderà
dei
grandi
servigi
al
suo
paese
e
farà
il
suo
nome
glorioso
.
Separati
dunque
da
loro
affettuosamente
:
lasciaci
un
poco
dell
'
anima
tua
in
quella
grande
famiglia
,
nella
quale
sei
entrato
bambino
,
e
da
cui
esci
giovinetto
,
e
che
tuo
padre
e
tua
madre
amano
tanto
perché
tu
ci
fosti
tanto
amato
.
La
scuola
è
una
madre
,
Enrico
mio
:
essa
ti
levò
dalle
mie
braccia
che
parlavi
appena
,
e
ora
mi
ti
rende
grande
,
forte
,
buono
,
studioso
:
sia
benedetta
,
e
tu
non
dimenticarla
mai
più
,
figliuolo
.
Oh
!
è
impossibile
che
tu
la
dimentichi
.
Ti
farai
uomo
,
girerai
il
mondo
,
vedrai
delle
città
immense
e
dei
monumenti
maravigliosi
;
e
ti
scorderai
anche
di
molti
fra
questi
;
ma
quel
modesto
edifizio
bianco
,
con
quelle
persiane
chiuse
,
e
quel
piccolo
giardino
,
dove
sbocciò
il
primo
fiore
della
tua
intelligenza
,
tu
lo
vedrai
fino
all
'
ultimo
giorno
della
tua
vita
come
io
vedrò
la
casa
in
cui
sentii
la
tua
voce
per
la
prima
volta
.
TUA
MADRE
Gli
esami
4
,
martedì
Eccoci
finalmente
agli
esami
.
Per
le
vie
intorno
alla
scuola
non
si
sente
parlar
d
'
altro
,
da
ragazzi
,
da
padri
,
da
madri
,
perfino
dalle
governanti
:
esami
,
punti
,
tema
,
media
,
rimandato
,
promosso
tutti
dicono
le
stesse
parole
.
Ieri
mattina
ci
fu
la
composizione
,
questa
mattina
l
'
aritmetica
.
Era
commovente
veder
tutti
i
parenti
che
conducevano
i
ragazzi
alla
scuola
,
dando
gli
ultimi
consigli
per
la
strada
,
e
molte
madri
che
accompagnavano
i
figliuoli
fin
nei
banchi
,
per
guardare
se
c
'
era
inchiostro
nel
calamaio
e
per
provare
la
penna
,
e
si
voltavano
ancora
di
sull
'
uscio
a
dire
:
-
Coraggio
!
Attenzione
!
Mi
raccomando
!
-
Il
nostro
maestro
assistente
era
Coatti
,
quello
con
la
barbaccia
nera
,
che
fa
la
voce
del
leone
,
e
non
castiga
mai
nessuno
.
C
'
erano
dei
ragazzi
bianchi
dalla
paura
.
Quando
il
maestro
dissuggellò
la
lettera
del
Municipio
,
e
tirò
fuori
il
problema
,
non
si
sentiva
un
respiro
.
Dettò
il
problema
forte
,
guardandoci
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
con
certi
occhi
terribili
;
ma
si
capiva
che
se
avesse
potuto
dettare
anche
la
soluzione
,
per
farci
promovere
tutti
,
ci
avrebbe
avuto
un
grande
piacere
.
Dopo
un
'
ora
di
lavoro
,
molti
cominciavano
a
affannarsi
perché
il
problema
era
difficile
.
Uno
piangeva
.
Crossi
si
dava
dei
pugni
nel
capo
.
E
non
ci
hanno
mica
colpa
molti
,
di
non
sapere
,
poveri
ragazzi
,
che
non
hanno
avuto
molto
tempo
da
studiare
,
e
son
stati
trascurati
dai
parenti
.
Ma
c
'
era
la
provvidenza
.
Bisognava
vedere
Derossi
che
moto
si
dava
per
aiutarli
,
come
s
'
ingegnava
per
far
passare
una
cifra
e
per
suggerire
un
'
operazione
,
senza
farsi
scorgere
,
premuroso
per
tutti
,
che
pareva
lui
il
nostro
maestro
.
Anche
Garrone
,
che
è
forte
in
aritmetica
,
aiutava
chi
poteva
,
e
aiutò
perfin
Nobis
,
che
trovandosi
negli
imbrogli
,
era
tutto
gentile
.
Stardi
stette
per
più
d
'
un
'
ora
immobile
,
con
gli
occhi
sul
problema
e
coi
pugni
alle
tempie
,
e
poi
fece
tutto
in
cinque
minuti
.
Il
maestro
girava
tra
i
banchi
dicendo
:
-
Calma
!
Calma
!
Vi
raccomando
la
calma
!
-
E
quando
vedeva
qualcuno
scoraggiato
,
per
farlo
ridere
,
e
mettergli
animo
spalancava
la
bocca
come
per
divorarlo
,
imitando
il
leone
.
Verso
le
undici
,
guardando
giù
a
traverso
alle
persiane
,
vidi
molti
parenti
che
andavano
e
venivano
per
la
strada
,
impazienti
;
c
'
era
il
padre
di
Precossi
,
col
suo
camiciotto
turchino
,
scappato
allora
dall
'
officina
,
ancora
tutto
nero
nel
viso
.
C
'
era
la
madre
di
Crossi
,
l
'
erbaiola
;
la
madre
di
Nelli
,
vestita
di
nero
,
che
non
poteva
star
ferma
.
Poco
prima
di
mezzogiorno
arrivò
mio
padre
e
alzò
gli
occhi
alla
mia
finestra
:
caro
padre
mio
!
A
mezzo
giorno
tutti
avevamo
finito
.
E
fu
uno
spettacolo
all
'
uscita
.
Tutti
incontro
ai
ragazzi
a
domandare
,
a
sfogliare
i
quaderni
,
a
confrontare
coi
lavori
dei
compagni
.
-
Quante
operazioni
?
-
Cos
'
è
il
totale
?
-
E
la
sottrazione
?
-
E
la
risposta
?
-
E
la
virgola
dei
decimali
?
-
Tutti
i
maestri
andavano
qua
e
là
,
chiamati
da
cento
parti
.
Mio
padre
mi
levò
di
mano
subito
la
brutta
copia
,
guardò
e
disse
:
-
Va
bene
.
-
Accanto
a
noi
c
'
era
il
fabbro
Precossi
che
guardava
pure
il
lavoro
del
suo
figliuolo
,
un
po
'
inquieto
,
e
non
si
raccapezzava
.
Si
rivolse
a
mio
padre
:
-
Mi
vorrebbe
favorire
il
totale
?
Mio
padre
lesse
la
cifra
.
Quegli
guardò
:
combinava
.
-
Bravo
,
piccino
!
-
esclamò
,
tutto
contento
;
e
mio
padre
e
lui
si
guardarono
un
momento
,
con
un
buon
sorriso
,
come
due
amici
;
mio
padre
gli
tese
la
mano
,
egli
la
strinse
.
E
si
separarono
dicendo
:
-
Al
verbale
.
-
Al
verbale
.
-
Fatti
pochi
passi
,
udimmo
una
voce
in
falsetto
che
ci
fece
voltare
il
capo
:
era
il
fabbro
ferraio
che
cantava
.
L
'
ultimo
esame
7
,
venerdì
Questa
mattina
ci
diedero
gli
esami
verbali
.
Alle
otto
eravamo
tutti
in
classe
,
e
alle
otto
e
un
quarto
cominciarono
a
chiamarci
quattro
alla
volta
nel
camerone
,
dove
c
'
era
un
gran
tavolo
coperto
d
'
un
tappeto
verde
,
e
intorno
il
Direttore
e
quattro
maestri
,
fra
i
quali
il
nostro
.
Io
fui
uno
dei
primi
chiamati
.
Povero
maestro
!
Come
m
'
accorsi
che
ci
vuol
bene
davvero
,
questa
mattina
.
Mentre
c
'
interrogavano
gli
altri
,
egli
non
aveva
occhi
che
per
noi
;
Si
turbava
quando
eravamo
incerti
a
rispondere
,
si
rasserenava
quando
davamo
una
bella
risposta
,
sentiva
tutto
,
e
ci
faceva
mille
cenni
con
le
mani
e
col
capo
per
dire
:
-
bene
,
-
no
,
-
sta
attento
,
-
più
adagio
,
-
coraggio
.
-
Ci
avrebbe
suggerito
ogni
cosa
se
avesse
potuto
parlare
.
Se
al
posto
suo
ci
fossero
stati
l
'
un
dopo
l
'
altro
i
padri
di
tutti
gli
alunni
,
non
avrebbero
fatto
di
più
.
Gli
avrei
gridato
:
-
Grazie
!
-
dieci
volte
,
in
faccia
a
tutti
.
E
quando
gli
altri
maestri
mi
dissero
:
-
Sta
bene
;
va
pure
,
-
gli
scintillarono
gli
occhi
dalla
contentezza
.
Io
tornai
subito
in
classe
ad
aspettare
mio
padre
.
C
'
erano
ancora
quasi
tutti
.
Mi
sedetti
accanto
a
Garrone
.
Non
ero
allegro
,
punto
.
Pensavo
che
era
l
'
ultima
volta
che
stavamo
un
'
ora
vicini
!
Non
glielo
avevo
ancor
detto
a
Garrone
che
non
avrei
più
fatta
la
quarta
con
lui
,
che
dovevo
andar
via
da
Torino
con
mio
padre
:
egli
non
sapeva
nulla
.
E
se
ne
stava
lì
piegato
in
due
,
con
la
sua
grossa
testa
china
sul
banco
,
a
fare
degli
ornati
intorno
a
una
fotografia
di
suo
padre
,
vestito
da
macchinista
,
che
è
un
uomo
grande
e
grosso
,
con
un
collo
di
toro
,
e
ha
un
'
aria
seria
e
onesta
,
come
lui
.
E
mentre
stava
così
curvo
,
con
la
camicia
un
poco
aperta
davanti
,
io
gli
vedevo
sul
petto
nudo
e
robusto
la
crocina
d
'
oro
che
gli
regalò
la
madre
di
Nelli
,
quando
seppe
che
proteggeva
il
suo
figliuolo
.
Ma
bisognava
pure
che
glielo
dicessi
una
volta
che
dovevo
andar
via
.
Glielo
dissi
:
-
Garrone
,
quest
'
autunno
mio
padre
andrà
via
da
Torino
,
per
sempre
.
-
Egli
mi
domandò
se
andavo
via
anch
'
io
;
gli
risposi
di
sì
.
-
Non
farai
più
la
quarta
con
noi
?
-
mi
disse
.
Risposi
di
no
.
E
allora
egli
stette
un
po
'
senza
parlare
,
continuando
il
suo
disegno
.
Poi
domandò
senz
'
alzare
il
capo
:
-
Ti
ricorderai
poi
dei
tuoi
compagni
di
terza
?
-
Sì
,
-
gli
dissi
,
-
di
tutti
;
ma
di
te
...
più
che
di
tutti
.
Chi
si
può
scordare
di
te
?
-
Egli
mi
guardò
fisso
e
serio
con
uno
sguardo
che
diceva
mille
cose
;
e
non
disse
nulla
,
solo
mi
porse
la
mano
sinistra
,
fingendo
di
continuare
a
disegnare
con
l
'
altra
,
ed
io
la
strinsi
tra
le
mie
,
quella
mano
forte
e
leale
.
In
quel
momento
entrò
in
fretta
il
maestro
col
viso
rosso
,
e
disse
a
bassa
voce
e
presto
,
con
la
voce
allegra
:
-
Bravi
,
finora
va
tutto
bene
,
tirino
avanti
così
quelli
che
restano
;
bravi
,
ragazzi
!
Coraggio
!
Sono
molto
contento
.
-
E
per
mostrarci
la
sua
contentezza
ed
esilararci
,
uscendo
in
fretta
,
fece
mostra
d
'
inciampare
e
di
trattenersi
al
muro
per
non
cadere
:
lui
,
che
non
l
'
avevamo
mai
visto
ridere
!
La
cosa
parve
così
strana
,
che
invece
di
ridere
,
tutti
rimasero
stupiti
;
tutti
sorrisero
,
nessuno
rise
.
Ebbene
,
non
so
,
mi
fece
pena
e
tenerezza
insieme
quell
'
atto
di
allegrezza
da
fanciullo
.
Era
tutto
il
suo
premio
quel
momento
d
'
allegrezza
,
era
il
compenso
di
nove
mesi
di
bontà
,
di
pazienza
ed
anche
di
dispiaceri
!
Per
quello
aveva
faticato
tanto
tempo
,
ed
era
venuto
tante
volte
a
far
lezione
malato
,
povero
maestro
!
Quello
,
e
non
altro
,
egli
domandava
a
noi
in
ricambio
di
tanto
affetto
e
di
tante
cure
!
E
ora
mi
pare
che
lo
rivedrò
sempre
così
in
quell
'
atto
,
quando
mi
ricorderò
di
lui
,
per
molti
anni
;
e
se
quando
sarò
un
uomo
,
egli
vivrà
ancora
,
e
c
'
incontreremo
,
glielo
dirò
,
di
quell
'
atto
che
mi
toccò
il
cuore
;
e
gli
darò
un
bacio
sulla
testa
.
Addio
10
,
lunedì
Al
tocco
ci
ritrovammo
tutti
per
l
'
ultima
volta
alla
scuola
a
sentire
i
risultati
degli
esami
e
a
pigliare
i
libretti
di
promozione
.
La
strada
era
affollata
di
parenti
,
che
avevano
invaso
anche
il
camerone
,
e
molti
erano
entrati
nelle
classi
,
pigiandosi
fino
accanto
al
tavolino
del
maestro
:
nella
nostra
riempivano
tutto
lo
spazio
fra
il
muro
e
i
primi
banchi
.
C
'
era
il
padre
di
Garrone
,
la
madre
di
Derossi
,
il
fabbro
Precossi
,
Coretti
,
la
signora
Nelli
,
l
'
erbaiola
,
il
padre
del
muratorino
,
il
padre
di
Stardi
,
molti
altri
che
non
avevo
mai
visti
;
e
si
sentiva
da
tutte
le
parti
un
bisbiglio
,
un
brulichìo
,
che
pareva
d
'
essere
in
una
piazza
.
Entrò
il
maestro
:
si
fece
un
grande
silenzio
.
Aveva
in
mano
l
'
elenco
,
e
cominciò
a
leggere
subito
.
-
Abatucci
,
promosso
,
sessanta
settantesimi
,
Archini
,
promosso
,
cinquantacinque
settantesimi
.
Il
muratorino
promosso
,
Crossi
promosso
.
Poi
lesse
forte
:
-
Derossi
Ernesto
promosso
,
settanta
settantesimi
,
e
il
primo
premio
.
-
Tutti
i
parenti
ch
'
eran
lì
,
che
lo
conoscevan
tutti
,
dissero
:
-
Bravo
,
bravo
,
Derossi
!
-
ed
egli
diede
una
scrollata
ai
suoi
riccioli
biondi
,
col
suo
sorriso
disinvolto
e
bello
,
guardando
sua
madre
,
che
gli
fece
un
saluto
con
la
mano
.
Garoffi
,
Garrone
,
il
calabrese
,
promossi
.
Poi
tre
o
quattro
di
seguito
rimandati
,
e
uno
si
mise
a
piangere
perché
suo
padre
ch
'
era
sull
'
uscio
,
gli
fece
un
gesto
di
minaccia
.
Ma
il
maestro
disse
al
padre
:
-
No
,
signore
,
mi
scusi
;
non
è
sempre
colpa
,
è
sfortuna
molte
volte
.
E
questo
è
il
caso
.
-
Poi
lesse
:
-
Nelli
,
promosso
,
sessantadue
settantesimi
.
-
Sua
madre
gli
mandò
un
bacio
col
ventaglio
.
Stardi
promosso
con
sessantasette
settantesimi
;
ma
a
sentire
quel
bel
voto
,
egli
non
sorrise
neppure
,
e
non
staccò
i
pugni
dalle
tempie
.
L
'
ultimo
fu
Votini
,
che
era
venuto
tutto
ben
vestito
e
pettinato
:
promosso
.
Letto
l
'
ultimo
,
il
maestro
si
alzò
e
disse
:
-
Ragazzi
,
questa
è
l
'
ultima
volta
che
ci
troviamo
riuniti
.
Siamo
stati
insieme
un
anno
,
e
ora
ci
lasciamo
buoni
amici
,
non
è
vero
?
Mi
rincresce
di
separarmi
da
voi
,
cari
figliuoli
.
-
S
'
interruppe
;
poi
ripigliò
:
-
Se
qualche
volta
m
'
è
scappata
la
pazienza
,
se
qualche
volta
,
senza
volerlo
,
sono
stato
ingiusto
,
troppo
severo
,
scusatemi
.
-
No
,
no
,
-
dissero
i
parenti
e
molti
scolari
,
-
no
,
signor
maestro
,
mai
.
-
Scusatemi
,
-
ripeté
il
maestro
,
-
e
vogliatemi
bene
.
L
'
anno
venturo
non
sarete
più
con
me
,
ma
vi
rivedrò
,
e
rimarrete
sempre
nel
mio
cuore
.
A
rivederci
,
ragazzi
!
-
Detto
questo
,
venne
avanti
in
mezzo
a
noi
,
e
tutti
gli
tesero
le
mani
,
rizzandosi
sui
banchi
,
lo
presero
per
le
braccia
e
per
le
falde
del
vestito
;
molti
lo
baciarono
,
cinquanta
voci
insieme
dissero
:
-
A
rivederlo
,
maestro
!
-
Grazie
,
signor
maestro
!
-
Stia
bene
!
-
Si
ricordi
di
noi
!
-
Quando
uscì
,
pareva
oppresso
dalla
commozione
.
Uscimmo
tutti
,
alla
rinfusa
.
Da
tutte
le
altre
classi
uscivan
pure
.
Era
un
rimescolamento
,
un
gran
chiasso
di
ragazzi
e
di
parenti
che
dicevano
addio
ai
maestri
e
alle
maestre
e
si
salutavan
fra
loro
.
La
maestra
della
penna
rossa
aveva
quattro
o
cinque
bambini
addosso
e
una
ventina
attorno
,
che
le
legavano
il
fiato
;
e
alla
«
monachina
»
avevan
mezzo
strappato
il
cappello
,
e
ficcato
una
dozzina
di
mazzetti
tra
i
bottoni
del
vestito
nero
e
nelle
tasche
.
Molti
facevano
festa
a
Robetti
che
proprio
quel
giorno
aveva
smesso
per
la
prima
volta
le
stampelle
.
Si
sentiva
dire
da
tutte
le
parti
.
-
Al
nuovo
anno
!
-
Ai
venti
d
'
ottobre
!
-
A
rivederci
ai
Santi
!
-
Noi
pure
ci
salutammo
.
Ah
!
come
si
dimenticavano
tutti
i
dissapori
in
quel
momento
!
Votini
,
che
era
sempre
stato
così
geloso
di
Derossi
,
fu
il
primo
a
gettarglisi
incontro
con
le
braccia
aperte
.
Io
salutai
il
muratorino
e
lo
baciai
proprio
nel
momento
che
mi
faceva
il
suo
ultimo
muso
di
lepre
,
caro
ragazzo
!
Salutai
Precossi
,
salutai
Garoffi
,
che
mi
annunziò
la
vincita
alla
sua
ultima
lotteria
e
mi
diede
un
piccolo
calcafogli
di
maiolica
,
rotto
da
un
canto
,
dissi
addio
a
tutti
gli
altri
.
Fu
bello
vedere
il
povero
Nelli
,
come
s
'
avviticchiò
a
Garrone
,
che
non
lo
potevan
più
staccare
.
Tutti
s
'
affollarono
intorno
a
Garrone
,
e
addio
Garrone
,
addio
,
a
rivederci
,
e
lì
a
toccarlo
,
a
stringerlo
,
a
fargli
festa
,
a
quel
bravo
,
santo
ragazzo
;
e
c
'
era
suo
padre
tutto
meravigliato
,
che
guardava
e
sorrideva
.
Garrone
fu
l
'
ultimo
che
abbracciai
,
nella
strada
,
e
soffocai
un
singhiozzo
contro
il
suo
petto
:
egli
mi
baciò
sulla
fronte
.
Poi
corsi
da
mio
padre
e
da
mia
madre
.
Mio
padre
mi
domandò
:
-
Hai
salutati
tutti
i
tuoi
compagni
?
-
Dissi
di
sì
.
-
Se
c
'
è
qualcuno
a
cui
tu
abbia
fatto
un
torto
,
vagli
a
dire
che
ti
perdoni
e
che
lo
dimentichi
.
C
'
è
nessuno
?
-
Nessuno
,
-
risposi
.
-
E
allora
addio
!
-
disse
mio
padre
,
con
la
voce
commossa
,
dando
un
ultimo
sguardo
alla
scuola
.
E
mia
madre
ripeté
:
-
addio
!
-
E
io
non
potei
dir
nulla
.